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“[…] non sono riuscito a diventare niente di niente: né cattivo né buono, né un mascalzone né una persona perbene, né un eroe né un insetto. Adesso tiro a campare nel mio angoletto, rodendomi e cercando consolazione nell’idea maligna e perfettamente inutile che una persona intelligente non puòmaidiventaresulserioqualcosa, echesoltantoglisciocchiciriescono.” Da: Ricordi dal sottosuolo , di F. Dostoevskij UN NUOVO INIZIO Il Liceo riapre i battenti profon- damente rinnovato. Sono infatti cambiate le figure di vertice, in primis la dirigenza. La prof.ssa Eva Bambagiotti è ora al timone di un’arca che ogni anno acco- glie un sempre maggiore nu- mero di studenti. Il nocchiero conosce la rotta e ha dimostrato di saper comandare e tracciare le coordinate. Ha ricevuto il testimone dalla prof.ssa Maria Rosella Mercati, che abbiamo ammirato per la dedizione e l’attaccamento alla Scuola. Un saluto e un ringraziamento van- no anche alla prof.ssa Graziella Biccheri, vera e propria istituzio- ne del nostro Liceo, ed al prof. Filippo Pettinari, neo dirigente scolastico. Tutti conosciamo l’impegno e la passione di que- ste persone, alle quali è indiriz- zata una sincera attestazione di stima. Mutatis mutandis, si rico- mincia. In questo numero è stata data un’attenzione particolare al Progetto Intercultura, che ogni anno vede crescere i partecipan- ti. Studiare all’estero si rivela dunque un’opportunità impor- tante non solo a livello cultura- le, ma anche umano e formativo nel senso pieno del termine. Al di là di questo focus, il percorso della rivista è quello tradiziona- le: articoli d’opinione, attività dell’istituto, pezzi provocatori e l’immancabile IPSE DIXIT. Il numero dei collaboratori è ampio, ma costituito da studenti dell’indirizzo classico. L’auspi- cio è che presto anche i ragazzi dello scientifico forniscano il proprio contributo, magari sol- lecitati dai propri insegnanti. di Andrea Pellegrini LETTERA APERTA LA VOCE DEL LICEO CLASSICO, SCIENTIFICO, E DELLE SCIENZE APPLICATE DI CITTÀ DI CASTELLO Liceo Statale “Plinio il Giovane”- viale A. Diaz,2 - 06012 Città di Castello (PG)- tel. 075.8554243 - www.liceoplinio.net - [email protected] 1 …Ora non ho più scuse. E’ arri- vato il momento di agire. Anni trascorsi sopra i libri a sognare cos’altro avrei potuto dare io, in- segnante, madre di due splendi- di ragazzi, a questa società … E allora mi dicevo che .. sì .. avrei dato il meglio di me per ottene- re ciò che volevo: fare qualco- sa di speciale … ma non per il mondo; non per tutti. Qualcosa di speciale per i miei figli e per i figli dei miei vicini, e per i gio- vani della mia città. Un piccolo contributo, forse, ma importan- te. Ogni singolo giovane, del re- sto, lo è. Importante. Importan- tissimo. Oggi, finalmente, ho la possibilità di dare un contributo originale a questa bella comu- nità scolastica e spero sincera- mente di non deludere tutti voi, Studenti e Insegnanti, e di non tradire mai quegli ideali che mi hanno spinto (non senza sacrifi- ci) a perseguire questa carriera . Intendo prestare, quale medico di un sistema un po’ malato, una sorta di giuramento, che vorrei si trasformasse, quasi natural- mente, in un impegno recipro- co, un impegno declinabile in termini di rispetto e trasparenza, di collaborazione e di recipro- ca valorizzazione; non intendo, del resto, chiedere ad altri più di quanto io stessa non sia disposta a dare in prima persona. A tutti coloro che, con il loro lavoro ed a vario titolo, si prendono cura del benessere dei ragazzi e del buon funzionamento dell’Istitu- to, va il mio grazie più sincero. Ai giovani studenti di questa scuola chiedo, in ultimo, di co- niugare spontaneità e rigore, spensieratezza e impegno, in una ricerca di equilibri che solo la crescente maturità di ognuno porterà a compimento nel cor- so degli anni. Lavorate per voi stessi, per il vostro futuro: qua- lunque sia la vostra aspirazione; qualunque sia il vostro progetto di vita , esso è solamente, mera- vigliosamente vostro. Con sincera stima, Eva Bambagiotti, Dirigente Scolastico Liceo Plinio il Giovane

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Giornale d'istituto

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“[…] non sono riuscito a diventare niente di niente: né cattivo né buono, né un mascalzone né una persona perbene, né un eroe né un insetto. Adesso tiro a campare nel mio angoletto, rodendomi e cercando consolazione nell’idea maligna e perfettamente inutile che una persona intelligente non può mai diventare sul serio qualcosa, e che soltanto gli sciocchi ci riescono.”

Da: Ricordi dal sottosuolo , di F. Dostoevskij

Un nUovo inizio

il Liceo riapre i battenti profon-damente rinnovato. Sono infatti cambiate le figure di vertice, in primis la dirigenza. La prof.ssa Eva Bambagiotti è ora al timone di un’arca che ogni anno acco-glie un sempre maggiore nu-mero di studenti. il nocchiero conosce la rotta e ha dimostrato di saper comandare e tracciare le coordinate. Ha ricevuto il testimone dalla prof.ssa Maria Rosella Mercati, che abbiamo ammirato per la dedizione e l’attaccamento alla Scuola. Un saluto e un ringraziamento van-no anche alla prof.ssa Graziella Biccheri, vera e propria istituzio-ne del nostro Liceo, ed al prof. Filippo Pettinari, neo dirigente scolastico. Tutti conosciamo l’impegno e la passione di que-ste persone, alle quali è indiriz-zata una sincera attestazione di stima. Mutatis mutandis, si rico-mincia. in questo numero è stata data un’attenzione particolare al Progetto intercultura, che ogni anno vede crescere i partecipan-ti. Studiare all’estero si rivela dunque un’opportunità impor-tante non solo a livello cultura-le, ma anche umano e formativo nel senso pieno del termine. Al di là di questo focus, il percorso della rivista è quello tradiziona-le: articoli d’opinione, attività dell’istituto, pezzi provocatori e l’immancabile iPSE DiXiT. il numero dei collaboratori è ampio, ma costituito da studenti dell’indirizzo classico. L’auspi-cio è che presto anche i ragazzi dello scientifico forniscano il proprio contributo, magari sol-lecitati dai propri insegnanti.

di Andrea Pellegrini

Lettera aperta

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…ora non ho più scuse. E’ arri-vato il momento di agire. Anni trascorsi sopra i libri a sognare cos’altro avrei potuto dare io, in-segnante, madre di due splendi-di ragazzi, a questa società … E allora mi dicevo che .. sì .. avrei dato il meglio di me per ottene-re ciò che volevo: fare qualco-sa di speciale … ma non per il mondo; non per tutti. Qualcosa di speciale per i miei figli e per i figli dei miei vicini, e per i gio-vani della mia città. Un piccolo contributo, forse, ma importan-te. ogni singolo giovane, del re-sto, lo è. importante. importan-tissimo. Oggi, finalmente, ho la possibilità di dare un contributo originale a questa bella comu-nità scolastica e spero sincera-mente di non deludere tutti voi, Studenti e insegnanti, e di non tradire mai quegli ideali che mi hanno spinto (non senza sacrifi-ci) a perseguire questa carriera . intendo prestare, quale medico di un sistema un po’ malato, una sorta di giuramento, che vorrei si trasformasse, quasi natural-mente, in un impegno recipro-

co, un impegno declinabile in termini di rispetto e trasparenza, di collaborazione e di recipro-ca valorizzazione; non intendo, del resto, chiedere ad altri più di quanto io stessa non sia disposta a dare in prima persona. A tutti coloro che, con il loro lavoro ed a vario titolo, si prendono cura del benessere dei ragazzi e del buon funzionamento dell’istitu-to, va il mio grazie più sincero.Ai giovani studenti di questa scuola chiedo, in ultimo, di co-niugare spontaneità e rigore, spensieratezza e impegno, in una ricerca di equilibri che solo la crescente maturità di ognuno porterà a compimento nel cor-so degli anni. Lavorate per voi stessi, per il vostro futuro: qua-lunque sia la vostra aspirazione; qualunque sia il vostro progetto di vita , esso è solamente, mera-vigliosamente vostro.Con sincera stima,

Eva Bambagiotti, Dirigente Scolastico Liceo Plinio il Giovane

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il “Signore degli Anelli” narra le vicende finali della Terza Era e il faticoso avvento della Quarta: quel-la degli uomini. Questo quadro già induce un parallelismo con la concezione del tempo in ere (l’età dell’oro, l’età dell’argento, l’età del bronzo, l’età degli eroi e l’età del ferro).nelle opere di Tolkien (il Silmaril-lion, i Figli di Hùrin, lo Hobbit, il Signore degli Anelli) il soggetto del-la narrazione sono il vasto numero di messaggi nascosti, visibili solo a chi legge con attenzione tali opere e

non solo superficialmente, a cui fa da sfondo l’universo creato da Tolkien (Eä) e in particolare Arda, la Terra.L’orientamento geografico di Arda ri-corda vagamente quello della nostra Terra, anzi, per meglio dire, ricorda l’Europa, avvolta intorno ad un glo-bo. E questa è solo una piccola osser-vazione riguardo un dettaglio molto interessante che ci fa notare come Tolkien si richiami al nostro mon-do per il suo universo immaginario.”nel principio Eru, l’Uno, che nella lingua elfica è detto Ilúvatar, creò gli

Ainur dalla propria mente; e gli Ai-nur intonarono una Grande Musica al suo cospetto. in tale Musica, il mon-do ebbe inizio, poiché Ilúvatar rese visibile il canto degli Ainur, e costoro lo videro quale una luce nell’oscuri-tà. E molti di loro si innamorarono della sua bellezza e della sua vicen-da che videro cominciare e svolgersi come in una visione. Per tale ragione Ilúvatar conferì Essere alla loro visio-ne, e la collocò in mezzo al vuoto, e il Fuoco Segreto fu inviato ad arde-re nel cuore del Mondo; e questo fu

di Giacomo Menichetti

nella vita di una persona ci sono varie fasi e momenti nei quali si passa il te-stimone. Per gli studenti uno di questi momenti è la conclusione del ciclo di studi con l’Esame di Stato: poi l’ingres-so all’Università o nel mondo del lavo-ro. viene passato il testimone alle gene-razioni più giovani, che faranno il loro percorso, affrontando paure e speranze nel mirare al successo ed all’afferma-zione di sé. Come Dirigente del Liceo “Plinio il Giovane” anch’io ho conclu-so il mio itinerario e passo il testimone.Ho incontrato tante persone nel percor-so: centinaia di studenti, le loro famiglie, i docenti ed il personale ata, gli ammini-stratori locali, gli esperti, della cui colla-borazione ci siamo avvalsi nella realiz-zazione di importanti progetti. Questa ricca rete di relazioni ha contribuito a definire il volto del nuovo Liceo in un periodo connotato da profonde modifi-che al sistema dell’istruzione pubblica: tre anni fa infatti è stata introdotta la Ri-forma Gelmini, con i suoi regolamenti. Sullo sfondo la grave crisi economica del Paese, che ha pesantemente influi-to sulla scuola in generale con le dina-miche del dimensionamento: confesso che ho attraversato più di un periodo di “ansia”per le sorti dell’istituto, ma ho potuto anche sperimentare la condivi-sione fattiva degli organi Collegiali e

Un primo BiLanciodi Maria Rosella Mercati

dei rappresentanti delle amministrazioni locali competenti, che si sono impegnati a fornire tutto il supporto necessario per la tutela di una realtà così importante come il nostro Liceo. E i risultati sono venuti: la Riforma per noi ha significato ottenere il riconoscimento di polo licea-le per la città ed il suo territorio, con l’at-tivazione dei corsi dell’indirizzo scien-tifico e la speranza di ulteriori sviluppi. Ma , sebbene in modo forse troppo sot-terraneo, si sono messi in moto tanti meccanismi che hanno rappresentato e rappresentano una sfida quotidiana per la scuola: nuovi Regolamenti, nuovo or-dinamento delle discipline, nuove meto-dologie nell’insegnamento, nuovi criteri di valutazione. Con tutto ciò era ed è ne-cessario confrontarsi per tradurre il cam-biamento in contenuti e metodi efficaci.in questo quinquennio dunque abbiamo operato per far crescere il nostro istituto, guardando al futuro, ma senza perdere il forte legame con il passato. Ed uno degli obiettivi da me tenacemente pro-posto e perseguito è stato quello di im-maginare il liceo classico e scientifico come una realtà culturale fortemente unitaria e dinamica, in cui si devono fondere armoniosamente le specificità dei due indirizzi. Ho sempre pensato e sostenuto che l’impianto curricolare, l’ampliamento dell’offerta formativa, i progetti di settore come quelli interdi-sciplinari dovessero far riferimento al concetto di formazione “liceale”, con la

condivisione diffusa di finalità,obiettivi e metodi, e ritengo che l’intera comunità scolastica abbia fatto proprio il messag-gio impegnandosi a tradurlo in realtà.viviamo in un contesto locale “provin-ciale” e non metropolitano: è sicura-mente la nostra ricchezza, se evitiamo il rischio della chiusura mentale, il ri-fiuto del confronto e della discussione aperta alle grandi tematiche universali.Al Liceo “si apprende” e “si dibatte”: è una scuola che forma l’uomo, aiutando a cercare le risposte ai perché che attra-versano la realtà personale (privata) e la realtà globale (pubblica), oltre che a riflettere sui fini e sui mezzi per attua-re consapevolmente le proprie scelte. i giovani sappiano che non tutto vale alla stessa maniera e certe esperienze si possono fare solo a scuola: aprirsi la mente, far maturare la propria sensi-bilità e acquisire cultura, attraverso lo spendersi nello studio e nelle varie atti-vità che lo animano, in una realtà polie-drica e vivace, mai uniforme e noiosa.Un ringraziamento ed un auspicio: il ringraziamento va a tutti coloro che hanno assicurato il loro prezioso con-tributo per conseguire gli importanti risultati raggiunti, fonte di prestigio per l’istituto; l’auspicio è che il Liceo “Pli-nio il Giovane”, custode di una grande tradizione culturale, continui a nutrire forti aspirazioni e a proporsi traguardi significativi per le nuove generazioni.

J.R. ToLKiEn, UniFiCAToRE DELL’oCCiDEnTE

chiamato Eä.” in questo incipit si può osservare un altro particolare molto interessante: questo “ilùvatar”, che viene descritto come il dio demiurgo, assume in seguito un aspetto che lo identifica col Dio cristiano e gli Ai-nur vengono implicitamente identifi-cati come arcangeli, mentre i Maiar (servi degli Ainur) come angeli. La Fiamma Segreta può essere intesa, se si continua a leggere l’opera in chia-ve cristiana, come lo Spirito Santo.Se si legge il testo di nuovo, ci si ren-de conto che la visione cristiana del testo non è l’unica possibile: infatti, per quanto sia comunque “ilùvatar” considerato come dio creatore, il ruo-lo degli Ainur e dei Maiar si evolve nella vicenda della genesi dell’uni-verso tolkeniano. Queste entità, ge-nerate dall’emanazione dell’essenza divina, prima incorporee, dopo la creazione di Eä chiedono a ilùvatar di assumere una forma fisica dive-nendo valar (dei). Si crea perciò una gerarchia che vede all’apice, sotto ilùvatar, il vala più potente, Manwë (identificabile con Odino e con Zeus) e le altre divinità, comuni sia alla mi-tologia greca che a quella norrena, come Aulë, dio delle arti meccani-che e della forgiatura (identificabile con Thor e Efesto), Tulkas, dio della guerra ( Ares) e Melkor, il vala più potente, identificato con Lucifero, l’angelo caduto a causa della sua su-perbia e della sua sete di apprendere l’essenza della Fiamma Segreta, con la quale avrebbe potuto superare lo stesso Ilùvatar. E’ perciò identifica-to come il Male, il ribelle, colui che ha scelto di opporsi a Dio. Fonda-mentale il suo ruolo nella Creazione di Eä, dove ilùvatar impose alle sue creature angeliche di cantare il tema musicale che aveva scritto. Essi, nel cantare, involontariamente crearono l’universo e la vita. Ma Melkor, che era pieno di superbia, per farsi vedere il migliore da Eru, si mise a cantare un suo tema sopra quello che gli altri stavano eseguendo. Stonò perciò, e il suo stonare creò il Male e le Tenebre, dei quali lui divenne signore. Molto

interessante è questa genesi, che fa riferimento alla creazione biblica e ai vari miti europei della creazione del mondo. L’idea del canto come ele-mento creatore non è solo sfruttata da Tolkien. il canto come elemento fondamentale della creazione si trova infatti anche in C.S. Lewis, autore de “Le Cronache di narnia”,. . il canto, probabilmente, è stato scelto come fondamento della creazione della ma-teria a causa della sua struttura mate-matica e per la sua armoniosità. Ciò che è creato infatti è un insieme di nu-meri messi in armonia che danno or-dine all’universo (si pensi agli atomi, particelle di materia, che dal singolo, unendosi in giuste combinazioni, cre-ano anche la materia più complessa).Altra interessante analisi da fare, ri-guardo il “Corpus Tolkenianum” è sulla condizione umana. Gli Uomini infatti, nella genealogia di Tolkien, vengono creati dopo gli Elfi (Pri-mogeniti), creature imperiture con il dono dell’immortalità (solo riguardo una morte naturale), venendo così denominati Secondogeniti. Secondo quanto scritto nel Silmarillion, ilùva-tar preferisce gli Uomini agli Elfi (quest’ultimi più simili agli Ainur), donando loro il dono più prezio-so: l’esistenza mortale. il dono fatto agli uomini è certamente difficile da comprendere, ma viene affrontato dall’autore in maniera molto poetica: infatti l’essere mortale permette di vi-vere ogni giorno e ogni attimo come se fosse l’ultimo sulla terra. È questo il dono che più gli Elfi invidiano agli Uomini, anche se quest’ultimi non comprendono la grandezza di tale dono. Riguardo l’aldilà non esiste un vero e proprio inferno o paradiso per le anime, ma esiste un luogo di sosta, come un purgatorio, dove tutte le anime di tutte le creature viventi attendono il giorno che ilùvatar di-struggerà Eä, in seguito all’Ultima Battaglia tra il Bene e il Male e, insie-me non solo agli Ainur e ai Maiar, ma anche agli Eldar (Elfi) e agli Edain (Uomini) creerà un nuovo tema, an-cora più bello, che verrà eseguito da

tutti, creando così un nuovo univer-so ,ancora più perfetto. L’inferno in Eä esiste, ma come luogo reale su Arda : Utumno prima e Angband poi. nell’opera completa di Tolkien si tro-vano anche alcuni miti, come quello di stampo platonico dell’inabissa-mento di Atlantide (qui chiamata nùmenòr), quello germanico di Sig-frido (qui inteso nella storia di Tùrin Tùrambàr), quello anglosassone di Beowulf contro Grendel (Gandalf contro il Balrog ), quello norreno di Fenrir (Sauron sotto forma di lupo demoniaco), quello greco di Pro-meteo (Maedhros, principe noldor , viene incatenato da Melkor ad una roccia per un braccio, poiché aveva tentato di rubare al Signore del Male uno dei tre Silmaril, le pietre della luce) e tanti altri. i Silmaril, gioielli risalenti alla Prima Era vennero crea-ti per assorbire la luce dei due Alberi della Luce (Telperion, o albero del sole, e Laurelin, o albero della luna), che emettevano una luce divina nel mondo prima della loro distruzio-ne da parte di Ungoliant, Madre dei Ragni e delle Tenebre che si nutre di Luce e prima della creazione del sole e della luna, che sono solo un lieve ricordo della magnificenza luminosa dei due alberi. Le razze anche hanno molti riferimenti al passato europeo: si pensi ai Rohirrim, i cavalieri di Rohan, la terra dei Cavalli, identifi-cabili come i guerrieri vichinghi del nord Europa, ai Esterlings (uomini dell’Est) come alle popolazioni per-siane e ai Dunedaìn, gli uomini di Gondor (paragonabili alle popola-zioni greche e romane) discendenti dagli abitanti di nùmenòr (Atlantide, ipotizzando una discendenza da tale regno delle civiltà romane e greche). Altro parallelismo molto interessante riguarda le Miniere di Moria, miniere naniche poste sotto la grande catena delle Montagne nebbiose. Ebbene, Moria è il nome del colle dove sorge Gerusalemme e non ha caso è stato dato a queste miniere tale nome. Sa-ruman, stregone corrotto dal male e nemico di Gandalf, l’unico dei cin-

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que istari (stregoni) rimasto fedele al suo compito di consigliare gli uomini contro le astuzie di Sauron, pronuncia una frase molto particolare quando si riferisce alle miniere di Moria :“i nani hanno scavato troppo a fondo e con troppa avidità. Sai cos’hanno risvegliato nell’oscurità di Khazad-dûm? Ombra e fiamme.” Ebbene, se si mette assieme l’idea di Moria in-tesa come la montagna su cui sorge Gerusalemme e la frase pronunciata da Saruman si può pensare agli sca-vi templari compiuti sotto il tempio di Gerusalemme durante il periodo delle Crociate. Molti credono che i Templari abbiano scoperto qualcosa di terribile, un qualcosa che avrebbe potuto minare la stabilità politica e religiosa europea, già in quel periodo instabile. Questa terribile scoperta è rappresentata in quest’opera dal Fla-gello di Durin, un Balrog, ovvero un demone dei tempi antichi creato dal vala caduto, Melkor. il Balrog può essere inteso non come un’entità de-moniaca nascosta sotto la Città Santa, ma magari come una verità scomoda o una scoperta sensazionale, che è ca-pace di togliere come di dare potere.interessante è sicuramente la divi-sione, nel “Signore degli Anelli”, di nove percorsi diversi che i prota-gonisti intraprendono: Aragorn, re del regno di Gondor (ovvero re de-gli Uomini dell’ovest) inizia il suo cammino da ramingo sconosciuto, sebbene sia di diritto erede al trono, e se lo guadagna con grandi sacrifici, partendo dal basso e pensando prima alla libertà del suo popolo che alla sua salita al potere. Legolas e Gimli (rispettivamente un elfo e un nano) intraprendono assieme un percorso di amicizia, che parte prima con la riva-lità tra i due e poi con il loro affiata-mento e il loro rispetto e sacrificio re-ciproco. Merry e Pipino (due hobbit) intraprendono un percorso simile, ma essi partono da amici, per poi sepa-rarsi a causa di vari eventi nel corso della storia, e si ritroveranno alla fine ognuno cambiato rispetto a come era-no prima della loro separazione, ma

Mentre cresce la fascia dei “né-né” (né scuola né lavoro), aumentano anche i giovani italiani che fanno esperienze di studio internazionali. oggi più di 50 mila ragazzi hanno scommesso sul loro futuro, andando a frequentare istituti d'eccellenza fuori dai confini nazionali.Audentes fortuna iuvat, diceva virgilio.Questa massima appare un po' inconsueta nella nostra società, sempre più abituata a godere di ogni comodità, a non impegnarsi mai troppo, a non guardare al di là del proprio naso. non sempre però: ci chiamano infatti la generazione dei bamboccioni, ma sono ogni anno più numerosi gli studenti italiani che vanno a studiare all'estero. Ragazzi che non fanno solo un importante investimento sul loro futuro, ma gettano le basi per il rinnovamento del Paese, perché catapultarsi oltreconfine è un'esperienza che dilata la mente e apre a più ampie e radiose aspettative di vita. Anche nella nostra spesso ristretta realtà, troviamo chi ha osato varcare, e non solo figuratamente, le soglie della conoscenza: una di questi è Marta Cherubini, del 5A, che ha proprio l’anno scorso partecipato al progetto, vivendo per un anno in famiglia, in Texas.

“com'è stato iL distacco daLLa tUa vita qUotidiana, daLLa tUa famigLia, dai tUoi amici?’’‘’i distacchi, in quanto tali penso non siano mai semplici, in particolare quando hai 17 anni e senti che il piccolo mondo che ti sei creata

di Martina Bani e Ramona Alberti

Sono sempre più numerosi gli studenti del Liceo Plinio che partecipano al Progetto inTERCULTURA: quest’anno tocca a Carlotta Giorgis (Honduras) e Giorgio Ramaccioni (USA). Marta Cherubini ci racconta la propria esperienza di studio all’estero (USA).

STUDiARE ALL’ESTERo

con una grande maturità acquisita.Boromìr, figlio del sovrintenden-te di Gondor, intraprende invece la via della tentazione, cadendo alla fine sotto l’influenza maligna del potere, simboleggiato nell’opera da un anello capace di irretire le men-ti degli uomini. E’ l’unico com-ponente della compagnia a cadere per via della tentazione dell’anello. Morirà infatti in un’imbosca-ta degli orchi cercando di ruba-re l’Anello a Frodo, il portatore.La scena della morte di Boromìr ri-manda alla morte di orlando a Ron-cisvalle: infatti come orlando, egli, morendo in seguito ad un’imbosca-ta, suona il suo corno e invoca i suoi antenati perché lo accompagnino nel trapasso. Paladino di Gondor è il pre-diletto di suo padre, il sovrintendente (chiaro rimando ai Maestri di Palazzo del periodo pre-carolingio), preferito al pur sempre valoroso fratello Fa-ramìr; Frodo e Sam intraprendono la via del sacrificio, della rinuncia al potere. Si può dire in effetti che il “Signore degli Anelli” è un’avventu-ra al contrario, dove invece che cer-care l’oggetto del desiderio, si cerca di distruggerlo, andando così a sacri-ficare sé stessi per annientare la fon-te delle tenatazioni. Gandalf infine percorre la via della catabasi, ovvero della discesa agli inferi (come Ulis-se, Enea, orfeo, Dante) per abbatte-re il Male (inteso come peccato) ed uscire, alla fine, dopo una lotta stra-ziante, purificato, diventando così da Gandalf il Grigio Gandalf il Bianco.Tolkien perciò non ha creato di sana pianta tutto il suo universo, basando-si sulla pura fantasia, ma ha cercato di creare, mascherandolo ai più con una finta fantasia, un passato comu-ne per tutto l’occidente, dall’indo all’islanda, utilizzando la mitolo-gia greca, latina, iraniana, persiana, ebraica, egizia, norrena, celtica e anglosassone. Si può perciò definire Tolkien unificatore dell’Occidente, poiché la sua opera, se letta con cura, si rivela una summa di tutte le tradi-zioni epico-letterarie dell’ occidente.

tra famiglia, amici e abitudini è una delle poche sicurezze che hai. Ma sapere che questo distacco è solo momentaneo e che è un po' il prezzo da pagare per un'esperienza del genere aiuta a renderlo più semplice.’’

‘’qUaLi vaLori ti ha dato qUest'esperienza? La rifaresti?’’‘’La rifarei mille volte! E’ un'esperienza che ti aiuta a saper contare su te stessa, ti rende indipendente, fiduciosa nelle tue capacità. Sopratutto ti apre gli occhie ti fa capire che il piccolo mondo che ti eri creata ed in cui fino ad ora avevi vissuto era solo una piccolissima parte di quello vero, che è molto più grande, ricco e vario.’’

“qUaLi sono i vantaggi di Una simiLe avventUra? e se ce ne sono, qUaLi gLi svantaggi?”i pro. “Guardare le cose da un altro punto di vista, aprirsi al nuovo e al diverso senza pregiudizi, imparare molto anche su se stessi, scoprirsi in grado di fare cose che non si pensava di essere capaci di fare (da una banale attività sportiva che non si aveva

mai avuto il coraggio di provare, al rendersi conto di sapersi ricreare una vita intera da nuovo e senza l'aiuto di nessuno). Anche apprezzare il proprio Paese e la propria famiglia e il proprio piccolo mondo é qualcosa che si impara stando all'estero.’’i contro. “Sui contro non ho molto da dire, forse il senso di spaesamento che si prova a volte quando si è tornati, quando si fa fatica a dover rientrare in una vita che sembra un po' stretta. E si fa anche fatica a comunicare agli altri tutto quello che si è vissuto siccome tutti sono interessati a cosa si è fatto e non al come, a come si sono superati certi momenti a come si sono provate certe emozioni, a come si è cresciuti e cambiati, anche se questa la considererei più una difficoltà di percorso (che, posso dire, alla fine si supera) piuttosto che un contro vero e proprio”.

in generale nell'ambiente scolastico i docenti attenti alla formazione generale dell'alunno, più che al solo apprendimento di nozioni, sostengono le esperienze all'estero. Quelli invece interessati più alla

quantità che alla qualità di cose da imparare sono restii. non solo: il nostro Stato ci offre, anche se non troppo manifestamente, numerose possibilità di studio all'estero: principalmente intercultura per le scuole superiori ed Erasmus per l'università. inoltre, nonostante il progetto possa sembrare ingente e talora inaccessibile a molte famiglie, i costi e le procedure sono più sostenibili e pratici di quanto si pensi, specialmente dal punto di vista economico, grazie a importanti agevolazioni: è sufficiente informarsi tramite internet, sul sito www.intercultura.it, oppure chiedendo direttamente informazioni a chi ha affrontato questo tipo di esperienze e ai responsabili locali di Perugia. Forza ragazzi, è ora di pensare al nostro futuro, anche una cittadina di provincia come la nostra ferve di grandi menti, che non hanno bisogno di altro che del giusto stimolo: un’occasione da cogliere al volo!

SiSTEMi SCoLASTiCi A ConFRonTo

L’universo scolastico americano è completamente diverso dal nostro. in America viene privilegiato l’aspetto pratico e mnemonico, in italia viene prediletto un approccio più argomentativo, imperniato sulla lezione frontale.

di Marta Cherubini Scarafoninelle scuole americane ogni anno si scelgono tutte le materie che si intendono studiare, soltanto inglese, Storia e Matematica sono obbligatorie per tutti. non si sceglie dunque un indirizzo di studio, che in quanto tale comporta il dover indirettamente scegliere di studiare materie per le quali non si è particolarmente portati o che semplicemente non piacciono. inoltre poter scegliere di anno in anno cosa studiare, permette di non dover fare i conti per 5 anni con una scelta fatta quando non si hanno ancora le idee chiare riguardo i propri interessi e le proprie inclinazioni. Per materie

si intendono anche gli sport, il teatro, il coro, i vari corsi offerti, per citarne solo alcuni cucina, giornalismo, fotografia, regia, disegno. Il solo fatto che io debba fare questa precisazione suggerisce quanto il concetto di materia scolastica sia completamente diverso nella scuola americana rispetto al nostro. in America la scuola è un’esperienza a tutto tondo, completa, volta alla formazione di una persona e non solo di uno studente. E quindi non sorprende il fatto che la scuola inizi alle 8 di mattina per finire alle 3 del pomeriggio, in quanto nell’arco della giornata scolastica c’è posto per

lo studio vero e proprio come per lo sport, lo svago e l’esercitazione dei propri hobby. Delle varie discipline si predilige l’aspetto pratico su quello teorico, il vedere concretamente piuttosto che l’ascoltare o il leggere. Le materie scientifiche si studiano direttamente in laboratorio, ricavando dall’esperimento il principio teorico che vi sta dietro. viene data più importanza al lavoro svolto a scuola rispetto a quello svolto a casa, i compiti non vengono assegnati ogni giorno ma si predilige la realizzazione di progetti individuali o a gruppi. Ma questo tipo di studio fortemente incentrato sulla pratica e non sulla teoria, implica un’esagerata semplificazione dei metodi di valutazione usati dagli insegnanti. non esistono interrogazioni orali, ma soltanto quiz e test scritti impostati secondo il sistema delle risposte a scelta multipla. Questo porta a sua volta ad uno tipo di studio quasi completamente

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mnemonico. Logica e un pizzico di fortuna diventano spesso il binomio per il successo scolastico. non esiste l’abitudine a padroneggiare un argomento e parlarne in modo ordinato, esponendo adeguatamente e con linguaggio corretto le proprie conoscenze. Le interrogazioni orali tanto odiate dagli studenti italiani, frutto di ansie e preoccupazioni, di dita incrociate, sudore freddo e batticuore ci insegnano in fondo a parlare di fronte ad altre persone superando, chi più chi meno, l’imbarazzo e la vergogna. Per uno studente americano sarebbe impensabile alzarsi di fronte ai compagni attirando l’attenzione su di sè e rispondere alle domande del professore o comunque pronunciare un discorso. C’è la possibilità per chi lo desideri di seguire un determinato percorso di studio che permetta di diplomarsi con un anno di anticipo, e poter così direttamente frequentare l’università. Le lezioni non sono monologhi di professori che parlano a se stessi in una stanza piena di persone impegnate in tutt’altre attività, ma sono un continuo scambio di idee e opinioni tra il professore che naturalmente presiede e gestisce il dialogo e gli alunni, il cui contributo e partecipazione attiva non è uno dei fattori attraverso i quali assegnare il voto di condotta come accade spesso in italia, ma è essenziale per il procedere della lezione. ogni lezione è seguita in un’aula specifica, questo fa si che per ogni lezione si abbiano dei compagni diversi. non esiste dunque il concetto di classe, di quel gruppo di persone con le quali si trascorrono i 5 anni delle superiori, con le quali si cresce, si cambia e che diventa un po’ come una seconda famiglia. Alla fine della mio anno scolastico americano in alcune delle mie classi c’erano ancora delle persone con le quali non avevo mai parlato e delle quali non conoscevo nemmeno il nome. vuoi perché le classi sono estremamente numerose, vuoi perché non c’è il tempo materiale per impostare un rapporto di amicizia con tutti, siccome li si vede solo per un’ora al giorno, non esiste quella famiglia

un po’ allargata che ci portiamo dietro per anni, con cui a volte proprio come succede in tutte le famiglie si litiga, ci si arrabbia, si critica, ma con la quale si fanno anche progetti per il futuro, ci si conforta a vicenda, si ride, ci si diverte e che è il motivo per cui, diciamolo, almeno l’80% delle mattine si fa lo sforzo sovrumano di alzarsi dal letto. nelle scuole americane esistono i cosiddetti “accomplishment grades”, ricevere una A (il voto massimo) solo per aver svolto i compiti o i progetti assegnati senza contare se siano stati fatti in modo corretto o meno. Una vera manna dal cielo per lo studente straniero che all’inizio ha difficoltà a seguire le lezioni ma che ragionandoci su non è poi così vantaggioso. Usando questo sistema, non c’è stimolo per lo studente a voler dare il meglio di sé, non c’è sprone ad impegnarsi in un progetto per ottenere un bel voto, a voler vedere ripagati i propri sforzi. non che lo studio debba essere fatto solo in vista del voto finale ma sicuramente quello da quell’aiuto, quella spinta in più, quell’inspiegabile forza interiore che porta il pomeriggio ad alzarsi dal divano e mettersi a fare qualcosa con l’intento di svolgerla nel modo migliore possibile. Una delle grandi scoperte che ho fatto oltreoceano è che

SiMonE FARinA: DA GUBBio A BiRMinGHAM

L’interessante e quanto mai particolare vicenda di un giocatore che, passato agli onori della cronaca per un fatto che dovrebbe appartenere alla normalità, oggi ha appeso le scarpette al chiodo per insegnare ai giovani inglesi i valori dello sport

di Camillo Giorgeschi

il mondo del calcio, purtroppo, sta vivendo uno dei più brutti perio-di della sua storia. Specialmente il nostro calcio, il nostro campionato che tanto viene ammirato da tutto il mondo. Basta infatti accendere la televisione o leggere un quoti-diano, anche non sportivo, e vede-re come la parola calcio sia asso-ciata a parole come “scommesse, squalifiche, filoni giudiziari”…Per tutti i veri tifosi e gli appassio-nati (e non solo), il recente scan-dalo del calcio-scommesse ha creato dispiacere, dolore ma so-prattutto rabbia. Dunque è lecito

chiedersi se siano ancora rimasti dei valori nel mondo del calcio. A questa domanda aveva risposto nel dicembre 2011 uno sconosciu-to difensore del Gubbio, Simone Farina. Al difensore eugubino in-fatti erano stati offerti duecentomi-la euro da un suo ex-compagno di squadra nelle giovanili della Roma, Alessandro zamperini, per truccare una partita di Coppa italia, Cesena - Gubbio. Farina come sappiamo denunciò il fatto facendo partire l’inchiesta denominata “operazione Last Bet”. Farina venne poi invita-to dal ct dell’italia Cesare Prandelli

anche agli Americani manca qualcosa, anche loro sono alla continua ricerca di quello che per noi è l’ “American dream”. Perché per noi sognare l’America è sognare quel qualcosa in più che poi a definirlo non siamo nemmeno capaci, è aspirare a qualcosa che non conosciamo ma che siamo sicuri sia migliore. E gli Americani? Anche loro, a parte qualche sporadico eccesso di patriottismo, non si sentono così perfetti come noi li immaginiamo, così invincibili come noi li dipingiamo, così progrediti e all’avanguardia come noi li celebriamo; si sentono esattamente come noi, sempre a guardare l’erba del vicino e ad auto convincersi che la propria non sia mai abbastanza verde. insomma, alla fatidica domanda “è meglio la scuola americana o quella italiana?” che nessuno, ma proprio nessuno, si è risparmiato di pormi non credo ci sia una risposta. La mia esperienza mi ha insegnato che non c’è quasi mai il migliore o il peggiore, c’è solo il diverso. Da tutti si può imparare, di migliorarsi non si finisce mai. Fermarsi a guardare se stessi e rendersi conto che poi tutto questo bisogno di cambiamento non c’è, è a volte la più grande scoperta che si possa fare.

al raduno in vista degli Europei. il presidente FiFA Joseph Blatter lo ha premiato durante la cerimonia di gala del Pallone d’oro FiFA 2011. Tutti riconoscimenti giusti, perché l’onestà va sempre premiata. Ma in questo modo, come hanno poi sostenuto Prandelli e lo stesso Fa-rina, si rischia di mettere in risalto un gesto assolutamente normale.Ma la vera storia di Simone Fari-na è iniziata qualche settimana fa,

quando l’ex difensore eugubino ha ricevuto una telefonata dall’ Aston villa, nella quale la società inglese gli proponeva di ricoprire il ruolo di “Community coach”, ovvero re-sponsabile dei programmi di educa-zione sportiva del settore giovanile.Solo un anno fa non avrei mai pen-sato che la mia vita potesse prendere questa direzione, dichiara Farina a Sky- sport pochi giorni dopo la tele-fonata. Ma questa opportunità è per-fetta per me, è un motivo di grande soddisfazione assistere alla matura-zione dei bambini e al loro diverti-mento. il calcio è soprattutto questo. Simone quindi, dopo essersi ritirato dal calcio giocato, insegnerà l’onestà e il fair play ai bambini dell’Aston villa. Finalmente una società in-telligente che ha deciso in questo modo di crescere i propri giovani con importanti valori etici e morali.A questo punto però sorge sponta-nea una domanda: perché non ci ha pensato prima una società italiana ?

nell’immagine: Simone Farina con la maglia del Gubbio e con quella

dell’Aston villa.

Sono passati circa cinque mesi dal-la nostra piccola grande avventura,il viaggio di formazione che coinvolge tutte le seconde liceo (trattandosi di sezioni di Liceo Classico posso anco-ra permettermi di chiamarle così…o no?) ormai da qualche anno: la gita in Sicilia, alla scoperta dei meravigliosi resti della civiltà che ci ha accompa-gnato per tutto il nostro corso di studi, la civiltà greca, ma anche delle bellez-ze barocche di città dall’aspetto tutt’al-tro che arcaico come ad esempio Ca-

tania, Siracusa, noto. Ma il punto focale del-la nostra gita non era-no, seppur bellissime, le città, bensì gli spetta-coli di tragedia, rappre-sentati nella splendida

cornice del teatro greco di Siracusa da altrettanto “fascinosi” interpreti che hanno allietato la visione per la loro emozionante e avvincente bra-vura. “Baccanti” di Euripide e “Pro-meteo incatenato” di Sofocle, questi i titoli che ci sono capitati quest’anno: turbinose,l lussuriose e travolgenti, le prime sono riuscite ad incuriosirci dal-la prima all’ultima battuta, nonostante le quasi due ore e mezzo di spettacolo; solenne, ma sicuramente più statico, il secondo ci ha catturati, ma liberati dopo poco. nonostante ciò, poter os-servare così da vicino un “qualcosa” che avevamo studiato solo sui libri, che sembrava lontana anni luce da noi è stata un’emozione penetrante, che non si scorda facilmente. vedere 5-6 mila persone di TUTTE le età riuni-te e in silenzio, nel rispetto più totale delle opere dei grandi del passato, era difficile da credere, ma c’eravamo in mezzo. Una sola parola: emozione. Finita la parte romantica da patiti di teatro, c’è da considerare che questo viaggio,oltre al grande apporto di cul-tura (è doveroso aggiungere alle città e alla tragedia la visualizzazione di “Una notte da leoni” durante il viag-

gio in pullman di andata) è stato un grande apporto di fatica e chili. non bisogna infatti dimenticare che per raggiungere la Magna Grecia abbiamo dovuto affrontare dodici ore di nave con tanto di mare mosso,spostamenti in pullman e giornate sempre piene di visite sotto il cocente sole di maggio, con tanto di insolazione collettiva alla valle dei Templi di Agrigento, il tut-to fortemente appesantito da pranzi tipici di pesce, pranzi cosmopoliti da McDonald’s e abbondanti spuntini co-stituiti da granite e arancini che, si sa, in Sicilia sono una tentazione ancora più forte del normale. in tutto questo tran-tran non è certo mancato il di-vertimento, ovviamente nel più totale rispetto delle regole dettate dai nostri docenti accompagnatori (doveroso ricordarli: prof.Pellegrini, prof.Pic-cini, prof.Gambuli e prof.Benedetti) riguardo a orari di ritrovo,coprifuochi

vari, scambi di camera a tutte le ore della notte…insomma,senza scendere nel particolare, le solite cose da gita che ormai, ad un gruppo composto da una cinquantina di maggiorenni, non fa più nemmeno pensiero rispettare.Augurando una buona gita a colo-ro che stanno per partire quest’anno, concludo il ricordo di questo viaggio, che resterà sempre vivido nelle no-stre menti, come il più caratterizzan-te per degli studenti di liceo classico.

PRoFESSoRi, notate bene le righe sottolineate: perché non accompagna-re un gruppo così alla gita del quinto???

TRA SoRRiSi E TRAGEDiE (GRECHE),ECCo LA noSTRA SiCiLiA!

di Maria Federica Crociani

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'Quando sentiamo la parola mafia la prima associazione che faccia-mo e’ con l’arretratezza e dell’alto tasso di criminalità nel Mezzogior-no, la immaginiamo come un’as-sociazione a delinquere ramificata in vari gruppi, i ‘’clan’’, capitana-ti da capi, i ‘’boss’’, che vengono periodicamente scovati e arrestati, ma che nonostante le numerose lotte e i sacrifici umani fatti per debellarla, non solo non vacilla, ma anzi è sempre più pericolosa e radicata. Si tende poi a relegare questo fenomeno al Sud, a pensare che non riguardi il resto della Pe-nisola e sembra ci si sia abituati a pensarla come ad un prurito fasti-dioso o semplicemente ad un osta-colo per il progresso economico di questi paesi. La mafia è molto di più, un vero e proprio cancro che attanaglia tutta l'italia. non si può dare altro nome alla corruzio-ne politica, ai voti comprati, agli appalti truccati, se non quello di mafia, un ente disposto a compiere le azioni più deplorevoli ed a lu-crare sull’ingenuità delle persone. La mafia è attiva oggi e prolifera al nord come al sud, non si tratta più soltanto dei vecchi capifamiglia aguzzini delle campagne siciliane che riscuotono il pizzo, delle faide e dei rapimenti, oggi i contorni del mafioso sfumano in quelli dell’uo-

mo di successo, qualsiasi percorso, in nome del guadagno, è lecito.La nostra quotidianità è anch’es-sa toccata dall’opera del crimine organizzato, non possiamo negar-lo né permetterci di minimizzare l’evidenza. Le infiltrazioni ma-fiose sono radicate in più settori, nello specifico, la cronaca recente ha evidenziato il loro peso nel-la nostra regione. La provincia di Perugia è infatti frequentemente interessata da attività legate alla distribuzione di sostanze stupe-facenti mentre la compravendi-ta di appalti truccati si estende anche alla provincia di Terni. Svariate indagini svoltesi nel cor-so degli anni hanno messo in evi-denza il rapporto tra i narcotraf-ficanti umbri e la mafia in tutte le sue diramazioni, Perugia è una roccaforte dello smercio di cocai-na ed eroina in Europa, e mentre aumentano esponenzialmente casi di rapine e omicidi, la ‘ndranghe-ta si arricchisce. Per quanto ri-guarda la questione degli appalti, si tratta di affidare con pegno la costruzione di opere pubbliche a enti già precedentemente entrati in accordo con i banditori delle gare. Cosa altrettanto preoccupante, tale contrattazione comprende an-che i concorsi per lo smaltimento di rifiuti speciali: questi vengono

trasportati e abbandonati in luo-ghi non idonei, il che permette di risparmiare non legalmente sul tra-sporto e sulle tasse di smaltimento.Questo,oltre a togliere la possibili-tà di lavoro alle piccole società che agiscono entro i limiti della legge, ha permesso alla mafia di arricchir-si tanto da diventare ‘’ la più gran-de impresa italiana con un fatturato che, secondo le forze dell’ordine, si aggira intorno ai 160 miliardi di euro con un utile superiore ai 100 miliardi ‘’ , come ci ha ricordato il nostro sindaco in una recente let-tera. La presenza della criminalità organizzata grava dunque sulla no-stra realtà territoriale e l’ignorarla non rappresenta una soluzione . L’informarsi, il prenderne coscien-za, sono questi i primi strumenti nella lotta al fenomeno, è l’indif-ferenza che crea il terreno fertile a chi agisce alle spalle della legge. Esistono associazioni, prima fra tutte ricordiamo ‘’Libera’’, che agi-scono concretamente nel tentativo di mutare questa situazione, esse dovrebbero diventare un monito per la collettività, ricordare che una lotta all’illegalità è possibile.

"Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia

svanirà come un incubo." [Paolo Borsellino]

Leggere, ai giorni nostri, costa sem-pre più fatica. Abbiamo così tante di-strazioni, più o meno volontarie, che ci hanno fatto perdere il gusto di un piacere sano e costruttivo, come la lettura. Quanti scelgono di aprire un libro in un pomeriggio privo di im-pegni, invece di accendere il compu-ter? Quanti preferiscono spengere la televisione e riposare la mente sulle pagine di un ottimo fumetto? Queste sono le amare riflessioni che hanno seguito il generale entusiasmo per l’incontro organizzato dall’associa-zione “Amici del fumetto” di sabato 13 ottobre. Quando gli esperti hanno domandato ai ragazzi quanti di loro stessero leggendo un fumetto o un libro, le mani alzate non erano poi molte, rispetto ai ragazzi presenti. Tanti sono rimasti meravigliati an-che solo dal fatto che il libro e il fu-metto siano stati posti sul medesimo piano. Tale semplicistica concezio-ne è ancora fortemente radicata in italia -diversamente dall’estero- : il fumetto viene considerato inferiore a qualsiasi altra forma d’arte, una banalità per bambini o per scioc-chi. Eppure molti tra i più grandi in ambito fumettistico sono italia-ni, che spesso scelgono di lavorare per l’estero. Questa paradossale ri-strettezza mentale comporta quindi limitazioni alla creatività, e poca ispirazione, a causa dell’inadegua-ta risposta dei lettori. Si dovrebbe apprezzare di più queste nostre ric-chezze e far sì che il genio dei nostri artisti non venga rapito dalle altre nazioni, attratto da prospettive arti-stiche più affascinanti o da mercati favorevoli. Le differenze nel mondo

L’AniMA nELLA MATiTA

d’approccio al fumetto sono visibili in piccoli importanti particolari; in Francia le proposte innovative de-gli artisti vengono appoggiate con interesse e si cerca soprattutto di sperimentare, di investire in prodotti originali; per esempio, mescolan-do lo stile di disegno disney delle animazioni per bambini e il genere poliziesco J. Canales e J. Guarnido, i cugini d’oltralpe hanno dato vita a “Blacksad”, un giallo a tinte noir dedicato espressamente ad un pub-blico maturo, che come personaggi ha animali antropomorfi. Inoltre i fumetti francesi, con tavole molto dettagliate e spesso prive di colo-razione digitale, hanno tempi di re-alizzazione e pubblicazione molto lunghi. Questo perché ai lettori non interessa tanto avere a disposizione il seguito della serie in tempi brevi, quanto acquistare un lavoro parti-colarmente accurato (mentre qua in italia si sopportano a stento i bime-strali). il consolidamento delle pos-sibilità fumettistiche favorirebbe an-che artisti giovani e talentuosi. Tanti eviterebbero di lanciarsi in utopisti-che sfide per poter lavorare all’este-ro, e far poi ritorno affranti, delusi -e senza lavoro-. Per esempio, in Giap-pone, una delle mete più sognate, i ritmi di lavoro sono stressanti e qua-si impossibili da sostenere per un italiano. il mangaka lavora in studio con gli assistenti per giornate intere senza riposo, completa le consegne in maniera impeccabile, soddisfa il proprio editore, e può tuttavia vede-re il proprio manga all’ultimo posto nelle classifiche dei lettori. Rispetto all’italia il Giappone presta mol-

ta più attenzione al lettore, che ha totale potere di stabilire chi conti-nuerà ad essere pubblicato e chi no.il fumetto è dunque un mezzo espressivo di grande dignità, che connette differenti codici -da quello visivo a quello narrativo-, e si fonda su elementi affini al teatro, alla lette-ratura, al cinema. E questa duttilità si nota proprio dalla trasposizione fumettistica di tanti romanzi; infatti Walt Disney ha più volte pubblicato collane di “Classici della Letteratu-ra”, da “La Gerusalemme Liberata” a “il Signore Degli Anelli”. inoltre il sistema compositivo della sce-neggiatura fumettistica è lo stesso usato nel settore cinematografico; ne consegue che lo storyboard per le vignette della tavola di un fu-metto è uguale allo studio delle in-quadrature per le riprese di un film.il fumetto è una creazione degli uomini per gli uomini, che vuol raccontare di esperienze ed interro-gativi comuni. Che si parli dell’ir-riverenza tagliente di ortolani e del suo spassoso Rat-Man, o del miste-rioso e brillante Dylan Dog, si parla di un vero e proprio medium cultu-rale: questo è il fumetto. Le parole di Sergio Cavallerin: “i fumetti sono la mia vita”, esprimono perfetta-mente quanto si senta legato a que-sto universo, e il titolo stesso della mostra “God Save Anime”, di Pa-lazzo del Podestà a Città di Castello, testimonia il suo profondo affetto.

Sabato 13 ottobre 2012, presso il nostro Auditorium, si è tenuto un incontro con i maestri del fumetto italiano.di Chiara valenti

noi Ci DoBBiAMo RiBELLARE, PRiMA Di ABiTUARCi ALLE LoRo FACCE, PRiMA Di non ACCoRGERCi Più Di niEnTE''

daL fiLm ''i cento passi'', 2000di vittoria di Stefano

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Un esempio di maieUticadi Leonardo Arcipreti

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Da che mondo è mondo gli studenti di scuola superiore, è cosa nota, non hanno mai avuto bisogno di troppi sforzi di fantasia per inventarsi occasioni di svago, cazzeggio, disimpegno e sbraco; insomma, per chi vuole evitare quella roba noiosa e inutile che si chiama studio le possibi-lità sono tante: assemblee prive di contenuti, manifestazioni fatte senza alcuna consapevolezza, allagamenti degli istituti scolastici, simulazioni di attentati dinamitardi o, più banalmente, mattinate trascorse al bar o di-rettamente in branda sotto le coperte. Alle tante opportunità che la voglia di far poco ha suggerito nel corso dei secoli alla popolazione studente-sca, se n’è aggiunta un’altra negli ultimi anni, almeno per chi vive nei dintorni di Perugia, città che fu nobile e bella (e, non per caso, Augusta), ma oggi periodicamente devastata dalla kermesse che, più puntuale delle piogge d’autunno, si abbatte in ottobre su di lei. insomma, Eurochoco-late (lo dobbiamo pur scrivere, questo nome, sia pure con qualche ripu-gnanza), la manifestazione che offre a comitive di adolescenti di tutta la regione la possibilità di effettuare spettacolari saline di massa. Eurocho-colate, dunque: un ripugnante trionfo della più sconcertante bruttezza, un dilagare senza freni del cattivo gusto più volgare, un coacervo di quanto di peggio possa produrre l’infausto connubio tra stupidità delle amministrazioni pubbliche, biechi interessi commerciali e idiozia stolida del popolo-bue; soprattutto, un concentrato della peggiore subumanità che mai abbia pascolato per le strade umbre. Stand grotteschi, pubblici-tà invadente, slogan approssimativi, Topolini, Pippi e bambocci vari di plastica, cioccolatoni di legno mal costruiti, hostess inguardabili dallo spiccato accento perugino che se la tirano da fighette, oscene “scultu-re” di cioccolato, torpedoni di turisti in visita dietro guide gracchianti con l’ombrellino in mano per il tour tutto compreso gallerianazionale-eurochocolate-casadiamandaknox, contadinotte ripulite e vestite a festa per l’occasione, famigliole con figli frignanti e petulanti al seguito, treni e autobus puzzolenti e ricolmi fino all’inverosimile che scaricano sul capoluogo folle eccitate e sudaticce, borseggiatori e scippatori, ladri e bari d’ogni risma che imperversano ovunque, rattusi che approfittano della ressa e allungano le mani su ogni natica a disposizione nel raggio di chilometri, commercianti strozzini che triplicano il prezzo di qualun-que prodotto fiduciosi che la massa dei beoti votati all’acquisto non se ne accorga… E’ in questo genere di immondizia culturale, insomma, che molti dei nostri studenti liceali, crème de la crème della gioventù cittadina, amano infognarsi pur di saltare qualche ora di lezione. Capi-to? Meglio strafogarsi in questo lercio truogolo piuttosto che starsene cinque o sei ore sui banchi a occuparsi di roba obsoleta come Cicerone, Manzoni, Aristotele o Carlo Magno. ora, per carità, chi scrive capisce bene che le nuove generazioni crescono senza nessuna educazione al gusto del bello, del vero e del buono, e non per colpa loro; siamo giu-sti e guardiamoci intorno: la televisione, tanto per dire, mica propone Leonardo, Michelangelo o Botticelli, semmai gli idioti di “Amici”, gli pseudovip dell’ “isola dei famosi” o le bestie della “Scimmia”; forse non è il caso, dunque, di star lì a rompere troppo le scatole per un giorno di scuola saltato. Però, cacchio, quando tornate in classe, sul libretto delle giustificazioni scriveteci un’altra motivazione per l’assenza, inventatevi una scusa diversa, una qualunque, va bene tutto, ma non Euro…bleah!

*5B,Prof. volpi “insegnare agli stu-denti non è impossibile, è inutile.”

*Alunna “non capisco perchè il Carnevale viene sempre di marte-dì...”

*Alunna “Questo è un congiuntivo DESiDERABiLE.” Prof. venturini “Desiderati-vo: se sia poi desiderabile non lo so. C’è a chi piace e a chi no, io preferisco quello concessivo.”

*Prof. nuti “Scorreggiamo i quader-ni!”

*Prof. volpi “Meno carestie grazie alla PATATA.”

*Prof. Lepri “Cosa sono 50 Kg?” Alunno “...un sogno!” *4A.Prof. Pellegrini “vedremo più avanti Casella che farà sentire la sua bella voce davanti a Dante, virgi-lio e Mara Maionchi.”

*Prof. Torre “Ragazzi, potete urlare più piano?”

*Prof. Mercati “il passivo di orào? Studente (sente suggerimento) “...muffin?” 4BProf Volpi “Che significa Prole-gomeni?” Studente “Lego a favore...” Prof “Sì, come no, ‘lego a favo-re’...bondage!”

*Prof. venturini “oddio ragazzi, cose dell’altro mondo, Marcello mi ha bussato alla finestra mentre ero al bagno e mi ha detto: ‘se fossi stato una donna non avrei bussato, avrei guardato e basta!’” *5C,Prof. Pruscini:“vi ricordo che io vedo chi sta attento e chi no; chi fa i compiti e chi no; chi si impe-gna e chi non fa niente: io vEDo TUTTo! „ Alunna:“ E chi é, SAURon?! „

“prof., pUò spostare iL compito? saBato andiamo a eUrochocoLate…”

di venturo Paolini

iPSE DiXiTLa domanda più frequente che viene rivolta a uno studente che si prepara ad affrontare un anno all'e-stero è : ''Ma che ci vai a fare ? ''. nel mio caso posso rispondere che non mi sarei mai perdonata se mi fossi lasciata sfuggire un'opportu-nità del genere. E così me ne sono andata, destinazione Honduras, Si-guatepeque (dipartimento di Co-

mayagua). Sicuramente rimanendo in italia mi sarei risparmiata tante fatiche, tra le quali il dover saluta-re la mia famiglia, i miei amici e tutto quello che faceva parte della mia vita per undici mesi, ma se non fossi partita avrebbe continuato a infastidirmi la sensazione di esser-mi lasciata sfuggire un'avventura. Perché questa è un'avventura, a cominciare dalle cose più ovvie: la lingua, il cibo i ritmi. Per poi, una volta superate le prime, passare ad altre e più complesse sfide: come quella d'imparare a vivere nella famiglia a cui sono stata affida-ta come figlia e non come ospite, farsi nuovi amici e ad essere accet-tata nel gruppo. E non è facile, se si considera, ad esempio, che per tutto il primo mese sono stata alle prese con un ‘’fratellino’’ (iovan) che considerava valido qualsiasi pretesto per assestarrni colpi (spes-so incredibilmente ben piazzati per un bambino di quattro anni!) nelle braccia. E neanche con gli amici

a scuola nel tempo libero è così semplice: la lingua può essere una barriera difficile da abbattere, che ti preclude la possibilità di capire battute, scherzi e risate tra amici facendoti provare un senso di alie-nazione tutt’altro che piacevole. Ma le cose poi migliorano. E così è stato anche per me, mi è basta-to decidere di volerle cambiare:

sopportando con pazienza iovan o azzardando discorsi costellati di parole inventate di sana pianta con gli amici (ho sperimentato a mie spese che per parlare in spa-gnolo non basta aggiungere la ‘’s’’ a parole italiane!). E così eccomi qua alle prese con questo paese incredibile, l' Honduras, dove la gente ha la meravigliosa e discu-tibile mania di festeggiare, con balli, piñatas e musica qualsiasi cosa capiti. non dimenticherò mai il mio primo giorno nella nuova famiglia quando, durante la cena, mia ‘’sorella’’ dal nulla ha accesso la musica mettendosi di punto in bianco a ballare, coinvolgendomi nella performance, con scarsi ri-sultati da parte mia. Dove la natura è una forza selvaggia che invade le strade pressoché sterrate con-tornandole di alberi dai fiori dai colori incredibili. Ma non c'è pe-ricolo di rimanere abbagliati dalla vegetazione, perchè lo sguardo è senza dubbio catturato dal nume-

ro esorbitante di persone accalcate nell'auto di fronte alla tua, guidata con nonchalance da un quattordi-cenne, nonostante l'età minima per condurre sia la stessa che in italia. Ho un compagno, mio coetaneo, che tutte le mattine arriva da solo a scuola in macchina e una volta, chiacchierando, mi ha candida-mente confessato che conduce da

quando aveva undici anni ... e pos-so assicurare che guida meglio di mio padre. Questo è uno dei tanti effetti della corruzione, la piaga di questo paese, dove per salvarsi da una multa, il sequestro dell’au-to, fino ad arrivare all’arresto per possesso di stupefacenti è suffi-ciente fornire all’agente di polizia 200 lempiras (l’equivalente di otto euro). Ma questa situazione non è tacitamente sopportata: incontra il rifiuto di tanta gente che ho avu-to modo di conoscere fino ad ora. Come la mia professoressa di eco-nomia, che non perde occasione per arringare contro il sistema durante le lezioni, o mia sorella, che studia legge e mi intavola discussioni sul-la politica honduregna tra un sorso di caffè e l’altro, a colazione. Que-sta è la mia prima superficiale oc-chiata su un universo di cui spero e voglio diventare parte, imparando a respirare con esso, legandomi in-dissolubilmente con la sua gente.

“MA CHE Ci vAi A FARE?”nEWS DALL’HonDURAS

di Carlotta Giorgis

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nell'antico Tempio di Salomone, poco più di duemila anni fa, il re Erode dispose per la prima volta uno spazio speciale, un'area limita-ta in cui uomini e donne di qualsiasi provenienza, stato sociale e confes-sione religiosa potevano entrare in libertà, parlare e confrontarsi con gli Ebrei e i loro sapienti: si chiamava cortile dei gentili, cioè dei pagani. A questa scintilla di civiltà si è ispira-to Papa Benedetto Xvi nel suggerire l'idea che ha dato vita all'omonimo "Cortile", il quale si prefigge di pro-muovere in tutto il mondo, con una serie di convegni e incontri, fisici e virtuali, il confronto e il dialogo tra "credenti e non credenti" in un contesto neutrale, attraverso dibattiti impron-tati al rispetto reciproco e all'ascolto attento di punti di vista contrastanti. i temi del "Cortile di Francesco" (As-sisi, 6/10/12), guidato dalla brillan-te personalità del Cardinale Ravasi, hanno toccato gli ambiti più diversi, dal problema della salvaguardia del pianeta a quello della spiritualità dei giovani, dalla meditazione all'arte; ciò che affascina più di tutto, però, è quel-la rara (e rarefatta) aria di riflessione, di impegno e rispetto che accomuna relatori e uditori dal pensiero netta-mente discordante. "Dio, questo Sco-nosciuto", è il titolo dell'evento. L'in-quietudine, il desiderio di avvicinarsi ad un principio vitale che trascende l'esistenza materiale dell'uomo (o me-glio ne è insito motore), tocca in pro-fondità ciascuno di noi, sia il nostro un l'approccio di fede o semplice sete di conoscenza. Per questo motivo il Cardinale Ravasi conia la definizione "umanista secolare", che sostituisce degnamente i più sbrigativi termini "ateo" e "non credente". A partire da questa puntualizzazione emerge lo spirito del dialogo, la volontà di porre sullo stesso piano e dare pari dignità alla voce cristiana e a quella laica, entrambe protagoniste di alcuni degli spunti più stimolanti della giornata. Tra questi l'intervento di padre Enzo Bianchi, che dopo aver chiarificato i concetti di meditazione e contempla-zione – temi principali della conferen-

za – dal punto di vista cristiano, arriva ad estenderli in modo universale, una ricerca comune che unisce uomini di qualsiasi origine e cultura nel medesi-mo bisogno di spiritualità, e soprattut-to di pace interiore. "Giovani tra fede e nichilismo": qui la voce dell'"altra" campana rintocca uno scottante am-monimento alla Chiesa. "Se la cate-goria del Principio ha il sopravvento sulla persona, la categoria dell'Amore - che è la peculiarità del Cristianesimo - implode, e il Cristianesimo stesso si dà il suicidio" – questa è l'analisi del filosofo Umberto Galimberti, e il suo sentito richiamo alla Chiesa a vivere il messaggio del vangelo nel suo sen-so più profondo e genuino. Che è poi quello della Carità, della pietà, della comprensione umana, un po' troppo spesso messe da parte, quasi con vaga noncuranza, in favore di un cieco at-taccamento (forse un po' fariseo?) alla "Legge", al Principio che pur sempre è fallace, poichè è stabilito dall'uomo e non direttamente dall'Amore divi-no. La geologa Giuliana Martirani ha proposto un messaggio di speran-za in risposta al preoccupante "Gri-do della terra", che negli ultimi anni si fa sentire sempre di più, mentre la giornata si è chiusa con il confron-to a due tra il Ministro Passera e il Cardinale Ravasi, sul tema dell'eco-nomia. Qualunque sia l'opinione che si ha riguardo ai recenti sviluppi nel

nostro ambiente politico, tecnici-non tecnici, crisi evitata o provvedimenti inadeguati, la riflessione che scaturi-sce dal dibattito si incanala in un'uni-ca problematica direzione: il mercato non si autoregola, l'evasore fiscale non si denuncia da solo e il dipenden-te pubblico che lavora onestamente non può mandare avanti il Paese col suo sangue. E' la persona umana l'e-lemento che bisogna tenere sempre bene in vista, o si rischia di perdere il senso stesso dell'impegno politico, a qualsiasi partito si faccia riferimento. Ci vorrebbe un clima così, come in un "Cortile", una folata di aria nuova che spazi via tutta l'insano inquinamento provocato dai talk-show e dal diffu-so atteggiamento ottuso ed aggressi-vo che in generale ci viene propinato quotidianamente. Chi non sa ascoltare non impara. E' inutile cercare di appa-rire migliori e più forti bollando ogni idea che non ci appartiene come bana-le e sciocca, cosa che siamo fin trop-po spesso tentati di fare. A voltaire fu attribuita questa frase: "non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee" – ed è per questo che eventi come quel-lo di Assisi sono giustamente proposti anche a noi giovani, nella speranza (anche se non nella certezza) che più di ogni altro concetto rimanga impres-so il valore del rispetto e del dialogo.

UnA GioRnATA nEL CoRTiLE DEi GEnTiLiLe classi quinte partecipano all’incontro di dialogo tenuto ad Assisi nel mese di ottobre 2012 di Giulia Benedetti

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