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ATTUALITÀ Ronde: per ora è solo un flop a pagina 10 Redazione:Via E. Di Marino, 14 - 84013 Cava de’Tirreni (SA) - [email protected] - Iscrizione al Tribunale di Salerno n. 4 del 20-2-2007 - Pubblicazione fuori commercio a distribuzione gratuita Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale – 70% – CNS/ CBPA - SUD/ SALERNO/106/2007 PRIMOPIANO Televisione: inizia l’era del digitale terrestre a pagina 4 CONSUMI Come si spende in tempo di crisi economica a pagina 8 alle pagine 2 e 3 Virus A H1N1: prevenzione e cure Non lasciamoci… influenzare! EDITORIALE ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009 Direttore Pasquale Petrillo S e un redattore di annali della po- litica italiana tra qualche anno si trovasse a commentare il voto delle Camere sul cosiddetto federali- smo fiscale, lo segnalerebbe senza esi- tazione ai suoi contemporanei come il successo politico della Lega. E questo, al netto del contenuto rea- le della legge di delega, che da parte si- nistra si tenderà a ridimensionare (“una scatola vuota”, il giudizio che circolava a Montecitorio), è il vero si- gnificato politico del voto sul provve- dimento di delega al governo di un’im- portante quantità di poteri centrali. Dunque chapeau alla Lega, che con tenacia e caparbietà titaniche, ha pri- ma imposto la parola ipnotica, “fede- ralismo”, appunto, al paese, poi ha strappato alla coalizione vincente la sua condivisione programmatica ed infine ha imposto al Parlamento, op- posizioni comprese (tranne l’Udc e uno sparuto gruppo di renitenti, tra cui il sottoscritto) la consegna di una delega in bianco al governo, circonfu- sa dalla lieve nebbiolina dell’ipnoti- smo federalista. Che, sia detto con ri- spetto, tutto è fuori che quello che ci vogliono far digerire. L’idea federalista, in Italia legata a Cattaneo, a Rosmini, a Sturzo nella versione dell’autonomi- smo regionalista, più recentemente ad Altiero Spinelli nella sua proiezione europeista, è la grande idea di un pro- cesso che fa del molteplice un’unità. PINO PISICCHIO* FEDERALISMO FISCALE, PERCHÉ NO *Deputato dell’IdV segue a pagina 8 Tortorella

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ATTUALITÀRonde:per ora è solo un flop

a pagina 10

Redazione: Via E. Di Marino, 14 - 84013 Cava de’Tirreni (SA) - [email protected] - Iscrizione al Tribunale di Salerno n. 4 del 20-2-2007 - Pubblicazione fuori commercio a distribuzione gratuita

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PRIMOPIANOTelevisione: inizia l’eradel digitale terrestre

a pagina 4

CONSUMICome si spende in tempo di crisi economica

a pagina 8

alle pagine 2 e 3

Virus A H1N1: prevenzione e cure

Non lasciamoci… influenzare!EDITORIALE

ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009 Direttore Pasquale Petrillo

Se un redattore di annali della po-litica italiana tra qualche anno sitrovasse a commentare il voto

delle Camere sul cosiddetto federali-smo fiscale, lo segnalerebbe senza esi-tazione ai suoi contemporanei come ilsuccesso politico della Lega.

E questo, al netto del contenuto rea-le della legge di delega, che da parte si-nistra si tenderà a ridimensionare(“una scatola vuota”, il giudizio checircolava a Montecitorio), è il vero si-gnificato politico del voto sul provve-dimento di delega al governo di un’im-portante quantità di poteri centrali.

Dunque chapeau alla Lega, che contenacia e caparbietà titaniche, ha pri-ma imposto la parola ipnotica, “fede-ralismo”, appunto, al paese, poi hastrappato alla coalizione vincente lasua condivisione programmatica edinfine ha imposto al Parlamento, op-posizioni comprese (tranne l’Udc euno sparuto gruppo di renitenti, tracui il sottoscritto) la consegna di unadelega in bianco al governo, circonfu-sa dalla lieve nebbiolina dell’ipnoti-smo federalista. Che, sia detto con ri-spetto, tutto è fuori che quello che civogliono far digerire. L’idea federalista,in Italia legata a Cattaneo, a Rosmini,a Sturzo nella versione dell’autonomi-smo regionalista, più recentemente adAltiero Spinelli nella sua proiezioneeuropeista, è la grande idea di un pro-cesso che fa del molteplice un’unità.

PINO PISICCHIO*

FEDERALISMOFISCALE,

PERCHÉ NO

*Deputato dell’IdV

segue a pagina 8

Tortorella

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COPERTINA2ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

INFLUENZA A Parte la prima fase della campagna di vaccinazione per 24 milioni di italiani

di Rita Cardone

La febbre suina: una peste o sem-plicemente un’influenza? Agli addettiai lavori la risposta. Noi ci limitere-mo a spiegare le sue origini e le mo-dalità di diffusione. La nuova in-fluenza A H1N1 è un’infezione viraleacuta dell’apparato respiratorio consintomi simili a quelli dell’influenzaclassica o stagionale: febbre ad esor-dio rapido, tosse, mal di gola, males-sere generale. E’ un virus di otto geniche provengono da tre specie viralidiverse (suina, aviaria e umana), lacui combinazione ha dato luogo aquesto quarto virus. Viene considera-ta un’influenza pandemica, dal grecopan-demos ossia tutto il popolo,quando cioè compare un nuovo virusche si diffonde rapidamente in piùaree del mondo perchè generato dasottotipi virali nuovi o che non circo-lano nella popolazione da moltotempo. In questi mesi sono state det-te tante cose, dall’allarmismo esage-rato ad una rassicurazione pacata: l’e-pidemia si protrarrà oltre un mese,pertanto è opportuno abituarsi alleopportune ed adeguate precauzioni.Il problema principale di H1N1 èrappresentato proprio dalla caratteri-stica di diffondersi velocemente, nontanto dalla sua gravità. Infatti, i casidi decessi avvenuti in questi mesi so-no riconducibili a persone affette giàda altre patologie, che hanno aumen-tato il rischio dovuto alle complican-ze della malattia. Certo le stime suipossibili contagi e decessi provocanouna paura incontrollabile, ma sia ilpresidente della Società italiana dimedicina generale Claudio Cricelliche il virologo Fabrizio Pregliascoraccomandano di non creare allarmi-

smo tra la popolazione, in quantol’influenza A è di moderata gravità eil vaccino individuato, come risultadagli studi clinici, potrebbe essereinefficace. Ad ogni modo, secondoWalter Ricciardi, direttore dell’Istitu-to d’Igiene della Cattolica a Roma, iprimi ad essere vaccinati saranno ibambini e i soggetti con malattie cro-niche, per evitare complicanze all’ap-parato respiratorio. Suggerisce l’e-sperto di curare l’alimentazione affin-ché sia accurata ed attenta, poiché seil virus trova un organismo più vul-nerabile, il contagio potrà avvenirepiù facilmente. Allora occorre prepa-rare il fisico alla pandemia: cercare dimantenere buone condizioni di salu-te generale, dormire molto, essere fi-sicamente attivi, controllare lo stress,mangiare cibi nutrienti e bere moltiliquidi. Adottare per sé e per gli altri,norme di buona educazione come:evitare starnuti e tosse senza l’uso difazzoletti. Ricordarsi, insomma, cheil virus si trasmette da persona a per-

sona. La preoccupazione ricorrenteda parte dei Ministri dell’Istruzione edella Salute era riferita alla possibilechiusura delle scuole in caso di se-gnalazioni delle Asl, in quanto il vi-rus A sembra prediligere i bambini ei giovani. Pertanto, con una circolarehanno fatto chiarezza sui pericoli de-rivanti dalla diffusione dell’influenzaA nelle scuole: prevedendone la pos-sibile chiusura solo per casi gravi. Al-lora niente panico, è lo stesso Um-berto Veronesi, oncologo di famamondiale, ad invitare alla prudenzaper evitare di ingolfare le strutture sa-nitarie con “l’obiettivo di debellarepiù la paura che il virus”. Da qualchegiorno il Ministero della Salute, conl’aiuto di un testimonial d’eccezione,il simpatico pupazzo animato “TopoGigio”, ha avviato la campagna diprevenzione dell’influenza A che sibaserà su spot in tv e appositi spazisui giornali.

I medici di famiglia assicurano lamassima tranquillità nell’affrontarequesta influenza, perché il rischio èquello di scatenare una suggestionecollettiva ed il conseguente paniconella popolazione. Giorgio Cosmaci-ni, medico e storico della medicina,pur riconoscendo come le “malattieglobali”: il colera, la peste, l’Aids, l’a-viaria, solo per citarne alcune, susci-tano forte risonanza nell’immagina-rio collettivo, tanto da generare pauree ansie incontrollabili, ritiene che c’èuna differenza rispetto al passato:“Oggi le infezioni possono esserecombattute e debellate grazie ai pro-gressi della scienza medica”.

In questo mese, intanto, partonole vaccinazioni che interesseranno il40% degli italiani, circa 24 milioni dipersone. Il piano prevede due fasi:una entro Natale e una seconda entroil nuovo anno.

Insomma, prendiamo tutte le pre-cauzioni, ma niente allarmismi esa-gerati.

Peste moderna o banale influenza?I soggetti a rischio

La nuova influenza A H1N1 è un’infezione virale acuta dell’apparatorespiratorio con sintomi simili a quelli dell’influenza classica o stagiona-le: tosse, mal di gola, febbre e malessere generale.

Questa nuova influenza è diversa da quelle stagionali e si parla di pan-demia. Una pandemia si ha quando compare un nuovo virus, che si dif-fonde rapidamente perché le persone non hanno ancore le difese immu-nitarie e quindi si trasmette da uomo ad uomo in modo efficace. Nell’ar-co del Novecento si sono verificate tre pandemie influenzali: la Spagnolanegli 1918-19 (con 50 milioni di morti nel mondo), l’Asiatica nel 1957-58 (2 milioni di morti) e la Hong Kong nel 1968-69 (700 mila morti).

Uno studio dei Centri per il controllo delle malattie, il Cdc di Atlanta,conferma che l’anello debole sono i bambini di età compresa tra i 5 e i14 anni. Il rischio di contrarre il virus A H1N1 è di 14 volte maggiore ri-spetto agli anziani sopra i 60, che costituiscono, invece, il bersaglio pre-diletto dall’influenza stagionale. Il picco dei ricoveri è stato individuatosotto i 4 anni, seguiti dalla fascia 5-14 anni.

Priorità dei governi è quindi quella di vaccinare i bambini e i giovani.È fondamentale anche adottare delle precauzioni oltre il vaccino: evitaredi starnutire e tossire sul viso del bambino e, in ogni caso, anche alla pre-senza di persone adulte, e comunque ogni volta che si è vicini.

Attenzione anche a giochi e ciucciotti, fonte di contagio se cadono otoccano oggetti infetti. Nel caso dei neonati, essi ricevono anticorpi dallatte materno, il miglior farmaco che possono ricevere, e pertanto si am-malano meno.

Sono, inoltre, considerate a rischio anche le donne in gravidanza ed ibambini sotto di due anni, le persone affette da cardiopatie e da patolo-gie croniche polmonari e da quelle debilitanti, i pazienti neoplastici e gliimmunodepressi per qualsiasi causa, gli anziani e gli obesi. (G.T.)

Cibo, mense e supermercatiIl cibo non rappresenta un veicolo di trasmissione del virus, eppure i

rischi di contagio sono moltissimi. Scopriamo com’è possibile.

L’influenza A H1N1 è di derivazione suina e pertanto l’Oms (Organiz-

zazione Mondiale della Sanità) temeva che si verificasse un crollo delle

vendite di carne suina e suoi derivati, ma fortunatamente l’opinione pub-

blica non si è fatta influenzare dimostrando una maggiore conoscenza

delle vie di trasmissione dei virus influenzali.

È certo che il nuovo virus ha come obiettivo l’uomo ed è caso mai pro-

prio l’uomo che può ritrasmetterlo al maiale. Non viceversa. Di qui l’ac-

cortezza negli allevamenti, ma anche nei punti vendita della materia pri-

ma: mercati e supermercati. Il contagio riguarda sempre la pulizia am-

bientale e igiene personale. Nei supermercati è più facile rispettare le nor-

me igieniche: molti prodotti freschi sono coperti da pellicola e per ma-

neggiare gli altri vi sono a disposizione gli appositi guanti. A casa è bene

lavare i prodotti sotto l’acqua corrente, in particolare prestare attenzione

per frutta e verdura.

Per quanto invece riguarda i tempi e le modalità di cottura non è ne-

cessario cambiare abitudini. Ad ogni modo, il virus è distrutto dal calore

(75/100°C). S

i può dunque andare a mangiare al ristorante e pizzeria senza timori.

Attenzione piuttosto a ciò che cibo non è.

Il contagio può avvenire, ad esempio, anche toccando indumenti espo-

sti in vendita. Non potendo lavare le mani correttamente, evitare di toc-

care bocca e occhi dopo aver maneggiato merce esposta. (G.T.)Tortorella

Tortorella

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COPERTINA 3ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

di Tiziana De Sio

250 posti per ricovero ordinario e 50 per day hospital, 8 unitàoperative di malattie infettive, una di oncologia, una di chirurgiagenerale e una di psichiatria. Questi i numeri dell’Azienda Ospe-daliera “Cotugno” di Napoli che offre ai pazienti affetti da pato-logie infettive un percorso diagnostico-terapeutico completo ingrado di garantire una risposta globale ed esaustiva.

Proprio nella azienda ospedaliera partenopea si è verificato ilprimo decesso in Italia di un paziente affetto da influenza AH1N1, nota come influenza “suina”.

“Il paziente -ha spiegato il dottor Cosimo Maiorino, cavesedoc, direttore sanitario del prestigioso “Cotugno” da circa 4 an-

ni- trasportato da noi da altra struttura ospedaliera, era affetto dauna serie di patologie gravi quali cardiopatia dilatativa e diabetemellito. In concomitanza con l’episodio influenzale è sopravvenuta,poi, una sepsi (infezione batterica generalizzata, ndr) che ha deter-minato un’insufficienza renale secondaria. Ciò vuol dire che il pro-blema dell’influenza A H1N1 è stato del tutto marginale sia rispettoalle patologie preesistenti che alle complicanze subentrate ed asso-lutamente non determinate dal virus dell’influenza stessa”.

È innegabile, però, che questa influenza “suina” abbia destatoun allarmismo generale.

“Si tratta di un allarmismo esagerato. Se si guardano i dati epi-demiologici, infatti, in America, Australia e in Nuova Zelanda, do-ve questa influenza si è già diffusa, la stessa ha evidenziato un in-dice di letalità bassissimo, addirittura inferiore a quello dell’in-fluenza stagionale. L’influenza A H1N1, inoltre, ha dimostrato diavere un livello di contagiosità che dopo i primi passaggi tende ascemare. Questo significa che la stessa non si caratterizza neancheper un’eccessiva aggressività. In realtà, è un virus che non presen-ta particolari criticità. È una banalissima influenza, nulla di più,nulla di meno”.

Il controllo dell’andamento dell’influenza è affidato ai “medi-ci sentinella” impegnati nella sorveglianza epidemiologica.

“Sono i medici di medicina generale e i pediatri di libera sceltache effettuano questa rilevazione, costituendo la rete standard del-l’influenza. Tutti le azioni che si pongono in essere per l’influenzastagionale, verranno attivate anche per questa nuova influenza”.

Sembra, però, che questa sia distinguibile dall’influenza sta-gionale solo tramite test di laboratorio.

“Non è importante fare la diagnosi differenziale tra una nuova in-fluenza A e un’influenza A stagionale. Sono entrambi influenze A,con una sintomatologia pressoché sovrapponibile. Anzi, il livello dicriticità della nuova influenza è minore rispetto a quello dell’in-fluenza stagionale. Pertanto, i test non servono per fare la diagnosi,ma hanno solo ed esclusivamente valenza epidemiologica. Il pa-ziente non deve fare il test, non è previsto dalle raccomandazioniministeriali. Il test di laboratorio, infatti, nulla toglie e nulla ag-giunge rispetto alla terapia che è sempre con paracetamolo. Gli stes-si antivirali non sono prescritti se non in determinate condizioni eper pazienti che presentino patologie importanti”.

Niente antivirali, quindi?“Assolutamente no. Non si somministrano né per l’influenza né

per le malattie esantematiche, e non lo faremo neanche per l’in-fluenza A H1N1 che è solo una normale influenza”.

Esistono delle fasce di età ritenute maggiormente a rischio?“Questo virus ha avuto un suo passato nella lontana «spagnola».

Ciò significa che le popolazioni che hanno superato i 50 o 60 annipossono aver avuto un contatto con un virus simile e aver mantenutonel loro organismo una risposta immunitaria allo stesso. Se così è, sitratterà di soggetti più pronti a dare una risposta e, quindi, a non con-trarre l’influenza. È chiaro che per i soggetti con meno di 50 anni, chenon sono mai venuti a contatto col virus, c’è una maggiore probabili-

tà di infezione in quanto non hanno difese anticorpali e non hannomai stimolato una risposta immunitaria al virus. Se la persona

che la contrae, poi, presenta condizioni di salute già moltocomplicate, l’influenza, cosi come un semplice raffreddo-re, può determinarne un peggioramento”.

Per il vaccino, disponibile dal 15 ottobre al 15 di-cembre, il Ministero della Salute ha individuato le ca-tegorie a cui, in ordine di priorità, sarà somministra-

to.“Il Ministero ha la regia dell’intera popolazione

che deve essere sottoposta a vaccinazione. Il vaccino,infatti, non si trova in farmacia. La campagna vac-

cinale ministeriale, in particolare, è orientata ver-so le fasce di popolazione a rischio. I primi ad

essere vaccinati saranno il personale sanitarioe di pubblica sicurezza, per garantire, even-

tualmente si diffondesse un’epidemia, lasussistenza dei servizi pubblici essenziali.E stato previsto, inoltre, di vaccinare ledonne gravide dal terzo mese e i bambini,

suddividendo questi ultimi in due fascedi età ossia da 6 mesi a 18 anni e da

18 a 25 anni. L’obiettivo di que-sta ripartizione è di fare ilvuoto intorno alla possibilità

di trasmissione epidemiologica,poiché di fatto sono i bambini che frequentando la comunità scola-stica possono più eventualmente contrarre il virus, portarlo a casa etrasmetterlo ai genitori. Se si interrompe la catena epidemiologica,non si ha l’effetto di amplificazione e, quindi, il virus si spegne”.

Quali le norme di prevenzione da adottare?“Le buone prassi igieniche sono fondamentali per il buon vivere e

per evitare qualsiasi promiscuità che può determinare un’infezione.Lavarsi le mani fa bene, ma questa è una buona regola che vale in ge-nerale e non solo in riferimento all’influenza. Lo stesso dicasi per l’i-solamento. Se una persona ha la febbre, è giusto che stia a casa”.

Alla base di tutto c’è la corretta informazione. A riguardo l’A-zienda Ospedaliera “Cotugno” ha realizzato una campagna in-formativa in collaborazione con Eufarma.

“Ritengo che una buona informativa sia indispensabile per con-sentire ai cittadini di discernere in maniera corretta e con tranquilli-tà le notizie sull’argomento che vengono diffuse dai mass media”.

Come si è articolata la campagna.“Abbiamo distribuito la nostra informativa attraverso il sito in-

ternet aziendale e a mezzo volantini. L’obbiettivo era quello di dareun’informativa che fotografasse esattamente la realtà socio-sanitariadell’influenza. Con il passare del tempo e con i dati epidemiologiciche sembrano confortare il trend non negativo di questa influenza,siamo sempre più in condizioni di dire ai cittadini di stare tranquil-li e di rassicurarli che la Regione Campania sta lavorando per fron-teggiare in maniera articolata e capillare la situazione”.

Quali i luoghi a rischio contagio

Il virus teme la pulizia, il forte calore e l’impossibi-lità di raggiungere la vittima per la distanza. A rischio,quindi, tutti i luoghi dove ci si viene a trovare gomitoa gomito.

Pub, pizzerie, ristoranti, chiese, moschee, cinema,metrò, autobus treni, insomma, dove si concentra unnumero elevato di individui. Quindi anche nelle auleuniversitarie, nelle scuole, durante gli avvenimentisportivi e nelle manifestazioni e nei cortei. L’elenco po-trebbero continuare all’infinito, perfino nelle case do-ve coabitano più individui, per esempio camere subaf-fittate a molti immigrati, o le case di riposo per gli an-ziani, i dormitori per poveri. Insomma, il contagio nonfa distinzioni di sesso, razza, religione, ma di aria cir-colante, igiene, distanza tra le persone.

I luoghi di lavoro, le palestre o le piscine rappre-sentano luoghi favorevoli contagio; per quanto riguar-da le palestre il contagio dipende sempre dall’affolla-mento, un’attività fisica in ambienti riscaldati crea su-dorazione: caratteristiche favorevoli alla sopravviven-za del virus sono proprio caldo e umidità. Nel casodelle piscine, invece, non ci sono casi documentati dicontagio per esposizione all’acqua; se i livelli di disin-fettante sono quelli raccomandati della legge, non do-vrebbe esserci alcun rischio.

Infine, per quanto riguarda l’ambiente lavorativo, inufficio ad esempio, è opportuno mantenere le giuste di-stanze (almeno 15-20 cm) e lavarsi spesso le mani.

In ultimo, una bella notizia per le donne che si re-cano nei saloni di bellezza: nessun pericolo a menoche non vi siano dei clienti infettati o nel caso sianoammalati la parrucchiera o l’estetista, ma in questo ca-so essi dovrebbero essere a casa non a lavoro. Insom-ma, bando al galateo e cerchiamo di tenere le distan-ze. (G.T.)

E chi viaggia?L’Oms non raccomanda restrizioni ai viaggi in rela-

zione ai focolai di influenza A H1N1. Invita le perso-ne affette da malattie come diabete, tumore o malat-tie croniche e le donne in gravidanza, a rinviare pru-dentemente i viaggi internazionali.

Il nostro ministero del Lavoro, Salute e Politiche So-ciali consiglia ai viaggiatori diretti in aree interessate daepidemie di nuova influenza A di mettere in atto unaserie di misure preventive: evitare luoghi affollati e ma-nifestazioni di massa, lavare spesso le mani con saponeo utilizzare salviette detergenti a base di alcol, evitare diportare le mani non pulite a contatto con occhi, naso ebocca, ed inoltre prima di affrontare un viaggio è beneconsultare il sito Viaggiare sicuri del Ministero degli Este-ri. Solo Shangai e ad Hong Kong fin dai primi segnalidi allerta sono scattate misure eccezionali di allerta. Gliufficiali sanitari salgono a bordo degli aerei atterrati econtrollano la temperatura dei passeggeri, chi ha sinto-mi febbrili viene accompagnato in ospedale; in GranBretagna, invece, le compagnie aeree hanno disposto dicontrollare al check-in con il termo scanner chi starnu-tiva o tossiva. Il Messico invece ha reagito con delle ot-time norme di prevenzione, chiudendo bar e locali edeffettuando controlli nei metrò e nelle stazioni. In Ita-lia non si sono registrati particolari rischi, negli aero-porti il Ministero della Salute ha provveduto alla diffu-sione di opuscoli e poster.

Finora nel nostro Paese i casi sono stati soprattuttodi importazione, generalmente studenti andati inGran Bretagna per studio. In questo caso, gli accom-pagnatori devono ben informarsi sulla nuova modali-tà di assistenza prevista dal Servizio Sanitario nazio-nale del Regno Unito, attraverso il National pandemicflu service. La diagnosi verrà fornita per telefono o an-che via internet così come l’autorizzazione al prelievodei medicinali antivirali. (G.T.)

L’ESPERTO Intervista al dottor Cosimo Maiorino, cavese e direttore sanitario del “Cotugno” di Napoli

“No ad un allarmismo esagerato”

Mensile cittadino di approfondimento e riflessioni Direttore Responsabile Pasquale PetrilloProprietà Editoriale C&T Comunicazione & Territorio Via Ernesto Di Marino, 14 - 84013 Cava de’Tirreni (Sa) - Stampa Tipografia Tirrena - Via Caliri, 36 - 84013 Cava de’ Tirreni (SA)

Foto Angelo Tortorella - Impaginazione Ecopress di Bruno Rispoli

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PRIMOPIANO4ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

TV DIGITALE Da questo mese anche nella nostra provincia comincia la nuova era della tv

di Antonella Spadafora

In questo mese, dal 14 ottobre, ini-zia la rivoluzione della tv digitale an-che nella nostra regione con il passag-gio del segnale televisivo, in un primomomento limitato a Rai 2 e Retequat-tro, da una tecnologia analogica aduna digitale. È un processo che coin-volgerà il nostro paese per oltre quat-tro anni, ma di cui, spesso, si hannoinformazioni frammentarie, che è poil’utente, vero protagonista attivo (opassivo?) di questa trasformazione, adover raccogliere e interpretare. Par-tiamo dall’inizio. L’Unione europeaha stabilito che entro il 2012 tutti ipaesi membri dovranno aver converti-to la trasmissione del segnale televisi-vo dall’attuale sistema analogico aduno di tipo digitale. L’Italia ha recepi-to gli inviti della Commissione e hapianificato una completa digitalizza-zione del segnale televisivo nazionaleentro il dicembre del 2012. È ciò cheviene comunemente definito il “pas-saggio al digitale terrestre” o alla DTT(Digital Terrestrial Television). Il passag-gio è sottoposto ad un iter assai arti-colato, visto che, limitarsi alla sempli-ce conversione dell’interruttore dal-l’oggi al domani in tutta Italia, com-porterebbe conseguenze difficilmentegestibili. Vi sarà una prima fase in cuisi renderà disponibile il segnale digi-tale, su cui si potranno vedere tutti icanali, mentre sul segnale analogicoverranno spenti solo un canale Rai(RaiDue) e un canale Mediaset (Rete-quattro). In un secondo tempo, poi, siprocederà allo spegnimento definiti-vo del segnale analogico. Pertanto, visarà un periodo intermedio in cui en-trambi i segnali, analogico e digitale,saranno operativi. Inoltre, la conver-sione non avverrà improvvisamentein tutta Italia, ma sarà un processograduale distinto per regioni. Lo scor-so 31 ottobre 2008 la Sardegna è dive-nuta la prima regione italiana intera-mente digitale. A seguire toccherà alPiemonte occidentale, Trentino AltoAdige, Lazio e Valle d’Aosta e Campa-nia. Per la precisione, nella nostra re-gione il passaggio integrale al digitaleè previsto entro il 16 dicembre prossi-mo.

Per capire cosa comporterà in ter-mini pratici questo passaggio per gliutenti televisivi, è importante fare ladistinzione tra tre tipi di sistemi dacui si può fruire la tv digitale - satelli-te, digitale terrestre e iptv (la televi-sione via internet) - e due modalità -gratuita e a pagamento. Per usufruiredella televisione digitale satellitare, ilcui segnale viene inviato da un satel-lite (da cui il nome), c’è bisogno diinstallare un’antenna parabolica e dicomprare un apposito decoder; per latelevisione via Internet, la cosiddettaIptv (internet protocol Television), tra-smessa attraverso la rete informatica,è necessario rivolgersi ad un operato-re, che offre anche servizi televisivi(in questo momento sono tre gli ope-ratori che li offrono) e richiedere in-sieme all’abbonamento ADSL anchele opzioni Televisive; per usufruire,invece, della tv digitale terrestre, nonbisogna modificare né l’impianto nél’antenna, ma comprare un decoder einstallarlo semplicemente sulla pro-pria tv, ricordando che ogni decoderserve un solo apparecchio tv e nontutti quelli presenti in casa, e che neesistono di due tipi: il modello base,

detto “zapper”, che abilita solo allaricezione di tutti i canali gratuiti e “inchiaro”, e il modello “Mhp“ interatti-vo, che legge le carte magnetiche perpoter accedere anche ai programmi apagamento Mediaset Premium, Dah-lia tv e l’ex La7 Cartapiù. I nuovi tele-visori, invece, hanno già il decoderintegrato obbligatorio, visto che dal 3aprile in Italia è vietato vendere tele-visori che ne siano sprovvisti. A fron-te di una spesa minima di circa 30 eu-ro, l’utente che usufruisce del digitaleterrestre avrà a disposizione una seriedi vantaggi, rispetto alla televisioneanalogica. Innanzi tutto il principalevantaggio della tecnologia di trasmis-sione digitale del segnale è la qualitàdell‘immagine, decisamente più niti-da e senza distorsioni. Il secondovantaggio è l’indifferenza ai disturbiin ricezione, nonché l’aumento delnumero di canali disponibili. Sicura-mente però, l’evoluzione più grandelegata alla tv digitale terrestre, è l’inte-rattività, e cioè la possibilità di dialo-gare attraverso il decoder, munito dimodem, con l’emittente, a differenzadelle trasmissioni analogiche i cuiimpianti funzionano da semplici ri-cevitori. Si potrà, dunque, parteciparea programmi televisivi a quiz, rispon-dere a domande e sondaggi, interro-gare il portale su alcuni servizi comequelli del proprio comune, eseguireoperazioni bancarie, eccetera. Accan-to agli evidenti e importanti vantaggi,si devono, però, sottolineare anchegli eventuali svantaggi e disservizidell’innovazione digitale. Non sem-pre e non ovunque, infatti, la sinto-

nizzazione dei canali è possibile equesto per una serie di fattori: segna-le debole o assente, aggiornamenti incorso, antenna inadeguata. Ed è cosìche, in alcune zone in cui il passaggioè già avvenuto o sta avvenendo, percontinuare a vedere la tv, gli utenti sisono dotati di un decoder, sì, ma peril digitale satellitare, con meno rischi,che a fine 2008, secondo e-Media, era

presente in 6,8 milioni di famiglie,mentre il digitale terrestre ha raggiun-to 4,9 milioni di famiglie. Proprio perovviare a questo problema (che peròs’ipotizza sia solo nella prima fase diassestamento), i grandi broadcaster,ossia Rai, Mediaset e Telecom Italia(La7), hanno deciso di varare unapiattaforma satellitare, “Tivù”, perrendere il segnale disponibile ovun-

que, nel senso che se non arriva daterra può arrivare almeno dal cielo,ma anche questo soggetto a “difetti”:non riesce a captare Sky (comunquenon visibile neanche con il decoderdigitale terrestre) e i decoder compa-tibili attualmente sono solo pochi edecisamente più costosi.

Benvenuto, allora, digitale terre-stre?

Digitale: pronti, partenza, via!

di Giovanna Trezza

Oramai siamo pronti! Il tanto atteso digitale terre-stre è arrivato anche nelle nostre case, e s’inizia a fa-miliarizzare con questo nuovo apparecchio. “La tvdigitale è un’altra modalità tecnologica, ma non so-lo, di comunicare attraverso suoni e immagini,quello che fin ora ha fatto la tv analogica, ma lo fa-rà attraverso un nuovo supporto tecnologico, mo-dificando così l’idea storica della tv delle origini”. Aparlare è il professor Sergio Brancato, docente So-ciologia dei Processi Culturali e Comunicativi pres-so la facoltà di Scienze della Comunicazione del-l’Università degli studi di Salerno, giornalista e au-tore di programmi e consulente scientifico per RAIe Mediaset, al quale abbiamo chiesto un parere tec-nico, e non solo, sul digitale terrestre e su come sisia evoluto il modo di comunicare mediante l’ap-parecchio televisivo. Com’è avvenuto il passaggio tra analogico e digi-tale?“La televisione analogica prende avvio agli inizi del‘900 e si basa su un centro di produzione che tra-smette attraverso antenne. Un programma vienerealizzato in un teatro, ripreso dalle telecamere,mandato attraverso una cabina di regia a delle an-tenne trasmittenti e chiunque abbia un apparec-chio ricevente su un territorio coperto da antenneha possibilità di ricevere quel segnale per poi rico-struirlo all’interno del televisore domestico e di ve-dere il programma. Questa è la vecchia idea di tele-visione che oggi muta cioè costantemente. Umber-to Eco parla di paleo televisione fino agli anni ‘70,dall’inizio degli anni ‘80 parla di neo televisione epoi altri intellettuali tra cui Alberto Abruzzese ad-dirittura sostiene l’idea di post televisione. La tv di-gitale rientra sicuramente in quest’ultimo settore;

ciò significa che la trasformazione tecnologica è co-si accentuata che dobbiamo rivedere culturalmentela nostra idea di televisione”.Parliamo un po’ di quelli che potrebbero essere iproblemi legati al digitale.“In alcuni paesi, come la Spagna o la Francia, il di-gitale è partito prima ma non è riuscito ad affer-marsi, le piattaforme digitali hanno avuto seri pro-blemi. Aspetti che si supereranno dal punto di vistatecnologico, ma ci saranno difficoltà dal punto divista culturale, prendendo in considerazione adesempio le persone anziane. Il digitale terrestre è l’i-nevitabile derivato di un grande salto mediaticoquale il personal computer, al quale tutti i mediadevono far riferimento e che ha cambiato lo statodell’arte della comunicazione”.Decoder interattivo e zapper…“Il pubblico decide il futuro della televisione, deidispositivi che vengono usati come tutti i mediaadoperati sino ad ora. Se il pubblico non reagiscedinanzi alle proposte tecnologiche allora esse nonavranno successo: è il caso del fax, che è stato digran lunga superato dalle e-mail per la comoditàche garantiscono”.E il video registratore?“Sta già subendo modifiche. È entrato nelle case de-gli italiani a partire dagli anni ‘90 con dei precisiobiettivi: registrare le partite del campionato mon-diale di calcio. Rappresenta una grande forma di li-bertà, anche da Rai e Mediaset, non si deve far piùaffidamento alle loro offerte televisive ma ci si puòtranquillamente recare in videoteca e noleggiare unfilm. Oggi, il video registratore è superato, non c’ènemmeno più bisogno di acquistare un dischettoma si registra in memoria, a dimostrazione del fat-to che tutto oramai sembra emulare le funzioni delpersonal computer”.

L’ESPERTO

“Decide il pubblico”Intervista al professor Sergio Brancato

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PRIMOPIANO 5ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

di Lara Adinolfi

All’indomani dei tragici avvenimenti legatiall’alluvione di Messina, il Piano Casa varatodal governo lo scorso aprile, è nuovamente tor-nato agli onori della cronaca nazionale. Ma co-s’è il Piano Casa? Il decreto legge, approvato dalConsiglio dei Ministri il primo aprile 2009 emodificato in seguito al terremoto dell’Abruzzo,prevede alcune novità significative in ambitoedilizio. In primo luogo, le ville e le abitazioniunifamiliari potranno ampliare la cubatura del20%, o fino al 35% in caso di demolizioni e ri-costruzioni nel rispetto delle biotecnologie edella sostenibilità ambientale. La norma esclu-de, però, i fabbricati ubicati nei centri storici onelle aree protette. Dopo l’Intesa sottoscritta fraStato e Regioni, queste ultime hanno avuto, poi,tre mesi di tempo per emanare le norme checonsentono l’attuazione del Piano Casa nellevarie e diverse realtà regionali. L’attuazione havisto sul territorio nazionale una scansione tem-porale diversa da regione a regione. L’Abruzzo,la Basilicata, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Lom-bardia, il Piemonte, la Puglia, la Toscana, l’Um-bria, la Val d’Aosta e il Veneto e la Provincia au-tonoma di Bolzano hanno legiferato in merito.Secondo i dati forniti dall’ufficio studi Confap-pi-Federamministratori, sono previste varie mi-sure sul risparmio energetico e generalmenteaumenti massimi di volumetria del 20% in su-perficie recependo la normativa nazionale. Il va-lore relativo alle demolizioni e alle ricostruzio-ni è oscillato tra il 25% di cubatura in più delPiemonte e dell’Umbria e il 40% del Veneto.

Possibili agevolazioni sono previste da alcuneregioni. In Abruzzo sono permesse riduzioni peril contributo per prima casa con decisione co-munale e in Lombardia deroghe di quattro me-tri sull’altezza massima dell’edificio.

La Campania risulta tra le ultime regioni adadottare il Piano Casa. In mancanza di accordo,il testo definitivo, licenziato dalla CommissioneUrbanistica regionale, è stato più volte oggettodi discussione, in attesa, in questi giorni, del-l’approvazione conclusiva dal Consiglio Regio-nale della Campania. Oggetto del dissidio è l’ar-ticolo 5, che ammette interventi edilizi in areeurbane degradate, ad esempio, aree industriali

dismesse, con cambiamenti di destinazione d’u-so, senza aumenti delle volumetrie, per trasfor-marli in edilizia abitativa. In questo caso il con-cessionario deve destinare almeno il 20 per cen-to del valore creato all’housing sociale (ediliziasociale di qualità a costi contenuti).

Il disegno di legge campano potrebbe offrire ivantaggi previsti dalla legge nazionale purché siutilizzino tecniche costruttive che garantiscano ilrisparmio energetico ambientale. Lo sconto sulcontributo di costruzione (è l’onere dovuto al Co-mune) varierebbe tra il 20% base ed il 60% per laprima abitazione fino a raggiungere l’esonero nelcaso di uso di bioedilizia. Per le ricostruzioni diedifici realizzati anteriormente al 1989, non ade-guati agli standard qualitativi e non sottoposti alvincolo di conservazione, si prevede l’abbattimen-to per riedificarli con un aumento dal 30% al 35%con edilizia ecocompatibile. Sarà abolito il per-messo di costruire, che verrà sostituito da una cer-tificazione di conformità del progettista. Ci sarà ildivieto di ampliamenti sugli immobili abusivi, maprevisioni per l’estinzione dell’illecito in caso diinfrazioni meno gravi, dopo l’accertamento dicompatibilità ambientale.

Ed a Cava de’ Tirreni? L’Amministrazione Gra-vagnuolo, intanto, ha presentato nel mese di set-tembre alla città il nuovo Piano urbanistico co-munale (PUC) ed è iniziato il complesso iter perla sua adozione. Prevista la realizzazione di unasse viario collinare, una sorta di tangenziale,che dovrebbe alleggerire il traffico veicolare nel

EDILIZIA In attesa del Piano Casa regionale, il nostro Comune presenta il PUC

Nuove case, territorio, sviluppo

centro cittadino. In ogni caso non ci sarebbe nes-suna possibilità di costruire. Un’eventualità po-trebbe invece derivare dall’edilizia popolare conla creazione di 600 nuovi alloggi. Ciò emerge,infatti, dall’occasione di riequilibrare i “pianimalsani” ( i bassi e abitazioni a pian terreno il-luminati solo sul fronte strada n.d.r.) realizzan-do 943 nuovi vani che si sommerebbero ai 1.683derivati dal procedimento denominato “matricedi affollamento” (fornisce indicazioni sul sovraf-follamento degli alloggi in ragione del numerodi stanze a disposizione di chi vi abita). In que-sto modo, in definitiva, si realizzerebbero 2.626vani da destinare alle categorie disagiate. All’ap-parenza non sembra molto, ma non è così: il no-stro territorio è stato già fortemente cementifica-to e molto non si potrà fare in quanto a nuovecostruzioni. Qualcosa, però, si dovrà e potrà fareper rendere più vivibile un territorio devastatodall’abusivismo edilizio e fortemente urbanizza-to. Cosa? Riqualificazione di edifici esistenti e diaree urbane degradate, migliore tutela dell’am-biente e nuove infrastrutture, soprattutto di col-legamento viario. Questo significa anche darepiù possibilità di sviluppo alle attività commer-ciali, punto forte dell’economia cavese.

Con queste consapevolezze, non resta cheaspettare la nuova legge regionale nella speranzache consente al nostro territorio, ad esempio conle demolizioni e le ricostruzioni, qualche altrapossibilità. Speranzosi sì, quindi, ma senza ec-cessive ed ingiustificate illusioni.

Tortorella

Tortorella

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POLITICA6ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

ENTI LOCALI

SBARRAMENTO

Dieta dimagrante per i Comuni

Elezioni comunalicon soglia al 4%?

Pronta una legge per dimezzare il numero di assessori e consiglieri comunali

Iniziativa dei deputati del PDL

Novità in arrivo negli enti locali equindi anche nel nostro Comune. Loscorso 15 luglio, infatti, il GovernoBerlusconi ha approvato in via preli-minare uno schema di disegno di leg-ge, che verrà inviato alla Conferenzaunificata per il parere, che individuale funzioni fondamentali di Province,Comuni, Città metropolitane e sem-plifica taluni aspetti dell’ordinamen-to locale. Il provvedimento prevede,inoltre, alcune importanti delegheche il Governo chiede al Parlamentoin materia di trasferimento di funzio-ni amministrative, Carta delle auto-nomie locali, razionalizzazione delleProvince e delle Prefetture-Uffici ter-ritoriali del Governo. Un intero Capodello schema è dedicato ad un’impo-nente operazione di riordino e disoppressione di organismi decentrati(come le Comunità montane, i difen-sori civici, le circoscrizioni di decen-tramento comunale, i Consorzi e ba-cini imbriferi montani).

Quando questo provvedimentodiventerà legge, oltre 30 mila enti in-termedi (ad eccezione degli enti par-co ed Ato) verranno cancellati con unrisparmio di diversi miliardi di eurodi pubblico danaro. Le province so-pravvivranno, ma dovranno essere ra-zionalizzate, nel senso che il territo-rio di ciascuna provincia dovrà avereuna certa estensione e comprendere“una popolazione tale da consentirel’ottimale esercizio delle funzionipreviste dal livello di governo di areavasta”.

Nei 34 articoli dello schema deldisegno di legge governativo vengonodefinite le funzioni fondamentali deicomuni e delle province così come leloro funzioni amministrative, il tra-sferimento delle risorse agli enti loca-li, la riforma delle prefetture, la sop-pressione del difensore civico, dellecomunità montane e così via. In pra-tica, una vera e propria rivoluzionefondata sulla semplificazione e nelsegno dell’efficienza della macchinaburocratica e della lotta agli sprechidelle risorse pubbliche, soprattuttoevitando sovrapposizioni o peggiodoppioni di soggetti e funzioni.

Tra gli aspetti più interessanti è ladieta che viene imposta ai consigli edalle giunte comunali e provinciali. Iconsigli comunali potranno contareal massimo 40 membri nei comunicon popolazione superiore a 500 mi-la abitanti, fino a scendere ad un mi-nimo di sei membri nei comuni conpopolazione fino a 3 mila abitanti.Nei comuni con popolazione com-presa tra 30 e 100 mila abitanti, quin-di come a Cava de’Tirreni, i consiglie-ri comunali scenderanno dagli attualia 30 ad appena 15. Un bel dimagri-mento, insomma. Lo stesso vale per i

consigli provinciali che non potrannoavere più di 30 consiglieri. La provin-cia di Salerno, ad esempio, con unapopolazione compresa tra i 700 milaed 1 milione e 400 mila abitanti, iconsiglieri provinciali scenderannodagli attuali 36 a 24. Identico dima-grimento subiranno le giunte. Quellecomunali potranno essere composteda un minimo di due assessori finoad un massimo di dieci sempre in re-lazione agli abitanti. Nei comuni sot-to i mille abitanti, però, la giunta co-munale addirittura scomparirà e ilsindaco governerà da solo con l’aiutodei consiglieri cui potrà delegare sin-gole funzioni. La giunta comunaledella nostra città scenderà dagli attua-li dieci (anche se in realtà sono statinominati solo 9 assessori) ad un mas-simo di cinque assessori. In pratica,gli assessori saranno ridotti della me-tà. Lo stesso discorso vale per le Giun-te Provinciali. Quella di Salerno nonpotrà superare i 6 assessori rispettoagli attuali 12. Insomma, per la politi-ca locale è in arrivo una dieta dima-grante molto consistente che, però,difficilmente spiacerà ai cittadini.

C’è da chiedersi, a questo punto,quando davvero sarà varato il nuovoCodice delle autonomie che altronon è che l’altra faccia del federali-smo fiscale, essendo impensabile rea-lizzare l’autonomia finanziaria deglienti senza una definizione chiara del-le competenze dei vari livelli di go-verno. I tempi sembrano essere brevi.In effetti, sono tre legislature che si

tenta di cogliere l’obiettivo di rifor-mare l’ordinamento degli enti locali.

Questa volta, però, sembra che iltraguardo sia più vicino anche perchée la maggioranza e la stessa opposi-zione hanno orientamenti sufficien-temente condivisi. Se tutto procederà

secondo le previsioni, la nuova nor-mativa sugli enti locali potrebbe esse-re in vigore già dalle prossime comu-nali previste che nella nostra città nel2011. Avremo così forse meno candi-dati, ma di sicuro ci sarà solo la metàdegli eletti al Consiglio comunale ri-

spetto ad oggi ed una Giunta assaipiù agile con solo cinque assessori.

Forse, così avremo anche qualcheciuco in meno nella politica cittadi-na. Questo, però, la legge di riformadelle autonomie locali proprio nonce lo può garantire.

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A quasi venti anni dall’entrata in vigore, lalegge per l’elezione diretta del sindaco, che haintrodotto moltissime e rilevanti novità, mostraormai i segni del tempo. In più occasioni sonostate proposte modifiche, ma tranne qualche ca-so (come portare da quattro a cinque anni la du-rata del mandato) la legge sull’elezione direttadel sindaco e del presidente della provincia,nonché dei rispettivi consigli, ha retto finorabrillantemente.

A fine luglio scorso è stata presentata alla Ca-mera dei Deputati un’ultima proposta che inten-de apportare una modifica al sistema di elezionedei consiglieri comunali. Si tratta, in pratica, del-l’introduzione sia per le elezioni comunali eprovinciali che per quelle regionali di uno sbar-ramento del 4%, in pratica, la soglia minima dei

voti da ottenere per l’assegnazione dei seggi alleliste partecipanti.

L’obiettivo dei firmatari, una pattuglia di de-putati del PDL con primo firmatario il deputatoPeppino Calderisi, è quello di scoraggiare la par-tecipazione alle competizioni elettorali di molteformazioni minori e delle liste civiche, in mododa favorire l’accorpamento così com’è avvenutoalle ultime europee.

A differenza, però, del Codice delle autonomieche quanto prima dovrebbe venire alla luce, que-sta proposta di legge incontrerà non poche diffi-coltà per essere approvata. I due maggiori partiti,PDL e PD, la vedono con favore in quanto ne ri-ceverebbe un vantaggio chiaro ed immediato, mai partiti minori dalla Lega e Mpa all’UDC e all’IdVsono nettamente contrari. Vedremo.

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POLITICA 7ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

La vita politica nel nostro Paese è giunta ad unpunto di preoccupante rottura. Siamo ormai al“tutti contro tutti”. Succede nella nostra città, ba-sta assistere ad una seduta consiliare. Succedenella nostra Provincia, dove la lotta di potere ètutta interna al centrodestra che governa. Succe-de, e questo preoccupa maggiormente, nel restodel Paese. Lo scontro è titanico e coinvolge politi-ci, schieramenti avversi, istituzioni, sistema del-l’informazione. In una guerra mediatica infinita,si passa dal gossip della D’Addario al lodo Alfano,dal pettegolezzo pruriginoso alle querele, dagli in-sulti alle scomuniche, ma dei veri problemi delPaese si parla poco o niente. E’ triste riconoscerlo,ma dobbiamo ammettere che la cultura delloscontro tra guelfi e ghibellini fa parte del nostrodna. Non ci sono più zone franche e in questaguerra senza quartiere ci vanno di mezzo tutti,anche chi crede di star fuori e lontano dalla poli-tica. Figurarsi, poi, chi in politica c’è o, in un mo-do o nell’altro, ci ha a che fare.

“Quando la partita si fa così cattiva -scrivevaagli inizi di questo mese Federico Geremicca su

“La Stampa”- non può meravigliare che nemme-no a chi dovrebbe essere neutrale e terzo sia per-messo di essere tale; né a chi racconta o assiste al-la contesa (l’informazione e il suo pubblico); né achi è chiamato a fare da arbitro (il Quirinale) enemmeno al guardalinee (la Corte Costituziona-le). Quando si passa dalle parole ai pugni, la pre-tesa dei contendenti è che si stia o di qua o di là.E intendiamo entrambi i contendenti: perché se èvero che è stato Berlusconi a definire farabutti igiornalisti, è pur vero che è stato Di Pietro a da-re del vigliacco al Capo dello Stato”.

“Ma se la faccenda -continua Geremicca- fini-sce davvero per essere che l’Italia, d’un tratto, s’ètrasformata in un «regime», nel quale il Capo del-lo Stato è uno zimbello, il premier un dittatore,l’Alta Corte corrotta e stampa e tv asservite a que-sto o a quello, ecco, se si radica nel Paese l’idea chel’Italia sia davvero così, la frittata è fatta”.

E’ scontato, che in un simile contesto, vienefuori in modo insopprimibile la nostalgia per laPrima Repubblica, i suoi protagonisti, i suoi par-tititi. Ma se così è, conclude Geremicca “che co-

munità è quella comunità costretta a cercare ra-gioni di speranza e di ottimismo nel suo passato,piuttosto che nel futuro o nel presente?”.

E la domanda non è né banale né retorica.Un fatto è certo: il tempo è passato invano, la

conquista della normalità nella vita politico-isti-tuzionale resta un’utopia, anzi, con gli anni il li-vello della civiltà politica è andato sempre piùgiù. Inutile negarlo. E così alla nostalgia si ac-compagna la delusione.

“Niente di ciò che ci era stato promesso -hascritto su “il Riformista” qualche giorno fa Ales-sandro Campi, politologo e direttore scientificodella Fondazione Farefuturo -quando si è preso avagheggiare di una Seconda Repubblica cheavrebbe fatto impallidire il ricordo della Prima,corrotta e inefficiente, si è nel frattempo realizza-to. La governabilità… è ancora oggi una chime-ra. Il rispetto gli avversari, una nobile e vana di-chiarazione d’intenti… La riforma costituzionale,una trama infinita… La moralità e l’onestà del-l’agire politico, un sogno ingenuo coltivato ormaisolo da pochi illusi… Insomma, l’idea, davvero

sconsolante, che oggi comincia a balenarci semprepiù chiara, è che in questo quindicennio si siaconsumato un grandioso fallimento politico, checoinvolge tutti e vede tutti responsabili…. Siamosemplicemente tornati… al punto di partenza”.

In conclusione, mentre il mondo in questi an-ni è corso veloce in avanti, il nostro Paese è resta-to fermo, anzi, più precisamente è andata indie-tro.

Come ce ne usciremo, se ce ne usciremo, dalbudello in cui la politica-non politica ha ficcato ilnostro Paese? Forse dovremo aspettare il giornoquando finirà l’anomalia di una politica spacca-ta tra berlusconiani ed anti-berlusconiani. Mabasterà che Berlusconi sgombri il campo? Potreb-be essere un buon inizio, questo sì, ma sono trop-pi quelli che avvelenano il pozzo della politica ita-liana. A destra come a sinistra. Dentro e fuoridalla politica, nel potere economico e finanziario,nel mondo dell’informazione ed in settori più omeno ampi della magistratura.

Non ci resterebbe che piangere, se non avessi-mo il dovere di lottare per un Paese migliore.

L’INTERVISTA

“Mi aspetto molti cambiamenti”A colloquio con Vincenzo Lampis, segretario cittadino del Partito Democratico

RIFLESSIONI

Il fallimento della Seconda Repubblica

di Giada Guida

In previsione delle primarie per l’elezione del nuovo leaderdel Partito Democratico, facciamo il punto sulla situazionenazionale e locale del partito con il segretario cavese del PDVincenzo Lampis.

“E’ un partito riformista che deve cominciare a parlare di pro-getti, d’idee e di modernizzazione dello Stato. Quello che auspi-co è che ci siano vari cambiamenti. Nell’organizzazione, è unpartito che ha bisogno di regole certe, con tempi e modalità dielezione delle sue rappresentanze più celeri e snelli. Per quantoriguarda il discorso delle attività politiche ricominciare a parlaredi grandi temi, come quelli ambientali, con un forte no al nu-cleare, l’uso di energie alternative, politiche di tutela ambientaleper evitare catastrofi, l’edificazione in un quadro di regole con-divise. Gli impegni sulla politica economica, sulla crisi, in cui isistemi degli ammortizzatori sociali sono insufficienti e ci sonofamiglie che si trovano senza reddito e senza la possibilità di ave-re i benefici della cassa integrazione. Il rilancio della scuola, del-la formazione e della ricerca. E’ inutile far cercare di rientrare i ca-pitali dei furbi se si lasciano fuori i cervelli di chi emigra per farericerca. Quindi si deve garantire alla ricerca strutture e compensidignitosi per favorirla. Politiche in favore delle imprese che ve-dano un arretramento della burocrazia”.

Che tipo di leader cerca il partito democratico?“Non siamo alla ricerca di un uomo forte. Il leader che cer-

chiamo deve riuscire a dare struttura al partito e coniugare la de-mocrazia effettiva con la capacità concreta di fare proposte. Il lea-der deve saper dialogare, parlare il linguaggio della gente, ascol-tarne le esigenze”.

Com’è stata accolta la scuola di partito?“Purtroppo i lavori congressuali e l’approfondimento di mol-

ti temi ci ha distolto dall’organizzazione della scuola di partito,ma dopo le primarie si comincerà con validi relatori, come Um-berto Ranieri, il professor Racinaro, i sindaci De Luca e Grava-gnuolo, Guglielmo Vaccaio”.

Quali attività terrà il PD a Cava per invogliare alla parteci-pazione politica?

“Il Partito terrà attività che spazieranno in tutti i settori. Sta

per nascere un’associazione culturale di donne, riprenderà leattività l’associazione ecologista “ecodem” ecologisti demo-cratici, la scuola di formazione, il cineforum. Anche il movi-mento giovanile sarà rivitalizzato ascoltando le esigenze deigiovani”.

Come procede il lavoro dell’amministrazione? Qualisono le difficoltà?

“I progetti di questa Amministrazione sono stati moltoambiziosi, quindi il lavoro è molto impegnativo, ma i risul-tati positivi sono molti. A volte commettiamo degli errori,ma cerchiamo di rendercene conto nel minor tempo possi-bile e di porvi rimedio. In questi tre anni di amministrazio-ne abbiamo compiuto importanti trasformazioni materialied immateriali. Il PUC, lo sviluppo di una cultura dell’am-biente, i risultati della raccolta differenziata, della gestionedel ciclo dei rifiuti, la riorganizzazione degli uffici e della co-municazione con la creazione dell’ufficio relazioni con ilpubblico ed il sito internet. E’ stata fatta una piccola rivolu-zione per quanto riguarda la capacità della macchina ammi-nistrativa di rispondere alle esigenze dei cittadini. Poi, legrandissime opere materiali come le prime case che conse-gneremo a dicembre in sostituzione delle baraccopoli createdopo il terremoto, che per fine mandato saranno elimi-nate tutte, le tantissime strade ristrutturate e mante-nute. E ancora: ristruttureremo le due ville comu-nali più grandi, stiamo facendo i lavori di ripavi-mentazione delle traverse del corso dando uni-tarietà visiva al centro storico, i lavori di coper-tura del sottovia veicolare procedono veloce-mente, ad inizio gennaio cominceranno i lavo-ri per le doppie corsie dall’uscita dell’autostra-da a Via Mazzini, la consegna del nuovo com-missariato”.

Come giudica l’opposizione di centrode-stra?

“Finché si fa portavoce di una parte della cit-tadinanza e di problemi condivisi cerchiamo di dare risposte e ri-solverli. Ma quando purtroppo continuiamo a vedere in alcunipersonaggi dell’amministrazione cittadina comportamenti che

sono tesi solo a spargere fango e veleni su chiunque, cercando diinsinuare il sospetto e la sfiducia nei confronti della classe poli-tica, non sappiamo cosa farci. Fortunatamente è solo qualcheelemento, che dimostra la propria povertà personale”.

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CONSUMI8ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

di Mara Prisco

La “relazione generale sulla situazione economica del Paese2008” del Ministero dell’Economia su dati ISTAT, ha evidenziatocome l’anno scorso gli italiani siano stati investiti dalla crisi.

Nel 2008 le famiglie del Bel Paese hanno dovuto ridurre i lo-ro consumi dello 0,9%. Gli italiani hanno mangiato e bevutomeno, -2,5% , e nella loro dieta è aumentato il consumo di car-ne, che ha superato il +7%, e pane e cereali +5,7%. Questi ali-menti hanno sostituito i grassi, -11,9%, e il pesce -4,8%. Il con-sumo di acqua è aumentato, mentre è diminuito quello di be-vande alcoliche.

Gli italiani sono andati di meno al ristorante, -0,5%, hannofatto meno shopping, -1,9%, hanno viaggiato molto in meno, -6,9%, e hanno acquistato meno mezzi di trasporto, addirittura -15,1%.

A farne le spese sono stati anche i consumi culturali: giornalie libri -2,7% e articoli ricreativi o culturali -5,7%.

La crisi ha colpito, inoltre, piante, fiori e animali domestici:nel 2008 su queste voci gli italiani hanno risparmiato 53 milio-ni rispetto al 2007. La casa tra affitto, luce, gas, mobili, elettro-domestici e lavori di manutenzione ha assorbito, con i suoi268,4 miliardi di euro, quasi un terzo del portafoglio annuo del-le famiglie italiane. Se sull’affitto e le tariffe non è stato possibi-le risparmiare, sono state rinviate le spese per oggetti non stret-tamente indispensabili.

La crisi economica ha certamente ridotto la capacità di spesadegli italiani, ma la flessione nei consumi non è stata omogeneacome succedeva in passato quando riguardava uniformemente idiversi beni e servizi.

Negli ultimi anni alcuni segmenti di consumo sono cresciutimoltissimo e altri si sono ridotti profondamente. E’ il caso dei te-lefonini. Si è registrato un vero e proprio boom nell’acquisto ditelefonini (+189%) e un aumento nell’acquisto di elettrodome-

stici “bruni”, cioè gli elettrodomestici da salotto (tv, impianti au-dio, ecc., +50%).

Veniamo alla nostra provincia: “Le difficoltà per le medie epiccole imprese si avvertono molto - afferma Enrico Bottiglieri,membro della giunta della Camera di Commercio di Salerno-anche perché questa crisi non è figlia di quella mondiale partitadall’America, ma è frutto di una crisi dei consumi iniziata dopodue o tre anni dall’arrivo dell’euro. Poi, è sopraggiunto il colpodi grazia, con i comportamenti delle banche che hanno manda-to in tilt tutti i settori”.

“A Cava, come nel resto della provincia, il calo dei consuminel 2008 è stato del 30% -riferisce ancora Bottiglieri- e si sta dif-fondendo il rischio usura”.

La maggior parte dei cittadini cavesi intervistati avverte la re-cessione ed è piuttosto pessimista verso il futuro: “Ultimamentecerchiamo di trattenerci nelle spese -spiega un uomo di mezzaetà che preferisce l’anonimato- e se dobbiamo farci passare unosfizio non lo facciamo. Anche dal salumiere o al supermercatobisogna stare attenti ai prezzi e fare la spesa inseguendo le offer-te promozionali”.

“La crisi economica -dice una giovane donna- si fa sentire an-che a livello psicologico e se la situazione lavorativa è precaria, siva avanti con grandi difficoltà e continue rinunce”.

Per gli anziani intervistati la riduzione dei consumi è diventatauna necessità, è difficile arrivare a fine mese e, automaticamente,bisogna rinunciare ai beni e alle abitudini non indispensabili, ad-dirittura al caffé al bar con gli amici o a qualche lusso in tavola.

Un’opinione diversa dalle altre arriva da un giovane intervi-stato che definisce la crisi come una fase naturale del nostro si-stema di consumo, la soluzione andrebbe cercata in una ridu-zione del ritmo di crescita in armonia con quanto il pianeta ri-esce a sostenere.

L’idea di fare un’autoanalisi dei nostri comportamenti sembrauna strada possibile e anzi perseguibile.

Pessimismo anche da parte del Presidente della Confesercen-ti cavese Aldo Trezza.

“La crisi economica è più nera di quanto ci aspettassimo. Iproblemi ci sono -afferma Trezza- si avvertono ogni giorno e so-no sempre più grossi. E’ come una grave malattia da cui non sipuò guarire. E’ ovvio che si cerca di dare un’apparenza di positi-vità, per non creare panico sociale, ma la situazione è molto gra-ve”.

“Dopo la chiusura estiva molti negozi non hanno riaperto -harivelato Trezza- perché non ce l’hanno fatta a sostenere le spese.I costi aumentano, gli affari calano e a peggiorare la situazionecontribuisce la restrizione dei criteri per l’accesso al credito”.

E’ presto per le cifre ufficiali del 2009, ma i dati preliminari ri-velano che quest’anno le cose non miglioreranno affatto.

L’Ufficio Studi Confcommercio ha dichiarato che la crisi del2009 sarà “più profonda e di maggiore durata di quanto ci siaspettava”, le previsioni indicano un Pil a -4,8% e i consumi a -1,9% con una lieve ripresa nel 2010 e un consolidamento dellacrescita nel 2011.

Da poco però qualche segnale positivo riguardo gli alimenta-ri si comincia a registrare. Secondo la Coldiretti i consumi a ta-vola delle famiglie italiane sono aumentati dell’1,5% nel primosemestre del 2009.

“Si tratta -sottolinea l’associazione- di un segnale importanteper la ripresa economica generale, poiché gli alimentari e le be-vande rappresentano la seconda voce di spesa degli italiani”.

Non bisogna dimenticare il ruolo delle famiglie e delle reti co-munitarie, la sovrabbondanza di piccole e piccolissime imprese,il peso del risparmio privato, che agiscono da ammortizzatorisociali.

E ancora altri meccanismi che contribuiscono a limitare il pe-so della crisi. Il primo, più importante, è la capacità di adatta-mento: l’arte di arrangiarsi e la consapevolezza di aver superatomomenti peggiori nel corso della propria esistenza.

CRISI Si spende meno per ristorante, shopping e viaggi, boom per telefonini e tv

Nel mirino le offerte promozionali

Come avviene negli Stati Uniti, inCanada, in Svizzera e dove altro stori-camente si è realizzata. Insomma l’e-satto opposto di ciò che viene bran-dito come impulso federale secondola versione leghista.

Ciò che invece è stato approvatoalle Camere è solo una forma di de-voluzione di quote di potere centralein favore del territorio. Più corretta-mente: in favore del territorio sotto-posto alle cure della Lega.

La stretta della finanza pubblica daqualche lustro ha imposto i suoi rit-mi e le sue logiche, lasciando allespalle definitivamente la stagionedell’aumento esponenziale del debi-

to pubblico: le risorse per le zone delpaese che vivono un gap di sviluppovanno prese dal pubblico erario. Mail nord, che paga più tasse, non è dis-posto a consentire che il sud attingaa quote di quelle risorse. La parola ip-notica della Lega, allora, rivendica laterritorializzazione delle risorse fi-scali e innesta un meccanismo che,incrociando il profondo processo ditrasformazione della politica degli ul-timi anni, trova un’eco anche nellenuove classi dirigenti dei partiti, sem-pre più provenienti dal nord del pae-

se. Così il processo di settentrionaliz-zazione della politica (una parte con-sistente del ceto di governo è di origi-ne lombarda e settentrionale, se nondi nascita almeno di formazione, so-no praticamente tutti i leader dei par-titi) ha progressivamente espuntodall’agenda il meridione promuoven-do la perversa equivalenza: politicheper il sud=assistenzialismo.

La verità è che la politica oggi devesolo a Napolitano e al suo meridio-nalismo indomito, il recupero delsud nell’agenda nazionale.

Né possono essere considerateconvincenti le sirene lanciate diquando in quando dalle fragili sugge-stioni del partito del sud: non è conl’evocazione pura e semplice dellaparola magica “sud” che si determinaun processo politico, che oggi sembrapromosso da una schiera di ex illustripersonaggi in cerca di nuove alloca-zioni, in luogo di quelle un po’ stret-te in cui sono calati. Una colpevoleomissione dei politici meridionali ri-spetto al federalismo fiscale è stataquella del non imporre concrete poli-

tiche di riequilibrio territoriale: ilprovvedimento approvato genereràmaggiori risorse al nord e sottrazionedi risorse al sud, maggiori costi per iservizi, tassazione più alta per il me-ridione. In definitiva aumento del di-vario tra le due Italie.

Possiamo chiedere, almeno, chepolitiche attive di riequilibrio dalcentro si muovano verso le nostre re-gioni in termini di infrastrutture, discuola e università, di ricerca? O l’at-tuazione del titolo V della Costituzio-ne si deve intendere che porti a ri-muovere i principi fondamentali del-la solidarietà, dell’eguaglianza e del-l’unità d’Italia? Su questi temi il sudancora attende risposte.

Pino Pisicchio

FEDERALISMO FISCALE…dalla prima pagina

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AMBIENTE 9ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

SETA Salvatore Senatore lascia la presidenza della società mista cavese per la raccolta rifiuti

“Lascio una realtà molto positiva”“Al nuovo management lasciamo una realtà

positiva. Certo esistono problemi fisiologici disettore, ma sono convinto che il CdA presiedu-to da Polizio riuscirà ad individuare il percorsogiusto per garantire un futuro alla società. Noi,i presupposti li abbiamo creati”.

Esordisce così Salvatore Senatore, presidentedella Se.T.A. da settembre 2006, allo scadere delsuo mandato. Il 22 settembre scorso, infatti, nelcorso dell’Assemblea dei soci ha passato il testi-mone al quarantunenne cavese Diego Polizio.

“Sotto la mia presidenza -ha continuato Se-natore- abbiamo puntato su consolidamento epotenziamento dei servizi. Significative sottoquesto profilo risultano il mantenimento dellaCertificazione di Qualità, l’acquisizione di ulte-riori autorizzazioni per raccolta e trasporto ri-fiuti e la partecipazione a progetti tecnico-scien-tifici per ampliare il know how aziendale. Ungrande impegno è stato dedicato al progettoUMICA, biocontainer per il compostaggio acce-lerato, che in questi tre anni ha visto l’ultima-zione, la sperimentazione e l’avvio della com-mercializzazione”.

La sua presidenza si è caratterizzata per l’i-stituzionalizzazione del “porta a porta” neiComuni serviti.

“In sinergia con le Amministrazioni comuna-li, abbiamo attuato il «porta a porta» a S. Valenti-no Torio, Cava de’Tirreni e Nocera Inferiore, que-st’ultimo in corso d’opera. Abbiamo anche orga-nizzato una raccolta mirata per le singole catego-rie di utenze non domestiche. Tali iniziative han-no dato ottimi risultati come dimostrano le per-centuali della differenziata che dal 2006 ad oggihanno fatto registrare un significativo incremen-

to. Cava de’Tirreni, ad esempio, è passata dal16% del giugno 2006 al 64% di agosto 2009. No-cera dal 19% è arrivata al 37% del 2009, mentreS. Valentino Torio è passata dal 25% del 2006 al48% del 31 dicembre 2008”.

Il dato della differenziata è positivo soprat-tutto per Cava.

“Tutto ciò è il frutto della sintonia creatasicon l’Amministrazione e con il sindaco Grava-gnuolo”.

Servizio “Chiamambiente”, Customer sati-sfaction, fiere di settore quali Ecomondo eBeacon Conference ISWA, sicurezza sul lavorocon la partecipazione della Se.T.A. ad un pro-getto finanziato dal Ministero del Lavoro, inpartenariato con la B&B Consulting, classifi-catosi al primo posto tra quelli presentati.Queste alcune delle altre iniziative della so-cietà nei tre anni del suo mandato.

“L’impegno aziendale è stato profuso nelconsolidamento e nella crescita della società co-me dimostrano l’incremento di personale delcantiere di Cava de’Tirreni, con 8 nuove assun-zioni a tempo indeterminato e 7 a tempo deter-minato, l’ampliamento della sede amministrati-va e del parco automezzi, ma anche la conven-zione con il Centro di coordinamento RAEE perla raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettri-che ed elettroniche. Un trend positivo che trovaconferma anche nei dati delle indagini di custo-mer satisfaction che hanno evidenziato una cre-scita di soddisfazione del cittadino e hannoconsentito di individuare e porre rimedio adeventuali criticità.

Importante è stata l’attivazione di «Chia-mambiente», numero verde a servizio del citta-

dino, che ci ha consentito di migliorare il rap-porto con gli utenti, ma soprattutto di creare uncanale privilegiato per recepire le loro richiestee dare risposte celeri ed efficaci”.

Sotto la sua presidenza, comunque, si sonoverificati anche la perdita del cantiere di Ebo-li e il passaggio all’azienda speciale del Co-mune “San Valentino servizi”.

“L’Amministrazione comunale di Eboli ha ri-tenuto di toglierci il servizio prima della sca-denza contrattuale, scelta questa che nonabbiamo condiviso spingendoci a costi-tuirci in un procedimento attualmentependente dinanzi al TAR di Salerno.Per San Valentino Torio, invece, si ètrattato di un naturale termine dicontratto a seguito del quale, non-ostante i buoni risultati in terminidi progettualità e raccolta differen-ziata raggiunti, l’Amministrazioneha deciso di affidare il servizio al-l’azienda speciale del Comune«San Valentino servizi»”.

I buoni risultati di raccol-ta differenziata dei Comuniserviti hanno consentito aquesti ultimi di ricevere ri-conoscimenti e bonus eco-nomici da parte delle Istitu-zioni.

“Per quanto fatto è dovero-so ringraziare i sindaci e gli as-sessori al ramo con i quali si ècreato un rapporto di sinergia.Un ringraziamento lo rivolgo,poi, all’ing. Noto La Diega, finoad un anno fa Amministratoredelegato della società, che hasempre partecipato attivamentealle scelte aziendali e che ha indi-viduato un’egregia sostituzionenell’ing. Francesco Bonfiglio. Rin-grazio anche il Consiglio di Am-ministrazione, per il lavoro diquesti tre anni, il direttore, arch.Franco Sassaroli, e il coordinato-re dei servizi esterni, SalvatoreAdinolfi, il personale amministrati-vo, i responsabili delle unità operative e il per-sonale tutto, per lo spirito di sacrificio sempredimostrato. Lascio con l’auspicio che l’impegnoprofuso non venga vanificato da una normativaancora non definita e con l’augurio che la socie-tà possa avere un futuro certo e proficuo ”.

Quali le prospettive future per la società?“Ritengo che nell’ottica della provincializza-

zione del servizio la Se.T.A., possedendo capaci-tà, esperienza e know how, potrà inserirsi in unsistema che non ha ancora definito le sue rego-le”. (T.D.S.)

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ATTUALITÀ10ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

SICUREZZA In provincia di Salerno nessuna adesione da parte dei volontari

Ronde: è solo un flopdi Pierpaolo Durante

Ad ascoltare i mass media si direbbe che la nostra bella Peniso-la sia invasa da un sentimento di paura ed insicurezza, causatodall’invasione di clandestini e quindi dei relativi atti devianti ocriminosi. Per poter dare una svolta a questa situazione ango-sciosa, si è ricorso ad un vecchio sistema di vigilanza: le ronde.Termine nato nel XVI secolo, derivante dal latino rotundus che in-dicava per l’appunto il movimento circolare che compivano i mi-litari in difesa del loro accampamento. Oggi il movimento non èpropriamente circolare e nemmeno compiuto da militari di pro-fessione.

Dalla scorsa estate le ronde, o più correttamente le associazio-ni di volontari per la sicurezza, sono state istituzionalizzate. Adoggi, però, compresi i comuni della nostra provincia, quasi nes-suno ha chiesto il permesso di istituire le ronde: a Torino come aMilano, nel Nord-Est come nel Sud. E’ troppo presto per fare unprimo bilancio, ma forse ha ragione il procuratore della Repub-blica di Treviso Antonio Fojadelli che ha dichiarato: “Quelle del-le ronde è un problema più discusso che reale”.

Filippo Rossi della Fondazione FareFuturo, presieduta dal presi-dente della Camera Gianfranco Fini, commenta lapidario: “Ecco co-sa succede quando la politica parla del nulla e si dimentica dell’u-nica variabile di cui dovrebbe tenere davvero conto: la realtà… qual-cuno aveva raccontato che la legge sulle ronde era un’esigenza di ci-viltà… oggi si scopre il trucco. Semplicemente: non era vero”.

Fatto è che il legittimo desiderio di sicurezza da parte dei cit-tadini è sembrato ad un certo punto trasformarsi in allarmi-smo. Secondo il sociologo Ilvo Diamanti la televisione sarebbeuna fabbrica di insicurezze che insegna ad aver paura della pau-ra a suon di telecomando. Se si ascolta il telegiornale che ri-porta un caso di violenza sessuale, ciò che sorge nel pubblico èuna forte preoccupazione e quindi una curiosità quasi morbo-sa riguardo l’accaduto. Essendo una notizia perennemente aportata di mano dei media (1.000 casi all’anno, all’incirca trecasi al giorno di stupro) e portatrice di un sentimento d’inte-resse nel pubblico, un caso grave come questo diventa una no-tizia “sempre notiziabile”. Questo non significa che i casi di stu-pro o di omicidio siano aumentati nell’ultimo periodo ma chevengono riportati dai media situazioni che di solito vengono ta-ciute o relegate in trafiletti di poche righe. Secondo il sociolo-go Luca Ricolfi, il problema non è solo legato all’esasperazionedei mass media sulle emergenze, ma anche e soprattutto alla giu-stizia “fai da te”. Le ronde sono dei sistemi di sicurezza tutt’al-tro che offensivi, ma non è detto che coloro che ne faccianoparte lo siano: possono nascere abusi o vendette personali, det-tate anche dalla paura e dal terrore. In questo modo, si creereb-

be un’altra giustizia, quella dei cittadini esasperati che si trave-stono da “sceriffi” per il loro “far west” cittadino. Preoccupa-zione forse eccessiva, ma reale.

Chi ha spinto molto sull’istituzione delle ronde è la Lega Nord,ma prima ancora della recente approvazione della legge che le haistituite, diverse amministrazioni guidate dal centrosinistra hannodato il via libera alle squadre di volontari per la sicurezza per il pre-sidio del territorio o per il decoro urbano. Il laboratorio è stata larossa Emilia Romagna, dove una legge regionale del 2003 voluta dalgovernatore Vasco Errani ha spianato la strada alle associazioni civi-che che mandano i volontari davanti alle scuole, nei parchi, addirit-

tura nei cimiteri. Il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, tiene però aprecisare: “Le nostre ronde non piacciano alla Lega, il nostro è unapproccio culturale, le nostre squadre di volontari lavorano per il ri-pristino del decoro urbano, cancellando le scritte o aggiustando lapanchina divelta nel parco”.

Insomma, a ciascuno le sue ronde, ma in ogni caso non siamoin presenza di milizie in camicia nera. Ora tutti i comuni d’Italiasono chiamati ad una scelta: ronde si o ronde no? E nella nostracittà? Il sindaco Luigi Gravagnuolo è stato netto e deciso: “Finchéci sarà la mia Amministrazione, Cava de’Tirreni non avrà ronde”.

E così sia.

Cosa prevede la legge?La normativa che riguarda l’istituzione delle associazioni volontarie per la sicurezza è assaipuntuale. Innanzi tutto, i volontari operano disarmati, in una zona ben delimitata e in grup-po di tre di cui almeno uno con 25 anni d’età, indossano una casacca gialla fluorescente conscritto il nome del Comune e dell’associazione di appartenenza e sono vietati altri simboli diriconoscimento. La loro attività si limita alla segnalazione alle forze di polizia delle situazio-ni di pericolo. I “rondisti” devono essere maggiorenni, in buono stato psicologico e non ave-re alcuna denuncia o condanna per delitti non colposi. Non possono essere armati, non pos-sono portare simboli politici né divise militari o paramilitari, svolgono la loro attività a pie-di e non possono portare con sé cani o altri animali. Le loro uniche “armi” sono il telefoni-no o il walkie talkie e la torcia elettrica (di piccola dimensione per evitare che possa essereusata come un manganello). Le associazioni che ne fanno richiesta sono iscritte in un appo-sito registro della Prefettura, che verifica i requisiti necessari, e tra queste associazioni i sinda-ci si avvalgono in via prioritaria di quelle associazioni costituite tra gli appartenenti in con-gedo a forze dell’ordine e forze armate. I costi? L’attività è assolutamente volontaria e non cipossono essere neanche sponsorizzazioni private. L’amministrazione comunale può interve-nire solo con eventuali rimborsi spesa.

Le opinioni dei cavesiNella valle metelliana cosa si pensa delle ronde? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati: i cittadini.Gian Maria Del Vecchio, 37 anni, docente, è favorevole al servizio delle ronde, a patto che non sia-no munite di armi, nel coadiuvare le forze dell’ordine sul territorio. “Ciò unità permetterà il control-lo di zone poco protette e monitorate”. Decisamente contrario all’istituzione delle ronde a Cava de’-Tirreni è Felice Senatore, impiegato, in quanto ritiene che ci sono ottime forze dell’ordine che assol-vono egregiamente le funzioni cui sono preposte. “Cava è e resta una città tranquilla e sicura, ma nonbisogna assolutamente abbassare la guardia, insistere con il controllo costante del territorio, con la pre-venzione e soprattutto con l’educazione. Bisogna rendere tutti più responsabili e più vicini alle istitu-zioni: insomma, educare al proprio ruolo di cittadino”. Per Magrina Di Mauro, avvocato, un’inizia-tiva può essere buona o cattiva a seconda delle modalità e di come è lo spirito di coloro che la concre-tizzano. “Se si tratta di fare i poliziotti-sceriffi sono assolutamente contraria... se si tratta di city-an-gels, che disarmati girano per le aree più desolate e magari possano aiutare a tenere lontano i malin-tenzionati, allora la cosa è positiva. E’ vero, Cava è città tranquilla, ma in zone più periferiche le ron-de potrebbero risultare utili”. Deciso sulla loro bocciatura è Michele Di Nunno, cantante lirico: “E’ daevitare nelle nostre zone un’istituzione completamente deleteria, che potrebbe solo dare problemi. Me-glio dare più risorse e uomini alle forze dell’ordine”. (R.C.)

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CULTURA 11ANNO III - N. 2 - OTTOBRE 2009

LIBRI Il giornalista Mario Portanova descrive il “vizietto” dei politici italiani

“Dichiarazia”, ma che passione!

di Silvia Lamberti

Dichiaro dunque sono. Tutti dichiarano sututto, pronti a smentire se stessi nel giro di po-che ore. “La Dichiarazia è una degenerazionedella democrazia, è la libertà di pensiero chediventa pensiero in libertà, veicolato attraversocentinaia di dichiarazioni quotidiane alle qua-li siamo ormai assuefatti. E’ una perversa spi-rale tra politica e media che ogni giorno ciinonda di centinaia di dichiarazioni, di fumoverbale che annebbia la realtà dei fatti e l’atti-vità politica seria”. Così il giornalista MarioPortanova, autore del volume dal titolo Di-chiarazia (Bur 2009), ha messo insieme unagustosa e nutrita raccolta di dichiarazioni rila-sciate dai politici italiani negli ultimi anni. Iltutto propinato al grande pubblico dai talk-show ai programmi sportivi, dai quotidiani altelegiornale che resta il luogo privilegiato dibattibecchi grotteschi, tra frasi fatte e luoghicomuni, in una sorta di campagna elettoralepermanente.

E la tv fa il resto. L’autore, infatti, sottolineache: “I politici funzionano come «vip televisi-vi», i professionisti dell’«ospitata»: garantisconoascolti e proficue code polemiche che farannoparlare della trasmissione”.

Il caso italiano non ha paragoni nelle altredemocrazie. Una recente ricerca ha dimostratoche i tiggì Rai dedicano ben il 35% del tempoalla politica: più del doppio della media euro-pea (16,5%). Fin qui nulla di strano, la passio-ne italiana per le fazioni è nota. Meno noto, maintuibile, è che oltre la metà di quel 35% è co-perto da dichiarazioni di ogni tipo. Affermazio-ni, repliche, smentite, aggiunte, precisazioni,controrepliche, secondo uno stucchevole, ri-dondante e continuo dejà vu. Insomma, quelche conta è lo spettacolo, la capacità di narco-

tizzare gli elettori con l’abuso delle chiacchiere.”Quello che rimane impresso è lo show -evi-denzia Portanova-. E’ difficile ricordarsi se unprovvedimento su cui si è veementemente di-chiarato per settimane o mesi alla fine sia statomai presentato in aula, se sia stato approvato orespinto… A volte persino nelle redazioni deigiornali ci si guarda smarriti e poi si gira la do-manda a Google, forse l’unica memoria politicarimasta accessibile a tutti i cittadini”.

Nel capitolo intitolato Il voltafaccia - Io non sochi sono io, grande protagonista è Daniele Ca-pezzone. Quello stesso Capezzone che l’autorenon esita a definire l’emergente della categoria.

“Capezzone ha anche un suo stile personale,verboso, immaginifico, articolato e saccente alservizio del cliente del momento, come un av-vocato o un commercialista”.

Ebbene, l’esponente politico, ex segretarioradicale, ex sostenitore del governo Prodi, pri-ma di diventare portavoce di Forza Italia nelmaggio 2008, aveva definito Silvio Berlusconi“fascista”, “pugile suonato”, “mago Do Nasci-mento”, “Totò e Peppino”, “lo sciancato di Ar-core”, “trasformista”. Ecco un assaggio del vastorepertorio del parlamentare: “Sto ascoltandol’esordio del discorso di Silvio Berlusconi alcongresso USA, pronunciato in lingua inglese, oalmeno questa doveva essere l’intenzione…Tor-na alla mente, ascoltandolo in questa che appa-re per lui un’improba fatica, l’immortale scenadi Totò e Peppino a Milano col colbacco, che sirivolgono al vigile dicendo: «Noio voleva’n sa-vuar»… “. Così Capezzone nel 2006, autorevo-le membro della Rosa nel pugno.

Quando il nostro comprende che il quadropolitico sta per cambiare si prepara al salto del-la quaglia dal gruppo misto e nel 2007 puntua-le afferma: “La proposta lanciata oggi da SilvioBerlusconi mi pare di notevole interesse. L’Italia

ha bisogno di fatti politici nuovi e di «rotture»rispetto all’esistente”.

Nel volume trova posto anche l’euro, la tan-to vituperata moneta europea. “Bisogna asso-ciare e legare il malcontento sull’euro all’opera-to di Prodi”. Così Silvio Berlusconi nel 2005 difronte alla platea di Forza Italia. Il Cavaliere po-chi mesi dopo cambia tono, però, in occasioniistituzionali ed internazionali come il works-hop Ambrosetti di Cernobbio: “L’euro è assolu-tamente positivo e riconosco il merito di Prodi”.

Grande spazio viene riservato alla categoriacosiddetta del “sono stato frainteso” che MarioPortanova approfondisce. “Novanta volte su cen-to, «sono stato frainteso» significa in realtà «scu-sate l’ho sparata davvero grossa». «Sono statofrainteso» è la formula magica del voltafaccia im-mediato rispetto a quanto appena dichiarato”.

In alcuni casi la formula viene sostituita da«strumentalizzate», parola che, nell’archivio ge-nerale dell’Ansa dal 1981 ad oggi, compare5000 volte. In questa categoria, su tutte, vale lapena menzionare ancora una volta un Berlusco-ni, anno 2008. “Ho detto al presidente cheObama ha tutto per poter andare d’accordo conlui: perché è giovane, è bello e anche abbronza-to…”. Segue a stretto giro l’intervento di Frabri-zio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: “Ilpresidente Berlusconi ha fatto chiaramente unabattuta di spirito rivolta sia a Medvedev che adObama. Alcuni esponenti della sinistra, chehanno una visione tetra della vita, stanno scate-nando una tempesta in un bicchiere d’acqua”.Le dichiarazioni intorno a questo episodio sisprecano. Su tutte vale la pena riportare quelladi Robert Gibbs, portavoce del presidente degliStati Uniti: un secco “No comment”!

Il libro prosegue elencando un florilegio didichiarazioni che riguardano altre espressioniricorrenti tra i politici italiani quali “la giustizia

ad orologeria”, “abbiamo ereditato”, “bisognaaprire una profonda riflessione”, “fughe inavanti”, “demonizzazione dell’avversario”, e co-sì via.

Nel capitolo La banalità-niente da dichiarareviene recensita anche una dichiarazione dell’at-tuale presidente della Provincia di Salerno Ed-mondo Cirielli. Il deputato del PdL viene citatoad esempio nella categoria cosiddetta «fa politi-ca».

Secondo l’autore, infatti, “La dichiarazia è ge-losa delle sue prerogative e gradirebbe non es-sere disturbata da giornalisti, sindacati, Chiesa,semplici cittadini… Quando succede e non sihanno argomenti per rispondere nel merito, ba-sta presentarsi davanti a un microfono e riven-dicare il monopolio contro l’intruso che, sub-dolamente, «fa politica»”.

“La Cgil -afferma Cirielli nel 2002- da temponon si occupa dei diritti dei lavoratori e pensio-nati ma fa da grancassa all’opposizione politicadi centrosinistra. Bene ha fatto il ministro delLavoro Maroni a denunciare l’atteggiamentodella Cgil”.

Nel medesimo capitolo un posto d’onorespetta all’ex segretario del PD Walter Veltroniche dopo la sconfitta alle elezioni politiche del2008 lancia un tormentone: quello del dialogocon il centrodestra di Berlusconi. In dieci mesi,dall’aprile 2008 al febbraio 2009, l’archivio An-sa annovera oltre 1200 lanci che hanno a che fa-re con “Veltroni” e con il “dialogo”. Peccato chea tutto ciò non corrispondano leggi o riformeavviate grazie a questo clima di concordia.

Insomma, l’importante e dichiarare, dichia-rare e ancora dichiarare. E così gli uffici stampadi comuni, province, regioni e ministri vari, so-no sempre all’opera per inondare le redazionidi giornali e tv di pensieri in libertà. Il resto nonconta.

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