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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’O S S E RVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 66 (46.310) Città del Vaticano mercoledì 20 marzo 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!%!?!z Fregio di Isabella Ducrot per L’Osservatore Romano Nel segno della tenerezza Papa Francesco ha celebrato la messa per l’inizio del suo servi- zio come successore di Pietro e vescovo di Roma nella festa di san Giuseppe, lo sposo della Vergine che è venerato come patrono della Chiesa universale e il cui simbolo (il fiore di nar- do, secondo la tradizione ispa- nica) figura nello stemma pa- pale accanto a quello di Gesù e di sua madre Maria. Una coincidenza molto significativa, dunque, rafforzata dal fatto di essere anche l’onomastico di Benedetto XVI. A lui «siamo vicini — ha detto con delicatez- za il suo successore — con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza». E proprio la figura di Giu- seppe è servita al Pontefice per descrivere la disponibilità nei confronti di Dio. Così l’uomo giusto che ha esercitato la cu- stodia di Maria e del piccolo Gesù con umiltà e nel silenzio, ma soprattutto aperto ai miste- riosi segni divini, diviene un modello per tutti: «Custodia- mo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodi- re il creato» ha detto il vesco- vo di Roma, aggiungendo su- bito dopo che questa chiamata alla custodia è, prima ancora che cristiana, semplicemente umana. Riguarda dunque tutti, e significa «avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo». Parole semplici e che voglio- no arrivare al cuore di tutti, credenti e non credenti, secon- do un’intenzione da sempre caratteristica della sede romana ma che è riconoscibile soprat- tutto dagli anni del concilio Vaticano II. «Preghiera ed amore universali. Iniziativa sempre vigilante al bene altrui: politica papale», come ha scrit- to in un appunto Paolo VI, del quale il suo attuale successore porta l’anello. E proprio il ri- volgersi con rispetto a tutti spiega l’attenzione e la simpa- tia che Papa Francesco ha su- bito suscitato. «Ricordiamo che l’odio, l’in- vidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive» ha detto il vescovo di Roma, che ha poi esclama- to: «Non dobbiamo avere ti- more della bontà, anzi neanche della tenerezza!». Tenerezza con la quale il Papa vuole cu- stodire il popolo di Dio e ac- cogliere ogni essere umano. g.m.v. Con la messa in piazza San Pietro inizia il ministero di Papa Francesco come successore dell’apostolo Pietro Per custodire e accogliere Il potere del vescovo di Roma è servire con affetto l’intera umanità, specie i più poveri 2 «Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerez- za!». Per l’omelia della messa di inizio del suo ministero petrino — celebrata martedì 19 marzo in piazza san Pietro — Francesco sceglie ancora una volta l’immagine di una Chiesa che mostra il suo volto più amorevole e misericor- dioso. Un volto incarnato in san Giuseppe, «uomo forte, coraggioso, lavoratore» ma capace, al tempo stesso, «di at- tenzione, di compassione, di vera apertura all’altro». Proprio ispirandosi alla figura del santo patrono della Chiesa il Pontefice ha richiamato «la vocazione del custo- dire», spiegando che non si tratta di una prerogativa dei cristiani ma di una responsabilità che «riguarda tutti». E che deve essere esercitata in special modo nei confronti del creato e della gente, soprattutto «dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono alla perife- ria del nostro cuore». Da qui l’appello — pronunciato con voce ferma e prece- duto da un toccante «per favore» — rivolto ai responsabili della vita pubblica e a tutti gli uomini di buona volontà: «Siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che i segni di distruzione e di morte accompagnino il cam- mino di questo nostro mondo!». Un compito che ha bisogno di cuori sgombri da odio, invidia e superbia. E che richiede di essere vissuto con at- teggiamento di «affetto e tenerezza» soprattutto verso i poveri, i deboli, i piccoli. Nella consapevolezza — ha con- cluso il vescovo di Roma — che anche il potere di Pietro è «servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce». PAGINE 7 E 8

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L’O S S E RVATOR E ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Anno CLIII n. 66 (46.310) Città del Vaticano mercoledì 20 marzo 2013.

y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!%!?!z

Fregio di Isabella Ducrot per L’Osservatore Romano

Nel segnodella tenerezza

Papa Francesco ha celebrato lamessa per l’inizio del suo servi-zio come successore di Pietro evescovo di Roma nella festa disan Giuseppe, lo sposo dellaVergine che è venerato comepatrono della Chiesa universalee il cui simbolo (il fiore di nar-do, secondo la tradizione ispa-nica) figura nello stemma pa-pale accanto a quello di Gesùe di sua madre Maria. Unacoincidenza molto significativa,dunque, rafforzata dal fatto diessere anche l’onomastico diBenedetto XVI. A lui «siamovicini — ha detto con delicatez-za il suo successore — con lapreghiera, piena di affetto e diriconoscenza».

E proprio la figura di Giu-seppe è servita al Pontefice perdescrivere la disponibilità neiconfronti di Dio. Così l’uomogiusto che ha esercitato la cu-stodia di Maria e del piccoloGesù con umiltà e nel silenzio,ma soprattutto aperto ai miste-riosi segni divini, diviene unmodello per tutti: «Custodia-mo Cristo nella nostra vita, percustodire gli altri, per custodi-re il creato» ha detto il vesco-vo di Roma, aggiungendo su-bito dopo che questa chiamataalla custodia è, prima ancorache cristiana, semplicementeumana. Riguarda dunque tutti,e significa «avere rispetto perogni creatura di Dio e perl’ambiente in cui viviamo».

Parole semplici e che voglio-no arrivare al cuore di tutti,credenti e non credenti, secon-do un’intenzione da semprecaratteristica della sede romanama che è riconoscibile soprat-tutto dagli anni del concilioVaticano II. «Preghiera edamore universali. Iniziativasempre vigilante al bene altrui:politica papale», come ha scrit-to in un appunto Paolo VI, delquale il suo attuale successoreporta l’anello. E proprio il ri-volgersi con rispetto a tuttispiega l’attenzione e la simpa-tia che Papa Francesco ha su-bito suscitato.

«Ricordiamo che l’odio, l’in-vidia, la superbia sporcano lavita! Custodire vuol dire alloravigilare sui nostri sentimenti,sul nostro cuore, perché è da lìche escono le intenzioni buonee cattive» ha detto il vescovodi Roma, che ha poi esclama-to: «Non dobbiamo avere ti-more della bontà, anzi neanchedella tenerezza!». Tenerezzacon la quale il Papa vuole cu-stodire il popolo di Dio e ac-cogliere ogni essere umano.

g. m .v.

Con la messa in piazza San Pietro inizia il ministero di Papa Francesco come successore dell’apostolo Pietro

Per custodire e accogliereIl potere del vescovo di Roma è servire con affetto l’intera umanità, specie i più poveri

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«Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerez-za!». Per l’omelia della messa di inizio del suo ministeropetrino — celebrata martedì 19 marzo in piazza san Pietro— Francesco sceglie ancora una volta l’immagine di unaChiesa che mostra il suo volto più amorevole e misericor-dioso. Un volto incarnato in san Giuseppe, «uomo forte,coraggioso, lavoratore» ma capace, al tempo stesso, «di at-tenzione, di compassione, di vera apertura all’a l t ro » .

Proprio ispirandosi alla figura del santo patrono dellaChiesa il Pontefice ha richiamato «la vocazione del custo-dire», spiegando che non si tratta di una prerogativa deicristiani ma di una responsabilità che «riguarda tutti». Eche deve essere esercitata in special modo nei confronti delcreato e della gente, soprattutto «dei bambini, dei vecchi,di coloro che sono più fragili e che spesso sono alla perife-ria del nostro cuore».

Da qui l’appello — pronunciato con voce ferma e prece-duto da un toccante «per favore» — rivolto ai responsabilidella vita pubblica e a tutti gli uomini di buona volontà:«Siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscrittonella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamoche i segni di distruzione e di morte accompagnino il cam-mino di questo nostro mondo!».

Un compito che ha bisogno di cuori sgombri da odio,invidia e superbia. E che richiede di essere vissuto con at-teggiamento di «affetto e tenerezza» soprattutto verso ipoveri, i deboli, i piccoli. Nella consapevolezza — ha con-cluso il vescovo di Roma — che anche il potere di Pietro è«servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 20 marzo 2013

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

00120 Città del Vaticano

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L’Eurogruppo ridefinisce i prelievi sui conti correnti bancari inferiori a centomila euro

Rivisto l’a c c o rd oper il salvataggio di Cipro

Accordo tra l’apposita Banca continentale e l’O nu

L’America latinapunta

allo sviluppo sostenibileNICOSIA, 19. Rivisto l’accordo per ilsalvataggio di Cipro. La riunione te-lefonica di ieri sera dell’Eurogrupp oha confermato i prestiti per dieci mi-liardi di euro per Nicosia già decisinel summit di venerdì scorso, ma haridefinito i prelievi sui conti correntiinferiori ai 100.000 euro.

I ministri dell’Economia e delleFinanze dei Paesi con la monetaunica avevano deciso un prelievo ec-cezionale del 6,75 per cento sui de-positi bancari inferiori a 100.000 eu-ro e del 9,9 per cento su quelli consomme superiori. Ma, si legge nelcomunicato stampa diffuso dal presi-dente dell’Eurogruppo, JeroenDijsselbloem, al termine della confe-renza telefonica di circa due ore, suidepositi con meno di 100.000 eurole autorità cipriote introdurranno orauna maggiore progressività nel pre-lievo una tantum rispetto a quantodeciso il 16 marzo.

Dijsselbloem non è però entratonel dettaglio. Nel suo comunicatonon ha fissato cifre, ma il principioper cui coloro che detengono piccolidepositi nei conti delle banche diCipro devono essere trattati diversa-mente dai grandi. Quindi, i ministridell’Eurogruppo hanno riaffermatol’importanza di garantire pienamentei depositi inferiori a 100.000 euro.Spetta ora al Governo di Nicosiaprocedere, e deve farlo in modo danon modificare la somma totaledell’aiuto finanziario degli europei e

del Fondo monetario internazionale,ossia dieci miliardi di euro.

Il presidente dell’Eurogruppo hapoi ribadito che il prelievo forzososui depositi «è una misura una tan-tum e che insieme al prestito inter-nazionale servirà a ripristinare la vi-talità del sistema bancario cipriota equindi salvaguardare la stabilità fi-nanziaria a Cipro». La misura, sotto-linea Dijsselbloem, è necessaria. Inassenza di tale provvedimento —

prosegue la dichiarazione del presi-dente dell’Eurogruppo — Cipro sisarebbe trovata di fronte a scenariche avrebbero lasciato i risparmiatoriin condizioni ben peggiori.

La maggiore progressività nel pre-lievo dovrà comunque garantire chel’ammontare globale degli aiuti fi-nanziari si mantenga pari a 10 mi-liardi di euro. Dopo la festività di ie-ri, il Governo ha disposto la chiusu-ra delle banche anche oggi e doma-

ni, per evitare un assalto agli spor-telli da parte dei correntisti intenzio-nati a ritirare i propri soldi.

L’Eurogruppo ha preso atto delladecisione di chiudere tutti gli istitutidi credito sull’isola — sono state so-spese anche le contrattazioni dellaBorsa — e ha sollecitato una rapidadecisione da parte delle autorità edel Parlamento per attuare rapida-mente le misure concordate. La riu-nione della Camera dei Rappresen-tanti per votare l’approvazione o me-no del piano proposto dall’Unioneeuropea era prevista per ieri, ma èstata rinviata a oggi pomeriggio.

Il posticipo, nelle intenzioni delcapo dello Stato, Nicos Anastasia-des, che ieri ha esposto la difficile si-tuazione al cancelliere tedesco, An-gela Merkel, e al commissario agliAffari economici dell’Ue, Olli Rehn,servirà, appunto, a modificare i ter-mini dell’accordo e a minimizzarel’impatto della misura sui piccoli de-positi. Il tutto, purché alla fine restiinvariata la cifra di 5,8 miliardi eurorichiesta dall’Unione europea ai ri-sparmiatori ciprioti. Per approvare ilpiano occorre una maggioranza diventinove deputati sui cinquantaseidel Parlamento di Nicosia.

Il caso Cipro ha avuto un duroimpatto sui mercati finanziari e hascatenato l’ira della Russia, sede dimolte società con asset parcheggiatinelle banche dell’isola mediterranea.

Proteste a Cipro contro il piano di salvataggio europeo (Afp)

PANAMÁ, 19. La Banca di sviluppodell’America latina e l’Ufficio delleNazioni Unite di servizi ai progettihanno concordato ieri, in una riu-nione a Panamá, di unire gli sforzie le rispettive esperienze interna-zionali per promuovere politichepubbliche di sviluppo sostenibile einclusivo nel subcontinente. I dueorganismi hanno sottoscritto un ac-cordo di cooperazione per favorirelo scambio di conoscenze e miglio-ri pratiche nei progetti di infra-strutture sostenibili, nella gestionedei progetti sia pubblici sia privati,nell’efficienza della spesa e nelcontrasto ai cambiamenti climatici.

L’accordo prevede assistenza tec-nica agli Stati latinoamericani intali settori e sottolinea come glistandard di sostenibilità ambientalesiano imprescindibili per ottimizza-re gli effetti positivi e mitigarequelli non desiderati nella realizza-zione di infrastrutture per lo svi-luppo dell’America latina. L’accor-do è stato sottoscritto dal presiden-te esecutivo della Banca, EnriqueGarcía, e dal direttore regionaledell’ufficio dell’Onu, María NoelVaeza, ha una durata di due anni,ma è rinnovabile senza limiti ditemp o.

García ha sottolineato che l’al-leanza di intenti con l’Onu contri-buirà a generare strategie congiun-

te che garantiscano la sostenibilitàdi ogni progetto di rilievo per il fu-turo dell’America latina. In merito,García ha ricordato che la Bancaha come proprio compito istituzio-nale proprio quello dare impulsoallo sviluppo sostenibile e all’inte-grazione regionale, tramite il finan-ziamento di progetti pubblici e pri-vati, il sostegno alla cooperazione ealtri servizi specializzati.

Da parte sua, Vaeza ha indicatoche i due organismi hanno volutol’accordo per creare sinergie, assi-stere gli Stati e contribuire a unmigliorare gli standard internazio-nali di sostenibilità sociale, am-bientale ed economica nelle politi-che pubbliche e nei progetti di svi-luppo della regione.

E u ro p alungo la rottadelle riforme

s t ru t t u r a l iBE R L I N O, 19. Si fanno progressi inmolti Paesi ma la crisi persiste. È ilconcetto più volte ribadito ieri dalpresidente della Commissione euro-pea, José Manuel Durão Barroso, inun discorso a Berlino prima dell’in-contro con il cancelliere tedesco, An-gela Merkel, e il presidente francese,François Hollande. Il presidente del-la Commissione europea ha quindiposto l’accento sulla piaga della di-soccupazione, che in numerosi Paesidel vecchio continente sta raggiun-gendo livelli record. Manuel DurãoBarroso, di fronte a questo scenario,ha invitato a tenere i nervi saldi emantenete la rotta delle riformestrutturali, perché «la crescita vieneda un aumento della competitività edalla produttiva, non dalla creazionedi debito». Il presidente della Com-missione europea ha poi affermatoche «la competitività non è un benein se stessa» ma è «essenziale» per«il nostro successo economico e perdifendere la nostra influenza nelmondo». Al vertice di Berlino hannopreso parte anche quindici managerdelle maggiori industrie europee: so-no tutti membri della tavola rotondadegli industriali, un club molto se-lettivo guidato da Leif Johansson,manager di Volvo.

E oggi, nel corso di un convegnoa Francoforte, il presidente dellaBanca centrale europea (Bce), MarioDraghi, ha sottolineato che la fram-mentazione dei mercati finanziari inEuropa ha avuto «effetti tangibili».Draghi ha quindi aggiunto che oltrealle conseguenze della dura fram-mentazione nel singolo mercato fi-nanziario sono da calcolare altri ef-fetti tangibili, quelli prodotti dai«divergenti costi di finanziamentoper le banche». Il tutto, ha spiegatoDraghi, si è tradotto «in una tra-smissione impari delle riduzioni deinostri tassi di interesse alle imprese ealle famiglie nell’area euro». Perquesta ragione la Banca centrale eu-ropea ha dovuto identificare gli stru-menti più efficaci «per riparare que-ste distorsioni rimanendo all’internodel suo mandato». Draghi ha poi ri-chiamato l’importanza che i Paesidell’Unione europea riaffermino illoro impegno per la costruzione delmercato unico. «L’integrazione fi-nanziaria è essenziale per rafforzarel’Unione» ha dichiarato Draghi.

Visita del segretario al Tesoro Lew a Pechino

Cina e Stati Uniti alla ricerca di un’intesaper combattere la crisi

La Cortes u p re m adice no

a Goldman SachsNEW YORK, 19. Schiaffo dellaCorte suprema statunitense aGoldman Sachs: è stato infatti re-spinto l’appello della banca con-tro la class action con la quale èaccusata di aver fornito informa-zioni fuorvianti agli investitori sualcune offerte di titoli legati aimutui. La decisione della Cortesuprema di non accogliere l’ap-pello di Goldman Sachs fa resta-re in vigore quanto deciso in pre-cedenza dalla Corte d’appello diNew York, secondo la quale l’in-vestitore istituzionale Neca-IbewHealth & Welfare Fund ha il di-ritto di avanzare azioni legalicontro la banche anche per offer-te legate ai mutui nelle quali nonha investito.

La disputa fra Neca e Gold-man Sachs si gioca intorno a di-ciassette offerte di titoli legati aimutui, contenenti — è l’accusa diNeca — informazioni false. Dalcanto suo Goldman Sachs sostie-ne che Neca ha investito solo indue delle offerte e quindi non hail diritto di fare causa sulle altre.Una posizione bocciata dalla giu-stizia, che ha autorizzato Neca aprocedere su alcune delle altre of-ferte che presentano termini simi-li a quelle in cui ha investito. In-tanto i riflettori sono tornati sul-l’amministratore delegato di JP-Morgan, Jamie Dimon, in meritoalla controversa gestione di perdi-te che ammonterebbero a sei mi-liardi di dollari.

L’incontro tra il presidente cinese e il segretario al Tesoro statunitense (Afp)

Rapporto del Censis sul Mezzogiorno d’Italia

Redditi più bassi che in Grecia

U ru g u a yPaese osservatore

del SicaSAN SALVAD OR, 19. L’Uruguay èda ieri l’ottavo Paese osservatoreregionale del Sistema di integra-zione centroamericano (Sica). Ilministro degli esteri uruguaya-no, Luis Almagro, che ha firma-to nella sede del Sica a San Sal-vador il protocollo in meritocon il segretario dell’o rg a n i z z a -zione, Juan Daniel Alemán, haparlato di un passo importantedel suo Paese nella ricerca di al-leati per il commercio e la coo-perazione. Almagro ha sottoli-neato l’interesse non solodell’Uruguay, ma dell’i n t e roMercosur, il mercato comunesudamericano, alla cooperazionecon il Sica.

Del Sica, costituito il 1° feb-braio 1993, sono membri i settePaesi dell’istmo centroamericano— Guatemala, Belize, El Salva-dor, Honduras, Nicaragua, Co-sta Rica e Panama — e dalloscorso fine settimana la Repub-blica Dominicana, finora Paeseassociato come Haiti. Messico,Cile, Brasile, Argentina, StatiUniti, Ecuador, Perú e ora Uru-guay sono osservatori regionali.Cina, Giappone, Corea del Sud,Australia, Spagna, Germania,Francia, Italia e Santa Sede so-no osservatori extraregionali.

Trentamila delegatiattesi a Tunisi

al forum socialeTUNISI, 19. Più di trentamila de-legati di oltre 4.500 associazionie organizzazioni non governati-ve provenienti da 125 Paesi sonoattesi la settimana prossima aTunisi, per la riunione annualeil Forum sociale mondiale, se-condo quanto indicato dagli or-ganizzatori della manifestazionein un comunicato diffuso ieri.Quest’anno, il Forum s’intitolaDignità, in riferimento a unadelle parole d’ordine della rivol-ta tunisina del gennaio 2011, laprima della cosiddetta primaveraaraba. Il comunicato specificache il forum incomincerà marte-dì 26 marzo con una sfilata at-traverso Tunisi e si concluderàsabato 30 con una marcia di so-stegno al popolo palestinese. Illavori si articoleranno attraversooltre mille incontri e seminari.Le tematiche principali sarannoquelle delle migrazioni, dellagiustizia sociale, della tuteladell’ambiente, dei diritti delledonne.

A Tunisi si tiene la tredicesi-ma edizione del forum, che eb-be la prima nel 2001 a PortoAlegre. Si tratta della terza voltache il forum si svolge in Africa,dopo le edizioni del 2007 a Nai-robi e del 2011 a Dakar.

PE C H I N O, 19. Stati Uniti e Cina«hanno enormi interessi in comune,ma, inevitabilmente, anche differen-ze». Questo il messaggio lanciatooggi dal presidente cinese, XiJinping, ricevendo a Pechino il se-gretario americano al Tesoro, JacobLew. È dunque fondamentale — haaggiunto Xi Jinping — « c o n s i d e r a requesta relazione da un punto di vi-sta strategico e in una prospettiva dilungo termine».

La visita di Lew arriva in un mo-mento molto delicato nei rapportitra le due grandi potenze economi-che, dopo le voci di presunti attac-chi informatici cinesi contro alcuneaziende americane, molti dei quali,secondo la stampa, supportati dalGoverno centrale della Repubblicapopolare. Pechino ha sempre negatoqualsiasi coinvolgimento negli attac-chi, ma certamente questo sarà unodegli argomenti centrali nelle di-scussioni tra Lew e i rappresentanticinesi.

Un altro argomento di primo pia-no nelle discussioni sarà l’economiae, in particolare, la questione valuta-ria e le riforme. Washington auspicainfatti una maggiore apertura delmercato cinese, così come un mag-giore apprezzamento dello yuan (lamoneta cinese). Più volte in passatole autorità americane hanno accusa-to le autorità di Pechino di compie-re una svalutazione competitiva del-la propria moneta.

Intanto, il Governo di Pechino hacomunicato oggi che gli investimen-ti stranieri diretti in Cina sono au-mentati a febbraio 2013 del 6,32 percento rispetto allo stesso periododell’anno scorso. Il valore del totaledegli investimenti stranieri a feb-braio si è attestato a 8,21 miliardi didollari. Il primo aumento dopo ottomesi di declino, secondo gli analistiministeriali, deriva da una rinnovatafiducia nella competitività.

ROMA, 19. Il Mezzogiorno italiano«è abbandonato a se stesso» con iredditi scesi a livelli più bassi dellaGrecia e il pil in forte recessionecon un decremento del 10 per centotra il 2007 e il 2012 a fronte dellaflessione del 5,7 per cento registratanel centro-nord. È quanto emergedal rapporto La crisi sociale del Mez-zogiorno realizzato dal Censis e pre-sentato oggi a Roma. Nei cinqueanni della crisi, il pil italiano haperso 113 miliardi di euro. Di questi,72 miliardi di euro si sono persi alcentro-nord e 41 miliardi (pari al 36per cento) al Sud. Ma la recessione

attuale — evidenzia il Censis — è so-lo l’ultimo tassello di una serie dicriticità che si sono stratificate neltempo: piani di governo poco chia-ri, una burocrazia lenta nella gestio-ne delle risorse pubbliche, infra-strutture scarsamente competitive,una limitata apertura ai mercatiesteri e un forte razionamento delcredito hanno indebolito il sistemaMezzogiorno fino quasi a spezzarlo.Negli ultimi decenni il pil pro capi-te meridionale è rimasto in modostabile intorno al 57 per cento diquello del centro-nord, testimonian-do — secondo il Censis — l’ineffica-

cia delle politiche di sostegno allosviluppo messe in atto, che nonhanno saputo garantire maggioreoccupazione, nuova imprenditoriali-tà, migliore coesione sociale, moder-nizzazione dell’offerta dei servizipubblici.

La ricerca confronta il reddito procapite delle tre regioni più ricche epiù povere dei grandi paesi dell’a re adell’euro: l’Italia ha il maggior nu-mero di regioni con meno di 20.000euro pro capite, per un totale di set-te regioni: più delle sei della Spa-gna, delle quattro della Francia edell’unica della Germania.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 marzo 2013 pagina 3

Stradain salita

per il Trattatosul commercio

delle armiNEW YORK, 19. Hanno preso ilvia presso il quartier generaledell’Onu, a New York, le negozia-zioni per elaborare il primo Trat-tato internazionale sul commerciodelle armi: una strada che già dal-le prime battute si rivela tutta insalita. Per due settimane, i rappre-sentanti dei 193 Paesi membri del-le Nazioni Unite cercheranno ditrovare l’accordo su un documen-to che ottenga anche il consensodell’Amministrazione di Washin-gton, sinora restia a firmare.

Il trattato dovrà stabilire stan-dard condivisi per il commerciointernazionale di armi convenzio-nali, come carri armati, artiglieria,navi da guerra, missili e armi leg-gere. Questi standard serviranno avincolare gli Stati a tracciare i mo-vimenti di armi e munizioni, e aridurre il rischio che le armiesportate finiscano nelle mani digruppi ribelli, vengano usate percommettere violazioni dei dirittiumani, o confluiscano nel mercatodel contrabbando. L’ultimo tenta-tivo di negoziazione al Palazzo diVetro, nel luglio scorso, si era con-cluso con un nulla di fatto, pro-prio perché gli Stati Uniti, la Rus-sia e la Cina avevano chiesto piùtempo. «L’assenza di regole nelcommercio internazionale delle ar-mi è inspiegabile», ha affermatoin una nota il segretario generaledell’Onu, Ban Ki-moon, dando ilvia ai lavori e ricordando che «laviolenza armata ogni anno uccidemezzo milione di persone».

Venerdì scorso, il segretario diStato americano, John Kerry, ave-va dichiarato che gli Stati Uniti —primi produttori al mondo di ar-mi, con il 30 per cento delleesportazioni globali nel periodo2008-2012 — sono pronti per untrattato forte, ma non accetteran-no mai un documento che «atten-ti al secondo emendamento dellaCostituzione americana, quelloche riconosce a ogni cittadino ildiritto di possedere un’arma».

E in base a un rapporto resonoto ieri dall’istituto Sipri diStoccolma, la Cina ha superato laGran Bretagna come esportatoredi armi, e ora si trova al quintoposto della classifica mondiale do-po Stati Uniti, Russia, Francia eGermania. L’Italia si piazza all’ot-tavo posto. Secondo il Sipri, dal2008 al 2012 le esportazioni di ar-mi della Cina sono cresciute del162 per cento rispetto ai cinqueanni precedenti. «La Cina si staaffermando come un importantefornitore d’armi a un crescentenumero di Paesi», ha commentatoPaul Holtom, direttore del pro-gramma sui trasferimenti di armidel Sipri. Tra gli importatori diarmi da Pechino, il Pakistan rima-ne al primo posto (55 per cento),a causa delle notevoli ordinazionidi aerei da combattimento, sotto-marini e fregate. Seguono a rag-guardevole distanza il Myanmar,con l’8 per cento, e il Bangladeshcon il sette. Il rapporto del Sipririvela che i maggiori acquirenti diarmi sul mercato internazionalesono tutti Paesi asiatici: al primoposto l’India, con il 12 per centodel totale delle importazioni, se-guita dalla stessa Cina (6 per cen-to), dal Pakistan (5 per cento),dalla Corea del Sud (5 per cento)e da Singapore (4 per cento).

Preparativi in Israele per la visita del presidente statunitense (Reuters)

Alla vigilia del viaggio in Israele e nei Territori palestinesi della Cisgio rd a n i a

Obama auspica il dialogo con TeheranWASHINGTON, 19. Alla vigilia di un delicato viag-gio in Israele e nei Territori palestinesi in Cisgior-dania, e con un occhio attento alla crisi siriana,Barack Obama si rivolge all’Iran per aprire unnuovo dialogo sulla questione nucleare. Ieri, inun video messaggio diffuso dalla Casa Bianca, ilpresidente statunitense ha lanciato un invito mol-to chiaro alla distensione.

In occasione del Nowruz, il nuovo anno irania-no, Obama ha indirizzato un appello al Governodi Teheran affinché intraprenda «immediati e si-gnificativi passi» per ridurre la tensione sul pro-gramma nucleare, chiedendo l’apertura di unanuova stagione di dialogo e di collaborazione.Pochi giorni fa Obama aveva detto, in un’intervi-sta a una televisione israeliana, che «ci vorrà unanno o poco più prima che l’Iran abbia la bombanucleare», avvertendo che gli Stati Uniti nonhanno alcuna intenzione di permettere a Teherandi «andarci così vicino» e che «tutte le opzionirestano sul tavolo».

Nel video diffuso dalla Casa Bianca, il presi-dente ha sottolineato di aver sempre offerto «alGoverno iraniano una possibilità: se è pronto afare fronte ai suoi doveri internazionali, ci potreb-be essere un nuovo rapporto tra i nostri due Pae-

si, e l’Iran potrebbe iniziare a tornare nel suogiusto posto nella comunità delle Nazioni». I lea-der iraniani — ha aggiunto Obama — «dicono cheil loro programma nucleare è finalizzato alla ri-cerca medica e all’elettricità», ma finora, «non so-no stati capaci di convincere la comunità interna-zionale». Il presidente ha quindi ricordato «le se-rie e crescenti preoccupazioni» nel mondo sulprogramma nucleare iraniano, che a suo avviso«minacciano la pace e la sicurezza nella regione eoltre». È giunto il momento «che il Governodell’Iran intraprenda passi significativi per ridurrela tensione e per lavorare a una soluzione a lungotermine della questione nucleare», per la quale«il mondo è unito, mentre l’Iran è isolato». Oba-ma ha infine sottolineato che «gli Stati Uniti pre-feriscono risolvere la questione pacificamente, at-traverso la diplomazia» e «se come i leader ira-niani affermano, il loro programma nucleare è perscopi pacifici, questa è la base per una soluzionepratica».

Domani, mercoledì, il presidente Obama si re-cherà in Israele e nei Territori palestinesi inCisgiordania. Si tratta — come è stato sottolineato— di un viaggio di fondamentale importanza inun momento delicatissimo. Proprio ieri, con 68

voti a favore e 48 contrari, la Knesset (il Parla-mento israeliano) ha concesso la fiducia al nuovoGoverno, guidato da Benjamin Netanyahu.

In questi giorni si stanno svolgendo a Istanbulcolloqui a livello di esperti fra l’Iran e le potenzedel gruppo 5+1 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Fran-cia, Russia, Cina e Germania). L’incontro, comesi legge sull’agenzia d’informazione Irna, è dedi-cato principalmente alla definizione dell’agendadel prossimo round di colloqui, al quale parteci-peranno i capi negoziatori delle due parti. Que-sto nuova tornata negoziale è prevista per il 5 e il6 aprile ad Almaty, in Kazakistan.

Sabato scorso l’alto rappresentante per la Poli-tica estera e di sicurezza comune europea, Cathe-rine Ashton, aveva presentato la riunione diIstanbul come un’occasione per costruire «unrapporto di fiducia» tra le due delegazioni in vi-sta del summit in Kazakistan, ritenuto decisivoper sbloccare le trattative sul programma nucleareiraniano. Il ministro degli Esteri iraniano, AliAkbar Salehi, commentando l’esito degli ultimicolloqui con il gruppo 5+1, che si sono svolti il 27e 28 febbraio sempre ad Almaty, ha parlato di«un incontro positivo» che è servito a gettare«basi molto promettenti» per un accordo futuro.

Aumentala tensione

tra Siriae Libano

DA M A S C O, 19. Si fa sempre più te-sa la situazione tra il Libano e laSiria. Gli Stati Uniti hanno con-fermato ieri un bombardamentosiriano del nord del Libano, sotto-lineando che si tratta di una «si-gnificativa escalation del conflittoe di una inaccettabile violazionedella sovranità» da parte di Da-masco.

In base ai dati forniti daWashington, l’attacco siriano è av-venuto nella zona della città diArsal, nell’est del Paese, in un’a re amontagnosa spesso utilizzata peril transito di armi. L’obiettivo eraquello di colpire un gruppo di ri-belli. L’emittente televisiva libane-se «Al-Manar» ha riferito che lebombe hanno devastato due fieni-li usati da uomini armati a WadiAl Khayl. «Confermiamo — ha di-chiarato il portavoce del diparti-mento di Stato, Victoria Nuland— che elicotteri e caccia del regimesiriano hanno sparato razzi sulnord del Libano, e colpito l’a re adi Wadi Al Khayl, vicino ad Ar-sal; ciò costituisce una violazionedella sovranità libanese, della qua-le il regime siriano è ritenuto re-sponsabile». Violazioni del genere— ha proseguito — «sono assoluta-mente inaccettabili». Sempre ieri,il segretario di Stato americano,John Kerry, ha detto cheWashington non ostacolerà possi-bili forniture di armi dai Paesi Ueai gruppi di ribelli siriani.

Proteste contro l’azione sirianain Libano si sono levate anche inEuropa. L’Eliseo la considera co-me il «segnale di ulteriore escala-tion» del conflitto. Il bombarda-mento aereo «compiuto dalle for-ze armate del regime siriano interritorio libanese costituisce unanuova e grave violazione della so-vranità del Libano» si legge inuna nota.

Più acuta in Malila crisi umanitaria

Una donna a Gao sullo sfondo di un muro perforato da proiettili (Reuters)

Si consegnaleader ribelle

congoleseKIGALI, 19. Il capo ribelle congo-lese Bosco Ntaganda, consegnato-si ieri all’ambasciata statunitensenella capitale rwandese Kigali, hachiesto di essere trasferito allaCorte penale internazionale (Cpi),davanti alla quale è accusato dicrimini di guerra e crimini control’umanità. Ntaganda è il leaderdel Movimento del 23 marzo, ilgruppo ribelle che ha un anno aquesta parte riacceso il conflittonella regione orientale congolesedel Nord Kivu. «Posso conferma-re che Bosco Ntaganda si è pre-sentato presso l’ambasciata a Ki-gali questo lunedì mattina e hachiesto di essere trasferito allaCpi», ha detto la portavoce deldipartimento di Stato di Washin-gton, Victoria Nuland, precisandoche sono stati presi contatti con laCpi e con il Governo rwandese«per facilitare tale richiesta».

Odinga non riconosce la sconfittanelle presidenziali in Kenya

Attacchi coordinatiinsanguinano Baghdad

BAGHDAD, 19. Ancora violenze aBaghdad. Questa mattina cinquan-ta persone sono rimaste uccise inuna serie di attentati. Circa novantai feriti. Gli attacchi hanno avutoluogo principalmente nelle areesciite della capitale irachena. Si sti-ma che siano deflagrate più di dieciautobombe: due sono state azionateda attentatori suicidi. Colpito inparticolare il bastione sciita di SadrCity, ma anche Kazimiyah, un altroquartiere abitato prevalentementeda sciiti, è stato investito dagli at-tacchi. Sulla scia di questa nuovaondata di attentati la polizia el’esercito, già presenti in buon nu-mero nelle strade di Baghdad, han-

no ulteriormente rafforzato i con-t ro l l i .

Ieri intanto, riferisce l’agenziaAnsa, il ministro della Giustizia ira-cheno, Hassan Al Shammary, ha af-fermato che le esecuzioni capitali diimputati condannati per atti di ter-rorismo continueranno «indipen-dentemente dalle conseguenze» edalle proteste internazionali o all’in-terno del Paese. Ricorda l’Ansa chelo scorso anno sono state 129 le ese-cuzioni capitali in Iraq, la maggiorparte per reati di terrorismo. LeNazioni Unite, l’Unione europea eorganizzazioni per i diritti umanihanno chiesto una moratoria al Go-verno di Baghdad.

BA M A KO, 19. Mentre nel nord delMali non s’interrompono i combat-timenti, allarme per l’acuirsi dellacrisi umanitaria esplosa nel Paese èstato espresso ieri dal direttore ese-cutivo del Programma alimentaremondiale (Pam) dell’Onu, ErtharinCousin. La responsabile del Pam siè recata in visita nel campo profu-ghi di Sévaré, nella regione centralemaliana di Mopti, seicento chilome-tri a nord della capitale Bamako. Ilcampo ospita circa quarantamilasfollati interni, fuggiti dalle regionisettentrionali teatro dell’offensiva

delle forze francesi e africane con-tro i gruppi jihadisti.

Secondo Cousin, nonostantel’impegno delle organizzazioni in-ternazionali, gli sfollati hanno diffi-coltà di accesso al cibo e all’acqua ealle cure mediche. La responsabiledel Pam ha fatto anche riferimentoalle disagiate condizioni nelle qualiversano i bambini per quanto ri-guarda la possibilità di studiare.«Dobbiamo raddoppiare la nostravigilanza e aiutare fino all’ultimoqueste persone nel lungo processodi ritorno nei villaggi di origine»,ha aggiunto Cousin.

NAIROBI, 19. Il primo ministrouscente del Kenya, Raila Odinga,ha rivendicato ieri la vittoria nellepresidenziali del 4 marzo scorso,dopo aver presentato ricorso allaCorte suprema contro la decisionedella commissione elettorale di at-tribuirla al suo avversario, UhuruKenyatta. Secondo la commissione,Kenyatta ha ottenuto al primo tur-no il 50,7 per cento dei voti controil 43,28 per cento di Odinga, evi-tando così il ballottaggio per circaottomila voti.

Odinga ha invece accusato i re-sponsabili dello scrutinio di avermanipolato il risultato, sostenendodi aver avuto oltre cinque milioni esettecentomila voti contro i quattromilioni e mezzo del suo avversario.«Nel 2007 avevo vinto le elezionigenerali, ma la vittoria ci fu rubata.Questa volta, abbiamo detto di no,perché non accada mai più» ha det-to Odinga. Secondo il primo mini-stro, «problemi del genere gigan-

teggiano rispetto a qualsiasi altracosa in occasione di qualunqueconsultazione del passato». L’affer-mazione appare particolarmenteforte in considerazione del fatto chenel 2007 la decisione della commis-sione elettorale di attribuire la vitto-ria, in quel caso al ballottaggio,all’attuale presidente uscente MwaiKibaki, fu seguita da mesi di scon-tri tra gruppi kikuyu, l’etnia di Ki-baki e di Kenyatta, e altre etnie chesostenevano Odinga.

Alla fine intervenne l’Onu e furaggiunto un accordo, in base alquale Kibaki potè insediarsi allapresidenza mentre per Odinga fucreata la carica, fino ad allora inesi-stente, di primo ministro.

In attesa della decisione dellaCorte suprema, Odinga ha invitatoalla calma i propri sostenitori, maproprio ieri la polizia ha fatto ricor-so ai lacrimogeni per disperdereuna loro manifestazione.

Strage terroristicain una stazione

di bus in NigeriaABUJA, 19. Una serie di esplosioniin una stazione di bus di Kano,capitale dell’omonimo Stato set-tentrionale della Nigeria hannocausato la morte di almeno ses-santa persone. In totale si sonoverificate in rapida successionecinque esplosioni alla stazione deibus nel quartiere di Saboni Gari,una zona abitata da immigrati dalsud del Paese, in prevalenza di re-ligione cristiana. Anche questa cir-costanza, oltre alle modalitàdell’attentato, spinge gli inquirentia concentrare i sospetti su BokoHaram, il gruppo terroristico dimatrice fondamentalista islamica aKano ha una delle principali roc-caforti. Dopo aver inizialmentepreso di mira strutture governativee interessi occidentali, infatti, Bo-ko Haram ha sempre più spessoconcentrato i suoi attacchi controle comunità cristiane.

Il presidenteegiziano

a New DelhiNEW DELHI, 19. Il presidente egi-ziano, Mohammed Mursi, si trovada ieri sera in India per una visitadestinata a rafforzare i legami po-litici tra i due Paesi, oltre a incre-mentare le relazioni commerciali.L’Egitto, infatti, ambisce a diven-tare parte del blocco dei Paesiemergenti cosiddetti Brics (Brasi-le, Russia, India, Cina e Sudafri-ca). Il presidente egiziano, prove-niente dal Pakistan, incontra oggiil primo ministro indiano,Manmohan Singh, e il ministrodegli Esteri, Salmaan Khurshid. Èprevista la firma di una serie di in-tese in diversi settori, anche eco-nomici. L’India è il settimo par-tner commerciale dell’Egitto, conun interscambio di 4,2 miliardi didollari, in aumento del 33 per cen-to dal 2011. Mursi è accompagna-to a New Delhi da una folta dele-gazione di imprenditori e uominipolitici. Oltre ai colloqui politici,Mursi prenderà parte anche a unconvegno organizzato della Came-ra di commercio indiana.

Page 4: Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente ... · dire», spiegando che non si tratta di una prerogativa dei cristiani ma di una responsabilità che «riguarda tutti».

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 20 marzo 2013

La tradizione figurativa antica porta con sé un forte elemento didattico che esplicita il senso della fede

Una cattedra nella rocciadi FABRIZIO BISCONTI

Tra le scene che vengonoinserite nei sarcofagi cri-stiani di età costantinia-na, dobbiamo ricordare,per l’estremo interesse

iconologico, l’apparizione di un epi-sodio figurato che, ancora, attendeuna interpretazione univoca. Si trat-ta della cosiddetta “catechesi di Pie-t ro ”, ovvero, più semplicemente, del-la cathedra Petri, così come vienerappresentata nel sarcofago dei duefratelli del pieno IV secolo, ora con-

segnatamente, già in età tetrarchica.A questo frangente risale, infatti, ilsarcofago di Giona, scoperto nellanecropoli vaticana e ora al MuseoPio Cristiano. Qui, tra le altre scenebibliche (Giona, Noè, Lazzaro),spuntano due episodi petrini, ossiaquello del miracolo della fonte equello dell’arresto: il primo, come èevidente, è costruito sul prodigiomosaico e, presumibilmente, è ispira-to agli Atti apocrifi di Pietro, secon-do la versione fornita dagli Atti del-lo Pseudo-Lino, il secondo dimostraun’atmosfera più storica, pur sempre

All’indomani della pace religiosa,la materia si arricchisce dell’episo diodel ter negabis che, pur completandola trilogia, godrà di una fortuna an-che autonoma che, muovendosi dal-la plastica funeraria, andrà a interes-sare anche la pittura, il mosaico e lealtre classi figurative. Il motivo diquesta larga diffusione è concorde-mente individuato nella grave crisisorta all’interno della Chiesa e nellecomuni coscienze a seguito dellaquestione dei lapsi che, affacciatasinegli anni centrali del III secolo, siera riproposta con la persecuzione di

bile, si svolgeva in tutto il mondoromano nello stesso giorno, il 22febbraio, una commemorazione che,in sostanza, era una celebrazioneconviviale di tutti i defunti, cheidealmente partecipavano in primapersona a quei banchetti funerari. A

bicolo dei santi Vittore e Alessandronel coemeterium Maius. Tale leggendainnescò un’altra affabulazione popo-lare, riferibile forse già al V secolo,che riporta le gesta dei martiri Papiae Mauro, anch’essi sepolti e veneratinel cimitero Maggiore sulla via No-

momento in cui Pietro converte icarcerieri alla fede, altri pensarono auna prefigurazione veterotestamenta-ria e, dunque, a Mosè che colloquiacon il popolo ebraico, sinteticamenteraffigurato da un paio di soldati, al-tri ancora collegarono la scena allacerimonia del giuramento del solda-to all’imperatore, alludendo all’abiu-ra dei cristiani prima del battesimo.Al di là di queste letture estreme,quel che sembra acquisito nell’inter-pretazione iconologica della scena èindubbiamente la componente cate-chetica della situazione figurativa.

Il codice sostenuto dal vecchioapostolo in una lettura ora assorta,ora interrotta, assume in questo mi-sterioso episodio un ruolo centraleche, ovviamente, è anche simbolico.Per questo dobbiamo forse pensarenon a un fatto storico o apocrifo,ma alla rappresentazione di un con-cetto o propriamente di un ruolo, diuna carica espressa in figura secondol’antico schema delle scene di filoso-fia, che entrarono già nei primi do-cumenti iconografici cristiani a signi-ficare la vera dottrina. Tutte questeosservazioni servono a sollevarel’enigmatica scena della cathedra Pe-tri dal fitto nodo di interpretazioni,che ancora pare avvilupparla, per in-dividuarne il fondamentale senso ca-techetico che, sin dalla genesi, do-vette informarla. La costituzione e lafortuna della trilogia petrina esteserole interpretazioni globali anche allanostra scena che, invece, per inten-zioni simboliche e per schema ico-nografico, denuncia una genesi auto-noma e un senso libero dai racconticanonici e apocrifi, tutto teso aesprimere l’alto ruolo catechetico delprimo discepolo di Cristo.

La festa del 22 febbraio, intitolataalla c a t h e d ra Petri, vuole ricordarel’inizio dell’episcopato romano, nelquadro di un’abitudine, da parte deivescovi dell’Urbe, di celebrare l’an-niversario della propria ordinazionee si può comprendere come tenesse-ro a ricordare anche quello del fon-datore della loro sede. Per fare com-pletamente luce sulla trama di unculto e di una catena di commemo-razioni, che si muovono tra storia,leggenda, costruzione iconografica ememoria liturgica, occorrerà farecenno alla singolare cattedra di SanPietro incastonata nella gloria berni-niana della basilica vaticana: questosontuoso trono in legno di quercia,donato da Carlo il Calvo al Pontefi-ce Giovanni VIII nell’875, presentauna decorazione costituita da prezio-se placchette eburnee con la raffigu-razione delle fatiche erculee, presu-mibilmente di reimpiego e forse dimanifattura tardoantica. Il trono ètanto affascinante e misterioso cheha lasciato ipotizzare che esso o, al-meno, la sua decorazione rientrasse-ro nel novero delle preziose donazio-ni costantiniane offerte al PonteficeSilvestro al momento della fondazio-ne della monumentale basilica vati-cana, seppure nessuna fonte docu-mentaria ci conforti in questo senso,consigliandoci di prendere solamen-te atto di un culto, di una consuetu-dine liturgica e di una memoria fortee suggestiva che connotano e costel-lano i secoli della tarda antichità edell’altomedio evo.

da, sostenuta dalla testimonianza delpresbitero Giovanni, che nel VI seco-lo riportò alla regina Teodolindauna collezione di oli santi che arde-vano presso le tombe sacre di Roma.Fu così che il presbitero raccolse an-che l’olio che ardeva vicino alla cat-tedra di tufo, sistemata presso il cu-

mentana e precisamente — secondole fonti letterarie — in quel luogo ubiPetrus baptizabat.

Tornando alla scena enigmatica,dobbiamo contare altre interpreta-zioni, dopo quella offerta dal Wil-pert e, in particolare, alcuni icono-grafi riconobbero nell’episodio il

Il senso del Natale Petri de cathedraattende ancora di essere chiaritoAnche se pare evidente che celebrasseil magistero e il potere episcopaledel principe degli apostoli

questa credenza, perduratapresso la comunità cristia-na di Roma, dobbiamoforse la presenza di monu-mentali cattedre scavate neltufo in alcune catacombee, specialmente, nel cimite-ro Maggiore dove uno diquesti singolari sedili favorìl’insorgere di una leggen-

«Cathedra Petri» (IV secolo, Città del Vaticano, Museo Pio Cristiano, sarcofago “dei due fratelli”)

Particolare di un sarcofago con «cathedra Petri» (IV secolo, Arles)

in riferimento a qualche variazioneapocrifa della cattività romanadell’apostolo. La precoce fortunaiconografica dei due episodi va, pre-sumibilmente, considerata come unriflesso dell’ultima cruenta persecu-zione e va conseguentemente intravi-sta, al di là di essa, una profonda ra-gione ecclesiologica. La mortificazio-ne dell’ecclesia è simbolicamente rap-presentata dal suo capo e il prodigiodella fonte appare come un miracolodi conversione dei persecutori e, ingenerale, dei gentili ai quali Pietroreca, come Giona nel Vecchio Testa-mento, il messaggio del perdono di-vino.

Diocleziano. L’annuncio della tripli-ce negazione di Pietro, in questa at-mosfera sempre più tesa, assurge amanifesto della consolazione dei fe-deli peccatori, più in particolare, dicoloro che avevano apostatato du-rante le persecuzioni e che avevanopoi cercato il perdono e la riconcilia-zione mediante la penitenza.

Quando, dunque, il ciclo petrinosi era definitivamente concluso, na-sce la scena di lettura. Tale scenaviene genericamente ricondotta auna situazione di prigionia o catturadell’apostolo, ancora ispirata alloscritto apocrifo dello Pseudo-Lino.Mentre per alcuni l’azione propor-rebbe una vera e propria persecuzio-

servato ai Musei Vati-cani, ma provenientedalla necropoli di SanPaolo fuori le mura.

Tra le scene, desuntedal più accreditato re-pertorio paleocristianoe al di sotto del clipeocon i ritratti dei duedefunti, appare la no-stra scena: un uomoanziano, riconducibilealla fisionomia petrina,veste tunica e pallio,siede su un’e m e rg e n z arocciosa e legge un ro-tolo svolto. Due solda-ti, vestiti di tunichette,clamidi e copricapopannonici, del tipousato dai militari ro-mani, assistono allalettura, l’uno sorreg-gendo con la destra iltesto, l’altro assorto tradue rami di un albero.La scena si ripete, convarianti più o menopercettibili, per unaventina di volte, sempre e solo neisarcofagi e specialmente nel corsodel IV secolo. L’invenzione iconogra-fica, così come tutte le scene a temapetrino, deve essere ricondottaall’ambiente romano, dove la rapidadiffusione del culto per il principedegli apostoli si espresse nelle piùdiverse forme e dunque anche inquella figurativa.

Se nell’anziano lettore è stato ri-conosciuto, dagli iconografi del pas-sato, ora Mosè, ora Geremia, oraEsdra, la critica storico-artistica piùrecente e accreditata vi ha individua-to, senza ombra di dubbi, l’ap ostoloPietro, che — come è noto — apparveprecocemente nell’arte cristiana e,

ne dell’apostolo da partedegli a p p a r i t o re s , standoanche all’atteggiamento ta-lora ostile dei militi, per al-tri nella scena andrebbe in-dividuata una fusione dellacattura e dell’insegnamentodella nuova dottrina ai car-cerieri. Il grande iconogra-fo tedesco Joseph Wilpert,nella prima metà del secoloscorso, sottolineò la pre-senza, nella scena, dellacattedra di roccia, che egliintese come simbolodell’unità della fede e dellaChiesa, collegandola, daun lato, ad alcune puntualitestimonianze patristiche e,dall’altro, alla misteriosafesta della cathedra Petri,che ricorreva il 22 febbraio.

La festività del NatalePetri de cathedra, pur atte-stata nell’antico calendariofilocaliano, attende ancoradi essere definitivamentechiarita nella sua natura,anche se pare evidente cheessa celebrasse generica-mente il magistero e il po-tere episcopale del principedegli apostoli. Ma è stataanche intravista una rela-zione con un’altra festa,che, da tempo immemora-

La vera grandezza di Gregorio Magno

Sono il servo di tutti coloro che servono Diodi SI LV I A GUIDI

«Potete anche continuare a pensa-re che la storia si fa solo con i gra-fici, le statistiche della produzioneannuale del grano, i dati economi-ci quantitativi comparati. Ma nonpotrete continuare a pensarlo alungo dopo aver conosciuto e stu-diato Gregorio Magno perché lastoria — continuava Claudio Leo-nardi, il fondatore della Società in-ternazionale per lo studio del me-dioevo latino, sorridendo davantiall’attenzione concentrata e talvoltaun po’ sconcertata dei suoi studen-ti — la fanno anche le persone».«Gregorio ha cambiato il voltodella sua epoca e inventato l’E u ro -pa così come la conosciamo —spiegava Leonardi durante i suoicorsi universitari dedicati al succes-sore di Pelagio II, passando da unparadosso all’altro per descrivereun pontificato costellato di cata-strofi di ogni tipo — peste, guerre,fame, massacri — e di luminosesvolte culturali, teologiche e spiri-tuali. «Pochi Pontefici hannocostruito materialmente e spiri-tualmente così tanto futuro co-me Gregorio, personalmenteconvinto che la fine dei tempifosse vicina; pochi sono statipiù autorevoli di quel succes-sore di Pietro che definiva sestesso servus servorum Dei».

«Aveva assunto il ruolo diguida della Chiesa — scriveLucia Castaldi, studiosa chesi è occupata spesso delleopere di Papa Gregorio —per obbedienza alla volontàdivina e volle che al proprionome fosse sempre associatoquesto appellativo quale ma-nifesto della totale e incon-dizionata adesione al dise-gno di Dio. Questa denomi-nazione, della quale esisteva-no già attestazioni preceden-ti e che trova la sua matrice

“servo di Dio” è, nell’Antico Testa-mento, il destinatario di una mis-sione di annuncio e salvezza per ilpopolo. «Parla, Signore, il tuo ser-vo ti ascolta» risponde Samuele al-la misteriosa voce che lo chiama (I

Samuele, 3, 9-10). Nella forma gre-ca, la formula “servo di Dio” o “diCristo” era già presente nelle lette-re degli apostoli e ripetuta per de-vozione nei primi secoli cristianisia dai presbiteri che dai semplicifedeli; lo stesso titolo servus servo-rum Dei fu usato, fino al secoloXII, anche dagli arcivescovi di Ra-venna. Nell’accezione gregoriana,però, questo appellativo diventaanche un annuncio programmati-co, una sorta di antidoto al clerica-lismo. Il formalismo domina quan-do si è chiamati a servire “meccani-camente” un’istituzione e nonquando è l’istituzione stessa a esse-re posta al servizio dei fedeli: cheil vescovo di Roma sia servus servo-rum Dei implica grande rispetto estima nei confronti di chi fa partedi quel grande organismo viventechiamato Chiesa. «Considero un

dono — scrive nei Moralia in Iob(XXX, 27, 81) — ciò che ciascunodei fedeli potrà sentire e com-prendere meglio di me perchétutti coloro che sono docili aDio sono organi della verità.Ed è in potere della verità cheessa si manifesti per mezzomio agli altri o che per gli altrigiunga a me».

«In Gregorio questo titolo— continua Lucia Castaldi —non venne assunto tanto perindicare un’umiltà sottomessa,quanto per far trasparire cheil Pontefice era la testimo-nianza vivente della liberaadesione all’opera di Dio. Inquesta totale libertà fu vera-

mente grande, non solo nellapreghiera, non solo nella pre-dicazione (basti pensare allequaranta omelie sui Vangeli, al-

le ventidue omelie su Ezechiele, al-la Regola pastorale e ai trentacinquelibri dei Moralia in Iob) ma anchenel soccorrere la Chiesa nella dife-sa dell’ortodossia, nella conversio-ne dei longobardi, nell’evangeliz-zazione degli angli, nella difesamilitare di Roma. A questa gran-

la sua più com-pleta biografia),capì che Dio glistava chiedendodi restare. Pocodopo gli emissaridel Pontefice loraggiunsero co-stringendolo atornare al palazzo

dezza i Pontefici di tutti i tempihanno voluto avvicinarsi adottandolo stesso appellativo».

Il pontificato di Gregorio Ma-gno (590-604) fu senza dubbiouno dei più complessi e problema-tici per la storia della cristianità.Caduto l’impero d’Occidente e ab-bandonata dalla metà orientale,Roma si trovava ad affrontare con-tinue traversie: i longobardi asse-diavano la città, la carestia afflig-geva il popolo, il Tevere inondavail territorio rendendo insalubre ilclima e originando pestilenze. «Inquesto contesto sociale e politico —continua Castaldi — non stupisceche le testimonianze, storiche eleggendarie, siano concordi nell’at-testare che anche colui che poi,per la grandezza del suo pontifica-to, sarebbe stato definito Magno,oppose una strenua resistenza adaccogliere e accettare la sua elezio-ne al soglio petrino».

La tradizione vuole che per bendue volte Gregorio abbia tentatodi allontanarsi da Roma per sot-trarsi al pondus delle incalzantipreoccupazioni secolari. Ancoradiacono, aveva deciso con ungruppo di confratelli del monaste-ro di Sant’Andrea al Celio di parti-

In viaggio verso l’I n g h i l t e r ravide avvicinarsi una locustaRiflettendo sul nome dell’insetto— «quasi loco sta» — capìche Dio gli stava chiedendo di restare

nella citazione evangelica “chi vuolessere il primo tra voi sarà il servodi tutti” (Ma rc o , 10, 43-44), diven-ne emblema del suo grandiosopontificato. Dall’età carolingia ladicitura servus servorum Dei è statacollegata indissolubilmente alla fi-gura del Papa, quasi sinonimo diPontefice romano». Un sigillo cheesprime umiltà e sollecitudine pa-storale, ma anche radicale disponi-bilità a porre attenzione ai segnidei tempi e a lasciarsi guidare dalleconcrete circostanze dell’epoca incui si vive, riaffermando implicita-mente, tra l’altro, il carattere profe-tico del compito del vescovo diRoma. Servus servorum Dei, infatti,riecheggia l’appellativo dei profeti:

re per evangelizzare l’Inghilterra.Dopo tre giorni di viaggio, duran-te una sosta, mentre era immersonella lettura, vide avvicinarsi unalocusta. Osservando il piccolo in-setto e riflettendo sul suo nome(quasi loco sta, riporta GiovanniImmonide che nel secolo IX scrive

Lateranense. Qualcosa di simile ac-cadde pochi anni dopo, quando,morto Papa Pelagio II, la folla ro-mana lo acclamò suo successore.

La tradizione di allora prevedevache l’elezione del vescovo di Romavenisse ratificata dall’imp eratorebizantino; in luogo della lettera diprassi con l’annuncio della nomi-na, Gregorio inviò a Costantinopo-li una missiva nella quale richieseall’imperatore d’Oriente di nonconvalidare l’elezione. I romani pe-rò intercettarono la lettera grazie alpraefectus Germano e la sostituiro-no con quella di nomina. Quandoseppe di essere stato scoperto, feceun ultimo tentativo per sottrarsi aldestino che lo voleva Pontefice:persuase alcuni mercanti a nascon-derlo nel loro convoglio e lasciò lacittà. Eppure anche stavolta il vo-lere divino lo riacciuffò: una colon-na di luce segnalò la grotta dove siera rifugiato e — scrive GiovanniImmonide (Vita Gregorii I papae,liber I, 44) — capitur, trahitur, etapud beati Petri apostolorum princi-pis templum summus pontifex conse-c ra t u r ; lo presero, lo trascinaronocon la forza nel tempio di San Pie-tro e lo consacrarono Papa.Antonello da Messina, «Gregorio Magno» (1472-1473)

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 marzo 2013 pagina 5

Il celebre passo di Ignazio di Antiochia sulla Chiesa di Roma che presiede nella carità a confronto con il «Pastore» di Erma

L’olmo e la viteIl povero e il ricco si sostengono a vicenda come i tralci si appoggiano al tronco dell’alb ero

Siamo intorno all’anno 120e il vescovo di Antiochiain viaggio verso Roma dove morirà per Cristoesposto alle belve nel circoscrive alla comunità cristiana locale

di MANLIO SIMONETTI

Il significato del motto che hascelto per sé Papa Francesco,miserando atque eligendo, inse-rito nel suo originario conte-sto, l’omelia 21 del monaco

anglosassone Beda (VII-VIII secolo),dedicata all’«interpretazione di Ma t -teo, 9, 9-13, la chiamata di Levi, èquanto mai perspicuo: Gesù ha pietàdel pubblicano e lo chiama a sé, cioèegli sceglie in ragione della sua mi-sericordia. Avulso per altro dal con-testo il significato del motto appare

quanto mai generico: bisogna eserci-tare la misericordia a beneficio ditutti, ma discernere come esercitarla.

Possiamo forse precisare meglio ilsignificato che il Papa attribuisce alsuo motto collegandolo conun’espressione di Ignazio di Antio-chia che egli ha pronunciato proprioall’inizio della prima allocuzione ri-volta alla folla che acclamava inpiazza San Pietro la sua elezione:«la Chiesa di Roma che presiedenella carità». Siamo intorno all’anno120, e il vescovo di Antiochia, inviaggio verso Roma dove morirà per

Cristo esposto alle belve nel circo,scrive alla comunità cristiana diquella città, e nell’ampia formula ini-ziale di saluto, la definisce, insiemecon altre espressioni laudative («de-gna di Dio, degna di onore, e cosìvia)», con quella di «colei che pre-siede nella carità (prokathèmene tèsagàpes)».

L’espressione è di significato tut-t’altro che cristallino ed è stata inter-pretata in modi diversi. Una buona

il Pastore di Erma. È un invito allapenitenza postbattesimale rivolto achi, già cristiano, fosse incorso inqualche mancanza molto grave. Inquesto contesto penitenziale spiccacon la massima evidenza l’imp ortan-za che Erma annette al buon usodella ricchezza, tale che per lui si-gnifica un sistematico dare, da partedi chi ha in abbondanza, a quantinon hanno di che vivere. Sei inutile,dice Erma al cristiano ricco, e sol-

tanto se darai inabbondanza alfratello meno for-tunato di te, po-trai diventare uti-le, sia a te sia aglialtri.

L’insistenza ditale invito, chepercorre come un

rettamente il suo servizio. Chi sicomporta in questo modo non saràabbandonato da Dio ma sarà iscrittonel libro dei viventi».

Non so se Papa Bergoglio abbialetto il P a s t o re , ma certo quel cheegli pensa quanto al rapporto che,nella Chiesa, dovrebbe intercorreretra ricco e povero, credo che non siamolto lontano da quanto qui ci diceErma.

filo rosso tutto il contenuto di que-sta prolissa opera, è compendiato ef-ficacemente nella seconda similitudi-ne, quella dell’olmo e della vite, ispi-rata dall’usanza di appendere la viteall’olmo, tipica dell’Italia centralegià in quel lontano tempo, e prefe-riamo lasciare senz’altro la parola aErma. «La vite è una pianta cheporta frutto, mentre l’olmo è sterile;ma se la vite non si appoggia all’ol-mo, non può produrre molto frutto,perché cade a terra. Quando invecela vite è appesa all’olmo, porta frut-to sia da parte sua sia da partedell’olmo».

L’olmo è il cristiano ricco, la vitequello povero: «Il ricco ha molti be-ni ma è povero al cospetto di Dio,perché è troppo preso dalla sua ric-chezza, sì che la sua preghiera al Si-gnore è inconsistente e assolutamen-te senza effetto. Ma quando il riccosi volge al povero e gli elargisce ciò

di cui quello ha bisogno, confidache, se si adopererà per il povero,Dio lo ricompenserà. Infatti il pove-ro è ricco nella sua preghiera, chepresso Dio ha molta efficacia. Perciòil ricco senza esitare soccorre il po-vero; quanto a questo, egli pregaDio e lo ringrazia a favore di chi loha beneficato. Così il ricco ha capitoriguardo alla ricchezza e ha operatoa favore del povero con i doni rice-vuti dal Signore, e così ha compiuto

interpretazione recita: «bisogna in-tendere che la Chiesa di Roma tieneil primo posto in ciò che è essenzialenella religione cristiana, la fede e lacarità» (Othmar Perler).

Sulla base di quanto si sa dell’atti-vità di Papa Francesco quando eraarcivescovo di Buenos Aires, è evi-dente che il significato che egli an-nette all’espressione ignaziana s’in-centra su agàpe, sull’amore fraternocome fondamento di vita incentratasui capisaldi originari della tradizio-ne cristiana, in una dimensione co-munitaria che considerava essenzialel’esercizio attivo della carità nel sen-so più concreto del termine, benlontano dal semplice flatus vocis cuiormai si è ridotto.

Non credo estraneo all’a rg o m e n t odi questa nostra più che rapida sug-gestione l’apertura a un testo prove-niente dalla Roma cristiana di pochianni posteriore al viaggio di Ignazio,

«L’albero della vita» (icona russa, XX secolo)

«Il buon pastore», catacombe di Domitilla, III secolo

La componente orientale nella liturgia per l’inizio del pontificato di Papa Francesco ne sottolinea la natura profondamente cattolica

Un Vangelo cantatodi MANUEL NIN

La liturgia di inizio di pontificatodel vescovo di Roma ha una compo-nente orientale. Con l’e s p re s s i o n e“componente orientale” facciamo ri-ferimento alla presenza del vangelocantato in lingua greca, e anche allatradizione plurisecolare della parteci-pazione del Pontificio collegio grecodi Roma nelle liturgie del vescovo diRoma. Questa tradizione, risalentealla fine del XVI secolo, mette in luceda una parte l’origine greca in quan-to alla lingua della stessa liturgia ro-mana, e dall’altra parte la dimensio-ne veramente cattolica di questaChiesa e del ministero del suo vesco-vo.

Le parti orientali di tradizione bi-zantina nella liturgia di inizio dipontificato di Papa Francesco sonopresenti nella liturgia della Parola.Nella processione iniziale il diaconogreco apre il corteo dei concelebran-ti, reggendo il proprio evangeliarioche viene collocato sopra l’a l t a re .Dopo i riti iniziali della liturgia eavviandosi alla proclamazione delvangelo, il diacono greco ricevela benedizione del Santo Pa-dre prima di prendere l'e-vangeliario dall’altare. Do-po il canto dell’acclama-zione quaresimale al po-sto dell’Alleluia, il dia-cono greco, con le for-mule della Divina Li-turgia Bizantina, invital’assemblea all’ascoltosapiente del Vangelonell’acclamazione inlingua greca: «Sapien-za. In piedi ascoltiamoil Santo Vangelo», e ilSanto Padre benedicel’assemblea: «Pace atutti», quella pace pro-messa dal Signorestesso nel Vangelo.L’assemblea risponde:«E col tuo spirito». Ildiacono prosegue conl’annuncio della lettu-ra del vangelo: «Let-tura del Santo Vange-lo secondo Matteo».E quindi la rispostadossologica dell’as-semblea: «Gloria a Te,Signore, gloria a Te».Alla fine del Vangelo,di nuovo si canta larisposta dossologicadell’assemblea: «Glo-ria a Te, Signore, glo-ria a Te». L’evangelia-rio viene riportato al

Santo Padre, che con esso benedicel’assemblea, mentre il coro cantal’acclamazione: «Per molti anni, Si-gnore!», che è l’acclamazione chenella liturgia bizantina presiedutadal vescovo il coro canta dopo laprocessione con l’evangeliario nelpiccolo ingresso, dopo la proclama-zione del Vangelo, dopo la proces-sione con i doni nel grande ingressoe dopo la comunione.

La tradizione della partecipazionedel Pontificio collegio greco alle ce-lebrazioni liturgiche più importantidel Papa risale al pontificato di SistoV (1585-1590), che concesse al colle-gio greco il privilegio di cantare ingreco l’Epistola e il Vangelo nellemesse papali solenni. L’uso, pero,della presenza di ambedue le lingueliturgiche, latino e greco, nella litur-gia del vescovo di Roma risale al pe-riodo tra la fine del VII e l’iniziodell’VIII secolo, quando si succedet-tero a Roma diversi Papi di origine

orientale; infatti le persecuzioni ico-noclaste e quelle dei califfi abbasidiin Oriente portarono all’esilio inOccidente molti orientali che parla-vano greco. Anastasio il Biblioteca-rio, che visse nel IX secolo, raccontache Papa Benedetto III (855-858),benché romano di origine, ebbe curadi preparare un codice dove furonotrascritte, in greco e latino, le profe-zie che, nel rito romano, venivanolette il Sabato Santo e il Sabato pri-ma di Pentecoste. Dall’Ordo Roma-nus I, ripreso poi dall’Ordo RomanusX, scritto nell’XI secolo, sappiamoche si leggeva la profezia in latino e,di seguito, se il Papa lo consideravaopportuno, essa veniva ripetuta ing re c o .

Nel concilio di Pisa del 1409, nel-la celebrazione dell’incoronazione diPapa Alessandro V, latino di rito manato a Creta, l’Epistola e il Vangelofurono cantati in latino, greco edebraico. Durante l’incoronazione diNicolò V nel 1447, un cardinale can-tò il Vangelo in latino, mentre un ar-chimandrita basiliano lo cantò ingreco. Sisto V nel 1586 fece soppri-

mere gli uffici di diacono e sud-diacono greco e li fece trasferi-

re agli studenti del collegiogreco. Con questo il Papa

dava un segno di stimaverso il collegio. I titolidi diacono e suddiaco-no greci rimasero quin-di legati al collegio, efu fino al 1870 che, neigiorni di celebrazionipapali in cui diacono esuddiacono erano pre-senti, una carrozza delpalazzo Apostolico an-dava a prelevarli.

Nel 1724 papa Bene-detto XIII riprese l’usoantico della lettura ingreco, da parte di unalunno del collegiogreco, della prima del-le profezie del SabatoSanto e, alternativa-mente in latino e gre-co, la prima di quelledel sabato prima dellaPentecoste; lo stessoPapa volle che i mini-stri greci celebrasserocon i propri paramentie non con quelli latini.Ancora nel VenerdìSanto del 1725 lo stessoBenedetto XIII feceleggere in greco l’Ap o-stolo e il Vangelo delgiorno.

melchita di Antiochia Dimitrios Ca-di. Costui, però, morì improvvisa-mente il 26 ottobre a Damasco, e fusostituito dal metropolita greco cat-tolico romeno di Fagaras Basilio Su-ciu. La liturgia fu celebrata nella ba-silica di San Pietro. Come nella pre-cedente celebrazione del 1908, fucollocato, davanti all’altare dellaconfessione, un altare “isolato” condei leggii a modo di iconostasi. Inentrambe le celebrazioni citate vieneindicata nell’introduzione agli appo-siti libretti, che la celebrazione dellaliturgia greca fu “integrale”, cioèsenza aggiunte né mescolanze con latradizione liturgica romana.

Il Papa — Pio X nella prima cele-brazione e Pio XI nella seconda —presiedeva da un trono-cattedra col-locato a sinistra di chi guardava l’al-tare. Era rivestito coi propri para-menti, coperto con la tiara, e impar-tiva le benedizioni in lingua grecalungo la celebrazione della DivinaL i t u rg i a .

All’inizio parlavamo della compo-nente orientale della liturgia di ini-zio pontificato di Papa Francesco.La presenza delle diverse lingue, so-prattutto quella latina e quella greca,evidenzia la componente veramentecattolica della celebrazione liturgica.

A partire del 1896, con l’arrivo deibenedettini nel collegio greco sottopapa Leone XIII, viene ripresa nor-malmente la presenza di due semina-risti del Collegio nelle celebrazionipapali solenni. La prassi lungo il XX

ne del quindicesimo centenario dellamorte di san Giovanni Crisostomo.La liturgia fu celebrata dal Patriarcagreco melchita di Antiochia CirilloVIII Geha, con il coro e i ministri delPontificio collegio greco di Roma.

La tradizione della partecipazionedel Pontificio Collegio Grecoalle celebrazioni liturgichepiù importanti del Paparisale al pontificato di Sisto V

secolo e quindi quellaanche attuale per quan-to riguarda la partecipa-zione del Pontificio col-legio greco alle celebra-zioni papali solenni èquella del cantodell’Epistola e del Van-gelo in lingua greca nel-la liturgia in coena Do-mini del Giovedì Santo, e il cantodel Vangelo in greco nelle canoniz-zazioni e in alcune liturgie partico-larmente solenni, nonché nella litur-gia di funerale del Sommo Pontefi-ce, in cui viene cantato anche unTr i s à g h i o n bizantino in lingua greca;quindi nella liturgia di inizio di pon-tificato.

Ci furono anche due celebrazionispeciali avvenute negli anni 1908 e1925 a cui il collegio greco partecipòin maniera diretta. Il giorno 12 feb-braio 1908 si celebrò, nell’Aula dellebeatificazioni alla presenza di Pio X,la Cappella Papale per la celebrazio-

Nell’introduzione al libretto pubbli-cato in quell’occasione, si indica chenella suddetta aula, non essendociun altare “isolato”, cioè staccato dalmuro, che permettesse di essere gira-to nelle diverse processioni e incen-sazioni della Divina Liturgia Bizan-tina, fu collocato un altro altare “iso-lato” e, di fronte a esso, due leggiicon due icone di Cristo e della Ma-dre di Dio. Accanto a esse fu collo-cato un terzo leggio con l’icona disan Giovanni Crisostomo. È interes-sante notare che nell’introduzione allibretto liturgico citato, viene ancoraindicata questa annotazione: «dagli

Il diacono greco proclama il Vangelo durante la messa di Papa Francesco

officianti si osserveràintegralmente il ritogreco (…) Il SommoPontefice, capo supre-mo di tutti i riti, opere-rà nel medesimo tempoanche quale Presidentedell’assemblea liturgicagreca, al quale sono ri-messi e riservati i prin-cipali atti di onore e digiurisdizione (…) Egliadopererà la lingua li-turgica greca». Il testodella Divina Liturgia disan Giovanni Crisosto-mo utilizzato in quellaoccasione fu quello pre-parato nel 1907 da unodei professori residentinel Pontificio collegiogreco, il benedettinoPlacido De Meester.

La seconda celebra-zione è quella tenutasiil 15 novembre 1925 inoccasione del XVI cente-nario del concilio diNicea del 325. Anche inquesta occasione la li-turgia fu presieduta dalPapa, Pio XI, e comecelebrante principale fuinvitato anche questavolta il patriarca greco

Michel Berger, abside della cappella di san Benedetto(Pontificio Collegio Greco, XX secolo)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 20 marzo 2013

Rapporto dell’Ufficio per i diritti umani dell’arcidiocesi della capitale

La violenza in Guatemala uccide anche i bambini

Nono incontro delle Pom dell’America latina e dei Caraibi

Il servizio di Pietroe la missione della Chiesa

Nella notte tra i fedeli di Plaza de Mayo collegati con piazza San Pietro

Papa della caritàda Buenos AiresCRISTIAN MARTINI GRIMALDI

È stata una notte di veglia, a BuenosAires, in attesa del collegamento,prima dell’alba, con la Città del Va-ticano, per la messa di inizio pontifi-cato di Papa Francesco. Nonostanteil freddo, la storica piazza della capi-tale è stata gremita di migliaia di fe-deli per l’appuntamento con quelloche è ancora per tutti «il cardinaleBergoglio». Tanti i giovani nella fol-la radunatasi ai piedi della cattedra-le, illuminata con luci bianche egialle, per assistere, in diretta e attra-verso gli schermi giganti, alla cele-brazione. La loro attesa è stata pre-miata poco dopo le 3 di notte oralocale, quando sugli schermi si è ma-terializzata la figura del nuovo Pon-tefice in collegamento televisivo: ilPapa argentino ha rivolto un salutoin spagnolo ai suoi connazionali:«Non dimenticate questo vescovoche è lontano ma vi ama molto», hadetto. E ancora: «Grazie di essereuniti e grazie per le vostre preghiere,è bello pregare e guardare il cielo sa-pendo che abbiamo un padre buonoche è Dio». Per tutta la notte, anchela Casa Rosada ha mantenuto la tra-dizionale illuminazione colorata,mentre il palazzo del Governo eraadornato con un’enorme bandierapapale e non si sono fermate le ini-ziative di carità, come la raccolta di

alimenti che saranno poi distribuitinei quartieri più poveri della città.

Migliaia di fedeli, decine di emit-tenti televisive, radio e cronisti datutto il mondo avevano seguito giàdomenica scorsa la prima Messa ce-lebrata in cattedrale dopo l’elezionedel nuovo pontefice, presieduta, pervolere del Papa, dal nunzio apostoli-co in Argentina, l’arcivescovo EmilPaul Tscherrig.

Fuori, di fronte Plaza de Mayo,era stato montato un grande scher-mo per consentire anche a chi nonera riuscito a entrare in chiesa di se-guire la celebrazione. Bandiere ar-gentine e vaticane ondeggiavanoovunque. Plaza de Mayo era strari-pante di gente, il traffico in tilt,grande attesa e grande euforia. Fra ifedeli, Janes, 30 anni, contabile:«Sono venezuelana. Ho colto al vo-lo l’occasione per un viaggio a Bue-nos Aires. Quando Bergoglio è ve-nuto a Caracas sono andata a veder-lo, conoscevo il lavoro che ha fattoper i poveri, volevo vederlo dal vivo,l’ho visto lì la prima e unica volta. Equando si è affacciato a San Pietro,ho visto la stessa persona, semplice eumile, che avevo osservato per lestrade della mia città. Sono moltocontenta, sia come cattolica che co-me latinoamericana. Oggi, a Cara-cas, la parola che maggiormente ri-corre per le piazze è speranza. Ed èproprio il sentimento che Francescoispira nella gente». Sofia, con il ma-

rito di origine italiana: «Mio maritoviene dalla provincia di Varese. Iovivo nella provincia di Salta, al norddell’Argentina, però per l’o ccasionesono venuta sin qui, non potevomancare. Ho seguito il conclave intelevisione. Ho gridato quando han-no pronunciato il nome di Bergo-glio. Avevo la pelle d’oca. Ci siamomessi a piangere. Fuori per le stradeera una festa, con le campane chesuonavano, le bandiere dell’A rg e n t i -na che sventolavano, più che in unmondiale di calcio. Ho pensato,questa è la mano di Dio! Una bene-dizione grandissima. In Salta c’è ilsantuario della Vergine del miracolo,dove per la festa popolare del mesedi settembre si riunisce tutta la gentedella provincia. Lì ci sono personecon una fede molto profonda. Io hotre figli, due sono cattolici, il terzo èun po’ ribelle, si definisce ateo, maquando ha sentito la notizia dell’ele-zione di Bergoglio mi ha chiamatoed era entusiasta. Io non ci credevo,è sempre stato così indifferente alcattolicesimo, ma questo evento hatoccato molto anche lui. Credo checon Bergoglio anche molti giovanipotranno ritrovare la strada della fe-de, perché è un Papa che opera at-traverso la testimonianza del suo la-voro, con la sua persona, con tuttala sua storia. È un Papa presente,operativo, non agisce solo con le pa-role e la preghiera, e questo i giova-ni lo sanno apprezzare molto. I gio-

vani sono pratici e se gli parli di fe-de storcono la bocca, ma se gli rac-conti dei fatti concreti, di carità vis-suta, di passione e misericordia allo-ra ti stanno ad ascoltare. I giovani ticomprendono meglio poi se ti pre-senti con austerità, come questo Pa-pa, perché è l’esatto contrario dellamentalità contemporanea materiali-stica. Un Papa così diventa contro-corrente, e i giovani apprezzano ecapiscono l’originalità, perché è uncriterio che rientra nei loro valori digiudizio. C’è quello che è fuori mo-da e quello che è di moda, e poi c’èla persona originale. Bergoglio è ori-ginale. In tutti i sensi. Anche nelsenso letterale della parola, cioè: tor-nare alle origini, alla cristianità stori-ca, quella del Vangelo. E se c’è qual-cuno che lo critica oggi, anche inArgentina, beh mi viene da pensarea quella citazione attribuita — forseerroneamente — a Cervantes, che di-ce: Ladran, Sancho, señal de que ca-balgamos (Se i cani abbaiano signifi-ca che qualcosa di importante stasuccedendo)».

Alberto, 55 anni, ingegnere a Bue-nos Aires: «Mia figlia è in un colle-gio religioso, oggi è qui anche lei»,ha detto indicando una ragazza conuna bandiera della Città del Vatica-no. «Io — ha proseguito — lavoravoin una provincia fuori di Buenos Ai-res quando hanno annunciato ilnuovo Papa. Ero in autobus, mihanno mandato un messaggio i mieifigli, un’emozione grandissima. Que-sta è una grande opportunità per lacomunità cattolica anche di farsi piùtrasparente. Nella forma e nel mes-saggio. Bergoglio è la persona giu-sta, quella che meglio incarna questaqualità della genuinità. Ma questonuovo Papa rappresenta ancheun’occasione per fare buona politica.Anche politica concreta. Non capi-sco perché si critica la Chiesa quan-do interviene su temi etici».

Juan Manuel, di San José, 33 an-ni, avvocato: «Ero nel mio studioquando mi hanno detto della fumatabianca! Abbiamo aspettato un’ora,durante la quale ci siamo messi tuttia pregare. Quando abbiamo ascolta-to il nome, per poco non svenivodall’emozione. Ci sembrava di assi-stere a un film. La sorpresa era inde-scrivibile. Le campane fuori suona-vano a festa. Anche i miei amici dialtre confessioni esultavano come seavessero vinto qualcosa. Questo è unPapa che unisce tutti. Evangelici,protestanti. Io lo conoscevo giàquando era cardinale. Mi ricordoquando diceva: “Non pensatevi maimigliori degli altri. Siate umili”. Un

pastore straordinario. Ecco cos’è Jor-ge Bergoglio. Sento in giro la genteche fa pronostici su quello che faràin futuro, ma io non faccio pronosti-ci perché confido nel suo giudizio,totalmente. Siamo una nazione conduecentotré anni di vita, una storiabreve ma non brevissima e trovarmia vivere proprio nel periodo storicoin cui ci tocca un Papa connazionalemi fa sentire una persona estrema-mente fortunata».

Josefina, 62 anni, tutte le settima-ne vende di fronte alla cattedralel’edizione spagnola dell’O sservatoreRomano. Domenica vendeva ancoral’edizione straordinaria del 13 marzo:«Ho conosciuto personalmente Ber-goglio, si fermava sempre a salutarci,proprio qui all’entrata della cattedra-le. L’ho conosciuto quando era ve-scovo, poi lo fecero arcivescovoquindi cardinale e ha sempre mante-nuto lo stesso atteggiamento verso lagente e i poveri soprattutto. Ancheora è lo stesso, solo che adesso è ilvicario di Cristo. Conosco moltagente che si è confessata con lui. Hoassistito a molte delle sue omelie.

Quando lui parlava non si sentivavolare una mosca in chiesa, c’era unsilenzio totale, la gente ascoltavaogni parola che pronunciava conun’attenzione unica. Lo Spirito San-to è con Bergoglio, è evidente. Sedovessi sintetizzare l’immagine cheho di lui come Pontefice direi que-sto: è il Papa della carità».

Intanto, dal fondo della cattedralerisuonavano le parole dell’omeliadell’arcivescovo Tscherrig: «Bergo-glio è un uomo di alta qualità spiri-tuale e umana, intelligente, lucido,umile, sempre vicino alla gente». Eancora: «Quando il cardinal Tauranè apparso al balcone di San Pietro eha annunciato Papa Bergoglio, chesorpresa abbiamo avuto! E che alle-gria quando dopo è stato pronuncia-to il nome che Bergoglio ha sceltoper il pontificato: Francesco».

Un boato. Le bandiere della Cittàdel Vaticano sventolavano nella cat-tedrale e un applauso lungo un mi-nuto ha interrotto l’omelia, perchél’emozione da smaltire era ancoratanta. La fede è forte. La speranza èrinnovata.

GUAT E M A L A , 19. Con una media diquindici omicidi al giorno, il Guate-mala è uno dei Paesi più violentidell’America latina. E purtroppo, frale vittime, ci sono tanti bambini.D all’inizio del 2013 — riferiscel’agenzia Fides citando i dati diffusinei giorni scorsi dall’Ufficio per i di-ritti umani dell’arcidiocesi di Guate-mala (Odhag) — ben duecentoqua-rantaquattro piccoli sono morti peratti di violenza (sessantanove quelliuccisi con armi da fuoco). Secondoil direttore dell’ufficio, Nery Rode-nas, gli alti livelli di criminalità checaratterizzano la nazione centro-americana stanno colpendo «in mo-do allarmante» i bambini e gli ado-lescenti. Secondo la ricerca del-l’Odhag, a gennaio sono stati uccisitrenta minori, addirittura trentanovenel solo mese di febbraio.

«C’è una preoccupazione moltoseria» da parte delle istituzioni chelavorano per i diritti dei bambini edegli adolescenti nel Paese, ha dettoRodenas, perché «le istituzioni ad-dette alla sicurezza dei cittadini nonlavorano con responsabilità». L’annoscorso, secondo le statistiche, sonostati compiuti 10.234 omicidi, deiquali 1.299 hanno riguardato minori:quattrocento di essi sono stati uccisicon armi da fuoco, ventotto con ar-mi bianche.

Il rapporto è stato pubblicato unasettimana fa, come introduzione allacelebrazione della festa nazionaledella non violenza contro i bambiniche si è celebrata mercoledì 13 mar-zo. La festa è stata istituita dal Con-gresso del Guatemala nel 2005.

Se la capitale, Guatemala, è consi-derata la città più pericolosa delPaese, Escuintla, capoluogo del di-partimento omonimo, è la seconda.In occasione dell’inizio della Quare-sima, il vescovo Víctor Hugo Palma

Paúl ha scritto una lettera pastorale— intitolata «L’amore del Cristo cispinge» (2 Corinzi, 5, 14) — con laquale dice che è tempo di «passaredal peccato alla vita». Nel testo — ri-portato da Fides — il presule nonnasconde la gravità della piaga cheassilla la nazione e in particolare ilterritorio della sua diocesi: «Dobbia-mo confessare che nella nostra terradi Escuintla c’è il peccato: nell’indif-ferenza davanti alla povertà dei fra-telli, nell’irresponsabilità familiarenell’abbandonare giovani e bambini,nel clima di violenza senza giustifi-

cazione, nella mentalità materialistaed egoista che porta a dimenticarcidi Dio. Il clima di violenza atroceche vive il nostro popolo, la man-canza di rispetto verso la vita e ladignità di ogni essere umano, pur-troppo si verificano tutti i giorni nel-le strade del secondo dipartimentopiù violento del Guatemala. Quandoqualcuno è stato ferito o ucciso daparte della criminalità organizzata —osserva monsignor Palma Paúl — siimpone la paura che non fa denun-ciare il fatto o, ancora peggio, giusti-fica il non avvicinarsi a colui che

soffre, proprio nello stile dei viaggia-tori indifferenti che scendono daGerusalemme a Gerico», descrittonella parabola del buon samaritano(cfr. Luca, 10, 29-37). Dal 1996 l’Uffi-cio per i diritti umani dell’arcidio cesidi Guatemala monitora costante-mente la condizione di bambini eadolescenti, assieme agli altri gruppisociali più vulnerabili. Troppi i mi-nori vittime delle violenze degliadulti. Una situazione — scrivel’Odhag — che la società guatemalte-ca non è più disposta ad accettare.

MONTREAL, 19. Per la prima volta aMontreal si sono dati appuntamen-to i direttori nazionali delle Ponti-ficie opere missionarie in rappre-sentanza di tutti i Paesi del-l’America latina e dei Caraibi inoccasione del nono incontro conti-nentale. Accolti dall’arcivescovo diEdmonton e presidente della Con-ferenza episcopale del Canada,monsignor Richard William Smith,i delegati hanno avuto l’o ccasionedi riflettere sul ministero petrino edella sua importanza per la missio-ne della Chiesa, «una missione —ha sottolineato in un messaggiomonsignor Smith — alla quale i di-rettori nazionali delle Pontificieopere missionarie, vogliono dedi-carsi in modo particolare».

Nel dare il benvenuto a nomedella Conferenza episcopale e deicattolici canadesi, monsignor Smithsi è detto felice per aver scelto ilCanada come sede dell’i n c o n t rodelle Pom. Nel suo messaggio ilpresule, in occasione dell’elezionedi Francesco, spiega quanto sia im-portante il Papa per i cattolici ditutto il mondo. «Noi chiamiamo ilPapa “Sua Santità” e “Santo Pa-d re ” perché Egli è chiamato contutta la Chiesa e con ciascuno deisuoi membri a essere segno e stru-mento di santità. Essere cattolicivuol dire essere universali. Il Papa,capo del collegio dei vescovi e pa-store della Chiesa universale, è se-gno, strumento e richiamo per laChiesa che deve essere una comu-nione mondiale al servizio delmondo intero. Con il successoredell’apostolo Pietro — ha prosegui-to l’arcivescovo di Edmonton —siamo radicati nella stessa fede vis-suta dai primi discepoli. Pietroapre la via riconoscendo in Gesù ilMessia di Dio, invitandoci a con-centrare le nostre menti e i nostricuori, non su ciò che è di questomondo, ma su ciò che provienedalla vita eterna. Questo messaggioche a nostra volta presentiamo almondo è il fulcro del nostro lavoromissionario». Nel messaggio il pre-sidente della Conferenza episcopaledel Canada ha anche ricordato lafigura dell’apostolo Pietro, «la roc-cia sulla quale è costruita la Chiesache riceve le chiavi del Regno di

Dio. Abbiamo bisogno — ha sotto-lineato — di proteggere gli altri dalcaos, dalla morte, dalla divisione edall’odio, i segni dell’inferno, di li-berare l’uomo attraverso il perdonoe la riconciliazione. Pietro è chia-mato a confermare i suoi fratelli.Ognuno di noi deve fare lo stessocon i propri fratelli e sorelle. Riti-rando le reti colme della pesca mi-racolosa, Pietro proclama il suoamore per Gesù e riceve il manda-to di pascere il gregge di Cristo».

Secondo l’arcivescovo, ogni cat-tolico, secondo il suo ministero evocazione «deve essere missionario,ogni cattolico è chiamato a lanciarela sua rete al largo e professare Ge-sù Cristo e assistere il gregge. ConPietro e come Pietro, il Papa guidala nostra Chiesa, ci insegna a di-scernere la presenza di Cristo ricor-dandoci che dobbiamo essere fedeliservi di Dio».

Infine, in riferimento al conclaveappena concluso, monsignor Smithha spiegato che «l’elezione di unnuovo Papa è per tutti i cattoliciuna straordinaria opportunità perribadire il loro incrollabile amoregli uni verso gli altri e per impe-gnarsi a utilizzare i doni che abbia-mo ricevuto. Prego affinché il vo-stro incontro sia un tempo di gra-zia, vi confermi nella fede e rinnoviil dinamismo del vostro ministero,il ministero cruciale per la missioneuniversale della Chiesa».

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 marzo 2013 pagina 7

Prima messa in piazza San Pietro

Gli abbracci di FrancescoPrimo bagno di folla per Papa Fran-cesco nell’assolata mattina di marzoin cui inizia il ministero petrino.Martedì 19 marzo per alcune orepiazza San Pietro torna a essere ilcuore del mondo: nella solennità diSan Giuseppe, sposo della VergineMaria e patrono della Chiesa uni-versale, il Pontefice celebra la primasolenne liturgia eucaristica davanti auna marea umana, che si estende dalsagrato della basilica Vaticana fino avia della Conciliazione. Donne e uo-mini venuti da ogni latitudine pervivere una giornata che ha già la-sciato le pagine della cronaca per es-sere consegnata alla storia.

Il sepolcro di San Pietro sottol’altare della Confessione, e l’emici-clo berniniano, nel luogo dovel’apostolo subì il martirio, sono iprosceni di un unico rito che, pro-trattosi per circa due ore, pur nellasolennità della liturgia si è contrad-distinto per quella semplicità cheappare la cifra caratterizzante delpontificato di Francesco.

Un boato saluta il Papa quandoappare sulla jeep bianca scoperta,per il giro tra i vari reparti dellapiazza. Lui risponde sorridendo ebenedicendo, mentre sventolanobandiere, soprattutto con i coloribianco-azzurri dell’Argentina ma an-che di altre nazioni, a testimoniarel’universalità della Chiesa. Alcunidei presenti intonano canti, altri ap-plaudono, in un tripudio di luci e dicolori, di entusiasmo alle stelle. Unaselva di macchinette scatta fotogra-fie, così come smartphone, tablet etelecamerine riprendono il passaggiodella vettura papale per immortalareil momento in cui Papa Francescoaccarezza e bacia qualche bambino

ne francescano dei frati minori, e Al-fonso Nicolás Pachón, preposito ge-nerale della Compagnia di Gesù, ri-spettivamente presidente e vice pre-sidente dell’Unione superiori gene-rali. Mentre al canto delle Laudes re-giae i concelebranti raggiungono ilsagrato, ai lati di Papa Francesco cisono i monsignori Guido Marini,maestro delle Celebrazioni Liturgi-che Pontificie, e Guillermo JavierKarcher, cerimoniere pontificio.

Per disposizione del predecessoreBenedetto XVI, che oggi celebra lafesta onomastica, l’imposizione delpallio e la consegna dell’anello av-

per i poveri e i sofferenti, in cineseper la famiglia di Dio riunita nellacelebrazione.

Alla preghiera eucaristica, accantoal Pontefice salgono i cardinali So-dano, Antonios Naguib, patriarca diAlessandria dei Copti, Danneels eTauran. Al momento della pace Pa-pa Francesco scambia abbracci con icardinali che ha accanto; poi gli sifanno incontro il patriarca ecumeni-co di Costantinopoli Bartolomeo I,per la prima volta presente allamessa d’inizio del ministero del ve-scovo di Roma, e il patriarca ar-meno Karekin II, in rappresentanza

della Vergine collocata sul sagrato —conclude la solenne celebrazione.

Vi hanno partecipato, in posti ri-servati, gli arcivescovi Pozzo, elemo-siniere di Sua Santità, e Gänswein,prefetto della Casa Pontificia; imonsignori Sapienza, reggente dellaPrefettura, e Xuereb, accanto alPontefice anche sulla papamobile; eil medico Polisca. Poco distanti, al-cune persone venute dall’A rg e n t i n asu invito del Papa: Sergio Sánchez,rappresentante dei c a r t o n e ro s di Bue-nos Aires, José María del Corral, di-rettore di programmi educativi nellacapitale, e suor Ana Rosa Sivori,delle Figlie di Maria Ausiliatrice,sua familiare. Con loro, l’ausiliare evicario generale del cardinale Bergo-glio a Buenos Aires, il vescovo Joa-quín Mariano Sucunza.

Con le oltre 130 delegazioni uffi-ciali nazionali e gli oltre trenta capidi Stato, ci sono gli arcivescovi Bec-ciu, sostituto della Segreteria di Sta-to, e Mamberti, segretario per iRapporti con gli Stati. Le due dele-gazioni principali sono quelledell’Argentina e dell’Italia, guidatedai rispettivi presidenti della Repub-blica, Cristina Fernández de Kir-chner, e Giorgio Napolitano, con laconsorte signora Clio, il presidentedel Consiglio dei ministri MarioMonti, con la consorte Elsa, i presi-denti del senato Pietro Grasso e del-la camera dei deputati Laura Boldri-ni, il presidente della corte costitu-zionale Franco Gallo. Alcune dele-gazioni sono guidate da sovrani oda principi ereditari, undici da capidi Governo. Con loro anche espo-nenti di primo piano delle istituzio-ni europee e di organizzazioni inter-nazionali.

Sul sagrato sinistro, alcuni anzianicardinali che non hanno potuto con-celebrare e numerosi presuli e prelatidella Curia Romana. Sotto la statuadi San Pietro si riconoscono rappre-sentanti delle altre religioni: ebrei,musulmani, buddisti, sikh, jainisti eindù, tutti intervenuti con delegazio-ni di alto livello.

Sotto la statua di San Paolo, conil corpo diplomatico accreditatopresso la Santa Sede sono i monsi-gnori Wells, assessore della Segrete-ria di Stato; Camilleri, sotto-segreta-rio per i rapporti con gli Stati, eBettencourt, capo del Protocollo.Tra le numerose autorità e personali-tà anche alcuni ministri del Governoitaliano, il sindaco di Roma, GianniAlemanno, fondatori e presidenti dimovimenti e associazioni cattoliche,e il direttore del nostro giornale.

Mentre l’asssemblea si scioglie eviene intonato il Te Deum, PapaFrancesco torna nella cappella dellaPietà per deporre i paramenti e salu-tare alcuni concelebranti e un grup-po di argentini presenti, tra cui ilsindaco di Buenos Aires, MauricioMacri.

Infine, davanti all’altare della con-fessione, insieme ai vertici della Se-greteria di Stato, il Pontefice incon-tra i capi delle delegazioni ufficialinazionali, alcuni dei quali recavanoun dono. Oltre un’ora e mezza du-rante la quale Papa Francesco haper ciascuno espressioni di gratitudi-ne e di augurio, accompagnando leparole con quei gesti diretti di affet-to che lo stanno rendendo semprepiù familiare al mondo. (gianlucabiccini)

Una presenza voluta dal Papa

I poveriaccanto ai potenti

Avevano un posto riservato accantoai potenti della terra. Anzi eranoancora più vicini all'altare, più vici-ni a Papa Francesco, che li ha volu-ti accanto a sé nel giorno in cui èiniziato il suo ministero petrino.

Sergio Sánchez, c a r t o n e ro , vestitocon la tuta blu e verde che utilizzaper raccogliere i materiali da ricicla-re abbandonati dalla gente per lestrade di Buenos Aires; José Maríadel Corral, direttore del programmaEscuela de vecinos e Buenos Aires ciu-dad educativa promossi a BuenosAires durante l’episcopato di Bergo-glio; e suor Ana Rosa Sivori, reli-giosa, Figlia di Maria Ausiliatrice,che da 46 anni è missionaria inThailandia, dove aiuta i bambini acrescere e a formarsi come bravi cri-stiani e cittadini: tre persone sem-plici, comuni, che hanno vissutoquesta giornata come una gioiagrande, una delle poche — diràSánchez — di un’esistenza di stenti.

Non indossavano gli abiti delladomenica, ma quelli che usano tuttii giorni, nell’ordinarietà della loroesperienza di vita. Tra la suora e ilPontefice, in particolare, c’è un le-game di parentela: sono cugini disecondo grado. Il nonno maternodi Jorge Mario Bergoglio e il non-no paterno della religiosa erano fra-telli. «Vivo da 46 anni in Thailan-dia — ci spiega suor Ana Rosa —come missionaria. Fino al 1966 hovissuto a Buenos Aires. Il mio co-gnome è Sivori, quello della mam-ma del Papa. I miei genitori sonoargentini, ma di origine italiana».

Ha svolto la sua missione nelnord est del Paese asiatico, dopoessere stata anche nella capitaleBangkok. Fra due anni festeggerà ilcinquantesimo di professione reli-giosa. «Il Papa non mi ha telefona-to di persona — ha detto — ma sache sono qui. Sicuramente, mi chie-derà cosa ci faccio. È sempre cosìcon lui».

Direttamente da Buenos Aires èarrivato Sergio Sánchez, rappresen-tante dei c a r t o n e ro s riuniti nel Movi-miento trabajadores excluidos(Mte). La sua conoscenza con il

Pontefice risale a circa cinque annifa, quando più dura era la lotta peril riconoscimento della dignità deilavoratori. «L’unico che ci ritro-vammo a fianco — ci ha detto — fupadre Bergoglio. Anche lui lottavacontro le diverse forme di schiavitùcui erano sottoposti i lavoratori,contro la tratta degli esseri umaniusati come macchine da produ-zione».

«Personalmente — ha aggiunto —ho avuto l’onore di incontrarlo inoccasione della messa che celebravaproprio per i lavoratori, anche per ic a r t o n e ro s . Una volta ci è venuto atrovare proprio nel bel mezzo dellanostra protesta. Ci ha portato con-forto e si è impegnato perché nonci fossero più esclusioni e schiavitùtra la gente che lavora. Da lui ab-biamo imparato a lottare per il no-stro modo di vita, per migliorarlo eperché venisse riconosciuta la suadignità». Da quel giorno è nato unrapporto molto stretto tra il Papa ei c a r t o n e ro s . Ogni anno, quandol’arcivescovo celebrava la messa inPlaza de Constitución per richiama-re l’attenzione dell’opinione pubbli-ca sulla necessità di creare una so-cietà senza schiavi e senza esclusi,Sergio Sánchez portava all’altare leofferte raccolte tra i suoi colleghida destinare alla carità.

Ha l’aspetto di un uomo che hadovuto faticare molto nella vita, madalle sue parole si notano fierezza edignità. I c a r t o n e ro s sono personeche raccolgono per le strade diBuenos Aires tutto quanto è possi-bile riciclare: ferro, carta, plastica.«Il nostro lavoro — ci ha spiegato —è altamente ecologico: evitiamo chesi inquinino le falde acquifere, chesi taglino migliaia di alberi».

José María del Corral, invece, èlegato a Papa Francesco mediantedue iniziative — delle quali è diret-tore — dedicate all’educazione deigiovani della capitale argentina. Ciha spiegato che l’Escuela de vecinosè nata dodici anni fa, per impulsodel cardinale Bergoglio, il quale«riteneva che i giovani non fosseroindifferenti a quello che succedevaintorno a loro, anzi dovessero par-teciparvi come vicini, cioè come cit-tadini». Così è stato organizzato «ilprimo gruppo interreligioso, com-posto da ragazzi provenienti dascuole secondarie cattoliche, evan-geliche ed ebraiche. Discutevano diproblemi comuni, come droga, vio-lenza, illegalità, insicurezza e hannoimparato a capire che insiemeavrebbero potuto fare qualcosa diutile». La loro diversa appartenenzareligiosa non li spaventava; anziscoprirono che proprio «la diversitàera la cosa più attraente». Ebrei,musulmani ed evangelici hanno ini-ziato così a dialogare tra loro ehanno ispirato la legislazionesull’educazione dei giovani a Bue-nos Aires. «Con quelle norme — ciha detto José María — venne fissatoil principio per cui l’educazionenon passa solo dall’aula della scuo-la, ma deve trovare riscontro inogni ambiente. Siamo tutti educato-ri: la polizia, i papà, i c a r t o n e ro s , inpratica tutti gli abitanti della città».

Non ha avuto bisogno di essereinvitato per venire alla celebrazione,perché prima ancora che il cardina-le Bergoglio partisse per il concla-ve, gli aveva assicurato di averpronta la valigia per raggiungerlo aRoma. «Ero sicuro — ci ha detto —che lo avrei rivisto da Papa».

L’immaginetta ricordostampata per l’inizio del ministero petrinodi Papa Francesco,con la sua fotografia e, sul retro, la scritta:Fra n c i s c u s19 marzo 2013Sollemnitas Sancti Josephi

vengono prima della messa. È il car-dinale protodiacono Jean-Louis Tau-ran a salire alla sede per imporre ilpallio di lana bianca con le crocirosse sulle spalle del nuovo Papa,seduto con la mitra sul capo; seguela preghiera del primo dei cardinalipresbiteri, Godfried Danneels.Quindi il cardinale decano AngeloSodano consegna l’anello del pesca-tore. Realizzato in argento dorato,su calco in cera di una realizzazionedi Enrico Manfrini per Paolo VI,rappresenta San Pietro con le chiavi.Infine sei porporati, due per ciascu-no dei tre ordini cardinalizi prestanoil giuramento di obbedienza: Tarci-sio Bertone, segretario di Stato, eGiovanni Battista Re, che ha presie-duto il conclave, per i vescovi; Joa-chim Meisner e Jozef Tomko, per ipreti; Renato Raffaele Martino eFrancesco Marchisano per i diaconi.Durante il rito la Cappella Sistina,diretta da monsignor Massimo Pa-lombella, esegue il Tu es Petrus. Poiinizia la messa in latino, direttadall’Ufficio delle celebrazioni litur-giche del Sommo Pontefice, con ilservizio svolto dai frati minori delsantuario della Verna e dai france-scani conventuali del Seraphicum.

Il clima di festa lascia allora spa-zio al silenzioso raccoglimento. Leletture sono proclamate in inglese laprima — tratta dal libro del profetaSamuele — e in spagnolo la seconda,presa dalla Lettera di San Paolo aiRomani. Il salmo 88 è cantato daun bambino, mentre il vangelo se-condo Matteo è intonato in grecodal diacono. Quindi Papa France-sco, deposta la mitra, si alza in piedie con l’evangeliario in mano, dopoaverlo baciato, li benedice in silen-zio. Poi legge l’omelia in italiano,scandita dai ripetuti applausi del-l’assemblea nei passaggi più signifi-cativi.

Al canto del C re d o , seguono le in-tenzioni dei fedeli: in lingua russa siprega per la Chiesa, in francese peril Papa Francesco, in arabo per i go-vernanti, in swahili (lingua africana)

delle Chiese orientali ortodosse. So-no oltre trenta le delegazioni diChiese e confessioni cristiane pre-senti al rito, insieme con i vertici delPontificio Consiglio per la promo-zione dell’Unità dei Cristiani.

Dopo la comunione — distribuitada cinquecento sacerdoti — il vesco-vo di Roma imparte la benedizione.Dalla piazza si leva il grido «Viva ilPapa, viva Francesco» ed echeggia-no lunghi applausi. Si scioglie il cli-ma di raccoglimento, riprende la fe-sta, mentre il canto mariano del Sal-ve Regina — con il Papa che sosta inpreghiera davanti alla statua lignea

o quando alza il pollice nell’incon-fondibile segno di «ok».

Un nuovo boato si leva quandofa fermare la papamobile per scen-dere a baciare sulla fronte un disabi-le in barella. L’uomo, un marchigia-no assistito dall’Unitalsi, nel 1982incontrò da vicino anche GiovanniPaolo II.

«Da lontano sei arrivato e con lasemplicità ci hai conquistato» recitauno dei tanti cartelli innalzati insie-me agli striscioni. Molti sono nellalingua di Papa Bergoglio, lo spagno-lo; altri ne richiamano lo stile fran-cescano, come quello con su scritto:«Assisi ti aspetta».

Rientrato in basilica e rivestitisemplici paramenti liturgici nellacappella della Pietà, Papa Francescoavvia la celebrazione, mentre i fedeline seguono i passi attraverso i maxi-schermi: i quattro che da settimanesono collocati su piazza San Pietro eil quinto aggiunto in piazza Pio XIIper quanti non riescono ad accedereall’interno del colonnato.

Il Pontefice scende al sepolcro diSan Pietro nelle Grotte Vaticane persostarvi inginocchiato in preghiera.Lo accompagnano i capi delle Chie-se orientali cattoliche, patriarchi earcivescovi maggiori, nelle vesti li-turgiche di varia foggia a secondadella tradizione di appartenenza. Ementre il Papa incensa il Tro p h a e u mapostolico, due diaconi prendono lacapsella — il reliquiario contenente ilpallio papale e l’anello piscatorio —e l’evangeliario, per recarli proces-sionalmente e deporli sull’altare del-la celebrazione allestito sul sagrato.

Subito dietro, il Papa risale in ba-silica e si unisce alla lunga teoria de-gli oltre 160 concelebranti: i patriar-chi orientali e, in casula dorata, icardinali suoi elettori e gli altrimembri del Collegio che non hannopartecipato al conclave perché ul-traottantenni; l’arcivescovo LorenzoBaldisseri, segretario della Congre-gazione per i Vescovi e del Collegiocardinalizio, i padri José RodríguezCarballo, ministro generale dell’o rd i -

Page 8: Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente ... · dire», spiegando che non si tratta di una prerogativa dei cristiani ma di una responsabilità che «riguarda tutti».

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 20 marzo 2013

Con la messa in piazza San Pietro inizia il ministero del successore di Pietro

La vocazione del custodireCon la messa celebrata in piazza SanPietro nella mattina di martedì 19marzo, solennità di san Giuseppe, haavuto inizio il ministero petrino diFrancesco. Pubblichiamo di seguito lasua omelia.

Cari fratelli e sorelle!Ringrazio il Signore di poter cele-brare questa Santa Messa di iniziodel ministero petrino nella solennitàdi San Giuseppe, sposo della Vergi-ne Maria e patrono della Chiesa uni-versale: è una coincidenza molto ric-ca di significato, ed è anche l’ono-mastico del mio venerato Prede-cessore: gli siamo vicini con la pre-ghiera, piena di affetto e di ricono-scenza.

Con affetto saluto i Fratelli Cardi-nali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,i religiosi e le religiose e tutti i fedelilaici. Ringrazio per la loro presenzai Rappresentanti delle altre Chiese eComunità ecclesiali, come pure irappresentanti della comunità ebrai-ca e di altre comunità religiose. Ri-volgo il mio cordiale saluto ai Capidi Stato e di Governo, alle Delega-zioni ufficiali di tanti Paesi del mon-do e al Corpo Diplomatico.

Abbiamo ascoltato nel Vangeloche «Giuseppe fece come gli avevaordinato l’Angelo del Signore e pre-se con sé la sua sposa» (Mt 1, 24).In queste parole è già racchiusa lamissione che Dio affida a Giuseppe,

custodia dell’uomo, ed è una re-sponsabilità che ci riguarda tutti.Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno aquesta responsabilità di custodire,quando non ci prendiamo cura delcreato e dei fratelli, allora trova spa-

quella di essere custos, custode. Cu-stode di chi? Di Maria e di Gesù;ma è una custodia che si estende poialla Chiesa, come ha sottolineato ilbeato Giovanni Paolo II: «San Giu-seppe, come ebbe amorevole cura diMaria e si dedicò con gioioso impe-gno all’educazione di Gesù Cristo,così custodisce e protegge il suo mi-

Come vive Giuseppe la sua voca-zione di custode di Maria, di Gesù,della Chiesa? Nella costante atten-zione a Dio, aperto ai suoi segni, di-sponibile al suo progetto, non tantoal proprio; ed è quello che Dio chie-de a Davide, come abbiamo ascolta-to nella prima Lettura: Dio non de-sidera una casa costruita dall’uomo,ma desidera la fedeltà alla sua Paro-

Ricordiamo che l’odio, l’invidia, lasuperbia sporcano la vita! Custodirevuol dire allora vigilare sui nostrisentimenti, sul nostro cuore, perchéè proprio da lì che escono le inten-zioni buone e cattive: quelle che co-struiscono e quelle che distruggono!Non dobbiamo avere paura dellabontà, anzi neanche della tenerezza!

dobbiamo avere timore della bontà,della tenerezza!

Oggi, insieme con la festa di sanGiuseppe, celebriamo l’inizio del mi-nistero del nuovo Vescovo di Roma,Successore di Pietro, che comportaanche un potere. Certo, Gesù Cristoha dato un potere a Pietro, ma diquale potere si tratta? Alla triplicedomanda di Gesù a Pietro sull’amo-re, segue il triplice invito: pasci imiei agnelli, pasci le mie pecorelle.Non dimentichiamo mai che il veropotere è il servizio e che anche il Pa-pa per esercitare il potere deve en-trare sempre più in quel servizio cheha il suo vertice luminoso sulla Cro-ce; deve guardare al servizio umile,concreto, ricco di fede, di san Giu-seppe e come lui aprire le bracciaper custodire tutto il Popolo di Dioe accogliere con affetto e tenerezzal’intera umanità, specie i più poveri,i più deboli, i più piccoli, quelli cheMatteo descrive nel giudizio finalesulla carità: chi ha fame, sete, chi èstraniero, nudo, malato, in carcere(cfr. Mt 25, 31-46). Solo chi servecon amore sa custodire!

Nella seconda Lettura, san Paoloparla di Abramo, il quale «credette,saldo nella speranza contro ognisperanza» (Rm 4, 18). Saldo nellasperanza, contro ogni speranza! An-che oggi davanti a tanti tratti di cie-lo grigio, abbiamo bisogno di vederela luce della speranza e di dare noistessi la speranza. Custodire il crea-to, ogni uomo ed ogni donna, conuno sguardo di tenerezza e amore, èaprire l’orizzonte della speranza, èaprire uno squarcio di luce in mezzoa tante nubi, è portare il calore dellasperanza! E per il credente, per noicristiani, come Abramo, come sanGiuseppe, la speranza che portiamoha l’orizzonte di Dio che ci è statoaperto in Cristo, è fondata sulla roc-cia che è Dio.

Custodire Gesù con Maria, custo-dire l’intera creazione, custodire ognipersona, specie la più povera, custo-dire noi stessi: ecco un servizio cheil Vescovo di Roma è chiamato acompiere, ma a cui tutti siamo chia-mati per far risplendere la stella del-la speranza: Custodiamo con amoreciò che Dio ci ha donato!

Chiedo l’intercessione della Vergi-ne Maria, di san Giuseppe, dei santiPietro e Paolo, di san Francesco, af-finché lo Spirito Santo accompagniil mio ministero, e a voi tutti dico:pregate per me! Amen.

za costante e una fedeltà totale, an-che quando non comprende. Dalmatrimonio con Maria fino all’episo-dio di Gesù dodicenne nel Tempiodi Gerusalemme, accompagna conpremura e tutto l’amore ogni mo-mento. È accanto a Maria sua sposanei momenti sereni e in quelli diffi-cili della vita, nel viaggio a Betlem-me per il censimento e nelle ore tre-pidanti e gioiose del parto; nel mo-mento drammatico della fuga inEgitto e nella ricerca affannosa delfiglio al Tempio; e poi nella quoti-dianità della casa di Nazaret, nel la-boratorio dove ha insegnato il me-stiere a Gesù.

la, al suo disegno; ed è Dio stessoche costruisce la casa, ma di pietrevive segnate dal suo Spirito. E Giu-seppe è “custo de”, perché sa ascolta-re Dio, si lascia guidare dalla suavolontà, e proprio per questo è an-cora più sensibile alle persone chegli sono affidate, sa leggere con rea-lismo gli avvenimenti, è attento a ciòche lo circonda, e sa prendere le de-cisioni più sagge. In lui, cari amici,vediamo come si risponde alla voca-zione di Dio, con disponibilità, conprontezza, ma vediamo anche qual èil centro della vocazione cristiana:Cristo! Custodiamo Cristo nella no-stra vita, per custodire gli altri, percustodire il creato!

La vocazione del custodire, però,non riguarda solamente noi cristiani,ha una dimensione che precede eche è semplicemente umana, riguar-da tutti. È il custodire l’intero crea-to, la bellezza del creato, come civiene detto nel Libro della Genesi ecome ci ha mostrato san Francescod’Assisi: è l’avere rispetto per ognicreatura di Dio e per l’ambiente incui viviamo. È il custodire la gente,l’aver cura di tutti, di ogni persona,con amore, specialmente dei bambi-ni, dei vecchi, di coloro che sonopiù fragili e che spesso sono nellaperiferia del nostro cuore. È l’avercura l’uno dell’altro nella famiglia: iconiugi si custodiscono reciproca-mente, poi come genitori si prendo-no cura dei figli, e col tempo anchei figli diventano custodi dei genitori.È il vivere con sincerità le amicizie,che sono un reciproco custodirsi nel-la confidenza, nel rispetto e nel be-ne. In fondo, tutto è affidato alla

Custodiamo Cristonella nostra vita, abbiamo cura

gli uni degli altri,custodiamo il creato con amore

(@Pontifex_it)

per favore, a tutti coloro che occu-pano ruoli di responsabilità in ambi-to economico, politico o sociale, atutti gli uomini e le donne di buonavolontà: siamo “custo di” della crea-zione, del disegno di Dio iscrittonella natura, custodi dell’a l t ro ,dell’ambiente; non lasciamo che se-gni di distruzione e di morte accom-pagnino il cammino di questo nostromondo! Ma per “custo dire” dobbia-mo anche avere cura di noi stessi!

E qui aggiungo, allora, un’ulterio-re annotazione: il prendersi cura, ilcustodire chiede bontà, chiede di es-sere vissuto con tenerezza. Nei Van-geli, san Giuseppe appare come unuomo forte, coraggioso, lavoratore,ma nel suo animo emerge una gran-de tenerezza, che non è la virtù deldebole, anzi, al contrario, denotafortezza d’animo e capacità di atten-zione, di compassione, di vera aper-tura all’altro, capacità di amore. Non

stico corpo, laChiesa, di cui laVergine Santa è fi-gura e modello»(Esort. ap. Redem-ptoris Custos, 1).

Come esercitaGiuseppe questacustodia? Con di-screzione, conumiltà, nel silenzio,ma con una presen-

Il vero potere è il servizio.Il Papa deve servire tutti,

specie i più poveri,i più deboli, i più piccoli

(@Pontifex_it)

zio la distruzione eil cuore inaridisce.In ogni epoca dellastoria, purtroppo,ci sono degli “E ro -de” che tramano di-segni di morte, di-struggono e detur-pano il voltodell’uomo e delladonna.

Vorrei chiedere,