Pierre Bourdieu, Il Mestiere Di Scienziato

download Pierre Bourdieu, Il Mestiere Di Scienziato

of 1

Transcript of Pierre Bourdieu, Il Mestiere Di Scienziato

  • 8/19/2019 Pierre Bourdieu, Il Mestiere Di Scienziato

    1/1

    Pietro Greco

    La scienza è in imminente perico-lo. Sotto attacco da parte di duediversi nemici esterni, entrambi

    in grado di sferrarecolpi mortali:l’irra-zionalismo postmodernistae ilpragma-tismo di mercato. Gli scienziati devonodifendersi.Riflettendo.Sulle fondamen-ta epistemologiche della propria attivi-tà, per rintuzzare l’attacco dell’irrazio-nalismo d’elite. Sulle basi storiche e so-ciologiched ellapropria attività, per riaf-fermare la propria libertà.

    Èqu esto il messaggio,quasi un testa-mento, che Pierre Bourdieu, il filosofoe sociologo di Francia recentementescomparso, ha affidato al suo ultimolibro, Il mestiere delloscienziato , appenauscito in italiano per i tipi della Feltri-nelli (pagine 160, euro 20,00).

    Si tratta di un libro di notevole im-portanza.Non solo perchè PierreBour-dieu, intellettuale conosciuto e stimatoin tutto il mondo, vi proponeuna nuo-va teoria sociale della scienza: la teoriadel «campo scientifico». In grado diconciliare(finalmente) lafilosofia(l’im-presa scientifica produce «verità» uni-versali) ela sociologia(l’impresascienti-fica è un’impresa sociale intrisa di sto-ria e, quindi, di contingenza). Ma illibro èimportante anche per lem otiva-zioni: le cause prossime, appena accen-nate ma straordinariamente potenti,che hanno indotto il filosofo e sociolo-goPierreBourdieu a rifletteresui fonda-menti filosofici esociologici dellascienza. Ed è suquestemotivazio-ni che convienesoffermarsi, per-chésono distrin-gente attualità.

    Causa prima.

    Lascienza è in pe-ricolo. Un perico-lo che PierreBourdieu consi-dera grave. Permolti versi inusi-tato. L’impresascientifica - so-stiene il grandeintellettuale fran-cese - oggi corredei rischi maisperimentati neiquattrocento an-ni che ci separa-no da Galileo eCartesio.

    Apriamo una parentesi. Lapercezio-ne del rischio maturata da Pierre Bour-dieu ci rimanda infatti a un altro libroedito da Feltrinelli, La rivoluzione di-menticata di Lucio Russo. Libro nel qua-le il matematico italiano ricorda comela scienza sia nata in epoca ellenistica,sia fiorita tra il II secolo a. C. e il IIsecolo d. C., e sia poistata, per l’appun-to, dimenticata. Il libro di Lucio Russo

    ha il grande merito di avvertirci: lascienza non è una scoperta «per sem-pre». La scienza può finire. La scienzapuò morire. E può morire persino inuna società opulenta, qual era quelladella Romaimperiale,per lentaconsun-zione. Immersa nelle sabbie mobili delpragmatismo e dell’utilitarismo.

    Chiudiamo la parentesi e ritornia-mo a Pierre Bourdieu. I fattori principa-li che oggi mettono a rischio la scienza,sostiene il filosofo e sociologo francese,

    sono due. Uno èil relativismo culturaleche si accompagna alla critica cosiddet-ta postmodernista dell’impresascientifi-ca. Questa critica, che Pierre Bourdieudefinisce «sociofilosofica», è stata pro-posta in modo esauriente da Bruno La-tour e Steve Woolgar nel loro libro suVit a di laboratorio. La costruzione socia-

    le dei fatti scientifici , pubblicato per laprima volta da Sage in Gran Bretagna.Il succo di questa impostazione è inuna famosa frase di Latour e Woolgarricordata da Bourdieu: nei laboratori«la realtà artificiale che [gli scienziati]descrivono come un’entità oggettiva èstato di fatto costruita». In altri termi-ni, commenta Bourdieu: «Dicendo chei fatti [SCIENTIFICI]sono artificiali,

    nel senso di fabbricati, Latour e Wool-gar lasciano intendere che sono fittizi,non oggettivi, inautentici».

    Perché è pericolosa questa critica?In primo luogo perché nega ogni speci-ficità epistemologica alla scienza, la-sciando intendereche l’impresa scienti-fica sia una «mera costruzione sociale»,priva di valenza oggettiva e persino co-noscitiva. La scienza sarebbe, dunque,una cultura come qualsiasi altra, giudi-cabile solo sulla base dei risultati che

    produce. E poi perché questa visione,relativizzata e radicalizzata, dalla scien-za è andata affermandosi nei campusamericani, diventando senso comuneper una parte notevole delle elite cultu-rali americane.

    Tuttavia oggi non è l'«irrazionali-smo d’elite» la minaccia principale allascienza,sostiene Bourdieu.Ce n’èun ’al-tra meno esplicita, ma ben più potente.

    È il rischio associato a quella visione,pragmatista e utilitarista, che vede nellascienza «nient’altro che uno strumentodi mercato». Questa visione da un latotendea sottometterela scienzaagliinte-ressi economici (magari seducendo gliscienziati con generose prebende e/ocon le lusinghe mediatiche) e dall’altrotende a considerare «scienza buona»,da incoraggiare e finanziare, solo la«scienzautile»che produce benidiretta-mente spendibili sul mercato.

    Questo rischio non è una visionecoerente del mondo. Ma una minacciadiffusa. Che si annida nei processi, inatto negli Usa e in molti paesi avanzati,di progressivo ampliamento della ricer-ca privata e di arretramento della ricer-ca pubblica. Ma anche nel senso comu-ne che si va imponendo a livello diopinione pubblica e di scelte di gover-

    no.Questo rischio è inedito nella storiadella «nuova scienza» nata con Galileoe rappresenta una minaccia mortale.Perché nel corso di questi quattro seco-li, sostiene Pierre Bourdieu, la scienza èriuscita faticosamente, lentamente, apoco a poco a conquistarsi un fortemargine di autonomia nei confrontidel potere religioso, politico, economi-co e, in parte, persino nei confrontidellaburocraziedi Stato.Anchela scien-za militare ha goduto di una sua auto-nomia di ricerca.

    La sottomissione agli interessi eco-nomici oggi indebolisce fortementequesta storica autonomia. La mina nel-le fondamenta. E mette in pericolo lascienza. Perché rischia di ridurla a me-ro saperet ecnico. Proprio come succes-se nell’antica Roma imperiale, quandol’ingegneria raggiunse vette eccezionalima la rivoluzione scientifica fu, invece,dimenticata.

    L’ammonimento di Bourdieu do-

    vrebbe essere tenuto in conto da quei,pochi invero, che stanno salutando lariforma Moratti della ricerca italiana:una forma,delt utto inedita, di azienda-lizzazione dall’alto dell’impresa scienti-fica nell’unico paese dell’Occidenteche, da almeno quattro decenni, nonha un settore privato con una sua inti-ma vocazione alla r icerca scientifica.

    Ma ritorniamo alproblemageneraleproposto da Bourdieu. La scienza è inpericolo. E gli scienziati devono difen-dersi. Come? Riaffermando la propriaspecificità e la propria autonomia. Aogni livello. Teorico, o se volte filosofi-co e sociologico. Eprat ico, o se volete alivello politico.

    Pierre Bourdieu è un filosofo e unsociologo. Laspecificadifesa che propo-ne è deltipo teorico.Egli, infatti, propo-ne una nuova teoria sociologica dellascienza. Che cerchiamo di riassumerein poche righe, senza pretesa alcuna dicompletezza. In primo luogo, sostieneilfrancese, occorre chegli scienziati sia-no ben ancorati a una filosofia dellascienza che li metta al riparo da ogniforma di relativismo: la scienza produ-ce «verità»provvisorie, ma oggettive.Tuttavia la scienza è, essenzialmente,un’impresa sociale. E, quindi, bisognarisolvere il problema, non da poco, dicome un’impresa sociale storicamentedeterminat a produce «verità» oggettive(ancorché provvisorie).

    Finorala filosofiaha risolto ilproble-ma ignorando la natura sociale dell’im-presa scientifica. Mentre la sociologianon è mai riuscita a dare fondamentasolide a questo problema e, anzi, si èfattaspesso risucchiarein formedi rela-tivismo culturale. Per risolvere l’irrisol-to problema, Pierre Bourdieu proponeuna nuova teoria sociologica e, insie-me, filosofica della scienza. Il soggettodella scienza, colui che fa la scienza,non è un collettivo integrato (una co-

    munità di singoli che rispondono a uncerto patto sociale), ma un «campo» incui i rapporti di forza e di lotta tra gliagenti (gli scienziati) e le istituzioni d e-rivano da due proprietà particolari: «lachiusura» (ovvero la concorrenza solotra pari) e «l'arbitrato del reale» (ovve-ro la sistematicaapplicazione dellerego-le di corrispondenza tra teorie scientifi-che e fatti).

    La proposta di Bourdieu è davverointeressante. E meriterebbe una benpiù approfondita trattazione. Tuttaviagià in questa forma spartana, la teoriasociologica della scienza di Bourdieu ciconsentedi formularedue considerazio-ni generali. Il primo riguarda noi tutti:il «campo scientifico» viene fortementeperturbato dall’irruzioned i fattori ester-ni. Se questi sono potenti, come lo è lapretesa di sottomettere la scienza agliinteressi dell'economia, la perturbazio-ne può avere effetti catastr ofici.

    Il secondo riguarda gli scienziati. Ela necessità che essi riflettano a fondosulla natura e sull’autonomia della lorospecifica attività. Questa riflessione è

    vitale per la sopravvivenza stessa del-l’impresa scientifica, perché, come so-stiene Pierre Bourdieu,è vitaleun’anali-si che permetta «a quanti fanno scienzadi capire meglio i meccanismi socialiche orientano la loro pratica, diventan-do così “padroni e signori” non soltan-to della natu ra, secondo la vecchia con-cezione cartesiana, ma anche, ed è que-sto un compito altrettanto difficile, delmondosociale in cuisi produce lacono-scenza della natura».

    Rabindranath Tagore

    ...lamia liberazioneè nella polvere...

    CLAMOROSO, POLITO LAVORAVA PER IL COMINTERNJuliusTorquemada .«OccorrecacciareSaddam,stabilireuna possen-te presenza militare americana nella regione, pronti a usare la forzaper difendere i nostri interessi nel Golfo persico». Non è il bran o diuna piéce antiamericana sceneggiata da Bertinotti. E nemmeno unacaricatura inventata a bella posta da Gino Strada. È un appello del 29maggio 1998, firmato da eminenti esponenti dello staff di Bush:Wolfowitz, Cheney, Rumsfield, Bolton, Perle. Il gruppo del Progetto per un nuovo secolo americano. Ce ne parlava ieri Gianni Riotta, inuno splendido articolo del Corriere sulla dottrina geopolitica Usa.Basato su un volume diKenneth Pollack,analistaCia.Farebbe beneameditarli quei concetti Giuliano Ferrara, che sempre sul Corriere di

    ieri, tacciava di «offensori sanguinosi» tutti quelli che tirano in ballol’Onu come freno «alle ambizioni espansionistiche e petrolifere diIsraele e dell’amministrazione Bush». Intanto Israele no n c’entra, senon come scudo ideologico a favore dell’inevitabilità della guerra

    preventiva. È scorretto e strumentale evocarla. C’entra quel che nellibro di Pollack viene attribuito a John Bolton, sottosegretario allaDifesa:«La comunità internazionale deveessere diretta dal solo pote-reche esista almondo, gli Usa, secondo i nostri interessia cuigli altripossono allinearsi». Possibile che Ferrara - uomo fazioso m a intelli-gente- non siasfiorato dalminimo dubbio?Alpunto dacriminalizza-re in guisa così grossolana e fanatica chi invoca l’Onu ed eccepiscesulla dottrina Usa? Faccia uno sforzo di on està intellettuale. Magarirammentandosi di q uando uscì dal Pci torinese, all’inizio per motiviopposti rispetto a ciò che si potrebbe pensare. Uscì in segno di prote-sta perché alla festa de l’Unità il maestro Berio si rifiutò di dedicare

    un suo con certo ai martiri di Sabra e Chatila.IlcominternistaPolito .«Damesiirapportitraladirezionedel’Unitàe i Ds non sono più l’idillio dei tempi del Comintern. E forse di queitempi qualcuno cominciaad aver nostalgiasul serio». Tra le attenzio-

    ni che Il Riformista ci dedica, segnaliamo anche questa «perla», nl’amorevoleultimo articolo sul«rebus deifinanziamenti». Apprmo infatti che fino a pochi mesi fa l’Unità era l’organo del Comin-tern. E che dunque Antonio Polito, nostro collega, era orgaStalin, anche dop o la chiusura del Comintern e la morte di Stnoi pure, fino a pochi mesi fa. Complimenti per lo scoop. Giriquestione a Guzzanti (padre) e alla commissione Mitrokhin.Premierato .Non esiste.FabeneSartoria ribadirlo versusD’AlemasulCorriere. L’elezione diretta infatti comporta o inamovibilità del mier o la sua facoltà di sciogliere le Camere. Nel primo catratterebbe di presidenzialismo. Nel secondo i deputati dovre

    soggiacere sempre al premier, con vulnus alla libertà di mandato.Altro infine è il rafforzamento dei poteri del premier. Ma n onmiamolo premierato. In una repubblica parlamentare non si dà. Sarebbe un Monstrum. Motivo di più per non regalarlo a Berlusconi. e

    x l i b r i s

    t o c c o & r i t o c c o

    Da una parte gli addettiai lavori, dall’altrala sfera pubblica,e in mezzo un campodi conflitti tra interessiin lotta

    Una denuncia filosoficasulla verità della ricercache ha un valoreestremamente concreto:quali sono le sedi abilitatea creare teoria?

    La «Geode»la grande sferadella CittàdellaScienzaalla Villettea Parigi

    SottoPierreBourdieu

    ‘ ‘ ‘ ‘

    Bruno Gravagnuolo

    Il testamento di Pierre Bourdieu grande sociologo francese

    scomparso: l’impresa scientificaè minacciata dal relativismoculturale e dalla pressione

    degli interessi privatiUn grido d’allarme che mette

    sotto accusa scienziatie istituzioni

    mercoledì 12 febbraio 2003 29