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Presidente Claudio Carnieri

Direttore Anna Ascani

Comitato scientifico istituzionale Stefano Bigaroni, Pierluigi Bruschi, Luigi Dell’Aquila, Nadia Ginetti, Elvira Lussana, Luca Scrucca

La presente ricerca è stata condotta da AUR, su incarico della Regione Umbria, nell’ambito del Progetto Brain Back Umbria. Il volume è il risultato di una serie di indagini relative alla “nuova emigrazione”, la c.d. fuga dei cervelli, condotte presso i Comuni umbri, attraverso un questionario sul sito www.brainbackumbria.eu ed un questionario inviato per posta elettronica ai laureati dell’Università degli Studi di Perugia, nonché grazie ai dati raccolti da Associazione FORMA.Azione e al supporto di ICT Studio. GRUPPO DI RICERCA

Il lavoro di ricerca ed il testo del volume sono stati realizzati da Valentina Bendini. RINGRAZIAMENTI

Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del volume.

Agenzia Umbria Ricerche - Via Mario Angeloni, 80A - 06124 Perugia - www.aur-umbria.it © 2014 - Tutti i diritti riservati - L’utilizzo, anche parziale, è consentito a condizione che venga citata la fonte

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INDICE

Introduzione 5 La storia della nuova emigrazione 7 Le principali caratteristiche del Progetto Brain Back Umbria 13 L’indagine sull’emigrazione umbra 21 Il network Brain Back Umbria 65 Le imprese nate grazie al Progetto: i “nostri” brain back 81 Esperienze umbre di brain circulation 95 Le principali strategie internazionali per attrarre e ri-attrarre i cervelli 113 Conclusioni 123 Appendice A-B-C 127

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INTRODUZIONE Il progetto Brain Back Umbria mi è molto caro perché trae la propria ispirazione anche dalla storia della mia famiglia. Mio nonno, nel primo dopoguerra, all’età di 13 anni è stato costretto dalle precarie condizioni economiche in cui si trovava l’Umbria in quel periodo, ad andare a lavorare all’estero. La sua decisione, come quella di tanti altri, nasceva dal rifiuto della propria situazione e dal tentativo di migliorarla. Prima nelle miniere in Belgio, da lì in Germania e infine negli Stati Uniti dove, grazie anche alla creatività tipica italiana (inventò un macchinario per lavorare nelle miniere) è riuscito a “far fortuna”. Questo gli ha permesso di ritornare in Italia e avviare una piccola impresa. I suoi racconti di delusioni, successi, speranze mi hanno aiutato a capire quanto i nostri emigranti rimangano legati alle proprie radici e quanto sentano l’esigenza di mantenere un contatto con il territorio in cui sono nati. Oggi il fenomeno migratorio italiano è di nuovo in crescita; sono soprattutto i giovani laureati che scelgono di andarsene dalla propria terra di origine in cerca di realizzazione. Secondo i dati Istat pubblicati il gennaio scorso, nel 2012 oltre 14.500 cittadini italiani laureati hanno lasciato il Paese per stabilirsi all’estero. “Stiamo perdendo il nostro capitale umano meglio formato, [....] la classe dirigente di domani finisce all’estero dove può fare carriera, portare idee, creare sviluppo” afferma Andrea Cammelli Presidente di Almalaurea al Convegno di presentazione della XVI Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati. Comunque l’esperienza fuori paese è importante perché permette ai giovani di confrontarsi con differenti contesti, rafforzare le proprie abilità linguistiche e culturali, crescere nell’indipendenza e nell’autonomia, acquisire nuove competenze professionali ed una rete di rapporti internazionali. Quali potrebbero essere le strategie per far in modo che tornino o pur rimanendo all'estero, fungano da ponte e da volano nello scambio di conoscenze e know-how, contribuendo allo sviluppo economico e culturale dell'Italia? Con questa ricerca si è voluto dare una risposta a questa domanda, prima di tutto andando ad indagare il fenomeno migratorio della popolazione umbra, soprattutto quello più recente, al fine di individuare le ragioni che hanno favorito le migrazioni e quelle che potrebbero spingere al rientro nella nostra regione. L’analisi ha preso le mosse dai dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) forniti dai Comuni dell’Umbria con la finalità di conoscere la popolazione di riferimento e creare un database che permetta di delinearne le caratteristiche anagrafiche principali. Al momento gli iscritti AIRE Umbria sono circa 30.000, ma tale dato è fortemente sottostimato in quanto la maggioranza dei nuovi emigrati sfugge alle rilevazioni ufficiali. Per questo motivo è stata realizzata un’indagine specifica rivolta prevalentemente ai giovani umbri che ogni anno decidono di lasciare la nostra regione per andare a lavorare all’estero. La rilevazione è stata effettuata tramite il questionario Keep in Touch compilabile sul sito www.brainbackumbria.eu, divulgato sia tramite social network che newsletter, inviate periodicamente ad oltre 8.000 indirizzi di posta elettronica nel mondo.

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Gli obiettivi della ricerca sono quelli di capire: chi sono i nuovi emigrati, cosa fanno, le motivazioni per cui sono andati all’estero, se e quando hanno intenzione di tornare e a quali condizioni, se hanno intenzione di collaborare per favorire l’internazionalizzazione della nostra regione e cosa “importerebbero” dal Paese in cui vivono. I Paesi di destinazione sono prevalentemente europei; la grande maggioranza degli intervistati ha conseguito una laurea o un dottorato/master/specializzazione in materie economico-giuridiche o ingegneristiche; il 47% afferma che tornerebbe volentieri in Umbria per avviare una start up. La maggior parte di essi si è trasferita per mancanza di opportunità di lavoro adeguato alle aspettative e desidera essere valorizzata professionalmente e crescere in un mercato del lavoro capace di offrire opportunità, prospettive, sicurezza contrattuale e riconoscimenti adeguati. Dal Paese estero in cui vivono “importerebbero” principalmente l’“apertura mentale” e il principio della meritocrazia. L’88% degli intervistati dichiara di voler entrare a far parte della rete di Brain Back per poter collaborare con la nostra regione e contribuire al suo processo di crescita e miglioramento. Ad oggi sono stati acquisiti ed elaborati circa 400 questionari, molti dei quali accompagnati da curriculum vitae di umbri che studiano e lavorano in oltre 50 paesi nel mondo. È stata inoltre realizzata un’indagine sulla mobilità dei laureati presso l’Università degli Studi di Perugia con 1.097 questionari compilati. Il 22% degli intervistati ha fatto almeno un’esperienza all’estero che per molti ancora continua. Siamo in grado di mettere a disposizione della comunità regionale il profilo di oltre 500 potenziali “ambasciatori dell’Umbria”, molti di questi già collaborano dall’estero con imprese ed istituzioni regionali, in particolare nei settori della ricerca scientifica, dell’ingegneria e del commercio. I risultati dell’analisi costituiscono un’esaustiva fotografia dell’emigrazione umbra ed una raccolta di dati inediti ed originali. Per fare in modo che alcuni degli emigrati, arricchiti dall’esperienza vissuta all’estero, possano rientrare, abbiamo dato avvio, in via sperimentale, ad un concorso di idee imprenditoriali. Il bando pubblico è rivolto agli umbri residenti all’estero da almeno due anni che hanno intenzione di aprire una nuova impresa nella nostra regione. I risultati, tenendo conto delle limitate risorse finanziarie a disposizione, sono stati molto incoraggianti in quanto sono state avviate 10 start up. Paolo Mariangeli, uno dei neoimprenditori, afferma che “il valore aggiunto di chi torna è la rete di contatti che si è costruito lavorando all’estero e che va sfruttata per far aprire e conoscere l’Umbria al resto del mondo”. Il prossimo sviluppo del progetto sarà quello di promuovere collaborazioni e partenariati fra i nostri ricercatori all’estero e le imprese, centri di ricerca, università della nostra regione al fine di promuovere la partecipazione ai programmi europei di ricerca, nell’ambito di Horizon 2020. Questo studio è stato realizzato con passione e professionalità dalla ricercatrice AUR Valentina Bendini che ha approfondito la tematica riguardante la recente emigrazione, i principali risultati del progetto, fornendo una quadro complessivo del fenomeno sufficientemente esaustivo con dati e informazioni che costituiscono una base utile per delineare strategie di valorizzazione dei nostri emigrati al fine di considerarli non tanto una perdita quanto piuttosto una risorsa. Il mio ringraziamento va a Lei ma anche a tutti i colleghi e collaboratori AUR, ad Associazione Forma.Azione e ad ICT Studio, che hanno creduto e contribuito con entusiasmo e partecipazione creativa alla riuscita di questo ambizioso progetto.

Anna Ascani Direttore Agenzia Umbria Ricerche

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LA STORIA DELLA NUOVA EMIGRAZIONE Questo capitolo ha l’obiettivo di fornire brevemente un quadro teorico che metta in luce le evidenze emerse in circa cinquanta anni di studi sul fenomeno della c.d. “fuga dei cervelli”. Se, in generale, parlare di brain drain, significa considerare il fenomeno della migrazione di persone altamente qualificate che, formatesi in un paese, si trasferiscono e lavorano in un altro (Grubel, 1994); nel particolare, per poter valutare tale fenomeno occorre definire chi rientra nella categoria dei soggetti altamente qualificati e che cosa si intende per migrazione (Brandi, 2001). Le difficoltà definitorie sono evidenti anche nell’utilizzo di differenti espressioni che indicano diverse sfaccettature del medesimo fenomeno: fuga dei cervelli, esodo dei talenti, emigrazione dei talenti, esportazione di cervelli, brain drain, brain circulation, brain waste, brain overflow, brain bank, brain trust, ecc. (Khadria, 2001). Il primo utilizzo del termine brain drain risale agli anni Sessanta quando la Royal Society lo coniò per definire il fenomeno relativo alla migrazione degli scienziati e dei ricercatori britannici negli Stati Uniti (Royal Society, 1963), anche se, ben presto, tale termine venne esteso, più in generale, a tutta la forza lavoro qualificata, senza distinzione tra settori professionali (Beltrame, 2007). Negli anni Settanta venne elaborata la c.d. standard view, che racchiudeva i principi economici alla base della teoria del capitale umano, secondo la quale le decisioni di migrazione sono rese dipendenti dalle scelte autonome dei soggetti che si muovono alla ricerca di luoghi in cui il più alto livello d’istruzione venga maggiormente retribuito e, dell’approccio neo-marxista dei rapporti centro-periferica, secondo il quale le migrazioni sono fortemente connesse allo spostamento tra nazioni sviluppate ed industrializzate (il centro) e paesi in via di sviluppo (la periferia). Ne scaturisce quindi una visione negativa del fenomeno del brain drain, legata alla perdita di personale qualificato da parte del paese di origine che verrebbe privato del rendimento dei propri investimenti in formazione e contemporaneamente di un più alto livello di qualificazione della forza lavoro (Commander et al., 2006). Le principali critiche che vengono mosse a questa teoria sono legate alla non considerazione di possibili effetti compensativi, all’appiattimento delle differenze professionali dei soggetti considerati ed, infine, alla mancata analisi degli interventi internazionali, nazionali e territoriali che possono incidere sulle conseguenze del fenomeno. Negli anni Novanta, le criticità emerse con la standard view vennero messe in discussione dall’avvento della teoria circolazionista, la c.d. brain circulation 1 , che descriveva i moti del personale altamente qualificato come policentrici, circolatori, temporanei e soggetti a fenomeni di scambio tra paesi (Gaillard et al., 1997; Johnson et al, 1998). Questo nuovo approccio si basa, appunto, su alcune evidenze: l’emergere di nuove mete di migrazione per lavoratori altamente qualificati (es. Golfo Persico e Tigri Asiatiche), l’intensificarsi dello scambio di cervelli tra paesi (brain exchange), legato soprattutto alle capacità attrattive di alcuni territori, l’interscambio tra paesi di lingua inglese e con le capitali dei paesi ex-colonizzatori, il

1 Cfr. cap. “Esperienze umbre di brain circulation”

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trasferimento di personale da parte di società multinazionali che si lega anche all’aumento delle migrazioni temporanee ed, infine, l’incrementarsi delle migrazioni di ritorno spinte dalle politiche con cui i governi cercano di riattrarre i propri cervelli (Beltrame, 2007). Da tale teoria nascono profonde divisioni relative agli effetti che il brain drain provoca sull’economia del paese di origine e di destinazione. Se, infatti, alcuni autori evidenziano quale principale conseguenza del fenomeno, quella della riduzione del tasso di crescita pro capite e quindi del livello di benessere del paese di origine del migrante (Haque et al., 1995); altri affermano che il brain drain provoca esternalità positive legate ad un maggior investimento in istruzione da parte di coloro che vogliono migrare. Infatti, se il livello di tale migrazione non supera determinate soglie, gli effetti del maggiore investimento ricadono sul paese di origine (Mounford, 1997; Beine et al., 2003), come evidenziato nel caso indiano di cui al box 1; altri autori ancora criticano quest’ultimo approccio evidenziando che i potenziali migranti tendono a sviluppare maggiormente competenze linguistiche e meno quelle tecniche (Lien et al., 2005).

Box 1 - India: le esperienze di mobilità delle risorse umane Come già evidenziato all’inizio di questa pubblicazione, la mobilità delle risorse umane può essere considerata un fattore di sviluppo molto importante per un paese e in questa breve scheda vorremmo mostrare come nel caso di un Paese, come l’India, in cui il tasso di crescita è molto alto, le politiche a favore della mobilità rappresentino un importante investimento per la crescita economica. Nella classifica stilata dalla Banca Mondiale nel 2010, l’India si è posizionata al secondo posto, dopo il Messico, per numero di emigrati e al primo posto se si considera solo la categoria dei medici. In questo Paese, infatti, il c.d. brain drain è un fenomeno che coinvolge prevalentemente alcune professionalità (medici, ingegneri e biotecnologi) ma globalmente l’emigrazione dei laureati non risulta essere gravosa ed è stimata intorno al 4,3%. I principali paesi di destinazione sono quelli anglofoni, ed in particolare gli Stati Uniti, il Canada ed il Regno Unito, anche se, negli ultimi anni, è in crescita il numero di indiani che emigra verso paesi europei nei quali la prima lingua non è l’inglese. Un altro fenomeno caratterizzante è quello della repentina crescita del numero di laureati. Infatti, se nel 2009 si stimava che in India gli occupati laureati ricoprivano solo il 16% delle posizioni lavorative (contro l’89% degli USA, il 55% della Francia ed il 24% della Cina), oggi le politiche occupazionali mirano a far incrementare il numero di lavoratori con formazione terziaria e a dimostrazione di ciò si è rilevato un crescente numero di laureati provenienti dalle caste meno abbienti e parimenti un aumento del numero di donne in possesso di un titolo di studio elevato. Le materie di specializzazione dei laureati indiani sono soprattutto tre: ingegneria, matematica ed informatica e management. In una economia globale fondata sulla conoscenza, queste materie sono ritenute fondamentali e così, in tempi recenti, i laureati indiani sono andati a colmare un gap europeo dovuto ad una formazione universitaria legata soprattutto alle scienze sociali, economiche ed alla giurisprudenza. La straordinaria crescita economica degli ultimi anni, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro indiani ed il rallentamento delle economie avanzate, insieme ad un legame con il proprio Paese di origine che difficilmente riesce a sciogliersi, ha dato il via ad un importante flusso di rientro (ad esempio, si stima che nel 2010 circa 60.000 indiani sono rientrati dagli Stati Uniti, ma si pensa che entro il 2015 da USA ed Europa rientreranno ben 300.000 persone). Questi fenomeni favoriscono quindi il passaggio dal c.d. brain drain al brain gain. Il Ministero degli Esteri indiano ha stimato, infatti, che 30 milioni di persone in 189 paesi del mondo producono annualmente un reddito pari a circa 400 miliardi di dollari che rappresentano il 30% del PIL dell’India. Ma oltre alle entrate monetarie, gli emigranti favoriscono la creazione di un’immagine positiva del Paese, il trasferimento delle conoscenze, l’accesso a nuovi mercati e la creazione di reti di business. In conclusione, possiamo quindi affermare che è comprovato che la presenza di emigrati indiani produce effetti positivi sia sul paese di origine che su quello di destinazione. Fonte: Buga et al., 2012

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Un ulteriore approccio, che si posiziona tra la standard view e la teoria circolazionista, è rappresentato dalla diaspora option che si basa sul principio che il capitale umano possa essere svincolato dalla presenza fisica dei suoi possessori (Meyer et al, 1999; Brown, 2000; Meyer et al., 2001). La creazione di network tra il paese di origine e quello di emigrazione favorisce lo sviluppo di forme di comunicazione che permettono di trasferire conoscenza al primo che può, quindi, partecipare attivamente ai processi di sviluppo e di ricerca scientifica. Tale approccio, già con obiettivi difficilmente misurabili per ciò che concerne eventuali effetti ex post del brain drain, presuppone che nel paese di origine siano presenti infrastrutture, competenze e risorse in grado di acquisire ed implementare le conoscenze trasferite, ma non sempre è così. In concreto, la strategia prevista dalla diaspora option si limita a facilitare la creazione di reti sociali nelle migrazioni qualificate senza sostanziarsi in progetti veri e propri. In conclusione, si può affermare che i due principali approcci (standard view e teoria circolazionista) non possono comunque essere considerati alternativi ma evolutivi e complementari. Differenti sono anche gli approcci, se il fenomeno del brain drain, viene interpretato dal punto di vista politico. Si tratta dell’approccio strutturazionista, che afferma che le migrazioni non dipendono solo dalle scelte del singolo individuo ma che queste sono fortemente influenzate dalle politiche di reclutamento di soggetti altamente qualificati, che mirano da una parte ad attenuare gli effetti negativi del brain drain e dall’altra a promuovere quelli positivi o compensativi (Gross et al, 1995; Iredale, 1999); e di quello basato sui principi dell’economia della conoscenza, che si fonda sull’idea che la competitività economica di un paese sia correlata alla presenza di personale qualificato. I soggetti che possono incidere sui livelli di migrazione sono, fondamentalmente, tre: le istituzioni pubbliche, soprattutto attraverso azioni politiche, le organizzazioni internazionali e le università. Lindsay Lowell classifica le azioni politiche attuabili in merito al brain drain in sei differenti modalità, le c.c.dd. sei erre (Lowell, 2002): - Return: l’obiettivo delle politiche di ritorno è quello di favorire il rientro dei cervelli che sono emigrati e che possono rappresentare una fonte di competenze utile al paese di origine. L’incentivo consiste principalmente in riduzioni fiscali o agevolazioni per l’ottenimento della cittadinanza da parte delle famiglie degli emigrati; - Restriction: le politiche di restrizione consistono nell’instaurare barriere all’ingresso degli immigrati, attraverso quote annuali o programmi di permanenza temporanea; - Recruitment: le politiche di reclutamento per l’attrazione di competenze sono finalizzate a colmare eventuali carenze di forza-lavoro in specifici settori od a compensare perdite di personale qualificato; - Reparation: l’obiettivo di tali azioni è quello di compensare/riparare alla perdita di capitale qualificato. Solo raramente sono state concretizzate nella forma di imposizione fiscale sui redditi dell’emigrato o sul paese di destinazione; - Resourcing: le politiche di sfruttamento delle risorse degli espatriati sono legate alla sopracitata diaspora option e cioè si concentrano sulla possibilità di utilizzare le conoscenze acquisite dai propri emigrati; - Retention: le politiche di ritenzione sono volte a potenziare determinati settori (ad esempio, attraverso l’aumento degli investimenti, dei livelli salariali e/o il miglioramento delle infrastrutture) al fine di contrastare eventuali migrazioni di particolari categorie di professionisti.

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Concretamente i governi non applicano mai solo una di queste politiche ma cercano di far fronte alla fuga dei cervelli attraverso azioni incrociate. Le organizzazioni internazionali sono altrettanto fondamentali per la gestione delle migrazioni qualificate. Degli esempi di successo sono i programmi Socrates, Erasmus o Marie Curie promossi dall’Unione Europea o il programma Tokten dell’UNDP che finanzia brevi visite di soggetti altamente qualificati per la diffusione delle conoscenze nell’ambito della ricerca e sviluppo o per quanto concerne l’insegnamento universitario. Ma di politiche e strategie promosse da organizzazioni internazionali si parlerà più in dettaglio nei capitoli successivi2. Infine, abbiamo le università che hanno un ruolo rilevante nell’internazionalizzazione dell’istruzione terziaria, sia dal punto di vista dell’immissione di forza lavoro qualificata e di nuovi consumatori (gli studenti internazionali), che per il fatto che tali soggetti portano benefici partecipando all’attività di ricerca dell’università. É, infatti, dimostrato che la presenza di studenti stranieri ha effetti positivi sulla registrazione di nuovi brevetti (Chelleraj et al., 2006). Nella tabella che segue (tab. 1) si analizza l’emigrazione dei talenti dal punto di vista dei costi-benefici che produce, sia nell’ottica del Paese di origine che per quello di destinazione (Balduzzi, 2012). Tab. 1 - Costi-benefici dell’emigrazione dei talenti

Benefici Costi Esternalità

Paese di origine Rimesse Spesa pubblica per l’istruzione

POSITIVE Creazione di reti

NEGATIVE Impoverimento

dell’offerta di lavoro “Degiovanimento” della

società3 Mancata registrazione di

brevetti

Paese di destinazione

Aumento della produzione Aumento del reddito

Aumento dell’occupazione Aumento delle entrate

fiscali Aumento dei brevetti

registrati

POSITIVE Aumento del numero di

soggetti con alta istruzione

Fonte: elaborazioni AUR su Balduzzi (2012)

2 Cfr. cap. “Le principali strategie internazionali per attrarre e ri-attrarre i cervelli”. 3 www.degiovanimento.com – “Il processo di progressiva e decisa riduzione (in termini assoluti e relativi) della popolazione giovanile è normalmente denominato “invecchiamento” della popolazione. Il termine è evidentemente corretto ma rischia di essere fuorviante, poiché porta a concentrare l'attenzione solamente sulla crescita della popolazione anziana e sulle sue implicazioni sul benessere degli anziani. Il pericolo è, quindi, quello di ignorare completamente l'altro lato della medaglia: una prospettiva talmente innovativa che è necessario un neologismo per rappresentarla. Quando aumenta il numero dei più giovani si parla di “rin-giovanimento” della popolazione mentre, in presenza di un processo opposto, si parla di “invecchiamento”. La drastica riduzione della popolazione giovanile nel nostro Paese è conseguenza di una prolungata “de-natalità”, termine col quale si fa riferimento al calo delle nascite. In analogia con la “de-natalità” e in opposizione al “rin-giovanimento”, è stato quindi proposto il neologismo “degiovanimento” della popolazione per descrivere questo processo in atto”.

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I fattori positivi per il Paese di origine risultano essere quelli legati alla creazione di reti per la circolazione delle idee, delle buone pratiche e delle innovazioni ed alle c.d. rimesse, che l’emigrato fa rientrare se parte dei guadagni accumulati nel Paese di emigrazione vengono inviati ai familiari. Nel 2011, le rimesse italiane sono aumentate rispetto all’anno precedente del 9,9% e ammontavano a 478 milioni di euro. Questo aumento è da attribuirsi, non tanto ad un aumento del valore delle stesse, ma, soprattutto, alla crescita del numero di partenze registrata negli ultimi anni. Rimangono comunque un beneficio molto ridotto per l’Italia, rappresentando, nel 2011, solo lo 0,03% del PIL nazionale (ISPI, 2012). Ciò che, invece, incide negativamente sul Paese di origine è legato a fattori quali l’impoverimento dell’offerta di lavoro, la diminuzione di giovani lavoratori altamente qualificati, ma, soprattutto la perdita sulla spesa pubblica per l’istruzione terziaria. Infatti, l’OECD ha stimato che nel 2009 in Italia la spesa annuale per studente universitario è stata pari a circa €6.500 (OECD, 2009). Moltiplicando tale importo per il numero di laureati italiani che si è trasferito all’estero nel 2008, risulta che il costo diretto del brain drain è stato di circa 170 milioni di euro, pari al costo di ogni laureato per 4 anni di istruzione universitaria. Naturalmente, tale valutazione è da considerarsi approssimativa, in quanto non considera la natura pubblico-privata dell’istruzione universitaria ed il numero esatto di anni di studio dei laureati emigrati. I benefici per il Paese di destinazione, oltre all’aumento generalizzato del numero di soggetti con un livello di istruzione terziario, possono essere ricondotti alla correlazione positiva che esiste tra il tasso di crescita della produzione, l’accumulazione di capitale e l’occupazione. Inoltre, aumentando la produzione si ha un naturale incremento del reddito che amplifica il beneficio per il Paese di destinazione dal punto di vista fiscale come conseguenza della maggiore base imponibile. Un altro fattore che può incidere positivamente sullo sviluppo del Paese di emigrazione è quello legato ai brevetti registrati (box 2).

Box 2 - La perdita di valore per l’Italia dovuta alla mancata registrazione di brevetti L’Istituto per Competitività I-Com ha cercato di valorizzare la perdita economica derivante dalla mancata registrazione di brevetti da parte dei top 20 scientists italiani emigrati. Gli obiettivi di questo studio sono duplici: stimare il valore dell’attività svolta dai top scientists italiani all’estero e fornire una stima della potenziale perdita derivante dal trasferimento all’estero di uno scienziato italiano con potenzialità di top scientist. L’analisi è improntata sui primi 20 top scientists italiani emigrati, quali autori principali dei brevetti registrati. Questi operano principalmente in tre settori: farmaceutico (15 soggetti), ICT (3), chimico (2). Il valore di un brevetto varia a seconda del settore: in ambito farmaceutico questi valgono mediamente 4,6 milioni di euro, nel campo dell’ICT 1,7 milioni di euro e per il chimico 19,1 milioni di euro. Il numero totale di brevetti registrati dai 20 soggetti considerati è pari a 155 per una stima del valore attuale dell’attività brevettuale pari a circa 860 milioni di euro. Se si riporta tale valore ai flussi di cassa in 20 anni, il valore cumulato si attesta sui 2 miliardi di euro. Se si includono anche i brevetti per i quali i top 20 hanno rilasciato solamente un contributo, il numero totale sale a 301, per un valore di 1,7 miliardi di euro attuali e 3,9 miliardi di euro in 20 anni. L’emigrazione all’estero di un potenziale top 20 scientist italiano comporta una perdita per il sistema della ricerca pari a 63 milioni di euro, che potrebbero toccare i 400 se il campo di attività è quello chimico. Questa indagine, se da una parte ci aiuta a quantificare la perdita dovuta alla fuga di una determinata categoria di cervelli, presenta però alcuni limiti che vanno considerati: non tutti i ricercatori riescono a raggiungere i risultati dei top 20 e determinati risultati sono raggiunti spesso solo grazie al lavoro in team e con attrezzature adeguate che potrebbero non essere disponibili nel Paese di origine. Quindi, non è dimostrabile che se questi ricercatori fossero rimasti in Italia avrebbero creato lo stesso valore. Fonte: I-Com, 2010

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LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL PROGETTO BRAIN BACK UMBRIA Gli allarmanti numeri relativi alla fuga dei talenti dal nostro Paese, il diffondersi di programmi e rubriche che trattano questo tema, in primis il programma di Radio 24 Fuga dei Talenti condotto da Sergio Nava, che è stato di ispirazione per il Progetto, e non ultime le numerose informazioni provenienti da esperienze più o meno vicine, hanno spinto l’Agenzia Umbria Ricerche (da ora in avanti AUR) a presentare il Progetto Brain Back Umbria, ritenendo questa regione non esente dalle criticità derivanti dall’emigrazione dei migliori high skilled workers e, di converso, rilevando una difficoltà nell’attrarre soggetti stranieri che vadano a colmare la creazione di tale gap. Tra i grandi paesi europei, l’Italia, infatti, risulta essere l’unica ad avere un high skilled exchange rate negativo, cioè un rapporto tra i flussi in entrata ed i flussi in uscita della popolazione altamente qualificata inferiore a zero (OECD, 2005; Beltrame, 2007), come evidenziato nella tabella che segue (tab. 2). Tab. 2 - High skilled exchange rate (%)

Paese High skilled exchange rate Italia -1,2 Francia 2,8 Germania 2,2 Spagna 2,9 Regno Unito 1,1 Stati Uniti 19,9

Fonte: Beltrame, 2007 su dati OECD, 2005 In questa introduzione vorremmo anche evidenziare come il concetto di cervello o talento che abbiamo considerato è da ritenersi nell’accezione più ampia possibile: può trattarsi di un ricercatore scientifico ma anche di un tecnico qualificato, di un imprenditore illuminato, di un artista innovativo, ecc. Gli obiettivi che ci siamo posti nel costruire questo progetto da zero sono principalmente tre: - studiare il fenomeno migratorio che colpisce l’Umbria, data la carenza di dati a riguardo; - incentivare il rientro dei talenti umbri all’estero che hanno elaborato un’idea di impresa da realizzare nella regione; - supportare la nascita e la crescita di reti permanenti tra emigrati umbri e mondo produttivo, culturale ed istituzionale, al fine di facilitare lo scambio di esperienze e promuovere collaborazioni. Ogni obiettivo è stato analizzato e sviluppato attraverso diverse strategie di azione. L’indagine statistica sulla nuova emigrazione umbra si compone di molteplici ricerche: quella condotta presso i Comuni umbri e riferita ai dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (da ora in poi AIRE), quella relativa alle informazioni raccolte grazie al questionario Keep in Touch, presente all’interno del sito del Progetto (www.brainbackumbria.eu), quella più specifica sulla mobilità dei laureati presso l’Università degli Studi di Perugia, nonché altre informazioni raccolte da fonti quali ISTAT, Almalaurea, Caritas-Migrantes, ecc.

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La politica attiva mirata a favorire il rientro dei nostri talenti si è sviluppata intorno all’Avviso Pubblico “Progetto Brain Back – Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso lo start up d’impresa o di lavoro autonomo”, grazie al quale, con uno stanziamento di 200.000 euro, abbiamo finanziato la nascita di 10 nuove start up nella nostra regione. Infine, l’obiettivo forse più ambizioso ma che riteniamo sicuramente più fruttuoso per l’Umbria e sul quale stiamo ancora lavorando, è quello di creare un network tra i nostri emigrati e la regione. Tale opportunità permette, infatti, di far sì che i nostri talenti all’estero rimangano sempre connessi alla propria regione di origine nonché tra di loro. I benefici stimati a tal proposito sono da considerarsi enormi. Ad esempio, l’OECD ha rilevato una correlazione tra l’aver fatto un’esperienza all’estero e la capacità dei ricercatori di pubblicare sulle migliori riviste scientifiche internazionali. Il sito internet, creato ad hoc, è sicuramente il più importante mezzo utilizzato per diffondere informazioni e far conoscere gli scopi del Progetto. Invece, la modalità di contatto dei nostri emigrati che è risultata più efficace è stata quella attraverso il social network delle professionalità LinkedIn. La swot analysis elaborata ha l’obiettivo di mettere in luce le opportunità, le minacce, i punti di forza e di debolezza del Progetto, in vista di un miglioramento delle strategie adottate per favorire la circolazione dei cervelli. Nell’ultima parte di questa ricerca sono state riportate, infine, le principali strategie adottate a livello internazionale, europeo, nazionale e le politiche regionali per frenare la fuga dei cervelli. Il sito del Progetto Il principale strumento di comunicazione adottato al fine di diffondere il progetto è il sito internet www.brainbackumbria.eu. Il sito è stato lanciato a luglio 2012 ed è subito diventato il punto di riferimento per tutti coloro che intendono raccogliere informazioni sul progetto e più in generale sull’Umbria4. Il sito, dinamico, interattivo e tradotto in 4 lingue, è strutturato in diverse sezioni. L’elemento visivo principale sono le immagini dei più bei paesaggi della regione e dei principali eventi folkloristici. Le sezioni principali sono: - Il progetto, all’interno della quale sono contenute tutte le informazioni generali relative agli obiettivi dello stesso; - Umbri all’estero, che contiene: - tutte le schede, suddivise per comune e per stato estero di residenza, relative agli iscritti AIRE indagati direttamente presso i comuni umbri; - il questionario di indagine Keep in Touch, finalizzato a costruire un database informativo relativo alla nuova emigrazione; - le associazioni di umbri all’estero con i relativi contatti mail; - Multimedia, è l’area dedicata ai video di giovani che dopo un’esperienza all’estero hanno deciso di avviare un’impresa in Umbria. In particolare, si tratta di giovani che hanno partecipato ad alcuni bandi AUR5 grazie ai quali hanno potuto lavorare per un periodo all’estero e poi ricevere

4 La società ICT Studio di Corciano si è aggiudicata, dopo una procedura di cottimo fiduciario, la realizzazione del sito. 5 POR Umbria FSE 2007-2013, Ob.2 Competitività regionale ed occupazione, Asse V Transnazionalità e Interregionalità, Obiettivo specifico “m”: Concorso di idee imprenditoriali volte alla valorizzazione di beni culturali

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un contributo per lo start up della propria impresa. Sono presenti, inoltre, i video registrati durante alcune attività di promozione del Progetto (ad esempio, vi sono alcuni frammenti degli interventi registrati durante il convegno tenutosi a Palazzo Donini il 1° marzo 2013 e riguardante i primi risultati raggiunti dal Progetto); - News, è la sezione che, aggiornata settimanalmente, è dedicata alle informazioni sugli eventi culturali, turistici e di interesse per tutti coloro che accedono al sito e vogliono conoscere ciò che avviene in Umbria nelle diverse stagioni; - Opportunità, è l’area che raccoglie tutte le agevolazioni, incentivi, bandi, leggi a favore dell’imprenditoria e degli emigrati umbri. È stata costruita in modo tale che ogni normativa contenga una scheda riassuntiva di facile consultazione e tutti i riferimenti per poter usufruire di tale strumento; - Aziende umbre, che rappresenta un’opportunità per le imprese della regione per poter promuovere le proprie attività all’estero, nonché, accedendo all’area riservata, di poter ricercare i profili degli umbri che hanno partecipato all’indagine promossa dal Progetto attraverso il questionario Keep in Touch; - Link, che contiene tutti i contatti relativi a siti di interesse per il pubblico-obiettivo del progetto; - Virtual Umbria, messo a disposizione da ICT Studio, si tratta di una serie di foto a 360 gradi dei luoghi più suggestivi della regione; - Le aziende informano contiene, infine, diverse informazioni relative agli eventi nazionali ed internazionali a cui partecipano le imprese iscritte al Progetto. Brain Back Umbria è presente anche su social network. In particolare, è risultato molto utile l’utilizzo di LinkedIn, piattaforma social dedicata ai professionisti, al fine di individuare gli umbri che si trovano all’estero. Inoltre, il Progetto è su Facebook (Gruppo Brain Back Umbria) e su YouTube, dove è possibile visualizzare i principali video riguardanti le attività del Progetto. Un altro strumento informativo importante si è rivelato quello della newsletter, che inviata mensilmente a circa 8.000 indirizzi e-mail ci permette di diffondere le informazioni relative alle evoluzione ed ai risultati del Progetto oltre che alcune interessanti iniziative culturali che si tengono in Umbria ad un pubblico molto vasto (giovani che si trovano all’estero in primo luogo, ma anche istituti italiani di cultura all’estero, ambasciate e consolati, camere di commercio italiane all’estero, imprese ed istituzioni umbre, ecc.). I dati relativi al sito Grazie all’utilizzo di Google Analytics è possibile capire gli sviluppi delle attività gestite attraverso il sito e come lo stesso ha funzionato nell’arco di 18 mesi (30 luglio 2012 – 31 dicembre 2014). Nel periodo di tempo analizzato si sono registrate 37.633 visualizzazioni di pagina (mediamente 70 visualizzazioni giornaliere) con picchi di traffico concentrati nei giorni vicini rispetto all’invio delle newsletter e nei giorni in cui sono stati organizzati particolari eventi

e/o di siti ad elevata valenza storica ed archeologica e allo start up di impresa o di lavoro autonomo e POR Umbria FSE 2007-2013, Ob.2 Competitività regionale ed occupazione, Asse V Transnazionalità e Interregionalità, Obiettivo specifico “m”: Azione pilota volta a supportare la mobilità di portatori di idee imprenditoriali - Bando finalizzato a sostenere la reazione di impresa ed il lavoro autonomo riservato ai beneficiari della borsa di mobilità che hanno concluso l’esperienza di stage di cui al Bando emanato dall’Agenzia Umbria Ricerche – AUR pubblicato nel BUR n.41 Parte III del 6 ottobre 2009.

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riguardanti il Progetto (come ad esempio il primo marzo 2013, giornata durante la quale sono stati presentati i primi risultati del Progetto, graf. 1). Graf. 1 - Visualizzazioni di pagina (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Google Analytics La durata media delle visualizzazioni è pari a 3 minuti e 17 secondi ed il numero di accessi è pari a 11.615. La frequenza media di rimbalzo6 è pari al 51%. Inoltre tale dato risulta essere più alto per le pagine generiche e si abbassa di molto nelle pagine di interesse per il target group del progetto (es. questionario Keep in Touch). Il tasso di uscita7 è mediamente del 29%. Se si procede ad una panoramica dei contenuti, si rileva che le principali pagine visualizzate sono: Home page, Opportunità, i Nostri Emigrati, Archivio Aziende e Descrizione Progetto (graf. 2) Graf. 2 - Panoramica dei contenuti visualizzati nelle 10 pagine più cliccate (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Google Analytics

6 La frequenza di rimbalzo è la percentuale di visite che non vanno oltre la visita di una pagina prima di uscire da un sito. 7 Il tasso di uscita è la percentuale di persone che hanno abbandonato il sito da calcolato su una determinata pagina (le persone potrebbero aver visitato diverse pagine di un sito, il tasso di uscita si calcola sull’ultima pagina visualizzata dalle stesse prima di uscire).

455302

560

905

532

190171

240191

0

200

400

600

800

1000

34,6

21,3

14,7

14,26,1

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Visualizzazione contenuti

Perché vivere in Umbria

Archivio News

Programma Convegno

Contatti

Le Aziende informano

Descrizione progetto

Archivio Aziende

I nostri emigrati

9,1

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Il numero di visite (pari a 11.615) è suddivisibile tra new visitors, che rappresentano il 71% del totale, e la restante parte di returning visitors. Mediamente questi ultimi hanno visitato 4 pagine, contro le 3 dei nuovi visitatori e si sono soffermati mediamente sul sito per 5 minuti. Inoltre, è possibile calcolare la recency8. Ben 1.079 visitatori hanno visualizzato il sito dalle 9 alle 200 volte (graf. 3). Graf. 3 - Recency (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Google Analytics Se si considerano anche le visualizzazioni di pagina relative alla recency (graf. 4), si può osservare che il numero di visite che si posizionano nel range di visite che va da 9 a 100 tende leggermente ad aumentare. Graf. 4 - Recency e visualizzazioni di pagina (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Google Analytics É possibile inoltre misurare il grado di coinvolgimento dei soggetti che hanno avuto accesso al sito. Se delle 11.615 visite il 68,2% si è soffermato sul sito al massimo un minuto, ben l’8,8% è rimasto collegato al sito dagli 11 a più di 30 minuti (graf. 5). 8 La recency non è altro che la fedeltà di un visitatore nel ritornare sul sito internet.

8220

1168457 235 151 125 95 85 281 221 239 199 139

0

2000

4000

6000

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0

5000

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25000

Visite Visualizzazioni di pagina

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Lingua

Graf. 5 - Coinvolgimento nel sito (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Google Analytics É possibile analizzare anche le lingue utilizzate per la visualizzazione del sito. Il 78,3% degli utenti ha navigato nel sito nella lingua originale, il 16% in inglese, mentre solo una quota residua ha visualizzato il sito in spagnolo, francese, portoghese e tedesco (fig. 1). Fig. 1 - Lingue di visualizzazione del sito (%)

La voce altro* comprende: portoghese, olandese, giapponese, ceco, cinese, lituano, polacco, russo, svedese, bulgaro, ungherese, rumeno. Fonte: Elaborazioni AUR su dati Google Analytics Un’altra analisi molto interessante è quella relativa ai paesi dai quali è stato visualizzato il sito www.brainbackumbria.eu. Infatti, se il 78,1% delle visualizzazioni è stata effettuata in Italia, la mappa che segue evidenzia tutti i paesi dai quali gli utenti si sono collegati almeno una volta (Fig. 2). Naturalmente, i paesi europei sono quelli dai quali si sono collegati più soggetti ed in particolare da: Regno Unito (2,8%), Germania (2,7%), Spagna (1,6%), Belgio (1,3%), Francia (1,2%), Olanda (1,1%) e Svizzera (0,9%). Tra gli altri paesi del mondo prevalgono le visualizzazioni effettuate dagli Stati Uniti (3,1%) e dall’Argentina (0,8%). Un ulteriore 6,4% di visualizzazioni è disperso in altri paesi del mondo9.

9 Gli altri paesi sono: Brasile, Irlanda, Australia, Canada, Austria, Cina, Lussemburgo, Svezia, Giappone, Danimarca, Slovacchia, Norvegia, Portogallo, Finlandia, Malta, Polonia, Emirati Arabi Uniti, Islanda, Messico, Repubblica Ceca,

68,2

22,2

7,61,2

0%

20%

40%

60%

80%

100%

più di 30 minuti

tra 11 e 30 minuti

tra 1 e 10 minuti

meno di un minuto

Italiano 78,3%

Inglese 16,0%

Spagnolo 1,6%

Tedesco 0,9%

Francese 0,7%

Portoghese 0,6%

Altro 1,9%

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Fig. 2 - Paesi dai quali è stato visualizzato il sito del progetto

Fonte: Elaborazioni AUR su dati Google Analytics Le visualizzazioni sono avvenute principalmente tramite personal computer, ma è in aumento il numero di utenti che si sono collegati al sito attraverso dispositivi portatili (cellulari e tablet); rispetto al totale delle visualizzazioni, si tratta dell’10,3% dei collegamenti. Per quanto concerne le sorgenti di traffico si può osservare che il traffico diretto10 e quello dai referral11 prevalgono sul traffico di ricerca12 (graf. 6).

Hong Kong, Marocco, Bulgaria, Croazia, Indonesia, India, Perù, Romania, Singapore, Bosnia e Herzegovina, Colombia, Grecia, Kenya, Principato di Monaco, Serbia, Russia, Slovenia, Albania, Gibuti, Egitto, Israele, Liechtenstein, Mauritius, Taiwan, Ucraina, Aland Islands, Benin, Cipro, Repubblica Dominicana, Ecuador, Gabon, Giordania, Libano, Macedonia, Nepal, Venezuela, Sud Africa. 10 Il traffico diretto è quello relativo alle destinazioni più popolari per gli utenti e cioè si riferisce agli URL che vengono più facilmente ricordati, agli indirizzi che appaiono più spesso in caso di completamento automatico oppure alle pagine che vengono maggiormente aggiunte ai segnalibri. 11 Il traffico dai referral si riferisce a quando un utente fa clic su un link, banner o altro, che lo indirizza a una pagina di un nuovo sito web. Dal sito di destinazione vengono così acquisite le informazioni relative al sito di origine (referrer), che comprendono l'URL, eventuali termini di ricerca utilizzati, ora e data. 12 Il traffico di ricerca consiste, invece, nell’insieme dei collegamenti rivenienti da una ricerca effettuata su un motore di ricerca.

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Graf. 6 - Le sorgenti di traffico

Fonte: Elaborazioni AUR su dati Google Analytics Andando ad approfondire il traffico dai referral si può osservare che i principali siti di rimando sono il sito dell’Agenzia Umbria Ricerche (www.aur-umbria.it, 25,1% delle visite dai referral), il sito di Forma.Azione (www.azione.com, 23,5%), i siti dei social network Facebook (8,2%) e LinkedIn (4,8%)13. Tra gli altri referral sono presenti il sito della Regione Umbria ed il sito della Camera di Commercio di Perugia. 13 Questo dato risulta essere limitato rispetto all’effettivo utilizzo di questo social network per il contatto dei corregionali all’estero e ciò è dovuto all’utilizzo di un profilo di contatto privato (personale) per l’individuazione degli stessi (cfr. “Il network Brain Back”).

Traffico di ricerca22%

Traffico dai referral

38%

Traffico diretto40%

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L’INDAGINE SULL’EMIGRAZIONE UMBRA Indagare il fenomeno emigratorio che colpisce un Paese o una determinata area di esso è complesso in quanto non esistono fonti univoche che possano essere utilizzate per analizzarne le dimensioni e le cause. Ancora più difficile è studiare la “nuova emigrazione” perché non esistono fonti specifiche e quelle che esistono sono spesso sottostimate, (si pensi ad esempio ai dati AIRE), in quanto i dati in esse contenute derivano da una decisione volontaria di iscrizione da parte dell’emigrato italiano14. Nella tabella che segue sono state riportate le principali fonti utilizzabili per indagare il fenomeno emigratorio ed i relativi punti di forza e di debolezza (Tab. 3). Come vedremo nei paragrafi successivi, per studiare l’emigrazione umbra sono state utilizzate solamente alcune di queste fonti (ISTAT, AIRE, Caritas/Migrantes), integrate con dati specifici raccolti da AUR attraverso il questionario Keep in Touch. Tab. 3 - Le fonti informative disponibili ed i relativi punti di forza e di debolezza

Fonte Punti di forza Punti di debolezza

ISTAT Trasferimenti di residenza

Dati a livello nazionaleStudio annuale

Disponibilità online

Database amministrativi (sottostima dei flussi) Informazioni limitate

ISTAT Censimento

Dati a livello nazionale“Snapshot” del Paese

Bassa frequenza Incentrato sulla popolazione residente

AIRE Potenzialmente, il database di riferimento Calcolato in base alle iscrizioni (sottostima)

Almalaurea

Sistema di campionatura solidoDati approfonditi su mercato del lavoro

Dati reperibili online Dati generali a 1, 3 e 5 anni dal termine degli

studi

Focus solo su laureati e dunque non rappresentativo

Informazioni limitate Dati approfonditi solo su laureati specializzati

a un anno dalla laurea

Caritas/Migrantes Dati AIRE, rielaborati con questionari in aree geografiche specifiche Dati poco confrontabili

MIUR Dati su studenti e laureati in ItaliaDisponibilità online Dati non sempre confrontabili

OECD Dati internazionali relativi ai censimentiIl migliore per i confronti internazionali Pochi anni a disposizione

EUROSTAT Dati internazionali Ricchezza delle informazioni contenute Pochi anni a disposizione

EURISPES Informazioni interessanti sull’intenzione di emigrare e sulle percezioni del mondo del

lavoro italiano

Intervistati sono residenti in Italia, non emigrati

Campione molto basso Informazioni limitate

Fonte: elaborazioni AUR su Vision, ITalents, Nova, 2012

14 Nel documento presentato da Vision e ITalents, in collaborazione con Nova, “Talenti senza confini. Come trasformare i problemi in opportunità.”, Documento preparatorio per VeDrò 2012, si evidenzia come molti italiani all’estero per pigrizia, non conoscenza o per altre ragioni (la paura di perdere il medico di famiglia, la volontà di celare al fisco italiano i redditi esteri, ecc.) decidono di non iscriversi all’AIRE e quindi il quadro che deriva dalla ricostruzione di tali dati è spesso incompleto e incongruente rispetto ad altre fonti. Inoltre, l’AIRE non registrando informazioni riguardanti il titolo di studio dei propri iscritti ed i motivi che hanno portato i connazionali ad emigrare, non permette la costruzione di un quadro approfondito relativo al fenomeno emigratorio nazionale.

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L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero: le principali caratteristiche

In questa sezione si delineano le caratteristiche dell’AIRE cercando di analizzare i dati rivenienti dalla stessa, e di metterne in evidenza punti di forza e criticità. L’AIRE è stata istituita con la Legge n. 470 del 27 ottobre 1988 ed ha iniziato ad operare nel 1990. All’interno dei registri AIRE sono contenuti i dati anagrafici dei cittadini che hanno dichiarato spontaneamente di voler risiedere all’estero per un periodo superiore a 12 mesi o, per i quali, è stata accertata d’Ufficio tale residenza. La competenza nella gestione spetta ai singoli Comuni ed i singoli uffici fanno capo all’AIRE nazionale gestita dal Ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. I vantaggi per gli italiani residenti all’estero derivanti dall’iscrizione a tali registri sono rilevanti in quanto, grazie a tale adesione, possono usufruire dei servizi consolari, ottenere certificati/documenti ed esercitare il diritto di voto anche dall’estero (fig. 3). Fig. 3 - Il funzionamento dell’AIRE

Fonte: rielaborazione AUR su immagine Ministero dell’Interno, Guida per gli italiani all’estero, 2012 L’iscrizione all’AIRE è un diritto-dovere del cittadino e deve essere comunicata entro 90 giorni dall’espatrio (anche se è prevista la possibilità di regolarizzare la propria posizione anche dopo tale data). In particolare, devono iscriversi: - i cittadini italiani che intendono trasferire la propria residenza all’estero per un periodo superiore a 12 mesi; - i cittadini italiani nati all’estero e da sempre residenti al di fuori del territorio italiano; - coloro che acquisiscono la cittadinanza italiana all’estero.

Anagrafe dei Comuni AIRE

Rappresentanze ed uffici consolari

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L’iscrizione nei registri AIRE è contestuale alla cancellazione dall’Anagrafe della Popolazione Residente (APR). Non devono, invece, iscriversi: - le persone che si recano all’estero per meno di 12 mesi; - i lavoratori stagionali; - i dipendenti di ruolo dello Stato in servizio all’estero e le persone con essi conviventi; - i militari italiani in servizio presso gli uffici e le strutture della NATO dislocate all’estero. Infine, la cancellazione dai registri può avvenire per: - iscrizione all’APR di un Comune italiano a seguito di trasferimento dall’estero o rimpatrio; - morte, compresa la morte presunta giudizialmente dichiarata; - irreperibilità presunta, salvo prova contraria, trascorsi 100 anni dalla nascita o dopo l’effettuazione di due successive rilevazioni, oppure quando risulti non più valido l’indirizzo all’estero comunicato in precedenza e non sia possibile acquisire quello nuovo; - perdita della cittadinanza italiana. I dati nazionali Le principali fonti statistiche utili a costruire un quadro nazionale (Comitato per le questioni degli italiani all’estero, 2011) sono: - in termini di flussi, l’elaborazione annuale dei dati individuali sui trasferimenti di residenza registrati tra i comuni italiani e quelli relativi ai movimenti da e per l'estero, effettuata da ISTAT; - in termini di stock, i dati provengono invece da tre fonti (amministrative e non statistiche):

- l’archivio delle Anagrafi consolari, detenuto dal Ministero Affari Esteri, che raccoglie le informazioni riguardanti il cambio di residenza dei cittadini italiani che si trasferiscono all'estero per periodi superiori a 12 mesi o che, essendo già residenti all'estero, cambiano paese di residenza (sono i Comuni che hanno il compito di aggiornare la residenza e le liste elettorali con i nuovi dati); - l’archivio centrale dell’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero a titolarità del Ministero dell’Interno, che raccoglie i dati dei cittadini italiani che hanno dichiarato spontaneamente di risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi o per i quali è stata accertata d'ufficio tale residenza; - la rilevazione degli italiani all’estero al 21 marzo 2003, a titolarità Ministero Affari Esteri, in collaborazione con l’ISTAT (il c.d. “censimento degli italiani all’estero”), che ha incrociato le variabili di fonte amministrativa (dati anagrafici di base rivenienti dai registri consolari) con informazioni provenienti da altre fonti. L’indagine è stata ripetuta anche nel 2011 ma i dati non sono ancora disponibili.

Il dato che emerge da queste tre fonti non è però univoco ed il risultato solo approssimativo, ci porta ad affermare che gli italiani all’estero sono tra 3 milioni e 900 mila unità e 4 milioni e 200 mila unità. Inoltre, va evidenziato che in tutti i casi si tratta di soggetti che hanno cambiato la propria residenza, che si sono trasferiti all’estero per periodi superiori a 12 mesi e che hanno rilasciato tali dichiarazione spontaneamente. Tutti questi fattori incidono sulla quantificazione del fenomeno della “nuova emigrazione” soprattutto se si considera la facilità di spostamento da un paese ad un altro, soprattutto all’interno dell’Unione Europea. Il totale degli iscritti AIRE nazionali al 31 dicembre 2012 ammonta a 4.341.156 persone. Le regioni del sud sono quelle che maggiormente subiscono l’emigrazione dei propri cittadini (il

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54% degli iscritti AIRE è originario di questa ripartizione territoriale15). In particolare, nelle prime tre posizioni per numero di iscritti AIRE troviamo due regioni del Sud (Sicilia e Campania) e una del Centro (Lazio, fig. 4). Tra le regioni con più di un milione di abitanti, il Trentino Alto Adige risulta essere quello meno colpito dal fenomeno emigratorio (1,7% di iscritti AIRE) nonostante si tratti anche di una regione transfrontaliera. Fig. 4 - Percentuale di iscritti AIRE rispetto al totale nazionale (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE

15 Le ripartizioni territoriali sono: Nord: Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna; Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio; Sud ed Isole: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

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Rispetto alla popolazione totale residente nelle singole regioni italiane, quelle che subiscono maggiormente il fenomeno emigratorio sono situate al Sud. Si tratta, in particolare, del Molise che vede all’estero un numero di corregionali pari quasi al 26% della propria popolazione, la Basilicata (19,9%) e la Calabria (18,8%). L’Umbria, in questa classifica, si posiziona tra le regioni in cui è minore l’incidenza degli iscritti AIRE sia rispetto al totale nazionale che rispetto al totale della popolazione regionale (tab. 4). Tab. 4 - Iscritti totali AIRE al 31/12/2012 per Regione (n,%)

Regione TOTALE iscritti AIRE Popolazione al 31/12/2012 n % n %* Sicilia 687.394 15,8 4.999.854 13,7 Campania 441.261 10,2 5.764.424 7,7 Lazio 385.952 8,9 5.500.022 7,0 Calabria 369.065 8,5 1.958.418 18,8 Lombardia 349.976 8,1 9.700.881 3,6 Puglia 324.753 7,5 4.050.072 8,0 Veneto 320.245 7,4 4.853.657 6,6 Piemonte 219.893 5,1 4.357.663 5,0 Abruzzo 167.153 3,9 1.306.416 12,8 Friuli Venezia Giulia 157.423 3,6 1.217.780 12,9 Emilia Romagna 147.345 3,4 4.341.240 3,4 Toscana 133.860 3,1 3.667.780 3,6 Basilicata 114.932 2,6 577.562 19,9 Liguria 114.809 2,6 1.567.339 7,3 Marche 111.565 2,6 1.540.688 7,2 Sardegna 105.375 2,4 1.637.846 6,4 Molise 80.231 1,8 313.145 25,6 Trentino Alto Adige 74.141 1,7 1.029.585 7,2 Umbria 30.993 0,7 883.215 3,5 Valle d’Aosta 4.790 0,1 126.620 3,8 Totale 4.341.156 100 59.394.207 7,3

* La percentuale si riferisce al totale degli iscritti AIRE. Fonte: elaborazione AUR su Ministero dell’Interno – AIRE e demo.istat.it A livello provinciale le prime dieci province per numero di iscritti AIRE sono Roma, Cosenza, Agrigento, Salerno, Napoli, Catania, Palermo, Avellino, Milano e Potenza. Delle città del nord solo Milano è inserita all’interno di questa classifica e si colloca al nono posto, mentre delle città dell’Italia centrale solo Roma che, però, si trova al primo posto. In questa classifica le due province umbre si posizionano oltre la metà: al 59° posto Perugia e al 104° posto Terni. La situazione è differente se si rapporta il numero di iscritti AIRE con il numero di abitanti della provincia stessa. Scompaiono dalle prime dieci posizioni sia Roma e che Milano (rispettivamente al 46° ed al 90° posto) ed entra Enna, dove tale valore si attesta addirittura al 42%. Seguono Agrigento, Vibo Valentia, Isernia, Caltanissetta, Potenza, Campobasso, Avellino, Cosenza e al decimo posto si posiziona Belluno. Da questo punto di vista le città umbre ricoprono l’84° posto Perugia ed il 97° posto Terni. Gli iscritti sono prevalentemente uomini (52%, graf. 7) e l’unica regione dalla quale risultano essere emigrate più donne che uomini è il Friuli Venezia Giulia. Dal 1990 al 2012 le iscrizioni AIRE hanno subito diverse variazioni (graf 8). I primi due anni presentano valori molto elevati rispetto a quelli successivi legati probabilmente all’istituzione dei registri stessi. Escludendo, quindi, i primi due anni di istituzione dei Registri e confrontando il periodo che va dal 1992 al 2012, si può osservare che il valore minimo di iscritti si è registrato nel 1996 mentre il massimo nel 2003. Da notare come la variazione degli iscritti AIRE tra il 2011 ed il 2012 assuma un valore piuttosto elevato, attestandosi al 12%.

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Graf. 7 - Totale iscritti AIRE al 31/12/2012 per sesso (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE Per quanto concerne la presenza degli iscritti AIRE nazionali nei diversi paesi stranieri si rileva che sono 14 gli stati nei quali sono presenti più di 50.000 connazionali (graf. 14) e sono: Argentina, Germania, Svizzera, Francia, Brasile, Belgio, USA, Regno Unito, Canada, Australia, Spagna, Venezuela, Uruguay e Cile. Nei primi 3 paesi sono presenti addirittura più di 500.000 iscritti AIRE. Gli italiani sono presenti, inoltre, in altri 176 Paesi che rappresentano globalmente il 9% degli iscritti AIRE nazionali totali (fig. 5). Fig. 5 - Iscritti AIRE per paese estero (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE

Maschi52%

Femmine48%

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27

Gra

f. 8

- Isc

ritti

AIR

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Fo

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AU

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o de

ll’In

tern

o –

AIR

E

624.

025 36

9.88

0 102.

63910

7.88

311

6.63

4

86.0

0582

.599

105.

426 92

.144

127.

737 12

1.42

9161.

58518

9.08

3

258.

878

241.

241 19

6.29

6253.

698 18

6.51

7236.

491

194.

820

158.

725

153.

35017

4.07

1

-40,

7

-72,

3

5,1

8,1

-26,

3

-4,0

27,6

-12,

6

38,6

-4,9

33,1

17,0

36,9

-6,8

-18,

6

29,2

-26,

5

26,8

-17,

6-1

8,5

-3,413

,5

-80

-60

-40

-20

02040

0

100.

000

200.

000

300.

000

400.

000

500.

000

600.

000

700.

000

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Tota

le m

asch

iTo

tale

fem

min

eTo

tale

Var

iazio

ne %

ann

ua

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Graf. 9 - I 14 principali paesi di emigrazione degli italiani (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE Il 55% degli iscritti AIRE si trova in Europa ed il 31% in America Meridionale, la restante parte prevalentemente in America Settentrionale e Centrale. Solo il 5% dei connazionali iscritti all’AIRE si trova, invece, in paesi asiatici, africani o dell’Oceania (graf. 10). Graf. 10 - Iscritti AIRE per area geografica (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE Nell’area geografica che comprende i paesi dell’America Meridionale prevalgono gli iscritti di sesso femminile, mentre nelle altre aree sono di qualche punto percentuale maggiore i maschi (graf. 11).

691.481

651.852

558.545

373.145

316.699254.741223.429210.690

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

I primi 14 paesi di emigrazione degli italiani

Cile

Uruguay

Venezuela

Spagna

Australia

Canada

Regno Unito

Stati Uniti d'America

Belgio

Brasile

Francia

Svizzera

Germania

Argentina

31%

9%

5%

55%

America Meridionale

America Settentrionale e Centrale

Asia, Africa, Australia, Oceania, Antartide

Europa

653.119

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Graf. 11 - Iscritti AIRE per area geografica e per sesso (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE I dati regionali Per poter studiare i flussi emigratori che si sono mossi dall’Umbria prendiamo come primo riferimento i dati AIRE rilevati tra 2005 e 2012, dai quali si evince che dopo una diminuzione degli iscritti di quasi 2.000 unità (-4,5%) nel 2006 rispetto all’anno precedente, dal 2007 l’aumento del numero di iscritti è stato mediamente del 2,5% annuo, con picchi del 3,2% nel 2008, del 3% nel 2009 e del 3,1% nel 2012 (graf. 12). Graf. 12 - Iscritti AIRE Umbria (n, variazione % annua)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE Se si analizzano i flussi di iscrizione nei registri comunali tra 1995 e 2011 si evidenzia che mediamente gli iscritti umbri aumentano di 275 unità annue e rappresentano solo il 2% degli iscritti nazionali (graf. 13); mentre per quanto riguarda le cancellazioni, queste aumentano in

48,65 52,40 52,83 53,74 52%

51,35 47,60 47,17 46,26 48%

0%

20%

40%

60%

80%

100%

America Meridionale

America Settentrionale

e Centrale

Asia, Africa, Australia, Oceania, Antartide

Europa Totale

% femmine

% maschi

28.031

26.76927.287

28.15628.987

29.43930.052

30.993

-4,5

1,9

3,23,0

1,62,1

3,1

-5-4-3-2-101234

24.00025.00026.00027.00028.00029.00030.00031.00032.000

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Iscritti AIRE Variazione % annua

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media di 89 unità all’anno (ma l’incremento è notevolmente se si considera il solo periodo 2007-2012) e rappresentano l’1,1% di quelle nazionali (graf. 14)16. Graf. 13 - Flussi di iscrizione tra 1995 e 2011 (n, variazione % annua)

Fonte: elaborazioni AIRE su dati ISTAT Graf. 14 - Flussi di cancellazione tra 1995 e 2011 (n, variazione % annua)

Fonte: elaborazioni AIRE su dati ISTAT 16 L'Istat elabora annualmente i dati individuali sui trasferimenti di residenza registrati tra i comuni italiani e quelli relativi ai movimenti da e per l'estero. Questa rilevazione fornisce la base informativa per tutte le analisi sui flussi migratori. La rilevazione si basa sul modello APR (Anagrafe Popolazione Residente) n. 4. La compilazione dei modelli da parte dei comuni risponde ad esigenze in primis amministrative e solo in seconda istanza statistiche. Ogni anno ammontano a oltre un milione e 300 mila i modelli inviati all'ISTAT, con un aumento sensibile negli anni successivi ai censimenti della popolazione, dovuto all'incremento delle pratiche di regolarizzazione conseguenti alle operazioni di allineamento tra popolazione censita e anagrafica. Ai tradizionali modelli cartacei, che continuano a rappresentare la modalità più frequente di invio delle informazioni, si stanno affiancando nuove forme di acquisizione dei dati, sia attraverso l'invio su supporto informatico degli archivi direttamente da parte dei comuni, sia, soprattutto, tramite il software ISI-Istatel che permette la gestione locale dei modelli elettronici da inviare, la produzione dei relativi tracciati record e l'invio dei dati in modalità automatica (www.demo.istat.it).

21573587

25802807

369444453619

4501

99218032

66744825

1239910749

8944 8581

65645657

40

-39

824 17

-23

20

55

-24 -20-38

61

-15 -20-4

-31-16

-60

-40

-20

0

20

40

60

80

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

Iscrizioni Variazione % annua

339 388308

429

473454 506

357 363 428514 547

803

12371407

1246

1395

1860

14

-21

39

10

-4

11

-29

2

18 20

6

4754

14

-11

12

33

-40

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

2000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Cancellazioni Variazione % annua

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Se si osserva tale fenomeno nell’arco temporale 2005-2012 dal punto di vista provinciale, mediamente l’80% degli iscritti AIRE proviene dalla provincia di Perugia, ma se dal 2007 in poi l’aumento annuo di perugini iscritti all’AIRE è stato intorno al 2%, per i residenti nella provincia di Terni l’aumento è stato mediamente il doppio (graf. 15). Graf. 15 - Flussi emigratori umbri per provincia (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati Ministero dell’Interno – AIRE Per quanto concerne l’anzianità di iscrizione all’AIRE, si rileva che, nel periodo 2008-2011, mediamente solo il 4% dei soggetti presenti nel registro è neo-iscritto e al contrario il 61% è iscritto da più di 10 anni (tab. 5). Tab. 5 - Anzianità di iscrizione all’AIRE (%)

Anzianità iscritti AIRE Umbria

Anno 2011 2010 2009 2008

< 1 anno 3 4 5 4 tra 1 e 5 anni 18 18 17 18 tra 6 e 10 anni 18 18 18 16 > 10 anni 61 60 60 62

Fonte: elaborazioni AUR su dati Fondazione Migrantes – Rapporto Italiani nel Mondo Dal punto di vista della anzianità di iscrizione per continente rilevato nel periodo 2008-2011, più del 50% si trova in Europa e più del 35% in America. La situazione è differente se tali informazioni vengono analizzate per gli iscritti da più di 10 anni. Infatti, per lo stesso periodo, circa l'80% degli iscritti si trovava in Europa mentre il restante 20% risiedeva fuori Europa e di questi il 15% in America. Infine, per quanto riguarda gli altri continenti, possiamo affermare che la percentuale di residenti di origine umbra è solo residuale (tab. 6).

23.056

21.830

22.23022.854

23.45723.808

24.132 24.830

4.9754.939

5.0575.302

5.5305.631

5.9206.163

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

PERUGIA

TERNI

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32

Tab. 6 - Anzianità di iscrizione all’AIRE per continente (%)

Anzianità iscritti AIRE Umbria Anno 2011 2010 2009 2008

< 1 anno Europa 50 53 53 58 Africa 4 4 4 3 Asia 3 3 2 4 America 41 39 40 34 Oceania 2 1 1 1 tra 1 e 5 anni Europa 54 56 57 57 Africa 3 3 3 2 Asia 2 2 3 2 America 39 38 36 37 Oceania 1 1 2 2 tra 6 e 10 anni Europa 57 58 58 59 Africa 2 3 3 3 Asia 2 2 2 2 America 37 36 36 34 Oceania 2 3 2 2 > 10 anni Europa 79 80 81 81 Africa 2 2 2 2 Asia 1 1 1 1 America 16 16 15 15 Oceania 2 2 2 2

Fonte: elaborazioni AUR su dati Fondazione Migrantes – Rapporto Italiani nel Mondo L’indagine AUR sui dati AIRE17 Per far fronte all’esiguità dei dati messi a disposizione dal Ministero dell’Interno e condurre una sorta di “censimento” degli umbri residenti all’estero si è proceduto ad una rilevazione presso i registri AIRE dei 92 comuni umbri18. Si precisa che, per mancanza di dati relativi ai comuni di Assisi, Gualdo Tadino, Guardea, Montecastrilli, Montefranco e Valtopina, l’indagine di seguito riportata riguarderà 86 dei 92 comuni umbri. Gli iscritti AIRE rilevati attraverso l’indagine AUR (27.519 unità) rappresentano circa il 3,2% del totale della popolazione regionale, ma su base comunale l’incidenza varia dallo 0,6% al 18,8% (graf. 16). I comuni nei quali tali dato è più elevato sono Scheggia e Pascelupo (18,8%), Costacciaro (15%) e Nocera Umbra (9,1%). Se si osservano i dati relativi ai singoli comuni possiamo affermare che quelli con più iscritti sono, naturalmente, quelli più popolati e cioè Perugia (4.313 iscritti AIRE) e Terni (3.104) ma come risulta dalla mappa (fig. 6), l’incidenza del numero di iscritti sulla popolazione comunale totale è maggiore per comuni di piccole dimensioni come, ad esempio, Montone, Nocera Umbra e Bevagna.

17 Le elaborazioni utilizzate per la realizzazione del presente capitolo sono state curate da Meri Ripalvella. 18 La rilevazione è stata condotta nel periodo novembre 2011 - agosto 2012, attraverso l’invio via e-mail di una richiesta di dati (sesso, anno di nascita, città e paese di nascita, città e paese estero di residenza) riferiti agli iscritti ai Registri AIRE tenuti dagli Uffici Anagrafe dei 92 comuni dell’Umbria. Tale indagine è stata autorizzata dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale per i Servizi Demografici, dalla Prefettura di Perugia – Ufficio Territoriale del Governo – Area II – Raccordo con gli Enti locali e Consultazioni Elettorali e dalla Giunta della Regione Umbria – Direzione Regionale Programmazione Innovazione e Competitività dell’Umbria - Servizio Rapporti Internazionali e Cooperazione.

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Graf. 16 - Incidenza percentuale degli iscritti AIRE sulla popolazione totale dei comuni umbri (%)*

* estremo superiore compreso nella classe Fonte: elaborazioni AUR In linea con il dato nazionale, il campione analizzato è prevalentemente di sesso maschile (52%, graf. 17). Solo un comune su 4 ha un numero di iscritti AIRE di sesso femminile maggiore del numero di iscritti maschi. Tra questi i principali comuni nei quali prevalgono le donne emigrate sono Preci (61,5% di iscritti AIRE di sesso femminile), Ficulle (59,6%), Acquasparta e Spoleto (58,9%). I comuni con più iscritti di sesso maschile sono invece Poggiodomo (100%, ma gli iscritti AIRE sono solamente 3), Giove (83,3%) e Monteleone di Spoleto (66,7%). Graf. 17 - Iscritti AIRE per sesso (%)

Fonte: elaborazioni AUR

23

32

21

24

0%

20%

40%

60%

80%

100%

%

oltre 4,8%

da 3,2% a 4,8%

da 1,6% a 3,2%

da 0 a 1,6%

maschio52%

femmina48%

Monteleone di Spoleto, Fratta Todina, Giove, Polino, Stroncone, Cascia, Lugnano in Teverina, Corciano, Lisciano Niccone, Allerona, Montecchio, Castel Giorgio, San Gemini, San Venanzo, Calvi dell’Umbria, Porano, Avigliano Umbro, Norcia, Marsciano, Alviano

Otricoli, Arrone, Orvieto, Montefalco, Attigliano, Giano

dell’U., Poggiodomo, Castiglione d. L., Deruta, Bastia U., Piegaro,

Narni, Baschi, Castel Ritaldi, Perugia, Montecastello di Vibio,

Todi, Umbertide, Terni, Magione, Castel Viscardo,

Collazzone, Bettona, Vallo di Nera, Panicale, Acquasparta,

Amelia, Foligno

Torgiano, Paciano, Preci, Valfabbrica, Città della Pieve, Penna in Teverina, Massa Martana, Spoleto, Citerna, Ferentillo, Spello, Campello, San Giustino, Monteleone di Orvieto, Città di Castello, Gualdo Cattaneo, Cerreto di Spoleto

Sant’Anatolia di Narco, Fabro, Scheggino, Montone, Ficulle,

Passignano s. T., Trevi, Sellano, Bevagna, Tuoro s. T., Gubbio,

Cannara, Monte S. Maria Tiberina, Sigillo, Fossato di Vico,

Parrano, Pietralunga, Montegabbione, Nocera U.,

Costacciaro, Scheggia e Pascelupo

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Fig. 6 - Mappa dell’incidenza percentuale degli iscritti AIRE sulla popolazione totale dei comuni umbri (%)

Fonte: elaborazioni AUR

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35

L’età media del campione è 45 anni. Il 50% dei soggetti indagati ha più di 45 anni ed il 35% ha tra 18 e 44 anni. I minorenni rappresentano il 15% degli iscritti mentre gli over 65 il 23% (graf. 18). I comuni con gli iscritti più giovani sono: Allerona (l’età media degli iscritti AIRE è 33 anni), Alviano (35) e Perugia (38) e viceversa i comuni con gli iscritti più anziani sono: Lisciano Niccone (68), Giove (62), Fratta Todina e Poggiodomo (57). Graf. 18 - Iscritti AIRE per classi di età (%)

Fonte: elaborazioni AUR Dal punto di vista dell’età media per sesso, questa risulta la stessa sia per gli uomini che per le donne. I comuni nei quali sono presenti donne mediamente più giovani sono: Allerona (età media 30 anni), Parrano e Montecchio (33) e Alviano (34), mentre le iscritte mediamente più anziane si trovano nei comuni di: Giove (84), Lisciano Niccone (77) e Calvi dell’Umbria (65). Per quanto concerne gli uomini, quelli mediamente più giovani sono iscritti nei comuni di Vallo di Nera (età media 35 anni), Attigliano, Alviano e Allerona (36) e Porano (37), mentre quelli più anziani sono iscritti nei comuni di Fratta Todina (61), Giove, Lisciano Niccone e Poggiodomo (57), Preci e Sant’Anatolia di Narco (56). Un dato importante rilevato dalla ricerca è quello relativo al luogo di nascita degli iscritti ai registri AIRE. Infatti, ben il 64% degli iscritti è nato all’estero e quindi è possibile supporre che si tratti di soggetti umbri di seconda/terza generazione che hanno deciso di mantenere la nazionalità dei propri avi (graf. 19). Graf. 19 - Iscritti AIRE per nascita (%)

Fonte: elaborazioni AUR

15

13

22

27

23

0%

20%

40%

60%

80%

100%

%

oltre 65

45-64

30-44

18-29

0-17

nati in Italia36%nati

all'estero64%

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36

Quanto di cui sopra è confermato anche dall’età media degli iscritti nati in Italia che si attesta sui 61 anni (tendenzialmente il fenomeno emigratorio riguarda, soprattutto, soggetti di più giovane età), mentre per coloro che sono nati all’estero l’età media è 36 anni. Se si distinguono diverse classi di età il dato che emerge è che fino a 29 anni i nati in Italia iscritti all’AIRE sono in percentuale molto esigua (quindi, pochi sono i giovani neo-emigrati iscritti) rispetto ai nati all’estero e viceversa tra gli over 65 prevalgono nettamente i nati in Italia (graf. 20). Graf. 20 - Iscritti AIRE suddivisi per nascita e per fascia di età (%)

Fonte: elaborazioni AUR Infine, per coloro che sono nati all’estero, abbiamo valutato se c’è stata mobilità anche tra lo stato di nascita e quello di residenza risultante dalla registrazione AIRE attuale. Nel 18% dei casi risulta che un soggetto registrato presso un’AIRE umbra ma nato all’estero non risiede più neanche nello stato di nascita ma in un altro paese estero. Esiste anche una leggera differenza di genere tra i nati in Italia, tra i quali il 59% è uomo, ed i nati all’estero che vendono prevalere il numero di donne (52%, graf. 21). Graf. 21 - Nati in Italia ed all’estero per sesso (%)

Fonte: elaborazioni AUR Risulta, inoltre, che tendenzialmente le donne iscritte all’AIRE, sia che siano nate in Italia sia che siano nate all’estero, hanno più anni degli uomini (tab. 7).

3,6 3,8

14,9

27,1

50,6

21,5 18,726,8 24,9

8,115,0 13,3

22,4 25,7 23,5

0,010,020,030,040,050,060,0

0-17 18-29 30-44 45-64 oltre 65

nati in Italia nati all'estero media campione totale

58,547,9

41,552,1

0%

20%

40%

60%

80%

100%

nati in Italia nati all'estero

femmina

maschio

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37

Tab. 7 - Età media per sesso dei nati Italia ed all’estero (anni)

Età media nati in Italia nati all'estero maschio 60,6 33,5 femmina 61,3 37,7 Totale 60,9 35,7

Fonte: elaborazioni AUR Passiamo ora ad analizzare i paesi in cui risiedono gli umbri iscritti all’AIRE regionale. Dal punto di vista dei continenti, possiamo affermare che l’Europa è sicuramente la meta di emigrazione preferita dagli umbri (68,4% degli iscritti) e sicuramente tale scelta è da attribuirsi, soprattutto, alla vicinanza geografica e, in parte, a quella culturale con molti paesi limitrofi; segue l’America centrale e meridionale, meta principale delle emigrazioni del passato ma che sta tornando di moda, soprattutto, grazie alla straordinaria crescita economica brasiliana (graf. 22). In assoluto, i primi 10 paesi di emigrazione degli umbri sono: Francia (22,1% degli iscritti AIRE), Svizzera (13,1%), Argentina (9,2%), Germania (8,4%), Belgio (6,6%), Brasile (6%), Regno Unito (5,7%), Lussemburgo (4,8%), USA (4,2%) e Spagna (3,2%, tab. 8). Di questi paesi siamo in grado anche di evidenziare le principali città in cui risiedono gli umbri (tab. 9). Come risulta dalla tabella non sempre la maggior parte degli iscritti AIRE umbri è concentrata nella capitale del paese preso a riferimento. Nel caso della Francia, inoltre, possiamo notare che la dispersione nell’intero territorio nazionale è molto elevata. Infatti, le città francesi in cui si trova almeno un umbro iscritto all’AIRE sono ben 1.161. Graf. 22 - Continenti di emigrazione degli umbri (%)

Fonte: elaborazioni AUR

68,4

20,6

5,6

2,41,6 1,5

Europa

Centro e Sud America

Nord America

Africa

Oceania

Asia

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38

Tab. 8 - Iscritti AIRE umbri per paese estero (%)

Paese/Area geografica Iscritti AIRE

Umbria Paese/Area geografica

Iscritti AIRE

Umbria Francia 22,1 Altri Paesi Africani2 0,9 Svizzera 13,1 Altri Paesi dell'UE273 0,7 Argentina 9,2 Altri Paesi Europei4 0,6 Germania 8,4 Messico 0,6 Belgio 6,6 Altri Paesi dell'America Centrale/Meridionale5 0,5 Brasile 6,0 Uruguay 0,5 Regno Unito 5,7 Grecia 0,5 Lussemburgo 4,8 Svezia 0,4 Usa 4,2 Ecuador 0,4 Spagna 3,2 Perù 0,3 Australia/Nuova Zelanda 1,6 Principato Di Monaco 0,3 Venezuela 1,5 Austria 0,3 Sud Africa 1,5 Irlanda 0,3 Asia1 1,5 Colombia 0,2 Canada 1,4 Romania 0,2 Cile 1,1 Danimarca 0,2 Olanda 1,1 Repubblica Dominicana 0,2

1Asia: Siria, Israele, Cina, Giordania, Emirati Arabi, Giappone, Indonesia, Thailandia, Singapore, Malesia, India, Libano, Hong Kong, Yemen, Arabia Saudita, Vietnam, Iran, Kuwait, Filippine, Bahrein, Qatar, Sri Lanka, Uzbekistan, Kazakistan, Afghanistan, Corea del Sud. 2Altri Paesi Africani: Egitto, Kenya, Tunisia, Libia, Etiopia, Marocco, Algeria, Mauritius, Nigeria, Senegal, Camerun, Zambia, Angola, Mozambico, Congo, Madagascar, Zaire, Costa D'avorio, Eritrea, Gabon, Ruanda, Guinea, Seychelles, Tanzania, Ghana, Benin, Zimbabwe, Oman, Uganda. 3Altri Paesi dell'UE27: Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Finlandia, Bulgaria, Slovenia, Repubblica Slovacca, Malta, Cipro, Lituania, Estonia. 4Altri Paesi Europei: San Marino, Russia, Norvegia, Croazia, Turchia, Albania, Serbia, Creta, Liechtenstein, Moldavia, Ucraina, Bielorussia, Città del Vaticano, Islanda. 5Altri Paesi dell'America Centrale/Meridionale: Panama, Paraguay, Costa Rica, Bolivia, Honduras, Cuba, El Salvador, Guatemala, Porto Rico, Antigua, Nicaragua, Bermuda. Fonte: elaborazioni AUR Se si confrontano tali dati con quelli rilevati a livello nazionale dal Ministero dell’Interno, si può osservare come gli iscritti umbri rappresentino una esigua parte degli iscritti nazionali nei principali paesi di emigrazione, tranne nel caso del Lussemburgo. Infatti, quasi il 6% degli iscritti nazionali in questo paese è di origine umbra. Tab. 9 - Dieci principali paesi e città di iscrizione AIRE degli umbri (n)

Paese

Numero di città in cui

risiedono gli umbri

Città principali

Francia 1.161 Nizza (8,6% degli iscritti AIRE), Parigi (4,5%), Villerupt (2,1%) Svizzera 591 Basilea (4,9%), Ginevra (4%), Zurigo (3,6%) Argentina 223 Buenos Aires (18,4%), Mar del Plata (5,1%), Rosario e Santa Rosa (5%) Germania 523 Monaco di Baviera (5,9%), Berlino (5,1%), Colonia (3,6%) Belgio 281 Liegi (7,3%), La Louviere (7,1%), Genk (6,9%) Brasile 205 San Paolo (30,9%), Rio de Janeiro (7,6%), Curitiba (4%) Regno Unito 258 Londra (43,1%), Nottingham (2,9%), Leicester (2%) Lussemburgo 117 Esch sur Alzette (16,5%), Lussemburgo (8,8%), Differdange (7,5%) Usa 353 New York (5,1%), Miami (3,9%), Washington (2,4%) Spagna 219 Madrid (12%), Barcellona (11,2%), Siviglia (4,1%)

Fonte: elaborazioni AUR

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39

Il paese d’iscrizione AIRE in cui la percentuale di iscritti umbri di sesso femminile è maggiore è la Grecia (56,9%) mentre per quanto concerne gli uomini è la Romania (78%). Gli iscritti con età media più elevata si trovano in Francia e in Canada (52 anni) mentre i più giovani si trovano in Irlanda (30 anni). Le donne con età media più bassa si trovano in Ecuador (28 anni) e gli uomini in Romania (25 anni), mentre le donne più anziane si trovano in Canada (53 anni) e gli uomini in Francia (53). Infine, un altro dato molto interessante è quello che mette a confronto i paesi di emigrazione in base al luogo di nascita. Infatti, se i primi due paesi di emigrazione, sia per i nati in Italia che per i nati all’estero, risultano essere Francia e Svizzera (ma in assoluto gli iscritti AIRE residenti in questi due Paesi sono più numerosi), nel caso dei nati in Italia troviamo al terzo posto la Germania ed al quarto il Regno Unito (che nell’analisi dei dati rivenienti dal questionario Keep in Touch19 e dall’indagine sulla mobilità dei laureati dell’Università degli Studi di Perugia20 risulta essere la meta preferita dagli emigrati di “nuova generazione”), mentre per i nati all’estero troviamo al terzo posto l’Argentina (destinazione privilegiata nell’emigrazione post bellica) e al quarto posto la Germania (tab. 10). Tab. 10 - I 10 principali paesi di emigrazione degli iscritti AIRE per luogo di nascita (%)

Paese Nati in Italia Paese Nati all’estero Francia 32,8 Francia 22,8 Svizzera 13,8 Svizzera 15,9 Germania 11,0 Argentina 14,8 Regno Unito 8,1 Germania 9,8 Belgio 7,6 Brasile 9,6 Lussemburgo 6,9 Belgio 7,5 USA 6,9 Regno Unito 6,3 Argentina 5,1 Lussemburgo 5,7 Spagna 4,5 USA 4,0 Brasile 3,3 Spagna 3,6 Totale 100,0 100,0

Fonte: elaborazioni AUR I dati raccolti in questa sezione sono interessanti ma per loro natura non esaustivi. Tale criticità è dovuta soprattutto alla mancanza di strumenti che riescano a monitorare il fenomeno emigratorio, soprattutto quello più recente, in maniera efficace. Le problematicità riscontrate a livello nazionale, si riflettono anche sull’analisi condotta da AUR a livello regionale. Quest’ultima, comunque, ci permette di tracciare un primo profilo degli umbri residenti all’estero. Questi rappresentano circa il 3% della popolazione regionale. I dati si differenziano in base soprattutto ad una variabile: il paese di nascita. Se consideriamo i soli nati in Italia (36% del campione), infatti, l’età media è di 61 anni e nel 59% dei casi si tratta di soggetti di sesso maschile. Queste caratteristiche sono potenzialmente riconducibili a soggetti che sono emigrati già da molti anni, in quanto, in genere, ad emigrare sono soggetti con un’età media più bassa e anche la differenziazione per sesso nei giovani risulta essere minore. Se, invece, analizziamo i dati riferiti ai soggetti nati all’estero, che rappresentano ben il 64% del campione, possiamo osservare che l’età media si abbassa a 36 anni e nel 52% dei casi si tratta di donne. Con un’alta probabilità possiamo affermare che si tratta, soprattutto, di emigrati di seconda e terza generazione data la giovane età e il fatto di non essere nati in Italia.

19 Cfr. par. “Il questionario Keep in Touch”. 20 Cfr. cap. “Esperienze umbre di brain circulation”.

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Per quanto riguarda il Paese di residenza, se in assoluto possiamo affermare che la Francia è il paese con più iscritti AIRE, seguita dalla Svizzera, nel caso dei soggetti nati in Italia, il Paese prescelto risulta essere il Regno Unito mentre per i nati all’estero è l’Argentina. Nell’appendice A e nell’appendice B a questo volume, è possibile consultare le schede riassuntive dei principali indicatori analizzati nell’indagine per singolo comune umbro e per stato di residenza estero, in base alle informazioni fornite dagli 86 comuni umbri che hanno partecipato alla rilevazione. Tali schede sono disponibili anche nel sito www.brainbackumbria.eu nella sezione “Umbri all’estero”.

Il questionario Keep in Touch21 Il questionario Keep in Touch, elaborato da AUR, è finalizzato a raccogliere informazioni sugli emigrati umbri con una particolare attenzione a coloro che hanno lasciato la regione di origine da breve tempo. Il questionario è strutturato in due parti: una anagrafica, che raccoglie tutte le informazioni generali sul soggetto intervistato, e l’altra qualitativa, che ha come obiettivo principale quello di capire i motivi che hanno portato gli intervistati ad emigrare e le possibili spinte al rientro. In totale, tra il 18 luglio 2012 ed il 30 maggio 2013, hanno risposto al questionario online 347 soggetti ma l’indagine riguarderà solo 310 di questi, dato che 37 risultano non appartenere al target group che è quello dei soli soggetti di origine umbra emigrati all’estero (alcuni non sono umbri, altri risiedono in Italia)22. L’età media degli intervistati è 35 anni, il più giovane di questi ha 20 anni mentre il più anziano 72. Se consideriamo l’età degli intervistati per classi possiamo osservare che quasi il 70% ha un’età compresa tra 26 e 39 anni (graf. 23). Graf. 23 - Età degli intervistati per classi (%)

Fonte: elaborazioni AUR Gli intervistati sono prevalentemente di sesso maschile (61%, graf. 24).

21 Le elaborazioni utilizzate per la realizzazione del presente capitolo sono state curate da Meri Ripalvella. 22 Il criterio utilizzato per definire l’origine umbra è per nascita, discendenza o residenza (lo stesso utilizzato anche per l’Avviso Pubblico “Progetto Brain Back – Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso lo start up d’impresa o di lavoro autonomo” e che vige per la Legge Controesodo – Legge n. 238/2010 – “Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia”, anche se in questo caso il criterio si riferisce all’origine italiana e non alla singola regione).

7,7

41,4

27,7

11,9

11,3

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

oltre 45

40-44

33-39

26-32

18-25

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Graf. 24 - Genere degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR L’83% degli intervistati è nato in Italia (graf. 25a) mentre il rimanente 17% è nato prevalentemente in Argentina (33,3%), Brasile (20,4%), Belgio (16,7%)23. Tra gli intervistati nati in Italia non tutti sono nati in Umbria (graf. 25b). Infatti, il 15% proviene principalmente da altre regioni italiane, soprattutto dal Lazio (18,6%), dalla Calabria, dalle Marche e dalla Puglia (11,6%, graf. 26). Graf. 25a - Luogo di nascita degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR I nati in Umbria sono originari principalmente dei comuni di Perugia (41%), Terni (9%), Gubbio (7%), Foligno (5%), Spoleto (3%)24. L’89% degli intervistati ha vissuto in Umbria e l’86% di questi ha una famiglia di origine umbra. In questo caso, rispetto a quanto rilevato nell’indagine condotta sui dati AIRE, il campione è composto prevalentemente da soggetti umbri per nascita e solo in pochi casi da emigrati di seconda o terza generazione. Nel 45% dei casi il primo migrante della famiglia è l’intervistato stesso e solo un 13% ha seguito la migrazione di genitori/fratelli/sorelle o dei nonni (graf. 27).

23 Gli altri paesi esteri di nascita degli intervistati sono: Canada (5,6%), Colombia, Francia, Lussemburgo e Regno Unito (3,7%), Albania, Bulgaria, Slovacchia, Svizzera e Venezuela (1,9%). 24 Gli altri comuni umbri di provenienza degli intervistati sono Assisi e Città di Castello (3%), Corciano, Marsciano e Narni (2%), Bastia Umbra, Gualdo Tadino, San Giustino, Todi e Torgiano (2%), Allerona, Amelia, Castiglione del Lago, Deruta, Fossato di Vico, Fratta Todina, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Montefalco, Montecchio, Montegabbione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro, Pietralunga, Polino, San Gemini, Scheggia e Pascelupo, Stroncone, Trevi, Umbertide e Valfabbrica (1%) .

maschi61%

femmine39%

Italia83%

Estero*17%

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Graf. 25b - Regione di nascita degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR Graf. 26 - Le altre regioni italiane di provenienza degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR Graf. 27 - Primo migrante della famiglia (%)

*La categoria “altro” comprende: zii, cugini, bisnonni, prozii e trisavoli. Fonte: elaborazioni AUR

Umbria85%

Altra regione italiana15%

2,32,3

4,74,74,74,7

7,07,0

9,311,611,611,6

18,5

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0

SardegnaTrentino-Alto Adige

CampaniaPiemonte

SiciliaToscanaAbruzzo

LombardiaVeneto

CalabriaMarche

PugliaLazio

45%

34%

8%

7% 6%me stesso

non so/non ricordo

altro*

nonni

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L’anno di partenza del primo migrante è nel 56% dei casi compreso tra 2003 e 2013 e di questi il 33% è emigrato da meno di 4 anni (graf. 28). Graf. 28 - Periodo storico in cui è partito il primo migrante della famiglia (%)

Fonte: elaborazioni AUR La nazionalità degli intervistati è nell’85% dei casi italiana, la restante parte degli intervistati ha prevalentemente nazionalità argentina (6%), brasiliana e belga (3%). All’interno del campione (soprattutto tra coloro che non hanno nazionalità italiana ma non solo), il 14% degli intervistati ha doppia cittadinanza. Per il 63% di questi la seconda nazionalità è quella italiana (quindi si tratta di emigrati di seconda/terza generazione), mentre gli altri hanno principalmente nazionalità statunitense (10%), brasiliana o tedesca (5%). Interessante, ed in gran parte in linea con i dati AIRE, è la suddivisione degli intervistati per continente in cui risiedono. L’Europa resta al primo posto con il 69,7% del campione, seguita dal continente americano (graf. 29). Graf. 29 - Continenti di insediamento degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR Tra i paesi in cui i soggetti intervistati risiedono, i principali sono: Regno Unito (17%), Belgio (10%), Germania (8,4%), Spagna (6,8%), USA (6,5%), Argentina (6,1%), Francia (5,5%), Svizzera (4,8%), Brasile e Paesi Bassi (3,9%, fig. 7). Le principali città in cui risiedono gli emigrati umbri sono le capitali degli stati di riferimento ed, in particolare, Londra (9,3% degli intervistati) e Bruxelles (5,5%) ma nelle prime dieci posizioni troviamo anche città come Cambridge, Monaco di Baviera, Valencia, Buenos Aires, Mendoza, Amsterdam e Barcellona. Per quanto concerne la situazione familiare degli intervistati, il 50% è celibe o nubile senza partner coabitante mentre il 45% convive con il partner (graf. 30).

15

29

56

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2003-2013

1961-2002

prima del 1960

69,7

11,9

9,0

5,22,3 1,9

Europa

Centro e Sud America

Nord America

Asia

Oceania

Africa

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Graf. 30 - Situazione familiare degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR L’informazione sullo stato civile può essere utile per cercare di analizzare il legame che si è sviluppato con il paese di emigrazione. Tra coloro che hanno un partner, infatti, risulta che solamente il 44% ha un legame con un soggetto di origine italiana, mentre la restante parte del campione ha partner stranieri, le cui principali nazionalità sono: spagnola (6%), statunitense, francese e brasiliana (5%). I soggetti intervistati hanno generalmente 1 o 2 figli (graf. 31), la cui nazionalità è in prevalenza italiana (61%). Tra i figli di nazionalità straniera, troviamo un 8% di statunitensi, un 6% di argentini e un 5% di inglesi e brasiliani. Graf. 31 - Numero di figli degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR Dal punto di vista del titolo di studio, emerge un’elevata scolarizzazione degli intervistati: il 43% è laureato ed il 42% ha un dottorato, un master o una specializzazione. La restante parte ha perlopiù un diploma di scuola media superiore (graf. 32).

50%

25%

20%

5%celibe/nubile senza partner coabitante

coniugato/a

celibe/nubile con partner coabitante

separato/a,divorziato/a, vedovo/a

5542

3

1 figlio

2 figli

3 o più figli

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Fig.

7 -

I pae

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%)25

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46

Graf. 32 - Titolo di studio degli intervistati (%)

Fonte: elaborazioni AUR L’età media di conseguimento del titolo di studio è 27 anni e, naturalmente, si differenzia a seconda del ciclo di studi affrontato (tab. 11). Tab. 11 - Età media di conseguimento dei titoli di studio degli intervistati (n)

Titolo di studio più elevato conseguito Età Media Istruzione media inferiore 17 Istruzione media superiore 19 Corsi pre-universitari/professionali 20 Laurea/laurea magistrale 26 Dottorato/master/specializzazione 30 Totale 27

Fonte: elaborazioni AUR Considerando tutte le categorie di titoli di studio, le aree prevalenti sono quella economico-giuridica (24%), ingegneristica (23%), delle scienze matematiche, fisiche e naturali (17%, graf. 33). Graf. 33 - Aree di studio (%)

Fonte: elaborazioni AUR Il 72% degli intervistati ha conseguito il più alto titolo di studio in Italia (graf. 34), mentre, tra coloro che hanno studiato all’estero (28%), i principali Paesi sono stati Argentina (18,8%), Regno Unito (12,9%), Brasile (11,8%), Belgio (10,6%), Germania (8,2%), Francia e Spagna (5,9%).

42,6

41,9

12,3

2,9 0,3laurea/laurea magistrale

dottorato/master/specializzazione

istruzione media superiore

corsi pre-universitari/professionali

istruzione media inferiore

24

23

18

14

1372

0%

20%

40%

60%

80%

100% corsi professionalizzanti

medicina, medicina veterinaria e farmacia

sc. sociali, della formazione e letterarie

scienze politiche e della comunicazione

SS.MM.NN.FF.

ingegneria ed archittetura

economia e giurisprudenza

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Graf. 34 - Area di conseguimento del titolo di studio più elevato (%)

Fonte: elaborazioni AUR Differente è, invece, il risultato se si analizza tale dato con riferimento ai soli nati in Italia. Tra questi, infatti, solo il 17% ha conseguito il più elevato titolo di studio all’estero e, quindi, la perdita per il sistema-Paese è decisamente elevata dato l’alto investimento sul livello di scolarizzazione degli emigrati intervistati (cfr. OECD, 2009). Abbiamo chiesto poi che tipo di attività veniva svolta in Italia prima di emigrare. Nel 31% dei casi si tratta di soggetti che stavano seguendo un percorso di studio, ma ben un 19% del campione ha deciso di intraprendere una carriera all’estero nonostante in Italia avesse un lavoro dipendente a tempo indeterminato. Solo un 14% degli intervistati è emigrato in quanto in possesso dello status di disoccupazione, mentre dall’indagine risulta che i meno propensi ad emigrare sono gli imprenditori (1%, graf. 35). Graf. 35 - Attività svolta in Italia prima di emigrare (%)

Fonte: elaborazioni AUR Un altro risultato importante proviene dalla domanda riguardante i possibili benefici per l’Italia provenienti dall’attività svolta dall’intervistato all’estero. Circa il 50% degli intervistati, infatti, ha mantenuto contatti con il Paese di provenienza e, principalmente, ha instaurato nuovi rapporti e/o continuato a collaborare con aziende private (19%), aiutato amici/conoscenti a trovare occasioni di studio/lavoro all’estero (11,7%) ed ha collaborato con istituzioni pubbliche italiane (9,5%, graf. 36).

28

72

Estero

Italia

31

19

15 14 13

4 3 10

5

10

15

20

25

30

35 studente

lavoro dipendente a tempo indeterminato

lavoro dipendente a tempo determinato

disoccupato

borsa studio/assegno ricerca/stage

libero professionista

altro

imprenditore

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Graf. 36 - Benefici in Italia provenienti dall’attività svolta dall’intervistato all’estero (%)

Fonte: elaborazioni AUR Alla domanda sul carattere dell’attività principale svolta all’estero risulta che quasi il 56% degli intervistati è un lavoratore dipendente, il 23% è uno studente/ricercatore ed il 17% è un lavoratore autonomo. Solo il 4% del campione non svolge alcuna attività lavorativa (graf. 37). Graf. 37 - Principale attività svolta all’estero (%)

* La categoria “non lavora” comprende: inattivi, disoccupati e pensionati. Fonte: elaborazioni AUR Tra coloro che sono occupati, ben il 67% svolge un’attività ad elevata qualificazione/specializzazione (ad esempio, occupa una posizione da professore universitario, da responsabile dell’area Ricerca e Sviluppo in una grande multinazionale, ecc.). Gli occupati in aree a bassa/media qualificazione (come ad esempio, operai, impiegati, ecc.) sono solo il 22%. Il 12% svolge attività dirigenziali, quali, ad esempio manager aziendale o dirigente della pubblica amministrazione, ecc., graf. 38).

3,6

6,9

9,5

11,7

19

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100% Si, ho collaborato nella mia attività con aziende italiane

Si, ho aiutato italiani a cercare opportunità di studio o lavoro all'estero

Si, ho dato il mio parere/collaborazione a istituzioni pubbliche italiane

Altro

Si, ho dato il mio contributo all'organizzazione di eventi su temi che riguardano l'Italia

55,623,2

17,2

4lavoratore dipendente

studente/ricercatore

lavoratore autonomo

non lavora*

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49

Graf. 38 - Qualificazione del lavoro (%)

Fonte: elaborazioni AUR Il 47% degli intervistati dichiara che si trasferirebbe volentieri in Umbria, il 12% non intende prendere in considerazione tale opzione e una buona percentuale (41%) non ha ancora deciso circa tale possibilità (graf. 39). Graf. 39 - Volontà di trasferirsi in Umbria (%)

Fonte: elaborazioni AUR Tra i principali fattori che vengono evidenziati come negativi circa la decisione di trasferirsi in Umbria troviamo al primo posto il compenso per il lavoro svolto (23,5%). Recenti ricerche hanno infatti evidenziato che, ad esempio, un ricercatore italiano percepisce una retribuzione netta di circa 1.500 euro al mese contro i quasi 2.000 di Francia e Spagna ed i 2.500 del Regno Unito (Sylos Labini et al., 2010). A seguire, tra i fattori che non agevolano il rientro, troviamo la mancanza di infrastrutture e tecnologie avanzate (13,2%) e la burocrazia (11,7%, graf. 40).

67

12

11

10

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

bassa qualifica

attività dirigenziale

media qualifica

elevata qualifica/specializzazione

47

41

12si

forse

no

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50

Graf. 40 - Principali fattori negativi che incidono sulla decisione di trasferirsi in Umbria (%)

Fonte: elaborazioni AUR Alla domanda riguardate i principali fattori che spingono ad andare all’estero, si evidenziano due principali motivazioni: la mancanza di un sistema di welfare attivo che incentivi e sostenga l’autonomia dei giovani (28,7%) e la scarsa fiducia nelle possibilità di crescita e sviluppo del sistema-Paese (22,8%, graf. 41). Graf. 41 - Principali fattori che spingono i giovani ad andare all’estero (%)

Fonte: elaborazioni AUR

0,3

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1,2

2,5

4,9

5,5

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13,2

23,5

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0

Nessuno

Scarsa competitività

Meritocrazia

Mercato delle abitazioni

Legami affettivi nel luogo in cui attualmente risiede

Mercato del lavoro

Sistema di welfare pubblico e di servizi

Imposte e contributi sul reddito da lavoro

Risorse/finanziamenti per avviare un'impresa innovativa

Impossibilità di inserimento per i giovani ricercatori

Burocrazia

Infrastrutture e tecnologie avanzate

Compenso per il lavoro svolto

9,8

12,1

12,6

14,0

22,8

28,7

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0

La maggiore meritocrazia e trasparenza nelle possibilità di carriera

La possibilità di disporre di migliori strumenti e condizioni per svolgere al meglio la propria attività

Le maggiori possibilità di trovare un lavoro stabile

Le più alte remunerazioni

La scarsa fiducia nelle possibilità di crescita e sviluppo del proprio paese

La carenza in Italia di un adeguato sistema di welfare attivo che incentivi e sostenga l'autonomia dei

giovani

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Abbiamo poi chiesto di evidenziare le principali difficoltà riscontrate all’estero. La principale è quella linguistica (18,3%) che incide soprattutto durante il primo periodo di permanenza fuori dai confini nazionali. Seguono la differente mentalità e le difficoltà di integrazione (16,2%) e lo stile di vita e culturale diverso rispetto a quello italiano (14%). Il 10% degli intervistati evidenzia per contro che non ha riscontrato alcuna difficoltà nel trasferirsi all’estero. Altre problematiche evidenziate sono la mancanza degli affetti, la burocrazia, il meteo, l’alimentazione, il mancato riconoscimento del titolo di studio, la difficoltà nel creare una rete di contatti (graf. 42). Graf. 42 - Le principali difficoltà riscontrate nel trasferirsi all’estero

Fonte: elaborazioni AUR Tra le domande aperte ed a carattere descrittivo, abbiamo chiesto, inoltre, che cosa gli intervistati “importerebbero” in Italia dal paese estero in cui si trovano. Meritocrazia e rispetto dei diritti individuali (11,5%) sono i principali fattori che ci vedono perdere sulla competizione con l’estero, seguiti dalla professionalità/efficienza lavorativa (9,6%), dalla burocrazia più snella (7,6%) e da una maggiore fiducia verso i giovani ed il futuro in generale (6,6%, graf. 43). Con l’obiettivo di creare uno strumento realmente efficace per incentivare il rientro in Umbria, abbiamo chiesto poi agli intervistati se prenderebbero in considerazione la possibilità di tornare per avviare un’attività d’impresa sul territorio regionale. Il 54,5% del campione ha risposto positivamente (graf. 44).

0,92,32,32,72,73,23,23,6

5,45,4

9,99,9

14,016,2

18,5

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0

costo della vitaalimentazione

creare una rete di contattiscarse competenze/conoscenze pre-acquisite

mancanza della cittadinanza/difficoltà nel rilascio …italianità

mancato riconoscimento del titolo di studio italianometeo

modo di lavorareburocrazia

affetti/territorio umbronessuna

stile di vita/culturaintegrazione sociale/mentalità

lingua

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Graf. 43 - Principali fattori da “importare” in Italia rispetto al paese estero in cui si trova l’intervistato (%)

Fonte: elaborazioni AUR Graf. 44 - Apertura di un’attività imprenditoriale sul territorio umbro (%)

Fonte: elaborazioni AUR Abbiamo poi chiesto in quali settori vorrebbero avviare tale attività. I principali indicati, in base alla classificazione ATECO 2007, sono: attività professionali, scientifiche e tecniche (16,9%); attività nell’ambito dei servizi di alloggio e ristorazione (11,2%); servizi di informazione e comunicazione (10,4%); altre attività di servizi (9,6%); attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (9,6%); istruzione (6,2%); attività manifatturiere (5,9%); agricoltura, silvicoltura e pesca (5,3%).

0,20,50,70,7

1,22,02,22,22,52,52,72,93,2

4,24,24,4

4,95,6

6,46,6

7,69,6

11,511,5

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0

ClimaNiente

Facilità nella creazione di networkValorizzazione degli immigrati

Qualità della vitaFermento intellettuale

Efficienza del sistema della ricercaEfficienza dei sistemi di formazionePositivo funzionamento del sistema …

Predisposizione all'innovazioneFavorevole sistema fiscale

Migliori retribuzioniSenso civico

Semplicità nell'apertura di nuove impreseEfficienza della PA

Efficienza del sistema socialeFlessibilità del mercato del lavoro

Buona organizzazione delle infrastruttureTrasparenza

Fiducia nei giovani e nel futuroBurocrazia snella

Professionalità/efficienza lavorativaRispetto dei diritti individuali/apertura mentale

Meritocrazia

54,545,5 si

no

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Infine, abbiamo chiesto di evidenziare i principali fattori che incentiverebbero la decisione di trasferirsi in Umbria per avviare un’attività imprenditoriale. Come risulta dal grafico che segue il principale motore che spingerebbe a tornare/venire in Umbria sono gli incentivi finanziari (34,2%), seguiti dalle agevolazioni fiscali (24,6%, graf. 45). Graf. 45 - Principali fattori di incentivo al trasferimento in Umbria riferiti all’avvio di un’attività di impresa (%)

Fonte: elaborazioni AUR Quest’ultima parte del questionario è stata molto utile, come vedremo nel capitolo dedicato all’Avviso Pubblico “Progetto Brain Back – Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso lo start up d’impresa o di lavoro autonomo” al fine di elaborare uno strumento il più vicino possibile rispetto alle richieste di coloro che hanno realmente intenzione di stabilirsi in Umbria. Abbiamo successivamente chiesto al nostro campione circa l’iscrizione all’AIRE. Il risultato è che la maggioranza degli umbri che vivono all’estero non ha cambiato la propria residenza (55,2%) e quindi sfugge alle indagini AIRE (graf. 46). Graf. 46 - Iscrizione all’AIRE (%)

Fonte: elaborazioni AUR

8,3

8,5

10,0

14,4

24,6

34,1

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0

Consulenze specialistiche in materia economico/finanziaria

Sostegni all'export

Formazione

Strutture fisiche per l'attività d'impresa

Agevolazioni fiscali

Incentivi finanziari

44,855,2

si no

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Tra coloro che non si sono mai iscritti all’AIRE, il 49,6% pensa di farlo in futuro, il 33,6% non dichiara le motivazioni per cui non ha proceduto all’iscrizione e la parte residua afferma che non è interessata o ritiene tale strumento inutile (graf. 47). Graf. 47 - Motivi per cui gli intervistati non hanno proceduto all’iscrizione all’AIRE (%)

Fonte: elaborazioni AUR Infine, abbiamo chiesto agli intervistati di evidenziare la fonte dalla quale erano venuti a conoscenza del Progetto Brain Back Umbria. Il 30,6% degli intervistati ha raccolto informazioni sul progetto tramite social network (LinkedIn risulta essere il principale rispetto a quelli nei quali è stato inserito un profilo e/o una pagina riguardante il Progetto), seguono coloro che sono stati contattati da amici (24,2%). Il “passaparola” si conferma, quindi, tra le strategie più efficaci per raggiungere i corregionali che si trovano all’estero (graf. 48). Graf. 48 - Principali strumenti di contatto dei soggetti intervistati (%)

*La categoria “altro” comprende: ambasciate e consolati, Consiglio Regionale dell’Emigrazione (Regione Umbria), blog “Fuga dei Talenti”, università, altro non specificato. Fonte: elaborazioni AUR

49,6

33,6

14,72,1

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

no, è inutile/troppo complessa l'iscrizione

no, non so cosa sia/non mi sono mai interessato

no, per altri motivi

per ora no, ma penso di farlo prima o poi

30,6

24,2

20,1

16,1

7,11,9

0%

20%

40%

60%

80%

100%

motore di ricerca

email

AUR

altro*

amici

social network

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Un approfondimento: cosa succede se si incrociano alcuni dati del questionario Keep in Touch? A questo punto abbiamo incrociato alcune informazioni raccolte dai questionari, al fine di approfondire i percorsi delineati dalle domande qualitative inserite negli stessi così da rendere evidenti eventuali scostamenti rispetto all’analisi delle singole variabili. I dati raccolti, nonostante l’indagine condotta attraverso il questionario Keep in Touch sia rivolta solo agli umbri, possono essere riferiti in gran parte all’intero sistema-Paese26.

Analizziamo ora i dati incrociati con il quesito relativo ai motivi che spingono i giovani a lasciare l’Italia. Dal punto di vista dei principali stati di emigrazione degli intervistati, i dati che emergono sono molto diversificati; se per coloro che si trovano in Argentina, Paesi Bassi e Spagna il fattore che rende attrattivo l’estero rispetto all’Italia è quello retributivo, per coloro che si sono stabiliti in Brasile, Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito, il principale problema italiano è la carenza di un adeguato sistema di welfare attivo che incentivi e sostenga l’autonomia dei giovani. Infine, per quelli che abitano in Belgio e negli Stati Uniti la motivazione principale è legata alla scarsa fiducia nelle possibilità di crescita e sviluppo del proprio Paese. Confrontando le motivazioni che favoriscono l’espatrio dei giovani rispetto al genere degli intervistati, risulta che per gli uomini ha un peso maggiore la mancanza di un adeguato sistema di welfare rivolto all’autonomia dei giovani, mentre per le donne incide pesantemente il clima di sfiducia verso il sistema-Paese. Indipendentemente dal titolo di studio, gli intervistati affermano che il motivo principale che spinge i giovani a lasciare l’Italia per cercare migliori prospettive occupazionali e di vita all’estero sia in stretta connessione con la scarsità di incentivi a sostegno dell’autonomia dei giovani stessi (si pensi ad esempio, alla carenza di agevolazioni per l’acquisto della prima casa o di incentivi all’occupazione dei neolaureati). La stessa motivazione emerge anche dall’incrocio del quesito con i dati relativi all’area in cui è stato conseguito il titolo di studio e con l’età degli intervistati, anche se in quest’ultimo caso i più giovani (18-25 anni) affermano che parimenti i motivi che spingono ad andare all’estero sono legati alla maggiore meritocrazia e trasparenza delle carriere e alla maggiore fiducia nelle possibilità di crescita e sviluppo del Paese estero nel quale intendono trasferirsi. Quest’ultima affermazione è sostenuta anche dai soggetti con un’età compresa tra 40 e 44 anni. Per quanto riguarda la qualificazione dell’attività lavorativa, risulta che per i dirigenti e per i lavoratori a bassa ed alta qualifica la motivazione che incentiva maggiormente il trasferimento è legata al welfare, mentre per i lavoratori a media qualificazione lavorativa il fattore principale è legato alla sfiducia verso il sistema-Italia. Sia coloro che hanno intenzione di tornare in Italia entro 2 anni, sia coloro che sono ancora incerti, affermano che i motivi che li hanno spinti ad espatriare sono principalmente legati ad un sistema che non incentiva l’occupazione e l’autonomia dei giovani e che è, in generale, pessimista. Se tali problemi non vengono affrontati, quindi, il rischio è che il saldo tra chi parte e chi torna resti ancora per anni fortemente negativo27. Molto diversificate sono, invece, le motivazioni nel caso in cui vengano analizzate le risposte in base alla condizione lavorativa dei soggetti intervistati. Infatti, se gli studenti/ricercatori sono spinti ad espatriare per la scarsa fiducia nelle possibilità di crescita e sviluppo dell’Italia, i lavoratori dipendenti legano tale decisione alla mancanza di un sistema di welfare attivo per i giovani. Sommando tali motivazioni troviamo le risposte di coloro che al momento dell’intervista 26 In numerose risposte aperte, infatti, gli intervistati hanno generalizzato le proprie risposte, riferendole all’intera nazione e non solo all’Umbria. 27 Cfr. High Skilled Exchante Rate in cap. “Le principali caratteristiche del Progetto Brain Back Umbria”.

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non erano occupati. Infine, nel caso dei lavoratori autonomi, più del 70% di questi afferma che le più alte remunerazioni previste all’estero sono il più forte incentivo a lasciare l’Italia.

Passiamo ora al confronto dei principali dati raccolti con la domanda relativa alle maggiori difficoltà riscontrate all’estero. Dall’indagine risulta che gli ostacoli maggiori riscontrati dagli intervistati nel Paese estero in cui risiedono sono molto diversificati. Infatti, per quanto concerne coloro che abitano in Belgio, Germania e Svizzera la principale difficoltà affrontata è stata quella linguistica; per gli espatriati in Francia, oltre a questa difficoltà, due ostacoli importanti sono legati alla mancanza degli affetti e del “territorio” umbro ed alla difficile integrazione sociale, dovuta, soprattutto, ad una mentalità diversa rispetto a quella italiana; queste due motivazioni sono le stesse indicate dai soggetti che vivono in Spagna; per coloro che si trovano in Brasile, lo stile di vita e la differente cultura rappresentano la principale difficoltà; per i nostri emigrati nel Regno Unito risulta difficile vivere lontano dai propri affetti e dalla propria regione; per coloro che risiedono nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti l’ostacolo più grande all’insediamento all’estero è l’integrazione sociale; infine, per coloro che si trovano in Argentina, il modo di lavorare, la burocrazia e la difficoltà nel creare una rete di contatti rappresentano le criticità principali. Come nelle risposte precedenti, anche in questo caso, uomini e donne rispondono in modo diverso. Se per gli uomini la difficoltà maggiore riscontrata nell’insediarsi all’estero è stata quella linguistica, per le donne risulta quella legata alla diversa mentalità ed alle difficoltà di integrazione. Differenti sono anche le risposte analizzate per diverso livello di istruzione. Se coloro che sono in possesso di un titolo pre-universitario28 o di un dottorato di ricerca/master/specializzazione hanno indicato come principale difficoltà quella linguistica, i laureati hanno evidenziato come la diversa mentalità del Paese ospitante sia la principale barriera all’integrazione sociale. Indipendentemente, invece, da dove è stato conseguito il principale titolo di studio, la maggiore difficoltà all’estero è quella linguistica. Gli under 39 considerano la lingua il principale ostacolo affrontato per vivere all’estero. Gli intervistati con un’età compresa tra 40 e 44 anni, ritengono critico adattarsi al nuovo stile di vita e alla differente cultura. Infine, gli over 45 trovano difficoltà di integrazione legate, soprattutto, alla mentalità diversa rispetto a quella italiana. Da notare che nel caso degli over 45, inoltre, quasi un quarto di essi afferma di non aver riscontrato alcuna difficoltà nel vivere all’estero. Indipendentemente dalla qualificazione dell’attività lavorativa, la differente lingua del paese straniero è considerata come la principale difficoltà da superare all’estero. Nel caso dei dirigenti, inoltre, emerge una difficoltà differente, legata alla possibilità di inserirsi in un contesto sociale diverso rispetto a quello del Paese di origine. Questa risposta è stata selezionata anche dai soggetti che ricoprono posizioni ad alta qualificazione. Le due risposte prevalenti (mentalità e lingua) sono confermate anche da coloro che dichiarano di voler rientrare o che stanno ancora valutando tale opzione. La cosa interessante è che tra gli intervistati che entro 2 anni intendono rientrare la difficoltà maggiore è stata quella dell’integrazione sociale e quindi possiamo supporre che il rientro sia legato anche a questa problematica, mentre tra coloro che sono ancora in “forse” la principale barriera all’ingresso nel Paese estero è stata quella linguistica. Per studenti, ricercatori e lavoratori dipendenti, risulta essere difficile l’integrazione linguistica mentre per i lavoratori autonomi e per coloro che non lavorano, il problema principale è legato al differente modo di ragionare (si pensi, ad esempio, ad un imprenditore italiano che andando a lavorare all’estero deve adattare il proprio prodotto alle esigenze di un mercato spesso anche

28 La categoria “istruzione pre-universitaria” comprende tutti coloro che hanno conseguito un attestato di scuola media inferiore, un diploma di scuola media superiore o hanno frequentato corsi pre-universitari o professionalizzanti.

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molto diverso rispetto a quello del Paese di origine per caratteristiche della domanda e dell’offerta). Il ripetersi della risposta relativa alle difficoltà linguistiche affrontate nel vivere all’estero, conferma i dati raccolti nell’indagine del 2012 condotta dalla Commissione Europea e relativa alla conoscenza delle lingue da parte dei cittadini europei (European Commission, 2012). Il 62% degli italiani intervistati, infatti, dichiara di non essere in grado di parlare alcuna lingua straniera, mentre è in crescita il numero di soggetti che conoscono due lingue straniere. Quest’ultimo dato è in linea con quanto risulta dalle informazioni inserite nei curriculum allegati al questionario Keep in Touch, la cui analisi verrà affrontata nel prossimo capitolo.

Un altro interessante quesito è quello relativo al cosa, i soggetti intervistati, vorrebbero “importare” in Italia del paese estero in cui risiedono. Dall’Argentina vorrebbero “importare” meccanismi di apertura di nuove imprese più snelli; da Belgio, Regno Unito e Stati Uniti, un sistema di selezione lavorativa basato sulla meritocrazia; dalla Germania, l’efficienza lavorativa; dal Brasile, il rispetto dei diritti individuali, l’apertura mentale e la professionalità dei lavoratori; dalla Francia, l’efficienza del sistema sociale e lavorativo; dai Paesi Bassi, la buona organizzazione delle infrastrutture e dei sistemi meritocratici; dalla Spagna, il rispetto dei diritti individuali e l’apertura mentale ed, infine, dalla Svizzera l’efficienza lavorativa, il favorevole sistema fiscale, la flessibilità del mercato del lavoro, un’efficiente sistema della ricerca e della pubblica amministrazione in genere. Le donne e gli uomini, con priorità leggermente differenti, vorrebbero “importare” soprattutto sistemi meritocratici, rispetto per i diritti del singolo ed efficienza in ambito lavorativo. Se analizziamo tali risposte in base al titolo di studio, possiamo notare che ogni “categoria” risponde in modo diverso: coloro che sono in possesso di un titolo pre-universitario vorrebbero portare in Italia un sistema che preveda processi burocratici più snelli, i laureati vorrebbero “importare” un sistema che aumenti la professionalità dei lavoratori, mentre coloro che sono in possesso di un dottorato/master/specializzazione, vorrebbero sistemi di selezione basati su criteri meritocratici. Gli intervistati che hanno conseguito il più alto titolo di studio all’estero, e forse proprio per questo motivo, vorrebbero portare in Italia sistemi più meritocratici, mentre tra quelli che hanno conseguito il titolo di studio in Italia ciò che prevale è l’idea di “importare” un sistema che rispetti maggiormente i diritti individuali e che sia più aperto ai cambiamenti ed alle differenze sociali. A differenti età corrispondono diverse risposte: i giovani tra i 18 ed i 25 anni vorrebbero “importare” in Italia l’efficienza lavorativa che si riscontra all’estero; i soggetti con un’età compresa tra 26 e 32 anni sistemi meritocratici; gli intervistati tra i 33 ed i 44 anni il rispetto dei diritti del singolo e l’apertura mentale; gli over 45 una burocrazia più snella. Chi opera in settori a bassa qualificazione lavorativa vorrebbe portare in Italia una maggiore flessibilità di pensiero; chi ha una qualifica media importerebbe una burocrazia più snella, un sistema fiscale più favorevole rispetto a quello in vigore e un maggiore controllo sull’efficienza dei lavoratori; chi ricopre posizioni alte vorrebbe introdurre in Italia sistemi basati sulla meritocrazia. Infine, coloro che si occupano di attività dirigenziali vorrebbero un sistema burocratico più snello. Sia tra coloro che hanno già deciso di tornare, che tra coloro che sono ancora incerti, il principale elemento che vorrebbero “importare” è la meritocrazia. Infine, studenti e ricercatori puntano sull’“importazione” di un sistema che renda i lavoratori più efficienti. I lavoratori dipendenti vorrebbero, invece, più meritocrazia; i lavoratori autonomi e coloro che non lavorano, una maggiore apertura mentale nonché un più ampio riconoscimento dei diritti individuali.

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Se confrontiamo le risposte riguardanti i fattori che incidono negativamente sulla decisione di trasferirsi in Umbria, rispetto ai 10 principali paesi di emigrazione rilevati dall’indagine, possiamo osservare che se per coloro che si trovano in Argentina i legami affettivi sono il primo ostacolo allo spostamento, per quelli che si sono stabiliti nei Paesi Bassi, la scarsità di risorse e/o finanziamenti per avviare un’attività di impresa e l’impossibilità per i giovani di inserirsi nel mondo della ricerca rappresentano i fattori principali che frenano il rientro. Per la parte di campione che si trova in Belgio, Brasile, Francia, Germania, Spagna, Svizzera e Regno Unito l’ostacolo principale è rappresentato, invece, dal minore compenso previsto per il lavoro svolto. Tale fattore rappresenta il maggiore stop anche per coloro che si sono stabiliti negli Stati Uniti, a pari merito con le difficoltà di inserimento lavorativo dei giovani ricercatori. La stessa variabile è stata messa in relazione con il sesso dei rispondenti e se sia uomini che donne ritengono che il principale ostacolo al rientro siano le retribuzioni più basse rispetto a quelle previste nel Paese in cui si sono stabiliti, seguite dalla scarsità di infrastrutture e tecnologie avanzate, gli uomini evidenziano anche la meritocrazia tra le principali cause che frenano il rientro, mentre le donne rilevano una maggiore difficoltà di inserimento nel campo della ricerca. Dal punto di vista del livello di istruzione, oltre al fattore compenso, coloro che hanno un’istruzione pre-universitaria danno molta importanza all’eccessiva burocrazia che rende i processi decisionali lenti, mentre sia i laureati che coloro che sono in possesso di un dottorato di ricerca o di una specializzazione sono inibiti al rientro dalla mancanza di infrastrutture e tecnologie avanzate. Indipendentemente dal luogo in cui è stato conseguito il titolo di studio (Italia/estero), i soggetti intervistati dichiarano che i livelli retributivi nazionali più bassi sono un forte ostacolo al rientro. Tale fattore è considerato negativamente anche da tutti i soggetti intervistati con un’età compresa tra i 18 ed i 44 anni, mentre per gli over 45 l’aver instaurato all’estero dei legami affettivi è fonte di minore propensione al rimpatrio. L’opzione riguardante l’esiguità dei compensi italiani, emerge anche analizzando i dati in base al livello di qualificazione del lavoro, alla volontà espressa o incerta di rientrare in Italia e alla condizione lavorativa, anche se in questo ultimo caso emerge che tra gli studenti/ricercatori la criticità maggiore è rappresentata dalle difficoltà di inserimento lavorativo nel mondo della ricerca e che per coloro che non lavorano è parimenti importante la scarsità di infrastrutture e tecnologie avanzate.

Infine, analizziamo quali misure sono considerate dagli intervistati favorevoli al fine di agevolare il trasferimento in Umbria per l’avvio di una start up di impresa confrontandole con altre variabili come fatto in precedenza. In tutti i principali paesi di emigrazione degli intervistati, tranne l’Argentina, la principale misura indicata per l’avvio di un’attività di impresa in Umbria è quella dell’incentivo finanziario. Coloro che risiedono in Argentina, invece, indicano come misura principale quella legata alla formazione dell’imprenditore. Sia gli uomini che le donne indicano come principale misura per lo start up quella degli incentivi finanziari. Tale risultato si evince anche dall’esame per titolo di studio, per area di conseguimento del titolo stesso, per età del soggetto intervistato, per qualifica, per intenzione di tornare in Italia e per attuale condizione lavorativa. La seconda misura più selezionata è quella legata alla presenza di agevolazioni fiscali che favoriscano l’avvio di un’attività di impresa.

Abbiamo racchiuso in una tabella tutte le principali risposte indicate dagli intervistati e suddivise in base ai primi 10 paesi di emigrazione cos’ da visualizzare le principali risposte che emergono dal questionario (tab. 12).

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Analisi dei curriculum vitae allegati al questionario Keep in Touch Gli intervistati, a conclusione del questionario, hanno anche la possibilità di inserire il proprio curriculum vitae al fine di mettere a disposizione di aziende ed enti nazionali ed internazionali i propri profili, consultabili previa iscrizione alla sezione del sito www.brainbackumbria.eu dedicata alle imprese. Le imprese e le istituzioni, dal canto loro, hanno la possibilità di ricercare i profili d’interesse in base ad un testo generico (che corrisponde alle parole chiave inserite da back office del sito) per professione e per nazione in cui si trova il soggetto di cui sono alla ricerca (fig. 8). Fig. 8 - Ricerca dei profili degli intervistati

Fonte: www.brainbackumbria.eu Da tale ricerca è possibile visualizzare i profili “brevi” degli intervistati. Per una questione di privacy, infatti, non sono resi accessibili direttamente i curriculum vitae ma delle schede contenenti le principali informazioni relative al soggetto ricercato. Ad esempio, se la ricerca ha l’obiettivo di individuare tutti i biologi inseriti nel database, i profili visualizzati saranno 4 (fig. 9). Da tali schede è possibile individuare la nazione e la città estera in cui si trovano i soggetti individuati, l’ambito di attività, la lingua madre e le altre lingue straniere conosciute. Spuntando il/i profilo/i di interesse e selezionando il tasto “Richiedi informazioni” viene inviata una mail all’AUR che provvederà a mettere in contatto l’impresa con il/i soggetto/i individuato/i.

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Fig. 9 - I profili degli intervistati

Fonte: www.brainbackumbria.eu Al 30 maggio 2013 sono stati inseriti 168 curriculum vitae (54,2% del totale dei soggetti umbri intervistati). Le caratteristiche di questo campione sono riassumibili come segue: - il 43% dei soggetti che ha inserito il proprio curriculum vitae al termine del questionario Keep in Touch è in possesso di una laurea, il 49% ha conseguito un master/specializzazione/dottorato e la restante parte ha un titolo pre-universitario; - quasi il 60% ha un contratto di lavoro dipendente; - il 52% è intenzionato a tornare in Umbria entro 2 anni, il 40% è in forse, mentre la restante parte (8%), nonostante non voglia rimpatriare, intende rimanere comunque in contatto con la propria regione di origine. Dai curriculum vitae si evince che il 15% del campione svolge un’attività di lavoro legata alla ricerca, il 14,4% al management ed il 6% è un insegnante/professore universitario. I ricercatori, sono, quindi, i soggetti che maggiormente sentono la necessità di far conoscere il proprio profilo professionale. Quelli che hanno partecipato a questa rilevazione si occupano prevalentemente delle scienze quali chimica, fisica, biologia e matematica (44%), di sociologia (16%) e di ingegneria (16%, graf. 49a). I manager gestiscono attività legate prevalentemente al commercio (30%), al marketing (30%) ed alla finanza (17%, Graf. 49b). Infine, gli insegnanti/professori universitari si occupano di lingue straniere o italiano per stranieri (40%), chimica, fisica o geologia (30%), economia (20%, graf. 49c).

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Graf. 49a - Le specializzazioni dei ricercatori (%)

* La categoria “scienze” comprende: chimica, fisica, biologia e matematica. Fonte: elaborazioni AUR Graf. 49b - Le specializzazioni dei manager (%)

Fonte: elaborazioni AUR Graf. 49c - Le specializzazioni degli insegnanti/professori universitari (%)

* La categoria “scienze” comprende: chimica, fisica e geologia. Fonte: elaborazioni AUR Il 95% del campione ha come lingua madre l’italiano. Il restante 5% parla albanese, inglese, portoghese o spagnolo come prima lingua. Mediamente le lingue straniere conosciute sono due, ma alcuni soggetti dichiarano di conoscere fino a 5 o 6 lingue straniere (graf. 50).

4%4%8%

8%

16%

16%

44%

Beni Culturali

Geografia

Economia

Medicina

Ingegneria

Sociologia

Scienze*

4%4%4%

9%

17%

31%

31%

Ambiente

Protezione civile

Turismo

Ingegneria

Finanza

Commercio

Marketing

10%

20%

30%

40%MusicaEconomiaScienze*Lingue

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Graf. 50 - Le lingue straniere conosciute (%)

Fonte: elaborazioni AUR L’inglese risulta essere la lingua più conosciuta in assoluto, seguita dal francese e dallo spagnolo. Nella tabella che segue è possibile osservare le principali lingue conosciute dai soggetti del campione analizzato in base al numero di lingue conosciute (tab. 13). Tab. 13 - Le principali lingue straniere in base al numero di quelle conosciute (%)

% 1 lingua conosciutainglese 83 2 lingue conosciute inglese 49 francese 20 3 lingue conosciuteinglese 32 francese 21 spagnolo 21 4 lingue conosciuteinglese 25 francese 19 spagnolo 23 tedesco 10 5 lingue conosciuteinglese 20 francese 20 spagnolo 20 russo 13 arabo/catalano/giapponese/portoghese 7 6 lingue conosciuteinglese 17 francese 17 spagnolo 17 portoghese 13 danese 8 arabo/catalano/giapponese/norvegese/olandese/svedese/tedesco 4

Fonte: elaborazioni AUR Se analizziamo, quindi, i dati raccolti attraverso il questionario Keep in Touch ed i relativi curriculum vitae, si possono delineare alcune caratteristiche dell’emigrato umbro di “ultima” generazione: è uomo, ha 35 anni, è nato in Umbria (nel comune di Perugia), è il primo migrante della propria famiglia, è all’estero da meno di 10 anni, si trova nel Regno Unito, in Belgio o in Germania, ha un partner italiano e 1 o 2 figli, ha un titolo di studio elevato (almeno la laurea) conseguito in Italia, prima di andare all’estero, e in materie economiche o giuridiche,

21

32

29

14

0%

20%

40%

60%

80%

100%

6 lingue conosciute5 lingue conosciute4 lingue conosciute3 lingue conosciute2 lingue conosciute1 lingua conosciuta

4

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è rimasto in contatto con imprese ed istituzioni italiane, ha un lavoro dipendente ad elevata qualificazione/specializzazione, tornerebbe in Umbria se il compenso per il lavoro svolto fosse più elevato, se potesse riportare in Italia un sistema di welfare che preveda incentivi a sostegno dell’autonomia dei giovani e sistemi di recruitment basati sulla meritocrazia, non è iscritto all’AIRE ma pensa di farlo, è venuto a conoscenza del progetto tramite LinkedIn, conosce due lingue straniere, di cui la principale è l’inglese.

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IL NETWORK BRAIN BACK UMBRIA29 Uno degli obiettivi principali del Progetto Brain Back Umbria è quello di supportare la nascita e la crescita di reti permanenti tra emigrati umbri e mondo produttivo, culturale ed istituzionale al fine di facilitare lo scambio di esperienze e promuovere collaborazioni. A tale scopo, per le attività di supporto all’AUR, è stata indetta una procedura di cottimo fiduciario che prevedeva il raggiungimento di diversi obiettivi: 1. animazione dell’azione pilota, al fine di:

a. contattare almeno 1.000 emigrati di origine umbra; b. valorizzare le loro competenze professionali ed esperienze di studio o di lavoro

maturate fuori dall’Italia; c. favorire il rientro di coloro che intendevano avviare un’attività imprenditoriale o di

lavoro autonomo in Umbria; 2. promozione delle relazioni tra il mondo produttivo ed istituzionale della regione Umbria e

gli emigrati umbri; 3. supporto ai potenziali beneficiari dell’azione pilota attraverso un servizio di orientamento e

consulenza specialistica finalizzato alla presentazione di almeno 30 domande di incentivo alla creazione d’impresa o di lavoro autonomo;

4. attivazione di un servizio di consulenza e tutoring, per un periodo di almeno 12 mesi, durante la fase di avvio d’impresa e le relative procedure amministrative e promozionali a favore dei soggetti che, in seguito ad una positiva valutazione da parte dell’AUR delle domande di richiesta di contributo, provvedano all’avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo.

La società vincitrice della procedura è risultata FORMA.Azione di Ponte San Giovanni (Perugia). Nella prima fase di lavoro, FORMA.Azione si è occupata della strutturazione di una strategia che permettesse di raggiungere il maggior numero possibile di umbri all’estero. Per un progetto innovativo e sperimentale come Brain Back la metodologia utilizzata per contattare i potenziali utenti è stata definita ed affinata man mano che si è proceduto allo sviluppo dello stesso. Inizialmente sono stati contattati i conoscenti diretti o indiretti (amici/conoscenti/amici di conoscenti, ecc.) che stavano svolgendo un percorso di studio e/o di lavoro all’estero, attraverso diversi mezzi di comunicazione: e-mail, telefonate dirette o tramite conoscenti/amici, videochiamate Skype, incontri in occasione di brevi rientri in Italia ed, infine, ma non per importanza, social network. I soggetti contattati sono suddivisibili in 4 distinte categorie: - contatti ex-novo, che in caso di mancata risposta ad un primo contatto, sono stati sollecitati per massimo tre volte a dichiarare la loro disponibilità ad essere informati in merito al Progetto; - contatti già attivi, che sono stati invitati a compilare il questionario Keep in Touch e ad inserire il proprio curriculum vitae all’interno del sito del Progetto; 29 Per le informazioni ed i dati inseriti in questa sezione si ringraziano Chiara Palazzetti e Sylvia Liuti di Associazione FORMA.Azione srl (d’ora in poi FORMA.Azione).

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- contatti attivi ed interessati a partecipare all’Avviso Pubblico “Progetto Brain Back - Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso lo start up d’impresa o di lavoro autonomo” (d’ora in avanti Avviso Pubblico), che sono stati seguiti nella fase di strutturazione del progetto d’impresa o di lavoro autonomo e nella predisposizione della domanda di partecipazione al bando (box 3); - contatti privilegiati, che seppur non interessati a partecipare all’Avviso Pubblico, hanno dichiarato di voler contribuire alla diffusione ed alla riuscita del Progetto.

Box 3 - Avviso Pubblico “Progetto Brain Back - Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso lo start up d’impresa o di lavoro autonomo” – Co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE) nell’ambito del Programma Operativo Regionale (POR) Umbria FSE “Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione” 2007-2013 – Asse V Transnazionalità e Interregionalità, Obiettivo specifico “m” Finalità - supportare lo start up d'impresa o di lavoro autonomo in Umbria, anche attraverso l'attivazione di percorsi di consulenza a contenuto altamente specialistico e l'erogazione di incentivi; - stimolare lo spirito imprenditoriale nel contesto locale attraverso il confronto e lo scambio con altre realtà nazionali ed internazionali. A chi è rivolto Possono richiedere l'incentivo allo start up d'impresa o di lavoro autonomo gli emigrati, domiciliati e/o residenti all'estero alla data di pubblicazione dell’Avviso Pubblico nel Bollettino Ufficiale della Regione Umbria, di origine umbra per nascita, per discendenza o per residenza, che abbiano maturato un periodo di permanenza all'estero, per motivi di studio e/o lavoro dipendente o autonomo, non inferiore a 24 mesi e che intendano avviare, entro tre mesi dalla data di assegnazione del contributo, un'attività d'impresa o di lavoro autonomo con sede legale ed operativa in Umbria. Forma di agevolazione L'incentivo allo start up d'impresa o di lavoro autonomo consiste nella concessione di un contributo in conto capitale, nella misura massima di € 20.000,00. In ogni caso lo stesso non può superare l'80% del costo totale del progetto di impresa o di lavoro autonomo approvato. Iniziative finanziabili Sono ammissibili a finanziamento le seguenti tipologie di spesa: - spese di costituzione (notarili, registrazione); - inizio attività (affitto, registrazione logo e marchio, spese per il lancio pubblicitario); - fidejussione bancaria/assicurativa; - consulenza (es. legale, amministrativa, fiscale, lavoro, finanziaria, brevettuale); - Investimenti di natura: o materiale (acquisto o acquisizione mediante locazione finanziaria di impianti produttivi, macchinari,

attrezzature ed utensili di prima dotazione necessari al funzionamento di nuovi impianti produttivi e macchinari acquisiti, ivi inclusi hardware connessi al ciclo produttivo dell'impresa);

o immateriale (acquisto di software di natura specialistica, licenze, marchi, diritto di brevetto ed altri diritti di proprietà industriale, costi di ricerca e di pubblicità, portale WEB e attività connesse).

Scadenza 30 maggio 2013 (L’Avviso Pubblico è rimasto aperto per circa sei mesi.)

Tra luglio 2012 e gennaio 2014 sono stati contattati 1.005 soggetti. Prima di procedere all’analisi dei dati raccolti occorre fare alcune premesse. Tra i soggetti individuati e contattati alcuni sono risultati essere già rientrati in Italia (3,2%) e tra coloro che non hanno mai risposto al primo contatto o ai successivi solleciti possiamo supporre che alcuni non siano di origine umbra. Ma se consideriamo le “origini umbre” alla stessa stregua di quanto previsto nell’Avviso Pubblico30 il margine di errore è sicuramente molto contenuto.

30 Un soggetto può essere considerato “umbro” per nascita, discendenza o residenza.

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I principali paesi in cui si trovano i soggetti contattati sono Regno Unito (25,4%, ancora una volta viene confermato che questa meta è la favorita tra gli umbri di recente emigrazione), Stati Uniti (12,2%) e Spagna (11%, graf. 51)31. Graf. 51 - I principali paesi di insediamento degli umbri contattati (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Dal punto di vista delle principali città di insediamento, la scelta di Londra è predominante, seguono Bruxelles e Parigi. Come nell’analisi sui dati rivenienti dal questionario Keep in Touch, tra le principali città in cui si trovano gli umbri individuati, non tutte sono capitali. Al quarto posto, tra le più importanti, troviamo, infatti, Barcellona (tab. 14). Tab. 14 - Le principali città di insediamento degli umbri contattati (%)

Città % Londra 31,8 Bruxelles 11,0 Parigi 7,7 Barcellona 7,4 New York 5,6 Amsterdam 5,1 Madrid 5,1 Monaco di Baviera 4,4 Berlino 4,1 Dublino 3,8 Ginevra 3,8 Valencia 3,8 Zurigo 3,3 Perth 3,1 Totale 100,0

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione 31 Tra gli altri paesi troviamo: 20 soggetti in Cina e Brasile, 14 in Danimarca, 13 negli Emirati Arabi Uniti e in Canada, 12 in Svezia, 10 in Polonia, 9 in Lussemburgo e in Austria, 8 nella Repubblica Ceca, 6 in Messico, 5 nei Paesi Bassi, 4 in Thailandia, India e Finlandia, 3 in Venezuela, Sud Africa, Singapore, Russia, Portogallo e Colombia, 2 in Romania, Repubblica Dominicana, Perù, Malaysia, Kenya, Guinea Equatoriale, Grecia, Giappone, Gabon, Congo ed Algeria, 1 in Vietnam, Ucraina, Turchia, Taiwan, Slovacchia, Serbia, Repubblica Centrafricana, Qatar, Norvegia, Mozambico, Principato di Monaco, Malta, Libano, Lettonia, Kuwait, Kazakistan, Israele, Islanda, Iraq, Indonesia, Guyana Francese, Guinea Bissau, Guatemala, Egitto, Ciad, Bulgaria, Arabia Saudita, Albania.

25,4

12,2

11,0

10,6

9,28,37,65,34,62,92,9

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%IrlandaArgentinaOlandaAustraliaSvizzeraBelgioFranciaGermaniaSpagnaUSARegno Unito

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Più in generale, possiamo affermare che le mete europee sono quelle che vengono scelte prevalentemente come destinazione di insediamento da parte dei corregionali (70,5%), seguite dalle città del Nord America (10,7%, graf. 52). Da osservare come quest’ultimo dato si discosta da quelli raccolti attraverso il questionario Keep in Touch e dai dati AIRE, secondo l’analisi dei quali le seconde principali mete di emigrazione degli umbri si trovano in America centrale e meridionale. Graf. 52 - Continenti di emigrazione degli umbri contattati (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione La strategia di contatto che ha dato maggiori risultati è stata sicuramente quella legata ai social network (graf. 53). Graf. 53 - Modalità di contatto (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione In particolare, LinkedIn ha permesso di contattare la maggior parte dei soggetti umbri che potevano essere potenzialmente coinvolti nel Progetto stesso, sia dal punto di vista del network che da quello del rientro in Umbria per la creazione di impresa o di lavoro autonomo sul territorio regionale. Le potenzialità di questo social network sono da attribuirsi a diversi fattori: trattandosi di una piattaforma all’interno della quale vengono inserite prevalentemente

70,5

10,7

6,66,2

4,1 1,9

Europa

Nord America

Asia

Centro e Sud America

Oceania

Africa

61,2

15,3

9,6

8,93,41,7

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

AUR

Passaparola

Facebook

Email

Altro non specificato

LinkedIn

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informazioni sulle professionalità di un soggetto, gli interlocutori sono più predisposti ad essere contattati, ed, inoltre, vi è la possibilità per il soggetto contattato di andare a visualizzare il profilo del contattante per conoscere chi è interessato al proprio curriculum ma anche per accertarsi che non si tratti di un profilo falso. Ma vediamo ora brevemente quale procedura è stata seguita per individuare il target group. Per prima cosa, come evidenziato da Chiara Palazzetti di FORMA.Azione, per la ricerca dei soggetti potenzialmente interessati al progetto è stato utilizzato il profilo LinkedIn personale, e non quello istituzionale. Il tono di impostazione dei messaggi è stato sempre molto informale così da poter instaurare, fin dal principio, un contatto più diretto. Il funzionamento di questo social network è basato sulla costruzione di una rete. Su LinkedIn, le persone della propria rete sono denominate collegamenti, e la propria rete è composta da collegamenti di primo, secondo e terzo grado e dai membri dei gruppi LinkedIn di cui si fa parte32. I collegamenti possono, quindi, essere: - di 1° grado: persone con le quali il collegamento è diretto perché si è accettato il loro invito o perché loro hanno accettato il nostro; - di 2° grado: persone che sono collegate ai propri collegamenti di primo grado; - di 3° grado: persone che sono collegate ai propri collegamenti di secondo grado. In base al grado di collegamento ed alle impostazioni legate alla privacy è possibile contattare i soggetti individuati o con un messaggio diretto sul profilo LinkedIn oppure attraverso un’e-mail. Potenzialmente un meccanismo di questo genere permette di raggiungere un numero molto elevato di soggetti anche partendo da una quantità di “conoscenti” esigua (fig. 10). Fig. 10 - La rete di Linkedin

Fonte: elaborazioni AUR

32 http://guida.linkedin.com/app/answers/detail/a_id/5690

……………

………

………

COLLEGAMENTI DI 1° GRADO

COLLEGAMENTI DI 2° GRADO

COLLEGAMENTI DI 3° GRADO

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I primi soggetti contattati sono stati quelli che già facevano parte della rete di contatti di FORMA.Azione e che presentavano le caratteristiche di “potenzialmente umbri all’estero” (ad esempio, soggetti che dichiarano di trovarsi all’estero, che hanno studiato presso l’Università degli Studi di Perugia e che hanno tra i loro contatti molti soggetti di origine umbra). Successivamente, dopo che questi primi soggetti hanno aderito al Progetto, si è passati ad indagare tra i loro collegamenti di secondo e terzo grado. Nel momento in cui tale modalità di ricerca è risultata meno efficace perché andava assottigliandosi il numero di collegamenti verificati, si è studiata un’altra strategia e cioè una ricerca basata sui cognomi tipici locali33 e, grazie ad un upgrade di LinkedIn, è stato possibile visualizzare fino a 700 profili per ogni cognome individuato. Mediamente sono stati inviati ai soggetti potenzialmente interessati 3 messaggi informativi: uno generale sul progetto, uno sul questionario e uno di presentazione dell’Avviso Pubblico. Il primo messaggio di contatto, oltre a presentare brevemente il contattante, racchiudeva informazioni generali sul Progetto. Questo poteva essere seguito da un’accettazione del collegamento o da una non risposta che però, non necessariamente, significa che il soggetto contattato non ha raccolto diversamente informazioni sul Progetto (ad esempio, andando a consultare il sito). In caso di risposta affermativa, è stato inviato un nuovo messaggio finalizzato alla compilazione del questionario Keep in Touch e ci si è resi disponibili a rispondere ad eventuali quesiti di approfondimento sul Progetto. FORMA.Azione ha cercato di rispondere alla richiesta di informazioni sempre nel minor tempo possibile in modo da non far perdere interesse rispetto alle tematiche presentate ma anche per non rafforzare la disillusione e l’idea di inefficienza che spesso i giovani emigrati hanno verso l’Italia. Nonostante ciò, comunque, alcuni soggetti hanno risposto al questionario Keep in Touch anche dopo 3 o 4 mesi rispetto al primo contatto. Infine, un’ultima strategia, sicuramente meno efficace ma non scontata, è stata quella di attendere che un soggetto, non evidentemente umbro (ad es. perché non ha studiato in Umbria o ha pochi contatti di persone originarie della regione), potendo visualizzare il nome del soggetto che ha visitato il proprio profilo, chiedesse informazioni. L’altro social network utilizzato per la ricerca degli umbri è stato Facebook, che però è risultato essere molto meno efficace. In questo caso non si procedeva alla richiesta di amicizia del soggetto individuato ma all’invio di un messaggio privato contenente informazioni generali sul Progetto. In caso di richiesta di approfondimenti si procedeva ad inviare ulteriori informazioni e la richiesta di compilazione del questionario Keep in Touch. Un’altra metodologia risultata efficace è stata sicuramente quella del passaparola. Molti contatti, infatti, sono stati raccolti grazie ad informazioni passate da soggetti conosciuti e tra i contattati, alcuni hanno dichiarato di essere già a conoscenza del Progetto, grazie ad un precedente passaparola di amici e/o familiari. I soggetti individuati sono stati contattati prevalentemente tra novembre 2012 ed aprile 2013, il periodo precedente e quello di apertura dell’Avviso Pubblico (graf. 54). 33 Tra i cognomi umbri ricercati abbiamo: Arcelli, Bagnetti, Baldelli, Baldoni, Barbetti, Battistoni, Beccafichi, Berellini, Betti, Biscarini, Bittarelli, Boco, Brufani, Brunelli, Brutti, Bufali, Cagliesi, Castellani, Ceccarelli, Cecconi, Cesaretti, Chiaraluce, Chiatti, Chiavini, Chiucchiù, Costantini, Covarelli, Dominici, Fabbretti, Favaroni, Ficara, Fioriti, Frattegiani, Galli, Germini, Giombini, Giommini, Gobbi, Goracci, Goretti, Gori, Gubbiotti, Locchi, Loreti, Maiotti, Mariotti, Martinelli, Marzi, Mezzasoma, Milletti, Monacelli, Moretti, Palazzetti, Pasqualucci, Pedetti, Pettirossi, Petrini, Pigliapoco, Pinchi, Piselli, Regnicoli, Raffaelli, Romizi, Roscini, Rosi, Sabatini, Servadio, Staffolani, Stefanucci, Tiecco, Tittarelli, Tortoioli, Tosti, Trabalza, Trotta, Vagnetti, Vagniluca, Urbani.

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Graf. 54 - Numero di contatti per mese (n)

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Quasi il 65% dei soggetti contattati è di sesso maschile (graf. 55). Graf. 55 - Genere dei contattati (%)

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Tra i soggetti contattati il 4% ha dichiarato di essere interessato a partecipare all’Avviso Pubblico (tab. 15). Tab. 15 - Soggetti interessati all’Avviso Pubblico Brain Back (n, %)

Interessati al bando* n % Si 33 3,9 No** 780 92,3 Non sa/Non risponde 32 3,8 Totale 845 100,0

* I soggetti interessati al bando sono stati calcolati per il periodo luglio 2012 – maggio 2013. ** La risposta “no” comprende anche coloro che sono stati contattati e non hanno mai risposto. Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Nella fase di affinamento delle idee imprenditoriali e di supporto alla presentazione della domanda di partecipazione all’Avviso Pubblico, FORMA.Azione ha affiancato, ai soggetti interessati, un tutor che li ha seguiti fin dall’inizio rispondendo ai vari quesiti posti

2

51

179

129

6170

107125

150

89

29

9 3 6 4

54

219

0

20

40

60

80

100

120

140

160

63,5

36,5maschi

femmine

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telefonicamente, via e-mail, via Skype o personalmente, nonché un pool di esperti in materie specialistiche (es. commercialisti, avvocati, ecc.). In particolare, il tutor si è occupato di spiegare il formulario allegato all’Avviso Pubblico, di aiutare i potenziali neoimprenditori nell’affinamento dell’idea, di revisionare le bozze di progetto, di esaminare i budget predisposti anche andando ad approfondire tematiche particolari con consulenti esterni. Tra coloro che hanno dichiarato di voler partecipare all’Avviso Pubblico, solo il 21% è di sesso femminile. Si tratta di soggetti provenienti principalmente da Germania (18,3%), Regno Unito (15,2%) ed Irlanda (12,1%) e comunque nel 79% dei casi da paesi europei (tab. 16). Tab. 16 - Paesi di insediamento dei soggetti interessati all’Avviso Pubblico (n, %)

Paese n % Germania 6 18,3 Regno Unito 5 15,2 Irlanda 4 12,1 Olanda 3 9,1 USA 3 9,1 Austria 2 6,1 Finlandia 2 6,1 Belgio 1 3,0 Canada 1 3,0 Cina 1 3,0 Francia 1 3,0 Guinea Bissau 1 3,0 Messico 1 3,0 Slovacchia 1 3,0 Spagna 1 3,0 Totale 33 100,0

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Dal punto di vista delle città dei provenienza, possiamo osservare che, se tra coloro che si trovavano in Germania, è evidente una certa dispersione (3 soggetti a Monaco di Baviera, 2 soggetti a Berlino e 1 a Francoforte), per coloro che risiedevano nel Regno Unito ed in Irlanda, la città di insediamento era proprio la capitale dello Stato (Tab. …). Tab. 17 - Città di insediamento dei soggetti interessati all’Avviso Pubblico (%, n)

Città n % Città n % Londra 5 15,2 Denver 1 3,0 Dublino 4 12,1 Francoforte 1 3,0 Amsterdam 3 9,1 Gabù 1 3,0 Monaco di Baviera 3 9,1 New York 1 3,0 Berlino 2 6,1 Ottawa 1 3,0 Tampere 2 6,1 Parigi 1 3,0 Vienna 2 6,1 Philadelphia 1 3,0 Bratislava 1 3,0 Shenzhen 1 3,0 Bruxelles 1 3,0 Valencia 1 3,0 Città del Messico 1 3,0

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione

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I principali settori di sviluppo delle idee imprenditoriali e di lavoro autonomo che tali soggetti erano intenzionati a presentare riguardavano il commercio (compreso l’e-commerce, 18,2%), la comunicazione (18,2%) ed il turismo (12,2%, tab. 18). Tab. 18 - I settori di sviluppo delle idee imprenditoriali e di lavoro autonomo (n, %)

Settore n % Commercio (compreso e-commerce) 6 18,2 Comunicazione 6 18,2 Turismo 4 12,2 Agroalimentare 3 9,1 Ingegneria 3 9,1 Ristorazione 3 9,1 Istruzione 2 6,1 Cultura 1 3,0 Europrogettazione 1 3,0 Farmaceutico 1 3,0 Gestione delle emergenze 1 3,0 Informatica 1 3,0 Sanità 1 3,0 Totale 33 100,0

Fonte: elaborazioni AUR su dati FORMA.Azione Un altro strumento sperimentato per poter mettere in collegamento i nostri emigrati con la propria terra di origine è stato quello del forum. L’idea di utilizzare una “piazza” pubblica per poter scambiare idee, pareri, iniziative, ecc. è stata suggerita e richiesta, soprattutto, dai soggetti interessati all’Avviso Pubblico. Abbiamo creato cinque differenti stanze ognuna con una specifiche finalità: - Welcome – Raccontaci di te; - Bacheca Brain Back - Uno spazio per scambiare, comunicare, condividere; - L'Umbria vista dall'estero - Le tue impressioni da oltre confine; - Fare impresa in Umbria - Opportunità e difficoltà; - Start up Brain Back – Stanza dedicata ai beneficiari dell’Avviso Pubblico Brain Back. Ad oggi, però, tale strumento è risultato poco efficace e pochi sono stati gli iscritti. Si sta pensando, allora, di trasformarlo in un blog che permetta una maggiore interazione tra i soggetti coinvolti. I progetti presentati a valere sull’Avviso Pubblico Alla scadenza dell’Avviso Pubblico (30 maggio 2013) sono stati effettivamente presentati 20 progetti, rispetto ai 33 seguiti da FORMA.Azione. Dei venti, uno fa capo ad un soggetto che non ha usufruito della consulenza di FORMA.Azione, ma che verrà comunque incluso nell’analisi successiva. Nessuno dei progetti presentati ha ricevuto una valutazione negativa, tanto da essere escluso dalla possibilità di essere finanziato. Le risorse disponibili, pari a 200.000 euro, hanno fatto sì che i progetti inizialmente ammessi a finanziamento fossero 11 nella loro globalità ed uno parzialmente. Quattro soggetti hanno rinunciato al finanziamento (prevalentemente per motivi personali) e si è, quindi, provveduto allo scorrimento della graduatoria. Dati i differenti importi richiesti si è arrivati al finanziamento di 10 progetti e attualmente (febbraio 2014), un soggetto sta ancora valutando la possibilità di accettare il finanziamento residuo per un undicesimo progetto.

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Tra le idee presentate il 25% fa capo a soggetti di sesso femminile. Tale percentuale è invece più bassa se si considerano i soli progetti finanziati e scende al 20%. L’età media dei 20 soggetti che hanno presentato i progetti è 34 anni, mentre tra i finanziati risulta essere di un anno maggiore. Il numero di anni mediamente trascorsi all’estero è lo stesso in entrambe i casi e pari a 7. Dal punto di vista dei paesi di provenienza dei soggetti che hanno presentato i progetti possiamo osservare che le idee imprenditoriali sono arrivate principalmente da Irlanda, Regno Unito e Germania e comunque, tranne in due casi (Guinea Bissau e Messico) da paesi europei. Tra le idee finanziate prevalgono quelle provenienti da Irlanda, Germania e Olanda. (tab. 19). Le principali città in cui risiedevano i corregionali che hanno presentato i progetti sono Dublino, Londra, Amsterdam e Vienna (tab. 20). Tab. 19 - Paesi di provenienza delle idee imprenditoriali presentate e di quelle finanziate (n)

Progetti presentati n Progetti finanziati n Irlanda 4 Irlanda 2 Regno Unito 4 Regno Unito 1 Germania 3 Germania 2 Austria 2 Austria 1 Olanda 2 Olanda 2 Canada 1 Guinea Bissau 1 Messico 1 Messico 1 Slovacchia 1 Spagna 1 Spagna 1 Totale 20 Totale 10

Fonte: elaborazioni AUR Tab. 20 - Città di provenienza delle idee imprenditoriali presentate e di quelle finanziate (n)

Progetti presentati n Progetti finanziati n Dublino 4 Dublino 2 Londra 4 Londra 1 Amsterdam 2 Amsterdam 2 Vienna 2 Vienna 1 Berlino 1 Berlino 1 Bratislava 1 Città del Messico 1 Città del Messico 1 Francoforte 1 Gabù 1 Monaco di Baviera 1 Monaco di Baviera 1 Ottawa 1 Valencia 1 Valencia 1 Totale 20 Totale 10

Fonte: elaborazioni AUR Dal punto di vista settoriale prevalgono i progetti presentati nell’ambito del commercio, soprattutto con riferimento ad attività di import-export e di vendita online di prodotti tipici, seguiti da quelli riguardanti il marketing e la comunicazione ed il turismo. Questi sono anche i principali settori di riferimento per i progetti finanziati (tab. 21).

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Tab. 21 - I principali settori di rifermento dei progetti presentati e di quelli finanziati (n)

Settore Progetti presentati

Progetti Finanziati

Commercio (compreso e-commerce) 5 2 Comunicazione 4 3 Turismo 4 2 Ristorazione 3 1 Ingegneria 2 1 Europrogettazione 1 1 Sanità 1 Totale 20 10

Fonte: elaborazioni AUR Dal punto di vista del valore dei progetti, quelli presentati prevedevano un contributo pubblico richiesto medio di 17.000 euro, per un importo medio totale del progetto pari a circa 28.500 euro. Leggermente superiori sono i valori se si considerano i soli progetti finanziati (tab. 22). Tab. 22 - Il valore medio dei progetti presentati e di quelli finanziati (euro)

Contributo pubblico

Co-finanziamento privato Totale

Progetti presentati 17.000 11500 28.500 Progetti finanziati 17.800 12450 30.250

Fonte: elaborazioni AUR Le imprese umbre coinvolte nel network

Finora abbiamo considerato il Progetto Brain Back solo per le potenzialità rivolte verso l’esterno (contattare gli umbri all’estero, ri-attrarre coloro che erano interessati ad avviare un’attività di impresa in Umbria, ecc.) ma un altro degli obiettivi che ci si è posti è stato quello di coinvolgere nel network il tessuto imprenditoriale locale. Riteniamo, infatti, che le informazioni raccolte attraverso il questionario Keep in Touch possano essere molto utili alle imprese umbre che, data la piccola dimensione, spesso devono affidarsi a terzi per mettere in atto strategie di internazionalizzazione o anche solamente per creare una rete di imprese che possa affrontare mercati esteri. Il database dei curriculum34 e la relativa accessibilità, naturalmente gratuita, potrebbero diventare uno strumento utile al matching tra le esigenze aziendali e le professionalità individuate grazie al Progetto. I vantaggi nell’individuare un soggetto umbro all’estero sono duplici: l’emigrato umbro conosce sia la lingua del paese di origine che quella del paese di destinazione (e, soprattutto per determinati Paesi, si pensi ad esempio alla Cina o agli Emirati Arabi Uniti, non sempre per le PMI è facile superare le barriere linguistiche) ed ha esperienza e conosce entrambe i mercati (questo è possibile rilevarlo dal curriculum e da successivi colloqui/incontri con il soggetto individuato). Le imprese iscritte al sito www.brainbackumbria.eu al 31 gennaio 2014 sono 48. Si tratta nel 90% dei casi di PMI (Graf. 56), ma nel nostro percorso, abbiamo individuato anche alcune grandi eccellenze umbre come, ad esempio, Angelantoni Industrie, Officine Meccaniche Galletti, Arnaldo Caprai.

34 Cfr. par. “I curriculum vitae allegati al questionario Keep in Touch”.

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Graf. 56 - La dimensione delle imprese iscritte al Progetto

Fonte: elaborazioni AUR Si tratta nella maggior parte dei casi di imprese che si occupano di servizi (29%), seguite da imprese metalmeccaniche (14,6%, Graf. 57). Graf. 57 - I settore delle imprese iscritte al Progetto

Fonte: elaborazioni AUR Nel 98% dei casi si tratta di imprese localizzate nella provincia di Perugia ed in particolare nei comuni di Perugia (43,4%), Corciano (10,9%), Foligno e Spoleto (6,5%)35. La maggiore difficoltà affrontata nel coinvolgere le imprese, sia di grandi che di medie-piccole dimensioni, è stata quella di riuscire a far passare il messaggio che il Progetto non si propone di sostituirsi all’azienda nelle strategie di internazionalizzazione ma anzi vuole agevolare tale processo. Un primo riscontro positivo è stato evidenziato durante il convegno di presentazione dei primissimi risultati del Progetto, tenutosi il primo marzo 2013 nella sede della Giunta regionale presso Palazzo Donini (Perugia). In questa occasione, abbiamo dato l’opportunità alle imprese di toccare con mano i positivi effetti che possono essere generati da un Progetto come Brain Back Umbria (box 4).

35 Gli altri comuni in cui sono localizzate le imprese iscritte al Progetto sono: Assisi, Città di Castello, Torgiano (4,3%), Bastia Umbra, Deruta, Gubbio, Marsciano, Massa Martana, Passignano sul Trasimeno, Terni, Todi ed Umbertide (2,2%).

10,4

89,6

Grandi dimensioni

PMI

29,0

14,6

12,5

12,5

12,5

6,34,24,24,2

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

ICT

Cartotecnico

Arredamento

Chimico/Farmaceutico

Turismo

Calzaturiero/Pelletteria/Tessile

Agroalimentare

Metalmeccanico

Servizi

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Box 4 – L’interscambio tra imprese ed emigrati: il caso cinese Durante il convegno del primo marzo 2013 ci siamo collegati, via Skype, con alcuni talenti umbri all’estero, per farci raccontare la loro esperienza e quello che pensavano delle opportunità offerte da Brain Back Umbria. Uno di questi collegamenti è avvenuto con Federico Bonotto, General Manager di FAIST (impresa metalmeccanica di Montone) e Coordinatore del “Suzhou Working Group”, un’associazione no profit composta da aziende manifatturiere italiane, che operano nelle macro-aree intorno a Shanghai, e finalizzata a mettere in rete le esperienze in Cina, oltre che a cercare di semplificare l’ingresso di nuove attività italiane in questo Paese. Bonotto evidenzia come le richieste di opportunità lavorative in Cina (anche solo temporalmente limitate) sia costantemente in aumento, soprattutto dal Veneto. Sicuramente, lavorare in questo Paese, può rappresentare per un neolaureato un buon biglietto da visita. Pochi sono però gli umbri che operano in Cina e Brain Back Umbria, continua Bonotto, può rappresentare un ponte per aprirsi a questo mercato. Proprio a questo proposito, Roberta Datteri, presente al convegno in qualità di rappresentante della rete Umbriarreda, ha evidenziato la necessità per le attività che fanno parte di questo network di internazionalizzarsi e come le possibilità di contatto (come quello con Bonotto) offerte dal Progetto siano un ottimo punto di partenza. Le stesse considerazioni sono state fatte anche da Francesca Orsini Federici, Responsabile delle Risorse Umane presso Angelantoni Industrie spa. Fonte: AUR

Un’altra occasione molto importante è stato il primo “Aperitivo dell’imprenditore”, tenutosi a Ponte San Giovanni (Perugia), presso FORMA.Azione, il 13 dicembre 2013. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di ri-accogliere nella propria regione i neoimprenditori, le cui imprese sono nate grazie al Progetto Brain Back Umbria. Come portatori di prospettive e professionalità innovative sviluppate in contesti molto diversi, infatti, i “nostri” brain back costituiscono un valore aggiunto prezioso per lo sviluppo socio-economico umbro. Attraverso questo incontro informale e di networking, imprenditori locali, esperti, portatori di interesse hanno potuto condividere esperienze e competenze in un’ottica di responsabilità sociale e solidarietà tra generazioni, con l’intento anche di pensare insieme ad una strategia per rilanciare un sistema produttivo umbro di qualità. Hanno partecipato a questo incontro una ventina di soggetti tra imprese, enti ed istituzioni. Tra gli intervenuti erano presenti Andrea Margaritelli di Listone Giordano, Paolo Galletti delle Officine Meccaniche Galletti, Gabriella Parodi, in qualità di Presidente di Federmanager Umbria, Bruno Bracalente, Presidente della Fondazione Perugiassisi 2019. Sicuramente, tra gli obiettivi da sviluppare per il futuro, riteniamo che il coinvolgimento delle imprese del territorio e la creazione di un network allargato sia una delle strade vincenti per il potenziamento del Progetto, e ciò è stato confermato anche da alcuni testimonial d’eccezione (box 5).

Box 5 - Alcune testimonianze delle imprese/istituzioni umbre in merito a Brain Back Abbiamo chiesto ad alcune imprese ed istituzioni umbre di raccontarci cosa pensano del Progetto, cosa migliorerebbero, come attrarre giovani in Umbria e quali potrebbero essere gli sviluppi futuri. Secondo Luca Angelini, Responsabile dell’Ufficio Studi e Politiche Industriali di Confindustria Umbria, la conoscenza di Brain Back dovrebbe essere maggiormente diffusa sul territorio regionale attraverso la partecipazione a convegni e seminari sull’economia e le politiche industriali. Proprio per dimostrare l’efficacia di tale strategia, Confindustria Umbria ha invitato Gabriele Bellani (vedi scheda Umbria Kinetics srl), una delle più innovative nuove imprese nate grazie al Progetto, all'Assemblea “Countdown to the future” organizzata dal Gruppo Giovani Imprenditori. L’obiettivo principale che Brain Back dovrebbe porsi – sempre secondo Angelini – è quello della riduzione del flusso dei giovani che lasciano la regione, soprattutto considerando che tale decisione è spinta molto spesso più da una necessità che da una scelta. Tra gli strumenti utili al fine di attrarre giovani in Umbria, i principali sono sicuramente legati alla presenza di agevolazioni economiche per le start up, alla disponibilità di investimento sulle imprese da parte degli operatori

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finanziari (soprattutto attraverso strumenti ad hoc ed innovativi come, ad esempio, seed capital, early stage, venture capital, private equity), alla messa in rete tra operatori locali e tra questi e le università, alla creazione di un “campus” allargato (che potrebbe essere sviluppato nella zona del centro storico di Perugia così da rivitalizzarla), al rafforzamento del tessuto sociale e culturale in un’ottica inclusiva e di stimolo verso le nuove idee. Tra le linee di sviluppo futuro del Progetto, quelle da seguire devono essere connesse soprattutto a: far conoscere le esperienze e le imprese nate grazie alla decisione di rientrare accolta dai beneficiari dell’Avviso Pubblico, far connettere tali start up con imprese che possano sostenerle ed aiutarle nelle fasi di avvio, trovare collaborazioni con soggetti che si occupano di finanza, creare un gruppo di imprenditori stanziali e di rientro con una propria identità, mettere a disposizione dei neoimprenditori il c.d. “volontariato manageriale”. In linea con le idee di Angelini, troviamo anche i suggerimenti di Gabriella Parodi, Presidente di Federmanager Umbria e manager di Angelantoni Industrie s.p.a. Una maggiore e più capillare conoscenza del Progetto è fondamentale – dice Parodi – per superare questa prima fase di attività. Infatti, se l’obiettivo di raccogliere contatti, sia di umbri all’estero che di imprese sul territorio, è da considerarsi basilare per lo sviluppo iniziale del Progetto, un secondo step è quello di coinvolgerli operativamente nel network. Per incrementare il numero di imprese umbre interessate al Progetto occorre fare un passaggio con le associazioni di categoria, come Confindustria, in grado di mettere a disposizione un elenco di soggetti potenzialmente disponibili a mettere a disposizione di chi vuol rientrare e di chi è già rientrato, competenze, professionalità e soprattutto persone. Infatti, se un soggetto ha intenzione di tornare in Umbria per dar vita ad una propria start up, la sola idea imprenditoriale, per quanto valida, non è sufficiente ma deve essere inserita in un network di interlocutori interessati a supportarla a 360 gradi. La creazione di un canale consulenziale e di finanziamento privilegiato per le start up potrebbe essere un altro strumento efficace. Federmanager Umbria ha tra le proprie finalità quella di mettere a disposizione le competenze dei propri associati e quindi si rende disponibile a supportare le idee dei brain back. Non distante è il punto di vista di un imprenditore. Michele Bernardi, è manager di Microntel IT (gruppo Microntel), impresa umbra che produce e sviluppa sistemi elettronici ed informatici ad elevato contenuto tecnologico, soprattutto nell’ambito del controllo accessi e della sicurezza, della rilevazione delle presenze del personale e della raccolta di dati riferiti alla produzione. Secondo Bernardi, Brain Back è un progetto che dovrebbe avere maggiore visibilità perché ha un valore intrinseco che può essere bidirezionale e cioè è in grado di supportare chi si trova all’estero e non ha intenzione di tornare in Umbria, ma anche coloro che vogliono di rientrare, il tutto attraverso un unico bridge creato dal network. Nel primo caso, infatti, le imprese umbre potrebbero usufruire della consulenza del soggetto individuato per poter penetrare il mercato estero; mentre nel secondo, l’esperienza maturata fuori dai confini nazionali può essere considerata un plus per lo sviluppo in Umbria di nuove idee e richieste provenienti anche dall’estero. Il problema fondamentale da risolvere è però legato all’adeguamento del mercato. Ad esempio, il mercato umbro dell’Information Technology è saturo e non in grado di recepire in modo semplice e veloce le innovazioni tecnologiche. I consumatori sono attratti sempre più dai prezzi bassi più che dalla qualità, occorre ripartire da un’educazione al consumo e da una sensibilizzazione, a tutti i livelli, delle tre macro-aree che fanno muovere l’economia: la politica, il mondo finanziario, le imprese. Per spingere i giovani a tornare in Umbria, infatti, serve che la regione, ed il Paese tutto, tornino ad essere attrattivi (ad esempio, è impensabile che per la partecipazione a due fiere, rispettivamente in Germania e negli Emirati Arabi Uniti, abbia speso più in benzina e parcheggio per arrivare e sostare a Fiumicino che per i biglietti aerei). Serve maggiore condivisione delle idee, una burocrazia più snella e maggiori infrastrutture. Se un’azienda piemontese (Microntel) ha deciso di investire in Umbria sicuramente considera il territorio come strategico. Spetta a noi valorizzarlo e renderlo attrattivo, promuovendo direttamente o facendo promuovere dai nostri emigrati, le eccellenze umbre. Un altro contributo importante è quello che proviene da Maria Chiara Brancaleoni dello Studio Archa snc, impresa nata da un precedente Progetto AUR 36 , che si occupa di conservazione, restauro, valorizzazione di documenti, manoscritti, autografi, carteggi, volumi a stampa, incunaboli, incisioni, stampe, carte geografiche, manifesti, opere d'arte su carta, spartiti musicali, fotografie con relativi negativi, manufatti affini e polimaterici aventi caratteri di rarità e di pregio, conservati presso archivi, biblioteche e musei, pubblici e privati. Secondo Brancaleoni, ritiene che l’opportunità offerta dal Progetto di poter ampliare la rete di contatti internazionali per la propria azienda sia fondamentale. Prosegue, “In Umbria, un po' come in tutto il territorio italiano è prima di tutto fondamentale attuare politiche che alleggeriscano la pressione fiscale gravante sulle imprese e/o iniziative commerciali intraprese da privati. É inoltre indispensabile ridare vitalità e visibilità alla nostra regione a livello nazionale e internazionale valorizzando

36 Cfr. nota 4.

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maggiormente le ricchezze artistiche e naturali presenti nel territorio in modo da riportare turismo e da riattivare un circolo virtuoso indispensabile a sostenere chi vuole tornare o rimanere in Umbria. Credo che per quanto riguarda lo sviluppo dell'imprenditoria uno strumento importante possa essere il potenziamento del supporto nella fase di incubazione del progetto imprenditoriale, con l'affiancamento di consulenti che possano aiutare/formare l'aspirante imprenditore a districarsi a livello amministrativo, fiscale, e burocratico e aiutarlo a capire e a muoversi all'interno del settore di mercato in cui andrà a operare”. Dal punto di vista amministrativo, una procedura da potenziare è sicuramente quella relativa alla tempistica che intercorre tra la presentazione delle domande a valere sugli avvisi pubblici e la realizzazione dei progetti. Simone Arca di RD Power srl, che ha partecipato all’Avviso Pubblico AUR Ide-e37, si occupa di consulenza tecnologica per il revamping e l’ottimizzazione di processi produttivi aziendali in termini di efficienza energetica e gestione dei rifiuti con un focus verso le tecnologie emergenti come i processi idrotermici e la reattività in acqua supercritica. Secondo Arca, la strategia da potenziare nell’ambito del Progetto è quella legata alla possibilità, per il soggetto che intende rientrare in Umbria ed avviare una propria attività di impresa, di poter comunque mantenere forti i legami con la realtà industriale ed accademica del/dei paese/i estero/i in cui ha risieduto (ad esempio, promuovendo la costituzione di filiali o spin-off accademici). Questo, oltre a dare più sicurezza a chi rientra, potrebbe anche trasformarsi in un’opportunità per attrarre investimenti di capitali esteri nel territorio regionale e nazionale. Un’altra imprenditrice del Progetto “Ide-e” che ha voluto fornire il proprio contributo a Brain Back è Chiara Tutarini di OBC Italy srl, società che si occupa di progetti di valorizzazione e promozione del territorio attraverso l'uso della realtà aumentata. Dal suo punto di vista, andrebbe migliorata l’assistenza successiva alla fase di start up e potenziata la possibilità di fare rete con le imprese e le istituzioni locali, data la scarsa visibilità, fiducia e possibilità di creare network da parte di società di nuova costituzione. Continua Tutarini, sicuramente per attrarre e ri-attrarre talenti nella nostra regione, sarebbe utile creare spazi dedicati a giovani imprenditori (come ad esempio, incubatori, business center, spazi di co-working), sviluppare strumenti per una maggiore visibilità delle start up, potenziare il confronto tra start upper ed investitori, diffondere maggiormente le informazioni riguardanti le opportunità pubbliche/private di sviluppo di tali attività. Fonte: Interviste AUR

37 Cfr. nota 4.

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LE IMPRESE NATE GRAZIE AL PROGETTO: I “NOSTRI” BRAIN BACK Uno degli obiettivi del Progetto era proprio quello di favorire la nascita di attività imprenditoriali o di lavoro autonomo sul territorio regionale. Dalla selezione delle 20 idee progettuali presentate a valere sull’Avviso Pubblico sono nate 10 imprese. L’apertura delle attività è avvenuta mediamente intorno al mese di ottobre e nei mesi intercorsi i neoimprenditori ed i lavoratori autonomi stanno lavorando per lanciare le proprie start up sul mercato. In questo primo periodo di sviluppo delle attività imprenditoriali o di lavoro autonomo, FORMA.Azione si è occupata di strutturare degli incontri formativi altamente interattivi (seguibili anche via Skype dai brain back impossibilitati a partecipare personalmente), con l’obiettivo di fornire e condividere conoscenze relative all’avvio di impresa ed alla gestione dell’attività in proprio (tab. 23).

Tab. 23 - Descrizione degli interventi formativi

Intervento formativo ObiettivoForme di contrattazione, collaborazione professionale regimi e compensi

Fornire una panoramica esaustiva sulle forme di collaborazione professionale che possono essere attivate dagli allievi, illustrando le differenti caratteristiche fiscali ed economico-finanziarie.

Contabilità d’impresa, fatturazione, regimi fiscali

Mettere gli allievi in condizione di scegliere in maniera adeguata e funzionale ai propri scopi, le modalità di gestione economico-finanziaria del proprio business imprenditoriale, assicurando al contempo l’acquisizione di capacità di comunicazione e gestione qualificata delle relazioni professionali con enti e istituzioni afferenti alla gestione fiscale e amministrativa d’impresa.

Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, normativa sulla privacy

Far acquisire agli allievi le nozioni giuridiche e normative di base della legislazionenazionale in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e privacy, con specifico riferimento agli adempimenti attesi per l’esercizio delle loro specifiche attività imprenditoriali.

Self-marketing, nuovi media e social network

Fornire agli allievi le coordinate per orientarsi all’interno dei nuovi media e networkper favorire le relazioni di business e promuovere la propria professionalità e attività imprenditoriale. Descrivere i modelli di funzionamento dei social network e le opportunità derivanti da nuove forme di finanziamento quale il crowdfunding.

Rapporti con l’estero: soggetti di riferimento in Umbria

Fornire una panoramica su cosa significa oggi internazionalizzarsi, per le imprese e i sistemi economici regionali. Quali opportunità e prospettive ci sono e possono essere colte a partire dalle azioni condotte dai diversi interlocutori presenti nel territorio regionale.

Rapporto con le banche e con il sistema del credito in generale

Rafforzare le conoscenze degli allievi in materia di accesso al credito, per rapportarsi con le banche e con gli altri soggetti finanziatori, in maniera qualificata e funzionale all’attivazione di finanziamenti commisurati al fabbisogno specifico di ognuno.

Rendicontazione Fornire agli allievi gli strumenti utili per la corretta rendicontazione dei costi legati ai primi 12 mesi delle nuove imprese o attività professionali, nonché maggiori informazioni rispetto alle procedure generali di rendicontazione previste per i fondi strutturali.

Diventare imprenditore: assunzionedel ruolo, riflessioni e scambi con manager e imprenditori affermati

Rafforzare le competenze dei beneficiari rispetto al significato dell’essere imprenditore e alle competenze trasversali necessarie a ricoprire tale ruolo, anche attraverso un confronto aperto e autentico con testimonial adeguatamente selezionati.

Fonte: FORMA.Azione In base alle proprie conoscenze e capacità, i neoimprenditori hanno potuto scegliere di partecipare ad uno o più incontri. La docenza è stata curata da consulenti esterni, esperti nelle singole discipline. Ma quali sono le attività di impresa o di lavoro autonomo avviate in Umbria grazie al Progetto? Qui di seguito riportiamo delle brevi schede relative alle start up avviate dai brain back ed alcune loro impressioni legate al rientro in Umbria.

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POIESIS

di Elisabetta Abbondanza

DESCRIZIONE Dopo una trentennale esperienza di vita e di lavoro in Germania come autrice, sceneggiatrice e insegnante di scrittura creativa e terapeutica, Elisabetta Abbondanza ha deciso di tornare in Umbria per avviare un’attività di diffusione del metodo di scrittura creativa POIESIS (da Lei elaborato). La scelta di tornare è scaturita, oltre che dai legami familiari che nonostante la lontananza sono stati sempre molto forti, anche da un’attenta analisi delle potenzialità che l’Umbria ha in termini di attrazione turistica, soprattutto di stranieri, interessati in particolar modo al benessere fisico e psichico. Il metodo di scrittura POIESIS può essere utilizzato per scopi creativi e terapeutici, quali ad esempio: lo sviluppo della creatività, dell’autonomia e dell’autogestione, nonché come cura preventiva, percorso di superamento di blocchi psicologici, inibizioni e crisi nel campo della formazione, dello studio universitario, del lavoro e della sfera privata. Inoltre, grazie alla conoscenza delle lingue, acquisita da Elisabetta in tanti anni trascorsi all’estero, i corsi saranno tenuti sia in italiano, che in tedesco ed in inglese. Inizialmente il metodo verrà diffuso attraverso lezioni, seminari introduttivi e conferenze rivolte a piccoli gruppi o a singoli individui, ma l’idea è quella di creare una vera e propria “scuola” di scrittura creativa e terapeutica in un casale nelle campagne umbre. Dalle proprie precedenti esperienze, Elisabetta vorrebbe “riportare” in Umbria: una migliore conoscenza e un più efficace uso delle lingue straniere, una maggiore dinamicità nel proporre e sviluppare nuove idee e nel trasmettere contenuti che all’estero sono già stati sviluppati (ad esempio, maggiore disponibilità nei confronti di forme psicoterapeutiche innovative come la scrittura-terapia o la terapia della respirazione) ed, infine, una certificazione per le terapie alternative di sostegno psicologico. Elisabetta è venuta a conoscenza del Progetto Brain Back grazie al contatto di FORMA.Azione e ad un’amica che, sapendo della sua volontà di tornare, le ha suggerito di partecipare all’Avviso Pubblico. Le difficoltà maggiori nell’avvio della propria attività di lavoro autonomo sono legate soprattutto ai pesanti oneri fiscali e sanitario-pensionistici previsti anche in fase di start up e, secondo Elisabetta, proprio questo, insieme allo snellimento delle pratiche burocratiche e di rendicontazione, sono le direttrici su cui AUR dovrebbe muoversi per lo sviluppo futuro di progetti similari. SETTORI: Scrittura, Creatività, Terapie dolci REFERENTE: Elisabetta Abbondanza CONTATTI: Via dei Contadini 5 - 06132 San Martino in Campo, Perugia tel. +39 075 38275 - +39 320 1769622 e-mail: [email protected] sito web: www.poiesis.it - www.poiesistherapie.de

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NOYCOM s.s.r.l.

DESCRIZIONE L'idea di creare Noycom (società semplice a responsabilità limitata) nasce dall'amicizia di 3 ragazzi di Perugia: Ilenia Baldelli, investment analyst e beneficiaria dell’Avviso Pubblico Brain Back, Fabio Zurla, risk analyst e Leandro Amador, ingegnere. Maturando esperienze in tre diverse realtà europee, quella anglosassone, quella tedesca e quella italiana, hanno deciso di metterle a frutto in Umbria, regione di origine di due dei tre soci. Il progetto imprenditoriale sviluppato ha come obiettivo quello di offrire soluzioni e-commerce altamente competitive e completamente adattabili alle esigenze delle realtà locali. In particolare nella fase di start up, i servizi di e-commerce saranno rivolti alle farmacie umbre che potranno così aderire ad un portale unico ed esplorare il mondo della vendita on-line di prodotti farmaceutici, per la cura e per la bellezza. L’idea di tornare in Umbria è legata soprattutto alla mancanza della propria terra di origine e degli affetti. Ilenia è venuta a conoscenza del Progetto tramite alcune ricerche in internet e la successiva diffusione delle informazioni da parte di alcuni amici. Da Brain Back si aspetta assistenza e sostegno, per quanto possibile, anche dopo la conclusione della fase di start up, la possibilità di scambiare idee, confrontarsi e fare rete con le altre attività dei brain back. Della sua esperienza all’estero vorrebbe che in Italia venissero replicate procedure burocratiche più snelle e una semplificazione dei meccanismi alla base della creazione e gestione d’impresa. SETTORI: e-commerce, web development REFERENTI: Ilenia Baldelli – Leandro Amador CONTATTI: NoyCom S.s.r.l. Via dell'Arce, 39, Assisi, PG 06033 tel. +39 331 7157404 e-mail: [email protected] sito web: www.noycom.it

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UMBRIA KINETICS s.s.r.l.

DESCRIZIONE Ingegnere aerospaziale e dottore di ricerca nel campo della fluidodinamica Gabriele Bellani, da diversi anni, si occupa di progetti legati all’ingegneria meccanica ed aerospaziale. Ha conseguito il dottorato in fluidodinamica a Stoccolma ed ha lavorato presso l’Università della California (Berkeley). Attualmente collabora anche con il CIRI Aeronautica, presso l'Università di Bologna, dove segue un progetto riguardante la costruzione di una grande galleria del vento per studi avanzati sulla turbolenza. L’idea di impresa sviluppata ruota attorno ad un brevetto riguardante un tipo innovativo di sospensione automobilistica che consentirà di ottenere numerosi vantaggi in termini di comfort, maneggevolezza e sicurezza. Umbria Kinetics (società a responsabilità limitata semplificata) ha come obiettivo iniziale lo sviluppo e la commercializzazione dell’idea brevettata con una propensione verso lo sviluppo futuro di strumenti innovativi per una mobilità sostenibile. Tale prodotto potrà, infatti, essere facilmente adattato alle esigenze del mercato con particolare riferimento a quello delle auto elettriche. Il progetto è in collaborazione con Federico Giuliani, che ha alle spalle una lunga tradizione familiare nel campo della preparazione e messa appunto di automobili sportive e ad alte prestazioni. Dalle esperienze estere di Gabriele emerge una volontà di “importare” in Umbria la gestione professionale delle attività di impresa e la cura dei minimi dettagli tipica del mondo imprenditoriale americano ed il rispetto e la tutela del lavoratore tipico svedese. Gabriele è venuto a conoscenza del Progetto tramite una mail ricevuta nel proprio account di posta elettronica. Tra le procedure da migliorare evidenzia soprattutto quella fidejussoria e quella rendicontativa. Inoltre, dichiara che Brain Back per la sua azienda ha rappresentato quella spinta motivazionale ed economica che gli ha fatto superare gli ostacoli che si incontrano nell’avvio di una attività di impresa in Italia e gli sta permettendo di entrare in contatto con una rete di soggetti interessati al prodotto sviluppato e che è proprio su questo che dovrebbe puntare il Progetto per il futuro. SETTORI: tecnologia meccanica avanzata, meccatronica REFERENTE: Gabriele Bellani CONTATTI: e-mail: [email protected], [email protected] sito web: www.umbriakinetics.com

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OKO CREATIVE LAB & MULTIMEDIA di Attilio Brancaccio

DESCRIZIONE Fotografo e art director, Attilio Brancaccio ha oltre 10 anni di esperienza nel mondo della comunicazione aziendale e pubblicitaria, di cui 6 trascorsi all’estero. Nel corso della sua attività professionale ha lavorato per conto di agenzie pubblicitarie, magazine, brands ed aziende private nazionali ed internazionali. OKO Creative Lab & Multimedia è uno studio creativo con un focus sullo sviluppo di prodotti multimediali pensati per la promozione delle eccellenze artistico/culturali dell’Umbria, attraverso tecniche e strategie di comunicazione innovative. Questa idea imprenditoriale è nata anche grazie ad una collaborazione con una società americana che opera nel campo della progettazione e dello sviluppo di applicazioni e di giochi interattivi per device mobili, finalizzati alla promozione di località e siti italiani di rilevanza turistico-culturale. Tornare in Umbria per Attilio ha significato riportare l’esperienza maturata all’estero al fine di dare una visione nuova in materia di promozione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale regionale e nazionale, che ritiene essere il motore fondamentale per la ripresa dopo un periodo di crisi. Secondo Attilio, dall’estero bisognerebbe “importare” procedure burocratiche più snelle e leggi ed iniziative che semplifichino e favoriscano lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Le informazioni circa Brain Back gli sono giunte da FORMA.Azione. Secondo lui, perché altri giovani possano essere spinti a rientrare, l’Italia dovrebbe garantire una situazione politica più stabile, maggiore giustizia e minore corruzione. SETTORE: multimedia REFERENTE: Attilio Brancaccio CONTATTI: e-mail: [email protected] sito web: www.okocreativelab.com

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AUTENTICA s.r.l.

DESCRIZIONE Michele Bruni ed Alessandra Quartesan, dopo un’esperienza di dieci anni all'estero lavorando con Banca Mondiale ed altre agenzie internazionali, tornano in Umbria e fondano Autentica (società a responsabilità limitata), insieme ad Angela Borghesi, che laureata in economia del turismo, lavora da molti anni con diversi tour operator e sta acquisendo la qualificazione di direttore tecnico, ed Elisabetta Federici, che ha un dottorato in storia dell’arte e divide la propria vita lavorativa tra l’organizzazione di mostre e le guide turistiche sul territorio. L’impresa appoggerà le eccellenze del territorio proponendo prodotti e servizi turistici e culturali altamente esclusivi, disegnati sul cliente come un abito sartoriale. Con la sua ampia rete di contatti, Autentica sarà garanzia di qualità, coniugando lo sviluppo economico locale con il successo imprenditoriale. Sicuramente dall’estero, Michele, beneficiario dell’Avviso Pubblico e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Autentica, vorrebbe “importare” il senso di responsabilità, la snellezza burocratica e fiscale, la meritocrazia, l’indipendenza, la voglia di fare, la stima delle proprie capacità. Michele è venuto a conoscenza del Progetto grazie al passaparola di un amico, che era a sua volta interessato a questa opportunità. Dal punto di vista degli “incentivi” al rientro, secondo il presidente del CdA di Autentica, sono troppi i fattori personali che incidono sulla decisione di tornare nella propria terra di origine e non esistono strumenti ad hoc per attrarre/riattrarre giovani in Umbria ma ogni caso va valutato a se. In molti paesi del mondo, negli ultimi 10 anni, un numero crescente di enti finanziatori (sia pubblici che privati) ha promosso lo sviluppo del settore dei c.d. “investimenti di impatto”. Quest’industria crescente, non cerca di generare solamente ritorni finanziari, ma anche impatti socio-ambientali, emergendo dall’incontro tra la responsabilità sociale d’impresa nel settore bancario e l’evoluzione della micro-finanza per singoli individui e per PMI. Brain Back potrebbe cercare di strutturare delle alleanze con questi attori al fine di accompagnare le attuali start up anche nelle fasi successive di sviluppo. Dato il limitato finanziamento concesso, per il futuro Brain Back potrebbe porsi come una sorta di incubatore ed acceleratore di impresa che favorisca l’accesso al credito. SETTORE: turismo di eccellenza REFERENTE: Alessandra Quartesan CONTATTI: e-mail: [email protected]; [email protected] sito web: in costruzione

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GIANDEBÌ s.r.l.

PIZZERIA - BRACERIA FUOCO VIVO

DESCRIZIONE Edoardo è uno chef appassionato e innovativo. I primi ad appoggiare l’idea dell’apertura di un locale nel centro storico di Perugia, sono stati gli amici che poi sono diventati anche soci di Giandebì (società a responsabilità limitata). Fuoco Vivo Pizzeria-Braceria offre la possibilità di mangiare piatti semplici con ingredienti “esclusivi” perché cucinati con materie prime reperite da piccoli artigiani umbri, tutto con il fine di riscoprire i veri sapori del territorio. Edoardo dichiara che Brain Back Umbria, conosciuto grazie ad una e-mail informativa, ha rappresentato un piccolo aiuto allo start up dell’attività imprenditoriale a cui stava già pensando da tempo e vorrebbe essere coinvolto anche negli sviluppi futuri del Progetto. L’unico punto su cui c’è da lavorare è relativo allo snellimento burocratico. Per far tornare giovani in Umbria, secondo Edoardo, c’è sicuramente bisogno di progetti innovativi, di maggiore fiducia verso le idee e più, in generale, di progresso. Attualmente, lavorano presso Fuoco Vivo 6 persone. SETTORE: Ristorazione REFERENTE: Edoardo De Leo CONTATTI: Via Campo Battaglia, 14 - 06100 - Perugia (PG) tel. 075 5732874 e-mail: [email protected] sito web: www.pizzeriafuocovivo.it

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PL s.s.r.l.

BRICCO BONO

DESCRIZIONE Paolo Lazzarini ha lavorato a Londra per lungo tempo nel settore della ristorazione, occupandosi, in particolare, dell’acquisto delle materie prime e di prodotti alimentari per conto di importanti ristoranti italiani. Queste esperienze hanno messo in evidenza come il Made in Italy, soprattutto in campo alimentare, riscuota un successo incredibile all’estero. Da qui l’idea di commercializzare prodotti alimentari di alta qualità tipici dell’Umbria. La vendita avverrà sia online che all’ingrosso. L’impresa è nata in collaborazione con il fratello Giuliano, che è stato anche colui che ha informato Paolo circa le opportunità del Progetto Brain Back Umbria. In Umbria, che ritiene essere una regione ricca di potenzialità, vorrebbe “importare” innovazione, competitività e maggiore integrazione sociale oltre a sistemi meno burocratizzati e facilità di accesso al credito, soprattutto per le start up. Paolo, inoltre, si augura di riuscire ad entrare in contatto con tutta una serie di stakeholders potenzialmente interessati alla propria attività di impresa e che fanno parte del network Brain Back. Infatti, come “linee” di sviluppo per il futuro del Progetto, suggerisce l’affiancamento dei neoimprenditori con soggetti che possano aiutarli a sviluppare la propria idee grazie ad anni di esperienze sul campo. SETTORI: Commercio all’ingrosso, al dettaglio, e-commerce di prodotti alimentari REFERENTI: Paolo Lazzarini, Giuliano Lazzarini CONTATTI: skype : palazzarini cell. +39 328 3737961 e-mail: [email protected], [email protected] sito web: www.briccobono.com

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GRIFO SCOOTER - “UMBRIA SCOOTER RENTAL” di Luca Mancinelli

DESCRIZIONE Economista esperto in finanza, Luca Mancinelli ha alle spalle un quinquennio di esperienze nell’ambito finanziario maturate a Dublino. Umbria Scooter Rental (Grifo Scooter di Luca Mancinelli) è un’agenzia di noleggio di mezzi di trasporto a due ruote e non solo. I tour in scooter potranno essere organizzati secondo tracciati predefiniti o personalizzati e permetteranno di vivere una particolare esperienza di viaggio tra le bellissime colline umbre della zona dell’assisano e nelle aree limitrofe. L’idea di investire in Umbria è legata all’amore per il territorio e alla consapevolezza che questa regione per poter uscire dalla crisi debba sfruttare al meglio le bellezze paesaggistiche e culturali che le appartengono anche attraverso esperienze diverse dal turismo “classico”, cosa che all’estero, in territori similari, già accade ed ha un grande successo. Luca vorrebbe “riportare” dell’esperienza in Irlanda, la maggiore dinamicità delle decisioni anche in merito al mercato del lavoro, al tessuto sociale ed all’organizzazione dei servizi per i cittadini, come strumento per dare una ulteriore spinta all’economia Umbra. Luca è venuto a conoscenza di Brain Back grazie alle informazioni contenute nel sito della Regione Umbria e proprio sulla visibilità delle opportunità bisognerebbe puntare per cercare di attrarre/riattrarre i giovani nel territorio regionale. Dal punto di vista delle criticità del Progetto, sicuramente la riduzione della documentazione da presentare rappresenterebbe uno snellimento procedurale fondamentale. Invece, per il futuro Luca vorrebbe che il Progetto si occupasse del potenziamento di alcuni settori strategici per la nostra regione come ad esempio, l’artigianato artistico, la gastronomia, l’alberghiero, l’ingegneria innovativa, ecc. SETTORE: Turismo REFERENTE: Luca Mancinelli CONTATTI: cell.: +39 346 30 15 723 e-mail: [email protected] sito web: www.umbriascooterrental.com

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PAOLO MARIANGELI

DESCRIZIONE Ingegnere del suono, musicista e sound designer, Paolo ha sviluppato le proprie competenze tra l’Umbria, dove ha conseguito la laurea in scienze politiche con specializzazione in sociologia della musica e la Germania, dove ha lavorato come ingegnere del suono, musicista ed insegnante di tecnica del suono. L’idea di tornare e dare una seconda possibilità alla sua regione nasce dal concetto che lo stile di vita che offre l’Umbria sia unico al mondo e ciò la rende uno dei posti migliori per lavorare, grazie anche a potenzialità creative diffuse ed all’altezza di quelle di posti molto più famosi e di tendenza. L’obiettivo principale di Paolo è, quindi, la creazione di uno studio di progettazione sonora che permetta di comporre musiche e suoni per la televisione, la radio, il cinema, la pubblicità ed il marketing. Inoltre, lo studio si propone anche di operare in ambito artistico, con la realizzazione di installazioni e performance multimediali per musei festival ed eventi, coinvolgendo sia artisti e produttori locali sia personalità provenienti dall'estero. “Se i suoni, i rumori, il silenzio assumono un significato, si crea di conseguenza una nuova forma di comunicazione”. Nel corso degli ultimi anni, Paolo ha lavorato come sound designer nel settore della post produzione audio per il video e dato che, in Italia, questo ambito è poco sviluppato e con ampi spazi di crescita del mercato ha pensato che fosse un buon momento per avviare la sua attività proprio in Umbria. Dalla Germania, Paolo, vorrebbe “importare” il concetto che arte, musica, cultura e creatività possono generare profitto come le altre attività economiche. Ad esempio, la figura dell’artista, in terra tedesca, è regolata a livello burocratico con esenzioni ed obblighi fiscali, previdenziali ed assicurativi pensati ad hoc. Inoltre le amministrazioni di molte città si adoperano per creare spazi, come atelier e laboratori, ed attivare mostre, concerti, concorsi e festival dedicati, coinvolgendo e valorizzando gli artisti locali. In questo modo la città diventa molto più attraente ed interessante anche per personaggi, artisti ed organizzazioni a livello internazionale. Il Progetto è giunto alle orecchie di Paolo grazie ad un amico che era stato contattato da AUR come potenziale brain back e, per ora, l’unico suggerimento per migliorare le procedure di avvio della propria start up è relativo alla semplificazione dell’erogazione del contributo che dovrebbe essere concesso nella sua totalità e non solo con un anticipo, date le elevate spese da sostenere all’avvio di un’attività. Per rendere più attrattiva questa regione bisognerebbe far si che chi torna non abbia la sensazione di subire un downgrade ma anzi che pensi al rientro come ad una normale evoluzione della propria esperienza lavorativa e di vita e, naturalmente, bisognerebbe migliorare i servizi e stimolare la creazione di network. Il valore aggiunto di chi torna, infatti, è proprio la rete di contatti che si è costruito lavorando all’estero che va sfruttata per far aprire e conoscere l’Umbria al resto del mondo.

SETTORI: audio/video, musica, arte, multimedia

REFERENTE: Paolo Mariangeli

CONTATTI e-mail: [email protected] sito web: www.krachmacher.eu

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ECA (Espita Consulting Alliance) di Alex Paiella

DESCRIZIONE Alex Paiella inizia la propria carriera lavorativa lavorando per l’EMEC (European Marine Equipment Council), lobby europea con base a Bruxelles, occupandosi di PMI e fondi europei. Dopo esperienze lavorative presso l'Ambasciata d'Italia a Buenos Aires e al Parlamento Europeo ha concentrato la propria attività professionale nel settore della progettazione europea lavorando in Belgio, Grecia e Spagna. Alex ha impostato la propria attività sulla consulenza nel settore della progettazione europea con l’obiettivo di fornire servizi per l'accesso a fondi e a finanziamenti europei con particolare riferimenti al nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 (Horizon 2020, Cosme, Erasmus+, Europa Creativa). I servizi si rivolgono, in particolare, a PMI, istituzioni pubbliche e a tutti coloro che sono interessati ad accedere ai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. Per poter avviare al meglio la propria attività, Alex vorrebbe potenziare i meccanismi di relazione e partnership con entità straniere e aumentare il grado di apertura al cambiamento ed all’innovazione. Dopo aver raccolto informazioni sul Progetto dal sito AUR, Alex ha deciso di partecipare e di rimettersi in gioco in Umbria. L’unica critica che muove a Brain Back è legata alla ristrettezza delle voci di spesa rimborsabili e previste nell’Avviso Pubblico. Secondo Alex, un’offerta formativa e lavorativa più in linea con quelle di altri paesi europei sarebbe determinante per il rientro di giovani sul territorio regionale. SETTORE: progettazione europea REFERENTE: Alex Paiella CONTATTI e-mail: [email protected] sito web: in costruzione

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Infine, abbiamo tentato un approccio di tipo swot sulle caratteristiche del Progetto Brain Back Umbria, rappresentando così un quadro di sintesi dello stesso (tab. 30). Grazie a questa tipologia di analisi è possibile evidenziare non solo i punti di forza e le opportunità ma anche i punti di debolezza e le minacce che rappresentano, nella maggior parte dei casi, i nodi di sviluppo per un’evoluzione futura del Progetto. I punti di forza principali sono legati all’innovatività ed al carattere sperimentale del Progetto e proprio queste caratteristiche incidono negativamente su alcune linee di sviluppo dello stesso. Ad esempio, dal punto di vista del network creato grazie a Brain Back Umbria, se da una parte se ne riconosce l’estrema utilità, dall’altra l’impossibilità per chi ne fa parte di poter contattare direttamente chi sta facendo la stessa esperienza all’estero ne rappresenta un limite. Se guardiamo alle opportunità possiamo notare come il Progetto s’inserisca in una rete più ampia di progettazione nazionale e come la “vitalità” dello stesso dipenda da soggetti che conservano un interesse sugli argomenti affrontati. La minaccia maggiore è, invece, rappresentata da una impossibilità di proseguire sulla strada appena iniziata. Stiamo già lavorando per cercare di migliorare le criticità rilevate (ad esempio, modificando l’accessibilità dei e tra i profili inseriti nel sito web rendendolo così più interattivo) e contiamo, per il futuro, di poter ampliare le prospettive del Progetto attraverso un maggiore coinvolgimento nel network delle imprese del territorio e valorizzando le capacità e le conoscenze dei ricercatori.

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Tab. 24 - Swot Analysis

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA KEEP IN TOUCH Raccolta di informazioni dettagliate Diffusione dei curriculum vitae È in linea con il target group del progetto Possibilità di incrociare i dati raccolti per fare un’indagine più dettagliata IMPRESE Scambio di esperienze e potenziale attivazione di collaborazioni con umbri all’estero SITO Visibilità Flessibilità Facilità di lettura Frequenza degli aggiornamenti NETWORK Ampio ed estendibile Utile NEOIMPRENDITORI Formazione Rete AIRE Database di riferimento a livello nazionale AVVISO PUBBLICO Incentivi Formazione Innovativo (tra i primi progetti in Italia) SOCIAL NETWORK Flessibili Facilità di raggiungimento del target group Superano i confini geografici STRATEGIE DI ATTRAZIONE DEI CERVELLI Brain Back è una strategia Creazione di opportunità, anche occupazionali Creazione di network Innovatività

KEEP IN TOUCHNon modificabile Non tutti sono spinti ad inserire il CV Non raggiunge l’intero universo di riferimento IMPRESE Difficoltà di coinvolgimento Sono mancate azioni di marketing mirate SITO Poco interattivo NETWORK Manca un collegamento diretto tra brain e tra brain ed imprese/enti/ istituzioni NEOIMPRENDITORI Burocrazia AIRE Campione sottostimato AVVISO PUBBLICO Burocrazia SOCIAL NETWORK Minore controllo sulle risposte STRATEGIE DI ATTRAZIONE DEI CERVELLI Discontinuità dei progetti nel tempo

OPPORTUNITÀ MINACCEKEEP IN TOUCH Confrontabilità con altre indagini (in particolare quelle condotte da ITalents) IMPRESE Creazione di una rete di collaborazione/rapporti con l’estero SITO L’interesse al Progetto da parte degli utenti può garantirne la vitalità NETWORK Allargabile grazie al passaparola NEOIMPRENDITORI Crescita dell’impresa nata grazie al Progetto, grazie anche ai network creati AIRE Diritto di voto all’estero AVVISO PUBBLICO Ri-finanziamento del Progetto, anche da parte di soggetti privati SOCIAL NETWORK Raggiungimento di un pubblico esteso STRATEGIE DI ATTRAZIONE DEI CERVELLI Rapporto costi-benefici positivo

KEEP IN TOUCHMargine di non verificabilità delle risposte IMPRESE Difficoltà nel far passare il messaggio del progetto anche legate al periodo di crisi che crea diffidenza SITO La mancanza di interesse da parte degli utenti può portare alla chiusura del sito NETWORK Per mancanza di supporti allo sviluppo dello stesso, può rimanere un mero database di contatti NEOIMPRENDITORI Problemi legati alla vita dell’impresa AIRE Non tutti gli italiani si iscrivono per paura del fisco, per pigrazia, per non conoscenza dello strumento AVVISO PUBBLICO Mancanza di finanziamenti SOCIAL NETWORK Margine di non verificabilità delle risposte STRATEGIE DI ATTRAZIONE DEI CERVELLI Rischio di non ri-finanziamento del Progetto

Fonte: elaborazioni AUR

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ESPERIENZE UMBRE DI BRAIN CIRCULATION Se pensiamo al concetto di brain circulation non possiamo fare a meno di considerare gli effetti positivi che tale fenomeno può avere sulla crescita personale e professionale dei soggetti che entrano all’interno di questo circuito (box 6).

Box 6 - L’indagine Euroguidance sulla mobilità degli italiani Nel 2009, il Centro Euroguidance Italy in collaborazione con la Commissione Europea, DG Istruzione e Cultura, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con la DG per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione, ha realizzato un’indagine sulla mobilità degli italiani per motivi di studio e di lavoro. La popolazione di riferimento per l’indagine è costituita dalla tutti gli italiani di età compresa tra 15 e 45 anni. Il campione è composto da 1.809 unità intervistate su 9.414 contattate, ma nell’analisi successiva ci soffermeremo a considerare solo coloro che hanno fatto un’esperienza all’estero. Il 37% degli intervistati ha dichiarato di aver trascorso un periodo di studio o di lavoro all’estero e tra questi la maggior parte ha un’età compresa tra 20 e 29 anni ed è residente nelle regioni del Nord Ovest. Ha soggiornato all’estero il 39% degli uomini ed il 35% delle donne. Nel 35% dei casi l’esperienza all’estero è legata a motivi di studio o di lavoro, mentre per il 30% ciò che ha spinto ad emigrare (anche solo per un periodo) erano entrambe le ragioni. Quasi il 40% degli intervistati, inoltre, dichiara di aver fatto più di un’esperienza all’estero. Le principali destinazioni sono state: il Regno Unito, la Francia, la Spagna e la Germania. Il periodo di permanenza media all’estero è pari a poco più di 4 mesi e le motivazioni principali che hanno spinto a fare tale esperienza sono: la vacanza-studio, la formazione professionale, gli studi legati alle scuole medie superiori. Il grado di soddisfazione per l’esperienza è molto alto ed è legato principalmente a tre aspetti positivi: il confronto con usanze e culture differenti dalla propria, l’apprendimento di una lingua straniera, l’instaurazione di relazioni interpersonali. La mancanza della famiglia e del proprio Paese, invece è vista, come l’aspetto più negativo del vivere all’estero. Il 32% di coloro che hanno fatto un’esperienza all’estero sarebbe disposto a trasferirsi fuori dai confini nazionali, soprattutto per motivi di lavoro. Fonte: Euroguidance

Nei paragrafi successivi, analizziamo alcune esperienze di mobilità riferite a giovani umbri e non solo. Si tratta, in particolare, di una indagine sulla propensione alla mobilità dei laureati presso l’Università degli Studi di Perugia e dei risultati afferenti il Progetto Eurodyssée, gestito da AUR, che ha come scopo principale quello di promuovere lo scambio di tirocinanti tra regioni europee.

La mobilità dei laureati presso l’Università degli Studi di Perugia In questa sezione analizziamo la tematica della mobilità dei laureati presso le undici facoltà dell’Università degli Studi di Perugia per capire se la propensione all’emigrazione è più forte per certe facoltà e come l’indirizzo di studi può incidere sulla decisione di ricercare all’estero un lavoro che sia in linea con la propria formazione. Dal database, fornitoci dall’Università degli Studi di Perugia, abbiamo estrapolato tutti i dati relativi ai laureati tra il 2007 ed il 2011 e residenti nelle Province di Perugia e di Terni. Nel caso in cui lo stesso soggetto abbia conseguito, durante tale periodo, due lauree abbiamo preso in considerazione solo quella di livello più elevato (laurea magistrale o laurea specialistica).

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Successivamente, abbiamo selezionato dal database tutti i soggetti per i quali era segnalato almeno un indirizzo mail, fosse esso privato o legato all’iscrizione universitaria (e quindi con estensione unipg.it). Mediamente sono risultati contattabili il 59% dei laureati con picchi massimi per la facoltà di ingegneria (73%) e minimi per i corsi di farmacia (39,3%). Al primo invio, inoltre, il 17,4% delle mail individuate è risultato non funzionante, facendo abbassare la soglia dei realmente contattabili al 48% (tab. 25). Il questionario è stato inviato via mail per la prima volta il 25 marzo 2013. Sono stati inviati, sempre via mail, due solleciti e l’indagine si è chiusa il 5 maggio 2013. Quattro soggetti hanno dichiarato di non voler partecipare alla rilevazione ed in totale abbiamo ricevuto 1.097 questionari compilati, che rappresentano mediamente il 16% dei soggetti contattabili e l’8% dei laureati nel periodo considerato. Tab. 25 - Dati a confronto (n,%)

Facoltà Totale laureati 2007-2011

Totale soggetti con almeno un contatto mail

Totale contattabili(mail funzionanti) Totale risposte

n n % n n % Agraria 381 247 2,7 203 37 3,4 Economia 1.940 1.298 13,7 1.090 178 16,2 Farmacia 341 134 2,4 104 15 1,4 Giurisprudenza 914 419 6,5 332 40 3,6 Ingegneria 1.853 1.357 13,1 1.148 216 19,7 Lettere e filosofia 2.223 1.118 15,7 944 157 14,3 Medicina 2.224 1.130 15,7 906 97 8,8 Veterinaria 143 94 1,0 74 10 0,9 Scienze della formazione 1.643 814 11,6 651 80 7,3 Scienze politiche 1.257 804 8,9 638 105 9,6 SS.MM.FF.NN.38 1.244 866 8,7 749 162 14,8 Totale 14.163 8.281 100,0 6.839 1.097 100,0

Fonte: elaborazioni AUR Se si confrontano il numero totale di laureati per facoltà ed il numero di risposte ricevute sempre per facoltà si può osservare che nel nostro campione, le facoltà di agraria, economia, ingegneria e scienze matematiche, fisiche e naturali sono sovrarappresentate mentre per le altre facoltà sono sottorappresentate (graf. 58). Passiamo ora ad analizzare i risultati dell’indagine riferita solo al campione rilevato39. Dei 1.097 soggetti che hanno risposto al questionario risulta che il 22,2% ha fatto almeno un’esperienza di studio/lavoro all’estero e di questi circa il 33% si trovava ancora all’estero al momento della rilevazione. Osservando i dati relativi alle facoltà possiamo notare che, se rispetto al campione totale risultano aver risposto soprattutto soggetti della facoltà di ingegneria, la maggiore propensione ad emigrare per un’esperienza di studio/lavoro all’estero è quella dei laureati in lettere e filosofia e in economia. Quest’ultimi, insieme ai laureati in SS.MM.FF.NN., sono tra i soggetti che risultano più numerosi dal punto di vista della presenza all’estero al momento dell’indagine (graf. 59). 38 SS.MM.FF.NN.: è la dicitura utilizzata per indicare la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. 39 D’ora in avanti utilizzeremo il termine “TUTTI” per indicare i dati riferiti all’intero campione, “ESPERIENZA ALL’ESTERO” per indicare coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero e “ANCORA ALL’ESTERO” per indicare coloro che si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione.

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Graf. 58 - Tasso di risposta per facoltà (%)

Fonte: elaborazioni AUR Graf. 59 - Dati per facoltà a confronto (%)

Fonte: elaborazioni AUR Questo dato può essere analizzato anche da un altro punto di vista, e cioè in base a quanti soggetti hanno fatto almeno un’esperienza all’estero per facoltà di provenienza e, di questi, quanti si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione. Ne scaturisce che tra coloro che hanno frequentato la facoltà di farmacia e partecipato alla rilevazione il 40% ha fatto almeno un’esperienza all’estero, seguiti dai laureati in agraria (37,8%) e dai laureati in lettere e filosofia (33,1%). Tra coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero risultano essere ancora all’estero al momento della rilevazione il 58,3% di medici e il 50% di laureati in giurisprudenza e farmacia (tab. 26).

18,216,3

14,412,0

18,816,6

10,7

13,512,3

16,5

21,6Tasso medio di

risposta 16,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

19,7 15,6 17,1

16,217,3 18,3

14,8 16,018,3

14,3 21,4 12,2

9,610,7 12,2

8,84,9 8,5

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

TUTTI ESPERIENZA ALL'ESTERO

ANCORA ALL'ESTERO

Veterinaria

Farmacia

Agraria

Giurisprudenza

Scienze formazione

Medicina

Scienze politiche

Lettere e filosofia

SS.MM.FF.NN.

Economia

Ingegneria

16,6 14,1 13,4

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Tab. 26 - Percentuali per facoltà dei soggetti che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero e di coloro che si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione (%)

Facoltà ESPERIENZA ALL’ESTERO ANCORA ALL’ESTERO Ingegneria 17,6 36,8 Economia 23,6 35,7 SS.MM.FF.NN. 24,1 38,5 Lettere e filosofia 33,1 19,2 Scienze politiche 24,8 38,5 Medicina 12,4 58,3 Scienze formazione 6,3 40,0 Giurisprudenza 20,0 50,0 Agraria 37,8 7,1 Farmacia 40,0 50,0 Veterinaria 10,0 0,0

Fonte: elaborazioni AUR I soggetti intervistati hanno prevalentemente una laurea triennale e anche tra coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero prevalgono questi, mentre invece coloro che sono ancora all’estero hanno principalmente una laurea specialistica e questo ci può far supporre che si tratta di laureati da meno di 10 anni e che il trasferimento all’estero sia tendenzialmente più stabile rispetto ad un soggetto che non ha ancora concluso gli studi universitari (graf. 60). Graf. 60 - Tipologia di corso di laurea (%)

LM: Laurea Magistrale; LS: Laurea Specialistica; LT: Laurea Triennale Fonte: elaborazioni AUR

6%

34%60%

TUTTI

LM LS LT

5%

45%50%

ESPERIENZA ALL'ESTERO

LM LS LT

7%

49%44%

ANCORA ALL'ESTERO

LM LS LT

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Dal campione risulta che l’età media dei laureati40 con laurea breve è 25 anni, mentre per coloro che hanno conseguito una laurea magistrale o specialistica, l’età si attesta sui 26 anni. Il dato interessante è relativo al fatto che tra coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero, l’età media di laurea risulta essere per tutti e tre i cicli di studio inferiore alla media generale di un anno. Tra gli intervistati il 61% è donna e, differentemente da ciò che risulta dall’indagine AIRE e dall’indagine sul questionario Keep in Touch, prevalgono le donne anche tra coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero (56,4%) e tra coloro che si trovano ancora all’estero (58,5%). L’83% degli intervistati risulta residente nella Provincia di Perugia, ma sembrerebbe maggiore la propensione ad andare all’estero dei residenti nel ternano. Il 97,6% del campione ha cittadinanza italiana, la restante parte proviene prevalentemente da Albania e Romania. Tra gli italiani risultano aver fatto almeno un’esperienza all’estero il 21,4% del campione e di questi il 31,9% si trovava ancora in un paese straniero al momento della rilevazione. Tali percentuali sono molto più elevate se si considerano i soli cittadini stranieri. Infatti, tra questi, il 53,8% ha fatto almeno un’esperienza all’estero e di questi il 64,3% si trovava ancora fuori dall’Italia. Solo due soggetti risultano, invece, essere tornati nel paese di provenienza. Il voto medio di laurea è 105, indipendentemente dal sotto-campione considerato. Un altro dato interessante è quello relativo ai titoli post laurea41. Se, infatti, mediamente ha conseguito un titolo post laurea il 17,7% del campione, coloro che hanno fatto un’esperienza all’estero risultano avere una qualifica più alta nel 25,5% dei casi e un dato simile è quello relativo a coloro che si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione (23,2%). Tra coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero, prevalgono i dottori di ricerca (cfr. box 7), e tra coloro che erano ancora all’estero al momento della rilevazione, quelli che hanno frequentato un master (tab. 27). Tab. 27 - Titolo post laurea per tipologia (n,%) Titolo post laurea TUTTI ESPERIENZA

ALL’ESTERO ANCORA ALL’ESTERO

n % n % n % dottorato 62 32,0 28 45,2 6 31,6 master 64 33,0 20 32,3 7 36,8 specializzazione 24 12,4 6 9,7 2 10,5 altro 44 22,6 8 12,8 4 21,1 Totale 194 100,0 62 100,0 19 100,0

Fonte: elaborazioni AUR

40 L’età media dei laureati all’Università degli Studi di Perugia secondo i dati Almalaurea 2012 risulta essere di 27 anni. 41 Per titolo post laurea intendiamo: dottorato, master, specializzazione o altri corsi non specificati.

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Box 7 - La mobilità dei dottori di ricerca italiani42 L’indagine, condotta da ISTAT nel 2011, ha come obiettivo quello di misurare la mobilità dei dottori di ricerca italiani sia a livello nazionale che fuori dai confini. L’universo di riferimento è costituito da 8.443 dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2004 e 10.125 che lo hanno conseguito nel 2006, per un totale di 15.568 soggetti. La ricerca rileva che esiste una maggiore propensione ad andare all’estero da parte di soggetti di sesso maschile, che provengono dal Centro-Nord, che durante il percorso di studi hanno già fatto un’esperienza fuori dall’Italia (il doppio rispetto alla media generale) e che nel proprio lavoro svolgono attività di ricerca in modo prevalente. Tra coloro che hanno una maggiore attitudine allo spostamento, si riscontra un’età di conseguimento del titolo di dottorato inferiore alla media e pari a circa 31 anni. Mediamente il 6,4% del campione totale si trovava all’estero al momento dell’indagine. Se si confronta la mobilità dei dottori di ricerca rispetto a quella di coloro che sono in possesso del solo titolo di laurea, si può affermare che maggiore è il titolo acquisito più è probabile che ci si sposti all’estero. L’incidenza della mobilità verso altri Paesi cresce all’aumentare del livello di studio dei genitori. La propensione all’emigrazione dipende anche dall’area disciplinare nella quale si è conseguito il titolo, e in tal senso, i più attratti dalle prospettive estere sono i dottori in scienze fisiche, matematiche ed informatiche. Fonte: ISTAT, 2011

Abbiamo analizzato poi la condizione lavorativa degli intervistati. La maggior parte degli intervistati, indipendentemente da aver o meno fatto un’esperienza all’estero, svolge un lavoro dipendente. Chi ha fatto un’esperienza all’estero e chi si trova ancora fuori risulta essere principalmente uno studente43. Poca è, invece, la propensione dei professionisti ad andare all’estero (graf. 61). Graf. 61 - Condizione lavorativa degli intervistati (%)

La categoria “altro*” comprende: borsisti, collaboratori a progetto, corsisti, tirocinanti, assegnisti, stagisti, specializzandi, praticanti, dottorandi, volontari, ricercatori, pensionati, apprendisti, deputati, carabinieri, seminaristi, servizio civile, work experience, lavoratori atipici. Fonte: elaborazioni AUR

Passiamo ora ad analizzare i dati relativi ai soli soggetti che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero e a quelli che al momento della rilevazione si trovavano ancora all’estero. Come accennato in precedenza, si tratta rispettivamente del 22,2% e del 7,5% degli intervistati. I paesi in cui privilegiano il trasferimento per un’esperienza di studio/lavoro più o meno prolungata nel tempo sono 50. Tra questi i principali paesi di emigrazione per coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero sono il Regno Unito (21,7%), la Spagna (13,5%), la Germania (9,1%), il Belgio (8,8%), la Francia (7,8%) e gli Stati Uniti (7,2%). La situazione è leggermente 42 ISTAT, Mobilità interna e verso l’estero dei dottori di ricerca, 2011 43 Tale risultato è in linea con quello proveniente dal questionario Keep in Touch, secondo il quale prima di trasferirsi all’estero, i soggetti intervistati svolgevano prevalentemente attività di studio e non di lavoro.

25,5 30,6 34,9

34,1 33,338,4

10,2 7,04,719,7 16,3 11,6

10,5 12,8 10,4

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

TUTTI ESPERIENZA ALL'ESTERO

ANCORA ALL'ESTERO

altro*

in cerca di occupazione

lavoratore autonomo

lavoratore dipendente

studente

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diversa per coloro che si trovano ancora all’estero. Infatti, se i primi sei paesi di emigrazione restano gli stessi ed al primo posto troviamo sempre il Regno Unito (18,3%), al secondo posto troviamo il Belgio (12,5%), seguito dalla Germania (10,2%). Un caso a parte è quello della Svizzera che, se come meta di emigrazione temporanea è stata scelta solo dal 2,8% degli intervistati, nel caso di coloro che si trovavano ancora all’estero è scelta nel 6,3% dei casi (tab. 28)44. Tab. 28 - Paesi di emigrazione (%)

PAESE ESPERIENZA ALL’ESTERO

ANCORA ALL’ESTERO PAESE ESPERIENZA

ALL’ESTEROANCORA

ALL’ESTERO Regno Unito 21,7 18,3 Arabia Saudita 0,3 Spagna 13,5 8,6 Argentina 0,3 Germania 9,1 10,2 Australia 0,3 0,8 Belgio 8,8 12,5 Brasile 0,3 Francia 7,8 7,0 Bulgaria 0,3 0,8 Usa 7,2 4,7 Cambogia 0,3 Svizzera 2,8 6,3 Ciad 0,3 0,8 Irlanda 2,5 3,1 Cipro 0,3 Polonia 2,5 3,9 Congo 0,3 0,8 Portogallo 1,9 3,1 Egitto 0,3 Cina 1,6 2,3 Estonia 0,3 0,8 Danimarca 1,6 1,6 Etiopia 0,3 Austria 1,3 1,6 Grecia 0,3 Finlandia 1,3 0,8 Honduras 0,3 Olanda 1,3 Israele 0,3 Svezia 1,3 0,8 Kazakistan 0,3 0,8 Canada 0,9 0,8 Kenya 0,3 Malta 0,9 1,6 Lussemburgo 0,3 Repubblica Ceca 0,9 1,6 Messico 0,3 Albania 0,6 1,6 Palestina 0,3 Inghilterra 0,6 Romania 0,3 Marocco 0,6 1,6 Russia 0,3 Nuova Zelanda 0,6 Singapore 0,3 0,8 Sudan 0,6 0,8 Tailandia 0,3 0,8 Ungheria 0,6 Turchia 0,3 0,8

Fonte: elaborazioni AUR Nel questionario era possibile indicare anche se l’intervistato avesse fatto più di un’esperienza all’estero ed i risultati evidenziano che molti soggetti, siano essi in Italia o tutt’ora all’estero, hanno manifestato una buona propensione a replicare l’esperienza in un paese straniero (tab. 29). Tab. 29 - Soggetti che hanno fatto più di un’esperienza all’estero (n)

Numero di esperienze ESPERIENZA ALL’ESTERO ANCORA ALL’ESTERO 2 14 11 3 10 8 4 3 3 5 1 1

Fonte: elaborazioni AUR

44 Dall’indagine Almalaurea (2012) risulta che il 43% dei laureati presso l’Università degli Studi di Perugia è disponibile a lavorare in un Paese europeo, mentre il 32% sarebbe disponibile a farlo anche in un Paese extraeuropeo. Con l’acuirsi della crisi economica tale dato è andato aumentando di quasi l’uno percento annuo dal 2010.

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Molto interessante è il dato riferito al periodo in cui è stata fatta l’esperienza all’estero. Se, infatti, sono pochi i soggetti che hanno studiato/lavorato all’estero prima dell’università, nel caso di coloro che erano già rientrati in Italia, il 56,4% è stato fuori durante l’università45, mentre tra coloro che si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione ben il 58,9% si è trasferito fuori dai confini nazionali dopo aver acquisito il titolo universitario (graf. 62). Graf. 62 - Periodo dell’esperienza all’estero (%)

Fonte: elaborazioni AUR Mediamente il periodo trascorso all’estero è di 12 mesi, anche se tale dato è variabile se si prendono in considerazione le singole facoltà (ad esempio, prendendo in considerazione due dati confrontabili numericamente, i laureati in medicina trascorrono mediamente 24 mesi all’estero mentre i laureati in scienze della formazione solo 11 mesi; cfr. appendice C). La maggior parte di coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero (45,2%) dichiara di averlo fatto per motivi di studio, mentre il 50% di coloro che si trovavano ancora all’estero ha dato come motivazione del proprio trasferimento sia lo studio che il lavoro (graf. 63)46. Graf. 63 - Motivazione che ha spinto gli intervistati ad andare all’estero (%)

Fonte: elaborazioni AUR Tra coloro che hanno partecipato a programmi nazionali ed internazionali di scambio di studenti/lavoratori con l’estero e che hanno portato a termine la propria esperienza, l’80% ha seguito il progetto ERASMUS (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), il 6% ha partecipato al programma Leonardo (legato al Lifelong Learning 45 I dati Almalaurea (2012) evidenziano che il 12,1% del totale dei laureati ha svolto periodi di studio all’estero durante l’università. 46 Cfr. box 6.

4,6 1,8

56,439,3

39,058,9

0%

20%

40%

60%

80%

100%

ESPERIENZA ALL'ESTERO ANCORA ALL'ESTERO

Dopo l'università

Durante l'università

Prima dell'università

45,227,3

15,1

22,7

39,7 50,0

0%

20%

40%

60%

80%

100%

ESPERIENZA ALL'ESTERO ANCORA ALL'ESTERO

Entrambe

Lavoro

Studio

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Programme) e la restante parte ha fatto la propria esperienza all’estero seguendo programmi/progetti privati o legati ad accordi specifici tra università47. Per quanto concerne coloro che erano ancora all’estero al momento della rilevazione il risultato è similare anche se aumenta il numero di soggetti che hanno scelto programmi/progetti diversi dall’ERASMUS e dal programma Leonardo e che risulta essere il 17% del campione analizzato. Al momento della rilevazione, tra i soggetti che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero, risulta che il 52,3% si trovava in Umbria, il 13,7% è emigrato in un’altra regione italiana ed il 34% era ancora all’estero (graf. 64). Graf. 64 - Localizzazione di coloro che hanno fatto almeno un’esperienza all’estero (%)

Fonte: elaborazioni AUR Il 53,7% dei soggetti che si trovavano ancora all’estero al momento della rilevazione sta pensando di rientrare in Umbria. Il 41,5% dichiara di aver collaborato dall’estero con imprese ed istituzioni umbre, in particolare nei settori della ricerca scientifica, dell’ingegneria ed in ambito commerciale (tab. 30). Tab. 30 - Ambito di collaborazione tra i soggetti all’estero ed imprese/istituzioni umbre (%)

Ambito % ingegneria 14,7 ricerca 14,7 commerciale 12,1 beni culturali 8,8 business management 8,8 turismo 8,8 chimica 5,9 contabilità 5,9 fisica 2,9 lettere 2,9 medicina 2,9 non profit 2,9 sanità 2,9 scienze naturali 2,9 sicurezza sul lavoro 2,9

Fonte: elaborazioni AUR

47 Secondo i dati Almalaurea (2012), l’8,1% dei laureati totali presso l’Università degli Studi di Perugia ha svolto un periodo di studio all’estero durante l’università grazie al progetto Erasmus o ad altri progetti finanziati dall’UE, lo 0,6% grazie ad un’altra esperienza riconosciuta dal corso di studi ed 2,5% è andato a studiare all’estero su iniziativa privata.

52,3

13,7

34,0 Umbria

Altra regione italiana

Estero

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Infine, l’88% degli intervistati ancora all’estero dichiara di voler entrare a far parte della rete creata grazie al progetto Brain Back Umbria per poter continuare a collaborare con la regione di provenienza anche dall’estero.

Concludendo si può affermare che dei 1.097 soggetti intervistati il 22,2% ha fatto almeno un’esperienza all’estero e di questi il 33,3% si trovava ancora all’estero al momento della rilevazione. Un elevato livello di istruzione corrisponde ad un più lungo periodo di permanenza all’estero. La facoltà dove si rileva una superiore incidenza di laureati che fanno esperienze all’estero è economia. Al contrario di quanto rilevato nell’analisi dei dati AIRE e dei dati raccolti attraverso il questionario Keep in Touch, la maggior parte dei soggetti che sono stati almeno una volta all’estero è di sesso femminile (ma anche rispetto al totale degli intervistati prevalgono le donne). Chi va all’estero sembra essersi laureato ad un’età media più contenuta. Il periodo trascorso all’estero è mediamente di 12 mesi. Per gli studenti si tratta soprattutto di un momento di approfondimento degli studi (e ciò in particolare grazie al programma ERASMUS), mentre per coloro che sono andati all’estero dopo la laurea, la spinta ad emigrare viene soprattutto dalla voglia di ricercare un lavoro che sia in linea con la propria formazione. Il paese in cui maggiormente si emigra (sia per un periodo breve che per più lungo tempo) è il Regno Unito. Tra coloro che sono rientrati la maggior parte si trova in Umbria, mentre coloro che erano ancora all’estero al momento della rilevazione, dichiarano di aver comunque mantenuto relazioni e collaborazioni con imprese ed istituzioni del territorio.

Infine, nell’appendice C è possibile consultare le differenti schede, una per ogni facoltà dell’Università degli Studi di Perugia, nelle quali vengono evidenziate le principali peculiarità che emergono dai dati raccolti. Programma Eurodyssée: fuga dalla crisi o crescita professionale48 Dall’ottobre 2012 l’AUR è responsabile per la Regione Umbria del programma Eurodyssée, un programma di mobilità fra diverse regioni d’Europa per giovani tirocinanti dai 18 ai 32 anni. Eurodyssée nasce nel 1985 all’interno dell’Assemblea delle Regioni d’Europa per volontà del suo fondatore Edgar Faure, allora Presidente del Consiglio regionale della Franche-Comté (Francia) e fra i fondatori della stessa Assemblea delle Regioni d’Europa. L’idea che ispirò Faure nella realizzazione del primo “European Youth Tour” (successivamente diventato programma Eurodyssée) fu quella di un’Europa unita attraverso i giovani e il loro enorme potenziale, capace di dare vita a quel dialogo interculturale, che allora in pochi osavano solo sussurrare nelle sedi istituzionali di quella che sarebbe divenuta di lì a breve l’Unione Europea. Faure era fortemente convinto che solo un contesto di reciproca conoscenza e scambio, avrebbe potuto adeguatamente stimolare la formazione professionale e quindi la piena realizzazione dell’individuo. Tre sono i soggetti principali coinvolti nel programma. In primo luogo, i giovani che hanno la possibilità di acquisire nuove competenze professionali, confrontarsi con differenti contesti culturali, crescere nell’indipendenza e nell’autonomia e al tempo stesso rafforzare le proprie abilità linguistiche (il programma prevede, infatti, un corso intensivo nella lingua del paese ospitante, oltre che, ovviamente, vivere e lavorare in un contesto linguistico differente). Le Regioni, che pur conservando la propria autonomia, contribuiscono allo sviluppo dell’Europa delle Regioni (principio fondante dell’Assemblea delle Regioni d’Europa a cui l’Umbria 48 R. Fanò Illic, interamente tratto da AUR&S n. 9/10, 2014

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aderisce sin dal 1990) e al tempo stesso sostengono l’evolversi del principio di cittadinanza europea. Infine, le imprese, che hanno l’opportunità di avvalersi di un giovane formatosi in un altro paese europeo, delle sue capacità linguistiche e della rete di contatti transnazionali che ne derivano. Oltre ovviamente ad un ritorno d’immagine e ad una prospettiva di business votata all’internazionalizzazione. A 28 anni di distanza dall’idea di Faure, più di 15.000 giovani hanno sostenuto con successo tirocini formativi in 43 regioni d’Europa aderenti al programma. I trend registrati negli ultimi 10 anni dimostrano un incremento costante sia di Regioni che decidono di aderire che di giovani disposti a partire. Il dato conferma come ancora oggi il programma rimane attualissimo nel suo obiettivo di permettere a giovani di qualsiasi background educativo di acquisire esperienza professionale in Europa e facilitare così il loro inserimento nel mercato del lavoro internazionale. I paesi più attivi sono sicuramente la Francia, paese in cui il programma nasce, e la Spagna49. I due paesi contano il maggior numero di regioni aderenti al programma oltre che, naturalmente, la popolazione maggiore fra i paesi coinvolti così da coprire circa il 70% degli scambi finora realizzati. Si sottolinea, inoltre, la recente affermazione del Belgio, ed in particolare la Regione di Bruxelles-Capitale e delle Isole Azzorre come regioni ospitanti di successo. Il dato che maggiormente colpisce è la percentuale di donne (circa il 65%) che decide di partecipare al programma (graf. 65). Graf. 65 - Ripartizione dei partecipanti al Programma Eurodyssée secondo il sesso (%)

Fonte: www.eurodyssee.eu Sfortunatamente le rilevazioni in possesso non consentono di comprendere fino in fondo una distanza così marcata rispetto alla partecipazione degli uomini. Tuttavia registriamo con positività e fiducia la forte intraprendenza delle donne nell’affermazione della propria carriera anche in termini di indipendenza ed autonomia. Preferiamo quindi guardare al dato nella sua accezione positiva ma al tempo stesso è forse necessaria una riflessione, se pur in assenza di dati che possano confermarla, sulla struttura dell’attuale mercato del lavoro e chiedersi se ancora le donne debbano spendersi più degli uomini in termini di formazione continua e acquisizione di competenze professionali prima di trovare lavoro. Le fascia d’età con più incidenza è quella fra 24 e 26 anni (40%) che sommata alla fascia 21-23 anni (27%) e 27-29 anni (23%) coprono il 90% del campione considerato. Percentuali residuali hanno invece le fasce 18-20 (6%) e 30 anni (4%). Sarà interessante analizzare come la crisi 49 I dati generali del programma presenti nell’articolo derivano dalle rilevazioni statistiche presenti sul portale web www.eurodyssee.eu realizzate dal Governo dos Açores e il Segretariato Eurodyssée e prendono in considerazione il periodo 1999-2009 (rilevazioni al 31 agosto 2009).

34,6

65,4

Maschi

Femmine

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economica che dal 2010 ha interessato l’Europa, influenzerà questo dato. Un primo elemento che sembra descrivere una tendenza è stata la decisione assunta nel 2012 dal Segretariato Generale del programma di permettere la partecipazione anche ai giovani fino a 32 anni. Una misura questa che è stata indicata come discrezionale per ogni singola regione, ma alla quale quasi tutte le regioni si sono adeguate. Come è stato già affermato, il programma è rivolto a giovani di qualsiasi background educativo. Non è quindi necessario essere laureati e questa è forse una caratteristica positiva che non tutti i programmi europei di mobilità internazionale hanno, soprattutto tende a sottolineare il carattere inclusivo dell’Europa nel suo divenire e dare carattere alle politiche di vocational training perché “nella società della conoscenza, le conoscenze e le competenze professionali sono importanti quanto quelle accademiche” 50 . Le statistiche, tuttavia, dimostrano come il programma sia d’interesse soprattutto per i giovani al termine del loro percorso di studi con laurea triennale51 (48%), quasi a completare un percorso accademico che minimizza l’importanza sia della dimensione europea dell’insegnamento che il carattere più professionalizzante degli studi. Se si sommano, inoltre, quanti sono coloro che decidono di partire al termine della laurea specialistica52 (20%) il dato nella sua totalità sembra assumere più un carattere generazionale, descrivendo una sorta di disorientamento positivo che caratterizza gli studenti al termine degli studi. Sono in molti, infatti, i ragazzi che durante il colloquio motivazionale previsto al primo step di selezione con gli uffici regionali di origine, non hanno ancora una visione chiara del proprio futuro professionale e che vedono nel programma un’opportunità di “messa alla prova” e di confronto con la realtà del lavoro per cui hanno studiato che potrà soddisfarli o no, ma che in ogni caso saprà fornire le giuste conclusioni rispetto al futuro. L’esperienza Eurodyssée va infatti esaminata nella sua capacità di offrire la possibilità di acquisire conoscenze, capacità e competenze non meramente professionali, perché concede ai beneficiari i mezzi necessari per adattarsi ai nuovi sviluppi di una società in rapido cambiamento. I settori professionali che hanno visto maggiore partecipazione dei giovani sono quelli legati a business ed amministrazione (22%), arte, cultura ed audiovisivo (16%) e turismo (13%). Tutti e tre rappresentano settori votati all’internazionalizzazione. Anche in riferimento al contesto regionale umbro, sono molte le imprese operanti in questi settori che già abitualmente impiegano forza lavoro internazionale, soprattutto nell’export e nella ricerca di nuove fette di mercato oltre confine. In questi casi, avvalersi di un tirocinante straniero, della sua padronanza linguistica e della possibilità di formarlo adeguatamente, rappresenta un enorme valore aggiunto. Tuttavia le percentuali esprimono una forte frammentarietà dei settori imprenditoriali coinvolti. Questo ci permette di sottolineare come il mercato del lavoro con cui i ragazzi si confrontano esprime una complessità che difficilmente può essere riassunta in categorie professionali ancora troppo legate al passato e che la crisi economica ha rimesso fortemente in discussione verso un segnale di cambiamento legato all’innovazione e alla ricerca di nuove strategie di prodotto e di mercato. I beneficiari del programma sono quindi coinvolti in un processo che attraverso la formazione professionale, permette loro di acquisire conoscenze, capacità e competenze chiave che gli permetteranno di reagire alle sfide della concorrenza internazionale e dell’evoluzione della società (graf. 66).

50 “Il comunicato di Bruges su una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale per il periodo 2011-2020” Comunicato dei ministri europei per l'Istruzione e la formazione professionale, delle parti sociali europee e della Commissione europea, riuniti a Bruges il 7 dicembre 2010 per esaminare l'approccio e le priorità strategiche del processo di Copenaghen per il periodo 2011-2020. 51 Bologna’s 1st cycle degree/bachelor degree. 52 Bologna’s 2nd cycle/master degree.

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Graf. 66 - Ripartizione dei partecipanti al programma Eurodyssée secondo il settore professionale (%)

Fonte: www.eurodyssee.eu Il quadro generale fin qui descritto è utile per capire l’efficacia del programma all’interno della strategia Europa 2020 a sostegno dell'occupazione, della produttività e della coesione sociale inaugurata dalla Commissione Europea nel marzo 2010. Sebbene il programma Eurodyssée sottolinea la sua autonomia rispetto alle politiche ufficiali dell’Unione Europea, è importante sottolineare la sua continuità e coerenza con esse anche in prospettiva delle decisioni che devono essere assunte dai governi nazionali e dagli enti locali per dare risposte concrete ed efficaci alla crisi economica ed al dato drammatico della disoccupazione giovanile in Europa, che in Italia è pari al 35%53 (Eurostat, 2012). Con la strategia “Europa 2020”, l’Unione Europea punta con forza alla valorizzazione del capitale umano attraverso il rafforzamento degli strumenti di istruzione e formazione professionale, in particolare dedicati all’occupazione giovanile. L’importanza degli strumenti di vocational training54, quale può essere considerato il programma Eurodyssée, viene sottolineata nel duplice ruolo che essi sono chiamati ad assolvere: dare risposte immediate e future in termini di competenze e ridurre l’impatto sociale della crisi55. Tale prospettiva è utile per analizzare i risultati raggiunti dall’Umbria all’interno del programma Eurodyssée nel suo primo anno di attività. Il programma è stato avviato nel settembre 2012. I primi mesi sono stati dedicati alla formalizzazione della convenzione con l’Università per Stranieri di Perugia, presso la quale i 53 Fonte Eurostat. Il tasso di disoccupazione descrive la percentuale di disoccupati sul totale della forza lavoro. Si considera forza lavoro il totale delle persone occupate e non occupate. I giovani disoccupati fra 15 e 25 anni sono coloro che: 1) senza lavoro al momento della rilevazione; 2) disponibili a lavorare all’interno delle successive 2 settimane; 3) attivamente alla ricerca di lavoro. 54 Il termine vocational training, indica le misure di apprendimento attraverso la preparazione professionale. È una forma di educazione che, attraverso l’applicazione pratico-professionale, introduce l’individuo ad una carriera od un mestiere. 55 Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni Un nuovo slancio per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale a sostegno della strategia Europa 2020.

22

16

1366

6

6

55

3311 7

Business and Administration/Law Arts/Audiovisual

Tourism Humanities/Social and behavioural sciences

Life/Physical sciences Information/Communication

Hotel/Catering Health/Social services

Environment/Architecture and lown planning Engineering/Manufacturing

Education and training Translation and interpretation

Computer sciences Other

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giovani tirocinanti europei sono iscritti per lo svolgimento del corso di lingua italiana intensivo, della durata di 80 ore, suddivisi per livello di conoscenza iniziale della lingua e in corrispondenza del CEFR56. L’inquadramento legislativo del periodo di tirocinio formativo è in base alla Legge n. 196 del 1997 e s.m.e i. recante le “Norme in materia di promozione dell’occupazione”, la definizione della durata, da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 6 escluso il mese iniziale di corso di lingua, e del contributo finanziario che i giovani ricevono, circa 800 euro netti al mese. In particolare, su ogni giovane che arriva in Umbria attraverso il programma Eurodyssée, la Regione investe circa 6.000 euro, attraverso le risorse del Fondo Sociale Europeo, Asse V “Transnazionalità e Interregionalità”, Obiettivo specifico “m”. L’intero programma si basa sul principio di reciprocità fra le regioni: quanti sono i giovani umbri che vanno all’estero, tanti dovranno essere quelli che la regione Umbria deve essere pronta ad accogliere, garantendo gli stessi standard qualitativi e finanziari. Questo significa che la somma che l’Umbria investe nell’ospitare i giovani provenienti dalle altre regioni europee, è la stessa che le altre regioni riservano ai ragazzi umbri all’estero. La dotazione finanziaria complessiva dell’intero programma permette lo scambio di 30 ragazzi all’anno. Obiettivo questo ampiamente superato nei primi mesi del 2013. In totale sono stati 38 gli umbri che hanno beneficiato del programma. Questo ha significato la richiesta di risorse aggiuntive per garantire tutti gli scambi. Le regioni principali mete di scambio sono la Comunidad Valenciana (20%), la Franche Comté (15%), la Catalunya (15%) e l’Ile de France (10%). Solo queste regioni coprono il 60% degli scambi realizzati57. È da sottolineare la parità fra uomini e donne che hanno partecipato agli scambi, riequilibrando il dato generale. Le posizioni occupazionali che hanno interessato i giovani umbri, rispecchiano in linea di massima le tendenze generali del programma. In particolare i giovani umbri sono stati maggiormente interessati a ricoprire incarichi presso enti che si occupano di progetti di cooperazione europea e di amministrazione in generale, molto partecipate sono state inoltre le professioni inerenti qualifiche professionali come ingegneri ed architetti oltre che quelle riguardanti la comunicazione ed i nuovi media (graf. 67). A conclusione del primo anno di attività dell’esperienza Eurodyssée per la Regione Umbria, l’AUR ha predisposto un sondaggio on line da somministrare a coloro che hanno beneficiato del programma, completando le informazioni già fornite dal portale web del programma, integrandole, soprattutto, con rilevazioni specifiche sugli esiti occupazionali dello stesso al termine dell’esperienza all’estero58. Il 60% dei partecipanti umbri ha intrapreso l’esperienza Eurodyssée al termine della laurea di secondo livello, il 30% al termine della laurea di primo livello, spesso spinti a sperimentare l’ipotesi professionale anziché proseguire con il percorso di studi. Solo il 3% dei partecipanti è andato all’estero senza essere in possesso di un titolo universitario ma con il solo diploma di scuola superiore. Circa il 70% degli intervistati ha avviato l’esperienza di tirocinio all’estero nell’anno stesso o in quello immediatamente successivo all’ottenimento dell’ultimo titolo di studio, a conferma che questa esperienza è considerata un completamento degli studi universitari, capace di coprire le carenze di un curriculum accademico poco orientato verso la formazione professionale e la dimensione europea.

56 Common European Framework of Reference for Languages. 57 I dati sin qui descritti riferiti all’esperienza umbra sono elaborazioni provenienti dal database centrale del programma Eurodyssée. 58 Rilevazione on line effettuata fra il 15/12/2013 e il 31/12/2013 attraverso il software Survey monkey. Alla rilevazione sono stati invitati a partecipare tutti i beneficiari del programma Eurodyssée che hanno avviato la loro esperienza di stage durante il 2013. Hanno preso parte alla rilevazione 29 soggetti su 38.

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Graf. 67 - Principali destinazioni degli umbri partecipanti al Programma Eurodyssée (%)

Fonte: elaborazioni AUR Il dato che merita maggiore attenzione è sicuramente quello riferito alle motivazioni personali dietro la scelta di optare per il programma Eurodyssée. Il 73% di beneficiari dichiara, infatti, che alla base di questa scelta risiede il desiderio di migliorare le proprie competenze professionali e linguistiche e il 15% esclusivamente quelle professionali. Solo il 7% afferma che questa scelta è stata dettata prevalentemente dall’impossibilità di trovare lavoro in Umbria o in Italia. Il programma sembra quindi incontrare le esigenze di quanti vedono in questo periodo di crisi, l’opportunità di migliorare le proprie competenze professionali e altre capacità non direttamente riconducibili ad un ambito lavorativo specifico, con l’obiettivo di essere più competitivi in un mercato del lavoro europeo che contemporaneamente subisce un forte restringimento accompagnato da un’alta specializzazione di competenze. Per quanto riguarda l’aspetto professionale, Eurodyssée rappresenta sicuramente una best practice fra tutti i programmi comunitari di mobilità internazionale, perché offre ai giovani un panorama amplissimo di professioni fra le quali scegliere. L’obiettivo è infatti quello di evitare di assecondare il principio di “partire tanto per partire” come spesso affermano i giovani ai loro colloqui motivazionali, ma anzi, inserire l’esperienza all’estero all’interno di un percorso di crescita personale e professionale del giovane che, anche se ancora non ben definito perché appena uscito dall’università, ha tutto il diritto di essere sostenuto ed accompagnato. In questa prospettiva risulta fondamentale il ruolo svolto dai responsabili regionali durante i colloqui motivazionali che vengono sostenuti nella fase preliminare di selezione. Durante l’incontro, l’abilità del responsabile regionale consiste proprio nel far emergere le aspettative del giovane, fornire un adeguato supporto nella scelta del tirocinio professionale più adeguato, stimolarlo nell’affrontare con coraggio una scelta che potrà cambiare radicalmente il modo di immaginarsi la propria vita. Forse è anche per questo che il 95% degli intervistati dichiara di sentirsi pienamente soddisfatto al termine dell’esperienza Eurodyssée.

20

15

15105

5

5

533

33 3 3 2

C. Valenciana France Comte Catalunya Ile de France

Champagne Ardenne Limusin Istra Wallonie

Corse Midi Pyrenées Bruxelles Rhône-Alpes

Akershus Karlovac Açores

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Graf. 68 - Motivazioni della scelta del Programma Eurodyssée (%)

Fonte: elaborazioni AUR Per quanto riguarda gli esiti occupazionali di quanti avevano terminato l’esperienza al momento della rilevazione, il 15% è stato assunto dall’ente ospitante. Fra coloro che non sono stati assunti direttamente dall’ente ospitante, il 25% ha trovato lavoro entro 6 mesi dalla fine del tirocinio in Umbria o all’estero. In conclusione, è possibile affermare che il 37% dei partecipanti al programma Eurodyssée ha trovato il lavoro che voleva svolgere entro 6 mesi dalla conclusione dell’esperienza all’estero. Fra questi il 67% grazie alle competenze professionali e linguistiche acquisite all’estero ed il 17% dimostrando di avere una personalità intraprendente pur di affermare la propria carriera. Fra coloro che non hanno ancora trovato lavoro è importante sottolineare che: il 54% è appena rientrato dall’esperienza all’estero e/o preferisce dedicarsi al completamento degli studi o ad altre esperienze all’estero; il 24% ha sostenuto colloqui di lavoro con esito non positivo, mentre il restante 22% non è riuscito a trovare un lavoro capace di soddisfare le proprie aspettative. Il 74% considera che l’aver svolto l’esperienza Eurodyssée inciderà positivamente nella costruzione di una carriera futura, in particolare per le competenze professionali e linguistiche acquisite all’estero. Ventidue sono stati i ragazzi provenienti dalle regioni europee che hanno scelto l’Umbria come regione ospitante. Come si osserva, rispetto ai dati precedentemente descritti, l’Umbria ha un tasso negativo rispetto alle partenze; un dato, questo, che potrà essere recuperato nel medio periodo con il consolidamento delle procedure di accoglienza e con una maggiore sensibilizzazione delle aziende potenzialmente interessate ad accogliere tirocinanti europei. Tale performance è stata tuttavia sottolineata in maniera positiva da tutti i rappresentanti regionali presenti all’ultimo forum generale del programma Eurodyssée che si è svolto ad Ajaccio (Corsica) nell’ottobre 2013. Difficilmente, infatti, una nuova regione aderente al programma è stata in grado di soddisfare un così alto numero di scambi, sottolineando il fatto che con l’Umbria sono stati più che triplicati gli invii di tirocinanti verso l’Italia, meta ambita da moltissimi ragazzi che desiderano formarsi nel nostro paese e che fino al 2012 potevano contare sulla sola Valle d’Aosta come regione ospitante. Le imprese umbre che hanno finora ospitato i giovani europei sono rimaste tutte profondamente soddisfatte del progetto. Molte di queste hanno proposto ai beneficiari contratti di collaborazione oltre il periodo di stage perché spesso la loro presenza ha rappresentato un importante stimolo al business oltre che aver a disposizione competenze professionali specifiche nei diversi settori in cui sono stati impiegati. Nell’aderire al programma, le imprese possono infatti pubblicare il profilo professionale e le competenze che il giovane dovrà avere nel ricoprire l’incarico assegnato. Non sono, quindi, costrette ad accettare

415

73

71

01020304050607080

Aspetto linguistico Aspetto professionale Aspetto linguistico/professionale

Assenza di lavoro Altro

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indiscriminatamente qualsiasi giovane che ad esse viene proposto, ma il ragazzo si potrà candidare ad un’offerta che le stesse aziende inseriscono nel portale e le stesse potranno richiedere al candidato un colloquio preliminare, prima della definitiva accettazione della candidatura. Fra le imprese si annoverano importanti realtà imprenditoriali che possono essere considerate punte d’eccellenza in settori industriali in cui l’Umbria conta una solida presenza, oltre ad agenzie di servizi impegnate attivamente nella promozione della cooperazione europea. Bisogna sottolineare come, dopo un’iniziale diffidenza rispetto al programma, soprattutto dovuta al fatto di dover superare barriere linguistiche ritenute pregiudizialmente insormontabili, le imprese hanno accettato con entusiasmo la sfida ritrovandosi pienamente soddisfatte dei risultati raggiunti. Occorre tuttavia, insistere maggiormente nell’evidenziare i risultati positivi finora raggiunti da alcune aziende grazie al programma Eurodyssée, per dimostrare attraverso le principali storie di successo, quanto è importante in termini sociali, partecipare la programma. Ad un anno dall’avvio operativo, il programma ha avuto un impatto molto importante fra i giovani umbri che decidono di muovere i primi passi nel mercato del lavoro europeo. In base alle risorse disponibili sono stati 38 i giovani che hanno potuto usufruire del programma mentre più di 200 sono stati coloro che hanno preso i contatti con l’AUR per ricevere maggiori informazioni e suggerimenti, a dimostrazione dell’altissima rilevanza che il programma ha avuto fra i giovani della regione Umbria. La principale motivazione che spinge i ragazzi a partire è essenzialmente legata all’affermazione della propria carriera. Ragazzi e ragazze al completamento dei loro studi universitari, non vogliono disperdere il patrimonio di conoscenze acquisito durante gli anni di studio, e così si rivolgono all’amministrazione pubblica per ottenere gli strumenti e le soluzioni adeguate per poter esprimere il proprio talento. Il contesto generale di crisi economica è l’ambito in cui questi ragazzi sanno muoversi: già abituati dagli anni universitari ad un futuro incerto, confidano che le riposte per emergere si possano trovare nell’acquisizione continua di nuove competenze e nuove abilità. L’enorme fiducia che i ragazzi ripongono in loro stessi, è un patrimonio importantissimo che non può essere disperso, ma anzi l’amministrazione pubblica ha il dovere istituzionale, nonché l’obbligo morale, di sostenerli e incoraggiarli, prima che tale fiducia possa crollare. Il programma offre sicuramente una soluzione “tampone” all’assenza di lavoro e all’incertezza di reddito, che viene però investita in un progetto di formazione continua il cui obiettivo principale rimane la professionalizzazione e la crescita dell’individuo e non il semplice raggiungimento della borsa di tirocinio. In questo contesto, i tirocini formativi vengono adeguatamente retribuiti in base al lavoro effettivamente svolto che avrà ricadute positive anche sui profitti dell’azienda ospitante. La Regione, come ente intermediario fra richiesta ed offerta di tirocinio, è chiamata a vigilare affinché il lavoro che i ragazzi andranno a svolgere corrisponda ad un vero e proprio progetto formativo, disposto dall’azienda ed accettato dal tirocinante, e non una soluzione di ripiego che esula totalmente del reale coinvolgimento professionale del giovane. L’aspetto che accomuna le aziende coinvolte nel programma, è quello di aver interpretato con protagonismo l’uscita dalla crisi in termini di innovazione ed internazionalizzazione. A questo proposito il coinvolgimento nelle attività di un ragazzo proveniente da un altro stato con un background educativo e professionale diverso, è sicuramente un valore aggiunto all’interno di questo percorso di emersione dalla crisi. Non sarà certo quello risolutivo, ma denota comunque una certa apertura sia culturale che aziendale che probabilmente fino a poco tempo fa neanche poteva essere ipotizzata.

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L’incentivazione di strategie di brain circulation da parte della Regione Umbria è evidente anche nel finanziamento di progetti futuri, gestiti da AUR, che permetteranno a giovani di venire in Umbria dall’estero e ad umbri di valicare i confini nazionali, per fare un’esperienza professionale da poter valorizzare nel proprio curriculum vitae. Due esempi di progetti in fase di avvio sono: - il Progetto Leonardo da Vinci mobilità – in partenariato con Actiris – Belgio, per il quale sono previste le seguenti azioni: pubblicazione di un avviso pubblico per segnalare l’opportunità delle 10 borse di mobilità alle aziende al fine di accogliere tirocinanti provenienti dall’estero (si prevede la realizzazione di 10 stage, 5 figure professionali di alto profilo e 5 profili più bassi, per orientare giovani provenienti dall’estero in vari settori); accoglienza e gestione di giovani disoccupati della Regione di Bruxelles – capitale, presso aziende della nostra regione per un periodo di tirocinio pari a sei mesi; organizzazione di un corso intensivo di italiano della durata di 1 mese dedicato ai tirocinanti e tenuto presso l’Università per Stranieri di Perugia; definizione delle conoscenze, attitudini e competenze che il tirocinante dovrà acquisire; definizione di un programma di stage e dei documenti amministrativi del tirocinante in seguito agli accordi con le aziende ospitanti; individuazione di un tutor di stage che dovrà affiancare lo stagiaire durante il periodo di stage; selezione dei candidati al Progetto presso l’agenzia Actiris di Bruxelles; rilascio del certificato “Europass Mobilité”. - l’Azione pilota per lo sviluppo della mobilità europea degli apprendisti. Il Progetto ha lo scopo di potenziare gli strumenti e le opportunità formative del contratto di apprendistato, attraverso la promozione della mobilità transnazionale individuale. In particolare, è stato elaborato un “Avviso pubblico per il finanziamento di progetti di mobilità transnazionale per l’apprendistato” che ha le seguenti finalità specifiche:

o la sperimentazione di esperienze di mobilità a favore di apprendisti, assunti ai sensi dell’art. 4 D.lgs. 167/2011 “Apprendistato professionalizzante o di mestiere” da aziende con sede legale e/o operativa in Umbria. La mobilità ha la finalità di arricchire il percorso dell’apprendista con l’acquisizione di competenze tecnico-professionali ed interculturali all’estero;

o lo scambio di esperienze e competenze degli operatori che si occupano di formazione in apprendistato in Umbria con gli omologhi di altri paesi europei.

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LE PRINCIPALI STRATEGIE INTERNAZIONALI PER ATTRARRE E RI-ATTRARRE I CERVELLI Partendo dal presupposto che il solo intento di ri-attrarre i propri talenti dall’estero non è risolutivo del c.d. brain drain, nelle pagine che seguono cercheremo di analizzare le principali strategie adottate a livello internazionale per cercare di far sì che la bilancia dei “cervelli” in entrata e in uscita sia il più possibile in equilibrio. Questo capitolo non vuole essere esaustivo delle possibili strategie che i governi possono adottare per far fronte a questo fenomeno, ma dare spunti di riflessione circa le tecniche da adottare per frenare la fuga e favorire l’ingresso di cervelli stranieri nel territorio di riferimento. Alcuni esempi dal mondo

A livello internazionale sono molteplici le linee adottate per cercare di combattere il brain drain. Ad esempio, nel 2011, gli Stati Uniti, il Canada, il Cile e l’Irlanda per far fronte alla bassa propensione alla mobilità degli imprenditori, hanno predisposto dei particolari visti, denominati Startup Visa, che vengono concessi agli stranieri che creano imprese sul territorio59. Differenti sono, però, le finalità di tale strumento a seconda del Paese considerato. Ad esempio, in Canada si cerca di attrarre giovani imprenditori con un’elevata istruzione e buone competenze linguistiche, che possano avviare imprese innovative in grado di creare valore; in Cile, invece, lo Startup Visa è valido un anno, senza obbligo di permanenza continua nel Paese, ed ha lo scopo di richiamare potenziali imprenditori da tutto il mondo e prevede la concessione di un finanziamento per l’avvio di impresa e l’accesso alle più importanti reti sociali e finanziarie cilene; in Irlanda, tale visto ha durata di due anni, estendibile a cinque, ed ha come obiettivo l’attrazione di idee imprenditoriali innovative e, per coloro che ne fanno richiesta, sono previsti contributi per l’avvio della propria attività. Un altro esempio, che dura ormai da molti anni, è quello del Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione (Direzione Nazionale delle Relazioni Internazionali) dell’Argentina che ha promosso il Programma R@ICES (Radici – Rete di ricercatori e scienziati argentini all’estero) con l’obiettivo di rafforzare le capacità scientifiche e tecnologiche del Paese attraverso lo sviluppo di politiche di connessione con i propri ricercatori all’estero rivolte sia a chi ha intenzione di tornare in Argentina che a coloro che non stanno prendendo in considerazione tale opzione60. Le linee di azione principali riguardano la costituzione di una banca dati dei ricercatori argentini; lo sviluppo e la promozione di progetti di ricerca in ambito scientifico e tecnologico tra ricercatori che si trovano dentro e fuori i confini nazionali; l’erogazione di un sussidio di ritorno per coloro che, avendo avuto un’offerta di lavoro in un ente pubblico o privato, decidono di rientrare in Argentina, lo sviluppo, il consolidamento ed il rafforzamento dei centri di eccellenza nel campo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione. É stimato che, grazie a tale Progetto, nel periodo 2003-2013 siano rientrati in Argentina circa 1.000 ricercatori. 59 www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-05-10/visto-attirare-talenti-anche-145025.shtml?uuid=AbDipkuH 60 www.raices.mincyt.gov.ar/

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Le strategie dell’Unione Europea Dal canto suo l’Europa, con la strategia Horizon 2020, pone nuove basi per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva (Centro Euroguidance Italy, ISFOL, 2010). Tra le iniziative volte a promuovere la mobilità troviamo “Gioventù in movimento”, dedicata alla mobilità transnazionale per l’apprendimento. L’obiettivo principale è quello di garantire, entro il 2020, a tutti i giovani d’Europa l’opportunità di realizzare un’esperienza di formazione all’estero61. Tra le esperienze dell’Unione Europea sulla mobilità non possiamo dimenticare il Lifelong Learning Programme (LLP) che, per il periodo di programmazione 2007-2013, ha avuto l’obiettivo di promuovere gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra sistemi di istruzione e formazione, attraverso una serie di programmi specifici, come ad esempio Erasmus, Leonardo da Vinci, Grundtvig, Comenius. Erasmus Mundus e Tempus sono, invece, programmi che promuovono la mobilità e lo scambio di personale e di studenti dell’istruzione superiore, tra le università europee ed extraeuropee. L’UE adotta anche altri strumenti per facilitare la mobilità, come, ad esempio, il sistema ECTS (European Credit Transfer Accumulation System) che ha l’obiettivo di promuovere il riconoscimento accademico degli studi effettuati all’estero e l’EQF (European Qualification Framework), che consiste in un sistema di traduzione e comparazione dei titoli rilasciati nei diversi sistemi di istruzione e formazione professionale. Tra le politiche recenti che ha adottato l’UE al fine di attrarre talenti dall’estero troviamo, anche la c.d. Carta Blu62. Si tratta di una nuova tipologia di permesso di soggiorno rivolto ai lavoratori stranieri altamente qualificati che vogliano rimanere in Europa per periodi superiori a tre mesi svolgendo prestazioni lavorative retribuite per conto o sotto la direzione o il coordinamento di un’altra persona fisica o giuridica. In Italia, nel 2013, il tetto reddituale annuo minimo per poter richiedere la Carta Blu, che non deve essere inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa pubblica, era pari a 24.789 euro. Un ulteriore vantaggio è dato dalla possibilità per i titolari della Carta Blu di procedere al ricongiungimento familiare (coniuge, figli minori, genitori a carico) indipendentemente dalla durata del permesso di soggiorno del lavoratore straniero altamente qualificato. Dal punto di vista delle politiche adottate da singoli stati europei per l’attrazione di cervelli dall’estero e per la ri-attrazione dei propri talenti qui di seguito viene riportata una carrellata delle principali esperienze (Vision et al., 2012). In Francia, nel 2006, è stata riformata la politica immigratoria rivolta a particolari tipologie di lavoratori e sono stati istituiti: il permesso “Competenze e talenti” (finalizzato ad attrarre lavoratori altamente qualificati delle “zone a priorità solidale63”, ha una durata di 3 anni ed è rinnovabile una sola volta) ed il permesso di soggiorno “scientifico” (rilasciato ai dottorandi, cittadini non UE, che scelgono la Francia per effettuare le proprie ricerche, può essere rinnovato per 4 anni). Il Regno Unito punta molto sull’attrazione degli investimenti internazionali. In tal senso, ad esempio, la UK Trade & Investment (UKTI) si occupa di fornire consulenza gratuita alle società straniere che intendono investire nel Regno Unito. Le Germania punta molto sull’attrazione dei ricercatori stranieri. La DeutscheForschungsgemeinschaft (DFG), ad esempio, è un’organizzazione di finanziamento

61 http://ec.europa.eu/news/culture/100915_2_it.htm 62 http://europa.eu/legislation_summaries/internal_market/living_and_working_in_the_internal_market/l14573_en. htm 63 Mappa dei paesi coinvolti http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/IMG/jpg/Cartezsp02.jpg

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della ricerca che dal 2000 ha aperto diversi uffici di rappresentanza in tutto il mondo al fine di promuovere la creazione di partnership tra ricercatori ed enti tedeschi ed internazionali. La Spagna è, invece, tra i principali paesi attrattori dei soggetti che partecipano al Programma Erasmus. Negli ultimi anni è stato incentivato anche il Programma Erasmus-Mundus con un investimento di 950 milioni di euro per 20.000 borse di studio finalizzate, soprattutto, ad attrarre cervelli cinesi, indiani ed africani. Una situazione molto differente è quella che emerge dall’indagine sul fenomeno albanese (ICSE, 2013). L’Italia è da sempre la principale destinazione dei cervelli provenienti dall’Albania ma sempre più frequentemente si assiste al fenomeno del brain waste, cioè dello spreco di capitale umano dovuto ad una collocazione dei laureati stranieri in una posizione lavorativa non corrispondente rispetto alla formazione acquisita. Nel 2006, il governo albanese ha promosso il Programma Brain Gain, per spingere le università e la pubblica amministrazione ad assumere le persone qualificate laureate all’estero attraverso una selezione trasparente. Tra il 2006 ed il 2011 sono rientrati, grazie al Programma, circa 400 soggetti, ma da una recente indagine risulta in crescita il numero di persone che vuole partecipare e quindi tornare nella terra di origine. Ma questo Programma ha raggiunto un altro obiettivo importante e cioè, attraverso il c.d. Diaspora Network, permette ai circa 450 iscritti di mantenere un continuo scambio scientifico e di aumentare la cooperazione tra gli attori nazionali ed internazionali, soprattutto, sotto forma di accordi. Cosa succede in Italia La principale legge di incentivo per la ri-attrazione dei nostri emigrati è la n. 238 del 30 dicembre 2010 “Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia”, la c.d. Legge Controesodo. Lo strumento principale della norma è quello della leva fiscale, sotto forma di minore imponibilità del reddito64. Possono, quindi, beneficiare dell’incentivo: - i cittadini dell’Unione Europea, nati dopo il 1 gennaio 1969, e in possesso di un titolo di laurea, che abbiano risieduto continuativamente in Italia per almeno ventiquattro mesi e che abbiano svolto continuativamente un’attività di lavoro dipendente, di lavoro autonomo o di impresa fuori dal Paese di origine e dall’Italia negli ultimi ventiquattro mesi o più, che decidono di tornare in Italia per essere assunti come dipendenti o per esercitare un’attività d’impresa o di lavoro autonomo e ivi trasferiscono il proprio domicilio entro tre mesi dall’avvio dell’attività o dell’assunzione; - i cittadini dell’Unione Europea, nati dopo il 1 gennaio 1969, che abbiano risieduto continuativamente in Italia per almeno ventiquattro mesi e che abbiano svolto continuativamente un’attività di studio fuori dal proprio Paese e dall’Italia negli ultimi ventiquattro mesi o più, acquisendo un titolo di laurea o una specializzazione post lauream, i quali vengono assunti o decidono di esercitare un’attività d’impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscono in Italia il proprio domicilio entro tre mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività. Gli incentivi si applicano sotto forma di riduzione del reddito imponibile. In particolare, i redditi da lavoro dipendente, d’impresa e di lavoro autonomo, percepiti da coloro che rientrano, sono imponibili in misura ridotta: al 20% per le lavoratrici e al 30% per i lavoratori. I benefici si applicano per tre anni.

64 www.controesodo.it

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È stato rilevato che sono circa quattromila i primi beneficiari della Legge Controesodo e rappresentano il 12% dei trentunomila cittadini complessivamente rientrati nel 2011 in Italia65. Un altro strumento creato con l’obiettivo di attrarre e ri-attrarre talenti, ed, in particolare, i ricercatori, è stato il Programma Giovani Ricercatori “Rita Levi Montalcini”, in origine (esiste dal 2001) denominato Rientro dei Cervelli – Incentivi per la mobilità di studiosi impegnati all’estero66. Il Programma è gestito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ed è rivolto a studiosi di ogni nazionalità, in possesso del titolo di dottore di ricerca o equivalente, che risultino stabilmente impegnati all’estero, da almeno un triennio, in attività didattica o di ricerca presso istituzioni universitarie o di ricerca. Nel periodo 2009-2012 sono stati indetti tre concorsi per un numero totale di contratti stipulati pari a 79. Le strategie delle altre regioni italiane per combattere la fuga dei cervelli Il primo incontro e confronto tra le altre regioni italiane e Brain Back è stato durante il MeeTalents 2012 organizzato da ITalents67 presso Villa Reale a Milano. Il Comune di Milano68 è stato, infatti, tra i primi enti pubblici a diffondere un questionario di indagine sull’“Italia diffusa” con tre obiettivi: - conoscere le caratteristiche di chi ha lasciato il nostro paese; - conoscere atteggiamenti e intenzioni rispetto alla possibilità di tornare in Italia e a quali condizioni; - creare una rete strutturata che rafforzi il legame del territorio natio con chi è all’estero ma vuole contribuire al processo di crescita e miglioramento del proprio luogo di origine. In verità, i questionari erano due: uno dedicato a coloro che si trovavano ancora all’estero e uno per coloro che erano già rientrati. I questionari sono stati aperti per 4 mesi e diffusi attraverso diversi canali, come ad esempio, il sito di ITalents, quello del Comune di Milano, ecc.. Hanno risposto all’indagine 1.150 emigrati italiani e 180 soggetti rientrati (di questi l’85% era rientrato nei 5 anni precedenti all’indagine). L’88% dei rispondenti ha una laurea, il 55% è di sesso maschile, tra le destinazioni più gettonate (87 in tutto) troviamo Europa e Nord America ma anche Australia e Cina. Tra gli emigrati più del 40% ha un lavoro dipendente a tempo indeterminato mentre tra coloro che sono rientrati più del 20% ha un contratto a progetto e un altro 20% un contatto a tempo indeterminato.

65 www.italents.org su dati ISTAT. 66 http://cervelli.cineca.it/ 67 ITalents è un’associazione apartitica. Il Consiglio direttivo è presieduto da Alessandro Rosina. I vicepresidenti sono Enrico Castellano ed Eleonora Voltolina. Eleonora Voltolina ha anche funzioni di segretario generale coadiuvata da Paolo Balduzzi. Fa parte del Consiglio Direttivo il nucleo promotore, costituito da nove persone. Cinque giornalisti: Roberto Bonzio, redattore dell’agenzia Reuters e ideatore del progetto multimediale “Italiani di Frontiera”; Claudia Cucchiarato, giornalista freelance residente a Barcellona e autrice del libro/blog “Vivo altrove“; Piero Di Pasquale, già vicedirettore di Rai International e docente di Relazioni economiche internazionali alla Luiss e di humanitarian affairs alla Sapienza; Sergio Nava, autore del libro/blog “La fuga dei talenti”; Eleonora Voltolina, creatrice del sito Repubblica degli Stagisti e autrice del libro “La Repubblica degli stagisti – Come non farsi sfruttare”. Un professore universitario: Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica di Milano e autore del saggio “Non è un paese per giovani”. Un imprenditore: Enrico Castellano, già partner della società di consulenza Accenture e cofondatore del gruppo di business angels “Italian Angels for Growth”. Fa parte della squadra anche Benedetta Rizzo, ideatrice e presidente del think tank veDrò. Al nucleo promotore si sono successivamente aggiunti Paolo Balduzzi, ricercatore universitario esperto di brain drain, politiche territoriali e sistemi elettorali, e Luca Perugini, consulente Social Media, connector e business developer, ideatore del Expo2015Camp. 68 https://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/elenco+siti+tematici/elenco+siti+tematici/welcome+talent/milano+welcome+talent+homemoda

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I motivi che spingono a lasciare l’Italia, secondo gli intervistati, sono la meritocrazia, il fare meglio il proprio lavoro e le remunerazioni più alte. Le maggiori difficoltà per chi torna sono legate soprattutto alla lentezza e alla poca trasparenza delle carriere. Secondo gli intervistati l’Italia “non è un paese per giovani talenti” soprattutto a causa di un eccesso di burocrazia (60%), per la mancanza di incentivi alle imprese (56%) e per imposte troppo elevate (53%). Il 16% degli intervistati che si trovavano ancora all’estero dichiara che vorrebbe rientrare entro 3 anni, il 71% è in forse mentre il 13% ha tagliato i ponti con l’Italia. Tra coloro che vogliono tornare una percentuale molto alta è rappresentata da giovani under 30. Per quanto riguarda la Legge Controesodo, ne erano a conoscenza il 30% dei soggetti già rientrati e il 47% degli emigrati. L’86% degli intervistati totali si è reso disponibile a fornire le proprie opinioni su proposte parlamentari che riguardino l’attrazione di cervelli in Italia. Il Comune di Milano ha quindi stanziato oltre mezzo milione di euro per valorizzare i giovani talenti italiani all’estero, incentivando il rientro di coloro che intendevano costituire un’impresa a Milano. Il bando prevedeva l’assegnazione di un contributo in conto capitale fino a 40.000 euro per lo start up d’impresa e un premio di 20.000 euro per le migliori idee imprenditoriali. Le domande presentate sono state 17 (ma come è successo anche per l’Avviso Pubblico Brain Back molte di più sono state le richieste di informazioni), di cui il 35% da parte di donne. Gli 8 vincitori sono stati premiati durante il MeeTalents milanese. Gli ambiti di operatività dei neoimprenditori spaziano dalle tecnologie digitali, alle fonti energetiche, fino al food e all’educazione. Proseguendo su questa direttrice, nel 2013, il MeeTalents è stato organizzato al Palazzo dei Servizi dell’Interporto di Nola (Napoli) dalla Regione Campania ed, in particolare, da Campania Innovazione 69 . Durante l’evento sono stati presentati gli obiettivi del Progetto CAMBACK. Anche la Campania sta cercando di raccogliere informazioni sui propri emigrati grazie alla diffusione di questionari rivolti agli emigrati e a coloro che sono rientrati con lo scopo di migliorare la comprensione del fenomeno e delineare le attività e le azioni volte a favorire l’attuazione di nuove politiche regionali e nazionali a sostegno del rientro di giovani nella regione e per scoraggiare coloro che pensano di abbandonarla, il tutto attraverso un processo di innovazione e sviluppo del territorio che renda i giovani protagonisti. Durante il MeeTalents campano sono state elaborate anche quattro proposte da presentare in Parlamento da altrettanti gruppi di lavoro. Queste riguardano: - Politiche per la circolazione dei talenti italiani:

- Rendere coerente la legislazione a sostegno della circolazione dei cervelli con una riforma dell’attrattività del sistema Paese;

- Rendere strutturali le misure previste dalla legge Controesodo senza prevedere penali per chi ri-emigra;

- Migliorare la comunicazione dei benefici previsti da tutti gli strumenti per la circolazione dei talenti (creando un unico sito internet, degli helpdesk, ecc.); - Politiche per favorire l’attrazione di talenti stranieri:

- Semplificare l’accesso degli stranieri meritevoli con il supporto di un’agenzia nazionale che aiuti i candidati nei processi di integrazione;

- Certificare i centri di ricerca realmente competitivi in un mercato globale utilizzando standard internazionali;

- Sviluppare annualmente i piani di attrazione strategica per imprese e centri di eccellenza;

69 http://www.agenziacampaniainnovazione.it/target/giovani/progetti/camback-talenti-campani-a-r

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- Rendere l’università aperta a una faculty internazionale; - Investire nella partecipazione di reti internazionali di eccellenza per permettere ai

giovani di lavorare sempre in contesti competitivi; - Politiche per promuovere il contributo alla crescita del territorio di origine:

- Gli italiani all’estero devono diventare ambasciatori dell’Italia nel mondo: serve gente felice e orgogliosa del Paese;

- La presenza dei talenti deve fare da elemento attrattore di nuovi investimenti; - Incentivi alla co-tutela dei dottorati tra Paesi diversi; - Rafforzare il ruolo delle Regioni nella valorizzazione delle vocazioni locali attraverso i

fondi strutturali europei e la valorizzazione dei propri talenti all’estero; - Aumentare i diritti politici degli italiani all’estero;

- Politiche per favorire attrattività del territorio, innovazione e intraprendenza giovanile: - Attuazione di una legge (n. 40 del dossier Destinazione Italia) volta ad attrarre

investimenti per i territori, che consenta di concordare costi e tempi dei progetti di sviluppo territoriale, nell’ambito di un processo di semplificazione amministrativa (certezza dei tempi, conclusione dei procedimenti e procedure negoziate per il conseguimento delle destinazioni urbanistiche richieste);

- “Clausola di sviluppo territoriale” (che vincola gli investimenti collegati a progetti di sviluppo definiti in accordo con i territori di destinazione): istituzione di un Fondo di Garanzia permanente per progetti di start up connessi ai progetti di sviluppo, condotti da residenti all’estero o in Italia;

- Defiscalizzazione degli utili derivanti dai progetti finanziati, superando almeno in parte la logica attuale della legge che defiscalizza i redditi dei singoli, rendendo effettivamente attrattivi i territori. Anche la Regione Piemonte con il contributo dell’Agenzia Piemonte Lavoro intende seguire le orme del Comune di Milano e della Campania. Il primo obiettivo, date le difficoltà di quantificare il fenomeno della fuga dei talenti, è quello di fornire un quadro per quanto possibile chiaro dello stesso (Agenzia Piemonte Lavoro, 2013). Secondo lo studio di ricognizione “Talents. Una emigrazione sempre più liquida”, le politiche devono mirare non tanto ad impedire la “fuga” ma ad incentivare la circolazione di talenti ed a migliorare la capacità di ri-attrazione degli stessi.. La Regione Piemonte ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro per la mobilità internazionale dei giovani e per l’incentivo al rientro. Dalle prime stime, con tali risorse potranno essere supportate tra le 100 e le 150 esperienze formative e di lavoro all’interno di imprese o università estere, con l’unica condizione della obbligatorietà del ritorno in patria. L’Assessore regionale al Lavoro, Claudia Porchietto, ha dichiarato in un’intervista “Credo fermamente che le esperienze all’estero siano una strada per accrescere le proprie competenze. L’Italia deve, però, essere capace di accompagnare il rientro in patria per accrescere la competitività e lo sviluppo del nostro tessuto produttivo. La Regione Piemonte si è mossa su questo solco e continuerà a farlo investendo e potenziando la rete Eures e “Io Lavoro” come moderne e concrete opportunità di occupazione e accrescimento professionale” (ottobre 2013). Con l’idea di incentivare esperienze fuori regione seguite da un successivo rientro, è nato anche il programma Master and Back, ideato dalla Regione Sardegna.

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Il programma si sviluppa nell'ambito del Programma Operativo FSE (Fondo Sociale Europeo) 2007 - 2013 della Regione Autonoma della Sardegna, all'interno dell'Asse IV - Capitale umano, linea di attività i.3.170. Il programma Master and Back include una serie di azioni dirette a rafforzare il sistema di alta formazione/lavoro della Sardegna, tra le quali la parte preponderante per destinazione di risorse è stata costituita, fino ad oggi, dal finanziamento di borse di studio a fondo perduto per la partecipazione a percorsi di alta formazione e tirocini, e dall’erogazione di contributi a imprese ed organismi per l’attivazione di percorsi di rientro. Da osservare che, tale programma è rivolto anche ad esperienze di sardi sul territorio nazionale e non solo all’estero. Dall’indagine condotta dall’Istituto di Studi sulle Relazioni Industriali nel 2008 (ISRI, 2008), emerge che quasi il 30% dei beneficiari del programma ha seguito un percorso all’estero (il 95% in paesi europei) e più del 40% è tornato in Sardegna; un 20% ha trovato un’occupazione grazie agli incentivi previsti per l’inserimento lavorativo. Dopo questa prima edizione ne sono seguite altre di cui, però, non disponiamo di dati a riguardo. A febbraio 2014, è stata pubblicata la nuova graduatoria degli ammessi a 14 percorsi di rientro. Nel 2013, inoltre, l’Università di Sassari ha indetto una procedura pubblica per il reclutamento di 7 ricercatori a tempo determinato da assumere per tre anni. La scelta ricadrà su candidati, italiani o stranieri, di origine sarda, stabilmente impegnati all’estero da almeno tre anni in attività di ricerca presso istituzioni universitarie o enti di ricerca pubblici o privati. La Regione Liguria, con la Legge Regionale n. 41 del 21 ottobre 2009 “Norme in materia di sostegno all’alta formazione presso centri internazionali d’eccellenza e di incentivo al rientro nel mercato del lavoro regionale” ha elaborato un proprio programma Master and Back71. A differenza del programma sardo, però, quello ligure è rivolto a giovani laureati che vogliano seguire programmi di alta formazione o tirocini/stage formativi solo all’estero. Per i beneficiari di tali azioni e per i cittadini liguri residenti all’estero da non più di 10 anni che abbiano avuto esperienze formative e professionali assimilabili a quelle realizzate nell’ambito del Master and Back, il programma istituisce percorsi di rientro assistiti da borse di studio. La Regione Calabria, come politica di retention dei cervelli, ha emanato nel 2012 il bando “Ora Labora! Stop alla fuga dei cervelli”, finalizzato al sostegno dell’occupazione ed alla valorizzazione dei giovani da impiegare in imprese calabresi 72 . Gli incentivi riguardano contributi diretti alle imprese del comparto innovativo, delle province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia, che si impegnano ad assumere, con contratto a tempo indeterminato giovani laureati residenti in Calabria. Le risorse finanziarie complessive messe a disposizione per l'azione di sistema ammontano a 160.000 euro a valere sul Fondo perequativo - Accordo di programma MISE Unioncamere - 2010. Il contributo per le imprese che assumono i giovani laureati a tempo indeterminato e pieno è pari a 10.000 euro, omnicomprensivo per ogni assunzione realizzata, fino ad esaurimento dello stanziamento complessivo e con il vincolo di non più di una assunzione per impresa. Dal punto di vista dell’attrazione dei talenti e dello scambio di buone prassi è stato finanziato dalla politica di sviluppo regionale attraverso il Piano di Azione Coesione e attuato dal Ministero per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, il progetto Messaggeri della conoscenza che consente ai dipartimenti universitari delle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, di attivare

70 www.regione.sardegna.it/masterandback/ 71 www.regione.liguria.it 72 www.uc-cal.camcom.gov.it/

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iniziative didattiche integrative svolte da ricercatori affiliati a Università o centri di ricerca non italiani73. I progetti devono prevedere un'articolazione in tre fasi: 1. attività didattica, da svolgersi anche in forma seminariale presso il Dipartimento ospitante e rivolta a gruppi di 25-30 studenti scelti prioritariamente tra quelli iscritti al terzo anno dei corsi di laurea triennale. I contenuti di tale attività devono comprendere una parte dedicata alla narrazione della esperienza professionale del docente ed essere accompagnati da un'attività progettuale di analisi o di studio applicato, da svolgersi in gruppo, e rivolta a tematiche di rilevanza concreta per gli studenti e, ove pertinente, adattata alle caratteristiche del territorio su cui insiste il Dipartimento ospitante; 2. periodo di studio all'estero, il progetto didattico deve prevedere la possibilità per un ristretto numero di studenti tra quelli che hanno partecipato all'attività didattica svolta presso il Dipartimento, di trascorrere un periodo di studio presso l'Università o il Centro di ricerca estero a cui il docente è affiliato; 3. disseminazione dell'esperienza, agli studenti che effettuano un periodo di studio all'estero si chiede di organizzare, al loro rientro, appropriate attività, programmate con l'assistenza/guida del referente didattico del dipartimento, per condividere con gli altri studenti i metodi e i contenuti della propria esperienza e diventare così, a loro volta, catalizzatori di interesse e promotori di una più elevata domanda di qualità nell'insegnamento e nella ricerca. Umbria Oltre ai progetti illustrati in questo volume ed alle attività istituzionali svolte dall’Università degli Studi di Perugia e dall’Università per Stranieri di Perugia, la legge regionale n. 37 del 20 novembre 1997 “Disciplina degli interventi a favore dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie” rappresenta il principale sostegno al rientro degli emigrati umbri sul territorio regionale. La norma è rivolta ai cittadini di origine umbra, per nascita, per discendenza o per residenza, che abbiano maturato un periodo continuativo di permanenza all'estero, per motivi di lavoro dipendente o autonomo, non inferiore a 3 anni, nonché ai loro familiari. La permanenza all'estero deve risultare da certificazione delle autorità consolari o da documenti rilasciati dal Comune o da autorità o enti previdenziali italiani o stranieri. La forma di agevolazione è duplice e consiste in: - Contributi socio-assistenziali:

- a titolo di indennità di prima sistemazione; - per la concessione di borse di studio per agevolare il reinserimento scolastico o la frequenza di corsi di scuole di ogni ordine e grado ad emigrati o loro familiari che rientrino anche individualmente. La Regione concorre mediante l’erogazione di un contributo non superiore a 3.099 euro per ogni nucleo familiare beneficiario.

- Assegnazione di alloggi e di aree: i Comuni, nell'assegnazione di aree destinate ai piani di edilizia economica e popolare ed ai piani per insediamenti produttivi, possono riservare una quota fino al 10% a favore di emigrati che intendono rientrare nella regione. Gli assegnatari sono tenuti ad insediarsi entro 6 mesi dalla data di assegnazione. Le assegnazioni sono effettuate in via temporanea per un periodo di 2 anni e, alla scadenza, il Comune, previo accertamento della sussistenza delle condizioni, può trasformarle in definitive.

73 https://messaggeri.cineca.it/

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Per quanto riguarda, invece, il mantenimento di rapporti tra connazionali all’estero, un fenomeno importante per l’Umbria è quello dell’associazionismo (box 8). Box 8 - Le associazioni di emigrati umbri74 La Giunta regionale sostiene le attività delle numerose associazioni degli umbri che costituiscono una preziosa rete di contatti nei diversi paesi del mondo. L'associazionismo umbro, al pari di quello delle altre zone dell'Italia, rappresenta un punto di aggregazione e partecipazione, un veicolo di trasmissione dei valori e delle tradizioni, ma anche il luogo politico delle rivendicazioni e delle battaglie per i diritti di cittadinanza, per le condizioni di lavoro, della scuola e dei processi di integrazione. Le associazioni europee fanno capo a due organizzazioni: ARULEF (Associazione Regionale Umbra Lavoratori Emigrati e Famiglie) e Umbri nel Mondo, che coinvolgono rispettivamente 2.400 e 600 iscritti75. Le associazioni extraeuropee racchiudono circa 4.500 iscritti76. La maggior parte degli iscritti extraeuropei si trova in Brasile ed Argentina, ma sono numerose anche le comunità canadesi77. Le prime associazioni sono nate negli anni Settanta, ma è a partire dal ventennio successivo che l’associazionismo ha assunto anche un ruolo economico, iniziando ad occuparsi dell’esportazione ed importazione di prodotti italiani, della promozione del turismo e di rapporti commerciali da e verso i luoghi di emigrazione. Oggi si sta assistendo ad un processo di coinvolgimento delle giovani generazioni all’interno delle associazioni stesse, anche in ruoli istituzionali di rilievo. Fonte: Dati Regione Umbria

74 Si ringrazia Carla Piatti per il materiale fornito. 75 Le associazioni europee si trovano in: Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Svizzera. 76 Il numero di iscritti, sia per le associazioni europee che per quelle extraeuropee, è da ritenersi sottostimato in quanto alcune associazioni prevedono nei propri statuti interni l’iscrizione non del singolo soggetto ma dell’intero nucleo familiare. 77 Le associazioni extraeuropee sono localizzate in Brasile (San Paolo), Argentina (Buenos Aires, Rosario, Mendoza, Cordoba, Mar de La Plata, La Pampa, San Juan), Colombia (Barranquilla), Venezuela (Valencia, Caracas), Australia (Canberra, Victori, Adelaide, Perth, Sydney, Warrawong), Canada (Mississauga, Montreal).

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CONCLUSIONI La ricerca elaborata in questo volume e riguardante i primi due anni di vita del Progetto Brain Back Umbria vuole principalmente assolvere due funzioni: quella di fornire informazioni provenienti da diverse fonti in merito al tema della fuga dei cervelli e quella di evidenziare come un progetto di piccole dimensioni può incidere sulle strategie adottate da una regione per far fronte al problema della nuova emigrazione. Dall’analisi dei database sui dati AIRE e sui dati raccolti con il questionario Keep in Touch emergono due differenti realtà, non corrispondenti, che però, in entrambe i casi, non permettono di quantificare l’effettivo numero di soggetti che lasciano l’Umbria per emigrare all’estero. I dati AIRE, come detto più volte, risultano essere sottostimati e se si osservano dal punto di vista del luogo di nascita degli iscritti, è possibile evidenziare come tali registri siano uno strumento utilizzato soprattutto da emigrati di seconda e terza generazione. Dal questionario Keep in Touch emergono delle peculiarità della nuova emigrazione impossibili da cogliere nei dati AIRE (anche per mancanza di rilevazione di certe informazioni, come ad esempio, il titolo di studio degli iscritti o la motivazione che li ha spinti ad emigrare). Sempre più giovani umbri, e in generale italiani, altamente qualificati, emigrano alla ricerca di migliori condizioni lavorative e sono spinti a cercare altrove soprattutto dalla scarsa fiducia verso il sistema-Paese, nonché da un livello remunerativo più basso rispetto ai colleghi che operano fuori dai confini nazionali (brain drain). Trovarsi in un Paese straniero, però, non è così semplice come appare: il diverso stile di vita, le differenze culturali e linguistiche e la mancanza degli affetti, rappresentano i principali ostacoli da affrontare, soprattutto durante il primo periodo di permanenza. Se l’Umbria fosse in grado di offrire condizioni lavorative al pari di altre regioni straniere, processi di selezione più meritocratici e una maggiore efficienza e diffusione di infrastrutture tecnologicamente avanzate, molti giovani sarebbero disposti e vorrebbero tornare. E tra loro molti, se adeguatamente sostenuti, rientrerebbero per avviare una propria attività di impresa. Così è stato per i “nostri” brain back. L’impatto della burocrazia è stato il primo problema che hanno dovuto affrontare al rientro, ma grazie al supporto ricevuto da AUR, in collaborazione con FORMA.Azione, si è cercato di alleviare il più possibile gli effetti negativi delle procedure amministrative. In questi primi mesi di attività, i “nostri” brain back stanno dimostrando entusiasmo e voglia di credere in questo territorio. Oltre ad un costante e responsabile impegno, occorre, però, che i cambiamenti del territorio, favoriscano in questi giovani la crescita dell’idea che non hanno fatto una scelta errata nell’investire in Umbria. Le conoscenze, le esperienze e le competenze acquisite all’estero devono poter diventare un valore aggiunto per coloro che decidono di tornare (brain gain), ma non solo. Anche coloro che hanno deciso di trascorrere un periodo in mobilità (brain circulation) devono essere messi nelle condizioni di rendere l’esperienza spendibile anche in Umbria, così da evitare che decidano di ripartire per non tornare. Possiamo, quindi, affermare che, nonostante le piccole dimensioni regionali, sono molti i tentativi messi in atto dall’Umbria per contrastare la fuga dei cervelli, per attrarre e ri-attrarre talenti e che favoriscono una certa mobilità dei giovani.

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