Presentazione Storia Dell'Arte- Architettura Neoclassica

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Il neoclassicismo nell’architettura Laura Lobina 4^F a. s. 2011/2012

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Caratteri generali dell'architettura neoclassica

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Il neoclassicismo nell’architettura

Laura Lobina 4^F a. s. 2011/2012

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Che cos’è il Neoclassicismo?

Il neoclassicismo è un movimento culturale fiorito tra la metà del Settecento e i prime decenni dell’ Ottocento. Delineatosi in parallelo alle scoperte archeologiche, può essere ricollegato ad atteggiamenti tipici del pensiero illuminista, in particolare alla volontà di recuperare l’ originaria semplicità naturale.

Il neoclassicismo intendeva imporre, contro i toni mossi e le irregolarità del barocco, quei modelli di compostezza e armonia che allora sembrarono rintracciabili solo nell’arte antica. La Roma repubblicana fu assunta a modello durante la rivoluzione francese; la Roma imperiale, durante l’età napoleonica; mentre la civiltà greca restò l’esempio perfetto di armonico sviluppo della personalità umana. Nella classicità si vagheggiò utopisticamente una perfezione di carattere non solo estetico, ma anche etico e civile, alle radici del quale stava la razionalità degli antichi, il loro sapersi mettere all’unisono con leggi eterne della natura.

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La società che cambia. Il neoclassicismo fu un fenomeno molto complesso, che non interessò solo le arti figurative, anzi implicò un profondo rinnovamento della cultura sotto la spinta di molteplici forze. Verso la fine del secolo le mutate condizioni politiche e sociali, con l’avvento della borghesia, la rivoluzione francese e l’inizio della rivoluzione industriale in Inghilterra, portarono alla ribalta una nuova classe di committenti, modificando anche la posizione dell’artista nella società e inducendolo ad assumersi nuovi impegni civili al servizio della comunità. È in questo periodo che le istanze del neoclassicismo si intrecciano con quelle del nascente romanticismo, favorendo il rovesciamento della prescrizione anti-passionale del movimento alle sue origini, l’interpretazione del modello antico come fonte di animosi pensieri e sentimenti, e quella del mito come nostalgia di un tempo ricco di immaginazione e civilizzazione. Le istanze politico-sociali che agirono sul neoclassicismo fecero sì che l’architettura di questo periodo si mettesse sempre più al servizio della collettività e dello stato: si costruirono così scuole, musei, ospedali, mercati, caselli daziari, prigioni ecc.

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In Europa.Nella pratica architettonica il primo impulso innovatore venne dall’ Inghilterra, dove il palladianesimo aveva già in se non pochi elementi neoclassici. Dopo la metà del secolo il neoclassicismo inglese trovò compiuta espressione nelle opere di W. Chambers e R. Adam: in quest’ ultimo, l’eleganza degli interni si accompagna spesso a una ricerca di monumentalità negli esterni. In Francia, gli architetti attivi della seconda metà del Settecento, si servirono di elementi morfologici classici per elaborare un linguaggio nuovo, razionale, basato sui solidi geometrici più semplici. Quest’ architettura “rivoluzionaria” non andò spesso dopo la fase della progettazione, a conferma delle tendenze utopistiche insite nel neoclassicismo. Durante l’impero architettura e urbanistica furono ancora più direttamente al servizio del potere politico.

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In Italia.In Italia, Roma fu un attivissimo centro neoclassico, punto d’incontro di maggiori artisti europei. L’Italia, proponendo una rispondenza della forma alla funzione ed una spiccata sobrietà, svilupperà modelli che si diffonderanno in tutta Europa. A Milano una prima fase neoclassica si ebbe in età teresiano- giuseppina con G. Piermarini, G. Albertolli, L. Pollack ecc. durante il periodo napoleonico, con G.A. Antolini, L. Cagnola e P. Canonica, la funzione civile dell’ architettura divenne predominante e fu steso anche un grandioso piano di intervento urbanistico. Nello stesso periodo a Roma, G. Valadier svolgeva la sua attività di architetto e urbanista.

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Piermarini, noto come originale interprete del linguaggio neoclassico, utilizzò gli elementi architettonici come le colonne, i pilastri, le cornici, per scandire ritmicamente le facciate più che per costruirne un fisico rilievo. L'equilibrio è la componente essenziale della sua architettura, che tuttavia non assumerà mai la totale freddezza tipica di una architettura neoclassica di sterile imitazione. A Milano realizza varie sistemazioni urbanistiche e la Villa Reale di Monza, impostata su di uno schema aperto che si articola in un parco circostante. Autore del Teatro alla Scala di Milano, del 1778, realizza una facciata ornata con colonne appoggiate su di una base a bugnato. Vi inserisce un portico carrozzabile che costituisce un elemento di forte caratterizzazione. Valadier realizza la facciata della chiesa di San Rocco. Architetto romano, Valadier, non è animato né da programmi di carattere ideologico-sociale, né è condizionato dall'essere a servizio di una particolare tipologia di committenza. Valadier è stato definito: “stilista puro e perfetto, ma senza l'ambizione di fare opere immortali”. Ed è forse proprio questo il suo segreto, l'innato senso di misura che gli conferisce la palma di artista neoclassico puro.A Milano opera Pollak, viennese, cui si deve la Villa Reale situata all'interno di un giardino all'inglese.

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Villa Reale di Monza - Giuseppe Piermarini

La Villa Reale di Monza con i suoi giardini ed un vasto parco fu costruita tra il 1777 e il 1780 su commissione di Maria Teresa d'Austria, e su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, come residenza estiva per il figlio della Regina, Ferdinando II, Governatore Austriaco della Lombardia; Monza fu scelta per la salubrità dell'aria, e l'amenità del luogo. Piermarini realizza un edificio esemplare della razionalità neoclassica adattata alle esigenze di una realtà suburbana. I tre corpi principali, disposti a U, delimitano un'ampia corte d'onore chiusa all'estremità dai due volumi cubici della Cappella e della Cavallerizza, da cui partono le ali più basse dei fabbricati di servizio: si definisce in tal modo uno spazio razionale, costituito dall'ordinata disposizione dei volumi che si intersecano ortogonalmente e che, progressivamente, si sviluppano in altezza. Nella Villa reale di Monza si sottolinea un percorso che, attraverso un viale principale, collega la villa al centro del potere.L'essenzialità stilistica dell'edificio è dovuta, oltre che a precise scelte di gusto, anche a ragioni politiche: la corte illuminata di Vienna preferiva evitare un'eccessiva ostentazione di ricchezza e potere in un paese occupato. Anche gli interni si accordano al principio di razionalità e semplicità che caratterizza l'intero progetto.

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La costruzione di una nuova chiesa per la città di Nuoro avvenne per volontà del vescovo Giovanni Maria Bua, nella prima metà del XIX secolo ed il progetto venne affidato al frate architetto Antonio Cano. La cattedrale di Nuoro, in stile Neoclassico è un edificio monumentale che si affaccia su una vasta piazza del centro storico cittadino (piazza Santa Maria della Neve). L'esterno della chiesa è caratterizzato dalla facciata, che ricorda un tempio di età classica, con quattro imponenti colonne in granito e capitelli ionici che reggono il timpano triangolare. Il prospetto è incorniciato da due campanili identici, coperti alla sommità da una piccola cupola. L'interno è ampio e solenne, con un'unica, vasta navata voltata a botte. Il perimetro della chiesa è percorso da una trabeazione retta da paraste con capitelli corinzi. Nella navata si aprono tre cappelle per lato, intercomunicanti e dotate di absidi semicircolari; gli ampi spazi tra una cappella e l'altra creano l'effetto di navatelle laterali. La cattedrale di Santa Maria della Neve è la chiesa madre della diocesi di Nuoro ed il duomo della città. È dedicata alla Madonna della Neve (da cui prende il nome la cattedrale) patrona di Nuoro. Il culto è strettamente legato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Cattedrale Santa Maria della Neve- frate Antonio Cano