Presentazione standard di...

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Nuova Serie Numero 2 Anno Scolastico 2015-2016 Corriera 5 ° B E’ una cosa assurda!!! Però alcuni filosofi dell’antichità, come ad esempio Aristotele, credevano che si potesse arrivare alla pace attraverso la guerra, o comunque una rivoluzione violenta. Io penso che si possa arrivare a vivere in un mondo di pace anche senza mettere in atto delle azioni violente, bensì comunicando mettendosi d’accordo. Sono d’accordo invece con il pensiero del grande pacifista indiano Gandhi il quale disse che "non c'è strada che porti alla pace che non sia la pace, l'intelligenza e la verità". Nei conflitti non ci sono pace, intelligenza o verità. C’è desolazione, distruzione, confusione, fame. Nelle guerre ci sono soldati in pericolo e mogli che li aspettano, senza sapere cosa sarà di loro, con in braccio un bambino. Niente può assicurare la salvezza durante la guerra, poiché dove c’è guerra c’è distruzione, soprattutto per la popolazione civile. Per me l’uomo dopo aver passato tantissime guerre non ha ancora capito che se ci fosse la pace il mondo sarebbe migliore, invece ancora adesso in questo momento, in questo istante in molte parti del mondo, come in Siria c’è in atto una guerra, ci sono atti di terrorismo e questo vuol dire migliaia di persone morte, ma soprattutto bambini morti. Perciò dico questo: “bisogna togliere la vita a delle persone e quindi a dei bambini per avere più territorio? Per me no, perché è una pazzia!” E’ appena passato il 2015, anno del centenario della Prima Guerra Mondiale. Essa fu il conflitto armato che coinvolse le potenze mondiali tra il 1914 e la fine del 1918. Inizialmente fu chiamata “Guerra Europea”, ma con l’ingresso dell’Impero Britannico, gli Stati Uniti e l’Impero Giapponese venne chiamata “Guerra Mondiale” o “Grande Guerra”. Di questo conflitto però mi piace ricordare la “Tregua di Natale”, quando tedeschi e britannici misero da parte la guerra e festeggiarono la notte più importante di tutto l’anno. Quella notte è stata molto importante per il mondo, perché nel bel mezzo della guerra i soldati disobbedirono ai loro capi per festeggiare la notte della Vigilia di Natale. La cosa più bella però è stata quando i due schieramenti organizzarono amichevolmente delle partite di calcio. Nonostante siano passati 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale, dove purtroppo ci sono state moltissime altre vittime come anche nella Seconda Guerra Mondiale, un altro conflitto sanguinoso che ha visto anche lo sterminio degli Ebrei, oggi sono in atto molte guerre in cui addirittura vengono utilizzati bambini allo scopo di uccidere. Perché sin dall’antichità l’uomo lotta? Beh secondo me lotta per avere il potere di territori, se no che motivo ci sarebbe? In ogni guerra ci sono sempre morti e oltre questo non ottengono niente. Io non capisco, vogliono buttare così la loro vita solo per conquistare più potere? Sarah B.

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Nuova Serie Numero 2 Anno Scolastico 2015-2016

Corriera 5°B

E’ una cosa assurda!!!

Però alcuni filosofi dell’antichità, come ad esempio Aristotele, credevano che si potesse arrivare alla pace attraverso la guerra, o comunque una rivoluzione violenta.

Io penso che si possa arrivare a vivere in un mondo di pace anche senza mettere in atto delle azioni violente, bensì comunicando mettendosi d’accordo.

Sono d’accordo invece con il pensiero del grande pacifista indiano Gandhi il quale disse che "non c'è strada che porti alla pace che non sia la pace, l'intelligenza e la verità".

Nei conflitti non ci sono pace, intelligenza o verità. C’è desolazione, distruzione, confusione, fame. Nelle guerre ci sono soldati in pericolo e mogli che li aspettano, senza sapere cosa sarà di loro, con in braccio un bambino.

Niente può assicurare la salvezza durante la guerra, poiché dove c’è guerra c’è distruzione, soprattutto per la popolazione civile.

Per me l’uomo dopo aver passato tantissime guerre non ha ancora capito che se ci fosse la pace il mondo sarebbe migliore, invece ancora adesso in questo momento, in questo istante in molte parti del mondo, come in Siria c’è in atto una guerra, ci sono atti di terrorismo e questo vuol dire migliaia di persone morte, ma soprattutto bambini morti.

Perciò dico questo: “bisogna togliere la vita a delle persone e quindi a dei bambini per avere più territorio? Per me no, perché è una pazzia!”

E’ appena passato il 2015, anno del centenario della Prima Guerra Mondiale. Essa fu il conflitto armato che coinvolse le potenze mondiali tra il 1914 e la fine del 1918.

Inizialmente fu chiamata “Guerra Europea”, ma con l’ingresso dell’Impero Britannico, gli Stati Uniti e l’Impero Giapponese venne chiamata “Guerra Mondiale” o “Grande Guerra”.

Di questo conflitto però mi piace ricordare la “Tregua di Natale”, quando tedeschi e britannici misero da parte la guerra e festeggiarono la notte più importante di tutto l’anno.

Quella notte è stata molto importante per il mondo, perché nel bel mezzo della guerra i soldati disobbedirono ai loro capi per festeggiare la notte della Vigilia di Natale. La cosa più bella però è stata quando i due schieramenti organizzarono amichevolmente delle partite di calcio.

Nonostante siano passati 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale, dove purtroppo ci sono state moltissime altre vittime come anche nella Seconda Guerra Mondiale, un altro conflitto sanguinoso che ha visto anche lo sterminio degli Ebrei, oggi sono in atto molte guerre in cui addirittura vengono utilizzati bambini allo scopo di uccidere.

Perché sin dall’antichità l’uomo lotta? Beh secondo me lotta per avere il potere di territori, se no che motivo ci sarebbe? In ogni guerra ci sono sempre morti e oltre questo non ottengono niente. Io non capisco, vogliono buttare così la loro vita solo per conquistare più potere?

Sarah B.

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Il Guernica è un dipinto realizzato da Pablo Picasso per ricordare il terribile accaduto del 26 aprile 1937: il bombardamento aereo in Spagna durante la Guerra Civile Spagnola. È ormai storicamente accertato che la distruzione della omonima città fu causata dal bombardamento nazista.

Il quadro si legge da destra a sinistra: a destra c’è un edificio che può sembrare in fiamme, una madre che tiene in braccio il bambino morto, un toro(simbolo della brutalità), un cavallo con la testa da asino (simbolo del sacrificio), una lampada ad olio in mano ad una donna che si trova al centro dell’ opera che simboleggia l’ involuzione tecnologica e sociale.

A sinistra c’è una colomba che richiama la pace, il cavallo simbolo della follia della guerra, mentre, il toro rappresenta la Spagna offesa.

Quest’opera di Picasso è chiaramente una protesta contro la distruzione e la guerra in generale.

Guardando tutti gli elementi rappresentati, si vedono la sofferenza e la violenza: a destra c’è una donna che alza disperata le braccia al cielo, mentre in basso c'è un cadavere che stringe nella mano destra una spada spezzata, da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore.

Il senso del dramma è rappresentato dai corpi tutti deformati e dalle linee che si tagliano vicendevolmente… elementi che fanno pensare ad urli disperati.

I colori utilizzati sono esclusivamente con toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l'assenza di vita, la drammaticità e la crudeltà della guerra.

Se guardiamo bene nell'opera, c'è una lampadina che simboleggia la speranza.

Il capolavoro di Picasso si mostra al mondo presso il Museo Nazionale “Centro de Arte Reina Sofia” a Madrid, ma una copia del Guernica si trova nel corridoio davanti la sala del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU.

Martina D. G., Veronica G. , Federico S. & Marco T.

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In un paese che si chiama “Pasticcio”, su una collina c’è una casetta (beh, si fa per dire) un po’ strampalata dove vivono padre e figlio.

Genovaldo faceva uno strano effetto sulla gente. Li faceva ridere. Non raccontava barzellette, non cercava di essere piacevole, ma bastava chiamarlo per cognome “Comediavolosichiama” che la gente scoppiasse a ridere.

Un giorno, “Comediavolosichiama” andò al mercato a comprare “comediavolofono”, il nome che il papà dava a ogni cosa di cui non sapeva il nome, (consisteva in due bicchieri di carta unita da un filo lungo 1000 metri). Tornato dal mercato il padre diede il bicchiere al figlio Genovaldo.

Il filo partiva dal tetto della casa e correva fino alla cima più alta del monte, dove il figlio si era costruito una casetta (molto disordinata). Era l’unico posto del paese dove potesse stare, senza far ridere la gente, eccetto gli alpinisti!

Il padre iniziò ad usare il “comediavolofono” per chiamare il figlio, che si rifugiava da solo sul monte: “mi tanchi proprio mato, voglio dire mi manchi proprio tanto, da quando sei in giro tu niente fa nessuno, voglio dire nessuno fa niente.

Figlio mio, quando sei in giro tu nessun manto viene armato, ehm…nessun campo viene arato, nessuna carpa è risoluta, cioè nessuna scarpa è risuolata. E ti piro il derchè, ti ridò il cherpè, ti dirò il perché: sei troppo amabile. Genovaldo! Hai bisogno di essere più viaggio, maggio, fraggio, ecco saggio!

Un posto sarai al mio giorno, ehm… un giorno sarai al mio posto e vorrai vermetto, rospetto, rispetto”.

Proprio una stranissima lingua!!!

Federico S.

La nave del Titanic è partita il 12 aprile ed è affondata il 15 aprile del 1912.

Da quel momento i passeggeri non riuscirono più a finire il viaggio tanto sperato per arrivare a New York. Era la sera del 15 aprile 1912 ed era tutto tranquillo, (beh non proprio tutto!!!) quando il capitano vide che la nave si stava avvicinando fin troppo ad un iceberg.

A quel punto l’equipaggio della nave avvisò tutti i passeggeri ai quali fecero indossare dei salvagenti, casomai dovessero affondare…

E’ stato realizzato un film nel quale la sopravvissuta Rose, una dei due protagonisti, ormai diventata anziana, per aiutare le indagini sul ritrovamento del Titanic dovette raccontare tutto su quell’ esperienza.

La donna, come se volesse ricongiungersi con il suo amore perduto, gettò il “cuore dell’oceano”, un ciondolo che il suo amato le aveva regalato sul Titanic, in mare.

Probabilmente nel 2016 un multimilionario di nome Palmer costruirà una nave gemella come la nave madre del Titanic e la chiamerà “Titanic II”. Finirà il tragitto che non avevano potuto terminare?

Chissà chi ci vorrà salire e vivere quello che avevano vissuto i passeggeri nel 1912, dopo quello che è successo?!

Stefania C.

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Il ragù napoletano nacque alla fine del XVI secolo, quando il pomodoro arrivò in Italia. Il ragù, dal francese «Ragout», è un tipo di cottura di carne e verdure, simile allo spezzatino.

La tradizione vuole che l’ “orrau”, in napoletano, venga cotto in un tegame di rame e che la sua preparazione inizi al mattino, addirittura la sera precedente, dato che deve cuocere per molto tempo (almeno 6 ore) a fuoco basso e la consistenza del pomodoro deve diventare molto cremosa. Le carni impiegate nella preparazione del ragù sono numerose, variano anche da quartiere a quartiere. Inoltre, la carne non è macinata (come il ragù alla Bolognese) ma è cotta a pezzi grossi, a volte farciti con ingredienti vari (solitamente: aglio, formaggio, noce moscata, prezzemolo, uva passa e dadini di formaggio).

Dato che esistono infinite varianti di ragù Napoletano, proponiamo una ricetta semplice ma che mantiene inalterata la tradizione delle case napoletane.

Ingredienti: 500g di costine di maiale 1 cipolla bianca 4 cucchiai di olio 100 ml di vino rosso secco 1 kg di passata di pomodoro 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro pepe e sale q.b.

Preparazione: mettere le spuntature in una ciotola, unire un pizzico di sale e una generosa macinata di pepe e lasciare riposare per una decina di minuti circa. Spellare la cipolla e tritarla molto finemente e metterla nella pentola. Unire la carne. Farla dorare uniformemente su tutti i lati. Carne e cipolla dovranno rosolare insieme, la cipolla dovrà essere ben appassita e la carne dovrà fare la sua crosta su tutti i lati.

E’ quindi importante rimanere ai fornelli e continuare a girare la carne bagnandola con il vino non appena il sugo si sarà “asciugato”. Unire il pomodoro e il concentrato, e mescolare bene.

Quando il sugo riprende il bollore abbassare la fiamma al minimo e cuocere dalle 4 alle 6 ore. Di tanto in tanto mescolare con un cucchiaio di legno. Il risultato dovrà essere un sugo di un rosso scuro e con una salsa ben addensata.

Raffaele M., Lorenzo M. e Marco M.

Con questo spettacolo inizia il mese di dicembre. Un bellissimo mix di colori tra giallo, arancione e rosso l’Etna erutta nella regione più a sud dell’Italia: la Sicilia. Magma e lava bollenti ancora una volta hanno affascinato il popolo siculo.

Catania e dintorni sono stati coperti da un fumo nero di cenere, non vi sono stati danni a case ed edifici pubblici.

L’occasione di questa eruzione ci fa scrivere di questo vulcano che è il più grande dell'Europa ed è tra i vulcani più attivi del mondo.

La sua collocazione sopra il golfo di Catania e dunque la sua vicinanza al mare rendono ancor più imponente e affascinante il suo aspetto e questo attira ogni anno centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Quando si pensa ad un vulcano con il suo pennacchio di fumo si richiamano alla mente ambienti privi di vegetazione: ma queste condizioni si ritrovano solo oltre i 2000-2500 metri sull'Etna. Nelle fasce intermedie del vulcano si ritrova un ambiente florido e ricco di vegetazione che permette meravigliose escursioni!

I siciliani lo chiamano «Mungibeddu» o «'a Muntagna».

Nel corso della storia sono state frequenti le sue eruzioni che hanno modificato profondamente il paesaggio circostante. Le sue eruzioni avvengono sia in sommità, dove attualmente si trovano quattro crateri, sia dai fianchi. La durata di un'eruzione di fianco può essere di poche ore, però in altri casi può superare anche un anno.

Loredana P., Dejan N., Simone M. e Stephanie D.M.

Questo documento ricorda anche che il cibo deve essere suddiviso in modo equo in modo che tutti abbiano la stessa quantità e non che un paese c’è ne ha in abbondanza e l’ altro non ha neanche cibo per sfamare la sua famiglia. Pensate che in Africa per prendere anche un po’ d’acqua bisogna fare anche chilometri di strada a piedi, mentre noi bambini occidentali possiamo avere l’ acqua a portata di mano in ogni momento della nostra giornata.

Ma non sono solo gli adulti a rispettare queste leggi… anche noi bambini abbiamo firmato la carta di Milano, perché sappiamo che c’è un grosso problema e che molti bambini ora stanno morendo perché non hanno abbastanza cibo.

Infatti il nostro motto è: cibo buono per tutti! Tutti insieme potremo sconfiggere i quattro problemi del mondo: 1 mangiare poco o pochissimo 2 mangiare male 3 sprecare cibo 4 il fatto che nel mondo c’è chi ne ha troppo e chi non ne ha abbastanza.

La carta di Milano rappresenta l’eredità culturale di Expo Milano 2015. Il messaggio è che noi ci dobbiamo proteggere la Terra, così come la Terra si prende cura di noi.

Ecco perché il Governo italiano ha fortemente voluto questo documento condiviso che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione internazionale ad assumersi le proprie responsabilità per garantire e per garantirci il poter godere del diritto del cibo.

Sono stati tanti i temi di questa carta tra cui quello che l’uomo a differenza della religione, della carnagione o della sua provenienza debba avere del cibo sano e nutriente, dell’acqua pulita ed energia.

Quindi aver firmato questa carta ha significato il diritto universale dell’ alimentazione, perché il cibo è un bene culturale e sociale… attraverso il cibo puoi capire la persona e anche cosa e come si mangia in quel tipo di paese, città o Stato.

Sarah B.

Martina D.G., Federico S., Marco T. e Raffaele M.

Da una ricerca effettuata i dati rivelano che in Europa l'assunzione di verdure media è di 220 gr al giorno mentre il consumo di frutta è in media 166 gr al giorno. Quindi il consumo medio di frutta e verdura è 386 gr al giorno. I dati inoltre mostrano che il consumo di verdura è maggiore al Sud rispetto al Nord Europa e che le regioni con il più alto consumo di frutta sono quelli dell'Europa centrale e orientale, seguiti da quelli del Sud .

Si sa, la frutta e la verdura sono alimenti essenziali per la vita, ma allo stesso tempo non sono molto gradite ad alcune persone, tutti però hanno una preferenza. Vediamo quelle della 5 B!!!

Ti piace più la frutta o la verdura?

Frutta

Verdura

In conclusione abbiamo scoperto che la classe 5 B preferisce la frutta. Per essere in linea con le raccomandazioni dell’OMS dobbiamo impegnarci di più nel mangiare più verdure!!!!!!

Dicembre 2015 – Marzo 2016 Istituto Comprensivo «Leonardo da Vinci» - Scuola Primaria V B - Plesso «M. T. Calcutta» - Senago Insegnante M.T. Aurelio