Posso creare? Educare alla creatività attraverso l ... · Cos’è la creatività? E’ educabile...

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1 Peraro Francesco Posso creare? Educare alla creatività attraverso l’incontro con l’Arte contemporanea Per bambini dai 5 ai 99 anni

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Peraro Francesco

Posso creare? Educare alla creatività

attraverso l’incontro con l’Arte contemporanea

Per bambini dai 5 ai 99 anni

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Progetto grafico e disegni del testo F. Lucianetti Impaginazione Comitato Editoriale Ass. E-Sfaira Stampa Litocenter Copyright E-Sfaira Editrice Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

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______________________ Speciale genitori

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Quale creatività? I pensieri educativi

_________ che stanno dietro all’esperienza Cos’è la creatività? E’ educabile la creatività o è una dote innata? E se è educabile come educare? Sono queste le domande di partenza che hanno guidato questo libro operativo e da esse vogliamo iniziare un percorso insieme con voi. Giocando e producendo artisticamente acquisiremo la consapevolezza che la creatività, oltre ad essere una modalità attraverso la quale si manifesta il nostro pensiero, è un meraviglioso atteggiamento di vita, che può permettere ai nostri bambini e ragazzi (ma perché no, anche a noi adulti) di crescere con uno sguardo nuovo nei confronti del mondo che ci circonda, sguardo che sa essere accogliente e aperto alla scoperta, allo stupore, alla creazione, al protagonismo. Ma allora andiamo con ordine e partiamo da alcune considerazioni teoriche su cui ricercare una comune condivisione.

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Creatività come modalità di pensiero

L’opera d’arte che mettiamo al mondo era già potenzialmente in noi. Spiava soltanto l’occasione per nascere.

Eugené Ionesco

Dicevamo appunto che la creatività è innanzitutto un qualcosa di “normale” e “ordinario” per il nostro modo di pensare. Da ciò deduciamo, cosa non ovvia ma di per sé naturale, che tutti noi siamo creativi. A volte però, può capitare (e a molti di noi è capitato) che questa nostra modalità di pensare si sia, col tempo, coi contesti educativi che abbiamo attraversato, un po’ “arrugginita”. Ma sappiamo anche (se non lo sapete ve lo diciamo noi, fidatevi!) che è sempre pronta a risvegliarsi. Franco Cavallin definisce “la Creatività come la capacità di far dialogare sinergicamente le potenzialità dei due emisferi” (Cavallin F., 1995), quello destro- divergente, al quale sottende: ☺ una visione globale, olistica, sintetica; ☺ l’intuizione (usa sensazioni ed immagini); ☺ l’analogia (uso delle metafore); ☺ l’irrazionale (non cerca la ragione per

spiegare i fatti); ☺ la dimensione spaziale (coglie le relazioni

spaziali ed in rete); ☺ il non verbale; e l’emisfero sinistro- convergente, che si caratterizza per le dimensioni: ☺ logiche: si basa su percorsi lineari;

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☺ analitiche: coglie i dettagli delle cose; ☺ razionali: si base sui fatti e sulla ragione; ☺ verbali. Il nostro pensiero col tempo, dicevamo, tende, se non allenato, ad irrigidirsi e fare quello che gli viene insegnato di fare, cioè utilizzare quasi esclusivamente le risorse sinistre. Ogni bambino è un artista. Il problema è come rimanere artisti una volta cresciuti.

Pablo Picasso Per capirci meglio usiamo un’immagine: potremmo paragonare la creatività ad un doppio imbuto rovesciato, l’uno sopra l’altro:

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♦ Il primo rappresenta la fase dell’apertura e della divergenza, della possibilità che ci concediamo di provare soluzioni nuove, di intrecciare i fattori in gioco in modo inusuale. In questa fase la valutazione viene posticipata, non ci interessa, ci intriga invece la voglia di percorrere strade nuove.

♦ Il secondo imbuto, in posizione normale

rappresenta la fase della scelta, della convergenza, del dirci questa è la soluzione migliore.

I quattro elementi del pensiero creativo Ma andiamo più in dettaglio e cogliamo alcune indicazioni dei “padri” della creatività, Joy Paul Guilford e Ellis Paul Torrance, che coniarono questo termine negli anni ’50. Essi sviluppano il concetto intorno a 4 elementi costitutivi: fluidità, flessibilità, originalità, capacità di elaborazione. Li ripercorriamo rapidamente perché ci aiuteranno a cogliere maggiormente il significato del termine creatività e a rafforzare la consapevolezza (penso che ne abbiamo bisogno) che tutti noi possiamo essere creativi, ma ognuno può esserlo con modalità e con “accenti” diversi e propri.

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Fluidità Non riusciremo mai a scoprire nuove terre se non accetteremo di perdere di vista la riva per un lungo tempo.

André Gide

E’ la capacità di produrre rapidamente un gran numero di: ☺ idee intorno ad uno stesso argomento; ☺ soluzioni intorno ad un problema; ☺ ipotesi e scenari intorno ad una situazione in

evoluzione; ☺ … E’ l’aspetto quantitativo del pensiero creativo. Sottende la necessità di sospendere il giudizio e di prenderci il “lusso” di avventurarci in idee, anche non logiche, irriverenti, assurde e pertanto innovative, non percorse, impreviste, nella logica corrente le chiameremo “sbagliate”. Non c’è l’urgenza di cogliere immediatamente se la soluzione sarà quella giusta o no, ma c’è invece la possibilità che ci diamo di percorrere innumerevoli soluzioni anche irrealizzabili; avremo sempre il tempo per eliminarle o non considerarle.

E se… facessimo esperienza di fluidità? Attività: Eppure sembrava solo un bicchiere… Proviamo a prendere alcuni semplici ed abituali oggetti d’uso comune. (es. un piatto, un bicchiere, una forchetta, un cucchiaio, …) Dividiamoci in piccoli gruppi, ognuno ha in carico uno degli oggetti scelti.

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Obiettivo della proposta è individuare, in un tempo dato (es. 10 minuti), il maggior numero di possibili utilizzi dell’oggetto, senza alcuna altra indicazione o limite. Un esempio? Possibili usi di un piatto di plastica: Per mangiare, per farsi vento, per prendere una formica, come combustibile, tagliandolo può diventare un fiore, può essere usato come un frisbee, come un vassoio, come uno stampino per la sabbia, se bucato può diventare una maschera o uno scolapasta…

Io uso lo scola-pastasciutta e me lo metto in testa e allora diventa una corona e io il re del castello.

Marco, 6 anni

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Flessibilità Come un esploratore penetra in terre nuove e sconosciute, noi, nella vita d’ogni giorno, facciamo nuove scoperte e il muto ambiente circostante inizia a parlare un linguaggio che diventa via via più chiaro.

Vasilij Kandinskij E’ la capacità di cambiare l’impostazione del pensiero, di mutare il punto di vista relativamente al problema considerato, è la possibilità di ampliare la conoscenza arricchendola di diversi punti di vista. Usiamo ancora un’immagine per aiutarci: se osserviamo una statua, stando sempre nella stessa posizione frontale, avremo di essa solo la visione di una sua parte, ma non ne coglieremo la complessità plastica. La creatività ci spinge a girare attorno ad essa, a cogliere scenari che altrimenti, stando fermi, non riusciremo a cogliere.

E se… facessimo esperienza di flessibilità? Attività Liberi pensieri di una formica davanti ad un bicchiere. Rimaniamo sugli oggetti scelti in precedenza. Ogni componente è chiamato a fare esercizio di impersonificazione con un animale od un oggetto e a descrivere le sue sensazioni, emozioni, percezioni, davanti all’oggetto dato. Esempio: Io, che non sono più io, ma sono una formica, un elefante, un barbagianni… vedo questo oggetto e lo descrivo, lo racconto, ne narro i pensieri dal suo punto di vista.

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Cosa è diventato per me? Cosa provo nei suoi confronti? A cosa può servirmi?

Io sono seduta a tavola a mangiare ma ecco che divento un usignolo e inizio a svolazzare per la stanza. Quindi

mi accorgo che sulla tavola ci sono coltelli e cucchiai e li prendo con il becco e li uso per trasformarli nelle note

che scrivono la mia bella melodia e così mi metto a cinguettare. I cucchiai sono le note con le palline

mentre i coltelli servono per unire i cucchiai e fare le note brevi. Così scrivo la mia musica sulla tovaglia che ovviamente è a righe e diventa quindi il pentagramma!

Giulia, 9 anni

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Originalità L’atto creativo non è una creazione come nel Vecchio Testamento. L’inventore non crea partendo dal nulla: egli scopre, mescola, combina, sintetizza i fatti, le idee, le capacità tecniche che già esistono.

Arthur Koestler

E’ la capacità di individuare soluzioni innovative e praticabili, di cogliere i percorsi inediti ed inesplorati. Richiede di osare l’inconsueto, il rischio, il coraggio, ma anche di leggere il contesto e di cogliere le combinazioni vincenti (perché non osate fino ad allora) tra gli elementi in gioco.

E se… facessimo esperienza di originalità? Attività Una storia d’amore tra un bicchiere ed un piatto. I gruppi hanno a disposizione una libera quantità degli oggetti già utilizzati in precedenza, oltre a materiale di vario genere che faciliti il legame strutturale tra di essi (scotch, cucitrice, spago, …) e la loro eventuale scomposizione (forbici, taglierini). L’obiettivo è quello di costruire la composizione più originale, assemblando insieme gli oggetti a disposizione.

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Capacità di elaborazione Se riguarderai in alcuni muri imbrattati, o pietre di vari mischi, potrai quivi vedere l’invenzione e similitudine di diversi paesi, diverse battaglie, atri pronti di figure, strane arie di volti, e abiti e infinite altre cose, perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni.

Leonardo da Vinci

E’ il gusto di articolare le idee, prestando attenzione al particolare, di giocare con i “ricami”, di soffermarsi sulle puntualizzazioni raffinate. E’ la capacità di individuare, ricercare, creare quelle sfumature che altri non vedono, o non sanno cogliere.

E se… facessimo esperienza di capacità di elaborazione? Attività Beautiful: la storia d’amore si complica. I gruppi sono invitati a riprendere mano alla produzione precedente per articolarla ed elaborarla ulteriormente con l’aggiunta di ulteriori elementi e particolari.

E’ interessante cogliere come anche in questo tentativo di smembrare la creatività in elementi più articolati, si possa notare l’importanza di saper alternare le “tensioni” di apertura ai momenti successivi di chiusura e selezione. Così alla necessità di lasciarsi andare a fasi di apertura non selettive, di scoperta di nuove possibilità anche “sbagliate”, (fluidità e flessibilità) si alternano successive fasi di

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chiusura e di scelta (originalità e capacità di elaborazione). L’immagine del doppio imbuto rovesciato ritorna.

Sono io che mi trovo sul piatto i fagioli con l’insalata che proprio non mi piacciono, ma poi divento una

lumachina e la forchetta diventa un albero e all’inizio ho paura perché è un albero strano, freddo, liscio, ma

poi vedo tutte quelle foglioline verdi morbide da mangiare e mi tranquillizzo e i fagioli diventano sassi e

allora capisco che non devo più avere paura in quella mia nuova casa. Quindi i fagioli e l’insalata datela alle

lumache! Lucia, 7 anni e mezzo

Ma è necessario fare un altro passo in avanti ed analizzare la creatività anche da un altro punto di vista. Abbiamo affermato infatti in premessa che per noi la creatività è soprattutto un atteggiamento di vita. E allora proviamo ad approfondire l’analisi intorno a questa lettura.

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Creatività come atteggiamento di vita

Ed è infatti proprio su questo aspetto che vorremmo maggiormente soffermarci, anche perché motiva ulteriormente l’importanza, ma oseremmo dire, la priorità, oggi, di educare alla creatività. Anche qui facciamo esercizio di analisi e scomponiamo la questione scoprendo ancora una volta come la creatività celi in sé diverse sfumature che rafforzano ulteriormente la consapevolezza di quanto sia necessario educare ad essa, per una crescita armonica e globale dei nostri figli e della persona in generale.

Da queste figure geometriche mi invento di essere al circo e ci sono i trapezisti sul filo con il trampolino e i

cerchi. Francesco, 6 anni e mezzo

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La creatività è… apertura a relazioni nuove Donata Fabbri (1990) parla della possibilità di diventare esploratori, alla ricerca non di ciò che è giusto o sbagliato, ma di nuove strade, di nuovi percorsi, di nuovi mondi. C’è insito in questa definizione il senso dell’avventura, il desiderio di scoperta, di sperimentare qualcosa di nuovo. La creatività è come l’acqua, reattiva agli eventi, alle circostanze, ci spinge ad essere aperti e disponibili alle variazioni, alle novità per accoglierle e poterle rielaborare. E’, come abbiamo già scoperto, la capacità che ci porta ad utilizzare le nostre conoscenze, gli strumenti, le tecniche, le informazioni a disposizione per ricercare tra essi connessioni nuove e, a loro volta, mondi, conoscenze, soluzioni nuove. E’ la possibilità che ci diamo di andare oltre il conosciuto, di superare la paura del nuovo per scoprire nuove piste e nuove vie, per avventurarci in terreni non esplorati. Ancora D. Fabbri definisce la creatività come feconda, capace com’è di creare nuovi mondi, nuove realtà, di trovare definizioni possibili, di fare e disfare realtà, di inventare metafore. La creatività è produttiva, sa generare approcci possibili, permette di generare direzioni di senso inedite. La creatività è come il contatto tra due sostanze chimiche: se si verifica una reazione, entrambe si trasformano e danno vita a qualcosa di nuovo, di inatteso.

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Ogni trasformazione è una sorta di generatività che complica interiormente proponendo più alternative possibili, ma che spinge in avanti, aprendo a nuove visioni, allargando la conoscenza e la comprensione del mondo. La creatività ci suggerisce di lasciare spazio al possibile, alle diverse soluzioni, di lasciare spazio alle idee e ai punti di vista altrui, di valorizzare gli aspetti positivi che emergono dagli altri per poter così migliorare e arricchire le proprie idee. Un giorno a scuola, dopo aver lavorato con i bambini ad una fiaba ambientata su di un’isola tropicale che narrava le avventure di pirati alla ricerca del tesoro, avevo chiesto loro di disegnare la “PIANTINA del tesoro”. Luca mi ha rappresentato una bellissima palma tropicale in miniatura carica di banane d’oro zecchino, ananas con luccicanti diamanti e noci di cocco di ambra preziosa.

Aveva perfettamente capito il doppio senso linguistico in cui involontariamente ero caduta e la sua creatività gli ha permesso di “giocare” sulla consegna data.

Silvia, insegnante

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La creatività è… conoscenza e sperimentazione Poiché la creatività è la ricombinazione insolita di elementi noti, il suo manifestarsi è più probabile se la persona possiede un numero elevato di conoscenze e di informazioni che il suo “comportamento intellettivo” potrà sfruttare.

Francesco Cavallin Racchiude il desiderio, la voglia, la gioia di provare, di sporcarsi le mani, di sperimentare, … di crescere. L’essere creativi ci sollecita, ma allo stesso tempo pretende, di arricchire le competenze, gli strumenti, le abilità, i linguaggi a disposizione, di aumentare così le relazioni possibili tra gli elementi che possiamo mettere in gioco. Ciò significa che la creatività è fortemente condizionata, oltre che dai fattori “intellettivi”: ☺ dal bagaglio culturale individuale

(conoscenze, abilità, ma anche atteggiamenti come curiosità, apertura mentale, interesse per il nuovo ed il diverso);

☺ dal clima e dal contesto in cui si opera; ☺ dagli stimoli esterni alla persona. Più essi

sono numerosi e differenziati, più l’individuo avrà modo di utilizzarli nel processo creativo.

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Invece il cento c'è Il bambino è fatto di cento. Il bambino ha cento lingue cento mani, cento pensieri

cento modi di pensare di giocare e di parlare, cento sempre, cento modi di ascoltare,

di stupire, di amare, cento allegrie, per cantare e capire,

cento mondi da scoprire, cento mondi da inventare, cento mondi da sognare.

Il bambino ha cento lingue (e poi cento cento cento)

ma gliene rubano novantanove. La scuola e la cultura

gli separano la testa dal corpo. Gli dicono:

di pensare senza mani, di fare senza testa,

di ascoltare e di non parlare, di capire senza allegrie, di amare e di stupirsi

solo a Pasqua e a Natale. Gli dicono:

di scoprire il mondo che già c'è e di cento gliene rubano novantanove.

Gli dicono: che il gioco e il lavoro, la realtà e la fantasia,

la scienza e l'immaginazione, il cielo e la terra, la ragione e il sogno sono cose,

che non stanno insieme. Gli dicono insomma che il cento non c'è.

Il bambino dice: invece il cento c'è.

(Loris Malaguzzi in Edwards C., Gandini L., Forman G.,

1995)

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La creatività richiede di poter sperimentare tutti i linguaggi espressivi. Oggi i nostri “normali” percorsi formativi ci hanno portato a focalizzarci particolarmente intorno al linguaggio verbale e al pensiero logico. Ma il bambino ha il diritto di conoscere e sperimentare diverse strade, al fine di poter si sviluppare in pienezza, al fine di permettere ad ognuno di trovare la sua strada!!! Recuperare tutti i linguaggi: ☺ aiuta a pensare al bambino nella sua unicità

ed originalità (ognuno è diverso dall’altro e ha percorsi, tempi, modalità diversi di crescita);

☺ permette che le mani dei bambini possano “dialogare” con la mente, che tutti i linguaggi possano dialogare tra essi, favorendo così possibilità combinatorie innovative.

“Più largo e vario è per i bambini, da una parte, il ventaglio delle offerte, delle prestazioni, delle attività, dei linguaggi sperimentati, più largo è lo spettro degli accessi ai contenuti e alle conoscenze. I bambini hanno bisogno di camminare per molte contrade per trovare il senso del visivo, delle sensività, della logica e dell’immaginario, dei sentimenti e dell’emozione” (Loris Malaguzzi in Edwards C., Gandini L., Forman G., 1995).

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Creatività è… protagonismo Un bambino creativo è un bambino felice.

Bruno Munari E’ una frase che da sempre ci ha interrogato. Perché un bambino creativo è anche e per forza felice? Credo che nella semplice ma profonda intuizione di Bruno Munari, ci sia la risposta più importante al perché oggi è necessario educare alla creatività, ma allo stesso tempo ci stimola a ripensare al nostro ruolo di educatori e alle nostre modalità educative. Troppo spesso, nei percorsi formativi e di apprendimento, ma soffermiamoci in particolare nelle proposte produttive che stanno dentro ai cosiddetti “laboratori creativi” i bambini, sono considerati come recipienti vuoti da riempire e sono accompagnati, a volte con forza, solo in alcune strade e non sempre sono le proprie. La creatività ci spinge oltre. Infatti nei propri processi produttivi il bambino può diventare allo stesso tempo autore e attore, può vivere a pieno e da protagonista la propria esperienza, scoprendo di persona le possibili strade da percorrere (costruttore della sua vita, protagonista della sua crescita, delle proprie scoperte). Molto spesso invece assistiamo ad esperienze denominate “creative” dove il bambino vive ai margini del processo produttivo, operaio “alienato” di uno schema di produzione deciso da terzi, dove lui esegue passivamente indicazioni date.

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La creatività invece ci spinge ad avere fiducia del bambino che è in grado di costruirsi un proprio percorso produttivo e di scoperta. E se l’educare per noi (ma non solo per noi) non è un mettere dentro ma un tirar fuori il meglio che già c’è nella persona, indirettamente si coglie quale può essere il ruolo dell’educatore, che non è assente, non lascia fare in modo libero e disordinato al bambino, nel segno di una creatività intesa come libero sfogo espressivo. Al contrario l’educatore è ben presente, ma con la funzione di sollecitare, accompagnare e provocare le scoperte autonome del bambino. L’educatore è ben presente nella costante individuazione di quale può essere quel vestito da far indossare al bambino, solo un po’ più grande del dovuto, ma non troppo, attento com’è ad individuare dove l’educando può arrivare, (sviluppo prossimale), attento a sollecitare quel passo in avanti che può compiere autonomamente nella strada della sua vita. E così nella creatività il bambino si scopre protagonista dapprima nei suoi percorsi produttivi per poi esserlo anche nel suo percorso di crescita. Ma il contesto individuale si può trasformare facilmente in contesto sociale. E così la creatività spinge ad essere sempre attivi e protagonisti, ad essere partecipi nei contesti in cui si vive, a prendere sempre più consapevolezza di chi si è, di quello che si può fare, del potere personale che ognuno ha a disposizione per modificare in meglio il mondo che ci circonda. La creatività ci sollecita a partecipare al cambiamento e a dare una risposta attiva a ciò che

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ci circonda, non spaventati da ciò che muta, ma spinti ad affrontare il nuovo con spirito di avventura e fiducia nei propri mezzi.

Abbiamo fatto educazione all’immagine con un sacco di

cose strane: la maestra ci ha dato dei fogli giganti da usare in gruppo, la colla, le stelle filanti e la mia amica

Chiara aveva un pennellone gigante, come quello dei muratori. Io ho fatto i buchi nel foglio.

Lucia, 7 anni

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Creatività è… rischio, coraggio

Non esistono persone creative e altre no, ma persone che si prendono il rischio di sbagliare e altre no.

Anonimo

Il rischio ed il coraggio sono insiti in ogni nuova esperienza, in ogni incontro con il nuovo. E se la creatività è salto del muro, dell’ostacolo, dei limiti, del modello, anch’essa chiede di avere coraggio e di assumersi una componente di rischio.

Oggi la maestra ci ha fatto fare una cosa fortissima: ha portato come una porta di plastica tutta trasparente e

noi potevamo metterci dietro e i nostri amici ci disegnavano. Ma tu dovevi stare fermo e anche però

non arrabbiarti se poi ti facevano come volevano loro. Io a Luca gli ho messo i baffi, le corna da diavolo e le

unghie lunghe e gli usciva il fumo dalle orecchie. Ma è mio amico, eh!

Francesco, 6 anni e mezzo

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Creatività è… sospendere la paura dell’errore Se uno continua a fare quello che ha sempre fatto, continuerà ad ottenere quello che ha sempre ottenuto (stagnazione). Uno continua a fare quello che ha sempre fatto se continua a pensare come ha sempre pensato. Bisogna pensare al rischio in modo diverso, affinché lo temano meno. Una persona che non abbia mai commesso un errore non ha mai cercato di fare qualcosa di nuovo.

Albert Einstein

Il timore dell’errore è uno di quei “riflessi condizionati” che i nostri percorsi formativi sembrano lasciarci in eredità per l’avvenire. Il diritto a sbagliare sembra infatti scomparire progressivamente con l’aumento dell’età. Ma in un ambito creativo ogni errore può essere fonte di scoperta, momento di conoscenza di una situazione, per favorirne il suo superamento (pensiamo all’errore creativo proposto da Gianni Rodari nella sua La grammatica della fantasia). Anche l’idea sbagliata, la soluzione non consueta, può essere utile nello spingersi ad esplorare nuove possibilità. La creatività ci spinge a passare dal dire “Non si fa così. E’ sbagliato”… al dire “Come hai fatto? Che strada hai percorso?” La sospensione della paura dell’errore porta così a “tenere a bada” il nostro CENSORE INTERIORE, forse il nemico più acerrimo della creatività, perché la paura più potente è spesso proprio dentro di noi.

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Il censore interiore infatti è colui che permette di esplorare solo le strade già note e già percorse, quelle più sicure, dove abbiamo già provato il giudizio altrui e sappiamo quindi qual è la risposta attesa. Ma la creatività chiede energia, forza e libertà d’azione al di là di censure inibitorie che non aiutano ad andare oltre il consueto. “Oggi il prof. al termine del compito di italiano ci ha consegnato questo foglio bianco e ci ha detto di scrivere secondo noi come era andata, come ci eravamo sentiti durante lo svolgimento del compito e come ci siamo sentiti verso di lui. Mi fa strano pensare a queste cose. Io penso che il compito mi sia andato abbastanza bene perché proprio ce l’ho messa tutta, ma penso anche che di sicuro avrò fatto degli errori perché quelli mi scappano sempre. E poi ho riscritto tre volte una parte del tema perché sapevo che nella traccia dell’analisi del testo come ho scelto io non vanno fatti commenti personali, ma ci si deve attenere appunto al testo poetico proposto. Eppure mi veniva sempre da dire qualcosa, così ho speso un sacco di tempo a riscrivere quella parte sbagliata, e alla fine non ho fatto in tempo a trascrivere in bella copia tutto il tema. Ora so che il prof. va lo stesso a leggere la brutta da dove ho messo l’asterisco, ma è comunque in confusione e questo inciderà sul risultato. Per il resto ho avuto paura di sbagliare solo in questa parte e mi sentivo in confusione e la testa piena di idee ma che a fatica riuscivo a stendere in una scaletta. Spero comunque sia andata bene!”

Da una pagina di auto-valutazione raccolta da un professore di Italiano.

Luca, V superiore.

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Creatività è… una storia, un percorso, un’esplorazione Il prodotto è solo il risultato finale di un processo che è fatto di più tappe. Ed ogni prodotto è sia un punto di arrivo, sia un punto di partenza per una nuova avventura, per nuove modalità di lavoro. E’ un percorso che sviluppa qualcosa di nuovo, che crea qualcosa che prima non c’era, combinando cose che c’erano. “Pensiamo che il percorso sia la parte più viva, più interessante, dove più facilmente si incontra la creatività. (…) Tutta la cultura occidentale ci ha educato ad essere attenti ad un prodotto finale e non ai processi: al fare piuttosto che alle pause, alle parole piuttosto che ai silenzi. Mentre si procede all’osservazione e documentazione dei processi si scopre quanto i prodotti dei bambini tengano di fatto prigionieri pensieri, parole, sentimenti, contagi, interferenze, proiezioni, immagini; e come l’attenzione ai processi possa rilevare parte di creatività, ingegnosità, regole sconosciute, problemi di grandissimo interesse”. (Edwards C., Gandini, G. Forman L., 1995).

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Perché creatività e arte contemporanea

Ma se questa è l’idea che abbiamo di creatività, necessita ora un ulteriore chiarimento sul perché della precisa scelta di contesto che abbiamo effettuato: educare alla creatività attraverso l’incontro con l’arte contemporanea. Per spiegare questo permetteteci prima di tutto… Una lettura d’insieme dell’arte contemporanea La rapida carrellata che segue non ha alcuna pretesa di completezza storica, ma cerca di cogliere la specificità dell’arte non figurativa dell’900 e di spiegare il perché può diventare un interessantissimo “contesto” da esplorare nell’ambito dell’educazione alla creatività. L’Arte contemporanea, pur non potendo evitare il confronto (proprio della produzione artistica di qualsiasi tempo) con la tradizione, con il contesto culturale di riferimento e con criteri generalmente definibili di “qualità artistica”, tenta progressivamente di superare e rompere con la concezione tradizionale di arte e avvia pertanto una radicale trasformazione della produzione artistica, che implica profondi cambiamenti a livello formale, nell’impiego dei mezzi, degli strumenti del fare artistico, nella concezione di abilità artistica e non per ultimo nel significato estetico. Abbandonando i tradizionali canoni mimetici di raffigurazione, la produzione artistica del ‘900 si

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trova ad essere liberata da quella che poteva essere considerata una latente imposizione formale, per addentrarsi, attraverso la sperimentazione di nuove forme, mezzi e strumenti, nell’esplorazione e nella rappresentazione di “realtà altre” e per adempiere allo stesso tempo ad esigenze espressive diversificate. L’artista cerca e trova fonti di ispirazione nelle manifestazioni grafiche primitive ed infantili o nelle produzioni artistiche di culture non europee, alla ricerca di forme pure, non contaminate dalle mode occidentali. Tende progressivamente ad attenuarsi quella rigida suddivisione tra le arti di “stampo crociano”, che aveva caratterizzato in particolar modo la critica artistica della prima parte di secolo; pertanto diverse manifestazioni artistiche contemporanee, quasi a recuperare certe soluzioni già praticate in epoche precedenti (si pensi al riguardo a tanta produzione barocca e rococò che tendeva a fondere insieme pittura, scultura e spazio), si evidenziano per il tentativo attuato di “invadere” lo spazio, di staccarsi dalla parete e di fondere in un’unica opera d’arte le componenti pittoriche, plastiche e architettoniche. In questo contesto anche il concetto di “abilità artistica” deve modificarsi e non può essere esclusivamente legato alle tradizionali abilità tecniche (il bel disegno, l’uso puntuale del colore, la riproduzione del dato reale...). In molte produzioni artistiche contemporanee queste sono completamente assenti e tutto è a carico dell’ideazione, mentre la realizzazione pratica non presenta particolari difficoltà esecutive. In altre invece, acquistano un valore

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completamente diverso rispetto al significato tradizionale, e svincolate da esigenze mimetiche si rivolgono a cogliere aspetti più profondi e soggettivi del dato fattuale, con un uso innovativo dei tradizionali elementi compositivi (colore, linee, spazio, forme). In altre ancora si assiste al superamento delle regole compositive legate ai canoni stilistici tradizionali (atteggiamento del resto comune a tutte quelle manifestazioni artistiche, che si caratterizzano per il tentativo di “superamento e rottura” col passato). In molte produzioni artistiche contemporanee le componenti più propriamente materiche o gestuali del fare artistico tendono così ad assumere una diversa valenza significante. L’artista contemporaneo pertanto si trova oggi a poter disporre di una gamma notevolmente eterogenea ed ampia di soluzioni espressive. E tale considerazione si riscontra sia nel constatare la gamma di materiali che sono entrati a far parte del fare artistico, sia valutando le ampie “aperture” formali, acquisite svincolando la produzione artistica dalle pure esigenze mimetiche. E forse questo ampio grado di apertura formale viene ad essere una ulteriore spinta a quella che Wassily Kandisky usava definire, parlando della produzione di un’opera d’arte, come “la creazione di un mondo”(W. Kandisky, 1974), sempre in grado come è di stimolare attraverso le sue forme non vincolate al dato mimetico, e i suoi mezzi, nuove visioni, sensazioni, emozioni e conoscenze; di essere pertanto sempre in grado di rilevare e comunicare la sua valenza “creatrice”.

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Ma la trasformazione nella concezione del fenomeno artistico contemporaneo, oltre a condizionare la stessa produzione artistica, implica contestualmente anche una profonda variazione nel significato e nella modalità di fruizione delle opere d’arte, portando ad una progressiva accentuazione quel “grado di apertura” insito nell’interpretazione di qualsiasi opera d’arte1. Gli elementi caratterizzanti la “fruizione dell’opera” sono in estrema sintesi: ☺ da una parte l’artista che realizza l’opera

secondo un’intenzione ben precisa e nella aspirazione che la fruizione della stessa avvenga il più possibile secondo le sue linee interpretative;

☺ dall’altra i singoli fruitori con proprie caratteristiche psicologiche, percettive, culturali e sociali, caratteristiche che influenzeranno l’atto interpretativo e conseguentemente daranno origine a diverse linee di lettura dell’opera d’arte.

In questo gioco dialettico tra la volontà di definire e la possibilità lasciata al fruitore di effettuare “aperture soggettive”, si definisce la nozione di arte come fatto comunicativo. Nel corso della storia dell’arte il peso si è alternativamente posato ora sulla volontà protesa a definire una lettura univoca della produzione

1 Per tali riflessioni si fa esplicito riferimento alle considerazioni di Umberto Eco nelle sue opere: Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, Milano, Bompiani, 1962 La definizione dell’arte, Milano, Garzanti, 1978

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artistica ora su aspetti formali di maggior apertura. Molte manifestazioni concrete dell’arte contemporanea hanno ulteriormente accentuato il grado di apertura insito nella lettura dell’opera d’arte, a tal punto da far diventare tale fattore una delle caratterizzazioni più tipiche di questo periodo artistico. Si tende così a sollecitare l’intervento diretto del fruitore in forma di libera interpretazione della produzione artistica, che viene orientata solo nei tratti essenziali. Il suo ruolo diventa pertanto fortemente attivo e creativo, chiamato com’è in molti casi, a completare egli stesso l’opera d’arte quale atto comunicativo, con la sua personale azione interpretativa.

Alla luce di quanto sopra, ricercando una sintesi conclusiva del nostro pensiero, potremmo affermare che l’arte contemporanea si caratterizza prevalentemente: ☺ in fase di produzione per la sua particolare

valenza “creativa”, aperta com’è alla ricerca di nuove relazioni tra forme, colori, segni, materiali del fare artistico;

☺ ed in fase di fruizione, per l’accentuata apertura, che lascia ampio margine alla libera interpretazione e affida un ruolo attivo e altrettanto creativo al fruitore dell’opera.

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Perché utilizzare l’arte contemporanea per educare alla creatività E se questa per noi è l’Arte contemporanea, forse il perché della scelta del suo utilizzo per un percorso di educazione alla creatività si intuisce già chiaramente. Particolarmente significativa, in questa scelta di contesto, è stata per noi la definizione di creatività di Alberto Munari (1993), che interpreta questo termine come connubio di metafora e trasgressione, che felicemente fa sintesi di quanto sopra scritto intorno alla creatività come atteggiamento di vita e trova nella nostra idea di Arte contemporanea un fecondo terreno di lavoro e di produzione. Dicevamo Creatività come metafora e trasgressione (A. Munari, 1993). La Metafora è quello strumento retorico che porta a sostituire un termine proprio, con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini. Proprio grazie a questo suo potere traspositivo, grazie alla sua azione di cambiamento del rapporto tra le cose messe in relazione, essa può diventare un importantissimo strumento cognitivo, in grado com’è di aprire a nuove conoscenze, a nuove scoperte, a nuovi punti di vista, a nuove relazioni. E tutto ciò è creatività! L’asserzione metaforica implica una trasgressione delle regole. La trasgressione è un riconoscere la relatività della norma, che non è un valore assoluto, non è inviolabile, ma va ricondotta al contesto in cui è stata emanata.

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Si gioca qui un importantissimo rapporto dialettico, in ambito educativo, tra obbedienza e trasgressione, tra riconoscere le regole ed andare oltre le regole, indispensabile nel percorso di crescita, per la conquista dell’autonomia e per acquisire quell’atteggiamento di protagonismo, di cui parlavamo in precedenza che è, in primis, essere coscienti della propria capacità di scegliere e di intraprendere propri percorsi. Facciamo un altro passo in avanti che porta ad associare creatività e arte contemporanea. Lo facciamo seguendo sempre la definizione di Creatività data da Alberto Munari: ☺ Creatività - Arte contemporanea e metafora.

Abbiamo già evidenziato come sia proprio la capacità di “creare mondi nuovi”, di rendere manifeste realtà altrimenti non rilevabili, la caratteristica qualitativa primaria della produzione artistica. Questa fa dell’arte in generale, una grande metafora (come già Umberto Eco faceva notare). E “se l’arte” afferma Alberto Munari “è essenzialmente metaforica, allora anche l’arte è produzione di nuove conoscenze” (A. Munari, ); specificità questa che si evidenzia in modo particolare proprio nella produzione artistica contemporanea, dove questa capacità di “andare oltre” il dato reale apparente, per mostrare il non percepibile, di ricercare nelle nuove relazioni intraprese tra forme, mezzi e materiali, la visione di nuove dimensioni e la scoperta di nuove conoscenze, è diventata più cosciente e consapevole. E tutto ciò è creatività!

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☺ Creatività - Arte contemporanea e trasgressione.

La produzione artistica del ‘900 è stata ed è, in molte sue manifestazioni, trasgressiva per definizione. Affermava Franco Russoli nel 1975: “Il ruolo dell’artista nella società non è di offrire dei begli oggetti o dei “santini”, è (...) di compiere una attività di rilevazione e di contestazione continua delle convenzioni” (F. Russoli, 1981). Sono stati proprio la valorizzazione della trasgressione come atteggiamento in grado di aprire a nuove possibilità rappresentative, la volontà e l’esigenza di andare contro le regole, di sperimentare nuove strade rispetto alle esperienze passate, di uscire quindi dall’impostazione normativa definita dalla tradizione, gli strumenti che hanno permesso all’arte contemporanea di caratterizzarsi rispetto alla produzione precedente. Ma anche questi sono elementi centrali della creatività!

Dipingo con la tavolozza e guardo il mio disegno tutto

contento. Federico, 6 anni

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Come educare alla creatività attraverso l’arte contemporanea Il riferimento metodologico prende sicuramente uno spunto iniziale dai laboratori e dalle sollecitazioni di Bruno Munari, artista e design di fama internazionale, recentemente scomparso e dal 1976 impegnato direttamente nella didattica dell’arte e nell’educazione alla creatività suo tramite. Le esperienze personali di laboratorio con i bambini, i ragazzi e gli adulti, ci hanno portato poi ad elaborare un nostro personale metodo che, di seguito, vi proponiamo e che ripercorreremo nelle proposte laboratoriali. Tale impostazione è comunque da non considerarsi rigida, in quanto le concrete esperienze produttive ci porteranno poi a soffermarci con pesi diversi in una o nell’altra fase o a trascurarne qualcuna. In linea generale possiamo comunque distinguere, all’interno del metodo proposto, cinque fasi distinte e successive:

1. L’attività parte (o si conclude) con una

sollecitazione che proviene dall’accostamento ad un’opera artistica, dove i bambini ed i ragazzi saranno invitati a soffermarsi, a seconda della proposta, sugli esiti formali, sulle tecniche artistiche utilizzate, sui materiali, sulle sensazioni che la stessa produzione artistica ci ritorna. E’ importante chiarire, in questo contesto ancora di premessa, l’utilizzo che proponiamo dell’opera d’arte. Forse qualche storico dell’arte potrà avere qualche sussulto alla luce di quello che stiamo per affermare e potrà considerare

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alcune nostre affermazioni improprie, perché non fondate su precisi riferimenti storici, estetici, artistici. Quello che proponiamo infatti, senza timore di cadere nella dissacrazione, è un uso dell’arte ludico, che sia da stimolo per le personali esplorazioni espressive e creative, è un uso libero, che sappia favorire il desiderio di ricercare forme nuove, accostamenti inediti, raffigurazioni mai percorse. Dopotutto quanti artisti nel ‘900 hanno “giocato” essi stessi con l’arte e con il concetto di arte e su questo hanno costruito la loro fortuna? Quello che vi proponiamo è pertanto un uso dell’opera d’arte come un fecondo contesto, che mostra come possono esistere scenari espressivi inconsueti ma esplorabili come nuovi, ma questa volta personali ed inediti, percorsi artistici.

2. Il secondo passaggio è quello dell’approccio

“libero” ai mezzi, agli strumenti, ai materiali del fare artistico, alle strutture compositive, oggetto dell’apprendimento, svincolato da finalità rappresentative precise, guidato esclusivamente dal piacere di scoprire gli effetti imprevisti e imprevedibili delle varie sperimentazioni; si favorisce così la prima scoperta delle loro possibilità espressive e la formazione di un personale catalogo di informazioni. Troppo spesso infatti non si lascia il tempo ai nostri ragazzi di provare, senza l’ansia di sbagliare e troppo spesso loro stessi hanno l’urgenza di arrivare subito al prodotto finito,

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senza dare il giusto spazio alla sperimentazione, alla fatica anche di apprendere e di scoprire che, oltre alla via “normale” di utilizzo di uno strumento ce ne possono essere altre. La prima sperimentazione personale permette di scoprire direttamente le possibilità, i vincoli e le difficoltà nell’uso di un mezzo, fa cogliere sulla propria pelle di quali aiuti tecnici si abbisogna per proseguire ulteriormente nelle scoperte e nell’uso pieno del mezzo che si sta utilizzando.

3. Ed infatti, questa sperimentazione iniziale

stimola a ricercare usi più appropriati degli strumenti e dei materiali in precedenza usati, per arrivare ad utilizzare gli stessi in modo più consapevole, riuscendo così ad esprimere e a comunicare quello che si voleva realmente esprimere e comunicare. E’ a questo punto, nel terzo passaggio, che l’animatore dovrà fornire quelle indispensabili informazioni e regole tecniche che permettono un loro uso maggiormente appropriato. Afferma al riguardo Bruno Munari:

“La conoscenza strumentale e tecnica è fondamentale. Come per una corretta comunicazione verbale è giusto conoscere il giusto significato delle parole e le regole per tenerle assieme nel discorso, così è anche per la comunicazione visiva. Perché non dovrebbe? Questa conoscenza non distrugge la personalità. E’ assolutamente sbagliato credere che l’ignoranza dia il massimo di libertà. Anzi, la conoscenza dà

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all’individuo una completa padronanza del mezzo per cui si esprimerà con chiarezza e coerenza tra il mezzo e il messaggio” (B. Munari, 1977).

Far fare il maggior numero di esperienze concrete possibile, aumenta le conoscenze e le competenze, aumenta le relazioni possibili. Poiché la creatività è la ricombinazione insolita di elementi noti il suo manifestarsi è più probabile se la persona possiede un numero elevato di conoscenze e di informazioni che il suo comportamento intellettivo potrà sfruttare.

Francesco Cavallin Quindi quello che proponiamo è di offrire al bambino le regole, ma spingere perché il bambino trovi successivamente (come vedremo) le proprie regole, abbia la forza dell’ “uso alternato” di obbedienza e trasgressione.

La funzione dell’artista creativo consiste nel far leggi, non nel seguire leggi già esistenti.

Ferruccio Busoni

4. La quarta fase è dedicata alla verifica. Normalmente questa avviene attraverso la discussione in gruppo tra gli stessi bambini e permette di confrontare insieme le esperienze produttive personalmente affrontate, riflettendo non tanto sulle qualità estetiche degli elaborati ma sulle modalità ed i percorsi seguiti nell’attività produttiva, sulle intenzioni espressive che si intendevano comunicare, sul grado di efficacia raggiunto e

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sulle possibilità di migliorare la resa delle produzioni artistiche.

Afferma a proposito ancora Bruno Munari: “La discussione collettiva delle opere personali chiarisce a tutti molti problemi. Verifica se il messaggio emesso viene ricevuto o no. Esamina come viene ricevuto un messaggio e perché in quel modo. Le osservazioni sono utili a tutti, ognuno allarga le sue conoscenze, perfeziona i suoi mezzi di comunicazione visiva, chiarisce le sue decisioni. Il lavoro di gruppo è poi l’insieme di tutti questi valori, la somma delle personalità più diverse, dove ognuno dà il meglio di sé allo scopo di produrre qualcosa di veramente funzionante, di utile alla collettività sia pure nel senso dell’allargamento della conoscenza” (B. Munari, 1977).

5. La quinta tappa è dedicata alle varianti: dopo

aver appreso le tecniche e le regole del fare artistico, ma anche dopo aver sperimentato un approccio nuovo con qualche materiale o strumento ed aver raggiunto un risultato, la richiesta è di non fermarsi. Il bambino è chiamato ad infrangerle, a trasgredirle, ma in ogni caso ad andare oltre la loro “normale applicazione”, ad andare oltre i primi risultati acquisiti, per scoprire esiti nuovi ed imprevisti; solo così potrà imparare “non solo le regole del gioco ma anche il gioco delle regole e, stimolato dalla curiosità per i molteplici e imprevisti esiti delle sue sperimentazioni, familiarizza con il linguaggio delle immagini e fa propria

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un’attitudine creativa che comunque resterà un suo patrimonio personale, prezioso strumento per migliorare anche in futuro la qualità della vita quotidiana”(E. Camilletti, F. Locarno, 1994) Ed è sempre Bruno Munari (scusate l’insistenza) che al riguardo afferma: “La regola, da sola è monotona, il caso da solo rende inquieti. Gli orientali dicono: la perfezione è bella ma è stupida, bisogna conoscerla ma romperla. La combinazione tra regola e caso è la vita, è l’arte, è la fantasia, è l’equilibrio” (I. Anconelli, 1994). Una sua sollecitazione era quella di distruggere il castello di sabbia appena realizzato, proprio come segno tangibile di superamento del rassicurante atteggiamento di chi si ferma sugli allori, ma è disposto invece a ripartire verso nuove imprese e produzioni. Infatti le singole realizzazioni sono solo tappe di un percorso di scoperta e ci invitano a continuare verso la tappa successiva ed oltre.

Su questa intuizione si fonda la provocazione che troverete in ogni attività proposta. Quell’invito E se… volessimo andare oltre? è infatti una sollecitazione precisa a tenere sempre una porta aperta verso nuove possibilità, anche quando il traguardo raggiunto sembra valido, innovativo e soddisfacente. E’ soprattutto una richiesta a pensare (non sempre infatti nel contesto laboratoriale si riuscirà ad arrivare ad una effettiva nuova produzione) che altre soluzioni sono praticabili e che, citando ancora Bruno Munari, è possibile che Da cosa nasce cosa.

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Lo stile dell’animatore Tra le righe è già emerso quale deve essere, in questo specifico contesto di apprendimento, il ruolo dell’animatore/educatore, ma cerchiamo, per esigenze di chiarezza, di riassumerne in sintesi alcuni aspetti peculiari di relazione e di approccio educativo. Il suo ruolo primario è quello di porsi al fianco dei bambini per essere “facilitatore di esperienze”. E’ infatti chiamato a sollecitare: ☺ la sperimentazione libera degli strumenti e

materiali del fare artistico; ☺ la successiva scoperta e acquisizione delle

regole e delle tecniche insite nell’uso di quegli stessi strumenti e materiali, al fine di facilitare la loro utilizzazione consapevole, sfruttando al meglio le specifiche potenzialità espressive, il tutto con il minimo ricorso alle parole e mostrando, il più possibile, personalmente, il “come si fa a fare”;

☺ la riflessione sul come si può migliorare la

propria capacità comunicativa ed espressiva attraverso un uso più adeguato e personalizzato degli elementi costitutivi il linguaggio visivo e del materiale e degli strumenti del fare artistico;

☺ la possibilità di “trasgredire” le regole per

ricercare e sperimentare regole nuove e personali, usi inediti di strumenti e materiali, nuovi percorsi espressivi.

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L’animatore è allo stesso tempo attento: ☺ a valorizzare il processo compiuto, le strade

percorse e il prodotto finale realizzato, con l’adeguata franchezza e sincerità, evidenziandone gli aspetti positivi e quelli da migliorare;

☺ a sollecitare l’andare oltre, a proporre quel

famoso vestito un po’ più largo, che porta a cogliere dove il bambino può arrivare senza fare il passo più lungo di quello che le sue possibilità possono permettergli.

Io, il mio amico Marco e te [la maestra Lucia] insieme nel laboratorio di pittura.

Michele, 7 anni

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Lo spazio laboratorio L’apprendimento creativo può avvenire solo in uno spazio (non solo fisico) che lo può permettere e facilitare. Per questo ci sentiamo di dover, in modo fin quasi troppo sintetico (ce ne scusiamo), suggerire alcune attenzioni generali riferite appunto al contesto. ☺ C’è innanzitutto la necessità di proporre una

sorta di ritualità dell’atto creativo che possa evidenziare le tappe, di un percorso che è contemporaneamente sia individuale che di gruppo:

♦ l’accoglienza: è un passaggio che va curato

con attenzione, va sottolineata l’entrata in uno spazio altro. Vanno definite e condivise le attività proposte, i materiali e gli strumenti a disposizione, le regole dello stare insieme (il patto produttivo);

♦ la sperimentazione: è il tempo della produttività personale o di gruppo. Pur essendo il momento espressivo e creativo va inserita in un “contesto ben definito”, le cui modalità vanno definite di volta in volta a seconda delle proposte. Deve rimanere infatti chiara e visibile l’intenzionalità della proposta laboratoriale ed il ruolo di regia dell’educatore;

♦ la discussione collettiva (la cui valenza educativa è già stata approfondita in precedenza a pag. 44);

♦ la conclusione: è il momento della separazione e per questo va curata quanto all’accoglienza, sottolineando come quella vissuta sia stata un’esperienza magica, ma

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non isolata ed il cui frutto potrà essere comunque portato nei contesti “normali” di vita.

☺ Il clima del laboratorio

E’ ancora l’entrata in uno spazio altro, lo spazio della propria creatività ed espressività, lo spazio del gioco, in cui si respira il piacere di fare e la sospensione del giudizio. E se dovessimo proporre una sorta di “lista della spesa”, potremmo affermare che il laboratorio … dovrà: ♦ favorire il benessere; ♦ far respirare un’aria di accettazione (non

giudizio) e di gioco; ♦ essere piacevole; ♦ favorire il rischio senza il timore di ricevere

sanzioni; ♦ favorire il dissenso costruttivo; ♦ accettare l’innovazione; ♦ garantire chi pensa in modo divergente dalla

critica; ♦ gratificare i cambiamenti; ♦ favorire lo spirito di collaborazione; ♦ favorire la condivisione di punti di vista diversi; ♦ favorire l’uso di logiche multiple; ♦ favorire l’atteggiamento dell’andare oltre le

soluzioni raggiunte. E per dare ulteriori spunti di riflessione potremmo affermare, utilizzando una metafora, che il clima del laboratorio è come il lavoro del contadino, che prima di seminare prepara la terra (pulirla, rompere le zolle), perché questa possa dare buoni frutti.

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Il contesto di gruppo può essere favorevole alla moltiplicazione delle idee, che consente cioè di stimolarsi a vicenda, di suggerirsi quasi reciprocamente nuove possibilità, di far intravedere nuovi legami, connessioni fra oggetti, idee, concetti (fecondazione incrociata). Allo stesso tempo può essere “castrante” e giudicante. Tutto dipenderà dal clima che riusciremo a costruire.

☺ I tempi personali Ognuno ha i suoi ritmi, il suo tempo di ingresso, aspetti che vanno rispettati e capiti, anche in un contesto di gruppo.

☺ Lo spazio

Deve essere curato e deve di per sé parlare di produttività, creatività, espressività.

☺ Ordine o disordine

L’ordine è il piacere della ragione, ma il disordine è la delizia dell’immaginazione. Il vantaggio che offre il caos è che, essendo assente ogni schema di ordine prestabilito, sono possibili molti ordini che rispondono a logiche diverse. Dal Caos primordiale fu creato ed ordinato il mondo. Nel laboratorio possono essere di casa entrambi, magari in tempi diversi. Questo aspetto richiama l’idea iniziale della creatività, quella di quel doppio imbuto rovesciato che deve prevedere momenti di apertura e direi anche di disordine, che

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favorisce combinazioni inedite e tempi di chiusura, di maggiore razionalità dove definire un percorso e lavorare per perfezionare la scelta.

☺ L’errore come scoperta

Il timore dell’errore è uno di quei riflessi condizionati che ci ha lasciato in eredità il nostro percorso formativo. Il diritto a sbagliare sembra scomparire progressivamente nei diversi passaggi scolastici (se è ancora ammesso alla scuola dell’infanzia, sicuramente non lo è più nelle scuole superiori). Ogni errore invece può essere fonte di scoperta, momento di conoscenza di una situazione per favorirne il suo superamento.

☺ Attenzione al processo creativo E’ un percorso che sviluppa qualcosa di nuovo, che crea qualcosa che prima non c’era (combinando cose che c’erano). Il prodotto è solo il risultato finale di un processo che è fatto di diverse tappe. Come dicevamo in precedenza ogni prodotto può essere considerato sia un punto di arrivo, ma soprattutto come un nuovo punto di partenza per un’altra avventura, per una nuova scoperta.

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Posso creare?

___________________ Ed ecco l’esperienza Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi

M. Proust

Il percorso che vi proponiamo guiderà i bambini (e non solo) alla scoperta dell’affascinante mondo dell’Arte contemporanea che, attraverso l’incontro con le opere degli artisti del ‘900, scopriranno la capacità creativa propria di ognuno di noi e la sperimenteranno nella personale produzione artistica. Nella speranza di tracciare un percorso logico, vi proponiamo le attività suddivise in “capitoli”, ognuno dei quali avrà come “sfondo” produttivo uno degli elementi costitutivi dell’immagine: punto, linea, colore, forma. Per ognuno di essi l’incontro con alcune opere artistiche del ‘900 ci inviterà ad andare oltre i nostri canoni artistici, per sperimentarci in nostre personali, inedite e creative produzioni pittoriche (e non solo).

Punto, linea, colore, forma.

Riccardo, 9 anni

A questo punto buon viaggio!!!!

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Creatività e arte: un incontro fantastico

A cosa servirà questo percorso? ☺ Favorire la riflessione intorno al significato di arte e

di creatività, ricercandone le connessioni esistenti. Per partire…

Attività per bambini dagli 11 anni in su Poniamo questa attività all’inizio del percorso operativo, soprattutto per cercare di dare un senso logico al testo scritto. Non sempre però è consigliata per gruppi che esigono “un’operatività immediata”. Ci rendiamo infatti conto che una riflessione “filosofica” non è il miglior modo per iniziare un laboratorio produttivo, ma… ciò nonostante riteniamo di proporla soprattutto per i ragazzi delle medie perché pone un importante “riferimento di idee condivise” che potrà essere utile nel proseguimento del laboratorio. Queste riflessioni potrebbero comunque emergere in modo spontaneo anche nell’incontro con alcuni artisti (vedi Piero Manzoni) proposti successivamente e così infatti ve le proponiamo (vedi attività Libere riflessioni intorno all’arte). Diamo qui di seguito alcuni spunti operativi che potrete pertanto collegare (se lo ritenete interessante ed opportuno nel percorso con i bambini) alle attività successive.

☺ Per sollecitare una libera definizione di Arte da parte dei ragazzi, mettiamo a loro disposizione

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diverse riproduzioni artistiche di diversa epoca, stile e tecnica e chiediamo a loro di sceglierne una ed intorno ad essa di dire cos’è per loro Arte e cosa vi trovano (della loro definizione) nell’opera scelta.

☺ In parallelo chiediamo ai ragazzi di esprimere,

questa volta con un disegno, la loro idea di creatività. Interessante è sollecitarli a produrre qualcosa di non figurativo. Sarà necessario chiarirci bene sul termine: la richiesta è infatti di esprimere il loro concetto solo con forme, linee, punti, che possono essere espressivi di per sé e che non rappresentano né oggetti né dati reali.

☺ Solleciteremo infine i possibili accostamenti e collegamenti tra i due termini.

☺ Nella discussione in gruppo emergeranno

diverse ipotesi ed idee che lasceremo comunque aperte (vedi indicazioni a pag. 86). Queste prime piste di lavoro echeggeranno durante il percorso e su di esse potremmo ritornarci all’occorrenza.

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Linea o forma? Lavoro di gruppo

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Il punto

Ogni granello di polvere ha un'anima stupenda Joan Miró

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A cosa servirà questo percorso? ☺ Scoprire il punto come uno degli elementi

costituitivi dell’immagine, attraverso l’incontro con le opere d’arte del ‘900 e la personale produzione artistica;

☺ utilizzare la produzione grafico-pittorica intorno al punto, come nuovo stimolo e contesto per sperimentare la propria creatività e la propria personale espressività artistica;

☺ scoprire come la fruizione di un’opera d’arte possa interessare tutti i linguaggi espressivi;

☺ scoprire il contesto di gruppo come spazio e luogo: ♦ di arricchimento di conoscenze, competenze

e soluzioni apprese dal lavoro fatto insieme; ♦ di incontro, di scoperta e di valorizzazione di

percorsi produttivi diversi dai propri; ♦ di confronto e di ascolto costruttivo in cui lo

sguardo terzo sa dare valore alle produzioni altrui, senza cadere in giudizi sterili.

Punti in tempesta di linee

Sofia, 6 anni

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Appuntiamo lo sguardo

Attività per bambini dai 5 anni in su Si parte!!!!! Il primo gruppo di attività che vi proponiamo gioca intorno all’elemento più semplice dell’opera d’arte, ma non per questo meno stimolante. Partiamo dalla visione di opere caratterizzate proprio dalla forza espressiva del punto. Mettiamo a disposizione foto, immagini grafiche e riproduzioni pittoriche (es. W. Kandinsky, J. Mirò, …). La sollecitazione iniziale (anche nella scelta delle immagini) è di uscire innanzitutto dallo stereotipo classico del punto piccolo, nero, sferico, direi quasi incolore, inodore ed insapore. Il punto può essere colorato, grande, ovale, pesante, leggero, felice, allegro, triste, testardo, permaloso ed invadente, … ma può anche essere un fiore in un prato, una macchia in un vestito, un palloncino nel cielo … Chiediamo ai bambini di scegliere due delle riproduzioni a disposizione e di titolarle spiegandone il perché. E con i bambini dagli 8 anni? Proviamo ad andare oltre Stimoliamoli ad osservare e cogliere il valore espressivo del punto con domande del tipo: ♦ Qual è il punto più importante? ♦ Quale pesa di più? ♦ Che carattere ha il punto in questione?

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♦ Si sposta o è fermo? ♦ E se si sposta va verso l’alto o verso il basso? (Su questi concetti vedi e collega gli approfondimenti intorno al colore nel capitolo apposito). Il punto più importante è quello nero in basso, perché è il più scuro di tutti e se ne sta di lato rispetto agli altri che sono invece tutti legati dalla riga o comunque centrano con la riga. Però a pesare di più è quello di colore blu legato alla riga perché è il più ciccione e ha anche il bordo bianco. Non so che carattere ha, però a me sembra che sta lì perché ce lo tiene la riga se no se ne va via. Quello nero che ti dicevo prima infatti sta lì a controllare che tutti stanno dove devono stare sulla riga o fuori. Dalla visione del quadro L’oro dell’azzurro, J. Mirò.

Sofia, 6 anni

Il punto più importante è quello rotondo in alto vicino al triangolo. Si capisce che è il più importante perché è marcato e rispetto agli altri è più rotondo, perfetto, sembra fatto con il compasso mentre gli altri sembrano a mano libera o come gocce. Secondo me è anche il più pesante perché appunto è il più grande e pieno di colore ed essendo il più importante è quello che ha il carattere più forte, che non si fa toccare da nessuno, che se ne sta lì e si fa i fatti suoi. Mentre i puntini piccoli sembrano tutti in confusione e agitati, e il triangolo con le linee sembra tutto in movimento e così anche la linea curva, lui invece è calmo, fermo, non gli interessano gli altri disegni. Semmai si stacca, se gli altri gli danno fastidio secondo me esce dal quadro dall’alto.

Dalla visione del quadro Punto linea superficie, W. Kandiskj.

Marco, 8 anni

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Ma quanti bei punti, Madama Dorè!

Attività per bambini di tutte le età con auspicabili esiti crescenti a seconda dell’età dei bambini e del numero di oggetti messi a disposizione. Ed ora si produce!!!!! Mettiamo a disposizione dei bambini, ben in mostra, dando ad ognuno di loro l’adeguata visibilità, diversi e variegati strumenti ed oggetti (anche insoliti, non per forza di normale uso grafico o pittorici), con i quali produrre punti. Per farvi alcuni esempi: ☺ oltre agli inevitabili pennarelli, penne, matite,

cere, pastelli, pennelli, tempere, chine, … supporti di diverso tipo come fogli bianchi, neri, colorati, cartone ondulato, cartoncino, …

☺ ci possono stare anche chiodi, puntine, spilli, stuzzicadenti;

☺ ma ancora spazzolini, sassi, bastoni, carta, spago, lana, sabbia, colla, spugne, gomme;

☺ e se volessimo stimolare ancora, perché no oggetti vari come bottiglie, bicchieri di plastica, tappi di sughero, patate, una pila a batteria, una pallina da ping pong, da tennis, da pallacanestro, oggetti (es. pezzi di legno) quadrati, triangolari, rettangolari, …

☺ un’ulteriore ipotesi percorribile, con tempi maggiormente dilatati, è quella di lasciare un tempo di personale ricerca di strumenti e oggetti “puntanti”, in uno spazio aperto.

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Chiediamo ai bambini di produrre il maggior numero di punti utilizzando il maggior numero di oggetti e, attenzione, nel maggior numero di modi (anche e soprattutto innovativi), anche agendo sul supporto (es. buchi, o accartocciando la carta, …). Ribadiamo bene che l’obiettivo non è fare delle belle composizioni ma produrre punti con il maggior numero di oggetti e di modalità. Lasciamo fare e sperimentare: un gruppo vivo e creativo che si prende a cuore la proposta può arrivare ad individuare dai 70 ai 100 modi diversi di produrre punti. Ricordatevi che la creatività è come un diesel: il motore deve scaldarsi. Sollecitiamo quindi, se serve ad andare oltre alle “normali” soluzioni, a provare, … tanto non c’è nulla che sia sbagliato e non serve fare una cosa bella. Il confronto in gruppo, nell’ultima fase dell’attività aiuterà tutti i bambini a condividere e mettere insieme le scoperte personali. Sarà per tutti una bella soddisfazione rendersi conto che molte sono le possibili soluzioni e soprattutto prendere consapevolezza che le hanno trovate loro.

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo dare ai bambini un altro tempo

per sperimentare ancora altre possibilità, prendendo spunto da quelle realizzate dai propri compagni;

☺ … potremmo sollecitare di soffermarsi su un solo materiale e ricercare ancora nuove soluzioni intorno al suo uso;

☺ … potremmo sovrapporre una soluzione ad un’altra;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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L’artista puntuale

Un punto è graficamente bello su una pagina, senza parlare di tutto ciò che può significare

Kveta Pacovka

Attività per bambini dagli 8 anni Stimolati dalla citazione di Kveta Pacovka i bambini ed i ragazzi sono chiamati a dare il meglio di sé, componendo la loro opera artistica, utilizzando a piacere una o più soluzione sperimentate in precedenza. Dalla prima fase di grande apertura si passa infatti ora ad una proposta di selezione e di chiusura, ricercando le migliori soluzioni espressive e creative. Anche in questa fase i bambini devono essere sollecitati a non fermarsi comunque al primo esito. Sollecitate un tempo di sperimentazione e di libero errore. La fase finale di confronto di gruppo è importante per condividere il racconto dell’esperienza della produzione (processo, difficoltà, soluzioni, …) e gli esiti ricercati.

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo rilanciare l’invito a fare una

nuova composizione, dimenticando completamente gli esiti, le tecniche, i materiali utilizzati per la prima;

☺ … potremmo invitare a fare una composizione di coppia o di gruppo;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Alla scoperta di Lucio Fontana

artista spaziale e… puntuale Io buco, passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere, … tutti hanno pensato che io volessi distruggere: ma non è vero, io ho costruito, non distrutto.

Lucio Fontana

Attività per bambini dai 3 anni Forse la soluzione è già stata sperimentata nella prima attività di ricerca. Anche se fosse, la sollecitazione ora è giocata intorno al supporto cartaceo, che i bambini saranno invitati a bucare (con diversi strumenti), ricercando esiti interessanti, alla maniera di Lucio Fontana (saranno proposte alcune sue opere) che così facendo supera la bidimensionalità della tela, proiettando la sua opera in una dimensione “spaziale”. Ma attenzione: la produzione artistica non finisce con i buchi. Le opere prodotte dai bambini saranno infatti attraversate, da fonti luminose (meglio colorate – bastano delle pile ricoperte con diverse carte trasparenti o fogli plasticati colorati) e proiettate sul muro. Sarà importante creare l’atmosfera adatta con musica e luce molto soffusa. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo costruirci intorno una storia,

magari aggiungendo altre produzioni di sagome e lavorando con le ombre così prodotte;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Un quadro suonato, danzato, raccontato,

reinventato

Dall’altra parte del cielo… - Papà? - Sì, tesoro? - Ti ricordi quando ero piccola? Quando sono stata operata di appendicite? Quando il dottor Berthold mi ha addormentata, mi ha chiesto se volevo sognare una nave in mezzo alla tempesta o un aereo in mezzo a un uragano. - Che razza di scelta! E che cosa hai risposto? - Ne l'uno ne l'altro. Gli ho risposto che volevo sognare il cielo. Mi ha chiesto: un cielo come? E io gli ho detto: il cielo. Ha detto: il cielo è il niente, è vuoto il cielo! Cosa ci devo mettere nel tuo cielo? aerei? missili? satelliti? lo gli ho detto: del blu, voglio sognare un cielo tutto blu. Ha tirato un gran sospiro e ha detto: e vada per un cielo tutto blu. - E allora? - Allora mi ha fatto la puntura, e mi sono subito ritrovata nel cielo! - Ma no... - Sì! E sai una cosa? - Cosa, tesoro? - Il cielo era appena stato operato di appendicite! - Veramente? - Una grande cicatrice rossa in mezzo al blu. Mi sono avvicinata alla cicatrice. Camminando. Piano. I miei piedi lasciavano delle impronte, come la punta delle dita su un palloncino. E sono passata dall'altra parte. - Dall'altra parte di cosa? - Della cicatrice! Dall'altra parte del cielo! Sono entrata! È proprio questo che ti volevo raccontare. Papà, sai cosa c'era dall'altra parte del cielo?

Joan Mirò e Daniel Pennac

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Attività per bambini dagli 8 anni Un unico stimolo, un quadro, diverse proposte. L’attività ruota intorno alla grande opera di Joan Mirò Blue II (grande in tutti i sensi, anche “dimensionalmente”: 270 x 355 cm). Per la sua semplicità e per il suo grado di apertura percettiva, è un quadro che si sposa perfettamente con la citazione di Mirò riportata; e sempre per questi elementi si può prestare a diverse possibili reinterpretazioni anche al di là della proposta pittorica. I bambini saranno pertanto chiamati, suddivisi in piccoli, a rivivere l’opera utilizzando i diversi linguaggi espressivi: ☺ linguaggio verbale: un’opera semplice, con

elementi chiari, che possono stimolare l’invenzione di una storia, come proposto dal brano …;

☺ linguaggio corporeo: in piccoli gruppi: si può danzare o mimare… punti neri, piccoli, medi, grossi … punti, cerchi, linee … potrebbero diventare … passi di una danza? Ed il segno rosso … un passo strisciato …

☺ linguaggio sonoro/musicale: il segno rosso … lungo … assomiglia ad un suono … stridulo, acuto, o più morbido? ed i punti neri … a colpi di tamburo, a battiti di mano? I cerchi più piccoli rossi, quelli più grandi?

Lasciamo liberi i bambini di ricreare l’opera sonoramente …

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Tracce per la caccia Tutto ha avuto inizio al crepuscolo, quando il cielo si fa di un azzurro intenso, poco prima che si trasformi in blu. Il cacciatore seguiva la sua preda da ore ormai, ed era convinto di averla ferita con l’ultimo sparo… aveva preso la mira, si era asciugato il sudore che grondava sulla fronte, aveva aperto e chiuso gli occhi un paio di volte e quindi… Bum! Ma niente, un volo d’ali tra gli alberi (qualche uccello impaurito), la corsa tra la neve del cacciatore, ma niente… solo quella scia rossa di sangue e poi le zampette che ancora una volta si allontanavano tra la neve. Ma questa volta per sempre… la notte ormai si avvicinava.

Michele, 11 anni

Risveglio della natura a primavera Ciao, sono un lombrico tutto rosso ed oggi è il primo giorno di primavera e sono felice perché la natura torna a risvegliarsi dopo l’inverno. Decido di andare a fare un giretto verso il laghetto qui vicino, che finalmente non è più ghiacciato ed è tutto bello azzurro. Anche il cielo è azzurro e si rispecchia nel lago e se guardo dentro non capisco quale è il colore del cielo e dell’acqua. Nel lago ci sono anche delle piccole paperette nere appena nate con le loro mamme che stanno imparando a nuotare e vanno tutte in fila una dietro l’altra e mi vengono quasi vicine a salutare ma io devo stare attento a non cadere d e n t r o p e r c h é i o n o n s o p r o p r i o n u o t a r e .

Eleonora, 9 anni e mezzo

A me questo quadro sembra un aereo che sta cadendo in cielo perché ha preso fuoco (vedi che è rosso) e ci sono le

nuvole nere perché è una brutta cosa che cade. Camilla, 4 anni e mezzo

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Raggiungere il massimo di intensità con il minimo dei mezzi (Joan Mirò)

Attività per bambini dai 6 anni La frase di Mirò ci stimola ancora a produrre qualcosa di nostro e soprattutto di artistico. Proponiamo l’utilizzo di un foglio grande. Provate a bagnarlo con una spugna umida; prepariamo uno sfondo pieno di un colore steso anche non omogeneamente… e quando è ancora umido… tracciate pochi, ma significativi segni o punti di diversi colori… L’importante è fermarsi… al punto giusto! L’opera è fatta. In gruppo confrontate gli esiti e date il titolo alle produzioni. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo tagliare le singole produzioni per

costruirne una collettiva; ☺ …potremmo scegliere gli esiti di alcune

produzioni e provare a riprodurle su un nuovo lavoro;

☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro

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Il segno La pittura è l’arte dei colori e dei segni. I segni esprimono la forza, la volontà, le idee. I colori la magia.

Osvaldo Licini

Voltati, svelto, io sono il segno, il segno in azione, il segno che corre, che balla, che schizza.

Silvia Spadoni

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A cosa servirà questo percorso? ☺ Scoprire il segno e la linea come alcuni degli

elementi costituitivi dell’immagine, attraverso l’incontro con le opere d’arte del ‘900 e la personale produzione artistica;

☺ stilizzare la produzione grafico-pittorica intorno ai segni e alle linee, come nuovi stimoli e contesti per sperimentare la propria creatività e la propria personale espressività artistica;

☺ scoprire la capacità comunicante di linee, segni e punti, in grado di trasmettere messaggi, sensazioni, emozioni al pari del linguaggio verbale;

☺ scoprire il contesto di gruppo come spazio e luogo: ♦ di arricchimento di conoscenze,

competenze e soluzioni apprese dal lavoro fatto insieme;

♦ di incontro, di scoperta e di valorizzazione di percorsi produttivi diversi dai propri;

♦ di confronto e di ascolto costruttivo in cui lo sguardo terzo sa dare valore alle produzioni altrui, senza cadere in giudizi sterili.

Riccardo, 6 anni

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Partiamo scoprendo che…

Attività per bambini dai 6 anni Passiamo dal punto alla linea con una semplice scoperta. La linea altro non è che un punto in movimento La proposta è semplice ed intuitiva. Anche qui importante è creare il contesto adatto alla scoperta e alla sorpresa. Cerchiamo le musiche adatte da essere … “tracciate” e che possano esprimere anche sensazioni, sentimenti, stati d’animo, personalità diverse. Procuriamoci una pila, creiamo una luce soffusa. Chiediamo ad un bambino, impugnato il “pennello luminoso” di puntare il fascio luminoso, sul muro bianco (il punto di partenze). La musica parte. Ed ecco la scoperta. Il punto si trasforma in linea attraverso il movimento veloce. Il bambino è chiamato ad interpretare la musica di sottofondo, muovendo il fascio di luce sul muro. Gli altri bambini, riprodurranno, in diretta, le linee luminose, tracciate dal compagno sul muro. L’esperienza potrà essere ripetuta più volte sperimentando musiche diverse e altrettanti percorsi grafici.

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Fotografiamo e fermiamo

il movimento

Attività per bambini dai 10 anni E’ una variante dell’attività precedente da scoprire insieme ai bambini. La sollecitazione può essere lanciata direttamente a loro. Dobbiamo trovare insieme una soluzione per fermare e rappresentare graficamente il movimento della fascia luminosa. Come fare? Oltre alle “normali” trasposizioni grafiche con i consueti materiali traccianti, portate i bambini a sperimentare un nuovo strumento che porterà a scoprire una interessante soluzione semplice e di immediata realizzazione: la macchina fotografica digitale. Con un tempo di esposizione lungo e fissando l’apparecchio su un cavalletto i bambini devono “segnare graficamente il buio!”, utilizzando il solito fascio di luce della pila. E’ necessario, anche in questo caso, darsi un tempo di libera sperimentazione, per cogliere quali effetti si possono ottenere: ☺ variando la velocità dei movimenti; ☺ intervallando momenti di luce a spazi di buio,

con movimenti nel mezzo; ☺ facendo interagire più fonti luminose, anche

con colorazioni diverse (facilmente ottenibili con fogli di carta velina colorate da porre davanti al fascio di luce).

L’effetto sarà… di sicuro effetto!

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Punti su punti, gocce su gocce, linee su

linee… Alla maniera di Jackson Pollock

Sul pavimento sono più a mio agio. Mi sento più vicino, più parte del dipinto, perché in questo modo posso camminargli attorno, lavorare da tutti quattro i lati ed essere veramente in esso.

L'artista moderno lavora per esprimere un mondo interiore; in altri termini: esprime il movimento, l'energia e altre forze interiori.

Jackson Pollock

Attività per bambini dagli 8 anni Scopriamo la pittura tutta gestualità in azione di Pollock. Le grandi dimensioni anche in questo caso sono essenziali per la resa estetica (un foglio da pacchi intero o tagliato in due). La tecnica è semplice, ma facciamo in modo che questa sia intuita direttamente dai bambini. Partiamo pertanto guardando insieme alcune opere di Pollock per scoprire come ha realizzato le sue linee “gocciolate”. Come ottenere quell’effetto? Quali strumenti utilizzare? Pennelli, spugne, bicchieri bucati, stracci, siringhe, …? Come posizionare il supporto? Sono tutte domande a cui i bambini possono dare una risposta sperimentando personalmente le soluzioni.

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“Le gocce sono di diverse forme. All’inizio sembrava che facessero quello che vogliono loro, cioè non riuscivo a fare niente di quello che volevo… mettevo la spugna nel colore e correvo sul foglio per vedere le gocce e cercare di non gocciolare fuori. Poi però ho capito che se mettevo meno colore potavo fare meno gocce tutte veloci e subito e decidere un po’ io dove farle cadere. Così potevo darci un senso a quello che volevo. Il trucco sta quindi in quando prendi con la spugna, o la carta o il cucchiaio, il colore come ho fatto io. Io poi mi sono anche inventato di bagnare un po’ di carta igienica e a distanza lanciarla forte sul foglio: fa un sacco di schizzi a goccia come in uno schianto, poi togli la carta che si è sfracellata e ti escono un sacco di gocce”.

Lorenzo, 10 anni E non è detto che ci sia, alla fine, solo una soluzione, anzi è auspicabile che tutte le soluzioni siano valide, perché ognuna di esse darà un esito diverso ed altrettanto interessante per i bambini che l’hanno trovato. L’obiettivo infatti non è copiare J. Pollock, ma partendo dalla sua provocazione ricercare proprie personali interpretazioni. L’importante è stimolare i bambini a prendersi un tempo di “prova ed errori” per poi scegliere intenzionalmente la soluzione migliore. Alcuni suggerimenti tecnici: ☺ è una modalità di pittura che sporca sia i

vestiti che i pavimenti. E’ meglio organizzarsi per evitare “problematiche postume” con vestiti sporcabili e nylon di protezione del pavimento (la posizione migliore per porre il supporto è distesa orizzontalmente per terra. Anche un ambiente esterno può facilitare una produzione “serena”);

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☺ è opportuno utilizzare i barattoli di tempera (o acrilici) da versare su piatti ed un supporto di grandi dimensioni;

☺ stimoliamo i bambini a non considerare l’opera d’arte realizzabile da una sola posizione; al contrario, con questo tipo di tecnica, fatta di azione e di una spiccata gestualità, la produzione artistica avviene girando intorno al supporto disteso per terra, entrando anche dentro al quadro;

☺ solo alla fine si sceglierà il lato da cui guardarla;

☺ una soluzione ulteriore può essere quella di creare uno sfondo colorato prima di procedere agli sgocciolamenti;

☺ una musica di sottofondo adeguata (che stimoli la gestualità) può accompagnare l’esecuzione.

E se… volessimo andare oltre? Interessante può essere la soluzione di un lavoro di gruppo, dove ognuno possa dare il suo contributo “sgocciolante”. Il supporto in questo caso è unico e può essere composto da più fogli da pacchi stesi per terra. I bambini ci girano intorno lasciando il loro contributo. Il confronto finale diventa importante per cogliere i vissuti del lavoro collettivo, non sempre scontato, anzi, a volte fonte di difficoltà. E’ proprio affrontando tali difficoltà però, rendendole esplicite e lavorando per superarle, che possiamo aiutare il gruppo a diventare unito e a scoprirsi come tale.

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αβγ Alfabeto dei segni

Il ghirigoro rappresenta per me la fantasia, la libertà creatrice, l’immaginazione, in contrapposizione con la linea retta, la sfera, il cilindro, l’ingranaggio, con l’assurdo razionalismo che condiziona tanta, troppa arte contemporanea.

Enrico Bay

Attività per bambini dai 6 anni La proposta continua. I bambini sono invitati a raccogliere in una sorta di vero e proprio “alfabeto dei segni” le diverse soluzioni grafiche che hanno sperimentato interpretando la musica graficamente (vedi attività “Partiamo scoprendo che…”). Scopo dell’attività è scoprire come i segni hanno una grande forza espressiva e che ognuno di essi, a seconda della forma, dello spessore, delle direzioni può dire qualcosa di interessante e particolare. L’esperienza può essere svolta dividendosi in due o più gruppi. Ad ogni gruppo viene assegnata la stessa lista di emozioni, sensazioni, caratteri, personalità che i segni possono esprimere. Facciamo un esempio? Ecco una possibile lista (ma ognuno può scrivere la sua naturalmente; un’idea potrebbe essere anche che un gruppo scriva la lista per l’altro gruppo): Segno emozionato, arioso, petulante, vanitoso, silenzioso, rumoroso, assordante, innamorato, viziato,

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diligente, grasso, pasticcione, indisciplinato, ventoso, solare, … Ai bambini sarà chiesto di interpretare le diverse proposte. Consigliamo di utilizzare piccoli fogli bianchi (un A4 diviso in 4) dove i bambini possano tracciare un solo segno (indicheranno sul retro la sua caratteristica). Anche per questa attività sollecitate i bambini a non fermarsi alla prima produzione, ma di sperimentarne liberamente più di una, alla ricerca di quella che meglio risponde alla caratteristica del segno richiesta. Se avete utilizzato la prima soluzione di lista (uguale per entrambi i gruppi) sarà interessante confrontare le diverse soluzioni grafiche intorno alla stessa sollecitazione: come saranno tutti i segni vanitosi, quali saranno le caratteristiche che li accomuneranno? Importante sarà scoprirlo insieme.

Segni rumorosi

Marco, 9 anni Lisa, 9 anni

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“Il segno pauroso è la lineetta che appena appena vedi qui in basso a sinistra”.

Federico, 9 anni

Gaia, 8 anni e mezzo

Sofia, 8 anni Ludovica, 9 anni

Segni innamorati

Segni paurosi

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Composizioni a tema

E’ facile tracciare linee curve o parallele, forme visuali o immaginarie. Difficile è marcarle a fuoco, renderle espressive.

Alberto Magnelli

Attività per bambini dai 9 anni Andiamo oltre nella scoperta delle grandi opportunità espressive e comunicative dei segni. La proposta è un gioco da fare piacevolmente in gruppo, una sorta di “Indovina chi?”. L’obiettivo è, attraverso una produzione grafica di soli segni e punti, interpretare al meglio un titolo dato. La produzione dovrà essere letta ed interpretata dal resto del gruppo, nella speranza che colga il titolo corretto. Prepariamo, su strisce di carta, diversi titoli del tipo: ♦ Linee in fuga dalle altre ♦ Linea solitaria in cerca di amici ♦ Linee e punti in discoteca ♦ Chiacchiere sparse nel vento ♦ Campo di grano al vento ♦ Massimo rumore in pochi elementi ♦ Aria rumorosa ♦ Aria silenziosa ♦ Risata solitaria ♦ Punti contro linee ♦ Gruppo di punti spaventati da una linea ♦ Punti in dialogo ♦ Linea curva coccola punto solitario

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♦ Linee e punti in tempesta ♦ Un urlo squarciò il cielo ♦ … Gli stessi titoli saranno elencati su un cartellone appeso al muro. Poniamo le strisce di carta con i titoli da interpretare, rovesciate, in modo che non possano essere letti, su un tavolo. Ogni componente del gruppo sceglierà a caso una striscia di carta e su un foglio bianco, con una matita od un pennarello nero cercherà di interpretare al meglio il suo titolo (senza mostrarlo agli altri). Naturalmente, come al solito, sono permesse più prove e più errori. Alla fine del periodo di produzione, uno alla volta, tutti gireranno i loro lavori ed il resto del gruppo dovrà associare l’opera con uno dei titoli dell’elenco. L’attività va ripetuta anche più volte perché risulta molto veloce nell’esecuzione. E se… volessimo andare oltre? Una fase successiva può prevedere che ogni bambino si scelga un solo titolo per interpretarlo in modo compiuto utilizzando diversi e più sofisticati materiali traccianti, anche colorati (chine, tempere, acrilici, acquerelli, …) oltre che diversificati supporti sia per materiali che per colori.

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Continuando…

Sulle orme di Pietro Manzoni

Attività per bambini dagli 11 anni A seguire dell’attività precedente, interessante e stimolante può essere un confronto con alcuni esiti artistici di Piero Manzoni, naturalmente sempre sul tema. In particolare potremmo proporre ai bambini alcuni titoli delle opere dell’artista quali: ♦ Linea (1959) ♦ Linea lunghezza infinita (1960) ♦ Linea m. 7200 (1960) e chiedere di interpretarle liberamente (sia per quanto riguarda materiali, dimensioni, tecniche, …). Provocante sarà il successivo confronto con le opere di Manzoni (del resto tutta l’opera dell’artista è una continua provocazione).

Linee guardiane al riordino di punti in fuga. Federico, 9 anni

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Libere riflessioni intorno

all’arte

Attività per bambini dagli 11 anni L’incontro con Piero Manzoni infatti può aprire la riflessione intorno ad alcune domande che sorgeranno spontanee (si spera) del tipo: ♦ Ma cos’è l’arte? ♦ E perché un’opera d’arte si definisce tale? ♦ Cos’è che fa la fama di un artista? ♦ E’ arte, è creatività quella espressa dall’artista Piero

Manzoni, con le sue opere? “L’arte sono i disegni con i colori, a matita, con i pennelli e l’artista è chi li fa, però sei un artista solo se ti esce bene il disegno. Poi ci sono anche quelli famosi (tipo quello che siamo andati a vedere con l’asilo che disegnava le storie di Gesù [Giotto alla Cappella Scrovegni] ma quelli sono famosi perché sono disegni vecchissimi e giganti e usi anche l’oro vero”.

Chiara, 4 anni e mezzo

L’arte è una forma di esprimere le proprie idee e le emozioni usando però mezzi diversi dalle parole cioè attraverso creazioni di tanti generi diversi (pittura, matite, sculture, affreschi e altri ancora). La fama di un pittore arriva dalla sua particolarità nell’esprimere appunto se stesso e le sue idee e quindi dipende da quanto è particolare o bravo a farlo. La creatività è proprio la ricerca di nuove ideee vie o strumenti o materiali o modi di fare per esprimere se stessi e anche però la voglia di sperimentare, provare,

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fare cose che nessuno fa, anche un po’ originali o strane e che magari a nessuno piacciono ma sono strane... E alla fine se fai una cosa che solo tu sai fare, o perché è bellissima o fatta benissimo o perché è la più starna di tutte o perché piace a tutto il mondo praticamente, allora quella diventa un’opera d’arte e nessuno la può rifare nello stesso modo, cioè è perfetta così.

Giulia, 12 anni Un confronto sulle diverse posizioni, ipotesi, idee dei bambini sarà sicuramente stimolante per tutti(anche per noi educatori). Nella consapevolezza che non ci sono risposte univoche su questi temi e che quindi sarà necessario lasciare il campo aperto a tutte le piste interpretative individuate dai bambini, in appendice vi proponiamo alcune variegate e contraddittorie citazioni intorno al significato di Arte, su cui continuare, se necessario, il confronto. Se le lasciano aperte gli studiosi … E se… volessimo andare oltre? ☺ … Con i ragazzi la riflessione può continuare:

possiamo ulteriormente soffermarci sul significato del termine arte chiedendo loro di scegliere una delle frasi riportate in appendice (quella che sente più vicina alla sua idea di arte) e di commentarla ulteriormente;

☺ … similmente possiamo soffermarci sul termine creatività aiutandoci con le frasi in appendice e ricercare i collegamenti tra i due concetti;

☺ … le attività qui proposte si collegano facilmente con quelle descritte nel capitolo Arte e creatività: un incontro fantastico;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Ad ogni opera…

i suoi titoli Lo spettatore deve interagire con l’opera per coglierne il segreto. Che non si rileva mai del tutto. Infatti quando ci si sposta per afferrare un dettaglio se ne perdono altri e si deve ricominciare sempre daccapo.

Barbara Ellmerer

Attività per bambini dai 6 anni L’attività precedente può essere rovesciata ed utilizzata nella fruizione di alcune opere. Particolarmente adatte possono essere alcune produzioni di artisti quali Wassily Kandisky (rif. Linee, punti e superfici), Paul Klee, Hans Hartung, Emilio Vedova, nei loro esiti particolarmente focalizzati appunto intorno ai segni e ai punti. Possiamo proiettarle e chiedere ai bambini di dare il titolo appropriato spiegando il perché della scelta. L’obiettivo non è quello di indovinare il titolo dell’artista, ma di evidenziare come ognuno, in un quadro, sottolinea aspetti espressivi diversi e quindi letture univoche sono particolarmente improbabili. Interessante infine sarà comunque confrontare i titoli dei bambini con quello dell’artista, per cercare di cogliere le sue intenzionalità espressive.

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Segni di carta

Sulla superficie vuota, nel silenzio dello spazio, il piccolo segno crea tensione, rumore: esso attira l’attenzione e colpisce lo sguardo dell’osservatore.

Joan Mirò

Attività per bambini dagli 8 anni Entriamo nel vivo della proposta intorno ai segni. Iniziamo col proporre ai bambini un nuovo percorso produttivo, oltre i soliti materiali traccianti. La proposta in questo caso è di utilizzare strisce di carta che ognuno dovrà personalmente costruirsi. Verrà messo a disposizione del bambino un supporto di cartoncino (a scelta bianco o nero. Utilizziamo pure un Bristol intero. E’ un’attività che richiede grandi dimensioni). Le strisce invece saranno ricavate da normale carta da pacchi. Sollecitiamo i bambini (sempre in avvio di attività) a prendersi del tempo per sperimentare le possibili soluzioni. I “segni carta” infatti possono richiamare un loro utilizzo “classico”, bidimensionale (con le strisce incollate sul supporto), ma ancor meglio possono prevedere la scoperta della tridimensionalità. Le strisce di carta infatti hanno il pregio di occupare lo spazio anche fuori dal supporto, se utilizzate arrotolate, piegate a segmenti, … ed incollate solo in quei punti che si appoggiano sul supporto. Lo stesso supporto può essere utilizzato nel modo normale (verticale, appoggiato alla parete) oppure orizzontalmente (steso su una superficie piana, come un tavolo).

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Anche in questo caso i bambini devono essere sollecitati a provare i diversi esiti. Anche le strisce portano ad effetti diversi grazie sia alle forme realizzate (lineari, curvilinee, spezzate, accartocciate, linee-carta tagliate, linee-carta strappate, …) sia allo spessore, sia alla lunghezza, sia a quanti punti si appoggiano al supporto. Una leggera musica di sottofondo durante la proposta aiuta a creare il clima. La colla consigliata è quella vinilica, perché, una volta asciutta, darà una maggiore tenuta. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo introdurre un nuovo materiale

da accostare alle strisce di carta (esempio spago, corde, stelle filanti, …);

☺ … potremmo sollecitare l’utilizzo contemporaneo di strisce di carta di diversi colori;

☺ … potremmo sollecitare il cambio del colore del supporto (chi ha scelto il bianco si sposta sul nero e viceversa);

☺ … potremmo invitare a sperimentare la produzione di un’opera dove le strisce di carta sono dello stesso colore del supporto;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Un mare di fili, un filo di mare

Onde di fili azzurri Trame turchesi come acqua trasparente Spaghi bianchi ondeggiano come schiuma Finissimi fili di sabbia si depositano.

Anonimo

Attività per bambini dagli 8 anni Il mare, non solo un ricordo d’estate… ma un pretesto per un’opera d’arte… naturalmente sempre sull’ “onda” di linee e punti. Vi suggeriamo un’idea nuova e simpatica per rappresentarlo! Il materiale? Semplice ma diverso dal solito: spago di canapa (di vario spessore), sabbia, forbici, colla vinilica, un foglio bianco, colori a tempera o acquerelli. Prepariamo lo sfondo del mare e del cielo, con i blu, i verdi, i gialli, gli arancioni, i viola, gli azzurri, i bianchi, … Tutti questi colori per un mare e per un cielo??? Proprio così… Proviamo infatti, insieme ai bambini, ad osservare alcune foto di mare… o alcune opere d’arte sullo stesso tema. Ma il bello deve ancora venire… Creiamo le onde, i riflessi del sole, la sabbia… con lo spago di canapa colorato, incollato e disposto con sapienza sul foglio… e la sabbia, anche incollata e poi dipinta. Il mare di filo ed il filo di mare e sabbia è fatto!!! Ma andiamo con ordine.

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1. Prima tappa: la sperimentazione. L’osservazione diretta (se possibile), di fotografie o di opere d’arte raffiguranti di mare (gli impressionisti in questo caso vanno benissimo) aiuterà a cogliere come questo sia creato da un’infinità di tonalità diverse di colori, che si mescolano insieme in modo armonico. Prima di approcciarsi al lavoro definitivo, diamo la possibilità ai bambini di fare sperimentazioni libere e non “preoccupate” del risultato finale, di incontri e creazioni di sfumature e di passaggi di colori. Per questa attività sono consigliate le tempere, gli acquerelli o gli acrilici. 2. Seconda tappa: lo sfondo Dopo questa fase si può passare alla produzione dello sfondo definitivo. La sabbia incollata (prima della stesura del colore, ma anche dopo, sopra una prima mano di colore e poi ricoperta a sua volta), può creare degli interessanti movimenti di luce, sia per il cielo che per il mare. 3. Terza tappa: le onde, i riflessi, la spiaggia, le nuvole Lo spago di canapa dipinto con diverse sfumature e colori ed incollato sopra lo sfondo creerà profondità e movimento. Anche qui il tempo per la sperimentazione deve essere garantito, anzi stimolato. 4. Quarta tappa: il confronto in gruppo

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Il grottage

alla maniera di Mario Deluigi

Attività per bambini dai 7 anni Sempre alla ricerca di nuove modalità per esprimersi attraverso i segni ci imbattiamo in alcuni interessanti esiti del pittore trevigiano Mario Deluigi. Il grattage è infatti una particolare tecnica utilizzata dall’artista a partire dagli anni ’50, con opere dal sicuro profilo estetico. Vi consigliamo in questo caso di partire dalla visione di alcune sue opere (il sito www.deluigi.it presenta un’ampia galleria virtuale con diverse opere in grattage). Con i bambini e a partire dalle loro intuizioni (come avrà fatto il pittore a produrre queste opere?) proviamo a scoprire le caratteristiche della tecnica, di per sé molto semplice: ☺ si passa una prima mano di colore (consigliate

gli acrilici) riempiendo il supporto (che deve essere resistente; va bene un foglio da acquerello o un bristol ruvido) in modo non omogeneo;

☺ quando la prima mano è asciutta si passa una seconda mano di colore, scegliendo di stenderla in modo più o meno omogeneo;

☺ utilizzando uno o più oggetti appuntiti quali chiodi, spilli, stuzzicadenti, … (punte diverse creano effetti di grattage diversi) si graffia la superficie ancora umida di colore con piccoli

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segni ravvicinati scoprendo così il colore sottostante.

Scoperta la tecnica i bambini sono invitati a provarla personalmente. E’ opportuno sollecitarli a provare più soluzioni di sfondi, diverse “ricoperture” di colore, diversi effetti di grattage (più o meno fitti, più o meno profondi). In gruppo si analizzeranno poi gli effetti finali.

Grattage ottenuto con chiodi, coltello, punte di trapano

e tappi di pennarello. Mario, 8 anni

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo cambiare i colori degli strati; ☺ … potremmo modificare gli effetti di grattage; ☺ … potremmo tagliare l’opera in più parti per

poi sovrapporle, alternando così vuoti e pieni; ☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro

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Il segno invade lo spazio

alla maniera di Emilio Vedova e dei suoi dischi plurimi

Aprire ancora una porta, o solo una fessura, per infinite altre porte da aprire.

Emilio Vedova

Attività per bambini dai 10 anni Incontriamo ora un artista veneziano recentemente scomparso dal grande impatto emotivo e dalla forte gestualità: Emilio Vedova. Un artista innamorato delle grandi dimensioni, e della tridimensionalità dell’opera pittorica. Alcuni suoi esiti infatti (i plurimi ed i dischi plurimi rientrano in questo percorso espressivo) si staccano dalla parete per invadere, con i loro segni e le loro decise pennellate, prepotentemente lo spazio; richiedono pertanto di essere esplorati da più punti di vista, quasi fossero una scultura, pur rimanendo fortemente opere pittoriche. In questa occasione consigliamo di non partire dalla visione delle opere d’arte ma da una sollecitazione aperta, da lanciare al gruppo di bambini: ♦ I segni invadono lo spazio. ♦ Create la vostra opera d’arte ricercando soluzioni

pittoriche innovative.

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Spazio bianco invaso da segni curvi-formi e scontri di direzione.

Lavoro di gruppo Proponiamo diverse tipologie di materiale su cui cimentarsi: ☺ colori a tempera (o acrilici) ☺ pennelli di diverse dimensioni ☺ pennellesse ☺ spatole ☺ cartoni ondulati ☺ spago ☺ colla vinilica ☺ scotch ☺ cucitrice grande ☺ forbici ☺ …

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La proposta è rivolta ai bambini divisi in piccoli gruppi di 4-5 unità. 1. Prima fase: elaborazione dell’idea Un lavoro creativo richiede una fase di incubazione e di esplorazione di diverse soluzioni. Proponiamo al piccolo gruppo di prendersi un buon tempo (30 minuti) dove pensare a diverse soluzioni da percorrere (è la fase di apertura dove l’importante è “spararne tante”, sospendendo il giudizio) per poi sceglierne una, la più originale. 2. Seconda fase: la produzione Sempre nel piccolo gruppo i bambini realizzeranno l’idea, utilizzando il materiale a disposizione. 3. Terza fase: il confronto in gruppo e l’incontro con

l’opera di Emilio Vedova Ad opere concluse ci si ritrova insieme per raccontare l’esperienza e confrontarsi sugli esiti produttivi. Sarà anche l’occasione per incontrare l’opera di Vedova e aprire un “confronto estetico” su di essa. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo ripartire prendendo nuovi spunti

creativi dal confronto con le opere di Vedova; ☺ … potremmo costruire un’opera di gruppo

utilizzando tutto lo spazio laboratorio; ☺ … potremmo soffermarci solo sull’utilizzo di

un materiale; ☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro!

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Gioco di sinestesie nell’incontro

con Hans Hartung

Attività per bambini dai 10 anni Un artista dalla gestualità netta e precisa che con pochi elementi riesce a creare delle grandi suggestioni. I suoi colpi di pennello neri sulle tele variamente colorate risuonano nello spazio come le note di un breve brano musicale. Ed è proprio su questa suggestione che incontreremo l’artista, proponendo proprio un gioco di sinestesie, di fusioni cioè tra immagini e musica. Prima ancora di incontrare l’artista facciamo alcune esperienze proprio di sinestesie. Proponiamo cioè ai bambini alcune frasi (con il chiaro richiamo a suoni o rumori) e chiediamo loro di tramutarle, su un foglio, in segni e punti. Alcuni esempi: ♦ Odo dal piano di sopra qualcuno che cammina con le

scarpe con il tacco; ♦ ora si è infilato le ciabatte e le trascina goffamente; ♦ sento un forte vento che soffia fuori dalla finestra… ♦ … ad un certo punto sbatte forte la porta ♦ rumori di auto arrivano dalla finestra… ora si senti

chiara la sirena di un’ambulanza che si avvicina sempre più;

♦ … Un passaggio successivo potrebbe essere quello di mettersi in ascolto dei rumori che ognuno sente in quell’istante e… disegnarli. Interessante sarà confrontare in gruppo i risultati.

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Giovanna, 12 anni e mezzo

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Passiamo ora alla visione di alcune opere dell’artista per cogliere, nella semplicità della tecnica, la forza espressiva: ☺ uno sfondo, di solito monocromo, steso o in

modo omogeneo o con gradazioni diverse, dove zone più intense si alternano a zone sfumate verso il bianco;

☺ precisi e nitidi segni neri tracciati con forza e precisione sulla tela.

Passiamo alla fase produttiva. Proponiamo ai bambini di partire preparando diverse soluzioni di sfondo monocromi, utilizzando diversi colori e stendendo gli stessi in modo omogeneo o non come appena descritto qui sopra. In una seconda fase del lavoro proponiamo l’ascolto ripetuto di un breve brano musicale (sono sufficienti 10 secondi). I bambini sono chiamati ad interpretarlo alla maniera di Hans Hartung, con precisi e puliti colpi di pennello su uno degli sfondi preparati in precedenza (naturalmente quello che ritengono più adeguato alla musica ascoltata). L’attività può essere reiterata più volte con brani musicali di generi diversi. Alla fine della proposta, sarà interessante confrontarsi in gruppo, sui differenti esiti intorno allo stesso brano musicale, ricercando le sicure analogie e cogliendone le motivazioni. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo ipotizzare un duetto od un

terzetto su uno stesso foglio.

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L’invito pertanto rivolto ad ogni bambino, in questo caso, è di impersonificarsi fortemente con un solo strumento, di ascoltarlo con attenzione e di riprodurne graficamente i suoi esiti, in contemporanea all’attività degli altri “suonatori”. In questo caso particolare attenzione dovrà essere riservata alla scelta del brano, che dovrà permettere una lettura distinta della musicalità dei singoli strumenti;

☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro!

Il brano inizia con dei colpi netti di tamburo per cui sullo sfondo grigio tenue ho segnato dei punti sparsi ma

precisi, senza sbavature, per la durata del suono. Quindi ho disegnato le linee quando nell’ascolto della

musica iniziava la voce di donna; le linee sono tirate col colore cioè non intingo più ma faccio sfumature perché

poi anche la voce si sfuma. Però poi i segni sono interconnessi perché la musica si ripete nel sottofondo

tranne ovviamente i tamburi che appunto avevano i punti iniziali.

Sulla musica dei Carmina Burana, Giulia, 12 anni

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Ancora sulle tracce di Lucio Fontana…

ed ancora sulle sinestesie

Attività per bambini dai 7 anni Non possiamo non ritornare sugli esiti di Lucio Fontana parlando di linee e segni. I suoi tagli sulla tela sono una grande “invenzione” artistica: hanno permesso di considerare il supporto dove l’artista crea, alla stregua di “diario” che riesce a cogliere il manifestarsi, di un gesto istantaneo, veloce ma pregnante di significato, quasi un gong dirompente nel silenzio del suo sfondo bianco (ancora un gioco di sinestesie…). Anche in questo caso partiamo dalla visione di alcune opere dell’artista. Sollecitiamo i bambini a dare letture personali e a confrontarci con i titoli originali e a domandarci del perché un artista che taglia le tele ha avuto così tanto successo? Dove sta l’originalità? Dove l’esito artistico? Dove la spazialità? Tutte le risposte sono lecite perché questo è un terreno di libera esplorazione percettiva, ed ogni “ritorno” che l’artista ci dà è nostro. L’importante è l’atteggiamento del reciproco ascolto, della tolleranza e della valorizzazione dei diversi punti di vista. Anche in questa occasione l’importante è creare un clima di concentrazione tale che permetta di soffermarsi sulla visione delle opere senza banalizzazioni.

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Proviamo ora a produrre intorno alla sollecitazione del gesto netto e limpido e del conseguente taglio sulla tela. Con l’occasione ritorniamo ancora sulle sinestesie con i suoni di alcuni semplici strumenti musicali. Procuriamoci allora: ☺ alcuni strumenti musicali (strumenti a

percussione, triangolo, flauto, chitarra) …; ☺ alcuni strumenti graffianti (chiodi di diverse

misure, punteruoli vari, stuzzicadenti) e taglianti (le forbici vanno benissimo e con i ragazzi possiamo osare anche i taglierini);

☺ per il supporto utilizziamo un cartoncino ruvido resistente, meglio bianco o nero, ma anche di diversi colori può essere interessante.

Offriamo (come sempre) uno spazio di sperimentazione ai bambini, senza alcuna preoccupazione dei possibili esiti “estetici”, spazio e tempo nel quale provare le soluzioni percorribili e consentite dagli strumenti a disposizione. I vari punteruoli infatti possono creare interessanti esiti incidendo il cartoncino, con gesti netti e penetranti o con punti decisi e secchi. Bisogna darsi comunque il tempo per provare le diverse soluzioni a seconda della pressione applicata, della lunghezza del gesto, della profondità del punto. Il supporto può essere solo graffiato, ma anche inciso e tagliato o bucato. L’effetto ottenuto poi può avere una doppia lettura: nella superficie graffiata, ma anche nel suo retro. Anche le più scontate forbici possono dare esiti diversificati, se ricercati, nella lunghezza e nello spessore dei tagli, nella sovrapposizione anche minima dei lembi tagliati, …

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La seconda fase prevede il confronto con una sequenza di suoni prodotti dagli strumenti musicali. La sequenza deve essere precisa, composta da non più di quattro/cinque suoni (diversi per tipo di strumento, per lunghezza e forza del suono) e proposta, sempre uguale, più volte. I bambini sono chiamati a trasformarla in un’opera d’arte, utilizzando gli strumenti graffianti sperimentati. L’attività naturalmente può essere proposta più volte con diverse sequenze di suoni. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo proporre l’attività al contrario:

dato un segno o, ancora meglio, un quadro, trovarci il suono, il movimento, il profumo che possano interpretarlo ;

☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro!

Dalla visione del quadro “Via crucis” di Lucio Fontana.

“Siamo io che ho in mano un chiodo molto lungo e Luca con il taglierino. Parto io che ho i segni-tagli dritti: Io buco in alto- rumore di tamburo forte

scendo tagliando il cartone con il chiodo- rumore di maracas;

Tocca a Luca che ha i segni storti: Luca parte dall’alto- rumore di triangolo e si lascia

vibrare fino a fine taglio; Io tamburo e maracas (per 2 volte) Luca triangolo; Io tamburo e maracas; Luca triangolo. Il risultato è: tum-sciiiiii/trinnnnnnnnnnn/tum-sciiiiii-tum-sciiiiii/trinnnnnnnnnnn/tum-sciiiiii/ Trinnnnnnnnnnn”.

Giacomo e Luca, 10 anni

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Creiamo la nostra segno-firma

alla maniera di Giuseppe Capogrossi

Attività per bambini dai 7 anni Incontriamo ora un altro artista degli anni ’50, conosciuto per la sua inconfondibile forchetta, ripetuta in tutte le forme nei suoi famosi quadri. Questa particolare modalità espressiva ci sollecita a giocare con le iniziali del nostro cognome e nome. Chiediamo ai bambini di provare più soluzioni divertenti di “composizioni grafiche” con le loro lettere iniziali. Alcune possibilità? ♦ Lettere intrecciate; ♦ Lettere incrociate; ♦ Lettere sovrapposte; ♦ Lettere una rovesciata l’altra dritta; ♦ Una dentro l’altra; ♦ Una in corsivo l’altra in stampatello; ♦ … Le soluzioni possono essere infinite. L’importante è sempre darsi il tempo per trovarle e per sperimentare più possibilità e permettersi anche di fare delle cose che poi non piacciono. Quando si è scelta la propria segno-firma si chiede ai bambini di costruire una composizione grafica ripetendola più volte sul foglio, cambiandone, però le dimensioni, le inclinazioni, il colore … Avremmo inventato così una sorta di elemento decorativo che ci permetterà di riempire lo spazio produttivo in modo armonico.

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Alla fine della produzione proporremo ai bambini il confronto con gli esiti dell’artista.

Angela, 8 anni

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Nicola, 11 anni E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo sollecitare l’identificazione di un

segno-firma di gruppo e poi la costruzione di un’opera intorno ad esso;

☺ … potremmo proporre un’opera tridimensionale intorno al segno-firma (totem, soluzioni aeree, …);

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Il colore Mi tuffo nei colori come un pesce nell’acqua.

Annabelle d’Huart La pittura è l’arte dei colori e dei segni. I segni esprimono la forza, la volontà, l’idea. I colori la magia.

Osvaldo Licini In passato, il colore non ha avuto la possibilità di esprimere in modo autonomo e completo le sue meravigliose capacità. Nell’arte figurativa è sempre stato subordinato alla descrizione alla narrazione. Con l’avvento dell’astrattismo questi vincoli sono scomparsi. Con l’espressionismo astratto americano di Mark Rothko, negli anni ’50, sono nate le condizioni che presero forma negli anni successivi. Ogni emozione, ogni istinto, ogni esperienza, possono essere rappresentati con il colore, che non è un ornamento, ma una totalità dove il nostro essere può immergersi.

Panza di Biumo

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A cosa servirà questo percorso? ☺ Scoprire il colore come uno degli elementi

costituitivi dell’immagine, attraverso l’incontro con le opere d’arte del ‘900 e la personale produzione artistica;

☺ utilizzare la produzione pittorica intorno al colore, come nuovo stimolo e contesto per sperimentare la propria creatività e la propria personale espressività artistica;

☺ scoprire la capacità comunicante del colore, in grado di trasmettere messaggi, sensazioni, emozioni al pari del linguaggio verbale;

☺ scoprire il contesto di gruppo come spazio e luogo: ♦ di arricchimento di conoscenze, competenze

e soluzioni apprese dal lavoro fatto insieme; ♦ di incontro, di scoperta e di valorizzazione di

percorsi produttivi diversi dai propri; ♦ di confronto e di ascolto costruttivo in cui lo

sguardo terzo sa dare valore alle produzioni altrui, senza cadere in giudizi sterili.

Io che “pennello” con il pennellone gigante.

Simone, 5 anni

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Prima di iniziare …

alcuni presupposti teorici intorno al colore

Il colore è il mezzo più relativo in campo artistico … esso inganna di continuo … uno stesso colore produce innumerevoli possibilità percettive.

J. Albers

Nonostante questo presupposto che condividiamo, ci sembra importante richiamare alcune definizioni intorno al colore che sono comunque largamente condivise e che riportiamo in estrema sintesi. Per ulteriori approfondimenti in bibliografia consigliamo alcuni testi di riferimento.

☺ Tutti sappiamo che i colori primari sono il giallo, il rosso ed il blu ma, cercando di superare una certa generalità che, nella costruzione dei colori secondari, può creare qualche inconveniente, diciamo con più precisione che i pigmenti primari sono:

♦ il giallo primario; ♦ il rosso Magenta; ♦ il blu ciano.

☺ I colori secondari sono generati dalla

mescolanza di due colori primari (V. Biletta, 2003).

♦ Arancio = Giallo (primario o oro) + rosso (Magenta o vermiglio). E’ sconsigliato il giallo limone perché tende al verde e causa un colore indefinito tendente al bruno;

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♦ Verde = blu (ciano o di Prussia) + giallo (primario o oro). Sconsigliato il blu oltremare perché tende al viola;

♦ Viola = blu (ciano o oltremare) + rosso Magenta. Non va usato il vermiglio perché contiene una dose di giallo e creerebbe un colore sporco.

☺ Mescolando i tre colori primari o un

secondario ed un primario si ottiene un colore sporco, tendente al nero.

☺ Leonardo da Vinci afferma che “i colori

semplici (che potremmo tradurre in essenziali per il pittore) sono 6 dei quali il primo è il bianco, benché alcuni filosofi non accettino né il bianco né il nero nel numero dei colori, perché l’uno è causa dei colori, l’altro ne è privazione. Ma pure perché il pittore non può far senza questi, noi li metteremo nel numero degli altri” cioè bianco, giallo, verde, azzurro, rosso, nero (L. Luzzato, 2001).

☺ Un colore secondario è complementare al

colore primario non utilizzato nella mescolanza. Nello specifico:

♦ L’arancio è complementare al blu; ♦ Il verde è complementare al rosso; ♦ Il viola è complementare al giallo.

☺ I colori caldi e freddi hanno un confine molto

labile. Potremmo, però, in generale definire caldi quei colori che contengono in prevalenza giallo e rosso, freddi quelli che contengono in prevalenza blu. Pertanto tutti quei colori intorno al viola e al verde vanno “ascoltati” e

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considerati caldi o freddi a seconda della quantità di giallo e rosso che presentano.

☺ I colori presentano percettivamente un

movimento proprio: alcuni si vibrano nello spazio, altri sembrano non muoversi, alcuni sembrano andare in contro a chi guarda, altri sembrano invece attrarlo a sé.

☺ Tre sono, in primis, i fattori che determinano il movimento dei colori:

1. chiaro/scuro: una gradazione di colore più

tende al bianco più si alleggerisce, tende a salire, ad espandersi, ad andare incontro a chi guarda. Quando invece il colore si scurisce questo aumenta di peso e la percezione è di discesa verso il basso, di contrazione, di profondità e di richiamo a sé del percepente;

2. luminosità intrinseca dei colori.

♦ I colori con maggiore luminosità (giallo, arancione), similmente ai colori chiari, tendono ad espandersi, ad andare incontro a chi guarda.

♦ I colori con meno luminosità invece (blu, viola) hanno un comportamento inverso, sono profondi, chiamano a sé.

♦ Altri colori poi hanno una luminosità sostanzialmente equilibrata cioè il rosso, e il verde (W. J Goethe, 1979).

3. caldo/freddo: seguendo sempre le indicazioni

di Goethe potremmo definire: ♦ attivi i colori caldi che tendono ad espandersi

in tutte le direzioni, a salire verso l’alto e

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verso chi guarda (bianco, giallo, arancione, rosso);

♦ passivi quelli freddi (nero, blu) che si presentano tranquilli, calmi, pesanti, tendono a contrarsi verso se stessi, a scendere e ad attrarre a sé il percipiente.

Un discorso a parte meritano i colori tendenti al viola e al verde per i quali è difficile fare un discorso univoco perchè risultano fortemente instabili, proprio per la loro peculiare caratteristica di avere contemporaneamente in sé la presenza di colori freddi (blu) e caldi (giallo e rosso). E’ da rilevare inoltre che la presenza di bianco e di nero in un colore (le gradazione di chiaro/scuro) influenzano i colori caldi e freddi e pertanto la loro sensazione di movimento. Così un blu, di per sé pesante ed orientato verso il basso, se rischiarato dal bianco, si alleggerisce, tende a salire e ad avvicinarsi all’osservatore. Viceversa un rosso, normalmente attivo ed in espansione, se viene appesantito dal nero, tende a ritirarsi in sé e a volgere verso il basso.

☺ I colori hanno anche un peso all’interno

dell’immagine o del dipinto. Esso dipende sostanzialmente da due fattori:

1. dalla quantità di superficie che occupano; 2. dalla loro luminosità intrinseca.

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E’ importante considerare queste variabili per costruire intenzionalmente delle composizioni più o meno equilibrate. Questo significa, per fare un esempio, che un colore luminoso (es. giallo), quindi di per sé “pesante”, in una composizione che vorremmo equilibrata, dovrà occupare molta meno superficie rispetto ad un colore più “leggero” come il viola. Va sottolineato anche come, in presenza di due colori di pari luminosità (un esempio può essere verde e rosso), il colore che si presenta in quantità esigue tende a “difendersi” ed acquista maggiore luminosità, con una sensazione di uscita dal foglio (pensiamo al rosso dei papaveri che risalta con forza dalla superficie ancora verde dei campi di grano).

☺ Partendo dall’affermazione di Albers citata in

apertura, dobbiamo notare che la distinzione tra colori caldi e freddi, chiari e scuri, è fortemente instabile in quanto i colori sono influenzati da quelli attigui che ne ridefiniscono la qualità (e quindi il movimento) in maniera complementare. Un colore sembra più chiaro accanto allo scuro (ad esempio un viola accanto ad un blu ciano), più scuro accanto al chiaro (lo stesso ciano accanto al giallo); più freddo accanto al caldo (un viola-rosso accanto all’arancione); più caldo accanto al freddo (lo stesso viola-rosso accanto all’indaco)” (L. Luzzato, R. Pompos, 2001).

Altro ci sarebbe da dire ma … fermiamoci qui e partiamo con le attività!

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Colori in mostra

Attività per bambini dagli 8 anni Iniziamo con un semplice esercizio di fruizione di opere d’arte. Scegliamo diverse riproduzioni artistiche (naturalmente ci concentriamo sugli artisti non figurativi del ‘900, ma non solo) che si connotano per una loro accentuata “colorità” e chiediamo ai bambini di guardarle con attenzione per cogliere: ☺ la visione globale dell’opera, con una

particolare attenzione ai colori utilizzati e alle sensazioni che trasmettono;

☺ i diversi colori presenti cercando di nominarli; ☺ il colore dominante; ☺ … Anche in questo caso, come in precedenza, è importante lavorare sulle ipotesi dei bambini, sul confronto tra le loro diverse sensazioni e magari verificarle in diretta, senza dare immediatamente le risposte corrette e “scientifiche” che comunque (se non escono dai bambini, ma di solito questo succede) sarà importante condividere insieme. Ma su questo torneremo in seguito.

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Alla ricerca della inquadratura

vincente

Attività per bambini dagli 8 anni Riproponiamo in questa attività l’utilizzo di macchine fotografiche digitali. In assenza di esse possiamo costruire l’effetto inquadratura: ☺ con le mani unite e messe a quadrato unendo

il pollice di una mano con l’indice dell’altra; ☺ con una cornice di cartoncino; ☺ con un foglio arrotolato a cannocchiale ... ma sicuramente … disporre di una macchina digitale, di un computer e di un proiettore … è un’altra cosa. La proposta è di concentrarci sui fotogrammi di particolari (sia di interno che di esterno); quindi sollecitiamo l’uso dello zoom al massimo, alla ricerca di un’angolatura o di uno scorcio particolare con un obiettivo: cerchiamo di cogliere quelle inquadrature dove un colore (di un oggetto, di una parete, di un particolare di un paesaggio, …) riesce a conquistare lo spazio e a diventare preponderante nell’insieme, al di là delle sue dimensioni reali. Portiamo i bambini a cogliere: ☺ quali colori sono più “forti”; ☺ quali si staccano dal piano e sembrano venire

incontro a chi guarda e quali invece attraggono a sé;

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☺ se c’è un rapporto tra sfondo ed primo piano e se i due si influenzano a vicenda;

☺ quando c’è armonia tra i colori; ☺ la forza dei colori complementari; ☺ le mille sfumature presenti … Anche per quest’attività contiamo sulle intuizioni dei bambini e partiamo da esse. Ma anche su questo torneremo con altre attività. Dopo aver mostrato ai bambini l’inquadratura di un panorama di montagna: “A me sembra che il colore più forte sia il marroncino [tronco di un albero] perché è il colore più scuro tra tuttimentre il giallo mi sa che mi viene in contro come dici tu perché ha una forma strana, che si allunga in alto [strada sterrata], ma il più importante è l’azzurro [cielo, unica parte nitida della foto] perché è il più bello, vedi, non è tutto che si vede male come gli altri”.

Giuseppe, 9 anni

“Il colore che viene verso di me è l’azzurro perché è il più brillante e poi sta sopra, è quello che salta fuori dal foglio da quanto brilla. [Dopo aver allora capovolto l’immagine in modo che il cielo sia nella parte inferiore ripongo la domanda]. Bhè a me sembra ancora quello che salta verso di me, se proprio devo scegliere, anche se non è più perché è in alto, ma brilla, ecco. Gli altri sono invece tutti confusi, però il più forte è il giallo perché è l’unico che ha una forma, forse è qualcosa, gli altri sembrano più confusi, come delle macchie. Invece i più importanti mi sa che sono il grigio e il bianchetto perché occupano tanto spazio, vedi, tutta questa parte del foglio che è tanta quindi devono essere importanti”.

Angela, 9 anni

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La scala dei colori

Attività per bambini dagli 8 anni Cominciamo a mettere le mani in pasta anzi … nei colori. Sperimentiamo la quantità di colori che si possono produrre con i tre colori primari, mischiati con acqua, con il bianco ed il nero. Procuriamoci: ☺ bicchieri di plastica trasparenti; ☺ tempere; ☺ acqua; ☺ pennelli. Dividiamo il gruppo in tre parti, ognuna di esse si prende in carico un colore primario. L’obiettivo è creare il maggior numero di sfumature possibili mescolando i colori a disposizione. Ogni colore così creato verrà posto in un bicchiere e diluito con acqua. Alla fine della fase produttiva, i tre gruppi insieme: ☺ cercheranno di mettere in ordine crescente

(dal più chiaro al più scuro) i colori realizzati; ☺ daranno il nome ad ogni colore

(naturalmente in modo libero e fantasioso).

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Colori in scena

ed oltre

Attività per bambini dai 10 anni Rimaniamo ancora sulle mescolanze dei colori e sulla possibilità di creare svariate tonalità di colori secondari. Proponiamo di inventare una storia di colori e di realizzare su di essa una vera e propria rappresentazione teatrale mettendo loro stessi in scena. I protagonisti saranno appunto i colori che vivranno una loro vita fatta di incontri, giochi, scherzi, relazioni, … Il palcoscenico sarà un grande foglio steso sopra un tavolo, “gli attori” verranno stesi con i pennelli dai bambini seguendo un canovaccio, che costruiranno loro stessi. Se può essere d’aiuto possiamo proporre alcuni possibili titoli (ma non sempre sarà necessario) da cui creare la storia: ♦ macchia rossa e macchia gialla al pic-nic; ♦ bolla rossa e bolla blu scappano in cielo; ♦ palloncini in cielo … ♦ incontri colorati … ♦ girotondi di colori; ♦ anche i colori litigano; ♦ … Un storia di riferimento che può essere interpretata dagli educatori in apertura (se il gruppo necessita di una sollecitazione per avviarsi) o in chiusura dell’attività (come raffronto con un’opera realizzata da un’artista) è sicuramente “Piccolo blu, piccolo giallo” di Leo Linoni.

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Anche un solo colore

può muoversi

Attività per bambini dai 10 anni Cominciamo a realizzare le prime produzioni artistiche. Partiamo dai colori primari. Proponiamo un’attività di per sé semplicissima (e noiosa): una stesura piana ed uniforme di un colore, ma prima di agire lanciamo una sollecitazione: ♦ Pensando, ancor prima di realizzarla, ad una stesura

uniforme e piana di colore che sensazione ci dà?( quiete, assenza di movimento, staticità, …)

♦ Come riuscireste a creare movimento da una stesura piana di colore?

Raccogliamo le ipotesi dei ragazzi e facciamogliele sperimentare: Le possibili soluzioni (almeno a noi vengono in mente queste, ma chissà cosa riusciranno ad inventare i ragazzi) si giocano intorno al supporto che può essere: ☺ tagliato e le parti ottenute sovrapposte; ☺ ricoperto di gesso e successivamente

colorato, creando così una superficie increspata e mossa. Possibili riferimenti sono rintracciabili in alcune opere (riportate in appendice) di Yves Klein;

☺ stropicciato o piegato (se di carta) e poi risteso;

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☺ bruciato in parte. I possibili riferimenti sono ad alcuni esiti del lavoro di Alberto Burri (vedi appendice);

☺ oppure sotto di esso possono essere inseriti degli oggetti di piccole dimensioni e successivamente fissato ad un piano (con scotch). I possibili riferimenti sono da rintracciare nelle opere di Enrico Castellani (alcune delle quali riportate sempre in appendice).

☺ … Un confronto finale in gruppo, intorno alle produzioni dei bambini stessi, confrontate con le opere d’arte degli artisti citati sarà un momento interessante per scoprire come intorno ad un tema, che ad una prima impressione, sembrava non possedere stimoli creativi, si siano cimentati personaggi famosi con esiti variegati, e sicuramente interessanti quanto i loro.

“Ho cercato di creare il movimento su questa superficie prima stendendo mani diverse col gesso e poi ho

sagomato il foglio dal lato non trattato con i pugni”. Francesco, 13 anni

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Composizioni primarie

Attività per bambini dagli 8 anni Ho scelto una pittura monocroma dove l’immagine, come visione imprevista, si svela attraverso le sfumature, a volte anche impercettibili del colore.

Giorgio Vicentini Ci sono delle sfumature dolci, cattive, violente, maestose, volgari, calme … Insomma, ogni sfumatura di ogni colore è una presenza, un essere vivente, una forza attiva che nasce e muore dopo aver vissuto una sorta di dramma della vita dei colori.

Yves Klein Sollecitiamo i bambini a realizzare un disegno astratto con queste caratteristiche: ☺ che si estenda su tutto il foglio; ☺ che divida lo stesso foglio in spazi non

omogenei. Gli spazi così realizzati verranno riempiti con gli esiti delle sfumature colorate (tempere, acrilici, acquerelli) prodotte con due modalità: ☺ da uno dei colori primari unito al bianco o al

nero; ☺ da uno dei colori primari diluito con diverse

quantità di acqua. Un scelta intenzionale da fare in partenza e un semplice conseguente accorgimento tecnico da seguire: le linee di confine tra le singole zone di colore possono essere nitide e definite o il passaggio può essere sfumato. Nel primo caso

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(scusate l’ovvietà) è importante aspettare che il colore steso nella prima area si asciughi prima di stendere il secondo. L’attività può essere riproposta con ogni colore primario provando entrambe le modalità suggerite, anche insieme sulla stessa opera.

Luca, 8 anni Un confronto finale (ancor più dopo l’attività proposta di seguito su un tema figurativo) con le opere di Pablo Picasso nel suo periodo blu, potrà far scoprire come anche grandi artisti, nel loro percorso produttivo, si sono cimentati intorno

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agli esiti di un solo colore con grandi risultati estetici2. Picasso, proprio grazie a questo suo soffermarsi intorno alle possibilità espressive offerte dai blu e dai turchese, riesce a creare, ancora molto giovane, particolari atmosfere e ambientazioni, non solo fisiche, ma ancor più mentali, che caratterizzano le opere di questo suo periodo. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … proporre l’attività

tralasciando la fase iniziale del disegno, accostandoci direttamente al colore.

☺ … potremmo … proporre di lavorare sulle sfumature, a due livelli, ma sempre sulla stessa opera:

o uno con lo sfondo, creando una base con uno dei colori primari, alternando zone d’ombra (maggiore presenza di nero) a zone di luce (+ bianco);

o l’altra con i colori in primo piano, giocati con pennellate o spatolate nitide, veloci, sovrapposte, … ancora colori sfumati, sempre intorno allo stesso primario3.

☺ … potremmo proporre la stessa attività ma realizzata su un disegno figurativo a tema (es. un paesaggio, una natura morta, un ritratto o il proprio autoritratto).

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro! 2 Esiti intorno ad unico colore sono ritrovabili in diversi artisti contemporanei. In appendice proponiamo alcune opere di Patrick Delaunay

3 Esiti, in sintonia con la proposta, dell’artista Francesco Peraro, sono riportate in appendice

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Incontri-scontri tra primari

Attività per bambini dagli 8 anni Un altro, più coraggioso si spinge fin sul verde ma, poverino gli succede una disgrazia: i colori quando sono in tre si arrabbiano tanto che si ammalano e muoiono; e quando i colori muoiono diventa tutto nero. Così il rosso che è andato sul verde, che era già formato dal giallo e dall’azzurro, si è fatto nero, nero come il carbone.

Luigi Veronese Su fogli di grande dimensioni (es. mezzo foglio da pacchi) ogni bambini “spara” liberamente macchie di colore dei tre colori primari. Vanno benissimo, per l’occasione, i barattoli di tempera da 1 Kg usati direttamente. Interessante sperimentare anche l’uso di siringhe senza ago di grandi dimensioni riempite di colore. Con pennelli di diverse misure espanderanno i grumi di colore cercando di creare così interessanti intrecci espressivi di sfumature di primari e secondari. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … riproporre l’attività nella

modalità cooperativa. Si formano gruppetti di tre bambini; ad ognuno viene assegnato uno dei colori primari. Ognuno, come in precedenza, butta grumi di colore sul foglio.

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Con i pennelli si estendono i colori, alla ricerca dell’incontro con gli altri (ognuno si concentra sul suo colore). In gruppo allargato ci si confronta sugli esiti e sull’esperienza di lavoro cooperativo.

☺ … invece delle macchie dilatate, potremmo creare una composizione di pennellate secche di colori primari accostate e sovrapposte con armonia (sia come lavoro individuale, sia con modalità cooperativa)4.

☺ … potremmo … utilizzare, per far incontrare i colori, l’aria soffiata sul foglio attraverso cannucce di plastica. In questo caso il colore deve essere sufficientemente liquido.

☺ … potremmo anche creare uno sfondo con uno dei colori primari e poi (con foglio asciutto o ancora umido) liberamente tracciare libere pennellate o macchie sopra di esso con gli altri due primari5.

☺ … le stesse proposte potrebbero essere eseguite, invece che con segni o macchie irregolari, con figure geometriche di diverse misure e forme.

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

4 Opere dell’artista Francesco Peraro, in sintonia con la proposta, sono riportate in appendice. 5 Ancora vedere l’appendice su Francesco Peraro.

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Effusioni primarie

Attività per bambini dagli 8 anni Ai suoi colori non basta la tela. Silenziosi occupano lo spazio. Palpitano. Generano ambienti contemplativi

Rif. Mark Rothko Ancora una proposta a partire dai colori primari. Giochiamo, questa volta, solo con due di essi, a scelta. Sempre su un foglio di dimensioni importanti lavoriamo per creare un’opera essenzialmente composta da fusioni delicate e graduali dei due colori primari, che si avvicinano, si incontrano, si sovrappongono (creando colori secondari) e si allontanano nuovamente; così più volte sul foglio e, liberamente solo in un senso (orizzontale, verticale o diagonale) o in più direzioni. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … una volta che l’opera è ben

asciutta proporre di scomporla, tagliandola in più pezzi. In una seconda fase la stessa va ricomposta, incollandone i pezzi, in una sorta di “big ben artistico”, su un altro supporto più ampio (di colore nero o del primario non utilizzato), in modo che la stessa opera, così ricreata, acquisisca un effetto di dilatazione e di libera

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ricomposizione, anche sovrapponendone alcuni frammenti 6.

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

Giacomo, 9 anni

6 Opere dell’artista Francesco Peraro, in sintonia con la proposta, sono riportate in appendice.

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/// Piani secondari

sovrapposti

Attività per bambini dai 10 anni Antepongo il colore al disegno e costringo il segno a obbedire alla necessità del colore, per me unico padrone della tela.

Baldo Savonari

I colori primari ci possono dare mille opportunità creative… e allora… eccone un’altra! Giochiamo questa volta sulla relazione cromatica tra due piani sovrapposti e “aperti” e con gli effetti realizzati nelle sovrapposizione con due colori primari. Il supporto adatto in questo caso è il cartone ondulato o il compensato. I colori consigliati sono sicuramente gli acrilici per la loro spiccata luminosità. La colla è quella vinilica che è la migliore sia per il cartone che per il legno. Ecco come procedere: ☺ Proponiamo ai ragazzi di costruire due

supporti di misure diverse, in modo tale che uno, più grande, possa contenere l’altro di dimensioni inferiori.

☺ I due supporti così creati verranno dipinti

con libere sfumature, intrecci, sovrapposizioni armoniche, segni, macchie, … di due soli colori primari, creando pertanto o così un gioco articolato di colori secondari.

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☺ Attenzione però: le due opere si distingueranno tra loro perché ognuna di esse sarà comunque caratterizzata dalla prevalenza di un colore sull’altro7. Per fare un esempio: se i due primari scelti sono il giallo ed il blu: ♦ una composizione sarà prevalentemente

blu, con giochi di secondari (verdi) che, appunto, tenderanno sempre al blu;

♦ l’altra viceversa sarà giocata sui gialli e sui verdi “spostati” sul giallo.

☺ Una volta realizzate le due composizioni si

chiederà ai ragazzi: ♦ di “smembrarle” tagliandone alcune parti o

sezionandole in più parti; ♦ di sovrapporle ed incollarle, giocando

anche con spessori tra i due supporti, per aumentare l’effetto profondità. L’opera di dimensioni maggiori conterrà comunque quella più piccola ed alcune parti di essa, tagliate in precedenza, potranno trovare accoglienza sopra la seconda, creando così un piacevole gioco di sovrapposizioni cromatiche secondarie (es. l’opera prevalente blu, conterrà quella gialla e sopra di questa verranno incollate parti tagliate di quella blu).

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … utilizzare, al posto di due

piani indipendenti, le due facciate di uno stesso foglio (in questo caso consigliamo il cartoncino ruvido o un foglio da acquerello).

7 L’esempio è in appendice tra le opere di Francesco Peraro.

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Procediamo, per la stesura del colore, con le stesse modalità precedenti: in ogni facciata facciamo prevalere, pur giocando sulla creazione di secondari, uno dei due primari. Ugualmente procederemo a tagliate il foglio, ma questa volta evitando di segmentarlo in pezzi autonomi. Creeremo così degli “spicchi” o delle “colonne” che comunque rimarranno ancorate al foglio stesso. Piegando o arrotolando tali sezioni creeremo un interessante gioco tridimensionale di contrasti e di sovrapposizioni di colori secondari.

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

Opera tagliata Francesco, 11 anni

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Relazioni vincenti tra colori

complementari

Attività per bambini dagli 8 anni Spero sempre di fare una scoperta: esprimere l’amore di due amanti per mezzo del matrimonio di due colori complementari, del loro amalgamarsi e del loro opporsi, le misteriose vibrazioni di amori affini.

Vincent Van Gogh a suo fratello Theo E’ un’attività che si gioca sull’ascolto e sul rispetto reciproco, alla scoperta di una creatività espressiva che si può costruire anche in coppia. La proposta si sviluppa nella totale assenza di parole; una leggera musica di sottofondo crea il clima produttivo. Ai bambini, divisi a coppie, si chiede di comporre un’opera d’arte astratta (giochi di forme vuote o piene, intrecci di linee curvilinee o spezzate,… ma saranno i bambini a definirne i contenuti), utilizzando un colore primario (che verrà utilizzato solo da uno dei due bambini) ed il suo complementare (utilizzato dall’altro componente della coppia). I colori consigliati sono tempere, acrilici o acquerelli. Inizia uno dei due ed esegue una parte della produzione. Poi si ferma. Prende in mano la composizione il partner e continua l’opera cercando di entrare in sintonia con quanto ha già prodotto l’altro. Dopo un po’ ricede “la palla” all’altro. E così via fino al completamento della produzione (anche la

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chiusura dell’opera dovrà essere concordata insieme ma senza parlarsi). L’attività può essere ripetuta più volte, cambiando l’ordine di partenza e provando i diversi complementari. Alla fine dell’attività produttiva un momento di dialogo in gruppo sarà indispensabile ed utile sia per un confronto sui risultati estetici dei lavori, sia per dirsi com’è andato il lavoro cooperativo di coppia.

Gioco di blu e arancione. Giacomo e Sara, 8 anni

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo… proporre un lavoro

individuale giocato nel rapporto dialettico tra sfondo e primo piano.

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Stendiamo il complementare come sfondo. Sperimentiamo variegate stesure del colore: omogenea, zone più e meno dense, unico senso di stesura o pennellate con direzioni intrecciate, perpendicolari, casuali… Su di esso tracciamo alcuni segni o macchie del colore primario. L’importante è sapersi fermare al punto giusto, ricercando il giusto equilibrio nella composizione.

☺ … potremmo… anche in questo caso proporre la stessa attività ma realizzata su una produzione figurativa, intorno ad un tema definito e condiviso in partenza (es. paesaggio collinare, paesaggio cittadino, mazzo di fiori, …) tralasciando però la fase del disegno preliminare. Anche in questo caso il silenzio è d’obbligo. Chi inizia la produzione procede colorando alcuni elementi figurativi (es. alcuni alberi del paesaggio collinare) e poi cede la produzione al partner che continuerà con il colore complementare, aggiungendo altri elementi o intervenendo sullo sfondo. Su questa variante figurativa è interessante anche l’utilizzo delle sfumature, utilizzando liberamente una (od entrambe) le modalità sperimentate nell’attività precedente. Un confronto finale con alcune opere di Vincent Van Gogh evidenzierà ulteriormente la forza espressiva della contrapposizione tra i colori complementari.

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Gioco di spirali freddo calde…

alla maniera di Robert Delaunay

Attività per bambini dai 10 anni Giochiamo ora con i colori caldi e freddi. Partiamo anche in questo caso dalle intuizioni ed ipotesi dei bambini e continuiamo ad approfondire. Mostriamo loro diverse immagini (riproduzioni artistiche e foto): ☺ in alcune delle quali prevarranno i colori

caldi; ☺ in altre quelli freddi; ☺ in altre ancora un gioco di

contrapposizione di colori caldi e freddi. Facendo riferimento a quanto già chiarito a pag. 114 e 115 intorno al movimento e al peso dei colori proviamo a chiedere loro:

♦ La sensazione globale intorno all’immagine; ♦ Se i colori sono in movimento; ♦ Se i colori hanno un peso; ♦ Se le composizioni risultano equilibrate.

In gruppo facciamo emergere (o guidiamo alla scoperta) le semplici regole intorno al movimento e al peso dei colori, sopra esposte. Per far ulteriormente cogliere come i colori giochino un ruolo determinante nell’equilibrio delle composizioni, analizzando una o più immagini, proviamo a coprire una parte di esse (caratterizzata da un preciso colore) e chiediamo se l’equilibrio si modifichi o meno.

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“Le immagini che sono fatte con il rosso che poi sfuma in arancione e quella giallo mi ricordano in particolare il sole, quando tipo tramonta o anche quando fa molto caldo magari al mare. Sono colori caldi infatti e trasmettono questa impressione. Però se li confronto con quel quadro dove invece l’autore ha usato di più il verde, mi sembra che in questo quadro con il colore freddo ci sia più peso, cioè l’immagine non è leggera, che ricorda il volteggiare come nel giallo. Il colore è più pesante non solo per la tinta, ma anche perché mi sembra più corposo, come se ne fosse stato usato di più e steso meno, con meno pennellate e meno acqua”. “Anche a me sembra proprio così infatti il giallo in certi punti sembra quasi quasi diventare giallo chiarissimo o limone… secondo me qui il pittore ha usato molta acqua come negli acquerelli. Il verde invece come dice Sara è pesante, è tutto colore e non diluito”.

Sara e Luca, 10 anni.

“In questa immagine c’è molto giallo chiaro, mentre poco blu. A me sembra quindi che il giallo sia leggero-leggero e venga anche fuori dal foglio se vogliamo, cioè che sia in movimento. Invece il blu mi sembra schiacciato per terra nella parte sotto del foglio e fermo lì. [Giro lateralmente l’immagine] Sì, sì, anche così, anche se il blu ora è di lato e non più sotto, vedi a me sembra proprio schiacciato”.

Marco, 10 anni. Dopo questa prima parte di “fruizione” di immagini ed opere d’arte passiamo alla fase produttiva. Tracciamo liberamente su un foglio giochi di linee curve intrecciate, quali spirali, cerchi in sovrapposizione, … fino a riempire l’intera superficie.

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Con la tecnica del collage chiediamo ai bambini di riempire le singole zone creatisi, con una equilibrata e sapiente composizione di colori caldi e freddi. Vanno benissimo le carte ricavate dai giornali di carta patinata. Intorno alla tecnica del collage fate notare (nella sempre necessaria fase iniziale di sperimentazione) gli effetti diversi che si ottengono: ☺ adoperando la carta tagliata con la forbice

o strappandola con le mani; ☺ utilizzando tasselli di misure diverse

affiancati nello stesso riquadro o di ugual misura in una zona e di altra superficie nella zona confinante;

☺ sovrapponendo in parte i singoli pezzi o lasciando un leggero margine tra i singoli tasselli incollati.

Alla fine delle produzioni mostriamo alcune composizioni di Delaunay che su questi esiti ha avuto dei risultati molto interessanti. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo… ripetere l’esperienza con gli

acquerelli o gli acrilici e creare dei pregevoli effetti sfumanti tra una zona e l’altra;

☺ … potremmo… come già proposto in precedenza, tagliare la composizione, ma questa volta seguendo le linee curvilinee e le zone individuate dal disegno iniziale e rincollarle, con un effetto dilatatorio, su un foglio più ampio;

☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro!

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La danza dei colori

Attività per bambini dai 10 anni Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione.

Henri Matisse E’ un’attività coinvolgente, da svolgere collettivamente, dove più importante è forse l’esperienza ludica che l’ipotizzato esito estetico. Sono i piedi ora la parte del corpo chiamata in gioco. Intinti nel colore diventano i pennelli con cui dipingere. Essenziale è la creazione di un adeguato clima produttivo, collaborativo, non caotico, di ascolto e di rispetto del lavoro degli altri, aperto a nuove esperienze. Scegliamo pertanto un sottofondo musicale adeguato e lasciamolo andare mentre introduciamo l’attività. Prepariamo: ☺ su un largo telo di nylon, un grande supporto

di carta steso per terra e fissato sul telo con lo scotch da pacchi;

☺ su piatti di plastica, i colori su cui intingere i

piedi (vanno bene le tempere e sono sufficienti i colori primari; è opportuno preparare più piatti con gli stessi colori, per dare la possibilità di intingere i piedi nel colore ancora pulito);

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☺ alcuni stracci per pulire i piedi al cambio del colore (attenzione a non sovrapporre eccessivamente i colori!).

Diamo un tempo ampio di ascolto della musica per permettere agli artisti di entrare nel suo ritmo, nei suoni e nella melodia. Guidati ed “ispirati” da essa chiediamo ai bambini di entrare in scena, uno alla volta. A turno infatti intingeranno i loro piedi in uno dei colori a disposizione e danzeranno sul foglio, tracciando così una nuova, originale e colorata partitura. I bambini devono avere l’attenzione a creare accostamenti e sovrapposizioni di colori armoniche, considerando pertanto il “lavoro” compiuto da chi li ha preceduti, non eccedendo nelle quantità e nelle mescolanze. Al termine del gioco sarà importante fermarsi insieme a leggere questa nuova opera d’arte alla ricerca delle associazioni musica-danza-colore e della particolare esperienza di pittura collettiva (e con i piedi). La scelta dei brani musicali è determinante per la buona riuscita delle attività. Si suggeriscono brani in cui sono presenti “suoni puri”: strumenti che suonano da soli permettendo all’ascoltatore di cogliere perfettamente i diversi timbri sonori (musica classica orchestrale con passaggi solisti, musica dodecafonica, musica jazz). Anche proporre l’esperienza pittorica più volte, con generi diversi di musica (classica, jazz, rock, …) permetterà di coinvolgere sia la componente femminile che maschile.

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E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo… proporre l’esperienza

individualmente. Attenzione ad asciugare bene i “pennelli” (cioè i piedi) nel passaggio da un colore all’altro;

☺ potremmo… chiedetelo anche a loro! Abbiamo proposto l’attività in forma più semplice anche a bambini dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia: “Oggi a scuola la maestra ci ha fatto togliere i calzini e le scarpe. Ti dico che ridere che mi faceva… ma ascolta, dopo mi ha detto di tirare su anche le braghe un pochino e ci ha fatto mettere i piedi su delle bacinelle con i colori… ti sporcavi tutto sai e potevi anche cadere che i piedi per terra erano scivolosi, sai! Poi la maestra ha messo della musica che mi ricordava le onde del mare e con i miei amici abbiamo fatto un quadro gigante. Dove si sentivano le onde scivolavi poco coi piedi e facevi un rigo corto, dove invece c’era l’acqua che sembra ferma facevi la scivolata di colore lungo”.

Io, Mary e Riccardo che pennelliamo coi piedi. Marco, 5 anni

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La musica in quadro

Attività per bambini dai 10 anni Un giallo è come il suono sempre più auto della tromba o quello sempre più assordante di una fanfara … l’azzurro assomiglia al flauto, il blu ad un violoncello o, quando diventa molto scuro, al suono meraviglioso del contrabbasso … il verde assoluto ai toni calmi, ampi, semigravi del violino…

Wassily Kandiskij8 Tutti i miei colori cantano insieme, è come un accordo musicale, hanno la forza necessaria al coro.

Henri Matisse Esiste, nel panorama musicale classico, un’opera che fa proprio al caso nostro. Si tratta di una favola musicale scritta da Sergej Prokof’ev: Pierino e il lupo in cui i diversi suoni degli strumenti interpretano i vari personaggi. Vi proponiamo di giocare con questa favola, anzi di mettere in quadro il racconto musicale. ☺ La prima sollecitazione potrebbe partire proprio dalla lettura del brano di W. Kandiskij, riportato in apertura dell’attività, non tanto per farsi influenzare, ma per cogliere come i suoni possono sollecitare sensazioni di diversa natura ed origine e creare, soprattutto, meravigliose

8 W. Kandinskij, Lo spirituale dell’arte, Milano, Fabbri ed., 1993, pag. 62-66

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sinestesie visive (ricordiamo le attività giocate intorno ai segni). ☺ Da questa sollecitazione iniziale prendiamo spunto per l’abbinamento colori – strumenti del nostro brano. Ascoltiamo la ribalta degli strumenti senza farsi influenzare troppo dai relativi personaggi. ☺ I bambini vengono divisi in gruppi (uno per strumento). Per ogni strumento musicale dovranno scegliere, attraverso la discussione ed il confronto, quale colore associare. E’ importante che in questa fase i bambini riescano a spiegare il perché delle loro scelte associative colore-suono, dando pertanto voce e parole alle loro sensazioni e alle sinestesie percepite. “- Sicuramente all’inizio Pierino è di un colore allegro, infatti il violino suona allegro, vivace, come sarà stato lui tutto tranquillo nel prato. Un bel giallo brillante! - Sì però poi non va mica tanto bene la storia e il violino suona le note più basse e anche meno allegre e veloci. Forse possiamo fare che il giallo si incupisce come quando metti del nero, quasi un giallo grignolino… - Il nonno invece è di sicuro blu scuro o verde scuro, infatti ha la voce brontolona e anche il suo strumento sembra scuro [il fagotto]. - Il colore più strano ce l’ha il lupo invece, perché uno si immagina il grigio o il nero, invece il lupo lo fa sempre la tromba e fa di quegli squilli… Un bel giallo brillantissimo, più anche di Pierino all’inizio!”

Stefano, Marco e Riccardo, 10 anni

☺ Avrete così a disposizione una nuova e originale “compagnia teatrale”, fatta di colori, che

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torneranno in scena ogni volta che la storia e la partitura musicale lo richiederà. ☺ Prima di iniziare la “rappresentazione” proponiamo uno spazio ed un tempo di sperimentazione per provare l’abbinamento tra personaggi, strumenti e colori, che li rappresentano (lasciamo ascoltare la musica con calma, non abbiate fretta di passare subito alla fase produttiva). I colori adatti sono tempere o acrilici da utilizzare con pennelli di diversa misura e contenuti in recipienti di veloce utilizzo (per poter permettere di seguire a tempo la partitura). Lo spessore del pennello è da scegliere anche questo a seconda del segno che si ritiene più adeguato all’associazione con il suono dello strumento. Predisponiamo, lungo il perimetro del muro della stanza del laboratorio, una lunga ed ampia striscia di carta continua: sarà il nostro palcoscenico dove mettere in scena la musica, la favola ed i colori. ☺ A questo punto si parte! Seguendo lo scorrere della narrazione musicale, i bambini racconteranno la storia. Realizzeranno così un vero e proprio ciclo pittorico. ☺ A fine della musica i bambini guardando la loro produzione di gruppo, si confronteranno sui risultati e sulle relazioni di colori e segni vissute in scena.

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Il cerchio delle stagioni

Pittura circolare di gruppo

Attività per bambini dagli 11 anni Al posto di cercare di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, io mi servo arbitrariamente dei colori per esprimermi in maniera più forte.

Vincent Van Gogh

Un’altra proposta di produzione collettiva intorno ai colori. Anche in questo caso il silenzio sarà d’obbligo ed una musica di sottofondo aiuterà a creare il clima adatto a creare la propria opera d’arte di gruppo. Formiamo gruppetti di 4 ragazzi; ognuno si posizionerà su un lato di un foglio da pacchi posto al centro, sopra un tavolo. Ad ogni gruppo assegniamo un titolo “aperto” da rappresentare, in forma astratta, intorno alle sensazioni, percezioni, emozioni che le diverse stagioni ci provocano. Qualche esempio: ♦ Sensazioni ventose in tiepide giornate primaverili; ♦ Suggestioni soleggiate in un’afosa e piatta giornata

estiva; ♦ Pioggia e vento sulle sinuose linee autunnali; ♦ Freddi e giocosi ricordi sopra i limpidi cieli

d’inverno. ♦ …

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Al via, parte la musica di sottofondo ed i ragazzi iniziano a produrre, cercando di collegare i propri lavori con quello degli altri componenti del gruppo, al fine di creare una composizione armonica. Passato un po’ di tempo si richiede ai ragazzi di cambiare posizione, ruotando intorno al foglio e quindi posizionandosi sopra il lavoro di un compagno. Chiediamo loro di continuare e completare la produzione sempre con l’obiettivo di interpretare al meglio il titolo dato, nel rispetto del lavoro degli altri, ma anche con l’esigenza di creare un’opera unica e coesa. Alla fine della fase produttiva la discussione in gruppo permetterà ai ragazzi di confrontarsi sugli esiti dei loro lavori, sulle dinamiche e sui processi produttivi vissuti negli intrecci e nelle relazioni di colori (e non solo) create sopra il foglio bianco.

Autunnale folata di vento incontrastabile. Chiara e Stefania, 11 anni

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Oggi mi sento di colore…

Attività per bambini dai 5 anni Le mie opere nascono sempre da una suggestione di colori, capace di produrre su di me una forte emozione.

Giancarlo Cerri

Proponiamo alcune attività sull’associazione colori – emozioni. Per iniziare ci vorrà naturalmente un po’ di allenamento. Per alcuni giorni chiedete ai bambini di definire come stanno, come si “sentono”, qual è il loro stato d’animo, scegliendo un colore e cercando di motivarne la ragione. Ad esempio: Oggi mi sento … giallo … rosso … blu … perché. Costruite con loro un calendario settimanale dove poter lasciare macchie di colore che rappresentano lo stato d’animo dei bambini, che può cambiare anche ora per ora. “Guarda, quando il mio amico Marco mi fa arrabbiare che proprio io gli tirerei i pugni in faccia, proprio mi sento tutto nero che poi però scoppio e allora sono rosso di fuoco”.

Massimiliano, 5 anni

“Oggi mi sento tutta fuxia perché poi ho il saggio di danza e allora sono bellissima come le principesse con il tutù e mi metto anche i brillantini e mi sento proprio la principessa”.

Chiara, 5 anni

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Classe V, scuola primaria.

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Quella volta che…

Attività per bambini dai 7 anni … colori come nuclei emozionali.

Renato Birolli Il colore è il mezzo per esprimere la mia emozione e non per riprodurre la natura.

Henri Matisse ☺ Scrivete su alcuni bigliettini diverse brevi

descrizioni di situazioni vissute, che varieranno a seconda dell’età dei partecipanti all’attività (es.: una sgridata di papà, una giornata di pioggia, una litigata con mio fratello o … una grande delusione, una visita inattesa …);

☺ mescolate i bigliettini e datene uno ad ogni bambino che dovrà rappresentarlo con i nuovi “alfabeti” fin qui sperimentati producendo rappresentazioni astratte composte da colori, segni, forme;

☺ il passaggio successivo prevede che l’opera prodotta venga mostrata agli altri componenti del gruppo che cercheranno di indovinare quale situazione rappresenta;

☺ è importante che l’attività sia accompagnata, alla fine del “lavoro”, da una verbalizzazione e da un momento di riflessione sulle eventuali difficoltà incontrate nella produzione.

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Marco, 9 anni Sara, 9 anni Giorgia, 10 anni Ivan, 9 anni

E’ importante evidenziare soprattutto le potenzialità insite in questi linguaggi per esprimere le proprie emozioni, anche per favorire “l’uscita” di ciò che spesso rimane dentro a causa dei limiti del linguaggio verbale e della fatica legata al suo uso. Piano piano si imparerà a dare un nome alle emozioni, ma sarà un punto di arrivo.

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La forma Non c’è forma, come del resto nulla al mondo, che non abbia qualcosa da dire. Non solo le stelle, la luna, i boschi, i fiori dei quali cantano i poeti, ma anche un bottone dei calzoni.

Wassily Kandisky

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A cosa servirà questo percorso? ☺ Scoprire la forma come uno degli elementi

costituitivi dell’immagine, attraverso l’incontro con le opere d’arte del ‘900 e la personale produzione artistica;

☺ utilizzare la produzione grafico-pittorica intorno alla forma, come nuovo stimolo e contesto per sperimentare la propria creatività e la propria personale espressività artistica;

☺ scoprire la capacità comunicante delle forme, in grado di trasmettere messaggi, sensazioni, emozioni al pari del linguaggio verbale;

☺ scoprire il contesto di gruppo come spazio e luogo:

♦ di arricchimento di conoscenze, competenze e soluzioni apprese dal lavoro fatto insieme;

♦ di incontro, di scoperta e di valorizzazione di percorsi produttivi diversi dai propri;

♦ di confronto e di ascolto costruttivo in cui lo sguardo terzo sa dare valore alle produzioni altrui, senza cadere in giudizi.

Formee aeree. Giorgia, 11 anni

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Scoperta di forme nuove

Attività per bambini dai 4 anni Muniti di forbici (e delle mani), tagliate o strappate liberamente fogli bianchi o neri. Prodotta un’abbondante quantità di forme provate ad associarne due o tre insieme e incollatele insieme. Date poi vita alla nuova “aggregazione”, applicando ad essa uno o due occhi di carta (tagliato a parte) del colore contrario. Incollate poi il tutto su un foglio, sempre del colore contrario alle forme e dategli un nome. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … con i personaggi così prodotti,

fissati ad un bastone, costruire, insieme ai bambini una storia fantastica;

☺ … potremmo … produrre forme anche con un altro semplice espediente. Fate cadere alcuni “grumi” di diversi colori al centro di un foglio bianco, che poi piegherete, sempre nel centro, con una leggera pressione. Riaprendo il foglio compariranno strane forme che, con un po’ di fantasia potranno richiamare animali, personaggi, mostri e maghi … Sempre con una applicazione posteriore di uno o due occhi e con il nome … la vostra macchia prenderà vita;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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I gouaches dècoupès

alla maniera di Henri Matisse

Attività per bambini dai 6 anni Ritagliare direttamente nel colore mi ricorda il lavoro dello scultore con la pietra.

Henri Matisse

Bisogna saper salvaguardare la freschezza con la quale il bambino esplora le cose. Per tutta la vita uno deve essere fanciullo e al tempo stesso uomo che ricava la sua energia dalle cose.

Henri Matisse Una particolare tecnica pittorica utilizzata dall’artista Henri Matisse intorno agli anni ’40, quando, costretto per un periodo di malattia a lavorare seduto, inventa questa semplice ma intensa modalità di utilizzare il colore e le forme, senza l’uso diretto del pennello sul supporto. La tecnica è molto semplice: ☺ Facciamo stendere diversi colore, in modo

omogeneo, su più carte (consigliati colori sgargianti nelle tonalità; sicuramente sono consigliati gli acrilici, ma anche le tempere vanno bene) ed aspettiamo che esse si asciughino;

☺ Con le forbici i bambini sono invitati a tagliare forme colorate e ad applicarle (incollandole) su un supporto bianco, creando armoniche composizioni astratte e no, proprio alla maniera di Matisse;

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☺ Il confronto in gruppo con le opere dell’artista concluderà l’attività.

Opera di colore e forma staccatasi da superficie. Andrea, 12 anni

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … prima di applicare sul

supporto le “forme di colore”, arrotolarle o piegarle, incollando quindi solo un bordo e giocando così anche con la tridimensionalità;

☺ … potremmo … creare una composizione di forme di colore, senza l’uso di un supporto, con leggere sovrapposizioni tra i diversi pezzi ed incollandole insieme;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Collage materici

alla maniera di Kurt Schwitters

Attività per bambini dai 6 anni Concentrandomi su un dettaglio, isolandolo dal contesto, ingrandendolo, ho visto che poteva diventare qualcosa d’altro, di assolutamente nuovo, mantenendo intatta l’armonia. In qual momento ho deciso che avrei lasciato parlare la forma.

Linda Pellegrini Anche questa tecnica è molto semplice. Richiede solo la raccolta e la messa a disposizione dei bambini di materiali di diverso tipo, forma, natura, ... Create cioè una esposizione “leggibile” di materiale del tipo… pezzi di legno di diversa forma e spessore (che potranno essere dipinti), quotidiani, stoffe, reti, sassi, carta alluminio, … Su un supporto di carta o cartone (che può essere liberamente dipinto o lasciato grezzo) vanno incollati (la colla vinilica va benissimo per il legno e la carta, mentre per materiali plastici consigliata la colla a caldo, da usare in autonomia solo con bambini dai 9 anni) liberamente i materiali creando armoniche composizione di forme. Alcuni passaggi successivi di colore possono ulteriormente rafforzare l’esito artistico. Anche in questo caso il confronto con le opere dell’artista Kurt Scwitters daranno uno spunto di discussione sulle possibilità espressive che l’arte permette di aprire

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Intrecci di stoffe, ritagli di plastica, lana e compensato.

Lavoro di gruppo E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … con il materiale creare una

scultura incollando i pezzi tra loro senza utilizzare un supporto bidimensionale. La composizione potrebbe essere proposta sia come produzione individuale sia come opera collettiva, costruendo un grande ed originale “totem” di gruppo;

☺ … potremmo …chiedetelo anche a loro!

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Intrecci di sagome

alla maniera di Fernand Leger

Attività per bambini dai 5 anni Una grande e semplice composizione di gruppo. I bambini si dividono a coppie. Aiutandosi uno con l’altro, a turno, ognuno, distendendosi sopra un grande foglio da pacchi, disegna la sua sagoma corporea, inventandosi posizioni originali, anzi molto originali.

Sovrapposti e poi scomposti e ricomposti. Luca e Paola, 8 anni.

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Successivamente ognuno ritaglia la propria sagoma e la colora liberamente, possibilmente senza ricostruire la figura umana con le diverse parti del corpo o con i vestiti. Per evitare soluzioni stereotipate potrebbe essere interessante in gruppo, prima di procedere alla fase produttiva, sollecitare una vera e propri lista di possibili modalità per colorare la propria forma corporea. Riportiamo alcuni esempi: in modo uniforme, ad arcobaleno, a puzzle, a cerchi concentrici, a pezze, a stelle su fondo blu, a triangoli, … L’ultimo passaggio di gruppo richiede la composizione di un’unica opera d’arte formata dall’incastro e dall’intreccio “magico” delle singole sagome, proprio alla maniera di Fernand Leger. L’incontro con le opere dell’artista in chiusura della produzioni è la naturale conclusione della proposta. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … tagliare a pezzi le singole

sagome e ricomporle insieme in modo bizzarro e libero, ma allo stesso ricercando l’armonia nelle forme e nei colori;

☺ … potremmo … lavorare sul cartone ondulato, disegnare le sagome, tagliarle e colorarle su entrambi i lati. In questo caso cercheremo di costruire un’opera tridimensionale, attraverso incastri, agganci, accostamenti, che permettano alle singole sagome di sostenersi reciprocamente in forma eretta;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Equilibri dinamici di forme

alla maniera di Alexander Calder

Attività per bambini dai 9 anni Altro artista, altro gioco artistico e creativo. In questo caso partiamo dalla visione di alcune opere di Alexander Calder che si divertiva a creare equilibri “magici” di forme e linee sospese nell’aria. Chiediamo ai bambini di ipotizzare sperimentando direttamente, attraverso l’uso del materiale messo a disposizione, come Alexander Calder abbia creato le sue opere. Ecco la lista della “spesa”: ☺ filo di ferro sottile; ☺ cartoncini colorati; ☺ scotch trasparente; ☺ colle vinilica; ☺ spago o bava.

E’ tutto un gioco di pesi ed equilibri, di collegamenti tra forme e livelli diversi che i bambini possono, attraverso prove, tentativi e soluzioni, ricercare e scoprire. Dopo la fase di sperimentazione del materiale provochiamo i bambini assegnando loro alcuni titoli per le loro composizioni finali, del tipo: ♦ Forme galleggianti nell’aria; ♦ Colori primari in equilibrio instabile; ♦ Giochi aerei di macchie e linee leggere ♦ Punti e linee ondeggiano nel quadro.

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“La mia forma aerea se la guardi da un verso sembra un aereo pronto a volare, dal verso opposto un serpente che striscia”.

SStefano, 9 anni.

Alcune semplici note tecniche, nell’eventualità i bambini trovassero qualche difficoltà a procedere nella sperimentazione personale: ☺ il filo di ferro deve essere fino ed è

tagliabile con pinza o tenaglia; ☺ il cartoncino può essere saldato al filo di

ferro o con lo scotch o con la colla vinilica piegando un bordo del cartoncino intorno allo stesso filo di ferro;

☺ più strutture in equilibrio possono essere collegate tra loro o da altro fil di ferro o da spago.

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … invadere lo spazio di una

intera sala con giochi di equilibri sospesi; ☺ … potremmo … costruire giochi di equilibri

utilizzando invece del cartoncino oggetti d’uso comune, come penne, matite, squadre e righelli, bicchieri, posate, bottiglie e piatti di plastica, … oppure oggetti tratti dalla natura come sassi o pezzi di legno, …

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Movimento continuo

alla maniera di Giacomo Balla

Attività per bambini dai 9 anni L’artista dopo che ha lavorato deve sentirsi stanco, eccitato, qualche volta felice e quasi sempre insoddisfatto

Giacomo Balla Giochiamo con la poetica di questo famoso artista del futurismo italiano, uomo in costante ricerca espressiva (come dimostra la citazione in apertura), che in tanti suoi esiti cerca di rendere il movimento dei corpi, delle forme, dello spazio. Partiamo come sempre dalle intuizione e dalle idee dei bambini. Chiediamo loro di “sprigionare” soluzioni sul come poter rendere con i colori e con i segni il movimento nel foglio… e lasciamoli provare e sperimentare. Raccogliamo, in un secondo momento, le diverse soluzioni trovate dai bambini. Se sarà necessario ognuno di loro mostrerà in diretta agli altri componenti del gruppo, come ha ottenuto gli effetti grafico/pittorici. Di queste scoperte ne faremo un patrimonio comune. Proponiamo ora alcuni titoli di opere di Giacomo Balla e chiediamo ai bambini di interpretarle, con le tecniche e gli effetti appena sperimentati.

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Alcuni esempi: ♦ Velocità astratta (1913) ♦ Velocità d’automobile + luce + rumore (1913) ♦ Compenetrazione iridescente (1913) ♦ Forma rumore motociclista (1914) ♦ Mercurio passa davanti al sole (1914) ♦ Espansione di primavera (1918)

Interessante sarà il confronto finale con l’opera dell’artista, alla ricerca dei possibili richiami o delle palesi differenze interpretative del titolo. E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo… interpretare i titoli, anziché sul

foglio, nello spazio tridimensionale, utilizzando il cartone ondulato da tagliare, colorare, incastrare … e disporre in uno spazio dato;

☺ … potremmo… riprendere qualche suggerimento di Calder e sperimentarlo con questi titoli;

☺ … potremmo… chiedetelo anche a loro!

Bambini all’opera

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Forme in dissoluzione

alla maniera di Piet Mondrian

Attività per bambini dai 10 anni Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte

Piet Mondrian Con Piet Mondrian arriviamo alla dissoluzione assoluta delle forme, con un processo che avviene, nel tempo, all’interno del suo percorso artistico. Partiamo da questo stimolo e proviamo a proporlo ai ragazzi. ☺ Partiamo dalla visione di alcune opere

dell’artista. In particolare ci soffermiamo sulle sue rappresentazioni degli alberi che, come dicevamo, nel suo percorso artistico, tendono alla progressiva semplificazione nelle linee e nei colori, per sfociare nelle sue successive produzioni dove abbandona qualsiasi riferimento figurativo per giungere ad esiti costruiti con sole linee rette perpendicolari e colori primari.

☺ Chiediamo ai ragazzi di compiere lo stesso

percorso artistico. Ad ognuno di loro, facciamo scegliere liberamente un qualsiasi oggetto domestico o di uso quotidiano (potremmo cimentarsi con una bicicletta o con una

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caffettiera, passare per un’autovettura per finire con una gru, e via così, …), da riprodurre in tre sequenze che progressivamente tendono alla semplificazione delle forme, anzi alla loro dissoluzione, come “suggerisce” Mondrian.

☺ Altra proposta produttiva in successione:

chiediamo ad ogni bambino di compiere il percorso inverso cioè dall’astrazione giungere ad un oggetto concreto. Ogni artista passerà ad un suo compagno la terza delle sue produzioni (la più astratta per intendersi, quindi dovrebbe essere molto difficile cogliere da quale oggetto iniziale si è partiti) che servirà da base per il suo prossimo lavoro. Da questo stimolo infatti si partirà per riprodurre, in una sequenza contraria rispetto alla fase precedente, un oggetto reale, prendendo appunto indicazioni e spunto, da qualche linea o forma maggiormente caratterizzante o da qualche colore dominante, …

☺ Interessante sarà il dialogo finale in gruppo per confrontarsi: ♦ sui percorsi produttivi eseguiti; ♦ sulle linee, sulle forme e sui colori che sono

state considerati dominanti, sia nel percorso di astrattazione, che nel percorso inverso di “ricostruzione” del dato reale.

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Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo di esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che ne vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emozionale che mi provoca un'urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose... Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un'alta intuizione, e portate all'armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un'opera d'arte, così forte quanto vero.

Piet Mondrian E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … partire da un gioco di forme

libere ed astratte che un compagno propone ad un altro, per la propria elaborazione personale, verso la costruzione di una rappresentazione grafico/pittorica di un dato reale;

☺ … potremmo … proporre un gioco di gruppo. Ogni ragazzo inizia disegnando una forma astratta e la passa al vicino, che la arricchisce con un altro particolare e via così, verso la possibile costruzione di un dato reale;

☺ … potremmo … costruire un’opera alla Mondrian (linee perpendicolari e colori puri su sfondo bianco) tridimensionale, con una costruzioni di un vero e proprio muro di scatole e scatoloni di cartone, rivestiti (o dipinti) di bianco, con alcune parti, armonicamente individuate, che saranno colorate di rosso, giallo e blu, nero, grigio, …

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Forme piene e forme vuote in relazione

alla maniera di Henri Moor

Attività per bambini dai 11 anni Il fatto che l’opera d’arte non abbia come scopo la riproduzione fedele delle sembianze della natura non è motivo sufficiente per ritenere che essa sia uno strumento di evasione dal mondo e dalla vita: al contrario è proprio attraverso l’arte che è possibile addentrarsi ancora di più profondamente nella vita stessa.

Henri Moore Le sculture di Henri Moore sono un gioco continuo di forme piene e vuote che invadono lo spazio e lasciano al fruitore di attraversarle con lo sguardo. Diventano così opere plastiche in movimento, che si lasciano fortemente relazionare con lo spazio che le circonda ed interpretare da più punti di vista con esiti in continuo cambiamento. Eccoci allora alla produzione, con pochi ma “provocanti” materiali, per una colossale opera di gruppo: ☺ scatoloni di diverse dimensioni; ☺ forbici e taglierini; ☺ scotch da pacchi. Chiediamo ai ragazzi di costruire un’opera plastica componendo, sovrapponendo incastrando, tagliando, smembrando gli scatoloni messi a disposizione.

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Alcuni titoli delle opere di Moore potrebbero guidare la produzione: ♦ Archi sulle colline; ♦ Scultura in due pezzi ad incastro; ♦ Due grandi forme; ♦ Madre e figlio; ♦ Figura giacente in due pezzi, n.7 + pipa ♦ Donna giacente col bambino

Alcune indicazioni da consegnare ai ragazzi in partenza: ☺ La produzione scultorea dovrà essere giocata

intorno alla relazione tra forme piene e forme vuote, alla maniera appunto di Henri Moore. La sollecitazione quindi è quella di usare il materiale “aperto” con tagli, smembrature, spigoli e pareti eliminate…

☺ Per definire insieme l’idea portante dell’opera

d’arte collettiva si può procedere attraverso più passaggi ideativi:

♦ in partenza si possono formare piccoli gruppi per una prima elaborazione del progetto scultoreo sulla “carta” intorno ad un titolo scelto;

♦ nel grande gruppo poi si presentano i singoli progetti ed insieme si procederà a sceglierne uno che può anche essere la sommatoria di più idee con ulteriori varianti e modifiche;

☺ Si procede individuando successivamente: ♦ le fasi di lavoro: da dove iniziare, come

continuare, quali le parti portanti, …

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♦ i ruoli nel gruppo quali: il coordinatore, gruppo di tagliatori, gruppo dei montatori, dei fissatori, …

☺ Si inizia così la fase produttiva; ☺ La fase finale di confronto, alla fine della

produzione, potrà indagare sia sugli esiti della produzione, sia sulle dinamiche e sui processi che si sono sviluppate durante il lavoro. Il confronto con l’opera dell’artista che ha guidato la realizzazione sarà un’ulteriore occasione per riflettere sui possibili ed infiniti esiti realizzabili intorno ad una medesima sollecitazione.

Lo spazio e la forma sono così naturalmente fusi insieme da non formare che un tutt’uno.

Henri Moore

E se… volessimo andare oltre? ☺ … potremmo … costruire sempre intorno alla

sollecitazione iniziale (relazione tra forme piene e forme vuote) un grande “percorso-gioco” da attraversare ed esplorare;

☺ … potremmo … introdurre altri elementi (spago, tubi di plastica flessibili, …) e riprodurre altri titoli;

☺ … potremmo … chiedetelo anche a loro!

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Appendice

Brevi biografie degli artisti citati Balla Giacomo (Torino, 1871 – Roma, 1958) Pittore italiano. Da una partenza divisionista in chiave sociale approda al futurismo, 1909 (con il quadro Lampada ad arco) all’interno del quale (non rinnegando gli esiti iniziali), esplora nelle sue produzioni artistiche in particolar modo la scomposizione della luce e il movimento. La sua opera caratterizzata da una ricchezza cromatica, da un dinamismo ritmico e da una ricerca non figurativa, si colloca tra le prime espressioni dell’astrattismo italiano. Balla sul tema del dinamismo prescinde quasi totalmente dall'immagine visiva per dare l'immagine psicologica del moto. La sua ricerca è prevalentemente linguistica: mira a stabilire un codice di segni significanti velocità, dinamismo ecc. Sono concetti che interessano intensamente l'uomo moderno: concetti che vogliono essere espressi visivamente perché la percezione è più rapida della parola, e che non possono essere espressi tramite segni che implichino riferimenti alla natura, perché debbono esprimere qualcosa di naturale, di realizzato mediante congegni meccanici.

Argan G. C., L'arte moderna, 1970 Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Balla; ☺ www.futurism.it.

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Burri Alberto (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995) Artista italiano. Laureato in medicina, rinuncia ben presto alla professione e comincia a dipingere nel 1944. Nel 1950 aderisce al Gruppo Origine con Caporossi, Colla e Ballocco. Si impone all’attenzione internazionale nel 1952 con i primi sacchi, opere realizzate appunto con brandelli di sacchi e tele di juta che esprimono, in contrapposizione delle eleganti costruzioni formali e cromatiche, una drammatica lacerazione fisica e morale. Sempre affascinato dalle potenzialità espressive del materiale ha sperimentato legni, plastiche bruciate, ferri, cretti, cellotex. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.artinvest2000.com/burri_alberto.htm ☺ www.fondazioneburri.org/ita/burri.htm Calder Alezander (Philadelfia 1898 – New York 1976) Scultore americano. Terminati i suoi studi di ingegneria nel 1926 si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con Mirò, Leger, Arp e Mondrian. Nel 1931 aderisce al movimento Abstraction-Creation. La sua opera oscilla tra due poli quasi ad esprimere due stati fisici: da una parte gli “stabiles”, sculture astratte dove prevalgono le sensazioni di peso, gravità e stasi, dall’altra “i

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mobiles”, strutture sospese nell’aria in cui prevalgono il movimento, la fluidità, la leggerezza. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.calder.org; ☺ www.guggenheimvenice.it/collections/artisti

/calder_bio.html Caporossi Giuseppe (Roma, 1900 – Roma, 1972) Pittore italiano. Dà vita insieme a Cavalli, Cagli e Melli alla Scuola romana. Nel 1949 passa alla pittura non figurativa e firma nel 1952 con Fontana, Crippa, Dova il VI Manifesto Spazialista. E’ di questi anni la serie delle Superfici, composizioni in cui si dispongono, in una tessitura grafica libera e fortemente suggestiva, le sue famose forchettone. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.artantide.com/artisti Castellani Enrico (Castelmassa –Ro - 1930) Nel 1952 si trasferisce a Bruxelles dove studia pittura e scultura all´Accademie Royale. Nel 1956, laureatosi in architettura, si trasferisce a Milano. Agli esordi informali fa seguito la creazione con

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Piero Manzoni della rivista Azimuth. Nel 1959 propone le prime superfici a rilievo, realizzate con una doppia serie di chiodi, che alternativamente estroflettono ed introflettono la tela del quadro, attraendo e respingendo il fruitore. Questa tecnica è sempre stata alla base del lavoro dell´artista che viene inserito da taluni critici nel clima della pura arte concettuale e da taluni nell´ambito delle ricerche affini al clima dell´Optical Art. Partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1964, ma già dagli anni precedenti espone in numerose mostre in Italia e all´estero. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ biografie.arcadja.it/Biografia-

CASTELLANI_Enrico-4910.html ☺ www.studiodabbeni.ch/p_artisti/castellani_bi

o.htm Delaunay Patrick (Parigi, 1959) Giovane pittore francese. Ha incentrato la sua ricerca nell'espressione data dalla materia pittorica, attraverso un uso intenso del colore e attraverso le raffigurazione di figure di scrittori, cantanti e musicisti jazz e blues, boxer e nudi femminili. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.patrickdelaunay.com

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Delaunay Robert (Parigi, 1885 – Montpellier 1941) Pittore francese. Supera velocemente l’approccio neo impressionista, influenzato dalla pittura di Cezanne e dagli esiti cubisti. Avvia una ricerca analitica sulla forma in relazione alla moltiplicazione dei piani luminosi (Città di Parigi, 1911; Finestre 1911-12). Entra in contatto con il gruppo tedesco Blaue Reiter e si interessa alle teorie di Seurat e di Chervreul sul colore. Intorno al 1912 con la moglie Sonia crea, all’interno del movimento cubista la corrente orfista dipinti astratti in cui i piani si scompongono in una ampia gamma di colori, ruotando in vortici luminosi. Pur ritornando al figurativo nel 1914 è sempre attratto dagli esiti e dagli studi intorno al dinamismo del colore. Ritorna pertanto all’astrattismo , aderisce nel 1930 al movimento Abstraction Creation. Sono di questo periodo le sue produzioni monumentali (Forme circolari, Ritmi senza fine, Gioia di vivere). Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Robert_Delaunay De Luigi Mario (Treviso, 1901 – Venezia, 1978) Pittore italiano. Aderisce alla corrente spazialista firmando nel 1951 a Milano il Manifesto dell' arte spaziale, e quindi il Manifesto del movimento spaziale per la televisione (1952).

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Il tema dominante della sua opera saranno appunto lo spazio legato al colore e alla luce. La luce è concepita come un valore strutturale, non dipinta ma creata all' interno del dipinto mediante segni incisi sulla superficie pittorica. E' questa la tecnica del grattage che caratterizzerà tutta la produzione artistica dagli anni 1950, e che appare ben definita nelle opere esposte alla Biennale di Venezia nel 1954, chiamate Motivi sui vuoti. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ http://www.mariodeluigi.it Fontana Lucio (Rosario di Santa Fé, 1899 – Comabbio di Varese, 1968) Scultore e pittore italiano. Dopo un inizio da sculture in Argentina, negli anni 40 è a Milano ed è in contatto con il gruppo degli astrattisti lombardi, dove avviene il passaggio dalla rappresentazione all’invenzione con un particolare uso arbitrario del colore e della materia, usata nella sua piena fisicità (tavolette in cemento colorato e graffito degli anni trenta). Nel 1946 elabora il Manifesto Blanco, dichiarazione neo futurista per un’arte adeguata ai tempi, basata sull’unità del tempo e dello spazio, che si concretizza nelle opere spazialiste realizzate a partire da quegli anni. Dal 1951 inizia la sua serie di Concetti spaziali dove la dimensione dello spazio viene resa attraverso la perforazione ed il taglio dei supporti di volta in volta utilizzati.

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8. L'Artista Spaziale non impone più allo spettatore un tema figurativo, ma lo pone nella condizione di crearselo da sé, attraverso la sua fantasia e le emozioni che riceve. 9. Nell'umanità è in formazione una nuova coscienza, tanto che non occorre più rappresentare un uomo, una casa, o la natura, ma creare con la propria fantasia le sensazioni spaziali.

Dal Terzo Manifesto spazialista - 2 aprile 1950

Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.fondazioneluciofontana.it ☺ www.geocities.com/Athens/Agora/5156 Hartung Hans (Lipsia, 1904 – Antibes, 1989) Pittore tedesco. Il suo percorso artistico si indirizza ben presto verso l’astrattismo, dove a Parigi dal 1935, verso una pittura libera da schematismi formali, caratterizzata da profondi segni in grado di esprimere la durata e l’energia della gestualità propria dell’atto artistico. E’ protagonista del tachisme europeo. I fulmini mi hanno dato il senso della rapidità del tratto…il desiderio di catturare l’istantaneo con la matita o il pennello.

H. Hartung

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Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.nonsolocinema.com/nsc_stampa.php3?i

d_article=6314 Kandinskj Vasilij (Mosca, 1866 – Neuilly sur Siene, 1944) Pittore russo. A trent’anni si trasferisce a Monaco per compiere gli studi artistici all’Accademia. Il suo percorso e gli incontri con gli esiti di pittori quali Monet, Matisse, Gaugin, Van Gogh e Cezanne lo portano progressivamente ad abbandonare i riferimenti naturalistici e a rinunciare (a partire dal primo Acquarello astratto del 1910 e alle Improvvisazioni dello stesso periodo) totalmente alla raffigurazione dell’oggetto per giungere all’astrazione totale. Importante fu, oltre la sua produzione artistica, anche la riflessione teorica che lo portò alla stesura di due importanti testi quali: Lo spirituale dell’arte (1912) e Punto, linea, superficie (1926) che furono di riferimento anche per i successivi artisti del primo e secondo dopoguerra europeo e statunitense. E’ universalmente riconosciuto come il padre dell’astrattismo lirico, grazie alla sua produzione e alle sue affermazioni teoriche che lo portano a dare piena autonomia ai segni e ai colori, in quanto portatori di propri significati spirituali e simbolici. Il colore è un mezzo di esercitare sull'anima un'influenza diretta. Il colore è un tasto, l'occhio il

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martelletto che lo colpisce, l'anima lo strumento dalle mille corde.

V. Kandiskij Il più ricco insegnamento viene dalla musica. Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni secoli l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni.

V. Kandinskij Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Vasilij_Kandinskij ☺ www.artinvest2000.com/kandinsky_improvis

ation-XII.html ☺ www.biografie.leonardo.it/biografia.html ☺ www.guide.dada.net/arte_moderna ☺ www.artdreamguide.com Klein Yves (Nizza, 1928 – Parigi, 1962) Artista francese. La sua produzione artistica si è sviluppata intorno a riflessioni di carattere filosofico sull’ evoluzione dell’arte verso l’immateriale. Ciò ha portato nelle sue opere all’eliminazione della rappresentazione a vantaggio di una rigorosa monocromia, dove i colori sono intesi come strumento per l’ assoluto, “paesaggi della libertà”. Nel 1960 partecipa alla fondazione del Nouveau Realisme.

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Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Yves_Klein ☺ www.yvesklein.de/ Leger Fernand (Argentan, 1881 – Gif sur Yvette, Seinne et Oise, 1955) Pittore francese. Inizia con una pittura postimpressionista ma si avvicina presto ai fauves e, a seguito dei contatti con Picasso, Delaunay e Braque, si accosta al cubismo sviluppando però esiti personali. La sua pittura si articola in forme curve, coniche, cilindriche, come sezioni di corpi e di cose, presentando una colorazione primaria ed una stesura ampia. Nel periodo successivo (1917-18) manifesta il suo interesse per la civiltà industriale, il lavoro, la città, arricchendo le sue composizioni di elementi meccanici e sconfinando anche verso un’astrazione costruita. Successivamente affronta anche altre direzioni quali la pittura murale, le scenografie ed i costumi teatrali, il cinema. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.artemotore.com/utenti.tripod.it/TRIBE

NET/leger_fernard.html

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Manzoni Piero (Soncino di Cremona, 1933 – Milano, 1963) Artista italiano. Già dalle sue prime produzioni del 1956 e 1957 (opere con stampi d’aggetto ed i primi Achromes, grandi superfici bianche imbevute di colla e caolino) si intuisce la sua particolare poetica caratterizzata da una estrema contestazione dell’arte tradizionale. Negli anni successivi lo stile di Manzoni si radicalizza ulteriormente. Supera la superficie del quadro e propone una serie di opere sempre più provocatorie, evidenziando ironicamente l’onnipotenza dell’artista ed il suo potere “creatore”, che tutto può trasformare in arte: • le Linee, tracciate su strisce di carta, arrotolate

e chiuse in un tubo di cartone • i Corpi d’aria e il Fiato d'artista (palloncini

contenenti il fiato di Manzoni); • le Uova scultura, autenticate dalle impronte

digitali dell'artista; • le Basi magiche, piedistalli sui quali chiunque

può diventare un'opera d'arte; • nuovi Achromes, realizzati con i materiali più

vari, Nel 1961, alla Galleria La Tartaruga di Roma, Piero Manzoni firma per la prima volta degli esseri umani trasformandoli in Sculture viventi. Nello stesso anno pone in vendita le scatolette di Merda d'artista. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.pieromanzoni.org

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Matisse Henri (Le Caveau-Cambresis, 1869 – Nizza, 1954) Artista Francese. Nel 1887 si trasferisce a Parigi per studiare legge. Comincia a dipingere nel 1889, durante la convalescenza a seguito di un intervento chirurgico. Scopre così la sua vera aspirazione. Nel 1891 torna a Parigi, per studiare arte all'Académie Julian. Nel 1897 il pittore John Peter Russell lo introduce all'Impressionismo e ai lavori di Van Gogh. Lo stile di Matisse cambia così radicalmente. Influenzato dai lavori dei post-impressionisti, ma anche dall'arte giapponese, fa del colore l'elemento cruciale dei suoi dipinti. La sua prima esposizione avviene nel 1904. Nel 1905 si trasferisce nel sud della Francia, per lavorare con André Derain; esperienza durante la quale si accentua la sua tendenza ad enfatizzare fortemente il colore. Al Salon d'Automne del 1905, diversi artisti presentano quadri dai colori violenti, spesso dissonanti, per esprimere emozioni, senza riguardo per il colore naturale del soggetto. Matisse mostra Finestra aperta e Donna col cappello. Gli artisti vengono presto denominati Fauves (fiere, bestie selvagge). Matisse viene riconosciuto come uno dei suoi maggiori esponenti. Nel 1917 Matisse si trasferisce a Nizza. I lavori di questo periodo mostrano un rilassamento e un ammorbidimento del suo approccio. Questo ritorno all'ordine è tipico di buona parte dell'arte seguente la Prima guerra mondiale, Nel 1941 gli viene diagnosticato un cancro e, in seguito ad un'operazione, inizia ad andare in

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sedia a rotelle. Con l'aiuto degli assistenti realizza grandi collages, chiamati gouaches découpés. La sua serie di Nudi Blu rappresenta i principali esempi della tecnica denominata "dipingere con le forbici". Nel 1947 pubblica Jazz, un libro in edizione limitata, contenente stampe a colori di collage, accompagnati dai suoi pensieri. Nel 1951 finisce un progetto quadriennale, consistente nella progettazione dei decori interni, delle finestre e delle decorazioni della Chapelle du Rosaire a Vence, in Francia. Matisse muore per un attacco cardiaco nel 1954, all'età di 84 anni. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Henri_Matisse ☺ www.windoweb.it/guida/arte/biografia_henr

i_matisse.htm Mirò Joan (Montroig, 1893 – Palma di Maiorca, 1983) Pittore e ceramista spagnolo. I suoi primi interessi vanno all’impressionismo e al fauvismo. Nel 1919 conosce a Parigi Pablo Picasso da cui trae alcune suggestioni cubiste. Ma di questo periodo lo affascina soprattutto l’esito della pittura dadaista e surrealista. Il suo originale percorso lo porta progressivamente ad abbandonare la necessità rappresentativa per rivolgersi verso un astrattismo lirico che raggiunge attraverso calibrati segni grafici, forme fantastiche o astratte con colori vivi ed elementari.

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La sua opera offre un’interpretazione assai personale del surrealismo, che si caratterizza per una visione poetica e fiabesca della realtà, rappresentata sia in termini lontanamente figurativi, sia con esiti astratti, con segni e forme a volte inquietanti a volte gioiosi che creano un mondo ludico e solare. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Joan_Mir ☺ www.artdreamguide.com/adg/_arti/_m/_mi

ro/arti.html ☺ www.europeanworldgallery.com/miro.html ☺ www.windoweb.it/guida/arte/biografia_joan

_miro.html ☺ www.artboom.it Mondrian Piet (Amersfoort, Utrecht, 1872 – New York, 1944) Pittore olandese. Dopo un iniziale accostamento alla pittura di paesaggio si avvicina al simbolismo da cui trae spunto per una prima semplificazione della struttura dell’immagine e per un uso del colore vivo, steso ora a zone, ora con la tecnica del divisionismo e del fauve. Una ulteriore semplificazione delle forme avviene negli anni 1909-1912 dopo l’incontro con il cubismo di Picasso e Braque (di questo periodo la famosa serie degli alberi), che lo porta ad un’ulteriore scomposizione delle forme anche intorno a temi urbani. Le sue

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composizioni diventano sempre più rigorose, con una progressiva riduzione delle linee curve e delle diagonali. Con la fondazione della rivista “De Stijl” nel 1917 e con la nascita del neoplasticismo il suo stile si perfeziona definitivamente. Le sue opere d’arte superano ogni rappresentatività, verso una restaurazione assoluta dell’armonia, dell’immobilità, della quiete. Tutto ciò avviene attraverso uno sfoltimento delle forme a sua disposizione, con un uso delle sole linee rette che si incontrano perpendicolarmente, creando una serie di quadrati e rettangoli, e con l’uso dei colori primari e dei non-colori (nero, bianco, grigio). Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Piet_Mondrian ☺ www.homolaicus.com/arte/mondrian/mondr

ian.html Moore Henri (Castyelford, Yorkshire, 1898 – Much Hadham, Hertfordshire, 1986) Scultore inglese. I primi esiti sono riconducibili al surrealismo (partecipa alla Mostra londinese del 1936): la figura umana richiama elementi naturali e compaiono elementi irrazionali tipici di questa corrente artistica. Accanto a queste produzioni si sviluppano in contemporanea esiti del più tipico astrattismo.

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Dal 1934 l’artista inizia la sua ricerca intorno alle cavità che compaiono, da allora in poi nelle sue opera, che saranno caratterizzate da un gioco dialettico tra masse piene e spazi vuoti, sia nelle sue opere di piccole dimensioni, che in quelle monumentali. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.sculturaitaliana.com/Scultori_estero/M

oore.html Peraro Francesco (Padova, 1964) Artista padovano e didatta dell’arte e della creatività. Fondatore del movimento Arte Dialogica. Partendo dalla consapevolezza che “L’opera vive solo nelle interpretazioni che se ne danno”(Luigi Pareyson) e che pertanto “ … l’opera d’arte costituisce un fatto comunicativo che chiede di essere interpretato e quindi integrato, completato da un apporto del fruitore” (Umberto Eco), la sua arte si gioca nella ricerca di un linguaggio che rende esplicita la volontà di dialogo tra l’artista e il fruitore. Il suo è un linguaggio essenziale ed aperto, fatto di colori, forme, segni, spazi, utilizzati puri, singolarmente, ognuno con il suo peso espressivo, con il suo specifico accento, ma in continuo movimento e ridefinizione. E’ un linguaggio, non chiuso ad un’unica risposta, che esige, più personali interventi dialoganti. Tutto questo è essenziale, ma non sufficiente.

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L’atto comunicativo si esplica in due. Il discorso è aperto, chiede di essere accolto da qualcuno! Al di là del linguaggio artistico dichiarato è necessario un invito esplicito, un ricercare quel contatto smarrito. La sedia vuota, davanti all’opera d’arte rappresenta questo. L’opera pittorica così si completa, si trasforma in installazione dagli elementi essenziali, dove il secondo di questi, la sedia appunto, diventa metafora esplicita della ricerca, quasi spasmodica, di chi può ricevere la comunicazione artistica: l’Io, che guarda, che decide di fermarsi per ascoltare l’opera. E ancora … L’invito a sostare, ad ascoltare, a cogliere il messaggio dell’opera è stato lanciato. Ma un altra necessità si fa strada con forza: il bisogno di una risposta, soggettiva, unica, di quella precisa persona che si è fermata, ha raccolto il messaggio e si è fatto interrogare da esso. E’ il completarsi del dialogo cercato; è un farsi interpellare perché si è sentito vicino quel messaggio, se ne sono colte le affinità. La risposta deve avvenire con atti concreti, anch’essi espliciti, che chiedono un intervento diretto e personale di ogni singolo fruitore.

Perché la mia opera viva … fermati …siediti … falle spazio … prendila con te … dalle il titolo … e firmala. Ora l’opera e’ nostra!

E’ l’invito posto sulla sedia: il dare il nome, il firmare l’opera d’arte: atti che compie l’artista. Sono azioni che indicano l’ulteriore presa di possesso dell’opera, l’appartenenza: l’ho fatta io e la nomino.

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L’opera d’arte acquisisce pertanto un’identità soggettiva, relativa, in movimento, che continuamente si rinnova, perché sempre nuove sono le relazioni che si creano nel momento in cui il fruitore decide di fermarsi a guardare l’opera. Oltre alla produzione artistica, è impegnato da anni in attività didattiche artistiche e creative. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.artedialogica.it Picasso Pablo (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) Pittore e scultore spagnolo. Il suo primo periodo artistico, sviluppatosi tra Barcellona e poi definitivamente a Parigi (periodo blu 1903-1904), si caratterizza per forti suggestioni del mondo fin-de-siecle che gli provenivano dagli esiti artistici di Henri de Toulouse Lautrec. Fin dagli inizi il suo interesse è rivolto ai problemi legati alla sintesi delle forme e al ribaltamento dei piani e delle superfici (i riferimenti sono chiari ai lavori di Cezanne). Pertanto dopo un ulteriore periodo dai toni postimpresionisti (periodo rosa, 1905-06), si rivolge agli esiti cubisti ( a partire dalla fondamentale Les demoiselles d’Avignon – 1907) e al successivo cubismo analitico del 1909, dove il colore si riduce alla gamma dei grigi e l’oggetto si scompone in mille sfaccettature e si fonda con l’ambiente circostante. Ma il percorso di Picasso è in continua ricerca e evoluzione: successivamente infatti, nel periodo cosiddetto del cubismo sintetico (1915) ricompare

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il colore e gli oggetti tendono a ricomporsi in piani essenziali e tendenti alla semplificazione. Dopo un ulteriore passaggio figurativo e neoclassicista (Tre donne alla fontana 1921) si avvicina al surrealismo soprattutto nelle sue opere scultoree. Con l’inizio della guerra civile spagnola il suo impegno civile si accentua con opere di denuncia (la famosa Guernica 1937) e con produzioni legate al tema della pace (Colomba della pace 1952). Importante è anche, dal dopoguerra, la sua produzione di opere in ceramiche. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Pablo_Picasso Pollock Jackson (Cody, 1912 – Long Island, 1956) Pittore statunitense. Tra i maggiori rappresentanti, insieme a De Kooning. dell’action paiting, si afferma dal 1946 con la sua personale produzione artistica caratterizzata da un’accentuata gestualità, resa efficacemente dalla tecnica da lui utilizzata del dripping (sgocciolature e spruzzi di colori sulla tela distesa a terra). La sua è un’arte informale di grandissima tensione e drammaticità, destinata ad influire in modo determinante i successivi esiti della pittura contemporanea in Europa e negli Stati Uniti. Non dipingo sul cavalletto. Preferisco fissare le tele sul muro o sul pavimento. Ho bisogno dell'opposizione che

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mi dà una superficie dura. Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente "dentro" al dipinto.Questo modo di procedere è simile a quello dei "Sand painters" Indiani dell'ovest.

J. Pollock Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikipedia.org/wiki/Jackson_Pollock ☺ www.archimagazine.com/bpollo.htm ☺ www.jacksonpollock.org Schwitters Kurt (Hannover, 1887 – Ambleside, 1948) Pittore tedesco. Negli anni 1917 ha i primi contatti con l’avanguardia attraverso la rivista espressionista “Der Sturm”. Proprio alla poetica espressionista (che viene da lui reinterpretata e radicalizzata con un senso di libertà assoluta nella scelta dei materiali e dell’autonomia esecutiva spinta fino alla celebrazione della casualità) è riconducibile la sua produzione artistica, mentre per le affinità formali è considerata una particolare declinazione del dadaismo. Le sue opere Merz (frammento della parola Kommerz che compare in un ritaglio di giornale presente in una sua opera) sono realizzate attraverso collage di materiale vario e qualche intervento pittorico. Tra il 1924 e il 1932 realizza il

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Marzbau, sorta di scultura aperta di materiali eterogenei, aggregati nella sua casa di Hannover. Dalla seconda metà degli anni venti si indirizza verso una rigore purista pur non svilendo la sua caratteristica poetica. Nel 1930 aderisce al gruppo Cercle et Carré e nel 1932 al Abstraction-Creation. Nel 1937 si trasferisce in Norvegia e nel 1940 in Inghilterra dove muore. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.wikiartpedia.org/index.php?title=Schwi

tters_Kurt Van Gogh Vicent (Groot Zundert, 1853 – Auvers sur Oise, 1890) Pittore olandese. Da subito in rapporto conflittuale con la società, inizia a dipingere nel 1879 in Borinage, zona di miniere, dove viene nominato evangelizzatore. Nel 1880 parte per Bruxelles, decide di dedicarsi alla pittura. Nel 1883 si trasferisce a Nuenen, periodo importante artisticamente soprattutto per il contatto con il mondo contadino di cui dipinge e rappresenta l’ambiente quotidiano (Mangiatori di patate, 1885). Nel 1886 è a Parigi con il fratello Theo, dove incontra l’arte giapponese e la pittura impressionista, da cui si lascia fortemente influenzare soprattutto nella scoperta del colore del quotidiano e della particolare tecnica. Nel 1888 è nel Mezzogiorno della Francia, ad Arles, dove conquistato dal sole e dalla luce del sud, esegue alcuni dei suoi più famosi capolavori (Caffè di

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notte, 1888; La camera di Vincent, 1888). E’ di questo periodo il suo incontro e la convivenza con Paul Gauguin; dopo una fase di reciproca influenza e collaborazione artistica, il loro rapporto entra in crisi; Gauguin riparte e van Gogh disperato si taglio il lobo dell’orecchio; viene internato nell’ospedale di Arles e poi di Saint Remy. Successivamente si trasferisce ad Auvers sur Oise, nei pressi di Parigi, dove dipinge molto, alternando periodo di crisi con momenti di serenità, assistito e sostenuto dal fratello Theo e dal dottor Gachet. Muore suicida nel 1890 senza aver quasi mai venduto un quadro. Dopo la sua morte il significato della sua pittura invece si fa strada velocemente ed influenzerà fortemente l’arte del XX secolo, soprattutto per le straordinarie novità espressive e formali presenti nelle sue opere: l’uso fortemente espressivo del colore, la matericità e gestualità della sua pittura e del suo segno, sono portati al massimo dell’energia e della vitalità, a volte con esiti tragici, ma sempre carichi di forte emotività. Fortemente influenzato dall’impressionismo lo supera decisamente dal punto di vista contenutistico, caricando le sue opere delle passioni sociali di cui si fa carico anche con la sua vita. Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.vangogh.altervista.org ☺ www.vggallery.com/international/italian/ind

ex.html

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Vedova Emilio (Venezia, 1919 – Venezia, 2006) Pittore italiano. Si forma sulle tracce dell’espressionismo ed opera inizialmente in contatto con il gruppo di Corrente (1942-43). Nel dopoguerra è tra i promotori del Fronte nuovo delle Arti e fa parte del gruppo degli Otto pittori italiani (1952), attraversa una prima fase neocubista per poi giungere ad un produzione caratterizzata da una forte gestualità automatica ed astratta, che bene si sposa con le tematiche politico-esistenziali a lui care. Nelle sue opere progressivamente compaiono inserti polimaterici di ispirazione dada e soluzioni tridimensionali, con interessanti invasioni pittoriche dello spazio (polimeri e dischi). Per saperne di più e per le riproduzione delle opere: ☺ www.italica.rai.it/index.php?categoria=biogra

fie&scheda=vedova ☺ www.artantide.com/artisti

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Brevi citazioni intorno all’arte ☺ L'arte non riproduce il visibile; piuttosto, crea il

visibile. - Paul Klee

☺ L'arte é l'espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice. - Albert Einstein

☺ L'arte è l'immagine allegorica della creazione. - Paul Klee

☺ Se il mondo fosse chiaro, l'arte non esisterebbe.- Albert Camus

☺ L'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità. - Ugo Foscolo

☺ Arte è patrimonio di tutti … con tutta la sua pienezza e forza sanguigna, così forte d’aver ragione. - Renato Guttuso

☺ L’arte tanto più e pura e grande quanto diminuisce il numero di coloro a cui essa si rivolge. - Roger Fry

☺ L'arte è l'espressione della propria creatività. - Anonimo

☺ Constato l’apparizione in questi tempi di opere la cui indefinitezza, la cui apertura il fruitore può realizzare sotto l’aspetto produttivo… Tutti questi fenomeni fanno da sfondo al desiderio di opere a più esiti che sostituiscono, anche nel campo della comunicazione artistica, la tendenza all’univocità con quella tendenza alla possibilità che è tipica della cultura contemporanea. - Umberto Eco

☺ L’opera aspira a tal punto alla propria autonomia dalle convenzioni vigenti, che fonda un proprio sistema di comunicazione: ma non comunica appieno se non appoggiandosi a sistemi

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complementari di comunicazione linguistica (l’enunciazione della poetica), usati come metalinguaggio rispetto alla lingua-codice instaurata dall’opera. - Umberto Eco

☺ Arte è tutto ciò che in quel tempo si definisce come arte. - Dino Formaggio

☺ L’arte è un modo per esprimere ciò che pensi, per ribellarti o per aderire a qualcosa, è un modo per soffrire, per amare o odiare, per morire o per vivere. - Anonimo

☺ Indubbiamente l’opera d’arte non vale per noi nello stesso modo con cui valeva per l’artista che l’ha fatta e per gli uomini del suo tempo: l’opera è sempre quella, ma le coscienze mutano. - Giulio Carlo Argan

☺ L’arte contemporanea non è tale soltanto perché è l’arte del nostro tempo, ma perché vuole essere del proprio tempo: contemporanea e partecipe in senso positivo e negativo, della situazione non soltanto politica, ma culturale. Col declinare della tradizionale professionalità dell’arte e col disgregarsi del relativo sistema tecnico, emerge la necessità di mettere le attività artistiche in relazione con gli altri rami della cultura: le scienze, la filosofia, la poesia, il teatro, … - Giulio Carlo Argan

☺ L'arte è tutto ciò di bello che l’uomo crea. - Anonimo

☺ Per andare oltre la superficie sconcertante di quanto è apparentemente casuale, l’uomo ha sviluppato due tecniche che … sono la scienza e l’arte. Per scienza intendo l’interpretazione dei fatti mediante generalizzazioni concettuali. L’arte adempie ad uno scopo simile producendo immagini mediante le

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quali si può sperimentare la natura ed il funzionamento delle cose. -Rudolf Arnheim

☺ Arte è ciò di cui non si capisce il significato, ma si capisce avere un significato. - Anonimo

☺ L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati. - Leo Longanesi

☺ L'arte è tutto quello che, creato dall'uomo, suscita in altri sentimenti...- Anonimo

☺ Nel poeta e nell'artista c'è l'infinito. - Victor Hugo

☺ Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere.- Bertold Brecht

☺ L'arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l'oggetto e il soggetto. - Charles Baudelaire

☺ L'arte deve disturbare, la scienza deve rassicurare. - Georges Braque

☺ L’arte è un’attività umana il cui fine è la trasmissione ad altri dei più eletti e migliori sentimenti a cui gli uomini abbiano saputo assurgere – Lev Tolstoj

☺ L’arte non deve mai farsi popolare. Il pubblico deve cercare di farsi artistico. – Oscar Wilde

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Brevi citazioni intorno alla creatività

☺ Per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la paura di sbagliare – Joseph Chilton Pearce

☺ Vi è data una sola piccola scintilla di follia. Non perdetela. Robert Willian

☺ Non sopprimere un’idea. Trasformala. - Anonimo

☺ Non si tratta di pensare di più, quanto di pensare diversamente. – Jean Marie Domenach

☺ Niente è più pericoloso di un’idea, quando è l’unica che si ha. – Emile Charter

☺ La scoperta di una soluzione consiste nel guardare la stessa questione come fanno tutti e pensare qualcosa di diverso. – Albert Szent Gyorgyi

☺ Il miglior modo per avere un’idea e averne tante. – Albert Einstein

☺ Le idee chiare e precise sono le più pericolose, perché non si osa più cambiarle. – André Gidé

☺ Spesso le idee si accendono l'una con l'altra, come scintille elettriche. – Friedrich Engels

☺ Le convenzioni acquisite come fortezze senza finestre che impediscono di vedere il mondo in modo nuovo. - J.J. Gordon

☺ Un atto creativo consiste nel mettere in rapporto due cose che normalmente non sono in rapporto - Alberto Munari

☺ Quando uno dice: “Questo lo so fare anch’io” vuol dire che lo sa rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima – Bruno Munari

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☺ Fare un passo nuovo, pronunciare una nuova parola, è ciò che la gente teme di più - F. Dostoevskij

☺ La creatività… sta vedendo qualcosa che non esista già. Dovete scoprire come potete realizzarli e quel senso è un compagno con il dio. - Karitè del Michele

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Un inserto tutto da ritagliare ___________________________ Spunti di colore

Riproduzioni di opere d’arte citate nelle attività

Concetto spaziale

Lucio Fontana, 1955

Concetto spaziale

Lucio Fontana, 1949

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Disco non dove III

Emilio Vedova, 1983

Senza titolo Emilio Vedova, 1996

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Grattage

Mario De Luigi , 1960

Grattage grigio

Mario De Luigi , 1955

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Concetto spaziale 2 Lucio Fontana

Via Crucis Lucio Fontana

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Rosso plastica Alberto Burri, 1962

Grande rosso P18 Alberto Burri, 1964

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Superficie rossa Enrico Castellani, 1998

Monocrome flower Artista ignoto

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Billie Holiday Pink Patrick Delaunay

Roses Sauvages Patrick Delaunay

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Opera aperta n. 14 Francesco Peraro, 2003

Opera aperta n. 3 Francesco Peraro, 2000

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Opera aperta n. 12 Francesco Peraro, 2002

Opera aperta n. 7 Francesco Peraro, 2001

200

Opera aperta n. 10 Francesco Peraro, 2002

Opera aperta n. 8 Francesco Peraro, 2001

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Autoritratto con la pipa Vincent Van Gogh, 1889

Il seminatore con il sole che tramonta Vincent Van Gogh, 1888

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Albero rosso Piet Mondrian, 1908

Albero argentato Piet Mondrian, 1912

Composizione piano rosso grande

Piet Mondrian, 1914

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Riferimenti bibliografici

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Torrance E.P., Test di pensiero creativo, Manuale tecnico e norme, Organizzazioni Speciali, Firenze, 1989.

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Anconelli I., a cura di, Laboratorio “Giocare con l’arte” – Ottobre – dicembre 1982, Museo Internazionale delle ceramiche, Faenza, 1982.

Anconelli I., a cura di, Laboratorio “Giocare con l’arte” - Quaderno 4, Museo Internazionale delle ceramiche, Faenza, 1988.

Anconelli I., a cura di, Laboratorio “Giocare con l’arte” -Quaderno 6, Museo Internazionale delle ceramiche, Faenza, 1989.

Anconelli I., a cura di, Laboratorio “Giocare con l’arte” - Quaderno 5, Museo Internazionale delle ceramiche, Faenza, 1991.

Anconelli I., a cura di, Laboratorio “Giocare con l’arte” - Quaderno 7, Museo Internazionale delle ceramiche, Faenza, 1994.

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Luzzato L., Pompos R., Il colore persuasivo, Il castello, Milano, 2001.

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INDICE

__________ Speciale genitori ………………………3 Quale creatività? __________ I pensieri educativi che stanno dietro all'esperienza…………………………………………..7

Creatività come modalità di pensiero................. 6 Creatività come atteggiamento di vita.............. 16 Perché creatività e arte contemporanea............ 29

Posso creare? __________ Ed ecco l’esperienza………………….49

Creatività e arte: un incontro fantastico ........... 50 Il punto .................................................................. 53

Appuntiamo lo sguardo.................................. 55 Ma quanti bei punti, Madama Dorè!............. 57 L’artista puntuale............................................. 59 Alla scoperta di Lucio Fontana artista spaziale e… puntuale ..................................................... 60 Un quadro suonato, danzato, raccontato, reinventato ........................................................ 61 Raggiungere il massimo di intensità con il minimo dei mezzi (Joan Mirò) ....................... 64

Il segno .................................................................. 65 Partiamo scoprendo che….............................. 67 Fotografiamo e fermiamo il movimento....... 68 Punti su punti, gocce su gocce, linee su linee… alla maniera di Jackson Pollock........ 69 Alfabeto dei segni ............................................ 72 Composizioni a tema....................................... 75 Continuando… Sulle orme di Pietro Manzoni............................................................. 77 Libere riflessioni intorno all’arte ................... 78 Ad ogni opera i suoi titoli ............................... 80 Segni di carta .................................................... 81

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Un mare di fili, un filo di mare ...................... 83 Il grottage alla maniera di Mario Deluigi..... 85 Il segno invade lo spazio alla maniera di Emilio Vedova e dei suoi dischi plurimi ............................................................... 87 Gioco di sinestesie nell’incontro con Hans Hartung ............................................................. 90 Ancora sulle tracce di Lucio Fontana ed ancora sulle sinestesie ..................................... 95 Creiamo la nostra segno-firma alla maniera di Giuseppe Capogrossi ...................................... 98

Il colore ................................................................ 101 Prima di iniziare alcuni presupposti teorici intorno al colore ............................................. 103 Colori in mostra ............................................. 108 Alla ricerca della inquadratura vincente .... 109 La scala dei colori........................................... 111 Colori in scena ed oltre……………………..112 Anche un solo colore può muoversi……...113 Composizioni primarie ................................. 115 Incontri-scontri tra primari…………………118 Effusioni primarie .......................................... 120 Piani secondari sovrapposti ......................... 122 Relazioni vincenti tra colori complementari………………………………125 Gioco di spirali freddo calde alla maniera di Robert Delaunay ............................................ 128 La danza dei colori......................................... 131 La musica in quadro ...................................... 134 Il cerchio delle stagioni ................................. 137 Pittura circolare di gruppo ........................... 137 Oggi mi sento di colore… ............................. 139 Quella volta che….......................................... 141

La forma .............................................................. 143 Scoperta di forme nuove............................... 145

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I gouaches dècoupès alla maniera di Henri Matisse............................................................. 146 Collage materici alla maniera di Kurt Schwitters ........................................................ 148 Intrecci di sagome alla maniera di Fernand Leger ................................................................ 150 Equilibri dinamici di forme alla maniera di Alexander Calder ........................................... 152 Movimento continuo alla maniera di Giacomo Balla.................................................................. 154 Forme in dissoluzione alla maniera di Piet Mondrian......................................................... 156 Forme piene e forme vuote in relazione alla maniera di Henri Moor ................................. 159

Appendice………………………………………...163

Brevi biografie degli artisti citati ..................... 163 Brevi citazioni intorno all’arte.......................... 186 Brevi citazioni intorno alla creatività .............. 189

Un inserto tutto da ritagliare191 Riferimenti bibliografici………………………..203

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Collana

Mani con le ali Piccoli libri per grandi progetti

A cura di ???

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I nostri bambini ricevono molti stimoli e frequenti sollecitazioni dai media e dagli strumenti multimediali, che utilizzano molto frequentemente, ma hanno minori occasioni di giocare in modo concreto e attivo, interagendo con i coetanei in spazi e momenti spontanei; forse ormai è rimasta solo la scuola come una delle poche aree di aggregazione, con il gioco durante l’intervallo e i laboratori espressivi o di ricerca e sperimentazione attiva organizzati dagli insegnanti. Per molti fanciulli la curiosità, l’esplorazione, la socializzazione spontanea e la creatività non trovano, nelle loro impegnate giornate, il terreno dove potersi sviluppare spontaneamente e caricarsi di quei valori emotivi ed affettivi necessari ad una equilibrata formazione della personalità, attraverso una attività nello stesso tempo spensierata e cognitivamente stimolante. I genitori, che in passato sapevano di poter far conto su un ambiente più facilmente fruibile dai loro figli, sulla custodia e supervisione dei fratelli maggiori, sulla forte coesione dei gruppi di bambini che “garrivano” nei cortili o nei campetti vicino a casa, non sentivano il bisogno di intervenire molto nell'organizzazione dei giochi o nel dirimere i piccoli conflitti dei bimbi (che in realtà sono potenzialmente molto capaci d’autoregolare i loro conflitti e l'aggressività all’interno dei loro gruppi spontanei dandosi limiti e regole sociali). Ora il quadro è molto diverso, gli spazi interni ed esterni sono spesso venuti a mancare, il frenetico ritmo della quotidianità lascia poche occasioni di “perdere tempo” in giochi manuali, di costruzione, d’esplorazione, di fantasia, di fiaba, d’espressione di attività personalizzate. Inoltre, come la cultura tradizionale rischia di andare perduta per mancanza di trasmissione dei suoi contenuti da una generazione all’altra, così molte attività di gioco tendono ad andare dimenticate per mancanza di fratelli o amici maggiori che insegnino, in una preziosa “scuola di gioco e di vita”, le diverse attività ludiche. I genitori si affannano a regalare ai figli giochi costosi e complicati o alla moda, lasciando quasi sempre l’iniziativa della scelta al bambino, che come sanno bene le agenzie pubblicitarie, è facilmente influenzabile e rappresenta un sicuro target commerciale. Credo che non possa mai venire a mancare, nel progetto educativo di ciascun genitore,

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l’attenzione ragionata sulle scelte anche delle proposte e occasioni ludiche dei propri bambini, poiché anche nel tempo libero e nel gioco si coltivano e si esprimono i valori che ogni famiglia desidera trasmettere ai propri figli. Sono fortemente convinto che il dono più bello che si può fare ad un bimbo sia il tempo, il proprio tempo di mamma e di papà, da donare con piacere, spensieratamente, ma attentamente, nel quale “perdere tempo” nel fare assieme, giocare e giocarsi con il bambino. La valenza di ciò non risiede nell'originalità del gioco o nella sua complessità ma piuttosto nella relazione profonda che s'instaura nell’attività ludica condivisa, è un momento magico in cui il bambino può entrare in contatto con il genitore in una dimensione educativa diversa, scoprire che anche i grandi sono stati bambini e non hanno dimenticato la loro infanzia: in questo il piccolo si sente più vicino e compreso dall’adulto, da quello stesso adulto che rimane autorevole, depositario delle regole e rassicurante ma capace di avvicinarsi al bambino in sintonia con i suoi interessi. Qual è allora il senso di questa collana? Da una parte vuole sottolineare come il gioco sia per i bambini un “lavoro” importante nella loro formazione di futuri adulti e di come questo lavoro si svolga in un clima sereno, gioioso e spensierato carico di forti contenuti maturanti, sia sul piano cognitivo sia su quello affettivo, emotivo e sociale. Ricordiamo, ad esempio, che il bambino si presenta alla scuola dell’obbligo con un bagaglio di conoscenze ed esperienze fondamentali acquisite in cinque preziosi anni di gioco che gli permettono di affrontare gli apprendimenti scolastici con una solida base di partenza: un maestro preparato sa che un bambino che sa giocare bene, saprà altrettanto bene imparare e che è importante che continui la sua formazione dividendo il tempo tra un sano e impegnato giocare e un altrettanto impegnato studiare (che può essere proposto in modo altrettanto piacevole e appassionante). Dall’altra propone una serie di stimoli guida sia per i genitori e gli educatori sia per i bambini, con percorsi graduali che invitano dapprima alla condivisione con l’adulto e in seguito alla scoperta autonoma di giochi ed esperienze da fare con i coetanei con materiali semplici, facilmente reperibili ma di gran soddisfazione personale.

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Ogni libretto è preceduto da una parte di riflessione psico-pedagogica dedicata ai genitori che indirizza l’attenzione verso i processi formativi principali connessi con le diverse attività di gioco proposte. Nella parte operativa vi sono schede pratiche costruite in progressione a seconda delle diverse età e a seconda dell'opportunità di condivisione/ partecipazione dell’adulto, tutto proposto in modo stimolante, lasciando largo spazio alle variazioni e invenzioni personali, per questo ciascuno può diventare protagonista e autore del suo gioco. Non è la nostalgia* dei giochi del passato che ci ha spinto a “scrivere”, fermando sulla carta le attività ludiche, ma la difficoltà attuale di trasmettere praticamente e oralmente i giochi e soprattutto la consapevolezza che nel giocare siano contenute preziose occasioni di crescita sana ed equilibrata che non possono e non devono andare perdute nell’impegnativo confronto con le nuove attività ricreative proposte dall’informatica, è opportuno, infatti, che convivano assieme, in un percorso parallelo che permetta i bambini di essere domani persone attive, pensanti, aggiornate e adeguate al loro tempo. *Riprendendo il parallelo con la trasmissione della cultura tradizionale di cui sopra “Quando un autore decide di togliere il racconto (gioco) dalla labile sopravvivenza della tradizione orale, dandogli forma di scrittura, si espone al rischio di essere considerato un infedele. Tradisce infatti i narratori (giocatori) orali e vanifica la loro ragion d’essere, poiché nel momento in cui una storia (gioco) è scritta, essa trova un riparo sicuro e si estinguono le motivazioni sociali che legittimavano l’esistenza stessa del narratore (giocatore)”9, abbiamo scelto consapevolmente di correre tale rischio sicuri che “il GIOCO valeva la candela”.

Claudio Cagol

9Nota di edizione di Rosetta Infelisi Fronza al libro di leggende di Carlo Felice Wolf “Rododendri Bianchi delle Dolomiti” -Cappelli Editore- .

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Nella stessa collana

Calore S., C’era una volta… e forse c’è ancora. Fiabe ad arte, ed. Associazione E-Sfaira, 2008. Vallese Angela, Fratelli di farina. Fiabe ed altro, ed. Associazione E-Sfaira, 2008.

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