PISTOLE - Bignami · martellatura a freddo su mandrino in acciaio speciale; ... sono in legno con...

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C’è chi invecchia male e chi, invece, invecchia benissimo. Al giorno d’oggi trent’anni po-

trebbero essere tanti per una pisto-la, ma non per questa CZ75 che già in fasce, alla sua prima apparizione nel mondo, suscitò commenti am-mirati. Non furono pochi, all’epoca, i commenti secondo cui si trattava di una delle migliori pistole mai rea-lizzate e tra questi ci fu addirittura – udite, udite! – quello di Jeff Cooper che fino a quel momento non avreb-be preso in considerazione una pi-stola diversa dalla 1911, nemmeno per usarla come fermacarte.

Un po’ di storiaLa decisione di creare una fabbrica d’armi a Uherský Brod, ancor oggi sede della CZ, risale al 1936. All’e-poca la CZ di Strakonice, creata nel 1923 per affiancare l’arsenale di Brno a sua volta creato dall’Impero Austro-Ungarico nel 1916, fu rite-nuta troppo vicina ai confini della Repubblica Cecoslovacca, che era uno degli stati nati dalla dissoluzio-ne dell’Impero. Si provvide quindi a trasferire la produzione delle armi della CZ nella cittadina di Uhersky Brod, ritenuta più protetta rispetto ad una minaccia germanica per via della posizione geografica più lonta-na dal confine nazionale. Una scelta non esattamente indovinata, vista con il senno di poi che notoriamen-te è l’unica scienza esatta. Però in seguito ad essa e con il Terzo Reich praticamente alle porte - l’Anschluss sarebbe giunta di lì a un paio d’anni, nel 1938, ma l’assassinio del can-celliere austriaco Dolfuss avvenuto nel 1934 era stato un chiarissimo segnale - si poté assistere ad una

Un’edizione limitata per I 30 anni dell’arma, destinata al mercato italiano, consente di ripercorrerne la storia e di esaminarne le caratteristiche

Di Roberto Allara -Foto di Gianni D’Affara e R.A.

CZ75B LImITED EDITIOn

prestazione organizzativa straordina-ria. La costruzione della fabbrica fu approvata dalla città il 22 luglio del 1936 e già dal successivo 28 luglio avevano inizio i lavori di scavo per le fondazioni. Nel frattempo, l’azienda aveva iniziato già dal primo luglio l’acquisto dei macchinari nazionali ed esteri necessari per la nuova fab-brica, che fu inaugurata il 28 novem-bre dello stesso anno. Una fabbrica da 2000 addetti era stata costruita e attrezzata da zero in sole 16 set-

timane; anche il periodo di rodaggio necessario per l’avviamento dei nuo-vi macchinari e delle nuove strutture si ridusse al minimo e la produzione di massa iniziò ufficialmente il 2 gen-naio del 1937. Questo rimarchevole sforzo, tuttavia, non salvò la fabbrica dall’occupazione tedesca, durante la quale si produssero armi per la Ger-mania e i suoi alleati. La fine della guerra non segnò la nuova indipen-denza della fabbrica, in quanto con la presa del potere da parte dei co-

La valigetta che contiene l’arma

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Il primo strato della valigetta contiene la pistola, il manuale e il certificato di garanzia

munisti essa fu nazionalizzata cam-biando anche più volte nome, pur mantenendo in generale il proprio logo. La Česká Zbrojovka di Uherský Brod, posseduta dallo stato, fu fon-data come tale nel 1988 e diventò Česká Zbrojovka a.s. nel 1992, tre anni dopo la caduta del muro di Ber-lino. La CZ 75 ebbe origine da progetti nati nel 1968, nell’azienda ancora gestita dal regime comunista e si propose pressoché immediatamen-te come arma per i militari e la poli-zia, aiutata in questo dalla scelta del calibro 9 millimetri Parabellum oltre che dalla qualità ed affidabilità della re-alizzazio-ne. L’ar-ma divenne p r e s s o c h é immediatamen-te un mito negli Stati Uniti, per via dei fortissimi dazi im-posti alle importazioni dal Paesi dell’Est. In prati-ca, pagare mille dollari per ottenere l’arma non bastava, visto che era necessaria anche una robusta quan-tità di burocrazia. Irrilevante, ahimè, per un italiano ma pressoché intol-lerabile negli States. Va da sé che l’alta considerazione in cui l’arma era tenuta in America si dovette ne-cessariamente riflettere anche nelle opinioni dei commentatori del resto del mondo, peraltro suffragate dalla elevata qualità del prodotto. Suffi-ciente per indurre immediati tentati-vi di imitazione: cloni furono prodotti da Sphinx, Norinco, IMI, Tanfoglio, un paio di produttori turchi e Armalite, per limitarsi a citarne solo alcuni. La versione iniziale dell’arma era concepita per il porto “cocked and locked”, cioè con colpo in canna, cane armato e sicura inserita, al pari della 1911 che sul mercato ameri-cano, il più grande del mondo, era ancora il riferimento universalmen-te accettato. Poiché la vecchia ma sempre amata Old Reliable non ave-va la doppia azione, il fatto che altre pistole ne disponessero era sempli-cemente ignorato. Ben presto, però,

Nel secondo strato ci sono il secondo caricatore e gli accessori

la sicura fu sostituita da una leva abbatticane - peraltro non presente sull’arma fotografata - e fu introdotta una sicura automatica al percussore che rese l’arma più adatta all’uso anche da parte di utenti con poca esperienza. I modelli con sicura automatica al percussore, che è oggi presente sull’intera produ-zione, furono identificati dalla lettera B.

L’armaLa CZ75 è senza alcun dubbio una delle migliori pistole a doppia azione prodotte finora, capace di sparare senza pro-blemi o malfunziona-menti qualunque munizione che possa essere in-serita nel suo ca-ricatore e, come è caratteristica dei migliori proget-ti, di garantire la

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propria affidabilità anche in caso di sporcizia e di scarsa o inesistente manutenzione. Nessuna delle car-tucce di basso prezzo, che si consi-derano solitamente scadenti, ha mai dato problemi in una CZ75; né per l’alimentazione né per la precisione. L’arma, ad azione mista, ha chiusura geometrica e funzionamento a corto rinculo con canna oscillante sistema Colt-Browning; l’abbassamento della canna in culatta avviene per l’intera-zione tra il traversino dell’hold-open ed un’asola a forma di L molto aper-ta ricavata sotto la camera di cartuc-cia; l’unione tra canna e carrello è data da due tenoni sulla canna che si impegnano in opportuni recessi nel cielo del carrello. L’arma è pri-va di bushing e l’unione in volata tra canna e carrello è molto precisa.La costruzione è interamente in ac-ciaio, con carrello ricavato dal pieno per fresatura a partire da una fusio-

Il piccolo cartiglio con 05 indica l’anno del trentennale; si nota l’estrattore placcato d’oro. Ben poche di queste armi sono giunte in Italia

Il numero di matricola è apposto sulla canna, sul carrello e sul fusto

Grilletto, hold-open, sicura e sgancio caricatore placcati; le incisioni stile Art Déco tengono conto della loro presenza

Le guancette sono in legno; peccato la vite Phillips

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Come è fatta una CZ 75

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Un dettaglio della decorazione

ne di precisione e fusto anch’esso microfuso con la tecnica a cera per-sa; l’intera realizzazione ivi compre-sa la microfusione in acciaio è effet-tuata all’interno dell’azienda senza parti delegate all’esterno; solo la microfusione dell’alluminio, che non è presente in quest’arma, è affidata ad aziende convenzionate. Ciascun fusto è ripreso individualmente per essere verificato e lucidato. Il carrello ha guide interne a tutta lunghezza, come avviene sulla Sig 210, notoriamente una delle pistole più precise sul mercato. La canna, a sei righe destrorse, è ottenuta per martellatura a freddo su mandrino in acciaio speciale; il passo di riga-tura è di un giro in 239 millimetri. Benché sia più corto di quanto rile-vato in altre armi, la CZ75 è davvero precisa. Le mire sono metalliche e di tipo tradizionale, con la tacca in-serita a coda di rondine nel carrello ed il mirino, intercambiabile con altri di altezza diversa, trattenuto da una spina elastica di adeguata durezza.

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L’assenza di leva abbatticane, che consente il porto in Condition One, spiega la permanenza sul mercato, specialmente americano, del model-lo originale che pure ha avuto una lunga serie di varianti, ivi compresa una versione a raffica che fa uso di un secondo caricatore, capovol-to, come impugnatura anteriore. Le guancette dell’impugnatura, che nell’arma standard sono in gomma nera, in questa speciale versione sono in legno con inciso a fuoco il logo del trentesimo anniversario. La vite Phillips dorata che trattiene la guancetta è davvero deprimente ma la sostituzione con una vite tra-dizionale, magari colorata in blu alla fiamma, è agevole e risolve quella che deve essere considerata l’uni-ca pecca, peraltro veniale, di questa versione speciale.

La versione del trentennaleLa versione commemorativa che ve-dete fotografata è stata realizzata appositamente per il mercato ita-

Come è fatta una CZ 75

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1 Appeso nel balipedio interno della CZ, questo poster mostra un esploso della pistola2 Si versa l’acciaio fuso negli stampi per la microfusione a cera persa del fusto3 Un esteso grappolo di fusti pronti per ricevere l’acciaio4 I fusti si stanno lentamente raffreddando5 Tutti i fusti sono controllati e lucidati individualmente

La decorazione c’è anche sulla parte anteriore del carrello

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La linea di mira è sottolineata da solchi rettilinei

liano; è infatti in calibro 9x21. La presentazione è in una valigetta me-tallica con chiusura a combinazione; l’interno presenta sul primo strato, quello immediatamente visibile all’apertura, l’arma inserita in un ap-posito recesso ricavato di precisione in uno strato di gommapiuma nera. Qui sono contenuti anche il manuale e il certificato di garanzia. Rimosso il primo strato, si accede al resto della dotazione, che comprende un secondo caricatore, uno scovolo, un carichino e una bacchetta di plasti-ca rossa porta pezzuole. Di questa versione sono stati realizzati 500 esemplari numerati; il numero pro-gressivo della piccola serie è anche il numero di matricola, seguito da un trattino e dal suffisso 30. L’esem-plare esaminato ha matricola 274-30 (matricola apposta sul carrello e sulla canna) ed è il numero 274 di 500, come risulta dalla scritta sul lato destro del fusto. Sul lato sini-stro dello stesso, oltre l’indicazione

del modello, appaiono l’indicazione del calibro e la dicitura “Limited Edi-tion” in tutte maiuscole. La finitura è lucida ottenuta alla ruota e non per rettifica tangenziale, d’altra parte nella finitura è stata posta una cura speciale viste le condizioni degli spi-goli, che appaiono vivi e rettilinei. Alcuni componenti, e per l’esattezza il grilletto, il cane, la leva dell’hold-open, l’estrattore ed il pulsante di sgancio del caricatore, sono plac-cati in oro; delle viti delle guancette si è già detto. Bisogna riconoscere che ad onta delle dorature l’arma non è affatto pacchiana. Sui due lati del carrello nella sua parte frontale e sui due lati del fusto, dove tengo-no conto della presenza di elemen-ti dorati, appaiono delle specie di unghiature, scavate e con il fondo martellato per realizzare una sorta di effetto “pelle di razza”. Le un-ghiature sono sottolineate da alcuni brevi rimessi in oro, piuttosto sobri, che richiamano un certo qual effet-

Si nota come le unghiature scavate e martellate si

inseriscono con naturalezza tra gli elementi dorati

All’indicazione del modello e del calibro fa seguito la scritta Limited Edition

to Art Déco. Una corrente artistica che, benché nata a Parigi, nelle ex province Boeme dell’Impero ebbe un significativo sviluppo riscattandosi da quel più trito Liberty che in quelle stesse province espresse artisti di grandissimo valore – basti pensare ad Alfons Mucha – ma conobbe ben

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L’arma in smontaggio da campagna

Una vista dall’alto dell’interno del fusto, con la leva di scatto a forcella

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Produttore: C^eská Zbrojovka, Uherský Brod, Repubblica CecaImportatore: Bignami, Via Lahn, 1 39040 Ora (BZ) Tel. 0471 803000 - www.bignami.itModello: CZ 75 B Limited Edition Calibro: 9×21Materiali: Acciaio, legnoChiusura: geometricaFunzionamento: a corto rinculo con canna oscillanteLunghezza totale:20,5 cm Lunghezza canna: 119 mm Mire: metalliche aperte Capacità caricature: 16 colpiPeso: 1000 gPrezzo: su richiesta

Scheda tecnica

presto la decadenza quando molti-tudini di mediocri si affrettarono ad appropriarsene, perché finalmente c’era qualcosa che persino loro era-no in grado di fare.

In conclusioneBenché riproduca il modello origina-le risalente al 1975, l’arma se ne distingue immediatamente. E’ finita con garbo, mai pacchiana o volgare. Allo smontaggio l’unica parte che, pur ben più robusta del necessario, non appaia costruita con l’intento di farla durare per l’eternità è l’astina

della molla di recupero, che peraltro è reperibile aftermarket in acciaio inossidabile. L’ergonomia davvero straordinaria, l’affidabilità e la capa-cità del caricatore bifilare la rendono perfettamente adatta al porto in ser-vizio, benché non sia normalmente questa la destinazione dei modelli commemorativi.

Si ringrazia l’Armeria Barbuio, Via San Giacomo, 11 - 33098 San Marti-no al Tagliamento (Pordenone)Tel. 0434 88016 per averci messo a disposizione l’arma fotografata.

L’interno del carrello è molto pulito

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