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Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza

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Abbiamo già iniziato il tempo della pre-parazione al Natale. La parola di Dio ciaccompagna e ci indica come rinnova-re la nostra fede e la nostra speranzaper un vero incontro con Cristo.

Dicembre, coperto dalle quattrosettimane dell’attesa (avvento) epoi dalle feste natalizie è un

mese da vivere con sentimenti e atteg-giamenti particolari: mantenersi vigilinella fede e nella preghiera, camminaresulla via tracciata da Dio per ciascunodi noi evitando “vie tortuose”, testimo-niare la carità paziente e affabile versotutti, mantenere un cuore povero evuoto di se perché sia riempito dallapresenza del Signore che viene.La liturgia nelle quattro domeniche cirivolge dei messaggi forti: l’invito allavigilanza nella prima domenica, l’ap-pello alla conversione con le parole delBattista nella seconda e ci presenta l’e-sempio del Battista nella terza e poi ladisponibilità di Maria. L’Avvento èveramente tempo di grazia se noi lovogliamo.

L’Avvento ha in se una forte caricamissionaria. Per noi Cristo èvenuto, la fede in lui dà senso alla

nostra vita, per cui ora viviamo “nell’at-tesa della beata speranza finchè venga ilnostro Signore Cesù Cristo”.Due terzi dell’umanità invece ancoranon ha incontrato Cristo. Per loro ècome non fosse venuto il Figlio di Diosulla terra. E ne avvertono, magari,inconsciamente il bisogno, lo cercanoquando desiderano pace, giustizia,verità, liberazione da povertà, ignoran-za, sfruttamento; quando coltivando lareligiosità naturale, o aderendo allegrandi religioni in cui sono nati manife-stano l’esigenza ad aprirsi ad un Dioche dia senso pieno alla loro vita.Le quattro settimane di avvento devonoperciò essere un impegno maggiore aguardare fuori di noi, lontano, a tutti gliuomini chiedendoci: cosa posso fareperché anch’essi conoscano, incontrinoCristo, rivelatore dell’amore del Padre,risposta a tutte le attese, liberatore deipoveri e dei prigionieri?

L’Avvento richiama il lungo tempodi attesa del Messia che ha attra-versato tutta la storia del popolo

eletto. E’ stato per quel popolo untempo di speranza pur tra prove e infe-deltà. Anche oggi la Chiesa in prepara-zione al Convegno ecclesiale che si

terrà a Verona nell’autunno prossimo ciinvita ad assumere la virtù teologaledella speranza, anzi di diventare testi-moni di speranza nel mondo d’oggi.Non è un impegno facile perché attornoa noi per tanti motivi sembra che siadominante nelle persone lo scoraggia-mento, la sfiducia, soprattutto la chiusu-ra della vita su un orizzonte solo quoti-diano, terreno. E’ offuscato se non addi-rittura scomparso nella cultura più dif-fusa l’orizzonte escatologico, l’idea chela storia abbia una direzione, che siaincamminata verso una pienezza che vaal di là dell’esperienza terrena. Il Nataleche ci fa incontrare il Signore Gesù por-tatore di pace e di salvezza ci renda capa-ci di dire la nostra speranza ai fratelli.

V. Grolla

l’intenzionedel mese

ChiesaVivaper voi...

Anno XXXVIII

n. 12Dicembre

2005Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 • Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.comE-mail: [email protected]@vicenza.comc.c.p. 13548367

Direttore responsabile: Valentino GrollaComitato di redazione: Massimiliano Bernardi, Carlo Guidolin, Luca De Marzi, GiancarloPianezzola, Luciano Bicego, Arrigo Grendele

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscriz. registro naz. della stampa n. 2146 del 9/10/1987

Editing/grafica: Think srlVia De Gasperi 6 • Villaverla • 0445 350636Stampa: Tipolitografia Urbani (Sandrigo)

La rivista, strumento di informazione eanimazione missionaria e diocesana, èdestinata soprattutto alle famiglie, chepossono dare una offerta (si propongonocirca 10 euro pari a 19.362 lire annue)per le Opere Missionarie e il seminario.

Perché sulla terra la ricerca di Dio e la sete della Verità conducano ogni essere umano all’incontro con il Signore.

2 ChiesaViva editoriale

In cammino verso la luce

IN COPERTINA

una composizione di immagini di alcuni

presepi provenienti da 60 paesi,

in mostra presso i Padri Saveriani,

in viale Trento a Vicenza

orari della mostra:lunedì/venerdì:

ore 9-12sabato/domenica:ore 9-12 e 15-19

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Il Vangelo di Marcoalla messa domenicaleNelle messe domenicali e festive del nuovo anno liturgico che sta per iniziare sarà proclamato in modoorganico e pressoché completo il vangelo di Marco.

Come disporci a un ascolto che siafruttuoso per il nostro camminodi maturazione nella fede e nella

vita cristiana? Ecco alcune indicazionie suggerimenti che potranno essereutili:

Con la divina rivelazione il Dio invisi-bile nel suo grande amore parla agliuomini come ad amici e si intrattienecon essi per invitarli e ammetterli allacomunione con sé (DV,2). Quantosiamo disponibili a questo dialogo dicomunione?

Fra tutte le Scritture, anche quelle delNuovo Testamento, i vangeli hannoun'importanza speciale, perché costitui-scono la principale testimonianza circala vita e la dottrina di Gesù, Verboincarnato, nostro Salvatore (DV,18).L'ascolto del vangelo è indispensabileper la conoscenza e l'amore dì Cristo.

L'evangelista Marco era un cristiano diGerusalemme; è plausibile pensare chesia stato testimone degli avvenimentidella settimana santa. Certamente, nellasua casa di Gerusalemme, ha ascoltatola testimonianza di Pietro e degli altridiscepoli di Gesù; è stato poi compagnodi apostolato di Paolo e del cuginoBarnaba e collaboratore di Pietro nelsuo ministero a Roma, concluso colmartirio.

Marco compose il suo vangelo utiliz-zando la predicazione degli apostoli e iprimi tentativi di mettere per iscrittol'insegnamento della chiesa primitivasu Gesù; in esso dunque risuona ancoraquanto i primi cristiani credevano, pre-dicavano, celebravano e vivevanoriguardo Gesù di Nazaret.

Con ogni verosimiglianza Marcoha scritto il suo vangelo per lacomunità cristiana di Roma e in

particolare per i catecumeni che compi-vano il cammino di preparazione perdiventare discepoli di Gesù e ricevere ilbattesimo. Egli concentra perciò la suaattenzione sulla identità e la missione di

Gesù svelandola progressivamente finoal culmine della passione, morte e risur-rezione. Egli è anche particolarmenteattento a mostrare il cammino dei disce-poli, spesso faticoso e lacunoso, nelseguire Gesù fino al Calvario e al mat-tino di Pasqua.In questo camino egli ci propone alcu-ne persone come modelli di discepolo:Pietro, che proclama Gesù MessiaSalvatore; il cieco di Gerico, che, guari-to dalla cecità per la sua fede, lo seguelungo il cammino verso Gerusalemme;il centurione romano che, sul Calvario,ai piedi del Crocifisso, lo proclamaFiglio di Dio.

Marco ci propo-ne un Gesùvivo, con-

creto, vicino a noi,nel quale vive e sinasconde il miste-ro di Dio. Le fati-che, i timori, leviltà, le durezzedi cuore maanche gli entu-siasmi, la fede,l'amore checaratterizzaro-no il camminodei discepoli

nello scoprire e seguire Gesù ci posso-no essere dì grande aiuto nell'itinerarioche anche noi vogliamo compire alseguito del Signore.Attraverso l'esperienza dei primi disce-poli, quale Marco ce la testimonia nelsuo vangelo, noi incontriamo ancheoggi la persona vivente di Gesù diNazaret, Cristo Salvatore e Figlio diDio. E se saremo disposti a "perdere lavita" per lui e per il vangelo, la "salve-remo" e avremo la certezza di esserericonosciuti come suoi quando egliverrà nella gloria del Padre suo.

Don Bruno Marangon

spiritualità

PER CONOSCERE MEGLIO

SAN MARCOEnzo BiancoMeditare con MarcoElledici, 7 euro

D. SigaliniQuesto Vangelo mi interessaAVE, 8 euro

B. MaggioniIl racconto di MarcoEd. Cittadella, 12 euro

AA.VV.Una comunità legge il Vangelodi MarcoEDB. 42 euro

R. FabrisMarcoEd. Cittadella, 15 euro

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Riportiamo la testimonianza di uno deitanti giovani che hanno fatto qualcheesperienza tra i missionari.

Mi chiamo Alberto e quest’esta-te ho avuto l’opportunità difare un’esperienza in missio-

ne tramite i missionari saveriani e ilgruppo “Insieme per la missione”. Ilviaggio è durato quasi quattro settima-ne, la destinazione: il Brasile. La miaesperienza si può suddividere in treperiodi, in corrispondenza delle trecittà che ho visitato: São Paulo, Belème Redenção.Partito da Venezia, sono arrivato a SãoPaulo il 20 agosto. Lì sonostato ospite nella casaregionale deimissionarisaveriani.São Pauloè unacittà concirca 20milionidi abi-tanti,quasitutti

ammassati nella periferia. Girando incentro potrebbe sembrare di essere inuna qualsiasi grande città occidentale.Le cose cambiano andando verso laperiferia: cominciano ad appariregruppi di baracche ammassate l’unasull’altra e poi veri e propri quartieri,di cui non si riesce ad intuire l’esten-zione. Le abitazioni sono qualcosa ametà tra la baracca e la casa, fatte dilegno o mattoni, la maggior parte dellequali senza fognature, sovraffollate ein condizioni igieniche precarie.L’acqua c’è ad intermittenza.

Tipica contraddizione di questopezzo di mondo è trovarebaracche fatiscente dalle quali

esce il rumore della televisione o,soprattutto, la musica ad alto volu-

me prodotta da impianti stereo.Altra realtà molto frequente (epreoccupante) è la presenza capil-lare delle sétte (di solito derivatedal cristianesimo). Questo, conpoche variazioni, è lo scenario cheincontrai anche a Belém , mentre aRedenção, città più piccola (60.000abitanti) e di recente formazione.

Quello che colpisce in Brasile èl’immensità dei problemi: difronte alla visione dello ster-

minato insieme di case-baracche,senza fogne, in condizioni igienicheprecarie, abitate da milioni di persone,alle quali è difficile portare non soloaiuti materiali, ma anche sostegnomorale e spirituale perché non ci sonomissionari/e o volontari sufficienti, difronte a tutto questo è difficile nonfarsi prendere dallo scoraggiamento.I primi contatti con la gente di questiquartieri poveri li ho avuti tramite lamessa della domenica. Le chiese sonopoco più che grandi saloni, ma per lamessa sono sempre piene.Durante lamessa, come c’era da aspettarsi, sicanta molto, si battono le mani, siondeggiano le braccia, si applaude, sifanno gli auguri a chi compie glianni,… L’altare di solito è abbastanzaaffollato: oltre al prete ci sono chieri-chetti, lettori e altri laici che inter-vengono durante la messa.Se a São Paulo ci sono stati i primicontatti, è a Belém che ho potutoconoscere più a fondo queste realtàe le persone che ci vivono.

E’ incredibile vedere quanti bam-bini ci siano; in una stanza dipochi metri quadrati se ne vedo-

no anche 10, ma di solito non stannochiusi in casa, giocano all’aperto.Sono bellissimi, vivaci, furbi, affettuosi. Le mamme di questi bambi-ni sono molto giovani. E’ difficilevedere ragazze al si sopra dei 17-18anni, che non abbiano già avuto bam-bini o non abbiano il pancione.Dopo il periodo passato a Belém, sonoandato Redenção, dove lavorano padreRenato Trevisan e 2 saveriani messica-ni. Questi padri lavorano con gliIndios Kayapò sia andando nei villaggiall’interno della foresta, sia dando lorosostegno quando vengono in città.Finchè gli Indios stanno nella foresta,sono abbastanza autonomi e autosuffi-cienti. I problemi nascono quandodevono venire in città, il che avvienesoprattutto per curare i malati e perprocurarsi quelle cose che hannoimparato ad utilizzare dai bianchi e dicui oramai non riescono o non voglio-no più a fare a meno.Uno dei lavori dei missionari è aiutaregli Indios a rapportarsi con i bianchi,cercando di non far perdere loro le tra-dizioni e i valori che la loro culturatramanda, molti dei quali sono in lineacon il Vangelo. C’è anche un lavoroculturale che avviene attraverso l’inse-gnamento del portoghese e un sosten-go per renderli coscienti dei diritti edei doveri che anche loro hanno nellasocietà dei bianchi.

Alberto Burato

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Esperienza di un giovane in Brasile

laici

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Dal Venezuela p. Luciano Costalunga, missionario salesia-no nativo di S.Giovanni Ilarione richiama una tragedianaturale e si affida alla carità per l’opera che sta facendo

Anche nel Venezuela lungo la costa nel 1999 una terribilealluvione ha distrutto case, raccolti, causando migliaia dimorti. Le conseguenze maggiori le hanno avute molti bam-bini rimasti orfani e senza tetto. P. Luciano con l’aiutodelle parrocchie di S.Giovanni Ilarione e S.Caterina inVilla ha acquistato una prima casetta dove dal 2000 racco-glie 25-30 ragazzi per tutte le loro necessità. Ora scrive aChiesa Viva. “Un saluto unito al ringraziamento ed un sor-riso pieno di speranza, che sgorga dai cuori dei bambiniche vivono nella casa focolare “Padre Luciano” nelVenezuela. Dopo cinque anni mi trovo nella necessità dirifare questa casa, perché con le pareti sgretolate corre

pericolo di crollare; e prima divederla cadere, abbiamo deciso dibuttarla giù.E’ questo è stato il primo dei trepassi che dobbiamo realizzare.Adesso non mi posso fermare qui,voglio fare il secondo passo che èquello di ricreare le strutture e poi,ultimo passo l’arredamento come:letti, armadi, tavoli, ecc… Ho piena fiducia nella DivinaProvvidenza. Voglio ringraziare, permezzo di Chiesa Viva, tutti coloro che hanno già collabora-to e vorranno ancora fare un’opera generosa.

p. Luciano

Anche dal Venezuela un appello

Abbiamo visto dalla televisione i gravidanni che ha provocato l’uraganoStan nel Guatemala. Nella zona piùcolpita sono presenti i missionaridella Pia Società San Gaetano chelanciano un appello.

“La tempesta è passata, scrive donGiuseppe Scaramella ma non sipuò certo fare festa”. Ora viene il

momento davvero più difficile che èquello di organizzare e mettere d’ac-cordo la gente perché gli aiuti disponi-bili non vadano perduti per la disorga-nizzazione, le stupide divisioni e ilrischio di speculazione”.Mons. Alvaro Ramazzini che nelloscorso giugno è stato a Lapio per com-memorare p. Tullio Maruzzo, ora stapartecipando attivamente al coordina-mento degli aiuti ai danneggiati e scri-ve: “Si sta facendo un inventario deidanni, ma è certo che ci sono moltecomunità isolate, zone inondate, moltevittime, mancanza di viveri e migliaiadi persone danneggiate. Il problema èmolto serio, ha piovuto sul bagnato.

Conun livel-lo già alto dipovertà, questacatastrofe ci rendeancora più poveri. Cista causando difficoltà ilfatto che si sono interrotte le viedi accesso e non si è potuto stabilirecon prontezza un ponte aereo. LoStato non ha mezzi: mancano aerei,piste ed elicotteri. Credo che non ci siastata cattiva volontà del Governo. Tutto ciò mostra la gran debolezza che ha il Paese nella sua struttura sociale,economica e logistica. In più non cisono studi geologici che possano pre-venire questi disastri. Sono stati tregiorni di pioggia e il sistema è crolla-to. Se fosse stata una settimana, ciavrebbe sommersi”.

“In molti villaggi i soccorsi posso-no giungere solamente con gli eli-cotteri. Molte persone hanno per-

duto tutto: famiglia, casa e raccolti. Inquesto momento di emergenza abbia-mo bisogno di aiuto per: acquisto dialimenti, soprattutto mais e fagioli, chesono la base della nostra alimentazio-ne; per riparare la maggior parte degliacquedotti perché la gente non beva

acqua contaminata per evitare il sorge-re di malattie come il colera. Abbiamobisogno anche di acquistare medicine.La gente è molto triste e scoraggiatavedendo che l’acqua e le frane hannodistrutto tanti anni di lavoro. Ha pauradi ricostruire in luoghi così pericolosicome sono le montagne della nostradiocesi. “

Presenze in Guatemala:oltre alla Pia Società San Gaetano,sono presenti i Padri Francescani, iRedentoristi e gli Scalabriniani.Sono presenti anche le suore Figlie diS.Anna, le Domenicane e della SacraFamiglia di Spoleto.

5attualità

PER DARE IL TUO AIUTOPia Società San Gaetano

Coordinate bancarie: Banco di Brescia,

ABI 03500, CAB 11801, CIN J, CCB 1782

Conto corrente postale: 15554363Motivazione: Aiuto al Guatemala

LA SITUAZIONE ASAN MARCOSAl 10 ottobre 2005

2.158 morti634 dispersi

133 mila persone colpite dall’uragano

94 mila ospitate in edifici pubblici e privati

5.300 case con seri problemi1300 case distrutte15 ponti distrutti

421 comunità semidistrutte316 edifici scolastici

pericolanti

SOS dal Guatemala

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Sono rientrati definitivamente dal Brasile dopo un servizio più o meno lungo come fidei donumcinque nostri sacerdoti che dicono qui la loro esperienza che può essere utile anche per noi.

San Luca nel vangelo al cap. 9,10dice che “gli apostoli tornaronodalla missione e raccontarono a

Gesù tutto quello che avevano fatto”.Anche noi preti diocesani, inviati inmissione, al nostro ritorno abbiamo ildovere di dire la nostra esperienza peroffrire uno scambio di doni ai confra-telli sacerdoti e alla nostra gente.Crediamo nella importanza del ritornoe siamo disposti a metterci umilmentein ascolto della realtà della nostra chie-sa diocesana. Siamo consapevoli chenon si tratta di ripetere qui la nostraesperienza vissuta in Brasile. D’altraparte non possiamo dimenticare ciò cheabbiamo ricevuto come ricchezza delloSpirito in mezzo a popolazioni diverse,povere di mezzi ma ricche di valori. Pernoi questi valori hanno permeato lanostra esperienza e ci sentiamo in dove-re di comunicarli.

Abbiamo vissuto anzitutto l’esperienzadelle Comunità ecclesiali di base (Ceb)come nuovo modo di essere e fare chie-sa. Le Ceb sono riuscite a sviluppareuno spirito comunitario in città e nelleperiferie disperse e più abbandonate,decentrando la vita della parrocchia.Abbiamo constatato che alla urbanizza-zione crescente corrisponde oggi nellagente il bisogno di relazioni vere e gra-tuite, di incontri tra persone che abbia-no il sapore della autenticità.Proprio nelle Ceb abbiamo visto comeil laico si mostri attivo nei servizinecessari ad ogni comunità. Tanti laicisi sono sentiti non esecutori di ordinima partecipi delle decisioni e responsa-bili nell’assumere gli impegni.

Abbiamo sperimentato una litur-gia vibrante, partecipata efestosa. Nelle Ceb la partecipa-

zione dei laici è aumentata sia nell’a-dattamento del culto alle realtà localiche nella appropriazione della parola diDio. Il laico si è mostrato capace diassumere tutta l’animazione della litur-gia e a trasformare in preghiera dellacomunità ciò che il vangelo diceva.

Di fronte alle sfide pastorali oggi com-plesse abbiamo constatato anche chenon erano sufficienti le comunità dibase. Abbiamo accolto i nuovi movi-menti ecclesiali che sembrano rispon-dere meglio alla domanda religiosa del-l’uomo d’oggi, pur con i loro limiti.Anche loro da soli non sono riusciti apromuovere una pastorale davverocomunitaria. Ognuno era tentato diassolutizzare il suo metodo: il suomodo di fare catechesi, di pregare, ecc.alle volte a danno della comunioneecclesiale. Abbiamo sperimentato quan-to sia importante sviluppare forme diapertura reciproca e di collaborazione.

Per questo in Brasile si parla oggidi parrocchia come ‘comunità dibase: Ceb, gruppi, associazioni,

movimenti tutti integrati in una azionepastorale d’insieme, organica.Da questo si è passati alla parrocchiaintesa come una “rete di comunità”. Laparrocchia considerata centro di coor-dinamento e animazione delle variecomunità che la compongono. Possonoesser da tre a otto comunità collegatetra loro dalla presenza del sacerdote che

le accompagna con una presenza ovvia-mente diradata. Ma ogni comunità haun minimo di struttura (alle volte soloun capannone per gli incontri e la pre-ghiera); ha i suoi laici responsabili,uomini e donne, che animano la comu-nità anche quando non c’è il prete, peril catechismo, la preparazione ai sacra-menti, guidano la preghiera domenica-le, soprattutto celebrano la parola diDio. Sono laici che il prete cerca di for-mare e poi lancia nelle loro responsabi-lità. Nasce così la chiesa che, a poco apoco, espande la sua presenza, si con-solida grazie alla parola di Dio,all’Eucaristia, alla preghiera e all’impe-gno caritativo.Crediamo che questa esperienza possaessere tradotta anche in Italia nellecosiddette Unità pastorali che dovreb-bero mettere in ‘rete’ più parrocchiecon l’apporto responsabile di laici for-mati e con un programma pastoralecondiviso.

don Fernando, don Damiano, donLino, don Massimo, don Luca

Fidei Donum

La missionenon è solo dare è scambio

I preti Fidei Donum che sono nel Goias(Brasile) con il Vescovo

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Continuando l’informazione sull’Islam rispondiamo ad una domanda che molti si fanno:“C’è un Islam moderato o i musulma-ni sono tutti integralisti e pericolosi?E’ possibile il dialogo?

Alla domanda se esiste veramenteun Islam moderato, p. HansVöcking, esperto di Islam ha

risposto così: “Si può parlare di Islammoderato ma bisogna sapere che lasocietà islamica è molto pluralista, percui a fianco di frange estremiste ci sonoanche posizioni moderate. In discussio-ne è il modo in cui vivere e tradurrel’Islam nella società. L’Islam moderatoè presente soprattutto in Europa e negliStati Uniti. Diverso è il modo di pro-fessare l’Islam nei Paesi arabi. Omeglio differenti sono i modi di inter-pretarlo. Si potrebbe parlare di vari tipidi Islam: i fondamentalisti, i moderati, itradizional-popolari, per esempio.La difficoltà del dialogo con i musul-mani nasce dal fatto che al loro internoci sono svariate organizzazioni. InItalia, per fare un esempio, ci sono lemoschee di Milano, di Cremona, diRoma e alcune grandi organizzazioni.Ognuna con caratteristiche diverse dal-l’altra”.

COME DIALOGARE PEREVITARE ATTI TERRORISTICI?“Bisogna innanzitutto chiedere allacomunità islamica italiana ed europeadi dire o ribadire pubblicamente la pro-pria condanna di ogni forma di terrori-smo islamico come ha fatto l’imamdella moschea di Londra che ha detto:“Questo non è il nostro Islam, non èconforme alla nostra tradizione”. E’ unatto importante per non restare nel dub-bio. Ciò che si vuole è un Islam cheescluda ogni elemento politico al suointerno. Nell’Islam moderato si fadistinzione tra visione politica e quellareligiosa. Se un musulmano vive in Europa deve

accettare le leggi che regolano il suosistema democratico.

COSA POSSONO FARE I FEDELI ISLAMICIPER COMBATTERE IL TERRORISMO?“Innanzitutto, devono vigilare all’inter-no delle attività delle moschee, vederecosa fanno gli imam e i responsabilidelle moschee, e quale visionedell’Islam predicano, se conforme omeno. Ripeto, una grande dichiarazio-ne, diffusa dalla stampa, di condannadel terrorismo da parte dei musulmanisarebbe importante. Anche la chiesaperò deve ricercare il dialogo con chipropone un Islam moderato”.

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approfondimenti

C’è un Islam moderato?

La missione in un paese musulmanoLa presenza cristiana tra i musulmani è difficile. Però la carità e l’a-micizia vincono ogni difficoltà.

L’essere in un paese a maggioranza musulmana e minoranza cristia-na, porta a considerare il diritto alla libertà religiosa secondo prospet-tive particolari. Di certo non si assiste ad una ufficiale persecuzione;di fatto si assiste o si percepisce una reale discriminazione nei con-fronti della minoranza cristiana soprattutto nelle possibilità/offerte dilavoro. Ci si chiede dunque: Come difendere il diritto ad essere erimanere cristiano anche nelle pressioni/esigenze vitali che portereb-bero a scegliere la via facile della conversione all’Islam?Il nostro agire si attua su due versanti: in ambito cristiano cercando dicreare una identità religiosa matura che porti a non vedere l’altrocome minaccia per la propria fede. Favorendo quindi la conoscenzadell’altro e valorizzando il bene presente nella diversa religione. L’essere in contatto con i musulmani offre la possibilità di educare alsenso della giustizia: ogni persona ha diritto ad esprimere la sua fedee a non vedere negati i propri bisogni esistenziali a causa di essa.Accogliere nei nostri ambienti (scuole, dispensari) musulmani e cristia-ni, favorisce il nascere di relazioni d’amicizia le quali sono la premes-

sa necessaria perché si cresca nella conoscenza, stima, rispetto dell’al-tro fino al riconoscimento della diversità come diritto di appartenenzaad una altra comunità religiosa pur appartenendo alla stessa comunitàcivile.Così ci sembra di costruire il Regno di Dio e una società più umana.

Sr. Bertilla

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La Sierra Leone, nonostante le mate-rie prime: legname pregiato, metallipreziosi e non solo oro e diamanti, èall’ultimo posto nella classifica deiPaesi più poveri.

La scoperta dei diamanti sembrauna maledizione in SierraLeone. Alla “maledizione” deve

aver pensato anche quel contadino cheun giorno è inciampato in un diamanteda 1.023 carati. Era lì per terra, dovel’uomo ogni giorno passava con lazappa in spalla, da anni. Invece cheandare in città a venderlo con il rischiodi finire con un coltello piantato nellapancia, ha aspettato la prima occasionedi incontrare vis-a-vis il presidente.“Te lo regalo, il diamante”, ha detto ilcontadino al suo presidente. In cambioaveva due cose da chiedere: una casanuova e un pezzo di terra più grandeda coltivare. Adesso quei 1.023 caratiriposano sulla scrivania di AhmadKabbah.Nella quotidiana lotta per il controllodelle risorse naturali, a uscire vincitorisono sempre contrabbandieri e le mul-tinazionali. Mentre a causa dell’utiliz-zo di sostanze inqui-nanti come il cianuroper “sciogliere” leimpurità dalle pepited’oro, ogni anno ven-gono contaminatifiumi, fauna emigliaia di chilometridi foresta.

In Sierra Leonesono dieci lelicenze che lo

stato ha concesso asocietà o singoli perl’esportazione deidiamanti grezzi. Nelprimo semestre del2004 attraverso questidieci “concessionari”sono stati esportatidiamanti per un valo-re di quasi 70 milionidi dollari, tassati conun misero 3%.Per la maggior partedella popolazione

sierraleonese, costretta asopravvivere di espedientinelle baracche della capitale,con ancora fresca la memo-ria di oltre dieci anni diguerra civile, quando i bam-bini erano costretti a fare icombattenti e i signori dellaguerra ordinavano le ampu-tazioni degli arti, la Sierra Leone non èche una torta che solo in pochi posso-no e riescono ad addentare. I diamantiprendono il volo per destinazioni occi-dentali (Belgio, Svizzera, GranBretagna, Israele e Stati Uniti). I primisei mesi del 2004 hanno registrato unnotevole aumento nell’esportazionelegale delle pietre preziose. Ciò “per-ché è migliorata la sicurezza con lapresenza dei caschi blu” a tre annidalla fine della guerra civile, e “ungran numero di persone sono tornatenelle aree minerarie”, come quella diKono.

I l prezzo al dettaglio di un diamantegrezzo stabilito dalla Camera deidiamanti di Anversa è di 1200 dol-

laro il carato. Il “carbonio” grezzo

segue questo percorso una volta trova-to sulla riva di un fiume o sotto un sot-tile strato di sabbia: il minatore lovende a 800 dollari il carato, il grossi-sta lo rincara di 200 dollari; e così faràanche l’esportatore ufficiale. Poi siandranno ad aggiungere altri 200 dol-lari per la lavorazione e il taglio.Quando il diamante da un carato effet-tivo è pronto per essere immesso sulmercato, ha raggiunto il valore di 8500dollari, che diventeranno 17mila nelmomento in cui farà la sua comparsanelle vetrine di un gioiellere. Ma que-sti sono i valori che seguono il percor-so ufficiale, quello stabilito dagliaccordi internazionali per stroncare il

contrabbando di preziosiche alimentano i conflittiafricani.Nella realtà quotidiana èpressoché impossibile tene-re sotto controllo il flussoclandestino dei preziosi.Secondo stime affidabili ilcontrabbando dei diamantiin Sierra Leone è pari al40-50% delle transazioniufficiali. Nessun mercantelo ammetterà mai.

Presenze in Sierra Leone:è presente, oltre allaCongregazione dei PadriSaveriani, anche laCongragazione dei PadriGiuseppini e alcuni operatori laici.

dalle missioni

Sierra Leone:diamanti e povertà

La destinazione dei diamanti estratti in Sierra Leone

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Domenica 13 novembre è stato beatifi-cato a Roma Charles de Foucauld, unadelle figure spirituali più amate delnovecento: militare, convertito, eremitanel deserto del Sahara.

Chi l’ha conosciuto lo ricorda cosìin uno scritto. “Innamoratodell’Eucaristia e insieme, nel

cuore del Sahara, già un secolo fa in dia-logo profondo con l’Islam”.La spiritualità di de Foucauld è l’imita-zione, il più vicino possibile, della vita diGesù. Va in Terra Santa a Nazareth, lavo-ra per tre anni come domestico per leClarisse. Resta colpito dal pensiero cheGesù trascorse ben trent’anni della suavita nascosto, come un umile lavoratore.E’ l’intuizione che rimarrà per sempre inde Foucauld: l’offerta di sé in una vitanascosta. Prima della conversione avevaviaggiato come esploratore in Marocco;un viaggio nascosto, perché allora quellaterra era totalmente chiusa agli europei.Aveva sperimentato una realtà in cui nonsi può predicare in una maniera aperta. Ecosì ha avuto l’idea della missione attra-verso una presenza nascosta, con al cen-tro l’Eucaristia. Nell’adorazione o neldire Messa da solo, il suo sarà sempre uncuore apostolico e missionario. La pre-senza di Gesù eucaristico sarà la sua testi-monianza.

E’ stato così un missionario geniale.Molti non lo capivano. Per deFoucauld è la vita di intensa unio-

ne con Gesù a mostrare il Maestro.Attraverso il suo servitore umile sideve poter vedere la vita diGesù. L’Islam che luiconobbe è quello deinomadi tuareg del SudSahara. Popolazionipoverissime, dallavita semplice. Primadi arrivare neldeserto lui avevaavuto uno stile divita dissoluto, chegli aveva provo-cato difficoltàanche nell’eserci-to. De Foucauld èattratto dal sensodella presenza diDio che trova inqueste popolazio-ni.Certo, oggi dob-biamo fare i conticon l’islam poli-

tico, che è un’altra cosa. Ma le popola-zioni poverissime che de Foucauld haconosciuto, rappresentano ancora la granparte del mondo dell’islam. E lui ha sapu-to trovare in loro dei valori umani. Senzanessuna confusione: lui era cristiano, loroerano musulmani. Aveva una grandefiducia nell’opera della grazia nelleanime.

I l deserto per lui era il luogo della suavita contemplativa e della purifica-zione. Ma viveva comunque vicino a

un villaggio, aveva tanti contatti.L’amicizia, appunto. Era eremita, ma inuna lettera scritta alla fine della vita rac-contava di avere poco tempo per sé per-ché le visite si susseguivano. Nessuno loseguì. Morì solo. Ma oggi dal suo cari-sma sono nate undici congregazioni reli-giose.

De Foucauld:un beato del deserto

dalle missioni

la vita diCHARLES DE FOUCAULD

1858: nasce il 15 settembre a Strasburgo. 1864: perde la fede durante gli studi secondari. 1879: entra nella Scuola di Cavalleria di Samur,dove conduce una vita goliardica.1881: Charles mostra di essere un eccellente ufficiale. 1882: Lascia l’esercito e studia l’arabo e l’ebraico. Esplora il Marocco travestito da ebreo e guidato da un rabbino. È colpito dalla preghiera dei musulmani. 1886: rientra in Francia. Entra nelle chiese supplicando: “Dio, se esisti, fa che ti conosca!”.1890: entra nella trappa di Nostra Signora dellaNeve in Francia. Sei mesi dopo si trasferisce inuna trappa molto più povera in Siria. Torna a Nazareth, dove lavora come domesticodelle Clarisse.1901: viene ordinato prete a Viviers (Francia). 1901: va a vivere a Beni-Abbes (Algeri) dovecostruisce un eremo. Ma resta solo. Combattela schiavitù riscattando diversi schiavi. 1905: Si reca molte volte tra i tuareg. Impara la loro lingua e scrive un dizionario.1908: esausto, si ammala e sfiora la morte.Sono i tuareg a salvarlo. 1916: I° dicembre un gruppo di senussiti, tua-reg in rivolta contro i francesi, lo catturano e lolegano. Durante il saccheggio viene ucciso dadue soldati alle dipendenze dei francesi.

Alla cerimonia di beatificazione, alcunicapi Tuareg, nei loro costumi, rendonoomaggio a Papa Benedetto

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vita della chiesa

Cosa rimane per noidal sinodo dei vescovi

Si è concluso il 23 novembre il Sinododei Vescovi che ha avuto come tema diriflessione l’Eucaristia. Sono stati 15giorni di discussione serena dei Vescovicon il Papa.

Al termine del Sinodo i Vescovipartecipanti hanno presentato alPapa la sintesi delle discussioni

riassunte in cinquanta proposizioni. Orail Papa ci darà un documento conclusivo.Riportiamo qui alcune proposte partico-larmente utili per noi impegnati in campomissionario.

1. “Una Chiesa autenticamente eucaristi-ca è una Chiesa missionaria. Di fatto,l’Eucaristia è fonte di missione”.L’adorazione eucaristica sostiene i fedelinell’amore e servizio cristiano verso glialtri e promuove una maggiore san-tità”.“Il sacrificio di Cristo è mistero diliberazione che ci interpella”. Ecco, dun-que, l’impegno “a trasformare le strutture

ingiuste per ristabilire la dignità dell’uo-mo, creato a immagine e somiglianza diDio”. Così “il movimento dinamico” percui “l’Eucaristia diventa nella vita ciò cheessa significa nella celebrazione” siapplica a tutte le situazioni di ingiustizia,“incoraggia i cristiani a impegnarsi e aoperare nella vita politica e sociale”.

2. L’Eucaristia è da considerare un puntoprivilegiato nel dialogo ecumenico; ènecessario inoltre tenere le chiese apertepiù a lungo per favorire l’adorazioneeucaristica, e una maggiore inculturazio-ne della liturgia nei diversi continenti.Questo invito a tenere le chiese aperte cichiama in causa perché troppo spessomolte nostre chiese rimangono chiusedopo le celebrazioni. E’ vero che bisognaproteggerle da ladruncoli e da profanato-ri, ma così si impedisce a chi vuole fareuna visita al S.Sacramento andando a farela spesa o accompagnando i figli a scuoladi entrare. Perché non costruire un grup-petto di persone che a turno tengonoaperta la Chiesa almeno nelle ore di pos-sibile accesso più frequente? La cosa èparticolarmente necessaria dove non c’èil prete residente in parrocchia, Potrebbeessere il frutto concreto dell’anno dedica-to all’Eucaristia

3. I Vescovi hanno confermato la validitàe la ricchezza che viene dalla riformaliturgica operata dal Concilio e hannofatto invito ad applicarla bene evitandopossibili abusi nella convinzione che il“rispetto del carattere sacrale della litur-gia passa per una autentica fedeltà allenorme liturgiche della legittima autorità.Nessuno si consideri padrone della litur-gia della Chiesa”.

4. Nel messaggio finale i Vescovi hannodetto: “Abbiamo preso coscienza di situa-zioni drammatiche e di sofferenze causa-te dalle guerre, la fame, le differentiforme di terrorismo e di ingiustizia, checolpiscono la vita quotidiana di centinaiadi milioni di persone. I diversi focolai diviolenza nel Medio Oriente e in Africa cihanno particolarmente colpito, ma resianche più sensibili dinnanzi all’oblio diquesto continente nell’opinione pubblicamondiale”. E circa le calamità naturali che “sembra-no moltiplicarsi con sempre maggior fre-quenza” e siamo “obbligati a guardarecon maggior rispetto alla natura e a rin-saldare i vincoli di solidarietà con lepopolazioni colpite”. Tutte le sofferenzedel mondo “gridano al cospetto di Dio eprovocano la coscienza dell’umanità”.

I Vescovi italiani riuniti in assemblea

Anche i vescovi italiani (circa 230) si sono riuniti per la loro assemblea generale adAssisi a metà del mese scorso. Il Presidente nell’intervnto di apertura ha toccatodiversi problemi attuali: l’urgenza di politiche per la famiglia, il servizio sanitario eil mezzogiorno, la lotta contro la mafia , l’importanza che la Chiesa faccia sempresentire la sua voce senza essere tacciata di ingerenza nella vita pubblica italiana. E’stato ricordato il 40° anniversario dalla conclusione del concilio Vaticano II, che “laChiesa è chiamata a continuare e ad attuare oggi e sempre”. Due però sono stati itemi sui quali i vescovi si sono particolamente fermati: la formazione del prete oggie la pastorale della salute. “Servono – è stato detto – preti capaci di assumere unapiù marcata caratterizzazione missionaria, tramite una identità spirituale e ministe-riale ben chiara e profondamente radicata in Cristo, lieta e convinta della propriaappartenenza ecclesiale e al contempo aperta ed estroversa, capace cioè di capire lepersone e i contesti sociali e culturali in cui si è chiamati ad operare, di testimoniarecon la vita e proporre amabilmente la fede e la sequela di Cristo, in maniera diretta epersonale”.Sul tema della pastorale della salute i vescovi hanno riaffermato l’impegno dellaChiesa ad essere accanto ai malati sia nelle degenze ospedaliere che quando sono infamiglia come segno della carità di Cristo che si è accostato ad ogni sofferente. “Nelcontesto della regionalizzzazione del servizio sanitario occorre uno sforzo specialeper migliorare la qualità di tale servizio anche con i nostro impegno”.

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OMAGGI NATALIZI

Ogni Vescovo ha il dovere di fare una “visita pastorale” a tutte le parrocchiedella diocesi. La visita pastorale si differenzia dalle presenze frequenti delvescovo nelle parrocchie per la S.Cresima e altre occasioni perché è una verifi-ca prolungata di vitalità di ogni parrocchia, con un maggior contatto con isacerdoti e con i fedeli che il Vescovo ascolta nelle loro situazioni e proposte. Il Vescovo Nosiglia ha iniziato la sua prima visita pastorale alle parrocchiedella diocesi il 20 novembre scorso cominciando dalle parrocchie della città.

… e ha scritto la sua prima lettera pastorale

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Il Vescovo indicela sua prima visita pastorale

vita nostra

Le Zelatrici di S.Croce di Schio da anni hanno lavorato perpreparare tovaglie e biancheria variaper le Messe in luoghi di Missione.Anche recentemente hanno portato inUfficio Missionario un grande paccodei loro lavori. Alcune di queste fedeli lavoratrici orasono defunte e il Signore darà il meri-to per le loro opere. Alle viventi il gra-zie dei missionari beneficiati.

3 dicembre: Adorazione eucaristica per le Missioni e i MissionariVilla S.Carlo ore 18.00.

10 dicembre: ore 9.00 Riunione del Centro Missionario Diocesano presso i Padri Saveriani

17 - 18 dicembre: Ritiro di Natale del Movimento Giovanile MissionarioCasa S.Bastian.

27 - 28 dicembre: Breve corso di Esercizi spirituali per Animatori/trici MissionarieCasa S. Bastian.

Agenda Missionaria

Presso l’Ufficio Missionario sono disponibili molti oggetti provenienti da luoghi di missione che possono essere molto graditi per omaggi natalizi, come fiori in seta, tovaglie ricamate, borselli, spille con fiore, centri tavola, sciarpe, collane, biglietti augurali fatti a mano ecc.

Adue anni dal suo ingresso nella dio-cesi di Vicenza mons. Nosigliascrive la sua prima “lettera pastora-

le” alla Chiesa di Dio che presiede comesuccessore degli apostoli. Lo fa in occasio-ne dell’inizio della Visita pastorale, checomincerà domenica 20 novembre, a parti-re dalla città capoluogo.Lo scritto prende come icona evangelica,che lo sottende, il racconto di Pietro checammina incerto e impaurito sulle acqueagitate del lago (Mt 14,22-35).Il testo poi si presenta quasi in forma dia-logica, in quanto il Vescovo esprime la suariflessione citando ampiamente significati-

ve lettere ricevute in questi mesi da: unparroco, un giovane universitario, un’an-ziana, alcune famiglie, una suora, una cop-pia, alcuni giovani, un amico ex carcerato,un prete “fidei donum”, un ragazzo di ungruppo.Dopo l’introduzione, il contenuto della let-tera si articola in tre parti (Diventare cri-stiani, Diventare Chiesa, Diventare missio-ne) e si conclude con una professione difede personale del Vescovo e alcune pistedi riflessione “per camminare insieme”,anche in preparazione al convegno eccle-siale nazionale, che si terrà l’anno prossi-mo a Verona.

Noi rimandiamo all’attenta e meditata let-tura dell’intera lettera, pubblicata in ele-gante fascicolo (vedi accanto foto del fron-tespizio) e diffusa dall’Ufficio pastoralediocesano e disponibile presso tutte le par-rocchie..

La copertina della lettera pastoraledel vescovo Nosiglia

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dalle missioni

Le Filippine sono un Paese a maggio-ranza cristiana, ma i cambiamentisoprattutto tra i giovani lo stannominando.

Rosario, delle Filippine è un paesemolto dislocato dalla città, collino-so con luoghi non facilmente rag-

giungibili e conta 40.000 abitanti. NoiSuore Domenicane della Beata Imeldasiamo inserite in questa comunità parroc-chiale e dedichiamo il nostro tempo adannunciare, soprattutto ai giovani e bam-bini, Gesù Pane di Vita, affinchè possanotrovare in Lui il compagno migliore nelfaticoso cammino quotidiano.Anche qui nelle Filippine, come in ogniparte della terra c’è la tentazione di met-tere da parte Dio e sentirsi i soli protago-nisti e così aggiungere povertà allapovertà.Io sono arrivata in questo luogo circa treanni fa, non è stata un’impresa facile.Ogni trasferimento significa acquisiremaggior ricchezza e apertura di cuore maanche adeguarsi a nuovi usi, costumi ementalità. Non avevo il pensiero di com-piere grandi cose ma di seguire la stradache il Signore ci ha lasciato e di seguirlocon fiducia e carità.Incoraggiata da una consorella che già daalcuni anni viveva qui, ho iniziato con leia percorrere le strade più o meno sassoseper raggiungere le scuole nelle più remo-re aree. Molti giovani in queste frazioni,sembrano “pecore senza pastore”.

L’accoglienza e la riconoscenza daparte di molti non mancano.“Grazie suore per essere venute da

noi! Quando passano alcuni giorni sentia-mo la vostra mancanza!” Queste sonoespressioni dei giovani che settimanal-mente incontriamo.I responsabili di queste scuole ci accolgo-no volentieri, per noi è molto confortanteperché ci vengono in mente le parole diGesù “Chi accoglie voi accoglie me”.Le difficoltà non mancano neppure qui ea volte come i discepoli di Emmaus si ètentati di rallentare, ma interiormente c’èuna spinta che ci sprona a continuare per-ché è Lui che deve essere conosciuto eamato.Sentiamo molta gratitudine verso ilCentro Missionario perché con l’aiutoricevuto abbiamo potuto realizzare partedel nostro sogno: acquistare e mettere adisposizione nella scuole: bibbie, catechi-smi e riviste cattoliche che i giovani pos-sono leggere e consultare. Quanta gioia ericonoscenza per aver donato questo

materiale! La scuola certamente nonavrebbe potuto farlo (fanno molto usoancora della lavagna, scrivono e copianoper imparare la lezione).La carità di Cristo, che ha spinto S.Paolo,spinge anche noi ad andare verso tutti eda condividere con loro quanto abbiamo dipiù prezioso.

Per questo va a tutti voi, nostri benefatto-ri, il più riconoscente grazie per il sosten-go e la simpatia con cui accompagnate lanostra missione. Il Signore vi ricompensied esaudisca i desideri di bene che cia-scuno porta nel cuore.

Sr. Nazzarena Pasqualotto

“... chi accoglie voi accoglie me...”

Fiori di BontàMISSIONARI VICENTININN 100,00 – ARACELI: NN 10,00; BOLCATO 20,00– BOLZANO VICENTINO: BASSO PIETRO100,00; MARCHIORETTO GIANFRANCO EANTONELLA 187,77 - CASTELNOVO: FRACAS-SO OTTORINO 500,00 – CAVAZZALE: GRUPPOMISSIONARIO 300,00 – LOREGGIA: COSMAPAOLA 500,00 - MADONNA DELLA PACE 165,00;GRUPPO MISSIONARIO 273,00; NN 20,00 –MARANO: SARTORE NAZARENO 3.500,00 –NOVALE 300,00 – PIEVEBELVICINO 1.100,00 -QUINTO 36,00 - RONCA’: in mem. di MARIANEGRETTO 1.000,00 – S. TOMIO DI MALO: AP80,00 - S. VITO DI LEGUZZANO: AMICI LEB-BROSI DI FR. DAVIDE GIORDAN 1.300,00 – SAB-BION 150,00 – SANDRIGO: CASAGRANDE L.100,00 – S. CLEMENTE DI VALDAGNO: GRUPPOMISSIONARIO 200,00 – S. QUIRICO: FILOTTOMARIA 100,00 – S. VITALE DI MONTECCHIOMAGGIORE: MARIA 40,00 - SCHIO: VILLANOVA

don ANTONINO 500,00 – TIMONCHIO:GRUPPO CARITATIVO MISSIONA-RIO 300,00; SUORE DI MARIABAMBINA 500,00 - TRADATE(VA): CHERUBIN BRUNA 80,00 -

VERONELLA: FAM. ROSSIGNO-LI M. LUISA 300,00 – VICEN-

ZA: CAPI SCOUTS VICEN-ZA BERICA 188,93;

CEGAN ITALIA SIGNORINI in mem. di OLIVIEROADELE 50,00; LOVATO ANNA VED. FONFARO50,00; NN 25,00; NN 25,00; NN 50,00; VEGLIAMISSIONARIA 1.625,84; CESCA ANGELA 50,00;MARCHETTO DIANA 50,00; SCARAMUZZA GIU-LIANA 1.000,00; NN 50,00; NN 30,00; PETUCCOPAOLA 60,00; MOTTERLE – GIRARDELLO6.000,00; GRENDELE DON FLAVIO 200,00.

LEBBROSICAVAZZALE: GRUPPO MISSIONARIO 50,00 -MAGLIO DI SOPRA: CEOLATO MARIA 300,00 –NOVALE 300,00 - POLEGGE: LAZZAROLLOGRAZIELLA 50,00 – ROVEREDO DI GUA’: COROPARROCCHIALE in mem. di TOSINI RODOLFO100,00; FAM. TOSINI in mem. di RODOLFO 100,00- S. CROCE DI CITTADELLA 130,00 - S. GAETA-NO DI VALDAGNO 390,00 - S. TOMIO DI MALO:CRESTANI LUIGIA 155,00 – TIMONCHIO:SUORE DI MARIA BAMBINA 300,00 - TORRE-BELVICINO: GECCHELIN LUCIA 50,00 – TRA-VETTORE: NN 100,00.

BORSE DI STUDIO AL CLERO INDIGENOARACELI: NN 10,00 - BELVEDERE DI TEZZE: NN100,00; APOSTOLATO PREGHIERA 250,00 – CAR-MIGNANO: NN 300,00 - CAVAZZALE: GRUPPOMISSIONARIO 300,00 - MADONNA DELLAPACE: NN 85,00 – MONTEBELLO: NN 600,00 -PIEVEBELVICINO: BO 50,00; CM 70,00; CE 50,00;CA 50,00; DAL DOSSO MIRCA 40,00; DALLARIVA A. 50,00; FN 40,00; FG 100,00; GIRONDI M.40,00; ME 20,00; MS 20,00; PMR 55,00; NN 100,00;SA 50,00; SN 50,00; TE 60,00; DLI 20,00; ML 60,00;SS 20,00 – POVOLARO: RIZZATO GIORGIO -NICOLETTI MARGHERITA 2.600,00 – SANDRI-GO: NN 500,00 - S. ANTONIO DI MAROSTICA:NN 100,00; in mem. di BELLINASA GILDA 100,00- SCHIO: NN 330,00 – VICENZA: NN 50,00; NN50,00.

OFFERTE RICEVUTE NEI MESI DI SETTEMBRE - OTTOBRE 2005

Suor Nazzarena tra gli alunni di una scuola a Rosario nelle Filippine