Preghiera per la serenità ARCA notizie · nostro gruppo locale o regionale e dell’Arca tutta...

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ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia. Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 12 34016Trieste (e-mail: [email protected].) Il sito internet dell'ARCA in Italia è: Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro (10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n. Questo numero è stato consegnato per la stampa il http://www.arca-di-lanzadelvasto.it 97660898 intestato a Dino Dazzani. anno XXV NUMERO 3 ottobre/dicembre 2010 Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia N.3/2010 ARCA notizie Vita dell’Arca Ci rendiamo corresponsabili della vita delle nostre Fraternità, del nostro gruppo locale o regionale e dell’Arca tutta mediante l’aiuto reciproco, la condivisione, la convivialità, la partecipazione agli incontri, alle feste e alle azioni nonviolente. Dalla carta della comunità italiana Preghiera per la serenità Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso la saggezza per capire la differenza. Dammi la forza di vivere ogni giorno, godendo ogni momento, accettando la fatica come cammino verso la pace, prendendo questo mondo così come è e non come io lo vorrei. Dammi il coraggio di credere che ogni cosa sarà da Te resa giusta se mi abbandonerò alla Tua volontà, così che io possa vivere degnamente questa vita. Guido Farella

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ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagnie gli amici della Comunità dell'Arca in Italia.

Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 1234016 Trieste (e-mail: [email protected].)

Il sito internet dell'ARCA in Italia è:

Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro(10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n.

Questo numero è stato consegnato per la stampa il

http://www.arca-di-lanzadelvasto.it

97660898 intestato a Dino Dazzani.

anno XXV NUMERO 3 ottobre/dicembre 2010

Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia

N.3/2010

ARCAn o t i z i e

Vita dell’ArcaCi rendiamo corresponsabili della vita delle nostre Fraternità, delnostro gruppo locale o regionale e dell’Arca tutta mediante l’aiutoreciproco, la condivisione, la convivialità, la partecipazione agliincontri, alle feste e alle azioni nonviolente.

Dalla carta della comunità italiana

Preghiera per la serenitàDio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, ilcoraggio di cambiare le cose che posso la saggezza per capire ladifferenza.Dammi la forza di vivere ogni giorno, godendo ogni momento,accettando la fatica come cammino verso la pace, prendendo questomondo così come è e non come io lo vorrei.Dammi il coraggio di credere che ogni cosa sarà da Te resa giusta semi abbandonerò alla Tua volontà, così che io possa vivere degnamentequesta vita.Guido Farella

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IOIndice

Presentazione del numero pag. 3

pag 4Appunti per la pratica dello yoga

pag. 15

pag. 37Viaggio studio in india pag. 40

Le rivoluzioni nonviolente nell’ultimo secolo pag. 41Alle porte dell’inferno

pag. 41Il pensiero di Lanza del Vasto pag. 42

Approfondimenti

Arca in Italia

Arca nel mondo

Recensioni

Come Lanza del Vasto è avvicinato alla nonviolenza

La san Giovanni all’eremo di S. Ilarionepag.18

Dire a Locri “Dio ti ama”pag. 21

Attività estivepag. 23

Campo Estivopag. 26pag. 27

Festa di san Giovanni a Pisapag. 30

Incontro annuale dell’Arca pag. 33

Consiglio Internazionale a Tre Finestrepag. 34

Verso un economia nonviolenta

Tonino Drago

Guido Farella

Diario di Beppe Marasso

Renata Longo

Laura Lanza

Marina Ciulla

Dalila

Tonino e Vanna Drago

Laura Lanza

Bernard Dangeard

Rina Passera

Carissimi

L'estate che ci lasciamo alle spalle e' stata ricca di eventi e di incontriper l'Arca italiana e questo numero di ArcaNotizie ne fa un raccontoa piu' voci sperando di riportare almeno un po' della freschezza, dellescoperte e della gioia che abbiamo vissuto.Il numero si apre con un saggio di Tonino sul percorso diavvicinamento di Lanza del Vasto alla nonviolenza (che inizia grazieal regalo di addio di una ex-innamorata ….). La sezione diapprofondimenti continua con l'ultimo contributo del ciclo dedicatoalla pratica dello yoga curato da Guido.La sezione dedicata alla vita dell'Arca in Italia raccoglie racconti dellefeste di San Giovanni festeggiate in Calabria, a Pisa e a Casciago,ciascuna festa con la propria ricchezza di incontri e di novita'. Ilcampo estivo e' stato una gioiosa sorpresa con la presenza di tantigiovani che hanno rallegrato la vita della grande casa di Tre Finestre,leggete i loro racconti.La fraternita' di Tre Finestre ha ospitato anche il consigliointernazionale dell'Arca, arricchendo cosi' il campo estivodell'esperienza dei delegati internazionali e viceversa: Laura ce nescrive nella sezione dedicata all'Arca nel mondo.Il numero si chiude con un articolo ripreso da Nouvelles de l'Arche sulconvegno svoltosi in India “verso un'economia nonviloneta?” e altrenotizie di attivita' internazionali che si preparano in India.Un ampia sezione di recensioni completa il numero.

Il prossimo appuntamento e' a Casciago il 30 ottobre per l'incontronazionale.La redazione

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APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

COME LANZA DEL VASTO SI E' AVVICINATOALLA NONVIOLENZA

Tonino Drago

1. Introduzione

2. L'avvicinamento di Lanza del Vasto a “Gandhigrande anima”

Qui si vuole ricostruire il percorso che ha condotto LdV dallalettura del libro famoso di Rolland su Gandhi ad aderire alla concezionenonviolenta. Gli elementi di sostegno non sono molti; e in una certamisura debbono essere interpretati; perché all'inizio LdV, pur avendouna grande ammirazione della persona di Gandhi, non ebbe un rapportofacile con la nonviolenza.

In più la ricostruzione ha un problema di affidabilità storica deitesti utilizzati; in particolare il suo diario, che è stato rivisto in tardaetà da LdV. Nella “Introduction au Viatique” egli ammette che “… tuttala questione è là… se l'autore, dall'alto dei suoi lunghi anni di studi… nonli [i suoi primi pensieri] ha un po' rivisti, ritoccati, insomma, falsificati./Certo mi è impossibile dimostrare il contrario. Non posso che avanzareuna osservazione: che ragione ci sarebbe per un tale artificio?” (V I p.13.). Notiamo che la risposta è una assicurazione nella misura in cui illettore la vuole prendere come tale; non è impensabile che egli abbiariformulato i suoi pensieri giovanili . Comunque sia, per questo studio ilsuo diario resta il primo documento di riferimento, fino a provacontraria .

l mondo occidentale ha iniziato a conoscere Gandhisoprattutto attraverso due libri di Romain Rolland : il libro più famososulla figura storica di Gandhi, l'altro è un'ampia antologia di quantoGandhi aveva scritto di più significativo nel periodo 1919-1922 .

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Il famoso storico, premio Nobel, Romain Rolland introduce il secondo libro inmaniera appassionata (pp. V-XXI)); alla fine dà una valutazione che allora moltiavranno considerato esagerata. Prima assimila i gandhiani indiani ai primi cristianiperseguitati sotto l'impero romano; poi chiude scrivendo:

Lanza del Vasto (LdV) ha conosciuto Gandhi attraverso almeno il primo libro diRolland. Nel 1925 scrive:

.LdV aggiunge una considerazione sulla sordità della Chiesa alla politica

spirituale.Quasi alla fine della sua vita dirà :

… ma anche i suoi esercizi, del tutto personali, di vita solitaria, di rinunce, diimpegni con se stesso, sia pure interrotti spesso e improvvisamente. Da qui inizia lasua ammirazione per l'uomo che con le sue azioni straordinarie gli rappresentanosempre più un ideale: un uomo capace di smuovere la società sulla base di quella vitainteriore che egli, pur immerso in incoerenze di tutti i tipi, conduce, a tratti, inmaniera anche ascetica (povertà, pellegrinaggio a piedi, esercizio su di sé, letturefilosofico-spirituali).

Perciò l'avvicinamento di LdV a Gandhi avviene molto lentamente. Passanoanni prima che nel suo diario ci sia una eco al libro di Rolland; è solo dal 1930 checompare un pensiero collegabile ad esso; è una citazione di Gandhi senza commento:

Nel 1931 Gandhi venne in Italia per un breve tempo . Nei suoi scrittidell'agosto 1931 appare una risonanza (della venuta di Gandhi in Italia? Del libro di

Storico di mestiere, abituato a veder passare il flusso e il riflusso dellegrandi maree dello Spirito, io descrivo questa marea che si alza dal fondodell'Oriente. Essa non terminerà che dopo aver ricoperto le rive dell'Europa.

Ella [la donna di cui è innamorato, ma che lo lascia] mi ha infilato in tasca ilpiccolo libro al momento della partenza: <<Ho pensato che questo potrebbeinteressare un uomo come voi, che siete un tipo così al di fuori della norma.>> /Mahatma Gandhi di Romain Rolland

Naturalmente [i libri di Romain Rolland] mi avevano toccato, ma da lontano,come quando leggete le storie dei Santi lontani nel tempo; lui [Gandhi] eraaltrettanto lontano geograficamente. Era troppo bello per noi occidentali. Ho dunquecontinuato i miei studi e i miei piaceri.

“… il perdono come l'ornamento del soldato. Ma. . . . non [lo è] l'astenersi [dalreagire]” (V II, 135-136, n. 4) .

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81 Lo fa pensare il fatto che il suo biografo dice che gli ultimi 70 pensieri diPPRE sono stati aggiunti nel 1942 (AdM 190); LdV ha pubblicato il libroscrivendo in chiusura una frase che certamente gli stava molto a cuore, anchese non più rispondente alla realtà: “ … ultimato [nel] Natale 1937”.2 Una ricostruzione simile è quella di F.C. Manara: “La giustizia della grazia e

la saggezza dell'amore”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): La filosofia di Lanza delVasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, Il grande Vetro/Jaca book, Milano2009, 63-101, pp. 71-76. Manara usa gli stessi testi utilizzati nei paragrafiseguenti; ma li vede secondo due motivazioni che LdV dichiara dopo essersiavvicinato a Gandhi; qui si mettono in evidenza le motivazioni dichiarate da LdVnel corso degli anni del suo avvicinamento.3 R. Rolland: Mahatma Gandhi, Delamain, Paris 1924; Jeune Inde, Stock, Paris,1924.4 Sono 91 scritti brevi, riguardanti il lavoro politico di Gandhi in India nei primitempi. Allora egli aveva stretto l'alleanza col Partito del Congresso e aveva giàlanciato le prime grandi azioni di disobbedienza civile che lo avevano resofamoso nel mondo. Poco dopo è uscito un altro libro famoso in Europa : R.Fuelop-Miller : Gandhi. Storia di un uomo e di una lotta, (1928), Bompiani,Milano 1930, che presenta Gandhi sotto una luce simile, e che LdV può averletto

5 Lanza del Vasto: Le Viatique I, du Rocher, Monaco, 1991, p. 260, n. 29, mia traduzione (tr. It.Quaderni del Viatico, p. 202). Su “Ella” vedi la nota 132 della edizione italiana e AdM 39.6 Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, ott. 1987, in A. Drago (ed.): Lanza del Vasto. Unarisposta al XX secolo, Il Pozzo di Giacobbe, Palermo, 2010, 205-231, p. 207.7 Ma sicuramente prima di quella data, dal 1926, la amicizia col pittore Costetti lo avevainfluenzato; questi è stato uno dei primi in Italia a scrivere su Gandhi. Su di lui vedasi M. Lanza:“Arte visiva nlla prima metà del Novecento: espressionismo “spiritualista” di Giovanni Costetti”,in Scritti vari su Lanza del Vasto, stampa domestica, Castelvetro di Modena, 2006; i suoi scrittisu Gandhi sono indicati nella p. 191 n. 395. Su come LdV lo ha conosciuto si veda V II 13ss..8 G. Sofri: Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988; che include, come cap. III, lo scritto“L'immagine di Gandhi in Italia”, già stampato in F. Traniello (ed.): Dai Quaccheri a Gandhi, IlMulino, Bologna, 1988, 289-321. In questo scritto sono importanti le note 1-3 e le pagg. 289-300,che ricostruiscono la conoscenza di Gandhi in Italia in quel tempo (ma gli articoli di Costettisono ignorati). Al fine di ricostruire quanto LdV conosceva su Gandhi prima del suo viaggio inIndia, occorrerebbe aggiungere una analoga ricostruzione della conoscenza su Gandhi sia inFrancia che in Germania, Paesi frequentati da LdV.

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6 7APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

9 In “Valeur des Voeux”, Nouvelles de l'Arche, n. 10 (1953) 145-158, p. 154 dice che è davent'anni che ha compiuto questa scelta. Vewdasi anche AAVV p. 160. D. Vigne: La RelationInfinie,La Philosophie de Lanza del Vasto, vol. I, du Cerf, Paris, 2008, 273-291 ricostruisce la suavita affettiva sulla base dei quaderni inediti; egli dà la data del 1932 come l'inizio di uncambiamento di vita rispetto ad un periodo giovanile molto passionale; questo periodoterminerebbe il 1937 con l'arrivo di LdV in India.10 Mi sembra che qui inizi in LdV quella antropologia trinitaria che F. Vermorel: “La Trinità inLanza del Vasto. La storia dei suoi esperimenti con la verità”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): Lafilosofia di Lanza del Vasto, op. cit., pp. 103-115 vede in LdV.

11 AAVV 15 e 11. In questo libro il racconto del primo capitolo “Le sorgenti. Il pellegrinaggioalle sorgenti e le sorgenti dell'ordine” è una ricostruzione completata nel 1978, cioè circaquarant'anni dopo gli eventi. Quindi anche questa fonte dà un problema di affidabilità storica.Anche supponendo che LdV abbia voluto essere fedele alla storia (e per conoscenza personale,so che la memoria di LdV aveva qualcosa di prodigioso), però umanamente sono sempre possibilisuoi errori, travisamenti, sfalsamenti. Ma non abbiamo altre fonti di confronto, salvo un'altramemorialistica (sorretta sempre dai ricordi di LdV), quella di AdM. Quindi occorre attribuire ilbeneficio d'inventario a tutte le citazioni tratte da questo libro.12 Nella lettera del 10 sett. 1936 dice che da più “di un anno la andavo rimuginando e la poesiami è venuta fatta d'un tratto una mattina che ….” passeggiando per strada [a Siena] si è vistocircondato da manifesti e scritte della propaganda fascista, inneggianti al militarismo e allaguerra (L 354-5). Qui mi riferisco alla versione originale della poesia inviata all'amico LucDietrich; una versione abbreviata e corretta (probabilmente per non irritare i cristiani conespressioni come quella qui sopra riportata) è in Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, Denoël,Paris, 1993, pp. 95-97.13 Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, op. cit., pp. 105-107.

Rolland? Di ambedue? Di altri scritti?) che indica la nascita di una grande ammirazione(V II 159, n. 48):

Poco dopo decide di non mangiare più carne . Questa decisione da una parteesprime una sua tendenza sin dall'infanzia (aveva orrore della uccisione di qualsiasiessere vivente); dall'altra lo avvicina a Gandhi in una pratica quotidiana. All'inizio essa,data la generale ignoranza del tempo su questo argomento, gli desterà non pochepreoccupazioni sulle conseguenze che essa potrebbe avere sul suo fisico (e anche sullasua… virilità). Ma ad essa resterà fedele per tutta la vita.

Questo punto mi sembra importante, perché indica una sua prima regola eticasu se stesso. Con essa, la distinzione tra il Bene e il Male si introduce nella sua vita nonattraverso grandi comandamenti e grandi rinunce, ma attraverso gesti piccoli ma pienidi significato personale, ambientale e sociale, compiuti sull'esempio di un maestroammirato. Quindi, se anche il principio morale del vegetarianesimo è debole rispetto atanti altri, però porta LdV ad una osservanza, per la prima volta, regolare e moltoeducativa .

Passa qualche altro anno. Nel 1934 scrive (V II 248, n. 14):Dal 15 febbraio 1934 nuovo fervore di liberazione e di purezza. Progetto di

riprendere un pellegrinaggio a piedi fino alla Terrasanta, interrotto prematuramente aBari. Ma Perché cercare la tomba di Cristo, invece di rispondere alla voce di colui nelquale egli rivive? Gandhi e l'India sono la salvezza del mondo. Non c'è altra via d'uscitaall'abominazione del secolo. . . .

Una sua lettera dello stesso anno all'amico Luc Dietrich (L 216; 25 febbraio1934) dice: la “

Di quel periodo è anche una riflessione sulla politica antimachiavellica diGandhi (V II 248-249, n. 15), secondo cui

.Qui lo vediamo affascinato dall'esempio dell'uomo politico Gandhi, che

propone rinnovamenti sociali e storici enormi. Sono quindi le sue azioni politiche e lesue virtù morali che lo mettono profondamente in questione.

Arrivato a trentacinque anni, LdV sapeva di subire il giudizio di non avere néarte né parte; anche a giudizio della madre “non ha fatto altro che bighellonare”; indefinitiva era “un vagabondo” . E' attratto da Gandhi, ma l'insegnamento di Gandhi

Mi è chiaro che nel mondo d'oggi non c'è che un solo uomo : GANDHI. Tutti glialtri sono dei ciarlatani, me compreso.

lettura del Gandhi di Rolland mi è stata di grande aiuto negli ultimitempi”. Finalmente la lettura di quel libro è avvenuta ed è stata molto efficace.

… l'autorità comporta la rinuncia al possesso… [questa politica] contraddicetutta la storia umana / Ma Gandhi ha mostrato questa nuova possibilità dell'Umano.La Rivoluzione per mezzo della non cooperazione nonviolenta, quando vincesse, deveportare a stabilire una nuova forma di Stato. E' possibile organizzare una autorità,una economia, una giustizia, un ordinamento nonviolento? - Problema

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non gli è affatto congeniale (V II 275, n. 85; gennaio 1935?):

Si noti che neanche ora egli ha nominato la parola chiave dell'insegnamento diGandhi: nonviolenza; le ha preferito “gandhismo”; e lo caratterizza come innovazionenon per la politica nella società, ma per il solo ambito etico personale. Cosicché hadato una risposta negativa ai problemi che aveva posto nella penultima citazione del1934. (Eppure poi quando fonderà la Comunità dell'Arca, egli presenterà la sua novitàcome proprio “la” soluzione a tutte quelle domande).

Nel 1936 scrive una riflessione perplessa perché anche a livello personale il“gandhismo” non gli è facile (V II 277, n. 93):

Passato la fine dell'anno scorso e l'inizio di questo a meditare il principio diGandhi: se ti schiaffeggiano la guancia destra, porgi la sinistra- / Sia. Ma. . . . [e quiuna serie di domande senza risposta. Solo alla fine arriva una risposta a tutte:] No; nédisertori, né anarchici, né ribelli, bisogna diventare dei resistenti. Versailles 1°febbraio 1936.

Qui curiosamente chiama “principio di Gandhi” quello che è di Cristo; e non loaccetta. La parola “resistenti” in Europa era associata alla resistenza alla guerra.

Comunque è evidente che è affascinato dall'esempio di quest'uomo. E' in queltempo che scrive la poesia “Gandhi, grande anima” segnata con la data 1936 . L'inizioè indicativo del giudizio profondo che egli vuole esprimere:

Si noti che è di questo tempo anche la poesia autoritratto “Chrysogone”, che,all'opposto, esprime una immagine impietosa di sé stesso .

Ma notiamo che la poesia che caratterizza l'insegnamento di Gandhi (è troppolunga per riportarla) non dà un quadro sistematico della nonviolenza: è solo una suaprima riflessione sul Gandhi storico, richiamato attraverso una serie di fatti sociali chelo caratterizzano; tra i quali il fatto dominante è l'essere vincitore alla manieracontraria a quella occidentale, anche se l'idea finale è quella di “Gandhi grandeanima”. La spiritualità e la politica di Gandhi sono esaltate, ma non se ne descrive ilcollegamento.

In quel tempo c'era la guerra in Abissinia (l'odierna Etiopia; dove gli italiani,

“Il gandhismo non è un principio politico. Un sistema di governo, di autorità edi giustizia non si può fondare su di esso. E' una morale [solo] per l'individuo. Lasalvaguardia della libertà morale, e della sovranità dello spirito, la sola.“

Quanto abbiamo dovuto aspettarti e da dove / vieni, primo nato del Cristo -vergogna a noi / Oh vergogna per la Cristianità, vergogna a Roma - / Primo cristianotra i condottieri d'uomini / Gandhi l'indù.

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non riuscendo a piegare la resistenza della popolazione, barbaramente usarono i gasasfissianti). Allora LdV matura altre due convinzioni, ora sociali e molto forti. Laprecedente decisione di non contribuire ad uccidere animali (vegetarianesimo) ora siamplia al principio, ben più forte, di non uccidere nella società, quindi. All'amico LucDietrich egli scrive che giudica

” (L 309 e AdM 104). Ne è tanto convinto che quell'anno scrive alla madre:

(L 336) . Ora LdV si èradicato nell'insegnamento sociale di Gandhi a nella piccola tradizione antimilitaristaeuropea.

A questa decisione egli aggiunge quella contro il Fascismo (al quale invecequasi tutti gli artisti toscani del suo gruppo, denominato “Arco”, si erano adeguatilasciando soli lui e il suo amico Costetti) .

Questa sua maggiore coscienza sociale gli fa sentire il suo tempo gravido diancor più grandi tempeste. Per cui, sempre nel 1936, prende una decisionetotalizzante; essa viene esposta con parole secche e dure verso l'ambiente sociale dalui sperimentato: (V II 285, n.16).

In conclusione, le citazioni precedenti su Gandhi indicano che due aspetti diGandhi lo impressionano e lo affascinano (come si vede anche dalla poesia su Gandhi):da una parte, la sua forza morale, che glielo fa avvicinare a Cristo; dall'altra, la suacapacità di ribaltare le leggi del mondo (occidentale), cioè la epica di Gandhi. Ma, sinoti, questo non significa l'accettazione del suo insegnamento principale .

E' da notare che LdV, avendo una sua scelta religiosa già definita, va in Indianon per cambiare la sua fede; che è e resterà il Cristianesimo cattolico; che gli basta eche al momento sopravanza di molto la sua capacità di adeguarsi ai suoi insegnamenti.Comunque la sua fede rimane costante in tutto il pellegrinaggio (Pagni 52) :

“questa guerra vile ed iniqua e, se Dio me ne darà ilcoraggio, intendo praticare la disobbedienza civile, che ritengo rigorosamentedoverosa.“Quanto all'argomento sul quale mi inviti a riflettere, ti dirò che… lo proclamereianche con la corda al collo o davanti al plotone di esecuzione”

“….. voglio andare in India. . . . per espiare l'Europa”

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3. L'incontro con Gandhi e con la nonviolenza applicata alla vita divillaggio

… io ho avuto la mia fortuna di andare in India a trentacinque anni e giàconvertito alla mia propria religione; dunque da cristiano, con la croce sul petto esenza dissimulare il fatto. In quanto tale fui ricevuto non solo da Gandhi ma anchedagli altri di religioni diverse.

Pellegrino sì, ma non andrò a Gerusalemme. Là non c'è che deserto. . . Vado aWardha da Gandhi. . . . Colui che seguirò assomiglia in tutto al mio Signore. . . . E'venuto per servire come il mio Signore. Gli sono grato di non essersi servito del nomedel mio Signore, per regnare sugli uomini”.

“Il dovere del saggio non è di cercare il proprio riposo, ma dicombattere per la pace”

... era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria alcarattere di tutti)… Nessuno è non-violento per natura: siamo violenti e non proviamovergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è chela vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti; e la non-violenza consiste nel superare queste due grandi motivazioni della storia umana.

Allora alla partenza egli ha la sua fede nel Cristianesimo; la sceltavegetariana; la scelta antibellica; ma che cosa spinge LdV all'incontro con Gandhi?Certamente non la sua esperienza poetica e il suo sistema intellettuale (già formato);piuttosto, la chiara percezione sia del suo male personale (si ricordi la poesia“Chrysogone”) sia del Male nei rapporti interpersonali (il suo libro Giuda, anche sepubblicato più tardi, nel 1938). Nel 1937, quando ormai è partito per l'India (V II 303-304, n. 49; primi mesi del 1937), sulla nave scrive:

Ma soprattutto lo spinge l'angoscia per un grande male sociale (la guerramondiale incombente); che era diventato un problema assillante, sia al suo animocontrario a tutte le guerre, sia al suo sistema teorico . Sempre durante il viaggioscrive (V II 305, n. 53):

.Quindi vuole trovare le risposte sia ai suoi problemi più profondi di vita

personale, sia ai problemi universali: perché le guerre nella storia umana? Come lasocietà può evitare le guerre o combatterle? (AAVV 11-13).

Ma la parola orientale “nonviolenza” non l'attira; su di essa ha fortiperplessità, se non contrarietà (vedi la seconda citazione del 1936); delle quali è unaulteriore testimonianza il suo libro di massime PPRE, iniziato nel 1935 e “completatola notte di Natale 1937 sull'Himalaya” (in realtà l'ultima parte è del 1942); nel libronon ci sono accenni alla nonviolenza e tanto meno a Gandhi; quella “carità”, che eglipoi identificherà con la nonviolenza di Gandhi. è menzionata fuggevolmente in un solopensiero (PPRE 144).

Nei suoi ricordi LdV lo conferma con nettezza (Pagni 51): la nonviolenza

Se esaminiamo il suo diario per trovare dei temi che siano almeno vicini allanonviolenza, notiamo che nel 1936 scrive frasi che cercano l'equivalente morale esociale della guerra (V II 268-269 n. 70); poi inizia un pensiero negativo sulla nazione inguerra (V II 282-283 n. 6 e 284 n 11) e poi altri pensieri contro le guerre (V II 302-302n. 47 e 303 n. 48). Quando è da Gandhi i suoi pensieri sono ancora quelli di uncontrario alle guerre (V II 308-311 n. 66) e contro le violenze (ibidem, 323, n. 1 sett.

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14 La decisione è ricordata in AAVV 12-13, con due motivazioni: la sua “ripugnanza aduccidere dei negri” e il suo sentirsi profondamente internazionale; per di più, riteneva che lespiegazioni usualmente date alle cause delle guerre erano puerili. Le motivazioni sono espressein Pagni 50 e in Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, op. cit., p. 208.15 Apparentemente queste convinzioni all'inizio non erano state razionalizzate (vedasi lariflessione V II 284 n. 11); lo sono state successivamente anche attraverso le varie riflessioni chesi susseguono nel suo diario.16 D'altronde, anche l'entusiasta Rolland non accettava la critica radicale di Gandhi almacchinismo occidentale. Scriveva: il pensiero di Gandhi “… nega il Progresso, ed a momenti lascienza d'Europa. Sicché questa fede medioevale minaccia di urtare e d'infrangersi control'istinto diciamo così dello spirito umano.” (R. Rolland: Mahatma Gandhi, op. cit., p. 43-44).Invece LdV, sin dal tempo di PS (e ancor più poi in QF) condivide le critiche di Gandhi allemacchine; andrà anche più in là di Gandhi, arrivando a criticare a fondo anche la scienzamoderna.17 Questo testo è una fonte importante perché LdV parla ad un rappresentante di unmovimento cattolico, Comunione e Liberazione, che negli anni '70 lo ha chiamato più volte inItalia per animare i suoi gruppi; con lui LdV ha occasione di esprimere il suo cattolicesimo piùche con altri.

18 D'altronde nessun filosofo dà spiegazione del perché le guerre nella storia dell'umanità.Inoltre si ricordi che nel 1933 LdV aveva lasciato di rivedere la sua tesi del 1928 perché si erareso conto che tutta la sua filosofia “non dava conto dell'esistenza di una mosca”. In TS 170 diceche nella sua “giovinezza ho preferito prendere la strada, volendo interrogare il mondo negliocchi.”19 Mi sembra che il suo biografo colga molto bene, con una pagina mezza, il passaggiospirituale che LdV ha in India (AdM VI, par. 1, 118-119).

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10 11APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

1937).D'altronde lui stesso lo dichiara a posteriori (AAVV 11): quando è andato in

India era motivato soprattutto dalla sua forte contrarietà alle guerre: lo scopo erachiedere a Gandhi una risposta alla incombente seconda guerra mondiale. Siimmaginava che la risposta (AAVV 13-14) doveva riguardare “una dottrina della pacegiusta” e infine “un metodo per risolvere i conflitti umani”; come si vede, queste ideesono del tutto generali rispetto alla nonviolenza.

Che cosa dice di aver trovato?

(Pagni 55-56)Infatti al suo ritorno il suo vero problema fu, come lui dice sopra, capire ed

applicare il suo insegnamento. La vita da nonviolento nel villaggio di Gandhi non loaveva entusiasmato; di fatto ci restò pochi mesi; certo, ciò avvenne perché, contro lesue intenzioni di restare là come discepolo, si sentì chiamato da una voce “imperiosa”a tornare in Europa . Ma la lettera decisiva, che LdV ha inviato a Gandhi percomunicargli i voti per la vita compiuti sull'Himalaya e il suo progetto , confessa che(V 308):

Non ero adatto al lavoro di villaggio in India. Quando un uomo, nato ambiziosoe combattivo, si converte fino a diventare un servitore di pace, non può contentarsi diun destino troppo pacifico di pace e di un servizio senza alcun rischio.

Inoltre si nota una sua distanza dal concetto di nonviolenza anche quando glicomunica la sua decisione già presa (senza consultarsi con colui che aveva scelto comesuo maestro!): tornare in Occidente per fondare un Ordine di “combattenti per lapace”, non “nonviolenti”; i quali professino i voti “di povertà, castità, lavoro,obbedienza e perpetuo rifiuto di ogni riposo.” (V II 308-311 n. 66; anche AdM 130-131)La parola “nonviolenza” non compare né in questi voti né in tutta la lettera.D'altronde le parole propositive sono solo: la pace e il sacrificio; e questo branoesprime un concetto solo vicino alla nonviolenza: “resistenza alla violenza”:

Anche dopo la sua chiamata a tornare, scrive pensieri solo contro la guerra (VII 312-313 n. 71; ma anche un pensiero sul “rispetto per i nemici”; V II 313 n. 72).

Il mio viaggio in India e il mio incontro con Gandhi mi avevano dato lerisposte ai problemi che mi assillavano da tempo: il perché della guerra, come sipotrebbe evitare… Ma in quell'uomo trovai molto di più! In lui vi era qualcosa chemancava in me come ai miei ed era la coerenza, l'unità di vita. Ecco, dissi, un uomoche pensa, che sente, che prega e tutto ciò indirizzato verso lo stesso senso: dallavoro per il pane quotidiano sino alla preghiera. Ecco una vita. Gandhi era infattimolto di più che un capo di partito di liberazione, perché aveva un concetto benchiaro di come si deve vivere affinché la guerra non ci sia, per eliminare la miseria ela servitù. E questo io l'ho riportato a casa. Il vero problema fu per noi mettere suuna vita non-violenta, con tutti i problemi che la vita stessa comporta: l'economianon-violenta, l'educazione non-violenta, la giustizia non-violenta, la difesa non-violenta e così via.

Essi insegneranno la pace: che non è il riposo, ma la spada come ha dettoGesù… Che non appartiene ai molli, ma ai resistenti alla violenza interna ed esterna.Che gli uomini che finora hanno acconsentito per la guerra a così pesanti sacrificidevono essere pronti ormai a non rischiare di meno per la conquista della pace. / Lanostra prima battaglia e vittoria - sarà il rifiuto del servizio militare in tutti i paesi econtemporaneamente. . .

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D'altronde egli confessa di non aver capito, nella sua esperienza di contatto diretto,perché Gandhi non avesse la sua stessa motivazione antibellica; anzi dice che questofatto “mi turbò” (AAVV 19).

E anche quando, nel 1978, ricorderà tutto quello che, quando è stato daGandhi, ha trovato in lui, egli include nell'elenco la nonviolenza, ma definita inmaniera idealistica:

(AAVV 15). Per cui, in questo libro di ricordi egli continua dicendo che ilsuo Ordine doveva avere per scopo soprattutto la sua motivazione antibellica: la lottaalla guerra:

. (AAVV 17).Quindi è sempre l'immaginario dell'antibellico e dell'antipotere sociale che

domina la mente di LdV; anche se poi quando enumera i voti, finalmente dice la parola“nonviolenza”; ma legandola ad un voto di sua invenzione, che sicuramente è pococompatibile con essa: “…di perpetua instabilità.” (AAVV 18) .

Comunque ora il suo impegno sociale era associato non più a dei rifiuti, ma auna proposta positiva per fondare una nuova maniera di associarsi. Il passaggio alpositivo gli fa apparire tutta una nuova scala di valori. Ora LdV ha una sua concezionedella risposta da dare alla società del suo tempo; la risposta è connessa allanonviolenza di Gandhi, ma ne è autonoma, perché ha l'ambizione di opporsidirettamente al massimo Male del tempo: le guerre.

Appare del tutto saggio che Gandhi, di fronte a LdV che gli espone il progettodi tornare in Occidente a fare ciò, gli chieda di restare altri cinque anni con lui. Dopo,LdV stesso si renderà ampiamente conto della saggezza di questo consiglio, dandosi del“pazzo” per non averlo seguito. (AAVV 19)

In definitiva, che cosa ha ricavato LdV dal viaggio in India? La conoscenzaprofonda di un altro continente, di un'altra civiltà, di un'altra religione, di un'altrafilosofia, di un'altra pratica di vita (vedasi ad es. Pagni 52-53), l'esempio di vita diGandhi (unità di idee e di pratica di vita), la conversione completa (anche “dalla testain giù”), la risposta alle sue domande sulla guerra e la risposta sul tipo di società chesa evitarle, la missione di fondare un Ordine decisivo per la società occidentale, ilprogetto entusiasmante di un impegno a vita contro la guerra.

Ma non ha ancora maturato la nonviolenza, né quella teorica, né quellapratica. Gandhi non era riuscito, in tre mesi di convivenza, a passargli la concezionenonviolenta della vita. Si può pensare che gli diede il nome di Shantidas (servitore dipace) proprio come invito a diventare meno ambizioso e a considerarsi meno superioresugli altri anche su questo tema. LdV stesso si dichiara ambizioso davanti nella sualettera a Gandhi:

(VII 310); e la seconda volta che torna a Seagon ha una specie diconfessione della propria ambizione (PS 229-230, n. 47):

“la nonviolenza o rigetto di tutto quello che turba l'ordinedell'universo”

“Per far guerra alla guerra, si solleva un'armata di pace. L'armata di paceè simile a tutte le altre e tutto il contrario.” Il “contrario” è che i suoi partecipantisono liberi come i cavalieri erranti della leggenda, e prima o poi destinati a urtarsicon il potere che si arroga il diritto all'omicidio. / Sono votati alla difesa dellagiustizia e della vita e non usano altre armi che le armi della giustizia, la parola dellaverità, la testimonianza e il dono di sé. / La loro preparazione militare si fa nelcampo del cuore dell'uomo, le grandi manovre nella lotta contro se stessi e nellaconversione

“Non dovete ridere, caro Bapuj, della mia ambizione, se essa suonae sembra smisurata.”

“… mi hanno spessorimproverato il mio orgoglio, che è un miserabile e volgarissimo difetto”.Nell'incontro, Gandhi centra questo difetto di LdV: “Sei chiamato? / O sei tu che ti

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20 Questa è la versione in AAVV 16-17. Confermata da AdM 128-129. Prima in PS 216-217 avevadato una versione poetica da viaggiatore laico, un po' criptica.21 Si noti che questa lettera è stata esclusa da PS, ma pubblicata solo nel 1976, in V II 308-311.

Qui dice che L'Ordine si chiamerà “dei Gandhiani d'Occidente”, ma qui il “Gandhiani” può essereinteso in molti modi: il suo e quello di Gandhi

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12 13APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

chiami?…”

“Ecco tacerò finché qualcuno venga a me… / E tacqui cinqueanni.

“Bisogna attaccare la causa non lo

(PS 232); ed è chiaro che per Gandhi la seconda alternativa, ben staccatadalla prima, è la più appariscente. Nell'addio, Gandhi gli insinua ancora il dubbio: ora

.. vedrai se la nonviolenza in te è abbastanza forte per imporsi da sé a quelliche ti circondano.

Probabilmente a Gandhi appariva che ancora LdV non aveva assunto lanonviolenza. Tanto che Gandhi gli chiede di scrivergli molto, evidentemente perpoterlo indirizzare anche se a distanza; LdV gli tocca i piedi e non gli risponde (PS259). Il loro dialogo non esprime una intesa piena. Lui poi, contro ogni regola di buonrapporto umano, oltre che di rapporto tra maestro e discepolo, non gli scriverà più .Né nelle sue interviste pubblicate in libri, dettaglierà che rapporto di discepolato haavuto con Gandhi.

Egli stesso dichiara che al ritorno in Europa (1938) il messaggio che volevaportare all'Europa era la sua nuova visione “della guerra e delle sue cause” (AAVV 20),non della nonviolenza di Gandhi. Ma esso trova “un muro molle” che lo spossa.

Allora decide:” (AAVV 21)

Dopo mesi dall'allontanamento da Gandhi, si accorge che il suo progetto avevadimenticato aspetti caratteristici della vita di Gandhi e del suo insegnamento dellanonviolenza sociale: la riconciliazione religiosa, l'arcolaio e la ricercadell'autosufficienza personale (AAVV 22). Poi scopre anche la necessità di includere ledonne (AAVV 22-24). Queste dimenticanze indicano che ancora LdV non aveva capitoappieno la nonviolenza di Gandhi. Il suo biografo nota che nel 1939 egli aveva moltocammino da fare per essere nonviolento anche personalmente (AdM 159).

Per recuperare il meglio del suo passato (pellegrinaggio interrotto a Bari) eper fedeltà alla sua fede in Cristo, decide di realizzare il vecchio progetto di compiereun pellegrinaggio in Terra Santa, passando per il Monte Athos. A questo costo scopreche dovrebbe includere, a incominciare da se stesso, il lavoro per la sopravvivenzasociale; e finalmente scopre che perciò delle guerre

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4. La sofferta nascita della nonviolenza in Lanza del Vasto

strumento [le armi] né l'effetto [lo scontro

“Tornai dal mio pellegrinaggio [per lo più a piedi nel Mediterraneo]sbarazzato dai miei errori e dai miei sogni, voglio dire totalmente disarmato,demolito, disorientato, senza sapere né che pensare né che fare./ E venti giorni doposcoppiò la guerra.

]” (AAVV 24) .Ciò gli fa cambiare il punto di vista, prima così sicuro.

”Di fronte alla quale non sa che fare. Quello che ha vissuto in India sembra

finito, concluso. Le due precedenti parole, “errori” e “sogni”, e la depressioneprofonda nella quale egli cade al suo ritorno, giustificano ampiamente la precedenteinterpretazione dei suoi testi; lì LdV ha espresso, come suo solito, eufemisticamente ospiritosamente alcune questioni decisive; noi per accorgerci del fondo delle cose detteda lui, dovevamo fare molta attenzione. Lo suggerisce pure il suo biografo, chescrivendo a contatto con LdV, sottolinea la sua maniera di presentare le sue cose conuna “maschera d'oro” (AdM 173, 3° capoverso).

Se cerchiamo nel suo diario altri pensieri che si possono riferire con unaminima precisione alla nonviolenza ne troviamo uno del 1940; è una allusione allanonviolenza, attraverso il confronto di animali intesi come simboli: leone,… aquila;fino all'agnello, “che divorerà [tutti gli altri] e condurrà il gregge nei pascoli celesti”(339-340 n. 36).

Finalmente poco dopo c'è la parola “nonviolenza”, addirittura con unasequenza di otto pensieri (V II 346-348 nn. 45-52); il primo è sulla concatenazione delleviolenze, che solo “un atto libero [la nonviolenza ]…può rompere”. Il pensieroseguente (n. 50) esprime per la prima volta la idea della nonviolenza, che vienedichiarata esplicitamente ed in senso pieno.

Il nonviolento rispetta la legge temporale [del suo tempo, anche quando lainfrange], offrendosi a subirne le pene, [anzi] esigendo che esse gli siano applicate contutto il loro rigore; e afferma la Giustizia Eterna e anzi la genera nella sofferenza.

Ora finalmente LdV è entrato almeno con la mente, cioè con i suoi pensieri,nell'insegnamento centrale di Gandhi. A giudicare da questa citazione, questo lungocammino è servito a farlo arrivare in un senso nuovo, del tutto suo.

L: Lettere giovanili (1923-1936), Plus, Pisa, 2006.PPRE: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino, 1972

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SIGLE DELLE OPERE DI LANZA DEL VASTO:23 Almeno a mia conoscenza. A questo proposito, si può sottolineare quanto il suo biografomette in luce molto bene nella sua giovinezza: la poesia (inedita) “Paroles sur la Montagne”(AdM 33-34) è stata scritta poco dopo che egli aveva scritto ad una sua amica d'infanzia: “… misono RICONCILIATO CON DIO.” Di fatto quella poesia ha una luce luciferina, di rapporto da pari apari con Dio, al quale l'autore oppone la sua autosufficienza e la sua progettualità autonoma. Unrapporto simile può essere visto anche con Gandhi, colui che, unico, gli ha fatto da maestrototale: attrazione e nello stesso tempo ambizione di indipendenza e autonomia. Nel necrologiodel 1948 (PE 69-72, p. 71) dice di Gandhi: “Ci lasciava sempre liberi di scegliere la nostra via,ma se avevamo scelto quella di obbedirgli, i suoi ordini non tardavano a discendere su di noi,brevi, netti, irresistibili: “Fa questo, e poi ancora questo, e poi quello, va.”” Forse c'è unospunto rivelatore in PS 249; qui egli dubita della sua missione e tende a dare ragione a Gandhiche ne dubitava. Ma conclude: “A me e alla mia libertà basta sedere sui garretti…” davanti ad unbel paesaggio illuminato dalla luna. I “garretti” (che l'avevano portato in cima alla montagna)sono l'elemento che, nella poesia suddetta gli dava la soddisfazione di sfidare Dio da pari a pari.Da un punto di vista psicanalitico, tutto ciò manifesta un rapporto difficile di LdV con il padre,che abbandonò la famiglia quando LdV aveva nove anni e che comunque non aveva avuto unatteggiamento paterno in senso forte (mentre invece la madre era stata tale che quando LdV ladefinisce con “Il ritratto di mia madre” dice: “Volto che è come una spada che un cavaliere issaa mo' di crocefisso e bacia sul punto di morire.” V I n. 8, 68; tr. it. 55-56; vedasi anche la nota,

del nipote Manfredi Lanza, n. 105; e vedasi anche la dichiarazione di LdV di aver avuto un suorapporto difficile pure con essa; V II 354). Tutta la prima parte della vita di LdV appare comeuna faticosissima costruzione interiore di una immagine paterna, o, altrimenti detto, di unSuper-Io. E alla moret di Gandhi egli dice “Ho perso un padre”, non un maestro di vita.24 Parlando in generale a Vinoba egli sostiene che per essere pacifisti basta respingerel'effetto, ma per essere nonviolenti occorre rinunciare alle cause della guerra. (Vinoba 145) E'evidente che aver compreso questa differenza segna un salto nella esperienza di LdV e anchenella sua progettualità dell'Ordine. Di fatto nel 1960 scrive “La Guerre Sainte” (PE 49-55) che èmanifestamente il ripensamento del suo progetto iniziale di Ordine dedito alla guerra contro laguerra; ora ripensandola come Guerra Santa e quindi trasfigurata dalla conoscenza profondadella nonviolenza.25 AAVV 24. Vedi anche Pagni 54: “,… soprattutto… io stesso avevo le idee molto chiare, mafalse sul modo di realizzare ciò che mi era stato ordinato.”

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14 15APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

PS: Pellegrinaggio alle Sorgenti (orig. 1943), Il Saggiatore, Milano, 2005CE: Commentaire de l'Evangile, Denoël, Paris, 1950Vinobha: Vinoba, o il Nuovo Pellegrinaggio (orig. 1954), Jaca Book, Milano,1980QF: Les Quatre Fléaux, Denoël, Paris, 1959 (tr. it.: I Quattro Flagelli, SEI,Torino, 1996)IVI: Introduzione alla vita interiore (orig. 1962), Jaca book, Milano, 1979TS: La Trinité Spirituelle, Denoël, Paris, 1971MAV: La Montée des Ames Vivantes, Denoël, Paris, 1968HLAS: L'Homme Libre et les Anes Sauvages, Denoël, Paris, 1969CCENV: Che cosa è la Non violenza (orig. 1971), Jaca book, Milano 1978PEFM: Per evitare la fine del mondo (orig. 1973), Jaca book, Milano, 1981AAVV: L'Arca aveva una vigna per vela (orig. 1978), Jaca book, Milano, 1980,V: Le Viatique, du Rocher, Monaco, 1991, due voll. (tr. it. di quasi tutto il 1°vol., a cura di M. Lanza: Quaderni del Viatico, Lupo ed., Copertino LE, 2008)QPP: Les Quatre Piliers de la Paix, du Rocher, Monaco, 1992GR: Le Grand Rétour, Ed. du Rocher, Paris, 1993

AdM: A. de Mareuil: Lanza del Vasto. Sa vie, son oevre, son message, Dangles,St. Jean-de-Braye, Paris, 1998.Pagni: R. Pagni: Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, Ed. Paoline, Roma, 1981

APPUNTI PER LA PRATICA DELLO YOGAA cura di Guido Farella

DHARANA

Forgiato il corpo con la pratica delle asanas, purificata la mente dal fuoco dipranayama e portati i sensi sotto controllo con pratyahara, il praticanteraggiunge il sesto stadio dello Yoga chiamato dharana, in cui la sua mente siconcentra su un solo argomento o un solo compito, dal quale è totalmenteassorbito. Per raggiungere questo stato di assoluta concentrazione, la mentedeve essere placata.La mente è uno strumento che classifica, giudica e coordina le impressionidel mondo esterno e quelle del nostro mondo interiore. La mente è il fruttodei pensieri, difficili da reprimere perchè astuti e volubili. Ma un pensieroben custodito da una mente controllata porta felicità.Per ottenere il migliore risultato da uno strumento, se ne deve conoscere ilfunzionamento; la mente è lo strumento per pensare ed è quindi necessarioconsiderare la sua intima essenza.

Gli stati della mente vengono divisi in cinque gruppi. Il primo di questi è lostato in cui le forze mentali sono disperse, essendo in disordine ed in stato ditrascuratezza. In questo caso la mente brama i beni materiali. Il secondo è lostato in cui la mente è agitata e distratta; si ha la capacità di godere deifrutti dei propri sforzi, ma i desideri non sono ancora ordinati e sottocontrollo. Nel terzo stato la mente è folle, tarda e stupida; è confusa e nonsa cosa vuole. Il quarto stato della mente è quello in cui essa è del tuttoattenta e le facoltà mentali sono concentrate su un solo oggetto o dirette adun unico fine; colui che è in questo stato ha capacità intellettuali superiori esa perfettamente ciò che vuole, perciò usa tutti i suoi poteri per raggiungerelo scopo prefisso.Il volere spietatamente realizzare un proprio desiderio, senza riguardo per glialtri, può però creare molta infelicità; succede spesso che i propri desideri,una volta appagati, lasciano dietro di sè un sapore amaro. Quando unapersona diventa estremamente egoista, infatti, insorge un nuovo pericolo. Isensi cominciano a vagare incontrollati, la mente ne segue l'azione, ma essipossono offuscare il giudizio di un uomo e mandarlo alla deriva come unanave sbattuta da un mare in tempesta. Una nave ha bisogno di zavorra permantenere un assetto regolare, ed al timoniere occorre una stella per

Gli stati della mente

Si conclude con questo numero il contributo di Guido sullo yoga.Tutto il materiale selezionato proviene dal libro 'Teoria e pratica dello Yoga' del

Maestro Iyengar.

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16 17APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMENTI

governarla. Colui che vive questo stato ha perciò bisogno dell'adorazione delSignore e della concentrazione sulla divinità per mantenere il suo equilibriomentale e per poter procedere sempre nella direzione giusta; non conosceràla felicità fino a che scomparirà in lui la sensazione dell'io e del mio.L'ultimo gruppo di stati mentali è quello in cui la mente, l'intelletto e l'iosono sotto controllo e vengono offerti al servizio di Dio. In questo caso non viè sensazione dell'io e del mio. Come una lente diventa più luminosa quandoviene colpita da una gran quantità di luce, tanto da non essere piùdistinguibile da essa, così anche colui che ha offerto al Signore la propriamente, l'intelletto e l'io, diventa uno con Lui, poichè pensa soltanto a Lui, alCreatore del pensiero.

Senza concentrazione non si può raggiungere la padronanza di alcuna cosa.Senza concentrarsi sulla Divinità, che forma e controlla l'Universo, non si puòscoprire la divinità in se stessi o divenire un essere universale. Perraggiungere questo grado di concentrazione, si consiglia lo studio del singoloelemento che pervade tutto, l'Io più profondo di tutti gli esseri, chetrasforma la Sua unica forma in tante.

DHYANA

Come l'acqua assume la forma del recipiente che la contiene, la mente,quando contempla un oggetto, si trasmuta nella forma di tale oggetto. Lamente che medita sulla divinità che adora e che tutto pervade vieneprofondamente trasformata, da una lunga e continua devozione, nellesembianze di tale divinità. Quando si versa l'olio da un recipiente in un altro,si può vederne il flusso fermo e costante; quando il flusso dellaconcentrazione è continuo, nasce lo stato dhyana (meditazione).Come il filamento di una lampadina si accende e si illumina se percorso dauna corrente elettrica continua, la mente dello yogi sarà illuminata dadhyana. Il suo corpo, il respiro, i sensi, la ragione e l'io sono tutti integratinell'oggetto della sua contemplazione - lo Spirito Universale. Rimane in unostato di coscienza che non ha definizione alcuna; nessun'altra sensazione è inlui, eccettuato un senso di Suprema Beatitudine. Come in un lampo, lo yogivede la luce che splende al di là della terra e dei cieli, vede la luce che brillanel suo cuore, e diventa egli stesso fonte di luce per sè e per gli altri.I segni del progresso sulla via dello Yoga sono salute, un senso di leggerezzafisica, costanza, chiarezza di espressione, voce piacevole e libertà dallabrama. Lo yogi acquista una mente equilibrata, serena e tranquilla; è il verosimbolo dell'umiltà; dedica tutte le proprie azioni al Signore e, rifugiandosi inLui, si libera dalla schiavitù del karma (azione) diventando un'anima liberata.

SAMADHI

Samadhi è il compimento della ricerca. Al culmine della sua meditazione, ilpraticante passa nello stato di samadhi. Il suo corpo e i suoi sensi sono ora instato di riposo, come se egli fosse addormentato, ma le facoltà mentali e laragione sono vigili come se egli fosse sveglio. La persona in stato di samadhiè completamente conscia e vigile. Il Signore Dio è tutta la creazione ed ilpraticante è tranquillo, Lo adora come la sua origine, come la fonte del suorespiro, come quello in cui si dissolverà.L'anima nel cuore è più piccola del più piccolo seme, tuttavia più grande delcielo nel quale sono contenute tutte le attività e i desideri umani. Ilcompimento della pratica conduce a questa verità. Non rimane alcun sensodell'io e del mio, poichè l'attività della mente, del corpo e dell'intelletto si èfermata come in un grande sonno.Raggiunto il vero Yoga, rimane soltanto l'intuizione della coscienza, dellaverità e della gioia indescrivibile; vi è in questo una pace che supera ogniconoscenza. La mente non può trovare le parole per descrivere questo statoe la lingua non riesce a pronunziarle.Paragonando l'esperienza di samadhi con altre esperienze, i saggi dicono:“no, non è questa!”. È uno stato che può essere descritto soltanto da unprofondo silenzio. Lo yogi si è distaccato dal mondo materiale ed è assorbitonell'Eterno; non vi è più dualità tra il conoscitore ed il conosciuto, poichèessi sono uniti come la canfora e la fiamma.

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IADiario di Beppe Marasso

Il volo Torino Roma è stato puntuale ma quello successivo RomaLamezia Terme si è fatto aspettare(sembra per dissesti della reteinformatica dell'aeroporto). Sbarco in Calabria che è già sera.C'è ad aspettarmi Laura con una macchina avuta in affitto. Presal'autostrada Salerno Reggio Calabria usciamo a Rosarno e di qui per lastrada che collega il Tirreno allo Jonio ci porta sull'altro mare calabro,puntiamo a nord e nell'entroterra di Caulonia approdiamo all'Eremo diSant'Ilarione. È già notte da un pezzo ma troviamo ugualmentel'accoglienza fraterna dell'eremita Frédéric Vermorel e di Dario,giovane studente di musica, che conosce bene l'eremo e che vitrascorrerà qualche giorno.

La giornata, come sempre, inizia con la preghiera delle “Lodi” guidatada Frédéric che sa anche cantare e suonare bene.L'Eremo è posto su una piccola altura attorno a cui per larga partescorre un limpido torrente. Tutt'attorno montagne non altissime maassai scoscese dove la vegetazione arborea si alterna a fichi d'indiaspontanei.La preghiera si svolge nella chiesa che è il cuore dell'Eremo. L'aulaliturgica risente del lungo abbandono. Una parte del cannicciato dellavolta è caduto, il grande quadro sopra l'altare, che rappresentaSant'Ilarione, è stato dipinto da un pittore che non aveva la mano diRaffaello, alle pareti una lapide recita; “Ilarione ammirò il luogo asproe remoto cinto da ogni lato di alberi con limpide acque fluenti da ungiogo, e un piccolo orto e numerosi frutteti di cui mai, per suo cibo,prese frutto” S. Girolamo, vita di Ilarione XXX!.4.S. Girolamo sembra descrivere questo luogo in terra calabra! Non èspiegato perché S. Ilarione non si servì dei frutti del frutteto.Qui nell'Eremo a lui dedicato Frédéricsi serve dei frutti di peri,

albicocchi, pesche ecc. anche se sono ancora giovani e non moltoproduttivi. Il mio lavoro del mattino consiste proprio nel diserbodell'orto e del piccolo appezzamento a fragole. Il terreno essendosostanzialmente fatto di sabbia e di sassi è estremamente permeabile,magro e bisognoso di continui apporti d'acqua che viene condottaattraverso tubi distribuenti goccia a goccia.Pranzo con Frédéric, Laura Lanza , Dario e due giovani ragazzi di S.

Nicola (il borgo vicino all'eremo). Si chiamano Luca e Cristian.Entrambi studenti, danno una mano nei molti lavori manuali necessarinell'eremo. Il loro regno è un fornitissimo laboratorio dove “ogni cosaha il suo posto, ogni posto la sua cosa”. Nell'arduo lavoro pedagogicoche Frédéric svolge con i 2 giovanissimi sta anche nel rispetto rigorosodell'ordine del laboratorio.

Giovedì 1 luglio 2010

Venerdì' 2 luglio

LA SAN GIOVANNI ALL’EREMO DIS.ILARIONE

ARCA IN ITALIA

PomeriggioAndato con Laura a Marina di Caulonia aprendere Renata e Franz arrivati daTrieste. Con i due giuliani, la nostracoordinatrice bolognese e lo scriventepiemontese si completa la magrarappresentanza dell'Arca del nord.Puntiamo molto sulla nutritarappresentanza siciliana che arriverà inserata.Vespro sull'ombroso sagrato della chiesa.Prega con noi un numeroso gruppo scoutbelga. Si usa indifferentemente la linguaitaliana e francese.I ragazzi e le ragazze belghe sonoimpegnati nella pulizia della fiumara neltratto che va dalla cascata, a montedell'Eremo, fino al ponte di S. Nicola.

La mattina è dedicata alla condivisione.Non siamo molti ed è possibile dirci ciòche ci sta a cuore con serena ampiezza.Deve ancora parlare Frédéric quando cicomunica che la Comunità di Liberazioneci aspetta per pranzo.Trasferimento a Gioiosa Jonica dove inuna casa ampia (è una ex scuola!) ciattende la Comunità. Ci da il benvenuto,con un discorso limpido e forte, VincenzoLinarelli presidente del consorzio GOEL.Goel è un insieme di cooperative checoprono un largo ventaglio economicoche va da produzione e lorotrasformazione a servizi sanitari,logistici, informatici ecc. Caratterecomune di tutte è che il posto di lavoronon è dato da nessuna “clientela”(necessariamente mafiosa) ma dalleiniziative e dal coraggio di giovani che simettono insieme per dare risposte aibisogni della società calabrese.Sorprendentemente tra questi, centraticon metodologia scientifica, figurano aiprimi posti bisogni “alti” come quelliculturali ed artistici in particolare.Nel pomeriggio, tornati all'Eremo,

riprende la condivisione con la parola diFrédéric. È una storia di una vocazionein cui la voce del Vocatore ha la

continuità, la vicinanza e la limpidezza diuna madre che accompagna il chiamatofino al posto sicuro dell'Eremo dove traun mese Frédéric “dirà” solennementeal Vescovo, qui a S. Ilarione i votiperpetui.A Vespro è presente con noi il nuovogruppo scout anch'esso, come quello diieri sera arrivato dal Belgio.La cena festosa è poi seguita dal cerchioattorno al fuoco dove nel comuneimpegno viene accolto Angelo (diPalermo) presentato da Enzo e Maria.Segue una liturgia dell'acquaaccompagnata da una riflessione su S.Giovanni. Preghiere e canti concludono lagiornata centrale della nostra riunione.

Dopo le lodi tutti a Gerace a conoscereun'altra esperienza eremitica. È quella diMirella Muia vicina alla piccola famigliadell'Annunziata che nell'antico eremo diMonserrato coltiva la cultura religiosa eliturgica italo-greca (qui siamo nellaMagna Grecia!). Mirella veste un saiocolor sabbia e un velo di tipo arabo. Ci hafatto una bella - grande lezione su S.Giovanni Battista sulla base di icone (chelei stessa produce) e di letture tratte dalVangelo e dalla liturgia bizantina.L'Eremo di Monserrato è a sud di quello diS. Ilarione. I siciliani proseguono inmacchina per la loro bella isola, noi 4 delnord abbiamo arerei per Venezia Bolognae Torino domani. Dedichiamo il tempolibero ad un visita a Gerace”millenariacittà d'arte”. La sua collocazione suun'alta rupe l'ha risparmiata dalla colatedi cemento che hanno devastato altriluoghi. Si respira l'aria dei centri che inpassato ebbero il ruolo di capitale comeè avvenuto a Gerace in epoca bizantina.La cattedrale è una opera d'arte tra lepiù imponenti del meridione. Nell'internouna chiara lapide in latino, ricorda che il9 luglio 1995 in occasione del 950°anniversario della prima consacrazionel'altare basilicale è stato consacratocongiuntamente dal vescovo Giancarlo

Sabato 3 luglioDomenica 4 luglio

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Bregantini e dal metropolita greco-ortodosso mons. Spiridione.All'esterno una bella scultura bronzearappresenta mons. Bregantini all'aperturadell'anno santo 2000. l'opera d'arte portala firma “Amministrazione Comunale”.Renata commenta che da noi; al nord esto al nord ovest quella firma avrebbeposto qualche problema. È possibile cheabbia determinato qualche discussione inConsiglio Comunale e penso alle parole diVincenzo Linarelli, testimonianti che ilconsorzio Goel ha avuto in mons.Bregantini un incoraggiamento paterno,alle parole di Frédéric e Mirellasull'incoraggiamento dalla stessa fontealla ripresa della loro vita eremitica.Penso che l'attuale vescovo diCampobasso ha svolto a Locri un servizioepiscopale breve ma di improntaincancellabile perché ha saputoaccogliere tutta l'istanza di rinnovamentoumano e cristiano che viene da quellaterra.La costruzione non finita con i ferri chespuntano dall'ultimo piano e, più, il fumodi incendi quasi certamente dolosi midicono che c'è ancora molto dacombattere. I profeti da Isaia a S.Giovanni battista a Lanza del Vasto nel

dirci “convertitevi, convertitevi” ciindicano la strada per spegnere un po' diquel fumo. Fumo che non interessa solola Calabria.Lunedì 5 luglioÈ il giorno del nostro ritorno. Il volodall'aereo consente per un brevemomento di vedere dall'alto la bellaterra calabra. Poi, subito c'è il mare.Penso a noi della Fraternità dell'Arca, achi ci ha accolti, fiore spuntato nellacrepa del cemento consumistico.Frédéric ha davvero una vocazioneeremitica. La facilità con cui oggiarriviamo a Paulonia (mai prima sentitonominare) dal Piemonte o dal Veneto odal Belgio o da chissaddove rende dura lavita eremitica. Infatti l'Eremita stapensando a costruire una casetta nelbosco vero eremo dell'eremo. Quando S.Ilarione fu costruito i problemi deglieremiti erano altri. Mi rileggo il testodella lapideposta al centro del pavimentodellal chiesa c'è scritto “Hic sunt cineresqui beatissimi Ilarionis memoriae ac cultidevoti tutum in hac solitudine e fluctibusvitae porum invenerunt. A.D. MCMXXXII

Beppe Marasso

Interessante la terra di Calabria,terra di moderni eremiti e digenerosi operatori della pastorale,accumunati dalla stessa vocazione:dire alla loro gente “Dio ti ama”. Ilproblema e' come dirlo in modocredibile ed efficace in una terra cheha un tasso di disoccupazionedisarmante, in cui la 'ndrangheta e'signora del territorio, in cui ladensita' massonica e' la piu' alta diItalia e la massoneria deviatainsieme con la 'ndrangheta controllal'economia e fa la sua scalata alleistituzioni. Mons. Bregantini, davescovo di Locri-Gerace, aveva fattouna scommessa: affidare la pastoraledel lavoro ad alcuni giovani, chefacevano vita comunitariariconoscendo in essa la loro chiamatadi vita cristiana. Li abbiamoincontrati a Gioiosa Ionica, nella lorocasa, la Comunita' Liberazione, ormaiuomini e donne con i bimbi chegiocano rumorosamente nella stanzaaccanto. Abbiamo ascoltato la lorostoria di giovani con esperienzelegate alla cooperazione allosviluppo e al movimento per la paceche sono messi in viaggio per viverenelle comunita' di Capodarco edell'Arca di Jean Varnier esperienzeche li aiutassero a far discernimentosulla loro vocazione. Quindi il rientroin locride, il recupero di unastruttura fatiscente per farne la lorocasa, dove famiglie e singoli, anchecon handicap vivono insieme einsieme affrontano le sfide a cui lavita li chiama. Ed ecco che il vescovochiede loro di occuparsi della

pastorale del lavoro: scommessasorprendente e inaspettata, indiscontinuita' con le loro precedentiesperienze. Ma sereno Vincenzo cidice “Dio non chiama i capaci marende capace chi chiama” definendose stesso e i suo compagni di vita “ungruppo di sciancati”. Le attivita'della pastorale del lavoro prendonoquindi l'avvio a partire dalladomanda pastorale come dire “Dio tiama” alla gente della Locride.L'insegnamento del Vescovo e' chiaro“Mai imporre ma sempre proporre.Mai vincere ma sempre convincere.Mai giudicare ma sempreanalizzare”. L'analisi della storiarecente presenta la Calabriacondannata all' assistenzialismo pergarantire lo “status quo” in politica egarantire un mercato alle industriedel nord. Ovviamente lo strumentopolitico dell'assistenzialismo non creasviluppo, genera passivita'. Ladifficolta' ad immaginarsi artefici diuna storia nuova, fuori dalle logichedel clientelismo e della servitu' nellamalavita e' la prima sfida,soprattutto per i giovani. La strategiaper convincere che la novita' e'possibile e' proporre di “fareimpresa”, dando l'esempio e offrendosupporto, impresa di tipocooperativo. Dalla Comunita'Liberazione nasce la cooperativaL'Utopia, altre ne nascono, sostenutedall'esperienza di questa, conl'incoraggiamento del Vescovo, nellatrasparenza e nella legalita'. Sipropongono laddove il malaffaretrova terreno fertile, accoglienza per

DIRE A LOCRI “DIO TI AMA”Renata Longo

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minori a rischio di drangheta,accoglienza d'immigrati e richiedentiasilo, comunita' per pazientipsichiatrici, ma anche informatica,recupero della tradizione tessilelocale, servizi turistici e l'agricoltura.La vita di queste realta' non sempree' facile, mettono il naso e le manidove la malavita vorrebbe esseresignora e padrone o perl'arruolamento della manovalanza oper il malaffare (sanita' ad esempio).Le conseguenze sono siaintimidazioni ed attentati checontrolli assidui: “Se tutti in Calabriaavessero tanti controlli della Guardiadi Finanza qui saremmo come inSvizzera” ! La svolta nella storiarecente della Calabria arriva conl'omicidio del vice presidente dellaregione l'on. Fortunio, che vieneinterpretato come la scalata dellamalavita, nelle sue diverse forme, alcontrollo diretto della politica nonlimitandosi piu' all'interazione conpolitici collusi. La rete dellecooperative forma il consorzio Goel epresenta la sua analisi politica,accusa la massoneria deviata e ladrangheta di fare squadra per farperdurare la Locride nel sistema diclientele e immobilismo che giova apochi (il 10% degli affialiati sonoricchi e potenti, gli altri sono erestano povera gente). Dopo questeprese di posizione gli attacchi siint

Sarebbe bello fermarsi ancora adapprofondire, ma il pranzo e' pronto.La conversazione finisce con laconsiderazione che “Dio realizza piu'cose attraverso una sola vitacompletamente a lui donata che permezzo di molte vite offerte part-time”: detta con un sorriso da ungiovane padre di famiglia che da 12anni vive in comunita' ha una saporedolce e intenso. Le chiacchiere delpranzo riservano altre sorprese, incantiere c'e' una grossa esperienzache se avra' successo sara' una sortadi gran banca del tempo o dieconomia non monetaria:organizzare per bene scambi di benie servizi senza l'uso del denaro, inuna terra in cui la disoccupazione e'altissima e quindi il denaro poco,potrebbe essere un tassello distraordinaria potenza verso unasocieta' libera dal malaffare.La realta' del consorzio Goel e'vissuto davvero come segno di

ensificano, segno che l'analisi eratragicamente corretta. Nel frattempoarriva il trasferimento di p. Bregantiniad arcivescovo di CampobassoBojano: i miei ospiti mi dicono “in quelmomento abbiamo iniziato ad averedavvero paura”. Ma sono uomini edonne di fede, e il Signore rendecapace chi chiama: capiscono che

bisogna tenere alta la visibilita'dell'esperienza, lanciano un appelloagli amici vicini e lontani, chiedonol'adesione a quella che chiamano“Alleanza per la Locride”. Raccolgonol'adesione di centinaia di associazionie migliaia di cittadini (Lombardia edEmilia-Romagna sono le regioni dacui arriva il maggior numero diadesioni), indicono unamanifestazione annuale il primomarzo: occorre scendere in piazzaper contarsi e farsi contare.L'operazione funziona e la rete e'ancora attiva, quando le azioni didisturbo della malavita locale si fannotroppo marcate la rete si mobilitaperche' la 'ndrangheta e i suoi alleatidella massoneria deviata nonvogliono il riflettore, la luce, sui lorocrimini.

speranza dalla gente di Calbria.L'attuale direttrice del consorzio e'rientrata in Calabria da un' anno,dopo 20 anni passati a Bologna, conlei il marito, anche lui calabrese, e ilfiglio di 14 anni; hanno incontratomons. Bregantini a Bologna, era statoinvitato a presentare questaesperienza di Chiesa. Dall'incontro hainizio un cammino di avvicinamento,conoscenza dell'esperienza, fino allascelta di lasciare le rispettiveoccupazioni per tornare nella locride

al servizio di un cammino diliberazione e di Chiesa.

Link utilihttp://www.goel.coophttp://www.consorziosociale.coop/alleanza_per_la_locridehttp://turismo.responsabile.coop/http://www.utopia.coophttp://www.comunita.orghttp://santilarione.org/

Cari tutti,Qualche parola per condividere con voi qualcosa di quanto fatto in questiultimi mesi ricchi di incontri e di semi di speranza.Il 26 giugno ci siamo ritrovati in pochi, ma in buona comunione, a Casciagoper celebrare la San Giovanni Patrizia, Giampiero, Donatella, Dino, Guido eio. Sempre accolti con generosità dalle famiglie del Condominio solidale,abbiamo aspettato che gli Zendali tornassero a casa dopo il matrimonio diDaniela, per poi riunirci attorno al fuoco, sotto i grandi alberi e festeggiarecon una lunga condivisione, canti, preghiere. Abbiamo posto tutti gli assentinel cerchio assieme a noi, sentendone fortemente la mancanza, consci delledifficoltà dovute soprattutto alla lontananza e gli impegni di ognuno chepurtroppo impediscono un maggior senso comunitario.Desiderosi di un rinnovato impegno comune, abbiamo messo al centro delcerchio e della nostra preghiera le difficoltà di Patrizia e Giampiero, cheparticolarmente patiscono, così come altri, la mancanza di azioni comuni edi un maggiore e più costante collegamento fra noi; e così anche ilmalessere di Tonino, che tutt'ora esprime sofferenza, una sofferenza di cuici facciamo carico in quanto suoi fratelli; e poi le sofferenze e le gioie diognuno di noi, quelle che abbiamo voluto esprimere e quelle che sonorimaste nel nostro silenzio. Sentendoci in comunione con tutti gli assentiabbiamo poi pronunciato l'impegno/promessa/voto, con la luna che ci facevada testimone, lassù in mezzo agli alberi, e il canto dei grilli che si univa allenostre voci. .

I primi di luglio, facendo il ponte fra nord e sud, sono andata a celebrarenuovamente la San Giovanni al sud questa volta, in Calabria. Volevo scoprirequesto eremo di Sant'Ilarione, sperduto nei monti calabresi, andare amettere i miei piedi in quella terra di cui tanto si parla e che percepivo così

ATTIVITA’ ESTIVELaura Lanza

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lontana e sconosciuta, tenere uniti ilnord e il sud della nostra comunità.Arrivati a Lamezia da Bologna eTorino, abbiamo attraversato conBeppe l'Italia da un mare all'altro inun paio d'ore, e siamo arrivati anotte inoltrata all'eremo, un eremoassai “sgarupato”, nascosto dadirupi e alberi e rallegrato dalcostante canto dell'acqua deltorrente che scorre proprio sotto. Lamattina dopo ci hanno raggiuntoFranz e Renata, poi Enzo, Maria,Tito, Laura Leotta e Angelo.Sono state due giornate tranquillema intense. Frederic ci ha fattoincontrare Vincenzo Linarello e lasua comunità, realtà viva eimpegnata nella locride contro lostrapotere della mafia. Vincenzo èuna persona davvero particolare cheè riuscita, con il sostegno all'epocadi Mons. Brigantini, a far nasceretrenta o quaranta cooperative digiovani, di lavoro agricolo e non solo,che ha convinto a lavorare nellalegalità, e che si sono unite perquesto in consorzio, il consorzioGOEL di cui ogni tanto vi mandoqualche notizia. E' per riuscire a nonessere schiacciati, soprattutto dopola partenza di Mons. Brigantini, chequalche anno fa il consorzio hachiesto il sostegno di enti eassociazioni di tutt'Italia conmanifestazioni e iniziative ( a cuianche l'Arca ha aderito) e stabilitouna rete con loro per una continuapartecipazione, informazione esostegno.Il giorno dopo siamo andati aconoscere una monaca eremita chevive a Gerace, persona anch'essadavvero straordinaria, con un

passato ricco e complesso calabresed'origine, sposa abbandonata, madredi una bimba, insegnante allaSorbona, tornata in Calabria da unaquindicina d'anni secondo la suavocazione. Grazie a Mons.Brigantini, che ha fatto restaurareper lei la casa adiacente unachiesina d'origine bizantina, ora vivein quel luogo dipingendo bellissime eoriginalissime icone, facendoaccoglienza e creando legami trachiesa cattolica e ortodossa. Ci haparlato a lungo di Giovanni Battista,a partire da una bella icona che haposto nel mezzo, con una profonditàe una sapienza davvero notevoli.La sera abbiamo celebrato fra noi lanostra festa, attorno al fuoco,all'eremo , accogliendo fra noi tuttidell'Arca, e nella fraternità di TreFinestre, Angelo, che dopo anni difrequentazione assidua di quelgruppo ha chiesto di poterpronunciare l'impegno; momentointenso e commovente.

Alla fine di luglio-inizio agosto, a TreFinestre in Sicilia, si è riunito ilConsiglio Internazionale (3 giorni)per la francofonia Michèle Leboeuf,Bernard Dangeard, e Pierre AmiBeguin, per la Germania KarstenPetersen la moglie Barbel, per laSpagna Maria Rebuelta e MichelFerré, e per l'Italia io-.Si è in parte sovrapposto al nostroincontro il Campo Giovani a TreFinestre, lanciato da ManfrediSanfilippo . La sua proposta haavuto davvero un ottimo riscontro eabbiamo visto arrivare un bel gruppodi venti-venticinque ragazzi eragazze, molto motivati/e, vivi,

attenti, coinvolti e partecipativi, dai18 ai 28 anni circa, che hannopopolato i luoghi con la forza e lagioia che li caratterizza per unasettimana. Penso che un più ampioresoconto di questo bellissimo campoverrà fatto dai siciliani; qui mipreme solo esprimere la gioiameravigliata che mi ha abitato inquei giorni.Inoltre la leggera sovrapposizione deidue incontri, il Consiglio e il Campo,è stata davvero produttiva e utile atutti e due; ha infatti permessoscambi, negli incontri serali, fral'Arca internazionale e questi giovaniquasi del tutto digiuni di Arca, e pergli internazionali la fruizione di unarealtà italiana ricca e viva. Ci sonostati anche alcuni utili momenti diincontro fra i Consiglieri e i membristessi della Fraternità.Fra l'altro ognuno dei paesirappresentati, dopo la riunione delConsiglio dell'anno scorso, avevalanciato una richiesta ai proprigruppi, per una donazione volontariaper inviare un contributo a TreFinestre per l'installazione diulteriori serbatoi per l'acqua. Icontributi sono arrivati e i Consiglierihanno potuto verificare di persona ledifficoltà e la situazione locale. Misembra che si siano trovati moltobene e che la comunione fra tutti siadavvero stata una bellatestimonianza, anche per i ragazziche partecipavano al campo.

Devo dire che sono tutte piccoleschegge, ma che mi hanno moltoconsolato e dato speranzaquest'anno. E' chiaro che rimangonotutte le difficoltà di sempre, ma il

filo sottile che ci lega tutti, e tutti aun insegnamento di vita che civivifica e ci unisce credo non debbaessere trascurato, ne ignorato danessuno di noi, e deve confermarcinell'impegno e nella speranza.

Chiudo invitando tutti a venireall'incontro annuale che quest'anno sisvolgerà a Casciago, come previsto,nel fine settimana 30-31ottobre-1novembre.

Pace Forza Gioia e Speranza a tuttivoi.Laura Lanza

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CAMPO ESTIVO

CAMPO GIOVANI A BELPASSOPRESSO LA COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO 1/7 AGOSTO 2010Le mie riflessioni

Belpasso arriva nella mia vita un po' per caso, un po' per fortuna. Vivo unperiodo molto particolare della mia vita, sono alla ricerca di qualcosa,risposte, conferme, stimoli per credere in me stessa, per capirmi, perritrovare qualcosa di perso nel passato. Ecco, Belpasso arriva così, e forseera proprio lì ad aspettarmi, come se per qualche strano “disegno” gli eventimi indicassero la strada per arrivare in quel posto così “fuori dal mondo” cheda tempo cercavo.Ricordo quasi tutto di quei giorni, ho voluto vivere fino in fondo ogni attimodi quell'esperienza perché sapevo che ne avevo bisogno e perché mi sentivoattratta da tutto ciò che mi circondava. Ricordo il mio arrivo insieme ad altreragazze, l'incontro con Tito, che ci è venuto a prendere, con Enzoall'ingresso, Maria e Nella. Tante persone nuove, tante emozioni tutteinsieme. Ritrovarsi in un posto così magico, sembrava di essere lontani datutto, eppure non sentivo la mancanza di nulla mentre ero lì. Ho staccato icontatti con il mondo (cellulari compresi) e mi sono sentita rigenerata dallanatura, dall'aria che si respirava, dalle relazioni che si sono instaurate. ABelpasso ho trovato quello che per tanto tempo ho cercato, ricordo diun'infanzia vissuta con tante persone accanto, il sogno di realizzare unacomunità poi sfumata, e ritrovare tutto questo a Belpasso è stato, per me,vedere realizzato quel desiderio mancato.Ricordo momenti che mi hanno lasciato un segno indelebile, guardarsidentro, ma soprattutto imparare a guardarsi negli occhi. E' un gesto che nellavita di tutti i giorni difficilmente si ritrova, io prima nemmeno ci facevocaso. Era bello tutte le mattine, dopo il saluto al Sole, salutarsi uno ad uno,chiamarsi per nome, guardarsi negli occhi per pochi istanti in silenzio, e poidarsi il buongiorno con un bacio: non c'è modo migliore per cominciare lagiornata. Tornando da Belpasso ho portato con me l'esperienza dell'entrare incontatto con l'altro guardandosi negli occhi, momento che ha un valoreindefinito. I momenti di condivisione, i lavori, la preparazione del pasto, loyoga, gli incontri con persone che hanno sperimentato il loro modo diesprimere la lotta non violenta, il silenzio, i momenti di preghiera, le danze,tutto è stato pensato e vissuto secondo lo spirito della comunità, dellacondivisione, dell'esserci qui ed ora, del “vivere” e non del lasciarsi vivere.Io sono stata bene, mi sono sentita accolta, voluta bene, capita anche nei

Pubblichiamo le esperienze di due partecipanti al campo estivo

miei momenti di debolezza, nessuno era lì per giudicarmi, mi sono sentitaascoltata, in una parola mi sono sentita veramente me stessa, cosa chedifficilmente capita. Ero libera di esprimere ciò che sono, ciò che sentivo emi sentivo “a casa”, come se quel posto, quelle persone avessero semprefatto parte della mia vita.Belpasso mi ha permesso di ritrovare un dialogo con me stessa, è stato unmomento che ho dedicato solo a me, senza preoccuparmi troppo degli altri,cosa che faccio spesso, invece. In tempi molto rapidi si sono instaurati legamiforti con persone sconosciute, di età differenti, di nazionalità diverse, edavere la possibilità di convivere con tutte queste diversità mi ha permesso diarricchirmi. Ricordo i volti dei rappresentanti dell'Arca a livello europeo, misentivo attratta da loro, avrei voluto passare molto più tempo insieme a loroper imparare dalle loro esperienze. Ogni partecipante al campo mi halasciato un ricordo di sé, e per una che di memoria ne ha poca direi che ènotevole come cosa.Dopo quest'esperienza ho capito che io potrei benissimo vivere in comunità,perché nonostante non sia semplice stare insieme ad altre persone, ciò che tiregala un'occasione simile difficilmente si prova nella vita “in solitudine”. Hosempre pensato che siamo travolti dal vortice degli impegni, del faresempre, del correre perché il tempo è denaro, ma un'alternativa a tuttoquesto c'è, e sono felice di averla sperimentata. L'Arca propone un modellodi vita comunitaria in cui il tempo è “lento”, si ha il piacere di gustarlo, diassaporare la natura che ci circonda, di rispettarla (evitando gli inutilisprechi), di coltivare le relazioni, che sono ciò che danno un senso alla vita,di dare la giusta attenzione alla nostra vita, a noi stessi e agli altri, nel sensopiù globale e spirituale del termine. Credo che se solo l'uomo fosse capace dirinunciare ai beni materiali che gli offuscano la mente, riscoprirebbe ilpiacere di vivere secondo lo spirito dell'Arca. Mentre ero a Belpasso mi sonosentita vicina a me stessa, agli altri, a Dio.

Marina Ciulla

Ho difficoltà a scrivere dell'esperienza di Belpasso. Forse perché siamoabituati a lamentarci delle cose brutte e a condividere con gli altri le

sofferenze, piuttosto che a narrare le emozioni belle e a condividere le gioie.Perché gli incontri di Belpasso per me sono stati fonte di gioia. Ricordo chequando ritornai a casa dopo quella magnifica prima settimana di agostotrascorsa a Belpasso presso la Comunità dell'Arca di Lanza Del Vasto, alladomanda dei miei genitori “Allora come è stato questo campo?” seppirispondere solamente “bello, bello, bello!”. Non ero pronta ad aggiungerealtro, le emozioni erano “troppo” vive e dovevo ancora metabolizzarle. Ora,a distanza di due mesi, provo a dire qualcosa in più.

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Arrivai a Belpasso molto stanca e demotivata (provenivo da mesi di lavorotrascorsi con ritmi frenetici e da piccole e varie delusioni), priva di energiema piena di speranze. La speranza di rilassarmi, la speranza di ricaricarmi, lasperanza di fermarmi e ascoltarmi, la speranza di costruire nuove e bellerelazioni. Non dovete stupirvi se dico che Belpasso per me è stato tuttoquesto. Iniziando ogni giornata in quel “rifugio” immerso nella natura e nelsilenzio (gli unici suoni provenivano dagli uccellini, dalla campanella che ciinvitava a cominciare le attività quotidiane, e a volte dalla tenera vocinadella piccola Maddalena) io sono riuscita ad ascoltarmi. Ho smesso didedicare mente e corpo (pensieri ed energie) al lavoro ed alle varie attivitàche riempivano le mie precedenti giornate e mi sono concentrata su mestessa. Grazie al silenzio (da me tanto temuto ed evitato ma anche, in fondo,desiderato) ed agli stimoli preziosi indotti dalle attività proposte dallaComunità dell'Arca (momenti di preghiera, di scambio, di confronto edibattito, di svago, di attività quotidiane comunitarie) sono riuscita asoffermarmi su di me e a fare luce sui miei limiti, sui miei difetti, sulle miesofferenze, sui miei desideri, sulle mie potenzialità, insomma su quello chesono e su quello che vorrei e potrei essere. E ho potuto sperimentare la gioiadi condividere le emozioni belle e meno belle, le gioie e i dolori (la preghieradel fuoco fa anche riferimento alla gioia di soffrire). Insomma la bellezza stanel condividere! E credo che il gruppo di Belpasso (formato da personediverse per età, provenienza, formazione, ecc…) abbia condiviso molto:paure, aspettative, desideri, sofferenze, gioie… Credo che ognuno abbiacondiviso se stesso e si sia donato agli altri. Abbiamo riso, pianto, discusso,mangiato, giocato, cantato, danzato, pregato…Tutti insieme! Nessuno è statospettatore, anche se a volte in disparte o in silenzio, credo che ognuno abbiasentito empaticamente l'altro.Tutto ciò è avvenuto con una spontaneità, una genuinità e una libertà chepurtroppo spesso non si ritrovano nelle relazioni sociali, caratterizzatesempre più spesso dalla competitività, dalla lotta per acquisire posizioni dipreminenza, dall'egoismo e dall'individualismo.La vita comunitaria ha creato un ambiente protetto, dove ognuno si è sentitolibero di esprimersi senza la vergogna e la paura di essere giudicato, doveognuno si è presentato, affermato e speso per quello che è. La vitacomunitaria ha consentito di costruire uno spirito di fiducia e dicooperazione, che è stata la base per la costruzione di relazioni che ancoraoggi sono vive.Che dire poi dell'accoglienza e della cura con cui i membri della Comunitàdell'Arca hanno organizzato e condotto questo campo: Enzo, Maria, Tito,Nella, Angelo, Laura… una seconda famiglia!E permettetemi di citare la piccola Maddalena, che con la sua genuinità econ la sua dolcezza ha conquistato il mio cuoricino e che, coinvolgendomi neisuoi giochi e contagiandomi con la sua spensieratezza, mi ha fatto ritornarebambina.E' stata una settimana in cui ho “soprattutto vissuto”, ho vissuto me stessa

(facendo esperienza di aspetti personali che mi erano sconosciuti) nellarelazione con gli altri.Ripensando a tutto questo i miei occhietti si fanno piccoli e lucidi e il ricordodi Belpasso dipinge sulle mie labbra un sorriso. E per questo sorriso ringraziotutti.Vi saluto riportando l'ultimo verso di una poesia di Pablo Neruda che, comealcuni di voi sanno, a me piace molto (“Lentamente muore”):“ Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendidafelicità.”A presto.Dalila

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In noi è ancora vivo il ricordo di quella notte di San Giovanni 2004passata in treno e poi al mattino alle 7 la scappata a Calci a visitare una casache ci avevano segnalato; era l'unica nostra speranza, perché per quattromesi avevamo cercato invano dove andare ad abitare trasferendoci a Pisa. Amezzogiorno, attraverso vari incidenti e imprevisti, il patto col proprietarioera fatto.Ma da allora non eravamo mai riusciti a realizzare un incontro dell'Arca tra lepersone semplici (solo dei convegni intellettuali). Ne ho parlato con iRicostruttori nella preghiera, il cui responsabile in Toscana è Guidalberto,vecchia conoscenza da quando lavorava nel Movimento Nonviolento e oraprete di quel gruppo sorto nel 1978, riconosciuto dalla Chiesa e sviluppatosiin una cinquantina di comunità che uniscono la spiritualità orientale (indiana)con quella occidentale. Arca e Ricostruttori sono simili in molti aspetti;anche loro hanno per patrono San Giovanni battista. Ma mentre durantel'anno celebrano varie feste, non sono soliti festeggiare la S. Giovanni. Alloraabbiamo preso l'occasione di quest'anno per provare a far la festa insieme.Dico provare, perché Pisa, come dice Shantidas, è una città cogitabonda (masi può anche dire: con sei logge massoniche).La sovrapposizione di 50.000studenti a una popolazione di 65.000 pisani rende artificiale la vitacittadina; non si sa mai quando una iniziativa può riuscire; tanto più unainiziativa impegnativa come una festa dell'Arca, in mezzo a centri yoga,buddisti del centro Pomaia e del centro alternativo di Livorno, immigratiafricani in gran numero, a punk e bestia, a gente che ogni anno organizzaCanapisa per cambiare il nome alla città a gloria della droga, ecc.. Ma inquesti cinque anni abbiamo stabilito un po' di rapporti di amicizia e diconoscenza spirituale. La speranza c'era che non ci saremmo ritrovati inquattro persone; tanto più che i Ricostruttori promettevano di partecipare daLucca, Livorno, Firenze, Pistoia.Ma, come dare un tono che fosse dell'Arca ad una festa alla quale la genteavrebbe potuto partecipare nella solita maniera vacanziera o addiritturasbracata? Almeno insegnare le danze. Antonella di Genova non eradisponibile; Liliana di Palermo non poteva; Ilaria Colantuono, presidente delMIR, vecchia conoscenza di Monte Sant'Elia, aveva scuola. Alla fine siamoandati a riscoprire Flavio e Monika, conosciutisi a Monte S. Elia e che vivonoda quasi vent'anni in campagna dietro Assisi: potevano insegnare danze edanche canto (Monika è molto brava, studiava proprio musica). Ma un disguidosulla data (causato da me) mantenuto fino al giorno prima, e poi lo scioperodei treni proprio quel giorno e proprio nel loro orario di viaggio ha reso lavigilia un po' elettrica.Tuttavia le cose hanno marciato, nonostante il giorno lavorativo (venerdì 25,

LA FESTA DI SAN GIOVANNI A PISATonino e Vanna Drago

richiesto dai Ricostruttori) e l'arrivodella gente alla spicciolata fino alle20 (invece che alle 16). L'invito eraconcepito così:“F E S T A D I S A N G I O V A N N I25 Giugno 2010, Convento diFossabanda, P.za S. Croce inFossabanda, Pisa / Festa di chi vuolericostruire la vita sociale dal basso,fondandola sulla vita interiore. LaFesta di S. Giovanni è una festauniversale, uno dei quattro passaggidi stagione; è anche una dellequattro Feste della Comunitàdell'Arca (le altre sono Natale,Pasqua e la Noachia o festa dell'uva)e dei Ricostruttori nella preghiera. /Questo tipo di festa valorizza lepersone senza alcuna sovrastrutturaistituzionale, facendo leva sulle soledoti personali e sui rapportiinterpersonali. Si richiama ad unareligiosità che sia aperta allauniversalità di tutte le fedi e di tuttele tradizioni culturali. Pertanto èaperta a tutti quelli che sipresentano per quello che sono piùprofondamente, senza distinzioni diappartenenza a istituzioni differenti.Il suo scopo è quello di proporre unaunità di vita in maniera diretta,attraverso le espressioni artistichee/o religiose di tutte le culture.“Una comunità che non safesteggiare non puòsopravvivere”.”Lavorare insieme,questo unisce, certamente; ma farefesta insieme, questo unisce ancoradi più… Unendoci faremo sprizzareuna scintilla di vita, faremo uscire daquesta unione un attimo di vita chedurerà oltre la morte. La Festa vuoledire questo.” (Lanza del Vasto)”Programma / 16,00 Paolo Trianni

(della U. P. Gregoriana Roma):Spiritualità occidentale e spiritualitàorientale / 17, 00 Monika e Flavio(Casa Melissa Assisi): Insegnamento diCanti popolari e spirituali / 18,30Presentazione dell'Ordine deiRicostruttori nella preghiera / 19,00Seduta Yoga e Meditazione condottadai Ricostruttori / 20 Cena conviviale(cibi vegetariani portati da ciascunoe messi in comune) / 21,00 AntoninoDrago (della Comunità dell'Arca edella Univ. Pisa): Presentazione delmessaggio della Comunità dell'Arca /21,30 Preghiera attorno al fuoco/21,45 Danze popolari insegnate daMonika e Flavio, inframmezzate dacondivisioni di esperienze di vita,canti, scenette, mimo, poesieproposte dai partecipanti, fino adesaurimento.Abbiamo avuto anche un incontrofuori programma. Si è fermatoqualche ora con noi anche Doriano,che era giunto dai francescanidisperato ed affamato; era un uomoin condizioni difficili per problemieconomici, quella mattina era statofortemente tentato di suicidarsi…L'abbiamo accolto ed ascoltato. A suavolta egli ha ascoltato la prima partedel nostro incontro nella quale cisiamo anche presentati tutti quanti;toccato e commosso ci ha confessatopiangendo il suo proposito di quellamattina. Poi è tornato alla suafamiglia rasserenato e meno solo.Il luogo era un convento dei minorifrancescani del 1200, in città centro;ed è nel gran parco verde delconvento che ci siamo raccolti. Ilbello è stato che i francescani si sonouniti a noi ed hanno partecipato congioia all'incontro (il superiore ora è P.

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Andrea, uno dei pochi francescaniitaliani vicini alla nonviolenza).Paolo Trianni ci è noto: si laureò suLanza del Vasto nel 1999 e ci regalòcopie della sua tesi. Si è poispecializzato su temi analoghi edall'anno scorso insegna allaGregoriana e al Sant'Alfonso di Romamonachesimo orientale e filosofiaindiana. I Ricostruttori hanno fattopresto a presentarsi: dopo pocheparole di Guidalberto (sempre colsuo tono tra l'amicale e loscherzoso), tutti immobili sul prato,rivolti al sole al tramonto, per unameditazione lunga mezz'ora. Poi unacena, che è stata magnifica per lespecialità portate da tutti (compresii frati: un ottimo minestrone); e poiattorno al grande fuoco alimentatocon perizia dai novizi francescani.Qui, dopo la presentazionedell'insegnamento dell'Arca, PieroNissim, un ebreo cantautore e artistain tanti sensi, piccolo e magro comeuno stecchino, ha cantato dellecanzoni ebraiche e canzoni sue conuna bella voce calda, modulata conl'anima. Don Luigi Sonnenfeld,vibrante di commozione, haricordato Don Sirio Politi, primoprete-operaio, fondatore della

comunità del Porto, presidente delMIR; la bravissima artista di Calci,Bruna Lupetti, ci ha partecipatoalcune belle sue poesie. IRicostruttori hanno cantato esuonato con alcuni semplici edespressivi strumenti la musicaincantevole con la quale si danno lasveglia il mattino Poi danze, animatedall'organetto di Monica e dalla fogadi Flavio ci hanno portatogioiosamente quasi a mezzanotte,quando i Ricostruttori hannoinsegnato, cantato e danzato insiemea tutti la loro bellissima danza“meditativa” finale. Vanna ed io, conla nostra figlia Lucia,occasionalmente a Pisa, dovevamotornare a casa con Paolo; ma iRicostruttori restavano per fareun'altra meditazione di mezz'ora…Tre gruppi (Arca, Ricostruttori,Francescani) che si incontravano perla prima volta (eppure quante volte èuscito fuori: “Ma allora tu sei quelloche ho conosciuto x anni fa!” “Tu seiquello che faceva l'autostop e io ti hopreso su…”) e varia gente di Pisa; intotale hanno formato un bel gruppodi oltre una sessantina di persone.Un seme dell'Arca è stato gettato;speriamo nella sua crescita.

In occasione del nostro incontro annuale, invitiamo tutti gli amici che ciconoscono e desiderano, in comunione con noi, dedicare una giornataall'approfondimento dell'insegnamento di Lanza del Vasto, a raggiungerci aCasciago (VA) il sabato 30 ottobre prossimo.

Come argomento di nostra auto-formazione e condivisione per questagiornata e per l'anno prossimo abbiamo scelto il terzo punto dalla CARTAdella Comunità italiana dell'Arca, (“Ricerca della Verità”), fermando lanostra attenzione sulla responsabilità e corresponsabilità all'interno delgruppo e nel mondo.

Inizieremo con la veglia del sabato sera e termineremo con la festa delladomenica sera.Se siete interessati, per permettere un ordinato svolgimento dell'incontro, vipreghiamo di arrivare non prima delle 19 e non oltre le 19.30 di sabato,oppure alle 14.00 e non oltre le 14.30 della domenica pomeriggio.Chi volesse invece partecipare solo alla festa finale potrà raggiungerci tra le19 e le 20 di domenica sera.Partenze domenica sera o lunedì mattina.

Per problemi logistici, data la poca disponibilità dei posti, vi chiediamo dimettervi in contatto al più presto con Patrizia Zendali al 3356928031.

Non dimenticate sacco a pelo, qualcosa di bianco da indossare per la festa, e,se volete, qualcosa di dolce o salato sempre per la festa.

Felici di avervi con noi. Pace Forza e Gioia a tutti.Laura Lanza e Patrizia Zendali

COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTOINCONTRO ANNUALE 2010

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CONSIGLIO INTERNAZIONALE A TREFINESTRE 2010

Il Consiglio Internazionale quest'anno si è tenuto in Italia, pressola Fraternità Tre Finestre, a Belpasso, in Sicilia.

Fu deciso infatti qualche anno fa che gli incontri si svolgesseroogni anno in un paese diverso dell'Europa, in cui fosse presentela Comunità dell'Arca, perché i consiglieri potessero avere uncontatto con le diverse realtà e viceversa.

L'anno scorso, in Germania, contemporaneamente al Consiglioal Friedenshof, si svolgeva, in un terreno vicino, il campoannuale dell'Arca tedesca. Abbiamo così verificato quantopotesse essere proficuo e consigliabile un interscambio fra ilconsiglio e i partecipanti al campo, sia per questi ultimi che peril consiglio stesso. In Sicilia abbiamo quindi cercato di ottenereuna certa sovrapposizione fra la riunione del Consiglio e ilcampo giovani organizzato a Tre Finestre ad inizio agosto. Tuttiabbiamo potuto constatare quanto questa sia stata una buonascelta.

Solo Michèle fra i consiglieri era già stata una volta a TreFinestre, gli altri venivano per la prima volta in Sicilia el'impatto con i luoghi è stato notevole. Il toccare con mano econ i piedi e vedere con gli occhi è certo sempre di primariaimportanza.Il secondo giorno poi è arrivato un bel gruppo di una ventina epiù di giovani, allegri e pieni di entusiasmo e di aspettative, adanimare i luoghi, ad arricchire la presenza alla preghiera delmattino e della sera, a permettere uno scambio negli incontridel dopo cena, così come una convivialità piacevole al momentodei pasti. Fra l'altro ognuno di questi paesi ha fatto unaraccolta di fondi l'anno scorso a favore della fraternità(iniziativa lanciata dalla Spagna), per permettere l'acquisto diun paio di nuove cisterne per l'acqua problema primario in queiluoghi ed ha inviato qualche piccola somma a tal fine; idelegati hanno potuto così vedere di persona quanto hannoaiutato a realizzare.

Il Consiglio quest'anno si è concentrato soprattuttosull'organizzazione del Capitolo generale del 2012: luogo, datepossibili, tema, gruppi di lavoro, preparazione nei vari paesi.

Se non vi sono cambiamenti, il luogoscelto dovrebbe essere la Comunitàdi Saint Antoine. Loro non essendo ingrado però di poter accogliere tutti ipartecipanti( la scelta sarebbe diinvitare tutti gli impegnati, ma anchegli amici e coloro che voglionopartecipare) rimane da verificare lapossibilità di un area nei dintorni dapoter allestire e adibire ad areacampeggio per l'occasione, e comeorganizzare il tutto. Saràinterpellata la comunità di SaintAntoine al riguardo. E' stato sceltoquesto luogo piuttosto che La Borieaffinché possano partecipare anche imembri di quella comunità dato cheper ragioni logistiche all'altrocapitolo non sono riusciti a venire.Per la preparazione del Capitolo è'stato poi individuato un gruppo dilavoro più ristretto, di alcunidelegati, aperto eventualmente aqualche collaboratore esterno.La data per ora sembra fissata per il26-29 agosto 2012.Resta da definire il tema:. Alriguardo si chiede ai vari delegati dirichiedere ai gruppi dei propri paesidi esprimersi e far averesuggerimenti eventuali(da inviare algruppo di lavoro preposto, nellepersone di Karsten e Michel Ferré)sia per quanto riguarda il temacentrale che eventuali argomenti chesi pensa possa essere utile discuterein gruppi di lavoro.Rimangono da determinare anchenomi di persone o organismi chepossono essere interessati e chevogliano partecipare in qualità diosservatori. (eventuali suggerimentisono da inviare sempre al gruppo di

lavoro di cui sopra).C'è anche la richiesta di verificare inogni paese ciò che i vari gruppiconsiderano essere stato ilcambiamento in positivo o negativoper l'Arca, le conseguenze chel'introduzione delle Costituzioni harappresentato per tutti ed ognuno.Ogni delegato dovrebbe porre ladomanda, con questionari eventuali,nel proprio paese, e fare unresoconto da utilizzare al Capitoloper fare un bilancio della situazione.C'è da verificare anche se vi sonorichieste di modifiche al testodefinitivo delle Costituzioni. E' statosuggerito di rinviare ogni eventualeemendamento al prossimo Capitolo,dato che non è previsto di modificarele Costituzioni ogni 5 anni.Entro Natale dovrebbe essere giàapprontato il testo dell'invito alCapitolo con programma provvisorio.L'invito stesso dovrebbe essereinviato in primavera 2011 a tutti gliimpegnati e amici interessati, daogni delegato nazionale (far avere aMichèle e [email protected],attuale segretario int., elencoindirizzi di tutti gli impegnati di ognipaese). Pubblicare su Arca Notizie apiù riprese la notizia del Capitolo erelativo invito a partecipare..In Arca Notizie far presente anche lanecessità di raccogliere contributiper pagare il viaggio dei latinamericani e le spese necessarieall'organizzazione del Capitolo(inviare a Laura o Dino per l'Italia -Laura è responsabile per la cassainternazionale- a Pierre Ami perl'estero) .Al Capitolo verrà anche eletto il

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nuovo Responsabile dell'Arca datoche il mandato di Michèle scade nel2012 e lei non intende ripresentarsi.Si chiede quindi ai vari paesi diesprimere eventualmente qualchenome di possibile candidato. Verràfatto un elenco delle personeindicate dai gruppi, e sarannodefinite le tre personemaggiormente menzionate, e cheaccetterebbero eventualmentequesto incarico, per la votazionefinale al Capitolo.

Come argomenti da affrontare alCapitolo si menzionava per ora:- il problema delle relazionicon altri gruppi che affrontano lemedesime questioni come Arca,come entriamo in relazione?- l'aspetto internazionale

dell'Arca, le interconnessioni- la formazione permanente- come interpellare i giovani- come viene ora affrontato iltema della corresponsabilitànell'Arca (tema posto dall'Italia)

E' stato definito che il gruppo dilavoro più ristretto si incontreràvarie volte prima della riunione delConsiglio dell'anno prossimo peraffrontare più direttamente tuttoquanto necessita l'organizzazione. Ilprossimo Consiglio è previsto nelmese di agosto dell'anno prossimo(presumibilmente dal 5 al 7 agosto)presso la comunità di Chambrelien inSvizzera.

Laura Lanza (delegato int. perl'Italia)

Cari amici di Ekta Parishad, è possibile fin da ora inviare un contributo persostenere l'organizzazione della JANSATYAGRAHA, grande marcia nonviolentache Rajagopal sta preparando per il 2011-12 in India e che radunerà nella suaultima parte 100.000 persone.Il contributo può essere fastto on-line al sito di JanOuest 2012 cliccando il

sito indicato qui di seguito.http://don.jan-ouest-2012.fr/don.html

Pour toute information complémentaire, vous pouvez contacter lecoordinateur du collectif Jan Ouest 2012:Eric Lebon: [email protected] // 06 10 02 56 51

Grazie a tutti. del vostro sostegno

Il Convegno si è svolto a Bhopal, città di sinistra memoria¹, oggi metropoli di1,5 milioni di abitanti, nel Centro “Gandhi Bhavan” di Ekta Parishad dal 30gennaio al 3 febbraio 2010.Sono stato invitato quale rappresentante della Comunità dell'Arca e perintervenire sul tema proposto, e più specificatamente sul lavoro manuale,artigianale e agricolo, in particolare come questo è stato esperimentato evissuto all'interno dell'Arca fino a questo momento².

Al termine del convegno, la mattina dell'ultimo giorno, è stata approvata unamozione dai delegati presenti. Riprende le richieste generali riguardantil'accesso per tutti, e particolarmente per le popolazioni povere o impoverite,alle risorse considerate come bene comune da condividere : la terra, l'acqua,la foresta, risorse indispensabili alla vita. Vi si chiede la garanzia per questepopolazioni di protezione mediante la legge, da parte degli Stati, affinchél'accesso a queste risorse vitali sia perenne. Questa mozione è disponibile sulblog http://bhopal2010.wordpress.com in inglese e francese.

Non è possibile riassumere in poche linee un viaggio così ricco : scambi fra gliintervenuti durante il convegno,(più di 20 nazionalità), interventi moltointeressanti da parte dei relatori, scambi e incontri informali tra persone chesi sono trovate lì “per caso”, e scoprono che vi sono convergenze nelle loroazioni, interessi per temi o persone che ignoravano…Non posso qui cheriportare alcune note o informazioni.…….

“VERSO UNA ECONOMIA NONVIOLENTA ?”Qualche Notizia sul Convegno che si è svolto a Bhopal, in India, organizzato

da Ekta Parishad e Gandhi International gennaio 2010(da Nouvelles de l'Arche, anno 58, n. 2) dall' articolo di Bernard Dangeard

MARCIA NONVIOLENTA IN INDIA

¹A Bhopal, nel 1984, è avvenuta la più grande catastrofe industriale di un industriachimica (all'epoca della società americana Union Carbide) che ha provocato la mortedi 8000 persone e la contaminazione, allora e nel tempo, di migliaia di altre personee del territorio circostante.Malgrado qualche piccolo risarcimento versato alle famiglie, nessuno della società“Dow Chemical”, oggi proprietaria del sito, né della precedente Union Carbide è statogiudicato colpevole, né condannato; il sito non è stato decontaminato e lepopolazioni povere vicine vi penetrano senza protezioni, ci pascolano vacche e capree i bambini ci vanno a giocare. Vi sono tutt'ora, pare, circa trenta decessi al meselegate a quella catastrofe.² Il mio testo (vedi Arca Not. N.1 2010) è stato presentato il 31 gennaio . Vedi pertutti i testi http://bhopal2010.wordpress.com³vedi il libro di Muhammad Yunus “Verso un nuovo capitalismo” che descrive indettaglio le varie fasi di questo progetto.

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Durante la visita rapida di Delhi, tra un aereo e l'altro incontro alcuni fra idelegati :Delio, fotografo indipendente, sindacalista CGT e nel Partito Comunista da 25anni, che si sta licenziando dalla sua impresa (Air France) e che ha scopertoda 3,4 anni a Tolosa con Alain Refalo e altri cos'è l'azione nonviolenta;Karima Delli, di Europe Ecologie, eletta da poco al Parlamento Europeo, e isuoi due assistenti parlamentari, Benjamin e Simon; alcune personeappartenenti alla comunità di Chênelet, comunità collegata alla reteCocagne (attività importanti nell'ecocostruzione e altro); Jacky Blanc,presidente della banca alternativa “la Nef” e iniziatore del progetto “Terrede Liens”, che permette di finanziare l'acquisto di terre per metterle adisposizione di progetti ecologici e innovativi (dopo scambi approfonditi misento d'incoraggiare a titolo personale di rivolgersi a la Nef per questionibancarie; lo farò io stesso. Per quanto riguarda gruppi e associazioni miconsigliava di aspettare qualche tempo poiché vi è un progetto di fusione conistituti equivalenti in Spagna e Italia e sarà tutto più facile una voltaavvenuta questa fusione).Un'incontro inaspettato con due persone della direzione generale di Danone:E. Faber, numero due della multinazionale e E. Marchand, che segue ilprogetto di istallazione di una fabbrica moderna di yogurt in Bangladesh, incollaborazione con la Grameen Bank, a seguito di un accordo avvenuto conMuhammad Yunus³. Davvero strano a prima vista ma interessante che questidue mondi si incontrino con un minimo di a priori!Ho poi incontrato nuovamente un prete senegalese, Camillo Gomis, giàconosciuto due anni fa a Wardha.. Ci siamo poi ritrovati quattro volte percelebrare l'eucaristia per un piccolo gruppo di persone, nella mia camera.Malgrado le differenze, e in condizioni molto particolari, queste celebrazionisono state molto fraterne e calorose, come un ponte fra persone conorizzonti e preoccupazioni diverse! Camillo termina un ciclo di studi inFrancia per poi tornare in Senegal, ad aprile, con il progetto di un centro perla formazione alla nonviolenza. Ha appena creato l' associazione“Generazione Nonviolenza”, che chiede nei propri Statuti un'adesione ad unaCarta ( nella quale non è davvero per noi difficile riconoscersi !). Vi è ancheuna proposta che mi pare interessante, quella che tutti i membri, comesegno di riconoscimento tra loro e del loro impegno alla nonviolenza,adottino un braccialetto con il logo dell'associazione. Mi ha fatto pensarealla proposta fatta a Wardha di adottare il bastone di Gandhi come segno diriconoscimento, ma questo mi sembra più semplice, meno ingombrante,pesante…. e che si vede alzando il braccio in una manifestazione….…..

Per quanto riguarda il convegno rimando al sito che da conto di tutti gliinterventi. Mi interessava qui dire due cose sul lavoro di Rajagopal.Su suo invito e di Ekta Parishad sono potuto rimanere due giorni in più ,

assieme a qualche altro delegato, una volta il convegno terminato, perpotermi rendere conto del lavoro di formazione alla nonviolenza attiva cheviene organizzato presso gli “adivasis”, e percepire un poco la vita di questivillaggi adivasis, cioè le popolazioni tribali che coltivano la terra - da ½ettaro a 2 ettari per famiglia che permettono loro di vivere e anche venderei loro raccolti con modesti guadagni.Sono molto grato a Rajagopal e Ekta Parishad per averci permesso di vederlilavorare in sessione di formazione e addestramento con le persone delegateattraverso i villaggi. Ekta è veramente un movimento di formazionepopolare. Alla fine della loro sessione di formazione, i giovani e i menogiovani fanno tre giorni di marcia di villaggio in villaggio per 'svegliare' glialtri e trasmettere loro ciò che hanno appreso. Rajagopal è come un pescenell'acqua fra di loro, insegna e suscita spontaneamente le loro parole, il lorovissuto, i loro modi di raccontare ciò che vivono, il disprezzo di cui sonooggetto. Erano in 94 nel campo di addestramento al quale abbiamoassistito. Lavorano in grande gruppo e in piccoli gruppi di quindici, imparanoa prendere la parola in pubblico, a esprimersi in modo chiaro , intelligibile :meravigliosa riabilitazione della loro parola di uomini e di donne.Alla fine della formazione, ogni partecipante va in processione alla posta adinviare una lettera al primo ministro per reclamare dei titoli di proprietà. E'una cosa che si vede, ed è importante, poiché i giornali ne parlano, ma lamaggior parte delle persone non sa ne leggere ne scrivere. Un popolo stariconquistando la propria dignità, con calma e determinazione. “Vinceremooppure moriremo, scandisce Rajaji, mi avete capito bene? “ E tutti ripetonoquesta frase alzando un braccio o tutti e due. E c'è un gioco di parole inhindi: cambiando una vocale nella parola morire, questa diventa picchiare..:!

Ecco solo qualche piccolo sguardo, ovviamente parziale e minimo su questidieci giorni passati in India. Credo davvero che attraverso questi scambi sileghino relazioni importanti tra movimenti differenti sotto vari aspetti (l'Arcanon è un movimento popolare, fin'ora), ma vi è una progressiva presa dicoscienza che non ci si possa salvare da soli, che anche se i problemi che sipongono in Francia non sono gli stessi di quelli dell'India, hanno comunqueimplicazioni comuni.Dobbiamo ora riflettere come sostenere “Gandhi International” nel suolavoro. Come fare, partendo dalla nostra realtà francese, a rendere visibileil nostro partenariato con l'India e le organizzazioni degli altri paesi ocontinenti ? Ekta Parishad è un movimento che sostiene “i miserabili”, cometitola il film di Campana, ma il movimento coltiva relazioni anche conautorità e dirigenti politici, anche ad alto livello. Grazie alla presenza dimolti francesi, di un deputato europeo e di dirigenti di un gruppoimportante, due rappresentanti del consolato a Bombay, fra i quali il console,sono venuti al convegno. Il “chief minister” del Madya Pradesh, stato ove si

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trova Bhopal, è venuto a prendere la parola e ha anche invitato tutti idelegati ad un pasto sontuoso secondo la moda indiana. Certo vi sono giochisotterranei in tutto questo, ma alcuni responsabili, in quanto uomini,possono essere toccati anch'essi, benché il cuore di molti è “debole”, e nonpossiamo neanche sapere in mezzo a quali pressioni di ogni genere si possanotrovare.Il punto culminante della mobilitazione è previsto dal 2 al 17 ottobre 2012.Molte sono le informazioni e i testi a vostra disposizione sui siti relativi.

RECENSIONI

LE RIVOLUZIONI NON VIOLENTEDELL'ULTIMO SECOLO

I fatti e le interpretazioniANTONINO DRAGO

Codice: 9788861345225

«Quando parliamo di nonviolenza come di una scoperta diquesto secolo, conviene precisare che non si tratta dellarivelazione di un nuovo valore spirituale o di una rivelazionereligiosa, ma dell'ingresso, nella storia dei popoli, di una forzarivoluzionaria e innovatrice.» (Lanza del Vasto, I quattroFlagelli, 1959)

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Riceviamo questa recensione da Rina Passera e la pubblichiamovolentieri.

Anshim comincia a togliere la maschera. Lo fa dall'inizio alafine. Chi legge non si illuda riguardo a se stesso. “ Sonocresciuto in una cittadina della Pennsylvania; mio padre, comequasi tutti gli uomini in città, aveva combattuto la secondaguerra mondiale. Era una generazione che non diceva la verità,quando parlava della guerra; incapace di entrare in contattocon le ferite profonde che le aveva lasciato dentro, ne parlavacome si racconta una grande avventura. Così quando hocompiuto i diciassette anni e mio padre mi ha suggerito di

Alle porte dell'infernoIl percorso di un soldato dalla guerra alla pace

Di Claue Anshim Thomas

VIAGGIO STUDIO IN INDIADal 22 gennaio al 10 febbraio 2011

L’associazione Gandhi International et Shanti organizza un viaggio studio inIndia per visitare comunità e persone significative dell’azione gandhiana enonviolenta.

Il viaggio costa 1600 Euro con partenza e ritorno a Parigi

Le iscrizioni entro il 20/11/2010 presso:Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39

In allegato trovate il volantino di presentazione

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arruolarmi non ci ho trovato niente di strano.”ma quando Anshim tornò dal Vietnam non fu come per suo padre, che tornòvincitore. Lui era un vinto. Sembrava che la sconfitta fosse colpa loro, di queireduci dal Vietnam di cui molti si suicidarono e quasi tutti passarono daesperienze distruttive come droga, alcol e criminalità.

E il movimento pacifista? Ecco come Anshim ne parla: “ …. era un altromovimento di guerra. Noi veterani del Vietnam eravamo proprietà contese einsieme sfruttabili: s potevamo servire allo scopo del movimento allora civolevano, ma se si trattava della nostra guarigione personale era ben raroche qualcuno fosse interessato ad aiutarci”.Questa “guarigione” però avvenne. Dopo il 1968 (anno del rientro daVietnam) Anshim era disceso in vari altri inferni fino al 1983, quando approdòal centro di recupero per tossicodipendenti, racconta che dal quel momentocomincia ad avvicinarsi a “se stresso”. L'incontro decisivo avvenne nel 1990,il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh teneva un ritiro di meditazione con ireduci del Vietnam, ecco come Anshim lo racconta: “ .. nel momento in cuientro nella sala e lo vidi in faccia mi misi a piangere. Mi resi conto per laprima volta che non conoscevo i vietnamiti se non come nemici. …. Mentrestavo li seduto a guardare quel vietnamita cominciarono ad arrivare, aondate, i ricordi della guerra …. Avvenimenti che avevo del tutto dimenticato.. a un certo punto ero atterrito. Thich Nhat Hanh ci disse: voi reducicomprendete a fondo la natura della sofferenza. Ci disse che l'unico modo diguarire, di trasformare la sofferenza era di stare ben saldi faccia a faccia conla sofferenza. Ci disse anche che coloro che non avevano combattutoavevano più responsabilità dei reduci; che data l'interconnessione di ognicosa non c'è via di scampo dalla responsabilità”E ancora “.. possiamo fingere di non essere violenti, ma se entriamo incontatto con quella parte di noi stessi, se non riconosciamo la nostracomplicità nelle tante guerre che ci sono … vuol dire che non siamo integri,non siamo equilibrati. La “sferzata finale per noi cosiddetti “nonviolenti”arriva a pag. 77:“ .. per gli operatori di pace con cui viaggiavo (a Mostar e Sarajevo)desideravano sinceramente promuovere la pace ma .. erano arrivati con i loroprogetti e cercavano di imporli sulla situazione. Questo non è operare per lapace, è imperialismo di pace”del resto voi amici dell'Arca avete pubblicato una frase di Lanza del Vasto insintonia con le riflessioni di Anshim. “ la nonviolenza è cosa semplice esottile … difficile da applicare ma la difficoltà diviene insormontabilequando si è convinti di averla colta in pieno”.Il percorso di Anshim è fatto anche di tanti chilometri . è passato da Parmanel gennaio del 2010 , pellegrinando durante una settimana in vari luoghidove si è sofferto per la violenza. E ha “toccato” tanti cuori . è un monacobuddista e pare che il suo carisma sia quello di camminare.

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1 Pag. 102 Pag 303 pag. 374 pag. 455 nota della redazione, se pensiamo al servizio dei Beati i costruttori di pacecome postini a servizio della popolazione, l'affermazione dell'autore siriferisce all’esperienza di altre organizzazioni.

RECENSIONI

Il libro non si trova in libreria bisogna ordinarlo attraverso il sitowww.ilmiolibro.itBuona letturaRina Passero

Cari Amici/che preso la Casa editrice Il Pozzo di Giacobbe è uscito il librodegli atti del seminario tenutosi a Pisa nell'ottobre 2008 tra i maggioristudiosi o esperti di Lanza del Vasto Il titolo vuole indicare la rilevanza dellasua esperienza di vita e del suo messaggio sia per il secolo scorso sia per iltempo attuale; così come si può ricavare dalla presentazione del libro e daivari contributi. I files allegati sono la copertina e l'indice del libro; che puòessere richiesto alla casa editrice direttamente, Corso Vitt. Em. 32/34, 9110Trapani (info@ilpozzodigiacobbe ) o in qualsiasi libreria (22 euro), essendodistribuito dalle EDB di Bologna. . Cordiali saluti e buona lettura conl'augurio di Lanza del Vasto: Pace Forza e GioiaTonino Drago

IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO

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VOYAGE D’ÉTUDES EN INDE DU 22 janvier AU 10 févr ier 2011 AS S OCIATIONS GANDHI INTERNATIONAL ET S HANTI

LE PRIX DE 1600 € COMPREND: * les transports aériens: Paris – Bombay – Calcutta - Bombay - Paris. * les trajets et transferts en taxi ou véhicule de location * le logement en ashrams, hôtels modestes et guest houses * les repas pris en groupe * l’accompagnement par Louis Campana et Christophe Grigri * les assurances annulation et rapatriement comprises dans le billet d’avion * l’adhésion à l’association Gandhi International * les visites et guides locaux LE PRIX NE COMPREND PAS: * les pourboires (dakshina) * les repas ou boissons pris en dehors du groupe * les frais de visa * l’assurance en responsabilité civile (recommandée) Il est possible pour ceux qui le désirent de partir avant et de revenir plus tard. Il faut alors indiquer les dates exactes choisies car les modifications après l’achat du billet sont impossibles. Veuillez donc le préciser à l’inscription. Les associations, et donc leur président, se sentent responsables du bon déroulement de l’acheminement depuis l’Europe jusqu’aux différents points via Bombay, ainsi que le retour en Europe via Bombay à quelques dates que ce soit (billets d’avion). Il s’agit d’un service rendu, une facilité assumée par les organisateurs qui perçoivent des frais. Tous les voyages en dehors de cet itinéraire ne sont plus de leur ressort. Une clause de non-responsabilité sera établie entre les organisateurs et chacun des voyageurs afin de dégager les responsabilités de chacune des deux parties en cas de décès, accident ou autre incident de parcours, la responsabilité des organisateurs étant limitée au voyage (avion et train) proprement dit. Les organisateurs s’engagent à prendre une assurance rapatriement pour chaque voyageur comprise dans le prix du voyage aller et retour, cette assurance étant valable tout au long du séjour. Cependant il est fortement recommandé à chaque voyageur de contracter en plus une assurance de responsabilité civile et de rapatriement pour le séjour. Sur place des précautions seront prises pour s’assurer au plus vite de la présence d’un médecin en cas de problèmes. Il est recommandé lors de toutes visites (Anandwan, autres) de laisser ce qu’on appelle une dakshina, c’est-à-dire une aumône. Celle-ci est laissée à la discrétion de chacun. D’autre part toute consommation personnelle de thé, soda ou autre n’est pas comptée dans le prix du voyage. Chaque personne doit posséder un passeport et un visa. Les frais de ces derniers sont à sa charge. Le visa doit se faire directement en passant par le service de l’ambassade d’Inde VFS (Paris, Lyon ou Marseille) : http://www.amb-inde.fr http://www.vfs-in-fr.com n° indigo:0821 09 0009 (0,12 € ttc/mn).

Itinéraire

22 et 23 janvier : Bombay. Rencontre avec Anand Gokani, arrière petit-fils du mahatma Gandhi. Visite du musée Gandhi.

24 janvier: Institut d’études gandhiennes de Wardha. Rencontre avec les étudiants. Visite de l’ashram de Gandhi à Sewagram et du Centre de Sciences des Villages.

25 janvier : Visite à la Communauté d’Anandwan à Warora, la léproserie fondée par Baba Amte. Rencontre avec Vikas Amte, l’un des fils du fondateur et actuel directeur. Visite des ateliers, rencontre avec les membres.

26 - 28 janvier : Orissa : visite du projet Surakshyia avec l’ONG Jana Sahajya, avec laquelle Shanti Orissa contribue à la construction d’un village pour la communauté de Sukunabhata.

29 - 30 janvier : Orissa : visite de la ville sacrée de Puri, promenade et baignades sur les plages du golfe du Bengale. Visite du temple solaire de Konark (XIII° s.).

31 janvier - 02 février : Calcutta : visite des temples de Ramakrishna et Vivekananda, de la maison de Rabindranath Tagore.

03 février – 09 février : Assam : participation à la conférence internationale pour la paix de Guwahati, à laquelle nous sommes invités par Rajagopal, président d’Ekta Parishad. Visite des environs et des communautés locales.

10 février : retour à Paris via Bombay

Inscriptions avant le 20/11/2010 (nombre maximum de 12 personnes). Renseignements :

Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33 Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39

Gandhi International et Shanti proposent un voyage d’études en Inde afin de visiter quelques lieux et personnes emblématiques de l’action gandhienne et non-violente actuelle. Le séjour se terminera par notre participation à la Conférence Internationale de Guwahati, en Assam, au nord-est de l’Inde, à laquelle Rajagopal nous invite pour célébrer la médiation non-violente qu’il a effectuée entre les forces rebelles et le gouvernement.