Politica Economica Istituzioni e Efficienza - unibg.it · " il grado di elasticità della domanda,...

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06/12/13 1 a.a. 2013-14 Politica Economica Istituzioni e Efficienza 8 a.a. 2013-14 Lungo periodo Il lungo periodo si distingue dal breve perché il numero di imprese può variare. Come varierà il numero di imprese? Hp1: Non esistono costi di ingresso entrata di imprese se esistono extra profitti, cioè profitti positivi dopo aver pagato i fattori della produzione. Nell’equilibrio generale il profitto unitario dopo aver pagato i salari e: Quindi finché è positivo, il nr di imprese aumenta (m aumenta). Attenzione: m aumenta σ aumentaμ diminuisce gli extraprofitti infine scompaiono e le imprese cesseranno di entrare ( ) (**) 1 1 1 1 1 μ β μ μ βμ + = + + a.a. 2013-14 Hp2. Esistono dei costi di ingresso pari a c per ogni unità di output. Quindi le rendite (extra profitti) esistenti daranno luogo ad un ingresso di nuove imprese solo se le rendite eccedono il costo di ingresso. Analogamente, se le rendite sono insufficienti a coprire il costo di ingresso alcune imprese usciranno In equilibrio le rendite saranno esattamente sufficienti a pagare il costo di ingresso. Questa uguaglianza determinerà anche il numero di equilibrio delle imprese presenti nel mercato. a.a. 2013-14 TROVIAMO IL NUMERO DI IMPRESE DI EQUILIBRIO Risolviamo la (2.6) rispetto a μ Ricordiamo che μ=1/(σ-1) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ) ' 6 . 2 ( 1 1 1 1 1 c c c c c c c = = + = + = β μ β μ μ β μ μ β μ ( ) ( ) ) ' 7 . 2 ( 1 ) ( ) 7 . 2 ( 1 ) ( 1 1 1 1 1 1 c m g c m g c c c c c σ β β σ β β σ β σ = = = + = =

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Politica Economica Istituzioni e Efficienza

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Lungo periodo •  Il lungo periodo si distingue dal breve perché il numero di

imprese può variare. •  Come varierà il numero di imprese? •  Hp1: Non esistono costi di ingressoà entrata di imprese se

esistono extra profitti, cioè profitti positivi dopo aver pagato i fattori della produzione.

•  Nell’equilibrio generale il profitto unitario dopo aver pagato i salari e:

•  Quindi finché è positivo, il nr di imprese aumenta (m aumenta). •  Attenzione: m aumentaà σ aumentaൠdiminuisceà gli

extraprofitti infine scompaiono e le imprese cesseranno di entrare

( ) (**)11

111

µβµ

µβµ

+

−=

+

+−

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•  Hp2. Esistono dei costi di ingresso pari a c per ogni unità di output.

•  Quindi le rendite (extra profitti) esistenti daranno luogo ad un ingresso di nuove imprese solo se le rendite eccedono il costo di ingresso.

•  Analogamente, se le rendite sono insufficienti a coprire il costo di ingresso alcune imprese usciranno

•  In equilibrio le rendite saranno esattamente sufficienti a pagare il costo di ingresso. Questa uguaglianza determinerà anche il numero di equilibrio delle imprese presenti nel mercato.

( ) )6.2(11 c=+

µβµ

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TROVIAMO IL NUMERO DI IMPRESE DI EQUILIBRIO •  Risolviamo la (2.6) rispetto a µ

•  Ricordiamo che µ=1/(σ-1)

( ) ( )( )( )

( ))'6.2(

1

11

11

cc

cccc

c

−−=

=−−

+=−

+=−

βµ

βµ

µβµ

µβµ

( )( )

)'7.2(1)(

)7.2(1)(

11111

1

cmg

cmg

cccc

c

σβ

βσ

ββσ

βσ

−=

−=⋅

−=+

−−=

−−=

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•  La (2.7) o la (2.7’) esplicitano la relazione di equilibrio di lungo periodo.

•  La variazione del numero di imprese m farà sì che questa relazione continui a valere qualora dovessero variare uno o più delle seguenti variabili: β, σ soprassegnato, c

•  Come varia m se β aumenta? se c diminuisce?....

)'7.2(1)(c

mgσβ−

=

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Il salario nel lungo periodo •  Sostituiamo la (2.6’) nella (2.5) e otteniamo:

•  Il salario nel lungo periodo è ciò che rimane dopo aver sostenuto i costi di ingresso

•  Nel lungo periodo il salario è indipendente da β e indipendente da µ.

•  Perché? Perché il numero delle imprese varia in modo da mantenere il profitto unitario uguale al costo di ingresso.

•  Un aumento di β riduce nel breve periodo le rendite; dato c questa riduzione induce nel lungo periodo una riduzione di m, che riduce l’elasticità in modo da riportare le rendite al livello iniziale.

cPWi −=1

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L’occupazione nel lungo periodo L’occupazione si trova partendo dal tasso di disoccupazione u. Sia L la forza lavoro nell’economia e N l’occupazione

•  Sostituiamo (2.6’) nella (2.4) e otteniamo:

( )

( )umLN

uLNuLN

LN

LNLu

i −=

−=→−=

→−=−

=

1

11

1

( )ββ

β

βµ −

−=−

−−=

−−+

=+

=1

111

11

111 cc

cc

uf

Ogni impresa ha a disposizione L/m forza lavoro che occuperà con un tasso (1-u)

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•  Se β aumenta, f(u) diminuisce, quindi u aumenta: –  Un aumento di β riduce le rendite nel breve periodo, induce una

riduzione del numero di imprese nel lungo periodo e pertanto riduce nel lungo periodo, l’occupazione (ma non il salario)

•  Un aumento dei costi di ingresso c nel lungo periodo ha l’effetto di aumentare u e di diminuire il salario reale.

( )ββ

β

βµ −

−=−

−−=

−−+

=+

=1

111

11

111 cc

cc

uf

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Effetti delle de-regolamentazioni

In questo modello i parametri che catturano la regolamentazione sono 3:

§  il grado di elasticità della domanda, cioè il grado di concorrenza dato il numero di imprese

§  c il costo di ingresso nel mercato §  β il potere contrattuale del sindacato

σ

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Le soluzioni: breve e lungo periodo

( )( )

)4.2(11µ+

=uf

( )( )

)5.2(11

µβµ+

+=

PWi

( )β−

−=1

1 cuf

( ) ( ) )3.2(1 ufPWi βµ+=

PiP= f u( ) 1+µ( ) (2.2)

Wi

P=1− c

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Cosa succede se aumenta ? σBreve periodo equilibrio generale Se l’aumento riguarda tutta l’economia, nel breve periodo (equilibrio generale

di breve periodo) µ diminuisce. •  Dalla 2.4 f(u) aumenta, quindi u diminuisce •  Dalla 2.5 i salari reali aumentano. Lungo periodo •  La riduzione dei profitti unitari che ne consegue, dato il costo di ingresso c,

implica che nel lungo periodo il numero di imprese varierà. •  Il numero di imprese dovrà quindi diminuire affinché i profitti unitari siano in

grado di sostenere il costo di ingresso (2.7). •  La riduzione di m e quindi di g(m) diminuisce σ e quindi µ aumenta e lo

riporta al livello iniziale. •  Conseguentemente anche il salario reale e f(u) (e quindi l’occupazione)

ritorneranno al livello iniziale. Pertanto questa politica ha un effetto solo di breve periodo.

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Cosa succede se diminuiscono i costi di ingresso c?

•  Se c diminuisce, nel lungo periodo, il numero di imprese aumenta;

•  σ e quindi µ diminuisce, f(u) aumenta e quindi u diminuisce.

•  C’è quindi sia un aumento dell’occupazione che un aumento del numero di imprese.

•  Inoltre il salario reale aumenta. Questa politica produce effetti solo nel lungo periodo

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Deregolamentare il mercato senza ridurre le barriere all’entrata non produce effetti duraturi

Una politica basata solo sulla riduzione di c senza variazioni di σ soprassegnato non ha effetti nel breve ma solo nel lungo periodo.

Analogamente una politica basata solo su aumento di σ soprassegnato non ha effetti di lungo ma solo di breve.

Affinché gli effetti di un aumento di σ soprassegnato permangano nel lungo periodo deve necessariamente variare il costo di ingresso.

Infatti se i minori profitti unitari derivanti da una riduzione di saranno accompagnati da un minor costo di ingresso, il numero di imprese non dovrà variare.

σ

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Effetti di una riduzione di β •  Nel breve periodo il salario reale diminuisce e l’occupazione

rimane costante. •  Nel lungo periodo la riduzione di β determina un aumento

della quota delle rendite ai profitti e quindi un aumento dei profitti unitari. Dato c questo significa profitti netti positivi e quindi l’ingresso di nuove imprese: m aumenta, µ diminuisce.

•  La riduzione di µ produce due effetti: fa aumentare f(u) e quindi riduce la disoccupazione (l’occupazione aumenta) e riduce i profitti unitari che ritornano al livello pre-esistente; questo significa che i salari aumentano e ritornano al livello iniziale.

•  Quindi una riduzione del potere contrattuale dei sindacati significa una perdita per i lavoratori; si tratta però di una perdita di breve periodo perché nel lungo periodo i salari ritornano al livello iniziale e l’occupazione aumenta.

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Come cambiano i risultati se ipotizziamo contrattazione right to manage?

•  Ricorda: la funzione del salario è la stessa ma l’occupazione soddisfa la max del profitto da parte delle imprese, la soluzione si trova lungo la curva di domanda di lavoro

( )µ+=→=∂

∂ 1reale RicavoPW

PP

PW

Niiii

( ) ( )ufPWi βµ+= 1

Sostituisce la 2.2

Vedi i passaggi nella prossima slide

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( )µ

σ

+=→

=⎟⎠

⎞⎜⎝

⎛ +−⋅

=⎟⎟⎠

⎞⎜⎜⎝

⎛+

=∂

∂+

=∂

=

1

111

1

reale Ricavo

realeRicavo i

PW

PP

PW

PP

PW

PY

YP

PP

NY

PW

NY

PP

PY

NY

YP

PW

N

PYP

ii

ii

i

i

i

i

ii

i

i

i

i

iii

i

i

i

i

ii

ii NOTA L’ipotesi fatta sulla funzione di produzione, implica che la produttività marginale del lavoro è costante e pari a 1. Questo a sua volta implica che i salari variano solo al variare del mark up e non al variare della produttività del lavoro. Lo stesso vale nel caso di contrattazione efficiente: i salari dipendono dal mark up e dalla parte di rendite che si riesce ad ottenere (β=potere sindacale) ma non dipendono dalla produttività. Questo limite viene superato se si modifica la funzione di produzione (vedi oltre… lezione successiva)

Condizione di max profitto

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•  La soluzione in equilibrio economico generale si trova: –  Sostituendo il salario nella funzione del prezzo relativo:

–  e ponendo la condizione di simmetria:

( )( ) ( )ufPPi βµµ ++= 11

( )( )( )

µ

µβµ

+=

++=

11

111

PW

uf

i

Sostituiscono la 2.4 e 2.5

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( )( )( )

µ

µβµ

+=

++=

11

111

PW

uf

i

Right to manage vs contrattazione efficiente

•  Rispetto alla contrattazione efficiente, nell’equilibrio generale di breve periodo, il salario è più basso (confronta con 2.5) e il tasso di disoccupazione più alto (f(u) dipende anche da β ed è più basso) (confronta con 2.4).

•  Quindi sia l’occupazione che il salario configurano una situazione di equilibrio generale di breve periodo peggiore per i lavoratori rispetto alla

contrattazione efficiente.

( )( )

)4.2(11µ+

=uf

Wi

P=1+βµ( )1+µ( )

(2.5)

RIGHT TO MANAGE CONTR. EFFICIENTE

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Right to manage vs contrattazione efficiente

•  Nel lungo periodo la condizione di equilibrio diviene:

•  Da cui si ottiene µ e quindi, sostituendo nel salario:

Il salario rimane uguale

c=+ µµ1

c

ccP

W−=

−+

= 1

11

1

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Right to manage vs contrattazione efficiente

•  Il salario rimane lo stesso ma il tasso di disoccupazione diviene:

•  Che è maggiore di quello trovato nella contrattazione efficiente, implica quindi minore disoccupazione.

( ) ( )ββ

βccc

cccc

cc

cc

uf+−

−=

−−

+−=

⎟⎠

⎞⎜⎝

⎛−

+⎟⎠

⎞⎜⎝

⎛−

+=

11

11

11

1

11

11

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•  Nell’ipotesi di right to manage, una riduzione del potere contrattuale β ha effetti positivi sull’occupazione sia nel breve che nel lungo perché il minor salario va a vantaggio dei lavoratori sottoforma di maggiore occupazione (ricorda infatti che la soluzione è lungo la curva della domanda di lavoro).

•  Diversamente, nel modello della contrattazione efficiente il minor salario va a maggiori rendite, nel breve periodo.

•  Blanchard e Giavazzi ritengono che questa ultima ipotesi sia più realistica

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Ipotesi di avversione al rischio da parte dei sindacati

•  La curva dei contratti sarà crescente •  Riduzioni (aumenti) del salario implicano riduzioni

(aumenti) dell’occupazione. •  Una riduzione di β, nel breve periodo, ha un effetto

doppiamente negativo: oltre a ridurre il salario, riduce anche l’occupazione.

•  Nel lungo periodo, aumenta m, si riduce il mark up… si dimostra che l’occupazione aumenta

RiDUZIONE DI BETA Breve periodo eq generale Lungo periodo

salari occupazione salari Occupazione

Modello base

Contrattazione efficiente e lavoratori neutrali al

rischio

diminuiscono costante costanti aumenta

Estensione 1 (cambia il tipo

di contrattazione)

Right to manage e lavoratori neutrali al

rischio

costanti aumenta costanti aumenta

Estensione 2 (cambia la funzione di

utilità)

Contrattazione efficiente e lavoratori avversi al

rischio

diminuiscono diminuisce costanti aumenta

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Le de-regolamentazioni (riduzione di β, aumento di σ soprassegnato e riduzioni di c) possono spiegare l’andamento della quota dei redditi da lavoro?

•  Secondo il modello, la riduzione di beta ha un effetto negativo sulla quota (minori salari e/o minore occupazione) ma solo nel breve periodo; tali effetti negativi, che potrebbero infatti essere coerenti con la figura, dovrebbero ad un certo punto invertirsi, dati i risultati che il modello trova nel lungo periodo

•  Deregolamentazioni nel mkt del prodotto invece dovrebbero avere, tipicamente, un effetto positivo sulla quota sia nel breve che nel lungo; la riduzione della quota osservata non è quindi compatibile con le deregolamentazioni nel mkt del prodotto.

•  Affinché le deregolamentazioni possano dare una spiegazione coerente alla riduzione della quota, l’effetto della diminuzione di beta dovrebbe più che compensare l’effetto della deregolamentazione del mt del prodotto .

La quota del lavoro nel modello

( )µµβ+

+=

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PW , essendo Y=N anche la quota è:

( )µµβα++=

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Eq generale di breve periodo

Quale evidenza esiste sull’entità delle de-regolamentazioni nel mkt del lavoro e nel mkt del prodotto? (vedi dettaglio lezione successiva).

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•  La deregolamentazione nel mkt del lavoro c’e’ stata ma nel frattempo la deregolamentazione nel mkt del prodotto è stata anche più pronunciata e diffusa.

•  Una riduzione di µ che effetti provoca nel modello? –  Un aumento della quota del lavoro!

•  Allora, se durante gli anni novanta sia µ e β diminuiscono, l’effetto su α=WN/PY è, a priori, ambiguo perché µ e β producono effetti opposti sulla quota del lavoro,

•  E’ ragionevole ipotizzare che le de-regolamentazioni nel mercato dei beni e le de-regolamentazioni nel mercato del prodotto interagiscano?

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•  IPOTESI: β è endogeno: il potere contrattuale dei lavoratori si riduce se µ diminuisce perché la rendita da distribuire è minoreàβ=f(µ).

•  Secondo questa ipotesi, la riduzione di µ ha due effetti: l’effetto diretto, che abbiamo studiato, è quello di aumentare la quota dei salari ma l’effetto indiretto, inducendo una riduzione di beta, è opposto e riduce la quota dei salari.

•  L’effetto netto può quindi essere negativo sulla quota dei salari spiegando come riduzioni di µ possano accompagnarsi a riduzioni della quota.

•  Vedi esempio in BG a.a. 2013-14

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Spiegazioni alternative della riduzione della quota

Esistono altre spiegazioni, oltre a quella della de-regolamentazione, in grado di dar conto della riduzione della quota dei salari sul reddito?

Secondo la spiegazione tradizionale la riduzione di α potrebbe essere il risultato di un cambiamento nei prezzi relativi (tra lavoro e beni capitali) a favore di beni capitale in presenza di una elevata sostituibilità tra capitale e lavoro.

Il prezzo del lavoro, relativamente elevato, ha indotto una sostituzione di lavoro con K àN/K diminuisce; questa diminuzione potrebbe spiegare sia la minore quota che l’aumento della disoccupazione.

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K

N

-W/PK

-W’/PK, W’>W

N diminuisce e K aumenta à N/K diminuisce

Il cambiamento dei prezzi relativi si configura come una diversa pendenza della retta del costo minimo, dato Y

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•  Evidenza sull’andamento della quota tra N/K •  W reale aumenta negli anni settanta, contestualmente

N/K diminuisce. •  W reale diminuisce ai livelli iniziali nel corso degli

anni ottanta ma N/K non è più ritornato ai livelli anni settanta.

•  In alcuni casi W reale è rimasto più basso insieme ad un miniore N/K.

•  à la spiegazione basata sui prezzi relativi non è sufficiente

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I lavoratori dovrebbero sostenere le deregolamentazioni? Implicazioni di Political Economy del modello di BG

Se il guadagno atteso è positivoà vanno sostenute, altrimenti vanno osteggiate.

Guadagno atteso dipende da: 1.  Posizione iniziale (occupato o disoccupato) 2.  Posizione finale attesa (occupato o disoccupato) 3.  Tasso di sconto tra oggi e il periodo finale futuro

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t (data iniziale in cui si attua la riforma) t+1 (data finale – lungo periodo) Utilità dell’ccupatoàVN Utilità del disoccupato à VU

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Riduzioni di beta

Caso 1. •  lavoratore è occupato in t e sarà occupato in t+1 à effetto di

riduzione di beta (riduce il salario nel bp e lo lascia invariato nel lp) è sicuramente negativo

Caso 2. •  Lavoratore è occupato in t ma potrebbe essere disoccupato in t+1 à riduce il salario nel breve periodo ma aumenta l’occupazione nel lp (effetto importante anche per gli occupati se l’ingresso di nuove imprese riduce l’occupazione nelle imprese esistenti)

Caso 3. •  Disoccupato in t à effetto di riduzione di beta è positivo (f(u)

aumenta e la disoccupazione diminuisce)

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Riduzioni di µ.

•  Vn e Vu aumentano nel breve periodo. •  Vn e Vu aumentano anche nel lp se c diminuisce. è positivo l’effetto sul benessere dei lavoratori, senza

ambiguità. Quindi: perché possono comunque essere osteggiate? •  Nell’equilibrio parziale, riduzione di µ significa riduzione di

salario nominale; se la deregolamentazione e quindi la riduzione delle rendite è solo settoriale, predomina l’effetto dell’equilibrio parziale; la diffusione ai prezzi è minore della perdita di salario nominale à benessere si riduce per i lavoratori occupati nei settori interessati dalla riforma

•  Come nel primo caso, l’occupazione dei già occupati è a rischio.

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Effetti della concorrenza sulla distribuzione del reddito

Politiche che aumentano la concorrenza nel mercato possono generare un aumento della crescita e dell’occupazione.

Al fine di ottenere un ampio consenso politico è necessario conoscere quali saranno gli effetti distributivi di queste riforme.

Nel seguito, due estensioni al modello di B-G indicano che gli effetti della maggiore concorrenza di mercato sul salario reale potrebbero essere negativi.

Questo risultato si determina quando l’effetto generale dovuto alla riduzione dei prezzi causata dalla maggiore concorrenza, è insufficiente a compensare la riduzione del salario nominale causata dalla riduzione delle rendite a cui i lavoratori partecipano.

In tal caso si giustificano le opposizioni dei lavoratori (occupati) a politiche di riforma che aumentino la concorrenza.

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•  Modello di BG limiti e estensioni: Spector 2004

Alcune estensioni al modello di BG (Spector, European Economic Review, 48, 2004, 25-38

Due ipotesi importanti del modello di BG: 1.  La funzione di produzione Y=N implica che i rendimenti

marginali del lavoro sono costanti: produttività mg=produttività media=1. Com’è la curva della domanda di lavoro? (orizzontale, prova a dimostrarlo)

2. f(u), il salario alternativo , è funzione negativa del tasso di disoccupazione. L’ipotesi è che il salario che si può sperare di ottenere quando non si è occupati è un salario di mercato. In quanto tale dipende, nell’equilibrio generale, dal grado di concorrenza del mercato. Infatti f(u)=1/(1+µ).

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IL SALARIO ALTERNATIVO Un’ipotesi alternativa relativa al salario reale alternativo (fall

back) f(u) è che esso sia funzione della generosità dello stato sociale e non del mercato, cioè dipenda essenzialmente dai sussidi di disoccupazione b.

Se f(u)=b=costante, allora i salari reali con contrattazione

efficiente nell’equilibrio di breve periodo sono: (1+βµ)b , cioè si riducono al ridursi di µ (diversamente da quanto risulta nel modello di BG).

Cosa succede se si modificano queste due ipotesi?

Wi

P= 1+βµ( ) f u( ) (2.3)

f (u) = bWi

P= 1+βµ( )b a.a. 2013-14

•  Questo risultato, opposto a quello ottenuto da BG, potrebbe spiegare perché i lavoratori si oppongono a deregolamentazioni del mercato del prodotto.

•  Secondo questo approccio le opposizioni da parte dei lavoratori alle riforme pro-concorrenza nel mercato del prodotto dovrebbero essere maggiori dove lo stato sociale è più forte

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Per capire le implicazioni della particolare funzione di produzione utilizzata da B-G, partiamo dal caso generale in cui la funzione di produzione ha rendimenti di scala decrescenti.

Troviamo, per questo caso generale, la funzione della domanda di lavoro dell’impresa e, da questo, il caso particolare considerato da B-G

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Le implicazioni della funzione di produzione Y=N

In generale la domanda di lavoro è: ( )µ+∂∂

=1

ii

i

i NYPW

In concorrenza perfetta µ=0

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ii NY ∂∂

In concorrenza imperfetta µ>0

µ+∂∂

1ii NY

Domanda di lavoro

W/P

N

Un aumento di µ aumenta l’inclinazione

Domanda di lavoro perfettamente elastica.

Domanda di lavoro in concorrenza perfetta

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1/ =∂∂= iiii NYPW

µ+=11/ ii PW

Domanda di lavoro: in concorrenza imperfetta µ>0

Domanda di lavoro se Y=N

W/P

N

Una diversa La funzione di produzione Y=Nα con α compreso tra zero e uno implica rendimenti decrescenti del lavoro e quindi permette una curva di domanda di lavoro decrescente.

Cosa cambia? Un aumento della concorrenza aumenta l’elasticità della domanda al prezzo e aumenta anche l’elasticità della domanda di lavoro. Nell’ipotesi del right to manage questo implica che un aumento dei salari è più dannoso per i lavoratori (perché perderebbero più occupazione). Analogamente un aumento del salario è più dannoso per le imprese perché, se trasferito sui prezzi, ridurrebbe maggiormente la domanda.

Le implicazioni della funzione di produzione Y=N

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Curva di domanda di lavoro per la singola impresa (dalla condizione standard di max del profitto):

( )

( )µ

µ

+

∂∂=

=+

∂∂

=⎟⎟⎠

⎞⎜⎜⎝

⎛+

1

1

1

ii

i

i

i

i

i

i

i

i

i

i

ii

i

i

NYPW

PWP

PNY

PW

PY

YP

PP

NY Domanda di lavoro: più

concorrenza (µ diminuisce), meno inclinata. Variazioni di salario generano maggiori variazioni di N

Le implicazioni della funzione di produzione Y=N

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Complessivamente, se i rendimenti mg del lavoro sono decrescenti (si ipotizza un fattore fisso) e il salario alternativo è costante, il salario reale si riduce al crescere della concorrenza nell’equilibrio generale di breve periodo (sia con contrattazione efficiente che con contrattazione right to manage)

Ciò giustifica le opposizioni dei lavoratori a deregolamentazioni del mkt del prodotto nel breve periodo

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