Presente, futuro contemporaneo · non unicamente vetrina di strumenti e materiali, né tantomeno...

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Le Scuderie del Quirinale celebrano Tintoretto Fino al 10 giugno 2012 si potrà visitare a Roma l’importante mostra de- dicata al Tintoretto curata da Vittorio Sgarbi con il coordinamento scien- tifico di Giovanni C. F. Villa. L’esposizione propone dipinti provenienti da prestigiosi musei e collezioni internazionali, tutti capolavori assoluti del maestro, offrendo al visitatore un approccio significativo del suo percorso artistico. Novità della mostra sono i commenti di Melania Mazzucco, scrit- trice che ha dedicato al pittore ben due romanzi storici e biografici. Luca Mansueto a pagina 10 DIBATTITO In tempi di tagli ingenerosi e di investimenti pubblici per la cultura ridotti all’osso, anche l’editoria italiana affronta una crisi senza pre- cedenti, con un pubblico di lettori sempre più difficile da conoscere e da conquistare. Editoria e saperi: quali i libri sullo scaffale di domani? a pagina 3 Davide Lacagnina DANZA A maggio il workshop di video-danza con- dotto da Isabel Rocamora al Palazzo delle Arti di Napoli; a Firenze il Festival Internazio- nale della Scena Contemporanea Fabbrica Europa. Appuntamenti con la danza contemporanea da Nord a Sud a pagina 9 Redazione DANZA TEATRO È una fortuna incontrare i maestri! Qual- cosa comincia a cambiare nella piccola provincia delle proprie certezze e per ini- ziare un viaggio in un vasto mare mai calmo. Étienne Decroux nel ricordo di un giovane allievo a pagina 4 Michele Monetta CINEMA Nel 2011 su cento milioni di biglietti ven- duti 38 sono stati staccati per film ita- liani arrivando ad una quota del 37,5% di gran lunga superiore rispetto al 10% di qualche anno fa. Lo stato della Settima Arte e le sue prospettive a pagina 19 Adriana Apicella Al centro del Mediterraneo nasce una rivista che mira ad intersecare paralleli e meridiani di situazioni e di realtà, testimonianze del nostro tempo Attualità e prospettive della cultura e delle arti sullo sfondo di nuovi scenari dell’economia e dei rapporti sociali A ncora una rivista! All’esclamazione di rito risponderemo con lo stesso piglio di qualche decennio fa. L’esigenza è di non cedere il passo ad un dibattito culturale oramai scivolato nel ventre dell’agorà globaliz- zata e nelle maglie del silenzio mediatico, ma di invertire l’abusata prospet- tiva dell’attesa e poi del vuoto, per farsi partecipi della realtà e del suo futuro. È una rivista che nasce a Salerno, e non a caso. Nasce nel fremito dei suoi cantieri, respirando l’aria nuova dei cambiamenti, della molteplicità che li ac- compagna, tessendo la trama di un racconto urbanistico che, giorno dopo giorno, si fa contemporaneità. GeaArt apre uno spiraglio dal quale guar- dare, ascoltare e parlare, nella consapevolezza che il confronto sia la misura ideale di una nuova coscienza. Una chiave di lettura può offrirla Starobinski con il suo monito: «Basta che un futuro - anche se nulla vi si deve produrre - resti aperto davanti alla coscienza, e il vuoto cambia significato». Massimo Bignardi continua a pagina 2 Presente, futuro contemporaneo Bimestrale di cultura, arti visive, spettacolo e nuove tecnologie creative I diritti dell’informazione sono i primi e più elementari diritti umani, perché sono la base di ogni vera libertà civile. (Giuseppe Corasaniti) anno I numero 0 aprile-maggio 2012 direttore Massimo Bignardi distribuzione gratuita

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Le Scuderie del Quirinalecelebrano TintorettoFino al 10 giugno 2012 si potrà visitare a Roma l’importante mostra de-dicata al Tintoretto curata da Vittorio Sgarbi con il coordinamento scien-tifico di Giovanni C. F. Villa. L’esposizione propone dipinti provenienti daprestigiosi musei e collezioni internazionali, tutti capolavori assoluti delmaestro, offrendo al visitatore un approccio significativo del suo percorsoartistico. Novità della mostra sono i commenti di Melania Mazzucco, scrit-trice che ha dedicato al pittore ben due romanzi storici e biografici.

Luca Mansueto ! a pagina 10

DIBATTITO

In tempi di tagli ingenerosi e di investimentipubblici per la cultura ridotti all’osso, anchel’editoria italiana affronta una crisi senza pre-cedenti, con un pubblico di lettori semprepiù difficile da conoscere e da conquistare.

Editoria e saperi: quali i libri sullo scaffale di domani?

a pagina 3 ! Davide Lacagnina

DANZA

A maggio il workshop di video-danza con-dotto da Isabel Rocamora al Palazzo delleArti di Napoli; a Firenze il Festival Internazio-nale della Scena Contemporanea FabbricaEuropa.

Appuntamenti con la danzacontemporanea da Nord a Sud

a pagina 9 ! Redazione DANZA

TEATRO

È una fortuna incontrare i maestri! Qual-cosa comincia a cambiare nella piccolaprovincia delle proprie certezze e per ini-ziare un viaggio in un vasto mare maicalmo.

Étienne Decroux nel ricordo di un giovane allievo

a pagina 4 ! Michele Monetta

CINEMA

Nel 2011 su cento milioni di biglietti ven-duti 38 sono stati staccati per film ita-liani arrivando ad una quota del 37,5%di gran lunga superiore rispetto al 10%di qualche anno fa.

Lo stato della Settima Arte e le sue prospettive

a pagina 19 ! Adriana Apicella

Al centro del Mediterraneo nasce una rivista che mira ad intersecare paralleli e meridiani di situazioni e di realtà, testimonianze del nostro tempo

Attualità e prospettive della culturae delle arti sullo sfondo di nuovi scenari dell’economia e dei rapporti sociali

Ancora una rivista! All’esclamazione di rito risponderemo con lo stessopiglio di qualche decennio fa. L’esigenza è di non cedere il passo adun dibattito culturale oramai scivolato nel ventre dell’agorà globaliz-

zata e nelle maglie del silenzio mediatico, ma di invertire l’abusata prospet-tiva dell’attesa e poi del vuoto, per farsi partecipi della realtà e del suo futuro.È una rivista che nasce a Salerno, e non a caso. Nasce nel fremito dei suoicantieri, respirando l’aria nuova dei cambiamenti, della molteplicità che li ac-

compagna, tessendo la trama di un racconto urbanistico che, giorno dopogiorno, si fa contemporaneità. GeaArt apre uno spiraglio dal quale guar-dare, ascoltare e parlare, nella consapevolezza che il confronto sia la misuraideale di una nuova coscienza. Una chiave di lettura può offrirla Starobinskicon il suo monito: «Basta che un futuro - anche se nulla vi si deve produrre- resti aperto davanti alla coscienza, e il vuoto cambia significato».

Massimo Bignardi ! continua a pagina 2

Presente, futurocontemporaneo

Bimestrale di cultura, arti visive, spettacolo e nuove tecnologie creative

I diritti dell’informazione sono i primi e più elementari diritti umani, perché sono la base di ogni vera libertà civile. (Giuseppe Corasaniti)

anno Inumero 0aprile-maggio 2012direttoreMassimo Bignardi

distribuzione gratuita

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arte istituzioniIl tempo è, il tempo fu (A. Warhol)

Il patrimonio artistico futuro dell’economia italiana

Appuntamento fieristico cresciuto negli anni, “Restauro”(Fiera di Ferrara 28-31 marzo) si riconferma come il piùimportante e articolato rendez-vous di settore. Esso,non unicamente vetrina di strumenti e materiali, nétantomeno prerogativa per specialisti ed “addetti ai la-

vori”, parla ad un pubblico allargato con la precisa mission di sensi-bilizzarlo in materia di beni culturali, nella convinzione che ciòrappresenti una possibile chiave di volta per il futuro dell’economiaitaliana. Tale aspetto è rimarcato nelle numerose conferenze in pro-gramma e dalla consolidata presenza del Ministero per i Beni e le At-tività Culturali, sotto la cui egida è posta da anni la manifestazione.Ad aprire la fiera è infatti un convegno dedicato al tema dei “Cen-tocinquant’anni” dell’Unità d’Italia, dove sono stati presentati gli in-terventi realizzati recentemente su tutto il territorio nazionale. Tra ipiù interessanti, alcuni conclusi, altri ancora in corso, vi sono quelli

condotti dagli Istituti Centrali per il Restauro. Si va dall’intervento sulDuomo di Modena ai restauri del Tabernacolo dei Linaioli di Fra’ Gio-vanni Angelico a Firenze, della Chiesa di San Petronio a Bologna, delDuomo di Orvieto e dei manufatti megalitici della provincia di Sassari,fino ad arrivare al Novecento, con l’illustrazione del futuro interventosulla Chiesa dell’Ospedale San Carlo Borromeo progettata e realiz-zata da Giò Ponti a Milano. É un’edizione questa odierna, tuttavia,particolarmente calata su problematiche inerenti il restauro architet-tonico e la rigenerazione urbana. La maggior parte, infatti, delle ini-ziative è rivolta alla fascia architetti/ingegneri, ai sistemi d’impresa edalle politiche di finanziamento ad esse connesse. Tra queste, il pro-getto culturale multimediale per le architetture di Michelangelo a Fi-renze nel complesso laurenziano: il “Michelangelo’s Box. Formatdigitale”, presentato in fiera già lo scorso anno, rivolto ad eviden-ziare le modalità progettuali delle architetture del passato, attraverso

la ricostruzione di flussi d’immagini e riflessioni. Un po’ in sordina in-vece l’attenzione verso il contemporaneo. Si è scelto perlopiù di pun-tare sull’argomento “lettere, diari e memorie”, esponendo inparticolare l’attività diagnostica svolta sulle lettere di Aldo Moro e al-largando poi la discussione sulle relazioni tra le memorie private af-fidate alla carta ed il cambiamento intervenuto con l’uso sistematicodi Internet. Infine, come da anni oramai, è l’Associazione Amici diCesare Brandi a discutere in maniera stringente di arte contempora-nea. Quale salvaguardia? Tra teoria e pratica, l’urgenza della mate-ria, è il titolo della conferenza proposta, nell’ambito della quale sonostati presentati i volumi Renato Guttuso, L’Edicola, risultato della pro-posta di restauro avanzata sull’opera nell’ambito della scorsa edi-zione ed Il Cavallo Morente di Francesco Messina nella Sede centraleRai studio, restauro, manutenzione, entrambi a cura di Basile.

Maria Letizia Paiato

A Ferrara quattro giorni del Salone dell’Arte del Restauro e Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali

Pop what? Incontri/confronti d’arte a Grosseto«Lo potevo fare anch'io» è diventato un ri-

tornello diffuso, soprattutto dopo il suc-cesso dell'omonimo libro di Francesco Bonami.Il Centro Documentazione per le Arti Visive,settore della Fondazione Grosseto Cultura,parte da questa affermazione per guidare i piùcuriosi alla comprensione dell'arte contempo-ranea con un ciclo di incontri e dibattiti, in cuigli artisti salgono in cattedra accanto ai critici. E,a giudicare dal successo di pubblico, in tantihanno voglia di ascoltare e di dire la propriaopinione. Perché se in un museo il disappuntorimane inascoltato, stavolta si accende il con-fronto tra autore e fruitore. Il 3 maggio si è par-lato di New Pop e Pop Surrealism, movimentoclandestino nato negli anni Settanta a Los An-geles, la cui figurazione onirica sta tra il ludicoe il noir. Marta Paolini, storica dell'arte, sarà af-fiancata da Michele Guidarini, artista e graficdesigner, che tra i segni netti di penne, penninie pennarelli manipola le icone, le trasfigura, lemescola con forme e colori in un gioco ironico,senza mezze misure. Dopo le mostre a Milano,Berlino e Parigi, Guidarini entra sul ring ma-remmano per presentare il suo lavoro in conti-nua evoluzione.Il ciclo si conclude il 17 maggiocon un dibattito incentrato sulla didattica del-l'arte e la creatività marginale. Si può insegnareil fare artistico? Come si possono trasmetterele conoscenze? Sempre più musei, oggi, ten-dono ad abbandonare le guide frontali a van-taggio di progetti strutturati sulla formazioneculturale dei visitatori. Guideranno il dibattitoEnrico Pompeano e Simone Capuzza, anima-tore di comunità, che illustrerà la sua espe-rienza con soggetti svantaggiati.Le conferenzesi svolgono a Grosseto, presso il Museo di Sto-ria Naturale, alle 17.30.

Per informazioni www.fondazionegrossetocultura.it

Claudia Gennari

Rileggere le pagine di un secolo

IN OCCASIONE DELLA MOSTRA “NOVECENTO SICI-LIANO”, che ripercorre le tracce più significa-

tive dell’arte siciliana del XX secolo, presso leFabbriche Chiaramontane di Agrigento (FAM),si avvierà un ciclo di seminari culturali dal titolo“Lavori in corso”, incontri e conversazionid’arte con critici, intellettuali, docenti universi-tari e professionisti: 26 maggio 2012 ore 18.00Art a la Cart. L’arte contemporanea in Sicilia ei suoi attori. Realtà a confronto con AntonioPresti (Fiumara d’Arte), Ezio Pagano (Museum-Bagheria), Andrea Bartoli (Farm-Favara) e PaoloMinacori (FAM); 9 Giugno 2012 ore 18.00 Ilpaesaggio nel Novecento. Pittura e fotografiaa confronto con Davide Lacagnina (Universitàdi Siena) e Angelo Pitrone (Università di Pa-lermo). Info: 0922.277.29.

Miniature in vetro sulle onde della laguna

FINO AL 10 GIUGNO, PRESSO PALAZZO LOREDANA VENEZIA, sono visibili al pubblico 400

bomboniere in vetro, veri e propri gioielli maiesposti prima che disegnano un’affascinantestoria della miniatura del vetro nel Novecentoe di quello contemporaneo. Nella mostra cu-rata da Rosa Barovier Mentasti, Sandro Pezzolie Cristina Tonini, sono presentati pezzi che pro-pongono un percorso che, dagli anni Trenta,giunge fino ai Sessanta, quando da semplicecontenitore per confetti, la bomboniera di-venta oggetto decorativo di varia forma. Oltread opere di produzione veneziana, in esposi-zione anche lavori di artisti nordici, quali, TapioWirkkala e Bertil Vallien e alcune realizzate perl’occasione da Michele Burato, Silvia Levensone Silvano Rubino, Marina e Susanna Sent.

Gli “scatti” di Lotze a Riva del Garda

LA VERSATILITÀ DELLA FOTOGRAFIA consiste nel-l’essere contemporaneamente opera d’arte

e strumento di documentazione atto ad averememoria. In questa duplice accezione si inscrive“Viaggio al lago di Garda. Le vedute fotografi-che dei Lotze 1860-1880”, retrospettiva ospi-tata - dal 30 marzo al 10 giugno 2012 - pressoil MAG Museo Alto Garda di Riva del Garda, acura di Alberto Prandi. Innumerevoli stampevintage, svariate inedite, ci accompagnano nelricostruire il passato, quando ancora la foto-grafia era mezzo privilegiato a rappresentare larealtà, di uno dei laghi più noti del nostro paese,il Lago di Garda, e delle montagne che lo cir-condano. Luoghi amatissimi dal tedesco MoritzLotze e dai figli Emil e Richard autori di scattifermati nell’arco di tempo di un ventennio.

Se è vero che l’arte è suprema forma di espressione umana e che il corpo è veicolo delle emozionidell’anima, il milanese Adolfo Wildt (1868-1931) è un interprete d’eccezione della ricerca plastica,

per i risultati di straordinaria espressività scaturita da quelle figure plasmate, per la maggior parte,in marmo. Materiale classico amato dall’artista, tipico di un’arte ancora tradizionalmente intesa, essoè messo al servizio di un’arte nuova dove i corpi risultano stravolti, in tensione e clamorosamenteinquietanti. Ne sono esempi i volti scavati, gli occhi privi di pupille, i corpi addolorati come nel casodi un suo noto autoritratto che, sottoposto a deformazione estrema, diventa maschera, elemento ri-corrente di molte sue opere e punto di contatto con mondi come musica e letteratura. A questa per-sonalità eclettica, maestro borderline, classico ed anticlassico al contempo, Forlì dedica, unaimponente retrospettiva dal titolo “Wildt. L’anima e le forme da Michelangelo a Klimt” ospitata daimusei San Domenico dal 28 gennaio al 17 giugno 2012. La mostra – curata da Fernando Mazzocca ePaola Mola – ricostruisce il percorso scultoreo e grafico (attività quest’ultima satura di decorativismodi impronta liberty) di Wildt a braccetto con grandi classici, da cui trasse ispirazione, e grandi mo-derni, coi quali invece ha avuto modo di confrontarsi e molti dei quali a lui hanno guardato. Magi-strale interprete del suo tempo, realizza ritratti al limite della caricatura di personalità comeMargherita Sarfatti, Mussolini e Pio XI, scevri da quella aura celebrativa cui tanta parte dell’arte ci haabituato. Con lo sguardo sempre rivolto ad un passato di cui sente profonda nostalgia, Wildt pro-cede dando vita a capolavori che sembrano quasi anticipare soluzioni successive affidando, sovente,ai corpi il compito di svelare la duplicità dell’essere, talvolta fiero, tal’altra gentile.

l.g.

Corpi in tensione tra classico e anticlassico

A. Wildt, Carattere fiero-anima gentile, 1912, marmo con dorature, Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro (particolare)

&

gea 11Art numero 0 - aprile-maggio 2012

arte modernaIl più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura (G. Vasari)

10 geaArt numero 0 - aprile-maggio 2012

La pittura di Tintoretto fra plasticismo di Michelangelo e cromatismo di Tiziano

Le Scuderie del Quirinale ospitano,fino al 10 giugno 2012, la mostramonografica “Tintoretto”, a curadi Vittorio Sgarbi con il coordina-mento scientifico di Giovanni Car-

lo Federico Villa. Una delle singolarità dellamostra consiste nella presenza di testi, in ca-talogo e in mostra, di Melania Mazzucco,scrittrice che ha dedicato parte della sua vitaallo studio del pittore veneziano per rica-varne un romanzo sulla vita della figlia del“tintore”.

Nella formazione artistica di Jacopo Robu-sti detto il Tintoretto (1519- 1594) - figlio ditintore - sono determinanti sia la tradizionelocale del colore, incarnata da Tiziano(1488/90-1576), sia lo studio delle sculturedi Michelangelo (1475-1564) e dei maestritoscani recatisi a Venezia, dal Vasari (1511-1574) a Jacopo Sansovino (1486-1570).

La mostra espone 40 dipinti provenienti damusei e collezioni internazionali, tutte operedi rara qualità, offrendo al grande pubblicoun approccio sintetico e significativo del per-corso artistico del maestro. L’ultima grandemostra a lui dedicata risale al 1937, ma inquell’occasione erano assenti i grandi teleriveneziani. Immagine simbolo della mostra èproprio la grande tela del Miracolo delloschiavo (1548), primo capolavoro assoluto diTintoretto, in prestito dalle Gallerie dell’Ac-cademia di Venezia, destinata a ornare laScuola Grande di San Marco della città lagu-nare con i miracoli del santo. L’opera pos-siede tutti gli elementi volti ad ottenere ilmassimo coinvolgimento emozionale deglispettatori: forza centrifuga dei personaggi;prospettiva convergente; pose serpentinate;colori caldi, ancora tizianeschi. Percorrendola mostra si fanno vive le parole scritte daAdolfo Venturi nel 1929: «Tintoretto studiad'infondere rapidità alla visione, ma di radorinuncia al risalto volumetrico delle masse,martellate di ombre negli scavi e sbalzate dalampi notturni. Egli precorre il Caravaggio,costruendo la forma mediante lume isola-tore, ma non perciò rinuncia a seguire il volodi un'immaginazione ardente, che nella lucecome nell'ombra vede gli attori primi di ungrande teatro di fantasmagoria. Di questimezzi il Tintoretto si vale per crear lo spetta-colo, per trascinare la folla con le sue visioninate da una fantasia senza limiti, ardente e

Roma omaggia il maestro della pittura veneta del Cinquecento

violenta». La linea del disegno del Robusti fabalzare drammaticamente le figure, in modovisionario e insolito, egli scurisce il colore to-nale attraversandolo con improvvisi baglioridi luce. Una foga pittorica, rapidità di idea-zione ed esecuzione, che lo porta a realizzareinnumerevoli tele e commissioni importan-tissime, come testimonia la collaborazionecon la Scuola Grande di San Rocco le cuisale, per circa venti anni, dal 1564 in poi, sa-ranno sede dell’immenso poema figuratodelle opere del Tintoretto. La parola Scuola,a Venezia, nota anche come fraglia, indicauna confraternita o una libera associazioneavente scopi umanitari; grazie alle ingentisomme di denaro ricavate dai loro affari,questi enti, oltre che donarli alla Repubblica,si permettono di indire concorsi pubblici perl’affidamento di importanti commissioni arti-stiche. Il tema dei teleri lungo le pareti è laPassione di Cristo; tra il 1575 e il 1581 ricevela commissione per le tele del soffitto dellaSala Grande con temi biblici e le pareti contemi evangelici. Dopo aver già completato ilgrande ciclo, tra il 1583 e il 1587 realizza,sempre per la Scuola di San Rocco, le teledella Sala Inferiore con le scene della vita diMaria e dell’infanzia di Gesù. Proprio in mo-

stra sono presenti le due grandi tele di SantaMaria Egiziaca e di Santa Maria Maddalena.Le due opere sono il più fulgido esempiodella maturità del pittore, una qualità cro-matica intensa e una dimensione spiritualecoinvolgente soprattutto per l’atteggia-mento di profonda meditazione delle duesante. Queste, decentrate e di proporzioni ri-dotte, sono immerse in un paesaggio crepu-scolare misterioso, ammantato da una luceche sbatte sulle acque del ruscello, sullefronde degli alberi e sul paesaggio di fondo.Una materia pittorica intrisa e costruita dipura luce. Il Vasari, nell’edizione delle Vite del1568, annota come Tintoretto fosse «il piùterribile cervello che abbia avuto mai la pit-tura, come si può vedere in tutte le sue operee ne' componimenti delle storie fantastiche efatte da lui diversamente e fuori dell'usodegli altri pittori». Il visitatore sarà suggestio-nato e totalmente trascinato dal forte im-patto emotivo che queste opere infondono.L’incipit e l’explicit della mostra sono i duepiù famosi e preziosi autoritratti del Tinto-retto, quello giovanile del Victoria & AlbertMuseum di Londra (1546-1547) e quello se-nile del Louvre (1587). Nella ritrattistica eglimostra una maturazione resa attraverso lostudio dei dettagli e attraverso il rapporto frai toni scuri e la luminosità dei volti. «La mentedel Tintoretto - nota John Ruskin nel 1863 -incomparabilmente più profonda e severache non quella di Tiziano, ammanta della so-lennità che gli è propria i temi religiosi di cuisi trova a trattare, talora si lascia coglieredalla devozione». In Tintoretto si avverte lastessa norma che è in Tiziano: subordina-zione assoluta del contenuto religioso alleesigenze della decorazione e della ritratti-stica. L’occasione romana, corredata da uncatalogo di Skira, offre al pubblico la visionedella celeberrima Susanna e i vecchioni(1555-1556) del Kunsthistorisches di Vienna,la cui figura della donna nell’atto di contem-plarsi, modellata da candidi trapassi chiaro-scurali, è posta al centro di un vasto giardinomisterioso, un’immagine senza tempo benlontano da quello drammatico e incalzantedei dipinti tintorettiani.

In alto - Tintoretto, Miracolo dello schiavo,1548, particolare,Venezia, Gallerie

dell'Accademia. Al centro - Tintoretto, Susanna e i vecchioni,

1555-1556, (particolare)

text LUCA MANSUETO

Pennellate veloci, dinamiche, materiche, liquide, velate. At-mosfere edeniche, trasognate. Questo e molto altro emerge

dalle tele del valenciano Joaquín Sorolla Bastida (1863-1923)ospite - per la prima volta in Italia - nella cornice del Palazzo deiDiamanti, a Ferrara, dal 17 marzo al 17 giugno 2012. La mostramonografica, “Sorolla. Giardini di luce”, curata da Tomàs Llo-rens, Blanca Pons-Sorolla, María López Fernández, Boye Llorensfocalizza il periodo della piena maturità del pittore. Legato aipropri affetti, dà prova di notevole abilità ritrattistica nell’im-mortalare le figlie e la moglie. Incantato da una terra come l’An-dalusia realizza emblematici scenari in cui blocca in un attimoeterno l’amata Granada e la sua Alhambra, la Sierra Nevadanelle diverse stagioni ed i diversi tipi andalusi che abitavano queiluoghi. All’acqua, Sorolla, si accosta sovente con la rappresen-tazione di fontane in cui riflette il paesaggio, mentre i patii, luo-ghi in cui il tempo appare sospeso, rivelano l’incontro con lacultura orientaleggiante, ed i giardini dell’Alcázar, luoghi para-disiaci, dimora di nessuno, aleggianti in un tempo dilatato, me-tafisico trovano una loro espressione definitiva nel giardino dicasa Sorolla, saturo di classicismo, summa di tutti quelli che ave-vano precedentemente catturato la sua attenzione «in pienosole» e che fanno da guida a questa mostra.

Linda Gezzi

Nella foto - J. Sorolla, Il giardino di casa Sorolla, 1920, Madrid, Museo Sorolla

Il colore solare di Sorolla alla corte degli EstensiGiardini nella lucedella pittura

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geaArt numero 0 - aprile-maggio 2012 13

Domenico Bianchi alla Rizziero Arte di Pescara

Segni in rapporto con la luce

Dopo la mostra appena conclusasi,allestita presso la galleria Piéce

Unique di Parigi, Domenico Bianchi af-fronta la primavera con una nuovaesposizione presso la rinnovata sededella storica Galleria Rizziero Arte di Pe-scara, inaugurata solo pochi mesi fa inuno splendido edificio dei primi del No-vecento. Sin dagli esordi, sul finire deglianni Settanta, diversamente dallecoeve tendenze di matrice sperimen-tale, Bianchi aveva manifestato la suapredilezione verso quelle ragioni del“fare”, per le quali la scelta si indiriz-zava, in termini più tradizionali, ad unosvolgimento entro il piano bidimensio-nale, sia esso quello del foglio di cartasia della tela. Una ricerca incessante-mente sviluppata, fino ad oggi, intornoalle potenzialità offerte dalla materiapittorica, unitamente a materie ag-giunte come la cera, presente, in primaistanza, nella realizzazione di disegni esuccessivamente, a partire dalla metàdegli anni Ottanta, accolta in combina-zione alla fibra di vetro tale da essereriformulata come supporto. È una ri-cerca nella quale emerge sostanziale lostudio della luce unitamente all’insi-stenza sul segno. Un tratto continuoche devia però dalla sua definizione pervia di graffi ed intagli, tracciando cosìforme dalla parvenza astratta che resti-tuiscono composizioni equilibrate edarmoniose. Sono superfici rese nel rap-porto tra forma e colore, nella capacità,modernissima, di superare quell’anticapartizione tra soggetto e sfondo, dasempre ossessione dei più brillanti pit-tori di ogni epoca e tendenza. In esseforma ricorrente, orami assurta a sigladel suo lavoro, è quella della sfera. Iro-nicamente, come egli ha raccontato inpassate interviste, l’idea prende lemosse dall’osservazione di un semplicevaso per i pesci, il cui disegno, inizial-mente realizzato in piano, è traslato,grazie ad una sofisticata rielaborazioneal computer, in forma sferica. Il sog-getto, sebbene modificato dalle possi-bilità di elaborazione, non tradiscepertanto l’armonia compositiva delprogetto iniziale. Ecco cosi restituitebianche curve, frutto di lunga medita-zione, capaci di far vibrare la superficeche le accoglie. Tale forma circolare la siritrova anche negli studi condotti ad in-chiostro su legno e con innesti di colo-riture metalliche. Nel legno incisoBianchi sente più stringente il rapportocon la luce, tale che è sufficiente un velodi colore nero ad ottenere vibranti pas-saggi alla luce, materializzata altrevolte, dalla sottrazione di materia chescopre l’immagine. A questo percorsofa dunque riferimento tale personale,costituita da opere perlopiù recenti at-traverso le quali Bianchi racconta il suopersonalissimo viaggio nei territoridella creatività. L’inaugurazione è pre-vista per la fine di aprile.

Info su www.rizzieroarte.it

In alto, Domenico Bianchi, Senza titolo, 2010

text MARIA LETIZIA PAIATO

La cosa principale è non pensare al futuroe al passato, è importante essere con lamente nel presente». È quanto scrivevaJohn Lennon nell’agosto del 1967, giorniprima che la morte di Brian Epstein, ma-

nager ed artefice del successo dei Beatles, lo riportassealla dimensione amara del passato. Essere nel presentepiù che pensare, sarà, all’indomani degli anni Sessanta, lacifra di una coscienza del sentirsi giovani. Un’illusa identitàapprodata, con il passare degli anni e nel vortice deglieventi drammatici, ad un’ulteriore visione che ha fatto delpresente il “luogo” strategico del letargo: un mondo diluoghi disegnati da spazi di passaggio, ove – segnala MarcAugé – si mostrano «con maggiore insistenza i segni delpresente», obbligandoci ad una lettura semantica che ciinvita a ripensare alla definizione del termine “urbano”.

In una realtà così liquida ove l’accelerazione del temposembra avere preminenza su tutto, l’arte, le esperienzedegli artisti non si tirano fuori dalla mischia, come è statonel decennio ottanta, anche se quegli anni osservati daaltre prospettive, hanno scritto una pagina tra le più emo-zionanti del XX secolo. Gli artisti oggi si chiamano in causanella dimensione di una realtà, di un presente che ereditadal secolo precedente le devastazioni, le forti emigrazioni,le ricostruzioni orfane della storia, l’asservimento alle re-gole del mercato globale, schiacciati, come prevedevaFuret, su un «orizzonte unico della storia» e «trascinativerso l’uniformità del mondo e l’alienazione degli indivi-dui rispetto all’economia», ovvero conclude lo storico fran-cese «siamo condannati a rallentare gli effetti diquest’ultima senza aver presa sulle loro cause».

Oggi, al passaggio di boa del primo decennio del Due-mila, l’artista orienta la sua attenzione verso quello cheErvin Laszlo in pieno clima postmodernista, aveva definito

«limiti interni» della società contemporanea, quelli chenon alimentano la crescita della mente e dello spirito. Lofa riprendendo il senso di esperienze implicite nella realtàattuale che ha dimensioni planetarie, architettata da“nonluoghi” ove, per usare il dizionario di Augé, si am-massa il «troppo-pieno». È una scelta nata da una meto-dica operativa originata da «identità di progetto», cosìcome le propone Vincenzo Ruggiero nel suo Movimentinella città (Torino, 2000), capaci di ridefinire «la posizioneoccupata dagli attori sociali» ed atte a trasformare «chine è portatore, la sua vita e il suo ambiente». Resto del pa-rere che il giusto rapporto di queste due coordinate (vitae ambiente) sia ancora oggi la misura di esperienze chehanno connotato il decennio lasciatoci alle spalle: gliesempi sono tanti, tra questi certamente merita unosguardo particolare il lavoro – una vera e propria model-lazione simbolica dello spazio – condotto dall’artista ita-liana Maria Dompè in questi ultimi anni. Penso, tra i tantiinterventi nel campo urbano, a quello realizzato alla NuovaSinagoga di Berlino il 27 gennaio del 2001, giorno dellamemoria; un’installazione provvisoria che occupava lo spa-zio antistante l’ingresso, con asciugamani bianchi e conrose; oppure quello in piazza del Campidoglio a Roma nel2003 per Amina Lawal, la giovane donna rea di aver com-messo adulterio e condannata a morte per lapidazionedalla sharia. Infine, avvicinandoci al presente, il grande in-tervento ambientale, e per la dimensione fisica e, soprat-tutto, per la partecipazione della comunità, realizzato nelleacque della Dalhousie Square a Calcutta tra dicembre2005 e gennaio 2006.

Julio González pioniere dell’uso del ferro saldato in scul-tura agli albori degli anni Trenta, scriveva che «progettareè disegnare nello spazio con l’aiuto di nuovi metodi, uti-lizzare questo spazio e costruire con esso, quasi si trattassedi un materiale di nuova acquisizione». Parafrasandoquanto osserva lo scultore spagnolo, potremmo dire che

l’aspirazione dell’artista contemporaneo, all’indomani del-l’estrema esemplificazione dello spazio verso la quale spin-geva la Minimal art e dopo il dilagare del “generico” di cuiparla Koolhaas, è stato di riconsiderare lo spazio della quo-tidianità quale luogo di progettualità creative, restituendoad esse una valenza etica, cioè di realtà molteplici impre-gnate di vita della comunità stessa, dei suoi valori intrave-dendo in essi i nuovi presupposti sociali, culturali edeconomici. Ciò riassume l’idea di restituire all’attività del-l’artista il valore di lavoro necessario, quanto indispensa-bile alla comunità: «L’etica del lavoro – affermava Lunati inchiusura del suo Etica e progettualità (Torino, 1992) – èl’etica della libertà della responsabilità e della progettua-lità». Al centro dell’interesse di tale lavoro v’è la città cheè un grande vocabolario con numerosi lemmi: la cittàcome la materia, la linea e il gesto definiscono, appro-priandosene, lo spazio sia esso dell’architettura o del fo-glio, al fine di riedificare l’agire dell’immaginazione comedinamica sociale, per strappare l’urbano alla cecità di unprogetto che risponde solo ai problemi dell’immediato so-pravvivere. I tangibili segni di tali cambiamenti si leggevanosia in alcune esperienze proposte da Daniel Birnbaum in“Fare Mondi//Making Worlds” mostra che metteva a re-gistro tutte le presenze, in parte anche quelle dei Padiglioninazionali, della 53ª Biennale di Venezia, sia nelle installa-zioni e nei Para Padiglioni ideati da Bice Curiger per l’ultimaedizione della kermesse veneziana che ha chiuso i battentia novembre del 2011.

Nelle scelte operate da Birnbaum, per il quale «un’operad’arte è una visione del mondo e, se presa seriamente, puòessere vista come un modo di ‘fare mondi’» si scorge lanecessità di porre l’attenzione all’oggi, all’attualità, perchéil “fare” sostiene un’azione in un tempo presente, maanche, come egli stesso sosteneva, di, «evidenziare la fon-damentale importanza di alcuni artisti chiave per la creati-vità delle generazioni successive», insomma di concepire il

passato come ulteriore tempo del presente. Delle espe-rienze proposte nell’estate del 2009 nella città di MarcoPolo, ricordo alcune significative grandi installazioni qualiGalaxies Forning along Filaments, like Droplets along theStrands of a Spider’s Web, del 2009 dell’argentino, datempo trasferitosi in Germania, Tomas Saraceno (classe1973) con l’architettura di ragnatele tridimensionali cheabitavano il grande spazio centrale del Palazzo delle Espo-sizioni (quello che un tempo era il Padiglione Italia), origi-nando e agitando corpi plastici come amebe. Oppurequella del sudafricano Moshekwa Langa, nato nel 1975che agli Arsenali aveva proposto un dilatato complesso pla-stico di forte emotività chiamando in scena rocchetti di co-tone colorato, fili, giocattoli, macchinine, legno, biglie,bottiglie vuote di bibite… estendendo notevolmente il giàlungo elenco che Boccioni, nella chiusa del manifesto dellascultura del 1912, si era preoccupato di indicare all’artistadel XX secolo.

Nella mostra ordinata dalla Curiger, anche se il campo diosservazione si compone ordinatamente nelle linee che lacuratrice chiama ILLUMInazioni (appellandosi al Tintorettoo alle visioni oscure e surreali di rimbaudiana memoria eoltre), l’attenzione corre anche verso «l’ansia di molti arti-sti contemporanei di stabilire un dialogo intenso con coluiche guarda l’opera, e di sfidare le convenzioni con cui siguarda l’arte contemporanea». Sguardi controllati dal-l’alto, sala dopo sala, dall’occhio vigile degli Others, fìntipiccioni distribuiti da Maurizio Cattelan sulle traverse dei lu-cernai e sulle cornici.

Singolari novità, fuori dalla celebrazione mondana tipicadi questi grandi eventi dell’arte si scorgevano nei lavori diGabriele Kuri, giovane messicano (nato nel 1970), in par-ticolare Dotted line un’installazione costruita con bambooe lattine schiacciate: più che il dettato formale quello cherichiama l’attenzione è la pratica che l’artista mette ingioco, facendo ricorso a materiali che deriva dalle piccole

Jeff Koons alla Fondation BeyelerL’artista espone per la prima volta in Svizzera

La Fondazione Beyeler di Basilea dal 13maggio al 2 settembre 2012, organizza laprima mostra mai realizzata in Svizzera delleopere dell’artista americano Jeff Koons.L’esposizione presenta in modo esaustivo tregruppi di opere che costituiscono altret-tante, emblematiche tappe del suo percorsoartistico. Le tre serie proposte sono statescelte in collaborazione con l’artista. Si trattadi The New realizzata tra il 1980 e il 1987,Banality del 1988 e Celebration dal 1994.Opere centrali nella produzione e nel pen-siero dell’artista. Sarà inoltre possibile am-mirare due sue sculture nel Berower Park.

Evan Penny: realismo dell’ingannoUna mostra al Marca di Catanzaro

Fino al 15 giugno 2012 il MARCA di Catan-zaro ospita la prima mostra pubblica in Italia diEvan Penny, tra gli interpreti dell’iperrealismoscultoreo. Il progetto, a cura di Daniel Schrei-ber, direttore della Kunsthalle di Tubingen, eAlberto Fiz, rientrerà nel progetto internazio-nale organizzato insieme alla Stiftung Kun-sthalle di Tubingen, al Museum der Modernedi Salisburgo e al Museo AGO di Toronto. Lamostra raccoglie oltre 40 scultore accompa-gnate da disegni, fotografie ed offre una pa-noramica del percorso dell’artista canadese,che fa della sculturapratica di processi di de-formazioni immaginative fortemente sensoriali.

arte contemporaneaIl soggetto, la «cifra» della creazione è il caos (B. Newman)

Gli anni Settanta: rigore e coerenzaEsposta a Milano le opere di Dadamaino

Fino al 16 maggio alla Porta degli Angeli di Fer-rara la bipersonale di Antonio Ambrosino e ItaloCalvino. Un dialogo dove le parole dello scrit-tore, danno corpo alla critica intorno all’operaEssente realizzata dal giovane artista. Il vagare diluogo in luogo di questa figura è narrato dalleimmagini dei luoghi stessi che non sono un pre-testo né una documentazione del lavoro, ma unmodo per sottolineare un concetto di cambia-mento, elemento endemico dell'uomo. La mo-stra, organizzata dall’Associazione Yoruba Di-mensione Arte Contemporanea curata da Fe-derica Zabarri e Maria Letizia Paiato, si avvaledella collaborazione di Linda Gezzi.

Jeff Koons, Ushering in Banality, 1988 © Jeff Koons

Evan Penny, Self-Stretch (Variation 3), 2009

in vetrina

A sinistra - Maurizio Cattelan, Others, (particolare), 2011sopra - Maria Dompè, 27 gennaio 2001, Nuova Sinagoga, Berlinoa destra in alto - Fabio Plessi, Mariverticali, 2011a destra - Gabriele Kuri, Dotted Line, 2011

Da sinistra:l’installazione

di Moshekwa Langa alle Corderie

degli Arsenali, 2009

David Goldblatt, Areals, Cosmo City,

Johannesburg, 15.8.2009

David Goldblatt, Areals, The Women's hostel,

Alexandra, Johannesburg,26.6.2009

Norma Jeane,#Jan 25,(particolare), 2011

macerie che accompagnano la nostra quotidianità globa-lizzata. Diversa è invece l’idea di presente, come esperienzain corso, nel suo farsi liberazione, dichiarata nell’esplosivasala occupata letteralmente dall’azione di partecipazione,nella quale Norma Jeane – allonimo di un anonimo artistao gruppo di artisti, nato a Los Angeles nel 1962 (data enome che riportano a Marilyn Monroe) – invita gli spetta-tore «a toccare – osserva Benjamin Eastham nella schedain catalogo –, dar forma o dipingere l’opera, in un esem-pio della determinazione di Norma Jeane a dissolvere l’au-torità dell’artista individuale in favore dell’inclusività».

La novità introdotta dalla Curiger, che trova un collega-mento con quanto prima rilevato a proposito della re-sponsabilità in senso etico che l’arte oggi assume, è statacertamente la proposta dei Para-Padiglioni rispondendo aduna vocazione progettuale di tipo ambientale, decisa-mente distanti dalle ricostruzioni, con eccessivi riferimentia narrazioni letterarie e ricostruzioni da set cinematograficodell’inglese Mike Nelson, del quale la Gran Bretagna ospi-tava nell’intero Padiglione nazionale, la grande installa-zione Magazin: Büyük Valide Han, originariamente realiz-zata in occasione della Biennale Internazionale di Instanbuldel 2003. Dei quattro Para-Padiglioni certamente quellodello statunitense Oscar Tuazon meritava un’attenzioneparticolare; si tratta di una struttura in cemento che ospi-tava opere dell’artista basco Asier Mendizabal e della nor-vegese Ida Ekblad. Lo stesso vale per quello progettatodalla polacca Monika Sosnowska che accoglieva un’in-stallazione dell’inglese Haroon Mirza e le incredibili foto-grafie del sudafricano David Goldblatt con le immagini (del2009) di Johannesburg, con la serie Areals, toccanti in-quadrature della realtà del Cosmo City e del The women’shostel Alexandra. I Para-Padiglioni si sono rivelati nuovi luo-ghi di relazione, usati dagli artisti – scrive la Curiger – «pernegoziare nuove forme di comunità e indicano che esi-stono voci diverse da quella del curatore».

«text MASSIMO BIGNARDI

“Gli anni ’70: rigore e coerenza”: q è il titolodella mostra curata da Tommaso Trini (Galle-ria Cortina di Milano 5 giugno – 27 luglio),che raccoglierà le opere che caratterizzano laricerca di Dadamaino (1935-2004) negli anniSettanta. Artista multiforme, da sempre coin-volta in un processo di riduzione geometrico-percettiva, che la porterà dapprima agli studisulla luce e sul movimento, com’è nella seriedei Cromorilievi e delle Deformazioni spaziali,fino ai rigorosi tracciati segnici degli Alfabetidella mente, espressioni della nuova sensibi-lità dell’artista nei confronti delle tensioni so-ciali che animano l’Italia dell’epoca.

Ferrara, Antonio Ambrosino/Italo Calvino

Luoghi e dinamiche dell’essere

Antonio Ambrosino, Essente, 2011

Ravello, Mitoraj sulla terrazza della Costa

Figure a passeggio con Parsifal

HANNO COLLABORATO: Federica Pace, Annamaria Restieri, Pasquale Ruocco

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Igor Mitoraj, Tête monumental, 1997

Dadamaino, Rilievo, 1974, multiplo su carta

Nell’ambito del progetto “Ravello 10/Dodici”,che articola una serie fitta di iniziative moltodiverse tra loro si inserisce la mostra “Memo-riae: Mitoraj a Ravello”, inaugurata a marzoe che chiuderà in settembre. Per cinque mesile grandi sculture di Igor Mitoraj troverannoposto in un percorso che dalla Piazza delDuomo, si spinge in Villa Rufolo fino al piaz-zale dell’Auditorium Niemeyer. Un dialogoscontato fra la bellezza leggendaria della cittàche vide di passaggio Wagner e la figura-zione, decisamente autoreferenziale, delloscultore polacco. È un evento che propone lacittà quale luogo d’incontro con l’arte.

L’artista nella vertigine della realtà e dei suoi drammi, avverte la necessità di dichiarare la sua identità di testimone del proprio tempoNello spazio e nelle pratiche dell’arte torna l’uomo e il suo presente