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ANNO 87 - n° 1011 - 3,00 Poste Italiane S.p.a. spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB VERONA o/nov 2013 n.10/11 La gioia della missione CONTIENE I.P.

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Un mese davvero “speciale” Numero doppio per un doppio motivo. Numero 1: ottobre è, per tradizione, il mese della missione della Chiesa e di tutti i cristiani. Numero 2: esattamente 10 anni fa, il 5 ottobre 2003 il vescovo missionario Daniele Comboni veniva proclamato santo. Missione, Comboni e mondo sono i temi principali del PM di questo mese “allargato” al prossimo. Un numero speciale per ricordare, capire e fare festa insieme. Buona lettura!

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ANNO 87 - n° 1011 - € 3,00Poste Italiane S.p.a. spedizione

in abbonamento postale D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB VERONA

ott/nov 2013n.10/11

La gioiadellamissione

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Speciale

La vita prende il volo

G rande é stata la mia sor-presa in questi giorni di chiusura dell’anno

scolastico quando i bambini dell’asilo della Bombonera, di tre, quattro e cinque anni, con le maestre, mi hanno attornia-to e han cominciato a cantar-mi: “...Tu nos enseñaste a volar

con alas de pajarito” (“...Tu ci hai insegnato a volare con le ali dell’uccellino....”). Pensandolo poi… ho capito che educare é insegnare a volare! Educare è entrare nella logica dell’edu-catore che insegna a superarsi, a migliorare. Presto o tardi chi educa ha bisogno di ripetere ai bambini e ai giovani la sfida di Icaro: VOLA...VOLA la tua li-bertà, vola lontano, vola la vita. E solo quelli che sono prepara-

In questo numero “speciale” non potevano mancare le testimonianze missionarie.

Te ne proponiamo due, una dall’America e un’altra

dall’Africa. Protagonisti bambine e ragazzi, e i

missionari che si sono presi

cura di loro. Insieme, sono la

prova che la pianta dell’amore dà sempre frutti di vita

nel mondoC'è vita

Trujillo (Perù) padre

Daniele Nardin

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ti, quelli che affrontano la sfi-da e la prendono saldamente in mano, solo quelli che hanno sperimentato lo sguardo posto nel futuro, all’orizzonte, che non hanno paura del domani e dell’impegno, solo quelli che si sentono amati, solo loro pos-sono prendere il volo, aprire le ali al cielo, guardare in faccia il sole.Alla mia bella età di 60 anni ho scoperto di essere un “mae-

stro di volo”. Senza essere mai stato pilota e senza navigatore satellitare, credo che tutta la mia vita sia stata uno sforzo per insegnare a chi è stato al mio fianco ad alzare lo sguar-do. Molte persone mi hanno aiutato in questo compito, molto mi ha aiutato la vita e l’esperienza fatta in questa missione. Ho avuto molta for-tuna, come si dice da queste parti, come quella di passare

molti anni a fianco di uomini e donne delle Ande, silenziosi e sognatori.E moltissimo mi ha insegnato la vita. Come quando, il mese scorso, avevamo deciso di por-tare i bambini ad un piccolo zoo della città perché i frugo-letti conoscessero gli animali: 3 caimani, 8-10 scimmie, sei tartarughe, due serpenti, qual-che uccello e colorati pappa-galli e niente più.

a cura di Pablo Sartori

Alla periferia di TruJillo

Educare è insegnare a volare

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a cura di Sara Milanesefoto di Matteo Merletto

B om dia!Mi chiamo Cabeção, sono una tartaruga

marina, sono nato a Praia do Forte, un paesino sull’Oceano Atlantico, nel nord del Brasile. Sono ancora piccolo, ho pochi mesi, ma a 30 anni raggiunge-rò le dimensioni dei miei geni-tori: il mio guscio misurerà più di un metro e peserò fino a 227 chili! Gli scienziati mi chiama-no “caretta caretta”, è il nome che distingue la mia specie, ma voi potete chiamarmi ca-beça (in portoghese vuol dire “testa”!).Dovete sapere che le tartaru-ghe depongono le uova solo una volta all’anno, le nascon-dono nella sabbia, sulle spiag-ge più tranquille e più riparate. Tra settembre e marzo le tarta-rughine riescono a rompere il guscio, e cominciano a scavare nella sabbia per raggiungere la

Reportage

superficie. Non vedono ancora bene, ma le onde le attirano, e si dirigono verso l’acqua. Ogni mamma tartaruga depone circa un migliaio di uova, ma sono tanti i pericoli che i pic-coli devono affrontare: pesci e uccelli predatori, maree impe-tuose.

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Piccoli... non di tartaruga

Tarta rughe

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A rendere ancora più difficile la sopravvivenza delle tarta-rughe, fino a circa 30 anni fa, c’erano anche i pescatori bra-siliani, che andavano a caccia di uova per venderle o man-giarle. Il rischio per la vita del-la mia specie era davvero alto: se i pescatori avessero conti-nuato a raccogliere le uova, nel giro di qualche decina di anni, noi tartarughe ci saremmo estinte!

Foto d’epoca che testimonia la caccia

alle tartarughe

Tarta rughealla riscossa

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TesTo e disegni di Claudio Bighignoli

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