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Per esami universitari,abilitazioni e pubblici concorsi Gruppo Editoriale Esselibri - Simone E IMON S EDIZIONI GIURIDICHE per esami universitari e concorsi di sociologia Elementi a cura di Marina Guidetti MANUALI SIMONE 99 Estratto della pubblicazione

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Per esami universitari,abilitazioni e pubblici concorsi

Gruppo Editoriale Esselibri - Simone

EIMONSEDIZIONI GIURIDICHE

per esamiuniversitarie concorsi

disociologiaElementi

a cura di Marina Guidetti

Gruppo EditorialeEsselibri - Simone

EIMONSEDIZIONI GIURIDICHE

MANUALI SIMONE

99 99

Elementi disociologia

Alla scoperta della sociologia• Introduzione alla conoscenza sociologica• Concetti fondamentali della sociologia• Forma e fenomeni culturali• Elementi di dinamica sociale

Lo sviluppo del pensiero sociologico• Il periodo sistemico• La crisi del pensiero filosofico-scientifico• Le principali esperienze della sociologia

del Novecento• Temi e indirizzi di ricerca della sociologia

contemporanea

I metodi della ricerca sociologica• La ricerca sociologica• La ricerca sociologica tra empirismo e teoria• I metodi

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disociologiaElementi

p e r e s a m i u n i v e r s i t a r i e c o n c o r s i

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per esamiuniversitarie concorsi

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a cura di Marina Guidetti

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Vietata la riproduzione anche parziale

Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito Internet www.simone.it

Hanno collaborato: Dario Ettari (selezione e redazione delle schede critiche)Pasqualina Mazzitelli (parte prima e seconda) Roberto Monachese (parte terza)

Finito di stampare nel mese di aprile 2003dalla «Litografia di Enzo Celebrano - Via Campana, 233 - Pozzuoli (NA)per conto della ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80123 NAPOLI

Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno

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PREMESSA

Nell’ambito delle scienze sociali la sociologia occupa un posto importante poichéstudia i fenomeni che interessano la struttura della società e l’interazione tra gli indi-vidui. Trattandosi di una scienza relativamente giovane, oltre ad essere caratterizzatada una molteplicità di indirizzi e metodi, la sociologia negli ultimi decenni ha am-pliato gli orizzonti della propria ricerca dando origine a nuovi settori di indagine,collegati alle problematiche dello sviluppo tecnologico: sociologia dell’organizza-zione, sociologia dell’ambiente e del territorio, sociologia della comunicazione ecc.Le applicazioni delle ricerche sociologiche in questi campi hanno raggiunto ormaianche settori diversi da quello propriamente aziendale; ne è un esempio la PubblicaAmministrazione, dove è in atto una trasformazione del sistema organizzativo.Questo volume cerca di fornire un quadro della disciplina nel suo complesso: dallosviluppo storico del pensiero sociologico ai temi e indirizzi della sociologia contem-poranea, dal problema del metodo ai rapporti con le altre scienze, alle prospettivefuture. Ogni capitolo è corredato da schede bio-bibliografiche dei principali autori eda schede critiche che puntualizzano alcuni aspetti significativi di una particolareteoria oppure riportano l’interpretazione di uno studioso in relazione all’argomentotrattato.

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PARTE PRIMAALLA SCOPERTA DELLA SOCIOLOGIA

Capitolo Primo: Introduzione alla conoscenza sociologica ... Pag. 7

Capitolo Secondo: Concetti fondamentali della sociologia ... » 17

Capitolo Terzo: Forme e fenomeni culturali .................... » 35

Capitolo Quarto: Elementi di dinamica sociale ............... » 51

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CAPITOLO PRIMO

INTRODUZIONE ALLA CONOSCENZA SOCIOLOGICA

1 L’oggetto della sociologia

Secondo la definizione di Luciano Gallino, la sociologia è la scien-za che studia, con propri metodi di indagine e tecniche di ricercaempiriche, i fondamenti e i fenomeni essenziali che caratterizzano lastruttura sociale e le interazioni tra gli individui.

La sociologia indaga, quindi, l’origine dei processi di aggrega-zione, strutturazione, cambiamento e conflitto dei vari raggruppa-menti umani e dei loro rapporti intersoggettivi, per elaborare un’in-terpretazione critica della realtà sociale. A tale scopo il sociologocerca di ordinare gli eventi osservati in modelli comprensibili atutti e di analizzare perché un dato fenomeno si verifica e quali nesono gli effetti, per prevedere eventualmente cosa potrà accaderenelle stesse condizioni. La ricerca empirica sulla società va effet-tuata partendo dall’osservazione dei processi sociali, delle formeculturali, dei valori e di tutti quegli elementi che fanno parte del-l’esperienza sociale. La conoscenza sociologica non può, infatti,chiudersi in uno spazio generico e superficiale, analizzando la so-cietà come un’entità astratta, perché finirebbe per operare su mo-delli di società costruiti in base alle prospettive teoriche dei diffe-renti autori (funzionalista, conflittualista, interazionista simbolico,critico etc.). Dunque, nello studio della realtà sociale è opportunonon lasciarsi indurre a eccessive generalizzazioni, ma orientarsiverso una comprensione vagliata dall’esperienza dei processi so-ciali, delle strutture e dei mutamenti che si manifestano all’internodel tessuto sociale.

Parte Prima - Alla scoperta della sociologia8

2 Metodi e indirizzi della sociologia

Nonostante la difficoltà di definizione dell’oggetto e la comples-sità dell’analisi sociologica, la sociologia non può ridursi a merometodo o a una tecnica diversa per analizzare tutti i campi del socia-le: se così fosse, non presenterebbe contenuti nuovi rispetto alle altrescienze e non costituirebbe una scienza autonoma. La sociologia èuna scienza non in quanto metodo in sé, ma in quanto portatrice diuna molteplicità di indirizzi e metodi.

Per una visione più adeguata di questi ultimi, è necessaria unainiziale distinzione tra microsociologia e macrosociologia.

La microsociologia studia le relazioni interpersonali, il compor-tamento di individui che sono tra loro in un rapporto di immediatainterazione all’interno di uno spazio limitato: i cosiddetti face-to-face groups.

La macrosociologia si occupa, invece, delle grandi configurazio-ni sociali come classi, strati, generazioni, o intere società (tali confi-gurazioni saranno analizzate nel secondo capitolo di questa primaparte).

La microsociologia si avvale prevalentemente del metodo stori-co-comparativo che consiste nello studio di avvenimenti storici del-lo stesso tipo, allo scopo di ricavare delle uniformità e di rilevareattraverso queste un «tipo ideale» del fenomeno che si sta studiando.Con l’espressione tipo ideale, coniata da Max Weber, si intende unmodello, un’unità concettuale alla quale fare riferimento quando sista studiando un fenomeno reale, storico, sociale, che, pur non corri-spondendo perfettamente a nessuna manifestazione della realtà, vie-ne usato solo come strumento di riferimento. Dunque, ideale non siriferisce a ciò che vorremmo si manifestasse come forma più rappre-sentativa del fenomeno (l’individuo ideale, la società ideale), ma aciò che non è reale e che non rispecchia perfettamente il fenomenoche stiamo considerando.

La microsociologia si divide, poi, nelle singole sociologie indivi-duali; tra queste ricordiamo la sociologia della conoscenza che sioccupa del condizionamento sociale del pensiero nelle sue diverse

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Capitolo Primo - Introduzione alla conoscenza sociologica 9

espressioni. In base al riferimento filosofico, le correnti sociologi-che possono essere così distinte: analitico-positiviste, fenomenolo-giche, filosofico-critiche, realistico-umanistiche.

In relazione alle teorie macrosociologiche, il contrasto che si ve-rifica è quello tra le teorie che pongono l’accento sull’integrazionesociale (ovvero le correnti funzionaliste) e quelle che, invece, tendo-no a rilevare il conflitto (di derivazione marxista).

Le teorie microsociologiche hanno assunto una grande importan-za negli anni Settanta, periodo in cui si assiste ad una vera e propria«rivoluzione microscopica» che porterà all’elaborazione di teoriebasate sull’interazione interpersonale. Qui di seguito presentiamoalcune di queste teorie analizzate da Neil J. Smelser.

SCAMBIO E SCELTA RAZIONALE

Come suggerisce il nome, le teorie di questo tipo hanno un debitonei confronti dell’economia e della psicologia. Il comportamenti-smo sociale di Homans (1974) per esempio ha mutuato dall’econo-mia i principi della massimizzazione dell’utilità e della utilità margi-nale decrescente, e dalla psicologia il principio secondo cui le re-golarità si fondano su connessioni tra influssi dell’ambiente esterno(stimoli) e comportamenti individuali (risposte). In particolare, Ho-mans ha sostenuto che quanto più una persona viene ricompensa-ta (rinforzata) per l’esecuzione di un certo atto, tanto più profonda-mente tale atto si radicherà nel suo modello di comportamento.La componente dello «scambio» nella teoria di Homans deriva dal-la tesi che due o più persone si comporteranno l’una nei confrontidell’altra in accordo con il principio della ricompensa come rinfor-zo e che tutti i tipi di rapporti interattivi (per esempio cooperazione,autorità) possono essere interpretati e spiegati come manifestazionidi tale scambio. Anche un’altra variazione sul tema della teoria del-lo scambio, la teoria di Blau (1964), si fonda sulle stesse nozioni eco-nomiche alle quali attinge Homans, ma la sua versione ha un carat-tere maggiormente «sociostrutturale» in quanto appunta l’attenzio-ne su scambi tra persone collocate in posizioni organizzative e strut-turali e prevede analisi esplicite dello sviluppo della differenziazionesociale, delle strutture di potere e dei valori collettivi.

Parte Prima - Alla scoperta della sociologia10

TEORIE DEL MICROCONFLITTO

Il primo esempio di questo approccio ci è offerto dall’opera di Col-lins (1975). La sua teoria contempla due o più attori in una situazionedi scarsità di risorse, orientati non allo scambio ma a conseguire ildominio su altri attori. Tuttavia l’autore concepisce l’interazione comequalcosa di più di una semplice lotta di potere, dal momento cheegli ammette e analizza possibilità di negoziato e compromesso. L’at-tuale distribuzione del potere nella società è il risultato aggregato dimigliaia di situazioni microconflittuali stabilizzatesi. Il secondo esem-pio di questa prospettiva teorica si è sviluppato in una sottodiscipli-na della sociologia, quello della devianza e del controllo sociale, eva generalmente sotto il nome di teoria dell’«etichettamento» (Be-cker, 1963) o teoria dello «stigma» (Goffman, 1963). Mentre la teoriafunzionalista concepisce la devianza come se traesse origine damotivazioni individuali e in violazione di qualche norma sociale, iteorici dell’etichettamento considerano i devianti (e la devianza ingenerale) come un prodotto dell’esercizio del potere da parte diagenti che occupano posizioni di controllo sociale (medici, giudici,funzionari delle forze dell’ordine) e impongono le proprie definizioniai «devianti». Il problema della devianza si pone pertanto come unasorta di lotta sui significati (di fatto una lotta per il potere) nella qua-le i più potenti alla fine riescono in genere a imporre le proprie defi-nizioni nonostante coloro che vengono etichettati «devianti» ela-borino strategie per sovvertire e manipolare i significati. Nuove strut-ture sociali vengono create e le autorità relegano i devianti a unasorta di sottoclasse in posizione svantaggiata.

TEORIE FENOMENOLOGICHE

Diversi approcci microscopici si basano sulla premessa che lo studiodella realtà sociale debba basarsi sui sistemi di significato di singoliattori. Un esempio di questo approccio è l’interazionismo simbolico,radicato nelle filosofie pragmatistiche di John Dewey, Charles Coo-ley e George Herbert Mead ed espresso di recente nell’opera diBlumer (1969). Da un certo punto di vista il punto di partenza di que-sto autore è polemico: egli rifiuta la tesi secondo cui il comporta-mento umano è caratterizzabile come il prodotto di forze interne oesterne quali istinti, impulsi, ruoli sociali, strutture sociali o cultura. Asuo giudizio sono invece centrali le nozioni di significato soggettivoe Sé. Inoltre il significato viene individuato (come sottintende il nomeassegnato a questa prospettiva teorica) nel processo interattivo. Gliindividui comunicano l’uno con l’altro, creano e derivano significati

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Capitolo Primo - Introduzione alla conoscenza sociologica 11

e agiscono su di essi in modo conseguente. L’individuo, oltretutto, èimpegnato costantemente in una comunicazione significativa conse stesso, che sortisce gli stessi frutti della comunicazione interattiva.Si tratta di processi complessi, dal momento che presuppongonol’interpretazione dei significati altrui, la revisione dei significati sullabase di tale interpretazione, la congettura sulle interpretazioni altruie il cambiamento delle proprie aspettative e del proprio comporta-mento in sintonia con tali processi. Gli accordi sociali duraturi ven-gono trattati in larga misura come azioni congiunte e come il «com-binarsi» in modi più o meno stabili di attività dotate di significato.Una prospettiva collegata alla precedente è l’etnometodologia, as-sociata principalmente al nome di Garfinkel (1967). Gli etnometo-dologi sono propensi a respingere le spiegazioni sociostrutturali, con-vinti che tali spiegazioni comportino una reificazione e perdano divista le realtà dell’interazione individuale. La prospettiva etnometo-dologica prospetta un attore libero, pratico, tendente all’improvvi-sazione e al negoziato che nell’interagire con gli altri ha a sua di-sposizione una varietà di piani di azione e di «razionalità». […]Anche Habermas (1986) ha elaborato una teoria sintetica notacome «teoria dell’agire comunicativo», fondata parzialmente su basifenomenologiche. È una teoria della comunicazione focalizzata sulmondo della vita di individui e gruppi, un livello della società distintodal mondo della strumentalità e razionalità cognitiva proprio delleorganizzazioni formali (in particolare dell’apparato statale) nella so-cietà postindustriale. Habermas considera l’agire comunicativo una«situazione ideale di discorso» nella quale individui liberi (privi di co-strizioni) s’impegnano in un discorso argomentativo e in tal modocreano definizioni oggettive e costruzioni intersoggettive. I criteri perstabilire la validità dell’azione comunicativa non sono razionali insenso scientifico-strumentale, ma si trovano piuttosto nelle verità chederivano dalle dimensioni morale, estetica, terapeutica e espressi-va dell’interazione. Inoltre Habermas ritiene che il discorso comuni-cativo liberi gli individui dalle distorsioni di un mondo eccessivamen-te razionalizzato e contenga il potenziale per la critica e la ricostru-zione di tale mondo.L’ultima teoria della nostra rassegna, quella di Berger e Luckmann(1969), ha origini al tempo stesso fenomenologiche e microsociolo-giche, ma si spinge anche al livello macrosociologico per tornare almicrosociologico. Secondo tale concezione nel processo interatti-vo gli individui rendono stabile un mondo che è intrinsecamentecomplesso e instabile, se non caotico, attraverso un processo di clas-sificazione e oggettivizzazione di situazioni sociali. Lo strumento at-

Parte Prima - Alla scoperta della sociologia12

traverso cui si compie tale processo è il linguaggio. Attraverso unulteriore processo le oggettivizzazioni vengono reificate e assumo-no il crisma della legittimità configurandosi come aspettative istitu-zionali e culturali. Nascono anche specialisti nella definizione e nellaconservazione della «realtà sociale». Il cerchio si chiude quandoquesta realtà costruita diviene la base della socializzazione e i pro-cessi di controllo sociale vengono condotti «come se» la realtà so-ciale costruita fosse oggettiva e reale.

(Neil J. Smelser, La sociologia, Laterza, Roma-Bari, 1996)

3 La sociologia e le altre scienze

La sociologia occupa una posizione importante tra quelle che sidefiniscono scienze sociali (antropologia, economia, scienza politi-ca etc.), anche se gli elementi che costituiscono la sociologia comeattività conoscitiva socialmente praticata non differiscono, in astrat-to, da quelli di ogni altra scienza. Ma, a questo proposito, dobbiamochiederci fino a che punto sia possibile studiare la vita sociale inmodo scientifico, cioè se la sociologia può essere modellata in modostringente su metodi di indagine sistemici e raggiungere lo stessogrado di conoscenza preciso e ben fondato sviluppato dagli scienzia-ti naturali intorno al mondo fisico. Sicuramente, come le altre scien-ze sociali, la sociologia è una disciplina scientifica in quanto basatasu metodi di indagine sistematici, su analisi dei dati e sulla forma-zione di teorie alla luce di prove empiriche e di argomentazioni teo-riche. Tuttavia, lo studio degli esseri umani e della vita sociale èdiverso dall’osservazione dei fenomeni del mondo fisico: l’analisisociologica si occupa di attività dotate di senso per gli stessi indivi-dui che le mettono in atto. Pertanto, ogni descrizione della vita so-ciale deve essere effettuata alla luce dei significati che gli individuiconferiscono al loro comportamento.

Un esempio può essere di aiuto a capire quanto abbiamo detto.Per considerare un caso di decesso come suicidio, è necessario stabi-lire le intenzioni della persona prima della sua morte: si può parlare

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Capitolo Primo - Introduzione alla conoscenza sociologica 13

di suicidio solo quando un individuo si propone di autodistruggersi;una persona che attraversando la strada incidentalmente si scontracon un’auto e muore non rappresenta, dunque, un caso di suicidio.L’impossibilità di studiare gli esseri umani così come si esaminanogli oggetti del mondo naturale rappresenta, in qualche modo, un van-taggio per la sociologia: i ricercatori sociali possono formulare i pro-pri interrogativi direttamente a coloro che sono oggetto dei loro stu-di, cioè gli esseri umani. D’altra parte, quando gli individui sanno diessere osservati tendono a deformare il loro comportamento, nonassicurando all’analisi la necessaria obiettività.

Inoltre, esistono altre due importanti questioni che sono alla base diuna profonda differenza tra scienze naturali e scienze sociali. Si tratta,da un lato, del problema della natura dell’oggetto osservato e, dall’altro,del problema, di carattere squisitamente tecnico e procedurale, della di-stanza dell’osservatore, che va evidentemente a ricollegarsi a quantopoc’anzi detto a proposito dell’obiettività. Per meglio comprendere laquestione relativa alla natura dell’oggetto osservato, si pensi, ad esem-pio, allo studio di una società di insetti. Da tale osservazione, si potreb-bero trarre, infatti, modelli di società perfetta poiché ogni membro è, persua natura, portato a compiere atti necessari con esclusione di ogni liber-tà o alternativa. Ciò non può essere dedotto in una società umana, dovenon sempre i comportamenti degli individui corrispondono alle aspetta-tive sociali. Per quel che concerne la distanza dell’osservatore, è facilecomprendere come risulti meno complessa nell’osservazione di una re-altà naturale e, quindi, più obiettiva di quanto non lo sia nello studio diuna realtà sociale nella quale l’osservatore è, naturalmente, più vicino aciò che osserva e quindi maggiormente condizionato.

La sociologia, pur differenziandosi, presenta molti legami con lealtre scienze. In primo luogo un rapporto permanente deve sussisteretra sociologia e ricerca storica: si può comprendere il presente solostoricizzandolo. Inoltre, poiché la sociologia non si occupa dellemotivazioni alla base delle azioni umane, deve mantenere strettissi-mi legami con le altre scienze umane, come la psicologia e la psico-logia sociale, che studia il comportamento degli individui nel corsodelle loro interazioni quotidiane con gli altri.

Parte Prima - Alla scoperta della sociologia14

Anche l’antropologia si occupa di temi molto vicini alla sociolo-gia, non esistono infatti confini netti tra sociale e culturale, ma solosfumature piuttosto vaghe. Ad esempio, in alcuni paesi, come l’In-ghilterra, la tradizione sociologica è iniziata soprattutto con ricercheprevalentemente antropologiche. La differenza principale tra le duediscipline consiste nel fatto che l’antropologia assume come fonda-mentale oggetto di studio l’uomo in quanto animale culturale; men-tre la sociologia privilegia lo studio della società in generale e dellesocietà esistite ed esistenti sotto vari punti di vista.

4 Sociologia e valori

La questione riguardante l’influenza esercitata dal giudizio di va-lore nell’analisi sociologica interessa i sociologi da quasi un secolo,cioè da quando Max Weber nel 1904 pubblicò il suo saggio L’ogget-tività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale.

Il giudizio di valore è un giudizio che esprime una relazione, positiva onegativa, tra un contenuto reale e uno ideale. Tutti gli argomenti addotti dasostenitori e avversari della libertà da valore della sociologia presentanouno stretto collegamento con problemi di ordine metodologico legati aidiversi approcci scientifici alla sociologia; ad esempio, i positivisti sosten-gono in genere la tesi della scienza libera da valore, mentre altri si battonoper la tesi contraria. Questa considerazione è chiarificatrice rispetto al le-game tra giudizio di valore, metodo, esperienza e concezione della socio-logia, in quanto secondo Carlo Mongardini: «la soluzione del problemadei giudizi di valore si presenta essa stessa come un valore». In primoluogo bisogna riconoscere l’impossibilità per lo studioso di ottenere unavisione oggettiva della realtà a causa dei condizionamenti dovuti a:

— esperienze del passato;— contesto culturale di appartenenza;— inclinazioni personali, carattere, esperienze;— cambiamenti di atteggiamenti che si conformano a specifiche si-

tuazioni intrecciandosi con gli aspetti precedenti.

Capitolo Primo - Introduzione alla conoscenza sociologica 15

Tuttavia i vari aspetti del condizionamento della natura umana,non annullano lo sforzo dello studioso di ottenere il massimo del-l’oggettività. Il ricercatore, infatti, proprio perché è consapevole deisuoi stessi limiti, riconosce che la sua ipotesi di lavoro non esauriscela realtà ma è solo un modo di guardare ad essa. Ogni teoria appare,quindi, come un riflettore che illumina sempre e soltanto un settoredella realtà, dirigendo l’analisi verso fattori che sono rilevanti perdeterminati fini o valori e trascurandone altri che potranno esserepresi in considerazione mediante approcci diversi allo stesso proble-ma.

In conclusione, è estremamente importante comprendere che l’in-cidenza del fattore personale sull’elaborazione di una teoria sia sem-pre opportunamente considerata e valutata ma mai esagerata o mitiz-zata. Poiché i valori non sono fuori ma dentro di noi, è compito diciascuno studioso limitarne l’influenza relativizzando le proprie con-clusioni e presentandole come un aspetto della realtà totale.

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CAPITOLO SECONDO

CONCETTI FONDAMENTALI DELLA SOCIOLOGIA

1 Società, sistema sociale e individuo

L’oggetto di studio della sociologia è la società, termine che hadiverse accezioni, derivanti dai vari orientamenti teorici, di cui inquesta sede non è possibile trattare che per sommi capi. Ma si rendenecessaria qualche precisazione, poiché sovente i termini «società»e «sistema sociale» vengono utilizzati indifferentemente senza co-noscerne le differenze. Ogni disciplina si serve di un proprio lin-guaggio specifico e la sociologia non fa eccezione. In sociologia,anzi, la conoscenza esatta del significato dei termini è ancora piùnecessaria, poiché spesso vengono utilizzate delle espressioni d’usocomune, ma con un significato del tutto diverso.

Per Comte la società si identificava con la «società industriale, laindustria, [cioè con] ogni uomo il quale produca in modo utile per lasocietà». In altri termini, la società coincideva sostanzialmente conla classe imprenditoriale.

Più tardi, Ferdinand Tönnies operò una distinzione fra le prece-denti comunità — fondate su relazioni familiari, affettive, naturali eorientate dalla tradizione — e la società, nata in epoca moderna efondata su relazioni impersonali, mediate dal mercato.

Al di là di questi diversi orientamenti, la società veniva comun-que vista come un tutto unitario, e questo modo di intenderla trovavaeffettivamente una sua corrispondenza reale. Ma con il progrediredei processi di modernizzazione e di divisione sociale del lavoro,innescati dalla prima Rivoluzione industriale, la società — come hamesso in evidenza Jürgen Habermas in Storia e critica dell’opinionepubblica — ha iniziato a scindersi in sfere autonome e al termine«società» si è preferito sostituire l’espressione «sistema sociale».Quest’ultima è comparsa per la prima volta in sociologia con Vilfre-

Parte Prima - Alla scoperta della sociologia18

do Pareto, ma è solo a partire dagli anni Cinquanta, con lo struttural-funzionalismo di Parsons, che si è andata affermando.

Successivamente, il concetto di sistema è stato criticato da piùparti, proprio per i suoi legami con il funzionalismo. Fra i critici piùseveri vi è Edgar Morin, che in Il metodo ha criticato il riduttivismoe il meccanicismo di tale approccio.

L’abbandono della teoria sistemica è inoltre coinciso con una svol-ta negli indirizzi della sociologia, che negli ultimi tempi si sono an-dati orientando verso indagini di microsociologia, centrate su pro-blemi particolari, anziché verso analisi macrosociologiche, volte acogliere l’insieme e ad effettuare previsioni.

Tuttavia, la teoria sistemica continua ad essere un caposaldo del-la metodologia sociologica, poiché è proprio la visione sistemica dellarealtà che conferisce identità a questa disciplina, distinguendola datutte le altre. Infatti, come ha messo in rilievo Jürgen Habermas inTeoria dell’agire comunicativo, la teoria sistemica non è necessaria-mente collegata ad una visione funzionalistica, ma può e deve diven-tare un utile strumento di analisi, una metodologia che non implicaalcun punto di vista particolare, specialmente se si tiene conto delfatto che la sociologia si fonda su un calcolo delle probabilità e nonsu certezze assolute e immutabili.

La teoria dei sistemi è di origine matematica e si fonda sui se-guenti principi:

1) le singole parti di un sistema sono in interazione;2) un mutamento in una delle parti produce mutamenti in tutto il

sistema;3) il tutto è più della somma delle singole parti.

Il sistema sociale è composto, sostanzialmente, da quattro parti,costituenti a loro volta dei sottosistemi: economico, politico, cultu-rale e sociale.

La società, quindi, è una parte del sistema sociale e corrisponde(cfr. Teoria dell’agire comunicativo), grosso modo, alle precedenticomunità, poiché comprende la sfera intima della famiglia e si fondasu norme dettate dalla tradizione e su relazioni informali, affettive ecc.

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Capitolo Secondo - Concetti fondamentali della sociologia 19

Ciascun sottosistema è in interazione con tutti gli altri. Per taleragione, un mutamento che si produce, ad esempio, nel sistema eco-nomico ha delle ripercussioni dirette sui sottosistemi politico, cultu-rale e sociale. Analogamente, le credenze, le tradizioni, gli usi e icostumi di un popolo possono influire sullo sviluppo di un paese,mutandone gli indirizzi politici.

La terza proprietà è ciò che caratterizza propriamente un sistema,e per comprenderne a fondo il significato può essere utile un con-fronto con una composizione musicale. Un brano di musica, infatti,può essere paragonato, grosso modo, ad un sistema, poiché è com-posto da un insieme di note. Quando si ascolta una melodia, però,ciò che si percepisce non sono più le singole note e neppure la lorosomma, ma qualcosa di totalmente diverso, un tutto unitario — lamelodia, appunto — in cui non è più possibile distinguere le parti.Ciò significa che se si vuole effettuare un’indagine di macrosociolo-gia e fare delle previsioni, occorre tener presente che l’andamentocomplessivo del sistema non coincide con lo sviluppo delle singoleparti o con la loro somma, ma è qualcosa di completamente diverso,è la risultante di un intricato processo di interazioni che può avere unesito diametralmente opposto a quello che ci si sarebbe aspettati. Pertale motivo, ad esempio, un progetto di pianificazione economicapuò risolversi in un arresto, anziché in un avanzamento dello svilup-po, se non si tiene conto degli effetti che tale progetto può avere sugli altri sottosistemi e sul complesso delle loro interazioni.

Ma l’assunzione di un’ottica sistemica è fondamentale anche inun’indagine di microsociologia. Un piccolo gruppo, ad esempio, sicomporta esattamente come un sistema.

In sintesi, anche analizzando un mutamento prodottosi in una pic-cola fetta di realtà, il sociologo deve tener conto dell’esistenza di unamiriade di fattori che potrebbero spiegarne la causa meglio di quellopreso in considerazione.

L’adozione del punto di vista sistemico non implica, però, il di-sinteresse verso i bisogni, le esigenze, il benessere dell’individuo,anzi queste problematiche non soltanto devono essere costantemen-te presenti, ma devono rappresentare l’origine e il fine ultimo di ogni

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Parte Prima - Alla scoperta della sociologia20

indagine sociologica. Va però precisato che la sociologia, pur tenen-do conto degli apporti della psicologia, diversamente da quest’ulti-ma, non studia l’individuo “in sé’’, ma l’individuo in quanto membrodi una società, e pertanto focalizza la propria attenzione sulle intera-zioni, sulle relazioni che questi stabilisce con gli altri individui. In-fatti, l’oggetto di studio della sociologia è, come si è detto, la socie-tà.

1.1 Persona sociale e bisogni

Mongardini definisce la persona sociale come: «un sistema com-plesso e indefinito di bisogni di tipo e di intensità mutevoli che tro-vano la loro soddisfazione nell’interazione dell’individuo con i suoisimili», quindi, come un modello astratto al quale fare riferimentoogni volta che analizziamo l’azione dell’individuo nella società.

Dal fatto che individuo e gruppi manifestano dei bisogni e tendo-no a soddisfarli, scaturisce il loro interesse a modificare una deter-minata situazione: i bisogni, dunque, possono essere considerati allostesso tempo motore dell’azione ma anche un suo prodotto, vistoche il punto d’arrivo di ogni situazione è la creazione di una nuovasituazione produttrice di bisogni diversi.

L’interesse del sociologo non è tanto capire quale possa essere lanatura dei bisogni (definiti interessi, istinti o, da Vilfredo Pareto,residui), quanto comprendere che essi sono l’elemento mutevole eultimo nel quale si può scomporre l’azione.

All’origine dell’azione possiamo individuare un meccanismo dispinta del bisogno, in base al quale il soggetto agente, che si trovanella situazione x, indotto dai bisogni a muoversi per arrivare allasituazione ottimale y, per gli ostacoli provenienti dal mondo esternoe per gli effetti imprevisti dell’azione, si ritrova nella situazione z,nella quale solo una parte degli obiettivi che si proponeva di rag-giungere saranno realmente conseguiti. Tra gli ostacoli in cui l’indi-viduo o il gruppo può incorrere, il più consistente è costituito dallalimitatezza dei mezzi a disposizione per la soddisfazione dei diversibisogni: dovranno, in tal caso, operarsi delle scelte che saranno chia-

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Capitolo Secondo - Concetti fondamentali della sociologia 21

ramente vincolate dalla situazione. Ogni scelta, individuale o di grup-po, deve infatti conciliarsi con le scelte, tutt’altro che prevedibili,degli altri individui; è necessario, altresì, tenere conto dell’intensitàdei singoli bisogni, cioè di quanto essi siano sentiti e delle condizio-ni generali nelle quali ci si trova ad agire.

Per operare una distinzione qualitativa si è soliti separare i biso-gni primari da quelli secondari. Generalmente nel primo gruppo siinseriscono bisogni fisiologici e biologici (fame, sete etc.) nel secon-do quelli che nascono dall’interazione tra organismo e ambiente (au-torealizzazione, sicurezza, successo etc.). Ma ciò che importa non èsapere se i bisogni appartengono alla prima o alla seconda categoriaquanto individuare l’intensità con la quale si presentano in una situa-zione determinata, in quanto obbediscono alla logica della vita e nondel nostro intelletto.

1.2 Il processo di socializzazione

L’individuo interagisce costantemente con l’ambiente che lo cir-conda e ciò condiziona non solo lo sviluppo dell’identità sociale delsoggetto ma anche l’avvenire della stessa società. Tale rapporto èdetto processo di socializzazione per il quale un individuo viene in-serito all’interno di un gruppo attraverso due fasi: l’apprendimento el’interiorizzazione. L’apprendimento consiste nell’acquisizione dinorme, valori, credenze, comportamenti e informazioni del grupposociale di appartenenza; l’interiorizzazione è l’adesione senza riser-ve da parte del soggetto alle precedenti forme di conoscenza appre-se, che si consolida per effetto del consenso espresso dall’individuo.È fondamentale separare e identificare queste due fasi non sempreconsequenziali: una regola, infatti, può essere appresa ma non perquesto interiorizzata.

L’ambiente sociale e il gruppo esercitano una pressione e un con-trollo su ciascun individuo attraverso i cosiddetti agenti di socializ-zazione, ovvero tutte le strutture sociali che contribuiscono alla for-mazione dell’identità del soggetto mediante la trasmissione di valo-ri, norme, tradizioni etc. Il principale agente di socializzazione è la

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Parte Prima - Alla scoperta della sociologia22

famiglia cui seguono la scuola, il gruppo dei pari, la chiesa, i movi-menti, i partiti e i mezzi di comunicazione di massa. Non tutta la vitadell’individuo è «socializzabile», nel senso che ciascuno di noi nonesaurisce la propria identità nelle istituzioni sociali o nei valori in cuicrede: non essendoci mai il consenso totale e incondizionato dell’in-dividuo alla cultura dominante, tale azione dovrà essere continua estabile.

Il processo di socializzazione può, quindi, essere definito una for-ma di interazione tra persona e ambiente socioculturale che portaall’assunzione di modelli e all’adattamento ad essi. Questo non im-plica, comunque, la perdita di personalità e individualità da parte delsoggetto, il quale fin dall’inizio della sua esistenza è persona socialee quindi portatore di caratteristiche proprie e personali. La socializ-zazione deve essere intesa come un continuum, cioè come un pro-cesso costante di mediazione fra gli impulsi e i sentimenti del mon-do interiore (punto di vista soggettivo) e le situazioni del mondo ester-no (punto di vista oggettivo), grazie al quale la personalità si forma ecresce.

In tale processo è necessario tenere conto di vari fattori di in-fluenza: il quadro sociale di riferimento, il consenso, la personalitàsoggettiva fanno sì che due diversi individui, pur trovandosi nellamedesima situazione, si comportino in modo differente. Questo con-ferma l’assunto che ogni individuo interiorizza e personalizza la suaesperienza sociale, sviluppando un proprio senso di identità pensan-do e agendo in modo indipendente.

Numerose sono state le teorie elaborate da vari studiosi sul pro-cesso di socializzazione e quasi tutte tendono a porre in rilievo nontanto i contenuti di ciò che si apprende, quanto il modo in cui siapprende. In primo luogo ricordiamo la teoria secondo cui la perso-nalità socioculturale è costituita dal sistema di reazione dell’organi-smo agli impedimenti che i bisogni incontrano in un sistema sociale.Seguendo, poi, la dottrina psicoanalitica di Freud, ruoli e gruppi al-l’interno della società vengono riportati al tipo di pressione o fru-strazione che essi esercitano sull’individuo, cosicché si sviluppereb-bero personalità insicure, ansiose, nevrotiche etc. Anche la ricerca di

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Capitolo Secondo - Concetti fondamentali della sociologia 23

Adorno sulla personalità autoritaria, quella di Durkheim sulla stabi-lità sociale o di Parsons sui problemi strutturali legati alla famiglia,possono essere inserite in questa corrente teorica.

Un diverso tipo di analisi del processo di socializzazione si fondasul principio che cultura e società formano un tutto organico, nelquale l’individuo si trova di fronte ad una molteplicità di esperienzeche contribuiscono alla formazione dell’identità: nessun tipo di espe-rienza è, perciò, decisivo o essenziale

Un’altra teoria sulla formazione della personalità socioculturalesi fonda sul concetto di personalità modale (basic personality). Se-condo questa teoria esiste un insieme di caratteri della personalitàcomune a tutti e non razionale che funziona da integratore della per-sonalità sociale. Per Abram Kardiner e Ralph Linton questo com-plesso di caratteri è determinato da motivazioni e atteggiamenti emo-zionali, cioè dalle istituzioni primarie, sulle quali si modellano leistituzioni secondarie (religione, rapporti di lavoro, usi e costumietc.).

Lo studio del rapporto tra personalità e società ha trovato, negliultimi anni, un più ampio raggio di applicazioni anche per quel cheriguarda la ricerca: se ciò ha contribuito, da un lato, a creare un cam-po di interesse comune alla sociologia, antropologia, psicologia etc.,dall’altro, ha generato un senso di confusione fra una molteplicità diteorie prive di denominatori comuni.

2 Stratificazione sociale e struttura politica

Il primo elemento che ci consente di rappresentare la struttura diuna società è costituito dalla differenziazione sociale. Individui e grup-pi sono diversamente distribuiti nello spazio sociale a causa dellediseguaglianze che esistono in ogni società, dalla più semplice allapiù complessa.

La stratificazione sociale può essere definita come la disugua-glianza strutturata tra raggruppamenti differenziati di persone, neiquali sono distribuiti, in misura diversa, il possesso e l’uso di beni e

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Parte Prima - Alla scoperta della sociologia24

servizi, il potere e la valutazione sociale. Lo spazio sociale è, quindi,il campo specifico in cui si effettua l’azione degli individui e ciòrappresenta la premessa per determinare la natura di qualunque rap-porto di interazione tra individui o gruppi. Il povero o il ricco, ilvecchio o il giovane, l’analfabeta o il letterato occupano posizioniall’interno dello spazio sociale la cui individuazione può modificarecompletamente l’atteggiamento di chi entra in relazione con loro. È,dunque, importante individuare la distanza sociale di individui o grup-pi per poter interpretare la natura dei vari rapporti. Tale distanza è infunzione del loro status.

2.1 Lo status e il ruolo sociale

All’interno di ogni differenziazione o stratificazione, il soggettooccupa un proprio posto, più o meno apprezzato dalla società, indi-cato con i termini di posizione sociale o status, che dipende dal giu-dizio e dalla valutazione della società, per cui parleremo di povero,ricco, emarginato, ribelle etc.

Il fatto che la posizione sociale di una persona dipenda da alcunevariabili sociali e da specifici criteri di valutazione non significa cheessa muti col mutare delle tendenze della pubblica opinione. Lo sta-tus presenta, quindi, delle caratteristiche che lo sottraggono al con-dizionamento a breve termine e che dipendono, piuttosto, dalla ge-rarchia dei valori sociali in un determinato momento storico.

Linton distingue tra status attribuiti e status acquisiti. Gli statusattribuiti (ascribed), come l’età, il sesso e la nazionalità, sono quellilegati a criteri di valutazione (in questo caso la nascita) presenti nellasocietà e indipendenti dall’azione dell’individuo. Gli status acquisiti(achieved) vengono, invece, imputati all’individuo in relazione allavalutazione sociale degli sforzi da lui compiuti per entrarne in pos-sesso (la laurea per esempio). A determinare lo status contribuisco-no molti fattori come la nascita, la ricchezza, l’utilità funzionale, ilgrado e il tipo di istruzione, la religione, i caratteri biologici.

Accanto allo status come posizione all’interno della società,bisogna considerare anche lo status di gruppo, cioè quello che

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