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Presentazione Il XXI secolo è iniziato da 11 anni e la tecnologia

ha raggiunto mete in precedenza impensabili. In tempo reale, tramite il computer ed internet, ora si può:

• conoscere l’andamento della borsa di Hong Kong e di New York;

• mandare messaggi e ricevere messaggi da un parente residente nella lontana Australia;

• conoscere lo stato di salute del proprio conto corrente bancario;

• inviare le proprie foto alla persona amata che vive in altre località;

• Stabilire il percorso più conveniente per raggiungere una determinata strada di una città;

• Vedere dall’alto, come si stesse comodamente seduto su un seggiolino di un aereo, paesaggi, vie e monumenti;

• Trasmettere ad una casa editrice il voluminoso testo di un romanzo da stampare;

• Mettere in ordine alfabetico 10.000 parole.

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Queste appena elencate sono soltanto alcune delle innumerevoli operazioni che si possono effettuare tramite il proprio computer.

C’è, allora, da domandarsi: perché parlare di cambiale cioè di un obsoleto “titolo esecutivo all’ordine” che, allo stato, interessa ormai pochissime persone?

Parliamone, invece, perché ciò ci ricorda un periodo durante il quale – come gli intervistati di Rinaldo Bianchi ci descrivono – salvo eccezioni, esistevano due valori che ultimamente pare stiano scomparendo: la fiducia e l’onore!

La fiducia che il creditore concedeva al debitore, l’onore di chi, avendo ricevuto una determinata somma, avrebbe in ogni modo saldato il suo debito.

Ricordo le lunghe file, avanti agli sportelli bancari, di chi – denari alla mano – doveva ritirare la sospirata cambiale pena il protesto che rappresentava, specialmente se riportato nell’odiato bollettino letto da chiunque ne avesse necessità, un’autentica vergogna ed un freno alle proprie attività economiche.

Chi nella vita, non ha mai firmato qualche cambiale? Io stesso, dopo essermi diplomato e con i primi modesti lavori, acquistai un modesto mobile-letto ed una macchina da scrivere firmando “cambialette” puntualmente onorate.

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Ignoro se in precedenza qualche economista abbia scritto che il debito, quando si è in grado di eliminarlo gradualmente, è alla base dei propri progressi economici: posso soltanto testimoniare come ciò sia vero ed abbia rappresentato per me, come per moltissimi italiani, una “filosofia” di vita che mi ha accompagnato per lunghissimi anni.

Giovanbattista Pitoni

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“Introduzione e dedica”

Il libro prende spunto da storie vissute e narrate dalle persone del Fucino. Un percorso, a ritroso nel tempo, in un territorio famoso in Italia soprattutto per le battaglie dei Marsi contro i Romani, per il terremoto del 1915 e per il prosciugamento del lago del Fucino. Io, che mi sento in parte Marso, in parte Equo e con qualche avo Peligno, vivo il mio territorio, ancora a portata d’uomo, un po’ da tutte le angolazioni. Ho amici e conoscenti in quasi tutti i paesi fucentini e con le loro testimonianze ho voluto ricostruire la storia della cambiale nel nostro territorio. I paesi del Fucino hanno economie e tradizioni spesso differenti tra loro, si presentano alla vista come un’unica città, nata su un lago che non esiste più, che cresce sulle curve di livello dell’area circostante il vecchio lago a mo’ di circolo. Ci sono i paesi ex rivieraschi e quelli pedemontani, di notte, vedendoli dal centro dell’ex lago, quasi si toccano l’uno con l’altro e con le loro luci formano un ferro di cavallo, fermandosi proprio lì dove hanno avuto luce le prime civiltà locali e cioè fra le grotte e le palafitte di Ortucchio e gli scavi d’Amplero di Collelongo, a confine con le montagne di Trasacco.

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I vari paesi, pur avendo dialetti diversi e diverse vocazioni, hanno spesso vissuto fatti, drammi, storie ed eventi in comune. E’ stato proprio per questo motivo, volendo conoscere e capire la storia del pagherò nel territorio da vari punti di vista, che ho cominciato a fare un giro nei centri abitati in cerca di storie economiche legate al pagherò. Le economie locali, diverse fra loro, rappresentano uno specchio simile od uguale a molte altre economie locali italiane. Il Fucino, in effetti, include quasi tutte le attività produttive passando dall’agricoltura ortofrutticola all’industria tecnologica, dalle foreste ai sevizi, dal commercio al turismo naturalistico, dall’archeologia ai servizi avanzati. Un giorno, girovagavo con la macchina, pensando alle cose che turbavano l’esistenza economica delle persone e meditando sulla dignità delle stesse, mi venne in mente di realizzare un libro sulla cambiale ovvero sul credito d’onore. Attualmente viviamo un mondo in cui, ogni qualvolta ad una persona servono crediti, sia piccoli, sia grandi, per le personali esigenze di sviluppo o di mantenimento della vita stessa, si deve rivolgere ai mediatori del credito, non esistendo più di fatto il

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credito d’onore ed il rapporto diretto fra la parte debitrice/cliente e la parte creditrice/venditrice. Negli ultimi 20/25 anni, qui, come in qualunque altra parte d’Italia, è stato realizzato un processo, dalle banche e dal sistema creditizio in genere, che ha portato all’abbandono del primo mezzo di credito da parte della società civile e cioè il pagherò (cambiale). Le banche hanno fatto in modo, nel passato, che la gente comune abbandonasse l’uso della cambiale favorendo l’assegno bancario postdatato il quale, anche se illegale, è stato comunemente usato e tollerato per diversi anni. Agli assegni venivano apposte numerose girate, con le quali si creava un titolo di credito negoziabile nel tempo che ha permesso lo sviluppo del sistema creditizio personale e del commercio. Le banche, poi, da prima hanno limitato il numero degli stessi in circolazione, mettendone sempre meno in mano ai propri clienti ed ora ne hanno impedito, con le solite scuse di facciata e di regole, la possibilità della girata, rendendoli esigibili a tutti gli effetti al solo creditore. Tutto questo ha prodotto per le banche grossi utili e la possibilità di tenere in pugno i propri clienti, mentre per le persone ha causato uno stato generale di sudditanza agli istituti finanziari. Io non sono contro le banche, anche

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perché fanno il proprio lavoro ed i propri interessi, ma contro la mentalità che si è creata verso l’uso del pagherò (la cambiale) nel tempo, che ne ha determinato la fine dell’utilizzo da parte dei cittadini. Il preconcetto di vedere il pagherò come un mezzo obsoleto o poco nobile per chi lo utilizza, ne ha determinato la poca diffusione nel sistema creditizio. Nel libro, successivamente, ho riportato memorie casuali dell’utilizzo delle cambiali di persone del Fucino, di qualsiasi grado sociale ed economico, cercando così di riportare in auge e far immaginare al lettore un quadro generale di esperienze e di progresso delle persone e della società, tramite l’utilizzo del pagherò (il credito d’onore).

Il narratore

Rinaldo Bianchi

Il libro lo dedico al mio amico Dottor Sandro Pilaroscia che, se fosse ancora fra noi, si sarebbe fatto un sacco di risate e mi avrebbe detto: “Come lo sapevo che ...” accompagnato, come sempre, da una sua allegra risata, ciao Sandro.

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“Le prime cambiali” Ad Alba Fucens nel ristorante del Borgo Medioevale incontro il mio amico avvocato Giovanni Piacentino alias Vanni, dove è ospite usuale della titolare del locale.

Appassionato della storia Medievale e delle cose antiche, mi fornisce la sua versione storica dell’inizio della cambiale. Fa risalire l’inizio della cambiale alle “fiere medievali” dello Champagne a Nord-Est di Parigi. Dette fiere erano 7 od 8 ed avevano una cadenza periodica di circa 40/45 giorni l’una dall’altra. Alle fiere vi erano mercanti di tessuti, spezie, gioielli, porcellane ed altro ancora ed i mercanti venivano dalle Fiandre, dalla Lombardia e da tutta la Francia. Molti commerci venivano regolati attraverso l’uso di biglietti con promessa d’incasso alla successiva fiera e questa si può definire l’origine della cambiale mercantile, poiché

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la sua messa in commercio era, in un certo senso, garantita dalla stessa fiera. Per partecipare vi era tipo un salvacondotto delle autorità, le quali, pur non garantendo la solvibilità, ne garantivano l’esecuzione del pignoramento tramite il magistrato della fiera, quindi una tutela giuridica del creditore, con il sequestro immediato dei beni del debitore ed un successivo allontanamento del commerciante che non poteva essere più invitato alla fiera successiva.

Sala da pranzo del Borgo Medioevale di Alba Fucens

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I racconti delle storie vissute.

Ho voluto scrivere questo capitolo per capire meglio come è percepita la cambiale fra la gente, in primis per me e poi per tutti quelli che non l’hanno mai usata. Cosa si è potuto fare con il pagherò e quali sono stati i progressi avuti da loro e dalla società? Man mano che domandavo casualmente alla gente, a me vicina, cosa sapessero dirmi sulla cambiale, mi accorgevo di come il pagherò abbia realizzato, nel tempo, la felicità delle persone e il progresso della società. Mi sono poi chiesto come abbiamo fatto, senza accorgercene, a metterci sotto le Forche Caudine di un sistema inumano che va contro i nostri stessi interessi e di come non si riesca a reagire allo stato dei fatti. Ci limitiamo, qualche volta, ad impietosirci per gli altri e sperare, per noi stessi, che non ci debba mai essere necessario il credito.

--- Passando ora ad una serie di interviste inerenti la cambiale nei suoi vari utilizzi nel tempo e, a seconda dell’evolversi della società, notiamo come possa aver portato la gente a progredire od in alcuni casi a tirare avanti in qualche maniera.

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“L’automobile” Ad Avezzano posi a mia madre Tina Rainaldi la prima domanda relativa ai ricordi legati alle cambiali e lei, che solitamente è sempre seria, all’improvviso fece un grosso sorriso e disse: “Io e tuo padre con le cambiali ci siamo comprati la prima macchina”. Stranamente lei era serena ed il ricordo della cambiale l’aveva messa di buon umore. Fra me e me dissi: “Strana reazione, non ha un ricordo negativo, ne ha uno positivo e non mi ha detto nulla a riguardo dei pagamenti, ma solo quello che, insieme a mio padre, sono riusciti a fare con la macchina e i progressi che, da quel momento in poi, hanno realizzato”. Credo che per lei, come forse per la maggior parte delle persone del tempo, la cambiale abbia rappresentato l’inizio di una vita piena di progresso e di dignità.

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“Il commercio di salumi e formaggi”. Un’amica di famiglia, anche lei di Avezzano, che in quel momento era vicina a mia madre, intrufolandosi nel discorso disse: “Io non ne ho mai firmate, ma mio marito, che aveva un commercio all’ingrosso, veniva pagato a cambiali perché i piccoli commercianti non sempre avevano i contanti per fare le scorte e, quindi, pagavano in questo modo. Poi aggiunse: “Venivano quasi tutte pagate, le altre poi le rinnovavamo ed anche quelle sono state nel tempo quasi tutte onorate”. Anche la signora Romanina mentre mi raccontava l’episodio era felice, allegra e ne parlava bene con serenità e tranquillità. Da quel momento cominciai a chiedermi: “Ma la cambiale allora non è una cosa negativa?”

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“L’Emigrante”. A Collelongo il mio amico Armando Cesta, detto Sacerdote, mi fornisce un ricordo della cambiale relativa agli emigranti. Suo zio Fortunato Cesta, dopo la guerra, emigrò in Canada e dovendo reperire i soldi occorrenti per il viaggio, invece di vendere i propri beni come fecero in molti, con l’accordo dei familiari firmò dei pagherò avallati dai parenti rimasti in Italia per reperire i soldi necessari. Il Cesta, una volta arrivato in Canada, spedì in Italia i primi soldi guadagnati ed onorò tutte le cambiali firmate, anche quelle non ancora scadute.

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“La macchina taglialegna e la mola per la farina ed il granturco”. Parlando con Olindo Pisegna alias il Facocchio di Collelongo, un uomo di 83 anni ancora in attività, mi ha spiegato che si è sempre ingegnato, con l’evolversi dei tempi, a dover fare svariati lavori autonomi per vivere bene. Alla mia domanda in relazione all’uso della cambiale mi dice: “Con le cambiali ho comprato sia la mola per il grano, sia la mola per il granturco e quest’ultima è ancora in funzione. Successivamente con i pagherò ho acquistato la sega taglialegna di seconda mano e se non avessi avuto un incidente con il trattore che mi ha limitato i movimenti ad una gamba, la potrei ancora utilizzare. Quindi molti dei miei progressi e del mio attuale benessere è legato all’uso della cambiale, che ho sempre pagato, spesso anche in anticipo, così mi levavo il pensiero”.

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“La stufa a gas e la bicicletta”. A Trasacco, il proprietario di un circolo, al quale sono legato da una buona amicizia, mi ha confidato che non ha un buon ricordo della cambiale, perché legato ad un periodo buio della sua vita. Quando era giovane al paese non c’era lavoro e giravano pochi soldi. Dopo essersi sposato, acquistò la stufa a gas per 8.000 lire e la bicicletta per 6.000 lire, entrambe a cambiali. Non avendo un posto fisso, chiese al fratello di firmarle al posto suo e successivamente le girò al negoziante. Ricorda che le cambiali gli furono utili nei momenti di crisi lavorativa e nel soddisfacimento di esigenze primarie della propria famiglia. In seguito decise di emigrare in Australia ed una volta tornato con un bel gruzzoletto, non ebbe più motivo di utilizzarle. “I pneumatici”. Nello stesso circolo incontro un amico di Trasacco che in gioventù aveva fatto il gommista. Mi ricorda che all’epoca le cose spesso si davano a credito (la libretta) ma qualcuno, anche fidato, non l’aveva più pagato, mentre tutti quelli che avevano firmato le cambiali, anche se con qualche ritardo o rinnovo, avevano sempre onorato il debito contratto.

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“Il maggiolino”. A San Benedetto dei Marsi incontro la moglie di un mio zio che era agricoltore e mi ha narrato che hanno usato le cambiali una volta sola e precisamente per comprare la macchina (un Maggiolino) che gli è durato oltre 25 anni. Con la macchina accompagnava i braccianti alle terre e li riportava indietro alla fine della giornata. Il Maggiolino serviva anche per portare da mangiare agli stessi ed alle esigenze della famiglia. Mi ha raccontato, con un grosso sorriso in volto, che una volta trasportò una decina di persone contemporaneamente, perché pioveva a diluvio e gli operai, non volendosi bagnare, si infilarono, non si sa come, tutti all’interno del maggiolino.

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“Il commercio all’ingrosso”. Ad Avezzano, la signora Lidia Maussier, moglie di un grosso commerciante alimentare ormai defunto, il Comm. Angelo Pompei, mi delucida sulla situazione del tempo e sulla gestione che il marito aveva avuto dei pagherò. Il Pompei, già Presidente della Camera di Commercio, Cavaliere del Lavoro ed altro, dopo la morte del padre avvenuta nel 1945, si diplomò ragioniere a Roma e, subito dopo, prese le redini del commercio di famiglia, fino alla sua morte avvenuta nel 1987 mentre stava lavorando nel suo ufficio. Alcuni illustri amici definirono la sua attività “La mamma dei piccoli commercianti”. Di famiglia possidente diede vita, con i prodotti confezionati, al primo vero sviluppo del commercio alimentare organizzato nella zona del Fucino. Era solito fare grossi rifornimenti ai propri clienti e si faceva pagare maggiormente con le cambiali a causa del poco contante in circolazione. La signora Lidia ha anche aggiunto che più di qualche cambiale non è stata pagata, ma questa cosa è stata causata dalla bontà del marito che non aveva mai ceduto i crediti a terzi e dal fatto che non aveva mai avviato nessuna forma giudiziaria per riavere i crediti non onorati. Era un signore di animo buono e quando la

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moglie, un po’ più previdente, gli suggeriva di non fornire i clienti dichiarati insolvibili, lui rispondeva che era nella sua indole aiutare anche chi si trovava in difficoltà, giudicandolo solo dall’onestà e dagli eventi capitatigli. Infine alla moglie diceva: “Bisogna aiutare la gente” ed evadeva di nuovo gli ordini di chi non aveva potuto pagare. Con questa testimonianza, in effetti, ho finalmente trovato qualcuno che non ha onorato le cambiali, ma credo che questo sia dipeso, potendoselo permettere, dalla bontà del creditore, al quale va tutta la mia stima ed il titolo di vero gentiluomo del commercio.

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“La rendita finanziaria”. A Celano incontrai un grosso agricoltore, il signor Luigi Stornelli detto Presenzi, al quale chiesi cosa sapesse dirmi sulla cambiale. Il Presenzi preso da irrefrenabile entusiasmo e voglia di raccontare, mi disse: “Quando usavamo la cambiale agricola io, che comunque avevo liquidità, utilizzavo lo stesso questo mezzo di pagamento. Si doveva corrispondere il 4 per cento di interessi, mentre i miei soldi li lasciavo in banca e mi davano dal 7 al 9 per cento. In questo modo, ogni anno guadagnavo qualcosa, che poi reinvestivo ora in un piccolo trattore, ora in una linea d’irrigazione od in ogni altra cosa utile al progresso della mia azienda”. Fra me e me dissi: “Caspita le cambiali erano utili anche a chi non ne aveva bisogno ed erano di nuovo riuscite, come nei casi precedenti, a generare progresso e sviluppo”. Pensai: “Devo continuare a fare domande alle persone per capire meglio”.

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“La dote”. Lo stesso giorno a Celano, la Signora Anna Fellini mi ha confidato che il nonno, commerciante all’ingrosso di mele e pere, avendo 5 figlie femmine alle quali si doveva fare la dote: non volendo fare ineguaglianze e per non creare situazioni diverse per le figlie, prese la decisione di comprare tutte e cinque le doti contemporaneamente. Non avendo tutto il contante, chiese al rivenditore di passare dopo il raccolto dei frutti perché era intenzionato a prenderle tutte insieme. Il venditore, fiutato l’affare e fidandosi ciecamente del compratore, gli suggerì di pagarle con gli effetti datati a dopo la raccolta. Il commerciante pagò le doti metà in contanti e metà con un pagherò datato a dopo la raccolta, rendendo felici contemporaneamente tutte e 5 le figlie pronte, da quel momento, al matrimonio. “La biancheria” A Villavallelonga, dai ricordi di mia cugina Sebastiana, di poco più grande di me, sono venuto a conoscenza di un signore che commerciava in biancheria ed affini. Vendeva esclusivamente con le cambiali e tutti gli abitanti del paese acquistavano tranquillamente da lui corredi ed altro. Diceva sempre: “Non riesco a dormire sereno se non ho le cambiali”.

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“L’Ape Piaggio”. Incontrando il mio amico Orazio Cesta, alias Rasitt o D’Artagnan, mi disse che con le cambiali nel 1968 aveva comprato un’Ape Piaggio, che usa ancora oggi. Non aveva tutto il contante, aveva solo 350.000 lire: firmò 250.000 lire di cambiali a circa 10.000 lire al mese. In quel tempo allevava i vitelloni e ben presto pagò tutte le rate, poi aggiunse: “L’Ape mi è servito anche per coltivare i campi a Fucino, anche essi comprati a cambiali, poiché non mi erano stati assegnati terreni con la Riforma Agraria ed allora io decisi di comprarli ad altri che li volevano vendere, sempre un po’ in contanti ed un po’ a cambiali. Ancora oggi, all’età di 88 anni, uso l’Ape tutti i giorni per andare a fare la spesa, dal medico ed in farmacia”.

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“Il posto al Comune” A Collelongo Armando Cesta “Sacerdote” mi dice che quando, negli anni 70, si ruppe il suo vecchio Ape Piaggio, avendo solo 200.000 lire in contanti, firmò seicentomila lire di cambiali per comprare quello nuovo. All’epoca era appena iniziata la raccolta della nettezza urbana nel paese ed il Comune, non avendo dipendenti spazzini ed i mezzi necessari per la raccolta dei secchi, affidò il lavoro agli esterni. Ovviamente era necessario il mezzo di trasporto e lui usava l’Ape. Solo dopo qualche anno, l’ente si fornì di un mezzo appropriato, ma il Cesta, nel mentre, con quell’Ape riuscì ad entrare nell’organico del Comune. “Con quel mezzo io feci molti progressi, perché avevo tre vitelli, la campagna, le vigne e le terre a Fucino. Se non avessi firmato le cambiali per comprare l’Ape, la mia vita non avrebbe fatto il progresso che ho realizzato” ed aggiunse: “Senza fare il debito, non si fa neanche il capitale ed è la verità dei fatti”.

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“La pensione”. A Collelongo una persona di circa 73 anni, onesto lavoratore, mi ha detto che lui e la famiglia non erano soliti utilizzare le cambiali, ma quando fu necessario trovare 7 milioni urgentemente per riscattare gli anni contributivi dal 57 al 62 entro il mese di maggio per ottenere subito la pensione della moglie, usò le cambiali. Ottenuta la pensione, con il tempo, onorarono il debito assunto. Anche in questo caso la cambiale è riuscita a far ottenere un notevole progresso alla famiglia di cui sopra, consentendo alla moglie di prendere regolarmente la pensione ogni mese. In quel momento pensai: “A volte avere un credito immediato può essere di grande aiuto nei vari momenti della vita, non male …”.

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“Le palazzine”. A Villavallelonga, nel ristorante “La Pineta”, mi viene a trovare il mio amico Leucio Lippa che, mi rilascia la sua intervista. Leucio è un geometra, figlio di Domenico Lippa, un capocantiere che lavorava con le grandi imprese edili dell’epoca. Leucio, che ha vissuto il boom delle costruzioni degli anni Sessanta e Settanta, in particolar modo nella capitale, mi racconta come, con la cambiale, si sia potuta sviluppare l’edilizia e mi dice: “Quasi tutti i sub appalti venivano gestiti normalmente con le cambiali. Il sistema era questo: quando la ditta sub appaltatrice otteneva il lavoro, dovendo affrontare le spese dei materiali e della manodopera, alla stessa venivano offerte le cambiali a garanzia del pagamento, con varie date e vari importi. Le stesse poi venivano rigirate dal subappaltatore ai propri fornitori o scontate in banca, fornendo così la liquidità necessaria per portare a termine i lavori”. Avevo sempre sentito dire che tante case erano state costruite a cambiali, ma non avevo mai capito il sistema, direi a questo punto quasi geniale.

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“Lo studio professionale” A Collelongo un anziano signore mi ha detto che non era solito servirsi delle cambiali perché le entrate sicure erano poche e le ha usate solo poche volte. Una fu quando un parente prossimo, volendo aprire un’attività professionale, aveva necessità di soldi ed allora lui firmò cambiali per sette milioni di lire. Gli effetti firmati vennero pagati tutti dal parente che ora, a distanza di tempo, ha uno studio professionale di una certa importanza a Roma. Anche in questo caso constatai che la cambiale, al momento opportuno, ha consentito di aiutare i familiari nell’affrontare la vita con la sola credibilità personale.

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“La Lambretta”. Ad Avezzano incontro Costantino Quaranta e, dopo la solita domanda, mi racconta che negli anni Cinquanta, lavorava come barista al Gran Caffè, locale centrale di enorme prestigio per l’Avezzano dei tempi e, proprio in quel periodo, decise di comprarsi una Lambretta in società con il fratello. Il mezzo costava 185.000 lire e la pagarono in parte in contanti ed in parte a cambiali mensili da 5.000 lire, da dividersi equamente tra loro. All’epoca guadagnava poco più delle 5.000 lire della rata: trovò, quindi, facile togliersi la sua quota di debito e ricorda con entusiasmo le lunghe passeggiate ed i bei momenti di vita, legati alla gioventù, provati con quella Lambretta.

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“Il complesso musicale”. A Collelongo incontro, Franco Sucapane, detto Franchino, un amico di vecchia data noto per aver formato il primo gruppo musicale del paese se non della zona. Alla mia solita domanda relativa alle cambiali mi risponde: “Quando negli anni Settanta fondammo il gruppo XX÷ Secolo non avevamo l’amplificazione, il mixer ed altre cose necessarie per cantare nei ristoranti o nelle feste locali; allora io, che ero il capogruppo e l’unico ad avere uno stipendio, firmai le cambiali necessarie per l’acquisto delle attrezzature. Cominciammo a suonare in luoghi pubblici e riuscimmo a concretizzare il nostro sogno, onorando senza fatica tutti gli effetti firmati. Ancora oggi mi diletto a suonare ed ho ancora con me, pur non utilizzandolo, il vecchio mixer che comprai all’epoca a mo’ di ricordo dei bei tempi trascorsi”.

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“La rivendita di trattori”. A Scurcola Marsicana incontro Antonio Tortora, detto “Cervellone”, un signore di una certa età, che ha lasciato ai figli una rivendita di mezzi agricoli e, ancora oggi, è lì a dar loro una mano nell’attività. Dopo le abituali prime resistenze, come al solito, è cominciato ad uscire il consueto sorriso di molte altre persone intervistate ed ha cominciato a descrivermi situazioni legate ai pagherò. Proveniente da una famiglia di allevatori, in gioventù cercò una raccomandazione per andare a lavorare alla cartiera. Solo dopo 2 mesi di fabbrica lui, che era un uomo d’affari, decise di tornare al vecchio lavoro e, da lì a poco, cominciò a commercializzare macchinari agricoli. Quando andava alle fiere, per pagare un rifornitore, (tale Cerrato) portava con sé, in una apposita pettorina invisibile fatta dalla moglie, tutte le cambiali dei clienti e le usava per pagare i sospesi. Quando il Signor Cerrato lo vedeva, mentre metteva le mani in petto, gli diceva: “Che hai portato le scartoffie?” e dopo una allegra risata si chiudevano i conti, tutti regolarmente saldati nel tempo. Con le cambiali realizzò una bella ed onesta azienda, ancora attiva, dove lavorano entrambi i figli.

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“Il bancone del bar” A Lecce Nei Marsi ho incontrato un barista di una sessantina di anni il quale, alla mia domanda su cosa pensasse della cambiale, mi ha risposto: “Quando si usavano le cambiali tutto filava per il verso giusto, perché era un credito basato sull’onore della persona e della famiglia e quindi tutti, come potevano, onoravano gli effetti firmati”. Poi ha aggiunto: “Io personalmente le ho usate solo per finanziare una parte del bancone del bar che ancora posseggo e, mese dopo mese, con il lavoro che mi sono riuscito a creare, le ho regolarmente pagate”. Dal suo racconto ho potuto capire che lui, come altri, riteneva la cambiale un credito ultra sicuro perché basato sull’onore della persona. L’onore, specie nel paese, era una cosa che non si poteva in alcun caso perdere.

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“La vendita dei liquori”. A Villavallelonga dentro il ristorante “La Pineta” incontro un signore elegante di Sulmona che aveva fatto il rappresentante di commercio per marche di liquori fino al 2005 e quel giorno era andato a mangiare lì dalla sua ex cliente. Presentatomi a lui, su mia richiesta, mi fornisce la sua intervista sul mondo della cambiale e dice: “Fino a quattro anni fa ne facevo uso per il 5 % dei clienti. Essendo le cambiali difficili da reperire, ero solito portare con me, come bagaglio professionale, diverse cambiali di varia pezzatura; le più usate erano quelle da 6.000, 9.000 e 12.000 lire, equivalenti a 500.000, 750.000 ed a un milione di lire. Tranne qualche volta sono state tutte onorate: le eccezioni si contano sulle dita di una mano ed anche quest’ultime sono state successivamente onorate”.

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“La pizzeria”. Ad Avezzano, a fine anni Novanta, un mio compagno di scuola aveva intenzione di aprire una pizzeria ed avendone trovata una avviata ed in vendita, cercò di comprarla. Le banche non gli diedero credito e la compravendita stava per saltare, ma riuscì lo stesso nell’intento convincendo il vecchio proprietario ad accettare dei pagherò. Quest’ultimi furono tutti pagati e, ancora oggi, li conserva tutti per ricordo, arrotolati con un elastico. Ora il mio amico ha un’attività dove lavora con altri due fratelli e mandano onorevolmente avanti tre famiglie con il loro lavoro nella pizzeria. “La furbata”. Pochi anni fa un venditore di doti nuziali volendo cessare la propria attività ed avendo ancora delle cambiali insolute di alcuni cattivi pagatori, trovò uno stratagemma per rientrare dei propri crediti: convinse quei clienti, che non avevano pagato, a comprare, con nuove cambiali, altra biancheria da altri venditori. Arrivata la nuova merce ai clienti se la prendeva e riconsegnava a loro i vecchi pagherò insoluti. In seguito vendeva la nuova biancheria ad altri clienti fidati (ancora a cambiali) e così, nel tempo, riuscì ad incassare tutti i vecchi crediti dell’attività. Ebbene si, è stato proprio astuto e capace, ha fatto circolare i crediti ad altri, fino al rientro dei suoi averi.

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Cosa è una cambiale (pagherò)

La cambiale è l’unico modo legale che si ha attualmente in Italia per emettere titoli legali di debito/credito postdatati fra le parti: non ha bisogno di nessuna autorizzazione di mediatori del credito, fatto salvo il costo del bollo statale, pari all’1,2% dell’importo dello stesso titolo.

L’assegno cambiario è un titolo autorizzato, che si acquista in tabaccheria od in altri monopoli statali autorizzati, con il quale una persona ha un titolo di credito o di debito postdatabile, immediatamente esecutivo e girabile.

Una curiosità sulla pronuncia della parola. Mentre scrivevo questo piccolo libro mi sono posto molte volte il problema di come si scrivesse e soprattutto leggesse la parola cambiale.

Càmbiale o Cambiàle? Se anche voi ci riflettete un po’, credo sia giusto usare la parola come verbo, cioè come cambiare il titolo per qualcosa, come scritto sullo stesso assegno cambiario con l’altro verbo che è “pagherò”

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Differenze fra cambiale ed assegno. Sia l’assegno bancario sia l’assegno-cambiale sono titoli di credito, ma hanno almeno tre differenze fondamentali che li distinguono.

1. La prima differenza risiede nella data di incasso postdatata che è possibile apporre solo sul titolo di pagamento cambiario, rispetto alla data di emissione; possibilità che per l’assegno è considerata illegale.

2. La seconda differenza è che nel caso dell’assegno la promessa di pagamento è fatta dal debitore (in prima persona) al creditore mentre nella cambiale (pagherò) è possibile richiedere ad un terzo di mantenere la promessa di pagamento in propria vece (avallante).

3. La terza differenza è che per emettere il titolo bancario occorre essere necessariamente correntista presso un istituto di credito, mentre per emettere la cambiale, il domicilio può essere rappresentato da un istituto di credito, ma anche da un domicilio privato o esercizio commerciale.

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Detto questo, non si pensi che vi voglia fare una lezione sull’assegno-cambiale e per questo vi suggerisco di andare a vedere su Wikipedia o sulle enciclopedie. Io cerco invece di evidenziare il lato del diritto al credito da parte di ogni singola persona ed in un certo senso della dignità ed onorabilità che ognuno di noi ha ad emettere titoli postdatati sulla propria credibilità. Si proprio la credibilità personale, quella cosa che oggi viene costantemente messa sotto i piedi dal sistema del credito, con regole e contratti pieni di articoli e di doppie firme. Oggi, se ci si rivolge ad un istituto di qualsiasi tipo, tutti ti chiedono le stesse cose, dicendo che sono le regole, ma se le regole sono uguali per tutti dove è finita la concorrenza? Concretamente quando si vanno a chiedere dei soldi per acquistare qualsiasi cosa, ti chiedono di mostrare anche, scusate il termine, le mutande, poi al momento della presentazione dei documenti, diamo, firmando, il consenso a trattare i nostri dati economici personali per qualsiasi fine (bella roba, altro che privacy) ed infine ci dobbiamo quasi obbligare a vita con loro anche solo per mille euro!

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Le banche o istituti di credito. Passiamo ora alle banche, tasto dolente, ma necessario. Dalla mia esperienza ventennale mi sono accorto che sono molto cambiate e, di solito, sempre in peggio per il cliente. Attualmente le banche si trovano ad un punto in cui, se dovessero prestare il 10/15 % di denari in più ai clienti, guadagnerebbero meno: voi lo fareste? Questo dunque è un sistema malato che si basa su parametri sbagliati che non permettono la crescita delle persone e, di conseguenza, del sistema economico. Una volta si parlava con il direttore di banca e si cercava di far capire la propria affidabilità finanziaria, in base anche alla storia personale e familiare, gli si chiedeva se la banca fosse disposta ad accompagnare la propria crescita economica nel tempo e lui ti dava nel giro di una settimana una risposta, mentre ora si va a parlare con il direttore che non ha più margini operativi e ti comincia a dire: “ Le regole, il momento economico, chi mi assicura che, non ti posso fare niente, ecc. ecc.”, di fatto non può risponderti. Poveri direttori una volta erano amati, rispettati e riveriti, oggi, invece, hanno il compito del passacarte e molto spesso sono invisi, temuti ed allontanati come gli appestati dalla società civile.

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Credo che debbano far causa alle banche perché costretti a fare un lavoro poco professionale, con una sostanziale perdita definitiva della loro immagine. Conosco un solo direttore, molto preparato (il Dott. Leo Orsini) che, appena ha capito l’antifona, ha deciso di cambiare lavoro e di fare prima il politico e poi il nonno. Credo sia stato l’unico a fare questa scelta, per gli altri, vittime anche essi del sistema o troppo giovani, è rimasto solo il declassamento della professionalità e del proprio lavoro. Ora io non riesco a capire come faccia un computer a sapere quando si è pagata una bolletta della luce in ritardo e a non sapere che una persona per 20 anni ha sempre mantenuto fede ai propri impegni, o è fatto male o in alternativa, cosa più probabile, credo che non siano i computer a sbagliare, ma che siano le risposte che gli si chiedono ad essere sbagliate. A questo punto, se le banche non possono dare soldi in prestito perché altrimenti ci rimettono ed i computer non ci sostengono, noi che dobbiamo fare? In precedenza ho cercato di illustrarvi, con racconti e suggerimenti, un metodo vecchio e collaudato per avere credito: l’assegno cambiario, il pagherò d’onore.

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Suggerimenti per l’utilizzo. Come si possono utilizzare le cambiali e che cosa si può fare con esse. Oggi viviamo in una società dove è venuto a mancare fondamentalmente il rapporto personale tra le persone e la fiducia non è una cosa di tutti i giorni. E’ ovvio che le cambiali non si possono usare per comprare qualsiasi cosa, ma dove è possibile il rapporto fiduciario e per i beni con importi non troppo importanti, il pagherò ha ancora tante buone chance. Farò alcuni esempi pratici. Se uno vuole comprare una macchina nuova è ovvio che non può firmare cambiali, ma se uno deve acquistare o vendere una macchina usata di importo minimo fra privati, probabilmente, si può ancora usare il pagherò se si conosce il compratore. Io, ultimamente, volendo vendere un autocarro leggermente incidentato ad un amico, Cianfarani Pierpaolo, proprietario del “Jamaica Pub” di Collelongo, ci siamo messi d’accordo, prima, sulla cifra del mezzo e, poi, sui tempi di pagamento dello stesso a mezzo cambiale. E’ stata la prima cambiale che ho ricevuto in vita mia e non vi nascondo la mia allegria nel riceverla. Il giorno dopo l’ho girata a mio fratello che ha uno sconto cambiali e sono venuto,

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subito, in possesso dell’ottanta per cento del valore della stessa, che ho utilizzato per pagare le bollette e comprare dei vestiti nuovi, non mi è parso vero, è stato tutto veramente facile e semplice. Altra realtà economica dove sono possibili i pagamenti con le cambiali è il mondo dei professionisti, dove il valore aggiunto di chi fornisce beni, servizi e consulenze è molto alto e spesso i rapporti avvengono per conoscenza diretta: i commercialisti, gli avvocati e i dentisti. Certo è chiaro che non ci si può presentare e pagare tutto a cambiali, ma almeno un 30/40 % credo che si possa fare senza problemi, anche perché al rifiuto dell’interessato si può sempre cercarne un altro più accondiscendente. Facciamo un esempio: poniamo il caso che un operaio debba affrontare una spesa di 2.000 euro, per curare due denti e ne ha solo 500 da parte, Cosa può fare? Semplice: va da un dentista proponendogli per il costo dell’intervento 500 euro in contanti e 15 cambiali mensili da 100 euro più interessi, con avallo del padre pensionato. In questo modo, una volta accettato il metodo di pagamento, può subito curare i denti ed il dentista farebbe entro breve tempo il suo lavoro. Poi il dentista va ad un mobilificio o suo fornitore e paga 10.000 euro di

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mobili o di merci con 8.500 euro in contanti o titoli e gli gira le 15 cambiali per i restanti 1.500 euro. Voi cosa pensate che il commerciante o il fornitore rifiuterebbero? Beh, se lo facessero, andrebbero contro i propri interessi commerciali, anche perché gli effetti a quel punto sarebbero garantiti da un operaio, da un pensionato e da un dentista. Sarebbe come un assegno con tre firme che garantiscono: per quale motivo non accettare? Il commerciante o il fornitore successivamente cosa possono fare? Possono mettere all’incasso le prime sei cambiali, diventando il 4÷ garante, la banca gli fornisce subito la quota relativa allo sconto e così hanno la disponibilità dei soldi per pagare le spese correnti, con le successive sei rate possono pagare le tasse relative alla vendita e con le altre sei aspettano il loro guadagno. A questo punto è facile capire che se l’operaio non avesse potuto firmare le cambiali, lui sarebbe rimasto senza denti, il dentista avrebbe guadagnato meno, il mobiliere o il fornitore non avrebbero venduto la merce e l’economia sarebbe rimasta ferma.

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Come trovare le cambiali. Ad Avezzano, intervistando il tabaccaio del quartiere San Rocco, il signor Alessandro Barbonetti, dove ho acquistato la mia prima cambiale di euro 100 dal costo di 1,20 euro, mi fornisce la sua storia sulla cambiale partendo dal 1989, data dell’acquisto della sua rivendita. Prima non tutti i tabaccai avevano le cambiali in vendita, se ne doveva comprare un quantitativo stabilito e si era soggetti a varie verifiche periodiche degli enti governativi preposti. La cambiale aveva già un costo prestampato e quando era necessario, per far corrispondere la cifra della cambiale con l’esigenza del cliente, si apponevano ulteriori marche da bollo alla stessa. Successivamente il cliente, una volta acquistati gli effetti, era tenuto alla vidimazione degli stessi presso l’ufficio di registro (gratuitamente) od alle poste con una ulteriore piccola spesa di vidimazione. Ora, invece, la cambiale è costituita dall’assegno di carta privo di valore e dal bollo che si stampa già del valore necessario con la macchinetta omologata dal Monopolio, senza necessità di vidimazione. Tornando alla sua analisi storica della vendita della Cambiale dal 1989 ad oggi, mi spiega che fino alla

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metà degli anni 90 era molto diffusa, poi con l’avvento delle finanziare, ha avuto un lento declino e l’uso era limitato ai prestasoldi che se ne servivano come garanzia dei crediti. Analizzando l’attuale crescita del consumo dei pagherò aggiunge: “Dal 2009 si è riscontrata una maggiore richiesta da parte delle persone e la cambiale sta riprendendo piede, perché fra le parti, non finanziando più il sistema creditizio, si ristabilisce il credito personale”.

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Il parere di un tecnico Ad Avezzano, in una riunione pubblica, incontro il mio amico commercialista Alfredo Cherubini, che esercita la professione da una decina di anni, al quale chiedo la sua visione sulla cambiale. Dopo avermi detto che non è una cosa molto diffusa, nonostante la crisi, mi spiega cortesemente la differenza fra un protesto di una cambiale e quello di un assegno. Essendo lui abilitato alla riabilitazione giudiziaria delle persone protestate, mi dice che è più facile togliere un protesto ad una cambiale piuttosto che ad un assegno. Il firmatario nel caso della cambiale, pagandola, ha una procedura veloce e facile (meno di un mese), mentre l’assegno ne ha una più lunga (oltre un anno), più onerosa e con una maggiore produzione di documenti: occorre aspettare almeno un anno dal protesto, chiedere la riabilitazione legale al tribunale e poi chiedere la cancellazione all’albo dei protesti. Quando io gli chiedo come mai i professionisti non accettano normalmente la cambiale dai propri clienti, mi risponde: “In effetti non si usa”, poi, pensandoci un attimo aggiunge: “Mi hai suggerito un’idea, io ho tanti crediti, forse con le cambiali potrei rientrare di almeno

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la metà del credito e programmarmene l’utilizzo od addirittura scontarmele ed avere subito disponibilità”. Fra me e me ho pensato: “Forse ho trovato o toccato un altro tassello del mancato utilizzo del pagherò”. In effetti i professionisti, a differenza dei commercianti, hanno un alto valore aggiunto sul credito vantato e per loro sarebbe più facile aspettare rispetto ad altre forme di fornitura di beni. In questo modo, fornendo crediti d’onore, si fidelizzerebbero meglio i clienti.

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Le motivazioni della mancata diffusione del pagherò. Le motivazione del mancato utilizzo della cambiale fra le persone nel tempo, è da addebitare a varie problematiche: qualcuna di carattere pratico, alcune di carattere psicologico, altre legate alle trasformazioni complessive della società attuale. La più importante credo sia quella di carattere psicologico da parte delle persone, la seconda è quella della trasformazione del commercio e della società, mentre la terza, quella pratica, credo sia stata risolta con le ultime semplificazioni governative sulla vidimazione, non più obbligatorie e sulla buona reperibilità dei pagherò.

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Come si compila una cambiale

1) Data e luogo di emissione del pagherò.

2) Importo della somma da pagare espressa in cifre

e nel caso di discordanza vale l'importo scritto in

lettere.

3) La data di scadenza dell’effetto postdatato.

4) Ordine di pagamento (pagherò se è un vaglia

cambiario, pagherete se è una tratta).

5) Il Beneficiario della somma dovuta. Può essere una

persona fisica o una persona giuridica, ad esempio

una società commerciale.

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6) Importo della somma da pagare espressa in

lettere.

7) Il luogo dove si deve effettuare il pagamento, può

essere il domicilio del debitore o la banca.

8) Dati del debitore: cognome, nome, codice fiscale,

indirizzo completo e codice di avviamento postale.

9) La sottoscrizione di colui che emette il titolo, ossia la

firma apposta dall’emittente nel pagherò e

successivamente dal traente nella tratta.

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Conclusioni finali ed auspicio di Bianchi Rinaldo. Alla fine di questo gioco narrativo ed in parte informativo, spero tanto che chiunque legga questo book tragga consigli utili e cerchi, specie se è un pagatore onesto, di provare ad utilizzare le cambiali per tutti gli impegni economici che ha di fronte, di scegliere di conseguenza il fornitore che le gradisce e di evitare di acquistare, per quanto possibile, da chi non le accetta: non è un modo per risolvere tutto ma, comunque, si cercherà di tornare a vivere in maniera serena e senza l’assillo degli istituti finanziari, che ci renderanno sempre più difficile il progresso nostro e della nostra famiglia. Per i commercianti, artigiani e professionisti il mio invito è quello di far diventare il pagherò quello che una volta era l’assegno postdatato: ciò permetterà di ricostruire quel giro economico che esisteva fino a pochi anni fa, consentendo ai cittadini ed alle aziende una percentuale di movimento economico rispetto al proprio reddito o fatturato al di fuori del sistema creditizio, che consentirebbe una capacità di spesa in più per le famiglie, una percentuale di fatturato in più per le aziende e un accrescimento del Pil per lo Stato,

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tanto utile e necessario - in questo momento di crisi - a noi, alle aziende ed alla Nazione. La possibilità di creare un titolo di credito legale e di farlo girare nella filiera produttiva e del consumo, produrrebbe di sicuro una grande molla per la crescita della nostra malandata economia. Faccio un esempio: se volessi comprare una macchina fotografica presso il negozio di mio fratello, non potrei avvalermi di una finanziaria perché mio fratello ha una attività troppo piccola per fornire tale servizio di credito. In realtà sono solo le grosse aziende che possono usufruirne, quindi, di fatto, il piccolo commerciante o artigiano è fuori dal sistema e può vendere solo in contanti, ma se si usasse la cambiale, prese le precauzioni del caso, potrei comprare anche lì. Mio fratello, oltre al guadagno, avrebbe un titolo di credito da scontare in banca o da girare verso i propri fornitori e gli istituti di credito tornerebbero a fare il loro lavoro originale, cioè quello di riscossione del titolo e nel caso di sconto cambiale, quello di lucrare gli interessi dovuti per l’operazione. Altra nota positiva del pagherò è quella di non poter essere registrata facilmente dai database degli istituti finanziari, come capita con gli altri prestiti, quindi, daremmo loro meno informazioni sul nostro stato

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economico e trarremmo vantaggi sui tassi applicati e sulla possibilità stessa di essere finanziati. Forse, come accade per l’assegno, qualche effetto non verrà pagato, ma ci sarà sempre modo di risolvere il problema senza rimanere vittima di banche, computer o database impersonali. Per accettare un pagherò, quasi con sicurezza, ci sono delle precauzioni da prendere: accertarsi che il firmatario non sia protestato (Bollettino dei protesti) e che vi sia sempre una firma di avallo di una seconda persona conosciuta, nel caso in cui non si abbiano notizie certe del firmatario del titolo. Il credito, sotto varie forme, è sempre esistito ed era legato al raccolto od al pagamento dello stipendio e tutto il progresso in genere si è creato sul credito postdatato: perché, quindi, rimanere vittime inerti di un sistema creditizio, malato o bloccato, che ci impedisce di crescere o sopravvivere? Bisogna muoversi ed agire subito con gli strumenti appropriati che si hanno a disposizione. Auguro di cuore a tutti, sempre con la dovuta cautela, coscienza e intelligenza del caso, l’uso del pagherò per tutti i futuri acquisti, prestiti e progressi.

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Indice

Pag. 1) Presentazione Pag. 4) Introduzione Pag. 8) Le prime cambiali Pag. 10) I racconti delle storie vissute Pag. 32) Cosa è una cambiale Pag.33) Differenze fra cambiale ed assegno Pag. 35) Le banche o istituti di credito Pag. 37) Suggerimenti per l’utilizzo Pag. 40) Come trovare le cambiali Pag. 42) Il parere di un tecnico Pag. 44) Le motivazioni della mancata diffusione del pagherò Pag. 45) Come si compila una cambiale Pag. 47) Conclusioni finali ed auspicio

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