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“Prendete … mangiate… e bevete questo è il mio corpo dato per voi” Prima Comunione 30 maggio ore 11 Chiesa Regina Pacis a Santa Lucia – Prato -

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“Prendete … mangiate… e bevete questo è il mio corpo dato per

voi”

Prima Comunione 30 maggio ore 11 Chiesa Regina Pacis a Santa Lucia – Prato -

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Cari

Giulio Biagi

Giulia Fioravanti

Niccolò Lastrucci

Matteo Lotti

Gabriele Palumbo

Pietro Stefani

Marco Volpe

che anno bello abbiamo trascorso insieme! E quello che più mi ha impressionato è stato l’impegno che avete manifestato, pur essendo di età e classe diverse, intenti nello studio di argomenti di non facile apprendimento. Se non stato facile capire ciò che è bene e ciò che è male, anche se insegnamenti di questo genere già ve li avevano dati in casa o a scuola, ciò che propone questo secondo sacramento è del tutto nuovo e non trova riscontro in nessun atteggiamento o insegnamento che ci può essere dato:

Dio diventato “nostro cibo e nostra bevanda”

fa crescere quella vita divina ricevuta nel battesimo

e che va educata attraverso il sacramento del perdono.

Certamente ci è stata preziosa la collaborazione delle nostre due catechiste … e dei vostri genitori.

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Arrivati appena alla prima celebrazione del Sacramento del Perdono (20 marzo 2010), siamo subito ripartiti per questo secondo incontro con Colui che, amandoci, non solo ci perdona, ma vuol fare “comunione con noi”. E appena abbiamo guardato a questa meta, siamo stati assaliti da una serie di domande importanti, ma non di facile risposta:

1. Cosa vuol dire “fare comunione” E poi:

2. “Come fa Gesù: ad entrare e stare dentro quell’ostia, che a volte può essere anche un piccolissimo frammento, e dentro quel vino, magari una sola goccia, perché noi, mangiando e bevendo quegli alimenti, ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue, cioè di Lui?

Queste domande ci hanno spinto a sfogliare il vangelo per conoscere meglio chi è Gesù, Colui cioè che incontriamo nei sacramenti. In questo secondo incontro, in particolare, non è che viene in noi per donarci qualcosa di Sé, ma tutto se stesso. 1° - “Fare la comunione…” questa espressione non si usa soltanto per indicare questo sacramento, ma in tante altre espressioni della nostra vita.

- La usano il babbo e la mamma per dire che tra loro tutto, anche quello che prima era di uno solo, diventa un bene “comune”, cioè di ambedue: “comunione dei beni”;

- Vuol dire “mettere insieme”, “a disposizione dell’altro quello che è nostro”. - “usare come se fosse stato comprato da ciascuno di loro”, - Se in una famiglia ci sono fratelli e sorelle, i genitori sono “comuni”, cioè di ambedue ed

ogni figlio si deve aspettare dai genitori ugualmente affetto, attenzione, preoccupazione, disponibilità e non pensare che i genitori siano soltanto suoi.

Gesù mette a disposizione di noi uomini “tutto se stesso” e non “qualcosa” di suo. Questo nessuno di noi riesce a farlo.

2° - “Come fa Gesù…” Questa seconda domanda ci ha richiesto molta più riflessione e più studio del vangelo. A chiusura del vangelo di Matteo (Mt. 28, 18-20), abbiamo trovato che Gesù si presenta come colui che può tutto:

“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” e prosegue dicendo ancora:

“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

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Due proposte che ci fanno subito capire di non trovarsi di fronte ad una persona qualunque: tutti, anche i geni, i potenti della terra hanno limiti, e tutti abbiamo una vita legata al tempo che passa. 1° - Gesù è il “Signore”, cioè non è condizionato A - Nel vangelo di Giovanni (cap. 1, …) ci troviamo le definizioni più belle e più profonde di Gesù:

* - Gesù è il “Verbo di Dio” (“verbo” vuol dire “Parola” e questa è il mezzo attraverso cui ognuno di noi manifesta agli altri i suoi pensieri)

Quindi Dio si manifesta, si fa conoscere a noi uomini - attraverso la persona di Gesù di Nazareth, - e attraverso di Lui si fa conoscere, incontrare, ci dona il perdono e il suo amore

* - E’ la sorgente dell’esistenza e della vita, perché: “tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente avviene al di fuori di Lui”. Egli è Colui che ha dato a tutto la possibilità di esistere e di vivere. * - “Il Verbo di fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”

Cioè diventò uomo come noi, divenne cittadino del popolo ebraico, abitò in una casa, ebbe una famiglia come tutti. B - Abbiamo proseguito nello studio con un’altra domanda:

“è più facile inventare le cose o farle funzionare come a noi piace?”

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Le domande che sorgevano in noi diventavano motivo di curiosità e il vangelo diventava la nostra fonte di spiegazione. Sfogliando il vangelo abbiamo letto che Gesù è “Signore” perché non è impedito da niente e da nessuno, mentre noi uomini, che nella natura risultiamo i più intelligenti e i più capaci, lo siamo. E quanto dobbiamo impegnarsi per imparare tutto e nonostante ciò tante cose non riusciamo mai a farle. Noi siamo soliti chiamare i gesti di Gesù “miracoli” per dire che noi uomini non siamo capaci di agire in quel modo. E lo vediamo agire in modo così straordinario non per dimostrarsi più grande o più importante, ma solo per dare il suo aiuto a chi si trova impedito dalle difficoltà a godere della vita.

Incontra un uomo che non vede niente fin da quando era nato: per Gesù è spontaneo offrirgli una vita nuova, per questo infatti è venuto tra noi: lo guarisce;

Incontra un gruppo di uomini che devono stare lontano dalle loro famiglie e dagli amici di paese perché malati di lebbra: li libera da questa malattia e li rimanda a casa sani;

Incontra un uomo distrutto dalla malattia, portato da amici che glielo calano dal tetto perché non riescono ad entrare nella stanza in cui Gesù si trova, dimostrando tanta fiducia in lui: anche se è giorno di festa e per gli ebrei giorno di assoluto divieto di fare qualsiasi lavoro, gli dice di alzarsi, prendere il suo lettuccio e tornarsene a casa;

Si imbatte nel funerale di un ragazzo, figlio unico di madre vedova: Gesù non ci pensa due volte: lo prende per mano e lo restituisce vivo a sua madre in lacrime;

C’è Pietro che sta attraversando un momento di sfiducia in lui: Gesù gli offre la possibilità di una esperienza straordinaria: lo fa camminare a pelo d’acqua come su una strada, come già prima Lui aveva fatto;

E’ invitato a un pranzo di nozze e finisce il vino, ma non il pranzo. Anche

Maria, sua madre, glielo fa notare: addirittura 500 litri di acqua trasforma in vino per non veder sciupare quella festa e la gioia di quei due sposi.

E quando gli apostoli avevano fatto fiasco a pescare, non tirando in barca

neppure un pesciolino: Gesù fa loro pescare 153 grossi pesci, tanto che la barca stava per affondare.

E di quelle volte che, lontano dall’abitato, si rende conto che migliaia di

persone erano affamate e senza cibo: con alcuni pani raccattati da un ragazzo che forse, per giocare, si era dimenticato di mangiare, Gesù, una prima volta sfama tremila persone ed una seconda cinquemila persone, avanzando addirittura 12 canestri di pezzi di pane…

Rammento soltanto alcuni “gesti” di Gesù per ricordare che per Lui era normale agire così, quando c’era bisogno di manifestare il suo amore verso chi era nella sofferenza o nella difficoltà.

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Lui che ha creato tutto, usa tutto secondo la propria volontà, piena d’amore verso chi ha bisogno. 2° - Gesù si fa “nostro cibo” per “restare con noi sempre”

Riferendosi al fatto che ogni uomo ha bisogno di mangiare tutti i giorni e più volte al giorno per crescere, per vivere, per essere forte:

o ecco Gesù che, conoscendo i nostri problemi e le nostre soluzioni, si fa nostro cibo e bevanda aprendoci ad un’avventura che soltanto un amore infinito e perfetto è capace di proporre.

Incomincia a far conoscere il modo che ha scelto per stare con noi sempre ed essere la

nostra forza e l’alimento della nostra vita: o dopo che la gente sfamata nella moltiplicazione dei pani, lo aveva cercato

ansiosamente, disposta a dichiararlo “re”, cioè a riconoscerlo come proprio punto di riferimento.

E’ in quell’occasione che Gesù incomincia a dire di voler essere Lui “cibo e bevanda”

di ogni uomo e che è “il pane che il Padre del cielo vuol dare agli uomini”. o Non è un discorso facile da accogliere, ma Gesù non disarma,

sia quando sono gli ebrei a contestarlo pensando che Lui non potesse essere più grande di Mosè che aveva prima liberato il popolo dalla schiavitù d’Egitto e poi sfamato nel deserto con la manna,

sia quando sono i suoi discepoli ad abbandonarlo perché “questa sua parola è dura, chi può ascoltarla?”

Ma Gesù afferma:

“È Dio, il Padre mio che vi dà il pane del cielo…ed è molto diverso da quello di Mosè. Quello era un cibo che finiva e che si corrompeva nel giro di una giornata…

E proseguendo nel discorso presenta se stesso come “carne e sangue” di cui cibarsi ed

essere una sola cosa con Lui:

- "Io sono il pane della vita… Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”. - “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". - “Chi mangia la mia carne - “e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno, - perché la mia carne è vero cibo - e il mio sangue vera bevanda. - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

Dalla promessa alla realizzazione

o Fu durante una cena, “la cena pasquale”, la cena più importante che il popolo ebraico, anche oggi dopo millenni di storia, ripete per ricordare l’evento da cui nasce “la sua libertà e grandezza perché Dio lo ha fatto “suo Popolo”,

o Gesù, dopo aver ripetuto i gesti tradizionali di quella cena, “prese il pane, rese grazie a Dio, lo spezzò, lo diede agli apostoli dicendo: prendete e mangiate tutti, questo è il mio corpo che è dato per voi”

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o E di seguito: “prese il calice, lo distribuì dicendo: prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue che è sparso per voi e per tutti, per una nuova alleanza”.

o E concluse questo suo donarsi dicendo: “fate questo in memoria di me”, per manifestare il suo desiderio di essere “cibo per tutti gli uomini di tutti i tempi”

Quando abbiamo letto questo brano del vangelo guardavo i vostri volti, cari ragazzi, e notavo l’attenzione con cui seguivate. Foste voi stessi a mettere in evidenza che Gesù non usava il pane come “immagine”,: cioè che non usava il pane per ricordare il suo corpo e il vino il suo sangue.

o E che parlava concretamente lo comprendiamo dall’atteggiamento avuto dai discepoli di Emmaus quando, tre giorni dopo la morte, si ritrovarono attorno a quella tavola con quel “viandante” sconosciuto che avevano aggregato a sé lungo la strada: “riconobbero dallo spezzare il pane” che era Gesù e la scoperta dette a loro la forza necessaria per rifare indietro i cinque chilometri e andare a testimoniare al gruppo degli amici raccolti ancora nel cenacolo “che avevano incontrato il Signore”.

Proprio questo gesto dello “spezzare il pane” sarà il motivo del ritrovarsi dei “credenti in Cristo” per renderLo presente in mezzo a loro. E sarà questo “spezzare il pane” che darà il primo nome alla celebrazione che oggi noi chiamiamo “messa”

Se in quella cena gli apostoli non capirono appieno il significato delle parole e dei gesti di Gesù, qualche ora più tardi lo vedranno “consegnarsi a Giuda” e a coloro che erano con lui, mandati a catturarlo dai Sommi Sacerdoti e dagli Anziani del popolo. Avrebbe potuto agire diversamente, difendendosi o sottraendosi come avvenne a Nazareth. Invece disse soltanto: “Prendete me, ma lasciate che loro (gli apostoli) se ne vadano”

E sulla croce “ci donò la sua vita”, tutto se stesso, compresa “sua madre”, “perché tutti gli

uomini avessero la vita e l’avessero in abbondanza”.

E l’evangelista annota l’ultima espressione di Gesù, prima di “darci il suo spirito”: “Tutto è compiuto!” E’ come se avesse voluto dire: “ho fatto tutto quello che dovevo perché l’uomo conoscesse quanto e come Dio lo ama”.

La cena di Gesù Quello di Gesù fu un gesto capace di rovesciare il nostro modo umano di pensare che ha guidato la storia dell’umanità in cui ognuno ha lottato per difendere sé e le proprie cose dall’altro, non essendo portato a condividerle e a donarle agli altri.

I tre vangeli, quelli di Matteo, di Marco e quello di Luca ci riferiscono i gesti e le parole di Gesù attraverso i quali Egli si dona come nostro cibo e bevanda.

o Il vangelo di Giovanni invece fa un

racconto diverso di quella cena: o Gesù si dona in modo diverso ai

suoi: “voi mi chiamate maestro e

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signore, e dite bene perché lo sono. Ma io vi lavo i piedi. Lavatevi i piedi l’uno l’altro…”

o Gesù parla a lungo con i suoi discepoli invitandoli alla fiducia in Lui, ad essere uniti fra di sé,

o Gesù prega a lungo per chi crederà in Lui. La nostra “cena”

- La nostra “cena” inizia sempre con l’Atto Penitenziale che sostituisce “la lavanda dei piedi”. Con l’Atto Penitenziale chiediamo perdono di non essere stati “bravi” nel tempo fra quella celebrazione e la precedente. E’ come il nostro far scorrere l’acqua sulle mani prima di andare a mangiare. Ma a volte c’è bisogno di usare il sapone e strusciare a lungo. Ecco il momento in cui, prima di “mangiare il Corpo di Gesù” c’è bisogno di celebrare il sacramento del perdono.

- Al posto di Gesù che parla come fece agli apostoli, leggiamo il libro della “Parola”, cioè il libro che contiene la rivelazione che Dio ha fatto all’uomo sia prima di Gesù, che attraverso Lui, o dopo che Lui è asceso al cielo. Si chiama Liturgia della Parola : si ascolta, si riflette, si spiega quanto ascoltato (omelia) e facciamo la Professione di fede su ciò che Dio ci ha detto.

- Di seguito è quella che noi chiamiamo la Liturgia eucaristica, cioè il ripetere i gesti e le

parola di Gesù che trasformarono e continuano a trasformare il pane e il vino nel suo Corpo perché ogni uomo abbia la vita e l’abbia in abbondanza. Per questo si apre questa parte suggerendo particolari intenzioni di preghiera rivolte alla Chiesa intera, alla Comunità parrocchiale e a situazioni particolari.

o Si apre con l’offertorio: il sacerdote riceve il dono del pane e del vino dalla

Comunità (noi lo facciamo solo alla messa del sabato, le altre volte li trova già pronti sull’altare)

o Li presenta a Dio come dono della natura e del lavoro dell’uomo, perché tutto, sia la nostra capacità di lavorare che quanto troviamo nella natura scaturisce dal suo amore;

o Con una grande preghiera si apre il racconto dell’ultima cena di Gesù e mentre si ricorda il sacerdote compie i gesti che Lui ha fatto. In questo “ripetere parole e gesti” di Gesù, Dio, attraverso il suo Spirito che si invoca espressamente, trasforma quel pane e quel vino: è la Consacrazione.

o La celebrazione prosegue esprimendo lode a Dio e pregando per tutta la Chiesa radunata a renderGli lode per il grande amore che manifesta. Si prega anche per chi guida la Chiesa, il papa e i vescovi, per i fratelli defunti, e si conclude invocando ad unirsi alla nostra lode tutti i santi del cielo.

o Con la preghiera del “Padre nostro” inizia la preparazione alla Comunione: Gesù è in quel pane e in quel vino per essere nostro cibo e nostra bevanda, per farci crescere come “figli di Dio”.

o Dopo aver riordinato l’altare, il sacerdote rivolge a Dio un’ultima preghiera di gratitudine per l’amore che ci ha dimostrato, chiedendoGli che ci accompagni sempre nel “testimoniare a tutti il Suo amore”. La traduzione della messa in lingua corrente ha nascosto l’ ultimo significato che la messa vuol riproporci dal momento che l’abbiamo celebrata: quello che hai celebrato dentro questo luogo, quello che hai ricevuto fallo uscire con te da questa stanza. Gesù è venuto per tutti e si vuol donare a tutti. Ricevi questo compito come “missione”.

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Permettete a Gesù di servirsi di voi come per arrivare a voi si è servito di tanti che lo hanno gioiosamente ricevuto prima di noi.

ABBIAMO DETTO ALLA NOSTRA COMUNITA’ PARROCCHIALE

Cari genitori e cara Comunità parrocchiale Oggi per noi è un giorno molto bello e importante. Dopo esserci preparati, con impegno, con don Mauro e le nostre catechiste, studiando le cose fatte da Gesù, possiamo finalmente nutrirci del Corpo e Sangue di Gesù che si dona a noi per essere in comunione con noi. Abbiamo capito che “fare comunione”, significa condividere le cose con gli altri e Lui condivide se stesso con noi. Pensiamo ad Emmaus, quando incontra due discepoli che tornavano a casa delusi, perché Gesù era morto. E’ quando i due lo invitano a condividere il loro pasto che Gesù ripete i gesti dell’ultima cena e condivide sé con loro. Gesù aveva detto agli apostoli: “troverò un modo per rimanere sempre con voi” e il sacramento della comunione è un modo che Lui ha scelto per essere sempre con noi, perché ci vuole bene.

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Proprio perché sappiamo che Lui ci vuole bene, quando verrà in noi, gli chiederemo la forza per diventare più buoni nei confronti di tutti, perché, se è vero che facciamo la comunione con Gesù, è anche vero che, attraverso di Lui, facciamo comunione con tutte le persone che compongono il suo corpo.

CI HANNO DETTO I NOSTRI GENITORI

Cari ragazzi, è arrivato il giorno della vostra Prima Comunione. Sappiamo che non avete la consapevolezza di un adulto ed anche che alcuni di voi hanno anticipato di un anno questo momento, ma crediamo che possiate comunque comprenderne appieno l’importanza, anzi ci siete di esempio nel dimostrare che l’animo giusto per affrontare la Comunione è l’entusiasmo, la gioia ed il sorriso. Per voi tutti ricevere Gesù che si fa pane e vino per essere sempre con noi, deve essere l’inizio di un nuovo cammino con Lui: con Dio Padre avete sperimentato la bellezza del perdono (vi siete resi conto di quanto vi ami e che sempre vi accoglie tra le sue braccia dopo aver ascoltato i vostri errori), con Dio Figlio sperimentate la bellezza del cammino che ci ha indicato infatti la prima Comunione è un punto di arrivo ma anche di partenza per un nuovo sentiero nel quale Gesù vi starà sempre vicino. Egli si è reso umile e vulnerabile, fino alla morte sulla croce, per farci capire che la vera gioia non sta nel potere, nel possedere tante cose belle, ma nell’essere persone che sanno vivere con gli altri apprezzandoli come un dono: saper aiutare il compagno in difficoltà, avere attenzioni verso l’amico isolato, accogliere i genitori ed i fratelli con amore, stare vicino soprattutto ai bisognosi … vivere ogni momento della giornata come Lui ci ha insegnato significa viverlo in modo più bello e con gioia piena, significa capire il senso della nostra vita, fare Comunione significa condividere, donare qualcosa di noi agli altri. E’ vero, vivere da veri cristiani seguendo il Vangelo nella quotidianità è un cammino impegnativo, ma Gesù non ci lascia soli: Lui, proprio nel Sacramento dell’Eucarestia, ci dà il Suo aiuto e ci sostiene stando sempre con noi; inoltre ci ha affidato ad una Comunità di fratelli che fanno il nostro stesso cammino: la Comunione, infatti, è vera se è vissuta con Gesù e con la nostra Comunità. Sappiate ricevere il Suo Amore ed il Suo aiuto senza allontanarvi mai da Lui mantenendo sempre l’emozione che state provando adesso! Noi genitori vi facciamo questo augurio e ci impegniamo a far sì che la vostra crescita spirituale vada di pari passo con la vostra crescita fisica ed intellettiva. Abbiamo visto i ragazzi che la settimana passata hanno scelto di ricevere la Cresima, confermando la propria fede in Dio e siamo certi che, assieme a don Mauro e le

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Catechiste, che ringraziamo per l’impegno e la pazienza, anche loro sapranno essere per voi esempio e riferimento in questo cammino.

CI HANNO DETTO I NOSTRI CATECHISTI

Cari bambini, vi abbiamo visti emozionati e impazienti di vivere questo giorno così atteso. Dopo tanta preparazione e lavoro, eccoci arrivati al traguardo! In questo anno impegnativo vi siete preparati a ricevere il più grande dei doni: il Corpo di Gesù che oggi, entrando nei vostri giovani cuori, viene a nutrire la parte migliore di voi. E’ stato necessario, come prima tappa, riconciliarsi con Dio e riconoscere i propri errori tramite il sacramento del Perdono. Adesso siete pronti ad accogliere il Suo dono: Suo Figlio Gesù che si fa Pane e Vino per stare sempre con voi, proprio come aveva promesso. Con il Sacramento della Comunione Gesù diventa vostro cibo e vostra bevanda. Quel Gesù che oggi vi darà un’energia nuova, vi dice anche di non sentirvi mai soli nei momenti più bui della vostra crescita, “pecorelle smarrite” che nessuno vuole, “piccole monete” di nessun valore. Lui solo è il Pane vivo, disceso dal cielo, che non muore mai. Lui solo starà con voi fino alla fine del mondo. Accoglietelo con gioia e serenità, sappiatene far tesoro, custoditelo e diventate voi stessi strumenti di amore. Come per i due discepoli di Emmaus, però, non è sempre così semplice trovare e riconoscere Gesù accanto a voi, nei vostri fratelli di fede, né andarGli incontro, troppo presi dagli impegni o dalla pigrizia. Da oggi Gesù sarà sempre al vostro fianco, sappiate quindi riconoscerLo come un amico, il “miglior amico” da incontrare ogni giorno con la stessa gioia di oggi. Contente e fiere del percorso che avete compiuto, vi siamo vicine per condividere con voi questa festa, pronte ad affrontare insieme i prossimi anni. Grazie per averci saputo insegnare nel vostro piccolo, che Gesù è un dono non solo da tenere dentro, ma anche da trasmettere agli altri. Con affetto Le vostre catechiste Costanza e Manuela

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ABBIAMO STUDIATO IL DONO DI GESU’ NELL’ARTE 1° - “Io sono il cibo” (Mihu Vulcanescu – ceramica – chiesa Regina Pacis a Santa Lucia – Prato)

L’artista sintetizza il gesto di Gesù che si dona come “cibo” in quella mano che entra nel cuore trafitto, quasi a volerselo strappare per donarlo. Un gesto d’amore, sorgente di vita e di pace (gli alberi e la colomba). Fanno da contraltare le espressioni dei tre uomini: diffidenza, riflessione, mera-viglia. Atteggiamenti vissuti all’an-nuncio (Gv. 6), ma anche oggi. Se sapessimo vivere l’eucarestia come esperienza d’amore, e non solo come devozione, quanto sarebbe più bello il mondo.

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2° - “Nella valle …del Bisenzio a Santa Lucia

(Mihu Vulcanescu - grafica – omaggio dell’artista al parroco - coll. Privata) A sinistra il monte delle Coste, a destra la Calvana; in fondo alla valle il volto di Cristo sorgente di un fiume che confluisce verso un calice, colmo della presenza di Dio – occhio, simbolo della divinità – e da cui esonda diventando “strada” dove camminano uomini “pellegrini”, alla ricerca cioè della vera vita che Cristo propone con questo sacramento: “chi mangia di me, avrà la vita”

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ANCHE I NOSTRI GENITORI SI SONO PREPARATI ALLA NOSTRA COMUNIONE (per due volte con don Mauro)

(8 maggio 2010: 1° incontro)

L’EUCARESTIA: IL DONO DI DIO CHE SI RENDE PRESENTE IN MEZZO A NOI PER ESSERE TUTTO E SEMPRE PER NOI

- E non è impossibile credere che Gesù possa rendersi presente in un pezzo di pane e in un

po’ di vino, se noi osserviamo, nel vangelo, il suo agire da “signore”, non condizionato da niente e da nessuno.

o fa di uno specchio d’acqua un luogo per camminare o trasforma l’acqua in vino o moltiplica i pani e i pesci, per due volte, per sfamare migliaia di persone o guarisce i malati e spesso nascondendo il gesto o risuscita i morti

Nulla a Lui è impossibile, come Lui afferma "ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra", e l’apostolo Giovanni apre il suo vangelo dicendo: “tutto è stato fatto pr mezzo di Lui e niente al di fuori di Lui esiste”.

IL SACRAMENTO DELLA COMUNIONE

È IL SACRAMENTO PIÙ MEDITATO E PIÙ VISSUTO DALLA CHIESA PERCHE’ RENDE PRESENTE FRA NOI E CON NOI COLUI CHE SI DONA A NOI

Come dimostrano i tanti nomi con cui, nel corso dei secoli, è stato chiamato:

sacr. della Frazione del pane - perché sottolinea il gesto che fece Gesù dello “spezzare il pane”;

sacr. della Cena del Signore - perché sottolinea “quando” si donò per la 1° volta

sacr. del Corpo e Sangue di Gesù - perché pone l’accento su “cosa” ci ha donato

sacr. dell'Eucarestia - perché è un dire “Grazie” al Padre come fece Gesù per la salvezza donata

sacr. della Comunione - perché dice ciò che produce questo dono: la comunione con Dio e fra noi

sacr. della Messa - perché, dopo averLo ricevuto, ci “manda” a portarLo al mondo (“messa” = missione)

1° - È SACRAMENTO DELLA SUA PRESENZA.

Lui ci ha detto: - "Io sono con voi fino alla fine del mondo..." - La sua presenza non più legata al tempo e allo spazio, (Gesù storico ha annunciato la

salvezza a quelle persone che ha incontrato lungo le strade della Palestina) - è una presenza spirituale, ma reale, anche se non “materiale”. Gesù, il Cristo della

resurrezione, che "vince la morte" e quindi i limiti del tempo e dello spazio, è il Salvatore di tutti gli uomini, di tutti i tempi: “annunciate a tutti gli uomini il mio vangelo e chi sarà battezzato (cioè “inserito in me”) sarà salvo…”

- Lui stesso, durante la sua ultima cena, ci dice che lì è presente, ("questo è il mio Corpo, il mio Sangue...") (il sacerdote Gli presta voce e mani)

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- E ancora è Lui che ci dà la possibilità di renderLo presente e che ci chiama a renderLo presente: ("Fate questo in memoria di me") si celebra la messa per ubbidire alla sua volontà!

2° - È IL SACRAMENTO DELLA COMUNIONE CON LUI - in esso Egli dona tutto Sé a noi.

- “ Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". Gesù rispose:

- "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete..." Intanto i Giudei mormoravano di lui perchè aveva detto: - "Io sono il pane disceso dal cielo".

Gesù riprese: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perchè chi ne mangia non muoia. - Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". - "In verità, in verità vi dico:

- - se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo - e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.

- Perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. -Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.

- Chi mangia questo pane vivrà in eterno". 3° - È SACRAMENTO DELLA COMUNIONE CON I FRATELLI

a) - celebrare il sacramento della comunione è "segno" della nostra fede in Cristo che ci unisce ai fratelli di fede e a tutti gli uomini.

* "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune... * Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere... ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo... (Atti 2 e 4)

b) - è segno dell’unione di tutti i cristiani che diventano “membra” del medesimo Corpo di Cristo….

"Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. ( 1 Cor. 12, 12) - …. che identifica in Sé ciascuno uomo, compresi i più delinquenti "Quando il Figlio dell'uomo verrà... saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…, Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare…? Rispondendo dirà loro: In verità vi

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dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt. 25, 31..) - vivere la comunione con Cristo implica il “fare la comunione con gli uomini” Gesù, durante l’ultima cena, prima di donarsi ai suoi apostoli, si inginocchia e lava loro i piedi: “come ho fatto io, fate anche voi… servitevi ed amatevi gli uni gli altri”. Questo vuol dire che non può esserci Eucaristia senza esprimere poi nella vita amore al prossimo! E anche Giovanni lo afferma nella sua prima lettera ( 1 Gv. 2, 4): "Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio... Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre". Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato". “ESSERE CRISTIANI” CONTEMPLA OBBEDIRE AL SUO COMANDO : “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME…” GLI APOSTOLI INIZIANO SUBITO A RIPETERE I GESTI DI GESÙ PER VIVERLO "PRESENTE IN MEZZO A LORO"

Quello di essere assidui alla messa è uno degli atteggiamenti che hanno caratterizzato la vita dei cristiani fin dall’inizio della Chiesa.

1 - “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. (Atti cap. 2, 42) Attenti però alla superficialità. Leggiamo però in san Paolo (1° Cor. 11) che la nostra debolezza umana può anche farci vivere male il dono di Dio. 2 - “E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre celebrazioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. (Li rimprovera perché ci sono divisioni tra loro e ricerca di emergere l’uno sull’altro) Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”. (1Corinzi cap. 11) Di fronte a questo rimprovero di Paolo ai cristiani di Corinto, domandiamoci come viviamo normalmente questo sacramento - siamo in sintonia con i nostri fratelli, oppure ci dividono da loro risentimenti, invidie,

gelosie…? - E ancora nella particolare circostanza della prima comunione, quanto sono importanti i

vestiti, le bomboniere, i regali, i ricevimenti? - Ci pensiamo che mentre noi non ci facciamo mancare niente, tanti figli di Dio come noi

soffrono la mancanza di tutto e muoiono di fame?

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2° INCONTRO CON I GENITORI DELLA PRIMA COMUNIONE

SACRAMENTO DELLA PRESENZA DEL SIGNORE IN MEZZO A NOI EUCARESTIA: SACRAMENTO DELLA COMUNIONE CON I FRATELLI

a) - celebrare il sacramento della comunione è "segno" della nostra fede in Cristo (Atti 2 e 4) è inizio della “novità” cristiana nel mondo

* "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune... * Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere... ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo...

b) - celebrare con impegno, senza superficialità e ricerca di interesse personale: (qual è il nostro celebrare?): (2 Cor. 11, 17-34)

"... non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, - vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. - Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore (= donarsi, servirsi, perdonarsi)

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Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! (celebrazione segno di comunione vicendevole) Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. (celerazione segno di comunione con Cristo salvatore) Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perchè chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore (e quindi non solo il corpo di Gesù, ma il Corpo di Cristo), mangia e beve la propria condanna. ( mettiamo la messa all’ultimo posto - la riduciamo alla “preghiera per i morti” - o per le varie circostanze)

c) - è segno di comunione tra i fratelli, membri del medesimo "Corpo" di Cristo ( 1 Cor. 12, 12)

"Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.

- perchè Cristo si identifica in ciascuno uomo, compresi i più delinquenti (Mt. 25, 31..)

"Quando il Figlio dell'uomo verrà... saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore,

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quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. ( i poveri, nella mentalità antica ebraica, erano tali perchè puniti per un colpa propria o altrui)

d) - celebrare la comunione è vivere la comunione con Cristo ed implica la comunione con gli uomini ( 1 Gv. 2, 4)

"Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio... Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. "Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato".

In copertina: “Cristo si fa nostro cibo”

Composizione intorno ad un piatto dell’artista romeno Mihu Vulcanescu, l’artista che la fatto ceramiche, vetrate ed oggetti di culto della nostra chiesa. Anche nella vita incontriamo “Gesù” che prima era…e poi è… Ricordiamoci, Egli ci ha detto: “Tutto quello che voi farete anche al più piccolo degli uomini, l’avete fatto a me, perché ero io…!

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ALTRI MOMENTI VISSUTI ALLA VILLA DEL PALCO

Nel luogo preferito

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“il pallone … sempre” Il “nostro pranzo”