Prevenire anzichè curare

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Page 1: Prevenire anzichè curare

VITE SPEZZATE

Concorso anno scolastico 2013-2014

Racconto: PREVENIRE ANZICHE’ CURARE

Gli infortuni possono creare menomazioni o determinare la morte dei

lavoratori. Tutti i settori dell’economia ne sono colpiti, ma secondo

un’indagine, il problema grava maggiormente nelle piccole o medie

imprese.

Ci troviamo a Ruffano, un paese della provincia di Lecce, collocato nelle

Serre Salentine. E’ proprio qui che si è deciso di abbattere una casa

abbandonata, alla periferia del paese, ritrovo di extracomunitari, dove,

per le condizioni sia igieniche che sanitarie, è impossibile soddisfare

bisogni di tipo primario. Si è quindi pensato alla costruzione di una serie

di locali, ognuno adibito ad una particolare attività: una mensa in grado di

accogliere un numero totale di 161 persone, un alloggio con sei

appartamenti dove è possibile soggiornare per sette mesi ed un luogo di

ritrovo ,all’interno del quale troviamo computer, tv, ed un biblioteca.. in

modo da poter garantire sicurezza e un minimo di serenità agli

extracomunitari presenti.

Un cantiere, novantuno operai.

Giornata di caldo afoso.

Prima mattina, ore 7:00, inizio dei lavori.

Sono Alberto, ho 24 anni, sono diventato papà da pochi mesi e sono

costretto a fare l’operaio, se pur controvoglia, (dato che ho perso il lavoro

precedente) solo per poter mantenere la mia famiglia e garantirle una

vita tranquilla.

Lunedì scorso. Sembrava una mattinata come tante altre, prima di

entrare in cantiere indossai l’attrezzatura adeguata: la tuta, il casco, gli

occhialoni ma, a causa di una distrazione, non misi le scarpe anti-

infortunio, lasciandomi ai piedi le scarpe ginniche che comunemente uso

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per svolgere qualsiasi tipo di attività. Sarà stato il destino, o chi lo sa,

posso solo dire che non fu una mattinata come tante altre.

Ero al centro del cantiere, quel giorno toccava a me utilizzare il martello

pneumatico, usato solo qualche altra volta in precedenza.

Forse non me ne resi neppur conto, distolsi lo sguardo solo per voltarmi a

vedere da dove derivasse quel rumore assordante avvertito

improvvisamente alle mie spalle.

Fu quella minima sventatezza a creare lo spostamento dello strumento

che stavo utilizzando che, invece di finire sul pavimento, finì sul mio

piede. Svenni.

Caspita però, che dolori, attimi prima di svenire! Gli occhi erano chiusi,

ma sentivo confusamente ciò che stava succedendo.

Non riuscivo per niente a parlare. Ricevevo piccoli schiaffi e litri di acqua

sul viso, ma non davo nessuna risposta. Non ero più padrone del mio

corpo. Furono attimi di terrore.

Mi sono risvegliato in ospedale. Ero circondato da colleghi, parenti ed

anche qualche amico di vecchia data. Ero steso, avevo un male diffuso ma

anche un male fisico esteriore difficile da non notare: il mio piede,

fasciato e tenuto ben alto. Mi sono fatto raccontare dai miei compagni di

squadra tutta la vicenda: mi videro cadere, di colpo, con un grido di

dolore. Ma era difficile sentirmi dato il frastuono. La mia caduta riuscì ad

attirare l’attenzione di un collega che lavorava vicino a me. Corse e

chiamò i soccorsi che furono immediati, fui fortunato, data la gravità della

situazione. Mi portarono d’urgenza all’ospedale più vicino dove fui

operato, all’incirca per quattro ore.

Ora mi ritrovo in ospedale con il “piedone” dolorante. Ma, date le

raccomandazioni dei medici e date anche le cure che devo seguire per i

futuri mesi, deduco che non tornerò presto sul posto di lavoro, e quando

tornerò non so neppur io se il piede sarà funzionante come prima, tutto

intero.

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Credo che sul posto di lavoro, la regola principale che si deve sempre

seguire, è proprio quella della sicurezza. Le distrazioni non sono

ammesse, per nessuna ragione. Dobbiamo preservare la nostra salute, la

nostra integrità fisica, seguendo tutte le regole anti infortunistiche. Anche

se il casco può essere insopportabile da indossare, anche se le

imbracature possono essere fastidiose, anche se gli scarponi rinforzati

possono risultare pesanti, dobbiamo un attimino pensare che questi

“fastidi” possono salvarci la vita!!

Chiara Iacobellis 4BE

Liceo G. Bianchi Dottula Bari