Pinus halepensis

6
Il pino d’Aleppo (Pinus halepen‑ sis Mill.) ha gli strobili pedunco- lati e gli aghi sottili e flessibili, color verde chiaro, lunghi 5-10 cm. Il pino bruzio (Pinus brutia Ten.) ha i coni sessili e gli aghi duri, di colore verde scuro, lunghi 10-18 cm. Entrambe le specie sono anemofile e allogame. I fiori maschili e femminili sono localizzati in parti diverse del- l’albero (monoico). Entrambe le specie producono molti semi e possono colonizzare facilmente le aree aperte e disturbate. Le pinete di pino d’Aleppo e bruzio possono crescere su tutti i substrati e in quasi tutti i bioclimi della regione medi- terranea. Possono trovarsi ad altitudini da 0 a 600 m nel Nord del Mediterraneo e da 0 a 1400 m nel Mediterraneo meridiona- le (livelli termo e meso-medi- terranei). Localmente possono Queste guide tecniche sono pensate per assistere coloro che si occupano del prezioso patrimonio genetico del pino d’Aleppo e del pino bruzio, attraverso la conservazione di importanti fonti di seme o l’uso pratico in selvicoltura. Lo scopo è quello di conservare la diversità genetica delle specie su scala europea. Le raccomandazioni fornite in questa scheda dovrebbero essere considerate come una base comunemente accettata da completare e successivamente sviluppare in condizioni locali o nazionali. Le linee guida si basano sulle conoscenze disponibili delle specie e su metodi ampiamente riconosciuti per la conservazione delle risorse genetiche forestali. Linee guida per la conservazione genetica e l’uso Pinus halepensis/Pinus brutia Pini d’Aleppo e Bruzio Bruno Fady¹, Hacer Semerci² e Giovanni G. Vendramin³ ¹ INRA, Mediterranean Forest Research Unit, Avignon, France ² Forest Tree Seeds and Tree Breeding Research Directorate, Gazi‑Ankara, Turkey ³ CNR, Institute of Plant Genetics, Firenze, Italy Biologia ed ecologia

description

Euforgen TG

Transcript of Pinus halepensis

Page 1: Pinus halepensis

Il pino d’Aleppo (Pinus halepen‑sis Mill.) ha gli strobili pedunco-lati e gli aghi sottili e flessibili, color verde chiaro, lunghi 5-10 cm. Il pino bruzio (Pinus brutia Ten.) ha i coni sessili e gli aghi duri, di colore verde scuro, lunghi 10-18 cm. Entrambe le specie sono anemofile e allogame. I fiori maschili e femminili sono localizzati in parti diverse del-l’albero (monoico). Entrambe le

specie producono molti semi e possono colonizzare

facilmente le aree aperte e disturbate.

Le pinete di pino d’Aleppo e bruzio possono crescere su tutti

i substrati e in quasi tutti i bioclimi della regione medi-

terranea. Possono trovarsi ad altitudini da 0 a 600 m nel Nord del Mediterraneo e da 0 a 1400 m nel Mediterraneo meridiona-le (livelli termo e meso-medi-terranei). Localmente possono

Queste guide tecniche sono pensate per assistere coloro che si occupano del prezioso patrimonio genetico del pino d’Aleppo e del pino bruzio, attraverso la conservazione di importanti fonti di seme o l’uso pratico in selvicoltura. Lo scopo è quello di conservare la diversità genetica delle specie su scala europea. Le raccomandazioni fornite in questa scheda dovrebbero essere considerate come una base comunemente accettata da completare e successivamente sviluppare in condizioni locali o nazionali. Le linee guida si basano sulle conoscenze disponibili delle specie e su metodi ampiamente riconosciuti per la conservazione delle risorse genetiche forestali.

Linee guida per la conservazione genetica e l’uso

Pinus halepensis/Pinus brutiaPini d’Aleppo e Bruzio

Bruno Fady¹, Hacer Semerci² e Giovanni G. Vendramin³¹ INRA, Mediterranean Forest Research Unit, Avignon, France² Forest Tree Seeds and Tree Breeding Research Directorate,

Gazi‑Ankara, Turkey³ CNR, Institute of Plant Genetics, Firenze, Italy

Biologia ed ecologia

Page 2: Pinus halepensis

raggiungere altitudini maggiori, come 2600 m per il pino d’Alep-po nell’Alto Atlante in Marocco e 1650 m per il P. brutia nei Monti del Tauro in Turchia. Ai limiti superiori della loro distribuzione spesso formano uno stadio di colonizzazione pre-foresta oppu-re sono parte di foreste miste di pino e querce.

Lo sviluppo ottimale delle foreste di pino d’Aleppo si verifi-ca in condizioni di precipitazioni annue di 350-700 mm e tempera-ture minime medie e assolute tra -2 e +10° C (bioclimi semi-aridi e sub-umidi). Lo sviluppo ottimale del P. brutia richiede precipitazio-ni maggiori, ma una variazione di temperatura più ampia (tempera-ture minime medie e assolute tra -5 e +10°C, bioclimi sub-umidi e umidi).

Il Pinus halepensis ed il P. brutia formano un gruppo di specie col-legate che possono incrociarsi, ma che occupano zone geografi-che diverse e diversi bioclimi.

Le pinete di pino d’Alep-po coprono aree estese nel Mediterraneo occidentale: Spagna, Francia, Italia, Croazia, Albania, Grecia, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Malta. Pochi popolamenti naturali ed artificia-li si trovano nel Mediterraneo orientale in Turchia, Siria, Israele, Giordania e Libano. La superficie totale forestale è stimata intorno ai 3,5 milioni di ettari.

Le pinete di pino bruzio ricoprono un’ampia area nel Mediterraneo orientale: Grecia, Turchia, Cipro, Siria e Libano. Pochi piccoli popolamenti si

possono trovare in Iraq ed Iran. Altri gruppi tassonomici col-legati sono pre-senti in Ucraina (in

Crimea, P. stankewiczii Sukaczew), intorno al Mar

Nero (in Georgia, Federazione Russa e Ucraina, P. pithyusa

Stevenson) e nel Caucaso (in Azerbaigian, Georgia, Iran e Turchia , P. eldarica Medw.). La superficie stimata ricoperta è superiore a 4 milioni di ettari, dei quali 3.8 in Turchia.

Il pino d’Aleppo e il pino bruzio rappresentano in molti paesi del Mediterraneo l’unica o la princi-pale fonte di legno e copertura forestale. Dal punto di vista eco-nomico, P. brutia è la conifera più importante in Turchia; il pino d’Aleppo è la specie forestale più importante del Nord Africa ed ha un’importanza ecologica elevata nella Francia meridionale ed in Italia, in particolar modo per le aree di congiunzione tra foresta e zone urbane. La produttività media è circa di 1-2 m3 ettaro-1

anno-1 per il pino d’Aleppo e 2-3 m3 ettaro-1 anno-1 per il pino bruzio. Per entrambe le specie la ripresa massima può raggiunge-re i 12-15 m3. Il legno di questi pini mediterranei è usato per molti scopi: costruzioni, indu-stria, carpenteria, legna da arde-re e polpa. I semi sono usati in pasticceria.

Pinus halepensis Pinus brutia Pinus halepensis PinDistribuzione Importanza ed uso

Pini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e Bruzio

Page 3: Pinus halepensis

Inventari genetici condotti usan-do marcatori biochimici e di DNA hanno dimostrato che la diversi-tà è strutturata geograficamente. La diversità maggiore di P. hale‑pensis è stata trovata nelle popo-lazioni di Grecia e Spagna seb-bene altre popolazioni abbiano dimostrato una diversità minore rispetto ad altre specie di conife-re. Ciò è in accordo con l’ipotesi di una recente espansione delle specie (negli ultimi 10000 anni) a partire da queste due aree rifugio, con popolazioni costi-tuite attraverso la migrazione di un numero limitato di individui (effetto “founder”) e/o con dina-miche di popolazione regolate dal fuoco (popolazioni collo di bottiglia). La diversità genetica è più alta per P. brutia e separa nettamente le popo- l a z i o n i orientali da quelle occidentali. Esperimenti di impollinazione controllata e il moni-toraggio delle popo-lazioni simpatriche del Mediterraneo orientale, attraverso marcatori molecolari, hanno dimostrato che è possibile un flusso genetico unidirezionale da P. halepen‑sis a P. brutia che ha come risultato la comparsa degli ibri-di. L’ibridazione non è possibile usando P. brutia come fonte di polline. Test di laboratorio e di pro-

venienza hanno rivelato model-li geografici significativi nella variabilità dei caratteri adatta-tivi. Sebbene entrambe le spe-cie dimostrino modelli di cre-scita annuali policiclici, nel pino d’Aleppo le gemme iniziali sono più piccole. Le provenienze di pino d’Aleppo più orientali tendo-no ad avere una crescita giovani-le maggiore. Pinus halepensis si adatta meglio alla siccità, ma meno al freddo rispetto a P. bru‑tia . Comunque in condizioni di forte stress idrico P. halepen‑sis presenta una sensibi-lità maggiore al fungo Sphaeropsis sapinea. Entrambe le specie sono sensibili alla processionaria del pino Thaumetopoea pityocampa che può causare defogliazioni ingenti. Il pino d’Aleppo è sensi-bile agli attacchi della cocciniglia Matsucoccus josephii, mentre il pino bruzio è resistente.

Tali test, insieme a studi ecologici, sono stati

usati per identifica-re le zone di rac-

colta dei semi e i boschi da seme in diver-se nazioni (ad esempio 29 boschi da seme di Pino d ’ A l e p -po in Francia).

Il pino d’Aleppo e il pino brutio non sono considerati in peri-colo dal punto di vista ecolo-gico. Comunque P. pityusa è considerata una specie vulnera-bile a causa della riduzione della dimensione della popolazione collegata al declino dell’habitat (IUCN lista rossa). Pinus eldari‑ca presenta una distribuzione a

tessere e la sua diversità genetica è la più bassa all’interno del suo grup-

po tassonomico. Insetti come Matsucoccus

josephii rappresentano il mag-gior pericolo nel Mediterraneo orientale. Thaumatopea pityo‑campa può causare defogliazioni gravi lungo l’areale di distribuzio-ne di entrambe le specie sebbe-ne spesso non porti alla morte. Recentemente l’agente respon-sabile del cancro Crumenulopsis sororia ha cominciato a causare defogliazioni gravi e morte su P. halepensis in Francia. L’effetto degli incendi ha un duplice valo-re. Sebbene gli incendi pro-muovano la rinnovazione, questi potrebbero essere responsabi-li degli scambi di alleli rari tra generazioni, spiegare la diversi-tà molto bassa trovata nel pino d’Aleppo e promuovere la diffu-sione dei geni di P. halepensis nelle foreste di P. brutia. Il trasferimento di semi tra regioni, quando è stato usato materiale non adatto, ha causato significativi danni da gelo e da stress idrico che si sono verificati

Pinus halepensis Pinus brutia Pinus halepensis PinConoscenze genetiche Minacce alla

diversità genetica

Pini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e Bruzio

Page 4: Pinus halepensis

dopo la piantagione. Anche la riduzione dell’adattabilità loca-le attraverso i flussi genetici in piantagioni è da considerarsi un rischio. Infine, siccome queste specie (e soprattutto P. hale‑pensis) sono molto resistenti alla siccità, rappresentano spesso le ultime specie forestali che si possono trovare ai margini dei deserti e delle steppe. Il riscal-damento globale e i cambiamenti dei regimi pluviali ad esso corre-lati potrebbero modificare dram-maticamente i loro areali di distri-buzione.

Le attuali misure di conservazio-ne adottate a livello nazionale sono rappresentate più comu-nemente da network di conser-vazione genetica in situ specifi-camente costruite per le specie obiettivo (ad esempio in Turchia sono state realizzate 52 unità di conservazione di P. brutia) e da riserve forestali o parchi nazionali che comprendono tali specie. Le misure ex situ comprendono archivi clonali, banche del ger-moplasma conservate al freddo e banche del DNA.

Per aumentare l’efficien-za della conservazione in situ delle risorse genetiche dovrebbero essere compiuti degli sforzi combinati, ad ampio spettro. Nonostante il trasporto di semi sia spes-so legalmente possibile, dovrebbe essere evitato tra zone e nazioni con caratte-ristiche ecologiche diverse, specialmente a causa dei rischi di danni da freddo, siccità ed insetti.

Localmente alcune popolazioni richiedono attenzioni specifiche e pratiche selvicolturali appro-priate.

Popolazioni marginali. Dato che le popolazioni delle alti-tudini elevate, ai margini dei deserti o nelle fore-ste miste potrebbero contenere geni preziosi (come quelli responsa-bili della resistenza alla

siccità, al freddo e alle malattie) per l’adattamento al riscalda-mento globale, dovrebbero esse-re istituite delle riserve genetiche per conservarle.

Popolazioni sottoposte ad incendi ricorrenti. Poiché sono adattati agli incendi, entrambi i pini normalmente si rinnova-no bene dopo il passaggio del fuoco, usando le riserve di seme rilasciate dai coni serotini. Se la rinnovazione appare stentata nei primi due anni dopo l’incendio e se rimangono solo poche piante da seme isolate nell’area brucia-ta dovrebbe essere usata la rin-novazione artificiale per contra-stare il rischio di erosione gene-tica. In questo caso dovrebbero essere usati lotti di semi raccolti da ampi pool genici (almeno 30 alberi per popolazione da alme-no tre popolazioni per ogni sin-gola zona ).

Popolazioni nelle quali si può verificare ibridazione. La pian-tagione di pino d’Aleppo dove è presente il pino bruzio dovrebbe essere evitata in quelle aree in

cui il gelo e le potenziali malattie sono fattori

limitanti o dovrebbe essere strettamen-te monitorata nelle

aree in cui la siccità è il fattore limitante.

A causa dell’anisotropia del flusso genetico tra le

specie, l’impatto dovrebbe essere ridotto quando si pian-

ta il pino bruzio nelle vicinanze di alberi di pino d’Aleppo.

Pinus halepensis Pinus brutia Pinus halepensis PinLinee guida per la conser-vazione genetica e l’uso

Pini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e Bruzio

Page 5: Pinus halepensis

Pinus halepensis Pinus brutia Pi3LQXV�KDOHSHQVLV

�7�K�L�V���G�L�V�W�U�L�E�X�W�L�R�Q���P�D�S�����V�K�R�Z�L�Q�J���W�K�H���Q�D�W�X�U�D�O���G�L�V�W�U�L�E�X�W�L�R�Q���D�U�H�D���R�I�����3�L�Q�X�V�����K�D�O�H�S�H�Q�V�L�V�����Z�D�V���F�R�P�S�L�O�H�G���E�\���P�H�P�E�H�U�V���R�I���W�K�H���(�8�)�2�5�*�(�1���1�H�W�Z�R�U�N�V���E�D�V�H�G���R�Q���D�Q���H�D�U�O�L�H�U���P�D�S���S�X�E�O�L�V�K�H�G���E�\���:���%���&�U�L�W�F�K�I�L�H�O�G�������(���/���/�L�W�W�O�H�����-�U�������*�H�R�J�U�D�S�K�L�F���’�L�V�W�L�E�X�W�L�R�Q�����R�I���W�K�H���3�L�Q�H�V���R�I���W�K�H���:�R�U�O�G�������8�6�’�$���)�R�U�H�V�W���6�H�U�Y�L�F�H���0�L�V�F�����3�X�E�O�L�F�D�W�L�R�Q�������������������������K�W�W�S�������G�H�Q�G�U�R�P�H���X�F�G�D�Y�L�V���H�G�X���W�U�H�H�J�H�Q�H�V���V�S�H�F�L�H�V�������D�Q�G���Z�D�V���S�X�E�O�L�V�K�H�G���L�Q���)�D�G�\�����%�������+�����6�H�P�H�U�F�L���D�Q�G���*���*�����9�H�Q�G�U�D�P�L�Q�����������������(�8�)�2�5�*�(�1���7�H�F�K�Q�L�F�D�O���*�X�L�G�H�O�L�Q�H�V���I�R�U���J�H�Q�H�W�L�F���F�R�Q�V�H�U�Y�D�W�L�R�Q���D�Q�G���X�V�H���I�R�U���$�O�H�S�S�R���S�L�Q�H�����3�L�Q�X�V���K�D�O�H�S�H�Q�V�L�V�����D�Q�G���%�U�X�W�L�D���S�L�Q�H�����3�L�Q�X�V���E�U�X�W�L�D�������,�Q�W�H�U�Q�D�W�L�R�Q�D�O���3�O�D�Q�W���*�H�Q�H�W�L�F���5�H�V�R�X�U�F�H�V���,�Q�V�W�L�W�X�W�H�����5�R�P�H�����,�W�D�O�\���������S�D�J�H�V

�)�L�U�V�W���S�X�E�O�L�V�K�H�G���R�Q�O�L�Q�H���L�Q�������������������������8�S�G�D�W�H�G���R�Q���������-�X�O�\���������� � ��� ��������.P

3LQXV�EUXWLD

� ��� ������.P

Pini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e Bruzi

Distribuzione del pino d'Aleppo

Distribuzione del pino Bruzio

Page 6: Pinus halepensis

Pinus halepensis Pinus brutia Pi

Bariteau, M., R. Huc and G.G. Vendramin (coordinators). 2001 Adaptation and selection of Mediterranean Pinus and Cedrus for sustainable afforestation of marginal lands. Final report of EU Project FAIR CT95-0097, 173 p.

Bucci, G., M. Anzidei, A. Madaghiele and G.G. Vendramin. 1998. Detection of haplotypic variation and natural hybridization in halepensis-complex pine species using chloroplast simple sequence repeat (SSR) markers. Molecu-lar Ecology 7(12):1633-1643.

Conkle, M.T., G. Schiller and C. Grunwald. 1988. Electrophoretic analysis of diversity and phylogeny of Pinus brutia and closely related taxa. System-atic Botany 13(3):411-424.

Kaundun, S.S., B. Fady and Ph. Lebreton. 1997. Genetic differences between Pinus halepensis, Pinus brutia and Pinus eldarica based on needle flavo-noids. Biochemical Systematics and Ecology 25(6):553-562.

Ne’eman, G. and L. Trabaud (eds.). 2000. Ecology, biogeography and manage-ment of Pinus halepensis and P.‑brutia forest ecosystems in the Mediter-ranean basin. Backhuys Publishers, Leiden, The Netherlands. 407 pages.

Lea carte delle distribuzioni sono state realizzata dai membri dei Net-work di EUFORGEN sulla base di una carta precedente pubblicata da W.B.Critchfield & E.L.Little, Jr. in 1966 (Geographic Distibution, of the Pines of the World, USDA Forest Service Misc. Publication, 991 pagine).

Maggiori informazioniwww.euforgen.org

Bibliografia

Pini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e BruzioPinus halepensis Pinus brutiaPini d'Aleppo e Bruzi

Queste guide tecniche e le car‑tine degli areali di distribuzione sono state prodotte dai mem‑bri dei Network di EUFORGEN. L’obiettivo è quello di identificare i requisiti minimi per la conserva‑zione genetica nel lungo perio‑do in Europa, per ridurre i costi complessivi di conservazione e per migliorare la qualità degli standards in ogni Paese.

Citazione: Fady, B., H. Semerci e G.G. Vendramin 2009. EUFOR‑GEN linee guida per la conser‑vazione genetica e l’uso del pino d'Aleppo (Pinus halepensis) e pino Bruzio (Pinus brutia). Traduz‑ione: A. Rositi, M. Morganti, B. Schirone, Dipartimento DAF, Università della Tuscia, Viterbo. CREIA, Fondi, Latina, Italia, 6 pagine. Originariamente pubbli‑cato da Bioversity International, in inglese, nel 2003

Disegni: Pinus halepensis, Clau‑dio Giordano © Bioversity, 2003.

ISBN: 9788864520179

Regione Lazio, Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Centro Regionale di Educazione e Informazione Ambientale (CREIA ) Via Cavour, 4604022 Fondi (LT) Telefono +39 (0771) 537749Fax +39 (0771) 537749www.creia.it