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STUDI Pio XII e i “silenzi” che salvarono gli ebrei Piersandro Vanzan S.J. - Redattore “La Civiltà Cattolica“, Roma La storia degli ebrei in Europa negli anni 1930-45 è «un dramma tutto particolare e inspiegabile: la Shoah. Perciò è difficile scrivere la storia di qualcosa di poco decifra- bile nell’ordine della ragione poli- tica o economica, ma anche non in- terpretabile col senso comune di umanità» 1 . Una tragedia su cui pe- raltro recentemente è calata un’ombra assurda: il «negazioni- smo». Come ha scritto Anna Foa, «il negazionismo non è un’inter- pretazione storiografica, né una corrente interpretativa dello ster- minio degli ebrei perpetrato dal nazismo, né una forma sia pur ra- dicale di revisionismo storico, ben- sì una tragica menzogna che si co- pre del velo della storia, che pren- de un’apparenza scientifica per co- prire il vero movente: l’antisemiti- smo». L’odio antiebraico, infatti, è all’origine di questa negazione e riaffiora già nel primo dopoguer- ra, «riallacciandosi idealmente al progetto stesso dei nazisti, quando coprivano le tracce dei campi di sterminio, radevano al suolo le ca- mere a gas e schernivano i depor- tati dicendo loro che, se anche fos- sero riusciti a sopravvivere, nessu- no al mondo li avrebbe creduti» 2 . E invece ci pensò la storia a va- nificare, tragicamente ma alla gran- de, quelle previsioni. Così, quando il generale D. Eisenhower, coman- rappresentato il dramma di Rolf Hochhunt, Il Vicario, che accusava il Papa di viltà o, peggio, di compli- cità. Ciò in base a un rapporto del- l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, von Weizsäcker, che di- ceva: «Benché sollecitato da ogni parte, il Papa non si è lasciato tra- scinare in nessuna censura dimo- strativa della deportazione degli ebrei di Roma» 7 . Da allora le tesi più fantasiose sono nate intorno ai «silenzi» di Pio XII a opera di una storiografia partigiana, ideolo- gicamente orientata, e di una stam- pa costantemente alla ricerca dello scoop – , ma chiediamoci: era op- portuno in quei frangenti pronun- ciare condanne solenni dell’antise- mitismo nazista? E, se sì, a quale prezzo tanto dei cattolici quanto degli stessi ebrei? Parlando anacro- nisticamente, col senno di poi, è fa- cile dire che tale pronunciamento darebbe oggi alla Chiesa un attesta- to di grandezza morale, non valu- tando però che allora esso avrebbe causato danni peggiori. Pacelli pre- ferì, alla grandezza delle parole che non mancarono: radiomessag- gi, allocuzioni e discorsi vari –, la concretezza dei fatti e salvando co- sì molti ebrei. Come documentano i tre libri che presentiamo, di cia- scuno però evidenziando gli ap- porti specifici, onde evitare troppe ripetizioni. dante delle Forze alleate, vide l’or- rore dei lager, ordinò non solo di ri- prendere il maggior numero possi- bile di foto e filmati, ma anche di portare i tedeschi di quelle zone a seppellire tutti quei morti cosicché, proprio toccando con mano quella barbarie, ne riportassero una me- moria incancellabile. Quella che si ha ancor oggi leggendo i mille do- cumenti giunti fino a noi 3 per dirci che solo ricordando l’umanità po- trà evitare il ripetersi di tali orrori. L’oblio della memoria, infatti gene- ra mostri! Una memoria che però, insieme alle tenebre della follia na- zifascista, deve ricordare le tante stelle che brillarono in quella not- te, opponendo alle perversioni dei carnefici e alle omissioni dei pavidi la solidarietà dei «giusti» 4 , che pre- pararono una nuova alba. Tra quel- le stelle brilla l’opera caritativa del- la Chiesa in genere e di Pio XII in particolare, su cui la bibliografia è ormai immensa 5 . Ma nel 1963 co- mincia una strana inversione di tendenza, accusandolo di gravi si- lenzi o, peggio, di complicità. La questione dei silenzi pacellia- ni, nata in ambito comunista subi- to dopo la guerra quando il mon- do si andava dividendo nei blocchi contrapposti della guerra fredda 6 –, esplose però alla grande la sera del 20 febbraio 1963 quando, al teatro Kurfürstendamm di Berlino, fu La Chiesa durante la seconda guerra mondiale In tre recenti libri troviamo l’ennesima e ben documentata smentita della «leggenda nera» che avvolse la figura e l’opera di quel grande Pontefice, trovatosi a guidare la Chiesa in un periodo storico tra i più critici dell’umanità N. 69-70/09 30 PROSPETTIV A PERSONA

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STUDI

Pio XII e i “silenzi”che salvarono gli ebrei

Piersandro Vanzan S.J. - Redattore “La Civiltà Cattolica“, Roma

La storia degli ebrei in Europanegli anni 1930-45 è «un drammatutto particolare e inspiegabile: laShoah. Perciò è difficile scrivere lastoria di qualcosa di poco decifra-bile nell’ordine della ragione poli-tica o economica, ma anche non in-terpretabile col senso comune diumanità»1. Una tragedia su cui pe-raltro recentemente è calataun’ombra assurda: il «negazioni-smo». Come ha scritto Anna Foa,«il negazionismo non è un’inter-pretazione storiografica, né unacorrente interpretativa dello ster-minio degli ebrei perpetrato dalnazismo, né una forma sia pur ra-dicale di revisionismo storico, ben-sì una tragica menzogna che si co-pre del velo della storia, che pren-de un’apparenza scientifica per co-prire il vero movente: l’antisemiti-smo». L’odio antiebraico, infatti, èall’origine di questa negazione eriaffiora già nel primo dopoguer-ra, «riallacciandosi idealmente alprogetto stesso dei nazisti, quandocoprivano le tracce dei campi disterminio, radevano al suolo le ca-mere a gas e schernivano i depor-tati dicendo loro che, se anche fos-sero riusciti a sopravvivere, nessu-no al mondo li avrebbe creduti»2.

E invece ci pensò la storia a va-nificare, tragicamente ma alla gran-de, quelle previsioni. Così, quandoil generale D. Eisenhower, coman-

rappresentato il dramma di RolfHochhunt, Il Vicario, che accusavail Papa di viltà o, peggio, di compli-cità. Ciò in base a un rapporto del-l’ambasciatore tedesco presso laSanta Sede, von Weizsäcker, che di-ceva: «Benché sollecitato da ogniparte, il Papa non si è lasciato tra-scinare in nessuna censura dimo-strativa della deportazione degliebrei di Roma»7. Da allora le tesipiù fantasiose sono nate intorno ai«silenzi» di Pio XII – a opera diuna storiografia partigiana, ideolo-gicamente orientata, e di una stam-pa costantemente alla ricerca delloscoop – , ma chiediamoci: era op-portuno in quei frangenti pronun-ciare condanne solenni dell’antise-mitismo nazista? E, se sì, a qualeprezzo tanto dei cattolici quantodegli stessi ebrei? Parlando anacro-nisticamente, col senno di poi, è fa-cile dire che tale pronunciamentodarebbe oggi alla Chiesa un attesta-to di grandezza morale, non valu-tando però che allora esso avrebbecausato danni peggiori. Pacelli pre-ferì, alla grandezza delle parole –che non mancarono: radiomessag-gi, allocuzioni e discorsi vari –, laconcretezza dei fatti e salvando co-sì molti ebrei. Come documentanoi tre libri che presentiamo, di cia-scuno però evidenziando gli ap-porti specifici, onde evitare tropperipetizioni.

dante delle Forze alleate, vide l’or-rore dei lager, ordinò non solo di ri-prendere il maggior numero possi-bile di foto e filmati, ma anche diportare i tedeschi di quelle zone aseppellire tutti quei morti cosicché,proprio toccando con mano quellabarbarie, ne riportassero una me-moria incancellabile. Quella che siha ancor oggi leggendo i mille do-cumenti giunti fino a noi3 per dirciche solo ricordando l’umanità po-trà evitare il ripetersi di tali orrori.L’oblio della memoria, infatti gene-ra mostri! Una memoria che però,insieme alle tenebre della follia na-zifascista, deve ricordare le tantestelle che brillarono in quella not-te, opponendo alle perversioni deicarnefici e alle omissioni dei pavidila solidarietà dei «giusti»4, che pre-pararono una nuova alba. Tra quel-le stelle brilla l’opera caritativa del-la Chiesa in genere e di Pio XII inparticolare, su cui la bibliografia èormai immensa5. Ma nel 1963 co-mincia una strana inversione ditendenza, accusandolo di gravi si-lenzi o, peggio, di complicità.

La questione dei silenzi pacellia-ni, nata in ambito comunista subi-to dopo la guerra – quando il mon-do si andava dividendo nei blocchicontrapposti della guerra fredda6 –,esplose però alla grande la sera del20 febbraio 1963 quando, al teatroKurfürstendamm di Berlino, fu

La Chiesa durante la seconda guerra mondiale

In tre recenti libri troviamo l’ennesima e ben documentata smentitadella «leggenda nera» che avvolse la figura e l’opera di quel grandePontefice, trovatosi a guidare la Chiesain un periodo storico tra i più critici dell’umanità

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Pio XII. La verità ti farà libero

Il libro di Margherita Marchio-ne8 riunisce il meglio delle sue ri-cerche precedenti, con l’obiettivo dimostrare come quella dei «silenzi»fosse l’unica tattica per evitare ilpeggio. Nella prefazione il card.Bertone scrive: «È chiaro che PapaPacelli non era favorevole al silen-zio ma, al contrario, era di una pa-rola intelligente e strategica, comedimostrato nel radiomessaggio peril Natale del 1942, che fece infuria-re Hitler» (p. 16). Perciò «è ingiu-sto stendere un velo di pregiudiziosull’opera di Pio XII, dimentican-do non soltanto il contesto storicoma anche l’immensa opera carita-tiva che egli promosse […]. Le di-rettive date da Pio XII per radio, at-traverso la stampa e i canali diplo-matici, erano chiare: “Azione, nonlamento, è il precetto dell’ora”» (p.21). E nonostante il processo dibeatificazione in corso abbia fuga-to ogni dubbio, alcuni gruppi diebrei continuano a sostenere quel-la «leggenda nera»9, trascurandoquesto punto fondamentale: PioXII, visto l’inutilità delle proteste,scelse di aiutare i perseguitati, malavorando silenziosamente, attra-verso i Nunzi apostolici, esortandotutti i cattolici alla solidarietà cri-stiana e ordinando, nel 1943, ai con-venti di Roma di aprire le porte aibraccati, specie ebrei. Non a casoGolda Meir, Ministro degli Esteri ePrimo Ministro dello Stato di Israe-le, alla notizia della sua morte dif-fuse questo messaggio: «Partecipia-mo al cordoglio dell’umanità […].Quando un tremendo martirio siabbatté sul nostro popolo, la vocedel Papa si levò in nome delle vitti-me. La nostra vita fu illuminata dalsuono di quella voce, rivelatrice digrandi verità morali, facendole ger-mogliare dai tumulti bellici quoti-diani. Piangiamo la scomparsa diun grande servo della pace». E ilrabbino Joachim Pinz, presidentenazionale del Congresso America-no Ebraico, disse: «Tra i suoi gran-di contributi all’umanità, il ponte-

fice sarà ricordato […] per la suaprofonda devozione alla causa del-la pace e per gli sforzi nel salvaremigliaia di ebrei dalla persecuzionenazista» (p. 26)10.

L’interesse di Pacelli per la que-stione ebraica risale al 1915 quan-do, in seguito alla richiesta di con-dannare l’antisemitismo presentataa Benedetto XV da un gruppo diebrei americani, nel febbraio 1916il card. Gasparri, Segretario di Sta-to, firmò questo documento prepa-rato da mons. Pacelli: «La ChiesaCattolica, fedele alla sua dottrinadivina, considera tutti gli uominicome fratelli e insegna loro adamarsi […] e non cessa mai di in-culcare tra gli individui, come puretra i popoli, l’osservanza dei prin-cìpi della legge naturale e di con-dannare tutto ciò che è contrario.Questa legge dev’essere osservata erispettata nei riguardi dei figlid’Israele, come pure di tutti gli uo-mini» (p. 31). Eletto al soglio pon-tificio, il giorno dopo (2 marzo1939) nel suo primo radiomessag-gio ammoniva: «La pace, un donodi Dio desiderato da tutti gli uomi-ni giusti, è il frutto di amore e digiustizia» (p. 42), e nei mesi succes-sivi continuò sia a raccomandare lapace, anche con interventi diplo-matici presso i Paesi belligeranti, siaa difendere i perseguitati e le vitti-me della guerra, anche con inter-venti risoluti e non proprio cano-nici11. Tanto che il 12 marzo 1944poté dire: «Non vi è sforzo che nonfacessimo, né premura che trala-sciassimo, perché le popolazioninon incorressero negli orrori delladeportazione e dell’esilio; e quan-do la dura realtà venne a deluderele Nostre attese, mantenemmo tut-to in azione per attenuarne almenoil rigore» (p. 33).

Quando nel giugno 1940 Mus-solini si unì a Hitler e i giornali fu-rono censurati, la Radio Vaticanadenunciò nelle varie lingue quantosuccedeva in Polonia, avvertendo icattolici sulla persecuzione degliebrei con queste parole: «Chi fa di-stinzioni tra ebrei e gli altri uomini

non è fedele a Dio ed è in conflittocon i comandamenti di Dio» (p.34). Il 29 giugno 1941 il Papa inter-viene denunciando le sofferenze in-flitte a «persone anziane, donne,bambini […] e le persecuzioni re-ligiose», usando questa formulacriptica ma rivelatrice: «La stessapreoccupazione per quelli che sof-frono non permette di rivelare pie-namente tutto il dettaglio dolorosoe commovente». E nel messaggionatalizio del 1942 torna sulla per-secuzione contro «quelle centinaiadi migliaia che, senza colpa, qual-che volta solamente per ragionedella loro nazionalità o razza, sonostate designate alla morte o al-l’estinzione progressiva» (p. 43),esortando i cristiani a fare qualco-sa12. In breve, «non si può negareche il Vaticano abbia salvato centi-naia di migliaia di ebrei e di altri ri-fugiati in Europa. […] Né si posso-no ignorare gli sforzi da lui com-piuti, gli aiuti finanziari dati […] edi ogni genere offerti nei conventie nei monasteri di tutta Europa,compreso il Vaticano e Castel Gan-dolfo» (p. 46)13.

Senza dimenticare che all’Uffi-cio Informazioni, istituito dal Vati-cano per aiutare le famiglie, le don-ne sole, i bambini abbandonati a ri-cercare i parenti dispersi o prigio-nieri di guerra – attivo dal 1939 al’47 – , giunsero oltre 20 milioni dirichieste di assistenza che la SantaSede, tramite le Nunziature e le De-legazioni apostoliche presenti neiPaesi europei, cercò di soddisfare(p. 85)». Un’operazione che richie-deva interventi molto abili, per noninsospettire gli uffici competentinazifascisti. Un’abilità che, insiemea quella della cautela nei pronun-ciamenti ufficiali vaticani, era tan-to più necessaria in quanto, comesappiamo proprio da A. von Kessel,citato ne Il Vicario quale collabora-tore dell’Ambasciatore tedesco inVaticano von Weizsächer: «Hitlerera capace di ogni isterismo. Avevasempre ventilato la possibilità di farprigioniero il Papa e di deportarlonel Grande Reich. […] Noi erava-

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mo, senza eccezione, d’accordo suun punto: una protesta solenne diPio XII, contro la persecuzione de-gli ebrei, avrebbe esposto lui e tuttala Curia Romana al massimo peri-colo e certamente, nell’autunno del1943, non avrebbe salvato la vita aun solo ebreo» (p. 124).

La Santa Sede e la questioneebraica (1933-1945)

Il libro di Alessandro Duce14 ri-visita l’opera svolta dalla Santa Se-de e dalle sue strutture diplomati-che nel periodo che va dall’avventodi Hitler al 1945, ma approfonden-do quanto già visto nel libro prece-dente circa l’attenzione riservata daPio XI al problema ebraico. Fin daquando cioè Hitler, ormai al potere(1933), faceva dichiarazioni rassi-curanti verso le confessioni cristia-ne, ma Edith Stein15 profeticamen-te scriveva a Papa Ratti: «La guerracontro il cattolicesimo si svolge insordina e con sistemi meno brutaliche contro il giudaismo, ma nonmeno sistematicamente. Non pas-serà molto tempo perché nessuncattolico possa più avere un impie-go a meno che non si sottomettasenza condizioni al nuovo corso»(p. 35). Di lì a poco, la Santa Sedeper tutelare i diritti dei cattolici – compresi gli ebrei battezzati –avrebbe firmato un Concordatocon la Germania nazista ma, difronte alla mancata applicazionedelle norme relative agli ebrei, il Se-gretario di Stato, card. Pacelli, de-nunciava «l’ignobile comporta-mento tedesco» e lamentava che or-mai il Concordato, «senza garanti-re ciò che si era auspicato e sotto-scritto, può evitare soltanto svilup-pi peggiori, cioè una vera e propriapersecuzione» (p. 43). È qui abboz-zato il difficile equilibrio che diven-terà essenziale nel pontificato di PioXII: affermare con forza i princìpicristiani di uguaglianza, carità egiustizia, ma insieme procederecautamente per non scatenare la fu-ria nazista.

Molto dotato culturalmente e

preparato anche teologicamente,Pacelli fece una lunga esperienza di-plomatica: prima come Nunzio inBaviera e in Germania (1917-1929),poi come Segretario di Stato di PioXI. Eletto al soglio pontificio in pie-na crisi europea, si prodigò nel-l’estremo tentativo sia di favorireuna pace ormai compromessa, siadi fronteggiare l’aberrazione delleleggi razziali. E quando tutto risul-tò vano, a Pio XII non restò che ten-tare di ridurre i danni mediantel’opera assistenziale consentita dal-la neutralità vaticana e i contatti uf-ficiali col Reich, proprio in funzio-ne di quell’opera umanitaria16. Ciòtuttavia non gli impedì di affronta-re ripetutamente «il dramma dellaguerra e la necessità di farvi frontecon il ritorno a valori morali cri-stiani, con un’azione caritativa dilargo respiro e con un’immediatariduzione della violenza bellica».Così, nel marzo del 1940, primo an-niversario della sua elezione, «ricor-da la vocazione alla vera libertà delgenere umano e riafferma le basidella dottrina cristiana fondata sul-la fraternità e sulla carità universa-le» (p. 180). E il 21 dicembre 1940scrive al Segretario di Stato, card.Maglione, di potenziare i soccorsialle vittime della guerra e nel 1941interviene ripetutamente contro leatrocità del conflitto e richiama ibelligeranti alla necessità di ristabi-lire una pace giusta. In particolare,nel radiomessaggio pasquale scon-giura le potenze occupanti a tratta-re le popolazioni in modo umano,e in quello natalizio torna a denun-ciare gli orrori della guerra e chie-de di agire «secondo i valori dellaCiviltà Cristiana» (p. 251)17.

Intanto l’occupazione nazistamostrava tutta la sua ferocia, speciein Olanda, dove furono eseguite de-portazioni in massa degli ebrei. Ivescovi olandesi reagirono denun-ciando il fatto con lettera pastora-le18, ma ciò scatenò un’altra retatadi ebrei, l’occupazione di edifici re-ligiosi e la deportazione di preti esuore. Appreso ciò Pio XII, che sta-va preparando un radiomessaggiodi protesta, optò per il silenzio, on-

de evitare ulteriori violenze. Tutta-via non mancarono le denunce19,tanto che la sua voce «fu la più au-torevole, se non l’unica, che con in-sistenza si levò in loro difesa. Fu unatestimonianza forte della coscienzaumana e cristiana di fronte alla vio-lenza bellica e alle più moderne de-generazioni.» (p. 255). Ma senzamai alzare i toni, come raccoman-dò al Collegio Cardinalizio il 2 giu-gno 1943, ribadendo l’impegnodella Chiesa nell’aiutare tutti, ebreie non20, ma insieme raccomandan-do di evitare reazioni peggiori21. Inbreve, Pio XII denunciò i misfatti eaiutò i perseguitati, ma sempre contoni e forme che evitassero il peg-gio. Certo, questa strategia «hacomportato dei prezzi da pagare,delle rinunce da compiere, dei com-promessi da gestire e ha reso menosplendente l’immagine della Chie-sa». Ma non è lecito sostenere che«a espressioni più forti, esplicite epubbliche sarebbero seguite reazio-ni più convinte da parte del mondocattolico e una maggiore prudenzada parte del mondo tedesco: pote-va verificarsi l’opposto» (p. 394).

Pio XII tra storia, politica e fede

Nel libro di Alexandra von Teuf-fenbach22 è ricostruita l’opera diPacelli nei 19 anni di pontificato,ma risalendo ai suoi tratti di base:la preparazione avuta, la serietà conla quale intraprese la via del sacer-dozio e poi ogni altro impegno. Perquanto riguarda la giovinezza, tro-viamo l’amicizia si Pacelli con uncompagno di classe ebreo, GuidoMendes – che ricorda: «Il tempe-ramento mite lo rendeva, natural-mente alieno alla lotta. Ma seppe es-sere impavido, combattente, ognivolta che lo richiedessero la tuteladella verità, della giustizia e il benedelle anime» (p. 27) – ; le visite al-l’immagine della Madonna dellaStrada; la meticolosità nello studio,la riservatezza nei rapporti perso-nali e, infine, la decisione (estate1894) di farsi sacerdote. Finiti glistudi teologici all’Università Grego-

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riana e ordinato sacerdote nel 1899,grazie alle sue doti fu chiamato allaCongregazione per gli Affari Eccle-siastici Straordinari. Consacrato ar-civescovo il 13 maggio 1917, Bene-detto XV lo inviò Nunzio a Mona-co di Baviera in piena guerra mon-diale, dove apprese come la neutra-lità vaticana potesse servire unobiettivo fondamentale: «Ottenerela fiducia delle potenze belligerantiper poter così facilmente costruirela base necessaria per offrire un va-lido aiuto a coloro che soffrivano acausa della guerra» (p. 67), special-mente i prigionieri di guerra e levittime civili, che andò più volte avisitare23.

Nel dicembre 1929, il nuovo Pa-pa Pio XI lo richiamò a Roma e lonominò Segretario di Stato. Dal 19ottobre 1933 al 12 marzo 1937,quindi mentre il nazismo e la folleteoria della razza pura si afferma-vano in Germania, Pacelli inviò ben70 lettere di protesta al governo te-desco, denunciando le ripetute vio-lazioni del Concordato, e partecipòattivamente alla stesura dell’encicli-ca Mit brennender Sorge di Pio XIche, letta nelle chiese tedesche mal-grado i divieti del regime la dome-nica delle Palme 1937, affermava:«La Chiesa di Cristo non può geme-re e a deplorare solo quando gli al-tari vengono spogliati e mani sacri-leghe mandano in fiamme i santua-ri. Quando si cerca di profanare iltabernacolo dell’anima del fanciul-lo, santificata dal battesimo, conl’educazione anticristiana, quandoviene strappata da questo vivo tem-pio di Dio la fiaccola della fede,[…], allora la profanazione deltempio è vicina e ogni credente de-ve scindere la sua responsabilità daquella della parte contraria e la suacoscienza da qualsiasi peccaminosacollaborazione e tale nefasta distru-zione» (p. 142).

Eletto al soglio pontificio (1marzo 1939), i fautori della «leg-genda nera» obiettano che nel pri-mo radiomessaggio avrebbe dovu-to essere più coraggioso, dimenti-cando però che «ogni sua parolapoteva provocare ulteriori difficol-

tà a coloro che vivendo sotto diffe-renti dittature riponevano in lui lapropria fiducia» (p. 161)24. Perciòpreferì mettere l’accento sul temadella pace e il 24 agosto 1939, ap-preso che Hitler voleva invadere laPolonia, attraverso la Radio Vatica-na disse «ai Governanti e ai popoliche nulla è perduto con la pace. Tut-to può esserlo con la guerra» (p.166). Purtroppo furono parole alvento. Scoppiata la guerra, Pio XII– memore dell’importanza dellaneutralità, almeno tattica, impara-ta da Benedetto XV – da un latonon volle «rischiare la vita dei cat-tolici di mezza Europa facendo di-chiarazioni altisonanti contro ladittatura tedesca» e, dall’altro, «pre-ferì l’azione. E dal momento chequella sua personale avrebbe datotroppo nell’occhio, lasciò fare al ge-suita Robert Leiber25, suo fedelecollaboratore» (p. 178), ch avevamolti contatti in Germania, anchecon gli esponenti della resistenza te-desca impegnati nel trattare con gliAlleati. Ricorda padre Leiber: «PioXII ha voluto inoltrare, per non la-sciare nulla d’intentato, alcune ri-chieste della resistenza tedesca ai re-sponsabili in Inghilterra e le loro ri-sposte ai responsabili tedeschi. Tut-to ciò si svolse in assoluto silenzio,coinvolgendo pochissime persone»,anche perché «il Papa avrebbe cor-so notevoli rischi nel caso in cui fos-se trapelato anche solo qualcosa diquesti contatti […]. Sarebbe venu-ta a mancare, infatti, la neutralitàdella Santa Sede e Hitler avrebbeavuto un pretesto molto comodoper “inghiottire” il piccolo Stato econ esso tutti i cattolici fedeli al Pa-pa» (176 s)26.

Di fatto, molti scampati al ra-strellamento tedesco del ghetto ro-mano, il 16 ottobre 194327, riusci-rono a salvarsi grazie all’ospitalitàdi amici e soprattutto di conventi ealtre istituzioni cattoliche, nono-stante Radio Roma ripetesse l’an-nuncio della pena di morte per chiaiutava i fuggitivi e sui muri i ban-di ribadivano quella minaccia. Inparticolare ricordiamo il Laterano– la cui extraterritorialità favorì nu-

merosi e rocamboleschi maxisalva-taggi28 – ; l’Università Gregoriana,su esplicita richiesta del Pio XII alrettore padre Dezza; l’ospedale Fa-tebenefratelli all’Isola Tiberina, cheprotesse gli ebrei ricoverandoli perla cosiddetta «Sindrome K» – do-ve K stava per Kesserling: analogatattica utilizzò l’Istituto Dermato-logico Italiano, dei religiosi dell’Im-macolata Concezione – ; il conven-to francescano di San Bartolomeo,dove i rifugiati vestivano il saio co-me gli altri; le case salesiane (in par-ticolare quella alle Catacombe diSan Calisto); le Suore di Sion e quel-le di Nostra Signora di Namur: lacittadella del Granicolo e il mona-stero camaldolese di San Gregorioe altri, cui il Papa tolse la clausuraper favorire quell’accoglienza29.

Finita la guerra, Pio XII conti-nuò nella sua campagna di aiutiverso tutti i dispersi e prigionieri diguerra, e anche quando si acuì laguerra fredda non smise di parlaredi pace, rimanendo fedele alle re-sponsabilità che Cristo gli avevaimposto. «Sapeva che cosa gliavrebbero addebitato, come loavrebbero aggredito. Era consciodell’epoca difficile in cui era vissu-to e sapeva che non era riuscito adaccontentare tutti. Ma questo nonera neanche il suo compito. Nondoveva, infatti, rendere conto agliuomini, ma solo a Dio» (p. 293).Perciò nel testamento spirituale (15maggio 1956, due anni prima dimorire) scrisse: «Miserere meiDeus, secundum (magnam) mise-ricordiam tuam. Queste parole che,conscio di esserne immeritevole,pronunciai nel momento in cuidiedi tremando il mio sì all’elezio-ne a Sommo Pontefice, con tantomaggior fondamento le ripeto orain cui la consapevolezza delle defi-cienze, delle manchevolezze, dellecolpe commesse durante un cosìlungo pontificato e in un’epoca co-sì grave ha reso più chiara alla miamente la mia insufficienza e inde-gnità. E chiedo umilmente perdo-no a quanti ho potuto offendere,danneggiare con parole e con ope-re» (p. 294).

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NOTE

1 A. RICCARDI, L’inverno più lungo.1943-44:Pio XII gli ebrei e i nazisti a Ro-ma, Laterza, Roma-Bari, 2008, 5 e Civ.Catt. 2009 II, 620-622.

2 Cfr. Oss. Rom., 26-27 gennaio 2009;cfr. anche la ricostruzione della comples-siva tragedia degli ebrei nel sec. XX in A.FOA, Diaspora. Storia degli ebrei nel ’900,Bari-Roma, Laterza, 2009 (Civ. Catt.2009 II 629-631).

3 Cfr. Storia della Shoah, a cura di M.CATTARUZZA - M. FLORES - S.L. SULLAM -E. TRAVERSO, Torino, Utet, 2005, voll. 5:in particolare vol. III, 86-165, «La provavisiva», e vol. II, 744-806, «L’atteggia-mento delle Chiese», con lo zoom su PioXII.

4 Cfr. I. GUTMAN - B. RIVLIN (edd.), IGiusti d’Italia. I non ebrei che salvaronogli ebrei 1943-1945, Milano, Mondadori,2005 (Civ. Catt. 2006 IV 515 s); M. GIL-BERT, I Giusti. Gli eroi sconosciuti del-l’Olocausto, Roma, Città Nuova, 2007(Civ. Catt. 2007 IV 259-266); H. MOLL

(ed.), Testimoni di Cristo. I martiri tede-schi sotto il nazismo, San Paolo, CiniselloB. (Mi) 2007 (Civ. Catt. 2008 I 50-59).

5 Cfr. una visione complessiva in G.SALE, Hitler, la Santa Sede e gli Ebrei, Mi-lano, Jaca Book, 2004, mentre P. E. LAPI-DE, Roma e gli ebrei. L’azione del Vatica-no a favore delle vittime del nazismo, Mi-lano, Mondatori, 1967, calcola in oltre500.000 gli ebrei salvati dalla Chiesa inEuropa. Per quelli salvati a Roma (circa4.500) cfr. A. GASPARI, Nascosti in conven-to, Ancora, Milano, 1999; ID., Gli Ebreisalvati da Pio XII, Logos, Roma, 2001; A.FALIFIGLI, Salvàti dai conventi. L’aiuto del-la Chiesa agli ebrei di Roma durante l’oc-cupazione nazista, Cinisello B. (Mi), SanPaolo, 2005, con in Appendice intervisteai sopravissuti e resoconti dei principalisalvataggi.

6 Cfr. G. SALE, «La nascita della “leg-genda nera” su Pio XII», in Civ. Catt.2009 I 591-543, e G. M. Vian, che spiegain questi termini l’avversione comunistaverso Papa Pacelli: «La linea assunta ne-gli anni del conflitto dal Papa e dalla San-ta Sede, avversa ai totalitarismi ma tra-dizionalmente neutrale, nei fatti fu inve-ce favorevole all’alleanza antihitleriana esi caratterizzò per uno sforzo umanita-rio senza precedenti, che salvò moltissi-me vite umane. Ma questa linea fu co-munque anticomunista e perciò, già du-rante la guerra, il Papa cominciò a esse-re additato dalla propaganda sovieticacome complice del nazismo e dei suoi or-

rori» (In difesa di Pio XII. Le ragioni del-la storia, a cura di G. M. VIAN, Venezia,Marsilo, 2009, 8 e recensione inCiv.Catt…).

17 A. TORNIELLI, Pio XII. Il papa degliebrei, Casale M. (Al), Piemme, 2001, cit.,8. A parte la falsità oggettiva dell’affer-mazione, come vedremo, quell’atteggia-mento non fu «silenzio pavido» bensì«doppio gioco strategico». Come mainessuno rimprovera i silenzi degli USAo dell’URSS o della Gran Bretagna, chepure sapevano del genocidio in atto manon fecero nulla per impedirlo? Cfr. R.F. ESPOSITO, Processo al Vicario. Pio XII egli ebrei secondo la testimonianza dellastoria, Torino, SIAE, 1964.

18 M. MARCHIONE, Pio XII. La veritàti farà libero, Città del Vaticano, Lev,2008. La Marchione ha già pubblicato:Pio XII e gli ebrei, Roma, Logos, 1999; PioXII architetto di pace, Roma, Pantheon,2000; Il silenzio di Pio XII, Milano, Sper-ling & Kupfer, 2002; Crociata di carità.L’impegno di Pio XII per i prigionieri del-la seconda guerra mondiale, ivi, 2006.

19 Come ha fatto I. Herzog, Ministroper gli Affari sociali d’Israele, nel quoti-diano Hareetz, contestando la beatifica-zione di Pio XII perché non vi sarebbe-ro prove «di provvedimenti presi dal Pa-pa in favore degli ebrei durante il secon-do conflitto mondiale» (Avvenire, 18 ot-tobre 2008). In risposta il card. Bertoneha fatto notare che il processo canonicoin atto prova il contrario e confermaquanto disse nel 1965 Paolo VI, annun-ciando in Concilio l’avvio delle cause diPio XII e Giovanni XXIII: «Sarà così as-sicurato alla storia il patrimonio della lo-ro eredità spirituale; sarà evitato che al-cun altro motivo, che non sia il culto del-la vera santità e cioè la gloria di Dio el’edificazione della sua Chiesa, ricom-ponga le loro autentiche e care figure perla nostra venerazione e quella dei secolifuturi». E Benedetto XVI, celebrando inSan Pietro la memoria di Pio XII, haesortato a pregare «perché prosegua fe-licemente la causa di beatificazione»(Oss. Rom., 7 novembre 2008).

10 Sono soltanto due tra le molte te-stimonianze pubblicata dal New York Ti-mes, insieme all’elenco di quanti volleroesprimere il loro cordoglio per la mortedel Papa.

11 È quanto sottolinea anche PaoloMieli che, tra l’altro, ricorda come già al-l’inizio della guerra il Papa criticò l’apa-tia della Chiesa francese nei confronti delregime di Vichy e l’antisemitismo delloslovacco mons. Jozef Tiso, mentre nel

1939-40 appoggiò i progetti di cospira-zione contro Hitler. Poi, nel giugno 1941,quando l’invasione tedesca dell’UnioneSovietica non trovò pronto il mondo oc-cidentale a stringere accordi con l’Urss– data la precedente alleanza con la Ger-mania – , Pio XII condannò quei tenten-namenti e si adoperò per favorirne l’al-leanza con Gran Bretagna e Stati Uniti(cfr. In difesa di Pio XII. Le ragioni dellastoria, cit., 20).

12 Tanto che il New York Times scri-ve: «In questo Natale più che mai, il Pa-pa è una voce solitaria che grida nel si-lenzio di un continente» (p. 44). Già il 23dicembre 1940 A. Einstein aveva scritto,in Time Magazine: «Soltanto la Chiesa haosato opporsi alla campagna di Hitler,tesa a sopprimere la verità. Non ho maiavuto uno speciale interesse verso laChiesa prima, ma ora sento generale af-fetto e ammirazione perché solo la Chie-sa ha avuto il coraggio e la forza costan-te di stare dalla parte della verità intel-lettuale e della libertà morale» (p. 38).

13 Come osserva Paolo Mieli, tale ac-coglienza gli ebrei non l’incontrarono«in nessun luogo del modo, neanche ne-gli Stati Uniti» (In difesa di Pio XII…, cit.,19).

14 A. DUCE, La Santa Sede e la que-stione ebraica (1933-1945), Roma, Stu-dium, 2006. Cfr. anche M.L. NAPOLITA-NO - A. TORNIELLI, Il Papa che salvò gliebrei, Casale M. (Al), Piemme, 2004.

15 Edith Stein morì il 9 agosto 1942nelle camere a gas di Auschwitz, dopo es-sere stata prelevata dal Convento delCarmelo di Echt in Olanda insieme allasorella Rosa, anche lei convertita al cat-tolicesimo. La filosofa ebrea, carmelita-na fin dal 1933, affrontò quella morteviolenta esplicitamente offrendo la suavita per redimere l’umanità dal baratroin cui l’aveva precipitata il nazismo. Cfr.M. GILBERT, I Giusti. Gli eroi sconosciutidell’Olocausto, cit., 611s.

16 Contatti grazie ai quali la Santa Se-de ottenne molti visti per trasferire inAmerica Latina non pochi ariani brac-cati nei Paesi occupati dai nazisti.

17 A. TORNIELLI, Pio XII. Il papa degliebrei, cit., 171. L’8 settembre 1941, in unalettera ai vescovi tedeschi, sottolineato ilmartirio della Chiesa tedesca – «Attual-mente in Germania si verifica piuttostoun lento martirio dei confessori che nonl’uccisione violenta e subitanea dei mar-tiri» – , raccomanda: «Siate baluardo agliassalti nemici, con costanza e valore, sen-za esitare davanti alla fatica».

18 Letta in tutte le chiese domenica

STUDI

N. 69-70/0934 PROSPETTIVA• P E R S O N A •

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Page 6: Pio XII e i “silenzi” che salvarono gli ebrei · STUDI Pio XII e i “silenzi” che salvarono gli ebrei Piersandro Vanzan S.J. - Redattore “La Civiltà Cattolica“, Roma La

26 luglio 1942, affermava: «Due fattimolto dolorosi attirano soprattutto lanostra attenzione: il triste destino degliebrei e la sorte di quelli che sono stati ad-detti ai lavori forzati all’estero. Tutti de-vono essere consapevoli delle penosissi-me condizioni e degli uni e degli altri»(203s). Il Gauleiter nazista reagì pronun-ciando all’Aja un infuocato discorso eordinando di rastrellare nei conventi enegli istituti cattolici tutti gli ebrei cri-stiani fino allora lasciati in pace. Tra lo-ro c’era anche la ricordata Edith Stein,che morì ad Auschwitz il 9 agosto.

19 Così, nel radiomessaggio del Nata-le 1942 afferma: «La Chiesa rinneghereb-be se stessa, cessando di essere madre, sesi rendesse sorda al grido angoscioso chetutte le classi dell’umanità fanno arrivareal suo orecchio». E rinnovata la condannadi qualsiasi teoria razzista, esorta «i ma-gnanimi e gli onesti a non darsi riposo fin-ché non sarà ristabilita una convivenza tratutti i popoli e le nazioni» (p. 251).

20 La Santa Sede infatti era coinvoltain interveti diretti, domande di aiuto, at-tività diplomatica. In particolare, ricevevamolte lettere con richieste di aiuto, allequali cercava di rispondere sia tenendocontatti diretti con le comunità ebraiche,sia attraverso rappresentanti vaticani esingoli religiosi (p. 257s). Continui furo-no anche gli interventi presso le autoritàtedesche del nunzio a Berlino, che si pro-digò in ogni modo per aiutarli. Cfr. M.M.BIFFI, Il cavalletto per la tortura. Cesare Or-senigo ambasciatore del papa nella Germa-nia di Hitler, Roma, Città Nuova, 2006,181s.

21 E senza farsi illusioni, come speri-mentò egli stesso nel novembre 1944quando, ricevuto il cosiddetto ProtocolloAuschwitz, redatto da due ebrei slovacchi,intervenne direttamente presso l’amba-sciata tedesca in favore degli ebrei nei la-ger, ma con nessun risultato.

22 A. VON TEUFFENBACH, Pio XII trastoria, politica e fede, Roma, ART, 2008.

23 «Queste visite erano molto graditeai soldati, anche perché Pacelli sapeva par-lare varie lingue e quindi riusciva spesso atrovare parole di conforto nella stessa ma-drelingua dei soldati. Poi, in pacchi con-fezionati singolarmente per ogni prigio-niero, distribuiva a ognuno in dono, a no-me del Papa, viveri di vario genere e an-che sigarette, sapone, cioccolato, tè e zuc-chero» (p. 70).

24 Il 17 gennaio 1969 J. Maritain scri-ve a Chouraqui, intellettuale ebreo, soste-nitore della pacifica convivenza tra ebrei,cristiani e musulmani: «Quanto a Pio XII,

sarebbe ingiusto attribuire a indifferenzail suo silenzio nell’ora della persecuzionehitleriana. Non solo ha contribuito con isuoi sforzi a salvare molti perseguitati, maquando ero a Roma mi sono informato inalto loco sulle ragioni di questo silenzio, eso che fu dovuto solo alla paura di aumen-tare la persecuzione, se avesse alzato la vo-ce. Il Papa aveva consultato alcune comu-nità ebraiche tedesche, ed è proprio que-sto che esse avevano risposto. Che abbiaavuto torto o ragione […], astenendosi dauna testimonianza che sarebbe stata a suagloria, ma che sarebbe costata miglia di vi-te umane in sovrappiù, chi di noi può giu-dicare? Il suo mo tivo è stato quello che haritenuto un obbligo di coscienza, ed era unmotivo profondamente umano» (A.CHOURAQUI, Il destino di Israele. Corrispon-denza con Jules I saac, Jacques Ellul, JacquesMari tain e Marc Chagall, Milano, Paoline,2009).

25 Padre Leiber fu con Pacelli già nel-la Nunziatura a Monaco di Baviera, se-guendolo poi in quella di Berlino (1925),nel decennio in Segreteria di Stato e quin-di durante tutto il pontificato, fino allamorte.

26 In sintesi, l’azione umanitaria delPapa si articolò sia per mezzo delle Nun-ziature, sia elogiando le azioni coraggio-se, come quella del vescovo di Münster, C.A. Graf von Galen – al quale, saputo cheaveva denunciato le uccisioni dei malati dimente e degli handicappati operate dai na-zisti, scriveva: «È per noi una consolazio-ne ogniqualvolta veniamo a conoscenza diuna parola chiara e coraggiosa da parte diun singolo vescovo tedesco o dell’episco-pato tedesco» (p. 194) – , sia aprendo iconventi per accogliere gli ebrei.

27 Furono arrestati e poi deportati1.024 ebrei, nonostante che per evitare ta-le razzia gli ebrei avessero consegnato aitedeschi 50 kg d’oro, trovato anche graziea Pio XII. Per questo nessuno, compresoil Pontefice, si aspettava il rastrellamentodel 16 ottobre. Di quei 1.024, soltanto 16sono tornati.

28 Nel vol. In difesa di Pio XII…, cit.,33-43, struggente è la testimonianza diSaul Israel, ebreo di Salonicco (1897-1981), trasferitosi a Roma in giovane etàe cittadino italiano dal 1919. Saul fu ami-co del poeta e critico letterario cristianoG. Salvadori e negli anni della persecuzio-ne si rifugiò prima nel convento di San-t’Antonio in via Merulana, e poi a SanGiovanni in Laterano. Proprio a quel pe-riodo (aprile 1944) risale l’inedito pubbli-cato nel libro, che testimonia come quel-l’accoglienza, col via vai di partigiani inaiuto dei rifugiati, poteva farsi solo conl’assenso del Papa.

29 «Tantissimi furono ospitati anche inVaticano e a Castel Gandolfo dove, per farloro posto, fu aperto anche l’appartamen-to privato di Pio XII» (p. 202). Cfr. ancheG. SALE, «I rifugiati in Laterano al tempodell’occupazione nazista di Roma», Civ.Catt. 2008 IV 539-552, mentre in un Me-moriale delle agostiniane al Celio (fine1943) leggiamo: «Con l’entrata dei tede-schi a Roma inizia una caccia spietata agliebrei che si vogliono sterminare mediantela più nera barbarie […]. In queste dolo-rose situazioni, il Santo Padre vuole salva-re i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina chenei monasteri si dia loro ospitalità». Com-plessivamente furono 4.500 gli ospitati nel-le case religiose e ville pontificie (cfr. 30GIORNI, luglio/agosto 2006, 32-45).

STUDI

N. 69-70/09 35PROSPETTIVA• P E R S O N A •

VENEZIA – CANALETTO, Fantasia palladiana, Parma, Galleria Nazionale

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