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Pordenone Guitar Festival 20 a edizione Pordenone 7 – 10 maggio 2015 Auditorium della Regione Farandola Associazione Culturale Direttore artistico Filippo Michelangeli con il sostegno e il patrocinio del Comune di Pordenone con la collaborazione della Provincia di Pordenone

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PordenoneGuitar

Festival20a edizione

Pordenone7 – 10 maggio 2015

Auditorium della Regione

FarandolaAssociazione Culturale

Direttore artistico

Filippo Michelangeli

con il sostegno e il patrocinio delComune di Pordenone

con la collaborazionedellaProvinciadi Pordenone

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Farandola

Pordenone Guitar Festivaldirettore artistico Filippo Michelangeli

Centro Chitarristico “Francisco Tárrega”direttore Giulio Tampalini

Accademia Internazionale di Clarinetto Basso“Josef Horák”

direttore Paolo De Gaspari

Perfezionamento di Clarinettodirettore Vincenzo Paci

Scuola di Musica “Giuseppe Lozer”direttore Giorgio Lovato

Corsi di formazione artistica per adulti

Produzione di spettacoli di musica, teatro, danza

PORDENONE8 - 10 maggio 2015

Auditorium della Regione Friuli-Venezia Giulia

FarandolaAssociazione Culturale

con il sostegno e il patrocinio delComune di Pordenone

con la collaborazionedellaProvinciadi Pordenone

DIAPASON 2015DIAPASON

d’oroConcorso Internazionale

Giovani Musicisti

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Claudio PedrottiSindaco del Comune di Pordenone

Vent’anni di attività sono un significativo traguardo, so-prattutto per gli organizzato-

ri del Pordenone Guitar Festival che dimostrano, passione, innovazione e

un solido e inamovibile legame con la musica.

Va loro riconosciuto questo merito poiché, ad ogni edizione, riesco-no a proporre una nuova iniziativa che valorizza ulteriormente que-sta rassegna chitarristica di caratura internazionale, attestando così la dinamicità nel mantenere e nello stesso tempo mutare le formule per arricchire di contenuti il Festival.

Questo encomiabile attivismo è importante perché è rivolto in particolare ai giovani che dopo l’applicazione costante nello studio dello strumento, si confrontano in un concorso internazionale per essere valutati da autorevoli personaggi del mondo della musica, che con la loro partecipazione avvalorano la qualità della rassega e della città che la ospita.

Il Pordenone Guitar Festival offre ai giovani concertisti un bagaglio di esperienze fondamentali per la maturazione professionale, ma an-che personale, e mi auguro che le loro aspirazioni si concretizzino con successo.

Sergio BolzonelloVicepresidente Regione Autonoma Friuli Venezia GiuliaAssessore regionale alle attività produttive, com-mercio, cooperazione, risorse agricole e foreste.

N el suo linguaggio universale la musica mescola e fonde suoni, strumenti, voci sempre secondo

i dettati dell’armonia e riporta, a chiunque, sia ascoltatore o spettatore, immagini di creatività e di espressione e, soprat-tutto, rimanda ad una dimensione di socialità e di pluralità. Proprio la musi-ca, così trascurata nel nostro Paese tanto da essere ancora lasciata fuori dalla scuola e dall’istruzione scolastica di base, è, forse, tra le arti quella che più segna l’identità e l’appartenenza ad una cultura e ad un luogo e, proprio per questo, sa generare incontri e dialoghi di voci e non solo, o esclusivamente, di strumenti, sa accendere fantasia ed immaginazione e, infine, conduce alla vicinanza delle persone ed a costruire comunità.In tutti questi anni abbiamo visto come l’opera di Farandola si sia posta den-tro questa grandezza della musica e sia stata condotta con costanza e pervi-cacia affinchè divenisse, a pieno titolo, elemento fondante di una possibilità di formazione e di educazione aperta a tutti, per quanto nel rispetto delle capacità e secondo le inclinazioni di ciascuno. Oggi, facendosi coartefice del progetto COSMUS, il Coordinamento Scuole di Musica della Provincia di Pordenone, Farandola continua quella sua opera attraverso un ripensamento ed un riposizionamento delle singole scuole di musica portandole in un uni-co coordinamento perché non vadano frantumate le singole risorse e le più specifiche peculiarità così come le esperienze didattiche e gestionali, e, nel contempo, possano arricchirsi vicendevolmente nello scambio e nell’intera-zione attraverso le nuove tecnologie.Dei grandi eventi proposti da Farandola Pordenone Guitar Festival si pone tra gli appuntamenti più importanti nel panorama internazionale della musica e della ricerca musicale e, in particolare, tra quelli dedicati al repertorio per chi-tarra. Nella programmazione del Festival, fin dalle prime edizioni, abbiamo potuto ammirare, infatti, la presenza di concertisti di fama insieme a giovani musicisti di molto e sicuro talento, ma, soprattutto, abbiamo visto l’attenzione verso il pubblico, l’intento sempre puntuale di poter dare, attraverso le parti-ture proposte, risposta alle sue curiosità ed alle sue attese di conoscenza.A Farandola va il grazie per l’attività culturale e per il continuo impegno, anche sociale e non solo accademico, profuso attraverso sempre nuove pro-poste didattiche e, in particolare, in questo Festival, la cui dimensione inter-nazionale è da tempo riconosciuta.Ai concertisti protagonisti della XX edizione ed a tutti gli ospiti di Pordeno-ne Guitar Festival voglio dare il benvenuto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, certo che questa nostra regione, dove sono nati straordinari musicisti e indimenticati poeti, saprà accoglierli ed ospitarli, ma, sopra ogni cosa, sorprenderli con la bellezza dei paesi e dei borghi che ne disegnano il paesaggio, con i saperi e con le tradizioni che si coniugano e restituiscono ogni cosa, rigenerata, al presente.

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Auditorium della RegioneConcerti

Giovedì 7 maggio ore 21 Aniello DesiderioLucio MatarazzoDuo di chitarra

Venerdì 8 maggio ore 21 Filomena MorettiChitarra

Sabato 9 maggio ore 21Łukasz KuropaczewskiChitarra

“Diapason d’oro” 1° Concorso internazionale giovani musicisti

Domenica 10 maggio ore 15Premiazione vincitori

Concerto

Domenica 10 maggio ore 18Maurizio ColonnaChitarra

Pordenone Guitar Festival20a edizione

7 - 10 maggio 2015

Filippo MichelangeliDirettore artistico del Pordenone Guitar Festival

Quando hai voglia di chitarra, di ascoltarne la sua inconfon-dibile voce – che «non suona

forte ma lontano» come diceva Stravinski – non hai scelta: cercala e lasciati andare al piacere che solo quelle sei corde sanno darti.

Il Festival di Pordenone nasce per questo, per soddisfare la voglia di chitarra che accompagna la nostra vita. Quattro concerti, dal 7 al 10 maggio 2015, con cinque campioni che rappresentano l’eccellenza italiana e internazionale.

Ad inaugurare la rassegna, che quest’anno festeggia il 20° anniver-sario, giovedì 7 è il Virtuoso Duo, formato da Aniello Desiderio e Lucio Matarazzo, che propongono un avvincente viaggio attraverso tre secoli di storia, da Domenico Cimarosa, uno dei più grandi mae-stri della Scuola napoletana, a Leo Brouwer, il poliedrico chitarrista, compositore e direttore d’orchestra cubano.

Venerdì 8 appuntamento imperdibile, in una delle sue rare appari-zioni pubbliche, con l’affascinante virtuosa sarda Filomena Moretti che offrirà un compendio della sua arte, da Bach alle appassionate trascrizioni dei capolavori di De Falla e Albéniz.

Sabato 9 arriva a Pordenone il giovane chitarrista polacco, Lukasz Kuropaczewski, pupillo del grande Manuel Barrueco, in un pro-gramma da far tremare i polsi: dalla Rossiniana n. 3 di Giuliani alla Sonata di José.

Chiude il 20° Pordenone Guitar Festival, domenica 10, uno dei massimi virtuosi al mondo: Maurizio Colonna. Enfant prodige, al-lievo di Alirio Diaz – a soli sette anni ha debuttato come solista e a 17 con orchestra con il celebre Concierto de Aranjuez di Rodrigo alla presenza dell’autore –Colonna è noto al grande pubblico anche per le sue frequenti apparizioni televisive, dal Festival di Sanremo ai concerti in mondovisione trasmessi dalla Rai. Proporrà i suoi spetta-colari arrangiamenti di canti popolari della tradizione mediterranea e latino-americana e un estratto della sua produzione originale che annovera pagine dalle trascendentali difficoltà tecniche.

Benvenuti a Pordenone e buon ascolto.

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Aniello DesiderioLucio Matarazzo

Duo di chitarra

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Il Virtuoso Duo, composto da Aniello Desiderio e Lucio Matarazzo, ha debuttato nel 2010 con il Concerto op. 201 per due chitarre e orchestra di Mario Castelnuovo-Tedesco eseguito

al Teatro Comunale di Avellino. Da allora hanno tenuto numerosi concerti in tutta Europa. Per il VirtuosoDuo il compositore Angelo Gilardino ha scritto il Concerto del Sepeithos (dal nome del misterioso fiume sotterraneo di Napoli) e la Sonatina Riviera di Chiaia. Lucio Matarazzo è nato a Avellino il 31 luglio 1956. Dopo essersi diplomato con lode presso il Conservatorio della sua città nella classe di Eduardo Caliendo, ha seguito corsi di perfezionamento con Ghiglia, Tomás e Gilardino. Ha suonato per 20 anni in duo con Mario Fragnito vincendo numerosi concorsi internazionali (Berlino, Stresa, Palmi, Forte dei Marmi, Trapani) e inciso 7 cd. Membro fondatore del Quartetto GuitArt con il quale ha tenuto a battesimo il Concerto Italiano di Gilardino, il Concierto Italico, la Gismontiana di Brouwer e il Concerto Rapsodico di Drozd. È direttore artistico del blog Dotguitar.it, magazine multipiattaforma dedicato alla chitarra e dell’omonima etichetta discografica online. È docente di chitarra presso il Conservatorio di Avellino. Aniello Desiderio è nato a Napoli il 13 giugno 1971. Si è imposto sulla scena internazionale vincendo ben 18 primi premi in concorsi nazionali ed internazionali tra i quali: Cuba, “Tárrega” e “Guerrero”. Si è esibito in tutto il mondo, Carnegie Hall di New York, Konzerthaus di Vienna, Ravello Festival, Radio France, I Pomeriggi Musicali di Milano, Bayerische Rundfunk, Alter Opera di Francoforte, Tonhalle di Dusseldorf, Philharmonie di Monaco, Mozarteum di Salisburgo e con prestigiose orchestre internazionali. Nel 1999 ha ricevuto il premio “Artist in Residence” dalla Radio tedesca DLF. Dal 2005 al 2012 è stato professore presso l’Accademia Internazionale di Musica a Koblenz. Nel 2010 è stato in tour con una delle leggende della chitarra classica, Angel Romero, suonando il Concerto Madrigal di Rodrigo. Dal 2010 è docente per il Summer International Academy presso il Mozarteum di Salisburgo. Insegna chitarra presso il Conservatorio di Cosenza.

Lucio Matarazzo e Aniello Desiderio Duo di chitarra

Giovedì 7 maggio 2015 ore 21Programma

Domenico Cimarosa (1749-1801)

Sonata in Re minore B 22 Sonata in Re minore B 1

Domenico Scarlatti (1685-1757)

Sonata in Mi minore K 9 Sonata in La maggiore K 432

Antonio Soler (1729-1783)

Sonata in Re minore n. 118 Sonata in Re maggiore n. 84

Fernando Sor (1778-1839)

Fantasia op.54b Andante Allegro, Andantino, Allegro (dans le genre espagnol)

5Enrique Granados (1867-1916) Oriental Rondalla Aragonesa – Jota (dalle 12 Danzas Españolas)

Isaac Albéniz (1860-1909) Cordoba (da Cantos de España op. 232)

Marlos Nobre (1939) 6 brani da “Ciclos Nordestinos”

Capoeira, Samba matuto, Cantiga de Cego, É Lamp, Praiana, Gavião

Leo Brouwer (1939) Musica incidental Campesina Preludio, Interludio, Danza, Final

È vietato effettuare registrazioni audio o video senza il consenso scritto degli artisti e dell’organizzazione.

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Note di sala

Domenico Scarlatti, pur senza suonare la chitarra, ne evocò l’anima e le peculiarità ritmico-armoniche nella sua immensa e sublime opera per clavicembalo.

Il suo soggiorno in Spagna lo portò a contatto con i chitarristi locali e, incuriosito, egli annotò nella sua mente i loro modi di concatenare gli accordi, di scandire i ritmi di danza, di cantare melanconicamente nel registro superiore: trasse, da quei suoi ascolti, una sorta di lessico popolare, sul quale elaborò fantasiose Sonate. Molte di esse possono essere eseguite con una sola chitarra; altre, polifonicamente più complesse, si prestano alle esecuzioni con due chitarre. Ai tempi del suo lungo sodalizio con Mario Fragnito, Lucio Matarazzo realizzò le trascrizioni delle due Sonate che oggi presenta con un altro partner, del tutto eccezionale: Aniello Desiderio.

Le Sonate per clavicembalo del padre Soler altro non sono che echi di quelle di Scarlatti: non sprigionano uguale genialità, ma brillano di una luce rif lessa che si diffonde con vivida intensità anche nelle versioni duochitarristiche, tanto da non far rimpiangere in alcun modo il suono originale. Riconosciamo, in esse, quel connubio tra musica popolare e musica di palazzo che, già realizzato da Scarlatti, costituisce la maggior attrattiva anche in Soler.

Nelle Sonate per clavicembalo di Domenico Cimarosa regna sovrana la bellezza melodica tipica del Settecento napoletano, che transita senza ostacoli dall’ideale modello del canto operistico alla particolare “vocalità” degli strumenti a tastiera: nel suono elastico e multicolore della chitarra, tale pregio si esalta in una varietà inattingibile sia sul clavicembalo che sul fortepiano.

Nell’opera di Fernando Sor – secondo molti, il più grande chitarrista-compositore della prima metà dell’Ottocento – i brani per due chitarre occupano uno spazio di grande rilievo e rivelano un aspetto singolare: ben di rado essi sviluppano un dialogo paritetico, e affidano invece ai due strumenti ruoli distinti di melodia e di accompagnamento. Se questa scelta sembra motivata da scopi didattici – come nel lavoro intitolato L’Encouragement op. 34, destinato a un duo con maestro e allievo –, la sua persistenza

nelle opere da concerto rispecchia un preciso orientamento stilistico e un corrispondente valore di resa sonora che pone composizioni come la Fantasia op. 54 bis, qui programmata, in una prospettiva speciale e, nel repertorio duochitarristico, unica. Sor suonava in duo con Aguado e con Napoléon Coste: doveva quindi aver valutato, con la cura acribiosa che gli era propria, come quella ripartizione dei ruoli fosse la più redditizia agli effetti del risultato che si proponeva. La dedicataria, M.lle Houzé, era probabilmente una delle allieve-ninfe la cui presenza illudeva l’amaro declino del maestro dopo il suo rientro dalla Russia (1826): nella ritrovata Parigi, egli trascorse il tempo rimanente della sua vita, e non fu un riposo felice. La sua ispirazione e la sua abile mano compositiva si rif lettono in questo lavoro con una grazia, un’eleganza e, a tratti, un’eloquenza, che lambiscono le soglie della retorica. Nello scintillante finale, è espressamente richiesta da Sor la tecnica atta Fernando Sor (1778-1839)

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a infondere all’Allegro un carattere “dans le genre Espagnol”, e non manca, nella partitura, l’ammonizione cattedratica: «Da questa battuta fino alla fine è impossibile rendere bene l’effetto, e nemmeno suonare semplicemente le note, senza essere iniziato nella maniera spagnola di condurre la mano destra nel genere chiamato rasgueado». Non ci si aspetti, con ciò, un clima sonoro da taverna f lamenca: quella di Sor è una Spagna evocata dal suo appartamento parigino di Marché St. Honoré, e destinata all’apprezzamento di un’aristocrazia e di una borghesia che coltivavano la chitarra come un esotico piacere, non come un’arte. E lui era un esule afrancesado che invano sperava nella grazia della monarchia restauratrice per poter rivedere la sua Barcelona…

La musica per pianoforte di Albéniz e di Granados nacque dalla mente musicale di insigni virtuosi della tastiera: tra le mille fogge del loro guardaroba pianistico, c’era anche quella del travestimento da chitarra, sicché si può ben dire che suonare certi loro brani con una chitarra non significa imitare un pianoforte che imita una chitarra, ma suonare musica chitarristica nello spirito e pianistica nella lettera. Affidato a due chitarre, il compito diviene più agevole e più ricco di frutti sonori. L’elegiaca Oriental, la solare Rondalla di Granados, e ancor più la spiritata Córdoba di Albéniz, recuperano, nel suono delle corde toccate da dita umane anziché da martelletti, l’arcano potere delle memorie remote, e parlano una lingua che sembra provenire da “prima”. Il pianoforte è esaustivo e potente, la chitarra allusiva e sommessa: entrambi dicono la stessa verità musicale.

Il programma si conclude aprendo una finestra sulla musica latino-americana e caraibica: il brasiliano Marlos Nobre e il cubano Leo Brouwer sono figure araldiche della musica dei rispettivi paesi, e sono accomunati da almeno un aspetto che segna la loro ricca e variata produzione: un eclettismo vitalistico che ha permesso loro di accedere all’incontro con le avanguardie europee senza minimamente recidere i viscerali legami con le tradizioni popolari da cui sono stati originati. Anzi, rinvigorendoli.

I Ciclos Nordestinos consistono in tre suites per pianoforte, ciascuna formata da cinque brevi composizioni, che Nobre ha elaborato attingendo al folclore della vasta regione brasiliana. Il compositore ha approvato la versione per due chitarre realizzata dai fratelli Sergio e Odair Assad, dalla quale il duo Desiderio-Matarazzo ha a sua volta attinto per confezionare la suite di sei pezzi offerta

in questo programma. L’immediatezza delle composizioni è travolgente, e non richiede commenti: le melodie, i ritmi, la raffinata armonizzazione, sono gli ingredienti sicuri di questa sapida ricetta musicale, vincente su qualunque tavola.

Come si evince dal titolo, la Música incidental campesina (1964) fu composta inizialmente per il teatro, per commentare una pièce intitolata El fantasma. In origine, era affidata a gruppi di due, tre e quattro chitarre. Successivamente, il compositore ne ricavò la versione duochitarristica di questo programma. L’aggettivo campesina rivela l’origine della composizione, basata sul ritmo popolare della “guajira” cubana, il che non ha impedito all’autore di forgiare una salda struttura formale ben occultata nel f luido discorso dei quattro, aforistici brani.

Angelo Gilardino

Leo Brouwer (1939)

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Filomena Morettichitarra

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Flilomena Moretti è nata a Sassari l’11 giugno 1973. Ha compiuto gli studi musicali con Roberto Masala e Ruggero Chiesa, diplomandosi in chitarra a diciotto anni con il massimo dei

voti e la lode presso il Conservatorio di Musica “Canepa” di Sassari. Contemporaneamente ha frequentato il Liceo Classico della sua città, conseguendo la maturità con il massimo dei voti.

Si è perfezionata con Alirio Diaz, Julian Bream, José Tomás, David Russell e Manuel Barrueco. Ha frequentato i corsi di Oscar Ghiglia presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena ottenendo borse di studio e il diploma di merito.

Dopo aver vinto due volte il Concorso nazionale di Mondovì, il Premio Golfo degli Angeli di Cagliari, seconda classificata al Concorso internazionale di chitarra “Pujol” di Sassari e al Concorso internazionale di chitarra “Sor” di Roma, nel 1995 trionfa al prestigioso Concorso “Pittaluga” di Alessandria e l’anno dopo al Concours de l’Aram in Canada.

Da allora ha intrapreso una brillante carriera concertistica che l’ha portata ad esibirsi nelle sale più importanti delle maggiori capitali europee, come solista o accompagnata dall’orchestra (Ente musicale di Cagliari, Solisti Aquilani, Opera de Nice, Opera de Rennes, Opera de Bordeaux, Opera deLille, Festival de Montpellier, Solisti Veneti). Le sue esibizioni sono state trasmesse da importanti network televisivi (France 2, Arté, Muzzic, Telecinco, Rete 4).

Ha registrato numerosi cd: Sonate di Sor (premiato con la Chitarra d’oro nel 1998), “Poesia e virtuosismo”, l’opera omnia di Bach per liuto, l’opera omnia per chitarra sola di Rodrigo, tre cd live (Preludi e Studi di Villa-lobos, un recital e una raccolta di bis) sempre accolti dalla critica musicale con entusiastici apprezzamenti.

Filomena Morettichitarra

Venerdì 8 maggio 2015 ore 21

Programma

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

Suite n. 3 in La minore BWV 995 Prélude Allemande Courante Sarabande Gavotte I et II Gigue

Joaquín Rodrigo (1901-1999) Invocación y Danza (Homenaje a Manuel de Falla)

5

Manuel de Falla (1876-1946) Homenaje pour Le Tombeau de Debussy Danza del molinero (da El sombrero de tres picos) Danza del fuego fatuo (da El amor brujo)

Agustín Barrios (1885-1944) Un sueño en la floresta Isaac Albéniz (1860-1909) Sevilla Asturias (dalla Suite española)

Francisco Tárrega (1852-1909) Gran Jota de Concierto

È vietato effettuare registrazioni audio o video senza il consenso scritto degli artisti e dell’organizzazione.

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Nella prima metà del secolo XVIII il liuto era ormai in fase di agonia ovunque, salvo che in Germania, dove un virtuo-so-compositore di alto ingegno, qual era Silvius Leopold

Weiss (1686-1750) seppe, con la sua presenza e con la sua monu-mentale opera, mantenerlo vivo nell’apprezzamento dei musicisti. All’attrattiva esercitata dallo strumento non si sottrasse nemmeno Johann Sebastian Bach – quasi coetaneo del liutista – e, anche se non esiste la minima evidenza che egli abbia mai imbracciato un liuto, è dato per certo che incontrò Weiss e che impartì lezioni (verosimil-mente di composizione) al liutista Johann Ludwig Krebs (1713-1780). La musica “per liuto” di Bach è stata – e non ha smesso di essere – oggetto di discussione proprio riguardo alla sua vera destinazione strumentale: si sa che il compositore si era fatto costruire una sorta di clavicembalo armato con corde di liuto, e l’ipotesi che egli abbia concepito la sua musica liutistica per tale arnese, piuttosto che per il liuto vero e proprio, trova oggi vasto consenso. La Suite in Sol minore BWV 995, composta tra il 1727 e il 1731, è in realtà una trascrizione, effettuata dallo stesso Bach, della Suite per violoncello BWV 1001, rispetto alla quale presenta un più ricco assetto armonico. La chitarra ha presa facile e diretta su questo tipo di polifonia lineare, e basta, al chitarrista, trasporre la musica un tono sopra (in La minore) per ottenere un testo del tutto accessibile.

Nel catalogo dell’opera di Joaquín Rodrigo il brano Invocación y Danza è datato 1962. Fu tuttavia scritto in precedenza: infatti, vinse il primo premio al concorso di composizione bandito dalla radio fran-cese nel 1961, e sembra che, proprio per l’occasione, il compositore avesse portato a compimento un lavoro giacente da tempo in forma di abbozzo. Il sottotitolo (Homenaje a Manuel de Falla) si motiva nel fatto che, fin dall’introduzione, appare un motivo tratto da El amor brujo, e comunque, in generale, nel carattere andaluso della composi-zione, nella quale spunta anche una sorta di parafrasi de El Polo, uno dei brani della suite pianistica Iberia di Isaac Albéniz. Nell’opera per chitarra sola di Rodrigo, Invocación y Danza si colloca al vertice, non soltanto per la sua drammatica eloquenza e per la forza dei contrasti che spiega tra le fasi eteree e quelle infuocate, ma anche per la sua felicità idiomatica, con effetti originali e avvincenti.

Note di sala

Manuel de Falla scrisse un solo brano originale per chitarra, ma una presenza chitarristica virtuale aleggia in quasi tutte le sue partiture d’orchestra. Del resto, fu lui stesso a svelare, nei suoi scritti, l’essenza della chitarra latente nelle composizioni di Domenico Scarlatti, di Glinka e di Debussy. In questo programma, è data la possibilità di ascoltare sia l’Homenaje composto per chitarra sia due danze per or-chestra tratte dai balletti che resero celebre l’autore in tutto il mondo.

L’Homenaje fu scritto a Granada nell’agosto del 1920 e destinato a un numero unico nel quale la Revue Musicale di Parigi avrebbe celebrato la memoria di Claude Debussy, mancato due anni prima. Henri Pru-nières, il direttore del periodico, chiamò tale pubblicazione Tombeau de Claude Debussy, rievocando, con il nome Tombeau, gli epicedi che

Joaquín Rodrigo (1901-1999)

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i compositori antichi scrivevano in occasione della scomparsa di grandi personaggi. Agli autori da lui convocati, Prunières chiese un articolo al quale Falla aggiunse però anche il pezzo nel quale ripen-sava e riscriveva, a modo suo, i pezzi pianistici debussiani ispirati alla musica dei chitarristi di cante jondo: La soirée dans Grenade, La puerta del vino, etc. Scandito nel tempo di una habanera, il pezzo si dipana in

un misterioso melisma delineato con intervalli di seconda (raramente di terza), con segmenti di frasi asimmetriche, e si dissolve nel nulla, dopo aver evocato un tema dalla debussiana Soirée. Capolavoro di sintesi e di magia timbrica, l’Homenaje inaugura il tenebrismo chitar-ristico del Novecento, e ne costituisce uno degli apici. La trascrizioni della Danza del molinero e della Danza del fuego fatuo comprimono

Barrios (1885-1944)

nella dimensione intimistica della chitarra il pathos delle incande-scenti partiture orchestrali senza disperderne il duende: il loro fascino si rende volatile, ma non meno avvolgente.

Anche un buon numero di brani pianistici di Isaac Albéniz furono concepiti secondo un modello chitarristico e, tra di essi, quello intito-lato Asturias (non dall’autore, ma da un suo editore tedesco), è ormai considerato come uno dei pilastri del repertorio ispanico per chitarra, grazie alla celebrazione che, a partire dagli anni Venti, ne fece Andrés Segovia. Fu invece Francisco Tárrega, ben prima, a trascrivere per chitarra la lepida e appassionata Sevilla.

Compositore di raffinati brani salottieri, Tárrega dovette alimentare anche il suo repertorio di concertista che doveva spesso esibirsi per il pubblico ingenuo dei pueblos spagnoli, e i brani che egli confezionò per rispondere a tale esigenza furono comunque concepiti all’insegna del buon gusto e di una ricerca effettistica immune da ogni sorta di volgarità. La Gran Jota con cui termina questo programma non è in realtà opera sua, o lo è soltanto in picccola parte, come adattamento di una composizione di Julián Arcas, il grande chitarrista andaluso che Tárrega aveva ascoltato in tenera età, mentre la grandiosa intro-duzione in modo minore è stata copiata pari pari da una composi-zione del chitarrista catalano José Viñas: un astuto collage, insomma, che non manca mai il suo obiettivo, quello di mandare a casa gli ascoltatori felici e contenti.

La seconda parte del recital, oltre alle opere degli autori spagnoli, offre anche un brano del geniale maestro paraguayano Agustín Barrios – detto Mangoré –, da molti considerato il più grande chi-tarrista-compositore latino-americano di tutti i tempi. Vissuto come bohémien, ma con frequentazioni teosofiche e aspirazioni sapienziali, Barrios scrisse musica per chitarra ispirata al folclore latino-america-no, al romanticismo pianistico europeo, a Bach, sorretto da un’im-maginazione feconda e da una concezione originale della scrittura chitarristica. Un sueño en la floresta – il pezzo in cui più ampiamente si spiega la sua vena melodica, con una linea di canto affidata alle note ribattute – è un brano a programma, che sottende la narrazione di una mistica investitura scesa su di lui dalle divinità della stirpe india, alla quale sentiva di appartenere: non per vanità esibizionistica giunse al punto di presentarsi al pubblico – in un periodo della sua errabon-da vita di concertista – con il capo adorno di piume…

Angelo Gilardino

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Łukasz Kuropaczewski

chitarra

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Łukasz Kuropaczewski è nato a Gniezno, in Polonia, il 20 agosto 1981. Ha iniziato a suonare la chitarra relativamente tardi, a 13 anni. Del suo eccezionale talento si è accorto il suo insegnante,

Piotr Zaleski, con il quale ha studiato dal 1994 al 2003.

Dopo aver ottenuto un Master presso l’Accademia di Musica di Wroclaw, in Polonia, grazie a una borsa di studio va negli Stati Uniti per perfezionarsi con Manuel Barrueco presso il Peabody Institute di Baltimora, nel Maryland, dove nel 2008 consegue l’Artist Diplome.Da allora intraprende una brillante carriera che lo porta a suonare in Polonia, Francia, Spagna, Germania, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Islanda, Grecia, Bulgaria, Giappone, Canada, Messico, Panama e Stati Uniti, raccogliendo ovunque grandi successi di pubblico e di critica. Debutta nelle più prestigiose sale e festival di musica classica mondiali: Londra Royal Festival Hall, Concertgebouw di Amsterdam, Varsavia National Philharmonic Hall, Ciaikovsky Hall di Mosca e Carnegie Hall di New York. Collabora con altri solisti e con importanti orchestre, come la Cleveland Orchestra, Los Angeles Symphony Orchestra e la San Antonio Symphony.

I commenti della critica sono sempre stati entusiastici: «Il tocco veloce e preciso di questo giovane musicista polacco ha elettrizzato il pubblico». (International Guitar Festival, Ameria, Spagna), «Lukasz ha dato il recital più drammatico, dinamico ed emotivo che io abbia mai visto» (Manuel Barrueco, Peabody Institute, Baltimora, Usa); «Kuropaczewski capisce la musica come nessun altro fa amare ciò che suona» (Gazeta Wyborcza, Polonia).

Ha insegnato chitarra presso l’Università della Pennsylvania a Philadelphia (Stati Uniti) dal 2008 al 2010. Attualmente è docente presso l’Accademia di Musica di Poznan, in Polonia e direttore artistico del Guitar Academy Festival di Poznam. Ha al suo attivo 6 cd e suona su una chitarra del liutaio americano Ross Gutmeier.

Łukasz Kuropaczewskichitarra

Sabato 9 maggio 2015 ore 21

Programma

Mauro Giuliani (1781-1929)

Rossiniana n. 3 op. 121 Manuel Maria Ponce (1882-1948) 10 Preludios (dai 24 Preludios)

Krzysztof Penderecki (1933)

Cadenza

5

Alexandre Tansman (1897-1986)

Prelude et Interlude

Hommage à Chopin Prélude Nocturne Vals romantique

Antonio José (1902-1936)

Sonata para guitarra Allegro moderato Minuetto Pavana triste: Lento Final: Allegro con brio

È vietato effettuare registrazioni audio o video senza il consenso scritto degli artisti e dell’organizzazione.

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L’imponente raccolta delle sei Rossiniane (op.119-124) costitu-isce il raccolto più ricco dell’ultimo periodo dell’avventurosa esistenza di Mauro Giuliani, quello trascorso in Italia dal 1819

fino alla sua scomparsa (1829). Fuggito dalla Vienna imperiale, che l’aveva glorificato e infine abbandonato alla cattiva sorte, il celebre virtuoso-compositore tentò invano di conquistare anche in patria allori e ricompense e, per ottenere il plauso della borghesia italiana dedita ai piaceri dell’opera, forgiò le Rossiniane, fantasie costruite con una forma molto semplice e condite di magnifici effetti strumentali. Esse consistono nell’esposizione di alcuni temi tratti dalle opere del maestro pesarese, sui quali Giuliani elaborò ardite variazioni, inven-tando transizioni modulanti che collegano i vari episodi. Se il genere

Mauro Giuliani (1781-1929)

Note di sala

non era nuovo, innovativo fu il modo con cui Giuliani lo sviluppò in veste chitarristica, creando un perfetto equilibrio tra la virtuosità più audace e una misura formale sempre contenuta nell’ambito del più puro classicismo. La Rossiniana n. 3, introdotta da un ampio preambo-lo, è basata su temi tratti da La donna del lago, Il turco in Italia, Zelmira, Ricciardo e Zoraide. È manifesta, in tutto il pezzo, la ricerca di effetti evocativi dell’orchestra, e felicissime sono le trovate idiomatiche che insaporiscono il discorso musicale.

I 24 Preludios furono composti da Manuel María Ponce nel 1929 su specifica richiesta di Andrés Segovia, il committente-padrone che dominava la musa del compositore messicano prescrivendo fino ai dettagli le musiche per chitarra da inventare. Ponce andò molto oltre le aspettative di Segovia, che gli aveva chiesto dei pezzetti facili a corredo di un metodo per chitarra che intendeva scrivere. Non essendo chitarrista, l’autore non seppe misurare il grado di difficoltà dei Preludios, che risultarono inadatti allo scopo: et pour cause, visto che, invitato alla brevità, il compositore realizzò una splendida sintesi di pensiero e di forma, dando vita a una serie di momenti magici che si elevano ai vertici della sua opera, e che esigono – altro che la decifra-zione dei principianti!– il raffinato acume degli interpreti più maturi. Concepita come un corpus unitario, la raccolta si presta anche a compilazioni parziali, e in questo programma ne viene presentata una selezione basata sul principio del massimo contrasto interno.

Grande risalto assume, nel programma, il brano intitolato Cadenza di Krzysztof Penderecki, uno dei più importanti compositori della seconda metà del Novecento. Anche se non si tratta di un brano originale per chitarra, non lo si può definire una trascrizione ma, più propriamente, una seconda versione, elaborata in stretta concordia tra il compositore e il chitarrista che egli ha scelto e con cui ha lavo-rato a diretto contatto: Łukasz Kuropaczewski. Cadenza è un brano per viola sola scritto nel 1984. Esso deriva dal Concerto per viola dell’anno precedente, del quale non fa tuttavia parte, essendone una sorta di rif lesso differito. Ha un profilo fusiforme: iniziando con un sommesso motivo recitante – carico del pathos tipico del maestro po-lacco – si infoltisce e si fino a raggiungere la rovente densità centrale, fitta di gesti virtuosistici audacissimi e al tempo stesso estremamente

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drammatica; da lì, si spoglia gradualmente della sua potenza e della sua tensione e si esaurisce ritirandosi nel silenzio.

Tra le musiche composte da Alexandre Tansman per Segovia, pubbli-cate come opere postume e mai eseguite dall’illustre dedicatario, al dittico Prélude et Interlude (1955) spetta una posizione di alto rilievo. Si tratta di due pagine di una sorta di diario intimo del maestro polacco, che sembra essersi dimenticato del suo ruolo di poeta della corte segoviana ed essersi invece rivolto a sé stesso, in perfetto soliloquio. Il Prélude, è una inquieta fantasticheria in cui si muovono incalzanti e volubili arpeggi, che sostano in una quieta sezione accordale, prima di rialzarsi con le loro folate. Sembrerebbe, in questo brano, delinearsi una vena scriabiniana, la cui energia visionaria si distende poi nell’in-troversa cantabilità dell’Interludio, una meditazione che si dissolve nel nulla (Tansman non amava i finali da gran concerto).Sebbene fosse del tutto naturale, da parte di Tansman, nutrire una devota ammirazione per la musica del suo grande compatriota Fry-deryk Chopin, fu Segovia a prendere l’iniziativa che avrebbe indotto il compositore a versare i suoi affetti chopiniani in forme chitarri-stiche. Dapprima, nel 1965, gli commissionò una Ballade, e poi, non contento, gli chiese di espandere tale Hommage à Chopin aggiungendo un trittico le cui caratteristiche descrisse con precisione. Terminate nel 1966, le tre composizioni, perfettamente collegate tra di loro, mostrarono una certa alterità rispetto alla Ballade, e le due opere fu-rono infatti pubblicate separatamente. Non si profila nessun rischio, per Tansman, di cadere nell’epigonismo di maniera: il suo omaggio a Chopin non mostra la minima traccia di imitazione, e rivela le matrici stilistiche tansmaniane volte a evocare (ma non a mimare) le dense successioni accordali, l’intreccio tra melodia e arpeggi e le movenze del valzer pianistico da concerto comde luoghi sacri dell’arte chopi-niana guardati da lontano, sognati più che descritti.

La Sonata para guitarra di Antonio José [Martinez Palacios] fu com-posta nel 1933 e giacque nel silenzio per quasi sessant’anni. La tacitava una rimozione originata, nel 1936, dall’assassinio del giovane autore. Il crimine era stato coperto, nei primi mesi della guerra civile spagno-la, da false motivazioni politiche. La Sonata era stata scritta, non per Segovia – che l’avrebbe immediatamente glorificata – ma per Regino Sainz de la Maza che, spenti i furori bellici, seppellì il manoscritto nel suo archivio. Pubblicata in Italia da Bèrben nel 1990, la Sonata ha subito occupato il posto che le spettava nella storia della musica per chitarra, collocandosi tra i capolavori della prima metà del Novecen-to. Antonio José, castigliano di Burgos, sostanzialmente autodidatta,

non solo non cadde nel tranello del folclorismo di maniera ispanica, ma si elevò sulla sua generazione con uno stile che assorbiva gli inf lus-si della musica francese (Ravel in particolare) e persino suggestioni stravinskiane: nella provincia spagnola di allora, un miracolo. Artico-lata in quattro movimenti, la composizione spiega un’elegante vena discorsiva nel primo movimento (bitematico e tripartito, ma con lo sviluppo sostituito da una diversione episodica), una graziosa ironia nel Minuetto, una malinconica dolcezza nella Pavana triste e un brio spiritato nel Rondò conclusivo, che recupera elementi tematici del primo tempo e che adopera l’effetto del rasgueado non per ricordare il f lamenco, ma per sprigionare una schumanniana agitazione.

Angelo Gilardino

Manuel Maria Ponce (1882-1948)

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Maurizio Colonnachitarra

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Maurizio Colonna è nato a Torino il 2 dicembre 1959. È considerato uno dei più grandi chitarristi classici del nostro tempo. Ha iniziato a suonare la chitarra a cinque anni, a

sette ha debuttato come solista e a diciassette ha suonato il Concierto de Aranjuez per chitarra e orchestra, accompagnato dall’Orchestra dell’Angelicum di Milano alla presenza di Joaquín Rodrigo.

Chitarrista-compositore, Colonna è autore di libri storico-musicali e di tecnica chitarristica (Muzzio). Ha scritto composizioni per chitarra (Bèrben, Kramer-Emi, Panarecord, Playgame-Carisch), per chitarra e pianoforte insieme alla pianista-compositrice Luciana Bigazzi e ha realizzato musiche da film (Los Angeles, Hollywood, Roma, Torino). Ha collaborato con formazioni orchestrali e solisti internazionali come l’ex Weather Report Alex Acuña, Paulinho Da Costa, Abraham Laboriel, la sezione fiati degli Earth, Wind & Fire e Frank Gambale.

Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti nella sua carriera il Premio Speciale dall’Ente Nazionale dello Spettacolo (1991) e il Premio Internazionale dello Spettacolo di Fiuggi (1991). Ha suonato per il Presidente della Repubblica Italiana, nella Sala Consiliare del Quirinale (1995). Nel 1996 è il primo chitarrista classico ad essere ospite del Festival di Sanremo, facendo conoscere a milioni di telespettatori la spettacolarità del suo chitarrismo. Il 30 marzo 2013 suona nel Duomo di Torino, in mondovisione su RaiUno, in occasione dell’Ostensione Straordinaria della Sindone per la Televisione. Nel 1997 la Bmg-Ricordi pubblica un libro su di lui, intitolato “Oltre la tecnica”, in cui l’autrice, Lorenza Cristina Sianesi, esplora sociologicamente l’idea che Colonna ha del musicista classico contemporaneo.

Dal 2000 tiene regolarmente masterclass in numerose accademie musicali. Ha pubblicato una ventina di album distribuiti in tutto il mondo.

Maurizio Colonnachitarra

Domenica 10 maggio 2015 ore 18

Programma

Anonimi del XX secolo Tre canti popolari latinoamericani Orazione Milonga Valzer criollo

Anonimi del XIX e XX secolo Cinque canti popolari della cultura mediterranea Aria della mietitura Taranta Canto d’amore Aria delle tabaccaie Rumba gitana

5

Maurizio Colonna (1959)

Movimenti sincronici (da Sincronie)

Adagio (da Concerto veneziano)

Dance (da Moments live in my memory)

Corners of the memory (da The Secrets of the Soul)

Simple Study n. 1, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12 (da 12 Simple Studies)

Aria mediterrranea N. 5 (da Sei Arie mediterranee)

The last Spring (da The Secrets of the Soul)

Guernica – Homage to Pablo Picasso

È vietato effettuare registrazioni audio o video senza il consenso scritto degli artisti e dell’organizzazione.

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Un recital di Maurizio Colonna richiede una presentazione diversa dalle note che si scrivono per un concerto di musica classica. Inquadrare la singolarità dell’artista e tracciare ve-

locemente un suo profilo, senza pretendere di potervelo rinchiudere, è più importante che tentare di descrivere le musiche di cui è autore e che egli stesso esegue.

Colonna viene dalla chitarra classica, dal suo mondo, dalla sua cultu-ra, dalla sua storia, dai suoi miti e dalle sue liturgie: fin da adolescente, viene individuato (per esempio da Alirio Diaz) come uno dei futuri protagonisti dell’arte chitarristica, e ne mostra in effetti, in misura straordinaria, i segni particolari. Ben presto, però, manifesta una sorta di insofferenza nei riguardi del concerto con repertorio storico e non accetta la separazione della figura dell’interprete da quella del

Note di sala

compositore. Eppure, i bei tempi di Giuliani e di Regondi sono remoti, e lo stesso Segovia coltivò una modesta aiuola da compositore nei pochi ritagli di tempo lasciatigli dalla sua divorante attività concer-tistica, nei cui programmi si guardò bene dall’includere un proprio pezzo. Anche nella generazione che precede quella di Colonna, i casi di concertisti di chitarra che, volendo dedicarsi alla composizione, hanno dovuto rinunciare a esibirsi in pubblico, non sono pochi, né minimi: il nome di Leo Brouwer è il primo, in ordine cronologico, di un elenco che non potrebbe terminare senza essersi allungato in una dozzina di nomi. Colonna è ancora giovanissimo quando, non soltan-to rompe con il protocollo, ma incomincia a incarnarne il più radicale contrario: nei suoi concerti, sospinge il repertorio ai margini, fino a eliminarlo del tutto, e suona solo le proprie composizioni. Lo ispira e lo sorregge, in questa sua avventura, la certezza di volere, dovere

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e poter fare musica scavalcando tutte le barriere: non esiste, nel suo mondo, l’idea musicale separata dal gesto chitarristico, un pensiero che, per materializzarsi in suono, dovrà essere mediato dalla mente e dalle mani di un altro interprete. Per lui, pensare e suonare sono un processo unico e non frazionabile in segmenti.

Lo abbiamo ascoltato e visto, quindi, nell’atto di offrire ai suoi ascol-tatori i frutti della sua ricerca musicale con la perentoria, esaustiva corporeità della sua presenza sulla scena. Si tratta di un fenomeno che non lascia il minimo spiraglio alla supposizione che altri potrebbe fare propria quella musica e “interpretarla”: chi ci ha provato, ne è uscito a mani vuote.

Non è nemmeno il caso di procedere all’elencazione degli inf lussi che egli ha fatto convergere nel crogiuolo del suo stile: musica “colta”, f lamenco, jazz, rock... Conviene invece sottolineare il sentimento

bruciante dell’immediato che “bussa alla porta”, dell’immanente che non lascia alternativa all’obbligo dell’espressione più fervida e vorace: è questo che Colonna trasmette nei suoi concerti. La chitarra è, per lui e con lui, suono e voce del tempo presente, nella sua certezza e nella sua consumazione: non è un poeta della memoria o uno sca-latore di cieli, ma un captatore di quel che gli scorre dinanzi, dotato di antenne inesorabili e di fulminee capacità di decodificazione e di trasmissione. Soffermarsi sulle caratteristiche ritmiche, armoniche, formali, dei suoi pezzi, sarebbe come descrivere il getto d’acqua che scende a cascata sulla roccia: lo può vedere chiunque, non occorre “spiegarlo”, ed talmente “contemporaneo” da non potersi riproporre allo stesso modo nel concerto del giorno dopo. Quindi, chi viene ad ascoltarlo stasera, sappia che farà parte di un hic et nunc irripetibile, e che tutto potrà accadergli, nella sfera musicale, meno che il rimanere indifferente.

Angelo Gilardino

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Auditoriumdella

Regione F.V.G.Via Roma 2Auditorium della Regione

Via Roma, 2

Informazioni

Prezzi dei biglietti

Giovedì 7 maggio ore 21 € 12Venerdì 8 maggio ore 21 € 12Sabato 9 maggio ore 21 € 12Domenica 10 maggio ore 18 € 12Ingresso ridotto per soci Farandola, Cosmus, Pass giovani, studenti fino a 26 anni e abbonati alla rivista “Seicorde” € 8

Prezzi degli abbonamenti

Abbonamento ai 4 concerti

Intero € 28Ridotto € 18

Domenica 10 maggio ore 15 Ingresso libero

Farandola Associazione Culturale

Via Roggiuzzole, 6/a – Pordenone – Tel 0434 363339www.farandola.eu - e-mail: [email protected]

Esercizi convenzionatiBest Westwrn Park Hotel

Via Mazzini, 43 - tel. 0434 27901Ristorante alla Catina

Piazza Cavour, 10 - tel. 0434 520358

Pordenone Guitar Festival20a edizione

7 - 10 maggio 2015

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SOLISTILuigi Attademo (2005)Giulia Ballarè (2011)Giampaolo Bandini (2008, 2011)Eduardo Baranzano (1999) Manuel Barrueco (1999, 2007)Vladislav Blàha (2003)Marco Bonfanti 2001Rèmi Boucher (1995, 1999)Emanuele Buono (2007, 2014)Elena Càsoli (2003, 2012)Maurizio Colonna (1998, 2015)Alejandro Cordova (2009, 2010)Marco De Biasi (2000, 2011)Adriano Del Sal (2000, 2002, 2005, 2008)Aniello Desiderio (1996, 2015)Andrea De Vitis (2013)Marcos Díaz (2002)Marcin Dylla (2002, 2005, 2009)Zoran Dukic (1996, 2010)Massimo Felici (1997)Marko Feri (1996, 2009)Paul Galbraith (2012)Margarita Garcia Escarpa (2000)Pablo Garibay (2009)Alex Garrobé (2000)Oscar Ghiglia (2005)Elena Gonzalez (2003)Stefano Grondona (2005)Andrzej Heimowski (2007, 2008)Tilman Hoppstock (2001, 2002) Nicola Jappelli (2004)Dimitri Illarionov (2011)Jaka Klun (2012)Goran Krivokapic (2007)Lukasz Kuropaczewski (2015)Jacob Lindberg (2009)Goran Listes (1995)Pietro Locatto (2013)Carlo Marchione (2000, 2002)Claudio Marcotulli (1997)Pablo Marquez (2008, 2010)Matteo Mela (2003, 2011)Alberto Mesirca (2014)Lorenzo Micheli (1996, 2003, 2011)Aldo Minella (2005)Fabio Montomoli (2007)Francisco Morais Franco (2012)Filomena Moretti (2003, 2015)Thomas Müller Pering (1996) Raul Olmos (1997)Andrey Ostapenko (2001)

Juan Francisco Padilla (2001)Paolo Pegoraro (1995, 1997)Cecilio Perera (2008)Alvaro Pierri (2001) Petra Polackova (2009, 2011)Gerhard Reichenbach (1999)Bernardino Rodriguez (2014)David Russell (1994, 1995, 1996, 1997, 1998)Flavio Sala (2005)Sean Shibe (2013)Marco Socias (1996, 1997)Pavel Steidl (2003, 2007)Alexander Swete (2001)Giulio Tampalini (2014)Emanuela Valmaggi (2000)Roman Viazovskiy (2007)Alberto Vingiano (1995)Sabrina Vlaskalic (2009)Marcos Victora Wagner (2012)Laura Young (1997)Mauro Zanatta (2001, 2005, 2009)

ENSEMBLEAlberto Milani Live Trio (2009)Artis Guitar Duo; Julia Hechler e Chri-stian Zielinski (2013)Duetto Giocondo; Caterina Lichtenberg e Mirko Schrader, chitarre (2006)Duo Michele Ambrosi, Andrea Monar-da, chitarre (2013)Duo Giampaolo Bandini e Matteo Mela, chitarre (1997) Duo Marco e Stefano Bonfanti, chitarre (2004-2006)Duo Cesare Chiacchieretta, bandoneon, Giampaolo Bandini, chitarra (2004, 2008, 2011)Duo Christian Gruber e Peter Maklar, chitarre (2000, 2006)Duo Ivo e Sofia Kaltchev, chitarre (2006)Duo Claudio Maccari e Paolo Pugliese, chitarre (2010)Duo Melis; Alexis Mazurakis e Susana Prieto, chitarre (2006)Duo MM; Mak Grgic e Mirko Ferlan, chitarre (2006)Duo Melis; Alexis Muzurakis e Susana Prieto, chitarre (2007)Duo Sinergie; Tania Camargo-Guarnieri, violino; Francesco Biraghi, chitarra (2004)Duo Rainer Zipperling, viola da gamba e vio-loncello; Tilman Hoppstock, chitarra (2004)

Guitar4mation (2009)Guitart Quartet; Lucio Matarazzo, Maria Giovanna Siciliano Iengo, Gianvito Pulzone, Gianluca Allocca (2004)HexacordEnsemble; Thomas Offermann, direttore (2009)HexacordEnsemble; Pablo Marquez, direttore (2010)HexacordEnsemble Junior; Vito Nicola Paradiso, direttore (2009)Quartetto d’archi Strehler (2011)SoloDuo; Matteo Mela e Lorenzo Micheli, chitarre (2011)Trio di Colonia; Pablo Marquez, Laura Young, Zoran Dukic, chitarre (1998)Trio Nahual, chitarre (2003, 2008, 2012)Vivaldi Guitar Consort (1998)Zagreb Guitar Trio; Darko Petrinjak, István Römer, Goran Listes (2008)

ORCHESTREOrchestra Accademia Musicale Naonis; Alberto Pollesel, direttore (2007, 2008, 2009, 2010)Orchestra Regionale del Friuli-Venezia Giulia; Romolo Gessi, direttore (2005, 2006)

MASTERCLASS E CONFERENZEMassimo Agostinelli (2006)Giampaolo Bandini (1999)Eduardo Baranzano (1999)Manuel Barrueco (1999)Francesco Biraghi (2003)Rèmi Boucher (1999)Vladislav Bláha (2003)Ante Cagalj (2006)Roberto Calabretto (1999, 2000)Elena Càsoli (2003)Maurizio Colonna (1997)Betho Davezach (2003)Adriano Del Sal (2013)Marcos Díaz (2002)Marcin Dylla (2009)Zoran Dukic (2010)Margarita Garcia Escarpa (2000)Guido Fichtner (2013)Alex Garrobé (2000)Angelo Gilardino (2002, 2005)Oscar Ghiglia (2005)Stefano Grondona (2006)Gruber & Maklar (2000)Tilman Hoppstock (2001, 2002)Lena Kokkaliari (2011)Jakob Lindberg (2009)Maria Linnemann (2010)

Carlo Marchione (2000, 2002)Claudio Marcotulli (2003)Pablo Marquez (2008, 2010)Evangelina Mascardi (2013)Matteo Mela (2003)Lorenzo Micheli (2013)Thomas Offermann (2009)Francisco Padilla (2001)Stefano Palamidessi (2003)Vito Nicola Paradiso (2009)Giuseppe Pepicelli (2001)Alvaro Pierri (2001)Lucia Pizzutel (1999)Alberto Ponce (2004)Amalia Ramirez (2005)Bosko Radojkovic (2007)Gerhard Reichenbach (1999)Carlos Andrés Segovia (2005)Marco Socias (1998)Pavel Steidl (2003-2007)Alexander Swete (2001)Luciano Valerio (2003)Stefano Viola (1999, 2010)Walter Wuerdinger (2003)Walter Zanetti (2001)Duo G. Bandini, M. Mela (1998)Trio Di Colonia (1998)Trio Di Zagabria (2008)

LIUTAIRenato Barone (1999)Franco Barsali (1998)Enrico Bottelli 2001Ceccon & Foti (1998)Paolo Coriani (1996-1999-2001)Matthias Dammann (2000)Michele Della Giustina (1997-2000)Roberto De Miranda (1999)Lorenzo Frignani (1995)Mario Garrone (1997)Gioachino Giussani (1998)Bernd Holzgruber (2002)Luciano Lovadina (2000)Alessandro Marseglia (2003)Dieter Muller (2004)Mario Novelli (1995)Heidi Pulfer (1997)Fabio Ragghianti (2000)Antonino Scandurra (1996)Andrea Tacchi (1997-2000)Gernot Wagner (2004)Luca Waldner (1996)Alan Wilcox (1999)

ALTRI ARTISTIAmanda Sandrelli, attrice (2011)

Pordenone Guitar FestivalIl nostro albo d’oro dal 1995

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Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana

Team organizzativo

FarandolaAssociazione Culturale

Presidente: Valentina Gerometta

Gabriella BassignanoFrancesco CaroneAntonio D’Alessandro Gioia GrigolettiGiorgio Lovato Rosalia Scarlata

Direttore artisticoFilippo Michelangeli

Collaborazioni esterneMP Musica

Pordenone Guitar Festival20a edizione

7 - 10 maggio 2015 Coordinamento Scuole di Musica

– Accademia Musicale Pordenone – Pordenone – Associazione “Albino Gagno” – Villorba (TV) – Associazione Amici della Musica “Arcangelo Co-

relli” – Vittorio Veneto (Tv) – Associazione Amici della Musica “Salvador Gan-

dino” – Porcia (PN) – Associazione Culturale “Altoliventina XX Secolo”

– Prata di Pordenone (PN) – Associazione Culturale Istituto Musicale “Giusep-

pe Verdi” – Brugnera (PN) – Associazione “Ensemble Serenissima” Accademia

Musicale – Sacile (PN) – Associazione Filarmonica Maniago – Maniago

(PN) – Associazione Musicale “Bertrando di Aquileia” –

San Giorgio della Richinvelda (PN) – Associazione Musicale “Vincenzo Ruffo” – Sacile

(PN) – Farandola – Pordenone – Fondazione “Santa Cecilia” – Portogruaro (VE) – Istituto Musicale “Arnaldo Benvenuti” – Cone-

gliano (TV) – Istituto Musicale “Guido Alberto Fano” – Spilim-

bergo (PN)

Nel 2014 il Cosmus ha raccolto oltre 2000 iscritti, impegnando 250 insegnanti, in un percorso formativo nell’ambito della musica classica e moderna, sia a livello amatoriale che professionale.È per questo che la rete ha stretto un accordo di partena-riato con i Conservatori regionali, al fine di certificare la qualità dei percorsi formativi.Le scuole aggregate, nella loro storia, possono vantare più di 300 premi vinti dagli allievi che hanno partecipato a vari concorsi musicali nazionali e internazionali.