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Gestioni e manutenzioni ordinarie: Manutenzione fognature e pulizia caditoie Anche il servizio di manutenzione delle fognature risulta essere stata affidata ad una ditta che presenta gravi elementi di controindicazione: si tratta della ditta “Omissis.”, con sede a Palermo in via “Omissis”, (societa’ in nome collettivo con qualifica di impresa artigiana, costituita l’11 febbraio1991, nella quale socio amministratore e’ “Omissis”, mentre “Ornissis” e’ socio). Tale ditta risulta collegata con altra impresa operante nello stesso settore di attivita’, la “Omissis” di “Omissis”, con sede a Palermo in via “Omissis”, (societa’ in nome collettivo con qualifica di impresa artigiana costituita il 2 settembre 1987, nella quale “Omissis” risulta socio amministratore e responsabile tecnico, mentre “Omissis” e’ socio di societa’ in nome collettivo). Giova rappresentare che “Omissis”, amministratore della societa’ “Omissis” e’ figlio di “Omissis”, personaggio noto alle forze dell’ordine in quanto, unitamente ai suoi fratelli Ornissis (cl.”Omissis”) e “Omissis” (cl.”Omissis”), e’ risultato aderente a Cosa nostra attraverso le cosche di Partanna Mondello e San Lorenzo. L’attivita’ prevalente dei suddetti fratelli “Omissis” e’ l’edilizia. A carico del “Omissis” (cI. “Omissis”, nel tempo, sono emersi elementi tali che ne hanno evidenziato il carattere di persona di pessima condotta e spiccata propensione a delinquere, che Io ha portato ad accumulare numerosi pregiudizi penali; in particolare il 19 luglio 2002, la Corte di Appello di Palermo lo ha condannato ad anni 4 e mesi 8 di reclusione per associazione di tipo mafioso, reato commesso a Palermo dal settembre 1982 al 19 luglio 2002. I tre fratelli “Omissis”, e in particolare “Omissis”, hanno partecipato a iniziative di costruzioni edili unitamente ad “uomini d’onore” con scambio ripetuto di favori e, addirittura, con il favoreggiamento alla latitanza di mafiosi di primissimo piano. La famiglia “Omissis” (“Omissis”, “Omissis” e “Omissis”) ha subito diverse ordinanze di sequestro beni, provvedimenti che hanno indotto i fratelli a introdurre nelle loro attivita’ anche i diretti familiari (moglie e figli); cosi’ come risulta per la “Omissis”, intestata al figlio “Ornissis” e alla moglie di questo, “Omissis”. Piu’ recentemente, “Omissis” era stato sottoposto alla Sorveglianza Speciale di PS sino all’il luglio 2009 e alla liberta’ vigilata sino al 02 aprile 2012, mentre “Omissis” (cl.”Omissis”), risulta segnalato all’A.G. nel 1995 per inquinamento delle acque (d.lgs. 152/99 art. 58 c.4) e annovera una condanna a giorni 20 di reclusione e a 774,69 euro di multa per falsita’ ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Per quanto riguarda la “Omissis” si rileva che il titolare, “Omissis” e’ coniugato con l’amministratore dell’azienda “Omissis. Dagli accertamenti e’ emerso che “Omissis” e’ figlio di “Omissis” e “Omissis”, 1

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CONDIZIONI ECONOMICHE DEL COMUNE E GESTIONE DEL PATRIMONIO Dagli elementi raccolti nel corso dell’accesso si ricava che il Comune di Isola delle Femmine versa in una situazione economico-finanziaria piuttosto difficile, in parte dovuta alla progressiva riduzione dei trasferimenti provenienti dallo Stato e dalla Regione Siciliana, che ha determinato il ricorso ad anticipazioni di cassa dalla banca che gestisce il servizio di tesoreria comunale, ed in parte dalla inefficienza di tutto il sistema di riscossione dei tributi che ha determinato, tra l’altro, anche il consolidarsi di un crescente indebitamento nei confronti della societa’ che gestisce il servizio di raccolta e trasferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani per conto dell’ATO PA1 al quale il Comune appartiene. Le criticita’ del funzionamento del servizio di riscossione dei tributi, inoltre, sono state ascritte - secondo ripetute e convinte dichiarazioni dei funzionari responsabili del Comune - all’esito negativo del rapporto gia’ instaurato con la societa’ TRIBUTI ITALIA s.p.a. - la cui condotta criminale ha avuto peraltro notazioni di rilievo nazionale Tratto da Relazione allegata al decreto di Scioglimento del Consiglio Comunale di Isola delle Femmine Gazzetta Ufficiale 279 29 novembre 2012 da pag 55 a pagina 60 http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2013/11/la-corte-dei-conti-la-relazione-di.html

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Gestioni e manutenzioni ordinarie:

        Manutenzione fognature e pulizia caditoieAnche il servizio di  manutenzione  delle  fognature  risulta  essere stata  affidata  ad  una  ditta  che  presenta  gravi   elementi   di controindicazione: si tratta  della  ditta  “Omissis.”,  con  sede  a Palermo in via “Omissis”, (societa’ in nome collettivo con  qualifica di impresa artigiana, costituita l’11 febbraio1991, nella quale socio amministratore e’ “Omissis”, mentre “Ornissis” e’ socio). Tale  ditta risulta collegata con altra impresa operante nello stesso settore  di attivita’, la “Omissis” di “Omissis”,  con  sede  a  Palermo  in  via “Omissis”, (societa’ in nome  collettivo  con  qualifica  di  impresa artigiana costituita il  2  settembre  1987,  nella  quale  “Omissis” risulta socio amministratore e responsabile tecnico, mentre “Omissis” e’ socio di societa’ in nome collettivo).Giova rappresentare  che  “Omissis”,  amministratore  della  societa’ “Omissis”  e’  figlio  di  “Omissis”,  personaggio  noto  alle  forze dell’ordine  in  quanto,  unitamente  ai   suoi   fratelli   Ornissis (cl.”Omissis”) e “Omissis” (cl.”Omissis”), e’  risultato  aderente  a Cosa nostra attraverso le cosche di Partanna Mondello e San  Lorenzo.  L’attivita’ prevalente dei suddetti fratelli “Omissis” e’ l’edilizia.  A carico  del  “Omissis”  (cI.  “Omissis”,  nel  tempo,  sono  emersi elementi tali che ne hanno evidenziato il  carattere  di  persona  di pessima condotta e spiccata  propensione  a  delinquere,  che  Io  ha portato ad accumulare numerosi pregiudizi penali; in  particolare  il 19 luglio 2002, la Corte di Appello di Palermo lo  ha  condannato  ad anni 4 e mesi 8 di reclusione per associazione di tipo mafioso, reato commesso a Palermo dal settembre 1982 al 19 luglio 2002.  I  tre  fratelli  “Omissis”,  e  in  particolare   “Omissis”,   hanno partecipato a iniziative di costruzioni edili unitamente  ad  “uomini d’onore” con scambio  ripetuto  di  favori  e,  addirittura,  con  il favoreggiamento alla latitanza di mafiosi  di  primissimo  piano.  La famiglia “Omissis”  (“Omissis”,  “Omissis”  e  “Omissis”)  ha  subito diverse ordinanze di sequestro beni, provvedimenti che hanno  indotto i  fratelli  a  introdurre  nelle  loro  attivita’  anche  i  diretti familiari (moglie e figli); cosi’  come  risulta  per  la  “Omissis”, intestata al figlio “Ornissis” e alla moglie di questo, “Omissis”.

Piu’ recentemente, “Omissis” era stato sottoposto   alla   Sorveglianza

Speciale di PS sino all’il luglio 2009 e alla liberta’ vigilata  sino al 02 aprile 2012, mentre “Omissis” (cl.”Omissis”), risulta segnalato all’A.G. nel 1995 per inquinamento delle acque (d.lgs. 152/99 art. 58 c.4) e annovera una condanna a giorni 20 di  reclusione  e  a  774,69 euro di multa per falsita’ ideologica commessa dal  privato  in  atto pubblico.Per quanto riguarda la “Omissis” si rileva che il titolare, “Omissis” e’  coniugato  con  l’amministratore  dell’azienda  “Omissis.   Dagli accertamenti e’  emerso  che  “Omissis”  e’  figlio  di  “Omissis”  e “Omissis”, quest’ultima, deceduta nel 1998,  sorella  dei  piu’  noti “Omissis”di cui  si  e’  detto.  Anche  questa  ditta,  pertanto,  si presenta inserita all’interno della famiglia “Omissis”ed e’ a  questa strettamente collegata. La sede legale e operativa della  “Omissis”e’ sita a Palermo in via “Omissis”, presso  un  immobile  costruito  dai fratelli “Omissis”.

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“Omissis”, risulta deferito all’A.C. per  inquinamento  delle  acque, come suo cugino “Omissis” (cl.”Omissis”), mentre la moglie  “Omissis” e’ stata segnalata all’A.C. nel 1996 per violazioni urbanistiche.  I rapporti di natura operativa oltre che parentale, tra le due  ditte “Omissis” e “Omissis”, peraltro, erano emersi circa un  anno  fa  nel corso  di  analogo  accesso  prefettizio   presso   l’amministrazione comunale di Belmonte Mezzagno, anch’essa interessata da infiltrazioni e condizionamenti mafiosi. Infatti dall’esame di quei  fascicoli  era stato  rilevato  che,  a  corredo  di  alcune  fatture  emesse  dalla “Omissis” e annesse alle note dell’U.T.C. di  Belmonte  Mezzagno  per lavori eseguiti, vi erano  delle  fotografie  in  fotocopia  dove  si evidenziava l’utilizzo per gli spurghi  di  autocisterne  recanti  la scritta aziendale intestata “Omissis”.Orbene, anche per l’amministrazione di Isola delle Femmine cosi’ come era stato per quella di Belmonte Mezzagno, la ditta “Omissis”  si  e’ rivelata essere una vera e propria ‘fiduciaria” dell’ente.L’esame analitico della documentazione, indicato di seguito, consente di chiarire quanto detto sinora.Con determinazione n. 146 del 21.12.2007,  il  responsabile  del  III settore arch.  “Omissis”  decide  di  ricorrere  all’affidamento  del servizio tramite  gara  informale  a  trattativa  privata,  ai  sensi dell’art. 24 della I.r. 7/03, invitando dieci ditte specializzate nel settore.  Per  l’esigenza  viene  impegnata  la   somma   di   14.000 (quattordicimila)  euro.  All’invito   rispondono   solo   le   ditte “Omissis”, “Omissis” ed “Omissis” di “Omissis” che  si  aggiudica  la gara con un ribasso del  20%,  mentre  le  altre  due  ditte  avevano offerto rispettivamente un ribasso del 17,1% e dell’1%.  Dunque,  con determinazione n. 40  datata  13.03.2008,  il  responsabile  del  III settore arch. “Omissis” affida alla ditta “Omissis” gli interventi di spurgo  alla  condotta  fognaria  comunale  e  pulizia  di   caditoie stradali, griglie e vasche di raccolta.

Il 17 novembre 2008, la ditta “Omissis” comunica al Comune  di  Isola delle Femmine di rinunciare all’incarico, in  quanto  impossibilitata “ad  effettuare  il  servizio   poiche’...sprovvisti   di   personale specializzato a scendere presso le vasche”. Le fatture  emesse  dalla ditta per gli interventi eseguiti, dell’importo di 446 euro,  vengono liquidate e successivamente l’incarico viene revocato.Con determinazione n. 62 datata 22.05.2009 del responsabile  del  III settore  arch.  “Omissis”,  viene  affidato  l’incarico  aI   secondo aggiudicatario, cioe’ alla ditta “Omissis” s.n.c. con sede a  Palermo in   via    “Omissis”,    per    un    importo    pari    a    11.606 (undicimilaseicentosei) euro.

Inoltre, dall’esame della documentazione e’ emerso che  la  “Omissis” e’ una ditta di fiducia del Comune di Isola delle  Femmine  gia’  dal 2006, quando l’attuale Sindaco “Omissis” era al  suo  primo  mandato.Infatti:        il 6.12.2006, il Sindaco “Omissis” con ordinanza sindacale n. 66 dispone  un  intervento  straordinario  di’   pulizia   della   vasca denominata “labirinto” dell’impianto di  pretrattamento,  incaricandodirettamente la ditta “Omissis” “che gode  della  fiducia  di  questo Comune, in quanto piu’ volte interpellata per problemi  analoghi,  la quale  si  e’  resa  immediatamente  disponibile”   (cfr.   ordinanza sindacale n. 66 del 04.12.2006 in allegato). Il responsabile del  III settore  arch.  “Omissis”,  con  determinazione   n.   14704   datata 06.12.2006, dispone l’intervento della ditta “Omissis”.

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        con determinazione n. 124 del 21.12.2007,  il  responsabile  del III settore arch. “Omissis”, determina di  ricorrere  all’affidamento tramite gara informale a trattativa privata, ai  sensi  dell’art.  24 della I.r. 7/03, invitando dieci ditte specializzate nel settore. Per l’esigenza viene impegnata la  somma  di  16.000  (sedicimila)  euro.  All’invito  rispondono  solo  quattro  ditte:  “Omissis”,  “Omissis”, “Omissis” ed “Omissis”, che offrono rispettivamente  un  ribasso  del 20,1%, dell’i %, del 15% e del 5% sul prezzo a base d’asta di  16.000 euro. Pertanto,  con  determinazione  n.  67  datata  21.06.2007,  il responsabile del  III  settore  arch.  “Omissis”  affida  alla  ditta “Omissis” gli interventi di spurgo alla condotta fognaria comunale  e pulizia di caditoie stradali, griglie e vasche di raccolta;        negli atti d’ufficio, e’ presente documentazione attestante  gli interventi svolti dalla ditta “Omissis”, sino al mese di marzo 2012.  Dunque, l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco “Omissis”, nel corso dei due mandati elettivi, in maniera pressoche’ continua (fatta eccezione per una breve parentesi in cui il servizio era stato svolto dalla ditta “Omissis”) si’ e’ avvalsa della  ditta  “Omissis”  per  i lavori di pulizia  delle  caditoie  e  di  trasporto  dei  fanghi  da smaltire.

Tratto da Relazione allegata al decreto di Scioglimento del Consiglio Comunale di Isola delle Femmine Gazzetta Ufficiale 279 29 novembre 2012 a pag 27 28 29

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MAFIA: PALERMO, SEQUESTRATI BENI FAMIGLIA PARTANNA-MONDELLO

Palermo, 4 nov 1999 (Adnkronos)- Nuova operazione antimafia della polizia di Palermo. Nell'ambito delle indagini patrimoniali relative alla famiglia mafiosa di Partanna - Mondello, il tribunale di Palermo ha infatti disposto ulteriori operazioni di sequestro di beni riconducibili al gruppo imprenditoriale facente capo ai Caravello. I fratelli Gaspare e Domenico Caravello, inseriti organicamente nella struttura economica mafiosa, hanno garantito per anni il riciclaggio dei proventi illeciti grazie al paravento loro offerto dalle imprese edili. Le societa', infatti hanno consentito fruttuosi investimenti alla famiglia di Partanna - Mondello. I Caravello, legati a Cosa Nostra da ''affari'' sin dal tempo di Rosario Riccobono, sono sopravvissuti ai cambiamenti al vertice, da Micalizzi a Gambino, da Cusimano a Salvatore Biondino. Hanno dominato il settore delle costruzioni nel periodo delle speculazioni edilizie nella zona di San Lorenzo Colli, uno dei settori piu' lucrosi dell'economia palermitana. garantendo altresi' la crescita anche delle imprese direttamente collegate ed appartenenti ad esponenti di spicco dell'organizzazione criminale.

L'impero immobiliare, gia' a suo tempo posto sotto sequestro, stimato in decine di miliardi, riconducibile ai fratelli Caravello (terreni edificabili nella zona di Partanna-Mondello-Valdesi, appezzamenti di terreno per decine di ettari, ville appartamenti, sei societa' affermate nel settore dell'edilizia, 33 depositi bancari), e' stato incrementato, con gli odierni provvedimenti, di ulteriori sequestri. Infatti, le misure disposte dal

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Tribunale di Palermo hanno condotto a sequestro di beni immobili per un valore di 8 miliardi circa FONTE: http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/11/04/Cronaca/MAFIA-PALERMO-SEQUESTRATI-BENI-FAMIGLIA-PARTANNA-MONDELLO_114500.php

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.progressivo=0&art.idArticolo=1&art.versione=1&art.codiceRedazionale=12A12433&art.dataPubblicazioneGazzetta=2012-11-29&art.idGruppo=0&art.idSottoArticolo1=10&art.idSottoArticolo=1&art.flagTipoArticolo=2

AMATO S.E.L.E.S.F.I. SELESPURGHI snc34, v. Cagni - 90146 Palermo (PA)tel: 091 6717416 - fax: 091 7791904

Categoria: Fognature

Report di S.E.L.E.S.F.I. - SELESPURGHI S.N.C. DI GRECO MARIA RITA E AMATO GIUSEPPE SALVATORE

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SICILSPURGHI S.N.C. DI CARAVELLO GIUSEPPE E CARAVELLO MARIASPURGO FOGNATURE E POZZI NERIVIA MARY SCHELLEY 390147 PALERMO - PATel. 091241317. Dettagli azienda: http://www.elencone.com/elencone/sicilspurghi-snc-di-caravello-giuseppe-e-caravello-maria---1901095.html

La Mantia Giovanni + 6 (tra cui l’ex sindaco di Villabate, professionisti ed imprenditori– V sezione) e Caravello Gaspare +3, imputati di associazione di tipo mafioso.A pagine 44 di:https://www.giustizia.it/resources/cms/documents/PALERMO.pdf

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28 LUGLIO 2005

Dove c’era la mafia reciteranno i detenuti. Un’enorme area a verde sequestrata a Cosa nostra diventa luogo di riscatto sociale. L’area è quella di Villa Pantelleria, una delle più belle residenze estive settecentesche della nobiltà palermitana nella piana dei Colli, che negli anni Novanta corse il rischio di essere spazzata via per fare spazio a tre giganteschi palazzi: questa era l’idea del costruttore Caravello, poi condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Oggi, scampato il pericolo, per Villa Pantelleria c’è una nuova vita, certamente più consona ai tempi, nel segno della legalità e della fruizione pubblica……..http://www.ristretti.it/commenti/2005/luglio/28luglio.htm

Un tesoro in ostaggio

L’epopea di Villa Pantelleria 

Palermo. Della storia di questa villa settecentesca se ne sono occupati perfino Canale 5 con un servizio di Striscia la Notizia, così come Rai3 attraverso la trasmissione Report che ne hanno mostrato lo scempio subìto.  Vandali che, senza alcun ritegno, hanno trafugato tutto il possibile da questa casa, arrivando perfino a scardinare marmi e piastrelle. Sul sito del Comune di Palermo, nel bel mezzo della lista dei beni confiscati alle mafie, spunta proprio  “Villa Pantelleria” con tanto di nominativo del proprietario originario: “Domenico Caravello”, ubicazione: “Contrada San Lorenzo, con accesso dal Vicolo Pantelleria n. 10” e soprattutto con la dicitura che indica a chi è stata assegnata: “Destinata alle Associazioni intitolate ai Magistrati uccisi Costa e Terranova a Pio La Torre e al Centro Impastato”. Se prendiamo il nome del proprietario originario, Domenico Caravello, e facciamo una ricerca abbastanza generica ci accorgiamo che nel 1999 a lui e a suo fratello Gaspare (entrambi imprenditori, indicati come appartenenti alla cosca del mandamento di Partanna-Mondello), venivano sequestrati beni per otto miliardi di vecchie lire. Nel 2001, in uno dei processi nati dall’indagine su Cosa Nostra nel mandamento di San Lorenzo, il Tribunale di Palermo condannava 9 persone per associazione mafiosa ed estorsione. La pena più alta, 10 anni, veniva comminata a Diego Di Trapani, considerato capomandamento della zona; fra queste 9 persone c’erano anche Domenico e Gaspare Caravello, accusati fra l’altro anche di riciclaggio e condannati a 6 anni di detenzione. La storia di Villa Pantelleria parte da molto lontano, inizia nel 1734, quando Francesco Requenses, principe di Pantelleria, fa erigere questa maestosa villa su di un terreno che diventerà un parco immenso. Estintasi la famiglia Requesens, Villa Pantelleria passa ai Naselli d’Aragona e quindi ai Burgio; alla fine dell’800 viene acquistata dai Naselli Flores. In seguito gli stessi Naselli Flores, per un canone simbolico, cedono la villa al noto jazzista palermitano Claudio Lo Cascio il quale, dal 1977 al 1990, ne fa la sede del “Centro Django Reinhardt” un centro culturale

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interdisciplinare. Nel 1990 arrivano i fratelli Caravello e in quattro e quattrotto si comprano Villa Pantelleria. Pochi anni e interviene la magistratura. Nel 1995 la villa viene sequestrata, nel 2001, con la confisca, passa al Demanio che la valuta per due milioni di euro. Nel 2003 con la confisca definitiva la villa passa al Comune di Palermo. Si parla addirittura di un buco di 2 miliardi (di vecchie lire) di ipoteca lasciati in “eredità” dai Caravello. Buona parte del parco viene a poco a poco lottizzato e la casena trascurata fino a diventare “terra di nessuno” con le conseguenti razzie che la spogliano di ogni suo bene. Ed è sempre a Palermo che due anni dopo, in piena amministrazione Cammarata (FI), durante una conferenza stampa indetta dal Comune, la vicenda di Villa Pantelleria torna alla ribalta. “Il restauro dell’immobile è stato inserito nel Piano triennale delle Opere pubbliche – recita un passaggio del comunicato –  con un progetto predisposto dal settore Centro storico del Comune, che prevede un finanziamento di circa 10 milioni di euro. È destinato a diventare sede della Biblioteca della legalità della Città di Palermo”.  10 milioni di euro che ovviamente gli effettivi destinatari della villa (Centro Pio La Torre, Centro Impastato, Fondazione Costa e Fondazione Terranova) non possono assolutamente anticipare per far fronte ai lavori di restauro. Con tutte le relative polemiche che ne conseguono. Dal mese di luglio del 2005, il sindaco di Palermo decide di assegnare per sei anni i giardini della villa all’associazione “Teatro della libertà”, guidata da Lollo Franco che da otto anni lavora con detenuti ed ex detenuti del carcere Pagliarelli. A tuttoggi i destinatari della villa continuano ad aspettare la realizzazione del progetto della “Biblioteca della legalità”. I lavori di restauro appaiono irrimediabilmente lunghi, dei fondi destinati ad esso non se ne parla più. Il rischio che un’attesa estenuante si trasformi in un nulla di fatto non è poi così remota e non fa presagire nulla di buono. L.B.http://www.antimafiaduemila.com/200804213300/articoli-arretrati/un-tesoro-in-ostaggio.html

Sequestro di beni miliardario per due fratelli in odor di   mafia

http://lapiazzaisolana.files.wordpress.com/2013/08/scioglimento-consiglio-comunale-isola-caravello-5-novembre-99-gds.pdf

http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html

CAP. I° SVOLGIMENTO DEL PROCESSO BRUNO CONTRADA SENTENZA 1° GRADO DA PAG 65 A PAG 72 DA PAG 463 A PAG 469

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Dalle indagini di P.G., riferite all’odierno dibattimento dal cap. Bruno, è emerso che Gaetano Siragusa, figlio di Ingrassia Lucia, sorella della madre del Mutolo, era stato, fino al 1979, titolare di una ditta individuale, con sede in via Cuccia, che operava nel settore dell’edilizia, in società di fatto con tale Salvatore La Mantia, deceduto nel 1978. Tra la fine del 1978 ed il 1979 la predetta società era stata dichiarata fallita, con sentenza del Tribunale di Palermo (cfr. ff. 78 e ss. ud. 18/10/1994).

E’ emerso, altresì, che la predetta società di fatto Siracusa-La Mantia, aveva acquistato il 31 Agosto del 1973 da Barone Domenico un terreno su cui era stato costruito l’edificio sito in via Ammiraglio Cagni al numero civico 23 (A-B-e C).

E’ emerso, inoltre, da una nota di trascrizione del 1984, che riguarda la curatela della predetta società, che uno degli appartamenti siti nel predetto edificio era stato trasferito in proprietà a Raffaela Di Cristina, suocera di Gaspare Mutolo.

Dalla documentazione acquisita all’udienza del 16/12/1994, riguardante l’attività edilizia svolta da Gaetano Siragusa, che ha consentito di confermare le circostanze riferite dal cap. Bruno (cfr. copia atto di vendita del terreno da parte del sig. Domenico Barone autorizzazione municipale, in data 14/12/1973, alla realizzazione dell’edificio in via Ammiraglio Cagni a Pallavicino - rapporto tecnico per l’abitabilità rilasciato dalla ripartizione urbanistica Polizia

Edilizia e successiva autorizzazione rilasciata dal Sindaco di Palermo-atto di transazione, rogato in data 13/12/1983, tra la curatela del fallimento della società di fatto Siragusa-La Mantia e Di Cristina Raffaela) è stato possibile verificare che in data 19/7/1979 era stato emesso dall’Assessorato all’Edilizia Privata del Municipio di Palermo, sulla base dell’istanza n° 3734/204 del 21-9-1976 / 19-1-1978, presentata dal socio di fatto del Siragusa, La Mantia Salvatore, atto di concessione, n° 2097, rilasciato a Caravello Domenico, Gaspare e Giuseppe, per la costruzione di un palazzo nell’area di cui al fg. di mappa n° 19 part. n° 751, sita in via Ammiraglio Cagni.

I Caravello ritenuti dagli inquirenti affiliati alla cosca diPartanna- S.Lorenzo sulla base di accertamenti eseguiti, avevano gestito l’impresa di costruzioni “Caravello s.r.l.” fino al 1985/1986, anno in cui erano decaduti dalla licenza perchè segnalati per mafia (cfr. dep. cap Bruno f. 83 ud.18/10/1994).

Gaetano Siragusa, escusso all’udienza del 14/10/1994 su richiesta avanzata dalla difesa ai sensi dell’art. 195 c.p.p., ha confermato di avere svolto l’attività di costruttore edile fino al 1979, data del proprio fallimento, ammettendo di essere stato in società di fatto con il cugino Gaspare Mutolo e con Salvatore Micalizzi, per la costruzione del palazzo a Pallavicino, ubicato al n° 23 della via Ammiraglio Cagni e di avere sciolto la predetta società con l’attribuzione in proprietà di due appartamenti ai suddetti Mutolo e Micalizzi (cfr. ud. cit. ff. 44-45- 46-47-48-49-50-64). Ha dichiarato che, nel periodo in cui stava costruendo in via Ammiraglio Cagni, gli era stato proposto l’acquisto di un terreno, sito nella medesima zona, su cui insisteva una villa che si sarebbe dovuta demolire.

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Nell’occasione egli si era rivolto all’ing. D’Amico per la predisposizione di due progetti che successivamente aveva dovuto vendere a tali costruttori Caravella a causa della situazione prefallimentare in cui versava la sua azienda; aveva, però, ricevuto solo a distanza di anni (tre-quattro dall’ultimazione dei lavori di costruzione del palazzo di via Ammiraglio Cagni) dai Caravella il pagamento dei progetti ricevendo la somma di circa due milioni (cfr. ud. cit. ff. 60 e ss.). Ha sostenuto di avere risolto la suddetta questione da solo trattando direttamente con i predetti costruttori pur ammettendo di averne parlato con il cugino Mutolo (cfr. ud. cit. da f. 60 a 63).

Ha ammesso, inoltre, che aveva incontrato il cugino in occasione dei funerali della madre offrendogli il posto per la sepoltura nella tomba di sua proprietà (cfr. ff. 64-65) e che si era recato in Tribunale a causa di due vertenze giudiziarie che lo avevano coinvolto: una risalente al 1965 per una non meglio specificata azione legale che lo riguardava ed altra in relazione alla procedura fallimentare a suo carico (cfr. ff. 66-67-68 ud. cit.). Ha negato, poi, di avere mai ricevuto, nel corso della propria attività di costruttore edile, richieste di natura estorsiva e di averne parlato con il cugino Gaspare Mutolo (cfr. ff. 57-58 ud. cit) escludendo, altresì, di avere mai conosciuto il dott. Contrada che aveva visto per la prima volta in occasione dei servizi televisivi riguardanti l’odierno processo (cfr. ff. 57-58).

Dal complesso delle risultanze esposte è emerso che l’episodio riferito da Mutolo è confermato con riguardo all’occasione ed al periodo del colloquio avuto con il cugino (i funerali della madre), alla costruzione, da parte di quest’ultimo, di un palazzo in società con il Mutolo ed il Micalizzi, che avevano ricevuto in cambio, al momento dello scioglimento della società di fatto, la proprietà di due appartamenti e alla successiva predisposizione da parte del Siragusa del progetto di un palazzo che poi era stato realizzato dai costruttori Caravello, indiziati mafiosi della zona di Partanna, i quali avevano corrisposto al predetto il pagamento di una somma di denaro solo a distanza di alcuni anni.

Si rileva, in particolare, che la data indicata dal Siragusa come quella in cui aveva ottenuto dai Caravello il pagamento dei progetti, tre-quattro anni dopo l’ultimazione dei lavori dell’edificio di via Ammiraglio Cagni, corrisponde esattamente a quella del colloquio avuto con Mutolo in occasione dei funerali della madre; ed infatti, dal rapporto tecnico per l’abitabilità del fabbricato sito in via Ammiraglio Cagni n° 23 acquisito in atti e già citato, si evince che i lavori erano stati ultimati nel Settembre del 1977 mentre il colloquio con Mutolo era avvenuto nei primi mesi del 1981. Tale corrispondenza cronologica, avuto riguardo al lungo periodo di tempo trascorso da tali fatti, lungi dal considerarsi una mera coincidenza, costituisce, invece, una puntuale conferma del racconto del collaborante. Il teste Siragusa ha confermato tutte le dichiarazioni del collaborante, ma ha negato di avere mai ricevuto, nel corso della propria attività di costruttore a Palermo, richieste estorsive e quindi di avere mai parlato con il cugino nè tanto meno con il dott.Contrada di tali problemi.

Tuttavia la circostanza riferita di non avere mai ricevuto richieste estorsive che proprio nel settore dell’edilizia costituiscono una delle prassi piu’ diffuse della “attività” mafiosa, non è aderente alla realtà.

D’altra parte l’ammissione di aver parlato col cugino Mutolo della questione relativa al progetto di un palazzo e di averne ottenuto il pagamento dai Caravello

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a distanza di anni, conferma che il Siragusa era stato effettivamente costretto ad abbandonare il progetto e che solo dopo averne parlato al Mutolo era riuscito ad ottenere il pagamento, grazie proprio all’intercessione dispiegata da Mutolo in suo favore. E’ sintomatico anche il tono della risposta data dal Siragusa a proposito delle richieste estorsive, tipico del comportamento mafioso : “ no di questo non ne so parlare non lo so, non conosco nessuno”, negando così decisamente non solo le richieste medesime, ma soprattutto la loro logica conseguenza: l’esigenza di parlarne con il Contrada e avendo già negato al cugino di avere infranto la legge dell’omertà denunciando ad un poliziotto, sia pure confidenzialmente, le minacce ricevute, non poteva poi ammettere tale circostanza.

Da quanto sopra esposto si evince che la smentita del Siragusa di una parte del racconto del Mutolo - mentre per il resto le dichiarazioni del collaborante sono state confermate - non può essere ritenuta attendibile.

La difesa, in sede di discussione finale, ha ritenuto di rilevare un insanabile contrasto tra le lamentele rivolte dal Siragusa a Mutolo nel 1981 in ordine al “vamprirismo” (pressioni estorsive) subito da parte della mafia di Partanna e la circostanza che a quella data nessuna pressione estorsiva egli avrebbe potuto subire essendo già intervenuta la dichiarazione di fallimento.

A tale proposito occorre osservare che nel riferire il contenuto del discorso avuto con il cugino nel 1981, in occasione dei funerali della madre, Mutolo dichiara che il predetto gli riferisce un antefatto relativo alla propria intenzione di costruire un altro palazzo nella via Ammiraglio Cagni per il quale aveva già predisposto il relativo progetto, ed è a tale momento che sono riconducibili le richieste estorsive che costringeranno il Siragusa all’abbandono del progetto medesimo (notisi che i Caravello ottengono nel 1979 l’atto di concessione sulla base di un progetto presentato in precedenza dal socio del Siragusa con istanza che reca l’indicazione del periodo 1976 - 1978) e che si riferiscono, quindi, necessariamente ad un momento temporalmente antecedente al fallimento del Siragusa. Mutolo riferisce, poi, che la lamentela del cugino riguardava l’esistenza di un problema di recupero di denaro dai Caravello per il progetto già predisposto e la preoccupazione per le telefonate dal contenuto minatorio, e non estorsivo, che continuava a ricevere (“ ho ricevuto delle telefonate ... che appena metto piede a Pallavicino verrò ucciso “ cfr. ff.52-53 ud.7/6/94).

D’altra parte Mutolo (v. f. 37) non riferisce mai di avere appreso dal cugino di avere ricevuto richieste estorsive : tale particolare gli viene precisato dal Riccobono il quale, sol perchè sollecitato sul punto dal Mutolo, gli aveva rivelato che il cugino aveva denunciato al dott.Contrada la pressione estorsiva subita e che lui grazie all’immediata comunicazione ricevuta di tale fatto dal dott.Contrada, era riuscito a venirne tempestivamente a conoscenza; l’estrema gravità della violazione della legge dell’omertà commessa dal Siragusa doveva comportare, secondo l’ottica mafiosa, come conseguenza necessaria l’eliminazione fisica; tale sanzione era stata evitata solo per “rispetto” a Mutolo, ma era stato inibito al Siragusa di continuare a costruire nella zona di influenza mafiosa della famiglia di Partanna.

DA PAG 65 A PAG 72

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http://www.genovaweb.org/comunicati_2/2008/Sentena_Contrada_di_primo_grado.pdf

PROCESSO CONTRRADA SENTENZA II APPELLO

……. Il Mutolo, hanno dedotto i difensori appellanti <<nel raccontare l'episodio, ha detto in maniera chiara ed inequivocabile che l'azione intimidativa nei confronti del Siragusa era un fatto attuale e non certo del passato (…). Ma nel 1981 Siragusa Gaetano era già stato dichiarato fallito da qualche tempo, da almeno due anni, non aveva in corso alcun lavoro edilizio, aveva dovuto cedere il progetto di costruzione di altro edificio in Via Ammiraglio Cagni all'impresa Caravello e, pertanto, non poteva essere oggetto di minacce e intimidazioni a scopo estorsivo da parte di Riccobono o comunque dei mafiosi di Pallavicino.

Se aveva dovuto rinunziare alla progettata costruzione sin dal 1978 (tre anni prima) come poteva mai, nel 1981, subire pressioni per pagare il "pizzo", essere minacciato di morte se avesse ancora continuato a costruire a Pallavicino?>>.

La rinunzia al progetto, dunque, aveva trovato la sua causa esclusiva nello stato di decozione del Siragusa, riscontrato dal compendio documentale relativo alla vicenda fallimentare.Per rendere credibile la sua menzogna il collaborante <<ha dovuto, gioco forza, spostare in avanti di qualche anno il tempo del fatto addebitato al dott. Contrada. Infatti non poteva parlare di azione intimidativa ed estorsiva compiuta nel periodo della costruzione del primo edificio di Via Ammiraglio Cagni perché in quest'opera lui, in un primo tempo, era stato socio di fatto del cugino e quindi avrebbe dovuto provvedere direttamente a sistemare” gli affari con la cosca” e, nel periodo successivo in cui era ancora in stato di costruzione, cioè del 1975 in poi, era stato prima latitante e poi detenuto (dal maggio 1976) non usufruente ancora di permessi>>.

Si chiedono, infine, i medesimi difensori : <<per quale motivo il Siragusa Gaetano, ormai fuori dall'attività edilizia da moltissimi anni (1978-79), avrebbe dovuto negare di aver confidato ad un funzionario di polizia – qualora l'avesse fatto per fiducia verso di lui e nella speranza di avere comunque un aiuto o anche un semplice consiglio amichevole, ciò che gli era accaduto gli stava accadendo? Perché rendere una testimonianza falsa o reticente in favore di (un) uomo che in sostanza lo aveva tradito? Non certo per timore del dott. Contrada dato lo Stato dello stesso (incarcerato e processato). Non certo per timore di Rosario Riccobono morto da moltissimi anni.

Non certo per avversione contro Mutolo perché "pentito" in quanto non può certamente il Siragusa essere un mafioso o indiziato tale, ma piuttosto vittima della mafia>>.

Osserva questa Corte che, sin dalle sue premesse, il costrutto difensivo non riflette la cronologia della vicenda, siccome descritta dal collaborante e riscontrata in atti.

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Il Siragusa, infatti, rappresenta al cugino (cfr. pagina 51 e segg. Trascrizione udienza 7.6.1994) : <<Sai, Gaspare, io ho ricevuto delle telefonate, io qua a Pallavicino non posso venire piu’ io dovevo costruire dice, qua davanti cioe' verso la via Ammiraglio Cagni, piu' avanti, gia' avevo fatto, dice, il progetto, dice. Pensa che il progetto, li', che l'ho dato e nemmeno mi hanno dato i soldi quelli che ho speso per fare il progetto." Ci dissi: "ma scusa, ma perche'?", dice: "Ma non lo so, io solo sono preoccupato di queste telefonate che ho ricevuto dicendomi che appena metto piede a Pallavicino verro' ucciso", dissi: "va bene, Tanino, ora di parlare con qualcuno>>….

Egli, cioè, lamenta:di non potere mettere più piede nella borgata di Pallavicino, dove, nella via Ammiraglio Cagni, aveva costruito un palazzo e si accingeva a costruirne un altro;di avere dovuto, in precedenza, desistere dalla costruzione del secondo fabbricato e di non avere potuto nemmeno recuperare dai costruttori Caravello, cui aveva ceduto il progetto, il credito per le relative spese (dalla documentazione acquisita all’udienza del 16 dicembre 1994 risulta che 19/7/1979 venne assentita la concessione edilizia n° 2097 a Caravello Domenico, Gaspare e Giuseppe sulla base dell'istanza n° 3734/204 del 21-9-1976 / 19- 1-1978, presentata da La Mantia Salvatore, socio di fatto delSiragusa,).

Lo stesso Mutolo assicura il suo interessamento e chiede al Riccobono (cfr. ibidem, pag 53) : <<Saro, ma questo discorso che a mio cugino ci arrivano telefonate di non venire piu’ qua a Pallavicino qual’è?>>.

Gli viene risposto : << E’ un cornutazzo, dice, tuo cugino, e non lo hanno ammazzato solo perchè è tuo cugino...... ci disse al dott. Contrada ca i mafiosi che ci sono a Pallavicino sono dei vampiri caci sucano u sangu, quindi il Riccobono mi dice che questa notiziace la da il Dottore Contrada, cosi', amichevolmente >>.

Mutolo, cioè, ne parla a Rosario Riccobono ed apprende da lui che lo sfogo del Siragusa col funzionario di Polizia, incontrato in Tribunale, aveva riguardato la sua condizione di imprenditore vessato e rovinato dalle richieste di “pizzo”.

Non è casuale - si badi bene - l’uso del predicato “disse” (riferito alle richieste di “pizzo”, non all’ostracismo) al passato remoto, cioè ad una azione ormai esaurita.

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Il collaborante, a questo punto, poiché il cugino nega, viene sollecitato dal Riccobono a ricordare al Siragusa che l’incontro con il funzionario di Polizia era avvenuto al palazzo di giustizia; il Siragusa, allora, non esclude di avere visto Contrada per qualche motivo lecito, facendo una mezza ammissione che convince lo stesso Mutolo della veridicità delle accuse del suo “capofamiglia”: <<ma puo' darsi qualcuno, insomma, avra' capito, insomma, avra' intuito male", io capisco, mi rendo conto che effettivamente, insomma, il discorso magari c'era stato, non so a che livello, e ci dico a mio cugino: "Comunque tu non costruire piu' a Pallavicino", ci faccio recuperare non so tre milioni o tre milioni e mezzo del progetto..>>.

In sintesi, la forzata rinuncia del Siragusa a dare seguito all’attività costruttiva ed il conseguente ostracismo da lui subito trovano il loro antefatto nella imposizione del “pizzo”, e la loro causa prossima nello sfogo con l’odierno imputato, costituendone, dunque, una sanzione ancora attuale allorquando, nel febbraio 1981, lo stesso Siragusa ne parla per la prima volta al cugino in occasione dei funerali della di lui madre.

La coerenza logica delle dichiarazioni del Mutolo, al di là delle difficoltà espressive del collaborante, soggetto di scarsissima cultura, si coglie anche in relazione all’epoca della imposizione del “pizzo”, dalla quale è plausibile che il Siragusa fosse rimasto immune soltanto nella fase iniziale della costruzione del primo edificio in via Ammiraglio Cagni, intrapresa quando i suoi soci occulti erano lo stesso Mutolo e Salvatore Micalizzi.

La società, infatti, secondo il narrato del collaborante, venne sciolta con l’attribuzione di un appartamento a lui ed al Micalizzi, che, coinvolti nelle indagini per l’omicidio dell’agente di Polizia Gaetano Cappiello, perpetrato il 2 luglio 1975, furono costretti a defilarsi, non potendosi più fare vedere in cantiere (cfr. pag. 52 trascrizione udienza 7 giugno 1994 <<Nel '75 dopo a noi ci succede quel processo che abbiamo ucciso l'agente Cappello, quindi siamo latitanti, cioe' non e' che possiamo stare tranquilli la', a Pallavicino, anche se ci.., pero' non ci piaceva, insomma, andare ogni sabato a fare i pagamenti, insomma, in questo fabbricato. Cioe' noi che dopo che siamo entrati, diciamo, latitanti per l'omicidio Cappello, con mio cugino abbiamo chiuso di conti e ci abbiamo fatto dare i soldi che noi avevamo usciti, pero' calcolando che lui ci doveva dare un appartamento a me e un appartamento diciamo, al Micalizzi, quando erano terminati, e il discorso si chiude>>)8.

Ora, come ricordato anche a pag. 11 del volume 7 dei Motivi nuovi di appello, il certificato di abitabilità per il fabbricato in questione venne

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rilasciato il 9 dicembre 1977 (dal relativo rapporto tecnico si evince che i lavori vennero ultimati nel settembre del 1977).

E’, ancora una volta, plausibile, dunque, che le pressioni estorsive per il pagamento del pizzo si facessero sentire proprio in quel periodo, nel quale il Siragusa aveva la possibilità giuridica di vendere le unità immobiliari in quanto dichiarate abitabili, percependo i saldi del prezzo, e nel quale aveva anche chiesto la concessione edilizia per la costruzione del secondo palazzo (con istanza n. 3734/2904 del 21.9.76/19.1.78).

Altrettanto plausibile, inoltre, che i segni della sua insolvenza si fossero manifestati anche a cagione di tali pressioni.

A questa stregua, la indicazione dell’incontro e dello sfogo estemporaneo a Palazzo di Giustizia con l’odierno imputato collima perfettamente con l’epoca della procedura di fallimento a carico del Siragusa.

Allo stesso modo, l’epoca in cui il Siragusa ha riconosciuto di avere recuperato (pur senza l’intermediazione del cugino) il credito per le spese del progetto del secondo fabbricato dai costruttori Caravello collima con il periodo in cui il Mutolo afferma di essersi interessato della sua vicenda (cfr. pag. 408 della sentenza appellata).

Del resto, fortemente sintomatico della reticenza del Siragusa è la negazione di un fatto (l’imposizione del pizzo ad un costruttore nel territorio di Rosario Riccobono) che non solo il Tribunale, ma gli stessi difensori appellanti finiscono col riconoscere, laddove affermano <<che le imprese erano soggette al pagamento del “pizzo” ad opera dei mafiosi della zona interessata>> (pag. 14 del volume 7 dei motivi nuovi di appello).

Il primo giudice, inoltre, (pag. 477 della sentenza appellata), ha evidenziato che Gaspare, Domenico e Giuseppe Caravello<<ritenuti dagli inquirenti affiliati alla cosca di Partanna - S.Lorenzo sulla base di accertamenti eseguiti, avevano gestito l’impresa di costruzioni “Caravello s.r.l.” fino al 1985/1986, anno in cui erano decaduti dalla licenza perché segnalati per mafia (cfr. dep. cap Bruno f. 83 ud.18/10/1994)>>.

Tale circostanza deve essere correlata con quella del ritardo nel pagamento delle spese del progetto, che si spiega in un contesto di intimidazione mafiosa sfociato nell’ “esilio” del Siragusa assai meglio che in un avvicendamento tra un imprenditore in cattive acque ed altri in salute economica.

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Oltretutto, se il Siragusa fosse rimasto un protetto di Rosario Riccobono, l’adempimento del debito dei Caravello per le spese del progetto sarebbe stato quanto mai tempestivo, data l’importanza degli impegni assunti nei contesti mafiosi e la gravità delle sanzioni per la loro mancata osservanza.

Non coglie, dunque, nel segno l’osservazione difensiva secondo cui la rinunzia al progetto avrebbe trovato causa nello stato di decozione del costruttore. Al contrario, l’insolvenza di questi derivò da una condizione ambientale sfavorevole di esposizione al “Pizzo” e di inibizione all’ulteriore attività costruttiva.

Non è vero, quindi, alla stregua dei riscontri acquisiti, che il Tribunale sarebbe incorso in una petizione di principio assumendo come presupposto il dato da dimostrare, e cioè l’essere stato “Contrada confidente di Riccobono" (pag. 19 vol. 78 dei motivi aggiunti).

Del resto, la mendace negazione del Siragusa si spiega con una condizione di omertà e di diffidenza nel sistema di tutela dello Stato, nonostante la pendenza del procedimento a carico di Contrada e l’uccisione di Rosario Riccobono, né richiede ulteriori commenti alla stregua di quanto sin qui evidenziato.

Le censure articolate sul punto dai difensori appellanti, dunque, devono essere disattese.

8 L’attribuzione di un appartamento al Mutolo è stata positivamente riscontrata ( pag. 476 della sentenza appellata),

Le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia FrancescoOnorato

Francesco Onorato, determinatosi a collaborare con la Giustizia nel 1996 (il suo primo interrogatorio da collaborante risale all’undici settembre di quell’anno), ha riferito di essere stato formalmente “combinato” nel novembre 1980 alla presenza di Gaetano Carollo, sottocapo della “famiglia” di Resuttana; di essere stato “soldato” adisposizione di Rosario Riccobono (pagine 3-80-81 trascrizione udienza 19 gennaio 1999) e, nel 1987, reggente della “famiglia” di Partanna Mondello ; di essersi accusato di numerosi delitti per alcuni dei quali non era stato nemmeno indagato, oltre che dell’omicidio dell’onorevole Salvo Lima (pagine 4-5-92-94); di essere stato“abbastanza intimo” con Rosario Riccobono.

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Ha, altresì, indicato varie residenze di cui questi disponeva: nella via Guido Yung, a Partanna Mondello nella via Spina Santa <<.. sotto la montagna>>, (ove i costruttori Caravello avevano acquistato un terreno di circa 10.000 mq), nella zona di Villa Scalea (una villa ancora in costruzione ed altre due già ultimate, di cui una con piscina), nella borgata di San Lorenzo in un palazzo realizzato dai fratelli Caravello (il collaborante aveva intestato a sé il contratto di fornitura di energia elettrica), a Pallavicino, a Sferracavallo nella zona di Barcarello.

Ha riferito, in particolare, che a Barcarello il predetto abitava al piano terra di una villa (il cui primo piano era abitato da Salvatore Lo Piccolo) vicino la quale, circa cento metri più avanti verso il mare <<aveva un terreno dove (..) aveva una roulotte con una recinzione di ferro, però nella recinzione di ferro c'era tutto un canneto, che non si vedeva il dentro, anche il portone era coperto di incannato>> (cfr. pagine 10 e 19).

Ha riferito che, nella via Jung n° 7, il Riccobono disponeva di una macelleria, e dei box sottostanti, dove erano state ricavate delle celle frigorifere, e che, negli anni 1978-1979 la macelleria ed i box, come anche il retrobottega del vicino bar “Bignè”, erano utilizzati come luoghi di incontri tra mafiosi: <<Sì, venivano Stefano Bontade,venivano Salvatore Inzerillo, venivano Salvatore Di Maio, venivano i Galatolo erano o lì, venivano pure, venivano Nino Badalamenti (…)

Di solito si spostavano nella macelleria, oppure sotto i box, se erano in tanti, a volte erano in dieci, otto che dovevano parlare e scendevano lì sotto al box della macelleria dove c'era fatto una cella frigorifera là sotto alla macelleria, oppure il dietro bottega del bar bignè, oppure là davanti stesso, dietro i camion, dietro sopra il marciapiede, passeggiavano e parlavano tranquillamente>> (pagine 12-13-63-64)

Al medesimo civico n° 7, abitavano la moglie e le figlie: egli, “per delicatezza”, cioè per rispetto del loro pudore, non era mai stato in quella casa e non ricordava a che piano si trovasse.

Ha dichiarato che il Riccobono <<la sua latitanza la viveva tranquilla, non aveva problemi perché aveva chi camminava per lui>>, uomini d'onore che lo avvisavano quando vedevano movimento di pattuglie, oltre a <<persone delle istituzioni che gli dicevano se c'erano problemi di perquisizione, di polizia>> (pagine 11- 12).

Ha menzionato, a questo riguardo, il <<maresciallo di Partanna Mondello, che lui questo maresciallo l'aveva nelle mani totalmente anche nel mentre che lui era latitante lo veniva a trovare>>.

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Il suddetto maresciallo che, salvo errore, ha riferito chiamarsi Pace (pag. 50), era sul libro paga di Riccobono, <<cioè al maresciallo ero che li vedevo sul libro paga che c'erano messi orologi rolex, c'erano cinque milioni spese maresciallo di manutenzione villa che glimandava gli operai>> (pagina 14-38-50).

Ha soggiunto : <<Poi c'era il Dott. Contrada che era abbastanza intimo con Saro Riccobono, proprio parlando di questo processo, che spesse volte si è recato a trovare a Saro Riccobono anche in questa via, non in mezzo alla strada, ma nell'edificio, nel palazzo dove è' che Saro Riccobono si incontrava con il dott. Contrada, in via Guido Jung>>.

Riccobono gli aveva detto che Contrada <<ci stava bene e che era adisposizione di Cosa Nostra>>.

Egli stesso aveva personalmente visto arrivare l’imputato, salvo errore, un paio di volte nella via Jung; in tali circostanze <<Saro Riccobono si allontanava da noi, e che entrava nel portone dove il dott. Contrada aveva appena entrato>> (pagine 14-15).

Ha dichiarato, inoltre di averlo visto, <<un giorno verso 1980-81>>, arrivare a Barcarello a bordo di una Alfasud di <<colore chiaro, un beige, un nocciola, un colore tipo così>>, con cui era solito venire anche in via Jung.

In tale, ultima, circostanza l’imputato aveva <<aperto il portone che il portone si apriva da solo dove c'era l'incannato>>101 , <<dove forse non si aspettava di trovare a tutte queste persone, perché eravamo in parecchi>>, e si era intrattenuto a parlare per una ventina di minuti, all’interno del terreno recintato <<dove c'era la roulotte>>, con Riccobono.

Quest’ultimo, una volta andato via Contrada, aveva incaricato esso collaborante <<di andare ad avvisare i fratelli Galatolo che c'era movimento di carabinieri, c'era qualche blitz in giro, qualche perquisizione e via di seguito...>>, affinché gli stessi Galatolo, in quel periodo non ricercati, si facessero tramite della notizia nel mandamento di Resuttana ed in quelli viciniori (pagine 20-24).

L’Onorato, inoltre, ha riferito, che, in un periodo da lui collocato <<verso 1979 – 80 (…)il dott. Contrada si incontrò con Saro Riccobono dentro la portineria che poi è salito nell'appartamento, e subito dopo il Riccobono ha fatto sapere di far sapere a tutti, di non venire in quella zona del bignè, in via Guido Yung, perchè ci doveva essere una perquisizione, una

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retata di polizia, squadra mobile, non mi ricordo, di carabinieri, era stato avvisato Saro Riccobono.

Infatti l'indomani mattina, se non erro, cioè o dopo qualche giorno o l'indomani mattina c'è stato che sono venuti anche i vigili del fuoco a perquisire tutto lo stabile. Mi ricordo che era stato perquisito tutto lo stabile anche dai vigili del fuoco>>.

Ha soggiunto di non ricordare se le paventate operazioni di Polizia fossero state effettivamente poste in atto, ma di conservare memoria di quella nella quale erano intervenuti i Vigili del Fuoco: << non mi ricordo senta, non mi ricordo se ci sono state, comunque io ho avvisato, non mi ricordo se ci sono state, mi ricordo i pompieri prima, mi ricordo dei pompieri che sono arrivati, hanno cercato Saro Riccobono che lo cercavano nello stabile questo mi ricordo benissimo perché c'è stato il movimento dei pompieri>> (pagine 22-23).

Ha dichiarato che Contrada disponeva di un appartamento nello stabiledi via Jung n° 1.

Ha riferito che,dopo avere contratto matrimonio con Angela Graziano, figlia di Giovanni Graziano e nipote di Angelo Graziano, aveva appreso dal suocero che quell’appartamento era stato originatamene da lui “regalato” allo stesso Riccobono, << che a sua volta l'aveva girato, regalato a Bruno Contrada, questo è quello che mi dice mio suocero quando io divento il genero>> (pagine 24-27).

Sempre con riguardo alle prebende elargite all’imputato, il collaborante ha riferito che il Riccobono << metteva sempre nelle spese di famiglia>> Bruno Contrada.

In concreto, ha narrato che un giorno, negli anni 1980 – 1981, mentre si trovava insieme con Michele Micalizzi e Giovanni Saviano, e forse anche con Enzo Sutera, al bar “Singapore” nella via La Marmora, a Palermo, era arrivato Calogero Adamo, concessionario Alfa Romeo in stretti rapporti con Rosario Riccobono. Sceso dalla sua autovettura, si era avvicinato a Salvatore Micalizzi e gli aveva detto <<che Riccobono doveva dargli dei soldi, perché aveva dato una macchina al dott. Contrada>>.

Il collaborante non ha riferito altri particolari della vicenda, né ha saputo dire qual fosse il modello dell’autovettura e se questa fosse stata direttamente destinata a Contrada o a terzi (pagine 37- 38).

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In sede di controesame, l’Onorato ha riferito di avere avuto notizia dalla televisione, durante la sua latitanza, dell’arresto di Contrada (pagine 87-90), che ricordava essere stato accusato da Mutolo e da <<un certo Spatola mi sembra, Spadaro… Spatola.. non mi ricordo>>; di avere seguito in carcere tutti i processi, in special modo sulla emittente locale “Tele Giornale di Sicilia” (pag. 111) ; di non avere potuto più seguire, nel periodo della sua collaborazione, i notiziari locali ma non avere letto nemmeno i giornali né guardato i telegiornali << perché dicono sempre brutte cose>> (pag. 112).

Ha escluso di avere avuto scambi di informazioni con altri collaboranti, precisando <<Quando io ho finito le mie dichiarazioni di tutto quello che dovevo dire, mi hanno messo in compagnia a Roma con altri collaboratori che c'erano napoletani, c'erano catanesi, qualche palermitano c'era pure, e basta>> (pagine 95-96); ha ammesso di avere incontrato, in particolare, nel carcere di Rebibbia Francesco Di Carlo, peraltro << sorvegliato ventiquattro ore al giorno dall’agente di custodia>>> (pagine 97-98).

Ha affermato di essere attualmente libero e di avere rispettato il divieto di incontri con altri collaboratori di giustizia (pag. 96). *****

Come rilevato a proposito del Cucuzza, non consta una verifica giudiziale, in altri processi, della fondatezza e della originalità delle indicazioni accusatorie di Francesco Onorato, il quale, peraltro, ha plausibilmente motivato la propria risoluzione a collaborare con la sua difficile situazione familiare, e segnatamente con i problemi di salute della moglie (pag. 88 trascrizione udienza 19 gennaio 1999).

L’espletata istruzione dibattimentale, che per certi versi ha offerto significative conferme alle dichiarazioni del collaborante, non ha, tuttavia, consentito di fugare le perplessità alimentate da alcuni, rilevanti segmenti di esse.

Segnatamente, hanno sortito esito positivo gli accertamenti di Polizia Giudiziaria, disposti con ordinanza dibattimentale del 6 maggio 1999, resa nell’ambito del primo dibattimento di appello:

sulla titolarità, in testa all’Onorato, di una utenza ENEL relativa ad un appartamento sito a Palermo, nella borgata di San Lorenzo, costruito dai fratelli Caravello, indicato come una delle residenze di Rosario Riccobono;

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sulla disponibilità, da parte di quest’ultimo, di una macelleria esistente nel 1980 nella via Jung e dei sottostanti box, nei quali erano state ricavate delle celle frigorifere.

Più in particolare, dalle relazioni e dall’allegato compendio documentale (acquisiti al fascicolo del dibattimento sul consenso delle parti all’udienza del 23 settembre 1999) relativi agli accertamenti condotti dal maggiore dei Carabinieri Luigi Bruno (del centro D.I.A. di Palermo), è emerso che Francesco Onorato fu intestatario di una utenza ENEL, attivata il 30 novembre 1981 e cessata il 25 agosto 1982, relativa all’appartamento al sesto piano dello stabile sito in via San Lorenzo n° 200, realizzato dai fratelli Domenico, Gaspare e Giuseppe Caravello, nel quale l’Onorato non abitò mai, tanto che le bollette gli venivano recapitate presso un appartamento di sua proprietà sito nella borgata di Sferracavallo, in via delle Naiadi n° 7.

Il certificato di abitabilità dello stabile venne emesso l’11 febbraio 1980, e pertanto, nel periodo in cui il collaborante fu intestatario della predetta utenza ENEL, l’immobile rimase in proprietà dei costruttori Caravello, ritenuti affiliati alla famiglia mafiosa di San Lorenzo102.

L’appartamento al sesto piano venne trasferito soltanto il 21 giugno 1984 ai coniugi Filippo Porcelli e Giuseppa Raniolo, e peraltro risulta venduto da costoro con atto del 5 ottobre 1995 a Margherita Riccobono in Micalizzi, figlia di Rosario Riccobono, quale esercente la potestà sul figlio minore Giuseppe Micalizzi.

Analogamente, è stato accertato che, con atti in notar Giuseppe Maniscalco del 20 aprile 1978, numeri di repertorio 68560 e 68561, Paolo Vitamia, cognato di Rosario Riccobono, nella qualità di amministratore unico della MAGIS S.r.L. acquistò l’appartamento al sesto piano dello stabile al n.°1 di via Jung, un box al piano terra, ma anche un magazzino facente parte dell’edificio al n° 7 e cinque locali, contigui tra loro, al piano scantinato. Nel magazzino, sino alla fine del 1979, vi era una macelleria, come confermato da tale Salvatore Scarpello, che, nel prendere in consegna quel locale, affittato per adibirlo ad un negozio di abbigliamento, vi aveva trovato i ganci da macellaio, i rivestimenti in marmo alle pareti ed un bancone frigorifero.

Ed ancora, le indicazioni riguardanti la disponibilità di un terreno e di abitazioni a Sferracavallo – Barcarello ed il rinvenimento di una vecchia roulotte sono state parzialmente confermate dagli accertamenti di polizia giudiziaria condotti nel 1993, a seguito delle dichiarazioni del pentito Gaspare Mutolo (come riferito dal teste Bruno all’udienza dell’undici marzo 1999) , così come è stata positivamente verificata la circostanza, riferita dal collaborante, che i fratelli Caravello avevano acquistato un

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terreno di circa 10.000 mq in località “Spina Santa”, ovvero “Monte Gallo”, a Palermo.

Su altre circostanze, invece, non è stato rivenuto alcun riscontro: segnatamente, non ha trovato conferma l’indicazione del collaborante secondo cui Antonio Pedone, titolare della trattoria “il Delfino”, avrebbe avuto, all’incirca sino al 1980, la disponibilità di un furgoncino Fiat di colore rosso; parimenti non è stata confermatal’ulteriore indicazione relativa alla disponibilità, da parte dell’imputato, di una autovettura Alfasud di colore beige chiaro (ricercata tra le autovetture in dotazione alla Questura di Palermo di cui Contrada avrebbe potuto servirsi), pur dovendosi precisare che gli atti relativi ad alcune autovetture di quel modello erano andati distrutti e dunque nessun elemento era stato possibile ricavare in ordine al loro colore (cfr. la nota della Questura di Palermo in data 17 febbraio 1998 , foglio 520 del fascicolo del primo dibattimento di appello).

Si è detto, tuttavia, che, in alcuni, rilevanti, segmenti, il racconto di Francesco Onorato è stato smentito dalle emergenze processuali…….

101 Intuitivamente: senza bisogno di un dispositivo di apertura e senza essere chiuso da un lucchettoo da un paletto.

102 Dei costruttori Caravello si è già fatta menzione a proposito della “vicenda Siragusa”, narratadal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo.

DA PAG 716 A PAG 725

http://www.silpcgilroma.it/Supporto/FileFCK/SiteFiles/Sentenze/Criminalita/CONTRADA_Sentenza_II_Appello__2_.pdf

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE

http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html

Bando di gara appalto lavori manutenzione impianto di strade, rete idrica e fognaria20.02.09 III SETTORE UTC N 44

Avviso inizio operazioni di gara lavori di manutenzione strade, rete idrica e fognaria

16.3.09 Settore III U.T.C. N 58

Verbale pubblico incanto lavori di manutenzione strade rete idrica e rete fognaria

20

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23.03.09 Settore III U.T.C. N 65

Verbale pubblico incanto lavori di manutenzione strade rete idrica e rete fognaria24.03.09 Settore III U.T.C. N 66

Esito di gara lavori manutenzione strade rete idrica e fognaria aggiudicata dittaOceania restauri di Partinico14.04.09 Settore III U.T.C. N 89

Ordinanza n. 58 del 16.10.09 “Revoca lavori della ditta SI.AP. Siciliana Appalti”.20.10.09 SINDACO 305

Lavori di manutenzione strade, rete idrica e rete fognaria. Liquidazione fattura n° 19 del 09 Ottobre 2009 dell’impresa OCEANIA RESTAURI S.r.l. relativa al I° SAL.

Atto numero 2  del 22-10-2009

Tipo di Atto: DETERMINA SETTORE TECNICO MANUTENTIVO

Allegato: DETERMINA N.002.pdf (58 kb) 

COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE

Provincia di Palermo

Settore V - Servizio II

DETERMINAZIONE DEL RESPONSABILE DEL SETTORE V

N. 002 DEL 22 OTTOBRE 2009

Oggetto: Lavori di manutenzione strade, rete idrica e rete fognaria.Liquidazione fattura n° 19 del 09 Ottobre 2009 dell’impresa OCEANIA RESTAURI S.r.l. relativa al I° SAL.

Relazione istruttoria:

Premesso che:con Del. G.M. n° 118 del 31 Dicembre 2008 è stato approvato il progetto esecutivo delle

“Opere di manutenzione di strade ed impianti idrico e fognario” del comune di Isola delle

Femmine” redatto dall’arch. Monica Giambruno, ed è stata impegnata, per finanziare

l’intervento, la somma complessiva di € 80.000,00 come di seguito riportato:

il progetto esecutivo, redatto dall’arch. Monica Giambruno, è costituito dai seguenti

elaborati:

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1. Relazione tecnica e quadro economico2. Computo metrico estimativo3. Elenco prezzi4. Analisi dei prezzi

A € 61.796,19A1 lavorazioni € 60.918,11A2 sicurezza € 878,08

B Somme a disposizione € 18.203,81B1 IVA su A (20%) € 12.359,24B2 imprevisti (<10%) € 4.149,13B3 incentivo (vedi all. 1) € 1.695,44

C A + B € 80.000,00

Lavori,suddivisi in:

5. Capitolato speciale6. Schema di contratto7. Planimetria generale8. elenco elaboratie con il seguente quadro economico

A € 61.796,19A1 lavorazioni € 60.918,11A2 sicurezza € 878,08

B Somme a disposizione € 18.203,81B1 IVA su A (20%) € 12.359,24B2 imprevisti (<10%) € 4.149,13B3 incentivo (vedi all. 1) € 1.695,44

C A + B € 80.000,00

Lavori,suddivisi in:

con Det. Del responsabile del settore III n° 54 del 27/04/09, è stato affidato l’incarico

di DL all’arch. Monica Giambruno, e di assistente del DL al geom. Rosalia Vassallo;

con determina del responsabile del settore V n° 113 del 09.10.2009, è stato revocato

l’incarico di DL all’arch. Monica Giambruno, e di assistente del DL al geom. Rosalia

Vassallo;

che con la stessa determina , è stato affidato l’incarico di DL al Geom. Noto Antonio, e di

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Page 23: Post scioglimento c.c. isola fognature e pulizie catidoie caravello amato selesel amato selespurghi

assistente del DL al geom. Antonino Provenza;

che sempre con delibera di G.M. n° 118 del 31.10.2009 è stato indetto il pubblico incanto

per il progetto dei lavori di “manutenzione strade ed impianti idrico e fognario”;

con verbale del 23/04/2009 le opere sono state affidate alla ditta “Oceania Restauri “

che ha presentato il ribasso del 7,3152%, per un importo complessivo di € 80.000,00

compresa IVA ed oneri per la sicurezza;

con verbale di consegna del 29.04.2009, ai sensi dell’art. 130 DPR 554/1999, sono stati

consegnati in via provvisoria i lavori di che trattasi alla ditta “OCEANIA RESTAURI”,

con il seguente quadro economico:

A € 57.339,91A1 lavorazioni € 56.461,83A2 sicurezza € 878,08

B Somme a disposizione € 22.660,09B1 IVA su A (20%) € 11.467,98B2 imprevisti € 4.149,13B3 incentivo (vedi all. 1) € 1.695,44B4 Somme derivanti dal ribasso € 5.347,54

C A + B € 80.000,00

Lavori, suddivisi in:

Vista:la documentazione relativa al I° SAL , costituita da n° 4 copie di:stato di avanzamento a tutto il 05.10.2009;Analisi dei prezzi;

Certificato di pagamento n° 1 del 05.10.2009 per l’importo di € 25.248,06 per lavorazioni

IVA esclusa;

la fattura n° 19 del 09.10.2009 della ditta “OCEANIA RESTAURI” S.r.l. relativa al I°

SAL, per l’importo di € 25.248,06 per lavori più € 5.049,61 per IVA al 20% e quindi per la

somma complessiva di € 30.297,67;

la documentazione relativa al pagamento agli enti previdenziali;

la L.109/1994, come introdotta e modificata dalla L.R. 7/2002 e dalla L.R. 7/2003, il DPR

554/1999;

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DETERMINAdi liquidare la fattura n° 19 del 09.10.2009 della ditta “OCEANIA RESTAURI” S.r.l.relativa al I° SAL, per l’importo di € 25.248,06 per lavori più € 5.049,61 per IVA al20% e quindi per la somma complessiva di € 30.297,67, imputando la relativa spesacome di seguito specificata, imputando la relativa spesa sul Capitolo 3406.00

“Manutenzione beni comunali rete idrica” Imp. 13/09:di trasmettere copia del presente atto al responsabile del servizio finanziario, per

l’emissione del mandato di pagamento, in favore della ditta “OCEANIA RESTAURI”

srl, con sede a Partinico (PA), Via XXI Aprile n° 62 - Partita Iva: 04925840821,

dell’importo complessivo di € 30.297,67 da accreditare sul conto corrente bancario N.

XXXXXXXXXXXXXX presso la Banca XXXXXXXXXXXXXX. - Agenzia diXXXXXXXXXXXXX – coordinate bancarie N° XXXXXXXXXXXXXXXXXXIl responsabile del settore

arch. Sandro D’Arpa

Lavori di manutenzione strade, rete idrica e rete fognaria. Approvazione conto finale e liquidazione fattura n. 28/2011 del 12/10/2011 dell’impresa OCEANIA RESTAURI S.r.l. relativa al conteggio finale CIG 1885570595

Atto numero 165  del 04-11-2011

Tipo di Atto: DETERMINA SETTORE TECNICO MANUTENTIVO

COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE

Provincia di PalermoDETERMINAZIONE DEL CAPO DEL SETTORE 5° - TECNICO-MANUTENTIVO

N. 165 DEL 04/11/2011

Oggetto: Lavori di manutenzione strade, rete idrica e rete fognaria.Approvazione conto finale e liquidazione fattura n. 28/2011 del 12/10/2011 dell’impresaOCEANIA RESTAURI S.r.l. relativa al conteggio finale CIG 1885570595

Relazione istruttoria:

Premesso che:con Del. G.M. n° 118 del 31 Dicembre 2008 è stato approvato il progetto esecutivo delle

“Opere di manutenzione di strade ed impianti idrico e fognario” del comune di Isola delle

Femmine” redatto dall’arch. Monica Giambruno, ed è stata impegnata, per finanziare

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Page 25: Post scioglimento c.c. isola fognature e pulizie catidoie caravello amato selesel amato selespurghi

l’intervento, la somma complessiva di € 80.000,00 come di seguito riportato:

A Lavori, suddivisi in: € 61.796,19A1 lavorazioni € 60.918,11A2 sicurezza € 878,08

B Somme a disposizione € 18.203,81B1 IVA su A (20%) € 12.359,24B2 imprevisti(<10%)€ 4.149,13B3 incentivo (vediall. 1)€ 1.695,44

C A + B € 80.000,00l progetto esecutivo, redatto dall’arch. Monica Giambruno, è costituito dai seguenti

elaborati:1. Relazione tecnica e quadro economico2. Computo metrico estimativo3. Elenco prezzi4. Analisi dei prezzi5. Capitolato speciale6. Schema di contratto7. Planimetria generale8. elenco elaboratie con il seguente quadro economico

Lavori, suddivisi in: € 61.796,19A1 lavorazioni € 60.918,11A2 sicurezza € 878,08

Somme a disposizione € 18.203,81B1 IVA su A (20%) € 12.359,24B2 imprevisti (<10%) € 4.149,13B3 incentivo (vedi all. 1) € 1.695,44

A + B € 80.000,00con determina. del responsabile del settore III n° 54 del 27/04/09, è stato affidato

l’incarico di DL all’arch. Monica Giambruno, e di assistente del DL al geom. Rosalia

Vassallo;

con determina del responsabile del settore V n° 113 del 09.10.2009, è stato revocato

l’incarico di DL all’arch. Monica Giambruno, e di assistente del DL al geom. Rosalia

Vassallo;

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Page 26: Post scioglimento c.c. isola fognature e pulizie catidoie caravello amato selesel amato selespurghi

che con la stessa determina , è stato affidato l’incarico di DL al Geom. Noto Antonio, e di

assistente del DL al geom. Antonino Provenza;

che sempre con delibera di G.M. n° 118 del 31.10.2009 è stato indetto il pubblico incanto

per il progetto dei lavori di “manutenzione strade ed impianti idrico e fognante”;

con verbale del 23/04/2009 le opere sono state affidate alla ditta “Oceania Restauri “

che ha presentato il ribasso del 7,3152%;

con verbale di consegna del 29.04.2009, ai sensi dell’art. 130 DPR 554/1999, sono stati

consegnati in via provvisoria i lavori di che trattasi alla ditta “OCEANIA RESTAURI”,

con il seguente quadro economico:

A Lavori, suddivisi in: € 57.339,91A1 lavorazioni € 56.461,83A2 sicurezza € 878,08

B Somme a disposizione € 22.660,09B1 IVA su A (20%) € 11.467,98B2 imprevisti € 4.149,13B3 incentivo (vedi all. 1) € 1.695,44B4 Somme derivanti dal ribasso € 5.347,54

C A + B € 80.000,00

Vista:la determina n. 02 del 22 ottobre 2009 con la quale è stata liquidata la somma di €.

30.297,67 relativa al I SAL;

la determina n. 47 del 28/04/2010 con la quale si proroga l’appalto dei lavori di

manutenzione di strade, rete idrica e fognaria nel Comune di Isola delle Femmine per sei

mesi fino al 28/10/2010;

vista la determina n. 49 del 18 aprile 2011 con la quale è stata liquidata la somma di €.23.761,66 relativa al II SAL;Considerato che i lavori sono stati conclusi il giorno 28 ottobre 2010, giusto certificatodi fine lavori, siglato dalla ditta, dal RUP e dalla DL;

Il DL ha predisposto la documentazione relativa al conto finale, insieme al certificato di

regolare esecuzione, ed illustra che:i lavori sono stati ultimati in tempo utile;

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i lavori sono stati eseguiti a regola d’arte;i lavori sono stati eseguiti in base ai termini contrattuali;non risulta al responsabile del procedimento che l’impresa abbia fattocessione di crediti a favore di terzi;l’importo finale dei lavori ammonta a € 54.333,25 IVA compresa;

Vista la fattura n. 28/2011 del 12 ottobre 2011 di €. 273,92 Iva compresa relativa alconto finale;

Viste la L.109/1994, come introdotta e modificata dalla L.R. 7/2002 e dalla L.R. 7/2003,

il DPR 554/1999 e successive modifiche ed integrazioni;

DETERMINAdi approvare la Contabilità Finale ed il certificato di regolare esecuzione dei lavori di

manutenzione di strade rete idrica e rete fognante nel Comune di Isola delle Femmine,

diretti dall’Geom. Antonio Francesco Noto, eseguiti dall’Impresa Oceania Restauri,

ammontanti ad € 54.333, 25 IVA compresa;

di dare atto che il residuo credito dell’impresa rilevabile dalla documentazione relativa alConto finale e al certificato di regolare esecuzione, al netto del ribasso d’asta,deducendo i pagamenti in acconto già effettuati, relativi al I, II, ultimo SAL, ammonta €273,92 I.V.A compresa.;di provvedere allo svincolo della cauzione definitiva prestatadall’appaltatore a garanzia del mancato od inesatto adempimento delle obbligazionidedotte dal contratto.di liquidare la fattura n° 28/2011 del 12/10/2011 della ditta “OCEANIA RESTAURI”S.r.l. relativa alla differenza del conteggio finale, dell’importo di € 273,92 Iva compresaal 21% , imputando la relativa spesa nel capitolo 3406.01 Imp. 14/09;di trasmettere copia del presente atto al responsabile del servizio finanziario, perl’emissione del mandato di pagamento, in favore della ditta “OCEANIA RESTAURI” srl,con sede a Partinico (PA), Via XXI Aprile n° 62 - Partita Iva: 04925840821, dell’importocomplessivo di € 273,92 da accreditare sul conto corrente bancario N. 7466559 pressola Banca Don Rizzo Soc. Coop. A.r.l. - Agenzia di Partinico - coordinate bancarie N° IT69 A089 4643 4900 0000 7466 559 -

Il Responsabile del Servizio Il Responsabile del SettoreGeom. Antonio Francesco Noto Arch. Sandro D’Arpa

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Allegato: det 5settore n.165.pdf (69 kb) COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE

Provincia di PalermoDETERMINAZIONE DEL CAPO DEL SETTORE 5° - TECNICO-MANUTENTIVO

N. 31 DEL 19/03/2012

Oggetto: Liquidazione fatture n. 312/11 del 21/11/2011, alla ditta S.E.L.E.S.F.I Selespurghi snc, per l’affidamento dei lavori di pronto intervento spurgo condotta fognaria comunale. CIG. 23126066D6

Relazione istruttoria:

Premesso :

1 Che con determina del Resp.le del Settore, n. 62 del 22/05/2009, sono stati affidati, seguito di trattativa privata, gli interventi di cui all’oggetto, alla ditta S.E.L.E.S.F.I. Selespurghi snc, per un importo complessivo pari a € 11.606,00 Iva compresa al 20 %, assumendone il relativo impegno di spesa con determina n. 146/07 sul Cap.lo di pertinenza n. 3406.01 Imp. n. 221/08;

2 Che la ditta in oggetto, ha effettuato n. 1 interventi di disotturazione e pulizia fognatura eseguiti presso la scuola elementare in via Romeo, n. 152 pulizie di caditoie in alcune vie del territorio e n. 2 viaggi con relativo smaltimento della pulizia dei pozzetti stradali, ilcui costo è stato determinato in € 4.337,67 (fattura n. 312/11);

Si sottopone il presente documento per le conseguenti determinazioni.Il Responsabile del ServizioGeom. Antonio Francesco NotoIL RESPONSABLE DEL SETTORE

Visto il documento istruttorio che precede, il quale viene assunto a motivazione del

presente atto;

Vista le fattura n. 312/11 del 21/11/2011 prodotte dalla ditta Selespurghi snc,

rispettivamente dell’importo di € 4.337,67 Iva compresa al 21% ;

1 Accertata la regolarità delle fattura, nonchè la regolare esecuzione dei lavori;

2 Ritenuto pertanto di dover procedere alla liquidazione ed al pagamento della fattura di cui sopra;

3 Visto il D.lgs. n° 267 del 18 Agosto 2000;4 Visto il D.Lgs n°165 del 30 Marzo 2001;5 Vista la legge n° 127 del 15 Maggio 1997;6 Vista la L.R. n° 23 del 07 Settembre 1998;7 Visto l’art. 12 della L.R. n° 4 del 08 gennaio 1996;8 Visto l’art. 3 bis del Regolamento Comunale dei Contratti;

9 Considerato che la nota di invito a partecipare a trattativa privata prot. n. 1487 del

30/01/2008 prevede la liquidazione delle fatture al raggiungimento della somma di €. 7.000,00;

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10 Considerato che dal 01/06/2009 la gestione dell’impianto di pretrattamento è stata affidata alla Società Acque Potabili Siciliane e quindi la spesa per la pulizia dei fanghi si è ridotta notevolmente;

DETERMINA11 Liquidare alla ditta S.E.L.E.S.F.I. Selespurghi snc, con sede in Palermo via Amm. Cagni n. 61/D, la somma complessiva di € 4.337,67 a saldo della suddetta fattura;

12 Imputare la relativa spesa di €. 4.337,67 sul Cap.lo 3406.01, giusto impegno assunto con la citata determinazione n. 146/07; Imp. 221/08;

13 Trasmettere copia del presente atto al responsabile del servizio finanziario, per

l’emissione del mandato di pagamento, in favore della ditta S.E.L.E.S.F.I. Selespurghi snc, P.I: 03920140823, con sede in Palermo, via Amm. Cagni n. 61/D, dell’importo complessivo di €. 4.337,67 tramite accredito a mezzo bonifico bancario presso Banca Carige Ag. via Castelforte n. 5 Palermo, IBAN IT72 J061 7504 6760 0000 5679 480

-Il Responsabile del SettoreArch. Sandro D’Arpa

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE

http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.com/2012/11/relazione-prefettizia-dellacommissione.html

CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO MICALIZZI ONORATO RICCOBONO ENEA DA PAG 463 A PAG 469 Sentenza Contrada di primo grado<a href="http://cronacaisolana.files.wordpress.com/2013/10/caravello-selespurghi-mutolo-micalizzi-onorato-riccobono-enea-da-pag-463-a-pag-469-sentena_contrada_di_primo_grado.pdf" style="background-color: white; border: 0px; color: black; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO MICALIZZI ONORATO RICCOBONO ENEA DA PAG 463 A PAG 469 Sentenza Contrada di primo grado</b></span></a>

CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO MICALIZZI RICCOBONO ENEA PAG 44

<a href="http://cronacaisolana.files.wordpress.com/2013/10/caravello-selespurghi-mutolo-micalizzi-riccobono-enea-pag-441.pdf" style="background-color: white; border: 0px; color: black; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO MICALIZZI RICCOBONO ENEA PAG 44</b></span></a>

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CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO RICCOBONO MICALIZZI ENEA DA PAG 65 A PAG 72 E DA PAG 716 A PAG 723 CONTRADA sentenza 2° grado

<a href="http://cronacaisolana.files.wordpress.com/2013/10/caravello-selespurghi-mutolo-riccobono-micalizzi-enea-da-pag-65-a-pag-72-e-da-pag-716-a-pag-723-contrada_sentenza_ii_appello__2_1.pdf" style="background-color: white; border: 0px; color: black; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">CARAVELLO SELESPURGHI MUTOLO RICCOBONO MICALIZZI ENEA DA PAG 65 A PAG 72 E DA PAG 716 A PAG 723 CONTRADA sentenza 2° grado</span></b></a>

CARAVELLO VILLA PANTELLERIA MUTOLO RICCOBONO ONORATO MICALIZZI ENEA PAG 463 A PAG 469 SENTENZA 1° GRADO

<a href="http://cronacaisolana.files.wordpress.com/2013/10/caravello-vitta-pantelleria-mutolo-riccobono-onorayo-micalizzi-enea-sentena_contrada_di_primo_grado1.pdf" style="background-color: white; border: 0px; color: black; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>CARAVELLO VILLA PANTELLERIA MUTOLO RICCOBONO ONORATO MICALIZZI ENEA PAG 463 A PAG 469 SENTENZA 1° GRADO</b></span></a>

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