Politiche di cooperazione tra la Turchia e l'Asia centrale ... · di un alfabeto già pronto e...

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1 CORSO DI LAUREA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI Classe 60/S - Relazioni Internazionali Facoltà di Scienze Politiche Università di Cagliari Politiche di cooperazione tra la Turchia e l’Asia Centrale turcofona PROVA FINALE di Giacomo Michael Atzori Relatore Correlatore Prof.ssa Annamaria Baldussi Dott. Nicola Melis Anno Accademico 2006-2007

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CORSO DI LAUREA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI Classe 60/S - Relazioni Internazionali

Facoltà di Scienze Politiche

Università di Cagliari

Politiche di cooperazione tra la Turchia e l’Asia Centrale turcofona

PROVA FINALE di

Giacomo Michael Atzori

Relatore Correlatore Prof.ssa Annamaria Baldussi Dott. Nicola Melis

Anno Accademico 2006-2007

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Fotografia: Rahman UMAROV, “Eski Şehir”, IX. TÜRKSOY RESSAMLAR BULUŞMASI SERGĐ KATALOĞU

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Io sono andato avanti perché mi sentivo forte… e la mia forza eravate voi

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Premessa L'interesse per questo argomento nasce dal fascino suscitato in me dalla storia dei popoli turcofoni e dall'attaccamento personale alla Turchia, mia terra natia. Si introdurrà con il contesto storico dei turchi e del movimento panturchista; si procederà con un'analisi della cooperazione culturale tra la Turchia e l'Asia Centrale turcofona, per poi terminare con le implicazioni e i limiti di quest'ultima. Si ringraziano in modo particolare l'Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario che ha concesso la borsa di studio per tesi di laurea sui problemi della cooperazione allo sviluppo e della collaborazione internazionale, l'Amministrazione Congiunta per la Cultura e le Arti Turche (TÜRKSOY) per il materiale fornitomi e gli amici Vanacore per l'aiuto ricevuto. Bu konuya olan ilgim, Türk dillerini konuşan milletlerin tarihlerinin bana çekici gelmesi ile, doğduğum ülke olan Türkiye’ye yapılan şahsi saldırılardan kaynaklanmaktadır. Türklerin toplu tarihi ve Pan Türkçülük hareketine bir bakış ile giriş yapıldıktan sonra, Türkiye ile Türk dilleri konuşulan Orta Asya arasındaki kültürel işbirliğinin analizine geçilecek, kapanış bölümü ise bu işbirliğinin kapsamı içine giren konular ile sınırlarına ayrılmış olacaktır. Kalkınma ve işbirliğine katkı sorunları üzerinde mezuniyet tezi için eğitim bursu sağlayan Yüksek Öğrenim Hakkı Bölge Kurumu’na öncelikle olmak üzere, bana sağladıkları materyaller için Türk Kültürü ve Sanatları Ortak Yönetimi’ne(TÜRKSOY), değerli yardımları için de dostlarım Vanacore’lere teşekkürlerimi arz ederim.

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Parte Prima: Introduzione storica

1. Storia dei turchi dalle origini ai giorni nostri 1.1 Stati Turchi prima dell’islamizzazione Per conoscere un popolo è importante partire dalla sua lingua; le lingue turche appartengono alla famiglia delle lingue altaiche. E’ dibattuta la natura di questa relazione, cioè se i turchi discendano da un’ipotetica comunità altaica o se siano stati semplicemente influenzati in maniera indissolubile attraverso un lungo periodo di interazione. L’ubicazione del luogo di origine dei popoli turcofoni è anch’essa poco chiara, ma sulla base del fatto che gli indoeuropei siano stati i primi a sviluppare il nomadismo pastorale basato sui cavalli in un periodo compreso tra il quarto e il terzo millennio prima dell’Era Cristiana, gli antenati dei turchi dovevano aver abitato delle regioni dalle quali era relativamente facile accedere a quel tipo di economia: per esempio le steppe ed in particolare la Siberia meridionale. Il nomadismo divenne in seguito una delle forze determinanti nella storia dei turchi, poiché permise loro di commettere delle razzie in maniera abbastanza rapida nelle zone abitate da popolazioni che si erano sedentarizzate1. In epoca molto remota queste prime popolazioni turcofone avviarono un processo di migrazione sotto forma di ondate dalle profondità dell'Asia orientale; in questo modo riuscirono a diffondere la propria civiltà in Asia Centrale, nel Medio Oriente e nel subcontinente indiano2. Un’unione di popolazioni nomadi chiamata Xiongnu, infatti, cominciò a procurare problemi alla frontiere settentrionali cinesi a partire dal III sec. a.C; con grande probabilità, quelle popolazioni erano multietniche e poliglotte (come numerose altre confederazioni tribali dell’Asia interna) e quindi non comprendevano solo popolazioni turcofone. Quando questa unione cominciò a rompersi in seguito ad un certo numero di sconfitte inflitte dalla Cina degli Han e dei suoi alleati della steppa (nei primi due secoli dell’Era Cristiana), alcuni elementi andarono alla deriva verso l’Eurasia occidentale, interagendo con i nuovi gruppi etnici che trovavano sul loro cammino. E’ probabile che da questi discendano gli Unni, che dopo aver attraversato il Volga, dimostrarono di essere dei vicini inquietanti per l’Impero Romano. Nel frattempo, Il dominio degli Xiongnu fu seguito da quello

1 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), The turkic languages, London ; New York : Routledge, 1998, p. 16. 2 Gareth M. Winrow, Turkey in post-Soviet Central Asia, London, Royal Institute of International Affairs, 1995, p. 5.

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delle confederazioni proto-mongoliche di Hsien-pi, tra le quali vi fu la dinastia degli Wei Settentrionali, (386-534 d.C.), che guadagnò controllo su buona parte della Cina settentrionale. Anche se gli elementi turcofoni erano presenti in alcuni di questi staterelli, non erano politicamente predominanti3. Il termine “Turco” (Tu-Kiu), invece, fu usato per la prima volta dai Cinesi solo a partire dal VI secolo dopo Cristo, per descrivere popolazioni nomadi che fondarono due immensi imperi che si estendevano dalla Mongolia e le frontiere settentrionali della Cina fino al Mar Nero; questi erano l’Impero dell’Est e l’Impero dell’Ovest. Entrambi erano posti sotto la sovranità (almeno nominale) della dinastia cinese dei Tang4, anche se L’Impero del Nord riuscì a guadagnare nuovamente la sua indipendenza, la quale fu mantenuta fino all’anno 744 dell’Era Cristiana5. I primi monumenti storici creati dai Turchi sulla loro stessa storia appartengono all’Impero dell’Est: le iscrizioni dell’Orkhon risalgono all’VIII secolo e furono scoperte e decifrate nella seconda metà del XIX. Il periodo al quale si riferiscono va dal 630 al 680, anni in cui i Turchi erano sottomessi all’Impero Cinese; la loro lettura, tuttavia, non è stata ancora effettuata in maniera integrale dopo la traduzione del linguista danese V. Thomsen, così come è in corso una discussione circa l’interpretazione di alcuni passaggi.6 Il ritrovamento risale al 1889 nella valle del fiume Orkhon in Mongolia e al 1721 nella valle del fiume Ienissei in Siberia. Il nome Oghuz è riferito ai turchi ai quali appartengono le iscrizioni ed è usato come riferimento ad una federazione tribale così come ai loro khan. I turchi uiguri sono menzionati come popolazioni situate nella regione del fiume Selenga (Mongolia), mentre i kirghizi come originari della regione del fiume Ienissei7. I caratteri utilizzati per le iscrizioni sono gli stessi delle iscrizioni dello Ienissei superiore, già conosciute nel XVIII secolo. I turchi, tuttavia, non si accontentarono manifestamente dell’adozione di un alfabeto già pronto e procedettero ad aggiungere alcuni segni e a adattare l’alfabeto alle particolarità fonetiche della loro lingua, in particolare per ciò che riguarda l’armonia vocalica8. Nonostante le imprecisioni che derivano interpretazioni diverse, le iscrizioni dell’Orkhon danno un quadro generale molto chiaro di una popolazione e di uno Stato nomadi, capeggiati da un khan che lottava continuamente contro la sua stessa tribù ma anche contro altre tribù turche; le lotte interne sono riportate in maniera ancor più dettagliata delle guerre contro la Cina o altre nazioni civilizzate vicine. Le iscrizioni danno, inoltre, qualche indicazione utile circa l’edificazione e la struttura interna di uno stato turco, la denominazione delle differenti cariche (molte delle quali non erano di origine turca ma persiana), etc.9 Per quanto riguarda le convinzioni religiose della popolazione e del suo khan, le iscrizioni menzionano il culto del cielo e della terra, mentre espressioni come “il cielo turco” e “la terra e l’acqua turche” sono utilizzate in più punti. Come divinità isolate, si parla solamente dello spirito protettore dei bambini, Umay, la cui venerazione è rimasta fino ai giorni nostri grazie agli ultimi sciamani turchi dell’Altai10. Fu intorno ai secoli VII-VIII d.C., che il termine “turco” entrò nel lessico dell’Occidente, o, più specificamente, in quello greco-bizantino. Fu il periodo in cui, per la prima volta, Persiani e Bizantini entrarono in contatto diretto e stabile con lo Stato nomade turco, attraverso la stipulazione di accordi per lo più commerciali e la ricerca di intese che consentissero una coesistenza pacifica. Fu così che nelle fonti bizantine apparvero i termini di Τουρκοι, per definire queste genti nomadiche che premevano lungo i confini di 3 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 17. 4 Vedere la cartina nella sezione apposita. 5 Charles Warren Hostler, Turkism and the soviets : the Turks of the world and their political objectives, London, Allen & Unwin, 1957, pp. 6-7. 6 W. Barthold, Histoire des Turcs d'Asie centrale, Paris, Maisonneuve, 1945, pp. 6-7. 7 Charles W. Hostler, op. cit., p. 7. 8 W. Barthold, op.cit., pp. 10-11. 9 W. Barthold, op.cit., pp. 8-9 10 W. Barthold, op. cit., p. 12

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nord est, e di Τουρκiα per indicare l’area geografica nella quale si muovevano. Da qui derivano i termini utilizzati in Occidente di “turchi” e di “Turchia”11. Percorrendo piane sconfinate, deserti e steppe, i turchi dilagarono attraverso l’Eurasia, e si spinsero in attacchi massicci contro le dinastie sedentarie della Cina, oppure verso il sistema dell’Indo per poi ridiscendere ai mari d’Oriente (Golfo Persico, Mare Arabico), oppure verso Occidente, attraverso il plateau iranico o per le vie del nord che percorrevano le steppe transcaspiche; penetrarono persino nelle ormai traballanti regioni alle periferie orientali dell’Impero romano. Fu così che gli storici dell’epoca, ossia del VII – X secolo d. Cr., venuti in contatto con gruppi etnici che si definivano Türk, estesero poi tale appellativo a tutte le popolazioni che parlavano lingua affine. Altrettanto fecero i popoli cristiani dell’Europa quando subirono l’ondata di queste stesse genti. In epoca più tarda, i turchi per eccellenza divennero, solo per l’Occidente, gli Ottomani, semplicemente perché si trattava dell’unica popolazione di quel ceppo linguistico con cui gli Europei ebbero i maggiori contatti, sia in pace sia in guerra12. Dopo aver fatto parlare di sé nel mondo persiano e bizantino, gli Oghuz persero il controllo della Mongolia nel 745 a causa di un'altra popolazione turcofona: gli Uiguri; cominciarono quindi un processo migratorio verso ovest e verso sud, il che spiega la presenza dei turchi sud occidentali, ai quali appartengono i Turkmeni, gli Azeri e i turchi dell’Anatolia13. Nel frattempo, gli Uiguri decisero, nel IX secolo, di adottare la religione manicheista, diffusa grazie ai Sogdiani, genti di un antico Paese civilizzato situato nel bacino del fiume Zarevshan in Asia Centrale. Il sistema di scrittura Sogdiano rappresentò la base per l’alfabeto uiguro, che rimpiazzò velocemente la scrittura runica turca utilizzata fino a quel momento14. Il campo d’azione principale dei commercianti e dei missionari Sogdiani era rappresentato dalle rotte commerciali che portavano verso la Cina; su queste sorsero varie colonie fino ad arrivare a Lob-nor. I commercianti sogdiani riuscirono abbastanza facilmente a far arrivare le loro merci nelle steppe turche e soprattutto nei campi militari dei khan. La storia dinastica dei Tang riporta notevoli informazioni sulle colonie sogdiane15. Nell’anno 840 dell’Era Cristiana lo Stato degli uiguri fu distrutto dai kirghizi. Dopo l’allontanamento dalla Mongolia, gli uiguri ripiegarono verso sud est, verso il T’ien-chan e il bacino del Tarim, in quello che si chiama oggi Xinjiang. Vi fondarono uno Stato sedentario, urbanizzato ed in buoni rapporti con la Cina, su un fondo di popolazione in parte indoeuropea. In seguito alla secessione da parte della regione islamizzata che aveva Kachgar come città principale, avvenuta in maniera definitiva nel 1017, lo Stato uiguro condusse una vita relativamente pacifica per l’epoca, con due capitali: Bechbalïk nel T’ien-chan e Khotcho nella depressione del Toutfan. Conservò i suoi possedimenti del Tarim fino alla regione di Koutcha, estese il suo commercio fino a Touen-houang ed intraprese una politica prudente con l’accettazione della sovranità dei kara kitai (mongoli sinizzati) nel 1125, nonché la sottomissione a Gengis Khan nel 1206, il che permise all’élite uigura di avere dei ruoli importanti nell’amministrazione dell’Impero mongolo16. Quanto ai kirghizi, questi furono cacciati dalla Mongolia dai kara-kitai già in un periodo precedente (924). Con la cacciata dei kirghizi si assistette alla fine del dominio turco in Mongolia. Una parte di essi migrò nell’attuale regione kirghiza17. 1.2 Stati Turchi dopo l’islamizzazione18 Dopo la conquista della Mongolia da parte dei kara-kitai, il centro della storia dei turchi si mosse verso le zone musulmane al confine con le steppe dell’Eurasia centrale. In quest’area una nuova

11 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 61. 12 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 62. 13 Charles W. Hostler, op. cit., p. 7. 14 Ibidem. 15 W. Barthold, op. cit., p. 13. 16 Stéphane Yerasimos, Les turcs: Orient et Occident, Islam et laïcité, Paris, Autrement, 1994, pp. 58-59. 17 Charles W. Hostler, op. cit., p. 8. 18 Vedere la cartina sull’illustrazione dell’espansione dell’Islam nei territori turcofoni.

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cultura irano-islamica stava prendendo forma sotto le dinastie iraniane al servizio del califfato abbasside19. Dopo la sottomissione della Persia nel 639, gli arabi si spinsero infatti fino alla regione alla quale dettero il nome di Mā warā‘ al-nahr (Paese al di là del fiume), ovvero la Transoxiana; questa si estendeva a est della regione del Khorāsān e del fiume Amu Daria. Nel 659 gli Arabi avevano ormai conquistato l’intero mondo turcofono occidentale. Il processo di islamizzazione, tuttavia, fu molto lento e si protrasse fino al ventesimo secolo20. L’Islam che arrivò in Asia centrale, anche se nominalmente sunnita, assunse un aspetto più tipicamente iraniano, con un’agenda religiosa e sociale radicale in alcune occasioni. Il risultato finale fu un prodotto derivante da una simbiosi culturale turco-persiana che ebbe un impatto profondo non solo sulle culture islamiche che si svilupparono in Asia Centrale ma anche in occidente – gli stati selgiuchide ed ottomano - e in Asia meridionale21. I primi successi registrati dall’Islam si ebbero ai tempi della dinastia iraniana dei Samanidi, la quale divenne padrona della Transoxiana in un periodo che va approssimativamente dall’820 al 1000. Nella storia delle conquiste arabe la popolazione della regione è talvolta nominata come turca ed è effettivamente probabile che alcune regioni possano aver conosciuto la dominazione di una dinastia turca; la lingua turca, tuttavia, non era parlata in maniera omogenea da tutta la popolazione indigena. In ogni caso, quella popolazione era considerata, nel X secolo, come completamente estranea all’Islam e quindi come nemica dei musulmani. La propaganda religiosa islamica, tuttavia, riuscì ad ottenere in questa regione dei successi che sorpassarono notevolmente quelli ottenuti in altre zone esterne ai confini politici del califfato; i Samanidi, infatti, rinunciarono alla politica difensiva dei governatori musulmani, così come cessarono di mantenere delle truppe contro le incursioni delle popolazioni nomadi22. Il dominio dei Samanidi durò fino al 999, anno in cui la dinastia turca musulmana dei Karakhanidi riuscì a portare sotto la sfera turca tutta l’area fino all’Amu Daria23. Creatori del primo governo turco-islamico vero e proprio, imposero una struttura di potere tetrarchica non ancora perfettamente compresa: una struttura dominante - due kaghan e due sotto-kaghan, divisi lungo linee est-ovest - basata sul preesistente stato irano-islamico (Samanide). Il loro impero si estese dal Turkestan Occidentale fino a una parte piuttosto ampia del Turkestan Orientale, dove Kashghar era uno dei centri principali. Il dominio dei Karakhanidi portò nell’Asia Centrale iraniana un numero di tribù turcofone come mai accadde prima24. L’epoca in cui apparse per la prima volta questa dinastia, a quale ondata migratoria appartenga, così come la tribù alla quale apparteneva lo stesso khan, sono tutte informazioni che non abbiamo. I rappresentanti della letteratura geografica araba non sapevano dell’esistenza di un impero turco musulmano alle frontiere dei possedimenti dei Samanidi25. Il decimo secolo vide apparire due grandi Stati turchi. Il primo era il Regno Uiguro che comprendeva Kashghar e Khotan (attuale provincia cinese delloXinjiang), il secondo faceva capo alla dinastia dei Gaznevidi a Ghazni (attuale Afganistan) 26. Aiutata da una burocrazia iranica, i Gaznevidi consolidarono il loro dominio su una popolazione urbana e contadina iraniana ed in parte indiana e acquisirono una grande ricchezza attraverso periodici raid di tipo lucrativo e distruttivo nell’India induista. Questi Gaznevidi, prototipi del regime dei mamelucchi che si instaurò nel Vicino Oriente, dovutamente approvati dal califfato, divennero una delle più grandi potenze del mondo musulmano27. Tuttavia, furono sopraffatti in seguito da un altro stato turco-islamico, quello dei Selgiuchidi, i quali facevano parte della precedente unione delle tribù turche Oghuz. Essi non avevano un khan, il capo della dinastia possedeva semplicemente il titolo di Su-bachï, ossia capo dell’esercito; sulla base 19 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 23. 20 Charles W. Hostler, op. cit., p. 8. 21 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 23. 22 W. Barthold, op. cit., p. 47. 23 Charles W. Hostler, op. cit., p. 9. 24 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 24. 25 W. Barthold, op. cit., p. 60. 26 Charles W. Hostler, op. cit., p. 9. 27 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 24.

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dell’ortografia araba, gli europei hanno dato al suo nome la forma Seldjuk e questa è la pronuncia che è stata mantenuta dagli storici europei, nonostante sia contraria alle regole di armonia vocalica tipiche della lingua turca28. Una parte delle tribù Oghuz (la più numerosa), accettò la religione musulmana e la dominazione da parte dei principi selgiuchidi, man mano che avanzavano. Essi misero in piedi una forte organizzazione militare e amministrativa. Il Gran Sultano era il Capo di Stato, il territorio era diviso tra i membri della sua famiglia e ciascuno ne governava una parte. Ciascun principe viveva nella parte di territorio che gli apparteneva, a prescindere dalla sua età; essi sono coadiuvati da un Consiglio, rappresentato dalla figura di un anziano Emiro. Lo Stato rappresentava quindi il bene comune della famiglia regnante29. In quanto “sultani dell’Islam”, gli ultimi nipoti di Seldjuk furono dei difensori dell’ortodossia islamica molto più di quanto non lo siano stati i Karakhanidi; sono rimasti nella storia come dei fanatici della religione musulmana ed in particolare della dottrina hanefita, predominante nell’Impero dei Samanidi e poi adottata anche dai turchi. Essi lottavano per il trionfo dell’ortodossia all’interno dei confini del proprio impero e per la vittoria dell’Islam contro i suoi nemici, in modo da estendere i confini del mondo islamico30. Il khan Toghrul riuscì a sopraffare la dinastia Gaznevide e a proclamarsi protettore del califfato Abbasside, mentre suo figlio Alp Arslan sconfisse i Bizantini nel 1071 a Manzikert (Turchia orientale), preparando in questo modo il campo per le future conquiste ottomane; numerose dinastie selgiuchidi riuscirono ad insediarsi anche in Iraq e in Siria31. La conquista del Caucaso non incontrò particolare resistenza a causa della presenza di tribù turche: i Khazar. Questi occuparono il Caucaso nel settimo secolo dopo Cristo, dopo essere stati invitati dai governanti locali per essere aiutati nella lotta contro la Persia32. I selgiuchidi persero il controllo del Vicino Oriente a causa di un’altra tribù Oghuz: i khan di Khiva, vassalli dei selgiuchidi e conosciuti anche con il nome di Shah di Khwarezm; questi, a loro volta, furono spinti dai kara-kitai ad emigrare in Persia e Afganistan. Per quanto riguarda invece l’Anatolia, il sorgere della potenza ottomana mise fine al dominio selgiuchide. Anche gli ottomani discendevano dall’unione tribale oghuz ed iniziarono le loro conquiste a partire dal territorio anatolico nel 1326, per poi espandersi fino a creare un impero che andava dall’Algeria alla Persia, dallo Yemen alla Crimea, fino alla Moldavia e all’Ungheria; ma il fatto più importante che caratterizza gli ottomani (o Osmanlı) è la conquista dell’Impero Bizantino, in quel periodo praticamente ridotto alla sola capitale Bisanzio. L’apogeo dell’Impero Ottomano fu raggiunto nel XVI secolo, mentre la sua fine avvenne in seguito alla Prima Guerra Mondiale, quando il suo territorio fu ridotto a quello della Turchia odierna33. 1.3 Le conquiste mongole e le sue conseguenze sul mondo turcofono34 Mentre l’Impero Ottomano si preparava a future e gloriose conquiste, altri Stati turcofoni si erano formati in Asia centrale e nel Caucaso; la storia di questi Stati è molto importante al fine di comprendere quali sono i rapporti esistenti oggi tra la Turchia, l’Azerbaigian e le Repubbliche turcofone centro asiatiche. Le conquiste mongole iniziate da Gengis Khan e completate dai suoi figli e nipoti ebbe un’importanza fondamentale a tal proposito, poiché dalla metà del tredicesimo secolo portò virtualmente tutto il mondo di turcofono - così come stati veri e propri come Cina, Russia e Iran – dall’Asia interna e dalla Siberia fino all’Eurasia occidentale e al Vicino Oriente sotto un unico impero. I selgiuchidi di Rum, conquistati nel 1237, divennero popoli tributari ed in seguito ad una rivolta nel 1277 completamente assorbito da quella parte dell’Impero mongolo centrato sull’Iran,

28 W. Barthold, op. cit., p. 80. 29 Bulent Nuri Esen, La Turquie, Paris, Librairie générale de droit et de jurisprudence, 1969, p. 22. 30 W. Barthold, op. cit., p. 86. 31 Charles W. Hostler, op. cit., p. 9. 32 Charles W. Hostler, op. cit., p. 21. 33 Ibidem. 34 Per un’illustrazione dell’espansione dell’Impero mongolo, vedere la cartina.

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dal quale partì anche la spedizione che distrusse il Califfato abbasside nel 1258. Nel Vicino Oriente i mongoli furono fermati solamente dalle divisioni interne e dalla resistenza dei mamelucchi35. L'abbandono demografico di queste conquiste nel mondo turcofono fu enorme. Molti membri di tribù Oghuz centro asiatici, così come molti altri raggruppamenti di turcofoni, si riversarono nel Vicino Oriente, andando a gonfiare le file di quelli che già vi si trovavano dal periodo selgiuchide. Nell’Asia Centrale iraniana le conseguenze furono altrettanto drammatiche. Il numero di nomadi dell’Asia interna (principalmente di etnia turca) che si mossero verso occidente superarono il numero totale di quelli che li avevano preceduti durante il corso dei secoli, innescando un processo di turchizzazione dell’Eurasia centrale, dell’Anatolia e dell'Iran settentrionale. Nel processo molte delle vecchie confederazioni turcofone, come i Kipchak, si separarono e si disperso generando unità nuove36. Dopo la morte di Gengis Khan, avvenuta nel 1227, il suo immenso impero fu diviso tra i suoi quattro figli. A Juchi fu assegnata la parte di territorio che andava dal Syr-Daria, fino alle valli del Volga attraverso gli Urali, che prese il nome di Orda d’Oro. Chagatai consolidò il suo dominio sulla Transoxiana, sulla valle del Ferghana, su Semireche e il Xinjiang. Ugedei ricevette le terre di origine dei Mongoli, mentre Tului ottenne territori in Cina37. Nell’Orda d’Oro i mongoli subirono un processo di islamizzazione e turchizzazione. Nel XV secolo la lingua mongola era probabilmente ancora utilizzata, ma non esistevano delle monete che presentassero delle iscrizioni mongole, mentre ve ne sono altre risalenti a quel periodo con iscrizioni turche. Il viaggiatore Ibn Battuta, durante la sua permanenza nell’Orda d’Oro, sentì quasi sempre delle parole turche, così come l’alfabeto adottato per i documenti scritti era quello uigurico. Anche in campo religioso il turco affiancava l’arabo in ogni sermone38. Il processo di islamizzazione dell’Orda d’Oro seguì un processo di cristianizzazione allora in corso; tuttavia, sotto l’effetto della preponderanza culturale del mondo musulmano, non vi fu il bisogno di adottare delle misure coercitive al fine di portare i cristiani a convertirsi all’Islam. Il primo dei sovrani mongoli che decise di abbracciare la nuova religione fu Berke e possediamo al riguardo informazioni di vario tipo; per esempio G. de Rubrouck spiegò che Berke era già musulmano intorno al 1253 e che quindi la carne suina era proibita nella sua Orda. E’ solo grazie all’ambasciata egiziana mandata dal sultano, tuttavia, che possediamo dei documenti dettagliati su come l’Orda appariva al visitatore: si parla di scuole coraniche, del fatto che non solo il khan ma anche le sue donne erano musulmani, ma anche della permanenza dei culti pagani39. Con la dissoluzione dell’Orda d’Oro, avvenuta nel quattordicesimo secolo, il khanato uzbeko e il khanato di Nogai si formarono sulle sue ceneri nel territorio dell’odierno Kazakistan. Le continue lotte tra questi due khanati portò numerose tribù nomadi a spostarsi e a formare un nuovo Stato nei pressi nel fiume Chu. Il Kazakistan attuale era quindi una confederazione di tribù, che fu raccolta successivamente in tre orde (grande, piccola e media); queste riuscirono a trovare una certa armonia e spirito di coesione, che emerse soprattutto di fronte a minacce esterne. La prima grande minaccia era rappresentata dai calmucchi, provenienti da un potente Stato chiamato Giungaria. La seconda, più importante, fu quella russa; dopo la fine dei calmucchi, avvenuta nel 1723, i khan di due orde accettarono la protezione da parte della Russia, il che provocò una serie di rivolte tra il resto della popolazione kazaka40. Un altro popolo turco si trovò sotto la dominazione kazakha prima si essere sopraffatto anch’esso dai russi: si tratta dei kirghizi. Questi sono menzionati per la prima volta nel sedicesimo secolo, quando erano guidati da uno dei figli del khan Mogol Ahmed, ma mancano informazioni sulla loro origine. In ogni caso, è sempre nel XVI secolo che i kirghizi si ritrovarono sotto la dominazione kazaka. A differenza dei loro dominatori, tuttavia, subirono più tardi la disfatta da parte della Russia, il che permise ai kirghizi di mantenere più a lungo la loro organizzazione militare,

35 Lars Johanson and Eva A. Csat'o (a cura di), op. cit., p. 26. 36 Ibidem 37 Charles W. Hostler, op. cit., p. 10. 38 W. Barthold, op. cit., p. 136. 39 W. Barthold, op. cit., pp. 137-138. 40 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 59-60.

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nonostante non avessero un proprio khan. Per molto tempo i kazaki e i kirghizi mantennero in seguito la comune denominazione di kirghizi41. Per quanto riguarda invece i territori controllati da Chagatai, dopo la morte del figlio di Gengis Khan si assistette ad una graduale diminuzione del potere dei suoi successori, fino a quando Tamerlano riuscì a prevalere nel 1369 nella Transoxiana. Durante il suo periodo di conquista riuscì persino ad infliggere una pesante sconfitta al sultano ottomano Bayezid I vicino ad Ankara nel 140242.

Fu un periodo caratterizzato da feroci guerre di conquista, colonizzazione di territori vastissimi e remoti, violenza e deportazioni di artisti, letterati, scienziati. Nelle regioni più occidentali di questo nuovo impero delle steppe il potere, da Tamerlano in poi, passò nelle mani di Beg ed Amir turchi locali, mentre l’elemento mongolo veniva sempre più turchizzato in vari aspetti, soprattutto in Asia centrale: religione, sistema di vita, lingua, costumi43. Proveniente dalla piccola nobiltà centro asiatica, Tamerlano era dotato di coraggio personale grandissimo, di una certa cultura, ma di una ferocia e di una crudeltà inaudite. Le sue campagne di conquista furono solo in apparenza prive di un piano organico; si può individuare, infatti, una forte volontà di creare un regno “turco” centro asiatico, con capitale Samarcanda, che avrebbe dovuto gareggiare in tal senso con i fiorenti imperi d’oriente e d’occidente con cui i turchi si batterono a lungo e senza compromessi. Nell’arco di una generazione, il barbaro vincitore si civilizzò e divenne

raffinato come i sovrani da lui soggiogati44. Dopo un periodo di splendore, tuttavia, arrivò la fine dell’Impero di Tamerlano, in seguito alla lotta contro altre popolazioni turche provenienti dalle steppe, ovvero gli uzbeki: un popolo influenzato dalla cultura iraniana in maniera notevolmente inferiore rispetto ai Chagatai e che quindi aveva conservato intatte le tradizioni nomadi45.

Il termine “uzbeko” deriverebbe da Öz e bekbik (quest’ultimo termine identifica il Capo, il Signore per eccellenza). Gli Öz (Uz in greco) sarebbero i discendenti di quegli antichi Oghuz, che, nei secoli VI-VIII d.C. diedero vita al primo vastissimo impero nomade delle steppe.Verso la fine del VIII secolo cominciarono a spostarsi dalle regioni nord orientali dell’Asia verso occidente, attraverso le steppe siberiane, fino al lago d’Aral e al basso corso del Volga. Nel IX secolo entrarono in contatto con gli avamposti dell’impero arabo (dinastia Abbasside). Fu così che per la prima volta il loro nome comparve nelle cronache arabe col nome di “Ghuzz”. Il capo supremo possedeva il titolo di Yabghu, mentre il capo militare era chiamato Sü-Bashï o Sü-Beghi. Le cronache pervenuteci contengono un dettagliato resoconto di combattimenti, conquiste e saccheggi, mentre conosciamo pochissimo sui loro usi e costumi46. Nel 1500 gli uzbeki deposero Babur, ultimo successore di Tamerlano, il quale scappò in India dove fondò la dinastia Mogol. Nel corso del diciassettesimo secolo i territori controllati dal nuovo popolo turco erano racchiusi nel khanato di Boukhara, che comprendeva l’area dell’odierno Uzbekistan e una parte del Tagikistan. Il fondatore dello stato fu Muhammad Shiibani e il khanato durò dal sedicesimo fino al diciannovesimo secolo; tuttavia, già dal diciottesimo secolo cominciò un periodo 41 W. Barthold, op. cit., pp. 194-195. 42 Charles W. Hostler, op. cit., p. 11. Per una cartina delle conquiste di Tamerlano, vedere gli allegati. 43 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, pp. 71-72. 44 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 72. 45 W. Barthold, op. cit., p. 185. 46 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 70.

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di decadenza, durante il quale una crisi economica ebbe come risultato quello di ridurre il potere dello Stato centrale e, di conseguenza, la secessione di numerosi vassalli. Dopo il 1869 il glorioso khanato era ormai un vassallo della Russia47. Tra gli stati vassalli degli uzbeki che lottarono per la secessione vi era il Khorezm, la cui popolazione era formata, oltre che da uzbeki, anche da sarti e turkmeni. I sarti erano, all’epoca, quelle persone che parlavano il turco ma che, nei modi di fare e nei tratti culturali, differivano dal resto della popolazione (per esempio erano sedentari); il loro ruolo politico e militare fu insignificante. Non fu lo stesso per i turkmeni; sia i selgiuchidi che gli ottomani discendono da essi, nonostante ciò quelli che si trovavano in Asia centrale non ebbero mai una struttura politica propria e furono assoggettati da altri turchi così come da persiani48. Mentre i Selgiuchidi a causa dell’influenza della civiltà iraniana si trasformarono gradualmente da capi nomadi in uno stato organizzato, i turkmeni non si adattarono ad alcuna forma di vita stanziale e sedentaria. Abilissimi cavalieri, dotati di grande coraggio unito a notevole ferocia, costituirono una forza militare di prezioso impiego tattico. I sultani Selgiuchidi decisero di impiegarli come nucleo dell’esercito e furono destinati soprattutto alle regioni di frontiera, col compito di provvedere alla sicurezza e alla difesa dello stato. Con una serie di decreti, le orde turcomanne furono stanziate lungo un immenso arco di territori, che andavano dalle steppe centro asiatiche (l’attuale Turkmenistan, ad esempio), fino all’altopiano anatolico e alle regioni caucasiche. Popolazioni turcomanne continuano ad abitare ancora oggi vaste aree di quelle regioni. Nel Caucaso, per

esempio, si dicono turcomanni quelli che parlano l’azero49. Durante la pioggia di secessioni dal khanato di Boukhara i turkmeni si imbarcarono in una lotta cruenta contro gli uzbeki e in numerose occasioni riuscirono ad avere la meglio, anche grazie all’alleanza con i residenti del khanato di Khorezm. Persino quando la Russia si volse verso oriente, i turkmeni furono il popolo che resistette maggiormente alla conquista, che si concluse quasi vent’anni dopo la caduta di Tashkent50.

1.4 Russia zarista e mondo turcofono51 1.4.1 La conquista dei territori La conquista dell’Asia centrale da parte della Russia tra il 1865 e il 1920 fu il risultato dell’espansione dell’Impero russo a scapito della popolazione turca musulmana. I due popoli, tuttavia, hanno sempre convissuto in qualche modo: la Russia non decise mai di espellere i musulmani come fece la Spagna una volta ultimata la Reconquista. L’incorporazione dei turchi nell’Impero russo, inoltre, prese forme molto diverse secondo il periodo o il luogo; si passò dalle conversioni forzate e dalla conquista ai trattati politici, per arrivare infine ai protettorati passando per un periodo di amministrazione indiretta52. Slavi e turchi si incontrarono per la prima volta in Europa orientale nel Medio Evo. In maniera costante, ma graduale, gli slavi si mossero sempre più verso est mentre l’Asia riversava verso occidente diverse ondate di nomadi. Questi rappresentarono una classica minaccia per il modo di vita sedentario che caratterizzava gli slavi. Verso il tredicesimo secolo, infatti, la resistenza slava fu piegata dagli eredi di Gengis Khan e quelli che si trovavano più ad oriente furono assoggettati all’Orda d’Oro; per tutto quel periodo e in parte anche successivamente, molti russi furono uccisi o impiegati come schiavi dai turchi53.

47 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 64-65. 48 W. Barthold, op. cit., p. 190. 49 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 76. 50 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 67-68. 51 Per una cartina dell’Impero russo nel 1914, vederela cartina. 52 Olivier Roy, The new Central Asia : the creation of nations, London , New York : I. B. Tauris, 2000, pp. 25-26. 53 Serge A. Zenkovsky, Pan-Turkism and Islam in Russia, Cambridge, Harvard University Press, 1967, p. 12.

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Nel quindicesimo secolo, tuttavia, la situazione volse a favore degli slavi; con il declino degli Stati retti dai successori di Gengis Khan, l’Europa cristiana cominciò a sferrare la propria offensiva, grazie soprattutto alla polvere da sparo. Nel 1439 un Principe turco offrì i suoi servizi al Principe di Mosca, nel 1552 il khanato di Kazan divenne parte della Russia, mentre tre anni più tardi i Baskiri degli Urali accettarono la sovranità russa54. La conquista dei territori che facevano parte dell’Orda d’Oro (più precisamente Kazan e Astrakhan, conquistata nel 1556) portò Ivan il Terribile fino al Mar Caspio. La conquista di quella regione equivalse ad una vera e propria crociata: i musulmani furono costretti alla conversione o videro il proprio status ridursi drasticamente55. Più in generale, il tentativo attuato dalla Russia fu da subito quello di russificare le popolazioni turche che gradualmente passavano sotto il suo controllo. Il metodo principale consisteva nel cristianizzare i turchi musulmani. L’attività dei missionari, tuttavia, dovette essere accompagnata da una serie di misure amministrative che colpirono severamente i turchi, ma che non riuscirono ad ottenere l’effetto di portarli alla conversione56. Dal sedicesimo secolo in poi la severa lotta contro i turchi musulmani si alternò a momenti di tolleranza. Nel diciassettesimo secolo, nonostante un’attiva colonizzazione delle terre libere, ci si trovò in una fase tranquilla, mentre con l’ascesa al trono di Pietro il Grande si ebbe una recrudescenza dei rapporti tra slavi e turchi; con Caterina la Grande, infine, la Russia attraversò un periodo di tolleranza nei riguardi delle popolazioni turche, inaugurato dal viaggio della zarina nella regione del Volga e nella città di Kazan (1767) 57. Grazie al processo di emancipazione da parte di Caterina e alla progressiva espansione della Russia verso sud est, i turchi della regione del Volga (o tatari) conobbero un periodo di forte espansione economica. I turchi musulmani, infatti, erano confinati alle attività economiche e l’apertura di nuovi mercati in regioni dove risiedevano popolazioni loro affini per lingua e cultura li mise in una posizione nettamente favorevole rispetto ai loro rivali slavi. In questo modo riuscirono ad ottenere un vero e proprio monopolio nel commercio con i khanati uzbeki e kazaki58. Grazie ai numerosi successi in campo economico, i turco-tatari riuscirono ad accumulare ingenti ricchezze, il che permise loro di estendere la propria influenza in fette sempre maggiori del territorio russo. Alcuni esponenti della classe mercantile tatara riuscirono persino ad aprire alcuni uffici al di fuori della Russia, in Europa e persino in America. In alcuni casi, la penetrazione economica attuata da questi personaggi arrivò a precedere l’espansione politica della Russia, perfino in zone difficilmente accessibili quali l’Estremo Oriente o la Manciuria59. Il monopolio esercitato dai turco-tatari, tuttavia, fu minacciato nel corso dell’ultima parte del diciannovesimo secolo dalla crescente competizione russa, che coincise con la conquista dei khanati in Asia centrale60. Nel diciottesimo secolo, infatti, le conquiste russe ripresero vigore dopo il periodo di calma del secolo precedente. Queste si dispiegavano su due fronti. Il primo fu l’Impero Ottomano e gli attacchi furono rivolti alle due sponde del Mar Nero (Balcani e Caucaso); il secondo era rappresentato dalle steppe kazake. In entrambi i casi l’avanzata russa fu accompagnata dalla stipula di accordi e trattati61. Il Caucaso rappresentò una preoccupazione nel diciannovesimo secolo, in parte per la vicinanza all’Impero Ottomano ma soprattutto perché la Russia mirava a stabilire dei legami diretti con i regni cristiani della regione, che all’inizio dell’800 passarono sotto la sfera di influenza russa. Le mire espansionistiche della Russia nel Caucaso andarono a scontrarsi con le confederazioni tribali montanare, la lotta fu sanguinosa e provocò un vero e proprio esodo di massa verso l’Impero Ottomano. Questo era uno un elemento cardine dello status quo internazionale e nessuna delle

54 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 12-13. 55 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 26. 56 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 15. 57 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 15-17. 58 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 18-19. 59 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 21. 60 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 22-23. 61 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 26.

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grandi Potenze europee auspicava alla conquista di Costantinopoli da parte della Russia; la volontà di Francia e Gran Bretagna fu resa manifesta in seguito alla decisione congiunta di intervenire nella Guerra di Crimea (1854) 62. Per quanto riguarda il Kazakistan, la conquista avvenne nel giro di due secoli (dal XVII al XIX) quando, partendo dai territori conquistati in Siberia, la Russia riuscì a prevalere sui khanati uzbeki di Khiva, Boukhara e Kokand. Nel 1726 il Khan kazako Abulhair fu il primo a cercare la protezione della Russia contro le nuove incursioni mongole. In quel periodo il Kazakistan era diviso in tre Orde: la piccola, la grande e la media; Abulhair faceva capo alla Piccola Orda. La complessa situazione dinastica, tuttavia, non permise alla Russia di occuparsi del problema; fu solo con l’ascesa dell’Imperatrice Anna che il governo russo inviò una missione speciale in Kazakistan con a capo un turco-tataro, A. Tevkelev. Grazie alla sua diplomazia la Russia riuscì abilmente ad ottenere il giuramento di fedeltà dalla Piccola Orda. Per quanto riguarda invece le altre due orde la situazione non fu così semplice, dato che quelle regioni si trovavano a contatto con l’Impero Cinese; capitò abbastanza di frequente che i khan kazaki giurassero fedeltà sia ai russi che ai cinesi. La Russia, in ogni caso, riuscì a prevalere nell’Orda Media nel corso della prima parte del diciannovesimo secolo, mentre la conquista della Grande Orda avvenne solo in un momento successivo. Più precisamente, in seguito alla costruzione della linea militare siberiana, che divise i possedimenti russi da quelli cinesi e che costituì l’avamposto per gli attacchi contro i khanati uzbeki. Nel 1864 l’occupazione del Kazakistan poté dirsi conclusa63. La conquista dei Khanati uzbeki si intreccia con gli esiti della Guerra di Crimea. Il conflitto, infatti, aveva fermato i progressi della Russia in Centro Asia; con la sua conclusione, al contrario, si sviluppò un maggiore interesse per la regione. Lo zar dovette abbandonare gli impegni che aveva preso nei Balcani e nel Vicino oriente per spostare la sua attenzione principalmente in Asia centrale64. Il biennio 1860-62 fu molto importante, perché si tratta di anni in cui l’Europa sentì maggiormente gli effetti della guerra civile americana attraverso la riduzione delle importazioni di cotone. Fu così che alcuni mercanti russi chiesero al Ministro delle Finanze di reperire quel materiale che mancava in Asia Centrale, specialmente nell’emirato di Boukhara. La sconfitta dell’Imam Shamil nel Caucaso permise alla Russia di raccogliere le sue energie nel Turkestan Occidentale65. Per quanto concerneva la sicurezza alle frontiere, inoltre, si presentò un nuovo pericolo: l’influenza inglese nella regione. Già nel 1830 la Gran Bretagna era riuscita a penetrare fino ai khanati di Boukhara e Khiva, ma fu costretta a ritirarsi in seguito alla sconfitta nel primo conflitto anglo-afgano. Anche la Turchia cominciava a muoversi, attraverso i suoi inviati che cercavano alleati tra i khanati dell’Asia Centrale in chiave anti-russa66. La situazione era quindi propizia per passare all’intervento armato. Un distaccamento dell’esercito russo avanzò da Perovsk e conquistò la città di Turkistan (attuale Kazakistan), mentre un altro procedette a marciare su Almaty. Il 22 settembre 1864 Chimkent cadde preda della forza congiunta dei due distaccamenti. Con le prime conquiste la Russia ottenne da subito un risultato importante: sostituire un paio di avamposti situati nelle steppe con una frontiera unificata in regione fertile67. In questo modo l’obiettivo della sicurezza alle frontiere poteva dirsi raggiunto, ciò nonostante non poteva considerarsi estinta la minaccia inglese, così come restavano ancora in piedi i khanati in Asia Centrale. Fu così che il Generale Cherniaev, senza autorizzazione alcuna da parte del governo russo, marciò su Tashkent, centro economico del khanato di Kokand68. Si pose quindi il problema dell’emirato di Boukhara, ma il governo russo inizialmente esitò di fronte alla possibilità di un’azione armata. Innanzitutto perché credeva che l’emirato fosse

62 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 27. 63 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 56. 64 Edward Allworth (edited by); contributors Edward Allworth [et al.], Central Asia : a century of Russian Rule, New York, Columbia University Press, 1967, p. 131. 65 Ibidem 66 Seymour Becker, Russias protectorates in Central Asia : Bukhara and Khiva : 1865-1924, Cambridge, Mass, Harvard University Press, 1968, p. 15. 67 Seymour Becker, op. cit., pp. 17-18. 68 Seymour Becker, op. cit., p. 18.

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militarmente forte e perché temeva un’esplosione di fanatismo religioso nella regione se la Russia fosse riuscita a penetrarvi. In secondo luogo, per non rovinare le buone relazioni economiche che si erano instaurate tra la Russia e Boukhara. Dopo l’iniziale esitazione, tuttavia, prevalse la politica di conquista, mentre una serie di accordi commerciali misero il khanato di Kokand in una situazione di assoluta dipendenza dalla Russia. Fu così che l’emiro di Boukhara, in seguito alla proclamazione della guerra santa da parte del clero musulmano, decise di intervenire contro l’Impero zarista. Quest’ultimo, in risposta, incoraggiò totalmente il Generale Von Kaufman, il quale riuscì a conquistare Samarcanda senza l’uso delle armi (1868). Seguì la caduta di altre città della regione, fino a quando si giunse alla stipula del trattato di pace (30 giugno 1868), che rese Boukhara uno stato sotto la sovranità russa. Per quanto riguarda Khiva, invece, già dal 1868 il Generale Von Kaufman tentò la carta della negoziazione con il suo khan, ma ben presto si rese conto che solo l’annessione del territorio avrebbe permesso alla Russia di consolidare le sue posizione in Asia Centrale. Fu così che nel 1869 alcune truppe dell’esercito provenienti dal Caucaso si lanciarono nella conquista del khanato, il cui territorio era compreso in quello che è in pratica l’odierno Turkmenistan. A quelle truppe se ne aggiunsero altre provenienti da tre regioni attorno al khanato, con l’obiettivo di accerchiarlo; ovunque l’esercito incontrò scarsa resistenza69. Mancava solamente il Khanato di Kokand che, sebbene indebolito, continuava a sopravvivere; la tumultuosa situazione interna fornì alla Russia il pretesto che aspettava per sopprimere il khanato una volta per tutte. La rivolta scoppiò nel 1875 e, mentre il khan Khudayar scappò a Tashkent dove cercò la protezione russa, suo figlio Nasriddin Bek stabilì da subito delle relazioni con l’Impero zarista (sancite con un accordo) una volta salito al potere. Tuttavia la guerra continuò fino a settembre 1875, quando la Russia pose fine all’indipendenza del khanato70. Con il consolidamento delle sue posizioni in Asia Centrale, la Russia mirò direttamente alle frontiere con l’Iran, L’Afganistan e l’India. Nel 1879 l’esercito attaccò le tribù Tekke (di origine turkmena), sei anni dopo occuparono le oasi afgane di Panjdeh e il Pamir superiore. Le mire espansionistiche della Russia, tuttavia, furono fermate dalla Gran Bretagna, che obbligò la rivale ad accettare le frontiere iraniana ed afgana, rispettivamente nel 1887 e nel 1895. L’Afganistan divenne uno Stato cuscinetto tra le due Potenze, uno status sancito con la restituzione del corridoio di Wakhan all’emiro di Kabul, al fine di dividere i possedimenti russi da quelli inglesi e dalla Cina71. 1.4.2 Organizzazione dei territori conquistati Dal momento in cui Tashkent cadde sotto i colpi dell’esercito russo si pose il problema dell’organizzazione dei territori passati sotto controllo russo. Nel periodo che va dal 1866 al 1898 lo statuto del Centro Asia subì diverse modifiche, principalmente a causa dell’ignoranza riguardo le regioni appena conquistate72. Si cominciò con l’istituzione della provincia del Turkestan (1865), che fu promossa in seguito come Governatorato sotto la direzione del Generale Von Kaufman (1867). Le riforme amministrative che interessarono il Governatorato furono molteplici; il numero di province passò da tre nel 1886 a cinque nel 189873. L’anno successivo alla creazione del Governatorato del Turkestan si procedette all’organizzazione delle regioni di pianura. L’istituzione di nuove province pose fine all’ordine che era mantenuto da decenni, poiché rovinò i privilegi di cui godeva l’aristocrazia locale. Fu necessario l’intervento dell’esercito per sedare le rivolte tribali, che assunsero i toni di una vera e propria guerra santa74. L’organizzazione dei nuovi territori centro asiatici, invece, fu portata avanti secondo i modelli di colonizzazione francese e britannico del periodo: colonie di popolamento in Kazakistan,

69 Edward Allworth, op. cit., pp. 139-142. 70 Edward Allworth, op. cit., pp. 143-146. 71 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 31-32. 72 Edward Allworth, op. cit., p. 151. 73 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 32. 74 Edward Allworth, op. cit., p. 153.

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occupazione di tipo militare ed amministrativo nel Turkestan che eliminò le autorità politiche tradizionali ma lasciò intatte le élite locali ed infine i protettorati75. I risultati ottenuti furono, di conseguenza, diversi. Nelle steppe la politica di popolamento attuata dal governo fu disastrosa per il nomadismo dei kazaki: la popolazione di origine europea, infatti passò dal 20% nel 1887 al 47% nel 1939. Il governo russo mise notevoli sforzi nel tentativo di scardinare il tradizionale sistema tribale e di amministrare la popolazione kazaka nella maniera più diretta possibile. A differenza delle altre regioni, inoltre, fu portato avanti un rigido proselitismo religioso; si limitò la costruzione delle moschee così come l’attività dei predicatori turco-tatari, fino a quel momento incoraggiati. I tentativi di conversione, tuttavia, furono portati avanti senza successo. Le rivolte, in risposta alla politica russa, assunse contorni che combinavano il nomadismo alla religione. Nel Turkestan, al contrario, la popolazione locale continuò a seguire le leggi locali e islamiche e non andò incontro ad una russificazione di massa, mentre l’espropriazione fu limitata a pochi appezzamenti di terra necessari per la coltivazione del cotone76. Da un punto di vista generale, comunque, le autorità zariste non cercarono di cooptare le élite locali, a differenza di quanto accadde dopo le prime conquiste nel Kazan e nel Caucaso. Come accadde anche altrove, il colonialismo portò dei notevoli sconvolgimenti sociali, che ebbero come risultato l’impoverimento di una parte dei contadini e allo stesso tempo l’emergere di nuove élite, soprattutto quelle istruite nelle scuole russe. Il governo coloniale si trovò quindi davanti ad un dilemma: collaborare con le nuove élite oppure cercare la cooperazione delle precedenti. Dopo un primo periodo in cui la Russia fu propensa alla modernizzazione attraverso il supporto ai riformisti tatari, nella seconda metà del diciannovesimo secolo fece marcia indietro e ricominciò a sostenere i conservatori. Il governo, inoltre, si insediì gradualmente al posto dei tatari come intermediari in Asia Centrale77. 1.4.3 Il mondo turcofono dopo la Rivoluzione del 1905-1907 e la Prima Guerra Mondiale La rivoluzione del 1905-1907 non portò all’esplosione di alcuna rivolta tra la popolazione turca dell’Impero Russo. In Asia Centrale, così come nella regione degli Urali-Volga e delle Steppe, i musulmani rimasero calmi e parteciparono in poche occasioni alle dimostrazioni contro gli abusi dell’amministrazione locale. La stampa tatara, azera, kazaka ed uzbeka in quegli anni chiamava tutti i musulmani a mantenere la calma, ad agevolare il lavoro delle autorità e infine ad astenersi dal partecipare a qualunque attività di tipo rivoluzionario78. Nonostante alcuni isolati momenti di antagonismo, le relazioni russo-turche furono abbastanza distese. I tatari, infatti, si resero conto che le scuole russe non rappresentavano una minaccia alla loro cultura o alla loro lingua ma che, al contrario, potevano apportare loro tutta una serie di vantaggi dal punto di vista educativo. Allo stesso modo, la Russia non vide più i tatari come una minaccia all’integrità dello Stato o alla propria cultura. A partire dal 1905, perciò, si instaurarono dei contatti duraturi che portarono alla comprensione reciproca. Diversi libri furono pubblicati nelle varie lingue turche dell’Impero, così come numerose scuole in quelle stesse lingue furono aperte in diversi punti del Paese. In Asia Centrale, tuttavia, le relazioni con il governo russo non furono così idilliache, così come si dimostrò nel 191679. L’Impero Russo, infatti, nonostante riuscì a resistere alle pressioni degli avvenimenti del biennio 1904-1905 subì i contraccolpi del conflitto su scala mondiale che cominciò nel 1914. Le prime crepe nella struttura dell’Impero apparvero proprio in Asia Centrale, dove un’ondata di entusiasmo scosse gli animi della popolazione in un periodo in cui gli altri turchi musulmani dell’Impero collaboravano col Governo russo. La differenza di comportamento è dovuta senz’altro alla forza del

75 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 32. 76 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 32-33. 77 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 33. 78 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 44. 79 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 44.

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concetto di nazionalità presente in Centro Asia e alle disparità tra le richieste di questa regione e quelle di altre regioni dell’Impero russo80. Resta il fatto che la rivolta centro asiatica che scoppiò nel 1916 colse la Russia completamente impreparata. Le cause immediate furono delle misure adottate dal Governo russo nel 1916; lo scoppio delle ostilità, tuttavia, non può essere spiegato se non prendendo in considerazione le frizioni degli anni precedenti. La prima fra tutte era la colonizzazione in Asia Centrale, la quale durante la guerra aveva subito un rallentamento ma che aveva reso la situazione dei nomadi disperata; l’eccessivo sfruttamento della popolazione locale, il lavoro forzato e i prezzi fissi praticati dai mercanti russi ebbero anch’essi i loro effetti sul malcontento generale. La presenza russa non fece altro che rendere la popolazione locale cosciente delle proprie condizioni di vita e, soprattutto, del loro rapido peggioramento81. La Rivoluzione di febbraio, quindi, fu accolta con favore in Asia Centrale: la guerra aveva portato alla luce tutti i problemi derivanti dalla presenza russa e le richieste nazionaliste furono portate così in prima linea. Il Governo Provvisorio, istituito sulle ceneri della monarchia, fu però diviso per quanto riguarda il problema delle nazionalità ed era ostacolato nella scelta dalla priorità assoluta di continuare la guerra. Quindi pospose la soluzione di ogni problema specifico al momento in cui fosse stata eletta un’Assemblea Costituente per prendere una decisione82. In Asia Centrale, nel frattempo, si cominciò a prestare maggiore attenzione alle organizzazioni musulmane, pensando che in esse fosse veramente reso manifesto il pensiero della popolazione. Le conclusioni che riuscirono a tirare, tuttavia, mancavano di certezza perché, nonostante guardassero al Governo Provvisorio come all’organo che doveva occuparsi di erigere un nuovo Stato su basi democratiche e federali, non fu chiaro come l’Asia Centrale dovesse scegliere il proprio percorso. L’unico punto fermo restava il fatto che questo non dovesse essere deciso unilateralmente dalla Russia83.

1.5 Unione Sovietica e mondo turcofono84 1.5.1 L’Asia centrale sovietica tra continuità e mutamento I turchi musulmani non presero parte alla Rivoluzione d’Ottobre. A livello locale furono soggetti all’installazione dei sovietici o come spettatori o peggio come vittime tra la fine del 1917 e l’inizio del 1918; in quegli anni tra i sovietici del Kazan o di Tashkent non vi erano musulmani. Nel Caucaso, invece, dove i bolscevichi si allearono con gli armeni del partito Dashnak contro i musulmani del partito Mussavat, scoppiò un conflitto che durò per tutto il 1918. Nel resto del Paese la dinamica assunta fu quella di un conflitto di classe, che assunse i contorni di una guerra interetnica nelle province musulmane, con il proletariato urbano e i contadini rappresentati rispettivamente dagli europei e dai turchi85. Mentre il Governo Provvisorio che si formò in seguito alla Rivoluzione di febbraio non riservò molta attenzione alla questione delle nazionalità, il regime nato dalla Rivoluzione d’Ottobre sembrò maggiormente favorevole alle spinte autonomistiche, almeno inizialmente. La politica bolscevica riguardante le nazionalità fu codificata in aprile 1917, durante il settimo congresso del Partito Social Democratico, che riconobbe il diritto delle diverse nazionalità dell’Impero a scegliere il proprio destino, a costo di una secessione dalla Russia86. Questa politica, tuttavia, cambiò molto presto: i bolscevichi non potevano permettere che si formasse un’entità politica e territoriale che comprendesse tutti i musulmani russi, neanche se fosse stata comunista. Il Partito Socialista Comunista Musulmano fu sciolto a novembre 1918, così come la Commissione per gli Affari Musulmani. L’Ufficio delle Organizzazioni Comuniste Musulmane,

80 Edward Allworth, op. cit., p. 207. 81 Edward Allworth, op. cit., pp. 208-10. 82 Edward Allworth, op. cit., p. 214. 83 Edward Allworth, op. cit., p. 216. 84 Per una cartina dell’Unione Sovietica del periodo 1917-1953, vedere la cartina. 85 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 50. 86 Edward Allworth, op. cit., p. 224.

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istituito nel 1919, non fu nient’altro che un dipartimento del Partito Comunista Bolscevico, per poi essere sciolto nel 192287. La politica verso i musulmani russi, quindi, fu la stessa del regime zarista: una combinazione di religione e etnicità; esiste una notevole convergenza per quanto riguarda i metodi utilizzati (divisione della comunità musulmana giocando sull’etnicità e sulla modifica dei confini amministrativi), gli obiettivi finali (la russificazione basata sulla superiorità della Russia), persino i termini usati88. Anche l’approccio nei riguardi dell’Islam è identico: repressione, tentativo di strumentalizzare i mullah “progressisti”, infine una “via di mezzo” che prevedeva l’organizzazione del mondo musulmano grazie ad un clero conservatore che serviva lo Stato. Sia la Russia zarista che l’Unione Sovietica di Stalin, inoltre, scoraggiarono i contatti tra il clero dell’Impero e il resto del mondo musulmano, per evitare il diffondersi del movimento panislamista; il maggior successo di questa mossa fu quello di tagliare i contatti tra il clero sciita azero e i mentori iraniani, con effetti che sono visibili ancora oggi89. L’invenzione delle etnie, definite principalmente dall’utilizzo di una determinata lingua, è un altro elemento di continuità tra la Russia zarista e l’Unione Sovietica. Nella Russia zarista si iniziò col riconoscimento della lingua e della cultura dei turco-tatari che si convertirono al cristianesimo; i russi crearono un alfabeto cirillico per la trascrizione della lingua, che si contrapponeva a quello arabo utilizzato dai tatari che restarono di fede musulmana. In questo modo la “nazione” tatara fu ufficialmente riconosciuta. Allo stesso tempo, la lingua tatara fu distrutta come lingua veicolare in quelle zone del Paese dove i turco-tatari furono ingaggiati come intermediari da parte dello Stato, mentre al suo posto furono utilizzate altre lingue “nazionali”. Questo tipo di politica fu attuata anche da Stalin; per esempio, quando l’azero fu proclamato lingua nazionale della Repubblica Sovietica Azera mentre fu osteggiato come lingua franca nel resto del Caucaso, in modo da indebolire il movimento panturchista (di cui si parlerà più avanti). Questa lotta si basava sull’affermazione dell’esistenza della “nazionalità” di un determinato gruppo etnico, la quale non poteva attentare all’integrità dello Stato; l’insegnamento della lingua russa, accanto a quello delle lingue “nazionali” faceva parte di un progetto imperialista che accomuna la Russia zarista e l’Unione Sovietica di Stalin. Il riconoscimento di una determinata etnia e quindi della sua lingua, inoltre, era utilizzato come mezzo per indebolire altri tipi di solidarietà, prima fra tutte quella religiosa90. Alla creazione di nuove entità nazionali (che corrispondeva sempre alla divisione di entità già esistenti) fu accompagnata una completa ristrutturazione amministrativa; questa cominciò con la Russia zarista, quando fu creato il governatorato del Turkestan con i territori degli emirati dell’Asia Centrale conquistati, e terminò con l’Unione Sovietica, attraverso la creazione di vere e proprie Repubbliche91. La sovietizzazione dell’Asia centrale e del Caucaso, tuttavia, presenta una serie di peculiarità che sarebbe opportuno analizzare per comprendere la situazione attuale. Innanzitutto, come accennato poc’anzi, la creazione di Repubbliche. Inizialmente, i bolscevichi mantennero la precedente struttura zarista. La regione delle steppe divenne la Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Kirghiza (o Kazaka, secondo la terminologia odierna), mentre il governatorato del Turkestan cambiò il nome in Repubblica Autonoma Socialista Sovietica del Turkestan. Entrambe dipendevano dalla Repubblica Federale Socialista Sovietica Russa. Nel 1924 la Repubblica del Turkestan si divise in Uzbekistan e Turkmenistan ed entrambi ebbero lo status di Repubblica dell’Unione; il Tagikistan si formò come Repubblica Autonoma in seno all’Uzbekistan, per poi diventare anch’esso Repubblica dell’Unione qualche anno più tardi. Il Kirghizistan, che faceva parte dell’ex Turkestan divenne invece regione autonoma e fu incorporato nella Repubblica Federale Socialista Sovietica Russa, fino al 1936 quando ottenne lo status di Repubblica dell’Unione. Per quanto riguarda il Kazakistan, infine, fino al 1936 fu Repubblica autonoma in seno

87 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 51. 88 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 51-52. 89 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 52-53. 90 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 54-55. 91 Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 55-56.

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alla Repubblica Russa; il Karakalpakstan, che apparteneva al Kazakistan, fu trasferito all’Uzbekistan lo stesso anno92. La creazione delle nazioni, che coprì il periodo dal 1924 al 1936, sebbene fosse un’invenzione zarista, assunse dei tratti caratteristici durante il periodo sovietico e rappresenta l’atto di fondazione di quelle che sono oggi le repubbliche turcofone dell’Asia centrale93. Le Repubbliche socialiste sovietiche possedevano tutte le caratteristiche esterne di uno Stato: un Capo di Stato (presidente del soviet), un Ministro per gli Affari Esteri (dopo il 1944), una bandiera, una lingua nazionale, l’inno nazionale, il partito comunista nazionale, etc. Le Repubbliche autonome si differenziavano per il fatto che il presidente del soviet non era Capo di Stato, non avevano un Ministro per gli Affari Esteri, possedevano una lingua nazionale che non era però ufficiale nelle Università, il partito comunista non era nazionale ma era un ramo del partito federale. Infine, le regioni autonome e i territori nazionali avevano il loro soviet, ma nessun ministero. Esistevano inoltre delle nazionalità che erano in quanto tali perché era riconosciuta la loro lingua nazionale, ma ad esse non corrispondeva un territorio. Lo status diverso riconosciuto alle diverse nazionalità dipendeva essenzialmente dalla classificazione delle lingue che esse parlavano; una nazione che parlava una lingua non scritta non poteva avere territorio, ma spettava all’amministrazione decidere se una lingua potesse avere o no una forma scritta. Il risultato che si ottenne fu quello di un numero di nazionalità che variava notevolmente da un censimento all’altro94. Una delle peculiarità più eclatanti della presenza sovietica in Asia centrale consiste nei confini tracciati per le diverse Repubbliche. Gli Stati risultanti dalla caduta dell’URSS, infatti, hanno ereditato delle frontiere che in gran parte sono le stesse del periodo antecedente alla loro indipendenza. Nel corso degli anni prima della delimitazione Mosca aveva attuato una politica di autodeterminazione per cercare di emancipare i popoli turcofoni dai governanti locali, soprattutto quelli religiosi. Questa politica fu applicata in vari modi e condizionata da condizioni particolari, come la geografia, movimenti politici indigeni e la potenza militare sovietica. La creazione dell’Unione Sovietica, tuttavia, incontrò la forte opposizione della popolazione locale. Dopo aver conseguito la vittoria nella guerra civile i sovietici si ritrovarono in una posizione dalla quale era possibile adottare diverse misure che assicurassero il pieno controllo della regione. La delimitazione delle diverse repubbliche è stata definita come la classica politica del divide et impera95. Le frontiere tra le diverse Repubbliche ex sovietiche costituiscono 15 230 km di tracciati particolarmente complicati . La più lunga è quella che, a nord, separa il Kazakistan dalla Russia (6 846 km), mentre la più corta è quella tra Turkmenistan e Kazakistan a est del Mar Caspio (379 km). Il Kazakistan è il solo Stato centro asiatico a possedere una frontiera comune con la Russia. Per questo motivo, vede transitare attraverso il suo territorio tutti gli scambi tra le altre quattro repubbliche e l'ex metropoli, salvo che per le merci che viaggiano sul Caspio. L'Uzbekistan, invece, è il solo a possedere una frontiera comune con ciascuno degli altri; queste frontiere sono particolarmente lunghe: 2 203 km col Kazakistan, 1 621 km col Turkmenistan 1 161 km col Tagikistan e 1 099 km col Kirghizistan. In termini di enclavement globale la situazione è la seguente: tutte le repubbliche dell’Asia centrale hanno cinque Stati limitrofi, eccetto il Kirghizistan che ne ha solamente quattro. L'Uzbekistan, in particolare, costituisce il solo esempio al mondo di stato doppiamente cinto, vale a dire separato dal mare aperto da altri due stati indipendenti per ogni lato96. Dal punto di vista prettamente etnico, le frontiere create durante il periodo stalinista hanno provocato una notevole frammentarietà: non solo nessuno degli Stati centro asiatici racchiude all’interno dei suoi confini la totalità della nazionalità eponime, ma nessuno di essi può vantare un

92 Nadir Devlet, “Ethnicity and Power: Relations between the Central Asian States”, Perceptions, Marzo – Maggio 1997, p. 1. 93 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 61. 94Olivier Roy, The new Central Asia, pp. 64-65. 95 Steven Sabol, “The Creation of Soviet Central Asia: the 1924 national delimitation”, Central Asian Survey, Vol. 14, N. 2, 1995, pp. 225-226. 96 Daniel Balland, “Diviser l’indivisible : les frontières introuvables des États centrasiatiques”, Hérodote N° 84 : Le cercle de Samarcande, gennaio-marzo 1997, Pagg. 82-83

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contenuto etnico omogeneo. Ogni etnia eponime di una repubblica è presente sotto forma di minoranze in tutte le altre97. Le cifre variano notevolmente, come mostrato dal censimento del 1989, l’ultimo ad essere stato realizzato dall’Unione Sovietica:

Tabella 1: Composizione etnica dell’Unione Sovietica e delle Repubbliche turcofone (1989)

Nazionalità

Ex-URSS

Kazakistan

Turkmenistan

Uzbekistan

Kirghizistan

Autoctoni

Kazakhi Turkmeni

Karakalpaki Uzbeki Tagiki

kirghizi Uiguri

8.135818

2.728.965 423.520

16.697.825 4.212.372 2.528.945 262.643

6534.616 3.846

1.387 332.017 3.149 634

1.308

87.802 2.536.606

3.062 317.333 3.149 634

1.308

808.227 121.578

411.878 14.142.475

933.560 174.907 35.762

37.318 899

142 550.096 33.518

2.229.663 36.779

Slavi

Russi

Ucraini Bielorussi

145.155.489 44.186.006 10.036.251

6.227.549 896.240 182.601

333.892 35.578 9.220

1.653.478 153.197 29.427

916.558 108.027 9.187

Deportati

Tedeschi

Turchi Tatari di Crimea Coreani

Greci Curdi

2.038.603 207.512 271.715

438.650 358.068 152.717

957.518 49.567 3.169

103.315 46.746 25.425

4.434 227 32

2.848 445

4.387

39.809 106.302 188.772

183.140 10.453 1.839

101.309 21.294 2.924

18.335 2.007 14.262

Altri

Ebrei dell’Asia Centrale

36.152

95

72

28.369

346

Fonte:www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, pp. 66-68.

1.5.2 La politica culturale del regime sovietico

97 Daniel Balland, op. cit., Pag. 109

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Le varie innovazioni furono accompagnate da una politica di tipo prettamente culturale, in primo luogo per quanto riguarda la lingua, ma questo sarà l’oggetto del prossimo paragrafo. Per ciò che concerne l’istruzione, invece, nonostante le autorità russe sostenessero che il territorio dell’Unione Sovietica fosse istruito al 100%, in Asia Centrale ebbe meno successo che in altre parti del territorio sovietico; ciò nonostante le scuole primarie e medie erano più avanzate che in alcune aree del Medio Oriente e dell’Asia meridionale con l'eccezione di Siria, Libano e Israele. Comunque fosse, lo stesso sistema scolastico esisteva in Asia centrale come nel resto dell'Unione sovietica. Tuttavia si registrava una bassa presenza (particolarmente tra le ragazze), mancanza di insegnanti, edifici, libri ed altra attrezzatura. Esisteva un certo numero di Università ed Accademie scientifiche, ognuna con ambiziosi programmi di studio; ma erano frequenti le lamentele per l'insegnamento inefficiente. L’utilizzo del russo come lingua dell’istruzione non è molto chiaro. Nelle Università e nelle Accademie scientifiche, le conferenze si tenevano apparentemente sia in russo che nelle lingue locali, ma la grande maggioranza degli articoli all’Università e i bollettini dell’Accademia erano in russo, mentre l’uso della lingua locale era confinato a titolo ed indice. La necessità di ottenere una migliore istruzione e uno studio più intensivo della lingua russa erano enfatizzati continuamente ed erano frequenti le lamentele per la conoscenza inadeguata del russo da parte degli studenti che passavano dalle scuole medie alle scuole tecniche e alle Università. Nessun autoctono avrebbe potuto fare carriera nella sua professione senza una conoscenza ottima del russo. L’istruzione politica aveva un posto importante nella concezione sovietica della cultura. È difficile stimare l'ammontare di tempo dedicatale, ma molti manuali per le scuole primarie e medie scritti nella lingue turche erano sorprendentemente liberi da questioni politiche. La situazione cambiava radicalmente quando si passava alle scuole tecniche, alle Università e alle Accademie. L’idea che l'abilità professionale e tecnica dovesse essere accompagnata da un’istruzione e da un pensiero di tipo politico era forte: seminari e corsi di teoria marxista ottennero, tra le altre cose, il risultato di rendere gli uomini di professione riluttanti al profitto98. Quale che fosse il tasso di istruzione il ruolo più importante nella politica culturale dell’Unione Sovietica fu giocato dal numero formidabile di libri, periodici e giornali prodotti in Asia Centrale sia in russo che nelle lingue locali. La maggior parte di quelle pubblicazioni riguardavano questioni politiche, mentre furono stampate centinaia di migliaia di copie delle traduzioni dei lavori di Lenin e Stalin. Si possono contare anche molti romanzi, novelle, romanzi storici e poemi99. La peculiarità più importante che caratterizza il periodo sovietico è l’introduzione di nuove teorie storiche e talvolta la reintroduzione di quelle che erano andate perdute. Nel caso dell’Asia centrale gli storici sovietici sapevano di trovarsi in una posizione di comando. Di fatti, avevano pieno accesso ai fatti storici del periodo sovietico a partire dalla fine della Guerra Civile. Inoltre erano i soli ad avere accesso all’archivio imperiale del periodo pre-rivoluzionario. Infine, nessun altro oltre a loro poteva eseguire le ricerche archeologiche che avrebbero confermato o confutato le conoscenze storiche in loro possesso, a tutto svantaggio dell’imparzialità. In questo modo risultava semplice la costruzione del tema del "fratello più grande", secondo il quale dai primi contatti con i popoli dell'Asia Centrale i russi, in ragione della loro cultura superiore e delle loro abilità tecniche ed economiche, assunsero il ruolo di mentore o fratello più grande. Questo tipo di relazione fu resa possibile dalla conquista zarista dell'Asia Centrale, senza la quale il destino di quei popoli sarebbe stato peggiore. Il vigore incessante col quale le autorità sovietiche continuavano a predicare i temi del "fratello più grande" e l'amicizia di vecchia data tra i popoli russi e centro asiatici suggerisce che l’opposizione ai sovietici non scomparve mai100.

1.5.3 I cambiamenti dopo il 1953 Con la morte di Stalin iniziò un periodo completamente nuovo per l’Asia centrale. Innanzitutto, per quanto concerne le frontiere, una tutta artificiale e facilmente valicabile divideva l'Asia Centrale Sovietica dall’Afganistan e dall'Iran. A partire da un certo momento nessuna cortina di ferro

98 G.E. Wheeler, “Cultural Developments in Soviet Central Asia”, Journal of the Royal Central Asian Society, Vol. XL, luglio-ottobre 1953, pp. 182-183. 99 G.E. Wheeler, op. cit. p. 183. 100 G.E. Wheeler, op. cit. pp. 184-186.

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segregava il Turkestan sovietico, il che permetteva alle emissioni radio, a cassette e video cassette di circolare liberamente. Perciò, tutto ciò che accadeva in Afganistan e Iran incideva sulla vita dei musulmani dell’Asia Centrale e, allo stesso modo, l'evoluzione del Turkestan Sovietico influenzò direttamente o indirettamente lo svolgimento della guerra in Afganistan101. Caratteristico del nuovo periodo è anche il cambiamento di generazione, che assunse in Asia centrale un significato speciale. L'élite indigena nata prima della Rivoluzione del 1917 aveva conosciuto gli orrori dell'era Staliniana: la distruzione del movimento dei Basmachi alla fine degli anni ‘20, il genocidio del popolo kazako, la liquidazione fisica di tutta l'élite intellettuale pre - rivoluzionaria, la distruzione (incompleta) tra il 1928 e il 1939 del personale religioso islamico e, durante l'ultima guerra mondiale il genocidio, tentato ma incompiuto, con la deportazione di più di un milione e mezzo di Montanari Musulmani del Caucaso del Nord. Così, nel periodo 1928 e 1945, tutta la popolazione musulmana dell’Asia Centrale rischiava di sparire della carta del Mondo102. L'élite indigena appartenente alle nuove generazioni, invece, era ormai in gran parte "sovietizzata", ma anche molto più interessata al suo passato nazionale, ivi compreso l'islam, religione dei suoi antenati e, come tale, sacra ed intoccabile, persino per i non credenti. Per questo motivo si sentiva più vicina al mondo musulmano esterno ed in primo luogo all’Afganistan, immediatamente situato al di là della frontiera. Le sorti di quest’ultimo furono influenzate da una parte da un'iniziativa ardita e spettacolare delle autorità sovietiche e dall’altra da tre fattori di evoluzione sui quali le autorità sovietiche non ebbero alcun potere. La manovra del governo sovietico fu la strategia islamica elaborata nel 1968 sotto Breznev e definitivamente messa al punto verso il 1974. Questa consisteva nell'utilizzazione sistematica della gerarchia religiosa musulmana dell'URSS (i quattro mufti ed i loro collaboratori), membri eminenti della nomenclatura sovietica, ma ulema autentici. Essi erano trattati dal Cremlino come soci e non come "agenti", in vista di un doppio obiettivo: garantire la lealtà dei credenti al regime e proiettare verso il mondo musulmano esterno (soprattutto verso i Paesi musulmani conservatori) l'immagine dell'URSS come "potenza islamica". I fattori di evoluzione della popolazione dell’Asia centrale che sfuggirono al controllo delle autorità sovietiche furono essenzialmente tre: la crescita demografica, il rinnovo dell’islam, la scomparsa della cortina di ferro che separava l’Asia centrale dal mondo musulmano esterno. Lasciando il secondo fattore per il prossimo paragrafo, sarebbe opportuno concentrare l’attenzione sul primo e sull’ultimo. La crescita demografica molto rapida delle popolazioni musulmane dell’Asia centrale, accompagnata dal basso tasso di natalità delle popolazioni slave, portò ad un generale aumento della popolazione, fattore molto importante in una regione prevalentemente arida e non abitabile se non in alcune regioni. Il risultato finale fu la partenza degli slavi dai territori turcofoni, che si ritrovarono in alcune repubbliche (specialmente al sud) ad essere una piccola minoranza. La possibilità di entrare in contatto con altri popoli musulmani, apertasi improvvisamente, ebbe un altro tipo di conseguenza: rendere l’Asia centrale molto più vulnerabile alle influenze esterne. Da qui l’attenzione e la solidarietà nei confronti dell’Afganistan durante la guerra del 1979, che mostrò agli occhi dei popoli turcofoni sovietici che la resistenza al gigante russo era dunque possibile. Ovviamente, l’aiuto fornito dai turchi alla causa afgana fu soprattutto passivo, ma non per questo meno importante103. Dieci anni dopo il conflitto in Afganistan l’Unione Sovietica implose, provocando la nascita di cinque Repubbliche turcofone (quattro in Asia Centrale e una nel Caucaso), la cui popolazione globale (mancano i dati per l’Azerbaigian), basata sul censimento del 1989, è indicata nella seguente tabella104:

Tabella 2: Popolazione delle Repubbliche turcofone indipendenti (1989)

Repubblica Popolazione

101 Alexandre Bennigsen, “L’Asie Centrale Soviétique Durant la Période 1956-1986”, Central Asian Survey, Vol. 7, 1988, p. 103. 102 Ibidem 103 Alexandre Bennigsen, op. cit. pp. 104-108. 104 Vedere la cartina dell’Asia Centrale.

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Uzbekistan Kazakistan Kirghizistan

Turkmenistan

19.906.000 16.538.000 4.291.000 3.534.000

Fonte:www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 66.

1.6 Lingua e religione dei turchi prima della nascita del panturchismo I popoli turcofoni, dei quali è stata analizzata l’evoluzione storica fino ai nostri giorni, nel corso del tempo hanno sviluppato dei tratti comuni, soprattutto di tipo culturale, ben prima della nascita del panturchismo (del quale si parlerà nel prossimo capitolo). 1.6.1 Lingua105 Uno di questi tratti è senz’altro la lingua. Come già accennato precedentemente, le iscrizioni dell’Orkhon sono il monumento più antico della lingua turca (VIII secolo), che quindi assunse molto presto una forma scritta. Nonostante avesse delle caratteristiche che sarebbero state tipiche del turco Oghuz, la lingua delle iscrizioni dell’Orkhon può essere presa come la lingua turca comune prima della divisione in oghuz, kiptchak e uiguro106. Quest’ultimo era chiamato dagli stessi uiguri Türk tili, ossia lingua turca. Gli uiguri erano perfettamente consapevoli del fatto che utilizzassero nei loro scritti la lingua standard messa a punto dai loro antenati, i turchi della Mongolia. Infatti, con l’eccezione dell’alfabeto, la sola differenza importante tra le iscrizioni dell’Orkhon e il turco uiguro risiede in un numero maggiore di vocaboli presi in prestito da altre lingue, principalmente dal cinese e dal sogdiano, oltre che dal sanscrito e dal siriaco107. A partire dal IX secolo l’uiguro fu documentato in vari manoscritti che costituiscono una vasta letteratura di natura principalmente religiosa108. Gli uiguri introdussero anche un nuovo alfabeto, di origine sogdiana, che costituì quella che ancora oggi è chiamata scrittura uigura; questa si diffuse in Mongolia e da lì arrivò in occidente, prima di essere utilizzata anche dai mancesi. Tuttavia, il nuovo alfabeto non poté rappresentare un passo avanti nella storia delle lingue turche, poiché quello precedente era più adatto a rendere una caratteristica che appare in tutte le lingue turche che non abbiano subito in maniera eccessiva l’influenza di lingue esterne (prima fra tutte il persiano): si tratta dell’armonia vocalica109. I karakhanidi musulmani separatisi dagli uiguri, dal canto loro, dichiaravano anch’essi di scrivere in lingua turca. Allo stesso modo Mahmud di Kachgar, nel suo trattato della lingua turca e dei suoi dialetti (scritto in lingua araba), qualificò come turche sia la sua lingua che le diverse varianti e chiama turchi tutti i popoli dalla parlata linguisticamente affine. Il turco utilizzato dai karakhanidi, scritto sia con i caratteri uiguri che con quelli arabi, non differiva molto dal turco uiguro se non per la serie di vocaboli arabi e persiani che acquisì nel corso del tempo. La continuità nella lingua turca permase anche con la diffusione della religione musulmana in Asia Centrale. Al momento dell’invasione dei possedimenti orientali dei karakhanidi da parte dei kara kitai nel corso del XII secolo, gli sha del Kharezm acquisirono il primato; gli scrittori del nuovo stato parlavano una lingua turca che differiva in minima parte da quella dei karakhanidi110. Le conquiste folgoranti di Gengis Khan e dei suoi generali sommersero tutta l’Asia centrale negli anni ’20 del 1200. Trent’anni più tardi l’Impero mongolo si estese a tal punto da riuscire a coprire la

105 Per un’illustrazione della diffusione delle lingue turche, vedere la cartina. 106 Lars Johanson and Eva A. Csat'o, op. cit., p. 85. 107 Stéphane Yerasimos, op. cit., pp. 59-60. 108 Lars Johanson and Eva A. Csat'o, op. cit., p. 85. 109 W. Barthold, op. cit., p. 40. 110 Stéphane Yerasimos, op. cit., p. 60.

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quasi totalità dell’area linguistica turcofona. È già stata accennata la divisione dei territori mongoli in seguito alla morte di Gengis Khan; per quanto riguarda l’evoluzione della lingua turca, è da sottolineare il fatto che nei territori controllati da Chagatai si sviluppò, dopo la cacciata degli uiguri dalla Mongolia, la tradizione di una lingua uigurica scritta in caratteri arabi e molto vicina al turco del khwarezm. Questa assunse il nome di turco chagatai e si diffuse in tutta l’Asia centrale nel corso dei secoli XIV e XV, specialmente in seguito all’ascesa di Tamerlano. Questa nuova lingua, chiamata semplicemente “turco” da chi la parlava, rimase la lingua scritta dei musulmani dell’Asia centrale fino all’inizio del nostro secolo, quando ormai era parlato sia nel Turkestan russo che in quello cinese, nonché tra i tatari del Volga; serviva anche da lingua franca nella comunicazione tra chi parlava lingue turche differenti ed assicurava così una base culturale per quei popoli111. A differenza del chagatai il turco ottomano si sviluppò autonomamente, senza ricorrere ad una tradizione anteriore. Quando la vittoria dei selgiuchidi nel 1071 aprì l’Anatolia alla conquista turca, le popolazioni nomadi che cominciarono ad arrivare erano principalmente di lingua oghuz. É già stato riportato il fatto che gli Oghuz si erano allontanati gradualmente dalla Mongolia attraverso diverse ondate migratorie e che non svilupparono, quindi, una lingua scritta. È sulla base del loro linguaggio, tuttavia, che tra il XIV e il XV secolo, si formò il turco ottomano. Nelle città dell’Anatolia, man mano che procedeva l’espansione selgiuchide, i turcomanni rappresentavano una minoranza, mentre la maggior parte della popolazione era di lingua e cultura persiane. Fu solo con l’invasione mongola del 1242 che la persianizzazione culturale subì una battuta di arresto; nuovi gruppi di nomadi turcomanni rafforzarono la turcofonia e specialmente quando, nel corso del XIV secolo, l’Anatolia fu divisa in principati (beylik). Fu proprio in quest’epoca che si velocizzò quel processo, iniziato nel XIII secolo, di sviluppo di una lingua scritta e di una letteratura in turco in Anatolia. Questa lingua raggiungerà la piena maturazione nel XV secolo, in seguito alla cacciata dei mongoli, che permise al principato dei discendenti di Osman Bey di espandersi e di diventare l’Impero ottomano112. Si affermarono quindi due grandi lingue turche, una a occidente l’altra a oriente, ciascuna con la propria letteratura. Le differenze tra le due, infatti, sebbene non fossero enormi comunque non permettevano la creazione di un’unica lingua letteraria. I khanati in Asia centrale temevano un’espansione ottomana ad oriente, che invece si fermò ad altri territori turcofoni come la Crimea o l’Azerbaigian iraniano. Nonostante ciò era comunque possibile una comunicazione di tipo intellettuale, essendo contigue le zone dove queste lingue erano parlate113. La situazione cambiò radicalmente nel corso del XX secolo, quando la maggior parte dei popoli turcofoni si trovò ad essere divisa in tre Stati differenti, con altrettante ideologie molto diverse tra la loro: Turchia (Kemalismo), Unione Sovietica (leninismo), Cina (maoismo). Si può riscontrare, tuttavia, una certa unità di azione. Più esattamente, i tre Stati decisero di rompere con le tradizioni conservatrici di una classe intellettuale minoritaria che utilizzava una lingua ed una scrittura estranei alla maggior parte della popolazione e posero le basi per le lingue turche odierne. In Turchia la riforma linguistica epurò l’ottomano di tutti i termini derivanti dall’arabo e dal persiano ed introdusse l’alfabeto latino, mentre in Cina gli uiguri e le minoranza kazaka e kirghiza dagli anni ’50 hanno utilizzano i caratteri arabi114. Per quanto riguarda l’Unione Sovietica il discorso linguistico assume dei contorni particolari. Prima della Rivoluzione del 1917 tutte le popolazioni centro asiatiche che avevano una lingua scritta utilizzavano l’alfabeto arabo. Nonostante la mancanza di suoni vocalici tipica della lingua araba contrastasse nettamente con il posto occupato dalle vocali nelle lingue turche, l’utilizzo dell’alfabeto arabo ebbe l’effetto di cancellare le differenze dialettali esistenti tra le lingue turche; risultava facile, perciò, la lettura di testi letterari per tutte le popolazioni turche. Questo permise una facile comunicazione non solo tra i turchi dell’Asia Centrale ma anche con popolazioni turcofone di altre parti dell’Impero (tatari di Crimea e del Kazan) e soprattutto della Turchia. L’utilizzo dello stesso alfabeto per le lingue turche, l’arabo e il persiano, inoltre, facilitò la diffusione di termini stranieri tra i turcofoni; anche l’istruzione in lingue diverse risultò essere incoraggiata: molti uzbeki, 111 Stéphane Yerasimos, op. cit., p. 61. 112 Stéphane Yerasimos, op. cit., pp. 61-63. 113 Stéphane Yerasimos, op. cit., pp. 63-64. 114 Stéphane Yerasimos, op. cit., pp. 65-66.

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per esempio, imparavano il persiano e apprezzavano le poesie scritte in quella lingua. In seguito alla Rivoluzione del 1917 il primo impulso dei leader sovietici fu quello di modificare l’alfabeto arabo. Per un governo sovietico che doveva affermare la sua supremazia in Asia Centrale con la forza, infatti, un alfabeto comune rappresentava un pericolo nonché un motivo di separazione con le popolazioni slave che andava contro il tentativo di russificazione portato avanti fin dal periodo zarista115. Fu così che nel 1925 fu decretato il divieto di stampare qualsiasi tipo di materiale in caratteri arabi; tre anni dopo una versione modificata dell’alfabeto latino fu introdotto per tutte le lingue centro asiatiche, oltre che per l’Azerbaigian. La decisione non incontrò particolare resistenza tra le popolazioni interessate, anche perché il risultato fu lo stesso ottenuto dai caratteri arabi: un unico alfabeto utilizzabile da tutti. L’adozione dell’alfabeto latino in Turchia durante il periodo di riforme di Kemal Atatürk non face altro che provocare un avvicinamento con l’Asia turcofona, essendo i caratteri praticamente identici. Nei leader sovietici crebbe quindi la paura; il rischio era quello della creazione di una letteratura pan-turcica scritta con caratteri latini, il che avrebbe portato le popolazioni centro asiatiche verso la Turchia e lontana dalla Russia. I politici e i linguisti sovietici, perciò, cominciarono ad analizzare le diverse lingue parlate, le cui differenze furono annullate proprio dall’alfabeto arabo prima e da quello latino poi. Si presero come modello le lingue parlate dei centri amministrativi, che furono poi utilizzate nei libri di testo, nelle scuole e come base per la grammatica della lingua cosiddetta “nazionale”. Seguì poi, negli anni 1932-38, tutta una serie di purghe per eliminare quella generazione centro asiatica che aveva visto il passaggio dall’alfabeto arabo a quello latino; il motivo era cancellare l’opposizione ad un altro cambiamento di alfabeto, da quello latino al cirillico negli anni 1939-40. Con una modifica importante: mentre nel caso dell’alfabeto latino esisteva una lettera per ciascun fonema uguale nelle diverse lingue turche, con l’introduzione del cirillico a quel fonema corrisposero tanti simboli quante erano le lingue116.

Tabella 3: Anni di adozione dell’alfabeto latino e dell’alfabeto cirillico

Latino Cirillico

Kirghizo 1927-28 1939-40 Turkmeno 1929-30 1939-40 Uzbeco 1930 1940-41

Azerbaigian sovietico 1924 1934-40 Ciuvascio 1850

Baskiri 1930 1939 Turchi di Crimea 1930 1940

Kazakho 1924 1928-29 Fonte: Michel M. Bozdemir, “ Les Turcs de l’extérieur et la République de Turquie: une politique d’absence comme ‘realpolitik’“ , L’Afrique et l’Asie, 1989, p. 90.

Con l’introduzione del nuovo alfabeto le piccole differenze dialettali furono cristallizzate, ma si ottenne anche un altro risultato, vale a dire impedire alle nuove generazioni di avere accesso alla scrittura di quella precedente e quindi alle opere letterarie. Le nuove generazioni, a causa della censura, potevano leggere solo ciò che era loro permesso dal governo sovietico117. L’adozione del nuovo alfabeto era uno dei mezzi della russificazione. Mentre venivano inventati nuovi simboli che corrispondessero ai diversi fonemi delle lingue turche, le parole di origine russa

115 Elizabeth E. Bacon, Central Asians under Russian Rule – A study in culture change, Cornell University Press, Ithaca and London, pp. 189-190. 116 Elizabeth E. Bacon, op. cit., pp. 190-194. 117 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 77.

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dovevano essere scritte solamente con l’ortografia russa, senza possibilità di trascrizione secondo la pronuncia locale118. Il risultato finale della politica attuata da Unione Sovietica, Cina e Turchia, è stata un’evoluzione particolare, legata alle condizioni specifiche di ogni Stato; la formazione di lingue turche, talvolta molto simili tra loro, rende difficile il lavoro dei turcologi che cercano di comprendere a quale dialetto appartengano le singole parole. Per fare ciò, anche se un approccio del genere ha i suoi limiti, si servono delle lingue turche parlate oggi, poiché queste offrono determinati vocaboli che, seppure non siano più utilizzati nella forma letteraria, lo sono nel linguaggio parlato. A tal proposito, la presenza di due di esse nettamente separate dalle altre può essere di grande aiuto: si tratta dello yakuto e del ciuvascio. La prima di queste due lingue appartiene ad un popolo che già a partire da tempi antichi si separò dagli altri turchi per emigrare verso l’estremo Nord, fino a perdere qualsiasi contatto. Il ciuvascio, invece è una lingua che ha una parentela più stretta con il turco che non con le lingue finniche, ma è incomprensibile sia ai turchi sia ai finlandesi di oggi119 Tuttavia, sebbene sia difficile effettuare una classificazione precisa, possono essere individuati quattro sottogruppi all’interno della famiglia delle lingue turche: - il gruppo oghuz, che comprende l’azero, il gagauzo, il turco di Turchia, il turco di Crimea e il

turkmeno (del Turkmenistan e dell’Iran); - il gruppo kiptchak, che comprende il baskiro, il karaim, il karakalpak, il kazako, il kirghizo, il

tataro del kazan, etc.; - il gruppo ciagatai, che comprende l’uiguro e l’uzbeko; - il gruppo siberiano dell’Altai, che comprende soprattutto il tuviano e l’hakasso120

1.6.2 Religione La religione è quell’elemento che più di tutti ha plasmato la cultura dei popoli turcofoni, i quali ebbero il tratto caratteristico di convertirsi abbastanza rapidamente alla religione dei popoli incontrati sul loro cammino. Un accenno è stato fatto sulle credenze religiose dei turchi oghuz dell’Impero dell’Est. Per quanto riguarda invece il buddismo, non sappiamo per certo quale sia stato il suo ruolo nella civiltà Tukiu. La sua espansione attraverso l'Asia centrale, in ogni caso, non lasciò indifferenti i turchi. Per molto tempo i monaci buddisti condussero un’ardente propaganda tra i popoli che abitavano le steppe. I Tabgatch, ossia dei proto – turchi che salirono sul trono in Cina settentrionale sotto il nome di Wei, fecero del buddismo la religione di stato fin dal regno di T’o-pa Siun (452-465). In seguito, più esattamente tra il 556 e 572, l'imperatore cinese fece erigere nella sua capitale Chang’an un tempio buddista affinché fosse utilizzato dai turchi121. Le spedizioni archeologiche nel Turkestan, inoltre, hanno stabilito che esisteva una letteratura buddista in lingua sogdiana, che questa fu tradotta in turco e che quindi l’influenza sui popoli turcofoni fu notevole. Non solamente i missionari buddisti si recavano presso i turchi ma anche i commercianti, indù prima e persiani poi122. Sulle piste tracciate dai monaci buddisti, inoltre, si contesero l’opera di proselitismo anche il cristianesimo nestoriano e il manicheismo. Il monaco cristiano A-lo-pen arrivò nella capitale dei Tang nel 635 e fu autorizzato per decreto a fondarvi un monastero; per quanto riguarda invece i manichei, questi raggiunsero la Cina già nel VI secolo e vi fondarono un primo tempio del fuoco nel 621. In Asia centrale queste due religioni arrivarono più tardi insieme al masdeismo123. I turchi che attraverso diverse ondate migratorie raggiunsero l’Europa orientale (bulgari) si slavizzarono e cristianizzarono (la conversione del re Boris avvenne nell’864), mentre le tribù turcofone del medio Volga e della kama diedero vita alla Grande Bulgaria, i cui Principi chiesero nel 921 al califfo abbasside al-Muqtadir di inviare alla loro corte dei dotti che si occupassero di

118 Olivier Roy, The new Central Asia, p. 78. 119 W. Barthold, op. cit., pp. 21-22. 120 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 30. 121 Jean-Paul Roux, La religion des Turcs et des Mongols, Paris, Payot, 1984, p. 26. 122 W. Barthold, op. cit., pp. 34-35. 123 Jean-Paul Roux, op. cit., p. 28.

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introdurli allo studio dell’islam che avevano adottato. L’ambasciatore ibn Fadlan fornì un gran numero di informazioni sia sui bulgari che sui turchi in generale124. Con la caduta dell’impero Tukiu sembrava che si fossero create le condizioni ideali per il trionfo delle religioni universali in Asia centrale; tuttavia, l'impulso dato dal recupero delle tradizioni alla fine del VII e all'inizio del VIII secolo obbligò i suoi successori a risparmiarsi ancora per qualche tempo. Gli uiguri, che strapparono il controllo della mongolia ai Tukiu, adottarono il manicheismo e possediamo su questo fatto documenti insufficienti, ma dalla portata considerevole. Questa conversione ebbe luogo durante una spedizione condotta in Cina nel 762 dal kaghan uiguro che incontrò nella capitale Luoyang dei religiosi manichei di lingua sogdiana. Li riportò con sé in Mongolia e li fece installare nella capitale murata, Ordu Balik, che aveva fatto costruire sulle rive dell'Orkhon. Sotto la loro influenza, il sogdiano ritrovò l'importanza che aveva perso e diventò la seconda lingua ufficiale dell'impero; fu adoperato allo stesso modo del turco nell'iscrizione di Sevrey (762), che doveva celebrare l'adozione della nuova dottrina125. Quando gli uiguri, sconfitti dai kirghizi, si spostarono verso il Xinjiang e vi fondarono un nuovo Stato, vennero a contatto con nuove religioni, in particolare il cristianesimo nestoriano. Questo fece del bacino del Tarim il suo centro apostolico, in direzione delle grandi formazioni nomadi della Mongolia. Numerose tracce sono state trovate da missionari tedeschi, mentre ben poche sono state lasciate dal mazdeismo o dal giudaismo. Per quanto riguarda il primo, la sua presenza a Turfan è provata dalla fonti arabe e cinesi, mentre alcuni documenti giudaico-persiani di Kachgaria e il manoscritto ebraico risalente all’800 portato alla luce a Touen-huang dimostrerebbero il fatto che la religione ebraica fosse arrivata fino a quei luoghi126. L’islamizzazione dei turchi, invece, è avvenuta nel corso di due fasi storiche distinte. La prima cominciò con la conquista araba del Khwarezm e della Transoxiana nell’VIII secolo e fu limitata alla popolazione sedentaria del sud, mentre sul piano politico e militare la dominazione araba durò a pena cinquant’anni. Tuttavia lasciò un’impronta indelebile, arricchita dai numerosi contatti che la regione ebbe con i territori dominati dal califfo. Anche il sufismo mise le sue radici nello stesso periodo, grazie all’influenza di alcuni mistici sia in Asia centrale che da un capo all’altro del mondo musulmano127. Tra questi il più importante, anche al giorno d’oggi, è senz’altro Ahmet Yesevi, il quale nacque e morì nella città di Yasi, dove oggi si trova l'attuale Turkistan (Kazakistan). Questo personaggio, che ricevette dai turchi il soprannome di “Ata-Yesevi" (Padre Yesevi) ebbe una grande influenza sull'espansione dell'Islam ed in particolare del misticismo islamico tra i turchi. I suoi versi, scritti in turco, acquistarono una grande popolarità e il suo stile è imitato ancora oggi da poeti popolari dell'Asia Centrale. A causa della loro popolarità questi versi non sono giunti sino a noi con il loro aspetto originario, visto che numerosi copisti hanno alterato la lingua dell'originale secondo lo spirito del loro tempo ed hanno fatto un considerevole numero di interpolazioni. Questo risulta dal fatto che la biografia di Ahmed Yesevi che conosciamo oggi viene quasi esclusivamente da racconti leggendari molto tardivi128. Resta il fatto che il culto di Ahmed Yesevi, in quanto santo turco e fondatore della Yassawiyya, si mantenne per molto tempo vicino al Syr-Daria, come dimostrato dall'edificio splendido costruito sulla sua tomba da Tamerlano, verso la fine del XIV secolo. Tra i suoi successori troviamo una serie di mistici turcofoni che portano il soprannome di “ata” (padre) 129 I sufi, grazie a personaggi come Yesevi, riuscirono a preservare l’islam dalla potenza mongola e persino a convertire i conquistatori al loro credo. Con la dinastia dei timuridi, inoltre, acquisirono un potere politico considerevole e furono responsabili, in seguito – durante la seconda fase di islamizzazione – della conversione delle popolazioni nomadi che si trovavano più a nord, grazie soprattutto ai dervisci itineranti discepoli di Yesevi. La cultura delle comunità nomadi era ben

124 Ibidem 125 Jean-Paul Roux, op. cit., p. 29. 126 Jean-Paul Roux, op. cit., pp. 31-32. 127 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", Les Cahiers de l'Orient, n°41, Primo trimestre 1996, pp. 48-49. 128 W. Barthold, op. cit., p. 111. 129 W. Barthold, op. cit., pp. 111-112.

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differente da quella dei centri urbani del sud. Il modo di praticare l’islam era contaminato da leggi consuetudinarie e credenze sciamaniste e non rispecchiava la rigida dottrina indicata dal Corano; neanche il tipo diverso di ambiente permetteva di mantenere delle istituzioni ufficiali: le moschee erano molto poche e i soli luoghi fisici dove praticare la propria fede erano costituiti dai cimiteri e dalle tombe dei santi130. A partire dal XVIII secolo l’Asia centrale attraversò un periodo di declino economico e stagnazione intellettuale, dovuto essenzialmente al cambiamento delle rotte commerciali; all’epoca della conquista russa, perciò, le città del sud non erano più i grandi centri di studi islamici di qualche tempo prima. Comunque la scarsa ingerenza negli affari religiosi permise anche alle confraternite sufi di continuare la propria attività quasi indisturbate. Questo permise di limitare a qualche caso isolato i disordini tra colonizzatori e colonizzati131. Durante il periodo sovietico, invece, furono prese delle misure analoghe ad altre parti del mondo musulmano, soprattutto in Turchia ed Iran: separazione di stato e religione, secolarizzazione dell’istruzione, sostituzione della shari’a con un codice civile ispirato a quelli occidentali. Quello che caratterizzò l’approccio sovietico del problema fu l’uso del terrore di massa attraverso arresti arbitrari, lunghi periodi di detenzione ed esecuzioni sommarie; il semplice possesso di un libro scritto in caratteri arabi costituiva un pretesto sufficiente per la condanna a morte. Questa campagna fu accompagnata da una severa politica antireligiosa ed atea, portata avanti dai mezzi di comunicazione di massa e dall’istruzione statale obbligatoria. Il risultato finale fu quello di cancellare l’islam come religione viva nel giro di un paio di generazioni. Ciò che sopravvisse fu un sistema frammentato di rituali, che potevano essere percepiti dalle autorità come una sfida e ciò le portava ad infliggere delle pene severe a quelli che li praticavano. I componenti della comunità musulmana perciò, cominciarono a dividere la loro vita in sfera pubblica e sfera privata. La prima si conformava alle regole imposte dal regime sovietico; l'altra, la più nascosta, era protetta da vari meccanismi di difesa, come la definizione dei rituali religiosi come obblighi filiali132. Un’altra conseguenza dell'esperienza sovietica fu quella di mettere sullo stesso piano diversi popoli indigeni dell'Asia centrale. Nomadi e sedentari furono sottoposti allo stesso processo di modernizzazione e secolarizzazione. La distruzione dell'infrastruttura legale e sociale della religione soppresse la distinzione fondamentale che esisteva tra l’islam praticato dai popoli della steppa e quello dei centri urbani133. Si crearono in questo modo le condizioni favorevoli ad un rinnovamento dell’islam. Questo fu avviato all’inizio degli anni ’70 nella valle del Ferghana. Sebbene al di fuori di quella regione non avesse aderito la propaganda degli wahabiti, il loro carattere morale suscitò l’ammirazione di alcuni intellettuali dei centri urbani, soprattutto di Tashkent; questo diede una certa visibilità al movimento. Di una certa importanza fu anche il cambiamento improvviso della politica sovietica verso l’Islam, che divenne meno rigida a partire dal 1989; il motivo di un tale cambiamento è da ricercarsi nel tentativo di combattere la minaccia che rappresentava la rivoluzione khomeinista. Ci fu gratitudine verso lo Stato e specialmente verso il presidente Gorbaciov: il valore della cultura centro asiatica era stato riconosciuto e gli si accordava finalmente il rispetto che le era dovuto. A partire da 1991, però, divenne chiaro che l'autorità del governo centrale si sarebbe disintegrata velocemente. In tutta la regione gli ufficiali del Partito cominciarono a prendere le distanze dalla dottrina comunista e ad utilizzare l'Islam come alternativa che desse una qualche legittimità nazionale134. Questo processo subì una brusca accelerazione dopo la caduta dell’Unione Sovietica. La velocità con la quale gli Stati dell'Asia centrale acquisirono l’indipendenza creò un vuoto psicologico che minacciò di far implodere la società. Le nuove élite, perciò, promossero l'Islam come base delle cosiddette nuove "ideologie di stato"; il giorno dell’assunzione della carica di Presidente, sia Akayev che Karimov prestarono giuramento sul Corano e sulla costituzione. Il processo di rinnovo ufficiale dell’Islam, inoltre, fu corredato da una campagna per la propagazione della fede. In primo

130 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", p. 49. 131 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", pp. 50-51. 132 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", pp. 52-53. 133 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", p. 55. 134 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", pp. 56-57.

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luogo, con la costruzione di una rete di moschee. In aggiunta, scuole e volontari si occuparono di tenere dei corsi di scrittura araba e di insegnare a leggere il Corano. Madrasa e centri islamici apparvero in tutta la regione per offrire la possibilità di seguire un'educazione musulmana rigorosa, con un’attenzione particolare in favore delle donne135. Una politica del genere non è semplice da attuare. Tra gli effetti che può portare vi è una certa atomizzazione piuttosto che l'unificazione dei musulmani. Per esempio, la traduzione del Corano nella lingua nazionale ne ha certamente reso più facile l'accesso all'insieme della popolazione, ma ha creato anche una certa esclusività di tipo linguistico. Le influenze esogene, oltretutto, in tempi recenti si sono rivelate più potenti delle politiche attuate da ciascuno Stato. I missionari musulmani che vengono dall’estero si sono fatti promotori degli interessi dei loro Paesi di origine ed hanno introdotto nella regione delle interpretazioni nuove e più "corrette" dell'Islam. Le attività di certi di alcuni di quei missionari sono la causa di profonde fratture sociali: non sono rari i casi di fazioni musulmane rivali, ciascuna con la propria moschea, all’interno di uno stesso villaggio136. Si riportano di seguito due tabelle. La prima indica l’ammontare della popolazione musulmana di quelle che sono oggi le Repubbliche turcofone dell’Asia centrale e del Caucaso indipendenti, mentre la seconda riporta i dati delle popolazioni turcofone dell’Unione Sovietica (quelle non musulmane sono indicate in rosso), entrambe sulla base dei censimenti del 1970 e del 1979:

Tabella 4: Popolazione musulmana delle Repubbliche

1970 1979 Percentuale di crescita (%)

Uzbeki 9 195 093 12 455 978 35 Kazakhi 5 298 818 6 556 442 23.7

Azeri 4 379 937 5 477 330 25.1 kirghizi 1 452 222 1 906 271 31.3

Turkmeni 1 525 284 2 027 913 33 Fonte: Shirin Akiner, Islamic peoples of the Soviet Union : (with an appendix on the non-Muslim Turkic peoples of the Soviet Union) : an historical and statistical handbook, London , KPI, 1986, p. 40.

Tabella 5: Popolazioni turcofone dell’Unione Sovietica

1970 1979 Percentuale di crescita (%)

Uzbeki 9 195 093 12 455 978 35.5 Tatari 5 930 670 6 317 468 6.5 Kazaki 5 298 818 6 556 442 23.7 Azeri 4 379 937 5 477 330 25.1 Ciuvasci 1 694 351 1 751 366 3.4 Turkmeni 1 525 284 2 027 913 33.0 Kirghizi 1 452 222 1 906 271 31.3 Baskiri 1 239 681 1 371 452 10.6 Yakuti 296 244 328 018 10.7 Karakalpaki 236 009 303 324 28.5 Kumyki 188 792 228 418 21.0 Uiguri 173 276 210 612 21.6 Gagauzi 156 606 173 179 10.6 Tuvani 139 388 166 082 19.2 Karachay 112 741 131 074 16.3 Hakassi 66 725 70 776 6.1

135 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", pp. 58-59. 136 Shirin Akiner, "L’Asie Centrale post-soviétique - Le facteur islamique", pp. 60-61.

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Balcari 59 501 66 334 11.5 Altaici 55 812 60 015 7.5 Nogai 51 784 59 546 15.0 Shor 16 494 16 033 -2.8 Dolgani 4 877 5 053 3.6 Karaimi 4 571 3 341 -26.9 Tofas 620 763 23.1 Totale 32 358 496 39 779 477 22.9 Fonte: Shirin Akiner, Islamic peoples of the Soviet Union, pp. 388-389.

2. Storia del panturchismo 2.1 Origini del movimento Per analizzare la cooperazione in campo culturale tra la Turchia e le Repubbliche turcofone in Asia centrale, è d’obbligo un’analisi del movimento politico chiamato panturchismo. A tal proposito, la definizione fornita da Jacob Landau rappresenta un importante punto di partenza: «una delle pan-ideologie nate alla fine del XIX secolo, che esprime un interesse nazionalista molto forte per il benessere di tutti i turchi e di tutti i membri dei gruppi turchi, riconoscibili dall’utilizzo di lingue apparentate, un’origine, una storia e una tradizione comuni. Riguarda principalmente i turchi della Turchia, di Cipro, dei Balcani, dell’ex - Unione Sovietica, della Siria, dell’Iraq, dell’Iran, dell’Afganistan e del Turkestan orientale (o Sinkiang) […] »137. Dal punto di vista politico le relazioni tra l’Impero Ottomano e i khanati in Asia centrale (primo fra tutti Boukhara) furono sempre molto limitate, per ragioni differenti. Innanzi tutto, la lontananza geografica che separava Istanbul da Boukhara rendeva difficile comprendere l’Asia centrale nella sfera politica dell’Impero Ottomano. In secondo luogo, la separazione religiosa rappresentata dai rivali sciiti, considerati come eretici. Infine (questa è la ragione più importante), dalla battaglia di Mantzikert del 1071 la politica estera ottomana fu sempre rivolta verso occidente, essendo l’obiettivo principale quello di convertire l’Europa all’Islam (a cominciare dai Balcani) 138. Alcuni episodi di avvicinamento fra gli Stati turchi, tuttavia, si possono riscontrare nella storia diplomatica dell'Eurasia e del Vicino Oriente. Nel 1480 Mosca si liberò dall'Orda d’Oro e nel 1487 Ivan III (1462 - 1505) occupò Kazan per un certo periodo e mise sul trono il proprio burattino, Muhammad Amin. Il vassallaggio provocò l'insoddisfazione dell'aristocrazia di Kazan. Questo fatto fu sfruttato dagli ottomani per intervenire negli affari interni del khanato e facilitare l’organizzazione di un blocco turcofono che comprendeva il Kazan, Astrakhan, e i khanati crimei, più l'Orda di Nogai e lo Stato Ottomano139. Un secondo episodio risale al 1518 quando morì Muhammad Amin, ultimo rampollo della dinastia Ulu-Muhammad del Kazan; Mosca riuscì anche in quel caso ad insediare un burattino, Shah Ali. Tre anni più tardi, nel 1521, quando le truppe crimee arrivarono nel Kazan, il Khan scappò sotto la protezione russa ed il trono del Khanato fu occupato da Sahib Giray. Questi cambiamenti portarono ad una spedizione militare congiunta contro Mosca da parte dei khanati di Kazan e di Crimea; questi eventi simboleggiano l'ingresso del khanato di Kazan nel blocco Ottomano – Crimeo (la Crimea nel 1475 divenne vassallo dell'Impero Ottomano, mentre nel 1524 il khanato di Kazan fu riconosciuto come un protettorato ottomano). Il khanato di Kazan fu riconquistato da Mosca nel 1552, mentre il khanato di Astrakhan fu occupato nel 1556. Pellegrini da Bukhara e Khiva chiesero al Sultano di liberare Kazan ed Astrakhan dai russi. Secondo i rapporti dell'Ambasciatore russo nel

137 Jacob Landau, “Panturquisme”, in Encyclopédie de l’Islam (N.E.), VOL. VIII, E.J. BRILL - ÉDITION MAISONNEUVE & LAROSE S.A., Leiden – Paris, 1993, pp. 266-268. 138 Bayram Balci, " Les relations entre la Turquie et l’Asie centrale turcophone 1991-2004", Outre-terre, N. 10, 2005, p. 1. 139 Charles W. Hostler, op. cit., p. 138.

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Crimea, Nagoy, questi appelli incitarono il Sultano a conquistare Astrakhan, luogo di elevata importanza commerciale140. Ulteriori tentativi verso l’unione di tutti i popoli turcofoni furono effimeri e senza successo. Paradossalmente, perciò, il panturchismo come ideologia dai precisi disegni politici non nacque in territorio turcofono. I primi personaggi che cominciarono ad evidenziare i legami esistenti tra i turchi anatolici e i cosiddetti Dış Türkler (turchi dell’esterno) furono gli orientalisti occidentali141. Da Guignes e la sua “Histoire générale es Huns, des Turcs, des Mongols et autres Tartares occidentaux”, scritta a metà del XVIII secolo, fino a Radloff e Thomsen, passando per Vambery, gli studiosi, filologi e storici europei approfondirono la storia antica dei popoli turchi e la loro evoluzione. Le loro ricerche evidenziarono una serie di fatti: l’importanza della storia turca pre -islamica, arrivata fino a noi grazie agli annali cinesi; l’antichità della lingua turca rivelata dalle iscrizioni dell’Orkhon; l’unità della lingua e della civiltà dell’insieme dei popoli turchi. Questi fatti furono resi noti al pubblico colto dell’Impero ottomano, col risultato di formare gradualmente un sentimento di identità turca142. Il concetto di un’origine comune, che poteva rappresentare il collante per una futura unione, fu anche una risposta alle pressioni del movimento pan-slavista. Il pan-slavismo fu diretto in un primo periodo alle popolazioni germaniche dell’Impero, specialmente dopo il 1871, con la nascita di correnti nel nuovo Stato tedesco che dichiaravano che l’unità della Germania non fosse ancora completa143. Il risveglio riguardò dapprima i turco – tatari (il gruppo che da più tempo si trovava sotto la dominazione russa) e non era ristretto semplicemente alla vita economica (vista la crescente concorrenza russa) ma si estendeva anche alle sfere religiosa e culturale. Due caratteristiche distinguono il movimento panturchista nato nell’Impero zarista. La prima è la mancanza di conflitto tra il panturchismo e il panislamismo, essendo i due complementari e non separati come nell’Impero ottomano. L’Islam costituiva infatti l’unica base di unità, mentre il turchismo rappresentava la cornice pratica. In secondo luogo, non si trattava, almeno in un primo periodo, né di un movimento di tipo politico né di una dottrina economica o sociale144. Il primo riformatore moderno fu Shihabeddin Merjani (1815-1889), il quale auspicava soprattutto ad un innalzamento del livello delle scuole religiose nella regione del Volga. Scrisse numerose opere sulla storia dei tatari e dei bulgari del Volga, che furono fondamentali sia nel far crescere nei tatari l’interesse nel loro passato sia nella formazione della loro coscienza nazionale. Nel 1876, all’età di 61 anni, Merjani diventò insegnante in una scuola per tatari fondata dalle autorità russe nel Kazan con l’obiettivo di formare nuovi docenti145. Tra gli studenti più brillanti della scuola vi era Hussein Feitskhani (1826-1866), che elaborò un metodo per la modernizzazione delle madrasa che fu successivamente utilizzato nelle scuole tatare riformate. Un ruolo ancora più importante fu giocato da Abdul Kaium Nasyri (1824-1907); i suoi numerosi libri di testo, dizionari e calendari non furono scritti in chagatai, che stava diventando incomprensibile alle masse, ma in turco tataro parlato. Questo è un momento di svolta, perché così facendo Nasyri permise ai tatari di disporre di informazioni scientifiche, storiche e geografiche nella loro madrelingua. Scrisse, inoltre, una grammatica della lingua tatara così come dei dizionari russo - tataro e tataro – russo146. I progressi nel campo dell’istruzione e la crescita del senso di nazionalità furono particolarmente significanti quando un tataro (di Crimea) diede il suo contributo: si tratta di Ismail Bey Gaspirinski/Gaspirali (1851-1914). Figura più rappresentativa dei turchi russi del diciannovesimo secolo, Gaspirinski ricevette una buona educazione in Crimea e in Russia. Le sue tendenze 140 Ibidem 141 Bayram Balci e Bertrand Buchwalter, La Turquie en Asie centrale: la conversion au réalisme (1991-2000), Dossiers de l’Institut Français d’Études Anatoliennes, n°5, janvier 2001, pp. 15-16. 142 Stéphane Yerasimos, op. cit., pp. 194-195. 143 Jacob M. Landau, Pan-Turkism : from irredentism to cooperation, Bloomington, Indiana University Press, 1995, p. 8. 144 Alexandre Bennigsen, “Panturkism and Panislamism in History and Today”, Central Asian Survey, Vol. 3, N. 3, 1984, pp. 40-41. 145 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 24-25. 146 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 25.

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panturchiste emersero già quando era poco più che ventenne, quando si unì all’esercito ottomano come volontario per assisterlo nella soppressione della ribellione greca contro le autorità turche a Creta. Proprio due correnti intellettuali dalla Turchia contemporanea ebbero un’influenza profonda sul pensiero di Gaspirinski: il movimento dei Giovani Turchi e il Panislamismo. Al suo ritorno in Crimea Gaspirinki intraprese l’attività pedagogica e, dopo il 1881, anche un’intensa attività di propaganda per l’unificazione dei musulmani russi, secondo le raccomandazioni di Jemal al Din (ideologo del Panislamismo) 147. Il pensiero e il lavoro di Gaspirinski si basavano essenzialmente su tre principi di unità: linguistica, mentale e di azione. Con unità si riferiva ai musulmani russi e siccome la maggioranza di essi era di etnia turca, il suo appello all’unità religiosa significava ricomposizione nazionale dei turchi russi; in questo modo pose le basi per la fondazione del nazionalismo turco - tataro. Per quanto riguarda specificamente la lingua, Gaspirinski propose l’introduzione del turco ottomano come lingua letteraria comune per le scuole e la stampa russe; nel suo giornale utilizzò, infatti, una versione del turco ottomano epurata dai termini persiani ed arabi. Tuttavia, estendere l’utilizzo di quella lingua nel resto del territorio russo non era semplice, visto che era incomprensibile alla maggioranza della popolazione. La differenziazione linguistica era talmente marcata da non permettere l’utilizzo di una lingua comune148. Il 23 aprile 1885, dopo un periodo di lunga preparazione, ricevette il permesso per pubblicare il settimanale Tercuman (in turco moderno Tercuman significa interprete). Fino al 1905 fu l’unico giornale scritto in turco in tutta la Russia; il suo ruolo per i turchi russi fu enorme. Gaspirinski, inoltre, scrisse e pubblicò un gran numero di libri, nei quali difese i diritti dei turchi russi ad un libero sviluppo culturale149. Secondo Gasprinsky l’istruzione rappresentava lo strumento principale per la preservazione della società musulmana, particolarmente nel caso dei tatari, nonché per la rinascita nazionale e l’unificazione dei turco - musulmani. Conseguentemente, i suoi sforzi principali furono diretti verso l’istruzione e la creazione di scuole riformate. La sua città natia (Bakhchisarai), dopo essere diventata la sede di pubblicazione di Tercuman, divenne un centro culturale importante. Gasprinsky vi fondò una scuola che servì di esempio per altre. Il “Nuovo Metodo” (Usul jadid) divenne il motto dei riformatori Tatari, i quali cominciarono ad essere chiamati "Jadisti", ovvero "innovatori." Nelle nuove scuole, agli studenti fu insegnato l’arabo dal punto di vista fonetico piuttosto che a partire dai nomi delle lettere dell’alfabeto, un metodo che si diffuse rapidamente non solo fra i turchi della Russia, ma oltre i confini fino a Cina, Persia e India. Gasprinsky lasciò lo studio del Corano e dei principi della legge musulmana nel curriculum di queste scuole, ma introdusse anche altre materie come la matematica, la storia e la geografia150. Attraverso il suo contributo al movimento jadista, Gaspirinski permise di trasformare i tentativi di riforma religiosa in attivismo pratico che mirava allo sviluppo della popolazione, alla modernizzazione dei metodi di insegnamento, all’unificazione della lingua e ad un più generale progresso culturale. Il governo zarista comprese da subito le intenzioni nazionaliste del movimento e specialmente le loro mosse verso l’unità politica turca; di conseguenza fu etichettato come panturchista e panislamista. Le espressioni esterne del jadismo si mantennero in ogni modo molto blande, i suoi leader cercarono sempre di dare una parvenza di lealtà nei confronti dello zar. Le dichiarazioni di lealtà servivano da scudo protettivo, ma nonostante gli sforzi la componente più anti-russa ed anti-governativa del movimento operò persino nelle istituzioni religiose musulmane. La propaganda panturchista e panislamista si concentrò principalmente nelle grandi madrasa; qualche volta dimostrò apertamente i suoi intenti rivoluzionari attraverso pubblicazioni vietate arrivate da Costantinopoli, profanazione dei ritratti dello Zar e così via151. La polizia russa perseguitò severamente tutti i criminali politici e tentò di dividere la società turco-tatara in due gruppi antagonisti. Da una parte i Kadimisti, più tradizionalisti, dall’altra i Jadisti maggiormente progressisti. I primi si rivelarono essere uno strumento molto utile nelle mani del

147 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 30-31. 148 Ibidem. 149 Charles W. Hostler, op. cit., p. 124. 150 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 34-35. 151 Charles W. Hostler, op. cit., p. 131.

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governo russo: la lotta tra queste due fazioni fu così cruenta che i Kadimisti avvicinarono in più occasioni la polizia politica al fine di aiutare i russi a combattere i nazionalisti. Il sostegno da parte dei russi derivava dalla convinzione che l’Islam tradizionale e tradizionalista non fosse pericoloso per la sicurezza dello Stato152. La contrapposizione tra progressisti e tradizionalisti fu ancora più evidente e profonda in Asia Centrale, dove le nuove idee liberali di Gasprinsky furono portate per il tramite dei tatari sistemati là. I primi protagonisti centro asiatici del movimento liberale musulmano entrarono molto presto in conflitto con la maggioranza conservatrice. Mentre i primi consideravano la modernizzazione dell’istruzione e il cambiamento dello stile di vita tradizionale come gli unici mezzi per salvare la società musulmana dal decadimento, i conservatori consideravano tali cambiamenti un grande pericolo per la vita familiare e la civiltà islamica. Le scuole diventarono l’arena nella quale lo scontro tra queste diverse ideologie raggiunse la sua espressione più aperta. Quando nel 1893 Gasprinsky visitò personalmente l’Asia Centrale, portando con lui le sue idee per la riforma istruttiva, il suo movimento acquisì una maggiore forza: molte scuole riformate furono aperte nelle steppe kazake dai Tatari, nonché in alcune città dell'Asia Centrale e settentrionale153. 2.2 La Rivoluzione del 1905 e le sue conseguenze sul movimento panturchista Il programma panturchista di questo periodo si caratterizzava per la sua ragionevolezza e moderatezza, non si trattava di un pazzo disegno imperialista. Tuttavia, i turchi dominavano la comunità musulmana russa; costituivano il 75% dell’intera popolazione musulmana e probabilmente il 90% degli istruiti. L’unità linguistica, da un certo punto di vista, esisteva già; poche lingue erano utilizzate per l’intera produzione letteraria: l’ottomano, l’azero, il tataro del kazan, il ciagatai, l’arabo classico e il persiano letterario. Grazie al movimento panturchista tutti i musulmani turchi dell’Impero russo ebbero un’eredità comune storica e culturale154. Con la Rivoluzione del 1905 gli sforzi degli entusiasti del rinnovamento intellettuale cominciarono a dare veramente i loro frutti. Nonostante in seguito alle elezioni del nuovo Parlamento russo (la Duma) la quasi totalità dei deputati musulmani dell'Asia Centrale appartenesse al gruppo conservatore, la breve esperienza parlamentare aiutò il movimento liberale, che godeva del completo sostegno dei tatari dell’Asia Centrale. Furono proprio loro che organizzarono le prime riunioni politiche a Tashkent e Samarcanda, durante le quali furono firmate delle petizioni per la riorganizzazione dell'Amministrazione musulmana, per una più grande rappresentazione locale su base municipale e la cessazione della colonizzazione agricola russa in Asia Centrale. Incoraggiato dal successo dell'attività rivoluzionaria in Russia, il movimento liberale in Asia Centrale cominciò in questo modo a diffondersi anche tra la popolazione urbana. A Tashkent i Jadisti pubblicarono molti periodici, mentre Samarcanda divenne un altro importante centro di attività. La maggior parte delle pubblicazioni dei Jadisti cominciò ad apparire solamente dopo la promulgazione della costituzione russa del 1905 che prevedeva una diminuzione della censura. La maggior parte di loro durò poco tempo, anche se giocarono comunque una parte importante nella diffusione del pensiero riformatore155. Con la rivoluzione del 1905 apparve anche il primo segno visibile di un movimento nazionalista tra i turchi russi. Né Gaspirinski né i suoi sostenitori intendevano politicizzare il loro movimento tra gli anni ’80 e gli anni ’90 del 1800, così come nessun obiettivo nazionalistico figurava nei loro programmi. Il motivo risiedeva nel non voler mettere in pericolo i loro successi per dei benefici eventuali derivanti da un’agitazione politica, che avrebbe procurato loro un conflitto con l’amministrazione russa. La giovane generazione tatara ed azera, tuttavia, era meno paziente e dai suoi ranghi emersero i nuovi leader di un movimento nazionalista turco156. La guerra russo – giapponese, che durò dall’8 febbraio 1904 al 5 settembre 1905, ispirò tutto il mondo turcofono ed in maniera particolare i turco – tatari del Kazan. La vittoria giapponese e la 152 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 131-132. 153 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 82. 154 Alexandre Bennigsen, “Panturkism and Panislamism in History and Today”, p. 41. 155 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 82-83. 156 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 37.

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sconfitta morale e politica della Russia fu vista come una parziale soluzione ai loro problemi; si aprirono nuove possibilità per una propaganda legale e aperta. In Kazan, Crimea, nonché alcune regioni limitrofe, questo portò ad importanti eventi di tipo politico. I tatari del kazan organizzarono tre Congressi turcofoni, formarono diversi partiti politici e stamparono vari periodici; i turco tatari, inoltre, presero parte alla formazione del nuovo Parlamento russo (Duma) e molti loro esponenti furono eletti. L’evento più spettacolare, tuttavia, fu senz’altro il Primo Congresso Musulmano tenutosi in Agosto 1905, che riunì 150 leader e rappresentanti della comunità turco – tatara; anche la Crimea, il Kazan, il Caucaso e il Turkestan furono rappresentati, nonostante il Congresso non fosse ufficialmente autorizzato dalle autorità zariste. Gaspirinski ovviamente fu presente, insieme ad altre personalità turcofone. Tra le decisioni più importanti del Congresso figurano l’organizzazione di un’Unione di tutti i musulmani russi a prescindere dalle divisioni sociali e di classe e la creazione di un Comitato esecutivo a Baku così come di comitati esecutivi locali negli altri centri turco – tatari. Si mantenne una certa prudenza, giacché i vari delegati enfatizzarono che la realizzazione dei loro obiettivi non sarebbe andata contro gli interessi generali dell’Impero Russo. Non era opportuno esporre apertamente il loro programma panturchista prima che fossero create le dovute condizioni. La Russia, nonostante la rivoluzione e la guerra contro il Giappone, era ancora una Grande Potenza e qualunque segno di separatismo o irredentismo avrebbe portato alla persecuzionedegli oppositori157. Nonostante tutto, un secondo Congresso, ancora una volta non autorizzato, si tenne dal 13 al 23 gennaio 1906 e da esso scaturì la creazione ufficiale dell’Unione dei Russi Musulmani; nonostante l’appellativo di “Russi Musulmani”, si trattava piuttosto di un associazione dei leader nazionali turchi piuttosto che di una vera unione di vari gruppi o società. A differenza di quanto accadde per il primo Congresso, mentre i tatari del Volga e degli Urali, gli azeri e i crimei furono ampiamente rappresentati, ci furono ben pochi delegati dalle steppe kazake, dalla Siberia e dal Caucaso e nessuno dal Turkestan158. Si tenne anche un terzo Congresso, il 16 agosto 1906; ottocento delegati vi presero parte. Fu l’unico Congresso autorizzato dal Governo, grazie all’intervento della componente musulmana della Duma. Il risultato dei lavori fu l’approvazione di uno statuto che mirava a riunire in un solo partito tutti i musulmani russi, i quali sollecitavano la costituzione di uguali diritti di cittadinanza, nonché il passaggio ad una monarchia costituzionale; il Parlamento doveva rispecchiare in maniera proporzionale le diverse nazionalità dell’Impero. Si auspicava anche il riconoscimento delle libertà di stampa, di parola, di associazione, di religione e alle riforme sociali159. Nonostante ufficialmente il Congresso si occupasse di riforme nei campi culturale e educativo, un certo numero delle risoluzioni ufficiali contenevano inclinazioni politiche e panturchiste e miravano ad instaurare dei contatti fermi con la Turchia. Per fare un esempio, fu deciso di usare il dialetto turco di Costantinopoli come lingua letteraria per tutti i turchi della Russia, mentre il Congresso si mostrò contro l’insegnamento obbligatorio della lingua Russa nelle scuole frequentate esclusivamente da studenti di etnia turca160. Il terzo Congresso fu anche l’ultimo di quel periodo, perché l’Impero russo riprese vigore e riuscì a superare gli avvenimenti della rivoluzione; le frange maggiormente conservatrici della società russa ripresero fiducia in sé stesse e sferrarono una potente contro offensiva. La nuova legge elettorale del 16 giugno 1907 aumentò la rappresentazione delle classi abbienti e ridusse quella delle minoranze; di conseguenza, sempre meno rappresentanti turco – tatari riuscirono ad ottenere dei seggi161. Il movimento Jadista, nel frattempo, continuò a rafforzarsi ed organizzò una società culturale chiamata "L'Aiuto", il cui obiettivo principale era di favorire la stampa liberale, diffondendo quel tipo di pensiero per mezzo di conferenze oltre alla sempre presente riforma istruttiva. Fondata col permesso delle autorità russe, “L'Aiuto” permise la pubblicazione di tutta una serie di opere letterarie in uzbeko, tataro e turco nelle librerie di tutte le città importanti dell’Asia Centrale; attraverso i suoi sforzi anche il numero delle scuole riformate crebbe. Rimaneva tuttavia il pericolo

157 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 132-134. 158 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 41-42. 159 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 134-135. 160 Charles W. Hostler, op. cit., p. 135. 161 Charles W. Hostler, op. cit., p. 136.

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rappresentato dalle intenzioni nazionaliste dei Jadisti. Fu così che già prima che “L’Aiuto” cominciasse la sua attività l'amministrazione del Governatorato Generale prese diverse misure per combattere la propaganda dei tatari attraverso la censura e la sospensione di molte pubblicazioni. Anche l'influenza dei coloni turco–tatari nel campo dell’istruzione attrasse l'attenzione dell'amministrazione e a gennaio 1911 molte scuole riformate fondate o dirette dai tatari nella provincia del Ferghana furono chiuse162. Nel mese di giungo dello stesso anno, inoltre, fu decretata una nuova regola che esigeva che gli insegnanti delle scuole musulmane dovessero appartenere alla stessa nazionalità degli studenti, al fine di strappare gli uzbeki e i kazaki dalla tutela dei tatari. Nonostante gli sforzi, il governo russo non riuscì a fermare l’apertura delle nuove scuole; il risultato finale della lotta contro l'influenza dei Tatari fu, al contrario, lo sviluppo indipendente delle nuove scuole. Per questo motivo, come già accadde nel Kazan e in Crimea, il governo russo cercò l'appoggio dei musulmani maggiormente conservatori. L’attacco del giornale integralista tataro Tarakki contro le scuole e gli insegnanti conservatori durante l’estate del 1907 risvegliò l'ira dei Kadimisti, così che ad una riunione del clero musulmano di Tashkent, i redattori e i sostenitori di Tarakki furono banditi dalle moschee. Riesce semplice comprendere perché i musulmani centro asiatici non parteciparono ai Congressi dei musulmani russi degli anni 1905-1906 e all’Ittifak. Prima della rivoluzione del 1917 i Kadimisti rappresentavano ancora la maggioranza della popolazione urbana dell’Asia Centrale ed in particolare delle zone rurali, dove i Jadisti non erano riusciti a mettere radici163. 2.3 Il panturchismo politico approda in Turchia Tra il panturchismo politico dei musulmani russi come replica al pan-slavismo e il panturchismo di tipo culturale elaborato nell’Impero ottomano come risposta alla questione dell’identità l’incontro avvenne all’indomani della Rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908; questo è un momento chiave per il movimento164. Ostacolati nelle loro proposizioni politiche, infatti, negli anni 1908-1910 un certo numero di leader turcofoni lasciò la Russia e si stabilì in Turchia. Dopo il Colpo portato avanti dai Giovani Turchi nel 1908, il Governo turco cambiò completamente il suo atteggiamento nei confronti dei turchi immigrati dall’Impero russo e si mostrò decisamente più favorevole all’idea dell’unità dei popoli turcofoni. Tra i turchi che sposarono la causa panturchista vi era Ziya Gökalp, pubblicista, il quale nonostante le sue origini curde divenne un nuovo messaggero del nazionalismo turco. Con alcuni amici fondò una forte società nazionalista, “Il Nuovo Mondo” (Yeni Lisan), che aveva essenzialmente due obiettivi: il primo era l’epurazione della vita turca dalle influenze esterne, la rinascita della cultura turco asiatica e la purificazione della lingua turca da tutte le parole prese in prestito dal persiano e dall’arabo; il secondo era la determinazione scientifica della comunità etnica e culturale di tutti i turanici (turchi, mongoli, tunguzi, finno – ungarici e altre popolazioni uralo-altaiche) 165. L’organo della società, Genç Kalemlar (Giovani Penne o Calami) divenne presto lo strumento principale dei panturchisti. La sua base, inizialmente situata a Salonika, si spostò in seguito a Costantinopoli, al fine di esercitare la sua influenza più facilmente. Nel 1911 la società passo una risoluzione chiamata “Diffusione della Lingua Turca come mezzo eccellente per affermare la suzeraineté musulmana e per assimilare gli elementi non turchi”. Un altro passo verso il riconoscimento dell’unità razziale ed ideologica di tutti i popoli turchi fu compiuto quando i Giovani Turchi elessero tre leader nazionalisti turchi russi nel loro comitato centrale, fra i quali vi era il già citato Gaspirinski166. Il 7 dicembre 1911 il giornale panturchista Türk Yurdu, creato da Yusuf Akchurin (un tataro membro del comitato centrale dei Giovani Turchi) cominciò a pubblicare. La novità più grande che 162 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 84-85. 163 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 85. 164 Stéphane Yerasimos, op. cit., p. 196. 165 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 106-107. 166 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 107.

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caratterizza questo periodico è il fatto che l’Islam e la sua cultura non sono più indicati come elementi che ne hanno ispirato la fondazione, bensì il Turchismo (o talvolta “Turanismo”). L’unità dei turchi così come il loro ruolo nella storia e nella civiltà mondiali acquisirono un ruolo centrale, le tradizioni islamiche od ottomane non furono più considerati prodotti dell’etnia turca. La Turchia ottomana, infatti, era l’erede geografico e storico di Bisanzio, mentre la cultura islamica era il prodotto di tradizioni arabe e persiane. Le imprese eroiche di Attila o Gengis Khan, invece, fornivano tutto il materiale necessario per la creazione di un mito storico e nazionale167. Nonostante gli sforzi compiuti verso l’unificazione dei popoli turchi, Aktchurin ed altri panturchisti evitarono una propaganda anti – russa troppo esplicita negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, così come non mostrarono mai ostilità verso il Governo russo. Türk Yurdu affermava continuamente di essere un giornale culturale e non politico e più di una volta si complimentò per la lingua, le scuole e la letteratura russe. Questo tono moderato permise di poter fare le sue pubblicazioni anche in Russia168. 2.4 Il panturchismo sotto i colpi della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre Un altro momento chiave per il momento panturchista è costituito dal biennio 1911-13. La conquista della Tripolitania (ultimo territorio africano dell’Impero ottomano) da parte dell’esercito italiano e la minaccia degli eserciti bulgari accampati alle porte d’Istanbul provocarono un vero e proprio trauma tra le élite ottomane, che cominciarono a mettere in discussione l’ottomanismo e il liberalismo dei Giovani Turchi. Alcuni tra gli intellettuali e i dirigenti ottomani si orientarono perciò verso una nuova formula politica, portatrice di un nuovo principio di solidarietà e di un nuovo orizzonte. Il panturchismo sembrava il movimento ideale in tal senso169. Due incentivi portarono l’Impero Ottomano ad entrare nella Prima Guerra Mondiale. Innanzitutto, le ambizioni storiche e gli obiettivi politici dell’Impero nel mondo musulmano resi precari dalle azioni incrociate di russi, francesi e britannici; in secondo luogo, la dinamica aggressiva dei Giovani Turchi, che non si accontentavano di una politica passiva di fronte agli obiettivi belligeranti delle Grandi Potenze170. Le azioni della Turchia furono rivolte sia all’unione dei propri correligionari (panislamismo), che all’unione delle popolazioni affini linguisticamente e dal punto di vista etnico (panturchismo). L’uso di slogan panturchisti e panislamisti aveva come scopo principale quello di attirare verso di sé tutti i musulmani e, di conseguenza, la maggioranza della popolazione turcofona. L’obiettivo fu in parte raggiunto, dato che gli eventi del 1918-1919 diedero prova anche del comportamento filo turco delle personalità turco – musulmane dell’Azerbaigian, un’importante provincia zarista sia dal punto di vista strategico che da quello economico; in Crimea, inoltre, esisteva un’ampia rete dell’organizzazione segreta turco-crimea chiamata “Vatan” e le cui mosse erano dirette da Istanbul171. Con Enver Pasha e il Comitato di Unione e Progresso il progetto panturchista ricevette un impulso particolare, ma gli avvenimenti che si susseguirono dopo la fine della Grande Guerra furono molto duri per tutto il movimento. Isolato ed amareggiato per la sconfitta, Enver Pasha scappò a Berlino e assistette da lontano alla rivoluzione di Mustafa Kemal. La noia dell’esilio lo portò ad unirsi ai sovietici, con la speranza di trovare un ruolo soddisfacente; dopo qualche tempo, però, entrò in contatto con i basmatchi, un movimento di resistenza contro i bolscevichi sotto forma di guerriglia basato nel Turkestan sovietico. In questo modo riuscì ad ottenere qualche successo ma non ad unire le varie fazioni; lui stesso fu ucciso nel 1922 nell’attuale Tagikistan durante l’ultimo combattimento contro l’Armata Rossa172. 167 Serge A. Zenkovsky, op. cit., pp. 108-109. 168 Serge A. Zenkovsky, op. cit., p. 111-112. 169 Stéphane Yerasimos, op. cit., p. 196. 170 Charles W. Hostler, op. cit., p. 146. 171 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 146-148. 172 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., pp. 16-17.

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Dopo avere visto la sorte tragica di Enver Pacha il disinteresse della Turchia repubblicana fu totale al riguardo di quelle popolazioni turcofone fuori dalle sue frontiere, all'eccezione tuttavia delle minoranze turche dei Balcani che furono oggetto di trattati internazionali. Già dal 1923, quando un gruppo di ciprioti turchi si recò ad Ankara per chiedere il ricongiungimento dell'isola alla Turchia, Mustafa Kemal rigettò l'idea. Il rifiuto di intervenire negli affari esterni fu forte persino per quel che riguarda la riforma linguistica e il cambio dell’alfabeto, che furono dovuti più ad una strategia di rottura col mondo arabo-musulmano che ad una politica di riappropriamento del patrimonio ancestrale. Qualsiasi attività che fosse suscettibile di avere delle ambizioni politiche sovranazionali era sorvegliata rigorosamente e canalizzata verso sentieri culturali173. Il nazionalismo di Mustafa Kemal, perciò, rappresentava prima di tutto una rinuncia: il principio di una politica nazionale contornata da frontiere riconosciute fu proclamato dal primo documento di quella che di lì a poco sarebbe diventata la Turchia repubblicana, ossia il Giuramento Nazionale (Misak-i Milli , 28 gennaio 1920); la rinuncia riguardava ogni idea di espansione territoriale poiché il giuramento nazionale disegnò una carta definitiva per i turchi dell'Anatolia. Si pose così la parola fine a tutte le mire espansioniste, per dedicarsi solamente alla guerra di liberazione174. Esiste, tuttavia, una controversia irrisolta circa una citazione che potrebbe o no essere attribuita a Mustafa Kemal in persona, sebbene i suoi discorsi pubblicati prima del collasso dell’Unione Sovietica non vi fanno riferimento: “Oggi l’Unione Sovietica è nostra amica, nostra vicina e nostra alleata. Abbiamo bisogno di questa amicizia. Ma nessuno può prevedere quello che succederà domani. Questa Unione, come l’Impero Ottomano, come l’Austria – Ungheria, può frammentarsi. Le nazioni che controlla oggi un giorno possono scapparle. Il mondo può raggiungere un nuovo equilibrio. Quel giorno, la Turchia deve sapere quello che c’è da fare. Abbiamo dei fratelli che vivono sotto l’amministrazione di questo alleato. Questi fratelli hanno la nostra stessa fede e le nostre stesse credenze. Dobbiamo essere pronti a sostenerli. Essere pronti non significa star zitti e attendere quel giorno. È necessario prepararsi. Come si preparano le nazioni? Con la conservazione di fattori culturali vivi. La lingua è un ponte, la storia è un ponte. Dobbiamo tuffarci nel nostro passato comune spezzato dagli avvenimenti. Non possiamo attendere che si avvicinino a noi. Noi stessi dobbiamo andare verso di loro” 175. Non si è ancora riusciti a comprendere se questa citazione sia autentica o meno, ma sta il fatto che i dirigenti turchi cominciarono ad ignorare il destino dei “cugini” dell’esterno già prima della fondazione della Repubblica turca; nell’art.8 del Trattato concluso tra la Russia sovietica ed Atatürk ed i suoi sostenitori a marzo 1921, ambo le parti furono d'accordo per “impedire la formazione o la presenza nel proprio territorio di organizzazioni o gruppi che affermavano di far parte della giurisdizione dell'altro paese o parte del suo territorio ed anche la presenza di gruppi con intenzioni ostili nei confronti dell'altro paese”. La linea turca ufficiale seguì quel trattato anche durante tutto il periodo della Guerra Fredda, così da evitare di provocare le ostilità dell’Unione Sovietica. Mosca, tuttavia, sospettava comunque che il governo turco potesse tentare di riaccendere il pensiero panturchista e per questo motivo non permise mai al Partito comunista turco di creare legami con comunisti musulmani turcofoni. I sovietici centro asiatici, dal canto loro, sotto l’occhio vigile di Mosca ebbero poche opportunità per sviluppare delle relazioni indipendenti con il mondo esterno e con la Turchia in particolare. Molti immigrati russi furono incoraggiati a sistemarsi in Asia Centrale, mentre la regione divenne un fornitore importante di materie prime per il resto dell’Unione Sovietica; allo stesso tempo, l’Asia centrale dipese in misura sempre maggiore dalle repubbliche più industrializzate per quanto riguardava i prodotti finiti176. Tuttavia, prima della Rivoluzione d’ottobre, si tenne nuovamente il Congresso dei Russi Musulmani, il 1 maggio 1917. Stavolta tutte le nazionalità di religione musulmana furono presenti, comprese quelle non turcofone, sebbene la lingua ufficiale del Congresso fosse il turco del Kazan. Tutte le tendenze politiche furono rappresentate, dalla destra religiosa conservatrice fino alla sinistra marxista e la situazione politica del periodo era molto differente dall’ultimo Congresso: il

173 Michel M. Bozdemir, op. cit., pp. 86-87. 174 Michel M. Bozdemir, “Les Turcs de l’extérieur et la République de Turquie: une politique d’absence comme ‘realpolitik’“, L’Afrique et l’Asie, 1989, p. 86. 175 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 38. 176 Gareth M. Winrow, Turkey in post-Soviet Central Asia, pp. 7-9.

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governo centralizzato zarista era caduto, il che rendeva possibile sognare l’autonomia o persino l’indipendenza. Il problema della nazionalità non fu minimamente accennato, dato che tutti erano d’accordo sul fatto che esistesse una sola nazione musulmana (i turchi di religione cristiana erano quindi esclusi) 177. Qualunque disegno avesse fatto il Congresso, l’instaurazione di un regime comunista in Russia inflisse un altro duro colpo a qualunque progetto panturchista. Qualunque tipo di opposizione, infatti, aveva solo due possibilità: la rivolta esplicita oppure nascondere le proprie credenze e agire segretamente. Tuttavia, questo avvenne solo in un secondo momento. I sovietici riconobbero da subito le differenze di nazionalità e incoraggiarono la cultura e l’utilizzo delle lingue nazionali. Esistevano anche tutti i simboli dell’indipendenza politica: una costituzione, la capitale, confini ben determinati, governi, parlamenti, ecc. L’unico legame formale tra le repubbliche dell’unione e la capitale Mosca era rappresentato dall’ideologia comunista178. Paradossalmente, perciò, la Rivoluzione non fermò lo sviluppo del movimento panturchista; al contrario, trovò nuovo impulso. Quasi tutti i leader comunisti musulmani, i quali nel corso dei primi dieci anni del nuovo regime ebbero un notevole potere decisionale nelle loro rispettive repubbliche, erano panturchisti. Essi volevano un’unica nazione musulmana, divisa in un minimo di stati: una repubblica tataro-bashkira nella regione del Volga-Urali, una repubblica nord-caucasica unificata, un unico Turkestan, l’Azerbaigian, la Crimea, che avessero come lingua franca il turco semplificato di Tercuman; l’Islam, sebbene laicizzato e despiritualizzato, conservava i suoi valori culturali e sociali e rappresentava ancora una volta un fattore di unità. Dato che il regime sovietico era ancora debole, Stalin fu obbligato, volens-nolens, a tollerare le attività dei musulmani, nonostante non concordasse con loro per quasi tutte le questioni179. Durante i primi dieci anni di regime sovietico, i comunisti musulmani condussero in tutte le repubbliche a maggioranza musulmana un’attiva propaganda in favore delle loro teorie panturchiste; fu in quel periodo che il movimento assunse un carattere anti russo. Gli eroi nazionali divennero i governatori dell’Orda d’Oro, il khan crimeo Devlet Giray che bruciò Mosca nel 1571, Tamerlano e persino Gengis Khan180. Tuttavia, col passare del tempo gli esperimenti economici e politici portati avanti dal comunismo, così come la soppressione delle libertà democratiche e religiose impedì l’instaurazione di buone relazioni tra i sovietici e i non russi. Se si va a guardare in particolare la situazione delle popolazioni turcofone, si nota che la divisione in nazionalità e la cristallizzazione dei dialetti attraverso diverse versioni dell’alfabeto cirillico mirava proprio a scoraggiare il processo di integrazione in unità nazionali e territoriali più grandi181. La Repubblica turca, dal canto suo, scoraggiava qualsiasi propaganda panturchista ed anzi divenne per un certo periodo una fidata alleata di Mosca, accomunate dalla lotta contro gli “Imperialisti” occidentali che sostenevano gli “interventi” nella Russia sovietica e che cercavano di spartire il territorio turco tra Gran Bretagna, Francia, Italia e Grecia. Passato quel breve periodo, tuttavia, la Turchia rientrò gradualmente nell’orbita occidentale e l’Unione Sovietica, il cui potere economico e militare stava crescendo, non permise alla Turchia di ritornare a slogan panturchisti o di fornire supporto all’irredentismo turco sul suo territorio182. Il nazionalismo turco, tuttavia, presentava una dinamica che gli rendeva difficile essere ristretto passivamente di fronte agli avvenimenti; molte fazioni continuavano, in modo o nell’altro, la loro lotta per l’unione con le popolazioni turche che vivevano al di là dei confini della Repubblica. Persino nel breve periodo di collaborazione turco – russa ci furono degli sviluppi in questo senso, con la politica nei confronti del Caucaso. I kemalisti, infatti, miravano a congiungersi con gli altri popoli turcofoni dal punto di vista territoriale, il che avrebbe implicato l’eliminazione della Repubblica Armena che separava l’Azerbaigian dalla Turchia. I Sovietici, propensi a soddisfare la Turchia in quel periodo, restrinsero il territorio armeno mentre all’Azerbaigian furono assegnati il

177 Alexandre Bennigsen, “Panturkism and Panislamism in History and Today”, p. 42. 178 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 160-161. 179 Alexandre Bennigsen, “Panturkism and Panislamism in History and Today”, p. 43. 180 Alexandre Bennigsen, “Panturkism and Panislamism in History and Today”, pp. 43-44. 181 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 161-163. 182 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 168-169.

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Nagorno – Karabakh e il Nakhichevan. Questo portò alla congiunzione degli elementi turcofoni della Turchia e dell’Azerbaigian183. 2.5 La Seconda Guerra Mondiale: nuove possibilità e delusioni Fu solo con la Seconda Guerra Mondiale che i panturchisti recuperarono quell’entusiasmo che avevano agli inizi del movimento. L’evento scatenante fu la guerra russo – tedesca del 1941, che rese più reali ed interessanti le aspettative e le speranze della comunità turcofona russa184. Nonostante dichiarò immediatamente la sua neutralità, la Turchia si mostrò notevolmente favorevole alla campagna anti russa portata avanti dalla Germania., ma evitava allo stesso tempo di fare dichiarazioni ufficiali e di compiere quelle azioni che potevano irritare i sovietici185. Alcuni dirigenti turchi, come il Ministro degli Affari Esteri Sukru Saracoglu e il suo Segretario Generale Numan Menemencioglu affermarono che la Turchia era completamente dalla parte della Germania nella sua lotta contro il bolscevismo. L’interesse turco alla sconfitta russa andava oltre quelle che erano le preoccupazioni per la sicurezza del Paese (es. la questione degli Stretti); il nervo panturchista, infatti, fu toccato dalla Germania dall’inizio degli attacchi. Sebbene fosse improbabile che una mossa del genere potesse portare la Turchia ad intervenire militarmente a fianco della Germania, tra le cerchie di intellettuali turchi cominciò a circolare la convinzione che la situazione dovesse essere comunque sfruttata. Saracoglu e Menemcioglu furono proprio due delle figure di spicco del Paese che si mostrarono particolarmente interessate alla possibilità di un mondo turcofono unito186. Alcuni documenti caduti in mano russa durante la guerra ci permettono di capire quale fosse l’interesse tedesco e turco per il panturchismo. Nel 1941, per esempio, Franz Von Papen, ambasciatore tedesco in Turchia, indirizzò un documento al Ministero degli Affari Esteri del suo paese, nel quale spiegava a grandi linee qual era la situazione del movimento panturchista. Secondo questo documento, datato 5 agosto 1941, in quel periodo il governo turco mostrava particolare interesse verso il destino dei turchi che vivevano al di fuori dei suoi confini, in particolare i turchi azeri. Per quanto riguardava i turchi che si trovavano in territorio sovietico, Ankara prevedeva ad unirli in uno Stato turco orientale, mentre i turchi occidentali avrebbero avuto un ruolo decisivo politico e culturale. Von Papen spiega anche che i turchi orientali non erano propensi a far parte del progetto della Repubblica turca: secondo loro i turchi anatolici avevano perso gran parte dei loro tratti caratteristici della vera nazione turca. Allo stesso tempo, l’Azerbaigian non intendeva creare un’unione politica con i turchi sovietici, perché a causa della loro dispersione non erano ancora pronti a far parte di uno Stato proprio. In questo frangente, la Germania doveva avere un ruolo centrale, secondo quanto scritto nel documento187. L’aspetto più importante di questa collaborazione è la militanza di una parte della comunità turcofona russa nelle Forze Armate Tedesche contro l’Unione Sovietica. La Germania accettò prontamente l’idea, giacché i territori abitati dai turchi si trovavano generalmente oltre il raggio di espansione prefigurata dal Reich. La militanza nell’esercito tedesco aveva uno scopo ben preciso: ottenere dai tedeschi il riconoscimento del principio di indipendenza nazionale per le loro terre; il governo Nazista, tuttavia, non intendeva fare promesse di questo genere e temporeggiò fino alla fine della Guerra, quand’era chiaramente troppo tardi. Anzi, il panturchismo poteva rivelarsi pericoloso per la stessa Germania, nel caso in cui i turchi dell’Unione Sovietica fossero riusciti ad unirsi in una sola entità statale188. Nel frattempo, in Turchia una serie di organizzazioni giovanili intraprese varie attività meno responsabili di quelle dei leader della generazione precedente. Diversi simboli della cultura turca, come Attila o Gengis Khan, furono ampiamente sfruttati e mescolati a fascismo, razzismo e

183 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 169-170. 184 Ibidem. 185 Şaban Çalış, “Pan-Turkism and Europeanism: a note on Turkey’s ‘pro-German neutrality’ during the Second World War”, Central Asian Survey, Vol. 16, N. 1, 1997, p. 105. 186 Şaban Çalış, op. cit., pp. 105-106. 187 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 177-174. 188 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 177-180.

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nazionalismo. Il Governo turco probabilmente tollerava questi gruppi, poiché il loro entusiasmo poteva essere utilizzato con successo nel conflitto in corso. La presenza di quei giovani euforici, tuttavia, contribuì a discreditare il panturchismo agli occhi dei Paesi democratici e parzialmente anche in Turchia189. La resistenza sovietica e la conseguente disfatta tedesca accelerò il riflusso del movimento, iniziato a causa del disappunto provato dal governo turco e dai leader panturchisti quando si accorsero che le intenzioni della Germania erano ambigue e miravano in realtà ad un doppio gioco: usare i turchi contro l’Unione Sovietica per prendere possesso delle sue colonie una volta terminata la guerra. Dopo la sconfitta tedesca la Turchia, sentendosi abbandonata, pensò che fosse meglio sopprimere ogni progetto panturchista attraverso la cessazione di ogni propaganda, l’arresto di alcuni leader e il rimpatrio di alcuni turchi sovietici, che in questo modo sarebbero andati incontro a morte sicura190. La situazione internazionale migliorò quando, in una nota del 19 agosto 1946, il Governo americano fece sapere a Mosca che si sarebbe opposto a qualsiasi monopolio virtuale del potere da parte dell’Unione sovietica nei punti marittimi strategici. La Dottrina Truman fu annunciata proprio quando la pressione sovietica sulla Turchia e sulla Grecia era particolarmente alta; il governo americano, inoltre, dichiarò che la preservazione dell'indipendenza greca e turca era vitale per la sicurezza degli Stati Uniti. Tra marzo e maggio 1947, il Congresso decise di riservare una parte degli aiuti economici e militari alla Turchia191. Con il cambiamento delle circostanze la pressione sui leader panturchisti diminuì; in questo modo riacquistarono fiducia, e con l’inizio della “guerra fredda” tra Est e Ovest poterono ricominciare la loro attività culturali, anche se nei fatti le loro azioni erano più di tipo culturale - politico. La piena attività politica di questi leader fu condotta oltre le frontiere turche, più esattamente in Germania Occidentale e in Francia dove si svilupparono dei centri politici per le popolazioni soggiogate dell'Unione sovietica (non solo di etnia turca), che cominciarono la pubblicazione di vari periodici; spesso la loro esistenza fu precaria e qualche volta dipendente da un’appoggio da parte dell’esterno. Questo arrivò in particolare dagli Stati Uniti, che tentarono di coordinare gli sforzi di emigrati politici attraverso l’American Committee for the Liberation of the Peoples of Russia, Inc., che cambiò poi il proprio nome in American Committee for Liberation from Bolshevism, Inc. Le sue attività non avevano un carattere specificamente panturchista, ma miravano ad appoggiare tutti i non comunisti dell'Unione sovietica, a prescindere dall’etnia192. 2.6 Il panturchismo nel secondo dopoguerra In Unione Sovietica, nel frattempo, il panturchismo rappresentava sempre un pericolo potenziale. Questo è spiegato con l’attenzione dedicatagli dalla stampa sovietica e dai pianificatori della politica culturale sovietica in Asia Centrale ed in Kazakistan, che lottarono contro ogni tendenza dei turchi della Russia sovietica verso idee panturchiste193. Il movimento, tuttavia, non scomparve totalmente; esso trovò espressione principalmente nella preservazione delle lingue turche. Alcuni lavori pubblicati da studenti di etnia turca enfatizzavano i grandi risultati dei turchi nel passato, che li rendevano in un certo senso superiori ai loro vicini iranici (i tagiki) e, soprattutto, ai russi. Per questo motivo la russificazione acquisì maggiore forza ed intensità negli anni successivi, il che rese sempre più inoffensivo il movimento panturchista194. Ciò nonostante, a metà dicembre 1986 ci furono alcuni disordini in Kazakistan, derivanti dal licenziamento di Dinmuhammed Kunayev in quanto Segretario generale del Partito Comunista e la sua sostituzione con un russo. Circa 3000 dimostranti parteciparono alla manifestazione di protesta, causando danni ad alcune strutture della città di Almaty; gli scontri con la polizia causarono due morti e 200 feriti. Lo slogan gridato dalla folla, “il Kazakistan ai kazaki”, ebbe diverse interpretazioni: lo stesso Primo Ministro Nursultan Nazarbaev etichettò la manifestazione come

189 Charles W. Hostler, op. cit., p. 180. 190 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 183-186. 191 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 186-187. 192 Charles W. Hostler, op. cit., pp. 189-190. 193 Charles W. Hostler, op. cit., p. 191. 194 Jacob M. Landau, Pan-Turkism : from irredentism to cooperation, p. 20.

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nazionalista, mentre per la stampa mondiale si trattava di un’espressione del movimento panturchista195. In Turchia, invece, un personaggio in particolare rappresentò il portavoce della rinascita politica del panturchismo, ossia Alparslan Türkeş. In un periodo compreso tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 riuscì a riportare il panturchismo nella politica convenzionale turca ed a comprendere i panturchisti nel suo Nationalist Action Party. Non diede posizioni centrali ai loro leader, ma fu abile nell’incorporare le loro richieste nella piattaforma del partito, nonché nei suoi stessi discorsi ed interviste. Prima di arrivare al Governo (quindi prima del 1975), Türkeş si fece portatore della causa del Dïş Türkler, non escludendo la loro liberazione per mezzo delle armi. Quando riuscì ad arrivare al Governo grazie ad una coalizione, cambiò atteggiamento e si mantenne molto cauto circa il movimento panturchista. La Repubblica di Turchia continuò a ribadire il suo impegno al mantenimento della pace internazionale e rifiutò continuamente il panturchismo, salvo che per l’intervento militare nell’isola di Cipro nel 1974. Si tratta più esattamente di un fallimento politico; i sostenitori del panturchismo rimanevano pochi e continuarono ad ottenere pochissimo successo tra le masse. Nella Repubblica di Turchia pochi si interessavano di politica e quelli che lo erano preferivano fare una scelta tra altre ideologie diverse, ossia il Kemalismo, il Marxismo e la rinascita islamica196. Il movimento panturchista rimase quindi in posizione marginale per tutto il periodo del secondo dopoguerra, almeno fino alla disintegrazione dell’Unione Sovietica. Quando questa avvenne gli Stati Uniti restarono l’unica superpotenza sulla scena internazionale. Si rese inevitabile la ristrutturazione dell’intero sistema mondiale in una super-struttura, all’interno della quale l’altopiano Anatolico e la Repubblica di Turchia si trovarono esattamente al centro. Fu così che, con l’indebolimento delle istituzioni internazionali, costrette anch’esse ad una ristrutturazione, si riaffermò il panturchismo197. 2.7 Il risveglio del panturchismo negli anni ‘90 La disintegrazione dell’Unione Sovietica si tradusse nella creazione di nuovi Stati turcofoni. Il fatto provocò un’ondata di euforia in Turchia tra i panturchisti, fino a quel momento in posizione marginale, ma anche tra i quadri dirigenti, a cominciare dall’allora Primo Ministro turco Süleyman Demirel198. Diverse conferenze furono organizzate al di fuori della Turchia. Nel mese di aprile 1991 un congresso dei popoli turcofoni si tenne a Kazan, nel Tatarstan, che dichiarò il suo scopo di rinnovamento dell’ideologia panturchista. Un Fondo turco fu creato per sostenere lo sviluppo dei popoli turcofoni che facevano parte dell'Unione sovietica. In gennaio 1992 il Partito democratico kazako organizzò una conferenza ad Almaty. I partecipanti fecero un appello per la formazione di uno Stato turco che avrebbe compresso i territori da Kazan ad Almaty (escludendo evidentemente la Turchia). Come primo passo si formò un Consiglio di Coordinamento. Queste iniziative non ricevettero appoggio ufficiale da parte della Turchia, anche perché Ankara non avrebbe potuto controllare quel movimento come avrebbe voluto. L’appoggio a questi gruppi, inoltre, avrebbe portato ad un peggioramento dei rapporti con Mosca. I gruppi panturchisti estremisti, inoltre, non erano popolari in Asia Centrale e le loro attività erano controllate e qualche volta represse dal governo199. I rapporti tra le stesse repubbliche, nonostante i primi tentativi di avvicinamento, erano marcati da profondi antagonismi, dovuti soprattutto alle frontiere ereditate dall’Unione Sovietica; in Asia centrale il “narcisismo delle piccole differenze” ebbe la meglio su qualsiasi progetto comunitario. L’opzione panturchista vera e propria, tuttavia, era presente tra alcune cerchie intellettuali: in Uzbekistan esisteva una rivista, Turkiston Torixi (Storia del Turkestan), sparita dalla circolazione, che raccoglieva gli articoli di vari pensatori panturchisti. Ma l’ideologia non ebbe molta fortuna e fu 195 Jacob M. Landau, “The Fortunes and Misfortunes of Pan-Turkism”, Central Asian Surve,y Vol. 7, N.1, 1998, p. 1. 196 Jacob M. Landau, “The Fortunes and Misfortunes of Pan-Turkism”, pp. 4-5. 197 www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2007/%7B734C6479-B803-44A6-9369-A555B153476C%7D.pdf, p. 51. 198 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 18. 199 Gareth M. Winrow, Turkey in post-Soviet Central Asia, p. 17.

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privilegiata una collaborazione di tipo economico, meno pericolosa per il regime al potere. In Kazakistan la presenza di una cospicua minoranza russa non permise al discorso panturchista di figurare nella cultura politica delle élite o per quanto riguarda la politica estera. Il Turkmenistan mantenne invece una politica estremamente neutrale. Salvo che per l’opposizione, quindi, l’ideologia panturchista fu relegata in secondo piano, mentre incontrava il completo disinteressamento da parte della popolazione200. Dalla prospettiva degli Stati dell’Asia centrale l'amicizia con Turchia era, almeno in parte, strumentale al raggiungimento di legami saldi con l'Occidente, al fine di ottenere il capitale e la tecnologia di cui avevano bisogno. La stessa origine etnica non significava automaticamente l’adozione di politiche regionali. Le dichiarazioni piene di buoni propositi che furono pubblicate alla fine dei summit degli Stati turcofoni non si rivelarono essere effettive nello stabilire una cooperazione completa in tutti i campi. Dunque se la Turchia avesse cercato di comportarsi come un grande fratello avrebbe dovuto rinunciare a qualsiasi tipo di cooperazione201. La Turchia, nonostante ciò, rappresentava per le repubbliche dell’Asia Centrale il modello ideale. Alla fine del 1991, in seguito alle dichiarazioni di indipendenza da Mosca, questi Paesi si trovavano in una situazione economica disastrosa, la classe dirigente era letteralmente riciclata dalle gerarchie sovietiche e l’opposizione (nazionalisti, islamici e democratici) era debole per approfittare della crisi politica scaturita dal Colpo di Stato contro Gorbaciov nell'agosto del 1991. Si rese necessario trovare nuove ideologie capaci di mantenere le vecchie élite al potere e, allo stesso tempo, di sostituire il marxismo-leninismo ormai screditato202. A tal proposito la Turchia poteva essere promotrice, almeno dal punto di vista formale, della democrazia parlamentare secondo i parametri occidentali; inoltre, il passaggio negli anni ottanta ad un Kemalismo maggiormente liberista in economia attraverso la riduzione del potere dello Stato e il processo di privatizzazione, sembravano coincidere largamente con le esigenze soprattutto economiche di quei paesi. Il Kemalismo turco poteva interessare le élite dell'Asia centrale anche sotto altri aspetti, come il nazionalismo, il laicismo e un certo orientamento paternalista e populista che non risultava completamente estraneo alle popolazioni delle ex repubbliche sovietiche203. L'influenza turca nell'area fu appoggiata dagli Stati Uniti e dall'Occidente in generale, poiché l'Islam era individuato come la minaccia che andava a sostituire quella dell’Unione Sovietica e a cui era necessario far fronte. Il pericolo di un rafforzamento dell'opposizione islamica è ancora oggi uno dei più grossi problemi dei regimi al potere e di quei paesi attratti dalle potenzialità economiche della regione. In tempi recenti il leader uzbeco Karimov ha lanciato l'allarme, invitando le repubbliche dell'Asia centrale a unire le forze per combattere l’estremismo religioso. I leader del Kazakistan, Kirghizistan e Turkmenistan hanno risposto positivamente all’appello204. 2.7.1 I summit della turcofonia La situazione delineata poc’anzi portò i Paesi dell’Asia Centrale ad essere maggiormente propensi ad allacciare dei rapporti con la Turchia. I summit della turcofonia sono stati esattamente cinque dal 1992 al 2000. Col tempo si ridussero a semplici incontri senza che qualcosa di concreto fosse effettivamente deciso; l’unico fattore sul quale si pose l’enfasi fu l’affermazione dei legami culturali e storici, senza una loro reale istituzionalizzazione205. Il primo si tenne ad Ankara nel mese di ottobre 1992 e vi parteciparono i Capi di Stato di Turchia, Kirghizistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan e Azerbaigian. Il Tagikistan, curiosamente, fu invitato anch'esso, probabilmente per la sua forte componente uzbeka (quindi turcofona), ma il conflitto civile non permise alla delegazione tagika di essere presente. L'obiettivo iniziale era quello di concludere il Summit con il rilascio di una Dichiarazione Politica, di una Dichiarazione

200 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., pp. 18-20. 201 Nasuh USLU, “ The Russian, Caucasian and Central Asian Aspects of Turkish Foreign Policy in the Post Cold War Period” , Alternatives: Turkish Journal of International Relations, Vol.2, No.3&4, autunno- inverno 2003, p. 182. 202 Roberto Aliboni (a cura di), Geopolitica della Turchia, Milano : F. Angeli, 1999, p. 113. 203 Ibidem. 204 Roberto Aliboni, op. cit., pp. 113-114. 205 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 23.

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Economica e di un Comunicato Stampa ufficiale. Tuttavia, solo la Dichiarazione di Ankara fu pubblicata: il contenuto rimase abbastanza vago e spiegava in linea generale la necessità di instaurare dei legami culturali, educativi, linguistici, economici. Per questo motivo doveva essere creato un certo numero di gruppi per lo studio di progetti sullo sviluppo economico e culturale. Si decise anche per l’impegno a riunire un altro summit a Baku per l’anno seguente e vari altri ad intervalli regolari206. La Dichiarazione di Ankara, tuttavia, non accennò minimamente la possibilità di creare un mercato comune o una banca turca. Karimov mostrò tutta la sua opposizione alla formazione di un meccanismo sovranazionale per la coordinazione del mondo turcofono. Nazarbaev, cosciente del peso della componente russa della popolazione kazakha, era preparato a porre il veto su qualsiasi dichiarazione che mirasse all’istituzione di organizzazioni basate solo ed esclusivamente sui legami etnici e religiosi; il Presidente kazako, inoltre, si rifiutò categoricamente di firmare qualsiasi comunicato stampa che implicasse il riconoscimento della Repubblica turca di Cipro. Non vi fu riferimento neanche alla questione del Nagorno-Karabakh207. Il summit del 1992, perciò, rappresentò allo stesso tempo un successo ed un fallimento. Un successo perché la Turchia fornì la prova della sua importanza in una zona immensa confinante con grandi Potenze, quali la Cina o la Russia. Un fallimento perché dimostrò anche tutta la sua impreparazione; i paesi centro asiatici rifiutarono la creazione di una struttura politica e ribadirono con forza i propri legami con la Russia. Si comprese inoltre che la prossimità tra le diverse lingue turche era meno marcata del previsto, vista la necessità di interpreti russi208. I Paesi centro asiatici, da poco diventati Stati indipendenti, avevano il forte desiderio di stabilire dei legami politici ed economici anche con altri Paesi; la dipendenza economica e militare dalla Russia, inoltre, li portava ad evitare di provocare Mosca legandosi in maniera indissolubile con la Turchia209. Il secondo Summit doveva tenersi nel mese di gennaio 1994 a Baku, ma fu posticipato. Diverse sono le spiegazioni della cancellazione: il ruolo di Yeltsin nel corso del Summit della CSI, la riluttanza delle Repubbliche centro asiatiche a riunirsi a Baku vista la situazione tesa tra Azerbaigian ed Armenia e il rifornimento a quest’ultima da parte del Turkmenistan di gas naturale. Ankara dovette impiegare tutte le sue abilità diplomatiche per organizzare il secondo Summit ad Istanbul ad ottobre 1994. Demirel convinse Niyazov e Karimov, mentre si trovavano ad Ankara quell’estate, ad accettare che la Turchia ospitasse i summit fino a quando non si sarebbero tenuti ad intervalli regolari. Mosca fu comunque molto critica verso le riunioni degli Stati turcofoni basati sul concetto di nazionalità, giacché potevano arrecare disturbo alla tranquillità entro i confini della CSI; le paure di Mosca furono comunque placate dai leader centro asiatici. I risultati ottenuti alla fine del summit, forse per le minori pretese avanzate, furono decisamente più soddisfacenti. Il testo della Dichiarazione fu portato all’esame dei partecipanti prima della sua pubblicazione, il che rese più facile il raggiungimento di un accordo: la questione del Nagorno-Karabakh fu menzionata per la prima volta e fu raggiunto un accordo circa la possibilità di tenere degli incontri in maniera regolare. Tuttavia, ci furono dei momenti di frizione proprio per quanto riguarda il conflitto tra Armenia ed Azerbaigian: Nazarbaev si rifiutò di etichettare l’Armenia come “aggressore”, il che provocò l’astio del presidente azero Aliyev210. Poco tempo più tardi, esattamente tra il 20 e il 23 ottobre 1994, si riunì un secondo Congresso dei popoli turcofoni, che voleva dare l’impressione di essere strettamente legato al summit appena concluso. Il 21-22 ottobre 1994 i lavori del congresso si svolsero in cinque commissioni separate: Società e Gestione; Educazione e Istruzione, Cultura, Scienza e Tecnologia; Finanza ed Economia, Rapporti Internazionali. Ogni commissione discusse gli argomenti del proprio settore ed elaborò una relazione contenente delle proposte precise. Secondo quanto spiegato nella

206 Gareth M. Winrow, Turkey in post-Soviet Central Asia, p. 19. 207 Gareth M. Winrow, Turkey in post-Soviet Central Asia, p. 20. 208 Emmanuel Mignot, “les Relations entre la Turquie et les nouvelles republiques turcophones, d’Adrinople à Kachgar, vers une nouvelle aire turque?”, Mémoire Présenté pour le D.E.A. de Relations Internationales (option diplomatie), sous la direction du Professeur Charles Zorgbibe, Université de Paris I, 8 novembre 1996, pp. 50-51. 209 Gareth M. Winrow, “Turkey’s Relations with the Transcaucasus and the Central Asian Republics”, Perceptions, Marzo - Maggio 1996, p. 136. 210 Gareth M. Winrow, “Turkey in post-Soviet Central Asia”, pp. 28-30.

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relazione conclusiva del Congresso, i lavori delle Commissioni avevano come obiettivo principale quello di allacciare dei rapporti tra popoli fratelli, senza interferire in alcun modo nella politica di ciascuno Stato. Si legge infatti: “In tutte le relazioni adottiamo i principi irrinunciabili dell’uguaglianza, della reciprocità, del rispetto per le potenze e della non ingerenza negli affari interni. Tutte le Repubbliche Turche sono uguali; nessuna repubblica è considerata privilegiata o superiore; tutte le repubbliche sono rispettose della reciproca indipendenza. Tuttavia questi principi fondamentali non sono di ostacolo alla cooperazione di questi paesi fratelli e all’azione comune in molti settori. Crediamo che la cooperazione e il sostegno tra lo stato e le società turche oltre a rafforzare e arricchire questi paesi costituisca un servizio all’umanità. L’avvicinamento tra i paesi fratelli non danneggia il processo della pace mondiale, anzi l’aiuta. L’ingerenza di un terzo paese nella cooperazione che le repubbliche turche avvieranno a propria discrezione significherebbe intervenire negli affari interni e questo non è concepibile per nessun paese indipendente. Gli Stati Turchi Indipendenti sono tenuti ad occuparsi anche dei Turchi che vivono in altri paesi in conformità ai principi espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nel trattato della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE), e nell’Atto Finale di Helsinki. Questo interesse è orientato al loro vivere come essere umani padroni della propria cultura e deve essere corrisposto anche dagli altri paesi. Riteniamo che l’applicazione immediata dei principi del Congresso sulla Fratellanza, l’Amicizia e la Cooperazione dello Stato e delle Società Turche, delle proposte e dei progetti presentati a conclusione dei quattro giorni di lavori, contribuisca al futuro del mondo turco e contribuisca alla prosperità e alla pacificazione mondiale”211. I tre summit che seguirono - Bichkek (il primo tenutosi al di fuori della Turchia) il 28 agosto 1995; Tachkent tra il 22 e il 23 ottobre 1996, Astana il 9 giugno 1998- non portarono a dei veri e propri passi avanti. Durante il summit del 1994 si votarono semplicemente alcune risoluzioni vaghe concernenti la lotta contro il terrorismo ed il traffico di droga, ma ci si guardò bene dall'adottare delle misure concrete. Non si registrò, peraltro, nessun progresso sulla questione delle pipeline (di cui si parlerà più avanti). La riunione di Tachkent portò alla creazione di una segreteria permanente per l’applicazione delle decisioni prese durante i summit ma questo progetto era ancora ben lontano da rappresentare un'istituzionalizzazione o l'embrione di una comunità turcofona di tipo politico. Cominciarono a vedersi anche le prime crepe nel blocco turcofono. Nel 1995 a Bichkek, Karimov avvertì che avrebbe smesso di partecipare agli incontri se avessero continuato ad avere degli intenti essenzialmente politici. Nel 1998, nel corso del summit di Astana, non esitò a relativizzare la solidarietà tra i popoli turchi e a porre dei limiti alla loro unità, sottolineando che i precedenti summit erano stati teatro di rivalità malsane. Rievocando l'esempio degli uiguri della provincia cinese dello Sinkiang che chiedevano l'aiuto degli Stati turcofoni, Karimov spiegò che non intendeva in nessun caso compromettere le sue relazioni con la Cina212. Il nuovo summit di Baku, inizialmente previsto per il 1997 e poi rinviato all’8 e 9 aprile 2000, doveva rivelare ancor più chiaramente le divisioni tra i paesi turcofoni. E così fu, con l’assenza dei presidenti turkmeno ed uzbeko, rappresentanti in quel frangente dai presidenti dei loro rispettivi Parlamenti. Queste due assenze rappresentavano due realtà cariche di minacce per l'avvenire del blocco turcofono: il netto deterioramento delle relazioni turco-uzbeke, da una parte, ed il vicolo cieco sulla questione delle pipeline dall’altra. I motivi di frizione furono in seguito anche altri, soprattutto nei summit successivi213. Nonostante l’impossibilità di instaurare dei forti legami di tipo essenzialmente politico, il Ministero della Cultura e dell’Istruzione turco continuava ad aspirare a porre la Turchia al centro di un mondo turco emergente214. I legami culturali furono quelli che effettivamente ebbero uno spazio di rilievo

211 “RELAZIONE CONCLUSIVA DEL SECONDO CONGRESSO SULLA FRATELLANZA, L’AMICIZIA E LA COOPERAZIONE DELLO STATO E DELLE SOCIETÀ TURCHE”, Türk Kültürü, Anno 32, N. 380, dicembre 1994, pp. 711-712. 212 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 25. 213 Ibidem. 214 Gareth M. Winrow, “Turkey’s Relations with the Transcaucasus and the Central Asian Republics”, p. 137.

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all’interno dei vari summit; la seguente tabella mostra la ripartizione delle attività intraprese in Asia centrale dalla Turchia nel 2002:

Tabella 6: Tipo di attività intraprese dalla Turchia in Asia centrale

Numero di Attività Tasso percentuale Cooperazione Economica 140 9.3% Cooperazione Commerciale 115 7.6% Cooperazione Tecnica 225 15% Cooperazione Sociale 186 12.4% Cooperazione culturale 789 52.4% Cooperazione Educativa 50 3.3% Totale 1505 100% Fonte: Assoc. Prof. Mustafa Yılmaz, “An Assessment of Turkey’s Activities towards the Turkish World”, Eurasian Studies, N. 22, primavera 2002, p. 172. Come si può notare, la cooperazione culturale è quella che ha avuto maggior successo nei rapporti tra la Turchia e l’Asia centrale turcofona. Nel prossimo capitolo saranno analizzati in dettaglio i campi nei quali si è sviluppata questa cooperazione.

Parte Seconda: Cooperazione culturale tra la Turchia ed i paesi turcofoni dell’Asia centrale e del Caucaso

1. Il ruolo della TÜRKSOY Nel testo della Dichiarazione di Tashkent, trasmesso alle Nazioni Unite con una lettera datata 5 novembre 1996, all’art.3 si legge: “Dopo aver espresso grande soddisfazione per la cooperazione nelle aree scientifica, culturale e educativa, i Capi di Stato si pronunciano per un allargamento ed un rafforzamento di queste relazioni tra i loro Paesi e la diffusione del ricco patrimonio storico e culturale dei popoli turcofoni – I Capi di Stato sottolineano che l’organizzazione TURKSOY dovrà assumere dei compiti importanti per dare nuovo impulso alla cooperazione fondata sulla comunanza di cultura, lingua e valori spirituali dei popoli dei Paesi turcofoni e giudicano indispensabile sviluppare l’attività di questa organizzazione215”. L’organizzazione internazionale di cui si parla fu creata nel 1992 da sei paesi, ossia la Repubblica dell’Azerbaigian, la Repubblica del Kazakistan, la Repubblica del Kirghizistan, il Turkmenistan, la Repubblica Turca e la Repubblica

215 http://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N96/317/31/pdf/N9631731.pdf?OpenElement.

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dell’Uzbekistan, sulla base delle Risoluzioni e degli altri documenti ratificati durante le riunioni del Consiglio dei Ministri della Cultura che si tennero tra il 19 e il 20 giugno 1992 nella città di Istanbul e dal 30 novembre al 2 dicembre 1992 nella città di Baku. L’obiettivo era la collaborazione nelle aree culturale ed artistica, e si decise di dare all’organizzazione il nome di TÜRKSOY (Amministrazione Congiunta della cultura e delle arti turche), il cui Quartiere Generale si trova ad Ankara. L’accordo fu firmato il 12 luglio 1993 nella città di Almaty in sei copie (azero, kazakho, kirghizo, turkmeno, turco e uzbeco), ciascuna delle quali ha identico valore legale. L’organizzazione nasce dalla necessità di conservare e sviluppare ulteriormente la cultura e l’arte dei paesi e dei popoli turcofoni. La sua attività si basa su progetti e programmi di sviluppo, proposti dal Consiglio di Ministri della Cultura e diretti da un Coordinatore Temporaneo, eletto tra i Ministri della Cultura per un periodo massimo di sei mesi seguendo l’ordine alfabetico del nome dei Paesi. Il Consiglio dei Ministri della Cultura elegge (a maggioranza semplice) il Direttore generale della TÜRKSOY, il quale determina la composizione numerica nonché i requisiti del personale ed assegna loro le cariche. Anche le decisioni che riguardano l'attività della TÜRKSOY sono prese dal Consiglio dei Ministri della Cultura a maggioranza semplice, mentre per svolgere le varie attività un rappresentante è nominato dal Ministro della Cultura. Un fondo finanziario è stato creato per la loro realizzazione. Questo è composto principalmente dai contributi dei Paesi partecipanti all’Accordo; l’ammontare dei contributi, così gli articoli di spesa del fondo sono determinati dal Consiglio dei Ministri della Cultura, che annualmente approva il relativo verbale. Al fine di accrescere il proprio fondo la TÜRKSOY ha diritto di eseguire qualsiasi attività che non contrasti con le norme di diritto internazionale216. L’obiettivo di stabilire dei contatti di tipo culturale ed artistico tra i Paesi turcofoni non interferisce con l’amministrazione delle nazioni membri né con la loro politica interna ed estera. In seguito alla stipula dell’accordo la Repubblica Turca di Cipro, alcune entità territoriali della Federazione Russa (Altaj, Baškortostan, Hakassia, Saha Jacuzia, Tatarstan e Tuva) e la Regione Autonoma Gagauza nell’ambito della Repubblica di Moldavia si unirono all’organizzazione come osservatori217. La TÜRKSOY, inoltre, lavora con altre organizzazioni ed istituzioni ufficiali e non; poiché i suoi obiettivi, le missioni e le aree di studio coincidono con quelle dell’UNESCO, la Türksoy compie la stessa missione dell’Agenzia dell’ONU nell’area geografica di sua competenza. Proprio per le affinità che le legano e considerando la necessità di tessere dei legami di assistenza reciproca per promuovere il coordinamento delle loro attività, le due Organizzazioni stipularono un accordo nel 1996, con il quale stabilirono innanzi tutto di cooperare attraverso i loro organi competenti per tutte le questioni riguardanti i campi dell'educazione, della scienza e della cultura, in altre parole i compiti e le attività analoghe condotte dalle due Organizzazioni. A tal fine, gli organi competenti si impegnano a consultarsi regolarmente e, quando le circostanze lo richiedono, procedono a delle consultazioni speciali al fine di fissare i mezzi che sembrano più opportuni ad assicurare la piena efficacia delle attività riguardanti le questioni di interesse comune. L’UNESCO informa la TÜRKSOY del suo programma che riguarda quelle sue attività che sono atte ad interessare i suoi Stati membri, studia ogni proposta che può presentare la TÜRKSOY in questi campi al fine di coordinare gli sforzi delle due Organizzazioni, e vice versa. Il Direttore generale dell'UNESCO e il Direttore Generale della TÜRKSOY si informano rispettivamente sulle sessioni della Conferenza Generale e sulle sessioni del Consiglio dei Ministri della Cultura; entrambe le organizzazioni, inoltre, fanno in modo di scambiare le notizie e i documenti che riguardano tutte le questioni di interesse comune. Ciascuna delle due Organizzazioni, infine, può richiedere all'altra assistenza in materia di studi tecnici218. La TÜRKSOY collaborò anche con l’Accademia Umanitaria Internazionale “Europa-Asia” per un periodo di due anni (dal 2000 al 2002), per mezzo di un accordo firmato il 30 novembre 1999; anche in questo caso, lo scopo era di instaurare una collaborazione reciproca a livello degli organi competenti nella aree della cultura e dell’arte, dell’istruzione, del mantenimento, dello sviluppo e

216 TÜRKSOY YAYIN NO: 28 - TÜRKSOY ONUNCU YIL/ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002 - ANKARA/A НКАРА 2006, pp. 178-183. Per il testo dell’accordo originale in lingua turca vedere gli allegati. 217 Per un’appendice sui membri osservatori della TÜRKSOY, vedere gli allegati. 218 TÜRKSOY ONUNCU YIL/ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002, pp. 184-189. Per il testo dell’accordo in lingua francese e turca, vedere gli allegati.

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della propaganda dei valori culturali del mondo turcofono e nella creazione di nuovi lavori che riflettessero il potenziale creativo delle persone che lo abitano. Questa cooperazione tra la TÜRKSOY e l’Accademia consistette essenzialmente nel presentare l'un l'altra informazioni su tutti i programmi realizzati che fossero di interesse per i Paesi membri dell’Accordo. Per coordinare le questioni relative alla realizzazione dell’Accordo, il Direttore Generale della TÜRKSOY e il Presidente dell’Accademia potevano prendere di comune accordo delle nuove decisioni, atte ad espandere la collaborazione reciproca. Anche eventuali cambiamenti che riguardavano l’Accordo firmato furono portati avanti esclusivamente con il consenso di entrambe le parti; se una delle due avesse deciso invece di porre fine alla cooperazione, questa avrebbe avuto l’obbligo di informare l’altra sulla sua decisione almeno sei mesi prima del termine della rescissione219. Se andiamo ad analizzare in maniera più specifica le attività svolte dalla TÜRKSOY è possibile costatare l’estrema varietà degli ambiti di cui si è occupata fino ad ora: � Riunione delle Associazioni degli Scrittori del Mondo turcofono (Ankara, 1993) � Festività di Aşık Aydın Pir (Turkmenistan 1993-1994) � Esposizione dei manufatti tradizionali turchi (Turkmenistan 1993) � Giorni dell’Opera- Repubblica nord di Cipro, iniziativa tenutasi dieci volte tra il 1994 ed il

2003 � Festività per il Nevruz (Turchia, celebrate sette volte tra il 1994 ed il 2002) - Queste festività é

stata chiamata come Incontro dei Giovani Studenti del Mondo Turcofono - Nevruz tra il 2000 ed il 2003.

� 1000° Anniversario della Leggenda di Manas, Simposio Internazionale (Bolu, Turchia 1995) � Festività per il 1000 Anniversario della Leggenda di Manas, (Turchia-1996) � Celebrazioni per l’anno di nascita di famosi poeti e scrittori kazakhi:

Abai Kunanbayev (Turchia 1995) Jambil Jabaev (Turchia 1996) Muhtar Awezov (Turchia 1997) Mahambet Otemisov (Kazakistan 2002)

� Primo Festival del Folklore (Ankara, Çorum - Turchia 1995) � Partecipazione a Expolanguages'96, Fiera Internazionale delle Lingue, delle Culture e dei

Viaggi (Parigi - Francia 1996) � Festival Internazionale Togan Theatre dei Paesi turcofoni (Ufa-BAŠKORTOSTAN 1996-2000) � Celebrazione del 110 anniversario dell'anno di nascita del poeta tataro Gabdullah Tukay

(Turchia 1996) � Partecipazione nel 1° Congresso dell’Arte e della Cultura della Comunitàdegli Stati

Indipendenti (CIS) (Bielorussia 1996) � Incontro degli Esperti che Prepararono i Minuti per la TURKSOY (Turchia 1997) � Torneo di Wrestling per Giovani Lottatori della Repubbliche turcofone (Çorum 1995,

Kahramanmaraş 1997-Turchia) � Partecipazione al Forum Internazionale Issık Köl (Lago Caldo), (Kirghizistan 1997) � Partecipazione alla 29 Conferenza Generale dell’UNESCO (Francia 1997) � Partecipazione al 1° Congresso dei Paesi turcofoni (Kizil - TUVA 1997) � Partecipazione nel Congresso dei tatari nel mondo, (TATRSTAN 1997) � Preparazione del " Calendario della storia e della civiltà turche" come fu progettato nella

Dichiarazione del 4° Summit dei Capi di Stato dei Paesi turcofoni che copre i periodi 1998-2003 e 2003-2007 (Ankara - Turchia 1997, Almaty - Kazakistan)

� Partecipazione alla Commissione per la Cultura e lo Sviluppo mondiale della Conferenza Internazionale di Stoccolma delle Nazioni Unite (Svezia 1998)

� Nevruz, Festival Internazionale del Teatro dei popoli turcofoni (Kazan - TATARSTAN 1998-2002)

219 TÜRKSOY ONUNCU YIL/ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002, pp. 190-195. Per il testo dell’accordo in turco, vedere gli allegati.

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� Festival Internazionale Togan Theater dei popoli turcofoni (Ufa BAŠKORTOSTAN 1996 2000) � Partecipazione nelle celebrazioni per il 790 anniversario della nascita di Hacı Bektaş-ı Veli,

(Nevşehir - Turchia 1998) � Partecipazione al Festival Internazionale della Televisione di Issık Köl ‘98 (Kirghizistan 1998-

2001) � Celebrazioni per il 175 anno di anniversario di nascita del Poeta e Compositore kazakho

Kurmangazi Sagirbayuli accompagnato dall’Orchestra di Kurmangazi, (Kayseri, Ankara Istanbul - Turchia 1998)

� Riunione di Artisti, (Istanbul 1998, Bursa 1999, Antalya 2000, Çanakkale 2001, Mersin 2002, Isparta 2003 Turchia)

� Esposizioni di dipinti (Ankara, Istanbul Izmir, Karaman Gelendost, Içel, Sivas, Söğüt, Malatya, Sivas, Isparta - Turchia; Ufa - BAŠKORTOSTAN; Lefkosha - Repubblica nord di Cipro; Baku - AZERBAIJAN; Almaty - Kazakistan: 1999-2002)

� Celebrazioni per anniversari di nascita, 1225° per Imam Buhari e 1200° per Ahmet el Fergani, (Ankara - Turchia 1998)

� Informativa sui dialetti turchi, (Ankara- Turchia 1999) � Celebrazioni per il 70° anniversario di nascita di Cengiz Aytmatov, (Parigi - Francia 1999,

Bichkek Kirghizistan 2000) � Festival Informativo Dede Korkut, (Parigi - Francia 1999) � Partecipazione in Aspendos International Opera and Ballet Festival (Antalya- Turchia 1999-

2003) � Riunione dei Caricaturisti da Paesi turcofoni , (Turchia 1999) � Simposio Manoscritti dei Paesi Membri della TURKSOY e l'Esposizione del Mondo turcofono

nei Libri, (BAŠKORTOSTAN 1999) � Incontro di commemorazione per Professore Abdulkadir Inan (Ankara - Turchia 1999) � Commemorazione di Müinir Nurettin Selçuk nel suo 100 compleanno (Ankara- Turchia 2000) � Incontro dei Poeti dei Paesi Membri della TÜRKSOY (Repubblica nord di Cipro 2000-2001,

Malatya 2002 Sivas 2003 - Turchia) � Partecipazione al Festival della Musica di Issık Köl 2000 (Kirghizistan 2000) � Celebrazioni per il 3000° anniversario della fondazione della Città di Osh (Kirghizistan 2000) � Celebrazioni 1500° anno della Città di Turkistan e partecipazione nella cerimonia di

inaugurazione della Tomba di Ahmet Yesevi, (Kazakistan 2000) � Partecipazione al Festival Internazionale della Musica Tradizionale di Almaty (Kazakistan

2000) � Simposio su Ismail Bey Gaspirali (Ankara Turchia 2001) � Simposio su Ziya Gokalp (Diyarbakir Turchia 2001) � Partecipazione al Festival Teatrale Nazionale Sabanci, (Adana - Turchia 2000-2002) � La celebrazione del 10° Anniversario della fondazione della TURKSOY e presentazione del

Premio Internazionale TURKSOY (Istanbul Turchia 2002) � Partecipazione in "Ricchezza Culturale e Nuove Condizioni Economiche 2000-2010" Round

Table Meeting organizzata dall’UNESCO e Partecipazione ne "L'Eredità Intangibile; lo Specchio della Diversità Culturale", 3° Round Table Meeting dei Ministeri della Cultura dell’UNESCO (Parigi Francia 2000, Istanbul - Turchia 2002)

� Partecipazione alle Feste per le Lingue Turche e commemorazione di Yunus Emre (Karaman – Turchia 2002)

� Contributo al 2° Convegno Internazionale sui Balcani (Mostar – BOSNIA-ERZEGOVINA 2002)

� Festival informativo sul turco, lingua comune del mondo turcofono (Ankara – Turchia 2002) � Partecipazione dei film dell’Azerbaigian e del Kazakistan nell’Antalya Golden Orange Film

Festival (Antalya – Turchia 2002) � Conferenza per commemorare il turcologo N.F. Katanov nell’anniversario del 140° anno dalla

nascita e dell’80° anno dalla morte (Istanbul, Turchia, Khakasia – Abakhan 2002) 220.

220 TÜRKSOY ONUNCU YIL/ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002, pp. 138-143.

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Se sì da un’occhiata d’insieme alle innumerevoli iniziative alle quali ha partecipato oppure che ha semplicemente diretto la TURKSOY, si potrà notare come queste possano essere divise in categorie ben precise: arte (scrittura, teatro, cinema, musica, manufatti, folklore), tradizioni (Nevruz, Manas), personaggi (Ahmet Yesevi, Gabdulla Tukay, etc.), lingue turche, sport, convegni e conferenze (UNESCO). Nel resto di questo elaborato alcune di queste categorie saranno approfondite, soprattutto perché vanno al di là dell’ambito della Türksoy.

2. Il recupero delle tradizioni: il Nevruz Il termine “Nevruz” significa “nuovo anno” in persiano (NAWRÛZ), ma si presenta frequentemente negli scritti arabi sotto la forma di Nayrûz. Si tratta del primo giorno dell'anno solare persiano, per il quale non esiste un equivalente nell'anno lunare islamico. All'epoca achemenide, l'anno ufficiale cominciava proprio con il Nevruz, quando il sole entra nel segno dell'Ariete (equinozio di primavera). Un uso popolare e molto antico, tuttavia, sembra aver identificato il Nevruz col solstizio d’estate, ovvero l'epoca della mietitura ed era quindi celebrato da festeggiamenti popolari. Entrambe le date furono mantenute dalla Persia. Il Nevruz fu celebrato anche in Siria e fu adottato in Egitto così come altrove e dai copti come capodanno221. La festa sembra avere anche un carattere specificamente turco o turco-mongolo e per comprendere perché c’è da considerare innanzitutto il fatto che, esattamente come al giorno d’oggi, i calendari principali sono quello Cristiano e quello Islamico; nel passato il primo era sostituito dal calendario dei dodici animali. In questo calendario ad ogni anno veniva assegnato un nome e questo sistema procedeva in maniera circolare una volta ogni dodici anni. Mahmud Kaşgarî decise di spiegare questo fatto. In concordanza col mito da lui raccontato, uno degli Imperatori turchi volle conoscere i fatti di una guerra che ci fu alcuni anni prima del suo regno e, essendosi sbagliato circa l'anno in cui quella guerra si svolse, decise di tenere una riunione e di assegnare un nome ad ogni anno. La nazione approvò la decisione dell’Imperatore. Costui, uscito per una battuta di caccia, diresse alcuni animali verso il fiume e quelli che riuscirono ad attraversarlo diedero il nome ai diversi anni. Da qui risulterebbe il calendario con i nomi di seguito riportati:

Sıçgan – Anno del Topo Ud – Anno della Mucca

Pars – Anno del Leopardo Tawışgan – Anno del Coniglio Nek – Anno del Coccodrillo Yılan – Anno del Serpente Yund – Anno del Cavallo Koç – Anno della Pecora

Biçin – Anno della Scimmia Takagu – Anno della Gallina

It – Anno del Cane Tonğus – Anno del Maiale222

In questo tipo di calendario l'anno nuovo cominciava a marzo. Da qui deriverebbe l'associazione del Nevruz con l'anno Nuovo per i popoli turcofoni223. Alcuni, invece, fanno risalire l’inizio del Nevruz alla leggenda dell’Ergenekon. Secondo questa tradizione gli antenati dei popoli turcofoni furono confinati nella valle chiamata Ergenekon e, dopo

221 G.S.P. Freeman – Greenville, “Nawrūz” in Encyclopédie de l’Islam (N.E.), VOL. VII, E.J. BRILL - ÉDITION MAISONNEUVE & LAROSE S.A., Leiden – Paris, 1993, pp. 1049-1050. 222 Đlker Evrim BINBAŞ, “Nevruz tradition of Turks”, Eurasian Studies, N. 15, estate 1999, pp. 62-63. 223 http://www.nevruzdc.com/nevruz.html.

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aver vissuto là per quasi 400 anni, il 21 marzo (giorno del Nevruz) riuscirono a riconquistare la propria madre terra grazie alla guida del Lupo Grigio (Bozkurt) 224. Delle feste popolari coincidevano con le celebrazioni per il Nevruz ovunque fosse riconosciuto. Nella Persia sassanide i re organizzavano una grande festa e si consolidò l’abitudine di far loro dei regali, mentre il popolo si radunava nelle vie per spruzzarsi reciprocamente con acqua ed accendere dei fuochi di gioia. Sia in Iraq che in Egitto questi costumi persistettero con l’arrivo dell’Islam mentre in diverse zone dell'Impero Ottomano questo giorno era celebrato come una festa pubblica225. In Paesi come l’Iran o l’Afganistan odierni è una festa nazionale ormai da secoli, mentre per quanto riguarda l’Asia centrale esso fu proibito dai sovietici al loro arrivo, ma fu comunque festeggiato in forma privata per tutto il periodo che va dal 1917 al 1991. Con l’indipendenza delle repubbliche ex sovietiche il Nevruz apparve nuovamente come giorno di festa ufficiale226. Anche gli altri popoli turcofoni come gli uiguri, gli yakuti, i karakalpaki, i tatari del Volga, del Kazan o di Crimea e i baskiri partecipano alle celebrazioni di primavera227. Anche in Turchia il Nevruz fu proibito per un lungo periodo, più esattamente a partire dalla proclamazione della Repubblica turca; durante l’Impero ottomano, infatti, il sultano riservava a questa festa delle celebrazioni solenni. Come nel caso dell’Unione sovietica, permase tuttavia in forma privata, soprattutto tra i bektachi o gli alevi228. I bektachi, in particolare, danno al Nevruz diversi significati: il giorno del compleanno di Hazreti Ali, il giorno in cui si sposarono Hazreti Ali e Fatima, il giorno in cui Hazreti Muhammed annunciò di essere un profeta. Se si prende in considerazione la struttura ideologica sia degli alevi che dei bektachi, non sorprende il fatto che le credenze religiose talvolta si integrino molto bene con il Nevruz. Questo è particolarmente evidente nel caso dei tre festival celebrati da gennaio a marzo. Il festival chiamato Kagant è il primo ed è celebrato a gennaio, il secondo ha per nome Hızır e si festeggia a metà febbraio mentre l’ultimo festival si chiama Haftamal e ricorre nel periodo compreso tra il 7 e il 12 marzo. Il secondo festival presenta molti punti in comune con l’inizio del nuovo anno nel calendario dei dodici animali indicato poc’anzi, secondo le informazioni fornite da Marco Polo229. Intorno agli anni ’80 il Nevruz ottenne una maggiore visibilità in Turchia, quando fu sfruttata dal PKK come mezzo per mobilitare la popolazione curda del Paese. Ogni anno furono perciò inevitabili degli scontri cruenti tra le forze dell’ordine e i manifestanti. Negli anni ’90, tuttavia, la Turchia ritornò sui suoi passi, vista l’importanza che questa festa ha per i popoli dell’Asia centrale. Una schiera di storici turchi cominciò quindi col mobilitarsi per ricordare che il Nevruz aveva origini turche, in modo da dimostrare la necessità di ristabilire questa festività quasi dimenticata, che assunse quindi anche uno specifico significato politico 230. Se si parla in termini generali, la preparazione delle celebrazioni per il Nevruz comprendono la pulizia delle case, l’acquisto di vestiti nuovi e la preparazione di pasti e dolci speciali. Le famiglie si ritrovano per mangiare assieme, parenti e amici si incontrano. Alcuni si recano al cimitero per onorare i loro parenti defunti. Le attività di festa comprendono, tra le altre cose, le corse con i cavalli, canti, balli popolari, narrativa e la lettura di poemi epici. Il Nevruz è anche una grande festa per i bambini che girano tra i quartieri, cantando, citando rime tradizionali e raccogliendo piccoli regali231. È possibile, tuttavia, riscontrare alcune differenze tra le diverse parti del mondo turcofono. Le celebrazioni nel Baškortostan, infatti, coinvolgono sempre la comunità: corse di cavalli, gare di lotta, visite tra i diversi villaggi. In Uzbekistan, al contrario, nel giorno del Nevruz si seguono altre tradizioni connesse allo specifico ambito familiare, come la preparazione del Sümelek. Questo consiste nel porre, innanzitutto, sette rami sul tavolo del Nevruz: mecnun, ulivo, cotogno, noce,

224 “Nevruz in Turkish Culture”, Turkish Review Quarterly Digest, Vol. 6, N. 30, inverno 1992, p. 52. 225 Ibidem. 226 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 28. 227 http://www.nevruzdc.com/nevruz.html. 228 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 28. 229 Đlker Evrim BINBAŞ, op.cit., pp. 71-72. 230 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 28. 231 http://www.nevruzdc.com/nevruz.html.

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badumu, dısta, melograno. Allo stesso modo, sette tipi diversi di pasti devono essere presenti sul tavolo. Infine, sette oggetti che iniziano con la lettera “s” devono essere posti vicino al resto. In Azerbaigian, esattamente come in Uzbekistan, le celebrazioni riguardano essenzialmente l’ambito familiare; è il caso della preparazione del Semeni quindici giorni prima del 21 marzo. Questo pasto viene preparato coprendo con erba diversi tipi di cereali in segno di abbondanza. Le radici delle piante coperte con l’erba vengono tagliate quando diventano di colore giallo, fatte passare attraverso una macchina e aggiunte alla farina. Il risultato è una pasta che viene cotta per quattro ore. Le tradizioni uzbeke ed azere sono molto simili a quelle portate avanti in Iran, essenzialmente per l’influenza culturale che la Persia ha esercitato su quelle aree232.

3. La questione della lingua La parentela tra le diverse lingue turche è evidente, ma ciò non significa che la comprensione tra le persone che le parlano sia automatica. Le dichiarazioni ottimiste sono dovute essenzialmente a motivazioni ideologiche. Le popolazioni più vicine geograficamente riescono a conversare con il minimo sforzo, come gli azeri con i turchi di Turchia; al contrario, le lingue parlate in luoghi maggiormente distanziati dalla Turchia, come lo yakuto, non sembrano neanche appartenere alla stessa famiglia233. Tuttavia, la prossimità linguistica evidente di questi popoli, il fatto che le lingue turche formino, così come le lingue romanze o slave, una famiglia linguistica, è sempre stato uno dei maggiori fattori di unità e dunque anche l’asse centrale degli sforzi panturchisti. È così che nasce il sogno di una lingua letteraria comune a tutti i popoli turchi della Siberia, dell'Asia Centrale, della regione del Volga e della Crimea, del Caucaso, dell'Anatolia e dei Balcani234. Se si esamina il problema da un punto di vista prettamente linguistico e soprattutto della linguistica comparata, salta agli occhi una certa vicinanza tra i componenti di questa famiglia linguistica. Prossimità e distanza, tuttavia, sono dei termini dal valore molto relativo quando si parla della nascita di una lingua letteraria per un certo gruppo di idiomi. La comprensione linguistica da una parte e la creazione di un idioma letterario comune dall’altra sono quindi questioni che vanno esaminate anche su piani distinti. Infatti, sebbene sia ingenuo credere che un kazako o un uiguro possano comunicare facilmente con un turco non è impossibile per un linguista immaginare una lingua letteraria comune ai turchi dell’Asia Centrale, della Siberia, della regione del Volga, del Caucaso e del Vicino Oriente. Ma la nascita di una lingua letteraria è legata strettamente alle circostanze storiche che determinano la vita di quelli che fanno parte di una determinata comunità linguistica. Quando si parla degli sforzi degli intellettuali per creare una lingua letteraria comune a tutto il mondo turcofono bisogna sottolineare che alla stessa epoca si assisteva anche all'affermazione di tendenze separatiste. La storia, tuttavia, ha indirizzato l'evoluzione di questi popoli e delle loro lingue in un'altra direzione. La fondazione dello stato sovietico di Lenin e la nascita della Repubblica Turca di Kemal Atatürk hanno stabilito delle cornici politiche ed economiche che hanno messo fine agli sforzi dell'epoca precedente. Oggi i linguisti ed i politici, ma soprattutto chi parla quelle lingue si trovano di fronte ad una realtà linguistica molto lontana da quella di inizio secolo235. Uno dei pilastri della politica turca in Asia centrale, quindi, fu quello di omogeneizzare le diverse lingue turche. Gli storici, i critici letterari e soprattutto i linguisti turchi furono largamente mobilitati; il compito loro affidato fu quello di creare dei dizionari, una grammatica e soprattutto un alfabeto comune per le lingue turche236. All'inizio degli anni ‘90 era possibile identificare tre raggruppamenti principali: i turchi che vivevano in divisioni amministrative separate dell'URSS e che usavano l’alfabeto cirillico da cinquant’anni; i turchi di paesi come il Xinjiang, l’Afganistan, l’Iran e l'Iraq che scrivevano con i

232 Đlker Evrim BINBAŞ, op.cit., pp. 75-77. 233 Emmanuel Mignot, op. cit., p. 53. 234 György HAZAI, “La question linguistique dans le monde turc actuel”, CEMOTI, N. 14, luglio - dicembre 1992, p. 12. 235 György HAZAI, op. cit., pp. 12-13. 236 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 30.

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caratteri arabi; infine in Turchia, Europa Occidentale e Balcani l'alfabeto era quello della Repubblica turca, basato sui caratteri latini. Anche se le cose sono cambiate pochissimo nel frattempo, un progetto per un unico alfabeto turco basato sui caratteri latini proposto durante gli incontri tenuti dalla Turchia nei primi anni ‘90 è stato accettato da cerchie sempre più ampie di accademici e politici turcofoni. Anche i rappresentanti delle Repubbliche ex-sovietiche furono coinvolti nelle discussioni perché, anche se lo scioglimento dell'URSS non abbia portato ad un’indipendenza di tipo economico e militare completa, hanno comunque acquisito un'identità politica propria. Al contrario, fino ad ora si è dimostrato estremamente difficile per i popoli turchi residenti al di fuori dell’ex Unione Sovietica aggiungersi alle discussioni sull’alfabeto comune. Questi gruppi, principalmente situati nel Xinjiang e in Iran, utilizzano tuttora un sistema di scrittura basato sui caratteri arabi e non hanno ancora mostrato nessuna intenzione seria di adottare l’alfabeto latino. La lotta di questi gruppi contro diverse questioni vitali per la loro sopravvivenza ha reso loro impossibile partecipare a degli incontri durante i quali potrebbero essere prese delle decisioni che avrebbero un forte impatto sui turchi sparsi per il globo237. Un grande progetto diretto da Ahmet Bican Ercilasun, responsabile della Fondazione della Lingua Turca (Türk Dil Kurumu) e al quale hanno partecipato diverse istituzioni nonché la già citata TÜRKSOY, ha portato alla stesura di un alfabeto comune turco di 34 caratteri latini. Una gamma così larga di simboli permette facilmente la trascrizione di qualsiasi lingua turca e quindi può essere usata come modello per la riforma linguistica di ciascuno Stato238. Per facilitare il passaggio al nuovo alfabeto, la Turchia ha messo in piedi un’opera di incitamento che ha preso la forma di un aiuto finanziario (1,5 miliardi fin dal 1992 e materiale, con l’invio massiccio di manuali, macchine da scrivere e stampanti). Per esempio, la Turchia ha fornito il suo sostegno al Kirghizistan nel cercare di adottare l'alfabeto latino attraverso la fornitura dell'attrezzatura necessaria. Allo stesso modo, in virtù dell'accordo linguistico del 1992, ha offerto un'assistenza materiale e finanziaria al Turkmenistan per favorire la sua transizione verso l’alfabeto latino grazie a dei manuali e a materiale tipografico. A lungo termine, i dirigenti turchi sperano che l'adozione dei caratteri latini incoraggi la formazione di classi istruite che possano fare da "intermediari tra i loro concittadini e gli altri turcofoni". Per gli strateghi turchi, l'uniformazione dell'alfabeto non è solamente una questione di comunicazione, ma anche un mezzo necessario per la creazione di un identità turcofona239. I risultati, tuttavia, furono molto diversi dalle aspettative dei linguisti turchi: solo l’Azerbaigian, i tatari di Crimea e i karakalpaki, hanno adottato un alfabeto conforme a quello elaborato dalla Fondazione della Lingua Turca. Al contempo, altri Paesi, come l’Uzbekistan e il Turkmenistan hanno adottato un alfabeto latino, ma ignorando il modello creato dai linguisti turchi; le differenze sono particolarmente marcate per quanto riguarda i caratteri usati in turkmeno, mentre l’Uzbekistan ha optato per un alfabeto che fosse semplice da trascrivere con qualsiasi tastiera internazionale. Tutti gli altri Paesi turcofoni dell’ex Unione Sovietica hanno continuato ad adottare l’alfabeto cirillico, mentre rimane inalterata la situazione di quelli che vivono in Iran e Xinjiang240. Questo fatto è dovuto alla resistenza di quella parte più o meno consistente di popolazione russa che vive nelle nuove Repubbliche e che costituisce tuttora un elemento importante della loro élite tecnica ed economica. Come già accennato, inoltre, i leader degli Stati turcofoni preferiscono ancora oggi comunicare tra loro in russo piuttosto che nelle rispettive lingue turche e questo rallenta notevolmente qualsiasi tentativo di riforma linguistica241. In tempi, recenti, tuttavia, il Kazakistan ha espresso la sua volontà di arrivare al cambiamento di alfabeto. Durante una riunione dell’Assemblea del Popolo del Kazakistan (un corpo presidenziale consultivo) Nazarbaev spiegò che un certo numero di repubbliche sovietiche aveva già deciso di passare dall'alfabeto cirillico a quello latino e che quindi anche il Kazakistan dovrebbe considerare di compiere un passo simile. Il Presidente kazako avvertì che il cambiamento dovrebbe avvenire in

237 Mustafa Öner, “Notes on the Joint Turkish Alphabet”, Eurasian Studies N. 13, Primavera 1998, p. 71. 238 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 31. 239 http://www.diploweb.com/asie/pahlavi13.htm. 240 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 31. 241 Heinz Kramer, “Will Central Asia Become Turkey’s Sphere of Influence?”, Perceptions, Marzo - Maggio 1996, p. 5.

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maniera molto graduale e che i due alfabeti potrebbero coesistere per un certo periodo di tempo per rendere il passaggio più semplice. Il governo fu esortato anche a promuovere l'insegnamento della lingua kazaka tra i funzionari civili, in modo che la padronanza della lingua di Stato diventi obbligatoria per ogni kazako che lavora per il Governo. Notevoli sforzi, inoltre, dovrebbero essere compiuti per sostituire i termini scientifici russi con i corrispondenti kazaki. L’utilizzo della lingua russa, tuttavia, rimane un punto fermo poiché rappresenta un elemento di competitività per il Kazakistan242. All'omogeneizzazione dell'alfabeto si sono aggiunti gli sforzi della politica culturale per realizzare un'omogeneizzazione della lingua. In questo campo, la Turchia ha adottato un doppio approccio. Innanzitutto ha investito nella "promozione sistematica della sua lingua come lingua franca per l'area turcofona". In tal senso furono stampate delle grammatiche e dei dizionari di conversione tra il turco anatolico e gli altri dialetti turchi nelle Università turche, poi inviati gratuitamente negli altri Paesi turcofoni. Parallelamente, la Turchia ha iniziato un progetto di creazione di una Lingua Scritta Comune per tutta la zona turcofona. Nella primavera del 1992 fu creato un Comitato Permanente delle Lingue Turche che ha per compito quello di formulare una lingua con gli elementi in comuni al turco anatolico e agli altri dialetti turchi243. 4. La Formazione delle nuove élite Un altro aspetto della politica di avvicinamento della Turchia ai Paesi turcofoni dell’Asia centrale è la formazione delle nuove generazioni sul posto o sul proprio territorio. In particolare, ha cercato di specializzarsi nelle discipline che erano assenti o insufficientemente studiate durante il periodo sovietico (materie economiche, informazione e comunicazione, inglese e ovviamente turco). Per far fronte anche alla sempre più pressante richiesta di aiuto in tal senso, la Turchia ha intrapreso un ambizioso programma di formazione, che copre diversi ambiti, soprattutto quello universitario244. La prima concretizzazione di questo programma si ebbe con una serie di accordi a livello ministeriale tra la Turchia e le nuove repubbliche centro asiatiche, che diedero vita al “ Progetto 10 000 studenti del mondo turco”. Questo prevedeva una valutazione annuale del numero di studenti autorizzati a frequentare le Università turche. Le discipline che hanno mostrato un maggiore interesse da parte degli studenti provenienti dal mondo turcofono erano principalmente quelle tecniche, il commercio internazionale, la matematica, la chimica, la fisica e l’informatica. Gli studenti turchi che frequentavano le Università centro asiatiche, invece, rimangono relativamente pochi sebbene siano in crescita245. Tabella 7: Studenti iscritti nelle università turche nel biennio 1996-97

Azerbaigian 1793 Kazakistan 1178 Kirghizistan 804 Uzbekistan 438

Turkmenistan 226 Resto della comunità turca d’Asia 1710

Paesi Balcanici 1396 Totale 9545

Fonte: Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 33.

242 http://www.rferl.org/featuresarticle/2006/10/f279f7ea-af3d-4a71-a457-347fbbb11591.html 243 http://www.diploweb.com/asie/pahlavi13.htm 244 Emmanuel Mignot, op. cit., p. 54. 245 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., pp. 33-34.

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Tabella 8: Numero di studenti turchi iscritti nelle Università centro asiatiche nel biennio 1996/97

Azerbaigian 27 Kazakistan 12 Kirghizistan 34 Uzbekistan 103

Turkmenistan 36 Altri 6

Totale 218 Fonte: Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 34. Gli accordi firmati tra la Turchia e le repubbliche turcofone permisero anche l’apertura di scuole di diverso tipo nelle repubbliche indipendenti, che vanno dalle scuole primarie ai centri linguistici, inaugurato da personalità turche durante i loro viaggi in Asia Centrale; la gestione di queste scuole è affidata all’Ambasciata o, più esattamente, all’impiegato linguistico246.

Tabella 9: Stabilimenti per l’insegnamento aperti dalle autorità turche in Asia centrale

Azerbaigian 2 Kazakistan 1 Kirghizistan 3 Uzbekistan 8

Turkmenistan 3 Totale 17

Fonte: Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 34

Per quanto riguarda più specificamente il Kirghizistan e il Turkmenistan una parte di questi stabilimenti educativi furono fondati rispettivamente dalla Sebat Education Company e dalla Baskent Education Company. Entrambe le compagnie sono sponsorizzate dagli uomini d’affari turchi. Il resto delle scuole furono fondate dal Ministero dell’Istruzione turco. Gli stabilimenti, che vanno dalle classiche scuole superiori alle scuole elementari e ai corsi di informatica e di lingua, sono state inserite in uno studio al fine di valutare l’impatto della cooperazione tra la Turchia e le due Repubbliche dell’Asia Centrale247. Per quanto riguarda il Turkmenistan furono selezionate quattro delle scuole fondate dalla Baskent Education Company e l’Anatolian High School del Ministero dell’Istruzione turco. In Kirghizistan, invece, furono scelte due scuole della Sebat Education Company e due scuole aperte dal Ministero dell’Istruzione turco. Lo scopo principale era quello di selezionare 10 intervistati da ogni scuola (da tre a quattro studenti, tre genitori, due insegnanti e due amministratori), ma non fu possibile raggiungere lo stesso numero di soggetti per ogni scuola. Gli studenti furono selezionati dal 7°, 8°, 9° e 10° grado perché era necessario che parlassero il turco in maniera corretta. Per quanto concerne gli studenti furono selezionati un turkmeno o kirghizo, un russo ed un turco. Durante le interviste con i genitori, gli studenti aiutarono con la traduzione, specialmente nelle interviste con i genitori russi. Quando fu possibile i genitori furono intervistati direttamente nelle loro case: un metodo utile per avere un'idea sugli stili di vita e la cultura dei turkmeni o kirghizi. In alcuni casi, tuttavia, il direttore dovette chiedere ai genitori di recarsi a scuola per le interviste248. Ogni intervista durò una media di 15-20 minuti. Un orario per le interviste fu utilizzato come guida. Appunti e registrazioni furono usate secondo le condizioni. I dati raccolti furono trascritti, il contenuto analizzato e le opinioni relative raggruppate. Nell'analisi dei dati i soggetti russi e i 246 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 34. 247 Cennet Engin Demir, Ayse Balci e Fusun Akkok, “The role of Turkish schools in the educational system and social transformation of Central Asian countries: the case of Turkmenistan and Kirghizistan”, Central Asian Survey, Vol. 19, 2000, p. 142. 248 Cennet Engin Demir, Ayse Balci e Fusun Akkok, op. cit., p. 143.

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turkmeni o kirghizi furono considerati tutti come turkmeni/kirghizi, mentre i dati furono presentati comparando le opinioni dei soggetti turchi e dei turkmeni o kirghizi249. Agli intervistati furono sottoposti determinati quesiti. Due di questi, in particolare, sono particolarmente importanti per capire l’impatto che la politica di cooperazione bilaterale ha avuto per i Paesi che ospitano gli stabilimenti. Il terzo quesito fu posto al fine di ottenere informazioni sulle conoscenze della Turchia da parte dei partecipanti turkmeni o kirghizi, nonché sul contributo delle scuole turche nell'acquisizione di queste conoscenze. Fu investigato, inoltre, il loro orientamento nei confronti della Turchia. Durante le interviste tutti i partecipanti affermarono che le scuole turche hanno contribuito allo sviluppo delle relazioni tra Turchia e Turkmenistan/Kirghizistan. Tutti i soggetti, inoltre, furono d'accordo sul fatto di aver acquisito molte informazioni sulla Turchia e la cultura turca. I genitori, a loro volta, hanno potuto apprendere dai loro figli ma anche dagli insegnanti e dagli amministratori delle scuole, grazie a degli inviti a cena, durante la quale venivano loro presentate le specialità culinarie e la cultura turche. Alcuni studenti particolarmente brillanti ebbero persino l’opportunità di visitare la Turchia a spese della scuola e degli sponsor. Sia i genitori che i figli hanno poi partecipato attivamente alle celebrazioni in occasione di alcune date corrispondenti a giorni particolari per la Turchia, come quello della fondazione della Repubblica turca. Sulla base delle impressioni positive lasciate ai genitori turkmeni e kirghizi, la maggior parte di loro erano propensi a mandare i propri figli in Turchia per frequentare l’università, sebbene secondo la legge turkmena le ragazze nubili non possano partire all’estero250. Il quarto quesito, invece, ha analizzato l'impatto delle scuole turche sul sistema educativo dei Paesi ospitanti gli stabilimenti e sul processo di cambiamento sociale. Durante le interviste gli amministratori e gli insegnanti turchi hanno menzionato che queste scuole furono percepite come modello per un’istruzione di tipo moderno, grazie alle attività di insegnamento - apprendimento, alle attrezzature, alla qualità del personale e al livello dei risultati conseguiti. Gli studenti provenienti dalle scuole turche hanno partecipato a Competizioni Internazionali (Olimpiadi) di matematica, fisica, chimica e biologia e hanno raggiunto spesso le prime posizioni. Il governo ed in generale le comunità turkmena e kirghiza credevano che i loro paesi fossero rappresentati a livello internazionale proprio attraverso gli studenti delle scuole turche. Un altro fatto menzionato dagli insegnanti ed amministratori turchi era l'impatto di quelle scuole sul comportamento dei loro studenti, giacché erano considerati come individui molto beneducati e grandi lavoratori. La credenza generale è quella di formare le prossime generazioni di burocrati, che grazie alla formazione nelle scuole turche possono sviluppare delle abilità molto utili a livello universale. Quando fu chiesto agli studenti di indicare i possibili risultati della loro formazione sulla loro vita futura, la maggior parte di loro citò l’opportunità di frequentare un'Università prestigiosa in Turchia o in altri paesi e di trovare un buon lavoro in compagnie turche data la loro capacità di parlare sia il turco che l’inglese, ma anche la possibilità di diventare pionieri nello sviluppo del proprio paese251. Se le scuole hanno avuto dunque un ruolo importante nella formazione delle nuove generazioni centro asiatiche turcofone, la creazione delle Università a gestione congiunta ha avuto un impatto ancora maggiore. Queste meritano uno spazio a parte. 4.1 L’Università Ahmet Yesevi L’Università turco-kazaka Ahmet Yesevi è dedicata al mistico turco vissuto nel XII secolo. Sebbene si siano formate solo di recente, le entità nazionali centro asiatiche attuali fanno riferimento a questo personaggio. I kazaki lo rivendicano, dato che storicamente, la Yeseviyya, la confraternita da lui creata, si è radicato nel territorio dell'attuale Kazakistan. I Turkmeni, dal canto loro, fanno valere il fatto che, discendendo da Yusuf Hamadâni, grande sceicco dell'epoca del sultano selgiuchide Sandjar il cui sepolcro si trova nel Turkmenistan attuale, Yesevi abbia esercitato anche un'influenza

249 Ibidem. 250 Cennet Engin Demir, Ayse Balci e Fusun Akkok, op. cit., pp. 146-147. 251 Cennet Engin Demir, Ayse Balci e Fusun Akkok, op. cit., pp. 147-148.

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notevole sulla storia del loro Paese. Nel caso degli uzbeki, invece, la rivendicazione è giustificata dal fatto che Emir Timur, diventato il più grande eroe nazionale dell'Uzbekistan indipendente è quello che ordinò la costruzione del mausoleo di Yesevi. Effettivamente questo monumento è una delle principali opere dell'architettura timuride, esattamente come quelli di Samarcanda e di Shahrisabz. Più della metà della popolazione della città di Turkistan, inoltre, è composta da uzbeki. Per alcuni di loro la lingua chagatai, antenata dell'attuale lingua uzbeka, si diffuse proprio grazie a Yesevi. Per molti uzbeki l'eroe della lingua nazionale, quello che l'ha rinforzata, non sarebbe Ali Sher Navoï - scrittore promosso tuttavia dal regime post - sovietico al rango di eroe nazionale e padre della letteratura uzbeka - ma Ahmet Yesevi252. La Turchia ha cercato di recente di valorizzare gli studi su Yesevi, essenzialmente per ragioni culturali e di identità. Il ruolo da lui svolto nell’islamizzazione dell’Anatolia fu incontestabile e se si ammette che l’identità turca è strettamente legata alla sua storia musulmana, diviene indispensabile studiare il pensiero di questo personaggio. Fondamentalmente rappresenta un punto di convergenza tra i valori islamici e quelli turchi, perché ha saputo dissociare l’Islam dal suo spirito arabo al fine di mostrare il vero carattere universale di questa religione. Le motivazioni politiche della sua riscoperta, tuttavia, non sono assenti. La Turchia sfrutta tutte le occasioni che le permettono di avvicinarsi alle Repubbliche turcofone dell’Asia Centrale; una volta raggiunta l’indipendenza da questi Paesi, la riscoperta può essere messa al servizio di un riavvicinamento se non di una vera e propria “unione” tra essi e la Turchia. Qualunque sia la natura di questa unione, Yesevi porta comunque ad un legame di tipo morale tra i vari Stati, soprattutto perché il suo ruolo storico fu, tra le altre cose, quello di preservare l’identità turca253. La storia del mausoleo è inseparabile dalla personalità storica di Emir Timur. Questo rinomato conquistatore, soprattutto per la protezione offerta agli artisti e scienziati è all'origine dell'edificazione del monumento, considerato dai turchi come facente parte del loro patrimonio culturale ed architettonico. Costruito da un certo Hodja Huseyin Chirâzi, il monumento è rappresentativo dell'arte timuride. Tutte le personalità locali chiedevano di essere seppellite in questa città sacra per i popoli dell'Asia centrale. Così, il guerriero kazako Abilaï Khan (1711-1781), celebre per avere unificato le tre Orde, è seppellito vicino ad Ahmet Yesevi. Trascurato relativamente durante il periodo sovietico, il mausoleo è stato restaurato per conto di un'impresa turca, Vakif Inşaat, a capitale misto. Oltre al rafforzamento delle fondazioni, il progetto prevedeva la restaurazione delle decorazioni interne ed esterne. Gli architetti impegnati erano di nazionalità turca, kazaka e uzbeka. La delicata preparazione dei mosaici è stata realizzata nella città turca di Kûtahya, rinomata per l’artigianato di questo tipo254. Costruita nel bel mezzo della steppa kazaka ed in prossimità della città storica di Turkistan, patria di Ahmet Yesevi e culla della sua confraternita, l’Università colpisce subito per la sua grandezza: più di 300 ettari, che nel futuro diventeranno ancora di più grazie ad un progetto di ingrandimento del campus, che accoglie già più di 10 000 studenti. Nonostante circa il 90% degli studenti sia kazako, l’Università mira a raccogliere studenti provenienti da tutto il mondo turcofono; anche in questo caso, gli studenti turchi costituiscono una minoranza (intorno ai 500). La gestione è congiunta. Tra le discipline insegnate vi sono la storia, la filologia, la medicina e il turismo; ma non manca il richiamo alla comune eredità turca, visto che il turco di Turchia rientra anch’esso tra la lingue insegnate, mentre è forte il richiamo alla storia comune, ai movimento di idee, alla geografia e all’attualità politica del mondo turcofono. Il turco di Turchia e il kazako sono le due lingue che tutti gli studenti devono saper parlare correttamente una volta terminati gli studi, ma i turchi devono imparare anche il russo, terza lingua di insegnamento dell’Università255. Gli organi dell’Università, secondo quanto indicato dallo Statuto256, comprendono due categorie. Innanzitutto, gli organi superiori, vale a dire il Consiglio di Gestione, il Senato Accademico e il

252 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ – La redécouverte d’un héritage commun à des fins de coopération universitaire entre la Turquie et le Kazakhstan”, CEMOTI, N. 27, gennaio-giugno 1999, p. 316. 253 Bayram Balci, “ HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ ”, pp. 318-319. 254 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ”, p. 320. 255 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., pp. 35-36. 256 Per il testo in lingua turca, vedere gli allegati.

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Collegio per la Revisione dei Conti. Vi sono poi gli altri organi dell’Università, ossia il Rettore, il Preside, i Rettori di Istituti Formativi, i Direttori di Istituti di Ricerca e High School e i Direttori di Dipartimento, i Consigli di Amministrazione degli Istituti di Formazione Superiore, Facoltà e High School, senza contare i vari Centri di Ricerca Scientifica e i Laboratori. Il Consiglio di Gestione, costituito da dieci persone, è formato da burocrati di alto livello che agiscono per assicurare la gestione dell’università. Di questi dieci membri, cinque sono nominati dal Governo della Repubblica di Turchia e cinque, compreso il Rettore dell’università, dal Governo della Repubblica del Kazakistan. Il Presidente viene nominato dal Presidente della Repubblica di Turchia, mentre il Vice Presidente viene nominato dal Governo della Repubblica del Kazakistan. La durata in carica del Consiglio è di cinque anni, e le riunioni si tengono almeno tre volte all’anno. Il luogo e la data della riunione vengono stabilite dal Presidente (art. 4). Il Senato Accademico è organo di governo dell’università. Il Presidente è il Rettore. È costituito dagli assistenti del Rettore, dai Presidi di Facoltà, dai Direttori degli Istituti e delle High School e da cinque insegnanti scelti dal personale docente. La durata in carica è di cinque anni e si riunisce almeno una volta all’anno (art. 6). La Revisione dei Conti dell’Università viene effettuata una volta all’anno da parte di un collegio costituito da membri delle parti interessate in pari numero, incaricate dal Consiglio di Gestione (art. 8). Il Rettore viene nominato per cinque anni dal Consiglio di Gestione su proposta del Senato Accademico. Un Prorettore vicario, sempre per un periodo di cinque anni, viene nominato dal Council of Higher Education della Repubblica di Turchia (art. 10). I rettori degli Istituti per l’istruzione superiore e i direttori delle High School (primi amministratori) vengono nominati dal Rettore per un periodo di cinque anni, mentre i Presidi e i Presidenti di Dipartimento vengono scelti dal Senato Accademico oppure nominati dal rettore (art. 12). I Consigli di Amministrazione degli Istituti per l’istruzione superiore (Istituto di Pedagogia), delle Facoltà e delle High School sono costituiti dai rettori, presidi o direttori dei dipartimenti, in qualità di presidenti, e da tre persone nominate dal corpo docente e insegnante. La durata in carica del Consiglio di Amministrazione è di cinque anni (art 13). Per quanto riguarda invece gli studenti, hanno diritto a studiare presso l’università i diplomati della scuola superiore (liceo) della Repubblica di Turchia, della Repubblica del Kazakistan e di altri Paesi. I contingenti degli studenti sono così divisi: metà contingente è riservato ai cittadini della Repubblica del Kazakistan, l’altra metà ai cittadini della Repubblica di Turchia e di altre Repubbliche o Comunità turche. Il Contingente annuale degli studenti viene stabilito dal Consiglio di Gestione. La selezione degli studenti provenienti dalla Turchia viene effettuata tramite esami di Selezione e Sistemazione degli studenti effettuati dal Centro per la Selezione e la Sistemazione degli Studenti. La selezione degli studenti provenienti dalla Repubblica del Kazakistan, dalle altre Repubbliche o Comunità Turche, invece, viene effettuata tramite esami di selezione e sistemazione degli studenti (art. 16). Le lingue utilizzate per l’istruzione - formazione sono il turco, il kazako, il russo e l’inglese. A seconda del dipartimento che lo studente sceglierà, inoltre, coloro che non hanno conoscenza della lingua dovranno frequentare per un anno la cosiddetta "Classe di Preparazione". Gli studenti che si laureano all’Università sono tenuti ad avere un buon livello di conoscenza sia del turco sia del kazako (art. 17). I diplomi rilasciati al termine degli studi sono equipollenti ai diplomi degli enti per l’istruzione secondaria superiore dello stesso campo e livello. Inoltre hanno validità internazionale e i titolari acquistano uguali diritti. La validità in Stati esteri dipende dagli accordi in vigore con quegli Stati (art. 19). Essendo stata creata recentemente, l'Università Ahmed Yesevi si trova ancora oggi a risolvere alcuni problemi. Innanzitutto, cerca di affermarsi a livello internazionale sperando di attirare studenti dal mondo intero, ma non si può affermare neanche che abbia una dimensione centro asiatica, essendo insignificante il numero di studenti originari delle altre Repubbliche. Gli studenti kirghizi, turkmeni e tagiki sono praticamente assenti. Per quanto riguarda invece gli uzbeki, nonostante formino più della metà della popolazione delle città di Chimkent e Turkestan, preferiscono mandare i loro figli a studiare in Uzbekistan, specialmente a Tachkent dove gli

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stabilimenti superiori sono particolarmente prestigiosi. Uno degli obiettivi dell'università Yesevi era proprio quello di fermare la fuga degli studenti uzbeki. Infine, gli studenti originari della Turchia formano solamente un gruppo di circa 500 studenti sui 10 000 totali che conta l'università257. La collaborazione tra turchi e kazaki, inoltre, non si svolge sempre senza difficoltà. I turchi, col loro spirito capitalista, incontrano talvolta dei problemi a lavorare coi loro partner kazaki nei quali persiste una mentalità e una logica di lavoro di tipo molto differente. Si percepisce oltretutto un certo disaccordo tra insegnanti turchi e kazaki in materia di pedagogia. Per i turchi è inconcepibile lavorare con i manuali risalenti al periodo sovietico che sono ancora molto diffusi nella maggior parte degli stabilimenti dell'ex-URSS. Ora, malgrado gli sforzi impiegati dalle autorità kazake post-sovietiche, c’è ancora molto da fare in materia di adattamento dei manuali. I cambiamenti effettuati dai pedagoghi kazaki non soddisfano pienamente i loro colleghi turchi258. C’è quindi una certa divergenza per quanto riguarda la percezione della missione dell'Università. Mentre i kazaki cercano di sviluppare lo stabilimento come qualcosa appartenente al patrimonio nazionale, alcuni turchi sono maggiormente concentrati sul suo aspetto turco nel suo significato più ampio. Le opinioni e l’identificazione politica degli insegnanti e studenti girano dunque intorno a queste due correnti di idee. Oltretutto l’Islam, paradossalmente, è quasi assente all'Università, salvo per la presenza di alcuni corsi di teologia portati avanti da un funzionario della Direzione per gli affari religiosi (Diyanet Işleri Baskanliği) proveniente dalla Turchia259. La regione dove è sorta l’Università soffre anche di un certo isolamento geografico. Turkistan non è Almaty o Tachkent, dove vi è un maggior numero di luoghi per la socializzazione. L'inverno è lungo, la neve ed il freddo paralizzano gli spostamenti ed il lavoro degli espatriati turchi assomiglia talvolta ad un esilio volontario, anche se i rapporti tra studenti ed insegnanti delle due comunità sono buoni. Nonostante i problemi da affrontare, comunque, l’immagine dell’Università è buona in Asia centrale e le autorità turche ci tengono particolarmente, dato che è visitato da ogni delegazione ufficiale turca in visita in Kazakistan260. 4.2 L’Università Manas Il secondo stabilimento è l’Università Manas a gestione congiunta turco-kirghiza. Lo stabilimento prende il nome dal poema epico di Manas; questo, nonostante sia fra i racconti più celebri delle steppe dell’Asia centrale e della cultura turca in generale, solamente pochi stranieri fuori dal panorama accademico ne hanno mai sentito parlare. Mentre la maggior parte delle persone dotate di una certa cultura ha una certa familiarità con le grandi opere letterarie quali l'Iliade e l’Odissea, il poema kirghizo è trascurato da migliaia di anni. Fatto piuttosto sorprendente, dato che è il più lungo della storia della letteratura orale (è indicato come tale dal libro del Guinness dei primati). Manas sembra anche essere l'unico poema epico documentato la cui tradizione fu tramandata in forma orale per circa mille anni prima che i suoi primi frammenti significativi fossero scritti da alcuni studiosi famosi come Ch. Valikhanov e V. V. Radlov nel corso del XIX secolo261. Per i Kirghizi e tutti quelli di origine turca in generale, Manas è molto più di una storia eroica, è una storia sacra di un popolo e di una terra che, nonostante i problemi economici e politici, fu in grado di sopravvivere, preservare la propria identità culturale e restare unito. I musulmani, invece, sanno che Manas è nato in terra di Islam e attraverso di esso quella religione è arrivata persone che non avevano mai sentito le parole del Profeta; per le donne rappresenta un modello di altre donne sagge, coraggiose ed indipendenti della steppa, come Kanikey, una moglie di Manas fondamentale nel suo successo; per altri sarebbe l'amore per la terra, la libertà e l'indipendenza dei quali Manas è il simbolo. Per studiosi e stranieri, il oema epico vuole rimanere per sempre unico nel suo genere, un'enciclopedia di tradizioni, fatti storici e sogni che per secoli dominarono una regione il cui

257 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ”, p. 326. 258 Ibidem. 259 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ”, p. 327. 260 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ”, pp. 327-328. 261 Ewa Wasilewska, “The past and the present: the power of heroic epics and oral traditions – Manas 1000”, Central Asian Survey Vol. 16, N. 1, Marzo 1997, p. 82.

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desiderio di gloria è stata ignorato a tutto vantaggio delle civiltà cinese e del Mediterraneo per le quali quella stessa regione ha sempre rappresentato un ponte262. Inaugurata il 13 novembre 1998 durante la visita ufficiale di Süleyman Demirel in Kirghizistan, l’Università come dimensioni è molto più modesta rispetto all’università turco-kazaka (nel 1997-98 si contavano solo 500 studenti). Lo spirito che anima l’Università Manas, tuttavia, è lo stesso: la turcofonia occupa un ruolo centrale nella missione pedagogica ed ideologia dello stabilimento263. Nello Statuto dell’Università264 sono indicati, per prima cosa, gli organi. Il consiglio di Gestione e il Collegio dei Revisori dei Conti sono detti “Organi Superiori”. Il Consiglio di Gestione è il massimo organo dell’Università. Si compone di 8 persone: il Presidente del Consiglio e tre membri vengono nominati con delibera collettiva del Governo della Repubblica di Turchia265, mentre gli altri quattro vengono nominati dal Governo kirghizo su proposta del Ministero dell’Istruzione e della Scienza. La durata in carica del Consiglio è di 5 anni mentre le riunioni si tengono almeno una volta all’anno. Il luogo e la data della riunione vengono stabiliti dal Presidente del Consiglio; il quorum della riunione è cinque. In caso di parità di voti, il voto del Presidente vale il doppio (art.4). Le funzioni del Consiglio (art.5) sono le seguenti: � Definire tramite regolamento i principi e le procedure operative del Consiglio di Gestione; � Su proposta del Rettorato e di uno dei membri del Consiglio di Gestione apertura, chiusura e

unione di Facoltà, Istituti, High School, Centri di Studio e di Ricerca e Dipartimenti; � Designare il personale accademico e amministrativo e stabilire il tetto di spesa minima e

massima per gli stipendi del personale accademico e del personale amministrativo; � Definire i principi e le condizioni contrattuali per il personale accademico e amministrativo; � Definire gli obiettivi lavorativi annuali delle università. Analizzare, approvare e se necessario

sottoporre a revisione il budget del’università preparato dal Rettore in maniera adeguata ai fondi comunicati dai paesi; stabilire i fondi per l’anno successivo e darne comunicazione entro il mese di maggio ai governi;

� Deliberare in merito agli altri argomenti dell’ordine del giorno avanzati dal Rettorato; � Redigere i regolamenti e garantirne l’entrata in vigore entro sei mesi dall’inizio attività

dell’università; � Presentare annualmente al Ministero dell’Istruzione della Repubblica di Turchia, al Ministero

dell’Istruzione e della Scienza della Repubblica del Kirghizistan e al Council of Higher Education della Repubblica di Turchia una relazione inerente l’attività dell’anno accademico.

Il Collegio dei Revisori dei Conti si occupa del controllo amministrativo, finanziario ed accademico almeno una volta all’anno, nonché verifica le spese e le attività del Consiglio di Gestione. É costituito da 4 membri, stabiliti secondo la stessa procedura del Consiglio di Gestione. Il Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti è scelto alternativamente dalle parti. La relazione redatta a conclusione dei controlli annuali ordinari deve essere consegnata in copia al Ministero dell’Istruzione e al Council of Higher Education della Repubblica turca, al Ministero dell’Istruzione e della Scienza della Repubblica kirghiza e al Presidente del Consiglio di Gestione. Il Council of Higher Education della Repubblica turca può, ogni qualvolta lo ritenga necessario, richiedere al Collegio dei Revisori dei Conti un’ispezione aggiuntiva a nome del Ministero dell’Istruzione della Repubblica di Turchia e del Ministero dell’Istruzione e della Scienza della Repubblica del Kirghizistan (art.6). Gli altri organi dell’Università sono il Rettore, il Senato accademico, il Consiglio di Amministrazione, il Preside, i Direttori della High School e i presidenti di Dipartimento, i Consigli di Amministrazione delle Facoltà e delle High School e gli Istituti.

262 Ewa Wasilewska, op. cit., pp. 82-83. 263 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., Pag. 36 264 Redatto in conformità all’accordo del 30/9/1995 siglato tra i governi turco e kirghizo. Vedere gli allegati per il testo in lingua turca. 265 Le delibere collettive vengono preparate dal Ministero della Pubblica Istruzione sulla base della proposta del Council of Higher Education.

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Il Rettore amministra e rappresenta l’università (fatta eccezione per i poteri del Consiglio di Gestione) dal punto di vista accademico e amministrativo. Inoltre, svolge anche le altre funzioni assegnategli dal Consiglio di Gestione e redige le bozze dei regolamenti. A seconda del settore della funzione che svolge le sottopone ad approvazione del Consiglio di Gestione o del Senato Accademico Nomina gli assistenti, eccetto il Prorettore (Primo Assistente)266; quest’ultimo è il tesoriere dell’università ed è responsabile del funzionamento accademico dell’università insieme al Rettore (art.8). Il Senato Accademico è organo di governo dell’università. Il Presidente del è il Rettore. È costituito dagli assistenti del Rettore, dai Presidi di Facoltà, dai Direttori degli Istituti e delle High School e da due insegnanti scelti dal personale docente di ogni facoltà (art.9). Il Consiglio di Amministrazione dell’Università è costituito dal Rettore in qualità di Presidente, dai decani e da tre professori eletti per un periodo di cinque anni dal Senato Accademico scelti in modo da rappresentare i vari campi educativi e le unità educative dipendenti dall’università; Il Prorettore è membro e ha diritto di voto. Gli altri Assistenti al Rettore non hanno diritto di voto, ma possono partecipare alle riunioni (art. 11). Le sue funzioni (art. 12) sono: � Aiutare il Rettore nell’applicazione dei piani e dei programmi stabiliti dalle delibere del Senato

Accademico e del Consiglio di Gestione; � Analizzare i programmi di investimento prendendo in considerazione le unità dipendenti

dall’università, la bozza della proposta di budget e presentarli al Rettorato insieme alla proprie proposte;

� Deliberare in merito a questioni presentate dal Rettore inerenti la gestione dell’università; � Deliberare senza possibilità di appello in merito a contestazioni da presentare alle delibere dei

consigli di amministrazione di Facoltà, Istituti, High School. Il Preside viene nominato dal Consiglio di Gestione su proposta del Rettore per un periodo di cinque anni. I Direttori di Istituto e della High School vengono nominati dal Rettore su proposta del Prorettore, mentre i Presidenti di Dipartimento vengono nominati dal Rettore su proposta del Preside per un periodo di cinque anni, scegliendoli tra i candidati scelti dal personale docente incaricato nel dipartimento (art. 13). I Consigli di Amministrazione delle Facoltà e delle High School sono costituiti dal Preside o dai Direttori, in qualità di Presidente, dai Presidenti di Dipartimento, da un rappresentante scelto dagli aiuti docenti e uno scelto dai professori. La durata in carica dei membri è di cinque anni (art. 14). Gli Istituti, dipendenti dal Rettorato, sono enti per l’istruzione specialistica (art. 15). Infine, fa parte integrante della facoltà anche tutto il personale accademico e amministrativo, composto da corpo insegnante, professori, docenti, aiuto docenti, insegnanti incaricati, lettori, ricercatori incaricati (art. 17). Gli studenti vengono ammessi all’università tramite esame. I contingenti vengono stabiliti annualmente dal Consiglio di Gestione su proposta del Rettore. Quelli che arrivano dalla Turchia sono selezionati tramite esame dal Centro per la Selezione degli Studenti e per la Sistemazione, con l’obbiettivo di sviluppare un sistema di ingresso a numero chiuso (art. 18). Le lingue di insegnamento sono il turco e il kirghizo. Poi, secondo il dipartimento scelto dallo studente, a queste due lingue se ne aggiungono altre. Per ognuna è prevista una “Classe di Preparazione” (art. 19). I diplomi di laurea rilasciati dall’Università di Manas sono equipollenti ai diplomi degli enti per l’istruzione secondaria superiore (Higher Education) che effettuano istruzione nello stesso campo e allo stesso livello. Inoltre hanno validità internazionale e i titolari acquistano uguali diritti (art. 21). Al fine di porre l’accento sulla turcofonia, inoltre, è stato istituito il Centro di Ricerca sulle civiltà turche. All’art.4 del regolamento del Centro267 sono indicate le sue finalità: “ l’organizzazione dei lavori di ricerca inerenti le civiltà turche; la realizzazione di progetti scientifici a breve e lungo 266 Nominato dal Council of Higher Education della Repubblica di Turchia su proposta del Consiglio di Gestione (art. 7) 267 Approvato il 13/06/2002 dal Senato dell’Università Turco-Kirghiza di Manas con la delibera numero 8.63. e con la delibera nr. 2002-8/1 6 del 29/06/2002 dalla Direzione del Consiglio di Gestione dell’Università. Per il testo in lingua turca, vedere gli allegati.

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termine sul passato, presente e futuro di queste civiltà usufruendo delle risorse scientifiche dei ricercatori dell’Università Turco-Kirghiza di Manas e dei ricercatori del Kirghizistan, della Turchia, dell’Asia Centrale e di altri Paesi; la diffusione dei risultati delle relative ricerche scientifiche attraverso la pubblicazione di collane periodiche”. Gli organi del centro sono il Direttore, il Consiglio e il Consiglio di Amministrazione. Il Direttore del Centro è nominato dal Rettore o dal Vice Rettore per un periodo di tre anni e può essere rieletto; la selezione avviene tra i docenti e professori del corpo accademico a tempo pieno. Il Direttore, a sua volta, nomina due vice direttori scelti tra il corpo docente incaricato a tempo pieno. Anche la loro durata in carica è di tre anni. Il Consiglio del Centro è costituito dai direttori dei dipartimenti delle unità collegati al Centro, da persone rientranti nell’ambito di lavoro del Centro e dai vice direttori. Scienziati, artisti e uomini di cultura, noti per aver realizzato ricerche o lavori nel campo della turcologia, possono essere proposti come Membri Onorari. Le proposte possono essere presentate dal Senato, dal Consiglio del Centro, dal Consiglio di Amministrazione del Centro, dal Rettore e dal Vice Rettore. I membri onorari vengono nominati con il consenso del Rettore e del Vice Rettore, tenendo in considerazione l’opinione del Consiglio del Centro. In seguito alla nomina possono prendere parte alle riunioni e acquisiscono il diritto al voto. Il Consiglio di Amministrazione del Centro è formato da cinque persone, compreso il Presidente. I membri sono nominati dal Rettore su proposta del Presidente e in seguito al parere positivo del Vice Rettore; la durata della loro carica è quattro anni (art. 6). Il Consiglio di Amministrazione annualmente sottopone ad approvazione del Consiglio i progetti di ricerca e il relativo budget. Quelli approvati vengono poi sottoposti all’ulteriore approvazione del Consiglio di Amministrazione dell’università (art. 9). Tutti i progetti di ricerca realizzati vengono sostenuti dal Direttore del Centro, il quale detrae dal budget dell’università con il consenso e l’autorizzazione del tesoriere. Nella realizzazione dei lavori inerenti l’educazione/insegnamento, la ricerca, l’attuazione e le attività editoriali del Centro si può usufruire anche delle possibilità economiche delle unità delle università (art. 10). Il Consiglio Generale del Centro e il Consiglio di Amministrazione del Centro si riuniscono per votare sul progetto; in caso di parità dei voti quello del Presidente vale doppio. I voti contrari vengono comunque registrati nel testo della delibera (art. 11). La Direzione del Centro può realizzare anche progetti di ricerca in comune con altre università del Kirghizistan, della Turchia o di altri paesi. Per poter essere portati avanti devono essere proposti i protocolli di collaborazione necessari da parte del Consigli del Centro e approvati del Rettorato. L’avvio dei progetti internazionali avviene con il consenso del Comitato di Gestione (art. 12).

5. l’Islam Tagliato fuori dal mondo musulmano per più di 70 anni, l’Islam centro asiatico si è sviluppato con una vitalità particolare. La reintegrazione con il resto della comunità musulmana in seguito all’indipendenza delle ex repubbliche sovietiche ha portato dall’esterno nuove idee nella regione, investita da diverse correnti di pensiero che vanno dal tradizionalismo al radicalismo268. Nonostante i dirigenti centro asiatici non abbiano mai messo in discussione la secolarizzazione frutto dell’eredità sovietica, il modello di laicità imposto da Atatürk fu da subito un punto di riferimento269. La presenza religiosa turca, notevolmente visibile in Asia centrale, non si riduce solamente a quella degli attori privati (nurcu o nakchbandi) ma risulta anche da una precisa volontà della Repubblica di Turchia di esportare il suo modello religioso270.

268 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 42. 269 Ibidem. 270 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 50.

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5.1 Il vettore ufficiale La politica religiosa della Turchia in Asia centrale è portata avanti essenzialmente dalla Direzione per gli Affari Religiosi (Diyanet Đşleri Başkanlığı); questa nacque ben prima della caduta dell’Unione Sovietica e la sua “politica estera” era limitata ad alcuni Paesi, come la Germania, dove la presenza di una numerosa comunità turca giustificava la sua presenza. Con gli anni ’90 e quindi l’apertura di nuove possibilità, la Diyanet vide aumentare vertiginosamente il numero dei suoi effettivi e sotto i suoi auspici un altro strumento d’azione della Turchia fu creato: il Consiglio Islamico d’Eurasia (Avrasya Đslâm Şurası), sul quale la Diyanet esercita un controllo finanziario ed amministrativo. Vero strumento di influenza sull’Islam non solo centro asiatico, ma anche caucasico e balcanico, il Consiglio permette alla Turchia di esportare il suo modello religioso. Tra i suoi obiettivi figurano la formazione dei quadri religiosi in Asia centrale, la lotta contro i missionari delle “sette” cristiane, la concordanza delle date delle feste, le pubblicazioni indirizzate alla comunità islamica, etc. Per gestire la cooperazione tra la Diyanet e le autorità religiose del Paese interessato un consigliere per gli affari religiosi è rappresentato da ciascuna ambasciata271. Per quanto riguarda le pubblicazioni destinate alla comunità musulmana, la vita del Profeta, i cinque pilastri dell’Islam, la preghiera, il Corano con le spiegazioni per i bambini sono gli argomenti maggiormente ricercati. Inizialmente in turco, sono state progressivamente tradotte nelle lingue centro asiatiche; la loro distribuzione è molto semplice: si possono reperire all’uscita delle moschee, nelle biblioteche e nei centri culturali e religiosi turchi situati nelle città dell’Asia centrale272. Come quanto accade per l’istruzione, la Turchia si occupa anche della formazione delle élite religiose, sia accogliendo studenti dei Paesi turcofoni sul proprio territorio sia attraverso la creazione di scuole religiose sul posto. Un responsabile gestisce il personale che viene dalla Turchia, così come i frequenti soggiorni degli studenti centro asiatici, l’organizzazione dei corsi, la coordinazione dell’insegnamento con le autorità locali, etc. Il successo di queste facoltà è da attribuire a numerose cause. Innanzitutto, forniscono una formazione che consenta agli studenti l’apertura di possibilità all’estero; le materie islamiche, benché dominanti, non sono le uniche ad essere insegnate, il che non preclude la possibilità di una carriera diversa da quella religiosa273. La Diyanet, infine, si occupa di dirigere i lavori di restaurazione o di costruzione di moschee. La più importante è senz’altro la moschea di Achkhabad, che comprende una caffetteria che propone tè e cucina turchi, una sala con televisione che trasmette i canali turchi, una biblioteca con le opere in lingua turca nonché una sala per le conferenze. Altre moschee sono state costruite in Asia centrale, come quelle di Kochkor Ata in Kirghizistan e di Talgar in Kazakistan274. La politica ufficiale, dopo un avvio piuttosto timido, ha preso seriamente la concorrenza con le confraternite. A partire dal ’95, in seguito alla riunione informativa sulle missioni religiose delle comunità turche e musulmane tenutasi ad Ankara fu possibile fare un bilancio dei primi anni di attività ed ha permesso alla politica ufficiale di conoscere nuovi sviluppi. Le riunioni di coordinazione, che comprendono i capi religiosi delle comunità turche e musulmane dei Balcani, i mufti e sheyh-ul-lslam dei differenti paesi della Federazione Russa o delle repubbliche turcofone, hanno luogo tutti gli anni dal 1995. Esse rappresentano l'opportunità di definire le grandi linee nonché la "filosofia" da seguire nell'azione diplomatica in materia religiosa275. 5.2 Legami non ufficiali Le confraternite, già impiantatesi in Asia centrale e in Turchia contribuendo alla loro islamizzazione, furono il bersaglio di politiche destinate a ridurne l’influenza o farle sparire. Fu solo in seguito alla liberalizzazione religiosa in Turchia negli anni ’80 che le grandi confraternite di origine centro asiatica, come la Yassawiyya o la Naqchbandiyya, riacquistarono forza e vigore. Per 271 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 53. 272 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 54. 273 Ibidem. 274 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 55. 275 Jean NOSEBE, “Les politiques religieuses de la Turquie en ex-URSS musulmane”, Les Annales de l’autre Islam n° 6, 1999, pp. 389-390.

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quest’ultima l’apertura verso l’Asia centrale rappresentava un’importante opportunità politica. L’ex ed ormai defunto presidente turco Turgut Özal era un membro della Naqchbandiyya e nel 1993 intraprese un viaggio a Boukhara per rendere omaggio al mausoleo di Baha-ud Dîn Naqchband; è proprio attorno a quel mausoleo che la confraternita ha cominciato a riorganizzarsi276. Già nel 1991 Esad Coshan, il padrone del ramo più potente della Naqchbandiyya in Turchia, incontrò il mufti dell'Azerbaigian e gli offrì delle guide di preghiera redatte in lingua azera. Questo ramo, il più evoluto attualmente in Asia centrale e che conta i suoi adepti principalmente in Uzbekistan e Kazakistan, si è messo in contatto con un altro movimento naqchbandi turco, quello fondato dal defunto Reshid Erol, uno sceicco turco di Adyaman. Nel frattempo, altri naqchbandi turchi legati al gruppo Ihlas, erede del movimento degli Ïchïkchï, fecero tradurre dei testi religiosi in lingua russa, destinati probabilmente al Caucaso o al Tatarstan. Il Caucaso, in particolare, costituisce un caso a parte giacché in quella regione le confraternite, annientate ovunque nel resto dell’ex URSS, hanno mantenuto la loro forza; ciò non stupisce gli storici, poiché è grazie ad esse che l'Islam era stato introdotto. Tutti gli osservatori hanno compreso che le confraternite giocano oggi un ruolo essenziale e la Turchia, del canto suo, non si esime dal ricordare Shamil, guerriero religioso naqchbandi del secolo scorso, assassinato dai russi e ripreso nel 1989, anche dalla resistenza cecena277. I risultati ottenuti dalle confraternite, sebbene non trascurabili, sono comunque minimi se messi a confronto con quelli della comunità nurcu. Questa, fondata nel 1925, non si presenta come una confraternita ma come una vera e propria scuola di pensiero, rispettosa allo stesso tempo della shari’a e della Repubblica turca. Nella sua strategia di espansione internazionale, l’Asia centrale resasi indipendente dopo il collasso dell'Unione Sovietica fu la prima terra di missione; le opere intraprese, almeno all’inizio, furono di tipo sperimentale e dimostrativo. Fin dal 1992, i discepoli di Said Nursî hanno cominciato ad installarsi nei giovani Paesi indipendenti secondo uno schema ben preciso, che puntava principalmente sulla stampa e l'istruzione278. Per quanto riguarda la stampa diversi investimenti hanno permesso l’apertura in ogni capitale di un'edizione in lingua locale del quotidiano Zaman che, nei primi anni del decennio, era il quotidiano turco meglio informato sull'Asia Centrale ed il Caucaso279. I dirigenti del giornale hanno sempre cercato di portare il suo nome anche all’estero, attraverso l’apertura in diverse parti del mondo di redazioni locali che stampassero nelle lingue del Paese ospitante salvo in alcuni di essi (es. la Germania) dove è presente una cospicua comunità turca immigrata280. Nel giro di qualche mese il giornale riuscì ad aprire degli uffici a Almaty, Bichkek, Achkhabad e Tashkent, anche grazie ad alcuni contatti presenti sul posto. Zaman Uzbekistan non ebbe lo stesso destino dei corrispondenti negli altri Paesi: la crisi politica tra la Turchia e l’Uzbekistan del 1994, infatti, ebbe tra i risultati quello di provocare la chiusura del periodico. Zaman Kazakistan propone un’edizione settimanale. Redatto in kazako, turco e russo, raggiunge una tiratura di circa 15 000 copie; i lettori sono principalmente i turchi espatriati e i kazaki che lavorano nelle imprese turche. Il finanziamento del suo lavoro è dovuto essenzialmente a numerose imprese turche281. La situazione di Zaman Kirghizistan è molto simile; la tiratura è leggermente inferiore (circa 10 000 copie), ma i lettori sono maggiormente diversificati, anche se sono direttamente collegati con la cooperazione di tipo economico ed educativo turco-kirghiza. Anche in questo caso, oltre che nella lingua locale, i suoi articoli sono scritti in turco e in russo. Zaman Turkmenistan propone anch’esso un’edizione settimanale, la cui tiratura si aggira intorno alle 16 000 copie; i lettori provengono per la maggior parte dalle imprese turche, che hanno saputo modificare profondamente il paesaggio urbano del Paese282.

276 Jean NOSEBE, op. cit., p. 387. 277 Thierry Zarcone, “L’Islam d’Asie centrale et le monde musulman – Restructuration et interférences”, Hérodote N° 84: Le cercle de Samarcande, gennaio-marzo 1997, pp. 71-72. 278 Jean NOSEBE, op. cit., p. 388. 279 Ibidem. 280 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 40. 281 Ibidem. 282 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 41.

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La sede della sua redazione serve al tempo stesso da ufficio di rappresentanza e da agenzia di stampa; in diverse capitali, come Almaty e Baku, l'insediamento del giornale è andato di pari passo con l'apertura di una cartoleria, in un'epoca dove tutte le Repubbliche dell'ex- Unione Sovietica subivano una "crisi della carta" dovuta alla disorganizzazione dei loro scambi con la Russia. Questa crisi aveva interrotto quasi tutte le attività di stampa ed aveva condannato i giornali locali ad apparire di rado e con carta di tipo scadente. Al contrario, Zaman è stampato su carta di buona qualità, talvolta con la prima pagina a colori e redatto da giornalisti professionali. La sua diffusione, molto spesso gratuita, è rimasta ristretta, ma il suo principale punto vendita, ossia le cartolerie dotate di grandi rifornimenti in materiale da ufficio che mancavano altrove, hanno attirato velocemente una clientela importante. Queste cartolerie hanno aperto abbastanza rapidamente anche un reparto di libri religiosi e di cassette, proponendo le opere di Said Nursî commentate, le pubblicazioni di Fethullah Gûlen corredate dalla registrazione di sohbet, da musica sufi, da passi del Corano e da letteratura religiosa generale283. Il ruolo giocato da Zaman in Asia centrale non è da trascurare; la sua presenza nel paesaggio mediatico dei Paesi turcofoni può rappresentare un aiuto nel riavvicinamento tra le diverse lingue turche. Per questo motivo alcuni lo comparano a Tercuman284. Per quanto riguarda invece l’istruzione, le scuole private di Fethullah Gülen hanno permesso ai Nurcu di condurre una politica di proselitismo e di incitamento alla pratica religiosa, organizzando gratuitamente le cerimonie di circoncisione, distribuendo carne di pecora durante la festa del Sacrificio e finanziando in certi paesi i pellegrinaggi alla Mecca285. Grazie ai suoi uomini di affari e ai suoi missionari, la comunità nurcu ha inaugurato sin dall’anno accademico 1991/92 decine di licei privati, gestiti dai professori turchi e dai loro partner centro asiatici. Gli uomini d’affari finanziano questi stabilimenti. Diffondere l'etica islamica è certamente la prima motivazione del lavoro dei missionari nurcu in Asia centrale. Tuttavia, a causa della gelosia degli Stati post-sovietici nei confronti della loro indipendenza e del loro scetticismo di fronte alle correnti religiose venute da fuori, l’elemento etnico è stato quello che si è diffuso maggiormente rispetto all'etica islamica. Questo contributo alla diffusione della cultura turcofona spiega la buona intesa tra lo Stato turco e queste comunità religiose in Asia centrale mentre i rapporti tra i due restano più conflittuali in Turchia. Inoltre, sebbene molto apprezzato in Asia centrale per le sue attività educative, il movimento non ha assicurato il suo radicamento. La quasi totalità dei missionari è, al momento, composta dagli espatriati turchi partiti dall'Anatolia. La formazione di quadri dirigenti locali prenderà del tempo e dipenderà dalla velocità con la quale questi nuovi regimi si incammineranno verso un sistema politico che tolleri la libera espressione di tutte le correnti sociali, politiche e religiose286. Tutti questi attori religiosi intraprendono delle relazioni complesse con lo Stato turco. Sulla base di una considerazione superficiale si potrebbe affermare che il vettore pubblico e il vettore privato si scontrino apertamente; in realtà la cooperazione e il dialogo sono molto più frequenti287. I consiglieri agli Affari Religiosi turchi sono spesso membri di una confraternita. Le riunioni informative che si tengono ogni anno, inoltre, si ispirano apertamente a quelle che hanno fatto il successo dei missionari nurcu: la Diyanet annunciò nel 1995 la creazione di squadre di “assistenza” (irşad), la cui missione doveva essere quella di predicare ogni giorno in una grande moschea, di partecipare a dei programmi radio televisivi con domande e risposte in diretta e di organizzare il maggior numero possibile di simposi e conferenze288. Generalmente parlando, questi sviluppi della politica ufficiale sono stati accolti di buon grado dai Paesi interessati, che cercano di opporre un islam “turco” alle tendenze fondamentaliste importate dall’estero. Essi, tuttavia, pongono enfasi sul fatto che alcune confraternite, come la Naqchbandiyya o la Yassawiyya, nacquero in Asia centrale e non in Turchia. Questa “disputa” è particolarmente

283 Jean NOSEBE, op. cit., pp. 388-389. 284 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 41. 285 Jean NOSEBE, op. cit., p. 389. 286 http://remmm.revues.org/document54.html 287 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 56. 288 Jean NOSEBE, op. cit., p. 390.

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evidente nel caso dell’Uzbekistan, che vuole opporre la propria politica religiosa regionale a quella della Turchia. In Azerbaigian, al contrario, la Turchia è la benvenuta anche in campo religioso, sempre prestando la dovuta attenzione a non contrariare il vicino iraniano, giacché la maggioranza dei musulmani azeri sono sciiti. Tuttavia, in tempi più recenti anche l’Azerbaigian ha mostrato ambizioni da leader religioso della regione caucasica: nel corso del colloquio sulla “civiltà musulmana del Caucaso”, organizzato a Baku nei primi giorni di dicembre 1998, il presidente Aliyev espresse la sua volontà di diventare il protettore e federatore dell’islam nel Caucaso del nord. Questo non ha significato, almeno fino ad ora, la rottura della cooperazione con la Turchia, i cui rappresentanti furono presenti in gran numero al colloquio; tuttavia, le iniziative sia da parte azera che da parte uzbeka tendono a relativizzare la legittimità delle ambizioni turche in Asia Centrale e nel Caucaso289.

6. I media, nuovo mezzo di diffusione della cultura turca 6.1 TRT-AVRASYA TV La Turchia si interessò presto alla possibilità di trasmettere via satellite. Nel 1973 aderì al programma Intelsat, mentre nel 1979 e nel 1988 mise in orbita le due stazioni di ricezione-emissione (telefono e televisione) AKA 1 e AKA 3. Nel 1985 aderì al programma europeo Eutelsat e mise in servizio una stazione AKA 2l’anno seguente. Nel frattempo, la TRT divenne membro dell’Unione Europea di Diffusione mentre un accordo firmato con Inmarsat nel 1978 entrò in vigore solo nel 1989 con la messa in orbita, nell’ambito delle comunicazioni marittime, di due stazioni specializzate, ATA 1 e ATA 2. AKA 4 e AKA 5, così come un centinaio di antenne di ricezione TVRO (Television receiving only) sono responsabili della copertura di tutto il Paese290. Perciò, con l’obiettivo principale di non rimanere indietro nel mercato internazionale delle telecomunicazioni internazionali, la Turchia manifestò uno spiccato impegno per aumentare la sua presenza sui canali radio televisivi, già prima che le Repubbliche turcofone diventassero indipendenti. Il lancio di Türksat, satellite turco per le comunicazioni, da parte del missile Ariane permise la diffusione di due canali televisivi (Avrasya e TRT International); questi furono previsti all’inizio essenzialmente per la comunità turca che viveva in Europa occidentale, ma ben presto si divisero la fascia oraria permessa alla Turchia dagli Stati dell’Asia centrale291. Il canale satellitare TRT cominciò le sue trasmissioni nelle Repubbliche turcofone ex-Sovietiche nel mese di aprile 1992 con il nome TRT-AVRASYA TV; oltre ad una cospicua audience in Europa quindi, la Turchia raggiunse 57 milioni di spettatori in Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Kazakistan292. L’accordo, firmato il 5 dicembre 1990, prevedeva che la Direzione Generale delle PTT di Ankara costruisse in ciascuna delle Repubbliche una stazione di ricezione destinata alla diffusione di un programma comune a TRT International e TRT Avrasya. La TRT avrebbe prodotto le trasmissioni messe in onda dalle 15 alle 19 da Avrasya nonché quelle messe in onda dalle 19 alle 22 e 45 da TRT International. Per la data del 12 aprile 1993 la Direzione Generale della TRT si impegnò a dissociare TRT International e TRT Avrasya per arrivare alla messa in onda di programmi differenti. In questo modo ogni Repubblica dell’Asia centrale poté scegliere liberamente come dovesse avvenire la messa in onda dei programmi. Bichkek beneficiò di tre ore quotidiane già dal 1992, mentre Baku e una parte del resto del territorio azero ricevevano il canale TRT 1 nel corso di tutta la giornata. L’Uzbekistan fu luogo di prova per il programma Avrasya per cinque ore al giorno, mentre il Kazakistan optò per tre ore quotidiane di programmi congiunti TRT-Avrasya. Il Turkmenistan, invece, non poté ricevere Avrasya in un primo momento, ma fu firmato un

289 Jean NOSEBE, op. cit., pp. 400-401. 290 Stéphane de TAPIA, “Türksat et les républiques turcophones de l’ex-URSS”, CEMOTI n° 20, 1995, p. 401. 291 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 37. 292 Haluk Sahin, e Asu Aksoy, “ Global media and cultural identity in Turkey” , Journal of Communication, primavera 1993 N. 43, 2, ABI/INFORM Global, p. 38.

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protocollo per la messa in onda delle trasmissioni in seguito alla visita in Turchia del Ministro dei Trasporti turkmeno293. La ricezione dei programmi turchi via satellite presupponeva la costruzione di una rete di telecomunicazioni indipendente da Mosca. Di fatti, fu una ditta di trasporti privata turca che portò a Baku, Bichkek, Ashkabad, Tashkent e Almaty le stazioni di ricezione TVRO. L’operazione non si concluse senza alcune difficoltà, giacché la dogana iraniana bloccò il carico per una decina di giorni, prima di decidere di farlo arrivare a Baku passando per la Georgia e in Asia centrale per mezzo del traghetto sul Caspio294. L’espansione del canale satellitare TRT ebbe delle motivazioni ben precise. Le relazioni problematiche con la Comunità Europea portarono la Turchia a rivolgersi altrove; le richieste di aiuto da parte della popolazione dell’ex Impero Ottomano nei Balcani e la scoperta di popolazioni turcofone in Asia centrale e nel Caucaso rappresentavano un’importante opportunità. L’obiettivo di TRT-AVRASYA fu quindi quello di aprire una via culturale in quei Paesi, che dovesse accompagnare il flusso di capitali turchi e un’influenza di tipo essenzialmente politico295. Il nuovo canale fu disegnato in modo da pubblicizzare nelle aree turcofone e più in generale musulmane il cosiddetto “modello turco” di sviluppo; in un’ottica panturchista, inoltre, metteva le basi per un’eventuale futura Unione Turcofona per le Telecomunicazioni. Nel frattempo alcune imprese turche, come la NETAŞ, si occupano del rinnovamento delle infrastrutture per le telecomunicazioni presenti nelle Repubbliche ex-Sovietiche296. I programmi via satellite, tuttavia, raggiungono al momento una fetta irrisoria della popolazione delle nuove Repubbliche e ciò è dovuto essenzialmente alla mancanza di parabole per la ricezione in molte regioni297. Ciò che fa discutere è il contenuto. Alcuni preferirebbero che Avrasya trasmettesse unicamente informazioni sul mondo turcofono, al fine di permettere a tutti i popoli turchi una migliore conoscenza reciproca. I programmi, tuttavia, riguardano principalmente la sola Turchia e sono generalmente diffusi in turco (di Turchia) 298. Un progetto nell’ambito dell’unificazione della lingue turche ha portato alla creazione di una prima versione di una lingua turca standard chiamata ‘turco semplificato', che permetterebbe ad un turco di Turchia di comunicare più comodamente coi suoi “cugini” centro asiatici. Questo turco standard è diffuso sul canale satellitare che trasmette in Asia centrale sotto forma di sottotitoli che accompagnano i programmi, senza urtare in questo modo la sensibilità dei suoi rivali iraniano e russo. L'azione della Turchia in un paese come il Turkmenistan offre una buona illustrazione di questa politica linguistica. L'adozione di una lingua comune come elemento di importanza strategica è stato al cuore della Conferenza di Cooperazione Strategica Turco-turkmena di dicembre 1995. Durante la conferenza fu posto l’accento sui legami fraterni che uniscono i due paesi e fu sottolineato il fatto che l'elemento più importante per il rafforzamento di questi legami è il miglioramento degli studi sulla lingua comune299. 6.2 L’Unione delle Agenzie di Stampa dei Paesi turcofoni Essa rappresenta il primo tentativo per creare una rete dal punto di vista delle comunicazioni tra le Repubbliche turcofone. Il primo incontro in tal senso si tenne tra il 26 e il 27 novembre 1992 a Ankara. Il regolamento fu firmato da Turchia, Kirghizistan, Turkmenistan, Kazakistan, Azerbaigian e Repubblica turca di Cipro. Tra gli obiettivi che quest’unione si prefiggeva vi erano lo scambio tra Paesi membri, lo sviluppo delle attrezzature per le comunicazioni, il rinforzo delle relazioni

293 Stéphane de TAPIA, op. cit., pp. 402-403. 294 Stéphane de TAPIA, op. cit., p. 403. 295 Ibidem. 296 Haluk Sahin, e Asu Aksoy, op. cit., p. 39. 297 Heinz Kramer, op.cit., p. 5. 298 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 37. 299 http://www.diploweb.com/asie/pahlavi13.htm

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professionali, la protezione dei diritti dei paesi membri e la creazione di meccanismi di scambio delle notizie utilizzando le diverse lingue turche300. Il primo Consiglio Generale dell’Unione si tenne a Ankara tra l’8 e il 9 aprile 1993; in quell’occasione fu deciso che il bollettino congiunto dell’Unione dovesse consistere in notizie trasmesse nelle lingue dei Paesi membri e tale decisione fu accolta con favore, sia dai membri fondatori che dai rappresentanti dell’Uzbekistan. Fu deciso, inoltre, che la sede dell’Unione dovesse essere Ankara, dove si trovava anche il Segretario Generale, per i quattro anni successivi301. Il secondo Consiglio Generale si tenne a Bichkek l’anno seguente e non furono introdotte novità rilevanti. Al contrario, durante il terzo Consiglio furono presi in esame diversi argomenti, quali l’aumento delle comunicazioni tra le diverse agenzie di stampa, lo sviluppo dei meccanismi di scambio delle notizie e diverse soluzioni alle questioni finanziarie e tecniche. Fu deciso, inoltre, che i Paesi membri potessero avere accesso in maniera gratuita agli uffici della Anatolian Agency e della TIKA per facilitare il funzionamento del sistema302. Il ruolo di quest’ultima è analizzato nel prossimo paragrafo.

7. Il ruolo della TIKA L’Agenzia Internazionale Turca per lo Sviluppo e la Cooperazione non nacque per raggiungere degli obiettivi solamente nel campo culturale. Tuttavia, numerose iniziative in questo campo meritano di essere accennate. Fu fondata con la legge 480 come organizzazione collegata al Ministero degli Affari Esteri dopo l’approvazione del Governo risalente al 24 gennaio 1992; la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale N. 21114 avvenne il 27 gennaio dello stesso anno303. Secondo tale legge, la TIKA si formò per offrire una prima assistenza a quei Paesi in via di sviluppo dove è parlata una lingua turca così come ai Paesi che confinano con la Turchia e per migliorare la cooperazione attraverso progetti e programmi in campo economico, commerciale, tecnico, sociale, culturale ed educativo. Oggi la TIKA ha uffici di coordinamento in 20 paesi in Africa, Asia ed Europa, ai quali fornisce assistenza allo sviluppo grazie ai suoi progetti e alle sue attività. Per quanto riguarda specificamente l’Asia, tra i Paesi partner figurano tutte le Repubbliche ex-sovietiche (compreso il Tagikistan), la Georgia, l’Afganistan e la Mongolia304. Quest’area è quella più interessata dai progetti dell’Agenzia: negli allegati sono riportati il grafico sulla distribuzione dei progetti nel complesso e il grafico sulle risorse (in milioni di dollari) destinate a ciascun Paese nel 2005. Per quanto riguarda la questione della lingua, la TIKA si è occupata di inquadrare gli accordi bilaterali nel momento in cui la Turchia fornì la propria assistenza alle Repubbliche turcofone affinché adottassero l’alfabeto latino. Finanzia, inoltre, l’istituzione di centri di formazione della lingua turca in ciascuno degli Stati turcofoni305. Infine, se diamo uno sguardo d’insieme ai tipi di progetto che la TIKA è riuscita a portare avanti nel 2006 nelle repubbliche turcofone dell’Asia Centrale e in Azerbaigian, è semplice constatare come questi riguardino essenzialmente l’area culturale: Kirghizistan • Sostegno al World Folk Epics Festival a Bichkek; • Sostegno materiale ed umano all’Agenzia di Stampa Internazionale kirghiza KABAR; • Disposizioni sulla formazione degli insegnanti • Assistenza tecnica alla modernizzazione dell’Archivio Nazionale del Kirghizistan

300 B. Zakir AVŞAR, “Communication between the Turkish Republics”, Eurasian Studies Vol. 3, N. 1, primavera 1996, p. 107. 301 Ibidem. 302 Ibidem. 303 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=345 304 Idem. 305 http://www.diploweb.com/asie/pahlavi13.htm

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• Sostegno alle Celebrazioni per la Settimana Culturale Kirghiza • Addestramento dei membri della polizia radio televisiva kirghiza • Computer e Sostegno tecnico materiale per la televisione nazionale kirghiza • Sostegno alla formazione del personale della televisione kirghiza • Sostegno all’Agenzia di Stampa kirghiza • Creazione di un laboratorio informatico nell’Accademia di polizia kirghiza.306 Kazakistan • sostegno ai media • sostegno alle radio locali • sostegno alla stampa locale • assistenza nella raccolta e nella registrazione dei dati statistici, con l’aiuto dell’istituto di

statistica turco (Turkstat) 307. Turkmenistan • Attrezzatura per la Biblioteca Nazionale308 Uzbekistan • Nomina di un trainer per un corso di tessitura309 Azerbaigian • Sostegno al sistema educativo • Assistenza tecnico materiale ad un’associazione per bambini • Sostegno tecnico materiale per la creazione di sale di lettura e biblioteche informatiche • Sostegno al Simposio dei Mevlana di Baku310 La TIKA, infine, si è occupata di diverse pubblicazioni. In primo luogo, le riviste Eurasian Studies e Eurasian File, dalle quali alcuni articoli dall’indubbia utilità sono stati inseriti nella bibliografia di questo elaborato. In secondo luogo, libri di vario tipo che includono, tra la altre cose, rapporti dettagliati sullo sviluppo dei singoli Paesi che cooperano con l’Agenzia.

8. Iniziative private e personali Una ricerca molto attiva che riguarda i Paesi turcofoni dell’Asia centrale è portata avanti da alcune fondazioni, come i Vakfı; si tratta di una delle reti che permettono di preservare e di rinforzare i legami tra la Turchia e i turchi dell’esterno. Dopo aver rimpiazzato le numerose associazioni esistenti prima del colpo di Stato del 1980, sono oggi molto attive in vari campi della società civile come l’ambiente, lo sport e, ovviamente, lo sviluppo dei rapporti con gli altri popoli turcofoni. Con l’isolamento internazionale della Turchia dovuto al colpo di Stato militare, molte associazioni panturchiste si sono trasformate in Vakfı, a livello di struttura giuridica e di azioni. Era il periodo in cui la Turchia, alla ricerca di un’identità, aveva optato per una sintesi turco-islamica. In questo modo, le associazioni panturchiste poterono passare da una vita passiva (basata su semplici ricerche

306 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=331 307 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=330 308 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=338 309 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=340 310 http://www.tika.gov.tr/EN/Icerik.ASP?ID=326

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linguistiche e storiche) a delle attività concrete grazie al sostegno dei governi a partire dal 1983 e persino di singoli ministri311. Con l’indipendenza delle Repubbliche turcofone, la Turchia si è affrettata a moltiplicare da una parte gli accordi bilaterali e dall’altra a favorire i Vakfı che intendevano stringere legami con i rappresentanti delle nuove Repubbliche; il loro ruolo, in questo modo, ha acquisito un’importanza determinante nel riavvicinamento. Ne esistono di tre tipi: fondati dagli immigrati, dai turchi di Turchia o dagli islamisti. Il secondo tipo è destinato a delle ricerche a carattere eminentemente “scientifico” applicabili alla realtà dell’area turcofona e sono attivi nell’ambito storico, economico e linguistico (in particolare, nell’adozione di un unico alfabeto, di cui si è già parlato) 312. Un caso rappresentativo di questo tipo è la Türk Dünyası Araştırma Vakfı (Ankara), che pubblica studi e traduzioni di autori classici e contemporanei. Se si considerano invece gli altri due tipi di Vakfı si possono trovare altri esempi. A Istanbul la Türk Edebiyatı Vakfı (che pubblica la rivista mensile Türk Edebiyatı) promuove il mondo intellettuale centro asiatico a lungo “oscurato” dall’Unione Sovietica313. Un’altra Vakfı portante il nome di Yesevi fu creata ad Istanbul il 1 marzo 1993 e registrata nella Gazzetta ufficiale. Lo spirito è lo stesso che ha portato alla restaurazione del mausoleo; il suo obiettivo è quello di diffondere il messaggio e la filosofia di Yesevi attraverso pubblicazioni e l’organizzazione di conferenze. La fondazione finanzia anche alcuni lavori di ricerca sul mistico. È stata riconosciuta come fondazione di pubblica utilità dal governo, che gli ha lasciato un edificio storico ed una piccola moschea localizzata vicino alla piazza Sultanahmet. Una rivista che porta lo stesso nome è stata creata nel mese di gennaio 1994. È legata strettamente al Vakfı perché la stessa persona dirige sia la rivista che la Fondazione. Redatta in turco e diffusa in più di 60 paesi, è letta soprattutto in Turchia e nelle repubbliche turcofone. Nei fatti si tratta più di un bollettino di notizie sul mondo turco che una vera e propria rivista scientifica. La rivista, esattamente come la Fondazione, cerca di diffondere la filosofia del padrone, a sapere un messaggio di pace e di tolleranza tra i popoli314. A livello universitario, oltre ai legami ufficiali di cui si è parlato poc’anzi, alcuni dipartimenti hanno avviato un insegnamento regolare di turcologia o hanno invitato alcuni conferenzieri a presentare la vita intellettuale del loro Paese. Anche il cinema, che con la Türksoy ha ricevuto un impulso particolare, acquista maggiore vitalità grazie a delle iniziative private; il festival del cinema di Istanbul, infatti, decise di onorare il più celebre autore centro asiatico (Tchinghiz Aïmatov) organizzando una retrospettiva dei suoi film e invitandolo come membro della giuria. A livello editoriale, inoltre, numerose case editrici si occupano del riavvicinamento tra la Turchia e le Repubbliche turcofone; un esempio è costituito dalla Ötüken Neşriyat, conservatrice, dato che i testi turchi appartengono tutti a degli autori islamisti o turanisti. Altre case editrici si occupano di redigere testi tradotti dalle varie lingue turche, ma salvo alcune eccezioni si tratta comunque di gruppi islamisti o turanisti che non fanno mistero della loro forte volontà di restaurare la gloria dei popoli turchi. Neanche la poesia è trascurata: nel mese di maggio 1992 si tenne a Bursa e Konya il primo Festival internazionale della poesia in turco, che ha riunito poeti di lingua turca provenienti da ventuno Paesi diversi; il secondo, organizzato dall’Associazione degli scrittori kazaki, si tenne ad Almaty e vide una notevole partecipazione da parte degli scrittori balcanici. Ma la collaborazione nel campo della scrittura non si è fermata a questo. Diverse organizzazioni di scrittori dei vari Paesi turcofoni hanno tenuto delle commemorazioni così come hanno organizzato dei programmi di traduzione315. Diversi turcologi, infine, in maniera autonoma e senza l’ausilio di una qualche organizzazione privata, hanno mostrato un certo interesse per l’eredità intellettuale e letteraria dei popoli turchi, in

311 Zeynep Peker, La nouvelle stratégie turque et les perspectives en Asie Centrale, Mémoire présenté en vue de l’obtiention du diplôme des Hautes Etudes Internationales. Réalisé sous la Direction de Monsieur Claude NIGOUL, Directeur de l’I.E.H.E.I., Giugno 1993, pp. 60-61. 312 Zeynep Peker, op. cit., p. 61. 313 Timour Muhidine, “Les relations culturelles de la Turquie avec les républiques turcophones”, Anka N. 22/23, 1994, p. 116. 314 Bayram Balci, “HOCA AHMET YESEVI: LE MAUSOLÉE ET L’UNIVERSITÉ”, p. 320. 315 Timour Muhidine, op. cit., pp. 117-118.

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primo luogo Fuad Köprülü, la cui produzione scientifica ha rivelato una formidabile conoscenza dell’argomento. Allo stesso modo, diversi ricercatori originari dell’Asia Centrale si sono occupati di ricerche culturali in Turchia. Per quanto riguarda gli scrittori, invece, nonostante l’impossibilità di trovare dei resoconti di viaggi a causa dell’isolamento della regione per un così lungo periodo, alcuni sono riusciti comunque a lasciare qualche nota interessante sull’Asia centrale316.

Parte Terza: Implicazioni e limiti della cooperazione culturale

1. La cooperazione culturale come parte di un nuovo “Great Game” Il collasso dell’Unione Sovietica era destinato a creare una nuova definizione e nuovi giocatori all’interno del “Great Game”. Uno dei più recenti fenomeni consiste nel disinteresse da parte della Russia nel mantenere gli Stati centro asiatici come parte del suo Impero. Da qui derivò la decisione di renderli indipendenti. Mosca incoraggiò persino altri Stati, quali la Turchia o l’Iran, ad intervenire come mediatori nel conflitto sul Nagorno-Karabakh che impegnava Armenia ed Azerbaigian (quest’ultimo, da ricordare, Stato turcofono). La confusione politica che ne derivò preoccupava Washington; un piano di assistenza economica come il Marshall Plan non sarebbe 316 Timour Muhidine, op. cit., p. 119.

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stato sufficiente, dato che i Paesi turcofoni operavano secondo economie pianificate e quindi avevano bisogno anche di notevoli investimenti nell’istruzione sul funzionamento delle economie di mercato. Un piano economico di quel tipo, inoltre, richiedeva lo stanziamento di notevoli capitali, che né gli Stati Uniti né tantomeno l’Europa erano in grado di fornire. La preoccupazione era ancora più grande per la paura che la regione, in preda a problemi di vario tipo, cadesse preda del fondamentalismo islamico. Per questo motivo, come già accennato, quei Paesi venivano incoraggiati a seguire il cosiddetto “modello turco”, puntando sui legami di tipo etnico e culturale che li legano alla Turchia317. Quello che ci si potrebbe chiedere è se la Turchia, secondo la definizione data da Jacob Landau nell corso della Seconda Conferenza Internazionale sugli studi turchi, si sia sentita legittimata a perseguire un panturchismo di tipo politico, che le consentirebbe di avere un ruolo dominante nel nuovo “Great Game”. Secondo lo stesso Landau un panturchismo di questo tipo è irredentista per sua natura e da quello che si è visto fino ad ora la Turchia non sta adottando una politica così aggressiva, ma non rinuncia ad una cooperazione di tipo prettamente culturale con i Paesi turcofoni dell’Asia centrale. Questa cooperazione, comunque, potrebbe allargarsi progressivamente fino alla creazione di una vera e propria Comunità degli Stati Turcofoni318. C’è da notare, infatti, che anche se le affinità culturali, linguistiche e religiose facilitavano inizialmente i contatti, il nuovo atteggiamento di Ankara verso l’Azerbaigian e le Repubbliche turcofone dell’Asia centrale si basa sempre più sull’economia e sulla politica estera. L'allusione alle responsabilità della Turchia fatta dall’ex Primo Ministro Demirel significava dunque che la Turchia può e deve avere un ruolo dinamico nel collegare l’Asia centrale e gli Stati del Caucaso al resto del mondo, nonché aiutarli nella loro ricerca di un'identità. Questo ruolo comprende gli sforzi verso la cooperazione regionale attraverso le organizzazioni come la Black Sea Economic Cooperation Region, che se funzionano sulla base della cooperazione e del beneficio reciproco, aiuterebbero a stabilizzare la regione e ad offrire un collegamento istituzionale attraverso i quali quegli Stati possono evitare l’isolamento dal resto del mondo319. La Turchia ha agito fino ad ora con cautela, facendo in modo che questi Stati non si sentissero minacciati nella loro integrità territoriale e ha dichiarato che avrebbe sviluppato le sue relazioni con le nuove Repubbliche solamente sulla base del rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale, sulla non interferenza negli affari interni nonché su uguali diritti e benefici comuni; allo stesso tempo, si aspetta anche di ottenere notevoli benefici economici dallo sviluppo di legami più stretti con le Repubbliche turcofone, che dal punto di vista industriale hanno notevoli potenzialità. Il settore privato turco, con il forte sostegno dal governo si è già mosso per sfruttare le risorse della regione e fornire assistenza; la TIKA fu creata appositamente per lavorare in tal senso. Allo stesso modo, ci si aspetta che la Turchia diventi gradualmente più importante nella politica regionale e globale proprio a causa dei collegamenti etnico- culturali con una regione che subisce profondi cambiamenti politici320. Da qui deriva la prontezza della Turchia a sfruttare le nuove opportunità economiche e politiche. Così, in seguito alle varie visite di leader centro asiatici ad Ankara, Demirel turco viaggiò in tutta l'area turcofona ad aprile 1992 ed offrì prestito di 1.1 miliardi di dollari. Sono stati conclusi gli accordi culturali di cui si è parlato abbondantemente ma anche altri di tipo economico, mentre sfidando direttamente e gli interessi russi nella regione, l’allora Primo Ministro parlò della possibilità di stabilire una Comunità degli Stati turcofoni e suggerì che l’Asia Centrale avrebbe fatto meglio ad uscire dalla zona del Rublo. La Turchia discusse anche la possibilità di un addestramento di tipo militare in Asia Centrale, della costruzione di oleodotti e gasdotti che passassero attraverso la Turchia, nonché dell'adozione del già citato unico alfabeto latino per le

317 M.E. AHRARI, “The dynamics of the new great game in Muslim Central Asia”, Central Asian Survey Vol. 13, N. 4, 1994, pp. 530-532. 318 Gareth M. Winrow, “Turkey and Former Soviet Central Asia: National and Etnic Identity”, Central Asian Survey Vol. 11, N. 3, 1992, pp. 108-110. 319 Mustafa Aydin, “Turkey and Central Asia. Challenges of Change”, Central Asian Survey Vol. 15, 1996, p. 161. 320 Mustafa Aydin, op. cit., pp. 161-162.

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lingue turche. Così, dalla metà del ‘92 Turchia aveva cominciato ad allargare la sua influenza nella regione nell’area politica, finanziaria, culturale, militare ed economica321. Tuttavia, la Turchia non è il solo Paese ad essere interessato alla regione, vi sono altri giocatori nel nuovo “Great Game”. 1.1 Iran Il collasso dell'Unione sovietica e la comparsa di nuovi Stati indipendenti lungo i confini settentrionale dell’Iran ha eliminato la tradizionale minaccia russa. Questo fatto portò l’Iran ad apparire come uno Stato molto potente. Nel frattempo, la sconfitta dell'Iraq in seguito alla Guerra del Golfo apportò dei miglioramenti dal punto di vista della sicurezza, dato che la guerra diede luogo allo smantellamento del programma nucleare dell’Iraq e del suo arsenale di guerra chimico e biologico. Ciononostante, l’insorgere di nuovi problemi poteva minacciare le frontiere: la conseguenza immediata della disintegrazione dell’Unione sovietica fu quella di creare una situazione estremamente volatile e queste incertezze portavano con sé il possibile coinvolgimento di potenze esterne nella regione attraverso accordi di sicurezza, addestramento militare e rifornimento di armi. In più, la crescita del nazionalismo nel Caucaso e in Asia Centrale che seguì il crollo dell'URSS poteva portare a richieste di autonomia e indipendenza da parte delle minoranze in Iran (specialmente tra la popolazione turcofona), le quali avrebbero rappresentato una seria minaccia alla struttura multietnica del Paese. Inoltre, la guerra e l'instabilità politica in Azerbaigian, Georgia e Tagikistan e lo scoppio della violenza etnica nella regione rese il Governo iraniano ansioso circa l’impatto di questi conflitti nel proprio Paese322. L’Iran, esattamente come ha fatto la Turchia, ha agito su un livello multi dimensionale per cercare di trovare una soluzione ai suoi problemi. Innanzitutto, nel conflitto che vedeva Armenia ed Azerbaigian, l’Iran divenne attivo nel chiedere il cessate il fuoco nel Karabakh e nell’assumere il ruolo di mediatore nel conflitto. La sua maggiore preoccupazione era quella della politicizzazione e polarizzazione dei suoi quasi 20 milioni di azeri lungo linee etniche; tuttavia, con l’intervento nel conflitto in quanto mediatore voleva mostrare all’occidente che poteva avere anche un ruolo positivo nelle relazioni internazionali. Allo stesso modo, Teheran assunse il ruolo di intermediario nel conflitto civile tagiko, sempre per paura di un eventuale dispiegamento di contingenti stranieri. Nel mese di agosto 1995, il Presidente tagiko Imamali Rakhmanov e il leader dell’opposizione islamica Abdollah Nouri furono invitati a Teheran e in presenza di Rafsanjani, l’allora Presidente iraniano, firmarono un accordo per risolvere la disputa con mezzi pacifici323. In secondo luogo, l’Iran ha cercato di favorire l’integrazione regionale. Dopo la fine dell'URSS, infatti, la questione della sovranità sul Mar Caspio ha influenzato notevolmente la politica estera iraniana. Teheran, inizialmente favorevole al “condominio”, divenne un partner dell’AIOC (Azerbaijan International Oil Consortium) che prevedeva nel 1994 una quota del 5%. Su pressione degli Stati Uniti, però, l’Azerbaigian annullò l'accordo con l'Iran l’anno seguente. Inoltre, l’Iran cominciò a mettere in dubbio la legittimità del consorzio, sostenendo che le risorse del Caspio dovrebbero essere divise ugualmente fra tutti gli stati litoranei, trattandosi di un lago e non di vero e proprio mare. Questo portò l’Iran a firmare con la Russia una dichiarazione congiunta a novembre del 1995, nella quale i due Stati affermavano la loro opposizione all’azione unilaterale degli stati litoranei nello sfruttamento delle riserve del Mar Caspio324. Infine, anche l’Iran ha giocato sulla cultura. Non essendo possibile esportare la Rivoluzione iraniana in quei paesi, Teheran ha deciso di puntare sulla revitalizzazione della lingua e della cultura persiane, la quale fu possibile con la messa in onda di programmi televisivi appositi. Inoltre, sono state create istituzioni culturali e biblioteche e furono organizzate settimane culturali ed esposizioni, programmi di accoglimento degli studenti della regione nelle università iraniane, donazioni di manuali per le scuole elementari e secondarie in lingua persiana: una mossa simile a quella fatta 321 Mustafa Aydin, op. cit., p. 163. 322 Bayram SĐNKAYA, “Turkey-Iran Geopolitical Competition over Central Asia and the Caucasus: 1989-2001”, Avrasya Etüdleri anno 12, N. 27-28, 2005, p. 83. 323 Bayram SĐNKAYA, op. cit., pp. 84-85. 324 Bayram SĐNKAYA, op. cit., p. 85.

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dalla Turchia. Tuttavia, il solo Paese della regione a parlare ufficialmente una lingua persiana è il Tagikistan e l’Iran per questo motivo gli ha riservato un’attenzione speciale. Fu il primo Stato ad aprire la sua ambasciata in Tagikistan ed esattamente come ha fatto al Turchia ha esortato il Paese ex sovietico ad adottare i caratteri persiani al posto del cirillico325. 1.2 Russia In questo caso si potrebbe persino parlare di neo – imperialismo russo; questo, affermato nella dottrina militare di ottobre 1993, consiste nell’identificare la zona di influenza e lo spazio di sicurezza della Federazione Russia con le frontiere dell'ex-URSS. Su questo spazio, la Russia vuole perseguire un'integrazione differenziata delle differenti repubbliche, esclusi i Paesi baltici che restano fuori portata. Questo nuovo spazio, tuttavia, non ha niente di una vera federazione, perché la Russia detiene ancora oggi tutte le leve del controllo e non ha nessuna intenzione di rinunciarci. A differenza di Turchia e Iran, non esiste una politica di vera cooperazione e Mosca ha a sua disposizione solo dei mezzi di pressione negativi: pressione militare, mantenimento di conflitti dalla bassa intensità in alcune repubbliche (es. Azerbaigian) e soprattutto pressione economica attraverso il controllo delle reti di distribuzione dell’energia (oleodotti e gasdotti) 326. Il mantenimento degli interessi turchi in Asia centrale dipendono dal comportamento e dal futuro della Russia. Al momento c’è incertezza circa la direzione che prenderà la politica della nuova Russia così come il futuro delle relazioni con l’Asia centrale turcofona. Tuttavia, un rischio notevole per la sicurezza della Turchia è costituito dal fatto che la Russia continuerà a rispondere ai conflitti di bassa intensità di cui si è parlato poc’anzi anche con l’uso della forza. Inoltre, la Russia è una concorrente storica della Turchia e ha numerosi interessi opposti che si estendono dall'Asia Centrale al Mediterraneo orientale. Le sue intenzioni si scontrano con il progetto della Turchia di diventare il collegamento principale tra Asia ed Europa. Considerando questo fatto, la possibilità che la Russia possa usare il conflitto in Cecenia come pretesto per espandere la sua influenza nel Caucaso e guadagnare così in larga misura il controllo di Azerbaigian e Georgia preoccupa, e non poco, i dirigenti turchi. Ci sarebbero chiaramente ripercussioni serie sulla stabilità nella regione. Tali sviluppi esacerberebbero le paure della Turchia, provocherebbe la chiusura dell'importante corridoio turcofono e minaccerebbe la costruzione degli oleodotti e gasdotti per il collegamento della regione del Caspio con la Turchia e l’Europa327. La Russia può, inoltre, adottare diversi altri stratagemmi contro la Turchia, come permettere al Parlamento curdo in esilio, influenzato dal PKK, di organizzare un maggior numero di incontri a Mosca328. La Turchia, dal canto suo, può utilizzare i legami culturali con le repubbliche turcofone ed estenderli persino alla Russia stessa. È il caso del Baškortostan, Repubblica in seno alla Federazione russa e membro osservatore della TÜRKSOY. Nel 2007 la città di Istanbul decise di ospitare il Sabantuy, ossia un festival estivo tataro e idel-uraliano che risale all'epoca del Volga Bulgaro. In principio fu un festival dei contadini delle aree rurali, me divenne in seguito una festa nazionale ed ora è celebrato in quasi tutte le città329. Questo festival, che per quanto riguarda le celebrazioni ha molti punti in comune con il Nevruz, oltre a rappresentare un momento di festa per i popoli turcofoni, fu l’occasione per ribadire i legami, non solo culturali, tra la Turchia e il Baškortostan, iniziati nel 1993. In una lettera scritta dal presidente baskiro Rahimov ai partecipanti al festival, infatti, si legge che la Turchia ha investito molto nell’economia baskira così come il Baškortostan è riuscito ad aprire più di 60 imprese nella capitale turca, principalmente nel settore costruttivo, alimentare e dei servizi. Il presidente baskiro, inoltre, auspicava ad un avvicinamento ancora maggiore, con l’ampliamento della cooperazione al settore petrolchimico330.

325 Bayram SĐNKAYA, op. cit., p. 88. 326 Olivier Roy, “Les républiques musulmanes de l’ex-URSS”, Les Cahiers de l’Orient n°41, Primo trimestre 1996, p. 21-22. 327 Nasuh USLU, op. cit., pp. 169-170. 328 Gareth M. Winrow, “Turkey’s Relations with the Transcaucasus and the Central Asian Republics”, p. 130. 329 Definizione estratta da http://it.wikipedia.org/wiki/Sabantuy 330 Başkurdistan Sabantuyu, Istanbul 2007, p. 3. Per il testo della lettera in lingua originale, vedere gli allegati.

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Rapporti di questo tipo potrebbero impensierire la Russia, dato che nel 2004 il Tatarstan, altra repubblica a maggioranza turcofona, è stata privata della possibilità di utilizzare l’alfabeto latino. Nel 2000 il Parlamento di Kazan, capitale del Tatarstan, votò una legge che sostituiva l’alfabeto cirillico con quello latino per scrivere la lingua locale. I sostenitori della riforma ortografica affermavano che i caratteri latini erano più adatti, dato che l’alfabeto cirillico fu creato per le lingue slave. I Deputati e la Corte suprema di questa repubblica autonoma, dove l’etnia tatara rappresenta la maggioranza, contestarono fino all’ultima decisione di Mosca la costituzionalità di una legge del 2002 che imponeva l'utilizzazione dell'alfabeto cirillico per tutte le lingue ufficiali331. Tuttavia, non bisogna dimenticare il fatto che Turchia e Russia sono importanti partner commerciali. Nel 1994 gli scambi tra i due paesi ammontavano a circa 1.85 miliardi di dollari, quasi il 58% degli scambi totali con la CSI. Inoltre, la Russia è il principale fornitore di gas e petrolio per il mercato turco. Gli uomini d’affari turchi hanno firmato numerosi accordi nel mercato russo. Questo mostra come le relazioni tra la Turchia e la Russia siano in realtà abbastanza complicate 332. 1.3 Cina L’interesse della Cina per l’Asia centrale ha meno motivi culturali e più motivi economici e politici. Sul suo territorio è presente una cospicua comunità turcofona, la cui composizione in dettaglio è indicata nella seguente tabella:

Tabella 10: Popolazione turcofona nella Repubblica Popolare Cinese

Nell’insieme del territorio cinese Nel solo Xinjiang 1982 1990 1990

Uiguri 5 963 000 7 210 000 7 195 000 Kazakhi 975 000 1 190 000 1 106 000 Kirghizi 113 000 140 000 139 000

Salar 69 000 80 000 ----------- Uzbeki 12 000 15 600 14 450 Tatari 4 000 5 000 4 820

Totale (approssimativo) 7 134 000 8 636 000 8 460 000 Fonte: Michel Jan, L’”aire turque dans la nouvelle configuration regionale et internationale” – Colloque international, Ankara, 2-3 novembre 1992, p. 9. Dopo il collasso dell’Unione Sovietica la Cina era impensierita dal Progetto Vladivostok, che prevedeva il miglioramento delle sue relazioni con l’ex URSS, nonché negoziazioni per l’aggiustamento dei confini con Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Per la Cina la sicurezza alle frontiere rappresentava una priorità perché portava al conseguimento di due importanti obiettivi: � mantenere la stabilità all'interno del suo territorio adiacente al confine ed assicurare la sicurezza

e il benessere economico del suo popolo; � assicurare pace e stabilità al confine promuovendo la creazione di una fascia di Stati confinanti

amici. La situazione volatile nella provincia dello Xinjiang è una determinante importante nella politica asiatica. In questa regione situata a nord ovest del Paese, gli uiguri lottano per una più ampia autonomia e per l’indipendenza ormai da anni. Gli uiguri che vivono in Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan hanno inoltre forti legami con gli uiguri che si trovano dall’altra parte del confine. Dopo

331 http://www.info-turc.org/article567.html 332 Gareth M. Winrow, “Turkey’s Relations with the Transcaucasus and the Central Asian Republics”, p. 131

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il collasso dell'Unione sovietica e la comparsa di Stati indipendenti nella regione centro asiatica, gli uiguri che vivevano dentro e fuori dal territorio cinese cercarono di rendere reale la possibilità di un indipendente “Turkestan orientale.” La lotta per l'indipendenza va avanti da 1949, anno in cui lo stato musulmano del Turkestan orientale fu incorporato nella Repubblica Popolare Cinese, che ha tutto l’interesse a tenere sotto controllo le forze autonomiste o indipendentiste333. La sicurezza ai confini, sebbene importantissima, non è il solo motivo che spinge la Cina ad interessarsi all’Asia centrale. C’è da dire, infatti, che la politica energetica occupa un posto di rilievo. In particolare per la Cina, che è uno dei più grandi consumatori di gas e petrolio (subito dopo gli Stati Uniti), assumono grande importanza le riserve presenti in Asia centrale. Un grande successo per Pechino fu ottenuto in tal senso l’anno scorso, quando fu aperto nel mese di maggio l’oleodotto che dal centro del Kazakistan arriva fino alla Cina occidentale. A giugno dello stesso anno, inoltre, la China National Petroleum Corporation (CNPC) concluse un accordo con l’Uzbekistan che prevede un investimento di 210 milioni di dollari nell’esplorazione di giacimenti di petrolio e gas nel territorio uzbeko per i cinque anni successivi334. Infine, un altro settore nel quale sta investendo la Cina è quello delle comunicazioni. I lavori di restauro dell’autostrada transnazionale che unisce Cina, Kirghizistan e Uzbekistan sono in corso, mentre nel 2006 è stata completata la strada che collega Cina e Tagikistan. Quest’ultima ha reso più semplice l’accesso di entrambi i paesi interessati all’Oceano Indiano passando attraverso l’Afganistan e il Pakistan. Se quindi Pechino conta meno sul fattore culturale rispetto ai suoi concorrenti nella regione, è riuscita comunque ad estendere la sua influenza in maniera abbastanza capillare335.

2. Altri limiti alla creazione di una Comunità degli Stati turcofoni Nonostante la cooperazione culturale tra la Turchia, l’Azerbaigian e le Repubbliche turcofone dell’Asia centrale abbia portato ad un avvicinamento senza precedenti, il mondo turcofono si ritrova di fronte una serie di problemi, derivanti in gran parte dalle circostanze storiche nelle quali i diversi Stati si sono evoluti. Il primo, del quale si è dato un accenno, è il problema della lingua. Oggigiorno la popolazione turcofona è composta da circa 250 milioni di persone. Le diverse lingue turche parlate sono talvolta così differenti da dubitare che possano appartenere tutte alla stessa famiglia linguistica. Per di più, l’influenza della Russia e della Cina sulle popolazioni turcofone sotto il loro controllo ha avuto come risultato l’inserimento di vocaboli russi e cinesi che hanno via via sostituito quelli turchi. Il russo, in particolare, è la lingua utilizzata ancora oggi dai turchi dell’ex Unione Sovietica appartenenti a Stati differenti quando comunicano tra di loro336. In secondo luogo, gli Stati turcofoni sono molto differenti per quanto riguarda l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, le risorse minerarie e l’industrializzazione. Se i diversi Paesi si sostengono l’un con l’altro, è possibile arrivare ad un’integrazione delle diverse economie; ma alcuni paesi come gli stati Uniti, la Gran Bretagna, l’Unione Sovietica o la Cina cercano di evitarlo337. Il limite forse più grande ad un avvicinamento ulteriore deriva dalla lontananza che separa la Turchia dagli altri Paesi e popoli turcofoni. La cosiddetta “zona culturale turcofona”, infatti, è circondata dalla zona culturale slava (russa e dell’Europa dell’est) a nord e a ovest, dalla zona culturale arabo – persiana a sud e dalla zona culturale cinese a est. La Russia, l’Iran e la Cina cercano di estendere la loro influenza in Asia centrale approfittando della loro maggiore vicinanza

333 http://www.silkroadstudies.org/new/docs/CEF/Quarterly/November_2006/Dwivedi.pdf, pp. 140-141. 334 Idem, pp. 147-148. 335 Idem, p. 149. 336 Prof. Dr. Ramazan ÖZEY, “The Geopolitical Importance and Main Problems of the Turkic World”, Eurasian Studies N. 20 (speciale), 2001, p. 89. 337 Ibidem.

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alla regione rispetto alla Turchia338. Quest’ultima, salvo che per un breve tratto di confine con l’enclave azera del Nakhichevan, non è prossima a nessun Paese a maggioranza turcofona. Tuttavia, sebbene parzialmente, è riuscita a sopperire alla lontananza geografica attraverso i collegamenti aerei. Buone comunicazioni, infatti, sono essenziali per lo sviluppo moderno e già dal ’92 la Turkish Airlines (THY) iniziò a prevedere le rotte verso Baku ed in seguito in alcune delle Repubbliche centro asiatiche. In un primo momento questa scelta era dettata da motivi essenzialmente politici, ma in seguito, secondo quanto spiegato dall’ex presidente Tezcan M. Yarmancı, i vantaggi commerciali non avrebbero tardato ad arrivare339. E i fatti gli hanno dato ragione. Oggigiorno la Turchia serve tutte le repubbliche dell’Asia centrale e gli accordi con le diverse Repubbliche sono andati in crescendo. Nel 2001, in seguito all’incontro sull’aviazione civile tenuto da Turkmenistan e Turchia a inizio febbraio, furono inserite clausole supplementari all’accordo bilaterale tra i due Paesi, riguardanti principalmente i diritti di volo e i punti di destinazione340. L’anno successivo, sempre in seguito all’incontro per l’aviazione civile, Uzbekistan e Turchia decisero di aumentare la frequenza dei voli Istanbul – Tashkent341. Altri limiti alla creazione di una Comunità che comprenda tutti gli Stati turcofoni sono essenzialmente di natura politica e la loro importanza si è dimostrata in modo particolare nel caso dell’Uzbekistan. Con il deterioramento delle relazioni tra questo Paese e la Turchia, infatti, anche la cooperazione culturale ne ha risentito. L’Uzbekistan ha deciso di interrompere la cooperazione universitaria e di mandare sempre meno studenti nelle Università turche342, nonostante continui ad accogliere gli studenti turchi e a rimanere un membro fondatore della TURKSOY. In tempi recenti, tuttavia, ci è stato un ulteriore irrigidimento dei rapporti. In autunno 2006 si tenne ad Antalya il decimo incontro dei popoli turcofoni (il Kurultay), al quale furono presenti 600 delegati e cerchie di pubblico provenienti da vari Paesi e che coincise con l’VIII summit degli Stati turcofoni. Quest’ultimo ha perso di rappresentatività: l'assenza del Presidente uzbeko fu un duro colpo per la reputazione del summit, dato che Islam Karimov era un assiduo ospite di questi eventi. Alcuni credono che l'assenza del presidente uzbeko fu una risposta all’appoggio dato dalla Turchia alla proposta dell’UE di portare il problema della violazione dei diritti umani in Uzbekistan all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tashkent, come replica, mise l’accento sulla riluttanza della Turchia ad ammettere il genocidio armeno del 1915 (il riconoscimento è ciò che la stessa Unione Europea sta tentando di ottenere, come condizione per l’entrata della Turchia in Europa). Nonostante ciò, i Paesi rimanenti hanno ottenuto il risultato significativo di includere un altro corpo giuridico in quella che dovrebbe diventare la Comunità degli Stati turcofoni (come già detto, meno rappresentativa), ossia il Consiglio degli Anziani. L'idea appartiene a Nursultan Nazarbaev, il più attivo nelle iniziative di integrazione. Rimangono tuttora poco chiari la struttura della Comunità, le sue funzioni e i membri che dovrebbero farne parte343. Allo stesso modo ma in modo opposto, le buone relazioni politiche tra Turchia e Azerbaigian hanno permesso a questi due Paesi di intrattenere delle ottime relazioni anche dal punto di vista culturale (c’è da ricordare che l’Azerbaigian fu l’unico stato turcofono indipendente ad aver adottato l’alfabeto comune turco), facilitate anche dalla notevole prossimità tra il turco e l’azero. Ancora, nonostante ci sia una certa affinità culturale ed etnica tra gli uiguri della regione autonoma dello Xinjiang e le popolazioni in Asia centrale, le richieste di aiuto da parte dei primi per raggiungere la piena autonomia o persino l’indipendenza non furono accolte favorevolmente dai leader centro asiatici, che tenevano maggiormente a non rovinare in partenza le relazioni politiche con la Repubblica Popolare Cinese. L’esempio più emblematico è quello di Huseyin Celil, uiguro sino-canadese, condannato all’ergastolo dal Tribunale di Urumqi per avere partecipato “ad azioni terroristiche ed a trame per dividere il Paese” e creare un Turkestan orientale indipendente. Celil (o

338 Murat ŞAHIN, “Political Effects of the Geographic Location in Central Asia”, Eurasian Studies N.16, autunno-inverno 1999, p. 139. 339 Michael Frenchman, ''Turkey reaches out to the Central Asian Republics'', Turkish Review Quarterly digest Vol. 7, N. 31, primavera 1993, pp. 22-23 340 http://www.thy.com/download/faaliyetRaporu2001_en.pdf 341 http://www.thy.com/download/faaliyetRaporu2002_en.pdf 342 Bayram Balci & Bertrand Buchwalter, op. cit., p. 33. 343 http://www.rpmonitor.ru/en/en/detail.php?ID=2332

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Dzhelil) è fuggito dalla Cina a metà degli anni ’90 ottenendo asilo in Turchia dall’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite. Ottenuto lo status di rifugiato, è vissuto dal 2001 in Canada e nel novembre 2005 ne ha ottenuto la cittadinanza. Nel marzo 2006 è stato arrestato in Uzbekistan, dove era andato per visitare parenti. Pechino non ne ha mai riconosciuto la nuova cittadinanza e nel giugno Tashkent lo ha “rimpatriato” in Cina, secondo un accordo di estradizione tra i due Paesi344.

3. Asia centrale turcofona e Unione Europea: alternative o fattori complementari? I cambi drastici nel sistema internazionale a partire dal 1989 hanno portato diversi Paesi europei a rivalutare la loro politica estera ed i ruoli nelle loro rispettive regioni. La Turchia non fa eccezione. Tuttavia, è in corso una controversia circa lo scopo ultimo di una politica estera turca rivalutata. Alcune cerchie, specialmente in occidente, credono che la Turchia, approfittando della fine della Guerra Fredda e come reazione alla sua esclusione dalla Comunità Europea, stia cercando di creare un’alternativa Comunità degli Stati turcofoni. Secondo alcuni un progetto dalla tale portata, se intrapreso con determinazione, avrebbe l’effetto di indebolire l’orientamento pro europeista della Turchia, che diventerebbe così una “super potenza regionale indipendente” dalla politica estera fortemente orientata verso oriente345. Non tutti però sono d’accordo. La politica europeista della Turchia sarebbe ancora forte e la crescita della cooperazione coi paesi turcofoni dell'Asia Centrale non può essere considerata come un'alternativa alla sua vocazione occidentale; anzi, aumenterebbe le sue possibilità di diventare parte integrante dell’Europa. La politica attiva attuata dalla Turchia nella regione favorirebbe la stabilità regionale ed estenderebbe l'influenza europea ed occidentale ad altre zone346. C’è da dire che anche l’Europa si ritrova in una situazione molto differente dal passato: la minaccia comunista è scomparsa, l’Europa occidentale è più unita e la possibilità dell’allargamento dell’Unione alle regioni orientali del continente ha cessato di essere una debole speranza. Tuttavia, esistono al giorno d’oggi nuovi motivi di conflitto e instabilità, come il riempimento del vuoto lasciato dal comunismo da parte di nazionalismi talvolta aggressivi, l’immigrazione di massa verso l’Europa nonché la possibilità di alcuni conflitti nel Caucaso, nei Balcani e nel Mediterraneo orientale. Per rimediare a questa instabilità l’Europa potrebbe aumentare la sua influenza in quelle regioni a rischio di conflitto favorendo la nascita di unità di cooperazione regionale. Essendo il Caucaso e i Balcani due delle regioni a rischio, la Turchia sarebbe un Paese fondamentale nel decision-making, anche perché la cooperazione regionale potrebbe arrivare a comprendere l’Asia centrale347. L’Unione Europea, oltretutto, si è già occupata della realizzazione di alcuni progetti sia in Asia centrale che nel Caucaso e la Turchia ha assunto ancora una volta il ruolo di intermediario, un po’ come la Spagna lo è stata nelle relazioni tra Unione Europea ed America latina. La Turchia è consapevole di ciò che può rappresentare per l’Europa: il Ministro degli Affari Esteri turco ha delineato l’ambiziosa strategia di Ankara in Asia Centrale in un interessante commento apparso sull’EU Observer del 3 maggio. Il governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan ritiene che l’Europa dovrebbe consultare la Turchia sull’Asia Centrale, che sta diventando sempre più importante per la sicurezza energetica euro-atlantica348. Con la caduta dell’Unione Sovietica, infatti, l’Europa ha dovuto cambiare il suo approccio verso l’Asia centrale. Questo cambiamento si è tradotto nell’attuazione del TACIS (Technical Assistance to the Commonwealth of Independent States), ossia un programma di assistenza che è portato avanti dal 1991 al fine di dare un sostegno alla trasformazione politica ed economica in 12 nuovi Stati nati dal collasso dell’Unione Sovietica, nonché in Mongolia. Gli obiettivi principali sono essenzialmente tre: 344 http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=9053&geo=30&size=A 345 Oral Sander, “Turkey and the Turkic World”, Central Asian Survey Vol. 13, N. 1, 1994, p. 37. 346 Ibidem. 347 Oral Sander, op. cit., pp. 37-38. 348 http://www.arabnews.it/2007/05/16/la-turchia-rivendica-i-propri-diritti-in-asia-centrale

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� transizione all’economia di mercato e alla democrazia; � sviluppo della cooperazione e delle relazioni bilaterali su ogni livello; � integrazione degli stati interessati dal programma nell’economia mondiale349. Nel periodo compreso tra l’avvio del programma e il 1999, gli Stati suddetti hanno ricevuto aiuti per un ammontare complessivo di 4 miliardi 226 milioni di Euro e sono stati realizzati circa 3000 progetti. Gli aiuti consistono essenzialmente nel trasferimento di conoscenze ed esperienza. Il programma TACIS, inoltre, ha assunto la funzione di assistenza al miglioramento di altri accordi per la cooperazione. Tra i progetti che il TACIS è riuscito a portare a termine, due meritano un’attenzione particolare. Il primo è chiamato TRACECA (Transport Corridor Europe-Caucasus-Asia): fu creato nel corso della conferenza tenutasi nel mese di maggio 1993 a Bruxelles con la partecipazione dei Ministri del Commercio e dei Trasporti di cinque Repubbliche dell’Asia Centrale e di tre Stati del Caucaso. Durante questa conferenza si decise che l'EU dovesse attuare un programma internazionale di assistenza tecnica all’interno del programma TACIS per sviluppare le vie di comunicazione che dall’Europa vanno verso est passando per il Mare Nero e poi fino all’Asia centrale passando per il Caucaso ed il Mar Caspio. Il programma suddetto fa parte della strategia globale dell'EU verso quegli Stati e persegue gli obiettivi seguenti: � aumentare le capacità di Asia Centrale e delle Repubbliche del Caucaso di arrivare ai mercati

europeo e mondiale attraverso percorsi alternativi per il trasporto, dando così maggior valore alla loro indipendenza politica ed economica;

� incoraggiare l'ulteriore miglioramento della cooperazione regionale fra le Repubbliche; � sfruttare il progetto TRACECA come catalizzatore per incoraggiare gli investimenti delle

istituzioni finanziarie internazionali e degli investitori privati di quegli Stati; � Collegare il progetto TRACECA alle reti transeuropee350. I risultati del progetto sono stati soddisfacenti, grazie anche a miglioramenti successivi dello stesso. Dopo il declino delle attività economiche all’inizio degli anni ’90 e la conseguente diminuzione degli investimenti nel sistema dei trasporti ci è stato un miglioramento notevole del servizio ed oggigiorno il corridoio su cui sta lavorando rappresenta una valida alternativa ad altri percorsi. Tra il 1996 e il 2006 ha sostenuto 61 progetti di assistenza tecnica e 15 di investimento, con uno stanziamento totale di 160 milioni di Euro. L’assistenza tecnica ha permesso di attrarre notevoli investimenti dai partner, tra i quali figurano: la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che ha impegnato fondi per la costruzione di porti, ferrovie e strade lungo il corridoio del TRACECA; la Banca Mondiale, che ha stanziato fondi sostanziali per il miglioramento di strade e ferrovie; la Banca per lo Sviluppo Islamica, che ha investito nello sviluppo del settore dei trasporti nei Paesi interessati dal progetto. Gli investitori privati dell’Unione Europea, inoltre, si stanno impegnando in joint ventures con le compagnie di trasporto caucasiche e centro asiatiche351. Occorre tuttavia rilevare che i risultati ottenuti risultano essere inferiori alle aspettative. Questo parziale fallimento deriva soprattutto dal fatto i miglioramenti del progetto sono ostacolati dai Paesi rimasti tagliati fuori, primo fra tutti la Russia. Per rendere più funzionale il programma TRACECA, ma questo vale per tutta l’azione europea in Asia centrale, Bruxelles dovrebbe coordinarlo maggiormente con i progetti analoghi portati avanti dagli altri grandi attori locali. Gli eventi degli ultimi anni hanno mostrato che Mosca è destinata a rimanere nei prossimi decenni non solo la principale fornitrice di risorse energetiche, ma anche un partner politico e strategico fondamentale dell’Unione europea352. Il secondo progetto importante è chiamato INOGATE (Interstate Oil and Gas Transport to Europe), probabilmente il più importante programma regionale di assistenza tecnica fornita

349 Fuad HÜSEYNOV, “Relations of European Union – Turk Republics, and Turkey”, Eurasian Studies N. 21, Inverno 2002, p. 63. 350 Fuad HÜSEYNOV, op. cit., pp.. 63-64; per un’illustrazione del progetto, vedere le cartine. 351 http://www.traceca-org.org/default.php?l=en 352 http://www.ispionline.it/it/documents/wp_22_2007.pdf

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dall'Unione europea alll'ex-URSS. Il programma fu preparato tra il 1995 e il 1997 e ampliato in seguito fino a coprire alcuni stati dell’Europa centrale ed orientale. I principali obiettivi del programma INOGATE consistono nel sostenere gli sforzi degli Stati che hanno raggiunto di recente l’indipendenza nei seguenti campi: � ristrutturazione, avanzamento e modernizzazione del sistema regionale di trasporto dei gas e dei

sistemi per il trasporto del petrolio e dei suoi prodotti; � costruzione di percorsi alternativi per il trasporto degli idrocarburi dal Mar Caspio e dall’Asia

Centrale fino ai mercati europei ed occidentali353. Tra il 1996 e il 2003 il programma ha stanziato 53 milioni di Euro ed ha sostenuto i Paesi partecipanti fornendo aiuto tecnico e pratico, legale ed istituzionale, trasferendo know-how e finanziando piccoli investimenti per la messa in piedi di infrastrutture interstatali354. Nell’attuazione di questi programmi, come già accennato, la Turchia assume un ruolo da intermediario. La partecipazione totale al progetto INOGATE fu decisa nel corso della visita in Turchia di Günter Verheugen, membro della Commissione Europea responsabile dell’allargamento, tra l’8 e il 10 marzo 2000; la cooperazione al progetto TRACECA, invece, fu analizzata in dettaglio nella dichiarazione adottata nel corso del sesto Summit degli Stati turcofoni tenutosi a Baku tra l’8 e il 9 aprile 2000355. In un contesto di questo tipo, tuttavia, la Turchia non potrebbe mai a giocare il ruolo di “Grande Fratello” a sua volta giocato dalla Russia prima del collasso dell’Unione Sovietica; le relazioni con l’Asia centrale turcofona devono essere basate sull’uguaglianza. La Turchia ha già sperimentato gli effetti di una politica rigidamente panturchista prima e nel corso della Prima Guerra Mondiale e sa bene che ulteriori tentativi porterebbero ad un peggioramento delle relazioni con gli altri Stati turcofoni356.

Considerazioni finali. La Turchia, sebbene sia lungi dal diventare una Grande Potenza regionale, è riuscita comunque ad estendere la sua influenza sul mondo turcofono in diversi campi. La cooperazione culturale è molto forte e sembra avviarsi verso un ulteriore rafforzamento negli anni a venire. Altri tipi di cooperazione si sono instaurati negli ultimi anni e portano il mondo turcofono ad essere una comunità con legami sempre più stretti. È presto per poter dire quali saranno le conseguenze della politica di cooperazione portava avanti fino a questo momento, ma ciò non toglie che ci è stato un avvicinamento con i turchi dell’esterno come mai accadde nella storia e questo può mettere in discussione vecchi equilibri. Non è possibile, perciò, fare delle conclusioni sull’argomento, dato che sono in corso modifiche di accordi, rottura di legami già formati e creazione di nuovi. È possibile solamente seguirne gli sviluppi, almeno per il momento.

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353 Fuad HÜSEYNOV, op. cit., p. 66. 354 http://www.inogate.org/inogate/en/resources/publications, INOGATE Brochure 2001-2004 – English, p. 18. 355 Fuad HÜSEYNOV, op. cit., pp. 73-75. 356 Oral Sander, op. cit., p. 41.

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Allegati Accordo sulla creazione e sui principi di funzionamento della TÜRKSOY – Fonte: TÜRKSOY YAYIN NO: 28 - TÜRKSOY ONUNCU YIL/ ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002 - ANKARA/AНКАРА 2006

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Accordo tra l’Amministrazione congiunta della cultura e delle arti turche (TÜRKSOY) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) – Fonte: TÜRKSOY YAYIN NO: 28 - TÜRKSOY ONUNCU YIL/ ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002 - ANKARA/AНКАРА 2006

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Accordo sulla mutua collaborazione tra la TÜRKSOY e l’Associazione Umanitaria Internazionale “Europa-Asia” - Fonte: TÜRKSOY YAYIN NO: 28 - TÜRKSOY ONUNC U YIL/ ДЕСЯТИЛЕТИЕ ТЮРКСОЙ 1992-2002 - ANKARA/AНКАРА 2006

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Appendice sui membri osservatori della TÜRKSOY

Altaj - "Repubblica dell’Altaj," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. Repubblica della Russia siberiana meridionale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Situata nel sud della Siberia occidentale, si estende sui monti Altaj. Confina a sud-ovest con il Kazakistan, a sud con la Cina, a sud-est con la Mongolia, a est con le repubbliche della Hakassia e di Tuva, a nord con la provincia di Kemerovo e a nord-ovest con il Territorio dell’Altaj. Ha una superficie di 169.100 km²; la capitale è Gorno-Altajsk. Regione di altipiani e rilievi boscosi intervallati da ampie vallate, il territorio è dominato dai monti Altaj, che culminano qui nella vetta più alta della catena, il monte Beluha (4.620 m). Fitte foreste di conifere e di piante decidue ricoprono i rilievi, mentre la vegetazione della steppa caratterizza i bacini e le valli. Il fiume Katun, uno dei principali corsi d’acqua, attraversa da nord a sud la repubblica prima di confluire nel fiume Ob. La popolazione della repubblica (204.900 abitanti nel 2002) è composta da russi (60%), altaici (30%) e kazaki (10%). Popolo originariamente nomade discendente dai mongoli, gli altaici occupano oggi in prevalenza le zone rurali del paese. La loro lingua appartiene al gruppo turco delle lingue altaiche. Nelle aree urbane, dove si concentra il 60% della popolazione totale, prevale l’etnia russa. La fede cristiano-ortodossa e il buddhismo convivono nella repubblica. La capitale, Gorno-Altajsk, centro amministrativo e industriale, ha una popolazione di 53.712 abitanti (1995). L’economia della repubblica si basa prevalentemente sull’agricoltura praticata nelle valli (cereali, orticoltura, cotone), mentre sulle montagne è diffuso l’allevamento (bovini, ovini, capre d’angora). Le risorse forestali e minerarie (oro, argento, zinco e mercurio) sono un potente motore dell’economia locale. L’attività industriale, concentrata prevalentemente nel capoluogo, è attiva nei settori alimentare, del legno e della lavorazione tessile.

Baškortostan - "Repubblica dei Baschiri," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Repubblica della Russia centrale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Situata a ovest degli Urali meridionali, nel bacino del fiume Kama, confina a nord con le province di Perm’ e Sverdlovsk, a nord-ovest con la Repubblica degli Udmurti, a ovest con la Repubblica dei Tatari, a sud-ovest e a sud con la provincia di Orenburg e a est con la provincia di Čeljabinsk. La repubblica ha una superficie di 143.600 km². La capitale è Ufa. Il territorio della regione, occupato nella parte orientale dalle falde della catena montuosa degli Urali, digrada in altipiani e pianure ondulate nella parte meridionale e occidentale. Il principale corso d’acqua del paese, il fiume Belaja, è anche uno dei maggiori affluenti del Kama. Il fiume Ural segna il confine orientale della repubblica.

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La popolazione (4.090.600 abitanti nel 2002) è formata da russi (40%), tatari (30%), baschiri (21%) e altre minoranze. Malgrado non formino la comunità etnica maggiormente rappresentativa, i baschiri ricoprono un ruolo chiave nella vita culturale e politica del paese. L’idioma parlato dai baschiri appartiene alla famiglia delle lingue altaiche. In maggioranza musulmana sunnita, la popolazione della regione convive da secoli con la minoranza cristiano-ortodossa. La capitale, Ufa (1.042.400 abitanti nel 2002), è il maggior centro amministrativo, industriale e culturale. Altre città di rilievo sono Sterlitamak (259.000 abitanti nel 1997) e Salavat (163.744 abitanti nel 1995).

Gagauzia - "Gagauz," Microsoft® Encarta® Online Encyclopedia 2007 http://encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. All Rights Reserved.

I gagauzi sono un popolo che vive prevalentemente nel sud della Repubblica Moldova. Cristiani ortodossi, si sono sempre distinti dai turchi, sebbene la loro lingua sia imparentata col turco. La loro origine non è chiara, ma molti di loro emigrarono in Russia tra il XVIII e il XIX secolo a causa delle guerre russo – turche e dell’oppressione dei Cristiani nell’Impero Ottomano. Nel 1990 i separatisti gagauzi dichiararono unilateralmente la nascita di una Repubblica secessionista, poiché temevano il nazionalismo etnico rumeno quando la Moldavia si mosse verso l’indipendenza. Lo stato di emergenza fu dichiarato dopo che i separatisti tennero delle elezioni non autorizzate per il Parlamento indipendente. Nel 1994 la Moldova adottò una Costituzione che dava ai gagauzi uno status autonomo speciale. Dal 1995 hanno il loro Parlamento e adottano le loro leggi, nonostante il Governo moldovo mantiene il diritto di approvare le decisioni prese dal Parlamento gagauzo. Il territorio si chiama Gagauzia..

Hakassia - "Repubblica della Hakassia," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. Repubblica della Russia siberiana meridionale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Situata nella Siberia centromeridionale, occupa l’area occidentale del bacino del fiume Jenisej. Confina a nord e a est con il Territorio di Krasnojarsk, a ovest con la provincia di Kemerovo, a sud-ovest con la Repubblica dell’Altaj e a sud-est con la Repubblica di Tuva. La repubblica ha una superficie di 61.900 km². La capitale è Abakan. Il territorio della regione è prevalentemente stepposo, con pianure ondulate nelle valli dello Jenisej e del fiume Abakan. A sud-est della valle del fiume Abakan si erge la catena dei monti Saiani, la cui vetta più elevata raggiunge i 2.930 m. I rilievi, prevalenti nella parte occidentale, sono ricoperti di foreste di conifere. La regione è caratterizzata dal tipico clima continentale siberiano, con inverni rigidi ed estati calde. La popolazione della repubblica (575.400 abitanti nel 2002) è concentrata per il 73% nelle aree urbane ed è formata in prevalenza da russi (80%) e hakassi (10%). La religione più diffusa è quella cristiano-ortodossa. Abakan, capitale e centro amministrativo, conta 216.302 abitanti (1995).

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L’allevamento è l’attività trainante dell’economia. Nelle pianure, un efficiente sistema irriguo ha permesso di aumentare la superficie di pascoli e terreni coltivabili; mais, avena, patate sono le colture principali. L’industria si basa sulle attività legate all’estrazione del carbone, del ferro e dell’oro. Attive anche l’industria meccanica, alimentare e del legno.

Repubblica Turca di Cipro Nord - "Cipro," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Nel 1974, in seguito a un tentativo di colpo di stato delle forze filogreche sostenuto dal regime militare allora al potere ad Atene, la parte settentrionale dell’isola fu occupata dalle truppe di Ankara, intervenute al fianco della comunità turca. Nel 1983, falliti diversi tentativi di mediazione, sul territorio controllato dalle forze turche venne proclamato uno stato autonomo, la Repubblica turca di Cipro del Nord. Dal 1964 le due parti dell’isola sono divise da una “linea verde” controllata dai Caschi Blu delle Nazioni Unite, che attraversa la stessa Nicosia, capitale di entrambe le entità. La Repubblica turca di Cipro del Nord non gode tuttavia di riconoscimento internazionale e ha relazioni diplomatiche con la sola Turchia. La Repubblica di Cipro, membro delle Nazioni Unite dal 1960, nel 2004 è entrata a far parte dell’Unione Europea.

Saha-Jacuzia - "Repubblica della Jacuzia," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Repubblica della Russia nordorientale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Situata nella Siberia orientale, è delimitata a nord dal mare di Laptev e dal mare della Siberia orientale, entrambi sezioni del Mar Glaciale Artico; comprende inoltre le isole della Nuova Siberia. Confina a est con il Circondario Autonomo dei Čukči e con la provincia di Magaden; a sud-est con il Territorio di Habarovsk; a sud con la provincia di Amur; a sud-ovest con la provincia di Čita; a ovest con la provincia di Irkutsk, con il Circondario Autonomo degli Evenki e con il Circondario Autonomo dei Tajmyr Dolgano-Nenecki. La repubblica ha una superficie di 3.103.200 km²; la capitale è Jakutsk. La Repubblica della Jacuzia è la più vasta regione della Federazione Russa; occupa infatti il 18% del territorio nazionale. Attraversata a nord dal Circolo polare artico, occupa a ovest parte dell’altopiano della Siberia centrale, si estende a est lungo la valle del fiume Kolyma, includendo a sud-est i monti di Verhojansk e Čerski e parte dei monti Stanovoj. Numerosi corsi d’acqua attraversano la regione e si gettano nel Mar Glaciale Artico scavando vasti bacini idrografici; tra questi, il più importante è quello del fiume Lena.La vegetazione della tundra, con muschi e licheni, ricopre l’area settentrionale del paese (dove sono presenti vaste zone di permafrost) mentre ampie aree di taiga (foreste di conifere) interessano gli altipiani. Il clima, freddo e secco nelle zone

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montuose, è di tipo subpolare nella zona artica; le temperature raggiungono i –70 °C nella parte settentrionale e non abitata del paese. La popolazione della repubblica (948.100 abitanti nel 2002) è composta da russi (50%), jacuti (33%) e ucraini (7%). La lingua parlata dagli jacuti (jacuto) appartiene al ramo turco delle lingue altaiche. Alla pratica dello sciamanesimo, antica tradizione dell’etnia jacuti, si è affiancata a partire dal XVII secolo la religione cristiano-ortodossa. Jakutsk, centro amministrativo, industriale e culturale del paese, situato sulle sponde del Lena, ha una popolazione di 194.000 abitanti (1997).

Tatarstan - "Repubblica dei Tatari," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. Repubblica della Russia europea centrorientale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Confina a ovest con la Repubblica dei Ciuvasci, a nord-ovest con la Repubblica dei Mari El, a nord con la provincia di Kirov e la Repubblica degli Udmurti, a est con la Repubblica dei Baschiri e a sud con le province di Orenburg, Samara e Uljanovsk. La repubblica ha una superficie di 68.000 km². La capitale è Kazan. Il territorio è prevalentemente pianeggiante e lievemente ondulato da colline nella parte orientale, dove si estendono le propaggini degli Urali. È attraversato dal medio corso del Volga, che riceve nella sezione settentrionale della repubblica uno dei suoi maggiori tributari, il fiume Kama. Foreste di conifere e steppe ricoprono un suolo estremamente fertile e ricco di risorse naturali. Nel cuore della repubblica si estende, per 2.850 km², il grande bacino artificiale del lago di Samara, alimentato dal Volga e dal Kama. L’attività agricola gioca un ruolo di rilievo nelle pianure e nell’area meridionale (cereali, frutta, foraggio), mentre l’allevamento (ovini e bovini) è diffuso nel nord. Lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi ha reso possibile, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, un rapido sviluppo di attività industriali nei settori petrolchimico (raffinerie, industrie chimiche, centrali termiche) e della trasformazione (industrie meccaniche, automobilistiche, elettroniche). La popolazione della repubblica è di 3.768.200 abitanti (2002); è composta da tatari (50%), russi (40%) e ciuvasci (circa 9%). L’etnia tatara, predominante nel paese, parla un idioma (tataro) appartenente al gruppo turco delle lingue altaiche. L’islamismo sunnita è la religione dominante presso i tatari del Volga sin dal X secolo; diffusa anche la fede cristiano-ortodossa. La capitale Kazan, principale centro culturale e industriale del paese (1.105.300 abitanti nel 2002), è un importante snodo ferroviario e porto fluviale sul Volga.

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Tuva - "Repubblica di Tuva," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007 http://it.encarta.msn.com © 1997-2007 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Repubblica autonoma della Russia siberiana meridionale; è una delle ventuno repubbliche che formano la Federazione Russa. Situata nella Siberia centromeridionale, confina a sud e sud-est con la Mongolia; a est con la Repubblica dei Buriati; a nord con la provincia di Irkutsk, il Territorio di Krasnojarsk e con la Repubblica della Hakassia; a ovest con la Repubblica dell’Altaj. Ha una superficie di 170.500 km². La capitale è Kyzyl. Il territorio, prevalentemente montuoso, si estende su un altopiano circondato da vette che raggiungono i 3.970 metri di altitudine nella catena dei Tannu-Ola. Il fiume principale è lo Jenisej. Il clima è rigido e in inverno le temperature possono raggiungere -35 °C. La repubblica ha una popolazione di 310.300 abitanti (2002), di cui i tuvani (che parlano il tuvano, una lingua altaica del gruppo turco) costituiscono circa il 65% e i russi il 32%. La religione più diffusa è il lamaismo. La capitale, Kyzyl (108.075 abitanti nel 1995). L'economia di Tuva è basata sull'allevamento (ovini, caprini e renne) e sull'industria estrattiva, dalla quale si ricavano carbone, amianto, ferro, oro, mercurio. L'attività tradizionale è la caccia di animali da pelliccia. La maggior parte dei trasporti viene realizzata per via fluviale o su strada.

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Statuto dell’Università turco-kazaka Ahmet Yesevi – Fonte: http://www.yesevi.net Hoca Ahmet Yesevi Uluslararası Türk-Kazak Üniversitesi Tüzüğü 30.06.1993 Kazakistan Cumhuriyeti ile Türkiye Cumhuriyeti Hükümetleri arasında Hoca Ahmet Yesevi Uluslararası Türk-Kazak Üniversitesi'nin kurulması hakkındaki anlaşmaya göre Türkistan şehrinde Hoca Ahmet Yesevi Türkistan Devlet Üniversitesi yerine 1 Ocak 1993 tarihinden itibaren Hoca Ahmet Yesevi Uluslararası Türk-Kazak Üniversitesi kurulmuştur. Bu üniversite özerk statüye sahiptir. Amaç, Kapsam ve Dayanak Amaç Madde 1: Türkiye Cumhuriyeti, Kazakistan Cumhuriyeti ve diğer Türk Cumhuriyetleri ile Türk Topluluklarındaki üniversite çağında bulunan gençlerin bir çatı altında Türklük bilinci ve uluslararası eğitim ve çağdaş bilimin gereklerine göre eğitimlerini sağlamak. Özellikle demokratik ve laik çağdaş devlet esaslarına bağlı, gelecek yüzyılların ihtiyaçlarına cevap verebilecek seviyede bilgi ve beceri ile donanmış, millî ve mânevi değerlere bağlı, hür ve bilimsel düşünce gücüne, geniş bir dünya görüşüne sahip, insan haklarına saygılı, beden, zihin, ruh, ahlâk ve duygu bakımından dengeli şekilde gelişmiş, topluma karşı sorumluluk duygusuna sahip, yapıcı ve yaratıcı insanlar yetiştirmek maksadıyla Kazakistan'ın Türkistan şehrinde kurulan tüzel kişiliğe sahip ve özerk Hoca Ahmet Yesevi Uluslararası Kazak-Türk Üniversitesi'nin teşkilatı, yönetimi ve eğitim-öğretimiyle ilgili usul ve esasları belirlemektir. Kapsam Madde 2: Bu tüzük, üniversitenin bütün birimlerin ve faaliyetlerini kapsar. Dayanak Madde 3: Bu tüzük Türkiye Cumhuriyeti Hükümeti ile Kazakistan Cumhuriyeti Hükümeti arasında 1992 yılında imzalanan anlaşmaya dayalı olarak düzenlenmiştir. Üst Kuruluşlar Mütevelli Heyeti Madde 4: On kişilik mütevelli heyeti, üniversitenin yönetimini sağlamak amacıyla ortak işletme-ortak idare prensibinden hareketle yüksek seviyeli bürokratlardan oluşur. Bu on üyenin beşi Türkiye Cumhuriyeti Hükümetince, üniversite rektörünün de içinde bulunduğu beş kişiyse Kazakistan Cumhuriyeti Hükümetince atanacak. Mütevelli Heyeti Başkanı Türkiye Cumhuriyeti Cumhurbaşkanı tarafından, Mütevelli Heyeti Başkan Yardımcısı Kazakistan Cumhuriyeti Hükümetince atanacak. Mütevelli Heyetin görev süresi yedi yıldır. Mütevelli Heyeti yılda en az üç defa toplanır. Toplantı yer ve zamanı Mütevelli Heyet Başkanınca tespit edilir. Toplantı nisabı, sekiz olup, görüşler "kabul" veya "ret" olarak bildirilir. Mütevelli Heyetinin Görevleri Madde 5: Mütevelli Heyetinin görevleri: a) Rektör tarafından hazırlanan üniversite bütçesini incelemek ve onaylamak, bu bütçeye göre taraf hükümetlerden talep edilecek ödenek miktarını her yılın Mayıs ayı sonuna kadar taraf ülkelere bildirmek, b) Öğretim elemanları için kadrolar tahsis etmek ve maaş miktarlarını tespit etmek, c) Rektör tarafından gündeme getirilen diğer konularda karar vermek,

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ç) Rektör tarafından hazırlanan ve aşağıda belirtilen hususlarda yönetmelikler düzenleyerek bu yönetmeliklerin üniversitenin faaliyete geçmesinden itibaren altı ay içerisinde yürürlüğe girmesini sağlamak, (1) Mütevelli Heyetinin Çalışma Usul ve Esasları: (2) Öğretim elemanları ve idari personelin sözleşme, görevlendirme, ücret ve çalışmalarıyla ilgili esaslar, (3) Yüksek lisans, uzmanlık ve doktora öğretimine ilişkin esaslar, d) Bu tüzüğün uygulanması ile ilgili ihtiyaç duyulacak diğer mali, idarî ve akademik hususlar. Üniversite Senatosu Madde 6: Senato, üniversitenin iç yönetim organıdır; başkanı rektördür. Rektör yardımcıları, dekanlar, enstitü ve yüksek okul müdürleri ile öğretim elemanlarının seçtiği beş üyeden oluşur; görev süresi beş yıldır; yılda en az altı defa toplanır. Senatonun Görevleri Madde 7: Senatonun görevleri şunlardır: - Rektör veya Mütevelli Heyeti Başkanının teklifi üzerine fakülte, enstitü, yüksek okul, bölüm ve ana bilim dalları açmak veya birleştirmek, - Öğretim elemanlarının sözleşme esasları ve şartlarını belirlemek, - Eğitim-öğretim programlarını, akademik, bilimsel, metodolojik, basım-yayım, kadro konularını incelemek ve karara bağlamak, - Sınav, öğrenci nakli ve disiplin konularında usul ve esasları belirlemek, - Üniversite birimleri arası ilişkileri düzenlemek, - Yılda bir defa rektörün üniversite hakkındaki faaliyet raporunu incelemek, - Fakülte yönetim kurullarının özel burs ve fahri ünvanlarının verilmesine dair tekliflerini onaylamak, Mali Denetim Madde 8: Üniversitenin mali denetimi Mütevelli Heyeti tarafından görevlendirilecek, tarafların eşit sayılardaki üyelerden oluşan komisyon tarafından yılda bir defa yapılır. Ödemeler Madde 9: Mütevelli Heyeti Başkanı ve üyelikleri fahridir. Mütevelli Heyeti Başkanı ve üyeleri ile Denetleme elemanlarına ödenecek yolluk yevmiyeler Mütevelli Heyeti tarafından tesbit edilerek üniversite bütçesinden ödenir. Üniversite Organları Rektör (Başkan) Madde 10: Rektör, Senatonun teklifi ile Mütevelli Heyeti tarafından 5 yıllığına atanır. Rektörün, Türkiye Cumhuriyeti Yüksek Öğretim Kurulu tarafından 5 yıl için atanmış bir vekili (rektör birinci yardımcısı) bulunur. Rektör, rektör yardımcılarını tayin eder. Rektörün görevi başında bulunmadığı zamanlarda rektör vekili (rektör birinci yardımcısı) veya diğer rektör yardımcılarından birisi vekalet eder. Vekil, rektörün yetki ve sorumluluklarına sahiptir. Rektörün Görevleri Madde 11: Rektör, üniversiteyi idari ve akademik konularda idare ve temsil eder. Ayrıca Mütevelli Heyetinin vereceği diğer görevleri yapar, yönetmeliklerin düzenlenmesini idare eder, onaylanması için Senato ve Mütevelli Heyetine sunar. Rektör aşağıdaki yönetmelikleri onaylar: * Đdari personelin ve diğer personelin çalışmalarıyla ilgili yönetmelikler ve esaslar, * Ders kitapları ve teksirlerin bastırılmalarına ilişkin esaslar ve ödenecek telif haklarıyla ilgili hususlar,

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* Öğretim elemanları, idari personel ve diğer personelin sicil ve disiplin işlemleriyle ilgili esaslar, * Döner sermaye işletmesi ile ilgili esaslar, * Üniversitenin bütün birimlerinin toplantı ve oylama usullerine ait yönetmelikler. Rektör, üniversitenin ita amiridir. Bu yetkisini yardımcılarına devredebilir. Dekan, Eğitim Enstitüsü Rektörleri, Araştırma Enstitüsü ve Yüksekokul Müdürleri Đle Bölüm Başkanları Madde 12: Yüksek eğitim enstitülerinin rektörleri ve yüksek okul müdürleri (birinci idareciler) rektör tarafından beş yıl için tayin edilir. Dekanlar, Bölüm Başkanları Senato tarafından seçilir veya rektör tarafından tayin edilir. Yüksek Eğitim Enstitüleri, Fakülte ve Yüksekokul Yönetim Kurulları Madde 13: Yüksek eğitim enstitüleri (Pedagoji Enstitüsü), fakülte ve yüksekokul yönetim kurulları rektörlerin, dekanın veya müdürlerin başkanlığında bölüm başkanları ile öğretim üye ve elemanlarının seçecekleri üç kişiden oluşur. Yönetim Kurulunun görev süresi beş yıldır. Bilimsel Araştırma Enstitüleri Merkezleri ve Laboratuarlar Madde 14: Fakülte, Pedagoji Enstitüsü ve yüksekokullara ek olarak üniversite bünyesinde iki tip enstitü bulunur: 1) Rektörlüğe Bağlı Enstitüler: a) Fen Bilimleri Enstitüsü b) Sağlık Bilimleri Enstitüsü c) Sosyal Bilimler Enstitüsü Bu enstitüler, lisansüstü eğitim kurumlarıdır. Bunların yönetim kurulları, müdürü dahil beş kişiden oluşur. Müdür, rektör tarafından beş yıl için tayin edilir. Yönetim kurulu üyeleri enstitü müdürünün teklifi ile rektör tarafından atanır. Yönetim kurulu üyelerinin görev süresi üç yıldır. 2) Bilimsel Araştırma Laboratuarları (Bölümlere bağlı olan bilimsel araştırma enstitüleri) Bu enstitüler bir bilim alanında derinliğine ve genişliğine çalışmalar ve araştırmalar yapmak üzere kurulur. Bu enstitülerin müdürleri de ilgili bölüm başkanının kendisi veya onun beş yıl için atayacağı tercihen profesör olan eğitim üyesidir. O, Rektör tarafından beş yıl için tayin edilir. Diğer Hükümler Öğretim Elemanları Madde 15: Öğretim elemanları, üniversitede görevli öğretim üyeleriyle öğretim üyesi yardımcılarıdır. Öğretim üyeleri; profesör, doçent, yardımcı doçent, öğretmen ve asistan ünvanına sahip kişilerdir. Öğretim üyeleri konkur ve sözleşmeli olarak çalıştırılır. Mütevelli Heyetin teklifi veya Senatonun kararı üzerine Rektör, çalışmalarında yarar görülmeyen öğretim elemanlarının işine son verebilir. Türkiye'deki üniversiteler, Kazak-Türk Uluslararası Hoca Ahmet Yesevi Üniversitesine öğretim elemanı gönderebilir. Öğrenci Seçimi Madde 16: Giriş sınavlarını kazanan Kazakistan Cumhuriyeti, Türkiye Cumhuriyeti ve diğer ülkelerin lise mezunu vatandaşları üniversitede öğrenim görme hakkına sahiptirler. Öğrenci kontenjanlarının yarısı Kazakistan Cumhuriyeti vatandaşlarından, diğer yarısı Türkiye Cumhuriyeti, diğer Türk Cumhuriyetler vatandaşlarından ve Türk Toplulukları mensuplarından oluşmaktadır. Her yılki öğrenci kontenjanı Mütevelli Heyeti tarafından tespit edilir. Türkiye'den gidecek öğrencilerin seçiminde Öğrenci Seçme ve Yerleştirme Merkezi tarafından yapılan öğrenci Seçme ve Yerleştirme Sınavlarından yararlanılır.

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Kazakistan Cumhuriyeti, diğer Türk Cumhuriyetlerinden ve Türk Topluluklarından giden öğrenciler için Seçme ve Yerleştirme Sınavları üniversite tarafından yapılır. Öğretim Dili Madde 17: Üniversitede eğitim-öğretim dilleri Kazak Türkçe'si, Türkiye Türkçe'si, Rusça ve Đngilizce'dir. Takip edeceği eğitim-öğretim programının eğitim dilini bilmeyenler bir yıl hazırlık sınıfına devam ederler. Üniversitenin bütün bölümlerinde Kazak Türkçe'si, Türkiye Türkçe'si ve Đngilizce'den birisi seçmeli olarak öğretilir; öğretilecek diğer diller ihtiyaca göre tesbit edilir. Üniversiteden mezun olan öğrenciler Kazakça ve Türkçe'yi iyi derecede bilmek zorundadırlar. Mali Kaynaklar Madde 18: Üniversitenin finansmanı, Türkiye Cumhuriyeti Hükümeti ile Kazakistan Cumhuriyeti Hükümeti'nin yapacağı yardımlar, öğrencilerden alınacak katılım payları, bağışlar ve üniversitenin ticari faaliyetinden elde edilen gelirlerle karşılanır. Diplomaların Denkliği Madde 19: Hoca Ahmet Yesevi Uluslararası Kazak-Türk Üniversitesi'nin diplomaları Kazakistan ve Türkiye'de aynı alan ve seviyede öğretim yapan yüksek öğretim kurumlarının diplomalarına ve bunların milletlerarası geçerliliğine eş değerde olup, sahiplerine aynı hakları sağlar. Üniversitenin verdiği diplomanın başka devletlerde geçerli olabilmesi, bu devletlerle yapılacak anlaşmalara bağlıdır. Bütçe Madde 20: Bütçe, Rektör tarafından hazırlanarak Mütevelli Heyetinin onayına sunulur. Bütçenin taraf ülkelerce karşılanacak kısmı iki defada üniversiteye aktarılır. Yürürlük Madde 21: Đşbu tüzük Kazakistan Cumhuriyeti ve Türkiye Cumhuriyeti Hükümetlerinin yetkili organlarınca imzalandıkları andan itibaren yürürlüğe girer.

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Statuto dell’Università turco-kirghiza Manas – Fonte: Resmi Gazete, 23 luglio 1996 Manas Kırgızistan-Türkiye Üniversitesi Tüzüğü Manas Kırgızistan-Türkiye Üniversitesi Tüzüğü Kırgız Cumhuriyeti ile Türkiye Cumhuriyeti Hükümetleri arasında imzalanan anlaşmaya göre Kırgızistan'ın Bişkek şehrinde "Kırgızistan-Türkiye Manas Üniversitesi" kurulmuştur. BĐRĐNCĐ BÖLÜM Amuç, Kapsam ve Dayanak Anıaç MADDE 1. Bu Tüzüğün amacı; "Türkiye Cumhuriyeti, Kırgız Cumhuriyeti ve diğer Türk Cumhuriyetleri ile Türk Topluluklarındaki üniversite çağında bulunan gençlerin bir çatı altında toplanarak uluslararası çağdaş bilimin eğitim gereklerine göre eğitilmelerini ve Türklük bilincine kavuşturulmalarını sağlamak, Özellikle çağdaş, demokratik ve laik devlet esaslarına inanan, gelecek yüzyılların ihtiyaçlarına cevap verebilecek seviyede bilgi ve beceri ile donanmış, manevi değerlerine bağlı, hür ve bilimsel düşünce gücüne, geniş bir dünya görüşüne ve topluma karşı sorumluluk duygusuna sahip, insan haklarına saygılı, beden, zihin, ruh, ahlak ve duygu bakımından dengeli ve sağlıklı şekilde gelişmiş, yapıcı ve yaratıcı insanlar yetiştirmek", üzere, Kırgızistan'ın Bişkek şebrinde kurulan tüzel kişiliğe ve bilimsel özerkliğe sahip Kırgızistan-Türkiye Manas Üniversitesi'nin teşkilatı, yönetimi ve eğitim-öğretimi ile ilgili usul ve esasları belirlemektir. Kapsam MADDE 2. Bu Tüzük, üniversitenin bütün birinlerini ve faaliyetlerini kapsar. Dayanak MADDE 3. Bu Tüzük, Türkiye Cumhuriyeti Hükümeti ile Kırgızistan Cumhuriyeti Hüküıneti arasında imzalanan 30/9/1995 tarihli anlaşmaya dayalı olarak düzenlenmiştir.

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ĐKĐNCĐ BÖLÜM Üst Kurulutlar Müttevelli Heyeti MADDE 4. Mütevelli Hayeti üniversitenin en üst karar organıdır. Üniversitenin genel yönetimini sağlamak amacıyla ortak işletme-ortak idare prensibinden hareketle, taraflardan atanacak sekiz kişiden oluşur. Heyet Başkanı ve üç üye Türkiye Cumhuriyeti Hükümeti tarafından müşterek kararname ile atanır. Müşterek Kararnameler Türkiye Cumhuriyeti Yükseköğretim Yürütme Kurnlu'nun önerisi üzerine Türkiye Cumhuriyeti Milli Eğitim Bakanlığı'nca hazırlanır. Heyetin diğer dört üyesi ise Kırgızistan Öğretim ve Bilim Bakanlığı'nın teklifi üzerine Kırgız Cumhuriyeti Hükümeti'nce cari usullerine göre tayin edilir. Heyet üyeliğinin süresi beş yıldır. Boşalma halinde aynı usul ile üye tayini yapılır. Asli göreyleri uhdelerinde kalarak Mütevelli Heyete seçilen başkan ve üyelerin her ne şekilde olursa olsun esas görevlerinden ayrılmaları halinde Mütevelli Heyetindeki görevleri de kendiliğinden sona erer. Mütevelli Heyet yılda en az iki defa toplanır. Toplantı yer ve zamanı Mütevelli Heyet Başkanı'nca tesbit edilir. Toplantı nisabı 5 (beş) olup, görüşler "kabul" veya "red" olarak bildirilir. Oylann eşitliği halinde Başkan'ın oyu iki oy sayılır. Üniversite Rektörü ve Rektör Birinci Yardımcısı Mütevelli Heyeti toplantılarına katılırlar, göıüş bildirebilirler, ancak oy kullanamazlar. Mütevelli Heyetin Görevleri MADDE 5. Mütevelli Heyelin Görevleri şunlardır: (1) Mütevelli Heyetin Çalışma Usul ve Esaslarını yönetmelikle belirlemek, (2) Rektörlük veya Mütevelli Heyeti üyelerinden birisinin teklifi üzerine Fakülle, Enstitü, Yüksekokul, Uygulama ve Araşlırma Merkezi, Bölüm ve Anabilim Dallan açmak kapatmak veya birleştiımek, (3) Akademik ve idari kadrolar tahsis etmek ve hem akademik kadro hem idari kadro için ödenecek ücretlerin taban ve tavan miktarlarını tespit etmek, (4) Akademik ve idari personelin sözleşme esas ve şartlarını belirlemek, (5) Üniversitenin yıllık çalışma hedeflerini belirlemek. Taraf ülkelerce bildirilecek ödeneklere uygun olarak Rektör tarafından

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hazırlanacak üniversite bütçesini incelemek, onaylamak ve gerektiğinde revize etmek; müteakip yıl için talep edilecek ödenekleri tespit ederek, Mayıs ayı sonuna kadar taraf hükümetlere bildirmek, (6) Rektörlük tarafından gündeme getirilen diğer konularda karar vermek, (7) Aşağıda belirtilen hususlarda taslağı Rektörlükçe hazırlanan yönetmelikler düzenleyerek, bu yönetmeliklerin üniversitenin faaliyete geçmesinden itibaren altı ay içerisinde yürürlüğe girmesini sağlamak: 7.1. Üniversitenin gelir-gider hesapları ile Muhasebe Yönetmeliği, 7.2. Karar ve Yönetim Organlarının Görcvleri, Çalışma Usul ve Esasları, (Üniversite Đdari Yönetmeliği) 7.3. Öğretim Elamanlarının Seçim, Atama, Ücret ve Yükseltilmelerine Đlişkin Esaslar, (Üniversite Akademik Personel Yönetmeliği) 7.4. Üniversite Đhale ve Satınalma Yönetmeliği, 7.5. Đdari Personelin Sözleşme, Görevlendirılme, Ücret ve Çalışmaları ile Đlgili Esaslar, (Üniversite Đdari Personel Yönetmeliği) 7.6. Ders Kilapları ve teksirlerin ve diğer akademik yayınların bastırılmalarına ilişkin esaslar ve ödenecek telif hakları ile ilgili hususlar, (Üniversite Yayın Yönetmeliği) 7.7. Öğrelim elemanları, idari personel ve diğer personelin sicil ve disiplin işlemleri ile ilgili esaslar, (Üniversite Akademik ve Đdari Personel Sicil ve Disiplin Yönetmeliği) (8) Bu tüzükle senatoya verilen görevler dışında Tüzüğün uygulanması ile ilgili ihtiyaç duyalacak diğer mali, idari ve, akademik konularda yönetmelikler çıkarmak, (9) Her yıl Üniversitenin yıllık faaliyetini içeren raporu takvim yılı sonunda Türkiye Cumhuriyeti Milli Eğitim Bakanlığı'na Kırgız Cumhuriyeti Öğretiın ve Bilim Bakanlığı'na ve Türkiye Cumhuriyeti Yükseköğretim Kurulu Başkanlığı'na sunmak. Denetlenıe Kurıılıı MADDE 6. Üniversitenin idari, mali ve akadamik denetimi. taraf hükümetlerce görevlendirilecek 4'er üyeden oluşan Denetleme Kurulu tarafından yılda en az bir defa yapılır. Denetleme Kurulu üyeleri, beş yıl için Taraf hükümetlerce Mütevelli Heyet tayinindeki usul ile belirlenir. Denetleme Kurulu Başkanı münavebe ile taraflarca tayin olunur. Denetleme Kurulu, Mütevelli Heyetin harcamalarını ve diğer faaliyetlerini de denetler. Birer Denetleme Kurulu üyesi taraf ülkelerin Maliye Bakanlıklarının bütçeyle ilgili personelinden seçilir.

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Mütevelli Heyeti kendi belirleyeceği sürelerde; ilmi, idari ve mali yönden ayrıca denetlemeler yaptırabilir; bu maksatla, bir "iç denetim" organı oluşturabilir. Her yıl olağan olarak yapılacak olan denetimler sonucu düzenlenecek raporun birer örneği Türkiye Cumhuriyeti Milli Eğitim Bakanlığı'na, Türkiye Cumhuriyeti Yüksek Öğretim Kurulu Başkanlığı'na, Kırgız Cumhnriyeti Öğretim ve Bilim Bakanlığı ile Mütevelli Heyet Başkanlığı'na verilir. Kırgız Cumhuriyeti Öğretim ve Bilim Bakanı ile Türkiye Cumhuriyeti Milli Eğitim Bakanı adına Türkiye Cumhuriyeti Yüksek Öğretim Kurulu gerek gördüğünde her zaman Denetleme Kurulu'ndan ilave denetim isteyebilir. ÜÇÜNCÜ BÖLÜM Üniversiteııin Organları Rektör MADDE 7.Rektör, Anlaşma'da belirtilen usulle ve beş yıl için atanır. Rektör Birinci Yardımcısı (Rektör Vekili) Mütevelli Heyetinin teklifi ile Türkiye Cumhuriyeti Yükseköğretim Yürütme Kurulu tarafından beş yıl için atanır. Üniversitenin idari, mali ve akademik işlemleri Rektör ve Rektör Birinci Yardımcısının müşterek kararları ile yapılır. Rektörün görevi başında bulunmadığı zamanlarda Rekcör Birinci Yardımcısı, her ikisi bulunmadığı takdirde diğer Yardımcılardan birisi Rektöre vekalet eder. Vekil, vekalet süresinde Rektörün yetki ve sorumluluklarına sahiptir. Rektörün Görevleıi MADDE 8. Rektör, (Mütevelli Heyetinin yetkileri hariç) üniversiteyi idari vc akademik konularda idare ve temsil eder. Ayrıca, Mütevelli Heyetin vereceği diğer görevleri yapar; yönetmelik taslaklarını hazırlatır. Görev alanına göre Mütevelli Heyetinin veya Senatonun onayına sunar. Rektör, Rektör Birinci Yardımcısı dışındaki rektör yardımcılarını tayin eder. Rektör Birinci Yardımcısı Üniversitenin ita amiri olup, üniversitenin akademik işleyişinden Rektörle birlikte sorumludur. Đta amiri yetkisi dekan veya yüksekokul müdürlerine bırakılabilir. Senato MADDE 9. Senato, üniversitenin akademik organıdır; başkanı Rektördür. Senato, rektör yardımcılan, fakülte dekanlan, enstitü ve yüksekokul müdürleri ile her fakültenin öğretim elemanlarının seçeceği ikişer üğretim üyesinden oluşur.

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Senatonun GıSre vleri MADDE 10. Senatonun Görevleri şunlardır: (1) Üniversitenin eğitim-öğretim, bilimsel araştırma ve yayın faaliyetlerinin esaslan hakkında karar almak, (2) Üniversitenin yıllık eğitim-öğretim takvimini inceleyerek karara bağlamak, (3) Diploma veren birimlerin akademik programlarını ve değişikliklerini onaylamak, (4) Lisans üstü öğretime ilişkin esasları belirlemek, (5) Önlisans ve lisans düzeyinde devam, ara sınav sayısı ve bunların başan notuna katkısı, uygulama. sınav ve bütünleme gibi şartların esaslarını belirleyecek yönetmelikleri onaylamak, (6) Öğrenci disiplin yönetmeliğini onaylamak, (7) Üniversite birimlerı arasındaki ilişkileri düzenlemek, (8) Yılda bir defa, Rektörün hazırladığı üniversite faaliyet raporunu incelemek, gerekli tavsiyelerde bulunmak, (9) Fakülte Yönetim Kurullarının özel burs ve fahri akadeınik ünvanların verilmesine dair tekliflerini onaylamak, (Üniversite Burs Yönetmeliği, Üniversite Fahri Akademik Ünvanlar Yönetmeliği) ( 10) Fakülte Kurulları ve rektörlüğe bağlı enstitü ve yüksekokul kurullarının kararlanna yapılacak itirazları inceleyerek karara bağlamak, (11) Üniveısite Rektörünün vereceği diğer görevleri yapmak. Üniversite Yönetim Kurulıı MADDE 11. Üniversite Yönetim Kurulu; Rektörün başkanlığında dekanlardan, üniversiteye bağlı değişik öğretim birim ve alanlarını temsil edecek şekilde Senatoca 5 yıl için seçilecek 3 profesörden oluşur. Rektör Birinci Yardımcısı Yönetim Kurulunun tabü üyesidir ve oy hakkı vardır. Diğer Rektör Yardımcıları oy hakkı olmaksızın Yönetim Kurulu toplantılarına katılabilirler. Üniversite Yönetim Kurulunun Görevleri MADDE 12. Yönetim kurulunun görevleri şunlardır: (1) Mütevelli Heyet ile senato kararlarının uygulanmasında belirlenen plan ve programlar doğrultusunda rektöre yardım etmek, (2) Üniversiteye bağlı birimlerin önerilerini dikkate alarak yatırım programlarını, bütçe tasarısı taslağını incelemek ve kendi önerıleri ile birlikte rektörlüğe sunmak,

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(3) Üniversite yönetimi ile ilgili olarak reklörün getireceği konularda karar almak, (4) Fakülte, enstitü, yüksekokul yönetim kurullarının kararlarına yapılacak itirazları inceleyerek kesin karara bağlamak. Dekan Yüksekokul Müdürleri ile Bölilnı Başkanları MADDE 13. Dekan, rektörün teklifi üzerine Mütevelli Heyetçe beş yıl için atanır. Enstitü ve Yüksekokul Müdürleri Rektör Birinci Yardımcısının teklifi üzerine Rektör tarafından beş yıl için atanır. Bölüm Başkanları, Bölümde görevleri öğretim elemanlarının seçeceği adaylar arasından Dekanın teklifi üzerine Rektörce beş yıl için atanır. Bölüm Başkanı görev başında bulunamayacağı süreler için öğretim üyelerinden birinci vekil olarak bırakır. Dekan, Yüksekokul Müdürleri ve Bölüm Başkanları tayinlerindeki usullere uygun olarak gerektiğinde görevlerinden alınabilir. Fakülte ve Yüksekokul Yönelim Kurulları MADDE 14. Fakülte ve Yüksekokul Yönetim Kurulları, Dekanın veya Müdürlerin Başkanlığında, Bölüm Başkanlan ile yardımcı doçent ve profesörlerin ayrı ayn seçecekleri birer temsilciden oluşur. Yönetim kurulları üyelerinin görev süreleri beş yıldır. Enstitüler MADDE 15. Reklörlüğe bağlı olarak Sosyal ve Fen Biliınleri Enstitüleri kurulur. Enslitüler, lisans-üstü eğitim kurumlarıdır. Yönetim Kurulları Müdür dahil beş kişiden oluşur. Yönetim Kurulu Üyeleri Enstitü Müdürünün teklifi, Rektör Birinci yardımcısının olumlu görüşü üzerine Rektör tarafından atanır. Yönetim Kurulu üyelerınin görev süresi beş yıldır. Diğer Birimler MADDE 16. Üniversite Yönetim Kurulunun teklifi Senatonun uygun görmesi ile ihtiyaç halinde üniversitede alt birimler kurulabilir.

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DÖRDÜNCÜ BÖLÜM Diğer Hükümler Akademik ve Đdari Personel MADDE 17. Öğrelim elemanları, üniversilede görevli profesör, doçent, yardııncı doçent, öğretim görevlisi, okutman, uzman ve araştırma görevlisi ünvanına sahip kişilerden oluşur. Üniversitenin istihdam edeceği idari personel ve işçiler, Mütevelli Heyetinin kuracağı teşkilat şeması, ihdas edeceği kadrolar ve belirleyeceği esaslar dahilinde çalıştırılırlar. Öğretim elemanları ve idari personel sözleşmeli olarak çalıştırılır. Türkiye'den gönderilecek öğretim elemanları ve idari personel Rektörlüğün teklifi ve Mütevelli Heyetinin talebi üzerine Türkiye Cumhuriyeti Yükseköğretim Yürütme Kurulu tarafından ücretsiz izinli olarak görevlendirilir. Ücretleri Mütevelli Heyetçe tesbit edilecek yönetıneliğe göre ödenir. Kırgızistan'da geçecek hizmet süreleri Türkiye'de kıdem ve emekliliklerinde değerlendirilir. Akademik ve idari personel atamaları ilgilinin göreve başlayış tarihinden itibaren bir ay içinde Kırgız Cumhuriyeti Öğretim ve Bilim Bakanlığı ile Türkiye Cumhuriyeti Yükseköğretim Kurulu Başkanlığı'na bildirilir. Öğrenci Seçimi MADDE 18. Üniversiteye öğrenci sınavla alınır. Giriş sınavlarını kazanan Kırgız Cumhuriyeti, Türkiye Cuınhuriyeti ve diğer ülkelerin lise mezunları üniversitede öğrenim görme hakkını elde ederler. Aynı şekilde sınavla lisans üstü öğrenim için de öğrenci kabul edilir. Öğrenci kontenjanları her yıl Rektörlüğün teklifi üzerine Mütevelli Heyetçe kararlaştırılır. Türkiye`den gidecek öğrenciler Öğrenci Seçıne ve Yerleştirme Merkezi tarafından yapılan sınavla belirlenir. Objektif bir giriş sınav sistemi geliştirilmesi esastır. Oğreıim Dili MADDE 19. Üniversite eğitim-öğretim dili Türkiye Türkçesi ve Kırgız Türkçesi olacaktır. Ayrıca bölümün özelliğine göre modern yabancı diller de ileri derecede öğretilebilecektir. Bu maksatla açılacak "Hazırlık Sınıfı"nda Türkiye Türkçesi ve Kırgız Türkçesi ile bölümün gerekli gördüğü modern yabancı diller öğretilecektir. Üniversiteye giren öğrencilerden Türkiye Tükçesini bilenler, Kırgız Türkçesini, Kırgız Türkçesini bilenler Türkiye Türkçesini de bildiğini, yapılacak yeterlik sınavında ispat ederlerse hazırlık sınıfından muaf olurlar. Üniversiteden mezun olabilmek için Kırgız

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Türkçesi ve Türkiye Türkçesini iyi derecede bilmek gerekir. Mali Kaynaklar MADDE 20. Üniversitenin finansmanı Türkiye Cumhurıyeti Hükümeti ile Kugız Cumhuriyeti Hükümetinin yapacağı yardımların yanısıra, öğrencilerden alınacak katılım payları, bağışlar ve üniversitenin faaliyet ve teşebbüs gelirlerinden karşılanır. Diplomaların Denkliği MADDE 21. Manas Üniversitesinin diplomaları, Kırgızistan Cumhuriyeti ve Türkiye Cumhuriyeti'nde aynı alan ve seviyede öğretim yapan yükseköğretim kurumlarının diplomalarına ve bunların milletlerarası geçerliliğine eş değerde olup sahiplerine aynı hakları sağlar. Bütçe MADDE 22. Bütçe, Rektör Birinci Yardımcısı tarafından hazırlanarak Rektör tarafından Mütevelli Heyetinin onayına sunulur. Mütevelli Heyetin onayı olmadan bütçede herhangi bir değişiklik yapılamaz. Bütçenin taraf ülkelerce karşılanacak kısmı iki defada üniversiteye aktarılır. Ödemeler MADDE 23. Mütevelli Heyet Başkanı ve üyelerine ücret ödenmez. Denetleme Kurulu ve üyelerine Mütevelli Heyetce belirlenen huzur hakkı ödenir. Mütevelli Heyet başkan ve üyeleri ile Denetleıne Kurulu başkan ve üyelerine ödenecek yolluk ve yövmiyeler Mütevelli Heyet tarafnıdan tesbit edilerek Üniversite bütçesinden ödenir. Mütevelli Heyetine bağlı iç denetim organı teşkili halinde mensuplarına ödenecek ücretler genel personel politikasına uygun olarak belirlenir. Değişiklik MADDE 24. Üniversite Tüzüğü ile ilgili değişiklik, Mütevelli heyetin teklifi ile tarafların tayin edecekleri ortak heyet tarafından kararlaştırılır; usulüne uygun olarak hükümetlerce onaylanır. Yürürlük MADDE 25. Đşbu Tüıük Kırgız Cumhuriyeti ve Türkiye Cumhuriyeti Hükümetlerinin yetkili organılarınca imzaladıklan andan itibaren yürürlübe girer. GEÇĐCĐ MADDE l. Üniversitenin, anlaşma ve bu Tüzüğe göre Mütevelli heyet ile diğer organları teşekkül edinceye kadar yapılacak işlemler, bu Tüzüğün taraflarca imzaladığı tarihten itibaren Kırgız Cumhuriyeti Öğrelim ve Bilim Bakanlığı ve Türkiye

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Cumhuriyeti Milli Eğitim Bakanlığı adına Yükseköğretim Kurulu Başkanlığı tarafından yürütülecektir. GEÇĐCĐ MADDE 2. Mütevelli Heyeti. bu Tüzük hükümlerine göre gerekli olan Yönetmelikleri, heyetin teşekkülünden itibaren altı ay içinde kabul ederek yürürlüğe koyar. GEÇĐCĐ MADDE 3. Üniversitenin, Anlaşma ve bu Tüzük çerçevesinde bütün organlarıyla kuruluşu Tüzüğün onaylanmasından Đtibaren bir yıl içinde tamamlanır ve Üniversite 1996-97 öğretim yılından itibaren öğretime başlar.

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REGOLAMENTO COSTITUTIVO, ORGANIZZATIVO E OPERATIVO DEL CENTRO DI STUDI SULLE CIVILTÀ TURCHE, Università turco-kirghiza di Manas. Fonte: http://www.manas.kg

KIRGIZISTAN-TÜRKIYE MANAS ÜNIVERSITESI TÜRK UYGARLIGI ARASTIRMA VE UYGULAMA MERKEZI'NIN KURULUS, TESKILAT VE ISLEYIS YÖNETMELIGI YÖNETMELIGIN AMACI Madde 1- Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi tüzügü ve mütevelli heyeti kararlarina uygun olarak hazirlanan bu yönetmeligin amaci, Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesine bagli olarak kurulan Türk Uygarligi Arastirma Ve Uygulama Merkezinin Kurulus, amaç, teskilat ve isleyisini düzenlemektir. KAPSAM Madde 2- Bu yönetmelik, Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Türk Uygarligi Arastirma Ve Uygulama Merkezinin kurulus, teskilatlanma ve isleyis esaslarini kapsar. DAYANAK Madde 3- Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Tüzügünün 5. Maddesinin 2.fikrasina göre çikarilmistir. MERKEZIN AMACI Madde 4- Merkezin amaci, Türk Uygarligi ile ilgili arastirma çalismalarinin organizasyonunu, onun geçmisi, bugünü ve gelecegiyle ilgili kisa ve uzun vadeli bilimsel projeleri hemKirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi hem de Kirgizistan, Türkiye, Merkezi Asya ve diger ülkelerin arastirmacilarinin bilimsel birikimlerinden yararlanarak gerçeklestirmek ve bu problemlerle ilgili bilimsel arastirma sonuçlarini süreli ve seri sekilde yayinlayarak yayginlastirmaktir. TANIMLAR Madde 5-Bu yönetmelikte yer alan; Üniversite: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesini, Mütevelli Heyet: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Mütevelli Heyetini, Rektörlük: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Rektörlügü'nü, Senato: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Senatosunu, Üniversite Yönetim Kurulu: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Yönetim Kurulunu, Merkez Baskani: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Türk Uygarligi Arastirma Ve Uygulama Merkezi Baskanini, Merkez Kurulu: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Türk Uygarligi Arastirma Ve Uygulama Merkezi Baskanligi Merkez Kurulunu,

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Merkez Yönetim Kurulu: Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Türk Uygarligi Arastirma Ve Uygulama Merkezi Baskanligi Yönetim Kurulunu, ifade eder. MERKEZ VE ORGANLARI Madde 6- Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Tüzügü ve Mütevelli Heyet kararlarina uygun sekilde kurulan merkezin organlari, bu organlarin seçimleri, görev süreleri, yetki ve sorumluluklari asagidaki sekilde belirlenmistir: a) Merkezin organlari, Merkez Baskani, Merkez Kurulu ve Merkez Yönetim Kuruludur. b) Merkez Baskani, Üniversitenin tam-zamanli doçent veya profesör ögretim üyeleri arasindan üç yil süreyle Rektör ve Rektör Vekili tarafindan atanir. Süresi biten Baskan tekrar atanabilir. Baskanin, merkezde görevli tam-zamanli ögretim elemanlari arasindan üç yil için atayacagi en çok iki yardimcisi bulunur. Baskana vekalet etme veya Baskanligin bosalmasi hallerinde yapilacak islem, ilk atamada oldugu gibidir. Merkez Baskani, Merkezle ilgili görevlerde ve uygulamalarda dekanlarin yetkisine haizdir. c) Merkez Kurulu, Merkez Baskaninin baskanliginda, baskan yardimcilari ve merkezin çalisma alanina giren Üniversitenin Merkezle ilgili birimlerinin bölüm baskanlarindan olusur. Türk Uygarligi Arastirma ve Uygulama Merkezine Türkiyat alaninda çalismalari ile taninan bilim, sanat ve kültür adamlari Onur Üyesi olarak teklif edilebilir. Teklifler, Senato, Merkez Kurulu, Merkez Yönetim Kurulu, Rektör ve Rektör Vekili tarafindan yapilabilir. Onur üyelerinin atanmalari Merkez Kurulunun görüsü alinarak Rektör ve Rektör Vekilinin onayi ile yapilir. Onur üyeleri toplantilara katilip oy kullanabilirler. d) Merkez Yönetim Kurulu, baskan dahil bes kisiden olusur. Yönetim Kurulu Üyeleri Merkez Baskaninin teklifi, Rektör Vekilinin olumlu görüsü üzerine Rektör tarafindan atanir. Yönetim Kurulu üyelerinin görev süresi üç yildir. e) Merkez ve Merkez Yönetim Kurulu, görevlerini yerine getirirken Fakülte Kuruluna ve Fakülte Yönetim Kurulunun yetkilerine haizdir. Madde 7- Fakültelerin merkezin çalisma alanina giren bölüm baskanlari, ayni zamanda Merkezde de bölüm baskanidirlar. Madde 8- Merkez kendisi çesitli arastirma projeleri yapabilecegi gibi bölümlerden gelen arastirma tekliflerini de degerlendirir ve karara baglar. Madde 9- Yönetim Kurulu her sene merkez arastirma projelerini ve bütçeyi Merkez Kurulu'nun onayina sunar. Merkez Kurulunda da kabul edilen bütçe ve projeler üniversite yönetim kurulunun onayina sunulur. ISLEYIS Madde 10- Türk Uygarligina iliskin üniversite tarafindan desteklenecek her türlü arastirma projesi Merkez araciligi ile yürütülür. Arastirma- gelistirme ve bununla ilgili faaliyetlerin gerektirdigi harcamalar; üniversite bütçesinden ita amirinin onay ve iznine bagli olarak ilgili Merkez Baskani tarafindan yapilir. Merkezlerin egitim-ögretim, arastirma, uygulama ve yayin

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faaliyetleri ile ilgili çalismalarinin sürdürülmesinde, üniversite birimlerinin imkanlarindan da yararlanilir. Madde 11- Merkez Genel Kurulu ve Merkez yönetim kurulu üyelere en az bir gün önceden gönderilen gündemle toplanir.Toplantiya katilanlar yoklama cetvelini imzalar. Toplantida üyeler red veya kabul oyu kullanir. Oylarin esitliginde baskanin oyu iki oy sayilir. Çogunluk kararina karsi olanlar, karar metnine eklenecek karsi oy yazar. Madde 12- Merkez Baskanligi Kirgizistan, Türkiye veya baska ülkeler üniversiteleri ile ortak arastirma projeleri yapabilir. Ortak arastirma projelerinin yürütülebilmesi için gerekli isbirligi protokollarinin Merkez Kurullari tarafindan önerilmesi Rektörlükçe kabul edilmesi gerekir. Uluslararasi arastirma projelerinin faaliyete geçmesi Mütevelli Heyet onayi ile olur. YÜRÜRLÜK Madde 13- Bu yönetmelik Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Mütevelli Heyeti'nin kabul tarihinden itibaren yürürlüge girer. YÜRÜTME Madde 14- Bu yönetmelik hükümleri Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Rektörü ve Rektör Vekili tarafindan birlikte yürütür. TÜRK UYGARLIGI ARASTIRMA VE UYGULAMA MERKEZI BASKANLIGI Bu yönetmelik Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Senatosunun 13/06/2002 tarih ve 8.63 sayili karari ile kabul edilmistir. Kirgizistan-Türkiye Manas Üniversitesi Mütevelli Heyet Baskanligi'nin 29/06/2002 tarih ve 2002-8/1 6 sayili karari ile kabul edilmistir.

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Distribuzione dei progetti di assistenza allo sviluppo della TIKA per regione - Fonte: http://ww.tika.gov.tr

Paesi che ricevono maggiore assistenza dalla TIKA (dati per l’Asia centrale, escluso l’Uzbekistan, in milioni $) – Fonte: http://www.tika.gov.tr

1874759

410198191

11611189

0 500 1000 1500 2000

Totale

Caucaso-Asia centrale

Balcani-Europa orientale

Altri

CEE/NIC

Africa

Medio Oriente

Estremo Oriente

0

10

20

30

40

50

60

Kirg

hizi

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Kaz

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kmen

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Lettera del Presidente Rahimov – Fonte: Baškortostan Sabantuy. Приветствие Президента Республики Башкортостан М.Г.Рахимова участникам и гостям праздника «Сабантуй» в г. Стамбуле 2 июня 2007 года Дорогие участники и гости праздника! Позвольте выразить сердечную благодарность руководству Турецкой Республики за возможность провести в самом сердце величественного города Стамбул наш национальный праздник - Сабантуй. В этом году он имеет особое значение и проходит в рамках отмечаемого на общероссийском уровне 450-летия добровольного вхождения Башкирии в состав Российского государства, Башкортостан - один из крупных и развитых регионов Российской Федерации, занимающий важное место в ее социально-экономической и духовной жизни. Республика поддерживает деловые и культурные контакты с более 90 государствами мира. Мы особо ценим наши традиционные связи с Турецкой Республикой, которые с каждым годом расширяются и углубляются. В прошлом году был подписан протокол намерений по взаимному сотрудничеству между Государственным собранием - Курултаем Республики Башкортостан н Великим Национальным Собранием Турции. Турция является крупным инвестором в экономику Башкортостана. Такие известные представители турецкой индустрии, как «Эфес» и «Шишеджами, осуществили значительные капитальные вложения и тем самым установили новую планку в наших экономических отношениях. В Башкортостане успешно работают уже более 60 предприятий с турецким капиталом, специализируясь преимущественно в сферах строительства, общественного питания и обслуживания. Особые теплые отношения сложились в культурно-образовательной сфере. Башкортостан - полноправный член Международной организации ТЮРКСОЙ. Наши культурные учреждения, артисты, ученые постоянно участвуют в совместных фестивалях и мероприятиях. Главное, на всех направлениях нашего сотрудничества есть ещё большие резервы. Мы заинтересованы в создании совместных предприятий в сфере нефтехимии, обработки металлов, легкой и пищевой промышленности, сфере туризма, что позволит полнее реализовать экономические возможности, научно-технический и культурно-духовный потенциал наших республик. Деловое партнерство, совместные усилия, отвечающие нашим взаимным интересам, конструктивный диалог и добрая воля - вот ориентиры, позволяющие нам уверенно смотреть в будущее наших отношений. Мы уверены, что проведение Сабантуя на турецкой земле будет еще одним шагом вперед на пути укрепления взаимопонимания и сотрудничества между Российской Федерацией и Турецкой Республикой. Это древний традиционный праздник труда и возделанной земли, национальной культуры и спорта, согласия и дружбы. Пусть гости сабантуя испытают радость от приобщения к древним традициям и обычаям, оценят самобытность и колорит башкирской культуры, ощутят тепло наших сердец! Разрешите поздравить Вас всех с замечательным праздником, поблагодарить всех жителей Стамбула за радушный прием, пожелать счастья, мира и процветания. Президент Республики Башкортостан М. Рахимов

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Indice

Parte Prima: Introduzione storica___________________________________________________1

1. Storia dei turchi dalle origini ai giorni nostri ____________________________________________5 1.1 Stati Turchi prima dell’islamizzazione ________________________________________________________ 5 1.2 Stati Turchi dopo l’islamizzazione ___________________________________________________________ 7 1.3 Le conquiste mongole e le sue conseguenze sul mondo turcofono ___________________________________ 9 1.4 Russia zarista e mondo turcofono ___________________________________________________________ 12

1.4.1 La conquista dei territori ______________________________________________________________ 12 1.4.2 Organizzazione dei territori conquistati ___________________________________________________ 15 1.4.3 Il mondo turcofono dopo la Rivoluzione del 1905-1907 e la Prima Guerra Mondiale _______________ 16

1.5 Unione Sovietica e mondo turcofono ________________________________________________________ 17 1.5.1 L’Asia centrale sovietica tra continuità e mutamento ________________________________________ 17 1.5.2 La politica culturale del regime sovietico _________________________________________________ 20 1.5.3 I cambiamenti dopo il 1953 ____________________________________________________________ 21

1.6 Lingua e religione dei turchi prima della nascita del panturchismo _________________________________ 23 1.6.1 Lingua ____________________________________________________________________________ 23 1.6.2 Religione __________________________________________________________________________ 26

2. Storia del panturchismo ____________________________________________________________30 2.1 Origini del movimento ___________________________________________________________________ 30 2.2 La Rivoluzione del 1905 e le sue conseguenze sul movimento panturchista __________________________ 33 2.3 Il panturchismo politico approda in Turchia ___________________________________________________ 35 2.4 Il panturchismo sotto i colpi della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre _______________ 36 2.5 La Seconda Guerra Mondiale: nuove possibilità e delusioni ______________________________________ 39 2.6 Il panturchismo nel secondo dopoguerra______________________________________________________ 40 2.7 Il risveglio del panturchismo negli anni ‘90 ___________________________________________________ 41

2.7.1 I summit della turcofonia ______________________________________________________________ 42

Parte Seconda: Cooperazione culturale tra la Turchia ed i paesi turcofoni dell’Asia centrale e del Caucaso_______________________________________________________________________45

1. Il ruolo della TÜRKSOY____________________________________________________________45

2. Il recupero delle tradizioni: il Nevruz _________________________________________________49

3. La questione della lingua____________________________________________________________51

4. La Formazione delle nuove élite______________________________________________________53 4.1 L’Università Ahmet Yesevi _______________________________________________________________ 55 4.2 L’Università Manas______________________________________________________________________ 58

5. l’Islam ___________________________________________________________________________61 5.1 Il vettore ufficiale _______________________________________________________________________ 62 5.2 Legami non ufficiali _____________________________________________________________________ 62

6. I media, nuovo mezzo di diffusione della cultura turca ___________________________________65 6.1 TRT-AVRASYA TV ____________________________________________________________________ 65 6.2 L’Unione delle Agenzie di Stampa dei Paesi turcofoni __________________________________________ 66

7. Il ruolo della TIKA ________________________________________________________________67

8. Iniziative private e personali_________________________________________________________68

Parte Terza: Implicazioni e limiti della cooperazione culturale___________________________70

1. La cooperazione culturale come parte di un nuovo “Great Game” _________________________70 1.1 Iran __________________________________________________________________________________ 72 1.2 Russia ________________________________________________________________________________ 73 1.3 Cina__________________________________________________________________________________ 74

2. Altri limiti alla creazione di una Comunità degli Stati turcofoni ___________________________75

3. Asia centrale turcofona e Unione Europea: alternative o fattori complementari? _____________77

Considerazioni finali. ____________________________________________________________79

Bibliografia____________________________________________________________________79

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Carte _________________________________________________________________________ 83

Allegati _______________________________________________________________________ 90 Indice delle Tabelle Tabella 1: Composizione etnica dell’Unione Sovietica (1989) _____________________________ 1 Tabella 2: Popolazione delle Repubbliche turcofone indipendenti (1989) ___________________ 22 Tabella 3: Anni di adozione dell’alfabeto latino e dell’alfabeto cirillico ____________________ 25 Tabella 4: Popolazione musulmana delle Repubbliche __________________________________ 29 Tabella 5: Popolazioni turcofone dell’Unione Sovietica _________________________________ 29 Tabella 6: Tipo di attività intraprese dalla Turchia in Asia centrale _______________________ 45 Tabella 7: Studenti iscritti nelle università turche nel biennio 1996-97____________________ 53 Tabella 8: Numero di studenti turchi iscritti nelle Università centro asiatiche nel biennio 1996/97_____________________________________________________________________________ 54

Tabella 9: Stabilimenti per l’insegnamento aperti dalle autorità turche in Asia centrale _______ 54 Tabella 10: Popolazione turcofona nella Repubblica Popolare Cinese _____________________ 74