Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

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PARTE SECONDA

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Alcune pagine esemplificative dell'opera Prakteon

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PARTE SECONDA

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Concordanza

In greco, come in italiano, il predicato verbale e nominale concordano in persona e nume­ro con il soggetto. Si segnalano tuttavia le seguenti particolarità: quando il soggetto è un neutro plurale è sentito come un singolare collettivo e tende

pertanto ad avere il verbo alla terza persona singolare (ta; zw/va trevcei, «gli animali corrono»). La concordanza con la terza persona plurale è comunque ammessa, specie quando si intende sottolineare la pluralità delle cose espresse;

i sostantivi singolari collettivi possono avere il verbo al plurale (oJ a[llo~ strato;~ ajpevbainon, «il resto dell’esercito partí»);

quando si susseguono diversi soggetti, il verbo può essere al singolare anziché al plu­rale (se; filei` oJ path;r kai; hJ mhvthr kai; eujdaivmona se ejpiqumou`si genevsqai [Plat.], «ti amano tuo padre e tua madre e desiderano che tu sia felice»);

analogamente, il pronome relativo o{sti~, nel senso di «tutti coloro che» (di solito ac­compagnato da a[n), può essere richiamato nella principale da un elemento nominale o verbale al plurale (o{sti~ a]n polemh`/ aujtoi`~, pa`sin e[xestin ejn th`/ cwvra/ aujtw`n ajna­strevfesqai a[neu mavch~ o{pw~ a]n bouvlwntai [Senof.], «chiunque faccia guerra con lo­ro, per tutti è possibile scorrazzare dove vogliano per il loro paese senza combattere»);

è frequente il predicato nominale neutro con sostantivi maschili o femminili, quando l’aggettivo esprime una qualità di valore generale (kalo;n hJ ajlhvqeia [Plat.], «la verità è [cosa] bella»).

Traduci le frasi seguenti, specificando, di volta in volta, quali sono i criteri applicati re-lativamente alla concordanza:

1. Pavnta rJei`. (Eracl.) 2. Ta; de; a\qla h\san stleggivde~ crusai`. (Senof.) 3. Oujdemiva hJdonh; kaq∆ eJauto; kakovn (sott. ejsti). (Epic.) 4. Ta; tevlh tw`n Lakedaimonivwn uJpevscon­to aujtoi`~. (Tuc.) 5. To; stravteuma ejporivzeto si`ton, o{pw~ ejduvnato, ejk tw`n uJpozugiv­wn kovptonte~ tou;~ bou`~ kai; o[nou~. (Senof.) 6. Ta; paqhvmata toi~ ajnqrwvpoi~ maqhvma­ta givnetai. (Es.) 7. Puvrrandro~ h[reto to;n dhmon eij oujk aijscuvnointo gelw`nte~. (Esch.) 8. ∆Iscurovteron kai; ejleuqeriwvteron kai; despotikwvteron ajdikiva dikaiosu vnh~ ejsti;n iJkanw`~ gignomevnh. (Plat.) 9. Ei{peto aujtoi`~ kai; ojchvmata kai; qeravponte~ kai; hJ pa`sa pollh; paraskeuhv. (Erod.) 10. ”Osti~ a]n tou;~ neaniva~ eij~ ajreth;n trevyh/ kai; tou;~ polivta~ peiqomevnou~ toi`~ novmoi~ poihv sh/, ou|toi dikaivw~ eujergevtai th`~ patriv­do~ ei\nai nomivzontai. (Isocr.) 11. Deino;n oiJ polloiv, kakouvrgou~ o{tan e[cwsi prostav­ta~. (Eur.) 12. ÔH aujtoceiriva th`~ koinh`~ aJpavntwn zw/vwn fuvsew~ ajllovtrion. (Gius. Fl.)

Capitolo 1

Concordanza, articolo, posizione predicativa e posizione attributiva, negazione

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53Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

ArticoloValore pronominaleL’articolo era in origine un pronome dimostrativo, come testimonia l’uso omerico (to;n d∆ ajpameibovmeno~ prosevfh povda~ wjku;~ ∆Acilleuv~, «a lui di rimando rispose Achille piè veloce»). Nell’attico e nella koinhv, il valore pronominale è conservato: nelle correlazioni del tipo oJ mevn ... oJ dev, «l’uno ... l’altro», possibili in tutti i generi, nu­

meri e casi; nelle correlazioni, di valore avverbiale, to; mevn ... to; dev, ta; mevn ... ta; dev, «da un lato

... dall’altro», «ora ... ora»; in espressioni avverbiali del tipo pro; tou` (sottinteso crovnou), «prima», «in passato»; quando a inizio di periodo l’articolo, seguito da particella (oJ dev, «e questo», aiJ dev, «e

queste», ecc.), si riferisce a persone o cose già menzionate (articolo in accusativo se è soggetto di una preposizione infinitiva: to;n dev, kai; tovn, «e lui», tou;~ dev, kaiv touv~, «e loro», ecc.).

Funzione sostantivanteL’articolo può conferire valore di sostantivo ad aggettivi (to; kalovn, «il bello», oiJ pol­loiv, «la moltitudine», «la folla»), avverbi o locuzioni avverbiali (oiJ nu`n, «i contempora­nei», oiJ e[xw, «gli estranei», «gli stranieri»), verbi all’infinito o al participio (to; pravttein, «il fare», «l’azione», oJ levgwn, «colui che parla», «l’oratore», ta; devonta, «i doveri»), prepo-sizioni (oiJ peri; / ajmfi; Fivlippon, «Filippo e il suo seguito»). In questo caso, sarà il conte­sto a suggerire, di volta in volta, la traduzione piú corretta. In generale, in italiano è neces­sario specificare l’esatto significato di perifrasi che in greco si presentano in forma piutto­sto generica: ta; kata; to;n povlemon ajskei`n significa, letteralmente, «occuparsi delle cose relative alla guerra», ma il senso sarà senz’altro piú perspicuo se si tradurrà «esercitare il mestiere delle armi». Frequenti sono poi le espressioni in cui l’articolo si accompagna a un sostantivo in caso genitivo: oJ tou` Dareivou, «il figlio di Dario», hJ tw`n Skuqw`n (sott. gh`), «la terra degli Sciti», to; tou` Swkrav tou, «il celebre detto di Socrate».

Omissione dell’articoloLa funzione dell’articolo è quella di determinare la parola che accompagna, individuan­dola o nella sua specificità (oJ a[nqrwpo~, «l’uomo» di cui si parla) o nella sua appartenen­za a una specie (oJ a[nqrwpo~, «l’uomo» in generale, tutti gli uomini).È di solito omesso nei seguenti casi: davanti a nomi comuni, quando se ne voglia sottolineare la genericità: a[nqrwpo~, «un

uomo qualsiasi», o anche «l’uomo comune»; davanti a nomi propri, quando sono usati per la prima volta, a meno che non si tratti

di persone o cose ben note, o non si voglia indicare un rapporto di particolare familia­rità e confidenza;

davanti ai nomi di luoghi, città, ecc., anche se spesso, quando li si è nominati una pri­ma volta, ricompaiono nel discorso accompagnati da articolo;

davanti ai nomi di stagioni; nei complementi predicativi.

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54 Parte seconda • Dentro la frase greca

Si ricordi che alcuni aggettivi mutano sensibilmente di significato a seconda che siano o meno preceduti dall’articolo:a[lloi, «altri» (latino alii), ma oiJ a[lloi, «gli altri, i rimanenti» (latino ceteri)polloiv, «molti», ma oiJ polloiv, «i molti, i democratici»ojlivgoi, «pochi», ma oiJ ojlivgoi, «i pochi, gli oligarchi»pleivone~, «piú numerosi», ma oiJ pleivone~, «i piú numerosi, la maggior parte»plei`stoi, «moltissimi», ma oiJ plei`stoi, «la maggioranza».

Posizione attributiva e posizione predicativaA seconda della posizione dell’articolo, un aggettivo (o un avverbio, un participio, un pro­nome) può avere valore attributivo o predicativo. Quando è in posizione attributiva, può seguire o precedere il sostantivo a cui si riferisce, ma deve essere sempre preceduto dall’articolo. La posizione attributiva indica una caratteristica per la quale il sostantivo si distingue da altri della stessa specie: oiJ divkaioi a[ndre~ oppure oiJ a[ndre~ oiJ divkaioi, «gli uomini giusti» (distinti da quelli che non sono tali), oiJ tovte a[nqrwpoi, «gli uomini di un tempo» (distinti da quelli di oggi).Si trovano sempre in posizione attributiva: i pronomi riflessivi e dimostrativi, quando usati al genitivo possessivo (oiJ touvtwn pa­

tevre~, «i padri di costoro, i loro padri»); gli aggettivi possessivi e altri come toiou`to~, tosou`to~, thlikou`to~ (oJ ejmo;~ pathvr,

«mio padre», oJ toiou`to~ a[nqrwpo~, «tale uomo»).

Quando è in posizione predicativa, può seguire o precedere il sostantivo a cui si riferi­sce, ma non è mai preceduto dall’articolo. La posizione predicativa indica una qualità specifica del soggetto di cui si parla, senza che sia stabilita alcuna distinzione né contrap­posizione: divkaioi oiJ a[ndre~ oppure oiJ a[ndre~ divkaioi, «gli uomini (sono) giusti» (è indicato un modo di essere degli uomini);tovte oiJ a[nqrwpoi, «a quel tempo gli uomini» (l’avverbio fornisce in questo caso un’in­dicazione temporale relativa al momento in cui avviene l’azione descritta dal predi­cato).Si trovano sempre in posizione predicativa: i pronomi dimostrativi ou\to~, ejkei`no~, a[mfw, a[mfovtero~, eJkavtero~ (ou\to~ oJ a[nqrwpo~,

«quest’uomo»); i pronomi personali e aujtov~ quando usati al genitivo possessivo (oJ pathvr aujtou`, «il pa­

dre di lui, suo padre»); i genitivi con valore partitivo (tw`n politw`n oiJ divkaioi, «i giusti fra i cittadini» = «i cit­

tadini giusti»).

Il significato di alcuni aggettivi, come a[kro~, mevso~, movno~, pa`~, poluv~, cambia note-volmente a seconda che la loro posizione sia attributiva o predicativa:

posizione attributiva posizione predicativaoJ movno~ uiJov~, «l’unico figlio» oJ uiJo;~ movno~, «il figlio soltanto»hJ pa`sa povli~, «la città intera» pa`sa (hJ) povli~, «ogni città»

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55Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

hJ ejscavth cw`ra, «la regione piú lontana» hJ cw`ra ejscavth, «la parte piú lontana della regione»

oJ polu;~ stratov~, «la maggior parte oJ strato;~ poluv~, «il grande esercito»dell’esercito»

A seconda che abbia posizione attributiva o predicativa, cambia anche il significato del pronome aujtov~: equivale al latino idem quando è in posizione attributiva (oJ auj to;~ pa­thvr, «il medesimo padre»), al latino ipse quando è in posizione predicativa (oJ path;r auj­tov~, «il padre stesso, in persona»): vedi anche p. 81.

Si ricordi infine che alcuni aggettivi che indicano la posizione in una serie, in un tempo o in una circostanza, quando si trovano in posizione predicativa equivalgono, in italia­no, a un avverbio: o[rqrio~, «di mattina» (propriamente, «mattutino»), o[yio~, «tardi» (propriamente, «tardivo»), provtero~, «dapprima» (propriamente, «precedente»).

Traduci le frasi seguenti, badando bene all’uso dell’articolo e distinguendo, laddove pos-sibile, gli elementi in posizione attributiva da quelli in posizione predicativa.

1. Ta; me;n qevreo~, ta; de; givnetai ejn ceimw`ni. (Teocr.) 2. Nuvx hJ hJmevrh ejgevneto. (Erod.) 3. “Erw~ Krovnou kai; ∆Iapetou` ajrcaiovterov~ ejsti. (Plat.) 4. Filosofivan me;n ou\n oujk oi\mai dei`n prosagoreuvein th;n mhde;n ejn tw`/ parovnti mhvte pro;~ to; lev gein mhv­te pro;~ to; pravttein wjfelou`san. (Isocr.) 5. Pa`sa basileiva merisqei`sa kaq∆ eJauth`~ ejrhmou`tai, kai; pa`sa povli~ h] oijkiva merisqei`sa kaq∆ eJauth`~ ouj staqhvsetai. (N.T.) 6. Tw`n ajxiwmavtwn ta; mevn ejstin aJpla`, ta; d∆ oujc aJpla`, w{~ fasin oiJ peri; Cruvsippon. (Diog. Laerz.) 7. Eij~ tou`ton to;n kivndunon ouj mavla pw~ ejqevlousin oiJ nu`n ijevnai. (Se­nof.) 8. ÔO a[nqrwpo~ movno~ ojnomavzetai logikov~. (Gal.) 9. Oij kivdion e[sti moi diplou`n, i[sa e[con ta; a[nw toi`~ kavtw kata; th;n gunaikwni`tin kai; kata; th;n ajndrwni`tin. (Li­sia) 10. ∆Anaxagovra~ divkhn e[fugen ajsebeiva~ ejpi; tw`/ liv qon eijpei`n to;n h{lion. (Plut.) 11. ”Usteroi ajfivkonto th`~ mavch~ mia`/ hJmevra/. (Plat.) 12. ”Otan tw`n sitivwn ojliv­ga kataleivphtai, kavqhntai pavnte~ oiJ kata; th;n kwvmhn prosdecovmenoi to;n tw`n komi­zovntwn ta;~ trofa;~ katavploun. (Diod. Sic.) 13. Koinh`/ te ajpwsavmenoi to;n barbavron, u{steron ouj pollw`/ diekrivqhsan prov~ te ∆Aqhnaiv ou~ kai; Lakedaimonivou~ oi{ te ajpo­stavnte~ basilevw~ ”Ellhne~ kai; oiJ xumpolemhv sante~: dunavmei ga;r tau`ta mevgista diefavnh: i[scuon ga;r oiJ me;n kata; gh`n, oiJ de; nausivn. (Tuc.)

Negazione

In greco due sono le negazioni: ouj (oujk, oujc davanti a vocale) e mhv.Ouj è negazione oggettiva: nega cioè un fatto reale e viene utilizzata, oltre che nelle pro­posizioni principali enunciative (con l’indicativo), potenziali o irreali, nelle subordinate di­chiarative, causali, consecutive, temporali, relative, interrogative, comparative semplici, nel­le apodosi di un periodo ipotetico, quando esprimono una realtà: Basileu;~ th;n me;n pro;~ eJauto;n ejpiboulh;n oujk h/jsqavneto (Senof.), «Il re non si accorgeva della trama contro di lui».

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56 Parte seconda • Dentro la frase greca

Mhv è negazione soggettiva: nega cioè un fatto eventuale o un desiderio e viene utiliz­zata nelle proposizioni esortative, dopo verbi o espressioni di timore, impedimento, dub­bio, nelle subordinate finali, concessive, nelle protasi di un periodo ipotetico, nelle conse­cutive quando esprimono una conseguenza soggettiva, nelle comparative ipotetiche, con l’infinito preceduto dall’articolo, con l’infinito senza articolo quando ha valore volitivo o consecutivo: mhv skwvpte, Dwriv (Luc.), «non prendermi in giro, Doride».La stessa distinzione che regola l’uso di ouj e mhv si trova anche nei composti: oujdev e mhdev, oujdeiv~ e mhdeiv~, ou[te e mhvte, oujdevpote e mhdevpote.

Nel caso che si susseguano piú negazioni, esse: si annullano se l’ultima è una negazione semplice: oujdei;~ oujk ei\pen, «nessuno non

parlò» = «tutti parlarono»; si rafforzano se la negazione semplice precede, o se sono tutte negazioni composte:

oujk ei\pen oujdeiv~, «nessuno parlò», oujde; ei\pen oujdeiv~, «e nessuno parlò».

Inoltre, si possono trovare sequenze di negazioni di specie diversa: ouj mhv, utilizzata per negare qualcosa in modo risoluto o per esprimere proibizione in

forma interrogativa (ouj mh; pauvswmai, «non smetterò mai»; ouj mh; ejxegerei`~… «non lo sveglierai mica?» = «non svegliarlo!»);

mh; ouj, che compare dopo i verba timendi, dopo i verba impediendi e dubitandi precedu­ti da negazione, o con espressioni indicanti ostacolo, impossibilità o sconvenienza: devdoi-ka mh; oujk e[cw ejgw; tosauvthn sofivan (Senof.), «temo di non avere cosí grande sapienza».

Traduci le seguenti frasi, motivando di volta in volta l’uso delle negazioni, semplici e com-poste.

1. Aijscro;n (sott. ejstiv) mh; ouj proqumeisqai. (Plat.) 2. Dei speuvdein kai; mhdemiv an poieisqai diatribh;n, i{na mh; pavqwmen o{per oiJ patevre~ hjmwn. (Isocr.) 3. Touv twn ouj dei;~ oujk ajpeipen pwvpote, oujk ejkwvlusen, ouj divkhn e[lacen. (Dem.) 4. Ouj dei;~ oujkev ti ejtov l­ma aujto;n ejperwthsai. (N.T.) 5. Kimmerivou~ d∆ oujdei;~ ei\pen ajsebei~ o{ti to;n h{lion ouj d∆ ei\nai to; paravpan nomivzousi. (Plut.) 6. Oujdei;~ oi|ov~ t∆ ejsti;n a[llw~ levgwn mh; ouj katagevlasto~ ei\nai. (Plat.) 7. «Hn pote crovno~ o{te qeoi; me;n h\san, qnhta; de; gevnh oujk h\n. (Plat.) 8. Ouj pavnte~ ou[te dustucousin ejn gavmoi~ ou[t∆ eujtucousi. (Eur.) 9. Qhseu;~ filivan ejpoivhse toi`~ ∆Aqhnaivoi~ pro;~ tou;~ Krh`ta~, ojmovsanta~ mhdevpote polevmou kat avrxein. (Plut.) 10. Mhdei;~ mhde;n ajnagkazevtw dran mhde; mastigouvtw mhd∆ ejpitat­tevtw mastigoun eJtevrw/ mhd∆ ajpoktinnuvtw mhd∆ ajpokteivnein keleuevtw. (Dion. Alic.)

16 L’episodio del cacciatore di StinfaloFonte: PausaniaArgomenti: uso dell’articolo e della negazione – infinitiva – consecutiva – uso del participioSintassi Contenuti Lessico

Dopo aver descritto l’antico santuario di Artemide a Stinfalo, in Arcadia, l’autore riporta la leg­genda secondo la quale la dea si sarebbe vendicata della scarsa cura con cui era celebrata la festa

(Periegesi della Grecia)

Esercizi collegati

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57Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

in suo onore trasformando la pianura di Stinfalo in una grossa palude. Il sacrificio di un caccia­tore e di una cerva serve a ripristinare l’equilibrio perduto.

Per prepararsi a tradurre

Ti forniamo un aiuto per analizzare e tradurre il testo. Nel corso dell’operazione di rilettura poni attenzione ai seguenti punti:I periodo: tav ... a[lla: che cosa implica la presenza dell’articolo? “Alla conserva il suo valore

aggettivale o viene sostantivato? E sul piano semantico, ci sono delle implicazioni?ta; ... kaqesthkovta ... ta; pollav: la posizione dell’aggettivo è attributiva o predicativa? Che cosa implica questo sul piano semantico?

II periodo: ajnei`rge mh; kataduvesqai: come si giustifica qui la presenza della negazione mhv? livmnhn ... to; pedivon ... genevsqai: di che tipo di proposizione si tratta? Quale funzione svol­gono sul piano sintattico, rispettivamente, i due accusativi? (rifletti: uno è preceduto dall’ar­ticolo, l’altro no).

III periodo: th;n mevn: che valore ha qui l’articolo? IV periodo: Quale subordinata è introdotta da w{ste?

ejxhvranto: qual è il soggetto di questo verbo? Noti qualche particolarità nella concordanza?

∆En Stumfavlw/ th`~ ∆Artevmido~ th`~ Stumfaliva~ th;n eJorth;n tav te a[lla h\gon1 ouj spoudh`/ kai; ta; ej~ aujth;n kaqesthkovta uJperevbainon ta; pollav. ∆Espesou`sa ou\n u{lh kata; tou` baravqrou to; stovma, h| kavteisin oJ potamov~, ajnei`rge mh; kataduvesqai to; u{dwr, livmnhn te o{son ejpi; tetrakosivou~ stadivou~ to; pedivon sfisi genevsqai levgousi. Fasi; de; e{pesqai qhreuth;n a[ndra ejlavfw/ feugouvsh/, kai; th;n me;n ej~ to; tevlma i{esqai, to;n de; a[ndra to;n qhreuth;n ejpakolouqou`nta uJpo; tou` qumou` katovpin th`~ ejlavfou nhvcesqai: kai; ou{tw to; bavraqron thvn te e[lafon kai; ejp∆ aujth`/ to;n a[ndra uJpedevxato. Touvtoi~ de; tou` potamou` to; u{dwr ejpakolouqh`saiv fasin, w{ste ej~ hJmevran («nel giro di un giorno») Stum­falivoi~ ejxhvranto a{pan tou` pedivou to; limnavzon: kai; ajpo; touv tou th`/ ∆Artevmidi th;n eJorth;n filotimiva/ plevoni a[gousi.

1. h\gon: la 3a persona plurale ha come soggetto logico un implicito «gli abitanti di Stinfalo».

Verifica della comprensione

1. In che modo la piana di Stinfalo viene trasformata in palude?

– ta; ... kaqesthkovta: per tradurre corretta-mente questo participio sostantivato dovrai rinunciare a una resa letterale (del tipo «le co-se poste, stabilite») e trovare, in italiano, un sostantivo o una perifrasi che ne rendano il senso in modo piú puntuale. Consulta atten-tamente il dizionario e rifletti sui possibili si-gnificati di kaqivsthmi, soffermandoti in par-ticolare sul valore che il verbo assume al per-fetto: pensa poi al contesto, relativo a una ce-

lebrazione sacra. Come si possono indicare, piú propriamente «le cose poste, stabilite» in onore di una dea? – to; limnavzon: anche in questo caso, per ren-dere il participio sostantivato evita di ricorre-re, in italiano, al generico «cosa». Bada in par-ticolare alla presenza del genitivo tou` pedivou: to; limnavzon si riferisce a un intero o a una parte? Che cosa ti suggerisce questo sul piano della resa?

ATTENZIONE ALLA RESA

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58 Parte seconda • Dentro la frase greca

2. Che cosa fa il cacciatore per tener dietro alla cerva? 3. Da che cosa è provocato, alla fine, il defluire dell’acqua che consente alla pianura di tor­

nare tale? 4. Che cosa fanno gli abitanti del luogo in seguito a questo episodio?

17 Coraggioso slancio dei Greci contro i barbariFonte: SenofonteArgomenti: uso dell’articolo e della negazione – temporale – dichiarativa – comparativa – uso dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

L’esercito persiano si sta avvicinando: i Greci mercenari al seguito di Ciro si preparano a dar bat­taglia e appena avvistano il nemico si lanciano all’attacco.

Per prepararsi a tradurre

Ti forniamo un aiuto per analizzare e tradurre il testo. Nel corso dell’operazione di rilettura poni attenzione ai seguenti punti:II periodo: to; uJpoleipovmenon: che valore conferisce l’articolo al participio?IV periodo: ejbovwn de; ajllhvloi~ mh; qei`n drovmw/: come si giustifica la presenza della negazio­

ne soggettiva mhv?VI periodo: ta; d∆ a{rmata ejfevronto...: che cosa noti relativamente alla concordanza?

ta; me;n... ta; dev: che valore ha qui l’articolo?VI periodo: oiJ d∆: che valore ha qui l’articolo?

oujde;n mevntoi oujde; tou`ton paqei`n e[fasan, oujd∆ a[llo~ de; tw`n ÔEllhvnwn ... e[paqen oujdei;~ oujdevn: poni attenzione alla serie di negazioni presente nelle due frasi: si tratta di negazio­ni semplici o composte? Che cosa implica, questo, sul piano del significato?ejpi; tw`/ eujwnuvmw: che funzione ha qui l’articolo? Quale termine si sottintende? (per rispon­dere, consulta attentamente il dizionario).

Oujkevti triva h] tevttara stavdia dieicevthn tw; favlagge ajp∆ ajllhvlwn hJnivka ejpaiavnizovn te oiJ ”Ellhne~ kai; h[rconto ajntivoi1 iJevnai toi`~ polemivoi~. ÔW~ de; poreuomevnwn2 ejxekuvmai­nev ti th`~ favlaggo~, to; uJpoleipovmenon h[rxato drovmw/ qei`n: kai; a{ma ejfqev gxanto pavn­te~ oi|on tw`/ ∆Enualivw/ ejlelivzousi, kai; pavnte~ de; e[qeon: levgousi dev tine~ wJ~ kai; tai`~ aj­

– ti th`~ favlaggo~: evita di rendere il nesso pronome indefinito + genitivo partitivo in modo generico, con un calco letterale (del ti-po «qualcosa della...»), ma prova a trovare il corrispettivo italiano dell’espressione, per evi-tare che la tua traduzione suoni artificiosa e involuta.– to; uJpoleipovmenon: anche in questo caso, evita una traduzione generica, ma cerca un

sostantivo o un’espressione piú specifici per rendere in italiano il senso del greco.– ... di∆ ajutwn twn polemivwn ... dia; twn ÔEl­lhvnwn: per una resa naturale dell’espressione, sarà bene sottintendere, in italiano, un sostan-tivo che specifichi attraverso quale parte dei ne-mici e dei Greci vengono trasportati i carri. Vi-sto il contesto, si tratterà di un termine afferen-te all’area semantica della milizia e della guerra.

ATTENZIONE ALLA RESA

(Anabasi)

Esercizicollegati

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59Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

spivsi pro;~ ta; dorata ejdouvphsan fovbon poiou`nte~ toi`~ i{ppoi~. Pri;n de; tovxeuma ejxiknei`sqai ejkklivnousin oiJ bavrbaroi kai; feuvgousi. Kai; ejntau`qa dh; ejdivwkon me;n kata; kravto~ oiJ ”Ellhne~, ejbovwn de; ajllhvloi~ mh; qei`n drovmw/, ajll∆ ejn tavxei e{pesqai. Ta; d∆ a{rmata ejfevronto ta; me;n di∆ ajutw`n tw`n polemivwn, ta; de; kai; dia; tw`n ÔEllhvnwn ke­na; hJniovcwn. OiJ d∆ ejpei; proi?doien, diivstanto: e[sti d∆ o{sti~ kai; katelhvfqh w{sper ejn iJp­podrovmw/ ejkplageiv~: kai; oujde;n mevntoi oujde; tou`ton paqei`n e[fasan, oujd∆ a[llo~ de; tw`n ÔEllhvnwn ejn tauvth/ th`/ mavch/ e[paqen oujdei;~ oujdevn, plh;n ejpi; tw`/ eujwnuvmw/ toxeuqh`naiv ti~ ejlevgeto.

1. ajntivoi: con un verbo di movimento, l’aggettivo si rende con un avverbio: «contro». 2. poreuomevnwn: ge-nitivo assoluto con sott. aujtw`n (riferito agli Elleni), «mentre (essi) avanzavano».

Verifica della comprensione

1. Perché, poco dopo aver sferrato l’attacco, una parte dell’esercito comincia a correre? 2. A quale espediente ricorrono i soldati greci per spaventare i cavalli dei nemici? 3. Quali sono i costi della battaglia in termini di vite umane da parte dei Greci?

18 Il mito dell’androginoFonte: PlatoneArgomenti: uso dell’articolo – relativa – usi del participioSintassi Contenuti Lessico

Nel corso di una cena tra intellettuali, amici e discepoli di Socrate, la conversazione verte sul te­ma dell’amore, di cui si cercano di definire le caratteristiche e la natura. Nel brano seguente, il poe­ta comico Aristofane racconta il mito dell’androgino, secondo cui un tempo, sulla terra, sarebbe esistito un «terzo sesso», partecipe delle caratteristiche del maschio e della femmina.

ÔH ga;r pavlai hJmw`n fuvsi~ oujc auJth; h\n h{per nu`n, ajll∆ ajlloiva. Prw`ton me;n ga;r triva h\n ta; gevnh ta; tw`n ajnqrwvpwn, oujc w{sper nu`n duvo, a[rren kai; qh`lu, ajlla; kai; trivton prosh`n koino;n o]n ajmfotevrwn touvtwn, ou| nu`n o[noma loipovn1, aujto; de; hjfavnistai: ajndrovgunon ga;r e}n tovte me;n h\n kai; ei\do~ kai; o[noma ejx ajmfotevrwn koino;n tou` te a[rreno~ kai; qhvleo~, nu`n de; oujk e[stin ajll∆ h] ejn ojneivdei o[noma keivmenon2. “Epeita o{lon h\n eJkavstou tou` ajn­qrwvpou to; ei\do~ strogguvlon, nw`ton kai; pleura;~ kuvklw/ e[con, cei`ra~ de; tevttara~ ei\ce, kai; skevlh ta; i[sa tai`~ cersivn, kai; provswpa du∆ ejp∆ aujcevni kukloterei`, o{moia pavnth/: kefalh;n d∆ ejp∆ ajmfotevroi~ toi`~ proswvpoi~ ejnantivoi~ keimevnoi~ mivan, kai; w\ta tevttara, kai; aijdoi`a duvo, kai; ta\lla pavnta wJ~ ajpo; touv twn a[n ti~ eijkavseien. ∆Eporeuveto de; kai; ojrqo;n w{sper nu`n, oJpotevrwse boulhqeivh: kai; oJpovte tacu; oJrmhvseien qei`n, w{sper oiJ kubistw`nte~ kai; eij~ ojrqo;n ta; skevlh periferovmenoi kubistw`si kuvklw/, ojktw; tovte ou\si toi`~ mevlesin ajpereidovmenoi tacu; ejfevronto kuvklw/. «Hn de; dia; tau`ta triva ta; gevnh kai; toiau`ta, o{ti to; me;n a[rren h\n tou` hJlivou th;n ajrch;n3 e[kgonon, to; de; qh`lu th`~ gh`~, to; de; ajmfotevrwn metevcon th`~ selhv nh~, o{ti kai; hJ selhvnh ajmfotevrwn metevcei: periferh de; dh; h\n kai; aujta; kai; hJ poreiva aujtw`n dia; to; toi`~ goneu`sin o{moia ei\nai.

1. nu`n o[noma loipovn: sott. ejstivn. 2. nu`n de; oujk e[stin ... keivmenon: «ora non ne resta che il nome, usa-to in senso dispregiativo». 3. th;n ajrchvn: accusativo avverbiale: «all’inizio», «in principio».

(Simposio)

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60 Parte seconda • Dentro la frase greca

19 Il potere della bellezzaFonte: SenofonteArgomenti: uso dell’articolo – periodo ipotetico – comparativa – infinitivaSintassi Contenuti Lessico

In una casa presso il Pireo ha luogo un convito, a cui partecipano vari ospiti: l’attenzione dei pre­senti è catturata da Autolico, un giovane di straordinaria bellezza, la cui vista non lascia nessu­no indifferente.

Aujtovluko~ me;n ou\n para; to;n patevra ejkaqevzeto, oiJ d∆ a[lloi, w{sper eijkov~1, katekliv­qhsan. Eujqu;~ me;n ou\n ejnnohvsa~ ti~ ta; gignovmena hJghvsat∆ a]n fuvsei basilikovn ti kav llo~ ei\nai2, a[llw~ te kai; a]n met∆ aijdou`~ kai; swfrosuvnh~, kaqavper Aujtovluko~ tov te, kekth`taiv ti~ aujtov3. Prw`ton me;n gavr, w{sper o{tan fevggo~ ti ejn nukti; fanh`/, pavntwn prosavgetai ta; o[mmata, ou{tw kai; tovte tou` Aujtoluvkou to; kavllo~ pavntwn ei|lke ta;~ o[[yei~ pro;~ aujtovn: e[peita twn oJrwvntwn oujdei;~ oujk e[pascev ti th;n yuch;n uJp∆ ejkeivnou. OiJ mevn ge siwphro vteroi ejgivgnonto, oiJ de; kai; ejschmativzontov pw~. Pavnte~ me;n ou\n oiJ ejk qew`n tou4 katecovmenoi ajxioqevatoi dokou`sin ei\nai: ajll∆ oiJ me;n ejx a[llwn pro;~ to; gorgovteroiv te oJra`sqai kai; foberwvteron fqevggesqai kai; sfodrovteroi ei\nai fevrontai, oiJ d∆ uJpo; tou` swvfrono~ e[rwto~ e[nqeoi tav te o[mmata filofronestevrw~ e[cousi kai; th;n fwnh;n pra/otevran poiou`ntai kai; ta; schvmata eij~ to; ejleuqeriwvteron a[gousin.

1. w{sper eijkov~: sott. ejstivn. 2. ejnnohvsa~ ti~ ... ei\nai: periodo ipotetico del IV tipo (irrealtà), con prota-si implicita. 3. a]n ... kekth`taiv ti~ aujtov: altra apodosi di un periodo ipotetico dell'irrealtà. 4. tou: tino~.

20 Un popolo della Libia governato da donneFonte: Diodoro SiculoArgomenti: posizione attributiva e predicativa – usi del participio e dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

Nella zona occidentale della Libia vive un popolo presso il quale le donne svolgono funzioni di co­mando, mentre agli uomini è riservata sorte analoga a quella che, in Grecia, spetta alle donne spo­sate.

Fasi;1 ga;r uJpavrxai th`~ Libuvh~ ejn toi`~ pro;~ eJspevran mevresin ejpi; toi`~ pevrasi th`~ oij­koumevnh~ e[qno~ gunaikokratouvmenon kai; bivon ejzhlwko;~ oujc o{moion tw`/ par∆ hJmi`n. Tai`~ me;n ga;r gunaixi;n e[qo~ ei\nai diaponei`n ta; kata; povlemon, kai; crovnou~ wJrismev nou~ oj­feivlein strateuvesqai, diathroumevnh~ th`~ parqeniva~: dielqovntwn de; tw`n ejtw`n tw`n th`~ strateiva~ prosievnai me;n toi`~ ajndravsi paidopoiiva~ e{neka, ta;~ d∆ ajrca;~ kai; ta; koina; dioikei`n tauvta~ a{panta. Tou;~ d∆ a[ndra~ oJmoivw~ tai`~ par∆ hJmi`n gametai`~ to;n katoikivdion e[cein bivon, uJphretou`nta~ toi`~ uJpo; tw`n sunoikousw`n prostattomevnoi~: mh; metevcein d∆ aujtou;~ mhvte strateiva~ mhvt∆ ajrch`~ mhvt∆ a[llh~ tino;~ ejn toi`~ koinoi`~ parrhsiva~, ejx h|~ e[mellon2 fronhmatisqevnte~ ejpiqhvsesqai tai`~ gunaixiv. Kata; de; ta;~ genevsei~ tw`n tev k­nwn ta; me;n brevfh paradivdosqai toi`~ ajndravsi, kai; touvtou~ diatrevfein aujta; gavlakti kai; a[lloi~ tisi;n eJyhvmasin oijkeivw~ tai`~ tw`n nhpiv wn hJlikivai~.

1. Fasi;: il verbo regge tutte le infinitive seguenti. 2. e[mellon: «avrebbero potuto».

(Simposio)

(Biblioteca storica)

Schede collegate

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61Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

21 Il comportamento delle apiFonte: AristoteleArgomenti: posizione predicativa – uso dell’articolo – interrogativa indiretta – temporaleSintassi Contenuti Lessico

Aristotele descrive la comunità delle api soffermandosi sulle differenze comportamentali tra le di­verse varietà, sulla distribuzione del lavoro all’interno dell’alveare e su altre curiosità.

Eijsi; d∆ aiJ mikrai;1 ejrgavtide~ ma`llon tw`n megavlwn, w{sper ei[rhtai, e[cousi de; ta; ptera; peritetrimmevna kai; croia;n mevlainan, kai; ejpikekaumevnai2: aiJ de; fanai; kai; lampraiv, w{sper gunai`ke~ ajrgaiv. Dokou`si de; caivrein aiJ mevlittai kai; tw`/ krovtw/, dio; kai; krotou`ntev~ fasin ajqroivzein aujta;~ eij~ to; smh`no~ ojstravkoi~ te kai; yhvfoi~: e[sti mev ntoi a[dhlon o{lw~ ei[ ti ajkouvousin, kai; povteron di∆ hJdonh;n tou`to poiou`sin h] dia; fov bon. ∆Exelauvnousi de; kai; ta;~ ajrga;~ aiJ mevlittai kai; ta;~ mh; feidomevna~. Dih/vrhntai de; ta; e[rga, w{sper ei[rhtai provteron, kai; aiJ me;n khro;n ejrgavzontai, aiJ de; to; mevli, aiJ d∆ ejriqavkhn: kai; aiJ me;n plav t­tousi khriva, aiJ de; u{dwr fevrousin eij~ tou;~ kuttav rou~ kai; mignuvousi tw`/ mevliti, aiJ d∆ ejp∆ e[rgon e[rcontai. “Orqriai de; siwpw`sin, e{w~ a]n miva ejgeivrh/ bombhvsasa di;~ h] triv~: tov­te d∆ ejp∆ e[rgon ajqrovai pevtontai, kai; ejlqou`sai pavlin qorubou`si to; prw`ton, kata; mikro;n d∆ h|tton, e{w~ a]n miva peripetomevnh bombhv sh/, w{sper shmaivnousa kaqeuvdein: ei\t∆ ejxapiv­nh~ siwpw`sin.

1. aiJ mikrai;: sott. mevlittai. 2. ejpikekaumevnai: sott. eijsivn.

22 Un’isola meravigliosaFonte: LucianoArgomenti: uso dell’articolo – posizione predicativa – relativa – usi del participioSintassi Contenuti Lessico

Fuggiti dal ventre di un’immensa balena, il narratore e i suoi compagni partono alla volta di nuo­ve avventure.

Pleuvsante~ ou\n o{son triakosivou~ stadivou~ nhvsw/ mikra`/ kai; ejrhvmh/ proshnevcqhmen, ajf∆ h|~ u{dwr labovnte~ – ejpeleloivpei ga;r h[dh – kai; duvo tauvrou~ ajgrivou~ katatoxeuvsante~ ajpepleuvsamen. OiJ de; tau`roi ou|toi ta; kevrata oujk ejpi; th`~ kefalh`~ ei\con, ajll∆ uJpo; toi`~ ojfqalmoi`~, w{sper oJ Mw`mo~1 hjxivou. Met∆ ouj polu; de; eij~ pevlago~ ejnebaivnomen, oujc u{dato~, ajlla; gavlakto~: kai; nh`so~ ejn aujtw`/ ejfaivneto leukh; plhv rh~ ajmpevlwn. «Hn de; hJ nh`so~ turo;~ mevgisto~ sumpephgwv~, wJ~ u{steron ejmfagovnte~ ejmavqomen, stadivwn ei[kosi pevnte to; perivmetron: aiJ de; a[mpeloi botruvwn plhvrei~, ouj mevntoi oi\non, ajlla; gavla ejx aujtw`n ajpoqlivbonte~ ejpivnomen. ÔIero;n de; ejn th`/ nhvsw/ ajnw/kodovmhto Galateiva~ th`~ Nhrhi?do~, wJ~ ejdhvlou to; ejpivgramma. ”Oson ou\n crovnon ejkei` ejmeivnamen, o[yon me;n hJmi`n kai; sitivon hJ gh` uJph`rcen, poto;n de; to; gavla to; ejk tw`n botruvwn. Basileuvein de; tw`n cw­riv wn touvtwn ejlevgeto Turw; hJ Salmwnevw~, meta; th;n ejnteu`qen ajpallagh;n tauvthn para; tou` Poseidw`no~ labou`sa th;n timhvn.

1. oJ Mw`mo~: Momo è il dio della critica e del biasimo.

(Storia degli animali)

(Storia vera)

Schede collegate

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62 Parte seconda • Dentro la frase greca

23 Imprese di EneaFonte: ZonaraArgomenti: posizione attributiva – relativa – usi del participio e dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

Dopo aver sconfitto Latino, re degli Aborigeni, e averne sposata la figlia, Lavinia, Enea fonda la città di Lavinio nella regione che in seguito prenderà il nome di Lazio.

Ou\to~ oJ Aijneiva~ meta; to;n Trwiko;n povlemon ajfikto pro;~ ∆Aborivgina~, oi} prwv/hn th;n cwvran w[/koun kaq∆ h}n hJ ÔRwvmh pepovlistai, Lativnou tou Fauvnou tovte th;n touvtwn ajrch;n e[conto~, kai; prosevsce Laurentw/ kata; to;n Noumivkion potamovn, e[nqa katav ti dh; qeoprovpion levge­tai paraskeuavzesqai poihvsasqai th;n katoivkhsin. ÔO de; th~ cwvra~ a[rcwn Latino~ ajpeirge tw/ Aijneiva/ th;n ejn th/ cwvra/ kaqivdrusin. Kai; sumbalw;n hJttatai: ei\ta di∆ ojneiravtwn fanevntwn ajmfoin katallavttontai: kai; th~ katoikiva~ aujtw/ paracwrei, kai; th;n qugatevra Laouinivan eij~ gavmon ejkdivdwsin. “Enqa povlin oJ Aijneiva~ oijkodomhvsa~ wjno vmase Laouiv­nion: h{ te cwvra Lavtion ejpeklhvqh kai; oiJ a[nqrwpoi oiJ ejkei Latinoi proshgoreuvqhsan.

24 Una donna di carattereFonte: PolibioArgomenti: genitivo assoluto – posizione attributiva e predicativa – temporaleSintassi Contenuti Lessico

Chiomara, moglie del capo galata Ortiagonte, viene fatta prigioniera dai Romani, guidati dal con­sole Gneo. Disonorata da un centurione, una volta liberata sa dar prova della propria virtú.

Ciomavran de; sunevbh th;n ∆Ortiavgonto~ aijcmavlwton genevsqai meta; twn a[llwn gunaikwn, o{te ÔRwmai`oi kai; Gnavio~ ejnivkhsan mavch/ tou;~ ejn ∆Asiva/ Galavta~. ÔO de; labw;n aujth;n ta­xiv arco~ ejcrhvsato th/ tuvch/ stratiwtikw~ kai; kathv/scunen. «Hn d∆ a[ra kai; pro;~ hJdonh;n kai; ajrguvrion ajmaqh;~ kai; ajkrath;~ a[nqrwpo~, hJtthvqh d∆ o{mw~ uJpo; th~ filarguriva~, kai; crusivou sucnou diomologhqevnto~ uJpe;r th~ gunaiko;~ h\gen aujth;n ajpolutrwvswn, potamou tino~ ejn mevsw/ dieivrgonto~. ÔW~ de; diabavnte~ oiJ Galav tai to; crusivon e[dwkan aujtw/ kai; pa­relavmbanon th;n Ciomavran, hJ me;n ajpo; neuvmato~ prosevtaxen eJni;1 paisai to;n ÔRwmaion aj­spazovmenon aujth;n kai; filofronouvmenon, ejkeivnou de; peisqevnto~ kai; th;n kefalh;n ajpo­kovyanto~, ajramevnh kai; peristeivlasa toi~ kovlpoi~ ajphvlaunen. ÔW~ d∆ h\lqe pro;~ to;n a[ndra kai; th;n kefalh;n aujtw/ prouvbalen, ejkeivnou qaumavsanto~ kai; eijpovnto~ «w\ guvnai, kalo;n hJ pivsti~», «naiv», ei\pen, «ajlla; kavllion e{na movnon zhn ejmoi; suggegenhmevnon».

1. eJni;: «a uno» dei Galati giunti a liberarla.

25 A una donnaFonte: FilostratoArgomenti: concordanza – uso dell’articolo – congiuntivo esortativo – periodo ipoteticoSintassi Contenuti Lessico

In questa breve lettera fittizia, un uomo cerca di persuadere la donna di cui è innamorato a con­

(Storie)

(Storie)

(Epistole)

Filostrato

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63Capitolo 1 • Concordanza, articolo, posizione predicativa e attributiva, negazione

cedersi: la sua bellezza, come quella delle rose, non durerà sempre. Prima che si consumi, bisogna sfruttarla.

“Ontw~ ta; rJovda “Erwto~ futav, kai; ga;r neva, wJ~ ejkei`no~, kai; uJgrav, wJ~ aujto;~ oJ “Erw~, kai; crusokomou`sin a[mfw kai; ta\ll∆ aujtoi`~ o{moia: ta; rJovda th;n a[kanqan ajnti; belw`n e[cei, to; purro;n ajnti; dav/dwn, toi`~ fuvlloi~ ejptevrwtai, crovnon de; ou[te “Erw~ ou[te rJovda oi\den, ejc­qro;~ ga;r oJ qeo;~ kai; th`/ kavllou~ ojpwvra/ kai; th`/ rJovdwn ejpidhmiva/. Ei\don ejn ÔRwvmh/ tou;~ ajn­qofovrou~ trevconta~1 kai; tw`/ tavcei marturou`nta~ to; a[piston th`~ ajkmh`~, oJ ga;r drovmo~ didaskaliva crhvsew~2: eij me;n ou\n a{yh/ tacevw~ tw`n rJovdwn, mevnei, eij de; mellhvsei~, ajp elhvluqe. Maraivnetai kai; gunh; meta; rJovdwn, a]n braduvnh/. Mh; mevlle, w\ kalhv: sumpaiv­xwmen, stefanwswvmeqa toi`~ rJovdoi~, sundravmwmen.

1. Ei\don ... trevconta~: il riferimento è ai Ludi florales, una festività che veniva celebrata ogni anno a Roma e che prevedeva gare e mimi. 2. oJ ga;r ... crhvsew~: sott. ejstiv, «la corsa infatti insegna che bisogna sfruttarla (l’ajkmhv)».

26 Due re sotto tutela romanaFonte: AppianoArgomenti: usi dell’articolo e della negazione – valori del’accusativo – relativa – usi del participio e dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

Prusia II, re di Bitinia, volendo giustificarsi con i Romani per non averli appoggiati nella guerra contro Perseo di Macedonia, adotta un comportamento veramente poco regale. La sua scarsa af­fidabilità appare una decina di anni dopo, nel 156 a.C., quando Prusia attacca Attalo di Perga­mo, sovrano a sua volta molto legato a Roma.

Ouj polu; u{steron Persevw" kai; ÔRwmaivwn ej" cei'ra" ejp∆ ajllhvlou" ijovntwn oJ Prousiva" ouj­detevroi" sunemavcei. Persevw" d∆ aJlovnto" ajphvnthse toi'" ÔRwmaivwn strathgoi'" ei|mav te ÔRwmai>ko;n ajmpecovmeno", o} kalou'si thvbennon, kai; uJpodhvmata e[cwn ∆Italikav, th;n kefalh;n ejxurhmevno" kai; pi'lon ejpikeivmeno", w|/ trovpw/ tine;" proi?asi tw'n ejn diaqhvkai" ejleuqerwqevntwn, aijscro;" w]n kai; ta\lla ojfqh'nai kai; bracuv". ∆Entucw;n d∆ aujtoi'" e[fh rJwmai>sti; tw'/ rJhvmati: «ÔRwmaivwn eijmi; livberto"», o{per ejsti;n ajpeleuvqero". Gevlwta de; parascw;n ej" ÔRwvmhn ejpevmfqh kai; fanei;" kajntau'qa geloi'o" e[tuce suggnwvmh". Crovnw/ d∆ u{steron ∆Attavlw/ ti calephvna", tw'/ basilei' th'" ∆Asiva" th'" peri; to; Pevrgamon, th;n gh'n ej­dhv/ou th;n ∆Asiavda. Maqou'sa d∆ hJ Rwmaivwn boulh; prosevpempe tw'/ Prousiva/ mh; polemei'n ∆Attavlw/À fivlw/ ÔRwmaivwn o[nti kai; summavcw/, kai; duspeiqw'" e[ti e[conti1 oiJ prevsbei" met∆ ajnatavsew" prosevtasson peivqesqai toi'" uJpo; th'" sugklhvtou legomevnoi" kai; h{kein me­ta; cilivwn iJppevwn e[" ti meqovrion ejpi; sunqhvkai".

1. duspeiqw'" e[ti e[conti: il participio è da riferire a Prousiva/, non a ∆Attavlw/.

Ulteriori esercizi, versioni, approfondimenti

(Storia)

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PARTE TERZA

Page 15: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

L'opera

Opere principali: StorieGenere: storiografiaCronologia: 498/480-430 a.C.

L'autoreErodoto nacque ad Alicarnasso, città della Caria sulla costa meridionale dell’Asia minore. Ori-ginariamente colonia dorica, già nel VI sec. Alicarnasso era entrata nella sfera d’influenza della cultura ionica, caratterizzata da una profonda apertura al confronto con i popoli stranieri e da quell’impostazione razionalizzante che aveva prodotto la riflessione dei primi filosofi. In segui-to ai rivolgimenti politici che stavano scuotendo la città natale, Erodoto fu costretto a un esi-lio nell’isola di Samo. Dopo qualche anno tornò in patria, ma il desiderio di conoscere gli usi e i costumi degli altri popoli lo indusse presto a intraprendere nuovi viaggi, che lo portarono in molte regioni del Mediterraneo e in Oriente, fin oltre il mar Nero, in Mesopotamia e in Scizia. Un soggiorno nell’Atene di Pericle gli consentí inoltre di conoscere gli ingegni piú brillanti dell’epoca, dal tragediografo Sofocle ai filosofi Empedocle e Protagora. A quanto pare fu ad Atene che maturò il progetto di scrivere un’opera storiografica, di cui diede alcune pubbliche letture. Partecipò alla spedizione voluta da Pericle in Magna Grecia per fondare la colonia pa-nellenica di Turi, di cui ricevette la cittadinanza onoraria, e a Turi probabilmente morí, non molto dopo il 431, come si deduce dal fatto che nella sua opera vi sono accenni agli inizi del-la guerra del Peloponneso, scoppiata appunto in quell’anno.

L’opera di Erodoto, indicata generalmente con il titolo di Storie, fu suddivisa dai grammatici alessandrini in nove libri, a ciascuno dei quali fu dato il nome di una Musa. I libri I-V ricostru-iscono la storia della Grecia e dell’Oriente, con particolare attenzione all’espansionismo persia-no e numerosi excursus etnico-geografici dedicati ai popoli che furono sottomessi dal re di Persia; tali digressioni, che l’autore chiama lovgoi, possono giungere a occupare un intero libro, come nel caso del II, dedicato all’Egitto. I libri VI-IX trattano invece delle guerre persiane, di cui sono indagati la genesi e gli sviluppi, dall’insurrezione ionica (libro V), alla prima spedizione persiana contro la Grecia, conclusasi con la battaglia di Maratona (libro VI), alla seconda spe-dizione persiana, condotta da Serse nel 480 a.C., con le battaglie delle Termopili (libro VII) e di Salamina (libro VIII), e poi di Platea e Micale (libro IX). Il conflitto è presentato da Erodoto co-me uno scontro tra il dispotismo orientale e lo spirito di libertà dei Greci, guidati da Atene, del cui punto di vista egli si fa portatore.Secondo la fortunata definizione ciceroniana, Erodoto è il «padre della storia»: per primo scrisse infatti un’opera animata dall’intento di lasciare una testimonianza dei grandi eventi che

Erodoto1

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2011 • Erodoto

sconvolsero i Greci e i barbari partendo dalla raccolta e dal vaglio critico della tradizione orale, senza concessioni alle spiegazioni mitiche e con un’attenzione costante al confronto e alla valutazione delle diverse versioni circolanti intorno a uno stesso episodio, al fine di stabi-lire quale sia la piú convincente. In tale contesto, acquistano particolare rilievo i concetti di auj­toyiva, «visione diretta», e di ajkohv, «ascolto» – Erodoto svolge la sua indagine verificando personalmente quanto poi narra, o interpellando direttamente i testimoni –, cui segue la gnwvmh, ovvero l’intervento critico dell’autore, finalizzato a stabilire, per quanto possibile, la ve-rità. La narrazione storica è insomma concepita da Erodoto come «ricerca» (è questo il valo-re, appunto, del termine iJstorivh). L’attenzione per i fenomeni culturali e di costume – quali i riti religiosi, le abitudini sessuali, alimentari, pedagogiche, ecc., dei popoli di volta in volta pas-sati in rassegna – fa d’altronde dell’autore un precursore della moderna etnografia.Sul piano stilistico, Erodoto scrive in dialetto ionico (vedi sotto «La lingua di Erodoto»), di-scostandosi però dalla lingua parlata – quella attestata nelle iscrizioni – e accogliendo elemen-ti tratti dalla lingua letteraria, in particolar modo dall’epica, per cui nei suoi scritti sono spesso presenti falsi ionismi oltre che forme ioniche vere e proprie. La sintassi di solito semplice e chiara, prevalentemente paratattica (è la cosiddetta levxi~ eijromevnh, lo «stile scorrevole», secondo la definizione di Aristotele), tende a tratti a riprodurre l’andamento della dizione ora-le, facendo in specie un abbondante uso del discorso indiretto, ma è spesso impreziosita da un lessico intriso di termini letterari e di epicismi. Questo dato, unito alla capacità dell’autore di passare rapidamente dal registro prosastico a quello tragico e soprattutto epico, giustifica il giudizio dell’Anonimo del Sublime, che in Erodoto vide un «emulo di Omero», cogliendo in effetti un elemento caratterizzante della sua scrittura.

Il dialetto ionico utilizzato da Erodoto si distingue dall’attico sia sotto il profilo fonetico che morfologico. Le principali differenze inerenti la fonetica sono le seguenti:� h in luogo dell’a lungo attico, anche quando è puro (ad esempio diaforhv, ­h'~ in luogo

di diaforav, ­a'~), e spesso anche dell’a breve (si ha ad esempio ajlhqeivh in luogo di ajlhvqeia);

� psilòsi, ovvero mancanza di aspirazione, specie dopo preverbi (si ha dunque ad esem-pio ajpivkonto in luogo di ajfivkonto) o nel caso di preposizioni seguite da parola ini-ziante per spirito aspro (si ha dunque ad esempio ajp∆ h|~ anziché ajf∆ h|~);

� gruppo -rs- laddove l’attico assimila in ­rr­ (esempio: a[rshn in luogo di a[rrhn);� -ss- laddove l’attico ha ­tt­ (qavlatta per qavlassa);� la labiovelare indoeuropea kw- all’inizio di parola dà luogo a k- anziché a p­: si hanno

dunque forme come kou` per pou`, kovso~ per povso~, ecc.;� prevalgono le forme non contratte rispetto a quello contratte; si segnala inoltre -eu

come esito della contrazione in luogo di ­eo (si ha ad esempio meu per mou);� i dittonghi ai, ei, oi spesso perdono lo i: ej~ per eij~, ajpovdexi~ per ajpovdeixi~, ecc.;� metatesi dell’aspirazione: ejnqau'ta per ejntau'qa;� la crasi è rara, e dà esiti diversi rispetto all’attico: si ha ad esempio twjutov per to; aujtov.

LA LINGUA DI ERODOTO

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202 Parte terza • Voci della grecità

142 Il proemio delle StorieArgomenti: finale – relativaSintassi Contenuti Lessico

All’inizio delle Storie Erodoto chiarisce da un lato il tema dell’opera, dall’altro i criteri da lui se-guiti nel redigerla.

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, assicurati di saper riconoscere le seguenti forme ioniche. Ana-lizzale, poi scrivi a fianco di ciascuna la corrispondente forma attica:ÔAlikarnassevo" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

iJstorivh" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ajpovdexi" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

qwmastav . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

barbavroisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

aijtivhn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ÔHrodovtou ÔAlikarnassevo" iJstorivh" ajpovdexi" h{de, wJ" mhvte ta; genovmena ejx ajnqrwvpwn tw'/ crovnw/ ejxivthla gevnhtai, mhvte e[rga megavla te kai; qwmastav, ta; me;n ”Ellhsi, ta; de; barbav­roisi ajpodecqevnta, ajkleva gevnhtai, tav te a[lla kai; di∆ h}n aijtivhn ejpolevmhsan ajllhvloisi.

Si notino infine, in particolare, le forme w\n per ou\n, «dunque», gw`n per gou`n, «appunto, almeno».

Sul piano morfologico, spiccano:� la frequente assenza dell’aumento nell’indicativo dei tempi storici;� le desinenze di terza persona plurale media -atai per i tempi principali e -ato per i

tempi storici;� le forme di participio presente del verbo eijmiv ejwvn, ejou`sa, ejovn;� il genitivo plurale -ewn dei temi in a;� i dativi plurali «lunghi» di prima e seconda declinazione: ­h/si e -oisi in luogo di ­ai~

e ­oi~;� il dativo plurale -ssi dei temi in dentale e sibilante (ad esempio e[pessi in luogo

dell’attico e[pesi);� i temi in -i tendono a conservare inalterata tale vocale: in povli~, ad esempio, si han-

no le forme di gen. sing. povlio~ (o anche povlho~), di dat. povli (o anche povlhi), di nom. pl. povlie~, di gen. pl. polivwn, di dat. pl. polivessi, di acc. pl. povlia~ (o anche povlha~);

� l’articolo ha la funzione di pronome dimostrativo, e spesso anche di relativo;� il pronome di terza persona ha al dativo, per i tre generi, la forma oiJ e all’accusativo

min, mentre l’attico tende a sostituire con le forme di aujtov~;� il pronome di terza persona plurale ha le forme sfei`~, sfw`n, sfi e sfivsi, sfeva~ e

sfeva.Le prime cinque versioni che seguono possono essere utilizzate efficacemente per fa-miliarizzare con la lingua di Erodoto.

(Storie)

Schede collegate

Page 18: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

2031 • Erodoto

143 L’inizio della contesa tra Greci e barbari (1)Argomenti: infinitiva – relativa – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico

Erodoto riporta l’opinione dei saggi Persiani, secondo cui l’origine dell’inimicizia tra Greci e barbari va fatta risalire ad antichi rapimenti di donne: primo fra tutti, quello dell’argiva Io da parte dei Fenici.

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, assicurati di saper riconoscere le seguenti forme ioniche. Ana-lizzale, poi scrivi a fianco di ciascuna, dopo averle copiate sul tuo quaderno, la corrispon-dente forma attica:Persevwn - diaforh'" - kaleomevnh" - qalavssh" - ajpikomevnou" - oijkevousi - nautilivh/si - makrh'/si - ajpaginevonta" - ejsapiknevesqai - ej" - kaleomevnh/ - cwvrh/ - hJmevrh/ - ajp∆ h|" - ajpiv­konto - sfi - basilevo" - oiJ - ou[noma - twjutov - neov" - wjnevesqai - a[llh/si

Persevwn mevn nun oiJ lovgioi Foivnika" aijtivou" fasi; genevsqai th'" diaforh'": touv tou" gavr, ajpo; th'" ∆Eruqrh'" kaleomevnh" qalavssh" ajpikomevnou" ejpi; thvnde th;n qa vlassan kai; oijkhvsanta" tou'ton to;n cw'ron to;n kai; nu'n oijkevousi, aujtiv ka nautilivh/si makrh'/si ejpiqevsqai, ajpaginevon­ta" de; fortiva Aijguvptiav te kai; ∆Assuvria th'/ te a[llh/ cwvrh/ ejsapiknevesqai kai; dh; kai; ej" “Argo": to; de; “Argo" tou'ton to;n crovnon proei'ce a{pasi tw'n ejn th'/ nu'n ÔEllavdi kaleomevnh/ cwvrh/. ∆Api­komevnou" de; tou;" Foivnika" ej" dh; to; “Argo" tou'to diativqesqai to;n fovrton. Pev mpth/ de; h] e{kth/ hJmevrh/ ajp∆ h|" ajpivkonto, ejxempolhmevnwn sfi scedo;n pavntwn, ejlqei'n ejpi; th;n qavlassan gu­nai'ka" a[lla" te polla;" kai; dh; kai; tou' basilevo" qugatevra: to; dev oiJ ou[noma ei\nai, kata; twju­to; to; kai; ”Ellhne" levgousi, ∆Iou'n th;n ∆Inavcou. Tauvta" stav sa" kata; pruvmnhn th'" neo;" wjnev­esqai tw'n fortivwn tw'n sfi h\n qumo;" mavlista, kai; tou;" Foivnika" diakeleusamevnou" oJrmh'sai ejp∆ auj tav". Ta;" me;n dh; plevona" tw'n gunaikw'n ajpofugei'n, th;n de; ∆Iou'n su;n a[llh/si aJrpasqh'nai: ejsbalomevnou" de; ej" th;n neva oi[cesqai ajpoplevonta" ejp∆ Aijguvptou. Ou{tw me;n ∆Iou'n ej" Ai[gupton ajpikevsqai levgousi Pevrsai, oujk wJ" ”Ellhne", kai; tw'n ajdikhmav twn prw'ton tou'to a[rxai.

144 L’inizio della contesa tra Greci e barbari (2)Argomenti: genitivo assoluto – periodo ipotetico – infinitiva – dichiarativaSintassi Contenuti Lessico

Al rapimento di Io da parte dei Fenici (vedi versione precedente), i Greci rispondono con il rapi-mento di Europa prima e di Medea poi. Alessandro, figlio di Priamo, si sente dunque legittimato a cercare moglie tra i Greci e a rapirla con la forza. Ma il suo gesto scatena, come noto, la guerra di Troia: è l’inizio di un’inimicizia destinata a durare nei secoli.

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, assicurati di saper riconoscere le seguenti forme ioniche. Ana-lizzale, poi scrivi a fianco di ciascuna, dopo averle copiate sul tuo quaderno, la corrispon-dente forma attica:Deutevrh/ - oiJ - toi'si - ajpaitevein - aijtevein - sfi - ajpaiteovntwn - bouloivato - sfi - w\n - mouvna" - ej" - ∆Asivhn - sfeva" - aJrpasqeisevwn - timwrevein - Lakedaimonivh" - ei{neken - sfivsi - ejnoikevonta - e[qnea

(Storie)

(Storie)

Page 19: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

204 Parte terza • Voci della grecità

Deutevrh/ de; levgousi geneh'/ meta; tau'ta ∆Alevxandron to;n Priavmou ajkhkoovta tau'ta1 ejqelh'saiv oiJ ejk th'" ÔEllavdo" di∆ aJrpagh'" genevsqai gunai'ka, ejpistavmenon pavntw" o{ti ouj dwvsei divka": oujde; ga;r ejkeivnou" didovnai. Ou{tw dh; aJrpavsanto" aujtou' ÔElevnhn, toi'si ”Ellhsi dovxai prw'ton pevmyanta" ajggevlou" ajpaitevein te ÔElevnhn kai; divka" th'" aJrpa­gh'" aijtevein. Tou;" de; proi>scomevnwn tau'ta2 profevrein sfi Mhdeivh" th;n aJrpaghvn, wJ" ouj dovnte" aujtoi; divka" oujde; ejkdovnte" ajpaiteovntwn bouloivatov sfi par∆ a[llwn divka" givne­sqai3. Mevcri me;n w\n touvtou aJrpaga;" mouvna" ei\nai par∆ ajllhvlwn, to; de; ajpo; touvtou ”Ellhna" dh; megavlw" aijtivou" genevsqai: protevrou" ga;r a[rxai strateuvesqai ej" th;n ∆Asivhn h] sfeva" ej" th;n Eujrwvphn. To; mevn nun aJrpavzein gunai'ka" ajndrw'n ajdivkwn nomivzein e[rgon ei\nai, to; de; aJrpasqeisevwn spoudh;n poihvsasqai timwrevein ajnohv twn, to; de; mhde­mivan w[rhn e[cein aJrpasqeisevwn swfrovnwn: dh'la ga;r dh; o{ti, eij mh; aujtai; ejbouvlonto, oujk a]n hJrpavzonto. Sfeva" me;n dh; tou;" ejk th'" ∆Asivh" levgousi Pevrsai aJrpazomevnwn tw'n gu­naikw'n lovgon oujdevna poihvsasqai, ”Ellhna" de; Lakedaimonivh" ei{neken gunaiko;" stov­lon mevgan sunagei'rai kai; e[peita ejlqovnta" ej" th;n ∆Asivhn th;n Priavmou duvnamin kate­lei'n. ∆Apo; touvtou aijei; hJgh v sasqai to; ÔEllhniko;n sfivsi ei\nai polevmion. Th;n ga;r ∆Asivhn kai; ta; ejnoikevonta e[qnea bavrbara oijkhiou'ntai oiJ Pevrsai, th;n de; Eujrwvphn kai; to; ÔEllhniko;n h{ghntai4 kecwrivsqai.

1. ajkhkoovta tau'ta: venuto cioè a conoscenza della serie di rapimenti di donne. 2. proi>scomevnwn tau'ta: genitivo assoluto formato con il solo verbo: «allorché (i Greci) facevano tali proposte». 3. wJ" ... givnesqai: wJ" introduce una proposizione dichiarativa; nella traduzione occorre integrare con un verbo di dire: «(affer-mando) che, senza aver dato loro stessi soddisfazione (ouj dovnte" aujtoi; divka") e senza averla (Medea) resti-tuita, mentre essi la richiedevano (ajpaiteovntwn: genitivo assoluto ellittico del soggetto), pretendevano di ot-tenere loro soddisfazione da altri». 4. h{ghntai: indicativo perfetto medio da hJgevomai, «ritenere»; il perfet-to indica qui aspetto compiuto del presente e può quindi essere reso con un presente, «ritengono».

145 Un ambiguo responso oracolareArgomenti: interrogativa indiretta – periodo ipotetico – infinitiva – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico

Intenzionato ad attaccare l’impero di Ciro, Creso, re di Lidia, interroga l’oracolo di Delfi per cono-scere gli esiti della spedizione. Il responso delfico è ambiguo, ma Creso, nella sua cieca bramosia, non se ne rende conto, e lo interpreta nella maniera che gli è piú congeniale.

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, assicurati di saper riconoscere le seguenti forme ioniche. Ana-lizzale, poi scrivi a fianco di ciascuna, dopo averle copiate sul tuo quaderno, la corrispon-dente forma attica:toi'si ­ ej" ­ iJrav ­ ajpikovmenoi ­ toi'si ­ crhsthrivoisi ­ ejqnevwn ­ manthvia ­ mou'na ­ ajn­qrwvpoisi ­ twjutov ­ min

Toi'si de; a[gein mevllousi tw'n Ludw'n tau'ta ta; dw'ra1 ej" ta; iJra; ejnetevlleto oJ Kroi'so" ejpeirwta'n ta; crhsthvria eij strateuvhtai ejpi; Pevrsa" Kroi'so" kai; ei[ tina strato;n ajn­drw'n prosqevoito fivlon. ÔW" de; ajpikovmenoi ej" ta; ajpepevmfqhsan oiJ Ludoi; ajnevqesan ta; ajnaqhvmata, ejcrevwnto toi'si crhsthrivoisi levgonte": Kroi'so" oJ Ludw'n te kai; a[llwn ejq­nevwn basileuv", nomivsa" tavde manthvia ei\nai mou'na ejn ajnqrwvpoisi, uJmi'n te a[xia dw'ra

(Storie)

Page 20: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

2051 • Erodoto

e[dwke tw'n ejxeurhmavtwn, kai; nu'n uJmeva" ejpeirwta'/ eij strateuvhtai ejpi; Pevrsa" kai; ei[ ti­na strato;n ajndrw'n prosqevoito suvmmacon. OiJ me;n tau'ta ejpeirwvtwn, tw'n de; manthivwn ajmfotevrwn ej" twjuto; aiJ gnw'mai sunevdramon, prolevgousai Kroivsw/, h]n strateuvhtai ejpi; Pevrsa", megavlhn ajrchvn min kataluvsein2: tou;" de; ÔEllhvnwn dunatwtavtou" sunebouv­leuovn oiJ ejxeurovnta fivlou" prosqevsqai.

1. tau'ta ta; dw'ra: Erodoto ha appena elencato i doni inviati da Ciro al santuario di Delfi attraverso una de-legazione di Lidi. 2. megavlhn ajrchvn min kataluvsein: la frase è ambigua, poiché tanto megavlhn ajrchvn quanto min possono essere soggetto dell’infinitiva.

146 La morte di CiroArgomenti: infinitive – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico

Tomiri, regina dei Massageti, chiede a Ciro il Grande di liberare suo figlio, Spargapise, catturato dai Persiani dopo un banchetto. La sua preghiera cade però nel vuoto: il giovane si è infatti tolto la vita. La donna decide allora di muovere guerra a Ciro.

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, assicurati di saper riconoscere le seguenti forme ioniche. Ana-lizzale, poi scrivi a fianco di ciascuna, dopo averle copiate sul tuo quaderno, la corrispon-dente forma attica:oiJ ­ eJwuth'" ­ ej" ­ sfi ­ bevlea ­ ejxetetovxeuto ­ th'/si ­ aijcmh'/siv ­ toi'si ­ ejgceiridivoisi ­ stratih'" ­ trihvkonta ­ e[tea ­ ajnqrwphivou ­ Persevwn ­ ejnaph'ke ­ zwvousan

Tovmuri" dev, w{" oiJ Ku'ro" oujk ejshvkouse, sullevxasa pa'san th;n eJwuth'" duvnamin sunevba­le Kuvrw/. Tauvthn th;n mavchn, o{sai dh; barbavrwn ajndrw'n mavcai ejgev nonto, krivnw ijscuro­tavthn genevsqai. Kai; dh; kai; punqavnomai ou{tw tou'to genovmenon. Prw'ta me;n ga;r levge­tai aujtou;" diastavnta" ej" ajllhvlou" toxeuvein, meta; dev, w{" sfi ta; bevlea ejxetetovxeuto, sumpesovnta" th'/si aijcmh'/siv te kai; toi'si ejgceiridivoisi sunevcesqai. Crovnon te dh; ejpi; pollo;n sunestavnai macomevnou" kai; oujdetevrou" ejqevlein feuvgein: tevlo" de; oiJ Massa­gevtai periegevnonto. ”H te dh; pollh; th'" Persikh'" stratih'" aujtou' tauvth/ diefqavrh kai; dh; kai; aujto;" Ku'ro" teleuta'/, basileuvsa" ta; pavnta eJno;" devonta trihvkonta e[tea. ∆Asko;n de; plhvsasa ai{mato" ajnqrwphivou Tovmuri" ejdivzhto ejn toi'si teqnew'si tw'n Persevwn to;n Kuvrou nevkun, wJ" de; eu|re, ejnaph'ke aujtou' th;n kefalh;n ej" to;n ajskovn: lumainomevnh de; tw'/ nekrw'/ ejpevlege tavde: «Su; me;n ejme; zwvousavn te kai; nikw'savn se mavch/ ajpwvlesa" pai'da to;n ejmo;n eJlw;n dovlw/: se; d∆ ejgwv, katav per hjpeivlhsaÀ ai{mato" korevsw». Ta; me;n dh; kata; th;n Kuvrou teleuth;n tou' biv ou pollw'n lovgwn legomevnwn o{de moi oJ piqanwvtato" ei[rhtai.

147 Il popolo piú anticoArgomenti: temporale – interrogativa indiretta – causale – usi dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

Il re egiziano Psammetico escogita un espediente per scoprire chi sono gli uomini piú antichi: fa crescere una coppia di neonati in una capanna isolata, dove non abbiano contatto con nessun uo-

(Storie)

(Storie)

Page 21: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

206 Parte terza • Voci della grecità

mo, ma solo con le capre preposte al loro allattamento. La prima parola che pronunceranno, rive-lerà qual è il popolo piú antico...

Rifletti sul lessico

Prima di tradurre il brano, rifletti sul significato dei seguenti termini: basileuvw: il verbo, il cui significato di base è «regnare, essere re», può assumere, all’ao-

risto, il valore puntuale di «diventare re»; ajpov: con il genitivo può avere valore temporale: un’espressione come ajpo; touvtou può

essere tradotta come «da allora»; povro": al significato proprio di «luogo di passaggio» affianca quello figurato di «via

d’uscita, espediente, accorgimento, risorsa»: in unione con il genitivo, può assumere il valore specifico di «(espediente) per ottenere o compiere o sapere qualcosa»;

a[nqrwpo": è l’uomo in generale, opposto ad ajnhvr, che è invece l’uomo nel senso di «ma-schio, marito»; può dunque essere tradotto come «persona, essere umano»;

ejpitugcavnw: «ottengo, ho successo», ma anche «mi imbatto, incontro per caso»: al parti-cipio, preceduto da articolo, può indicare «il primo venuto», qualcuno «preso a caso»;

w{ra: «stagione», ma anche «parte del giorno», «tempo» e, piú specificamente, «tempo opportuno».

∆Epeidh; de; Yammhvtico" basileuvsa" hjqevlhse eijdevnai oi{tine" genoivato prw'toi1, ajpo; touvtou nomivzousi2 Fruvga" protevrou" genevsqai eJwutw'n, tw'n de; a[llwn eJwutouv"3. Yam­mhvtico" de; wJ" oujk ejduvnato punqanovmeno" povron oujdevna touvtou ajneurei'n oi} genoivato prw'toi ajnqrwvpwn, ejpitecna'tai toiovnde. Paidiva duvo neogna; ajnqrwvpwn tw'n ejpitucovn-twn didoi' poimevni trevfein ej" ta; poivmnia trofhvn tina toihvnde, ejnteilavmeno" mhdevna ajn­tivon aujtw'n mhdemivan fwnh;n iJevnai, ejn stevgh/ de; ejrhvmh/ ejp∆ eJwutw'n kei'sqai aujta; kai; th;n w{rhn ejpaginevein sfi ai\ga", plhvsanta de; tou' gavlakto" ta\lla diaprhvssesqai. Tau'ta de; ejpoiveev te kai; ejnetevlleto Yammhvtico" qevlwn ajkou'sai tw'n paidivwn, ajpallacqevntwn tw'n ajshvmwn knuzhmavtwn, h{ntina fwnh;n rJhvxousi prwvthn. Tav per w\n kai; ejgevneto. ÔW" ga;r dievth" crovno" ejgegovnee tau'ta tw'/ poimevni prhvssonti, ajnoivgonti th;n quvrhn kai; ejsiovnti ta; paidiva ajmfovtera prospivptonta bekov"4 ejfwvneon ojrevgonta ta;" cei'ra". Ta; me;n dh; prw'ta ajkouvsa" h{suco" h\n oJ poimhvn: wJ" de; pollavki" foitw'nti kai; ejpimelomevnw/ pollo;n h\n tou'to to; e[po", ou{tw dh; shmhvna" tw'/ despovth/ h[gage ta; paidiva keleuvsanto" ej" o[yin th;n ejkeivnou. ∆Akouvsa" de; kai; aujto;" oJ Yammhvtico" ejpunqavneto oi{tine" ajnqrwvpwn bekov" ti kalevousi, punqanovmeno" de; eu{riske Fruvga" kalevonta" to;n a[rton.

1. oi{tine" genoivato prw'toi: «quali (uomini) fossero nati per primi». 2. nomivzousi: soggetto sono gli Egi-ziani. 3. eJwutw'n ... eJwutouv": il pronome si riferisce in entrambi i casi agli Egiziani. 4. bekov": i neonati ripro-ducono onomatopeicamente il belato della capra; il pastore e Psammetico, tuttavia, non se ne avvedono, e cre-dono che il termine appartenga alla lingua «originaria».

148 Usi e costumi degli EgizianiArgomenti: dichiarativa – usi del participio e dell’infinitoSintassi Contenuti Lessico

Nel descrivere le abitudini della popolazione egiziana, Erodoto sottolinea come queste differisca-no da quelle di tutti gli altri uomini.

(Storie)

Page 22: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

2071 • Erodoto

Aijguvptioi a{ma tw'/ oujranw'/ tw'/ kata; sfeva" ejovnti eJteroivw/ kai; tw'/ potamw'/ fuvsin ajlloivhn parecomevnw/ h] oiJ a[lloi potamoiv, ta; polla; pavnta e[mpalin toi'si a[lloisi ajnqrwvpoisi ej­sthvsanto h[qeav te kai; novmou". ∆En toi'si aiJ me;n gunai'ke" ajgoravzousi kai; kaphleuvou­si, oiJ de; a[ndre" kat∆ oi[kou" ejovnte" uJfaivnousi. ÔUfaivnousi de; oiJ me;n a[lloi a[nw th;n krov­khn wjqevonte", Aijguvptioi de; kavtw. Ta; a[cqea oiJ me;n a[ndre" ejpi; tw'n kefalevwn forevou­si, aiJ de; gunai'ke" ejpi; tw'n w[mwn. Oujrevousi aiJ me;n gunai'ke" ojrqaiv, oiJ de; a[ndre" kathvmenoi. Eujmareivh/ crevwntai ejn toi'si oi[koisi, ejsqivousi de; e[xw ejn th'/si oJdoi'si, ejpilev gonte" wJ" ta; me;n aijscra; ajnagkai'a de; ejn ajpokruvfw/ ejsti; poievein creovn, ta; de; mh; aijscra; ajnafandovn. ÔIra'tai gunh; me;n oujdemiva ou[te e[rseno" qeou' ou[te qhlevh", a[ndre" de; pavntwn te kai; pasevwn. Trevfein tou;" tokeva" toi'si me;n paisi; oujdemiva ajna vgkh mh; boulomevnoisi, th'/si de; qugatravsi pa'sa ajnavgkh kai; mh; boulomevnh/si.

Rifletti sul lessico

eujmavreia significa, propriamente, «facilità, comodità, opportunità, agio». Nel contesto erodoteo, tuttavia, il termine, nell’espressione eujmareivh/ crevwntai, assume un altro valore; prova a desumerlo dal contesto, scegliendo tra le opzioni proposte: soddisfano i loro bisogni hanno agio (= riesce loro facile) hanno facilmente rapporti

149 La leggenda della feniceArgomenti: periodo ipotetico – temporale – usi del participio e dell’infinito – usi di wJ" Sintassi Contenuti Lessico

La leggenda della fenice si è arricchita, nell’antichità, di dettagli sempre piú fantastici. Erodoto ri-ferisce la storia che gli è stata raccontata, anche se questa non gli sembra del tutto credibile.

“Esti de; kai; a[llo" o[rni" iJrov", tw'/ ou[noma foi'nix1. ∆Egw; mevn min oujk ei\don eij mh; o{son grafh'/: kai; ga;r dh; kai; spavnio" ejpifoita'/ sfi di∆ ejtevwn, wJ" ÔHliopoli'tai levgousi, pen­takosivwn: foita'n de; tovte fasi; ejpeavn oiJ ajpoqavnh/ oJ pathvr. “Esti dev, eij th'/ grafh'/ parovmoio", tosovsde kai; toiovsde: ta; me;n aujtou' crusov koma tw'n pterw'n, ta; de; ejruqrav: ej" ta; mavlista aijetw'/ perihvghsin2 oJmoiovtato" kai; to; mevgaqo". Tou'ton de; levgousi mhcana'sqai tavde, ejmoi; me;n ouj pista; levgonte", ejx ∆Arabivh" oJrmwvmenon ej" to; iJro;n tou' ÔHlivou komivzein to;n patevra ejn smuvrnh/ ejmplavsanta kai; qavptein ejn tou' ÔHlivou tw'/ iJrw'/. Komivzein3 de; ou{tw: prw'ton th'" smuvrnh" wj/o;n plavssein o{son dunatov" ejsti fevrein, me­ta; de; peira'sqai aujto; forevonta, ejpea;n de; ajpopeirhqh'/, ou{tw dh; koilhvnanta to; wj/o;n to;n patevra ej" aujto; ejntiqevnai, smuvrnh/ de; a[llh/ ejmplavssein tou'to kat∆ o{ ti tou' wj/ou' ejkkoilhvna" ejnevqhke to;n patevra, ejgkeimevnou de; tou' patro;" givnesqai twjuto; bavro", ejmplavsanta de; komivzein min ejp∆ Aijguvptou ej" tou' ÔHlivou to; iJrovn. Tau'ta me;n tou'ton to;n o[rnin levgousi poievein.

1. tw'/ ou[noma foi'nix: sott. ejstiv. 2. perihvghsin: accusativo di relazione (come il successivo to; mevga­qo"), «nella figura». 3. Komivzein: l’infinito dipende ancora dal levgousi della proposizione preceden-te.

(Storie)

Page 23: Prakteon - 500 Versioni greche per il triennio

208 Parte terza • Voci della grecità

150 Micerino vuole dimostrare la falsità di un oracoloArgomenti: dichiarativa – temporale – finale – discorso indiretto – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico

Primo a governare sull’Egitto con giustizia, dopo il regno empio di Cheope, suo padre, e di Che-fren, suo zio, Micerino è condannato dagli dèi a una vita breve. Ma il faraone non si rassegna di fronte a una sentenza che ritiene ingiusta, e cerca di opporsi al destino...

∆Elqei'n1 oiJ2 manthvion ejk Boutou'" povlio" wJ" mevlloi e}x e[tea mou'non biou;" tw'/ eJbdovmw/ teleuthvsein. To;n de; deino;n poihsavmenon pevmyai ej" to; manthvion tw'/ qew'/ ojneivdisma ajn­timemfovmenon o{ti oJ me;n aujtou' path;r kai; oJ pavtrw", ajpoklhivsante" ta; iJra; kai; qew'n ouj memnhmevnoi ajlla; kai; tou;" ajnqrwvpou" fqeivronte", ejbivwsan crovnon ejpi; pollovn, aujto;" d∆ eujsebh;" ejw;n mevlloi tacevw" ou{tw teleuthvsein. ∆Ek de; tou' crhsthrivou aujtw'/ deuvtera ejlqei'n levgonta touvtwn ei{neka kai; suntacuvnein aujto;n to;n bivon: ouj ga;r poih'saiv min to; creo;n h\n poievein: dei'n ga;r Ai[gupton kakou'sqai ejp∆ e[tea penthvkontav te kai; eJkatovn, kai; tou;" me;n duvo tou;" pro; ejkeivnou genomevnou" basileva" maqei'n tou'to, kei'non de; ou[. Tau'ta ajkouvsanta to;n Mukeri'non, wJ" katakekrimevnwn h[dh oiJ touvtwn, luvcna poihsavmenon pollav, o{kw" givnoito nuvx, ajnavyanta aujta; pivnein te kai; euj paqevein, ou[te hJmevrh" ou[te nukto;" ajnievnta, e[" te ta; e{lea kai; ta; a[lsea planwvme­non kai; i{na3 punqavnoito ei\nai ejnhbhthvria ejpithdeovtata. Tau'ta de; ejmhcana'to qevlwn to; manthvion yeudovmenon ajpodevxai, i{na oiJ duwvdeka e[tea ajnti; e}x ejtevwn gevnhtai, aiJ nuvkte" hJmevrai poieuvmenai.

1. ejlqei'n: l’infinito, come quelli dei periodi successivi, è retto da un sottinteso verbo di «dire». 2. oiJ: aujtw'/, il pronome si riferisce a Micerino. 3. i{na: è avverbio relativo, «dove».

Trova gli errori

Scegli la traduzione corretta tra quelle proposte per le frasi sottolineate. Spiega poi perché le altre sono sbagliate:

mevlloi e}x e[tea mou'non biou;" tw'/ eJbdovmw/ teleuthvseina. era sul punto di morire per la settima volta dopo solo sei anni di vitab. si apprestava a morire nel settimo anno dopo sei soli anni di vitac. sarebbe morto nel settimo anno dopo aver vissuto da solo per sei annid. dopo aver vissuto solo sei anni nel settimo sarebbe morto

∆Ek de; tou' crhsthrivou aujtw'/ deuvtera ejlqei'n levgonta touvtwn ei{neka kai; suntacuvnein aujto;n to;n bivona. dall’oracolo gli giunse per la seconda volta (un messaggero) che diceva che appunto per

questo si era accorciato la vita da solob. dall’oracolo gli giunse un secondo responso, che diceva che anche a questo scopo si era

accorciato la vita da soloc. dall’oracolo gli giunse per la seconda volta un responso, che diceva che anche per que-

sto la sua vita si era accorciatad. dall’oracolo gli giunse un secondo responso, che diceva che appunto per questo si era

accorciato la vita da solo

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2091 • Erodoto

151 La forza del novmo"Argomenti: interrogativa indiretta – relativa – periodo ipotetico – usi di wJ" e di a[n

Sintassi Contenuti Lessico Se agli uomini fosse consentito di scegliere fra tutti i costumi esistenti, alla fine ciascuno sceglie-rebbe i propri, come dimostra un’indagine svolta da Dario, re dei Persiani.

Eij gavr ti" proqeivh pa'si ajnqrwvpoisi ejklevxasqai keleuvwn novmou" tou;" kallivstou" ejk tw'n pavntwn novmwn, diaskeyavmenoi a]n eJloivato e{kastoi tou;" eJwutw'n: ou{tw nomivzousi pollovn ti kallivstou" tou;" eJwutw'n novmou" e{kastoi ei\nai. [...] ÔW" de; ou{tw nenomivkasi ta; peri; tou;" novmou" oiJ pavnte" a[nqrwpoi, polloi'siv te kai; a[lloisi tekmhrivoisi pavr esti staqmwvsasqai, ejn de; dh; kai; tw'/de. Darei'o" ejpi; th'" eJwutou' ajrch'" kalevsa" ÔEllhv­nwn tou;" pareovnta" ei[reto ejpi; kovsw/ a]n crhvmati1 bouloivato tou;" patevra" ajpoqnhv/skon­ta" katasitevesqai: oiJ de; ejp∆ oujdeni; e[fasan e[rdein a]n tou'to. Darei'o" de; meta; tau'ta kalevsa" ∆Indw'n tou;" kaleomevnou" Kallativa", oi} tou;" goneva" katesqivousi, ei[reto, par eovntwn tw'n ÔEllhvnwn kai; di∆ eJrmhnevo" manqanovntwn ta; legovmena, ejpi; tivni crhvmati dexaivat∆ a]n teleutw'nta" tou;" patevra" katakaivein puriv: oiJ de; ajmbwvsante" mevga eujfhmev ein min ejkevleuon. Ou{tw mevn nun tau'ta nenovmistai, kai; ojrqw'" moi dokevei Pivnda­ro" poih'sai, novmon pavntwn basileva fhvsa" ei\nai2.

1. ejpi; kovsw/ a]n crhvmati: «a quale prezzo». 2. ojrqw'" moi dokevei ... ei\nai: allusione a un frammento di Pindaro, dove il novmo" è definito oJ pavntwn basileuv", «sovrano di ogni cosa».

152 Lettera di Amasi a PolicrateArgomenti: dichiarativa – infinitiva – relativa – periodo ipotetico – usi del participioSintassi Contenuti Lessico Il faraone Amasi scrive a Policrate, tiranno di Samo, per metterlo in guardia contro i pericoli di un’eccessiva fortuna. Trova qui spazio il concetto, tipicamente greco, dello fqovno" qew'n, l’«invidia degli dèi» verso i mortali, che ricorre piú volte in Erodoto (vedi anche versione 164, Commozione di Serse alla vista del suo imponente esercito).

“Amasi" Polukravtei> w|de levgei1. ÔHdu; me;n punqavnesqai a[ndra fivlon kai; xei'non2 eu\ prhvssonta, ejmoi; de; aiJ sai; megavlai eujtucivai oujk ajrevskousi, to; qei'on ejpistamevnw/ wJ" e[sti fqonerovn. Kaiv kw" bouvlomai kai; aujto;" kai; tw'n a]n khvdwmai3 to; mevn ti euj­tucevein tw'n prhgmavtwn, to; de; prosptaivein, kai; ou{tw diafevrein to;n aijw'na ejnalla;x prhvsswn h] eujtucevein ta; pavnta: oujdevna gavr kw lovgw/ oi\da ajkouv sa" o{sti" ej" tevlo" ouj kakw'" ejteleuvthse provrrizo", eujtucev wn ta; pavnta. Suv nun ejmoi; peiqovmeno" poiv hson pro;" ta;" eujtuciva" toiavde. Frontivsa" to; a]n eu{rh/" ejovn toi pleivstou a[xion kai; ejp∆ w|/ su; ajpolomevnw/ mavlista th;n yuch;n ajlghvsei", tou'to ajpovbale ou{tw o{kw" mhkev ti h{xei ej" ajnqrwvpou". “Hn te mh; ejnalla;x h[dh twjpo; touv tou aiJ eujtucivai toi th'/si pav qhsi prospiv­ptwsi, trovpw/ tw'/ ejx ejmevo uJpokeimevnw/ ajkevo.

1. “Amasi" ... levgei: formula introduttiva tipica dello stile epistolare. 2. xei'non: Amasi era legato a Policra-te da vincoli di ospitalità. 3. kai; ... a]n khvdwmai: «per me e per le persone che mi stanno a cuore».

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210 Parte terza • Voci della grecità

153 Le origini dell’alfabeto grecoArgomenti: genitivo assoluto – causale – usi dell’infinito – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Tra il IX e l’VIII sec. vi furono intensi scambi commerciali e culturali tra Greci e Fenici, e i Greci fi-nirono per mutuare le lettere fenicie, introducendo due innovazioni: la creazione di un segno auto-nomo per ogni suono vocalico (l’alfabeto fenicio non aveva vocali); la trasformazione della direzio-ne della scrittura, che da sinistrorsa divenne bustrofedica e poi destrorsa.

OiJ de; Foivnike" ou|toi oiJ su;n Kavdmw/ ajpikovmenoi [...], a[lla te polla; oijkhvsante" tauvthn th;n cwvrhn ejshvgagon didaskavlia ej" tou;" ”Ellhna" kai; dh; kai; grav mmata, oujk ejovnta pri;n ”Ellhsi wJ" ejmoi; dokevein, prw'ta me;n toi'si kai; a{pante" crevwntai Foivnike": meta; de; crovnou probaivnonto" a{ma th'/ fwnh'/ metevbalon kai; to;n rJuqmo;n tw'n grammavtwn. Perioiv­keon dev sfea" ta; polla; tw'n cwvrwn tou'ton to;n crovnon ÔEllhvnwn “Iwne": oi} paralabovn­te" didach'/ para; tw'n Foinivkwn ta; gravmmata, metarruqmivsantev" sfewn ojlivga ejcrevwn­to, crewvmenoi de; ejfavtisan, w{sper kai; to; div kaion e[fere ejsagagovntwn Foinivkwn ej" th;n ÔEllavda, foinikhv ia keklh'sqai. Kai; ta;" buvblou" difqevra" kalevousi ajpo; tou' palaiou' oiJ “Iwne", o{ti kote; ejn spavni buv blwn ejcrevwnto difqevrh/si aijgevh/siv te kai; oijevh/si: e[ti de; kai; to; kat∆ ejme; polloi; tw'n barbavrwn ej" toiauvta" difqevra" gravfousi.

Rifletti sul lessico

Individua sulla base del contesto il significato dell’espressione evidenziata, scegliendo tra le opzioni proposte: per quanto mi riguarda quanti vivono dalle mie parti ai miei tempi

154 L’uguaglianza è un bene preziosoArgomenti: valori dell'accusativo – dichiarativa – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Una volta scacciata la tirannide dei Pisistratidi, Atene cresce in potenza: Erodoto interpreta questo da-to come la prova che la servitú spinge alla viltà, mentre la libertà stimola a compiere grandi imprese.

∆Aqhnai'oi mevn nun hu[xhnto. Dhloi' de; ouj kat∆ e}n mou'non ajlla; pantach'/ hJ ijshgorivh wJ" ejs ti; crh'ma spoudai'on, eij kai; ∆Aqhnai'oi turanneuovmenoi me;n oujdamw'n tw'n sfeva" peri­oikeovntwn h\san ta; polevmia ajmeivnone", ajpallacqevnte" de; turavnnwn makrw'/ prw'toi ejgev­nonto. Dhloi' w\n tau'ta o{ti katecovmenoi me;n ejqelokavkeon wJ" despovth/ ejrgazovmenoi, ej­leuqerwqevntwn de; aujto;" e{kasto" eJwutw'/ proequmeveto katergavzesqai.

155 Gli abitanti di Epidauro pongono fine alla carestiaArgomenti: interrogativa indiretta – infinitiva – dichiarativa – relativaSintassi Contenuti Lessico Per porre rimedio alla carestia che si è abbattuta sulla loro terra, gli Epidauri ricorrono all’oraco-lo di Delfi. La soluzione suggerita dalla Pizia impone però una contrattazione con gli Ateniesi...

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2111 • Erodoto

∆Epidaurivoisi hJ gh' karpo;n oujdevna ajnedivdou: peri; tauvth" w\n th'" sumforh'" oiJ ∆Epidauv­rioi ejcrevwnto ejn Delfoi'si: hJ de; Puqivh sfeva" ejkevleue Damivh" te kai; Aujxhsiv h" ajgavl­mata iJdruvsasqai kaiv sfi iJdrusamevnoisi a[meinon sunoivsesqai. ∆Epeirwvtwn w\n oiJ ∆Epi­dauvrioi kovtera calkou' poievwntai ta; ajgavlmata h] livqou: hJ de; Puqivh oujdetev rou touvtwn e[a, ajlla; xuvlou hJmevrh" ejlaivh". ∆Edevonto w\n oiJ ∆Epidauvrioi ∆Aqhnaivwn ejlaivhn sfi dou'nai tamevsqai, iJrwtavta" dh; keiv na" nomivzonte" ei\nai: levgetai de; kai; wJ" ejlai'ai h\san a[lloqi gh'" oujdamou' kata; crovnon kei'non h] ejn ∆Aqhvnh/si. OiJ de; ejpi; toi'sde dwvsein e[fasan ejp∆ w|/ ajpav xousi e[teo" eJkavstou th'/ ∆Aqhnaivh/ te th'/ Poliavdi iJra; kai; tw'/ ∆Erecqevi>. Katainevsan­te" de; ejpi; touvtoisi oiJ ∆Epidauvrioi tw'n te ejdevonto e[tucon kai; ajgavlmata ejk tw'n ejlai­evwn toutevwn poihsavmenoi iJdruvsanto: kai; h{ te gh' sfi e[fere karpo;n kai; ∆Aqhnaivoisi ejpetevleon ta; sunevqento.

Affina la tua traduzione

Nella traduzione cerca di utilizzare le seguenti espressioni, che ti elenchiamo alla rinfusa:eressero statue col legno di questi ulivi - a patto che - non permetteva né una cosa né l’altra - ottennero ciò che desideravano - se le statue dovessero essere fatte di bronzo o di pietra - le cose sarebbero andate per il meglio - adempivano alle condizioni stabilite - in nessun’altra parte della terra tranne che ad Atene - di legno di ulivo domestico

156 I Sami conquistano ZancleArgomenti: relativa – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico In seguito alla presa di Mileto da parte di Dario (494 a.C.), con la quale si conclude la rivolta io-nica, i Sami partono alla volta della Sicilia con l’intenzione di occupare la città di Calatte. Su in-vito del tiranno di Reggio, tuttavia, cambiano i loro piani...

Savmioiv te komizovmenoi ej" Sikelivhn ejgivnonto ejn Lokroi'si toi'si ∆Epizefurivoisi kai; Zagklai'oi aujtoiv te kai; oJ basileu;" aujtw'n, tw'/ ou[noma h\n Skuvqh", perikatevato pov lin tw'n Sikelw'n ejxelei'n boulovmenoi. Maqw;n de; tau'ta oJ Rhgivou tuv ranno" ∆Anaxivlew", tovte ejw;n diavforo" toi'si Zagklaivoisi, summeivxa" toi'si Samivoisi ajnapeivqei wJ" creo;n ei[h Kalh;n me;n ∆Akthvn, ejp∆ h}n e[pleon, eja'n caivrein1, th;n de; Zavgklhn scei'n, ejou'san e[rhmon ajndrw'n. Peiqomevnwn de; tw'n Samivwn kai; scovntwn th;n Zavgklhn, ejnqau'ta oiJ Zagklai'oi, wJ" ejpuvqon­to ejcomevnhn th;n povlin eJwutw'n, ejbohvqeon aujth'/ kai; ejpekalevonto ÔIppokravtea to;n Gevlh" tuvrannon: h\n ga;r dhv sfi ou|to" suvmmaco". ∆Epeivte de; aujtoi'si kai; oJ ÔIppokravth" su;n th'/ stratih'/ h|ke bohqevwn, Skuvqhn me;n to;n mouvnarcon tw'n Zagklaivwn wJ" ajpobalovnta th;n pov­lin oJ ÔIppokravth" pedhvsa" kai; to;n ajdelfeo;n aujtou' Puqogevnea ej" “Inuka pov lin ajpevpem­ye, tou;" de; loipou;" Zagklaiv ou" koinologhsavmeno" toi'si Samivoisi kai; o{rkou" dou;" kai; dexavmeno" proevdwke. Misqo;" dev oiJ h\n eijrhmevno" o{de uJpo; tw'n Samivwn, pavntwn tw'n ejpiv­plwn kai; ajndrapov dwn ta; hJmivsea metalabei'n tw'n ejn th'/ povli, ta; d∆ ejpi; tw'n ajgrw'n pavnta ÔIppokravtea lagcavnein. [...] Savmioi de; ajpallacqevnte" Mhvdwn ajponhti; povlin kallivsthn Zavgklhn periebeblevato.

1. Kalh;n me;n ∆Akthvn ... eja'n caivrein: «dire addio a Calatte».

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212 Parte terza • Voci della grecità

157 I privilegi dei re spartani in tempo di guerraArgomenti: genitivo assoluto – relativa – infinitiva – usi di a[n

Sintassi Contenuti Lessico Sparta è retta da due re, che godono di una serie di privilegi, riportati dall’autore nel dettaglio.

Gevreav dh; tavde toi'si basileu'si Spartih'tai dedwvkasi: iJrwsuvna" duvo, Diov" te Lakedaiv­mono" kai; Dio;" Oujranivou, kai; povlemon ejkfevrein ejp∆ h}n a]n bouvlwntai cwvrhn, touvtou de; mhdevna ei\nai Spartihtevwn diakwluthvn, eij de; mhv1, aujto;n ejn tw'/ a[gei> ejnevcesqai: stra­teuomevnwn2 de; prwvtou" ijevnai tou;" basileva", uJstavtou" de; ajpievnai: eJkato;n de; a[ndra" logavda" ejpi; stratih'" fulavssein auj touv", probavtoisi de; cra'sqai ejn th'/si ejxodhivh/si oJ­kovsoisi a]n w\n ejqevlwsi, tw'n de; quomevnwn aJpavntwn ta; devrmatav te kai; ta; nw'ta lambav­nein sfeva".

1. eij de; mhv: traduci: «in caso contrario». 2. strateuomevnwn: genitivo assoluto ellittico del soggetto; puoi tradurre «durante le campagne militari».

158 I privilegi dei re spartani in tempo di paceArgomenti: discorso indiretto – genitivo assoluto – periodo ipotetico – usi di a[n

Sintassi Contenuti Lessico Se in tempo di guerra ai re spartani è concesso il potere assoluto (vedi versione precedente), altret-tanto grande è la considerazione di cui i sovrani godono in tempo di pace.

‘Hn qusivh ti" dhmotelh;" poih'tai, prwvtou" ejpi; to; dei'pnon i{zein1 tou;" basileva" kai; ajpo; touvtwn prwvtwn a[rcesqai, diplhvsia nevmonta" eJkatevrw/ ta; pavnta h] toi'si a[lloisi daitu­movnesi: kai; spondarciva" ei\nai touvtwn kai; tw'n tuqevntwn ta; devrmata. Neomhniva" de; ajna; pavsa" kai; eJbdovma" iJstamevnou tou' mhno;" divdosqai ejk tou' dhmosivou iJrhv ion tevleon eJkatev­rw/ ej" ∆Apovllwno" kai; mevdimnon ajlfivtwn kai; oi[nou tetavrthn Lakwnikhvn, kai; ejn toi'si ajgw'si pa'si proedriva" ejxairevtou". Kai; proxeivnou" ajpodeiknuvnai touvtoisi proskei'sqai tou;" a]n ejqev lwsi tw'n ajstw'n kai; Puqiv ou" aiJrevesqai duvo eJkavteron: oiJ de; Puvqioiv eijsi qeo­provpoi ej" Delfouv", siteovmenoi meta; tw'n basilevwn ta; dhmovsia. Mh; ejlqou'si de; toi'si basileu'si ejpi; to; dei'pnon ajpopevmpesqaiv sfi ej" ta; oijkiva ajlfivtwn te duvo coivnika" eJkatev­rw/ kai; oi[nou kotuv lhn, pareou'si de; diplhvsia pavnta divdosqai: twjuto; de; tou'to kai; pro;" ijdiwtevwn klhqevnta" ejpi; dei'pnon tima'sqai. Ta;" de; manthiva" ta;" ginomevna" touvtou" fu­lavssein, suneidevnai de; kai; tou;" Puqivou".

1. i{zein: l’infinito, come i seguenti, è retto da un verbo di «dire» sottinteso.

159 Una straordinaria metamorfosiArgomenti: temporale – interrogativa indiretta – infinitiva – dichiarativa – usi del participioSintassi Contenuti Lessico Una bambina dall’aspetto bruttissimo viene trasformata in una donna estremamente avvenente grazie all’intervento della nutrice, che chiede l’aiuto di Elena, venerata a Sparta come una divinità.

∆Eou'san gavr min1 to; ei\do" flauvrhn hJ trofo;" aujth'", oi|a ajnqrwvpwn te ojlbivwn qugatevra

(Storie)

(Storie)

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2131 • Erodoto

kai; duseideva ejou'san, pro;" de; kai; oJrw'sa tou;" goneva" sumforh;n to; ei\do" auj th'" poieu­mevnou", tau'ta e{kasta maqou'sa ejpifravzetai toiavde. ∆Efov ree aujth;n ajna; pa'san hJmevrhn ej" to; th'" ÔElevnh" iJrovn: to; d∆ ejsti; ejn th'/ Qeravpnh/ kaleomevnh/, u{perqe tou' Foibhivou iJrou': o{kw" de; ejneivkeie hJ trofov", prov" te tw[galma i{sta kai; ejlivsseto th;n qeo;n ajpallavxai th'" dusmorfivh" to; paidivon. Kai; dhv kote ajpiouvsh/ ejk tou' iJrou' th'/ trofw'/ gunai'ka levgetai ejpifanh'nai, ejpifanei'san de; ejpeirevsqai min o{ ti forevei ejn th'/ ajgkavlh/, kai; th;n fravsai wJ" paidivon forevei: th;n de; keleu'saiv oiJ dei'xai, th;n de; ouj favnai2: ajpeirh'sqai gavr oiJ ejk tw'n geinamevnwn mhdeni; ejpideiknuvnai. Th;n de; pav ntw" eJwuth'/ keleuvein ejpidevxai: oJrw'san de; th;n gunai'ka peri; pollou' poieumevnhn ijdevsqai, ou{tw dh; th;n trofo;n dei'xai to; paidiv­on. Th;n de; katayw'san tou' paidivou th;n kefalh;n ei\pai wJ" kallisteuvsei pasevwn tw'n ejn Spav rth/ gunaikw'n. ∆Apo; me;n dh; tauv th" th'" hJmevrh" metapesei'n to; ei\do": gamevei dev min ej" gavmou w{rhn ajpikomevnhn “Aghto" oJ ∆Alkeivdew.

1. min: il pronome si riferisce alla bambina. 2. ouj favnai: «disse di no»; per la posizione della negazione, vedi p. 134.

Affina la tua traduzione

Nella traduzione cerca di utilizzare le seguenti espressioni, che ti elenchiamo alla rinfusa:vedendo che la donna ci teneva molto a farsi mostrare la bambina - nella località chiama-ta... - di mostrarla a chicchessia - escogitò questo rimedio - la poneva davanti al simulacro - si affliggevano del suo aspetto - l’altra la invitò a mostrargliela, e lei diceva di no - poiché era figlia di gente ricca ed era brutta - giunta all’età del matrimonio

160 Una madre rivela al figlio le circostanze del suo concepimentoArgomenti: causale – interrogativa indiretta – usi del participio e dell’infinito – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico In seguito alla morte del padre, Aristone, giunge a Demarato, re di Sparta, la voce che la madre lo abbia in realtà concepito con un altro, del quale sarebbe stata già incinta al momento delle noz-ze. Il giovane prega la donna di dirgli la verità, e questa accetta di buon grado.

«W pai'1, ejpeivte me lith'/si metevrceai eijpei'n th;n ajlhqeivhn, pa'n ej" se; kateirhv setai twjlh­qev". ”W" me hjgavgeto ∆Arivstwn ej" eJwutou'2, nukti; trivth/ ajpo; th'" prwvth" h\lqev moi favsma eijdovmenon ∆Arivstwni, suneunhqe;n de; tou;" stefavnou" tou;" ei\ce ejmoi; perietiv qei. Kai; to; me;n oijcwvkee, h|ke de; meta; tau'ta oJ ∆Arivstwn. ’W" dev me ei\de e[cousan stefavnou", eijrwvta tiv" ei[h o{ moi douv". ∆Egw; de; ejfavmhn ejkei'non: oJ de; oujk uJpedevketo: ejgw; de; katwmnuvmhn, fa­mevnh aujto;n ouj kalw'" poievein ajparneovmenon: ojlivgw/ gavr ti prov teron ejlqovnta kai; sun­eunhqevnta dou'naiv moi tou;" stefavnou". ÔOrevwn dev me katomnumevnhn oJ ∆Arivstwn e[maqe wJ" qei'on ei[h to; prh'gma. Kai; tou'to me;n oiJ stevfanoi ejfav nhsan ejovnte" ejk tou' hJrwivou tou' para; th'/si quvrh/si th'/si aujleivh/si iJdrumevnou, to; kalevonti ∆Astrabav kou, tou'to de; oiJ mavn­tie" to;n aujto;n tou'ton h{rwa ajnaivreon ei\nai. Ou{tw, w\ pai', e[cei" pa'n o{son ti kai; bouvle­ai puqevsqai: h] ga;r ejk tou' h{rwo" touvtou gevgona" kaiv toi pathvr ejsti ∆Astravbako" oJ h{rw", h] ∆Arivstwn: ejn gavr se th'/ nukti; tauv th/ ajnairevomai.

1. «W pai': è la donna a parlare in prima persona, rivolgendosi al figlio Demarato. 2. ej" eJwutou': «nella sua casa».

(Storie)

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214 Parte terza • Voci della grecità

161 Un sogno premonitoreArgomenti: infinitiva – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Al tempo della cacciata dei Pisistratidi da Atene il tiranno Ippia ha trovato rifugio presso il re di Persia. Ora si trova a guidare i barbari alla volta di Maratona, contro la sua stessa patria. La not-te precedente l’impresa gli appare in sogno una strana visione. Dapprima la interpreta in modo favorevole, ma poi, a causa di un insolito inconveniente, è costretto a ricredersi...

Ou|toi1 mevn nun th;n pansevlhnon e[menon, toi'si de; barbavroisi kathgeveto ÔIppivh" oJ Pei­sistravtou ej" to;n Maraqw'na, th'" paroicomevnh" nukto;" o[yin ijdw;n ejn tw'/ u{pnw/ toihvnde: ejdovkee oJ ÔIppivh" th'/ mhtri; th'/ eJwutou' suneunhqh'nai. Sunebavleto w\n ejk tou' ojneivrou katelqw;n ej" ta;" ∆Aqhvna" kai; ajnaswsavmeno" th;n ajrch;n teleuthvsein ejn th'/ eJwutou' ghrai­ov". ∆Ek me;n dh; th'" o[yio" sunebavleto tau'ta, tovte de; kathgeovmeno" tou'to me;n ta; ajndrav­poda ta; ejx ∆Eretrivh" ajpevbhse ej" th;n nh'son th;n Sturevwn, kaleomevnhn de; Aijgilivhn, tou'to de; katagomevna" ej" to;n Maraqw'na ta;" nev a" o{rmize ou|to", ejkbavnta" te ej" gh'n tou;" bar­bavrou" dievtasse. Kaiv oiJ tau'ta dievponti ejph'lqe ptarei'n te kai; bh'xai mezovnw" h] wJ" ejwvqee: oi|a dev oiJ presbutevrw/ ejovnti tw'n ojdovntwn oiJ plevone" ejseivonto: touvtwn w\n e{na ejk­bavllei uJpo; bivh" bhvxa". ∆Ekpesovnto" de; ej" th;n yavmmon aujtou' ejpoiev eto spoudh;n pollh;n ejxeurei'n: wJ" de; oujk ejfaivnetov oiJ oJ ojdwvn, ajnastenavxa" ei\pe pro;" tou;" parastavta": «ÔH gh' h{de oujk hJmetevrh ejsti; oujdev min dunhsovmeqa uJpoceirivhn poihvsasqai: oJkovson dev tiv moi mevro" meth'n, oJ ojdw;n metevcei». ÔIppivh" me;n dh; tauvth/ th;n o[yin sunebavleto ejxelhluqevnai.

1. Ou|toi: gli Spartani, che hanno promesso agli Ateniesi di correre in loro aiuto contro i Persiani una vol-ta che sia giunto il plenilunio.

Trova gli errori

Scegli la traduzione corretta tra quelle proposte per la frase sottolineata. Spiega poi perché le altre sono sbagliate:a. d’altra parte, a lui che era vecchio, la maggior parte dei denti tentennavab. d’altra parte, poiché era piuttosto vecchio, la maggior parte dei denti gli tentennavac. d’altra parte, poiché era vecchissimo, la maggior parte dei denti gli tentennavad. d’altra parte, poiché era piú vecchio, i piú grossi fra i denti gli tentennavano

162 Eroismo degli Ateniesi a MaratonaArgomenti: temporale – usi del participio e dell’infinito – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Le sorti della battaglia di Maratona furono decise principalmente dal coraggio degli Ateniesi: per primi tra i Greci essi infatti affrontarono i Persiani ricorrendo alla tattica dell’assalto di corsa, senza lasciarsi per nulla intimidire dal nemico, come era accaduto in passato.

ÔW" dev sfi1 dietevtakto kai; ta; sfavgia ejgivneto kalav, ejnqau'ta wJ" ajpeivqhsan oiJ ∆Aqhnai'oi, drovmw/ i{ento ej" tou;" barbavrou": h\san de; stavdioi oujk ejlavssone" to; metaivcmion aujtw'n h] ojktwv. OiJ de; Pevrsai oJrw'nte" drovmw/ ejpiovnta" pareskeuavzonto wJ" dexovmenoi, manivhn te toi'si ∆Aqhnaivoisi ejpevferon kai; pavgcu ojleqrivhn, oJrw'nte" aujtou;" ejovnta" ojlivgou", kai; touvtou" drovmw/ ejpeigomevnou" ou[te i{ppou uJparcouvsh" sfi ou[te toxeumavtwn. Tau'ta

(Storie)

(Storie)

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2151 • Erodoto

mevn nun oiJ bavrbaroi kateivkazon: ∆Aqhnai'oi de; ejpeivte ajqrovoi prosevmeixan toi'si barbav­roisi, ejmavconto ajxivw" lovgou. Prw'toi me;n ga;r ÔEllhvnwn pavntwn tw'n hJmei'" i[dmen drov mw/ ej" polemivou" ejcrhvsanto, prw'toi de; ajnev sconto ejsqh'tav te Mhdikh;n oJrw'nte" kai; a[ndra" tauvthn ejsqhmevnou": tevw" de; h\n toi'si ”Ellhsi kai; to; ou[noma to; Mhvdwn fovbo" ajkou'sai.

1. sfi: il pronome si riferisce agli Ateniesi.

163 Alcmeone e CresoArgomenti: comparativi – usi del participio e dell’infinito – usi di a[n

Sintassi Contenuti Lessico Un episodio dal forte sapore aneddotico che ha come protagonisti Creso, re di Lidia dalle favolose ricchezze, e Alcmeone, ateniese di illustre casato. Nella realtà storica, l’incontro non poté senz’al-tro verificarsi, poiché Alcmenone visse nella generazione precedente a quella di Creso.

∆Alkmevwn oJ Megaklevo" toi'si ejk Sardivwn Ludoi'si para; Kroivsou ajpikneomev noisi ejpi; to; crhsthvrion to; ejn Delfoi'si sumprhvktwr te ejgivneto kai; sunelav mbane proquvmw": kaiv min Kroi'so" puqovmeno" tw'n Ludw'n tw'n ej" ta; crhsthvria foitwvntwn eJwuto;n eu\ poievein metapevmpetai ej" Savrdi", ajpikovmenon de; dwrevetai crusw'/ to;n a]n duvnhtai tw'/ eJwutou' swv­mati ejxeneivkasqai ejsavpax. ÔO de; ∆Alkmevwn pro;" th;n dwrehvn, ejou'san toiauvthn, toiavde ejpithdeuvsa" prosevfere: ejndu;" kiqw'na mevgan kai; kovlpon baqu;n katalipovmeno" tou' ki­qw'no", koqovrnou" tou;" eu{riske eujrutavtou" ejovnta" uJpodhsavmeno", h[ie ej" to;n qhsauro;n ej" tovn oiJ kathgevonto. ∆Espesw;n de; ej" swro;n yhvgmato", prw'ta me;n parevsaxe para; ta;" knhvma" tou' crusou' o{son ejcwvreon oiJ kovqornoi, meta; de; to;n kovlpon pavnta plhsavmeno" crusou' kai; ej" ta;" trivca" th'" kefalh'" diapavsa" tou' yhvgmato" kai; a[llo labw;n ej" to; stovma ejxhvie ejk tou' qhsaurou', e{lkwn me;n movgi" tou;" koqovrnou", panti; dev tew/ oijkw;" ma'llon h] ajnqrwvpw/: tou' tov te stovma ejbevbusto kai; pavnta ejxwvgkwto. ∆Idovnta de; to;n Kroi'son ge vlw" ejsh'lqe, kaiv oiJ pavnta te ejkei'na didoi' kai; pro;" e{tera dwrevetai oujk ejlavssw ej­keivnwn. Ou{tw me;n ejplouv thse hJ oijkivh au{th megavlw", kai; oJ ∆Alkmevwn ou|to" ou{tw teqrip­potrofhvsa" ∆Olumpiavda ajnairevetai.

Trova gli errori

Scegli la traduzione corretta tra quelle proposte per la frase sottolineata. Spiega poi perché le altre sono sbagliate:a. a tutto simile piú che a un essere umanob. sembrando a tutti piú che un essere umanoc. apparendo di frequente a ogni uomod. assomigliando di piú a ogni uomo

164 Commozione di Serse alla vista del suo imponente esercitoArgomenti: relativa – comparativa – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Di fronte all’Ellesponto coperto dalle navi persiane, Serse dapprima giudica se stesso beato per es-sere a capo di una spedizione cosí grandiosa, poi piange. Suo zio Artabano lo interroga sul perché di un comportamento cosí strano, e intavola con lui una discussione sull’esistenza umana.

(Storie)

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216 Parte terza • Voci della grecità

ÔW" de; w{ra1 pavnta me;n to;n ÔEllhvsponton uJpo; tw'n new'n ajpokekrummevnon, pavsa" de; ta;" ajk­ta;" kai; ta; ∆Abudhnw'n pediva ejpivplea ajnqrwvpwn, ejnqau'ta oJ Xevrxh" eJwuto;n ejmakavrise, meta; de; tou'to ejdavkruse. Maqw;n dev min ∆Artavbano" oJ pavtrw", o}" to; prw'ton gnwvmhn ajpedev­xato ejleuqevrw" ouj sumbouleuvwn Xevrxh/ strateuvesqai ejpi; th;n ÔEllavda, ou|to" wJnh;r fra­sqei;" Xevrxhn dakruvsanta ei[reto tavde: ««W basileu', wJ" pollo;n ajllhvlwn kecwrismevna ejrgavsao nu'n te kai; ojlivgw/ provteron: makarivsa" ga;r sewuto;n dakruvei"». ÔO de; ei\pe: «∆Esh'lqe gavr me logisavmenon katoikti'rai wJ" bracu;" ei[h oJ pa'" ajnqrwvpino" bivo", eij touv­twn ge ejovntwn tosouvtwn oujdei;" ej" eJkatosto;n e[to" perievstai». ÔO de; ajmeivbeto levgwn: «”Etera touvtou para; th;n zovhn pepovnqamen oijktrovtera. ∆En ga;r ou{tw bracevi> bivw/ oujdei;" ou{tw a[nqrwpo" ejw;n eujdaivmwn pevfuke, ou[te touvtwn ou[te tw'n a[llwn, tw'/ ouj parasthvsetai pollavki" kai; oujki; a{pax teqnavnai bouv lesqai ma'llon h] zwvein. Ai{ te ga;r sumforai; pros­pivptousai kai; aiJ nou'soi suntaravssousai kai; bracu;n ejovnta makro;n dokevein ei\nai poieu'si to;n bivon. Ou{tw oJ me;n qavnato" mocqhrh'" ejouvsh" th'" zovh" katafugh; aiJretwtavth tw'/ ajnqrwvpw/ gevgone: oJ de; qeo;" gluku;n geuvsa" to;n aijw'na fqonero;" ejn aujtw'/ euJrivsketai ejwvn».

1. w{ra: soggetto è Serse.

165 Illustri caduti alle Termopili Argomenti: relativa – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Mentre affronta presso le Termopili l’esercito persiano a capo di trecento guerrieri spartani, Leo-nida cade sul campo di battaglia. Con lui perdono la vita molti altri valorosi soldati, sia nelle fi-le lacedemoni che in quelle persiane.

Lewnivdh" te ejn touvtw/ tw'/ povnw/1 pivptei ajnh;r genovmeno" a[risto", kai; e{teroi met∆ aujtou' ojnomastoi; Spartihtevwn, tw'n ejgw; wJ" ajndrw'n ajxivwn genomevnwn ejpuqovmhn ta; oujnovmata, ejpuqovmhn de; kai; aJpavntwn tw'n trihkosivwn. Kai; dh; kai; Persevwn pivptousi ejnqau'ta a[lloi te polloi; kai; ojnomastoiv, ejn de; dh; kai; Dareivou duvo pai'de", ∆Abrokovmh" te kai; ÔUperavnqh", ejk th'" ∆Artavnew qugatro;" Fratagouvnh" gegonov te" Dareivw/: oJ de; ∆Artavnh" Dareivou me;n tou' basilevo" h\n ajdelfeov", ÔUstavspeo" de; tou' ∆Arsavmeo" pai'": o}" kai; ejk­didou;" th;n qugatevra Dareivw/ to;n oi\kon pavnta to;n eJwutou' ejpevdwke, wJ" mouvnou oiJ ejouv­sh" tauvth" tev knou. Xevrxewv te dh; duvo ajdelfeoi; ejnqau'ta pivptousi macovmenoi, kai; uJpe;r tou' nekrou' tou' Lewnivdew Persevwn te kai; Lakedaimonivwn wjqismo;" ejgivneto pollov", ej" o} tou'tovn te ajreth'/ oiJ ”Ellhne" uJpexeivrusan kai; ejtrevyanto tou;" ejnantivou" tetravki". Tou'to de; sunesthvkee mevcri ou| oiJ su;n ∆Epiavlth/ paregevnonto.

1. ejn touvtw/ tw'/ povnw/: si riferisce alla battaglia delle Termopili.

166 Prodigi presso il santuario di DelfiArgomenti: temporali – usi del participioSintassi Contenuti Lessico Dopo le Termopili, l’esercito persiano avanza verso Atene, portando ovunque devastazione e mor-te. A Delfi, tuttavia, dei prodigi divini impediscono ai barbari di avvicinarsi al tempio: gli abitan-ti del luogo ne approfittano per uccidere un gran numero di nemici.

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2171 • Erodoto

∆Epei; de; ajgcou' te h\san oiJ bavrbaroi ejpiovnte" kai; ajpwvrwn to; iJro;n, ejn touvtw/ oJ profhv­th", tw'/ ou[noma h\n ∆Akhvrato", oJra'/ pro; tou' nhou' o{pla prokeivmena e[swqen ejk tou' megav­rou ejxenhneigmevna iJrav, tw'n oujk o{sion h\n a{ptesqai ajnqrwvpwn oujdeniv. ÔO me;n dh; h[ie Delfw'n toi'si pareou'si shmanevwn to; tevra": oiJ de; bavrbaroi ejpeidh; ejgivnonto ejpeigovme­noi kata; to; iJro;n th'" Pronhivh" ∆Aqhnaiv h", ejpigivnetaiv sfi tev rea e[ti mevzona tou' pri;n ge­nomevnou tevreo". Qw'ma me;n ga;r kai; tou'to kavrta ejstiv, o{pla ajrhvia aujtovmata fanh'nai e[xw prokeivmena tou' nhou': ta; de; dh; ejpi; touvtw/ deuv tera ejpigenovmena kai; dia; pavntwn fasmav twn a[xia qwmavsai mavlista. ∆Epei; ga;r dh; h\san ejpiovnte" oiJ bavrbaroi kata; to; iJro;n th'" Pronhivh" ∆Aqhnaivh", ejn touvtw/ ejk me;n tou' oujranou' keraunoi; aujtoi'si ejnevpipton, ajpo; de; tou' Parnhssou' ajporragei'sai duvo korufai; ejfevronto pollw'/ patavgw/ ej" aujtou;" kai; katevbalon sucnouv" sfewn: ejk de; tou' th'" Pronhivh" nhou' bohv te kai; ajlalagmo;" ejgivne­to. Summigevntwn de; touv twn pavntwn fovbo" toi'si barbavroisi ejnepeptwvkee: maqovnte" de; oiJ Delfoi; feuvgontav" sfea", ejpikatabavnte" ajpevkteinan plh'qov" ti aujtw'n.

167 Serse torna in Asia sano e salvoArgomenti: infinitiva – consecutiva – interrogativa indiretta – temporale – causaleSintassi Contenuti Lessico Dopo la sconfitta di Salamina Serse decide di battere in ritirata. Riguardo al suo ritorno in Asia, circolano varie versioni: una di queste vuole che nei pressi di Eone, una cittadina sulle rive dello Strimone, egli si sia imbarcato su una nave fenicia. Una tempesta si abbatte però sull’imbarcazio-ne, e il ritorno del Re è possibile solo grazie al sacrificio di alcuni sudditi fedeli.

Plevonta dev min1 a[nemon Strumonivhn uJpolabei'n2 mevgan kai; kumativhn. Kai; dh; ma'llon gavr ti ceimaivnesqai, gemouvsh" th'" neo;" w{ste ejpi; tou' katastrwvmato" ejpeovntwn sucnw'n Persevwn tw'n su;n Xevrxh/ komizomevnwn, ejnqau'ta ej" dei'ma pesov nta to;n basileva eijrev­sqai bwvsanta to;n kubernhvthn ei[ ti" e[sti sfi swthrivh: kai; to;n ei\pai: «Devspota, oujk e[sti oujdemiva, eij mh; touvtwn ajpallaghv ti" gevnhtai tw'n pollw'n ejpibatevwn». Kai; Xevrxhn levgetai ajkouvsanta tau'ta ei\pai: «“Andre" Pev rsai, nu'n ti" diadexavtw uJmevwn basilevo" khdovmeno": ejn uJmi'n ga;r e[oike ei\nai ejmoi; hJ swthrivh». To;n me;n tau'ta levgein, tou;" de; pros­kunevonta" ejkphda'n ej" th;n qav lassan, kai; th;n neva ejpikoufisqei'san ou{tw dh; ajpo­swqh'nai ej" th;n ∆Asivhn. ÔW" de; ejkbh'nai tavcista ej" gh'n to;n Xevrxhn, poih'sai toiovnde: o{ti me;n e[swse basilevo" th;n yuchvn, dwrhvsasqai crusevh/ stefavnh/ to;n kubernhvthn, o{ti de; Persevwn pollou;" ajpwvlese, ajpotamei'n th;n kefalh;n auj tou'.

1. Plevonta dev min: il participio e il pronome, che corrisponde all’attico aujtovn, si riferiscono a Serse. 2. uJpo-labei'n: l’infinito, come quelli delle proposizioni successive, dipende da un sottinteso verbo di «dire».

168 L’uomo non può opporsi al volere degli dèiArgomenti: interrogativa – temporale – finale – genitivo assoluto – usi del participio – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Durante un banchetto a Tebe, un Persiano confida al tebano Tersandro di sapere che l’esercito del Gran Re è destinato alla sconfitta. Nonostante questa consapevolezza, lui e gli altri soldati non possono sottrarsi al Destino.

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218 Parte terza • Voci della grecità

ÔW" de; ajpo; deivpnou h\san, diapinovntwn to;n Pevrshn to;n oJmovklinon ÔEllavda glw'ssan iJevn­ta eijrevsqai1 aujto;n2 oJkodapov" ejsti, aujto;" de; uJpokrivnasqai wJ" ei[h ∆Orcomevnio". To;n de; eijpei'n: «∆Epei; nu'n oJmotravpezov" tev moi kai; oJmovspondo" ejgev neo, mnhmovsunav toi gnwvmh" th'" ejmh'" katalipevsqai qevlw, i{na kai; proeidw;" aujto;" peri; sewutou' bouleuve­sqai e[ch/" ta; sumfevronta. ÔOra'/" touvtou" tou;" dainumevnou" Pevrsa" kai; to;n strato;n to;n ejlivpomen ejpi; tw'/ potamw'/ stratopedeuovmenon… Touv twn pavntwn o[yeai ojlivgou tino;" crovnou dielqovnto" ojlivgou" tina;" tou;" perigenomev nou"». Tau'tav te a{ma to;n Pevrshn levgein kai; metievnai polla; tw'n dakruvwn. Au jto;" de; qwmavsa" to;n lovgon eijpei'n pro;" aujtovn: «Ouj­kw'n Mardonivw/3 te tau'ta creovn ejsti levgein kai; toi'si met∆ ejkei'non ejn ai[nh/ ejou'si Per­sevwn…» To;n de; meta; tau'ta eijpei'n: «Xei'ne, o{ ti dei' genevsqai ejk tou' qeou'4, ajmhvcanon ajpotrevyai ajnqrwvpw/: oujde; ga;r pista; levgousi ejqevlei peivqesqai oujdeiv". Tau'ta de; Per­sevwn sucnoi; ejpistavmenoi eJpovmeqa ajnagkaivh/ ejndedemevnoi. ∆Ecqivsth de; ojduvnh ejsti; tw'n ejn ajnqrwvpoisi au{th, polla; fronevonta mhdeno;" kratevein».

1. eijrevsqai: l’infinito, come i successivi, dipende da un sottinteso verbo di «dire». 2. aujto;n: il pronome, come il successivo aujtov", si riferisce a Tersandro, un tebano da cui Erodoto afferma di aver sentito narrare il fatto che qui riporta. 3. Mardonivw/: è il generale che comanda i Persiani. 4. ejk tou' qeou': «per volere del dio».

169 Sfarzo persiano e frugalità spartanaArgomenti: dichiarativa – relativa – usi del participio e dell’infinito – usi di wJ"

Sintassi Contenuti Lessico Una volta tornato in Asia, Serse ha lasciato a Mardonio, il generale da lui incaricato di sottomet-tere la Grecia, le sue ricche suppellettili: lo spartano Pausania non può che meravigliarsi di fron-te a tanto sfarzo...

Levgetai de; kai; tavde genevsqai, wJ" Xevrxh" feuvgwn ejk th'" ÔEllavdo" Mardonivw/ th;n kataskeuh;n katalivpoi th;n eJwutou'. Pausanivhn w\n oJrw'nta th;n Mardoniv ou kataskeuh;n crusw'/ te kai; ajrguvrw/ kai; parapetavsmasi poikivloisi kateskeuasmevnhn keleu'sai touv" te ajrtokovpou" kai; tou;" ojyopoiou;" kata; taujta; Mardonivw/ dei'pnon paraskeuavzein. ÔW" de; keleuovmenoi ou|toi ejpoiveun tau'ta, ejnqau'ta to;n Pausanivhn ijdovnta klivna" te crusev a" kai; ajrgureva" eu\ ejstrwmevna" kai; trapevza" te cruseva" kai; ajrgureva" kai; paraskeuh;n megaloprepeva tou' deivpnou, ejkplagevnta ta; prokeivmena ajgaqa; keleu'sai ejpi; gevlwti tou;" eJwutou' dihkovnou" paraskeuavsai Lakwniko;n dei'pnon. ÔW" de; th'" qoivnh" poihqeiv­sh" h\n pollo;n to; mevson, to;n Pausanivhn gelavsanta metapevmyasqai tw'n ÔEllhvnwn tou;" strathgouv", sunelqovntwn de; touvtwn eijpei'n to;n Pausaniv hn, deiknuvnta ej" eJkatevrhn tou' deivpnou th;n paraskeuhvn: «“Andre" ”Ellhne", tw'nde ei{neka ejgw; uJmeva" sunhvgagon, bou­lovmeno" uJmi'n tou' Mhvdwn hJgemovno" th;n ajfrosuvnhn dei'xai, o}" toihvnde div aitan e[cwn h\lqe ej" hJmeva" ou{tw oji>zurh;n e[conta" ajpairhsovmeno"». Tau'ta me;n Pausanivhn levgetai eijpei'n pro;" tou;" strathgou;" tw'n ÔEllhvnwn.

Ulteriori versioni, approfondimenti

(Storie)