Pistoia 27 2829maggio 2011 - Dialoghi sull'uomo · 2011. 5. 2. · Bach, Kaija Saariaho, Giya...

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Pistoia 2728 29 maggio 2011

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Pistoia 27•28•29 maggio 2011

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Umberto Galimberti Il corpo in Occidente

Organismo da sanare per la medi-cina, forza¯lavoro da impiegare perl’economia, carne da redimere

per la religione, inconscio da liberare perla psicoanalisi, manichino per la moda, inOccidente il corpo ha assunto una plura-lità così disparata di significati che non sene può parlare senza equivoci se non spe-cificandoli. Questa analisi avverrà a partiredalla grecità che, con Platone, inaugura ildualismo anima e corpo, per poi proseguirecon la tradizione giudaico¯cristiana che nondisponeva di alcun concetto di anima, finoad approdare a Cartesio che riduce il cor-po a organismo, offrendo alla scienza la baseper le sue competenze. Dalla “seduzionedell’errore cartesiano” ci salva la fenome-nologia che distingue l’organismo dal no-stro corpo vivente nel suo rapporto con ilmondo della vita. Questo “corpo vivente”non ha bisogno dell’anima per render con-to della condizione umana.

Umberto Galimberti,allievo di EmanueleSeverino e Karl Jaspers, è professore di Filosofiadella Storia e di Psicologiadinamica all’Università Ca’ Foscari di Venezia,membro dell’InternationalAssociation for AnalyticalPsychology. Collabora con la Repubblica. Tra lesue pubblicazioni edite da Feltrinelli ricordiamo:Il tramonto dell’Occidentenella lettura di Heidegger e Jaspers (1975-1984), Il corpo (1983), Gli equivocidell’anima (1987), Psiche etechne. L’uomo nell’età dellatecnica (1999), Orme delsacro (2000), I vizi capitalie i nuovi vizi (2003), Le cose dell’amore (2004),La casa di psiche. Dallapsicoanalisi alla praticafilosofica (2005), L’ospiteinquietante. Il nichilismo e i giovani (2007), I miti del nostro tempo (2009), Il segreto della domanda.Intorno alle cose umane e divine (2011). È autoreunico del Dizionario di psicologia (Utet, 1992,edizione ampliata eaggiornata Garzanti, 1999).

venerdì 27 maggio - ore 17.30piazza del Duomo 3 gratuito 1venerdì 27 maggio - ore 17.30

piazza del Duomo3

Apertura

Ivano PaciPresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e PesciaRenzo Berti Sindaco di PistoiaGiulia CogoliIdeatrice e Direttrice di Pistoia-Dialoghi sull’uomoPr

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Marco AimeIl corpo “innaturale”

Non esiste società umana che non in-tervenga sul corpo lasciandolocosì come ci viene fornito dalla na-

tura. Tutti in qualche modo intervengonoper disegnare, colorare, intagliare, model-lare, coprire parti del corpo, quasi come sedi questo non si fosse mai abbastanza sod-disfatti. Si fa di tutto per allontanare il pro-prio corpo dal suo stato naturale, per ren-derlo sempre più “umano”, culturale e, nelfarlo, ogni società esprime i suoi canoni este-tici e le sue aspirazioni. Dal taglio di capellial tatuaggio, dalle scarnificazioni alla chi-rurgia plastica, dalle pitture corporali allacosmesi, la fantasia e la creatività umana ciregalano molteplici possibilità di operaresul corpo. Queste pratiche sono diventatequindi campo d’indagine dell’antropologiaculturale, perché rappresentano una formadi scrittura che gli uomini vogliono im-primere, a tinte più o meno forti, con segnipiù o meno profondi, su quel foglio biancoche è il corpo.

Marco Aime(1956), insegnaAntropologia culturalepresso l’Università di Genova. Ha condottoricerche sulle Alpi e in Africa Occidentale.Collabora con La Stampae Liberazione. È consulente,sin dalla prima edizione,al programma di Pistoia-Dialoghi sull’uomo. È membro della giuria del Premio Chatwin. Oltre a numerosi articoliscientifici, ha pubblicato i volumi: Le radici nellasabbia (EDT, 1999), DiarioDogon (2000), La casa dinessuno (2002), L’incontromancato (2005), Glispecchi di Gulliver (2006),Timbuctu (2008), Il diverso come icona del male (con E. Severino,2009), Gli uccelli dellasolitudine (2010) per BollatiBoringhieri; La macchiadella razza (Ponte alleGrazie, 2009); Eccessi di culture (2004), Il primolibro di antropologia(2008), Una belladifferenza (2009), Il dono al tempo di internet(con A. Cossetta, 2010)per Einaudi.

venerdì 27 maggio ore 19.00piazza dello Spirito Santo 1 euro 3.00 2

Sylvie Coyaud, Rossella PalombaPiù donne che uomini: se non ora quando?

Donne e uomini sono portatori di di-verse identità che determinanocomportamenti, aspirazioni e im-

magini sociali differenti. Attraverso i numerisaranno esplorate le conseguenze della di-versità, a tutto vantaggio degli uomini: innessun paese del mondo le donne hannouna presenza significativa in luoghi deci-sionali e di potere, mentre gli uomini lati-tano tra le mura domestiche. Recenti ri-cerche dimostrano che, se si raggiungessela parità (lavoro, salario, merito ricono-sciuto), il PIL europeo aumenterebbe del30%. Il vantaggio di superare queste di-sparità è perciò evidente. Le donne si im-pegnano per dimostrare le loro capacità estanno guadagnando terreno, ma sullaloro testa pesa il “soffitto di cristallo”, unostacolo invisibile dovuto a stereotipi e pre-giudizi legati all’identità femminile, che im-pedisce di valorizzare le loro capacità. Quan-to tempo dobbiamo aspettare perché la pa-rità si realizzi? Ai ritmi di crescita attuale,un secolo non basterà.

Sylvie Coyaudparla di ricerca scientifica a Radio3 e Radio Popolaree ne scrive su Ventiquattro,del Gruppo Sole 24 Ore, D - La Repubblica delleDonne, OggiScienzae su la stampa online. Tra i premi per ladivulgazione scientifica nel 2003 è stato datoil suo nome ad unasteroide e nel 2009a un buprestide verdel’Agrilus coyaudi. Ha pubblicato La scomparsa delle api(Mondadori, 2008). Rossella Palomba,demografa sociale, è impegnata in studi e ricerche sul tema dellaparità e pari opportunitàdi genere, su cui hacoordinato progetti di ricerca nazionali e internazionali; è stataambasciatrice per le pariopportunità nella scienzaper la CommissioneEuropea. Autrice delRapporto ETAN “Donnenella scienza”, è dirigentedi ricerca del CNR. Tra ii suoi saggi: Vita di coppia e figli (1987), Crescita zero(1991) per Nuova Italia;Figlie di Minerva. Primorapporto sulle carrierefemminili (Franco Angeli,2000).

venerdì 27 maggio - ore 19.00teatro Bolognini 5 euro 3.00 3

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Virgilio SieniStudies of the Human Body

Un nuovo spettacolo di danza ideatoe interpretato da Virgilio Sieni sumusiche di Salvatore Sciarrino e J.S.

Bach, Kaija Saariaho, Giya Kancheli, eseguitedal vivo da Giampaolo Pretto (flauto) e Clau-dio Pasceri (violoncello). Due musicisti digrande classe ed uno straordinario prota-gonista della danza, a sua volta uno strumentomusicale, che sprigiona una musica visiva,sintesi unica di ballo, mimica, gestualità sce-nica e che instaura con la musica sonora undialogo straordinario e avvincente. La dan-za è anche l’essere con il corpo, attraversole sue figure che trasfigurano in altro. L’uo-mo con la danza rovescia nell’esperienza lamemoria e l’interiorità: si potrebbe dire cherisuona nell’altro, dando alla danza una di-mensione che si propaga nel tempo. Unacollezione di volti, di persone e l’intrecciodelle loro esperienze formano la strutturadi questo nuovo lavoro di Sieni.

Virgilio Sieni, coreografo e danzatore, si è formato nella danzaclassica e contemporaneaad Amsterdam, New York e Tokyo. Nel 1983 ha fondato la compagniaParco Butterfly,trasformata nel 1992 in Compagnia VirgilioSieni, riconosciuta oggi a livello internazionalecome una delle maggiorirealtà europee nel campo,legata ai più importantiteatri e festival europei, che affianca alla creazionedi spettacoli unprogramma di ricerca,studio, diffusione dellinguaggio coreograficocontemporaneo. Ha creatocoreografie per leprincipali istituzioni teatraliitaliane; tra queste ultimericordiamo: La natura dellecose (2008), e TristiTropici, ispirato ai testi di Claude Lévi-Strauss(2010). Dal 2003 dirige a Firenze CANGO CantieriGoldonetta: uno spazioper le pratiche del corpo e la ricerca sui linguaggicontemporanei dell’arte.Nel 2007 ha fondatol’Accademia sull’arte delgesto; il suo progettoDiario fisico di un viaggioè stato rappresentato aSantiago del Cile nel 2011.

venerdì 27 maggio - ore 21.15teatro Manzoni 4 euro 7.00 4

Carlo PetriniCome non farci mangiaredal cibo

Il sistema agroindustriale globale ha fi-nito per capovolgere la semplice frase“noi mangiamo il cibo”. Oggi è il cibo

che mangia noi, dal momento che la suaproduzione insostenibile divora la terra, lafertilità dei suoli, l’acqua, la biodiversità, icontadini e i consumatori stessi. Succedeperché abbiamo smesso di riconoscerenel cibo il suo valore intrinseco e lo giu-dichiamo soltanto in base al prezzo, alla stre-gua di un qualsiasi prodotto di consumo.Ma il cibo è altro: ci dice chi siamo, è il legame con il territorio in cui viviamo e dicui ci dovremmo prendere cura, è la cosache più ci ricorda quanto facciamo partedella Natura ¯ non ne siamo un elementoesterno che può sfruttarla senza limiti.

Carlo Petrini, fondatore di Arcigola,presidente di Slow Food dal 1989 e ideatore di TerraMadre, ha elaborato neglianni una nuova idea digastronomia, che guarda al cibo come risultato di processi culturali, storici,economici e ambientali. Nel 2003 ha ricevuto la laurea honoris causa in Antropologia Culturale(Napoli), nel 2006l’honorary degree inHumane Letters (NewHampshire); nel 2008 la laurea magistrale honoriscausa in Scienze e TecnologieAgrarie (Palermo). Nel 2004Time Magazine l’ha inseritotra gli “eroi del nostrotempo” nella categoria“innovator”, e nel 2008è comparso, unico italiano, tra le “cinquanta persone che potrebbero salvare il mondo”, secondo TheGuardian. Collabora conl’Espresso e la Repubblica. Ha pubblicato: Le ragioni del gusto (Laterza, 2001);Slow Food Revolution (con G. Padovani, Rizzoli,2005); Buono, pulito egiusto. Principi di nuovagastronomia (Einaudi,2005); Terra Madre. Comenon farci mangiare dal cibo(Giunti – Slow FoodEditore, 2009).

venerdì 27 maggio - ore 21.30piazza del Duomo 3 euro 3.00 5

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David Le BretonUn’antropologia del dolore

Non vi sono dolori senza sofferenza.Il dolore infrange l’esistenza pro-porzionalmente alla sofferenza

che induce, ma potrà essere sia immenso,sia irrilevante. Quando è subìto, il doloredistrugge, divora con la sua incessante tor-tura, paralizzando il pensiero, la vita, il desiderio e i rapporti sociali. Se invece èscelto come mezzo di espiazione o mani-festazione di fede, o nello sport, o ancoranelle modifiche apportate al proprio cor-po, come nel caso della body art, allora ildolore contribuisce alla costruzione del-l’individuo. Sulla scia dei suoi studi dedi-cati all’antropologia del dolore, David LeBreton parlerà del modo in cui la perce-zione del dolore induce una sofferenza piùo meno profonda, distruggendo o invece costruendo l’individuo, ma influendo sem-pre sulla sua condotta e sui suoi valori, sul-la trama sociale e culturale in cui vive.

David Le Breton è professore di Sociologia e Antropologiaall’Università Marc Blochdi Strasburgo, membrodell’Institut Universitairede France e delLaboratoire Cultures et Sociétés en Europe, e autore di numerosi saggisull’antropologia delcorpo, tema sul qualeè uno dei massimi espertieuropei. Tra le sue operenon ancora tradotte:Anthropologie du corps et modernité (PUF, 2003), La sociologie du corps(PUF,1992); L’Adieu aucorps (Métailié, 1999), En souffrance (Métailié,2007), Expériences dela douleur entre destructionet renaissance (Métailié,2010). In italiano sonostati tradotti: Passione del rischio (EGA, 1995); Il mondo a piedi (Feltrinelli,2001); La pelle e la traccia.Le ferite del sé (Meltemi,2005); Il sapore del mondo.Un’antropologia dei sensi(Raffaello Cortina, 2007);Antropologia del dolore(Meltemi, 2007);Antropologia del corpo e modernità (Giuffrè,2007).

sabato 28 maggio - ore 10.30piazza dello Spirito Santo 1 euro 3.00 6

Roberta De MonticelliSulla fatica di diventareadulti. Corpo sociale e identità personale

Qual è il senso, qual è la radice del-la metafora “corpo sociale”? Unamente personale ha sensi e intel-

ligenza ma è anche partecipe di un “sensocomune”. Chiediamoci allora che cosa siail senso comune e quali rapporti abbia conil corpo sociale. Che cosa sia una comunitàe quale rapporto vi sia tra la comunità e gliindividui che la compongono. Ricordandociche la comunità viene prima dell’individuo:sua culla, suo terreno di crescita e di nu-trimento, sua “radice”. Subordinare così ilpunto di vista della comunità a quello del-l’individuo libero e responsabile è una svol-ta recente nella storia umana e, a quantopare, per nulla irreversibile. Nelle nostredemocrazie, dove ogni testa vale un voto,questo capovolgimento deve operarsi nellacoscienza di sempre nuovi individui, per-ché le democrazie non solo progrediscano,ma restino semplicemente in piedi; questoesige il raggiungimento dell’autonomiamorale da parte dei più, possibilmente ditutti.

Roberta De Monticelliha studiato a Pisa, Bonn,Zurigo e Oxford, dove è stata allieva di Dummett,logico e filosofo dellinguaggio. Ha insegnatoFilosofia moderna e contemporaneaall’Università di Ginevra; è professore di Filosofiadella persona pressol’Università Vita-SaluteSan Raffaele di Milano. Per Garzanti ha tradotto e commentato Leconfessioni di Agostino, per Adelphi Osservazionisulla filosofia dellapsicologia di Wittgenstein;tra i suoi libri: L’ascesifilosofica (Feltrinelli, 1995);La conoscenza personale(Guerini, 1998); L’ordinedel cuore (Garzanti, 2003);L’allegria della mente (B.Mondadori, 2004); Nullaappare invano (B. C. Dalai,2006); Esercizi di pensieroper apprendisti filosofi(Bollati Boringhieri, 2006);Sullo spirito e l’ideologia (B. C. Dalai, 2007);Ontologia del nuovo(con C. Conni, B. Mondadori, 2008); La novità di ognuno.Persona e libertà (Garzanti,2009); La questione morale(Raffaello Cortina, 2010).

sabato 28 maggio - ore 11.30piazza del Duomo 3 euro 3.00 7

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Rossella Ghigi A fior di pelle. La cultura del cambiamento estetico,ieri e oggi

Non esiste società che non abbiacelebrato un aspetto ideale per isuoi membri, popolazione che

non sia intervenuta sul corpo per donargliuna apparenza virtuosa. La storia della trasformazione chirurgica a fini estetici èsecolare; ciò che accomuna epoche moltodiverse non è tanto l’elogio dell’artificio, mala volontà di eludere dettami di esclusionesociale. Oggi, la banalizzazione della chirurgiaestetica rappresenta una rottura rispetto alpassato, in quanto esperienza liberatoria eresponsabilizzazione del singolo rispetto allapropria apparenza fisica. Queste novità nellacultura della modifica corporea si osservanoanche tra i giovani, per i quali investire nelproprio capitale estetico può essere una“scorciatoia sociale”. Questa tesi è confermatadai dati di una recente ricerca, presentata perla prima volta, sulle pratiche e gli atteggia-menti riguardo la modifica del corpo degliadolescenti.

Rossella Ghigi è ricercatrice di Sociologiagenerale e ResponsabileScientifico del CentroStudi sul Genere e l’Educazione pressoil Dipartimento di Scienzedell’Educazionedell’Università di Bologna.Tra i suoi interessi di ricercagli studi di genere, la cultura del corpo e i consumi, la discriminazione sociale.È autrice di numerosepubblicazioni tra cui: Per piacere. Storia culturaledella chirurgia estetica(il Mulino, 2008); I complessi di Narciso. Gli uomini e la chirurgiaestetica in Uomini e corpi.Una riflessione suirivestimenti dellamascolinità (Franco Angeli,2009); Fisiognomica e chirurgia estetica,in Il volto nel pensierocontemporaneo(con L. Rodler, Il Pozzo di Giacobbe, 2010);Nature et artifice dans la chirurgie esthétique, inMultiples du social. Regardssocio-anthropologiques(L’Harmattan, 2010). Ha curato il volume, di prossima pubblicazionenel 2011 Adolescenti in genere (Carocci).

sabato 28 maggio - ore 15.00teatro Bolognini 5 euro 3.00 8

Cristiana Natali, Virgilio SieniIntrecci di corpi e di sguardi:l’antropologia e la danza

Alungo si è pensato che le danze dialtre culture, soprattutto di quelledefinite “primitive”, fossero sempre

uguali a se stesse, e che il balletto e la dan-za euro¯americana rappresentassero lavetta più alta raggiunta dall’arte coreuti-ca. L’antropologia della danza nasce neglianni Sessanta con l’obiettivo di smasche-rare l’etnocentrismo insito in tali concezionie progressivamente, anche in virtù di unfruttuoso scambio con altre discipline, ap-proda ad analisi più complesse che inda-gano, per esempio, le relazioni tra danzae potere, le rappresentazioni del genere,il ruolo degli artisti emarginati dalla sto-ria ufficiale. Oltre a studiare i fenomeni co-reutici, l’antropologia ha rappresentato erappresenta tuttora una fonte di ispirazioneper danzatori e coreografi. Un dialogo, unconfronto culturale tra un’antropologaspecializzata nello studio della danza e unodei più significativi coreografi e danzatorieuropei.

Cristiana Natali insegna Antropologiaculturale all’Universitàdegli Studi di Milano e tiene numerosi seminari e corsi di antropologiadella danza e dellospettacolo all’Università di Bologna e di Milano. Ha condotto ricerche sulcampo in Sri Lanka e si è occupata del ruolo delladanza nei processi di costruzione identitaria dei Tamil. Tra le suepubblicazioni Sabbia suglidèi. Pratiche ommemorativetra le Tigri Tamil (il Segnalibro, 2004);Percorsi di antropologiadella danza (LibreriaCortina, 2009); Contestietnografici dell’Asiameridionale (CUEM, 2010). Virgilio Sieni,coreografo e danzatore, si è formato nella danzaclassica e contemporaneaad Amsterdam, New Yorke Tokyo. Nel 1983 hafondato la compagniaParco Butterfly, nel 1992 laCompagnia Virgilio Sieni,una delle maggiori realtàeuropee, legata ai piùimportanti teatri e festival,che affianca alla creazionedi spettacoli un programmadi ricerca, studio, diffusionedel linguaggio coreograficocontemporaneo.

sabato 28 maggio - ore 16.00sala Maggiore Palazzo Comunale 2 euro 3.00 9

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Telmo PievaniCorpi in evoluzione. Un’avvincente esplorazionedi possibilità

Le più recenti scoperte scientifichehanno mostrato che l’evoluzioneumana non è stata una marcia di

progresso inevitabile verso Homo sapiens,bensì una storia di diversità e di percorsiramificati, una storia protrattasi fino a po-chissimo tempo addietro. Ancora quarantamila anni fa sulla terra convivevano almenocinque specie umane contemporanea-mente, con corpi e cervelli diversi dai no-stri. In questo “cespuglio” evolutivo ciascunaspecie ha esplorato soluzioni adattative par-ticolari e i corpi dei nostri cugini e ante-nati ¯ alcuni piccoli come pigmei, altrislanciati come vatussi ¯ hanno rivelato sor-prendenti caratteristiche di unicità. Cisono stati molti modi di essere umani eil corpo africano di noi Homo sapiens è sol-tanto l’ultimo ritrovato, indubbiamente disuccesso, di un lungo processo di speri-mentazioni.

Telmo Pievani(1970), insegna Filosofiadella Scienza pressol’Università degli Studi di Milano Bicocca, dove è coordinatore del corso di laurea in Scienzedell’Educazione.Collabora con il Corrieredella Sera e con le riviste Le Scienze, Micromegae L’Indice dei libri. È autoredi numerose pubblicazioniscientifiche; tra i suoi libripiù recenti: Homo sapiens e altre catastrofi (Meltemi,2002); Introduzione allafilosofia della biologia(Laterza, 2005);Creazione senza Dio(Einaudi, 2006); La teoriadell’evoluzione (il Mulino,2006); In difesa di Darwin(Bompiani, 2007); Sante Ragioni (con C.Castellacci, Chiarelettere,2007); Nati per credere(con V. Girotto e G.Vallortigara, CodiceEdizioni, 2008); Perchésiamo parenti delle galline?E tante altre domandesull’evoluzione (con Federico Taddia,Editoriale Scienza, 2010);La vita inaspettata(Raffaello Cortina, 2011).

sabato 28 maggio - ore 17.00piazza dello Spirito Santo 1 euro 3.00 10

Ferdinando Scianna Ambiguo è l’obiettivo.Corpo, immagine, identità

Niente è più astratto e sfuggente del-la nostra identità, ma nello stessotempo non c’è niente di più espo-

sto al giudizio altrui, di più concreto e vi-sibile. A cominciare dal volto, il corpo è laprima immagine della nostra identità. Daquasi due secoli la fotografia è strettamentelegata e continua a incrociarsi con la nostrastessa idea di identità. Tutti portiamo connoi una fotografia del nostro volto incollatasu un documento chiamato di identità. Ne-gli album di famiglia, nei portafogli, ab-biamo fotografie delle persone che più amia-mo: figli, compagni, fidanzati, genitori, per-sino animali. Quel rapporto emozionale cheabbiamo con queste immagini è talmentecomplesso da farci rifiutare, qualche volta,i nostri stessi ritratti nei quali non ci rico-nosciamo, anche se talvolta bastano solo po-chi anni per trovare sorprendentemente mi-gliorate certe fotografie di noi stessi che for-se detestavamo.

Ferdinando Scianna, tra i nomi più grandi della fotografia italiana,comincia a fotografare neglianni Sessanta, mentrestudia alla facoltà di Letteree Filosofia dell’Università di Palermo, e nel 1963incontra Leonardo Sciascia,con il quale pubblicail primo dei numerosi libriscritti a quattro mani: Festereligiose in Sicilia, cheottiene il Premio Nadar.Lavora per L’Europeo comefotoreporter corrispondenteda Parigi. Introdotto daHenri Cartier-Bresson, nel 1982 entra nell’agenziaMagnum. Dal 1987 alternaal reportage e al ritratto la fotografia di moda e dipubblicità, con successointernazionale. Svolge daanni un’attività di critico e giornalista pubblicandoarticoli in Italia e Francia.Tra i suoi libri: Marpessa, unracconto (Leonardo, 1993);Altrove: reportage di moda(Federico Motta, 1995);Viaggio a Lourdes(Mondadori, 1996); AltreForme del Caos (2000), La Geometria e la Passione(2009), Baaria, Bagheria(con G. Tornatore, 2009)per Contrasto;Etica e fotogiornalismo(Electa, 2010).

sabato 28 maggio - ore 18.30teatro Bolognini 5 euro 3.00 11

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Marc Augé Quando il corpo parla

In quanti modi si può declinare la parola“corpo”? Ogni cultura costruisce e in-terpreta il corpo secondo i propri canoni.

Per esempio, come pensano il corpo gli afri-cani? E qual è il ruolo del corpo nella so-cietà contemporanea occidentale? Riper-correndo la sua lunga storia di etnologo,Marc Augé ci conduce lungo un percorsoche parte dallo studio delle popolazioni del-l’Africa Occidentale, in cui si praticano ritidi possessione, fino a giungere all’attualeconcezione del corpo qui, in Occidente.Quale corpo? Quello che diventa pubbli-co, quello che viene esposto nelle cerimo-nie, quello dell’attore sul palco di un tea-tro, in un funerale, oppure davanti a unatelecamera, in una società ¯ la nostra ¯ dovel’apparire, il mostrarsi, anche e soprattut-to in ambito politico, è sempre più deter-minante, così come determinante diventail culto del corpo.

Marc Augé, etnologo e antropologo, è stato directeur d’études e presidente dell’École desHautes Études en SciencesSociales di Parigi.Africanista di formazione,ha trascorso molto tempoin America Latina, e halavorato a Parigi e in altrezone della Franciaosservando le molteplicirealtà del mondocontemporaneo. È notoper aver coniato ilconcetto di “non luoghi”.Autore di importantiricerche e pubblicazioni,ricordiamo per elèuthera:Nonluoghi (2009), Chefine ha fatto il futuro?(2009), Un etnologo nelmetrò (2010), Ville e tenute(2011); per BollatiBoringhieri: Disneyland e altri nonluoghi (1999), Il senso degli altri (2000),Finzione di fine secolo(2001), Diario di guerra(2002), Rovine e macerie(2004), Il mestieredell’antropologo (2007),Genio del paganesimo(2008), Il bello dellabicicletta (2009);Straniero a me stesso. Tutte le mie vite di etnologo(2011).

sabato 28 maggio - ore 21.00piazza del Duomo 3 euro 3.00 12

Tristi Tropici. Toni Servillo legge Claude Lévi-Strauss

Un paradosso quel celebre incipit diLévi¯Strauss: “Odio i viaggi e i viag-giatori”. Un paradosso consideran-

do che le pagine seguenti hanno dato vitaa uno dei più affascinanti libri di viaggio maiscritti, che la voce di Toni Servillo ci resti-tuirà. Tristi Tropici di Claude Lévi¯Straussè molto più di un libro di viaggio. È ancheun viaggio dentro l’uomo, i suoi racconti, lesue culture, un viaggio nella storia delmondo e dei rapporti tra paesi colonizzatorie colonizzati, un viaggio lungo gli sguardi cheogni società lancia alle altre, con la presun-zione di essere migliore. Un viaggio dentrose stesso che il grande etnologo francese,scomparso nel 2009 all’età di cent’anni,compie abbandonando lo stile di studiosoper toccare momenti di poesia altissima.Ascoltare oggi le parole che ha scritto nel1955 fa cogliere la grandezza dello scrit-tore con le sue amare previsioni, purtroppo,talvolta avveratesi.

Toni Servillo(1959), attore e registateatrale, ha portato inscena in Italia e all’esteronumerosi testi di autoriclassici e contemporaneitra i quali Trilogia dellavilleggiatura (2007) di Carlo Goldoni, per treanni in tournée mondiale.Ha messo in scena operedi Martin y Soler, Mozart,Cimarosa, Musorgskij,Strauss, Beethoven,Rossini per i maggioriteatri italiani ed europei.Protagonista al cinema dal 1991 con MarioMartone (Teatro diGuerra, Noi credevamo),Antonio Capuano (Lunarossa), Paolo Sorrentino(L’uomo in più, Leconseguenze dell’amore,Il divo), Andrea Molaioli(La ragazza del lago, Il gioiellino), MatteoGarrone (Gomorra),Stefano Incerti(Gorbaciòf), ClaudioCupellini (Una vitatranquilla), Nicole Garcia(Un balcon sur la mer),ha ricevuto diversiriconoscimentiinternazionali. ConGianfranco Capitta hascritto Interpretazione e creatività (Laterza,2008).

sabato 28 maggio - ore 21.30teatro Manzoni 4 euro 7.00 13

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Gustavo Pietropolli CharmetIl rifiuto del corpo in adolescenza

Avolte, durante l’adolescenza, la ma-turazione sessuale del corpo avvieneall’ombra di ideali narcisistici molto

elevati; l’adolescente dominato da taliaspettative rischia di rimanere deluso dal-la trasformazione e dall’aspetto del suo cor-po nuovo. Ad aumentare l’ostilità e il rifiutodel proprio corpo concorre la scoperta cheil corpo sessuato è complementare a un al-tro, e anche che è destinato alla trasforma-zione in cadavere. Queste vicissitudini in-ducono una parte di adolescenti a manipo-lazioni violente del proprio corpo per produrreun cambiamento che lo renda accettabileo lo punisca per le sue mortificanti carat-teristiche. Alcune preadolescenti dimagri-scono fino al limite della sopravvivenza percelebrare il trionfo della superiorità dellamente, altri infliggono tagli superficiali allanuova pelle, e addirittura in alcuni casi il cor-po deve essere ucciso senza che ciò, illuso-riamente, comporti la morte.

Gustavo PietropolliCharmet, specializzato in psichiatria,psicoterapeuta diformazione psicoanalitica,è stato primario di servizipsichiatrici, direttore dellaScuola di Specializzazionein psicologia del Ciclo di Vita e docente di Psicologia dinamicapresso l’Università degliStudi di Milano Bicocca.È presidente dell’IstitutoMinotauro, presidente del CAF-ONLUS,direttore della scuolaA.R.P.Ad – Minotauro diPsicoterapia Psicoanaliticadell’Adolescenza,direttore del Crisis Centerdi Milano. Ha pubblicatoper Franco Angeli:Ragazzi sregolati (2001),Crisis center (2003),Manuale di psicologiadell’adolescenza: compiti e conflitti (con AlfioMaggiolini, 2004); perMondadori Non è colpadelle mamme (2006); per Laterza Fragile e spavaldo. Ritrattodell’adolescente di oggi(2008); per RaffaelloCortina, con AntonioPiotti, Uccidersi (2009).

domenica 29 maggio - ore 11.00piazza del Duomo 3 euro 3.00 14

Maurizio FerrarisFantasmi e altri corpi virtuali

Quando si è cominciato a parlarne,alla fine del secolo scorso, il virtualesembrava qualcosa come un puro

spirito, un mondo totalmente immateria-le, proprio come immateriali apparivano,nell’immaginario dei tempi, i computer, tut-t’altra cosa rispetto all’acciaio dell’età mec-canica. Quello che si è manifestato però èstato uno spirito impuro, impregnato di ma-teria, che ha molto più a che fare con il cor-po di quanto non si sarebbe pensato al-l’inizio. Non un puro spirito ma, semmai,un fantasma, una mummia, che non può farea meno del silicio e dell’elettricità. Insom-ma, lo spirito ha mostrato di aver bisognodi un corpo e soprattutto si è capito che ilcorpo non è solo un fardello inevitabile, unanecessità dolorosa, o quantomeno noiosa einerte, ma è una risorsa, è il supporto tec-nico di cui il web non può fare a meno,come sanno bene tutti coloro che hanno fat-to la fila per comprarsi il nuovo modellodi iPad.

Maurizio Ferrarisinsegna Filosofia teoreticapresso l’Università diTorino, dove dirige ilLabOnt (Laboratorio diOntologia). È direttore di Rivista di Estetica,condirettore di Critiqueed editorialista di laRepubblica. Directeurd’études al CollègeInternational dePhilosophie, fellowdi Italian Academyfor Advanced Studies in America e di Alexandervon Humboldt StiftungFoundation, visitingprofessor all’École desHautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Ha scritto più di quaranta libri tradottiin varie lingue, tra cui:Storia dell’ermeneutica(Bompiani, 1988),Estetica razionale(Raffaello Cortina, 1997);Dove sei? Ontologia deltelefonino (Bompiani,2005); Premio FilosoficoCastiglioncello,Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce(Laterza, 2009);Ricostruire ladecostruzione. Cinquesaggi a partire da JaquesDerrida (Bompiani,2010); Filosofie per dame(Guanda, 2011).

domenica 29 maggio - ore 12.00teatro Bolognini 5 euro 3.00 15

Page 10: Pistoia 27 2829maggio 2011 - Dialoghi sull'uomo · 2011. 5. 2. · Bach, Kaija Saariaho, Giya Kancheli, eseguite dal vivo da Giampaolo Pretto (flauto) e Clau- ... memoria e l’interiorità:

Franco La CeclaGeografie del desiderio

Nulla come il desiderio maschileoggi è considerato qualcosa di cuibisognerebbe vergognarsi. Le cro-

nache rivelano una triste geografia, un mistotra dongiovannismo patriarcale, machismo,prepotenza o al contrario imbranamento,mancanza di responsabilità, inadeguatezza;si potrebbe dire dalla prepotenza all’im-potenza. Eppure il desiderio maschile, copertodi ignominia, ha una risorsa inaspettata,proprio quella di essere moralmente pro-scritto, amorale, immorale, per eccellenzatrasgressivo e blasfemo. Il desiderio fem-minile, troppo moralizzato, santificato, po-liticizzato, lascia il resto dello spazio allegeografie del desiderio maschile. La me-tafora del desiderio perso sta nell’intro-vabilità del punto G, che si sta cercandonegli uomini, nelle donne e in generale nel-la ambigua e contraddittoria geografia delqueer.

Franco La Cecla,antropologo e urbanista,ha insegnato Antropologiaculturale presso leUniversità di Venezia,Verona, Palermo, Milano,Barcellona e Losanna. È stato visiting professorall’École des HautesÉtudes en SciencesSociales di Parigi,consulente del RenzoPiano Building Workshop e di Barcelona Regional. Ha fondato A.S.I.A.,un’agenzia per valutarel’impatto sociale delleopere di architettura e diurbanistica, ha realizzatonumerosi documentarisull’emigrazione italiana -di cui In altro mare ha vintoil San Francisco Ocean FilmFestival 2010 -, ideatofestival e organizzatomostre. Collabora con laRepubblica, Avvenire, Il Sole24 Ore. Tra i suoi libri:Mente locale (1993) Sapercifare (2009), Modi bruschi(2010) per elèuthera;Perdersi (Laterza, 2005);Surrogati di presenza(B. Mondadori, 2006);Contro l’Architettura(Bollati Boringhieri,2008); Lasciami (Pontealle Grazie, 2009); Il puntoG dell’uomo. Desiderio al maschile (Nottetempo,2011).

domenica 29 maggio - ore 15.00piazza dello Spirito Santo 1 euro 3.00 16

Adriano FavoleResti di umanità. Dai cimiteriai musei (e ritorno)

Che ne è del corpo dopo la morte? Per-ché gli interventi culturali sul cor-po proseguono ben oltre la morte

biologica? La cura immediata del cadave-re, la scelta del suo destino (inumazione, cre-mazione ecc.), il recupero e la venerazionedi alcuni resti (le reliquie cristiane per esem-pio) testimoniano che il corpo è oggetto diattenzioni sociali e rituali anche dopo la mor-te. E dunque come si giustifica il collezio-nismo di crani, scheletri e altre parti del cor-po conservate ed esposte in musei etno-grafici, anatomici e di storia naturale? Le ri-chieste di restituzione di questi resti da par-te dei popoli nativi ci pongono la doman-da: a chi appartengono i corpi dei morti? Allecomunità scientifiche, a quelle religiose, osono resti privati, dei discendenti? Ossa oreliquie? Materiale di studio o antenati? Unpercorso antropologico sul ruolo che han-no assunto in epoche e culture diverse i “re-sti di umanità”.

Adriano Favole è ricercatore di Antropologiaculturale all’Università di Torino, dove insegna Storia dell’antropologia ed Etnologia dell’Oceania.Ottenuto il dottorato di ricerca nel 1999, hainsegnato come professorea contratto presso leUniversità di Milano,Bologna, Genova,Piemonte orientale. È statovisiting professor pressol’Università della NuovaCaledonia tra il 2004e il 2007. Ha svolto granparte delle proprie ricerche nel Pacifico (Wallis e Futuna, NuovaCaledonia) e si èinteressato di Etnografiamuseale nell’arco alpinooccidentale. I suoiprincipali temi di ricercasono l’antropologiapolitica, l’antropologia del corpo e della morte,l’antropologia delpatrimonio. È autore di Resti di umanità. Vitasociale del corpo dopo la morte (Laterza, 2003), e di Oceania. Isole dicreatività culturale (Laterza,2010); ha curato il volumeIsole nella corrente (LaRicerca Folklorica, 2007).

domenica 29 maggio - ore 16.00sala Maggiore Palazzo Comunale 2 euro 3.00 17

Page 11: Pistoia 27 2829maggio 2011 - Dialoghi sull'uomo · 2011. 5. 2. · Bach, Kaija Saariaho, Giya Kancheli, eseguite dal vivo da Giampaolo Pretto (flauto) e Clau- ... memoria e l’interiorità:

Stefanie Knauss, Vito MancusoCorpo, religione, spiritualità

Corpo e spiritualità non sono forseconcetti opposti e non è una con-traddizione parlare insieme di cor-

po, religione e spiritualità? Per tradizione,la spiritualità è un’esperienza dello spirito,mentre il corpo è materiale e quindi troppolimitato per potersi innalzare alle vette sublimi del religioso. In realtà, partendo dal-la storia e dalla dottrina del cristianesimo,Stefanie Knauss illustrerà come nella reli-gione dell’in¯carn¯azione si trovi una duplicevisione del corpo in complessa interazione:il corpo come qualcosa da superare pergiungere alla salvezza, ma anche come luo-go stesso dell’incontro con Dio. Vito Man-cuso, a sua volta, esporrà la tesi secondo cuigli stessi concetti di anima e di spirito, sen-za il corpo, non sono realmente concepibili.

Stefanie Knaussha studiato teologiacattolica e anglisticaall’Università di Friburgo e Graz, ed è ricercatricealla Fondazione B. Kessler di Trento. I suoi interessi di ricerca sono il corpo e le religioni, genderstudies e teologia estetica,ed è membro del consigliodi presidenza delCoordinamento TeologheItaliane. Ha curato con A. Autiero L’enigmacorporeità: sessualità e religione (EDB, 2010); La saggia inquietudine:Il corpo nell’ebraismo, nelcristianesimo e nell’islamè in corso di pubblicazioneper Effatà. Vito Mancusoinsegna Teologia moderna e contemporaneaall’Università Vita-SaluteSan Raffaele di Milano.Editorialista di laRepubblica dirige la collanaCampo dei Fiori per Fazi.Ha pubblicato perMondadori: Il doloreinnocente (2002), Peramore (2005), Disputa su Dio e dintorni (con C.Augias, 2009); perRaffaello Cortina: L’animae il suo destino (2007), La vita autentica (2009);Che cosa vuol dire morire(AAVV, Einaudi, 2010).

domenica 29 maggio - ore 17.00piazza del Duomo 3 euro 3.00 18

Giuliano TescariIl corpo sciamanico

Chi più dello sciamano conosce le il-limitate prerogative del corpo? Mor-tificato, annientato, smembrato e

disarticolato, il corpo è il veicolo della suametamorfosi e gli si disvela come interfac-cia o nodo della grande rete del vivente. Gra-zie al dono della visione potrà curare la salute individuale, la vita collettiva e l’armoniadel cosmo. Di questa consapevolezza tro-viamo chiare tracce nei saperi indigeni. Anche nella nostra cultura, come ad esem-pio nell’Alice di Lewis Carroll e in quella diTim Burton oggi, persiste il desiderio a ri-svegliare le potenzialità dell’essere umano.Basta ricordare il Cappellaio matto che rin-faccia ad Alice la perduta moltezza, e la suarisposta: “È da quando sono caduta in quel-la tana di coniglio che mi dicono cosa devofare e chi devo essere. Mi hanno accorcia-ta allungata ingrassata… Sono stata accusatadi essere Alice e di non essere Alice, ma que-sto è il mio sogno e ora decido io quello chesuccede”.

Giuliano Tescari insegnaAntropologia culturale e Antropologia dellaperformance all’Universitàdi Torino. Ha trascorsolunghi periodi della suavita fra i wirrárika (huichol)della Sierra MadreOccidentale del Messico,indagando i fondamentidella prospettivasciamanica e le modalità di accesso a questaprofessione. Dalla fecondacollaborazione conLeocadio López Carrillo,indio wirrárika di vasteconoscenze tradizionali, è scaturito il volume scrittoa due mani Vamos a Tûrikyé. Sciamanismo e storia sacra wirrárika(Franco Angeli, 2000).Sullo sciamanismo, sullesue performance culturalie sulla rilevanza delpensiero sciamaniconell’affermazione dei dirittidei popoli indigeni hapubblicato diversi scritti,tra cui L’etnodrammanell’insegnamentodell’antropologia culturale,in Performance, esecuzioni e contesti (CUEM, 2006);Essere indigeni: popoli e persone nelle politiche del riconoscimento(Quaderni di Thule,2010).

domenica 29 maggio - ore 18.00 teatro Bolognini 5 euro 3.00 19