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L'Europa da un'altra prospettiva Nº 05 - GENNAIO 2018 GRATUITO POLITICANTI Fuggi fuggi dei professionisti della politica da Bruxelles Alla ricerca di una poltrona (e un vitalizio) in Italia IN FUGA

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L'Europa da un'altra prospettivaNº 05 - GENNAIO 2018 GRATUITO

POLITICANTI

Fuggi fuggi dei professionisti della politica da BruxellesAlla ricerca di una poltrona (e un vitalizio) in Italia

IN FUGA

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Fuggi fuggi dei professionisti della politica da Bruxelles in cerca di una poltrona (e di un vitalizio) in Italia

L’uomo spread che vuole il 3%. Povera Italia (e di un vitalizio) in Italia

Direttiva rinnovabili, target e biocarburanti fra luci e (tante) ombre

Il PD non vuole legge UE su geotermia ma i vertici Enel sono indagati per le emissioni

Parlamento europeo: autoprodurre e immagazzinare energia rinnovabile è un diritto

La Sicilia perde 380 milioni di fondi europei per colpa dei “competenti” Forza Italia e Pd

Tutti gli eurodisastri di Berlusconi: così ha affossato il Made in Italy

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SOMMARIOeditoriale

In molti si chiedono cosa vuole dire “contare di più in Europa”. Alcuni affermano che queste siano parole vuote, dette appositamente per non cambiare mai nulla a livello comunitario. Slogan da campagna elettorale che poi,

terminata la caciara, sfumano nel dimenticatoio dei media. Per noi non sarà così, perché in questi anni di esperienza europea abbiamo capito cosa vuol dire farsi rispettare all’interno delle istituzioni comunitarie. Siamo partiti nella diffidenza di tutti, e col duro lavoro ci siamo guadagnati la stima di molti. Tanto che, nonostante l’appartenenza a un piccolo gruppo all’interno del Parlamento europeo, siamo riusciti a toglierci le nostre soddisfazioni. È un sasso nello stagno, ma è l’esempio della direzione da intraprendere anche al Governo. La coerenza, la serietà, la credibilità e la costanza sono valori che pagano; sono quei valori che la nostra classe dirigente non ha mai avuto in questi (oltre) vent’anni di amministrazione della cosa pubblica. Essere al Governo del Bel Paese significa essere seduti ai tavoli del Consiglio, dove le decisioni vengono prese con gli altri capi di Stato. In quei tavoli siamo sempre stati la serie B dell’Europa, per usare una metafora che è anche un eufemismo. I Governi di centrodestra e centrosinistra si sono sempre piegati, pagando il prezzo della loro non credibilità. Lo dimostra l’ennesimo esodo di europarlamentari che da Bruxelles sta cercando una poltrona a Roma. Un fenomeno tutto italiano che ci fa fare l’ennesima brutta figura, un’immagine che in un momento così delicato e di transizione per l’Europa non possiamo più permetterci.

di Efdd - MoVimento 5 Stelle Europa

NON CE LO POSSIAMO PERMETTERE

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di Ignazio Corrao EFDD - MoVimento 5 Stelle Europa

Su questo dobbiamo fermarci a riflettere. Tutti parlano in TV del ruolo dell’Italia in Europa. Ma poi nei fatti cosa fanno? Anche questa è una sostanziale e visibile differenza tra i partiti e noi

FUGGI FUGGI DEI PROFESSIONISTI DELLA POLITICA DA BRUXELLES IN CERCA DI UNA POLTRONA (E DI UN VITALIZIO) IN ITALIA

La presentazione delle liste alle prossime elezioni politiche rende chiara e ben visibile la differenza fra

noi e i partiti tradizionali. Le candidature degli europarlamentari Matteo Salvini (Lega), Gianni Pittella (PD), Lorenzo Cesa (Udc), Raffaele Fitto (Noi con l’Italia), Flavio Zanonato (LeU), Isabella De Monte (PD), Lorenzo Fontana (Lega), Elena Gentile (PD), Nicola Caputo (PD) e Sergio Cofferati (LeU) dimostrano una sola cosa: ci sono 10 italiani su 73 che interrompono il loro mandato europeo, tradiscono la fiducia dei cittadini che votandoli alle europee speravano in un loro impegno per l’Italia in Europa e corrono verso un seggio sicuro a Roma. Su questo dobbiamo fermarci a riflettere. Tutti parlano in TV del ruolo dell’Italia in Europa. Ma poi nei fatti cosa fanno? Anche questa è una sostanziale e visibile differenza tra i partiti e noi, che siamo gli unici che continuano a rispettare con il massimo impegno

il mandato ricevuto e a difendere cittadini e imprese italiane per rendere più forte e credibile l’Italia in Europa.La verità è che da

sempre i politici nostrani cercano solo una poltrona comoda per gli anni a venire, sia essa a Roma, in Regione o a Bruxelles. Anche per me, che ho ruoli di coordinamento in questa campagna nazionale e sono sempre stato in prima linea sul territorio, sarebbe stato molto semplice spostarmi su un posto comodo, sicuro e senza preferenze in parlamento nazionale, ma la domanda che dobbiamo farci è: sarebbe stato giusto? Noi diciamo di no. Avendo costruito esperienza e credibilità in questo consesso è giusto, per il mio Paese, che io e miei colleghi continuiamo a lavorare qui rispettando il mandato conferitoci da milioni

di nostri concittadini. Oggi ad esempio è una giornata di lavoro nelle Commissioni parlamentari qui a Bruxelles, ma quasi nessuno

dei miei colleghi italiani è presente. A parte noi. Il fuggi fuggi da Bruxelles è uno scandalo tutto italiano che dimostra il fallimento di questa classe dirigente, tanto brava a fare chiacchiere in televisione e assente nei fatti. Sono professionisti della politica che dovrebbero fare

il lavoro per il quale sono stati eletti e per il quale sono pagati profumatamente. In Europa si decide il 70% della legislazione nazionale, si discutono importanti dossier su agricoltura, politica monetaria, immigrazione e via dicendo. L’assenza degli italiani a questi importati tavoli negoziali riduce enormemente la credibilità del nostro Paese a livello internazionale ed è un danno enorme di cui fanno le spese i cittadini italiani. La migliore risposta che possono dare gli italiani a questi bulli della democrazia e malati di “poltronismo” è mandarli a casa il 4 marzo.

Il fuggi fuggi da Bruxelles è uno scandalo tutto italiano che dimostra il fallimento di questa classe dirigente, tanto brava a fare chiacchiere in televisione e assente nei fatti

6COPERNICO

di EFDD -MoVimento 5 Stelle Europa

Berlusconi, Juncker e Tajani sono la rappresentazione della folle direzione che il Bel Paese prenderebbe con un altro governo di centro-destra

Lo spaventoso quadretto che incornicia Silvio Berlusconi, Jean-Claude Juncker e Antonio Tajani in quel di Bruxelles fa paura

all’Italia. Sono la rappresentazione della folle direzione che il Bel Paese prenderebbe con un altro

governo di centro-destra: un evasore fiscale condannato e incandidabile, un elusore fiscale internazionale che non ha ancora fornito alcuna spiegazione sugli scandali che l’hanno coinvolto (da LuxLeaks in poi) e un presidente del Parlamento europeo filo-tedesco, rappresentazione di quel gruppo - il PPE - che al Parlamento europeo ha fatto sempre e solo gli interessi della Germania (dallo scandalo Dieselgate in giù). Due italiani e un lussemburghese

uniti dal vincolo del 3%, un’arma per impoverire i Paesi del Sud Europa già strangolati da decenni di crisi economica aggravata da vincoli europei insostenibili. Silvio Berlusconi, l’uomo spread che tanto si è affannato in passato per dire che l’Europa aveva ordito un complotto contro il suo Governo, ha voluto ben ribadirlo ancora una volta: i vincoli che strangolano l’economia non si toccano e con l’Europa serve dialogare. Come queste due affermazioni possano coesistere resta un mistero, il dialogo con Bruxelles dovrebbe infatti essere volto a impegni reciproci di convivenza e valorizzazione - nel nostro caso - dell’Italia. È nella logica elementare che il rispetto assoluto di assurdi dogmi (come quello sul 3%) non possa essere la partenza di una trattativa, specialmente se nel programma elettorale si promettono miliardi di Euro a pioggia nelle tasche degli italiani. È poi paradossale il ruolo della Lega (non più Nord), alleata con Forza Italia e Fratelli d’Italia, seduta agli antipodi sugli scranni di Strasburgo. Gli stessi falchi tedeschi del PPE a cui la Lega è affiliata oggi per

vie traverse (leggasi alleanza con Berlusconi) dicono di non condividere il senso del partito di Matteo Salvini. È il corto circuito di persone che hanno fatto un patto solo ed esclusivamente per dividersi poltrone e potere all’interno del Parlamento italiano. Ed è facile immaginare chi farà le spese di questa smania autoreferenziale di conquista: i cittadini italiani. Saremo noi a pagare le conseguenze di manovre e manovrine di partiti politici sul viale del tramonto, che tentano di accaparrarsi gli ultimi posti disponibili con l’insopportabile arma della retorica. Il 3% è solo un esempio, ma potremmo parlare della vuota narrazione sull’immigrazione, costruita ad arte per anni con solo intento di racimolare voti dalla pancia degli italiani. Spaventati e preoccupati, quello sì, da decenni di malapolitica e da una mancanza totale di coordinamento nazionale e peso politico a livello internazionale. Non dimentichiamo poi un dettaglio, cessato il teatro delle elezioni nazionali arriveranno quelle europee. Se tanto ci da tanto, come si suol dire, potremo assistere alla

È paradossale il ruolo della Lega (non più Nord), alleata con Forza Italia e Fratelli d’Italia, seduta agli antipodi sugli scranni di Strasburgo

L’UOMO SPREAD CHE VUOLE IL 3%. POVERA ITALIA

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più incredibile rappresentazione politica del dopoguerra, con Forza Italia e Lega unite che si faranno campagna elettorale contro. Questa alleanza di centro-destra e ciò che ne consegue manifesta in maniera emblematica a cosa si è ridotta la politica italiana oggi, ovvero una spartizione di potere tra personaggi a cui manca talento, intelligenza, cultura e, soprattutto, amore per il proprio Paese. Se l’uomo spread che reclama il 3% è ancora un soggetto politico con cui confrontarsi, possiamo dirlo: povera Italia.

Questa alleanza di centro-destra manifesta a cosa è ridotta la politica italiana oggi: una spartizione di potere tra personaggi a cui manca talento, intelligenza, cultura e amore per il proprio Paese

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di Dario Tamburrano, EFDD - MoVimento 5 Stelle Europa

Ci sono luci ed ombre nel testo approvato dal Parlamento Europeo. Le ombre cominciano da un fatto: sparisce l’obbligo d’incentivi statali alla produzione di energia da fonti rinnovabili

Il passaggio in assemblea plenaria della nuova direttiva rinnovabili non si esaurisce con i nostri successi in materia di geotermia e di diritti

dei produttori-consumatori di energia rinnovabile. Ci sono luci ed ombre nel testo approvato dal Parlamento Europeo. Le ombre cominciano da un fatto: sparisce l’obbligo d’incentivi statali alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli incentivi diventano facoltativi, basati sul mercato e su meccanismi come quello delle aste.

TROPPO BASSO E NON VINCOLANTE A LIVELLO NAZIONALE IL TARGET DEL 35% AL 2030

Il Parlamento Europeo si é espresso a favore di un target di rinnovabili pari al 35% entro il 2030. È molto meglio del misero 27% contenuto nella proposta legislativa della Commissione Europea. Questo passo in avanti è uno dei motivi che ci hanno indotto a votare a favore, anche se nella

commissione parlamentare ITRE (energia ed industria) avevamo chiesto il 45%, a nostro avviso necessario se davvero si vogliono rispettare gli accordi di Parigi che la retorica delle istituzioni europee tanto decanta. Volevamo anche target nazionali vincolanti, che si sono rivelati efficacissimi nell’attuazione della direttiva rinnovabili ancora in vigore fino al 2020 e che mancano in quella ora in gestazione e destinata a prendere il suo posto: il 35% votato dal Parlamento Europeo é vincolante, sì, ma solo a livello unionale. Abbiamo ripresentato in plenaria l’emendamento per il 45% di rinnovabili entro il 2030 e i target nazionali vincolanti. Tutte le grandi forze politiche hanno alzato un muro. Risultato della votazione: bocciato con 529 no, 144 sì e 11 astensioni. Fra gli italiani, oltre a noi, hanno votato a favore solo Eleonora Forenza, Curzio Maltese (lista Tsipras), Barbara Spinelli (indipendente GUE), Elli Schlein (Liberi e Uguali), Marco Affronte (indipendente fra i Verdi). Gli esiti di tutte le votazioni per appello nominale sono nel verbale della seduta di mercoledì 17 gennaio, alle pagine 7-52.

BIOCARBURANTI, UN TARGET CHE IN REALTÀ È UN CAVALLO DI TROIA

L’unico target nazionale vincolante, secondo il voto del Parlamento Europeo, è l’impiego del 12% di energia rinnovabile nei trasporti entro il 2030. Può sembrare una gran bella cosa ma si tratta di un cavallo di troia: per raggiungere questo obiettivo si potranno usare anche i cosiddetti biocarburanti di prima generazione, ossia ricavati dalle colture alimentari come il bioetanolo che deriva dalla canna da zucchero o dal mais. Significa nutrire i serbatoi delle auto ed affamare le persone. Inaccettabile. A proposito di biocarburanti, oltre a questa grande ombra ci sono, a molto parziale consolazione, anche delle luci. L’apporto dei biocarburanti di prima generazione al conseguimento degli obiettivi della direttiva rinnovabili non potrà superare né il 7%, né il livello raggiunto nel 2017 in ciascuno stato membro. A partire dal 2021 il famigerato olio di palma non farà inoltre più parte dei biocarburanti elegibili alla

DIRETTIVA RINNOVABILI, TARGET E BIOCARBURANTI FRA LUCI E (TANTE) OMBRE

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produzione di energia rinnovabile; dal 2030, non ne faranno più parte neanche i biocarburanti di prima generazione la cui produzione causa deforestazione. Non viene posto alcun limite all’impiego di biomassa da foresta cosa della quale non vi è molto da rallegrarsi. In plenaria abbiamo ripresentato le richieste - a suo tempo non accolte nella

commissione parlamentare ITRE - di eliminare qualsiasi supporto all’incenerimento e al coincenerimento dei rifiuti nei cementifici; di vietare sovvenzioni all’uso di alcune parti dell’albero, come i grossi ceppi, per la produzione di bioenergia; di assoggettare all’applicazione dei criteri di sostenibilità delle biomasse tutti gli impianti superiori a 1 MW. Sono stati respinti. Secondo il testo approvato dal Parlamento Europeo, solo gli impianti di almeno 20 MW devono rispettare i criteri di sostenibilità delle biomasse: non ha senso, dato che gli impianti di biomassa in Europa sono in media di 4-5 MW.

GEOTERMIA E DIRITTI DEI PRODUTTORI-

Il Parlamento Europeo si é espresso a favore di un target di rinnovabili pari al 35% entro il 2030. È molto meglio del misero 27% contenuto nella proposta legislativa della Commissione Europea

CONSUMATORI FANNO PENDERE LA BILANCIA DEL VOTO A FAVORE DEL SÌLuci ed ombre, dicevamo. I successi in materia di geotermia e di diritti dei produttori-consumatori di rinnovabili (e il parziale miglioramento dei target rispetto alla proposta della Commissione Europea) hanno fatto pendere la bilancia del nostro voto verso il sì anziché verso l’astensione. Alla fine dei conti i favorevoli sono stati 492; i contrari 88; gli astenuti 107. Sulla base di quanto approvato in plenaria, ora il Parlamento Europeo condurrà il trilogo con il consiglio UE (l’altro colegislatore europeo) dal quale uscirà il testo definitivo della nuova direttiva rinnovabili.

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di Dario Tamburrano, EFDD - MoVimento 5 Stelle Europa

Le centrali geotermiche italiane emettono grandi quantità di sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente, fra le quali spicca il mercurio

Il bubbone delle emissioni in atmosfera da parte delle centrali geotermiche è diventato palese subito dopo il sì pronunciato mercoledì dall’assemblea

plenaria del Parlamento Europeo al nostro emendamento che apre la strada ad una legge UE per normare queste stesse emissioni. I vertici di Enel Green Power sono indagati a proposito delle emissioni (“getto pericoloso di cose e inquinamento”) di due impianti, Bagnore 3 e Bagnore 4, situati a Santa Fiora, ai piedi del Monte Amiata.

NORME UE SULLE EMISSIONI, IL PD ITALIANO A STRASBURGO SI E’ MESSO (INVANO) DI TRAVERSO

Le centrali geotermiche italiane emettono grandi quantità di sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente, fra le quali spicca il mercurio. Si trovano (per ora) tutte in Toscana, una Regione che il PD ha governato quasi senza interruzioni. Mentre circola la notizia delle indagini sulle emissioni, un esponente del PD toscano polemizza con la nostra

azione a Strasburgo e scrive testualmente che la geotermia rappresenta “lo strumento per crescere in un ambiente più pulito”. Solo pochi giorni prima la eurodeputata Simona Bonafè in compagnia dell’indagato Montemaggi aveva incensato la geotermia senza se e senza ma. All’interno del Parlamento Europeo il PD ha cercato con ogni mezzo - ma invano - di impedire l’approvazione del nostro emendamento sulla geotermia. A parte qualche defezione personale, gli eletti nelle liste PD hanno detto “no”. Alcuni di essi hanno accolto addirittura con isteria la prospettiva di una legge europea. Lo svela l’eurodeputato Flavio Zanonato, eletto nelle liste del PD ma passato a MDP, Movimento Democratico Progressista e ora candidato nelle fila di Liberi e Uguali. Per apprezzare le rivelazioni di Zanonato bisogna tener presente che il PD italiano fa parte, a Strasburgo e a Bruxelles, di S&D, il raggruppamento politico europeo di centrosinistra cui appartiene anche lo stesso Zanonato. A quanto egli dice, la moscia riunione degli S&D svoltasi alla vigilia dell’assemblea plenaria di Strasburgo per definire il voto si è improvvisamente accesa

quando le renzianissime Bonafè, Toia e De Monte sono intervenute una dopo l’altra “per valorizzare l’energia geotermica” e per bollare come “non condivisibile” la parte del nostro emendamento (poi approvata) che apre la porta ad una legislazione UE sulle emissioni. Da un altro suo post si evince però che, non sappiamo con quali parole, il PD italiano ha provato a convincere (con risultati parziali) l’intero gruppo S&D a cambiare idea sul testo dato che nella commissione parlamentare ITRE gli S&D avevano votato a favore del nostro emendamento sulla geotermia; in assemblea plenaria il gruppo socialista si è spaccato e il nostro emendamento è stato approvato con 395 sì, 272 no e 10 astensioni grazie ai voti di Verdi, GUE, ALDE (Liberali), PPE (centrodestra) e di alcuni socialisti

All’interno del Parlamento Europeo il PD ha cercato con ogni mezzo - ma invano - di impedire l’approvazione del nostro emendamento sulla geotermia

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IL PD NON VUOLE LEGGE UE SU GEOTERMIA MA I VERTICI ENEL SONO INDAGATI PER LE EMISSIONI

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di altri paesi membri (tra cui tutti gli italiani di Liberi e Uguali dei quali lo stesso Zanonato fa ora parte).

NORME UE SULLE EMISSIONI, IL PD ITALIANO A STRASBURGO SI E’ MESSO (INVANO) DI TRAVERSO

Non riusciamo ad immaginare i motivi - o almeno: non riusciamo ad immaginare motivi confessabili - per i quali il PD abbia detto no a regole europee per proteggere l’ambiente e la salute. Vien da

chiedersi se non abbiamo un peso le decine di milioni di Euro l’anno che Enel Green Power percepisce come incentivo per le energie rinnovabili al fine dei conseguimento degli obiettivi climatici UE nonostante la geotermia dell’Amiata emetta più gas serra di centrali di pari potenza a combustibili fossili? Sta di fatto che il PD ha scelto proprio il momento meno adatto a mostrare il suo appoggio entusiasta alla geotermia senza se, senza ma e senza regole europee: i vertici di Enel Green Power sono indagati per ipotesi di reato legate alle emissioni delle

centrali geotermiche Bagnore 3 e Bagnore 4. Proprio il giorno del voto a Strasburgo, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Grosseto ha affidato ad un perito l’incarico di appurare se le emissioni di mercurio ed ammoniaca siano o meno conformi alle norme di legge e se, per limitarle, vengano utilizzate le migliori tecnologie disponibili. La perizia sarà pronta in 90 giorni, salvo proroghe. Se non ce ne saranno, verrà discussa un un’udienza già fissata per l’11 maggio.

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PARLAMENTO EUROPEO: AUTOPRODURRE E IMMAGAZZINARE ENERGIA RINNOVABILE È UN DIRITTO

L passaggio in plenaria della nuova direttiva rinnovabili, oltre che per il risultato raggiunto sulla

geotermia inquinante, ci rende orgogliosi perché il Parlamento Europeo ha sancito i diritti dei produttori-consumatori di energia rinnovabile, siano essi individui o comunità. È un elemento finora assente nella legislazione UE, da anni lavoriamo a Bruxelles e a Strasburgo per colmare questo vuoto insieme ai colleghi David Borrelli, Piernicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato. Ora arrivano i frutti. Ci preme sottolineare che, a proposito di produttori-consumatori, la plenaria ha messo il suo suggello a quanto avevamo già chiesto ed ottenuto in seno alla commissione parlamentare ITRE (industria ed energia). Sono andati a vuoto in aula tutti i tentativi del Partito Popolare spagnolo (centrodestra) di modificare la situazione: proprio la Spagna, dove il governo di centrodestra guidato dai popolari ha stroncato con tasse e non solo, qualche anno fa, la produzione diffusa e decentrata di energia solare. Evidentemente ai popolari spagnoli piacerebbe poter proseguire su questa strada. Invece il Parlamento Europeo ha votato affinché cose del genere non avvengano mai più. I cittadini, sanciscono gli emendamenti alla direttiva rinnovabili approvati a Strasburgo, hanno diritto a

produrre, autoconsumare e stoccare l’energia rinnovabile. Hanno diritto a vendere quella in eccesso rispetto ai loro bisogni senza pagare tasse aggiuntive legate ad autoproduzione e stoccaggio. In questo caso il prezzo di vendita non deve solo equivalere a quello di mercato, ma deve anche riflettere il valore aggiunto in termini ambientali economici e sociali dell’energia prodotta in forma decentrata. Oltre che come singoli, i cittadini hanno questi stessi diritti quando decidono di associarsi nell’autoproduzione e nell’autoconsumo. In ogni caso, essi mantengono i loro diritti di consumatori. Anche se non si parla più di incentivi obbligatori per le rinnovabili ma di supporti facoltativi da parte degli Stati UE e basati sul mercato (a questo ci siamo invano opposti), il testo votato a Strasburgo prevede salvaguardie e procedure specifiche per i piccoli produttori, affinché non risultino svantaggiati rispetto

ai colossi che sono ben più abili a navigare nei mercati. Prevede anche il divieto a modificare retroattivamente al ribasso gli incentivi eventualmente accordati, cosa che invece hanno fatto in passato l’Italia ed altri Stati UE. Insieme ai singoli cittadini, sono destinatarie di questi diritti anche le comunità per l’energia, ovvero - in base al testo votato dal Parlamento Europeo - le piccole e medie imprese o le organizzazioni senza fini di lucro che rappresentano interessi socio economici locali ed i cui membri collaborano per la generazione, la distribuzione, lo stoccaggio o la fornitura di energia rinnovabile. Ora la direttiva rinnovabili affronta il trilogo con il Consiglio UE, l’altro co legislatore europeo, durante il quale essa assumerà la veste definitiva. Sarà battaglia. Vigileremo affinché i diritti dei piccoli produttori-consumatori di rinnovabili siano salvaguardati.

di DarioTamburrano EfddM5S Europa

13COPERNICO

LA SICILIA PERDE 380 MILIONI DI FONDI EUROPEI PER COLPA DEI “COMPETENTI” FORZA ITALIA E PD

Il Tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso dell’Italia per evitare la riduzione dei fondi europei per la Sicilia. I cittadini

siciliani dovranno restituire all’Europa 379 milioni di euro relativi al FSE 2000-2006. Forza Italia e Pd, che in questi anni si sono alternati al governo della Sicilia, lasciano solo macerie, sprechi e danni incalcolabili. Con questi soldi si possono creare opportunità di lavoro per i giovani in una terra in cui la disoccupazione giovanile è al 57,2%. E invece nulla. Irregolarità, assenza di controlli e gravi carenze hanno divorato i fondi per la formazione in maniera ‘allegra’: progetti presentati dopo le scadenze, consulenti esterni privi di qualifiche, spese non attinenti

ai progetti, attività formative false, violazioni sistematiche negli appalti e nella selezioni di docenti, esperti e formatori. Una vera e propria truffa colossale all’Ue con i soldi dei siciliani. Adesso vogliamo sapere dove sono andati a finire questi soldi e chi deve pagare per questo danno gravissimo alle casse siciliane. In alcuni anni, la percentuale di irregolarità dei progetti era anche del 98%, quindi erano quasi totalmente inammissibili. Il tasso di errore medio è di un progetto su tre. La sentenza è uno schiaffo violentissimo non solo alla dirigenza regionale nella gestione dei fondi Ue, ma purtroppo anche ai siciliani e al mondo della formazione, perché certifica senza appello la mangiatoia della politica ai danni della formazione.

Adesso basta. Non devono più pagare i cittadini con servizi inefficienti e tasse regionali altissime. Chiediamo che a pagare siano gli ex governatori e i dirigenti che hanno sbagliato. Musumeci deve avviare subito un’indagine interna e identificare i nomi e i cognomi di chi ha portato a questo disastro storico. Bisogna fare chiarezza e recuperare gli errori del passato. Per questa ragione presenterò una interrogazione alla Commissione Europea per capire quali saranno le conseguenze e anche lo stato di eventuali irregolarità della programmazione 2007- 2013. Rischiamo infatti uno scenario terrificante con un’importante riduzione dei 4 miliardi di fondi europei certificati da Crocetta e il conseguente blocco della programmazione.

di IgnazioCorrao EfddM5S Europa

14COPERNICO

TUTTI GLI EURODISASTRI DI BERLUSCONI: COSÌ HA AFFOSSATO IL MADE IN ITALY

Il Made in Italy è nuovamente sotto attacco: nel 2019 troverà applicazione un Regolamento europeo del 2011 che renderà

vane le leggi italiane che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di pasta, riso, latte, formaggi e pomodoro. Il prossimo primo febbraio la Commissione europea concluderà la consultazione pubblica e poi inizierà il coinvolgimento degli Stati membri per arrivare all’entrata in vigore in tutta Europa del Regolamento, prevista nell’aprile 2019. Il Regolamento è stato approvato il 25 ottobre 2011, era in carica il governo Berlusconi che non si è opposto, in sede di Consiglio, a questo provvedimento estremamente dannoso per le imprese italiane.

Il Regolamento prevede, infatti, che sarà obbligatorio dichiarare la provenienza dell’ingrediente primario se questa è diversa dal quella del prodotto finale, ma esenta da tale dovere i marchi registrati che, a parole o con il logo, già indicano la provenienza. Tale eccezione rischia di non garantire che l’informazione al consumatore sia corretta e veritiera, ovvero potremmo trovarci prodotti che evocano il Made in Italy in maniera ingannevole (attraverso diciture simili, immagini con il tricolore italiano) su prodotti che non sono lavorati in Italia. Guarda caso il paniere dei prodotti italiani maggiormente colpiti all’estero dall’Italian sounding sono pasta, olio, salse, sughi e pomodoro, prodotti da forno e mozzarelle, le nostre eccellenze. Favorite da questo provvedimento

sono tutti quelli che hanno interesse a occultare l’origine dell’ingrediente primario. Il regolamento è stato approvato dalla plenaria di Strasburgo nel luglio del 2011. La delfina di Berlusconi, l’ex eurodeputata di Forza Italia Licia Ronzulli in aula difendeva il provvedimento con queste parole: “Grazie infatti all’accordo politico raggiunto la scorsa settimana con il Consiglio, il testo approvato consentirà ai consumatori europei di avere etichette alimentari più chiare con informazioni più dettagliate sui prodotti che ogni giorno troviamo sulle nostre tavole”. L’allora governo Berlusconi e la Ronzulli non hanno sollevato la questione mettendo a rischio il Made in Italy. Questo dimostra che i partiti combinano solo disastri. È arrivato il momento di mandarli a casa.

di TizianaBeghin EfddM5S Europa

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