PRENDI L ARTE E PROAV A RIBALTARE TUTTO · martellante con pastori neri che invitano ad aprire un...

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PRENDI L’ARTE E PROVA A RIBALTARE TUTTO FARE FUTURO A Favara (vicino ad Agrigento) c’è un notaio che ha un’idea molto americana della vita. Con mostre, installazioni (e anche una festa per Obama) ha trasformato il quartiere pericolante in una specie di Quinta strada. Alla ricerca della felicità e senza spendere soldi pubblici di Marco Ciriello Foto di Maria Vittoria Trovato Che Bello: una delle installazioni del Farm Cultural Park di Favara.

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PRENDI L’ARTEE PROVAA RIBALTARETUTTO

FARE FUTURO

A Favara (vicino ad Agrigento) c’è un notaio che ha un’idea

molto americana della vita. Con mostre, installazioni (e anche

una festa per Obama) ha trasformato il quartiere pericolante

in una specie di Quinta strada. Alla ricerca della felicità

e senza spendere soldi pubblici di Marco Ciriello Foto di Maria Vittoria TrovatoChe Bello: una

delle installazionidel Farm CulturalPark di Favara.

D 93D 92 30 OTTOBRE 2010

«Qui si va oltre la politica, che maiavrebbe fatto un simile sogno;

e la mafia, che non capirebbe perchécomprare una foto di Terry

Richardson vestito da orso in un bosco. Ma anche oltre la nostalgia

e i rimpianti del Sud lamentoso»

SETTE CORTILIIn alto: ritratti di Andrea Bartoli(40 anni, ideatore del progettoartistico di Favara) della moglie e della figlia; sul tetto della Farm, la bandiera Usa e «l’happinessflag dei siciliani che non siarrendono», rossa a pallini bianchicome la veste dell’Happy Mary(Madonna dei Sette Cortili, al centro). Qui sopra: MiriamMignemi (24), organizzatriced’eventi. A destra: Maria (72), la «regina dei Sette Cortili».

Nella provincia di Girgenti, nella Siciliainventata di Camilleri, tra l’abusivismo ei crolli, a Favara, ci sono Sette Cortiliche fanno un progetto vero. BiancoGuggenheim. Una farm, con un lin-guaggio estremo, che prova a ribaltaretutto: cultura mafiosa, illegalità edilizia,tempo immobile. Un progetto che va

oltre gli esperimenti di Gibellina e Salemi, ma non usa iComuni, non spende soldi pubblici, e coinvolge la gente,in un contrasto irreale che vede le foto di Terry Richardsonstare sotto il naso delle signore del quartiere con una sor-prendente normalità: come se i Sette Cortili fossero laQuinta strada. L’idea è venuta ad Andrea Bartoli (40 anni),un notaio che è il contrario dei notai, un siciliano che sa-rebbe piaciuto a Sciascia, perché non arreso alla normali-tà. Con un’idea molto americana della vita, ha sempre unafrontiera da raggiungere, un sogno da realizzare e insegui-re, e come Obama ha capito che bisogna far leva sui sen-timenti: «Solo quelli ci salvano». Gli esempi che hanno portato alla nascita del Cultural Park

sono: Palais de Tokyo di Parigi, Place Jemee El Fna diMarrakech, e il mercato di Camden Town a Londra, conun imperativo: mescolare, cibo, arte, generi, voci e lingue,far vivere insieme museo e mercato, aggiungete la Siciliacol suo carico di stupore ma anche di tolleranza, giovaniartisti italiani, architetti coreani e una cerchia di vecchi pa-lazzi abbandonati che fanno da sfondo, ancora per poco.Il bianco sta arrivando anche per loro. Il progetto di Bartoli non ha nulla di tradizionale, è unadifficile operazione di svolta, un laboratorio che sovvertelo stato di fatto, e diventa un esempio fondante per ilSud lamentoso in attesa. Il notaio, ha fatto tutto con suamoglie, Florinda Saieva (33 anni, avvocato, un passato dacalciatrice, giocava libero), poi hanno allargato il progetto aparenti ed amici, prima una associazione fra poco unafondazione, coniugando la passione per l’arte contempora-nea, le esperienze fatte in precedenza (un primo tentativodi Farm nella residenza di campagna, in Romania comescout di talenti, persino con un’isola su Second Life), conla straordinaria occasione che un paese come Favara offri-va: un centro storico quasi del tutto abbandonato a se

stesso, con il terribile peso dei crolli digennaio che hanno portato la morte didue bambine (le sorelle Chiara e Ma-rianna Bellavia, 3 e 14 anni), e chestanno a pochi isolati dai Sette Cortili. Eper un paradosso, degli estremi, moltosiciliano, il clamore, il bianco delle nuo-ve case (da cretto Burri) servono an-che a non far calare il silenzio su quelloche è accaduto. Perché sempre piùpersone vengono e verranno a Favara,e dopo aver visto i Sette Cortili, le mo-stre, le istallazioni, sentiranno il biso-gno di andare a vedere le macerie echiedere: a che punto siamo? Un’operazione niente affatto discretanel tono, ma costruita con sensibilità.Persino gli abitanti, pochi e perlopiùanziani, che non sono andati via, dellaparte vecchia di Favara, vivono - l’arri-vo dei colori, la ripresa delle case, de-stinate alla cimazione o peggio alla de-molizione - con gioia, quello che sten-tano a capire. All’inizio in paese si dice-va che Bartoli stesse costruendo «unacittà notarile», che da sola sarebbe unaopera a sé, tra le tante esposte, e rac-conterebbe la distanza tra il progetto el’immaginario collettivo; dopo, conl’inaugurazione nel giugno scorso, han-no capito, si sono scandalizzati, sorpre-si, hanno aderito, si sono divisi, e men-tre discutevano, Bartoli era già prontoad andare avanti, pensava già al segui-to. Lo spirito che anima il progetto è so-prattutto l’ironia, l’irriverenza, il non-sense, giocando molto sul confine tra

30 OTTOBRE 2010

Inaugurazione della Farm nel quartiereSette Cortili. In alto: Marika (22) e Monica(24) nel Farm Design Concept Store conl’installazione Cesso di Cinzia Muscolino.

arte e presa in giro, si va da Manzoni, Piero, a Cattelan,come esempi, e si arriva a Trinity la banca di Dio, di pros-sima apertura annunciata da Anthony La Pusata, che pre-sto avrà anche un bancomat, per ora ha una campagnamartellante con pastori neri che invitano ad aprire un con-to con la banca del signore e promettono eternità e tassicon la stessa serietà. E prima si può vedere Max Papeschi che ha trasformatoAuschwitz in McDonald’s, Stalin in Paperoga e Dresda inun gioco di Gatto Silvestro. Mac’è anche altro, un forte deside-rio di svecchiare il linguaggionon solo attraverso l’arte, cosìecco la festa per l’elezione diBarack Obama (una delle primeiniziative della Farm, tenuta aRiesi), con tanto di banda musi-cale e concorso nelle scuole, ola selezione per le miss che poidiverranno ragazze immaginedelle aziende della provincia,

l’uscita di un giornale Settecortili, cheracconta mostre e artisti presenti a Fa-vara, e prova a far capire che cosa ac-cade nel Park. E il salto, il brusco pas-saggio da un mondo all’altro lo segnala lingua, e non per semplice amoreesterofilo, ma per indicare una strada,una soluzione, tutto parla inglese, e losguardo dice Stati Uniti d’America, nona caso l’unica bandiera oltre quella del-la Farm (l’happiness flag, dei sicilianiche non si arrendono, rossa a pallinibianchi) è quella a stelle e strisce. «È un tentativo di migliorare il nostroterritorio, di rimetterlo in vita», diceBartoli. Il ponte c’è, all’ingresso deiCortili, una grande insegna, opera diFabio Melosu, che fa il verso a quellodi Brooklyn (e alle gomme) ma che di-venta ponte di Messina (la gomma delponte sullo Stretto): «Monumento al-l’opera italiana più importante dopo lestimmate di Padre Pio». Più in là c’èHappy Mary, la Madonna del cortile,avvolta nella bandiera della Farm e ifiori di Maria Giudice (72 anni). Il progetto è ambizioso, come raccontal’architetto Michele Vitello (40 anni)che ha aiutato Bartoli nell’acquisto erecupero delle case, e sta lavorando aun albergo diffuso: «Si fa fatica a spie-garlo a tutti, ma ne vale la pena, nonsmetto di farlo». Intanto, le case cheaspettano di essere incluse, imbianca-te, riprese, vengono riscaldate dalla lu-ce di Davide Groppi. Fuori dai SetteCortili c’è l’Hotel Belmonte (albergo

d’arte) che parla con la stessa voce. Dietro il progetto tre ragazzi che hanno scommesso sul ri-torno in Sicilia, Antonio e Giulia Alba, Salvatore Tortorici. Oun posto come Tetraktys che mescola Archimede e cibo,dove si può incontrare l’ingegnere Giuseppe Pullara, con-vinto che «la matematica sia il lubrificante del mondo», eMax Planck la speranza. C’è un’aria strana a Favara, ti im-batti in questi alieni che hanno deciso di rischiare molto,sporcando i loro sogni con un contesto che alterna una cit-

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Andrea Bartoli, con la moglie Florinda e le figlie Carla e Viola a Favara e nel suo studio di Gela davanti a un quadro di Giuseppe Veneziano.

«Lo spirito del progetto è fattodi ironia, irriverenza,

nonsense, sul confine tra arte e presa in giro. Da Manzoni

(Piero) a Cattelan, fino a Trinity la banca di Dio»

tà informale come solo al Cairo emolti vuoti urbani che ricordanoBeirut, se non li incontri, giri avuoto, ti perdi, non capisci, se licerchi, ti viene voglia di venire astare qui, di viverci e aiutarli,perché senti che stanno andan-do oltre, che stanno spostando idesideri, che stanno muovendoqualcosa, anche se sono circon-dati dall’indifferenza.Sono tutti dei genitori che nonvogliono perdere un altro giro,che non vogliono restituire il tor-to di essere vissuti in un posto che era muto, lasciandoticome alternativa solo quella di accontentarti o partire.E allora torna Miriam Mignemi (24 anni) ballerina e spea-ker a Radio In di Favara, che ha studiato a Milano. TornaMonica Sciara da Roma, stessa età, sogni differenti, vuolefare la giornalista, ma per ora si accontenta di farcire i pa-nini ai Sette Cortili. Dove si stanno accorciando le distanzegeografiche e quelle temporali, senza che il peso dell’im-

presa gravi sul territorio, si va oltre la politica che maiavrebbe fatto un simile sogno, la mafia che non capirebbeperché comprare una foto di Terry Richardson vestito daorso in un bosco, o peggio, nudo con la cravatta, e ancheoltre la nostalgia e i rimpianti che animano ogni impresaculturale nel Sud. Per capire Favara il notaio e il seguito, l’entusiasmo, laleggerezza, dovete pensare a un effetto Lazzaro, che poi

è anche il lato negativo del progetto.Bartoli e moglie arrivano come alieni inun posto morto e non solo dicono: al-zati e cammina, ma se lo caricano sul-le spalle fino al risveglio, e fatto da lorosembra un gioco. La folla intorno prima si stupisce, poi cicrede e si ripete: è possibile, i vecchiche vivono lì, sperano che accada an-che a loro e intanto cominciano a tirarfuori energia, vivevano in un posto inputrefazione, si sentivano a ridossodella morte, ora no, se la giocano, si la-sciano prendere, sembra un Cocoon (ilfilm di Ron Howard) siciliano, e sicco-me l’impresa continua, ogni tanto unacasa viene recuperata e imbiancata,anche l’effetto Lazzaro continua, l’ener-gia sale, la curiosità si aggiunge ai ra-gazzi che arrivano, loro non smettonodi crederci, il problema o difetto, stanel rischio (seppur minimo) che cali ilvento, che finiscano le forze, e il pro-getto si fermi, in quel caso bisogneràchiedersi: quale paese è così crudeleda meritare di morire due volte? Ma i Sette Cortili resteranno, perchénon sono solo un sogno ma anche unfilm americano, uno di quelli di FrankCapra, dove tutti ci mettono qualcosa,anche chi tace e gira intorno.

«A Favara ti imbatti in questialieni che hanno deciso

di rischiare molto, sporcando i loro sogni con un contesto

che sembra il vuoto urbano diBeirut. Ma anche New York»

SCOMMESSA D’ARTISTA (DI AVOLA)«Se mi avessero detto come funzionano l’arte e il mercato

non avrei continuato a studiare. Ero molto deluso, poi ho

conosciuto Andrea Bartoli e ho rivisto in lui alcuni pensieri

che avevo perso, che i miei professori all’Accademia mi

avevano fatto perdere». Così, l’artista Daniele Alonge (33 anni,

foto in basso) di Avola, racconta il suo sodalizio con Bartoli,

che su di lui ha scommesso, producendogli diversi progetti,

tre dei quali presenti a Favara. L’installazione Un pezzo da 90,

l’opera Pronto intervento, e il progetto How to Become

a Millionaire (otto video che sarebbero piaciuti a Nanni Loy,

e una mostra). Alonge lavora per paradossi, sul come

viviamo e sul quello che ci viene imposto. Si muove con molta

ironia all’interno delle contraddizioni occidentali. A Favara

ha avuto la possibilità di spazio e occasioni che la Sicilia

di solito nega ai giovani artisti. «Duchamp mi ha cambiato

la vita, il Cattelan della Biennale dei Caraibi e il Manzoni

di Fiato e Merda d’artista sono i miei esempi».

Daniele Alonge, 33 anni, sicilianodi Avola, con Pronto Intervento, una delleinstallazioni da lui realizzate per la Farm.

«Ma, Cristo, dove sei?»

«È qua con noi sergente.

Se è vero che hatrentatré anni, è del 1884».

(“La grande guerra”, 1959)