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Illibroèun’operacollettaneadedicataallasociologiadiPierreBourdieu,cheproseguel’esperienzaitalianadiriscopertaintellettualedell’autorefranceseedel suo progetto scientifico. Il volume, traendo ispirazione dal convegnointernazionale “Scienza e critica del mondo sociale: la lezione di PierreBourdieu” tenutosi a Cagliari il 6-7 giugno 2013, vuole contribuire allariflessione sul sistema di concetti e di principi epistemologici che guida laricercabourdieusiana.Ilfilerouge,cheunisceicontributiraccolti,èl’ideachelalezionesulmetododelsociologod’oltralpeforniscaancoraglistrumentiperun’analisi insieme critica, teoricamente rigorosa, ed empiricamente fondatadelmondosocialecontemporaneo.Inaperturadiquestolibro,unarticolodiPierre Bourdieu scritto con Loïc Wacquant mostra la dimensione etica epoliticadell’impresascientifica,unaspettocheèal cuoredella sociologiadiBourdieu come ci ricorda lo stesso Wacquant, in un’intervista che chiude,quasinostalgicamente,ilvolume.

MarcoPitzalisèprofessorediSociologiapressoilDipartimentodiScienzeSociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari e membro stranieroassociato al Centre de Sociologie Européenne di Parigi. Conduce le suericerche sul campo dell’educazione scolastica e accademica presso il CentroInteruniversitarioperlaRicercaDidatticadicuièdirettore.

AntoniettaDeFeoèassegnistadiricercapressoilCentroInteruniversitarioper la Ricerca Didattica (CIRD) delle Università di Cagliari e di Sassari.Attualmente i suoi interessi scientifici si concentrano sui processi ditransizione scolastica e su culture e pratiche professionali nella scuoladigitale.

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Produzione,riproduzioneedistinzione

Studiareilmondosocialecon(edopo)Bourdieu

ConscrittidiPierreBourdieueLoïcWacquant

AcuradiAntoniettaDeFeoeMarcoPitzalis

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CUECEditricebySardegnaNovamediaSoc.Coop.ViaBasilicatan.57/5909127CagliariTel.070271573www.cuec.eu

PRODUZIONE,RIPRODUZIONEEDISTINZIONEStudiareilmondosocialecon(edopo)Bourdieu

AcuradiAntoniettaDeFeoeMarcoPitzalis

Collana:EBOOK/CUEC/SAGGISTICA

Ebook realizzato su iniziativa di: Università degli Studi di Cagliari –DipartimentodiScienze sociali e delle Istituzioni –Pubblicazione realizzataconilcontributodeifondiDISSI.

ISBN:9788884679529Primaedizionecartacea:ottobre2015Euro16,00

ISBN:9788884679543Primaedizionedigitale©CUEC2015Prezzoalpubblico:euro5,90

Progetto e implementazione: Giovanni Caprioli – Serivizi per l’editoria:www.servizi-per-editoria.it•[email protected]

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Indice

Prefazione

PierreBourdieu,LoïcWacquant«Laneolingualiberale»:notesullanuovavulgataplanetaria

AntoniettaDeFeoeMarcoPitzalisIntroduzione

MarcoRomitoViolenzasimbolicaeselezionescolastica

FiorenzoParzialeUnapprocciobourdieusianoallavalutazionesocialedelleoccupazioni

GabrielePinnaLavoroeposizionesubalternanelcampodelturismo.UnostudioetnograficosulmercatodeglialberghidilussoaParigi

PaoloMagauddaBourdieuindigitale.Capitale,distinzioneehabitusall’epocadeinuovimedia

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AndreaCerroni,ZeniaSimonellaPierreBourdieueMaryDouglas,unafeliceintegrazione

ClementinaCasulaMaestrooDottore?UnaletturabourdieusianadellariformadeiConservatoridimusicainItalia

LucaQueiroloPalmasUnapastoralitàperduta.IltrattamentosocialedellebandeinCatalogna

FrancescoDellaPuppaUominiinmovimento.Attidiistituzionedellamaschilitàadultanelladiasporabangladese

ChiaraBassettiIntreccimaterial-simbolici.Culturamateriale,genereedistinzionenellepubblicitàatemadanza

LelloSavonardoIlpoteresimbolicoeilruolosocialedellepopstar

PaoloGusmeroliDonne“eredidelvino”.Rappresentazionidell’ereditàaziendaleinun’otticadigenere

MarinellaPepeGiochidistintivi.Ledonnemigrantielapraticaassociativanelsegnodellamobilitàsociale

LoïcWacquantAlcuoredellasociologiadiBourdieu

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Notebiografichedegliautori

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Prefazione

Questo libroè il risultatodiunprocessodielaborazione iniziatoconla“callforpaper”perilConvegnointernazionale–svoltosiaCagliari il 6-7 giugno 2013 – a dieci anni dallamorte di PierreBourdieu.Benché il libro siadiventato–attraverso il sistemadireferaggio,revisioneeselezionedeisaggi–un’operacollettaneaatutto tondo e non una mera raccolta degli atti, vale la penaricordarel’esperienzadelconvegnodacuitraeispirazioneeconlaqualesiponeincontinuità.

Si è trattato infatti del primo Convegno internazionale sullafigura e l’operadiPierreBourdieu svoltosi in Italia.OrganizzatodalDipartimentodiScienzeSocialiedelleIstituzioniedalCIRD-Centro Interuniversitario per laRicercaDidattica dell’Universitàdi Cagliari – il convegno è stato pensato e organizzato comecontributodidiscussionee riflessione intornoall’operadiPierreBourdieu,alsuopostonellasociologiaitalianaeinternazionale,esoprattutto alla lezione dimetodo che il sociologo francese puòancora offrire per un’analisi insieme critica, teoricamenterigorosa, ed empiricamente fondata del mondo socialecontemporaneo.

L’aperturadelconvegnoèstatadedicataaunadiscussionesultema“Scienzaecriticadelmondosociale.LalezionediBourdieu”,

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introdotta e coordinatadaMarcoPitzalis, con relazionidiAliciaGutierrez,GabriellaPaolucci,GisèleSapiro,MarcoSantoro,LoïcWacquant.

Il convegno è stato chiusodauna tavola rotonda, coordinatadaRobertoSerpieri, su “Sociologia e antropologia: il postodellariflessività edel pensiero criticonelle scienze sociali oggi”, a cuihanno partecipato Mirella Giannini, Angelo Salento, MarcoSantoro, Gisèle Sapiro, Paolo Volontè, Loïc Wacquant, FilippoZerilli.

A partire dalla call internazionale dal titolo “Produzione,riproduzione,distinzione:studiareilmondosocialecon(edopo)Bourdieu”, il convegno si è articolato in tre sessioni dal titoloProduzione,Riproduzione,Distinzione,incuigliscienziatisocialihannopotutomettereaconfronto, inun’otticamultidisciplinare,le loro ricerche empiriche e riflessioni teoriche, in dialogo conl’eredità intellettuale – sostantiva e metodologica – di PierreBourdieueintensioneconaltriapproccietradizionidiricerca.

La prima sessione dal titolo “Produzione”, diretta da MarcoSantoro,interrogaimeccanismi,lerisorseelestrategieattraversocuigliagentisocialicostruisconoil loromondo,e ilvalorediciòcheinquelmondoesiste.Qualisono,dunque,leposteingioconeiprocessi di produzione intellettuale e culturale? Come sicostituiscono e si propagano le rappresentazioni del mondosocialechecontribuisconoallasualegittimazioneepossonoperòanche sovvertire le relazioni di dominio esistenti? Ideologie,diritto, religione, scienza, arte, letteratura, giornalismo: sonoquesti alcuni dei campi in cui si esercitano le capacità creativedegli agenti sociali, e in cui si producono e si confrontano lestrutture costitutive dell’ordine sociale. Alla sessione hannocontribuito:GabrielePinna,(CentredeRecherchesSociologiqueset Politiques de Paris); Emanuela Susca (Università di Urbino),LucaQueiroloPalmas (UniversitàdiGenova);MarcioGomesdeSà(UniversidadedoMinho,Portugal);MarcoSolaroli(Universitàdi Bologna); Lello Savonardo (Università degli studi di Napoli

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“FedericoII”);ChiaraBassetti(UniversitàdiTrento).La seconda sessione, coordinata daMarco Pitzalis e Roberto

Serpieri, si concentra sulla dimensione sociale della“Riproduzione” con particolare riguardo al campo scolastico euniversitario. In che modo mutano i significati e le pratichescolastiche e chi sono gli attori di questi mutamenti? Come lefamiglie giocano le proprie strategie di riproduzione sociale ebiologicainquestomondoinmutamento?Qualèlapostaingioconei cambiamenti delle “regole del gioco” nel campodell’educazione (scelta scolastica, aumento dei costi universitari,mercato dell’istruzione superiore, valutazione del sistemascolastico e universitario)? Hanno partecipato alla sessione:Vincent Ferry (Université de Lorraine, Nancy); Marco Romito(Università di Milano); Andrea Cerroni, Zenia Simonella(Università degli Studi di Milano-Bicocca); Orazio Irrera(UniversitéParis7–DenisDiderot);PaoloGusmeroli(Universitàdegli studi di Padova); Giovanna Gianturco, Rossella Viola(Università degli Studi di Roma “La Sapienza”); ClementinaCasula(UniversitàdeglistudidiCagliari).

La terza sessione, diretta da Roberta Sassatelli, indaga ladimensionedella“Distinzione”.Ilcibo,lacasa,ivestiti,glioggettitecnologici: la culturamateriale si frammenta in tanti campineiquali produttori e consumatori interagiscono portando con sédiversi capitali e contribuendo a mettere ordine nella vitaquotidiana. Quanto contano gli habitus di classe nellacomprensione del nostro rapporto con gli oggetti? Comecomprendere il loro intersecarsi con altri confini sociali quali ilgenere, l’etnia, la sessualità? Qual è il ruolo delle cultureamatoriali? Dei contesti di consumo? Delle sotto-culture? Degliintermediari culturali? In questa sessione sono stati presentati icontributi di: Andrea Gallelli (Università degli studi di Torino);Angela Palmieri (Università di Brescia); Paolo Magaudda(Università di Padova); Alessandra Guigoni (Università diCagliari); FiorenzoParziale (UniversitàdiRoma “LaSapienza”);

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Marinella Pepe (Università degli studi Roma Tre); FrancescoDellaPuppa(UniversitàdegliStudidiPadova).

Il Comitato scientifico del convegno, che ha vagliatol’accettazione dei paper, era formato da: Alicia Gutierrez(UniversidaddeCordoba,Argentina),PaoloJedlowski(UniversitàdellaCalabria),GabriellaPaolucci(UniversitàdiFirenze),MarcoPitzalis (Università di Cagliari), Marco Santoro (Università diBologna), Roberta Sassatelli (Università di Milano), AngeloSalento (Università del Salento), Gisèle Sapiro (EHESS, Parigi),Roberto Serpieri (Università di Napoli ‘Federico II’), EmanuelaSusca (Università di Urbino), Paolo Volonté (Politecnico diMilano),LoïcWacquant(UniversityofCalifornia,Berkeley).

Un particolare ringraziamento va ai membri del comitatoorganizzativo, Silvia Cataldi, Antonietta De Feo e DomenicaFarinella.

I paper proposti per la presente pubblicazione sono statisottoposti a un doppio referaggio anonimo. Ringraziamo per lapreziosa collaborazione i seguenti colleghi che hanno svolto illavorodireferee:

VandoBorghi (Università diBologna), SilviaCataldi (Universitàdi Cagliari), Ester Cois (Università di Cagliari), Andrea Cossu(Università di Trento), Patrick Cingolani (Université Paris XNanterre), Domenica Farinella (Università di Cagliari), Jean-Louis Fabiani (EHESS – CESPRA, Paris), Mirella Giannini(Università di Napoli “Federico II”), Emiliano Grimaldi(UniversitàdiNapoli“FedericoII”),PaoloLandri(CNR-IRPPS),Dario Minervini (Università di Napoli “Federico II”), GabriellaPaolucci (Università di Firenze), Sabrina Perra (Università diCagliari), Mimmo Perrotta (Università di Bergamo), AngeloSalento (Università del Salento), Marco Santoro (Università diBologna), Roberta Sassatelli (Università di Milano), RobertoSerpieri (Università degli studi diNapoli “Federico II”), Simone

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Varriale (University of Warwick), Paolo Volontè (Politecnico diMilano),FilippoZerilli(UniversitàdiCagliari).

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«Laneolingualiberale»:notesullanuovavulgataplanetaria[1]

diPierreBourdieueLoïcWacquant

Nelgirodipochianni,intuttelesocietàavanzate,datoridilavoro,funzionari internazionali, funzionaridialtorango, intellettualialserviziodeimediaegiornalistidipuntahanno iniziatoaparlareunastrananeolingua.Ilsuovocabolario,chesembraesseresortodalnulla,èoggisullaboccaditutti:‘globalizzazione’e‘flessibilità’,‘governance’ e ‘occupabilità’, ‘sottoclasse’ ed ‘esclusione’, ‘neweconomy’ e ‘tolleranza zero’, ‘comunitarismo’ e‘multiculturalismo’, per non parlare dei cugini cosiddettipostmoderni quali ‘minoranza’, ‘etnicità’, ‘identità’,‘frammentazione’,ecosìvia.Ladiffusionediquestanuovavulgataplanetaria–incuisonoassentiiconcettidi‘capitalismo’,‘classe’,‘sfruttamento’, ‘dominazione‘ e ‘diseguaglianza’, essendo statirimossi, inmodo perentorio, con il pretesto di essere obsoleti enonpertinenti–èilrisultatodiunnuovotipodiimperialismo.Icuieffettisonotraipiùpotentiepericolosi,poichépromossononsolo dai partigiani della rivoluzione neoliberista – che, sotto lacopertura della ‘modernizzazione’, intendono rifare il mondospazzandovia leconquistesocialiedeconomichediunsecolodilotte sociali, da ora in poi dipinte come altrettanti arcaismi eostacoli al nuovo ordine emergente – ma anche dai produttoriculturali (ricercatori, scrittori e artisti) e attivisti di sinistra, lavastamaggioranzadeiqualisipensaancoracomeprogressista.Proprio come la dominazione di genere o etnica, l’imperialismoculturale è una forma di violenza simbolica che si basa su una

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relazione di comunicazione imposta per estorcere lasottomissione. La sua peculiarità consiste nell’universalizzazionedeiparticolarismilegatiaunasingolaesperienzastorica,facendosi che essi venganomisconosciuti come tali e riconosciuti comeuniversali[2].

Proprio come nel XIX secolo, quando la serie di questionidefinitefilosoficheedibattuteintuttaEuropa,qualiiltemadelladecadenzadiSpengleroladicotomiadiDiltheytraspiegazioneecomprensione, avevano origine nei conflitti storici inerenti alparticolare mondo delle università tedesche[3], così molti temiattuali,uscitidirettamentedalleparticolaritàedaiparticolarismidella società e delle università americane, sono stati imposti atuttoilpianetainfoggeapparentementedestoricizzate.

Questiluoghicomuni(nelsensoaristotelicodi‘nozioni’o‘tesi’con cui si discute ma su cui non c’è discussione), questipresupposti indiscussi della discussione devono gran parte delproprio potere di convincimento al prestigio del luogo da cuiprovengonoealfattoche,circolandoinflussicontinuidaBerlinoa Buenos Aires, da Londra a Lisbona, essi sono ovunque,potentemente ritrasmessi da agenzie considerate come neutrali,chevannodalleprincipaliorganizzazioniinternazionali(laBancaMondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la CommissioneEuropea e l’OECD), i think tanks conservatori (il ManhattanInstitute a New York, l’Adam Smith Institute a Londra, laFondationSaintSimonaParigi,e laDeutscheBankFundationaFrancoforte) e le fondazioni filantropiche, fino alle scuole delpotere(Science-PoinFrancia,laLondonSchoolofEconomicsinInghilterra e la Kennedy School of Government ad Harvard inAmerica, ecc.). Per finire ai grandi media, instancabilidispensatori di questa lingua franca passe-partout, perfetta perdare agli editorialisti frettolosi e agli specialisti desiderosi diimport-exportculturalel’illusionedell’ultramodernità.

In aggiunta all’effetto automatico della circolazioneinternazionaledelleidee,lacuistessalogicatendeanasconderele

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condizioni e i significati d’origine[4], il gioco delle definizionipreliminari e delle deduzioni scolastiche sostituisce l’apparenzadellanecessitàlogicaallacontingenzadellenecessitàsociologichenegateetendeamascherareleradicistorichedituttouninsiemedi questioni e nozioni – “l’efficienza” del mercato (libero), ilbisognodi riconoscimentodelle “identità” (culturali)oancora lariaffermazione-celebrazionedella“responsabilità”(individuale)–che saranno definite filosofiche, sociologiche, economiche opoliticheasecondadelluogoedelmomentodiricezione.

Così “planetarizzati” o mondializzati, in senso strettamentegeografico, e nello stesso tempo departicolarizzati, questi luoghicomuni,chel’accanimentomediaticotrasformainsensocomune,riesconoa fardimenticare cheessi esprimononient’altro che, inunaformaincompiutae irriconoscibile–anchepercoloroche li

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diffondono–lerealtàcomplesseediscussediunasocietàstoricaparticolare,tacitamentecostituitacomemodelloemisuradituttele cose: la società americana dell’era post-fordista e post-keynesiana.Questa unica superpotenza, questaMecca simbolicadella Terra, è caratterizzata dal deliberato smantellamento dellostato sociale e dalla correlata ipertrofia dello stato penale,dall’annientamento dei sindacati e dalla dittatura dell’ideadell’impresafondatasulsolo“valoreazionario”,contuttiirelativieffetti sociologici: la generalizzazione dei contratti di lavoroprecario e l’insicurezza sociale, divenuta motore privilegiatodell’attivitàeconomica.

Ildibattito confusoe torbido sul “multiculturalismo”ne èunesempio paradigmatico. Questo vocabolo è stato importatorecentemente in Europa per descrivere il pluralismo culturalenella sferacivica,mentrenegliStatiUniti indica,nell’atto stessoin cui le offusca, la continua esclusione dei Neri e la crisi dellamitologianazionaledel“sognoamericano”della“opportunitàpertutti”, correlataal fallimentochecolpisce il sistemadi istruzionepubblica nel momento in cui la competizione per il capitaleculturalesiintensificaelediseguaglianzediclassecresconoaunritmo vertiginoso. L’aggettivo “multiculturale” cela questa crisilimitandola artificialmente al solo microcosmo universitario edesprimendola su un registro ostentatamente ‘etnico’ quando ciòche in realtà è in gioco non è l’incorporazione di culturemarginalizzatenelcanoneaccademico,mal’accessoaglistrumentidi(ri)produzionedellaclassemediaesuperiore,comel’università,nelcontestodiunattivoemassicciodisimpegnodelloStato.

Il “multiculturalismo” americano non è un concetto, né unateoriaenemmenounmovimentosocialeopolitico–perquantopretenda di essere tutte queste cose allo stesso tempo. È undiscorso di facciata, il cui status intellettuale è il prodotto di ungigantescoeffettod’allodossianazionalee internazionale[5], cheingannasiacolorochevipartecipanochequellichenonvifannoparte.Èaltresìundiscorsoamericano,ancheseessosipensaesi

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presenta come universale, nella misura in cui esprime lecontraddizioni specifiche della situazione di universitaristatunitensiche,tagliatifuoridallasferapubblicaesoggettiaunaltolivellodidifferenziazionenelproprioambienteprofessionale,nonpossono faraltroche impegnare lapropria libidopolitica incontroversiedacampustravestitedagrandibattaglieconcettuali.

Ciòsignificacheil«multiculturalismo»porta,ovunquevengaesportato,questi trevizidelpensieronazionaleamericanoecioèa)il«gruppismo»,chereificaledivisionisocialiconsacratedallaburocraziastatalecomeprincipidiconoscenzaedirivendicazionepolitica; b) il populismo, che rimpiazza l’analisi delle strutture edeimeccanismi di dominio con la celebrazione della cultura deidominati e del loro «punto di vista» elevato al rango di prototeoria in atto; c) il moralismo, che costituisce un ostacoloall’applicazionediunsanomaterialismorazionalenell’analisidelmondosocialeedeconomicoecondannacosìaundibattitosenzafine e privo di qualsiasi effetto sul necessario «riconoscimentodelleidentità»,quandoinvece,nellatristerealtàdituttiigiorni,ilproblemanonsisituaaffattosuquestopiano:mentreifilosofisidilettanoadisquisiredottamentesul«riconoscimentoculturale»,decinedimigliaiadibambiniprovenientidalleclassiedalleetniedominatesonospintifuoridallescuoleelementaripermancanzadiposti[6](25.000nellasolacittàdiLosAngelesnel1999)esoloungiovanesudiecicheprovienedauna famigliaconunredditoannuo inferiore ai 15.000 dollari accede ai campus universitari,controil94%deiragazziappartenentiafamigliechedispongonodiunredditoannuosuperioreai100.000dollari.

La stessa dimostrazione potrebbe essere fatta sulla nozionealtamentepolisemicadi“globalizzazione”,chehapereffetto–senoncomefunzione–dimascherare,conl’ecumenismoculturaleoilfatalismoeconomico,glieffettidell’imperialismoamericanoedifar apparire un rapporto di forza transnazionale come unanecessitànaturale.Attraversounrovesciamentosimbolicobasatosullanaturalizzazionedeglischemidelpensieroneoliberale,ilcui

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dominio si è imposto dopo venti anni grazie al lavoro dei thinktanks conservatori e dei loro alleati dentro i campi politico egiornalistico[7], la riconfigurazione dei rapporti sociali e dellepraticheculturalisullabasedelmodellostatunitense,attraversolapauperizzazionedelloStato, lamercificazionedeibenipubbliciela generalizzazione dell’insicurezza del lavoro, è accettata conrassegnazione e come inevitabile risultato dell’evoluzionenazionale,quandononcelebrataconunentusiasmodapecoroni.L’analisi empiricadella traiettoriadelle economie avanzatenellalongueduréesuggerisce,alcontrario,chela“globalizzazione”nonèunanuova fasedelcapitalismo,mauna“retorica” invocatadaigoverni al fine di giustificare la loro volontaria resa ai mercatifinanziari e la loro conversione a una concezione fiduciariadell’impresa.Lontanodall’essere– come ci viene costantementedetto–l’inevitabilerisultatodellacrescitadelcommercioestero,la deindustrializzazione, la crescente diseguaglianza e il tagliodelle spese per le politiche sociali sono il risultato di decisionipolitiche locali che riflettono il ribaltamento degli equilibri diforzadelleclassiavantaggiodeipossessoridicapitale[8].

Imponendo al resto del mondo categorie di percezioneomologhe alle proprie strutture sociali, gli USA stannorimodellando il mondo intero a propria immagine. Lacolonizzazione mentale, che opera attraverso l’assimilazione diquesti concetti veri-falsi, può portare soltanto a una sorta di“Washington consensus”[9] generalizzato e anche spontaneo,come può essere osservato, oggi, in materia economica,filantropica o di formazionemanageriale. Infatti, questo doppiodiscorso che, sebbene fondato sulla fede, mima la scienza,sovrapponendo alle fantasie sociali dei dominanti l’apparenzadella ragione (in particolare economica o politologica), è dotatodel potere performativo di far esistere proprio quelle realtà chepretendedi descrivere, in accordo con il principiodella profeziache si autoadempie: presente nellementi dei decisori politici edeconomici e dei loro pubblici, è usato come uno strumento di

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costruzionedellepolitichepubblicheeprivateeallostessotempopervalutarequellestessepolitiche.

Come le mitologie dell’era della scienza, la nuova vulgataplanetariariposasuunaseriediopposizionieambivalenzechesisostengono e rinforzano l’una con l’altra per dipingere letrasformazioni che le società avanzate stanno subendo – ildisimpegno economico dello Stato e il rafforzamento delle suecomponentipoliziescheepenali,laderegolamentazionedeiflussifinanziari e l’allentamento dei controlli amministrativi sulmercato del lavoro, la riduzione della protezione sociale e lacelebrazione moralizzante della “responsabilità individuale” – asua volta benigna, necessaria, ineluttabile o desiderabile inaccordo con le opposizioni esposte nello schema ideologico chesegue:

L’imperialismodellaragioneneoliberaletrova ilsuosupremocompimento intellettuale in due nuove figure di produttoreculturale, che semprepiù stanno cacciandodalla scenapubblical’intellettuale autonomoe critico chediscendevadalla tradizioneilluminista.Unoèl’espertoche,neicorridoioscurideiministerionelle sedi aziendali, o nell’isolamento dei think tank, preparadocumenti altamente tecnici preferibilmente elaborati in un

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linguaggio economico omatematico, usati per giustificare sceltepolitichefattesuunterrenodecisamentenontecnico.(L’esempioperfettosonoiprogrammiper ‘salvare’ ipianipensionisticidallasupposta minaccia posta dall’aumento dell’aspettativa di vita,dovedimostrazionidemografichesonousateperinstradareipianidi privatizzazione, che consacrano il potere degli azionisti, e farricadereilrischiosuisalariatiattraversoifondipensione).L’altroè il consulente di comunicazione del principe – disertore delmondo accademico messosi al servizio del dominante – la cuimissione è di dare un’indoratura ai progetti politici della nuovanobiltà di stato e degli affari. Il prototipo planetario è senzadubbioilsociologobritannicoAnthonyGiddens,primaprofessorea Cambridge e poi divenuto direttore della London School ofEconomics,epadredella“teoriadellastrutturazione”,unasintesiscolasticadivarietradizionisociologicheefilosoficheestrattedailoro contesti e, così, idealmente adattate al compito di unasociodiceaaccademicizzata.Si può vedere l’immagine perfetta dell’astuzia della ragioneimperialistanelfattocheèpropriol’Inghilterra–cheperragionistoriche, culturali e linguistiche si pone in una posizione daintermediariaeneutrale(nelsensoetimologicodiné/néosia/sia)tragliStatiUnitiel’Europacontinentale–adaverdatoalmondoun cavallo di Troia bicefalo, con una testa politica e unaintellettualenelladoppiafiguradiTonyBlaireAnthonyGiddens.Graziealla forzadeisuoi legamicon ipolitici,Giddensèemersocome un apostolo giramondo di una ‘Terza Via’ che, nelle suestesse parole, qui citate alla lettera[10], “assume unatteggiamento positivo verso la globalizzazione”; “prova [sic] arispondere alle mutevoli forme della disuguaglianza”, mamettendoancheinguardiasulfattoche“ipoveridiogginonsonoglistessidelpassato”,eche“allostessomodoiricchinonsonopiùcome erano un tempo”; “accetta l’idea che i sistemi di welfaresocialeesistenti,elepiùampiestrutturedelloStatosonol’originedeiproblemi,nonsolo ilmezzoper risolverli”; “sottolineache le

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politiche economiche e sociali sono strettamente connesse”, alfine affermare con più forza che “la spesa sociale deve esserevalutataneiterminidellesueconseguenzesull’economiacomeuntutto”;e infine“sioccupadeimeccanismidiesclusioneallabasedellasocietàmaanchealvertice[sic]”,convintoche“ridefinireladiseguaglianza in rapporto all’esclusione a entrambi i livelli” sia“coerente con una concezione dinamica della diseguaglianza”. Imaestri dell’economia e “gli altri esclusi al vertice” possonodormireinpace:hannotrovatoilloroPangloss[11].

[1]ArticoloapparsosuLeMondeDiplomatique 554,Maggio2000,pp.6-7.Una versione italiana è già stata pubblicata da Il Manifesto. La presentetraduzioneèacuradiAntoniettaDeFeoeMarcoPitzalis.[2]Precisiamo immediatamente che gli StatiUniti nonhanno ilmonopoliodellapretesaall’universale.Unaseriedialtripaesi–Francia,GranBretagna,Germania,Spagna,Giappone,Russia–hannoesercitatoosisforzanoancoradi esercitare, nella loro propria sfera di influenza, forme di imperialismoculturale comparabile su tutti i piani. Tuttavia vi è una differenza: per laprimavoltanella storia, un solopaese si trovanellaposizionedi imporre ilpropriopuntodivistaalmondointero.[3]Cf.RingerF.(1969),TheDeclineoftheMandarins,CambridgeUniversityPress,Cambridge.[4]PierreBourdieu,«Lesconditionssocialesdelacirculationinternationaledes idées» in Romanistische Zeitschrift fur Literaturgeschichte, 14-1/2,Heidelberg,1990,p.1-10.[5]Per«allodossia»siintendeilfattodiprendereunacosaperun’altra.[6] Come la globalizzazione degli scambi materiali e simbolici, la diversitàdelleculturenonèiniziataconilnostrosecolo,poichécoincideconlastoriaumana, come avevano già segnalato Emile Durkheim eMarcelMauss in «Notesurlanotiondecivilisation»inAnnéesociologique,12,1913,p.46-50,vol.III,EditionsdeMinuit,Paris,1968.[7]KeithDixon,LesEvangélistesdumarché,Raisonsd’agirEditions,Paris,1998.[8]Sulla“globalizzazione”come“progettoamericano”chemiraaimporrelaconcezionedel“valoreazionario”dell’impresa,cf.NeilFligstein,«Rhétorique

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etréalitésdela“mondialisation”»Actesdelarechercheensciencessociales,Paris,n.119,septembre1997,p.36-47.[9]L’espressione“WashingtonConsensus”èstataconiataperlaprimavoltanel1989dall’economistaJohnWilliamsonperindicareunaseriedidirettivedipoliticaeconomica impostedalleorganizzazioni internazionali consedeaWashington (come la BancaMondiale, il FMI e il Dipartimento del TesorodegliStatiUniti)aipaesi inviadisviluppo. Il termineèstatopoiassociato,all’internodeidibattitipoliticieaccademici,aunapproccioneoliberistadellacrescitaeconomicaeall’ideadiuna“convergenzauniversale”chesottostimaledeterminantistoriche,socialieculturali(n.d.r.).[10] Secondo quanto si legge nell’articolo originale, gli estratti che seguononeltestosonocitatidalcatalogodidefinizioniscolastichedelleteorieevisionipolitiche, che Anthony Giddens propone nella sezione «FAQs (FrequentlyAskedQuestions)»delsuositointernetwww.lse.ac.uk/Giddens/,attualmenteinesistente.[11] Nel “Candido” di Voltaire (1759), il dott. Pangloss, precettore delprotagonista, incarna la visione filosofica per la quale “le cosenonpossonoessere inunaltromodochecomesono” inquanto “Ognicosaè fattaper loscopomigliore”.Panglossèdivenutol’eponimodiunparadigmacriticamenteassociatodaStephenJayGouldeRichardLewontinalprogrammascientificoadattazionista e alla sua ingenua credenza nella “quasi onnipotenza dellaselezione naturale a forgiare le forme organiche e il migliore dei mondipossibili”. Si veda S.J.Gould,R.C. Lewontin (1979),TheSpandrels of SanMarcoand thePanglossianParadigm, Proceedings of theRoyal Society ofLondon, serie B, 205: 581-598; [trad. it: “I pennacchi di San Marco e ilparadigma di Pangloss. Critica del programma adattazionista”, Einaudi,Torino,2001](n.d.r.).

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IntroduzionediAntoniettaDeFeoeMarcoPitzalis

A oltre dieci anni dalla morte, Pierre Bourdieu è ormairiconosciuto come un classico della sociologia e un punto diriferimentoessenzialepertuttelescienzesocialieumane.Lasuaopera è oggetto di nuove pubblicazioni e traduzioni in tutto ilmondo,eiconcettidaluielaboratifecondanoildibattitoculturaleenutronoimportantilineediricerca.Ilvastointeresseperlasuaopera risiede, innanzitutto, nel fatto che egli si è confrontato –senza mai dismettere l’abito del sociologo – con la filosofia, laletteratura,lastoria,l’economiaelapoliticafacendoneunoggettodi riflessione teorica e insieme di ricerca empirica. L’ampiospettro d’interessi intellettuali e l’attenzione per la dimensionemorale e politica della ricerca sociale avvicinano Bourdieu agrandifiguredelpassato,daMaxWeberaÉmileDurkheimsinoaCharlesWrightMills.

A tale ampiezza d’interessi fa quasi da contraltare la forteunitarietàdelsistemadiconcettiediprincipiepistemologici,cheegli ha sviluppato nel tempo confrontandosi con i numerosi ediversi oggetti di ricerca su cui andava esercitando la suaimmaginazione sociologica – dalla scuola alla famiglia, dall’artealla scienza, dalla religione al mercato del lavoro,dall’alimentazione allo sport, dalle differenze di genereall’editoria, dal mercato immobiliare all’arredamento, dallapoliticacolonialeallafotografia.

Come ci ricorda Loïc Wacquant, in un’intervista inserita aconclusione di questo volume, l’ubiquità scientifica di concetticome “habitus”, “campo” e “capitale” nei più svariati temi della

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sociologia contemporanea rivela il carattere enciclopedico dellasociologiabourdieusiana.Inquestosistemadiconcettieprincipisimanifestalasoliditàelacoerenzadiunprogettodiricercacheèstato costruito nel corso di quaranta anni di lavoro sociologico,insieme teorico ed empirico. La tensione teorica che attraversatuttal’operadiBourdieunondeve,infatti,maifardimenticarechelaricercaempiricahacostituitoilpuntodipartenzaediarrivodiquesto lavoro di riflessione ed elaborazione concettuale, e che ilsuo approccio al mondo sociale è induttivo senza tuttavia maiindulgereinalcunasortadiempirismoingenuo.UnodeimeritidiBourdieuè,difatti,ilsuperamentosiadelmetodologismochedelteoricismo attraverso un’idea della ricerca come pratica insiemeempirica e teorica. Ilmetodo, in tutte le sue forme, deve essereintrecciatocon lacostruzioneteorica,cosìcome le teoriedevonoavere riferimenti empirici, superando la semplicemanipolazionediconcetti.Intalsenso,èpossibilevederenelquadroconcettualedi Bourdieu una funzione orientativa o sensibilizzante – perriprendereun’espressione caraaBlumer[1]–unapremessa chedelimitalaselezioneelaformulazionedeiproblemirelativamenteaunaspecificarealtà.

Bourdieu è rimasto fedele alla lezione insieme marxiana edurkheimiana di una metodologia diretta a rompere conl’illusione della trasparenza. L’illusione che il mondo sociale “sidia”all’osservatoreches’immergeinesso.Alcontrario,ilmondosocialeavvolgeilsoggettoagentecosìcomeilsoggettoconoscente.Perliberareentrambidaquestapresa,bisognaesercitareilrigoremetodologicoe lavigilanzaepistemologicachesonopropridellascienzasociale.Questaprudenzaèconnessaaunatensionecriticaversoilmondosociale.Ilsociologo“scopre”ilmondosocialenelsuo profondo sistema di relazioni e soprattuttomette in luce lamultidimensionalitàdeirapportididominio–secondolalezioneweberiana – e i modi in cui attraversano le relazioni tra gliindividuies’incardinanonelsoggetto.Lacontinuaattenzioneallecondizioni del dominio sociale e della legittimità, tipica dello

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sguardosociologicodiBourdieu,richiamaaun’impresascientificachepossiedeintrinsecamenteunadimensioneeticaepolitica.

Laconnessionetraquestedimensionicostituiscecertamentelaforzadellavorodellascuolabourdieusiana,manehainfluenzatoanche la ricezione in Italia,dove lo schematismoe l’opposizionescolastica tra il costruttivismo-strutturalista di Bourdieu el’individualismometodologicodiBoudonhafinitopercalarsisuiconfini e i posizionamenti ideologici che hanno caratterizzatonegli anni ottanta e novanta la sociologia italiana. Il dibattitosociologico francese è stato dunque tradotto in Italianell’opposizionetrasociologiemarxisteenonmarxiste.Ancheselapretesadiascriverel’approcciobourdieusianoalmarxismoèilfrutto di un’interpretazione errata e tendenziosa (Pitzalis, 2010)[2]. Questi elementi spiegano il lungo ostracismo nei confrontidell’operadiBourdieu,chehaseguitolaparaboladiscendenteelamarginalizzazioneaccademicadellostessomarxismo.

Unaltroelemento,chehapesatonellapercezionenazionaleeinternazionalediBourdieu,èrelativoalsuoimpegnopoliticonelcorsodeglianninovantaneimovimentisociali,chehannoavutouno dei loro momenti più importanti nello sciopero del 1995.Questo impegno politico rappresenta una manifestazione, comeafferma Wacquant[3], della sua autorità scientifica, ma anchedellasuaprofondacomprensionedellelogichedeicampipoliticoegiornalistico,cheglihaconsentitodiesercitarvideglieffetti.

Il“cambiamento”dellaposturadiBourdieuelasuaaumentataesposizione mediatica può essere rilevato anche sul pianoscientificodallapubblicazionedeLaMisèreduMonde,nel1993,chehacostitutounmomentodirottura,anchestilistico,rispettoalla produzione scientifica precedente e allo stile defilatodell’azione accademica di Pierre Bourdieu. Secondo DanielBensaïd, l’operazione di Bourdieu consisteva nell’opporre “uneffetto di autorità ad un altro” e quindi nel rivolgere il propriocapitale simbolico contro il discorso dominante[4]. AggiungeBensaïd una proposizione che sottoscriviamo: «Les intelligences

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serviles de la contre-réforme libérale n’ont pas pardonné àl’intellectuel plébéien cette honorable trahison». Specialmente,uno dei temi che rese inviso Bourdieu al mondo giornalisticofurono i saggi sul campo giornalistico inaugurati dall’articolo“L’emprisedujournalisme”apparsonel1994sulnumero101/102diActesdelaRechercheenSciencesSociales,eseguitodaSur latelevision nel 1996, che hanno sancito una rottura con i gruppidominantinelcampogiornalisticofrancese.

Bourdieufu,dunque,oggettodiunacampagnamediaticaediveri epropri insultidi cui vale forse lapena ricordare il testodiquell’intellettualemediaticodifensoredell’ortodossiaintellettuale,cioè Bernard Herny-Levy, che sulla rivista Le Point attaccavaBourdieu accusandolo di essere il promotore di una specie dipopulismodisinistraeanimatodaambizionipersonali:

E poi questa scommessa, che mi ispira l’erede meno dotato ma, almomento,piùagitato inquestomomentostorico: ci saranno, l’annoprossimo,delle“listeBourdieu”alleeuropeeo,senoncenesaranno,ci saràuncandidato “bourdivino”allepresidenzialidel2002.Èunascommessa, certo.Enondomandoaltro, chiaramente, chedi esseresmentito. Ma gli ingredienti, purtroppo, sono tutti lì: il discreditodelle élite, la dissoluzione sia della destra che della sinistratradizionali, l’ambizione dell’interessato, i contatti che stannocostruendo, i battaglioni di una “sinistra morale” che, da quindicianni, continua a cercarsi […]ma che, condotta da un talemaestro,può anche partorire un neopopulismo. Bourdieu, Coluche[5]triste?”[6]

L’articolo pubblicato in apertura di questo libro sintetizza etestimonia della tensione morale e critica di Bourdieu. Non sitratta di un articolo scientifico, bensì di una presa di posizionepolitica e culturale nei confronti dell’egemonia linguistica eculturale neo-liberista. L’articolo, scritto con Wacquant, fupubblicatosuLeMondeDiplomatiquenel2000,pochimesidopol’esplosione della prima bolla speculativa della new-economy.Esso contiene alcuni elementi importanti relativi non solo alla

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critica sociale ed economica,ma anche al ruolo dell’intellettualeaccademico nella produzione e legittimazione del discorsodominante individuandoilsuobersagliopolemiconella figuradiAnthonyGiddens, sociologo,exdirettoredellaLondonSchoolofEconomicseconsiglierediTonyBlair.

BourdieueWacquantci fannovedere inmodomoltoefficaceche i concetti chiave, come quelli di flessibilità e diglobalizzazione, costituiscono un insieme interrelato di idee chefiniscono per imporsi come autoevidenti. Si tratta un’ideologia,quellaliberista,chestrutturailnostromododivivereedipensareil mondo. Per questo, essa scompare, non ci appare come uncostrutto, ma ci dà la sensazione di una visione oggettiva enaturalisticadelmondo.Eccoilsensodelconcettodi“egemonia”.In questa condizione, ogni forma di pensiero critico vienefacilmente indicata come “ideologica”. Infatti, l’individuo cheaderisce alle visioni egemoniche della realtà, e quindinaturalizzate, coglie l’esistenza di un contrasto tra una letturacriticadelmondoeilmondostessocomerealtàdisensocomune.Evidentemente,considerareilmondocomenaturanonèaltrocheuna formabanaledisociocentrismogiacché,comeciavvertiva ilbuonMarx, non è buona cosa considerare ciò che è il prodottodellastoriacomesefosseilprodottodellanatura.

Bourdieumetteinguardiacontrounavisionenaturalisticacheconduce a considerare il principio “utilitaristico” (con il suoeudemonismo implicito) e il principio individualistico (rationalchoice theory) come i principi cosmologici, cosmogonici eontologicisuiqualisièsviluppatalamodernateoriaeconomicaela parte dominante della teoria sociologica. Questo è statopossibilealprezzodidimenticarechequelleconcezionidell’uomoe della società (e dell’economia) valgono non per l’Uomo ingenerale,maperalcunigruppisocialiinalcuniluoghidelpianetaeinalcunimomentistoricibendeterminati.

Inquestoarticolo,èbenenotare,nonsifausodellanozionediideologia, benché oltre trent’anni prima, fosse al centro della

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riflessione bourdieusiana[7]. Già in Méditations Pascaliennes,PierreBourdieuusailconcettodi«ideologia»solamentetrevoltee sempre virgolettato. Infatti, poiché tale nozione si limita adefinire il campo delle rappresentazioni, non coglie l’aspettoincorporato delle pratiche e dei processi di socializzazioneattraverso i quali un’esperienza del mondo sociale finisce pernaturalizzarsi nei punti di vista dell’attore sul mondo. Questoaspettoèrivelatoredeicambiamentiintercorsinell’evoluzionedelpensierobourdieusiano.

IlnostrovolumesicollocainquellacheSantoro(2009)[8]hachiamatola“fasedellarestaurazioneintellettuale”diBourdieuinItalia,associataaunaripresadellatraduzione[9]–eriedizione–dei suoi testi in italiano e compiuta grazie a una generazione disociologimeno ‘ispirata’ da prese di posizione politiche (destra-sinistra),consacratapiùallaricercachealpoteresuimeccanismidi riproduzione e, quindi, più disposta a riconoscere la portatacriticadelprogetto scientificodiBourdieu,purevidenziandone ilimiti.Momentocrucialediquesta ripresaè senzadubbio la suamorte:dal2002,ricordatoprimaneinecrologidellastampaepoiin numerosi articoli in riviste scientifiche (Santoro 2009[10]),Bourdieu e la sua visione del mondo sociale diventano il focusattornoalqualelentamentematuranoretidiricercaaccademichenellescienzesociali.Inquestoprocessoemergeilruolosvoltodariviste come Studi Culturali, di cui si ricorda la collezione direcensionipubblicatenelnumero3/2006,eSociologicadicuivallapenacitareilnumero2/2007sulconcettodicapitaleculturaleeilsymposium2-3/2009sullafiguradiBourdieunellacircolazioneinternazionaledelle idee incamposociologico.Altresìcostitutivodiquesta rete si colloca il lavoro collettaneodirettodaGabriellaPaolucci nel 2010[11], che ha reso identificabile il percorso diriflessione italiano suBourdieu[12]. Se nella prima fase prevaleuna riflessione storica e teorica sulle categorie bourdieusiane, lapiùrecentetraiettoriadisviluppodeldibattitosicaratterizzaper

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unalorodeclinazioneempiricasemprepiùdiffusa.IlseminariodiBologna del 2013 e il convegno cagliaritano del 2013“Produzione/riproduzione/distinzione: studiare ilmondo socialecon(edopo)Bourdieu”rappresentanoimomentipiùsignificatividi un processo di vivificazione i cui frutti più recenti sonocostituitidalnumeromonografico2/2014diRassegnaItalianadiSociologia,curatodaMarcoSantoroeilpresentevolume.

Qui i contributi intrecciano tre spazi tematici, Distinzione,Produzione e Riproduzione, che richiamano le dimensionidell’agire sociale su cui Bourdieu ha lavorato per svelare ledinamiche relazionali del potere. Come si produce e riproducel’ordinesociale,attraversoqualimeccanismi,risorseestrategiegliagenti costruiscono il mondo e quali pratiche simboliche ematerialicostituisconounmododivitasocialmentedistintosonosoloalcunequestionicheinterroganoglioggettidiricercadaunaprospettivabourdieusiana.

LavaliditàeuristicadeglistrumenticoncettualidiBourdieuèstatatestataindiversimodiesecondodifferentiobiettivi.

Alcuni contributi tentano di far dialogare criticamente ointegrare “operativamente” la prasseologia bourdieusiana conaltreprospettive teoricheeconaltri strumentianaliticipartendodairisultatidiimportantiprogrammidiricerca,comequellosullavalutazione sociale delle occupazioni, qui discusso daFiorenzoParziale,odatemicherichiamanolepiùrecentitrasformazionisociali,comequelleapportatedalleTICsucuisiconcentraPaoloMagaudda. Nel primo caso, osserviamo una declinazionedell’impalcatura teorica di Bourdieu a posteriori rispetto allescelteepistemologicheemetodologicheallabasedellacostruzionedelle scale reputazionali; Parziale si avvale della prospettivarelazionale di Bourdieu – unitamente all’analisi dellecorrispondenzemultiple – permostrare come la valutazione siaunprocessopraticoeconnessoallaspecificaposizionesocialedichi valuta,mettendo così in discussione la supposta omogeneitàdelle rappresentazioni e la logica aggregativa delle scale. Nel

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secondo caso, ci si interroga sul posto di ‘habitus’, ‘campo’ e‘capitale’ nel dibattito contemporaneo sulle innovazioni socialiintrodottedalletecnologiedigitaliesulrapportotranuovimediaepoteresimbolico.Passando in rassegna lepiù recenti ricerche inmerito, Magaudda mappa le possibilità di applicazione dellateoria di Bourdieu nell’epoca digitale, evidenziandone anche leaporienel confronto con la “svoltamateriale”di unapartedellasociologialegataallaprospettivadell’ANT.

Sullo stesso piano si pongono anche i contributi diAndreaCerroni,ZeniaSimonellaeLelloSavonardo.Ilprimotentadisaggiare lapropostateoricadelBourdieude“Ilmestieredelloscienziato”, con il suo richiamo al concetto di “violenzasimbolica”, per spiegare le prese di posizione nella comunitàscientifica emerse dallo strumento grid-group elaboratodall’antropologa Mary Douglas, mostrando una ‘feliceintegrazione’ tra i due autori. Il secondo propone una disaminadella letteratura sull’influenza sociale delle pop-starconfrontandola con il concetto bourdieusiano di “poteresimbolico” ed evidenziando così alcuni possibili sviluppiconcettualiinrelazionealruolodeimedia.

Nella maggior parte dei contributi si rileva un uso“complementare”,secosìsipuòdire,dell’ereditàbourdieusianaedellesuecategorie,declinatedunqueaintegrazionedell’analisi.Inquestilavorisiscavanellacassettadegliattrezzipercercarequelconcetto (campo, habitus, doxa, …) che meglio copre le istanzeempiriche rilevate, senza necessariamente ricorrere a tuttal’architetturateoricadelsociologofrancese.Alcuniprivilegianolateoriadellospaziosociale,incuilenozionidi ‘campo’e‘capitale’sonocentrali, comeadesempioGabrielePinna nel suo studioetnografico sul mercato degli alberghi di lusso a Parigi eClementina Casula con la sua analisi sul campo dell’altaformazionemusicale inItalia.Nelprimocaso,simostracome lecondizioni di lavoro del personale del settore alberghiero sonostrettamente definite rispetto alle gerarchie, alle logiche di

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funzionamentoealleposte ingiocodiquestocampoeconomico.Nel secondo caso, la visione agonistica della vita sociale comespaziodipoteresvelaimeccanismididominiosimbolicoesocio-economico che stanno dietro i processi di riforma del campodell’istruzionemusicale.Ladimensioneconflittualedellastrutturadelle relazioni di un campo appare anche nel lavoro di LucaQueirolo Palmas sulle bande in Spagna, dimensione che gliconsentedirovesciareladoxa–coltaeprofana–cheistituiscelegang in quanto oggetto scientifico e problema sociale al tempostesso, focalizzandoviceversa l’attenzionesullaproduzionediuncampo burocratico in cui molteplici attori dispiegano interventiorientati a correggere, vigilareepunireunacategoriadi soggettidefinitacomepericolo,realeepotenziale,perl’ordinepubblicoemorale.

In altri casi si approfondisce la teoria disposizionalistadell’azione, centrata sulla nozione di habitus e sulle pratiche didistinzionecomenelcontributodiMarinellaPepesullapraticaassociativadelledonnemigrantidovevienevalorizzatalacapacitàdi “improvvisazione” degli habitus in rapporto alla necessità dirompereconlavisionedominantedeivissutimigratorifemminili.Ancora, il saggio di Chiara Bassetti che richiamandosi alpionieristico lavoro di Goffman sulla lettura genderizzata delleimmagini pubblicitarie, rinvia poi alla sociologia dei consumibourdieusiani e alla tradizionale tripletta di habitus, gusto espazio degli stili di vita, utile a individuare le dinamiche didistinzione e appartenenza sociale attivate dalle pratiche diconsumo.

Ancora, altri contributi propongono una chiave differente divalorizzazione dell’opera di Pierre Bourdieu, sviluppando le suerisorse metodologiche ed epistemologiche a partire dalla sceltadell’oggetto di studio. Così, ad esempio, nel lavoro diMarcoRomito l’analisi bourdieusiana del rapporto tra stratificazionesocialee sistemaeducativoorientagli interrogatividi ricercasulcampo relativi ai meccanismi e alle pratiche dell’orientamento

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scolastico;allostessomodo, laricercaetnograficadiFrancescodella Puppa sul percorso di costruzione della vita adultamaschile tra i migranti bangladesi privilegia il costruttobourdieusiano di traiettoria, che ha orientato tanto la fase dirilevazionequantoquelladianalisi,collocando l’esperienzadegliagentiinunospaziodirelazionisocialistrutturatoestrutturante.EinfineillavorodiPaoloGusmerolichesvelaimeccanismidiriproduzioneodi rotturadel dominiomaschilenellepraticheditrasmissionedell’ereditàd’impresa,apartiredall’omologia tra lastruttura della famiglia come “corpo” e “campo sociale” e glihabitusdigenere.

[1]IlriferimentoaBlumerriguardailsuonotointerventosulnumero1/1954dell’American Sociological Review dal titolo “What is wrong of the socialtheory”incuil’Autoreintroduceilterminesensitizingconceptcomepuntodipartenzaperunarifondazionedellasociologiacomescienzaempirica.[2]PitzalisM.(2010),Oltrel’oggettivismo,oltreilsoggettivismo inPaolucciG.(acuradi),BourdieudopoBourdieu,UTET,Novarapp.5-33.[3]Cfr.IntervistaaLöicWacquant:AlcuoredellasociologiadiBourdieu,p.228inquestovolume.[4]DanielBensaïd,PierreBourdieu,l’intellectueletlepolitique.[5]Coluchefuuncomicofrancesediorigineitalianachenel1980annunciòlapropria candidatura – poi ritirata – alle elezioni presidenziali del 1981,seminandoilpanicosiaadestracheasinistra.[6]BernardHenryLevy,LePoint,n.1341,p.146.[7]Èdel1976ilcontributoscrittoconLucBoltanskidaltitolo“Laproductionde l’idéologie dominante” apparso in Actes de la Recherche en SciencesSociales,Vol.2,n.2-3,pp.3-73.[8] Santoro M. (2009), «How “Not” to Become a Dominant FrenchSociologist:BourdieuinItaly,1966-2009»inSociologica,n.2/3.[9]Limitandoci alle più recenti traduzioni, ricordiamo “HomoAcademicus”curato daMirella Giannini per le Edizioni Dedalo (2013) e “Lamiseria delmondo” curatodaAntonelloPetrillo eCiroTarantinoperEdizioniMimesis(2015).

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[10]Ibidem.[11]PaolucciG.(acuradi)(2010),BourdieudopoBourdieu,UTET,Novara.[12] Questa rete, in senso più ampio e interdisciplinare, si avvale di spazidigitali (come ad esempio www.ragionipratiche.it owww.officinabourdieu.com), che segnalano la vitalità della riflessione e delconfrontosullalezioneteoricaemetodologicadiPierreBourdieu.

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ViolenzasimbolicaeselezionescolasticadiMarcoRomito[1]

Unavoltaanchelafamigliadell’operaiovolevavedereilfigliostudiarealliceoeall’università,iofacciopartediquellagenerazione.Adessodobbiamo

chiedercisequestoèancorapossibile.Bisognaguardareinfaccialarealtà.(docente)

1.IntroduzioneNelle pagine che seguono, si utilizzeranno alcuni attrezzi teoricitrattidall’operadiPierreBourdieuperoffrireun’analisicriticadeiprocessiditransizionedallascuolamediaallascuolasuperioreinItalia. A partire dal materiale empirico raccolto nel corso diun’etnografia condotta tra il 2011 e il 2012 in una scuolamediadella città di Milano, si suggerirà una riflessione sul modoattraversocuil’orientamentoscolasticopraticatodagliinsegnantidella terzamedia possa contribuire a formare e stabilizzare unadoxachefavorisce“oggettivamente”alcunecategoriesocialinellacompetizione scolastica e dunque nella riproduzione del lorocapitaleculturale.Lo studio dei meccanismi che condizionano le transizioni dalprimo al secondo ciclo della scuola secondaria rappresenta, inItalia,unosnodocrucialeneglistudisullamobilitàsocialeesullariproduzionedelledisuguaglianze.Lasceltadellascuolasuperioreharicadute importantisuiprocessidistratificazionesocialee, inparticolare,sullefuturetraiettorieeducativeeoccupazionalideglistudenti (Barone e Schizzerotto, 2006;Montanaro et al., 2013).Sappiamo che le diverse filiere formative che costituiscono ilsecondo ciclo della scuola secondaria sono caratterizzate da unasignificativa omogeneità nelle provenienze sociali (Ballarino eChecchi, 2006). È stato sottolineato che il rendimento e lecapacitàscolastichenonsonolesolevariabiliingradodispiegarequesto fenomeno e che chi proviene da famiglie scarsamente

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istruitetendeaintraprenderepercorsiscolasticiorientatiaunpiùrapido inserimento nel mercato del lavoro anche a parità dirisultati scolastici conseguiti (Cavalli e Facchini, 2001; Checchi2010).

In Italia, a partire dall’introduzione della scuolamedia unica(1962), l’accesso alle diverse filiere formative della scuolasecondaria è soggetto a un regimedi libertà di scelta. Chiunqueabbia conseguito un titolo di licenzamedia può iscriversi a unaqualsiasi scuola di suo gradimento del ramo liceale, tecnico,professionale, o della formazione professionale. Le scuolesuperiori non prevedono generalmente procedure di selezionenelledomandediiscrizioneelaperformancescolasticadeglianniprecedentinoncostituiscenormalmenteunvincoloallalibertàdisceltadellefamiglie.Inquestoquadro,èrilevanteinterrogarsisuimotivi per cui le categorie sociali chemaggiormente potrebberoprofittare, in termini di mobilità sociale intergenerazionale,nell’investireinunpercorsoscolasticopiùambizioso“scelgano”dirinunciarvi.

Granpartedellaletteraturasociologicaitalianahasottolineatoil peso giocato dagli attributi sociali, economici e culturali dellefamiglie di origine, che avrebbero un effetto sulle aspettative esulle preferenze educative. Seguendo un approccio che si fondasulle teorie della scelta razionale (Boudon, 1973; Breen eGoldthorpe, 1997; Stocké, 2007), le scelte scolastiche sono statevistecomel’esitodiunprocessocognitivorazionalecondizionatoda strutture di vincoli e opportunità differenti, a seconda dellaclasse sociale di provenienza (Belzil e Leonardi, 2007; Bianco eCeravolo 2007; Olagnero e Cavalletto, 2011). Un altro filone distudi,quellosuifenomenimigratori,hasottolineatolerelazionieleinterdipendenzedellescelteeducativeconipercorsieiprogettimigratorifamiliari,conicontestiurbaniincuivivonoglistudentidi seconda generazione, con i tipi di reticoli sociali di cui fannoparte,coniprocessididiscriminazioneemarginalizzazionedicuipossonoessereoggetto(Eve,2010;Ravecca,2009;Ricucci,2010).

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Entrambiquesti filonidi ricerca,nonostante le loroprofondedifferenze, sono accomunati dall’aver finora messo in luce,approfondito e setacciato, soprattutto il peso giocato sulle scelteda fattori di tipo extra-scolastico. Si è finora trascurata l’analisiempiricadelruolochesvolgel’istituzionescolastica,tramiteisuoirappresentanti (docenti, esperti di orientamento, educatori cheoperano dentro le scuole), nella produzione delle preferenzescolastiche,nelladefinizionedell’immaginecheglistudentihannodilorostessiedunquenelledecisionipresealterminedellascuolamedia[2]. Le pagine che seguono proveranno a offrire unaprospettivadifferentepoichésimostreràche,nelpassaggiodallascuola media alla scuola superiore, gli studenti e le famigliedevono fronteggiarealcune forzesimboliche ingradodi imporrespecificicriteridiapprezzamentoegiudizio,capacidicontribuirea rafforzare il legame tra scelte scolastiche e background socio-economicodeglistudenti.

2.QuadroteoricoNei lavori in cui si è occupato di disuguaglianze educative,Bourdieu ipotizza che l’auto-eliminazione degli studenti di cetopopolare dai percorsi scolastici più prestigiosi sia legataall’interiorizzazione degli schemi di classificazione e giudiziodominanti(BourdieuePasseron,1964;1970).SecondoBourdieu,a partire dalle informazioni e dalle conoscenze che possonoacquisireneiloromilieusociali(Bourdieu,1966)eapartiredallafamiliarizzazione con le forme e i principi di selezione utilizzatidallascuolapervalutareesanzionaregliallievi(Bourdieu,1989),gliattoririesconoaprevedereil lorodestinoscolasticoedunquead“adattare”sudiesso leproprievocazioni.Daquestopuntodivista,lepreferenzescolasticherappresentanol’anticipazionediundestino in qualche modo già scritto. Sono il prodotto dellarelazionetrasistemidiclassificazionescolasticiesoggetti–alorovoltaclassificatiegiudicatidall’istituzione–cheusanoimedesimicriteri di giudizio per giudicar-si e classificar-si. Nella relazione

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biunivocatrahabitusesistemidiclassificazionechedominanoundeterminato campo sociale, in questo caso quello scolastico, sifonda la violenza simbolica, «quella formadi violenza che vieneesercitatasuunagentesocialeconlasuacomplicità»(BourdieueWacquant,1992:129)echesirealizzapermezzodell’accettazionedei principi di lettura e classificazione della realtà che sono inaccordo, e quindi riproducono, le strutture oggettive delmondosociale(Bourdieu,1998).Una corposa letteratura internazionale ha indagato i processi ditransizione scolastica a partire dalle categorie concettualibourdieusiane mostrando in che modo la riproduzione delledisuguaglianze educative sia legata alle disposizioni durevoli,strutturateestrutturanti,cheproduconoschemipraticidiazioneedi scelta. I concettidihabitus, capitaleculturaleecamposonostati usati per mostrare i processi che contribuiscono a inibirel’accesso di alcune categorie sociali (classi popolari, minoranze,ecc.)allefiliereformativepiùambiziose(Reay,2001,1998;Reayet al., 2001; Ball et al., 2002; Ingram, 2009; Morrison, 2010;Baker e Brown, 2008). Questi studi ricostruiscono, talvoltadettagliatamente, il campo di forze entro cui si definiscono lesceltescolasticheesono ingradodimostrare i limitimaterialiecognitivi entro cui gli agenti formano le loro ambizioni, le loropreferenze,leloroaspettative(Pitzalis,2012).

Tuttavia, iprocessidi incorporazionedellestruttureoggettivedel mondo sociale, l’interiorizzazione degli schemi diclassificazione dominanti in un determinato campo, i modiattraverso cui una specifica doxa si impone ai soggetti che loattraversano, sono stati esplorati più raramente dalla ricercaempirica.Nellarealtà,ilperfetto“accordo”trahabitusestrutturediundeterminatocamposocialeèassai raro,poiché l’habitussiformaattraversandounapluralitàdicampinonnecessariamentecoerenti tra loro (Bourdieu,1972). Come ricorda Bourdieu,l’adesione cognitiva dei soggetti all’ordine sociale non èimmediata,meccanica,esitodiun’azionemagica,ma«ilprodotto

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di un lavoro incessante (quindi storico) di riproduzione cuicontribuiscono agenti singoli […] e istituzioni, famiglie, chiesa,scuola, stato» (Bourdieu, 1998: 45). L’analisi della transizionedallascuolamediaaquellasuperiore inItaliapuòrappresentareuncasodi studioparticolarmenteproficuoperaprire la “scatolanera”deiprocessidiproduzionedelladoxa,ovverodell’adesionecognitivadeisoggettiall’ordine(naturale)dellecose.

3.LaricercaIl materiale su cui si fondano le analisi qui presentate è statoraccoltonelcorsodiunaricercaetnograficacondottatrail2011eil 2012 in un’area semi-periferica della città diMilano e in unascuolamediapresentesuquelterritorio.Seguendotrentastudentielelorofamigliepercircaunanno,l’obiettivodiquestolavoroèstatoquellodiosservareiprocessidisceltadellascuolasuperiorenel loro farsiquotidiano:diaccompagnare ilpercorsoattraversocui studenti e famiglie, lentamente e per via di aggiustamenti eriaggiustamenti successivi, costruiscono, definiscono etrasformano aspettative, preferenze e ambizioni sulle traiettorieeducativedaintraprendere.I risultatidella ricercacomplessivanonpotrannoesserediscussiin questo breve saggio. Aver avuto la possibilità di raccogliereinformazioni sulle preferenze scolastiche espresse da studenti efamiglieall’inizioeal terminedella terzamediahaconsentitodiosservare se e in che modo esse si siano modificate attraversol’interiorizzazione degli schemi e delle categorie interpretativeproposte dai docenti nel corso delle attività più o menoformalizzate di orientamento scolastico. Queste attività nonsaranno tuttaviaqui analizzate[3]. Si propone al lettore, invece,l’esplorazionediunapartepiùcircoscrittadelmaterialeempiricoraccoltoper sostenerealcune riflessionidi caratteregenerale sulrapportotraorientamentoscolasticoedisuguaglianze,allalucediattrezziteoricitrattidallavorodiBourdieu.

In particolare, il materiale che sarà utilizzato riguarda venti

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intervistecondotteconquasilatotalitàdeidocentidellascuolaincuisvolgevoilmiolavorodicampo.Nelcorsodiquesteintervistesisonoraccolteinformazionisullepraticheorientativeesulsensochegliintervistativiconferivano.Leintervistesonostatecondottenella prima parte dell’anno scolastico e le informazioni e lerappresentazionicosìraccoltesonostatequasisempre indicativedellemodalitàattraversocuigli insegnantihannoeffettivamenteorientato i loro studenti nel corso dell’anno scolastico. Nelcomplesso, dunque, sebbene ridotto all’osso, il materialepresentato in questo scritto è significativo e rilevante percomprendere come, in una specifica realtà scolastica, vengaconcepito l’orientamento verso la scuola superiore. La suatraduzionepratica,cosìcomelasuaricezionedapartedistudentie famiglie,nonvienequiesploratadirettamente,ma ilmaterialeche sarà esposto nelle pagine seguenti si rivela particolarmenteutileperdialogarecongliattrezziteoricitrattidallavorodiPierreBourdieu.Inparticolare, leparoledeidocentidellascuolamediaincontratinelcorsodellaricercaconsentirannodimettereinlucese e come questi, spesso inconsapevolmente, finiscano perassumereunruoloattraversocuimedianoerealizzanoiprocessidiviolenzasimbolica.

4.Tuttialliceo!Icommentielereazionideisoggettidiunaricercaaitemi,dicuil’etnografo ha scelto di occuparsi, sono capaci di rivelare leproblematichepiùurgentiepiùsignificativeconcui imembridiunaspecificacomunitàdipratichesistannoconfrontandoinunospecificofrangentestorico-sociale.Ingranpartedelleoccasioniincuimisonotrovatoadiscutereconidocentideltemadellasceltadella scuola superiore, questi ultimi manifestavano una sincerapreoccupazione per il fenomenodelle «scelte troppo ambiziose»che,aloroavviso,eranocausatedaunaeccessivasuperficialitànelprocesso decisionale che coinvolgeva sia gli studenti che lefamiglie. Il “problema” di studenti o famiglie intenzionati a

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perseguireun’istruzionelicealesenzaaverne,secondoidocenti,irequisitiminimi, rappresentava una delle questioni più discussetraimembridelcorpoinsegnantedelleclassiterze.Nel corso del primo mese di ricerca sul campo, cioè a ottobre2011,hosvoltounabreveindaginetraglistudentididueclassiditerza media in cui ho effettuato la parte più consistente diosservazionepartecipante.Volevoverificaresequellacheidocentidefinivano come una vera e propria «corsa al liceo» potevatrovare un riscontro empirico anche tra gli studenti che avevosceltodiseguirenelcorsodiquell’annoscolastico[4].Irisultatidiquesta piccola indagine confermavano la percezione degliinsegnanti: su 42 studenti, 30 dichiaravano di volersi orientareversoun liceo.Traquesti,moltiprovenivanodacategoriesocialipoco presenti nella filiera liceale (figli di immigrati, figli digenitori poco istruiti, studenti con un curriculum studiorumparticolarmentemediocre).

Nei suoi lavori sul sistema scolastico francese, Bourdieu hasottolineatopiùvoltechegliagentiprendono la realtàper i lorodesideri, che le«aspirazioni sonodefinitenella loro forma enelloro contenuto dalle condizioni oggettive che escludono lapossibilitàdisognarel’impossibile»(Bourdieu,1966:331).Comeprimo risultato della ricerca empirica che stavo conducendo, simanifestava una significativa disgiuntura tra ambizioni,preferenze,speranzesoggettiveeprobabilitàoggettivediaccessoaundeterminatocanaleformativo.Glistudentielefamiglieseguitenel corso della ricerca si mostravano capaci di immaginaretraiettorie educative e sociali in grado di produrre uncambiamento sociale, non accettavano di assumere unacollocazionemarginalenelcamposcolastico.

Questa situazione era causa di una significativapreoccupazionetraidocentiincontratinelcorsodellaricerca,chenon ritenevanomolti dei loro studenti «adatti» a intraprendereun percorso di studio come quello liceale. Il problemadell’orientamento nella scuola media si declinava, allora, nel

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tentativo di filtrare l’accesso ai diversi canali della scuolasuperiore senza tuttavia mettere in discussione il principioformale della libertà di scelta sancito dall’ordinamento (Clark,1960).Nella pratica orientativaquotidiana condottadai docenti,l’obiettivo era quello di «convincere» gli studenti ritenuti nonadattiaperseguire la filierapiùambiziosadellascuolasuperioreitalianache«nonèrobaperloro».Nelmesedimarzo,quandoglistudentihannodovutoeffettuarelepre-iscrizionipressolescuolesuperiori da loro scelte, una docente mi ha espresso in questomodo il suo senso di soddisfazione per l’orientamento da leicondotto:

Appenasonoentratainclasseasettembre,eranotuttiorientatiperilliceo… (ride) fortunatamente sono riuscita a convincerli che non èroba per loro… e alla fine solo 2… gli altri chi il tecnico, chi ilprofessionale(docente1diItalianostoriaegeografia).

Un secondo risultato della ricerca è stato, dunque, quello dimettere in luce che le attività più o meno informali condotteall’interno delle scuole studiate potevano essere in grado direalizzare un lavoro simbolico, volto a trasmettererappresentazioni e criteri di auto-classificazione coerenti con lostatoattualedelcamposcolastico,ingradodipreservareiprincipichelostrutturanoeledisuguaglianzecheloattraversano.

5.«Noidobbiamoevitarechesicreinodelleillusioni»Ogni incontro più o meno occasionale di orientamento siconfigurava come una situazione in cui i docenti assumevano ilruolo di esperti: di coloro che, in virtù della loro traiettoriascolasticae socialee invirtùdellaposizionecheoccupavanonelcamposcolastico,potevanorendereedottistudentiogenitorideimeccanismi di funzionamento della scuola superiore, dellecaratteristiche delle diverse filiere formative, e del rapporto di«appropriatezza» tra profili scolastici di ciascuno studente e

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requisiti richiesti dalle scuole verso cui si apprestavano aindirizzarsi. Le scelte ritenute erronee, le ambizioni ritenute«irrealistiche», venivano lette dai docenti come causate da una«cattiva»oinsufficienteinformazionecomesievincedalseguenteestratto:

Noi abbiamo l’impressione che molti non sappiano a cosa vannoincontro.Cosavuoldireveramenteunliceo,studiarelatino,greco,ilfattochepoiseicostrettoadandareall’Università.Oppurechenonsanno che anche i tecnici e i professionali sono comunque ottimescuole,chetidannol’opportunitàditrovareancheunlavoro,chediquesti tempinon èmicamale…quindi quello chenoi cerchiamodifareedi farpassarequestimessaggi.(docente2diItaliano,storiaegeografiaeresponsabilefunzionestrumentaleorientamento)

Secondo i docenti intervistati l’orientamento deve svolgere duefunzioni: fornire una corretta informazione (ovvero unarappresentazione “legittima” dei diversi canali di istruzionesuperiore); e offrire appropriati schemi di auto-classificazione.Sintetizzamoltobenequesteduefunzioniunametaforausatadauna docente per descrivermi il senso che riponeva nella suaattività di supporto alla scelta della scuola superiore: «far fare[aglistudentieallefamiglie]unbagnodirealismo».Nella scuola in cui ho condotto la ricerca, questo tipo dioperazione veniva svolta attraverso l’utilizzo di alcunerappresentazioni ricorrenti. Nel corso delle interviste, gliinsegnanti hanno dato conto delle loro pratiche orientative, deiloro obiettivi e del loro senso. Gli schemi di giudizio, lerappresentazioni e i discorsi evocati dagli insegnanti nel corsodelle interviste, sonodel tutto similiaquelli chesonostatiusatinelle discussioni in aula, nel corso dei colloqui con i genitori onelle occasioni più formalizzate di orientamento a cui ho avutomododi assistere.Riporto qui di seguito tre stralci di intervistachesintetizzanobenetrediversitemicontinuamenteevocatinelleoccasionidiorientamentoe,dunque,trediversiappiglidiscorsivi

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attraversocuiagivaillavorosimbolicodeidocenti,iltentativodiaggressione simbolica di cui studenti e genitori eranooggetto, ilprocessoditrasmissione/imposizionediprecisicriteridigiudiziocoerenticonlastrutturaattualedelcampodellascuolasuperiore.

1.Illiceocomemaratona:

Fareilliceoècomecorrereunamaratona.Nonpuoidecideredifareunamaratona da un giorno all’altro! Perché devi essere allenato,altrimentinonriuscirainemmenoafinirla!Quindi,sefinoaoranontiseiimpegnato,seituoivotisonobassi,nonpuoiimmaginareche,da domani, sarai capace di punto in bianco di cambiarecompletamenteattitudine,chetimetteraiastudiaretreorealgiornotuttiigiorni(docente2).

2.Illiceoeilcapitaleculturale:

Il liceo è un area un po’ particolare. Io al liceo non vedonecessariamente lo studentediligente, che fa tutte le coseperbene,chestudia.Permeperfareilliceodeviavereunqualcosainpiù,deviessere brillante… devi avere anche un certo modo di parlare, didiscutere in classe criticamente di alcuni temi, devi avere interessiextra-scolastici e devi essere capace di portarli in classe perarricchire anche gli altri compagni (docente3 di Italiano, storia,geografia,coordinatricediclasse).

3.Icostidelliceo:

Lo sforzo più grosso che noi stiamo facendo è quello di riuscire adare a ciascuno uno sbocco adeguato… quindi accanto al discorsodelle attitudini, c’è poi comunque un discorso di ordine economico[…]perchéalcuninostristudentisonopartitigiàdallaprimaconilbonus libri, per cui, alle elementari libri gratis, alle medie librigratis,sitroverannoallesuperioriapagareunabarcadisoldiperilibri!Ebisognastareattentiperchémoltigenitorinonsenerendonoconto[…]Èbruttodirloperchéquestoèdiscriminante,peròvadetto.Cioè io quando ho una ragazzina che mi viene a dire “vado

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all’Einstein” [un liceoscientifico]vogliodire,aldi làdelledifficoltàsue, che potrebbe avere, c’è anche un discorso di difficoltàeconomiche. Perché poimi dice “ma ci sono borse di studio?” dico“figliamia…poisefaiunliceosipresupponechetufai l’Universitàperchésennònonècompleto.Equindisonoulteriorisoldi!equindisignificaulteriormentespostarel’inserimentonelmondodellavoro”.Epoibisognaanchedirlo,siamosicurichese ti laurei troveraipiùfacilmente lavoro? (docente4 dimatematica, coordinatore di classe,responsabilefunzionestrumentalesulladispersionescolastica).

La maratona è la disciplina comunemente ritenuta più faticosadell’atleticaleggera.Riuscirearaggiungereiltraguardorichiedeannidiallenamento.Lasimilitudineriportatanelprimostralciosuggeriscedunqueche irisultatiscolasticiottenutinelcorsodellescuolemediesono in grado di anticipare, di predire, di pre-vedere, gli eventualisuccessi o insuccessi futuri. Se non ci si è allenati abbastanza,sembranodire idocenti, lagaraègiàpersa inpartenza.Sorvolandosulla genesi sociale del rendimento scolastico, questarappresentazione finisce per fissare le potenzialità scolastiche deglistudentieperreificare le loroattitudininei confrontidello studioapartire da ciò che sono stati in grado di dimostrare fino a quelmomento. Se l’ordinamento consente a tutti gli studenti discommetteresuipercorsipiùprestigiosi,gli insegnanti suggerisconochequestascommessaèillusoriapoichéilrisultatoègiànoto[5].

Il secondo stralcio riportato aggiunge un elemento ulterioreallarappresentazione“legittima”dellefiliereliceali.Gliinsegnantisi preoccupano infatti di comunicare agli studenti che per averesuccesso in quel tipo di scuola non è necessario solo mostrareimpegno, non è sufficiente uno studio «meccanico» di ciò cheviene trasmesso dai docenti – come, si sottintende, sarebberichiesto in altri tipi di scuola –, ma occorre mostrare unaparticolare attitudine culturale, una hexis, e una familiarità conargomenti, temi, interessi, che non sono parte del curriculumscolastico ma a cui, nondimeno, la scuola attribuisce un valoreelevato. Gli insegnanti suggeriscono, dunque, che la “buonavolontà” culturale può non essere sufficiente: ciò che realmentecontaèilcapitaleculturaleereditato.

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L’ultimostralciochesièsceltodiriportarerichiamainveceuntema di ordine più generale e in qualche modo specifico delmomento storico in cui è stata condotta la ricerca: la crisieconomica; i tagliallaspesapubblica, inparticolareallascuolaealdirittoallostudio;l’inflazionedellecredenzialieducativeconilconseguente indebolimento del legame tra titolo di studio ericompense sociali ed economiche che ne derivano. In questoquadro, i docenti si pongono l’obiettivo di mettere in guardiastudenti e famiglie dei costi e dei rischi di un’istruzioneaccademicamente orientata.Questi costi sono legati almaterialedidattico, per i quali non vi sarebbero più sussidi statali, e alnumero di anni necessari prima di affacciarsi sul mercato dellavorodovutoal fattoche lamaturità licealenon fornirebbeunaqualificaimmediatamentespendibile.Inquestoquadro,comemiè stato detto nel corso di un’intervista da un genitore nelcommentare le attività orientative seguite a scuola da suo figlio,«gliinsegnantidicono:meglioaccorciarelastrada».

È facilmente intuibile che l’obiettivo di questi messaggi“orientativi”èpiuttostopreciso:sonoglistudentielefamigliechesicollocanoinunaposizionedominatadellospaziosociale,sonoisoggettichenonsonodotatidelcapitaleculturalevalorizzatodalsistemascolasticoecolorochedispongonodirisorseeconomicheritenute insufficienti per ambire ad acquisire quel capitaleculturaleattraversoilsistemadiistruzionepubblico.Sonoquestisoggetti amuovere le preoccupazioni dei docenti che, nel corsodelleinterviste,hannoaffermatodivolerproteggeredallepossibiliconseguenze di scelte giudicate «rischiose». Così facendo,tuttavia,idocentifinisconoperindirizzarliversoscuoleepercorsidistudiochesarannodifficilmenteingradodirisponderealleloroiniziali ambizioni di mobilità sociale e, dunque, per proteggerel’ordinescolastico.

6.ConclusioniObiettivodiquestobrevesaggioèstatoquellodiutilizzareparte

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del materiale empirico raccolto nel corso di una ricercaetnograficainunascuolamediadellacittàdiMilanoperrifletteresulruolochepuògiocarel’orientamentoscolasticoneiprocessidiviolenza simbolica al passaggio dalla scuola media alla scuolasuperiore.Si è suggerito che il processo di adattamento delle “speranzesoggettive” alle “probabilità oggettive” di intraprendere undeterminatotipodipercorsodistudioèl’esitodiunlavorosocialecompiutodaalcuniattoriedastrategiesimboliche,chemiranoaimporre categorie di classificazione coerenti con la strutturaattualedelcamposcolasticoe,dunque,conledisuguaglianzechelo attraversano. Laddove habitus degli studenti (o aspirazionidelle famiglie) e campo scolastico non erano perfettamenteaccordati, l’orientamento ha fatto da mediatore di violenzasimbolica: un’attività volta a insegnare le “regole del gioco”, atrasmettereilineamentifondamentalidiquel“sensopratico”checonsente agli insegnanti di essere “realisti”[6]. Si potrebbe direche i docenti incontrati nel corso della ricerca si siano fattirealizzatori inconsapevoli dell’accettazione dossica, naturale,irriflessiva, delle disuguaglianze educative. Sorvolando – econtribuendo a realizzarne ilmisconoscimento– sui rapporti diforzachedeterminanoleregoledelgioco–dunque,iprocessicheproducono e riproducono l’esclusione di alcune categorie socialidai percorsi di istruzione maggiormente valorizzati –, i docentihanno suggerito ai loro studenti che la strategia migliore peraffrontarequestafaseditransizionefossequelladicorreremeno«rischi» possibili, ovvero di assecondare i processi cheriproduconoinerzialmenteirapportididominio.

Sarebbe a questo punto necessario percorrere nuove piste diricercapersviluppareleriflessionichequisonostatebrevementeabbozzate.Perprimacosa,occorrechiedersieindagareseecomedifferiscano gli obiettivi delle pratiche orientative in contestidifferenti da quello studiato in questo lavoro. In secondo luogooccorrerebbe analizzare le condizioni che rendono possibile la

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partecipazione dei docenti a un gioco come quello descritto.Sarebbe utile a questo proposito individuare e analizzareapprofonditamentedeicasi,anchesecircoscritti, incui idocentiassumonounatteggiamentocriticoepossibilmenteorientatoallamessa in discussione di categorie cognitive come quelle emersenel corsodel lavoroquipresentato. Il concettobourdieusianoditraiettoria e una riflessione sul rapporto tra posizioni e prese diposizione all’interno di un campo può infatti consentire dispiegare sia l’emergere di spazi di critica o contestazionedell’ordine sociale e simbolico, sia i casi, comequello emerso inquesto lavoro, incui idocentisi fanno interpretiemediatorideiprocessidiviolenzasimbolica.

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[1] Marco Romito, Università degli Studi di Milano,[email protected].[2]Masivedaunrecentecontributoincuiquestoruolovieneipotizzatoperlomenonellospiegareletraiettoriescolastichedeglistudentifiglidiimmigrati(PerinoeAllasino,2014).[3] Si veda Romito (2013), per un’ampia ricostruzione del disegno e deirisultatidellaricerca.Alcuniresocontiparzialidellavorosonostatipubblicatialtrove(Romito2014a;2014b;Bonizzoni,RomitoeCavallo,2014).[4]Ledueclassiavevanodocentidifferentinelcasodellematerieprincipali(Italiano,matematica,linguestraniere),maeranopiùomenosimilinellalorocomposizionesocialeeterogeneaeconunapresenzadistudentidioriginenonitaliana relativamente circoscritta (4-5 studenti con genitori immigrati su

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classidi20-22alunni)[5]Andrebbesottolineatoche,inlineaconiprocessidicomprensivizzazioneche avvenivano nei paesi industrializzati soprattutto a partire dal secondodopoguerra, la riformadella scuolamedia e la liberalizzazione degli accessiallediversefilieredellascuolasuperioreavevanocomescopoproprioquellodisuperareilfiltrodellaselezionescolasticainunaprospettivadiaperturaedi inclusionedei ceti popolari anchenei canali tradizionalmenteprivilegiatidellascuolasecondaria.Inquestomodo,siritenevache,coniltempo,igapculturaliinizialiavrebberopotutolentamenteappianarsi(Barbagli,1974).[6] Si veda Perrotta (2014) per una riflessione più estesa sui processi diviolenza simbolica nelle situazioni in cui tra habitus e campo non vi è“complicitàontologica”.

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Unapprocciobourdieusianoallavalutazionesocialedelleoccupazioni

diFiorenzoParziale[1]

1.IntroduzioneQuesto contributo illustra i risultati di un’analisi secondaria deidati relativi alla seconda edizione della ricerca sulla valutazionesocialedelleoccupazioniinItalia(deLillo,2006)[2].Loscopoèsostenere la tesi che la valutazione del sistemadi stratificazionesociale va esaminata a partire dalla relazione tra posizioni edisposizionidegliagenti.

Nellaricercaoriginariaacuisifariferimento,gliautori–comenellaprimaedizionedell’indagine(deLilloeSchizzerotto,1985)–ricorrono alle scale reputazionali, ma si smarcanodall’impostazione funzionalista (Davis, Moore, 1945; Treiman,1977)chefalargousodiqueste.

L’assuntodifondodegliautorièche:

i membri di una collettività percepiscano con sufficiente grado direalismoilcomplessodiprivilegiericompensegodutiperiltramitediun’occupazione e siano in grado di manifestare chiaramente talepercezione se interrogati con strumenti adeguati al caso(Gambardella,2006:12).

Più precisamente, richiamandosi alla tradizionefenomenologica, de Lillo sostiene che le scale di stratificazionehannovaliditàapattodipresumereche:

l’attore non potrebbemuoversi nelmondo delle occupazioni se non

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avesse una rappresentazione e se non ritenesse questa suarappresentazione condivisa da tutti coloro con i quali interagisce intalemondo(deLillo,2006:33).

In effetti, per la stessa tradizione fenomenologica la realtà èinterpretata tramite tipizzazioni, ossia astrazioni apprese peresperienzaesoprattuttopersocializzazione(Schütz1932;BergereLuckmann, 1966). In altre parole, le tipizzazioni sono la base disistemi di credenze condivise. Anche se si accetta questaprospettiva, va posta particolare attenzione sulla disegualedistribuzione di potere tra differenti gruppi e individui neldefinirelarealtà(Crespi,1994).Peraltro,lostessoSchützsostieneche «noi non siamo capaci di afferrare la realtà delmondo […]afferriamo solamente certi aspetti di essa, cioè quelli che sonorilevanti per noi» (Schütz 1962-1966; trad. it., 1979:5): laselezione di ciò che è rilevante cambia a seconda delsottouniverso,ossiadelmondosocialeacuisiappartiene.

Critiche esplicite e più radicali agli studi che ricorrono allescalereputazionalisonomossedaPierreBourdieu.Infatti,giàne«Ladistinzione»(1979)eglisostienechetalistudipaionolegatia:

teorie soggettiviste (o, se preferiamo, marginaliste) che riducono«l’ordinesociale»adunaspeciediclassificazionecollettiva,ottenutaaggregando classificazioni individuali (Bourdieu, 1979; trad. it.,2001:489).

Con l’intento di uscire dalla contrapposizione tra prospettivesoggettivisteeprospettiveoggettiviste,l’attenzionediBourdieusiconcentrasull’intricatainterazionetraposizioniedisposizioni,trastrutturesocialiestrutturecognitive(Bourdieu,1979;Wacquant,2012):leprimesonoincorporatenellesecondeeattraversoquestesimanifestano(Bourdieu,1994).

Se si adotta la prospettiva bourdieusiana, allora, la ricercaitaliana sulla valutazione delle occupazioni pare sottovalutare ilfatto che la valutazione della vantaggiosità sociale possa essere

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polivoca e conflittuale. Come nota Santoro, per Bourdieu gliindividui:

sonovincolatidallorosensodellestrutturesociali,cheoperanonellasoggettività come strutture mentali, schemi cognitivi, fondando ilsensodellimitecheciascunattorehariguardoallesuerealipossibilitàinundatocontestosociale(Santoro,2009:XII).

L’idea di rilevare la valutazione sociale delle occupazioni,intesacomepercezionecondivisadeivantaggisociali«oggettivi»connessi alle diverse occupazioni, è dunque poco convincente,perchélaconoscenzadiogniindividuoinquantoagentesocialeèlegataalsuo«sensopratico»(Bourdieu,1980):laconoscenzadelmondosocialenonèastrattaeformale,mapraticaeconnessaallaspecifica esperienza del soggetto. Individui in condizione socialeanalogahannoschemidipercezione,valutazioneeazionesimili.Ilsistema durevole e trasferibile di tali schemi è chiamato daBourdieuhabitus[3].

Seguendo il sociologo d’oltralpe, si può sostenere chel’introiezionedelle strutturedelmondo sociale inhabitusgenerinon solo la classificazione delle occupazionima, come si vedrà,soprattuttolasceltadeicriteriperclassificarle.Glihabitusvannoconsiderati in maniera «relazionale»[4]: le strutture socialifavoriscono distinzioni, scarti, tra i soggetti che acquisiscono,incorporano,talidistinzioni.

Il concetto di habitus si comprende meglio alla luce delconcetto di spazio sociale, inteso innanzitutto come insieme diposizionidistinteedefiniteleunerispettoallealtre.Laposizionedell’agente dipende dall’ammontare di capitali (in particolare, ilcapitaleeconomicoequelloculturale)dicuidisponeedalla lorospecificacombinazione(lastrutturadelcapitale).Lospaziodelleposizioni sociali si «ritraduce in uno spazio delle prese diposizioneattraversolospaziodelledisposizioni»(Bourdieu1994;trad it. 2009:20). In altri termini ad ogni classe di posizioni si

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associa una classe di habitus e questi ultimi sono principigeneratoridipratiche,opinioni,rappresentazioni(ivi:20-21).

Ilrapportotradisposizioni,posizioniepresediposizionenonè deterministico, né statico, muta col tempo e a seconda delcampo,ossiadelmicrocosmosocialeconsiderato.Diogniagenteandrebbe considerata la traiettoria e la sua eventualepartecipazione a più campi, ognuno dei quali è uno spaziostrutturatodiposizioniincompetizionetradilororispettoaunaspecificaposta in gioco.Ogni campohaproprie regole,normeepresupponespecificischemicognitivi.Pertanto lapartecipazionea uno o più campi porta l’agente a modificare, secondoun’improvvisazione regolata, tanto le sue disposizioni quanto lepratiche. Se l’habitus è storia incorporata, il campo è storiaoggettivata.

2.LaplurivocitàsocialedellevalutazioniSullabasedel quadro teoricodelineato, ci si è avvalsi dell’ACM,l’analisi delle corrispondenze multiple (Benzécri, 1973), tecnicamoltoimpiegatadaBourdieu.

Il ricorso all’ACMha permesso di riesaminare la valutazionesocialedelle occupazioni considerando la relazione traposizionesociale, disposizioni (habitus) e presa di posizione degliintervistati. In particolare, tramite questa tecnica sono statiestratti dei fattori che sono interpretabili come contrapposizionidovuteadifferenzedihabitustragliintervistati.

Perl’analisisonostati impiegatitretipidivariabilirelativea:posizionesocialedegliintervistati;ordinechequestistessihannoposto tra le 10 occupazioni principali valutate (si tratta delleoccupazioni «parametro» valutate da tutti gli intervistati[5]);variabili relative ai criteri di classificazione che gli intervistatihanno affermato di aver impiegato nell’ordinamento dellesuddetteoccupazioni.

In merito al primo tipo di variabili, il principale indicatoredella posizione sociale degli intervistati è rappresentato

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dall’occupazionesvolta.Aquestopropositosonostatedefiniteduevariabili, frutto di due classificazioni alternative. La primaclassifica gli occupati per posizione e, nel caso dei dipendenti,anche per stabilità del contratto e settore di impiego(pubblico/privato). Sono stati così individuati 8 gruppi:imprenditori, dirigenti, professionisti, lavoratori autonomi,dipendenti pubblici precari, dipendenti pubblici stabili,dipendenti privati precari, dipendenti privati stabili. La secondadistingueglioccupatiperposizione,enelcasodeidipendenti,pergrado di istruzione e, come nel primo caso, settore di impiego.Dunque, oltre ai primi quattro gruppi occupazionali dellatassonomia precedente, sono stati individuati i seguenti gruppi:dipendentiprivatiabassaistruzione,dipendentiprivatiamedio-altaistruzione,dipendentipubbliciabassaistruzioneedipendentipubblici amedio-alta istruzione[6]. Sono state impiegate anchealtre variabili connesse alla posizione sociale, ossia che fannoriferimento a proprietà socio grafiche associabili alla posizionesociale (Wacquant, op.cit.). Si tratta del genere, dell’area diresidenzaedellacoortedietà.

Per quanto concerne, invece, il gruppo di variabili relativeall’ordine delle occupazioni, si è fatto riferimento all’indice dipreferibilità (IP) delle 10 occupazioni valutate da tutti gliintervistati. Questo indice è stato proposto da de Lillo eSchizzerotto(op.cit.)econsistenell’attribuzionediunpunteggioda0a100adognioccupazioneapartiredallaposizionestabilitadapartedeisingoliintervistati.

Le variabili relative all’ordine delle occupazioni segnalano lepresediposizionedegliagentiinquestospecificoambito.

Infine,levariabilidelterzotiposonostateottenutechiedendoagli intervistati di indicare quanto l’ordinamento delleoccupazioni fosse stato guidato da una serie di criteri valutativiriportati nel questionario. Più precisamente, è stato chiesto agliintervistatidiattribuireunpunteggioda0a10asecondadelpesoesercitatonellacostruzionedell’ordinamentodelleoccupazionida

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ognunodeiseguenticriteri:reddito,potere,autonomia,creatività,responsabilità, titolo di studio, rischio imprenditoriale, stabilità,prestigio,visibilitàmediatica,utilitàsociale,competenze.

Inquest’ottica,aunpunteggiopiùaltocorrispondeunpiùaltoimpiego di un dato criterio da parte dell’intervistato.Successivamente le12variabili cardinali cosìottenutesonostatericodificate in altrettante dicotomie, distinguendo tra un usoelevato del criterio (se il punteggio attribuito dall’intervistato èrisultatosuperiorealpunteggiomedioassegnatodalcampione)eunusononelevato(ilcasocontrario).

Le variabili relative alla posizione sociale e alla valutazionedelle occupazioni sono state considerate illustrative, ossia nonsono servite a formare i fattori, ma a costituire un supportoall’interpretazione dei risultati. I criteri valutativi, invece, sonostati esaminati nella veste di variabili attive, essendo questiinterpretabili come più direttamente connessi agli schemi divalutazioneepercezione.Ledichiarazionisull’impiegodeisingolicriteripossonocosì fungereda indicatoridelpiùampioconcettodi habitus: ciò consente di dare così una definizione operativaquantomeno di un aspetto dell’intensione di un concetto cosìgeneralecomequellodihabitus,intesocomeprincipiogeneratoree organizzatore di pratiche e rappresentazioni (Bourdieu,1980:88).Ovviamente,sitrattasolodicogliereaspettiparzialidiunconcettocosìcomplesso.

Quidiseguitosiriportanolevariabiliimpiegatenell’ACMeillorolegameconiconcettigeneralidihabitus,posizionesocialeepresadiposizione(tab.1).

Tabella1–Variabiliimpiegatenell’ACM

Ruolodellevariabili

Variabiliderivantidaconcettidiproprietàassunticomeindicatori

diconcettipiùgenerali

Concettigeneraliindicati

ICreddito;ICpotere;ICprestigio;ICcompetenze;ICutilitàsociale;IC

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"Attive"(variabilirelativeaicriteridi

valutazione)

rischioimprenditoriale;ICvisibilitàmediatica;ICautonomia;ICtitolodistudio;ICstabilità;ICcreatività;IC

responsabilità

Habitus

"Illustrative"(variabilirelativeall’occupazionee

aproprietàsociografichedegliintervistaticherimandanoallaloroposizione

sociale)

Titolodistudio(nessuntitolo/licenzaelementare;lic.media-diplomaprofessionale;diploma;laureaepost-laurea);Coortedietà(25-35anni;36-50anni;51-65anni);posizioneoccupazionale(leduetipologiesopraillustrate);Areadiresidenza:Nord-Ovest;Nord-Est;

Centro;SudeIsole.

Posizionesociale

“Illustrative”(variabilirelativeallavalutazionedelleoccupazionirilevatatramitegli

IP)

IPMagistrato;IPImprenditorecon30dipendenti;IPDirettoredi

supermercato;IPInsegnantenellascuoladiIIgrado;IPCapocontabile;IPElettrautocon2

dipendenti;IPOperaiometalmeccanico;IPCommessodinegozio;IPBidello;IPGarzonedi

negozio.

Rappresentazione(presadiposizione)

Note:IP=indicedipreferibilitàcalcolatosullabasedellacollocazionediunadataoccupazionenell’ordinestabilitodagliintervistati;IC=Gradodiimpiego(alto e basso rispetto all’impiego medio rilevato nel campione) di un datocriteriodapartedegliintervistati

Primadicommentareirisultatidell’ACM,èutilericordarechenellasecondaedizionedellaricercadideLillole10occupazionidinostro interesse sono risultate così ordinate (tra parentesi èindicatoilrelativoIP):

1. Magistrato(92,8)2. Imprenditorecon30dipendenti(84,1)3. Direttoredisupermercato(67,5)4. InsegnantenellascuoladiIIgrado(67,1)

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5. Capocontabile(61,9)6. Elettrautocon2dipendenti(50,9)7. Operaiometalmeccanico(29,6)8. Commessodinegozio(22,7)9. Bidello(20,4)10. Garzonedinegozio(9,1)

L’analisi secondaria dei dati riesamina questarappresentazionedelleoccupazionieinduceapensarecheanchelaclassificazionedelle10occupazioniprincipali,valutatedatuttigliintervistatieritenutedairicercatorifacilmenteordinabili,nonsiacosìscontatadarisultareomogenea.

Infatti, la posizione sociale influenza innanzitutto il diversopeso attribuito ai criteri di classificazione. Le differenze nell’usodei criteri (uso elevato/uso non elevato) rimandano arappresentazioni diverse del sistema di stratificazione sociale, aloro volta connesse a habitus che generano alcune forme didistinzionesocialepiuttostochealtre:alcuniagentipercepisconomaggiormente le distinzioni economiche, altri quelle di potere,altriancoraquellerelativeallecompetenzeprofessionalirichiesteaititolaridelleoccupazionivalutate.Aquestopropositol’ACMhapermesso di estrarre 3 fattori[7]; ognuno di questi può essereinterpretatocome la contrapposizione traduedifferentihabitus,l’unopostoalpolonegativo (-)del fattore e l’altropostoalpolopositivo(+)(tabelle2a,2b,2c).

Tabella2a–Variabili-Modalitàattiveeillustrativedelprimofattore

PRIMOFATTOREGerarchiaimplicita(-)vsGerarchiaesplicita(+)

Gerarchiaimplicita(-)

V.test Modalitàattive Modalitàillustrative(categoriali) V.test

-24,78 bassoimpiegoautonomia Nord-Est -3,98

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-24,78 bassoimpiegocreatività

25-35anni -2,23

-24,24 bassoimpiegoresponsabilità

Dipendentiamedio-altaistruzionesettoreprivato -2,22

-22,45 bassoimpiegotitolodistudio Laurea/Post-laurea -2,10

-21,69 bassoimpiegostabilità Modalitàillustrative(cardinali)Coord

-21,14 bassoimpiegopotere Val.Elettrautocon2dip. -0,05

-20,90 bassoimpiegoprestigio Val.Insegnantediscuolasup. -0,07

Gerarchiaesplicita(+)

21,12 altoimpiegoprestigio Dipendentiprecarisettorepubblico 2,13

21,43 altoimpiegopotere Licenzamedia/Diplomaprofessionale 2,27

21,83 altoimpiegostabilità Sud 6,52

22,69 altoimpiegotitolodistudio Modalitàillustrative(cardinali)Coord

24,62 altoimpiegoresponsabilità

24,68 altoimpiegocreatività Val.Capocontabile 0,07

24,68 altoimpiegoautonomia Val.Magistrato 0,09

Note:iValoriTestindicanoilgradodisignificativitàdellemodalitàrispettoalfattore, mentre le coordinate indicate per le modalità illustrative cardinalisegnalanoilgradodidistanzadall’originedegliassi.

Tabella2b–Variabili-Modalitàattiveeillustrativedelsecondofattore

SECONDOFATTOREPost-materialismo(-)vsMaterialismo(+)

Post-materialismo(-)

V.test Modalitàattive Modalitàillustrative V.test

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-33,37 altoimpiegocreatività Centro -2,92

-33,37 altoimpiegoautonomia Imprenditori -2,88

-20,82 bassoimpiegoreddito Laurea/Post-laurea -2,61

-18,76 bassoimpiegopotere Dipendentiamedio-altaistruzionesettoreprivato -2,43

-17,86 bassoimpiegoprestigio Professionisti -2,11

-11,78 bassoimpiegotitolodistudio

Modalitàillustrative(cardinali)Coord

-8,06 bassoimpiegovisibilitàmediatica Val.commessodinegozio -0,09

Val.Insegnantediscuolasup. -0,09

Materialismo(+)

V.test Modalitàattive Modalitàillustrative V.test

8.16 altoimpiegostabilità Dipendentibassaistruzionesettoreprivato 2,18

12,05 altoimpiegotitolodistudio 25/35anni 2,30

18,18 altoimpiegopotere Senzatit./Lic.Elementare 2,84

19,03 altoimpiegoprestigio Sud 4,72

21,11 altoimpiegoreddito Modalitàillustrative(cardinali)Coord

33,03 altoimpiegocreatività Val.Imprenditorecon30dip. 0,10

33,03 altoimpiegoautonomia Val.Magistrato 0,11

Note:iValoriTestindicanoilgradodisignificativitàdellemodalitàrispettoalfattore, mentre le coordinate indicate per le modalità illustrative cardinalisegnalanoilgradodidistanzadall’originedegliassi

Tabella2c.–Variabili-Modalitàattiveeillustrativedelterzofattore

TERZOFATTOREValorizzazionedelcapitaleculturale(-)vs

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Valorizzazionedelcapitalepolitico-economico(+)

Valorizzazionedelcapitaleculturale(-)

V.test Modalitàattive Modalitàillustrative(categoriali) V.test

-22,32 altoimpiegocompetenze Laurea/Post-laurea -5,21

-20,19 altoimpiegoutilitàsociale Centro -3,87

-20,16 bassoimpiegovisibilitàmediatica

Dipendentiamedio-altaistruzionesettorepubblico -3,64

-16,47 bassoimpiegotitolodistudio Donne -2,92

-14,69 bassoimpiegopotere Sud -2,76

-14,17 altoimpiegoresponsabilità Dipendentistabilisettorepubblico -2,24

-10,17 bassoimpiegoprestigio Modalitàillustrative(cardinali)Coord

Val.Insegnantediscuolasup. -0,11

Val.Operaiometalmeccanico -0,08

Valorizzazionedelcapitalepolitico-economico(+)

V.test Modalitàattive Modalitàillustrative(categoriali) V.test

9,92 altoimpiegoprestigio Uomini 2,66

14,10 bassoimpiegoresponsabilità

Licenzamedia/Diplomaprofessionale 2,96

14,45 altoimpiegopotere Nord-Est 3,10

16,20 bassoimpiegotitolodistudio Nord-Ovest 3,54

19,94 bassoimpiegoutilitàsociale Modalitàillustrative(cardinali)Coord

20,91 altoimpiegovisibilitàmediatica Val.Elettrautocon2dip. 0,06

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22,04 bassoimpiegocompetenze

Val.Imprenditorecon30dip. 0,11

Note:iValoriTestindicanoilgradodisignificativitàdellemodalitàrispettoalfattore, mentre le coordinate indicate per le modalità illustrative cardinalisegnalanoilgradodidistanzadall’originedegliassi

Il primo fattore contrappone coloro che hanno attribuito unpesoelevato (rispettoal campione)aidiversi criteripropostinelquestionarioacolorochehannomostratounusopiùparcodeglistessi, attribuendo un punteggio relativamente basso ai varicriteri.

Attribuisconounmaggiorepesoaidiversi criteri idipendentiprecari del settore pubblico (per lo più occupati in posizionimanuali/esecutive), i soggetti a bassa istruzione (in possesso almassimo del diploma professionale), i residenti nel Sud. Amostrare un atteggiamentomeno orientato a dover esplicitare icriteriallabasedellalorovalutazionesono,invece,idipendentiamedio-altaistruzionedelsettoreprivato,iresidentinelNord-Est,i giovani (25-35 anni), le persone con un titolo di studio alto(laureaopost-laurea).Nonsolo,colorochedannomaggiorepesoai criteri sono propensi a valutare meglio della media leoccupazioni di magistrato e capo contabile; mentre coloro chedichiaranodi aver impiegatopoco i criteri giudicano inmanierapiùpositivadeglialtrileoccupazionidiinsegnanteedelettrauto.

Il fattore in parola può essere definito “orientamentogerarchicoesplicito(+)vsorientamentogerarchicoimplicito(-)”esembrafareriferimentoalgradodisensibilitàperlediverseformedigerarchiesociali:daunapartevièchiparerivelareunhabituspiù sensibile alla diseguale distribuzione dei vantaggi sociali,molto probabilmente subendola (trattandosi tendenzialmente disoggetti inposizionesocialesubalterna);dall’altravièchialzalaposta in gioco, dando per scontata la propria classificazione eritenendola non necessariamente legata a questioni di denaro(reddito),potere,prestigio,autonomia,oaltroancora.

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Questo fattore sembra segnalare sia il desiderio da parte deigruppi sociali dominati di risorse loro negate (potere, prestigio,visibilità, reddito), sia l’introiezione dei criteri di giustificazionedell’ordinesocialedato.Alcontrario,ipiùavvantaggiatispostano(probabilmenteinmanierairriflessa)lagiustificazionedell’ordinesociale in un altrove indefinito, che i criteri esplicitati delricercatorenonpossonodecifrare.

In ogni caso i soggetti in condizione sociale relativamentevantaggiosa sembrano non cogliere quelle distinzioni che sonoinvecebenchiareachisitrovainunacondizionesubalterna:chièposto relativamente in alto ha una prospettiva più sfocata delledinamichedidistinzionepresentipiùinbasso.

Il secondo fattore ripropone in forma aggiornata la classicacontrapposizione tra materialismo (+) e post-materialismo (-)indicatadaInglehart(1977):daunlatovisonocolorochehannodichiaratodiaver impiegatomoltocriteri comereddito, titolodistudio,potere,prestigioestabilitàdell’occupazioneepococriteriquali autonomia e creatività; dall’altro lato vi sono coloro chehannodatomoltopiùpesoaquestiultimiduecriteri,epocoaglialtri. I primi hanno espresso una valutazione migliore delleoccupazioni collocate complessivamente ai primi due posti,magistrato e imprenditore; i secondi hanno posizionatorelativamente meglio degli altri intervistati l’occupazione dicommessoequelladiinsegnante.

Unhabitusstrettamenteconnessoalleurgenzematerialidellavita quotidiana è rinvenibile maggiormente nei lavoratoridipendenti a bassa istruzione, oltre che nelle persone con almassimola licenzaelementare, iresidentialSude igiovani(25-35anni);mentreunhabitus“post-materialista”,menolegatoagliaspetti pragmatici della vita quotidiana, risulta più congeniale aimprenditori, professionisti e dipendenti amedio-alta istruzionedel settore pubblico, oltre che ai residenti nel Centro Italia e ailaureatiingenerale.

Ilterzofattorepuòesseredefinito“valorizzazionedelcapitale

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politico-economico (+)vs valorizzazione del capitale culturale (-)”,inquantoilpolopositivoindicaunadisposizionefavorevoleaprivilegiare potere, prestigio e visibilità mediatica. Questecaratteristiche si collegano al possesso di maggiore capitalepolitico ed economico da parte delle occupazioni valutate piùpositivamentedagliagentichesicollocanoinquestopolo;mentreil polo negativo segnala una visione che attribuisce maggiorevalore alle credenziali educative, alle competenze, allaresponsabilità e all’utilità sociale: si tratta di caratteristichetipiche delle occupazioni per le quali il capitale culturale è piùimportantedellaremunerazioneeconomica.

La valorizzazione del capitale politico-economico èparticolarmente diffusa nel nostro campione, ad essa sioppongono tendenzialmente le persone ad alta istruzione, ledonneecolorochenonrisiedononelNordItalia.

Il terzo fattore sembra rendere conto della particolarecontrapposizionetracampoeconomicoecampoculturale,messoin luce nell’opera bourdieusiana: chi si spende moltonell’accumulazione di capitale economico toglie tempoall’accumulazione di capitale culturale, e viceversa, a meno chenonriescaadaccumularenél’unonél’altro(imembridelleclassipiùsvantaggiate)oadottenereentrambigrazieariuscitiprocessidiriconversione,cheglipermettonounamobilitàtrasversale,conesitipositiviinterminidiascesasociale.Quandociòavviene,conl’acquisizionedialtilivellideiduecapitali,unsoggettoentraafarparte della frazione dominante delle classe dominante, secondol’otticabourdieusiana.

I soggetti che si collocano nel polo negativo del fattore sonomeglio posizionati nel campo culturale: costoro traggonodall’istruzionelafonteprincipalediclassificazionedellapropriaealtrui posizione sociale. Tra questi agenti vi sono i dipendentipubbliciamedio-alta istruzione.Moltidiquestisonoinsegnanti,tra le figure più caratterizzate da una struttura di capitale“chiasmatica”[8],enellafattispeciedauncapitaleculturalealtoa

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dispettodiuncapitaleeconomicorelativamentecontenuto.Coloro chemostrano unhabitus volto alla valorizzazione del

capitale politico-economico valutano meglio degli altril’elettrauto, tra le occupazioni manuali, e l’imprenditore, tra leposizioni più vantaggiose, ossia occupazioni che hanno,rispettivamente in alto e in basso della gerarchia sociale, unamaggiore capacità acquisitiva in termini economici; al contrario,gli intervistati più propensi alla valorizzazione del capitaleculturale pongono più in alto degli altri intervistati l’operaiometalmeccanico e, appunto, l’insegnante di scuola superiore,occupazionichesicontraddistinguonoperuncapitaleeconomicotendenzialmentebasso.

Analogo discorso vale per le donne: esse sono sempre piùcaratterizzate da carriere scolastiche lunghe e di successo(Schizzerotto e Barone, 2006), perché l’istruzione è una risorsaper tentare la mobilità sociale e al tempo stesso attenuare lediseguaglianze di genere: ad esempio, la laurea è un titolo distudio che accresce sensibilmente le possibilità di accesso almercatodel lavorodelledonne, inparticolareinqueisegmentialoro più aperti (pubblico impiego e professioni intellettualiminori); senza questo titolo le donne incorronomolto più degliuomininelladisoccupazioneoneisegmentidelmercatodellavoropiùsvantaggiosi(DeFeo,2010;Parziale,2012a).

Anche la residenza risulta discriminante nella valutazionesociale delle occupazioni: nel Nord Italia al più solido campoeconomico pare essere associata la maggiore propensione degliagentiadattribuireparticolareimportanzaalpossessodicapitalepolitico-economico;mentrenelCentroeSudItalia imeccanismidi stratificazione sociale dipendono maggiormente dallecredenziali educative, data la centralità del campo culturale inquest’areadelPaese.

3.ConclusioniL’analisi condotta riesce a cogliere la dinamicità dei conflitti

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simbolici tra gli agenti nella valutazione delle occupazioni,evidenziandocome lescalereputazionali– funzionandosecondouna logica aggregativa– sopravvalutino forse l’omogeneità dellerappresentazioniindividuali.

I fattori estratti con l’ACM mettono in evidenza come ilprocesso di strutturazione sociale si muova su molteplicidimensioniinaccordoconlateoriabourdieusiana,cheridefinisceconcettisociologicicentralicomequellidiclasseeceto(Bourdieu,1987): ad esempio, le classi si presentano nella teoria delsociologofrancesecomecetisublimati(Santoro,2012).

I risultati qui presentati sembrano confermare l’esistenza diconflitti simbolici tra soggetti (agenti) che classificano e sonoclassificatisullabasedivincolieconomici,direlazionidipotere,dipercorsiformativi,ossiadidinamicherelazionaliincuidivoltainvolta, a seconda del contesto storico-sociale, un determinatocriterio di classificazione, e dunque di costruzione, della realtàassume una maggiore o minore forza: è questo il caso dellaresidenza, che segnala il divario socioeconomico crescente tra lesocietà locali italiane lungo la direttrice Nord-Sud (Parziale,2012b;Svimez,2014).

In realtà, quest’ultimo aspetto evidenzia più degli altri larelazione dialettica che esiste tra habitus e campo: i primiconcorrono alla costruzione del secondo, ma si manifestano,prendonoforma,alsuointerno.

Infatti,ildivariotraNordeSuddelPaesesiesprimeancheneldifferenteimpiegodeicriteridiclassificazionedelmondosocialeda parte degli agenti per via della diversa forza del campoeconomicoediquelloculturaleinquesteduearee.

Piùingenerale,ilricorsoallaprospettivabourdieusianarivelacome la valutazione sociale delle occupazioni non sia cosìomogenea, perché la classificazione della realtà dipende dallacomplessa relazione tra disposizioni acquisite dall’agente nelcorso della sua traiettoria, la posizione che questi occupa in undatocampoeilmodoincuiquest’ultimosistruttura.

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Tornando ai tre fattori di distinzione nella valutazione delleoccupazioniquiemersi,sipuònotarecomeessisirichiaminocongradualità crescente proprio alla contrapposizione tra campoculturale e campo economico, meglio esplicitata dall’ultimofattore estrapolato: il campo culturale privilegia criteri diclassificazionepiùastrattieraffinatidiquelliveicolatidaimezzidicomunicazione di massa, quali reddito, potere, visibilitàmediatica, prestigio. Il campo culturale è portato a rendereinvisibili e intangibili questi criteri, più esplicitamentedichiaratidal campo economico (primo fattore); allo stesso tempo campoculturale e campoeconomico si distinguonoperchénel primo siprofessa la distanza dal mondo materiale e dall’impellenza delcontingente, mentre il secondo si richiama alla sua vicinanza(secondo fattore); infine,allecompetenze (soprattuttoquellepiùcodificatedallascuola)ealdisinteresse(l’utilitàsociale)promossidal primo campo si oppone l’ostentazione di potere, prestigio evisibilitàmediaticanelcampoeconomico(terzofattore).

Non a caso l’occupazione di insegnante di scuola superiore èquellamaggiormenteoggettodiconflittovalutativosututtietreifattori estrapolati: come detto, questo tipo di occupazionerappresenta uno dei casi più esemplari in cui si manifesta larelazione chiasmatica tra i diversi tipi di capitale evidenziatanell’operabourdieusiana.

Bourdieu (1984), quando sostiene che le prese di posizionedell’agentesonocollegabiliallasuaposizionenelcampoeallesuedisposizioni,intendeinrealtàsottolinearelanaturadinamicadeitre elementi (posizioni, disposizioni, prese di posizione) neiprocessidicostruzionedellarealtàsociale.

L’adozione di questa prospettiva fa emergere dinamiche dipoterechealtrimentisarebbedifficilescovare:essesiesprimonoanchenelmeroordinamentodi10occupazioni.

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[1] Fiorenzo Parziale, Università degli studi di Roma “La Sapienza”,[email protected].[2]Laricercaèstatacondottaricorrendoaduncampioneprobabilisticoatrestadi, formato da 1.958 persone residenti in Italia, attive sul mercato dellavoroedietàcompresatra i25ed i65anni.Complessivamentesonostatevalutate686occupazioni.Adogni intervistatoèstatochiestodiordinare30occupazioni, di cui 20 scelte casualmente e 10 fisse, valutate da tutti. Perapprofondimenti sulla complessa procedura di somministrazione si rinvia aMeraviglia(2012).[3] Habitus è la traduzione latina che Tommaso d’Aquino fa dell’hexisaristotelicaperriferirsialledisposizionidurevolidelcomportamentoumano.Bourdieusviluppaquestoconcettoconl’intentodielaborareunaprospettivadaluidefinita“costruttivismostrutturalista”.[4] Bourdieu riprende la distinzione tra concetti sostanziali e concettirelazionalipostadaCassirer(1910)eutilizzataanchedaBachelard(1934).Diquest’ultimo condivide l’idea di superare l’opposizione tra empirismo erazionalismo.[5]Sirimandaallanota1.[6]Sonostaticlassificaticome lavoratoridipendentiamedio-alta istruzione

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coloro, tra i lavoratori dipendenti, che risultano in possesso di almeno undiplomaquinquennalenonprofessionale.[7] La metà della variabilità dell’informazione contenuta nelle 27 variabiliiniziali(tabella1)èriprodottadaiprimi3fattori.Sitrattadiunvaloreelevato.SivedaBenzécri(1973).[8] L’aggettivo chiasmatico deriva dal greco χίασµα (chiasma) che significa“incrocio” (esiste anche una figura retorica consistente nell’incrocioimmaginario tra coppie di parole): Bourdieu (1979) lo impiega proprio conl’intento di evidenziare quelle posizioni per le quali si rileva un rapportoinversamente proporzionale tra ammontare di capitale economico eammontaredicapitaleculturale.

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Lavoroeposizionesubalternanelcampodelturismo.

UnostudioetnograficosulmercatodeglialberghidilussoaParigidiGabrielePinna[1]

1.IntroduzioneTradizionalmenteoggettodistudiodellasociologia,ilconsumodibeni e servizi di lusso è un vettore di distinzione in quantoconferma uno status sociale o consacra un percorso dimobilitàsociale ascendente (Bourdieu, 1979). L’obbiettivo di questoarticoloèlostudiodelmercatodellavoroedelconsumoturisticoa partire dal concetto di campo. Ispirandoci alla ricerca classicarealizzatadaPierreBourdieueYvetteDelsault(1975)apropositodel campo dell’alta moda, le categorie di analisi bourdieusiane,principalmente quelle di campo e di capitale, saranno utilizzateper mostrare come all’interno del campo turistico del lusso,cresciuto notevolmente in Francia nel corso degli ultimi 15anni[2], gli imprenditori che dispongono di meno capitaleeconomico assumono un ruolo di innovatori dei gusti e dellepratiche di consumo, e si rivolgono prevalentemente ad unaclientelagiovaneedinuoviricchi[3].Purnonpotendooffrireunservizio di qualità come quello proposto dagli alberghi piùprestigiosicostruisconoilcapitalesimbolico(Bourdieu,1987)delcliente, emanazione diretta del prezzo pagato per accedere alservizio, attraverso delle procedure di ritualizzazione delleinterazioni tra i clienti e il personale (Goffman, 1974). Tuttavia,dal punto di vista delle condizioni lavorative, questi hotel si

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caratterizzano per un ricorso massivo al sub-appalto et perl’utilizzodiunamanodoperascarsamentequalificatailcuitassodirotazioneèparticolarmenteelevato.

Perquanto concerne lametodologia, l’articolo sibasa suunaricerca etnografica realizzata a Parigi tra il 2007 e il 2010nell’ambitodiunatesididottoratoinsociologia[4].Ilmetododiricerca principale è l’osservazione partecipante, che è statarealizzata in circa un anno di lavoro a tempo pieno in quantoreceptionist di notte e facchino-parcheggiatore. Quest’articolo siincentra soprattutto sui dati raccolti all’Hotel Fashion[5].L’articolo si suddivide in due parti: inizialmente, illustreremo leprincipalicaratteristichedel lavoroedell’occupazionenelsettorealberghiero, rilevando anche l’esistenza di differenti modelliorganizzativi e professionali che corrispondono a differentiposizioninel campodel turismo; inseguito, cioccuperemodelleinterazionidiservizioneglialberghiinnovatoricheoccupanoperil momento una posizione subalterna nel campo, delineando leprincipalitensionichelecontraddistinguono.

2.LavoroeoccupazionenelsettorealberghieroIlconcettodicampocipermettedimettereinevidenzaillegametra la posizione dell’hotel all’interno del campo (conservatore oinnovatore), il tipo di clientela (borghesia occidentale, habitué,borghesia delle economie emergenti, nuovi ricchi, clientioccasionali)elecondizionidilavorodelpersonale.Laletteraturasociologica internazionale mostra l’esistenza di condizionilavorative particolarmente dure nel settore alberghiero che siiscrivono all’interno di una divisione sociale del lavorodiscriminatorianei confrontidelledonneedegli stranieri.Ma lastrutturadelcampodeterminacondizionilavorativeeterogeneeinfunzione della posizione dell’hotel. In generale, negli hoteltradizionalichesitrovanoalverticedelcampoechegodonodiunprestigio consolidato, le condizioni lavorative sono decisamentemiglioriperl’insiemedelpersonalerispettoaquellecheabbiamo

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rilevato negli hotel moderni che hanno aperto nel corso degliultimi15anniaParigi.

Primadipassareall’analisidiquestedifferenze,è importantefornirequalcheprecisazioneconcernenteilsettorealberghieronelsuo insieme. Nel complesso, le qualificazioni professionali e lecarriere dei lavoratori sono profondamente influenzate dalladivisione di genere del lavoro che orienta gli uomini verso imestieripiùprestigiosi,comelochef,eledonnepiuttostoversoimestieri di servizio di base come la cameriera. Questiorientamenti professionali, che operano tanto nelle impresequanto nelle scuole di formazione ai mestieri dell’alberghiero,determinano la posizione che il lavoratore avrà in senoall’impresa, che dipendepertanto dalla socializzazione di generedeilavoratoridelsettore(Monchatre,2010).Dipiù,ladivisionedigenere del lavoro si sovrappone ad una divisione legata allanazionalità: i lavoratoridi origine straniera, inmodoparticolarese emigrati dalMagreb, dall’Africa Sub-sahariana o dal Sud-Estasiatico, sono assunti nella stragrande maggioranza dai casi inqualitàdicameriereaipianio,perquantoconcernegliuomini,difactotumaddettiallepulizieneidifferentiambientideglialberghi(hall, corridoi, scale, ascensori, vetrate etc.). Al contrario, ilavoratori francesiodiorigineeuropea lavorano soprattuttoallareception. Quindi, il lavoro più ingrato, più duro e privo diriconoscimenti,inprimoluogolapuliziadellecamere,èrealizzatoda donne immigrate. Le loro competenze sono semplicementeinvisibili. Non sono riconosciute, in quanto sono consideratenormali, naturali per le donne di origine straniera. Lo stessoprocessosiriscontrapergliuominiimmigraticherealizzanodellemansioni umili ma per cui sono necessarie competenzeconsideratevirili,comeperesempioillavoronotturno.

L’organizzazionedel lavoropuòpiùomenorinforzarequestedisuguaglianze. Gli alberghi “innovatori” hanno introdotto unnuovomodello organizzativo caratterizzatodall’esternalizzazionedellavoro.Leimpreseappaltatricigestisconoilpersonaleaddetto

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alle pulizie, specialmente le cameriere ai piani. Queste impreseadottanoformediretribuzionechepermettonodirealizzaredelleeconomie sul costo di lavoro; per esempio, possono pagare lecameriere ai piani in base al numero di camere di cui si sonooccupateanzichéattraversounsalarioorario.Aquestoproposito,l’HotelFashion rappresenta un caso emblematico della nouvellevague di alberghi di lusso francesi. Le cameriere ai piani,immigrate di origine indiana o africana, sono dipendenti di unadittasubappaltatrice;gliequipiers[6] e i lavapiatti, sonouominidi origine asiatica (Bangladesh, Sri Lanka o Pakistan), assuntitramite contratti di lavoro temporanei, spesso molto brevi. Perl’insieme dei lavoratori, il periodo di prova è regolarmenteprolungatoaldi làdei terminiprevistidalcontrattonazionaledilavoro, le ore di straordinario non sono pagate e i lavoratorisaltano regolarmente la pausa pranzo. Di più, i lavoratori nonricevonoalcuna formazione inmateriadi sicurezza sul lavoro.Èinteressantesottolinearecomequestecondizionidi lavorononsisposinonéconunbuonstipendionécondellerealipossibilitàdicarriera. In questo contesto, non c’è da stupirsi se il numero dilavoratori che hanno maturato una lunga esperienza di lavoronell’ambitoalberghierosiamoltobasso.

La maggior parte dei dipendenti della reception dell’HotelFashion non ha intenzione di intraprendere una carriera nelsettorealberghieroevilavorasemplicementeperpagarsiglistudioperfinanziareun’attivitàartistica.Sitrattadiunamanodoperaeterogeneaeinespertachepossiedetuttaviauncapitaleculturaleimportante, indispensabile per potersi relazionare con unaclientela esigente. Tra il personale, ritroviamo molti studentilavoratori di origine straniera, nella maggior parte dei casieuropei, che realizzano deimaster o delle tesi di dottorato nellediscipline umanistiche[7] oppure dei giovani che coltivano ilsogno di diventare DJ, scrittore, pittore o musicista. Unamanciata di lavoratori (l’assistente della direttrice, la chefreceptionist e la governante) si fa carico quotidianamente della

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gestione e dell’organizzazione dell’attività lavorativa. Durante laricercasulcampo,sitrattaditredonnerispettivamentedi27,28e35 anni, che hanno comunque dato le dimissioni dopo qualcheanno. Queste lavoratrici si occupano quotidianamente e sottopressionedellaformazionedelpersonale.Illoroscopoèquindidifar fronte all’inesperienza dei nuovi assunti e di colmare lecarenzeorganizzativegrazieallalorodisponibilità.Inognicaso,almomentodellanostra assunzione, fatta eccezioneper queste trelavoratrici,ilrestodelpersonale,compresoquellodellareception,haunascarsaesperienzadilavoronelsettorealberghiero.Diversealtreesperienzedilavoroinhotelquattroecinquestellecihannopermesso di capire che condizioni lavorative simili a quelledell’Hotel Fashion sono frequenti nel segmento subalterno delcampodellusso.

Al contrario, gli hotel di lusso tradizionali propongono unmodello differente e migliori condizioni di lavoro e di impiego.All’Hotel del Principe, in cui ho lavorato in qualità di facchino-parcheggiatorepercircaquattromesi,ilpersonaleègeneralmentepiù numeroso e più esperto. I posti della reception sonoappannaggio di lavoratori che hanno un’esperienza consolidatanegli alberghi di lusso. I candidati inesperti possono tutt’al piùsperarediessereassunti come facchino-parcheggiatore,equipiero cameriera ai piani. Lamaggior parte dei lavoratori è a tempopienoedindeterminato,nonsoltantoallareception,maancheaipiani. Ineffetti,quattrocameriereaipianie treequipiershannoun’esperienzadilavoroquasiventennaleinquest’albergo.

Queste osservazioni ci consentono di convergere verso irisultatidellericerchediRachelSherman(2007)apropositodeglihotel di lusso americani. Sherman ha identificato due modelliorganizzativi e professionali: da una parte, gli hotel chepropongonodeiservizidiqualitàelevata,sullafalsarigadell’Hoteldel Principe a Parigi, appoggiandosi su un’organizzazione dellavoro “gerarchico-professionale”. In questi alberghi, la carrieraprofessionale è valorizzata dal management che concede una

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grande autonomia al personale della reception, soprattutto aiconcierge.D’altraparte,unmodellopiùsimileaquellodell’HotelFashion a Parigi. Sherman introduce l’idea di una “flessibilitàinformale” riguardo agli hotel che richiedono una grandepolivalenzaalpropriopersonaleeincuilefrontieretraipostidilavoro previsti dall’organizzazione sono labili. Potremmo quindidedurrecheilmodello“gerarchico-professionale”corrispondealsegmentodominantedel campo,mentrequellodella “flessibilitàinformale” al modello subalterno. Nella seconda partedell’articolocioccuperemmodelleinterazionidiservizioall’HotelFashion, che corrisponde a questo secondo modello e la cuiclientela è costituita da giovani trendy, parvenu e clientioccasionali.

3.EteronomiadelcampoeinterazionidiservizioNel segmento di lusso del mercato alberghiero, un numerocrescente di alberghi rinnova l’offerta tradizionale, soprattuttoattraverso una decorazione di tipo contemporaneo e di design.Questa categoria di hotel, a cui appartiene l’Hotel Fashion, ciinteressa perché comprende una buona parte degli alberghi chesonostatiapertinegliultimianniperintercettareladomandedeinuovi ricchi e dei clienti occasionali e in cui le condizionilavorative sono particolarmente difficili per il personale (sub-appalto, polivalenza, qualificazione e competenze lacunari,problemitecnicieorganizzativiricorrenti).Lecondizionidilavorocambiano anche in funzione della relazione di servizio. I diversimodelli organizzativi appena illustrati producono un servizio dilusso destinato a tipologie di clienti differenti. Il concetto dicampo ci consente di illustrare le logiche del servizio neglialberghi. Anzitutto, è importante sottolineare che il campoeconomico ingloba quello del lusso. A differenza dei campiartistici, scientifici o letterari (Bourdieu, 1991) il campo delturismodi lussoèun’emanazionedirettadelcapitaleeconomico.Tuttavia, questo non significa che non esistano tensioni al suo

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interno. Queste sono legate alla ricomposizione del campo delpotere (Bourdieu, 2011) dove l’apparizione di nuovi detentori dicapitale economico nell’ambito della globalizzazione siaccompagna apratichedi consumo contrastanti. Imembri dellaborghesia tradizionale proveniente dai paesi occidentali e dalGiappone conosconoperfettamente i codici del lusso e adottanounaconcezionedelservizioanalogaaquelladegliaristocraticichenelXIXsecolohannoinventatoilturismo.Illussosicaratterizzaper il disinteresse ostentato rispetto ai rapporti economici e perdelle interazioni falsamente amichevoli con il personale.Nonostante negli alberghi tradizionali (i conservatori) i simbolidel potere e della ricchezza siano onnipresenti, i clientiapprezzano un modello di consumo paradossalmente sobrio,senzafronzolioderivepacchiane.Illussoènaturalizzatoeiscrittonell’ordine sociale. In un certo senso potremmo parlare di unprincipio di autonomia in seno ad un campo scarsamenteautonomo. Il principio di autonomia si spiega attraverso ilfunzionamento del campo del potere in cui la borghesiatradizionalepossiedeunvolumeelevatodi capitale culturalechelaporta aprivilegiaremodidi consumo cheprevedonoun certorispettoperilavoratori.

Tuttavia,nelcampodelpotere,laborghesiatradizionaleentrainconcorrenzaconiricchiprovenientidaipaesiemergenti,coniricchi occidentali i cui capitali hanno una provenienzaquantomeno dubbia (mafiosi, trafficanti d’armi…). Inoltre, nonpossiamo tralasciare l’esistenza di una massa di consumatorioccasionali affascinati dalla cultura del lusso[8]. Per questecategorie, il capitale economico deve essere presente in modoostentatodurantel’esperienzaturistica,ciòcomportalanecessitàdievidenziarechiaramentelaposizionesocialesuperiorerispettoalpersonale.Inquestosensopossiamoparlaredell’esistenzadiunprincipio di eteronomia che contrasta il principio digerarchizzazione autonoma del campo (pratiche turistiche cheostentanoilpotereeconomicoeledifferenzesocialiochecelano

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questedimensioni).Oramai,ilsettoredellussotransalpinoèdominatodacapitali

internazionali che, anche al vertice del mercato, cercano diintercettare ledomandedeinuoviricchidellaglobalizzazione.Inquesta porzione del campo il principio di eteronomia ha delleconseguenze dirette sul lavoro relazionale ed emotivo deilavoratori in interazione con i clienti. I lavoratori degli alberghiinnovatori quali l’Hotel Fashion devono realizzare un lavoroemotivomolto più importante rispetto a quello necessario neglialberghi conservatori per tre ragioni: in primo luogo, le carenzeorganizzative generano spesso degli errori e delle dimenticanzenelserviziochescatenano l’iradeiclienti. Inquesticasi, iclientiinsoddisfattidelserviziopossonorivolgersiinmodomoltobruscoal personale della reception. Queste situazioni sgradevoli siproduconoingeneralenelleimpresedeiservizimanelsettoredellussoilmanagementlegittimalerimostranzedellaclientela.Nona caso i clienti possono scrivere delle lettere in cui richiedonoesplicitamente il licenziamento di un lavoratore che giudicanoincompetente o poco professionale. In una relazione di serviziomolto asimmetrica, caratterizzata dalla presenza di clienti elavoratoricheoccupanodelleposizionimoltodiversenellospaziosociale in funzionedel capitale economico, aumenta il rischiodiavereachefareconlaviolenzaverbaledeiclienti.Chesianoonoresponsabilidelladelusionedeiclienti,ilavoratoridelfrontofficedevonoaccettarequesteaggressioniverbaliepresentaresempreecomunque lepropriescuse. Ilmanagementrichiedealpersonaledi mostrare empatia nei confronti dei clienti insoddisfattiattraverso delle formule standard come: “se fossi al suo posto,anch’io sarei veramente deluso e arrabbiato” oppure “capiscoperfettamente le sue ragioni”. L’insoddisfazione del cliente,evidentementepiùfrequenteneglialberghichesiposizionanoallaperiferiadelmercatodellusso,indeboliscel’identitàprofessionalee personale del lavoratore che rischia costantemente in qualchemododi“perderelafacciainpubblico”(Goffman,1974).

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In secondo luogo, un personale inesperto non dispone dellecompetenze indispensabili per distanziarsi emozionalmente dalruolo sociale (Goffman, 1973) e dalle feeling rules a questoassociate (Hochschild, 1983). Per questo motivo la sofferenzaprovocatadallarelazionediservizioèmaggioreneglialberghicheoccupanounaposizionesubalternanelcampoecheimpieganounpersonale inesperto. Infine, come sottolineato in precedenza, iclienti di questi alberghi sono portatori di una concezione delserviziocheimplicaun’ostentazionedelpotereeconomicoedelladistanzasocialecheliseparadailavoratori.Perquestomotivolerelazioni sono tendenzialmente più brutali che nella porzionedominantedelcampo.

D’altronde, al di là della bellezza dello stabile e delposizionamento in un quartiere turistico della capitale francese,ciòcheproduceilserviziodilussoneglialberghiinnovatorinonèlapersonalizzazionedelle interazioni e l’offertadiun servizio sumisura, ma piuttosto una ritualizzazione delle interazioni tra iclientieilavoratori.Ilpersonaledeglialberghidilussosituatiinuna posizione subalterna nel campo deve garantire le stesseesigenzeformalidelserviziodilussodeglialberghipiùprestigiosisenzadisporredelle stesse risorseorganizzativedelpersonalediquestihotel. Ineffetti, ilpersonalevalorizza ilcapitalesimbolicodel cliente (Bourdieu, 1987) attraverso delle azioni ad altocontenuto simbolico quali aprire la porta per facilitarne ilpassaggio, accompagnarlo sino al taxi ed aprire al suo posto laportieradellavettura,caricareisuoibagagli,parcheggiarelasuamacchina,cederglisempreilpasso,usciredall’ascensoreperfarvientrare il cliente, accoglierlo con un ombrello aperto davantiall’albergo quando piove, allontanarsi dall’albergo e nascondersiper fumare una sigaretta o per servirsi del telefono cellulare inmodo da non mostrarsi in un atteggiamento informale. Ladeferenzasimanifestainoltreattraversouninsiemediespressionidel viso e di posture corporali come il sorriso onnipresente,maanche altre mimiche facciali che testimoniano disponibilità,

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pazienza,attenzione,peresempioinchinarsileggermenteversoilclienteperenfatizzarel’ascoltootenerelemaniconserteallivellodelbacino.Infine,differentiformuledicortesiaegentilezzasonorispettate scrupolosamente dal personale. Il fatto che i clientisiano svincolati dal lavoro fisico ha una grande rilevanzasimbolica.Aquestoproposito,ilcheck-incostituisceunasortadirappresentazioneteatralefinalizzataafarcapireaiclienticheunavoltamessopiedenell’albergononavrannopiùarealizzaredelleattivitàscomodeo faticose.Dopoessersirivoltoaiclienticonunsorriso, il facchinos’incaricadei lorobagagli, tenendosidrittodifiancoallareceptionduranteilcheck-in.Disolito,ilreceptionistoilconciergepresenta i servizidell’albergoeaccompagna i clientiin camera sottolineando che il suo collega facchino, di cuipronuncia il nome in modo da enfatizzare la volontà dipersonalizzare le interazioni, porterà i bagagli in camera dopoqualcheminuto.Unavoltacheilconciergeoilreceptionistabbiaterminato la visita della camera con i clienti, il facchino bussadelicatamenteallaportadella lorocameraedeponeibagaglinelpuntoindicatodaiclienti,ricevendospessounamancia.

Inoltre, la deferenza nei confronti dei clienti si manifestaattraverso la cura della presentazione della propria immagine(Goffman,1973).Sitrattadiunalineaditensionemoltoasprainseno all’organizzazione. I lavoratori che non rispettanoquest’esigenza rischiano di non essere confermati alla fine delperiodo di prova o di essere licenziati. Il personale deveassicurarsichelapropriauniformesiaimpeccabile,lecamicebenstirate, le scarpe lucide. Gli uomini devono farsi la barbaquotidianamente, icapellidevonoesserepossibilmentecortie inordine.Ledonnedevonoevitareorecchinitroppovisibili,legareipropri capelli e lavorare tutto il giorno in piedi calzando dellescarpe il cui tacco dev’essere minimo di otto centimetri. Ilpersonaledevenascondereeventualitatuaggi.L’obiettivoèquellodi sfumare la propria immagine personale che deve confondersiconquellacollettivasintetizzatadall’uniforme.

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4.ConclusioneUnapartedeglialberghidi lussoparigini, soprattuttoquelli che,trovandosi in una posizione subalterna all’interno del campoturisticodel lusso,rinnovanoilmercatomodificandolostilee ladecorazioneerivolgendosi inprevalenzaallenuoveclienteleoaiclientioccasionali.Tuttavia,laqualitàdelserviziononèanalogaaquella riscontrata negli hotel più prestigiosi che si situano alvertice del mercato. Il modello organizzativo di questi alberghinongarantiscenél’autonomianélaprofessionalitàdeilavoratoriin quanto il management richiede al personale di essere moltoflessibileepolivalente.Nonstupisceche il tassodi rotazionedeilavoratorisiamoltoelevatoancheperilfattochespessolavoranoneglialberghi semplicementeperprocurarsidavivere.Gli errorisono molto frequenti ma quello che permette di mantenere leapparenze è la ritualizzazione del servizio. La deferenza e ilservilismopermettonodirispettareicodiciformalidellussoedisacralizzare i clienti. Il concetto di campo ci ha permesso dicomprendere il funzionamento della porzione subalterna delcampodelturismodilussoedimettereinevidenzalecondizionilavorative che caratterizzano gli alberghi che occupano questeposizioni.Ilcampodellussoèmoltosegmentato,l’organizzazionedel lavoro e la qualità del servizio sono eterogenei. La suaespansione non si accompagna necessariamente ad unmiglioramento delle condizioni occupazionali e lavorative.Assistiamoallacomparsadinuovecategoriedialberghiche,aldilà della divisione sociale di genere e etnica del lavoro che sisovrappone al clivage front/back office, istituzionalizzano laprecarietà anche nel front office appoggiandosi su un personaleinesperto e instabile, che tuttavia possiede un capitale culturaleelevato tale da permettergli di offrire una rappresentazionecredibiledelserviziodilussograzieadunaritualizzazioneedunateatralizzazione delle interazioni con i clienti. Le dimensionisimboliche del servizio, agli antipodi rispetto ad una suapersonalizzazione, costituiscono il principale escamotage per

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costruireunserviziodi lussosenzadisporredellostessocapitaleeconomicodegli alberghipiùprestigiosi.Ladivisione socialedellavoro internazionale si sovrappone alla struttura del campoturistico inquantocoloro iqualisonopiùdebolisulmercatodellavoro – si tratta soprattutto di donne e di giovani, spesso dioriginestraniera–sonopiùfacilmenteassuntidalleimpresechesi situano in una posizione subalterna nel campo turistico. Ilprevalere del principio di eteronomia in seno ad un camposcarsamente autonomo rispetto al campo economico facilital’ingresso di clienti che non posseggono i codici del lusso e chedesiderano ottenere il riconoscimento del proprio potereeconomico durante le interazioni di servizio e di lavoratoriparticolarmente deboli sulmercato del lavoro (donne, stranieri,senzaqualificazionietitolidistudio)odilavoratorichericercanosemplicementeunafontediredditotemporanea(studenti,artisti).L’incontro tra queste categorie di consumatori e lavoratori sirealizza negli alberghi moderni che rinnovano il gusto (design,arte contemporanea, musica lounge e elettronica) in quantodispongonodimenocapitaleeconomicoesimbolicorispettoaglialberghiconservatorinelcampocheservonoinlineadimassimalaclientelatradizionale.

BibliografiaBourdieuP. (1979),Ladistinction.Critiquesocialedu jugement,Ed.de

Minuit,Paris.BourdieuP.(1987),Chosesdites,Ed.deMinuit,Paris.Bourdieu P. (1991), Le champ littéraire, «Actes de la Recherche en

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GoffmanE.(1974),Lesritesd’interaction,Ed.deMinuit,Paris.HochschildA.R. (1983),TheManagedHearth:TheCommercialization

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[1]GabrielePinna,CRESPPA/CNRS,Parigi,[email protected].[2]Hodeciso di interessarmi al turismodi lusso a Parigi in virtù della suaimportanzaneicircuitituristiciinternazionalimaancheperchéall’iniziodellamia tesi di dottorato ho trovato facilmente lavoro in un albergo, ciòmi hapermessoquindiunaccessorelativamentesemplicealcampodiricercaehafavoritolosviluppodellamiaproblematica.AParigiilnumerodialberghidilusso è aumentato in modo considerevole, in soli sette anni sono quasiraddoppiati,passandodai158del2005ai300del2012.Glialberghidilussorappresentanoil18,2%deltotaledeglialberghiparigini.Hannounacapacitàdi accoglienza proporzionalmente più elevata rispetto agli alberghi dellecategorie inferiori in quanto possiedono circa il 33% delle camere. Sonoquindiinmediapiùgrandieinoltre,particolareimportante,produconocircail 60% del giro d’affari del settore alberghiero parigino (Osservatorio delturismoaParigi,2012,2013).[3]UnabuonapartedeiclientisonooriginaridelleeconomieemergenticomelaCina, l’India, laRussia o ilBrasile e, inoltre, numerosi tra loronon sonohabitué, bensì si tratta semplicemente di clienti che decidonodi concedersieccezionalmenteunsoggiornobreveinunalbergodilusso.[4]Laricercasulcampoèstataeffettuatainunadecinadialberghi.Tuttavia,le esperienze più lunghe sono state realizzate in un albergo design quattrostelle,l’HotelFashion,incuiholavoratoseimesicomereceptionistdinotteefacchino-parcheggiatore e in unhotel quattro stelle, l’Hotel del Principe, incui ho lavorato quattromesi in vece di facchino-parcheggiatore. Inoltre, hopreso parte ad un numero elevato di conversazioni informali con i colleghidurante e al di fuori dell’attività lavorativa e ho realizzato una ventina diintervistesemi-direttiveinmodopiùformale.Infine,horealizzatoun’analisiqualitativa di tipo testuale dei commenti e delle recensioni dei clienti apropositodellorosoggiorno,disponibilisuisitiinternetspecializzati.[5] I nomi degli alberghi sono stati modificati in modo da preservare lariservatezzadelleinformazioniraccolte.

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[6]Neglialberghidi lussofrancesi,gliequipiers sonodei lavoratoridisessomaschile che puliscono gli spazi comuni dell’albergo e che in certi casi sioccupanodeiroomservice.[7] Il management preferisce fare affidamento su degli studenti adulticonsideratipiùaffidabili.[8]Inquestocasositrattadipersonechespessononposseggonouncapitaleculturalecapacedi filtrare i simbolidel lussoveicolatidaimedia (compresodaigiornalidi“sinistra”qualiLeMondeoLaRepubblica).

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Bourdieuindigitale.Capitale,distinzioneehabitusall’epocadeinuovi

media.diPaoloMagaudda[1]

1.Introduzione:«traghettare»BourdieunellasocietàdigitaleNelcorsodell’ultimodecennioillavorodiPierreBourdieuèstatoriconosciutocomeunotraipiùstimolanticontributiinvarieareedelle scienze sociali, in particolar modo come risorsa perconnettereladimensionesimbolicaeculturaledellasocietàconlapersistenza delle diseguaglianze e delle differenze di classe.Concettieteoriedelsociologofrancesesonooggigiornoutilizzatisemprepiù spessoper studiareoggetti e fenomeni tra loroassaidifferenti.AncheperquestoBourdieucostituisceunodegliultimisociologi la cui riflessione appare saldamente radicata nelletrasformazioni sociali della seconda metà del Novecento. Il suolavoro ha infatti attraversato il processo di transizione da unasocietà ancora esplicitamente caratterizzata da rigide gerarchiesociali verso un’organizzazione sociale spesso definita come«post-moderna» o «post-industriale», caratterizzata dunque daunacrescentedifferenziazionesocialeedaunamoltiplicazionedeiflussi culturali e delle traiettorie individuali: una società in cui imedia elettronici e il loro utilizzo sono diventati non soloampiamentediffusi,maanchesemprepiùcentraliall’internodeiprocessidicostruzionedell’esperienzaquotidiana.

Nonèuncasoche,dadifferentipuntidivista,una tra lepiùricorrenti critiche nei confronti del lavoro di Bourdieu abbia

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riguardato proprio il fatto che esso proietti spesso unainterpretazioneeccessivamenterigidaestaticadell’organizzazionee soprattuttodelmutamento sociale, per esempio in riferimentoalla descrizione della stratificazione del gusto proposta nellaDistinzione (Bourdieu, 1979, trad.it. 1982). Del resto, ladescrizione fortemente gerarchica del rapporto tra gusti edifferenze sociali, quale emerge da questa notissima ricerca,riflette senza dubbio un contesto sociale, come era quello dellaFranciadeglianniSessanta,assaipiùrigidonellestruttureeneipercorsiindividualirispettoalmondocheabbiamosottogliocchioggigiorno(cfr.Sassatelli2007:94-95).Nelcorsodegliultimiduedecenni, sono stati diversi i tentativi di rendere lo schemainterpretativo di Bourdieu più elastico e meglio in grado diintercettare fenomenieprocessimenomarcatamentedipendentidaunmodellodisocietà«tradizionale».Èinquestadirezionecheprocedonoalcunideiprincipalicontributichehannoconcorsoadaggiornareilquadroteoricobourdieusiano.Èilcasodelconcettodi «onnivoro culturale» (Peterson e Kern,1996), attraverso ilquale è statamessa indiscussione la tradizionaledistinzione tra«cultura alta» e «cultura bassa», attorno alla quale ruotava unaparte significativa della descrizione del gusto nellaDistinzione.Oppure quello del concetto di «capitale sottoculturale»(Thornton, 1994), attraverso il quale si è voluto porre l’accentosull’autonomiasimbolicadialcunesferesocialimarginali–comequella delle discoteche e dei rave – tradizionalmente trascuratedall’analisidelsociologofrancese.

Questi contributi allo sviluppo dell’impalcatura teorica diBourdieu, oramai dati per acquisiti rispetto al quadro teoricooriginario (per es.Bennettetal., 2009;Santoro,2014), rivelanoanche la persistente necessità di continuare ad adattare eampliare i concetti e teorie di Bourdieu, alla luce di nuovifenomeni, meccanismi e processi emergenti nella societàcontemporanea. Dunque, in continuità con questa tradizione«post-bourdieusiana», inquestosaggioci interroghiamorispetto

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a come le teorie di Bourdieu possano essere adattate perinterpretare le trasformazioni prodotte dai media e dalletecnologiedigitali.Cichiediamodunque:inchemodoillavorodiBourdieu può essere utilizzato per fare fronte alle innovazionisociali introdotte daimedia digitali?Quali sono stati, negli annirecenti, i principali e più diffusi utilizzi dei concetti diBourdieuper studiare l’uso della rete e di internet? Quale il posto,insomma,perleteoriebourdieusianenell’epocadeinuovimedia?

Come vedremo, la risposta che emerge è che, nonostanteBourdieu sia rimasto distante dalle questioni che chiamanodirettamente in causa il ruolo dei media e delle tecnologie, iconcetti del sociologo francese possono essere adattatiproficuamente per comprendere alcune delle sfaccettatureprodottedalletecnologiedigitaliedallenuoveformeassuntedallerelazionisocialiinrete.Rispettoallostudiodeimediatradizionalicome laTV, il lavoroprobabilmentepiùproficuoperadattare leteorie di Bourdieu a questo oggetto di studio è probabilmentequello diNickCouldry (2003; 2012).Couldry, in particolare, hapuntato la propria riflessione sul rapporto tra media e poteresimbolico e, sulla capacità dei media di imporre descrizioni delreale:conimedia«ilpoteresimbolico–scriveCouldry(2003:39)– ha un impatto generale sulla società ancora più pervasivo,poiché la concentrazione di risorse simboliche nella societàinfluenzanonsolociòchefacciamo,maanchelanostracapacitàdi descrivere il sociale stesso; influenza la percezione delledisuguaglianze nel mondo sociale, compresa la distribuzionedisegualediquellestesserisorsesimboliche».

Un ambito della società digitale in cui le teorie di Bourdieupossono diventare particolarmente significative è quello dell’usodelletecnologiemediali,apartiredaunaltroimportanteconcettobourdieusiano, quello di «pratica» (Bourdieu, 1994). Conl’obiettivodimapparealcunedellepossibilitàdiapplicazionedelleteorie di Bourdieu nell’epoca digitale, nelle pagine successive ilsaggiosiconcentrasutreparticolaridimensionidelrapportotra

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Bourdieu, pratiche e media digitali: 1) il contributo diretto diBourdieuallostudiodeimedia;2)lostudiodellepratichemedialiattraverso i concetti di «capitale» e di «habitus»; 3) leapplicazionidel concettodi«capitale sociale»allo studiodei sitisocialnetwork.

2.BourdieuelostudiodelletecnologiemedialiPrima di esplorare alcune delle applicazioni delle teoriebourdieusiane al mondo dei media digitali vale la penasoffermarsi, pur brevemente, sul contributo che Bourdieu haprodotto direttamente nel campo dei media e delle tecnologiedellacomunicazione.Questo interessediBourdieuper imediaècircoscritto a due lavori: la ricerca collettiva da lui coordinatasugliusisocialidellafotografia(Bourdieu,1965)eilsuointerventosuimeccanismidellacomunicazionetelevisiva(Bourdieu,1996).

Nel primo lavoro sulla fotografia, l’enfasi dell’analisi delgruppo di ricerca coordinato da Bourdieu ha riguardatosoprattutto le scelte estetiche e il rapporto tra queste scelte e laposizionesocialedeifotografi,anticipandoinquestomodoanchealcunideglispuntisullastratificazionesocialedelgustosviluppatisuccessivamentenellaDistinzione.Inquestolavorol’attenzionesiconcentra sulle implicazioni sociali delle scelte visive, rivelandouna precoce consapevolezza sociologica rispetto a come lafotografia sia un’attività profondamente influenzata da aspettilegatiall’organizzazionesociale,nonriconducibilidunqueadunalogicapuramentetecnica,economicaopsicologica.Lepratichediusodelmediumfotograficoemergonocomeattivitàinfluenzatedauna serie di processi che diverranno tipici della letturabourdieusiana delmondo sociale: daimeccanismi di distinzionetrafotografiallecaratteristichedeilorohabitus,attraversoiqualiquestifotografisirelazionanoconillavorofotografico.

Sebbenequestaricercariflettaunperitempiineditointeresseper le implicazioni sociali dell’uso delle tecnologie, tuttavia,l’analisidiBourdieumostraanchenumerosilimiti.Tradiessi,la

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questioneprobabilmenteprincipale è che la ricerca inquestionenon riconosce quasi mai un ruolo rilevante alla dimensionetecnica e materiale del fare fotografia, non tematizza, se nonsuperficialmente,larelazionedirettaepragmaticatraifotografieidispositivimediali.Nell’interpretazionesviluppatadalgruppodiricercacoordinatodaBourdieusiintravederaramenteilmodoincuilacodificazionesocialedellapraticafotograficasiadipendentedavincoliepossibilitàstrutturatidallelogichestessedelmedium;solamente in alcuni rari passaggi – e soprattutto nel capitoloscrittodaJean-ClaudeChamboredon– laricercasi soffermasulrapportoconletecnologiedellafotografia,citandoesplicitamenteil coinvolgimento emotivo degli appassionati nei confronti delleproprie macchine fotografiche (Bourdieu, 1965, trad. it. 1972:240-241).

IlsecondolavoroconcuiBourdieuentradirettamenteingioconell’analisi dei media e della comunicazione è il suo interventosulla televisione (Bourdieu, 1996), fruttodidue lezioni tenutealCollegedeFrancenel 1996, inseguito raccolte inunbreve libroche ha generato un rilevante dibattito nell’opinione pubblicafrancese. Anche questo lavoro si presenta assai povero diriferimenti alla formadella tecnologia televisiva, la quale è vistadaBourdieusoprattuttonellasuadimensionegiornalistica,eglisisoffermasoprattuttosulproblemarelativoal«pensieroveloce»ealla cultura«usaegetta»prodottadal linguaggioedalle logichetelevisive. In queste sue riflessioni attorno alla televisione,Bourdieu si dedica dunque principalmente a descrivere ledinamichedelleconvenzioniculturalidel«campogiornalistico»eimeccanismicaratteristicidell’industriadellenotizie(cfr.BensoneNeveu,2005),mentrelasciabenpocospazioalladialetticachecaratterizza il rapporto produttori-media-telespettatori. Manca,così,nella letturabourdieusianadiquestomedia,unasensibilitàrispettoalfattochelatelevisionerappresentaunaformaculturalealcentrodiprocessidiinterpretazionedapartedeitelespettatori,a partire dai differenti contesti sociali in cui essi sono collocati,

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comehainvecemessoinlucelatradizioneetnograficadeimediadimatrice inglese (per es.Morley, 1986; Lull, 1990). In sintesi,l’analisi di Bourdieu non raccoglie le prospettive di ricercaesistenti sugli usi dei media e, conseguentemente, egli non hamodo di ragionare su alcuni degli spunti potenzialmentepromettentidel suoapproccio, comeperesempio il rapporto tracapitale culturale dei telespettatori e le differenti interpretazioniprodottedeicontenutitelevisivi.

Sebbene il lavorodiBourdieu lascimolte zoned’ombranellasua interpretazione del ruolo dei media nella vita sociale,possiamo comunque individuareuna«lezione»più generale chelo sguardo bourdieusiano ci consegna rispetto allo studio delletecnologiemedialiedellorouso.Infatti,secondoJonathanSterne(2003), il principale contributo del sociologo francese per lostudiodelletecnologiemedialirisiedeproprionellasuariluttanzaa circoscrivere le tecnologie mediali come un oggetto di studiospecifico e autonomo. È proprio tale riluttanza, sostiene ancoraSterne, che dovrebbe far interrogare gli studiosi di tecnologie emedia su quale sia, in effetti, la specificità di questi oggetti distudiorispettoasferedelsociale,mettendocosìinlucecheanchel’uso dei media e delle tecnologie può essere interpretatoadottandounaprospettivachemetteinprimopianoalcunedellequestioniclassichedell’agendabourdieusiana.

3.HabitusecapitalenellepratichetecnologichedigitaliCome è noto, il concetto di «capitale» è una delle innovazioniteorichediBourdieudimaggiorsuccesso,anchegraziealfattocheegli stesso ha provveduto amoltiplicare le formedi capitale peradattarleadifferenticontestiequestioni.Èdunquecomprensibileche una delle principali traiettorie per adattare l’universoconcettualebourdieusianoalmondodeimediaedelletecnologiedigitalisiaproprioquelladiimmaginareunaformadi«capitale»in grado di rendere conto della specificità dell’uso dei mediadigitali.

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ÈdaquestaprospettivachepossiamopartireperaggiornareillavorodiBourdieunelmondodeimediadigitali,provandocosìaidentificare uno specifico «capitale» generato nell’uso e nellapartecipazioneaimediadigitali.Ilragionamentodipartenzaèchela partecipazione in particolari pratiche tecnologiche noncostituisce solamente il riflesso del posizionamento degli attorisociali lungo gli assi tradizionali dello spazio sociale (capitaleeconomico, capitale culturale e capitale sociale., etc.),ma che letraiettorie di coinvolgimento nelle pratiche digitali costituisconoinvece una sfera parzialmente autonoma dalle forme di capitaletradizionale. Conseguentemente, le logiche interne dell’uso delletecnologie mediali rappresentano in questo modo il punto dipartenza per immaginare una nuova forma di capitale da«convertire»edesseremessaingiocoancheinaltresferesociali.Nell’ambito degli studi sul consumo, l’esistenza di una forma«relativamente autonoma» di «capitale di consumo» è stataproposta daRoberta Sassatelli (2007: 95), la quale hamesso inluce l’esigenza di ripensare il rapporto tra i tradizionali capitalibourdieusiani e la partecipazione nelle pratiche di consumo daparte degli individui. In parallelo con questa interpretazione,possiamodunqueipotizzareche,nelmondodigitale,lepraticheele competenze di uso deimedia contribuiscano in sé, almeno inparte, a costituire risorse (o costrizioni) per l’appropriazionedeimediaeperlacreazionedidifferenzeediseguaglianzeradicatenellorouso.

Un esempio del ruolo almeno parzialmente autonomo dellepratiche di uso delle tecnologie nello strutturare le logiche dicampo e i capitali simbolici è quello proposto da Nick Prior(2008) attraverso una ricerca sui musicisti elettronici. Prior,infatti, ha mostrato che alcune delle logiche alla base dellacostruzione simbolica nel «campo della produzione culturale»(vedi Bourdieu, 1993) della musica elettronica possono esserecomprese solo nel momento in cui riconosciamo il ruolo degliartefatti tecnici nel dare forma alla vita artistica e sociale.

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Seguendo questo ragionamento, possiamo dunque immaginareche le traiettorie di appropriazione e di uso dei nuovi mediadigitali da parte degli individui non rappresentino solo il«riflesso» del possesso di capitali tradizionali, ma che vadanocomprese, almeno parzialmente, a partire dalle logiche internedelle stesse pratiche di uso delle tecnologie e dal rapporto traattorisocialieartefattitecnologici(cfr.Shoveetal.2007:5-8).

Uno dei primi ambiti in cui il concetto di bourdieusianocapitale è stato recuperato per rendere conto dell’uso deimediadigitalièquellodell’appropriazionediinternetedellostudiodellediseguaglianze di accesso alla rete. Nella diffusione delle nuovetecnologie mediali, in particolare nel mondo adolescenziale,l’attenzione al ruolo dei capitali «tradizionali» descritti daBourdieu è stato riconosciuto comeun valido punto di partenzaper spiegare ledifferenzeche si vengonoa creare tra idifferentiutilizzatori, soprattutto quando si ha l’opportunità dimettere inrelazionediseguaglianzeedifferenzediusodapartedellenuovegenerazioniconilcapitaleculturaledelle famigliediorigine(cfr.PetereValkenburg,2006;Hargittai,2007).

Un’altra interessante ricerca che adotta esplicitamente unosfondo concettuale bourdieusiano per studiare il rapporto tradiseguaglianze e media digitali è quella realizzata da LauraRobinson(2009)sull’usodi internet tra igiovanisvantaggiatidiun’area rurale della California. Robinson ha analizzato il ruolodellaculturanel riprodurre ledisuguaglianzedigitaliosservandogli esiti di un progetto sociale finalizzato a favorire l’uso diinternet tra igiovanisvantaggiati.L’autricehacosìmostratochele disuguaglianze di uso dei media digitali non riflettonosolamente differenze nelle possibilità di accesso alle tecnologie,ma che tali diseguaglianze sono radicate nelle traiettorie socio-culturali di lungo periodo dei giovani considerati e includonoanche l’analisi dei differenti habitus che entrano in gioco neiconfrontidell’usodeimediadigitali.Piùinparticolare,Robinsonhaidentificatoduedifferentidisposizioniohabitussviluppatinei

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confrontidi internet:daunlatoquellodeigiovani«privilegiati»,che interpretano l’uso di internet come un «gioco serio» che limetteincondizionediutilizzarelepossibilitàdellaretealtempostesso come qualcosa di ludico e formativo; da un altro lato,invece, la disposizione dei giovani «svantaggiati» i quali,possedendo spesso un accesso limitato alla rete, sonocaratterizzati daun atteggiamentopiù strumentalenei confrontidi internet e sono dunquemenopropensi a sviluppare formedisperimentazione e di creatività attorno dell’uso della rete. Insintesi, le differenti collocazioni sociali dei giovani considerati,intrecciate alle differentimodalità di accesso alla rete, sono allabase di differenti habitus tecnologici e sono dunque una delleragioni che spiegano il differente rapporto con le tecnologiedigitali. La classe sociale degli utilizzatori è dunque significativaper comprendere come i giovani percepiscono, interpretano eutilizzanoimediadigitali;questaprospettivaidentificainquestomodo la sfera dell’uso dei media digitali come una delleesperienzeincorporatedellavitaquotidiana,chesappiamograziea Bourdieu essere vincolata alle strutture sociali, allediseguaglianzeealledifferenzetragliutilizzatorideimedia.

Mettere in relazione l’uso delle tecnologie e la collocazionesocio-culturale della famiglia di origine degli utenti dei mediarappresentaunprimoutilepasso inavanti; e tuttavia ciònoncipermette di rendere conto pienamente della specificità dellepratichemedialiedellalorocapacitàdidiventarel’originediunaforma di capitale legato all’uso dei media digitali. Il passaggiosuccessivo è dunque quello di mettere a fuoco proprio questoaspetto:ilmodoincuil’usosituatodelletecnologiediventaasuavolta generatore di una forma specifica di capitale – quello chepossiamo definire come un «capitale socio-tecnico» (cfr.Magaudda, 2014) – costituito da un insieme di competenzetecniche e cognitive, ma anche di disposizioni e atteggiamentiincorporati, generatisi durante la partecipazione in alcunespecifichepratichemedialietecnologiche.

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Tralericerchecheperprimehannotematizzatol’esistenzadiuncapitalediquesto tipovièquelladiEmmisoneFrow(1998)sulle competenze informatiche degli studenti australiani. I duericercatori hanno sostenuto che, sebbene i processi diappropriazione delle tecnologie informatiche sianoindubbiamentelegatialpossessodiformedicapitalitradizionali,tuttaviacompetenze,conoscenzeeabitudinitipichedell’usodelletecnologiepossono influenzare inmodo significativo lemodalitàdi appropriazione e uso dei dispositivi digitali. Su un simileterreno si muove una ricerca realizzata da Kapitzke (2000)sull’adozione di nuove tecnologie informatiche a scuola. Questaricerca, incentrata su un progetto educativo informatico in unascuola superiore, ha tematizzato il ruolo delle competenzetecniche informatiche possedute dagli studenti e ha descrittocome tali competenze possano diventare risorse parzialmenteautonomedalleformepiùtradizionalidicapitaleechediventanotraducibili in altre forme di capitale, «spendibili» nel contestoscolasticoefamiliare.

Queste differenti ricerche ci mostrano alcune possibilistrategieeambitiprivilegiati in cuiandarea riconoscere l’utilitàdei concettidi«habitus»edi«capitale»per renderecontodellepratichediappropriazioneeutilizzodeimediadigitali.

4.«Capitalesocialedigitale»,internetesitisocialnetworkUn altro importante ambito in cui, negli ultimi anni, i concettibourdieusiani sono entrati a far parte dello strumentario per lostudiodeimedia digitali è quello delle relazioni sociali online e,più in particolare, delle dinamiche relazionali nei siti di socialnetworking. Da alcuni anni – almeno da quando nel 2007Facebookèdivenutounodeisitiwebpiùusatialmondo–isitidisocialnetworkinghannoassuntounruolocentralenell’esperienzaonline, con molteplici implicazioni rispetto all’uso di internet eallerelazionisociali,comenumerosistudiericerchehannomesso

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in rilievo (cfr. boyd e Ellison, 2007; Ellison et al., 2007;Valenzuela et al., 2009). Sotto vari aspetti, infatti, le relazionionline si presentano comeun terrenoprivilegiatoper analizzarecomecambianoleretidirelazionisocialideinavigatorie,dunque,come queste forme di comunicazione influiscono edeventualmentetrasformanoquellocheBourdieuhadefinitocome«capitale sociale», ovvero quell’«insieme delle risorse legateall’appartenenza a un gruppo come insieme di agenti non solodotatidiproprietàcomunimaunitianchedalegamipermanentieutili»(Bourdieu,1980:2;cfr.Paolucci,2011:59).

Ragionando sulle possibili trasformazioni del capitale socialenell’epoca digitale, i siti social network rappresentano un casoparticolarmente interessante, in primo luogo perché la lorostruttura e il loro uso sono basati su unametafora che rimandaesplicitamente alla «sostanza» del capitale sociale, ovvero allerisorse rappresentate dalle reti relazionali degli individui. Illegame sociale rappresentato in Facebook dall’«amicizia» e ilnumero di «amici» del proprio profilo sui social networkrappresentano potenti metafore, quantificabili e visibili, dellerelazionidegliutenti online;proprioper la centralità chequeste«relazioni da social network» hanno avuto nel funzionamentodella rete, diventa dunque particolarmente significativodomandarsi in che modo le dinamiche alla base del capitalesociale«tradizionale»venganotradotteall’internodellerelazionienelle rappresentazioni simbolichedei socialnetworke, inoltre,se le interazioni online possano generare, a loro volta, unaparticolareformadicapitalesociale,basataprevalentementeoinmodoprivilegiatosulleinterazionionline.

Sono diverse le ricerche inerenti l’uso dei siti social networkche si sono focalizzate sulla questione del capitale sociale. Unadelleprimeeprincipaliosservazionièstataquellarelativaalfattoche chi utilizza i siti social network lo fa più per tenere contatticon persone che conosce nella vita offline, che per mettersi inrelazioneconestraneiecrearenuoverelazioni,ponendodunque

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unsignificativonessotrailcapitalesocialeofflineequelloonline(boydeEllison,2007;MayerePuller,2008).Comehannomessoin rilievo Ellison et al. (2007) attraverso una ricerca empiricasull’uso di Facebook, rendere visibili le proprie informazionipersonali – compresi gli amici comuni, i gusti culturali e gliinteressi condivisi – può agevolare gli utenti ad attivare legamilatenti,trasformandoliinquelleimportantirisorserelazionalicheil sociologo economico Granovetter (1973) ha definito come«legamideboli».

Comeabbiamoargomentatonellaprimapartedell’articolo inrelazioneallepratichetecnologiche, lafasediappropriazionedeimediapuòessereinfluenzatadavarieformedicapitale–inprimoluogo il capitale culturale familiare – che contribuiscono adefiniredifferentiatteggiamentineiconfrontideisocialnetwork.Possiamodunqueipotizzarecheesistaunaqualchedifferenzatragliutilizzatori«forti»dei socialnetworkequelli saltuari,ovverotra coloro che possiedono ciò che potremmo definire come il«capitale sociale digitale» elevato e quelli che, invece, hannounrapporto solo strumentale e sporadico con i social network. Inaltritermini,possiamodomandarcisegliindividuicheinvestonomoltotempoonlinesuisitidisocialnetwork,conunaltogradodicoinvolgimento in queste pratiche, accumulano competenze econoscenze, che diventano a loro volta risorse ulteriori nellagestionediunproprio«capitalesocialedigitale».

Questeriflessioniciconduconoaragionarenonsolosul fattochedifferentiutilizzatoririesconoametterediversamenteafruttole potenzialità relazionali dei social network, ma anche che lacomunicazione all’interno di queste piattaforme è costituita danumeroseemolteplicipratiche,attivitàeformediinterazione.Atal riguardo, Burke et al. (2011) hanno messo in luce che,nonostante si parli spesso dell’uso dei social network come unapraticaunicaeomogenea,incuituttigliutentisonougualmentecoinvolti nella comunicazione, si possono invece identificarenotevoli differenze. Inoltre, sottolineano ancora gli autori di

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questa ricerca, anche tra gli utenti possono essere riconosciutedifferenze significative, che riguardano sia la loro collocazionenellascalasociale,sialedifferenticompetenzedigitaliposseduteel’atteggiamento nei confronti dell’importanza dei legami socialialimentatiattraversolepiattaformedigitali.Peresempiosuisocialnetwork riceveremessaggi da altri utenti rappresenta un’azionemolto più significativa e «relazionalmente densa» rispetto adinviarli, diventando in questo modo un indicatore utile permettere a fuoco comedifferenti attività online contribuiscano inmisura diversa alla produzione di legami e, dunque, di risorserelazionali e, in ultima analisi di una forma di «capitale socialedigitale»(cfr.Burkeetal.,2011:8-9).

Ancheun’altrarecentericercadiEllisonetal.(2014)hapostol’accento sulle differenze negli usi dei social network e la lorodiversa capacità di rappresentare un’infrastruttura per lacircolazione di relazioni e delle risorse alla base del capitalesociale. Gli autori di questa ricerca hanno mostrato che lepossibilitàsocialietecnologicheoffertedaFacebookrendonopiùfacilepergli individui«investire» inrelazionisociali,aumentarela propria rete di contatti e avere accesso a nuove relazioni, edunqueper ampliare anche lepossibilitàdi relazioni future.Perun altro verso, tuttavia, emerge anche chemantenere i contattiattraverso isocialnetworkerenderliutiliesignificativirichiede,da parte degli utilizzatori, una gestione «attiva» del proprioprofilo all’interno della piattaforma e dunque una particolarecompetenzanell’usodeisocialnetwork.Tuttociòsuggeriscecheilcapitale sociale generato attraverso i media digitali non vienecreato semplicemente dall’esistenza di connessioni tra account,ma richiede invece uno specifico lavoro sociale, basato sullefunzioni, iritmie leconvenzionichesisonosviluppate inquestianni di uso collettivo dei social network. Questa riflessione ciconduceaun’ulterioreosservazione, che riguarda il rapporto trasocial network, gestione della reputazione online e capitalesimbolico.Aquestoriguardopossiamovelocementesegnalareche

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variericerchehannomessoinlucecomel’usodeisocialnetwork,ma anche quello delle piattaforme di condivisione di usergeneratedcontents,abbiaintrodottonuovedinamicheeprocessinella costruzione e la gestione del capitale reputazionale online(per es.: Hearn, 2010; Colapinto e Benecchi, 2014; Levina eArriaga,2014).

Daquestabrevericognizionedialcunerecentiricercheemergeche i social network costituiscono senza dubbio un terrenoaltamente significativo per l’applicazione delle teorie di PierreBourdieu al mondo dei media digitali. Queste possibiliapplicazioni bourdieusiane non riguardano solamente i processidi costituzione emantenimentodel capitale sociale,mapossonoampliarsiancheadaltrequestioni,comeperesempionelcasodelrapporto tra relazioni online nei social network e gusti estetici,delle formedidistinzioneonlineoancoradel rifiutodell’usodeisocial network come forma di presa di distanza da una formacomunicativa«popolare».

5.Conclusione:BourdieunellaretedellerelazionidigitaliQuesto contributo sull’eredità teorica e intellettuale di Bourdieuper studiare il mondo dei media digitali ha avuto l’obiettivo dimostrare e argomentare che, se per un verso il lavoro delsociologo francese non abbia originariamente individuato nelrapporto tra media e società un aspetto determinantedell’organizzazione sociale, esso può senza dubbio esserefruttuosamente adattato per rendere conto di alcune delletrasformazionichestannoinfluenzandoilmondocontemporaneoall’epocadeinuovimedia.Unusoflessibileeselettivodeiconcettidi Bourdieu può aprire nuove prospettive per lo studio delletecnologie e dei media digitali: concetti come quelli di«distinzione», «capitale sociale», «habitus» possono diventareutili chiavi interpretative in grado di aiutare a riconnetterel’apparente fluiditàeprecarietàdellacomunicazionedigitalealle

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strutture,diseguaglianzeegerarchiechecaratterizzano ilmondosociale.

In questo saggio ci siamo soffermati soprattutto su duespecifichedimensionirilevantidell’usodiBourdieuper lostudiodeimediadigitali:perunversoilruolodeicapitaliedell’habitusper interpretare le pratiche di appropriazione delle tecnologiedigitalie,perunaltroverso,letrasformazionidelcapitalesocialenelle relazioni sociali online, in particolare nell’uso dei socialnetwork. Ilquadrooffertoècertoben lontanodalcostituireunapanoramica completa ed esaustiva sull’uso delle teoriebourdieusianeper studiare ilmondodi internet; eppureda essoemergecomunqueunaprimaeprovvisoriamappadelleprincipalitendenze in corso nel dibattito contemporaneo. Il lavoronecessario per «traghettare» Bourdieu nel mondo digitale è,difatti,ancoraingranpartedacompiereenonvièdubbiochetaleoperazionerappresenterebbeunsignificativoeproficuopercorsodiricercaperiprossimianniavenire.

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[1]PaoloMagaudda,UniversitàdiPadova,[email protected].

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PierreBourdieueMaryDouglas,unafeliceintegrazione

diAndreaCerronieZeniaSimonella[1]

1.IntroduzioneIl testo che qui presentiamo è l’esito di una riflessione che haorigine a partire da una ricerca di sociologia della scienzapubblicatarecentementesuSocialScienceInformation(CerronieSimonella, 2014). In questa sede si vogliono evidenziare leprincipaliprospettivee ipuntidi apprododel lavorocheè statocostruito integrando due contributi teorici per lo studio dellacomunitàscientifica:lamappagriglia-gruppodiMaryDouglaseil concetto di violenza simbolica di Pierre Bourdieu. Diquest’ultimo sono state inoltre inglobate le riflessioni sullascienza,sebbene,osserviamo,nellasociologiapost-mertonianalasua proposta non abbia avuto grande successo e sia statafortemente criticata dal mainstream degli Science andTechnology Studies (Mongili, 2010) e da una parte dellasociologia(Alexander,1995).Sisottolineacomunquechelateoriadel campo e gli altri concetti siano stati utilizzati recentementeper lo studio delle discipline, delle carriere scientifiche e degliintellettuali dando vita a elaborazioni teoriche ed empiriche diuna certa rilevanza (Albert e Kleinmann, 2011; Boschetti, 1984;Ringer,1990).

Bourdieu si è occupatodi scienza già apartiredagli anni ’70(Bourdieu, 1975). Tuttavia, ha sempre manifestato una certacautelanellostudiarla,realizzandoinfattipochilavoririspettoallasua produzione complessiva. All’origine vi è la difficoltà, da lui

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stessoesplicitata,dianalizzare“unoggetto”delicatoecomplessocome la scienza, soprattutto considerando il possibile «effettospecchio» che può essere provocato da una sua analisi: infatti,«ogni parola che si può pronunciare a proposito della praticascientificapotràessereritortacontrocoluicheladice»(Bourdieu,2001:15)[2].Questoèunodeiproblemichesipresentanoquandoil sociologo cerca di oggettivare il campo nel quale egli stesso ècollocato.IllavorodiBourdieuconilsuo(duttile)armamentarioconcettualeaiutaloscienziatosocialeacomprendereespiegareifenomeni sociali e a esercitare una sociologia riflessiva,posizionandosé,glialtrieiproprioggettidistudionelcampoalqualeappartiene.

2.IntoppinellaricercasocialeInquestasedesivuolemostraresoprattuttocomeunodeiconcettipiù importanti sviluppati da Bourdieu, cioè quello di violenzasimbolica, abbia rappresentato una chiave di letturafondamentale[3] per superare un intoppo (Pizzorno, 2007:76),qualcosachenon tornavanello studiodi sociologiadella scienzache andremo a breve esponendo (Cerroni e Simonella, 2014).Questaricercasibasaprincipalmentesullamappagriglia-grupposviluppata in seno all’analisi culturale da Mary Douglas (1999;1982;1973;1970)comestrumentoanaliticoperstudiarelesocietàumane, alla quale è stato poi integrato il concetto di violenzasimbolicadiBourdieu.Allabaseditaleconcettositroval’ideadiunadominazionesenzadisciplina,nellaqualecioèildominatohaiscrittonel suo corpoquelledisposizioni alla sottomissione aunordine sociale che la rendono a un tempo spontanea ed estorta(Bourdieu, 1998:48).Lasuacaratteristicaprincipaleè l’adesionecomplicedeldominatoaschemidipensierochesonoilprodottodell’incorporazione del dominio e che generano e ribadisconoquellaviolenzasimbolicacheildominatostessosubisce.

L’innovazionediprospettivaottenutaintegrandoleduevisioniè stata possibile grazie alla potenza esplicativa del concetto nel

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tematizzareunaparticolareformadicoercizionenelrapportotradominantiedominati;maancheperlasuaplasticitàintrinseca,inquanto è stato da Bourdieu teorizzato e applicato, ma maistrettamente‘operazionalizzato’.Questospingelostudiosochelousa,daunaparte,arispettareilsignificatoteoricocheglièstatoattribuito, ma dall’altra di poterlo «forgiare nella ricerca e nelcontattoconlequestionidiordinepraticoedempiricoconlequalisi confronta» (Paolucci, 2010:175). I concetti che hanno la virtùeuristica di essere aperti (Bourdieu, 1987:54) allontanano“l’effettochiusura” tipicodiquellipositivistici, chesipresentanoconiconnotatidell’oggettivitàemettonoinparentesiladatitàdelprocessodi costruzione.Ciò,prosegueBourdieu (ivi:54-55), nonvuoldirechesitrattadiconcettivaghi,approssimativioconfusi,ma piuttosto che lo scienziato viene messo nelle condizioni disviluppare la propria immaginazione scientifica. Ecco che nelnostro studio la violenza simbolica evita di sostanzializzare ifenomeni, dinamizzando la lettura che possiamo dare dellacomunitàscientifica.

L’integrazionetraDouglaseBourdieuèstatainoltrepossibilegrazie alla presenza di alcuni importanti punti di contatto chepossono essere rintracciati tra i due autori, comeMaryDouglasstessa riconosce (Douglas, 1992) e come avremo modo diargomentare dopo aver discusso del modello analitico e degliidealtipidanoiindividuatinellaricerca.

3.OttoidealtipidiscienziatoL’obiettivodellaricercaèstatoquellodiindagareinchemodogliindividui fanno esperienzadelle logichepratiche della comunitàscientifica (e della loro comunità disciplinare di riferimento)attraversospecifichepresediposizionesiarispettoal lorolavoroscientifico e alla vita accademica, sia rispetto alla visioneepistemologicadominanteall’internodelladisciplina[4].

Laricercaèpartitadunquedaiseguentiinterrogativi:suqualibasi gli individui assumono tali prese di posizione ? Quali

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aderiscono a unmainstream e quali no?Quali innovano e qualisonosempliciesecutori?

LateoriadiMaryDouglas,giàapplicatainlavorisperimentalidisociologiaestoriadellascienza(BlooreBloor,1982;Oldroyd,1986), fornisce una risposta a queste domande. Da una parte,dietro alle prese di posizione degli individui vi è ilmodo in cuinellalorovitaquotidianaessifannoesperienzadivincolialleloroazioni, cioè del livello di prescrizione introiettato nel loroambiente (griglia); dall’altra, i valori comunitari li spingono asentirsi più o meno parte di un gruppo (gruppo). Così, gliindividuisipossonosentire“liberi”dacostrizionisocialinel loroagire (griglia bassa), pur essendo strettamente legati a valoricomunitaristici(gruppoalto).Oppure,possonosentirsisvincolatidavaloricomunitaristici(gruppobasso),mapercepirsiingabbiatida vincoli sociali che regolano il loro comportamento (grigliaalta).Dall’incrociodiquestedimensioniemergonoquattrovisionidella vita sociale cheDouglas rielabora inuno schemadi analisiculturale,individuandoquattroidealtipi:

Tabella1–Mappagriglia-gruppo(Douglas,1982)

AltaGriglia FATALISTA(IV) GERARCHICO(I)

BassaGriglia INDIVIDUALISTA(III) EGUALITARIO(II)

BassoGruppo AltoGruppo

A partire da questo schema abbiamo collocato le prese diposizione di un pool di scienziate intervistate nell’ambito di unprogettodi ricercapiùampiosulgeneree la scienza (Simonella,2012)[5].

Dopo una fase di lettura e analisi delle interviste, sono statiisolatidegliestratticherappresentanolepresediposizionedegliindividui nella comunità scientifica. Queste ultime sono statecategorizzateeinfinecollocatesullamappasecondogliidealtipidiMaryDouglas,dopoaveradattatoledimensioni–grigliaegruppo

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–alcontestodellacomunitàscientifica.Durante la mappatura, si è osservato che prese di posizione

collocate inunostessoquadrantepotevano ineffetti essere fatterisalireaunosdoppiamentodellostessoidealtipo.Edèapartiredaquestaosservazionechesiè riconosciuta lapossibilitàdiunaviolenzasimbolicaagitaosubìtadall’individuochehapermessodiindividuare una coppia dominante/dominato all’interno dellostesso quadrante. In questo contesto, il “dominante” è colui chepossiede una dotazione (un mix) di risorse scientifiche (per es.pubblicazioni), accademiche (per es. cariche), sociali (per es.network),maanchepsicologiche(peres.motivazione)talicheglipermettono di esercitare un potere simbolico all’interno dellacomunitàscientifica.Perciascunquadrante,l’idealtipodominantepuòesercitaretalepoterecondiversefinalità:costruireunascuolao fondare un nuovo paradigma, esercitare il giudizio critico e lapropriacreativitàintellettuale,isolarsieosservarelecontroversieai margini della comunità, costruirsi una leadership persviluppare un progetto futuro; mentre il secondo subisce unaviolenza simbolicadentro l’ordinenelquale si trovaadagire. Inquest’ultimo caso, l’individuo, nei diversi quadranti, che non haun’adeguata dotazione di capitali per resistere alla pressionesociale (della propria comunità, del mainstream disciplinare,delle logiche legateallepubblicazionidelPublishorPerishecc.),si omologa agli schemi del dominante, finendo per ribadirel’ordinesociale.

L’altroaspettochecaratterizzaildominanteeildominatoperciascun quadrante può essere tematizzato attraverso la coppiaconcettuale coinvolgimento-distacco (Elias, 1983): il dominanteinfatti si può concedere il privilegio di osservare e valutarecriticamente con distacco, prendere le decisioni e agireesercitando il suopotereoppure semplicementeper collocarsi aldi fuori del sistema. Il dominato invece è coinvolto lasciandositrascinare dalla corrente, diventando un semplice esecutore. Inquesto senso la violenza simbolica diventa funzionale al

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mantenimentodell’ordinesociale.

Tabella2–Mappagriglia-grupporivista(CerronieSimonella,2014)

AltaGriglia Relegato/Operativo(IV) Legislatore/Araldo(I)

BassaGriglia FreeSpirit/FreeRider(III) Organizzatore/Avanguardia(II)

BassoGruppo AltoGruppo

Nelprimoquadrante(Gerarchico),ilLegislatoreèilleaderdiun ordine che lui stesso ha istituzionalizzato, attraverso ladefinizionedinorme,ruoliegerarchie.Sitrattatipicamentedelloscienziatochehafondatounascuoladipensierochel’haguidataeconsolidata nel corso del tempo. Questo scienziato ha altoprestigioaccademicoeuna leadershipriconosciutadaisuoipari.L’Araldo è invece colui che osserva le regole, eseguendo quantoprevisto dal suo ruolo poiché le ha introiettate. È il portatoredell’ortodossia della comunità scientifica, muovendosi dentropaletti che sono stati posti da altri. Si trattaper esempiodi unoscienziato che aderisce al paradigma della sua disciplina (omainstream): norme tecniche e cognitive e impegni verso ilgruppo (disciplina) sono i confini della pratica scientifica.L’adesionealmainstreamè larisposta“ottimale”inquelprecisomomento della sua traiettoria e “deviare” non è percepita comeun’alternativadisponibile.Possiamoipotizzarecheilsuostatusèdi “medio livello”, quindi devia meno facilmente dalle normerispettoaunoscienziatodistatuselevato(selopuòpermettere)oaunodistatusbasso(nonhanulladaperdere)piùfacilmentenonconformisti(Mulkay,1972).

Nel secondo quadrante (Egualitario) troviamo due tipicarismatici in cerca di seguaci. L’Avanguardia vuole avere deiproseliti al seguito con il fine di costruirsi un consenso.L’Organizzatorecercaunseguitoinveceperchévuolecostruireungruppo.Eglihabisognodeldistacconecessarioperproiettarsinelfuturo, progettare le attività con il fine di creare qualcosa di

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duraturo. Vi è dunque un uso differente del carisma nei dueidealtipi. L’esercizio del potere simbolico è propriodell’Organizzatore, in quanto la sua azione di protesta versol’ordinestabilitoèunpuntodipartenzaperattuaredellestrategiedi sovversione, di ridefinizione delle regole e ricostruzionedell’ordine. In quest’ultimo caso, si avvia un processo diistituzionalizzazione,evipuòessereunprogressivopassaggiodalquadrante II al quadrante I. L’Avanguardia rimane invece nelquadrante della protesta: lavora a sostegno di una causa, siimmolaperessainsiemeaisuoiproseliti,manonriesceaporsiinuna posizione di distacco per costruire un progetto eistituzionalizzarloinunascuola.

Nelterzoquadrante(Individualista)ilFreeSpiritrappresentaquellochepotrebbeesserel’idealtipodell’intellettualecritico,cioècolui che prende le distanze da impegni di gruppo e da vincolistrutturali esprimendo una posizione autonoma e distaccata.QuelladelFreeRider è invece laposizionedell’opportunistachecercaditrarrevantaggiodalleregoleedagliinterstizitraciòcheèespressamente proibito e ciò che non lo è. Egli è soloapparentemente libero, perché deve essere sempre vigile nelcogliereleopportunitàcheglisipresentanodivoltainvoltaprimachetaliinterstizisirichiudano.Puòessereperesempioilgiovanescienziatoche“fiuta”unnuovoprogettopromossodaungruppodiricercaesifacoinvolgereconl’obiettivodiaccelerareilpropriosviluppodicarriera(“carrierismo”).

Infine, nel quarto quadrante (Fatalista) i due tipi idealipercepisconoilpesodeivincoliedelleregole,maentrambisonoisolati.Mentre quello che abbiamo definitoRelegato si trova almargine della comunità scientifica e vive questa condizione condistacco, senza che abbia eccessiva preoccupazione della suaposizione di emarginazione, l’Operativo, al contrario, si sentecostretto ad aderire al pensiero dominante perché lo vede comel’unico modo per acquisire un ruolo che, altrimenti, nonpossiederebbe. Egli guarda al mainstream e si fa da questo

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reclutare per uscire dalla sua condizione di marginalità. Perl’Operativo è una fatalità dover aderire perché non vede alcunaalternativapercorribile.

4.IntersezioniedinamicheCome abbiamo visto, l’analisi di Mary Douglas (1992) presentaquattro forme sociali, che rivelano quali risposte gli individuioffrono rispetto al tema della legittimazione, della coercizione edelladisciplina,del ruolodellenormeedella lorodefezione,delrapporto insider-outsider, del sacro e del profano e, infine, delmodo in cui devono essere risolti i problemi sulla base delledifferenticosmologie.

Nell’analisi che abbiamo presentato, l’introduzione dellaviolenzasimbolicarappresentaunaterzadimensionenellamappagriglia-gruppo,grazieallaqualeognunodeiquattrotipisisdoppiain relazione alla violenza simbolica subita. Infatti, l’introduzionedel concetto di violenza simbolica ha permesso di valutare nonsolo la percezione dei vincoli della struttura sociale e degliimpegniverso ilgruppo,maanchedicoglierequanto l’individuosi senta capace di ri-definire il setting (problemi, metodologie,finalità,valoridellaricerca)eattuarestrategieperlasovversionedelleregoledelgiocoesercitandounpoteresimbolico,oppure,alcontrario, percepisca di subirlo aderendo agli schemi cognitividefinitidaidominantinelcampo.Inparticolare,l’applicazionedelconcetto di violenza simbolica è avvenuta qualitativamente sulmaterialeempirico,attribuendovoltapervoltaunlivello“basso”o“alto” alle diverse prese di posizione analizzate nelle interviste,considerandol’oggettodellapresadiposizione(peres.ilmododiconcepireillavoroscientifico),l’atteggiamentoeilvissutorispettoall’oggetto(peres.unaeconomistaintervistatariconoscediessereun’economista mainstream e si descrive come «dominata dalmetodoedaidati,nonliberadipoterdareuncontributocreativopersonale») e, infine, il contesto entro il quale l’individuo siesprime(i.e.l’intervistanellasuainterezza).Apartiredall’analisi

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di questi elementi, è stato possibile riconoscere la violenzasimbolica agita o subita da parte dell’individuo (nel casodell’esempioriportato,l’intervistatasubiscelaviolenzasimbolica,in quanto si adegua al mainstream della sua disciplina per ilcombinato disposto di una posizione sociale e una dotazionecognitiva).

Lo schema così rielaborato suggerisce quindi una nuovaprospettivaperinterpretareilmodoincuiavvengonoiprocessidigenerazionedellaconoscenzaelachiusuradellecontroversiechesi aprono nel campo; per comprendere le azioni di individui egruppi che promuovono o respingono un’innovazione, che lasubiscono o la istituzionalizzano, sovvertendo e definendo lenuove regole del gioco[6]. Si tratta di uno strumento analiticoutileper studiare ledinamichedel camposcientificoe imodidicircolazione delle idee (formazione di mainstream, modescientificheecc.).Essooffreinoltrelapossibilitàdidifferenziareleposizioni di potere sulle quali si costruiscono i conflitti, siaall’interno di singoli quadranti (dominante/dominato), siasuggerendo una lettura dinamica della collocazione sociale delloscienziato(carriera).

Proprio in quest’ultimadirezione,MaryDouglasne aveva, ineffetti, già offerto una rilettura, integrando qualitativamente ladotazionedeicapitali[7]dellateoriabourdieusiana.Ilfine,infatti,era quello di leggere conmaggiore efficacia le controversie e lestrategiedegli attori caratterizzatedaoppostevisionidelmondochesicontendonolapostaingiocodelcampo.

Come sostieneDouglas (1992: 32,68), l’analisi griglia-gruppodiventa una sorta di introduzione alla teoria dell’habitus e delcampo o una versione generalizzata della teoria di Bourdieu,secondocuiesisteuncamposocialeincuigliindividuicompetonoper la legittimità, disponendo di diverse quote di capitaleeconomicoe simbolico.L’argomentazionediPierreBourdieu suicapitali chiarisce il motivo per cui i costi culturali divengonoproibitivi ma, al di là di questo, il suo modello risulta privo di

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qualsiasiformadideterminismo(ivi:146,201).Una seconda lettura della mappa può essere data poi

prospettandofasisuccessivedelpercorsodicarrierascientificadiunmedesimo individuo. Infatti, l’essere all’internodiuna formasociale non è “per sempre”.MaryDouglas stessa prevede che cisiano dei passaggi da certe forme ad altre, concependo ilmutamentosocialeall’internodelsuoschema.

Sembrapossibilequindiprovareatipizzareunadellepossibilitraiettorie dello scienziato inmaniera dinamica, come il ciclo divita dello scienziato che attraversa i quattro quadrantidouglasiani.

Possiamo individuare, in effetti, una traiettoria a partire dalterzoquadrantedellamappa(Individualista):ilgiovanescienziato“entra” nella comunità scientifica senza alcun impegno verso ilgruppo (né disciplinare né comunitario) e senza aver ancoraintroiettatolenorme.Cominciaperòimmediatamenteilprocessodisocializzazioneallenormetecnicheecognitiverelativeallasuadisciplina e ai valori della comunità (l’ethos); si costituisceprogressivamentel’habitusscientifico[8].Ilsuoingressoformalenella comunità scientifica viene sancito con il dottorato (Austin,2002)chesegnalatransizionealcampoepuòessereconsideratoil primo rito di passaggio nella carriera accademica. In questostadio iniziale lo studioso oscilla nei due idealtipi (FreeRider eFree Spirit), acquisendo una postura intellettuale critica e/o ditipo opportunistico (per esempio nella scelta del docente o deltemadiricerca).Eglisipercepisce“libero”diesprimerelapropriacreatività generando conoscenza in una tensione essenziale tral’accettazione da parte dell’establishment e la ricercadell’originalità.

Nellefasisuccessive(Egualitario)puòsubireil fascinodiunostudiosocarismaticoo,alcontrario,sviluppareunapropriateoriao approccio alla frontiera della ricerca. Se acquisiscericonoscimentoecreaungruppodiallievialseguito,puòprovarea cimentarsi nel tentativo di riscrivere le norme tecniche e

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cognitivedandoavvioaunanuovaareadiricerca,sviluppandoeistituzionalizzando una scuola, per poi consolidarla nel tempo(Gerarchico).

Questo studioso potrebbe concludere un suo ciclo nelmomento in cui la sua scuola entra a far parte della memoriascientifica collettiva (manuali e libri di testo), per poi esserecompletamente assimilata o addirittura dimenticata dallacomunità scientifica e dai nuovi sviluppi della conoscenza(Fatalista). Oppure, a partire da una pratica riflessiva, potrebberivedereilsuopercorsointellettuale,prendernedistacco,porsiinmanieracriticarispettoadesso(Individualista)finoarifiutarloeprenderneledistanzedefinitivamente(Egualitario).

Attraversol’utilizzodellamapparivisitata,cherendepossibilel’analisidialtretraiettorie,sipotrebbecondurreunostudiodellecarriere scientifiche, includendo l’analisi dei capitali e leinterazionitragliindividuichesigeneranonelcampo,nelqualeèiscrittalarelazionetraposizione,disposizione(habitus)epresadiposizione (Bourdieu, 2001). In effetti, Mary Douglas sembrasovrapporre questi tre elementi arrivando ad affermare che iquattro quadranti dell’analisi griglia-gruppo “reclutano” i proprimembriinbasealloromododivita,cheènellostessotempounmodo di pensare (Douglas, 1982). Bourdieu, invece, distingueanaliticamente i tre concetti, perché è interessato a capire comequegli individui siano diventati scienziati e siano giunti adacquisire specifichepresediposizionenel camponel corsodellaloro traiettoria. [9] A questo proposito, discutendo degli studisugli intellettuali, Bourdieu sostiene che sarebbe «un progressonotevolesostituireladomanda‘Checos’èunintellettuale?’conladomanda ‘Come si diventa un intellettuale?’», cioè introdurreun’analisi delle traiettorie (Bourdieu, 1971:35). Le carriere degliscienziati e degli intellettuali sono state, in effetti, poco studiatedalla letteratura, e spesso affrontate nei termini di quella cheBourdieu(1986)hadefinito«ilcultoromanticodellabiografia».

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5.NoteconclusiveIl modello di Mary Douglas con l’inclusione della violenzasimbolica di Pierre Bourdieu rappresenta un superamento dellaclassica contrapposizione tra l’enfasi sulla strutturazione socialediDurkheim(lacausadiunfattosocialeèunaltrofattosociale)ela centralità dell’azione sociale diWeber (non vi è la ricerca dicause,mapiuttosto lacomprensionedellemotivazioni formulateall’internodiunaposizione).Gliindividuinonsonoquindiautomitrascinati da forze sociali ed economiche inesorabili a prendereuna specifica posizione all’interno della mappa. Essi si trovanodove sono perché, spesso, non vedono un’alternativa, o perchél’alternativasembralorotroppocostosa(Douglas,1992:146-147).Quindi vedono certe opportunità e simuovono nelmondo sullabase della percezione dei vincoli, delle opportunità e dellacondivisionepiùomenosentitadeivaloridelgruppo(eapartiredalla loro dotazione di capitali). Queste percezioni, a cui sonolegate specifiche visioni del mondo, possono variare per unastessa persona non soltanto nel corso della sua carriera(dimensione temporale),ma anche se spostiamo l’attenzione dauncamposocialeall’altro(dimensionespaziale).Lostudiochequiè stato esposto si limita a osservare in effetti solo le relazioniprincipali tra gli idealtipi identificati nella comunità scientifica,non tenendo conto delle relazioni fra campi diversi epotenzialmente interagenti (Bourdieu, 1996) che, come èevidente, avviene invece nella traiettoria di ciascun individuo.Infine, bisogna rilevare che la ricerca qui presentata è nata apartire da un precedente studio che ha tematizzato l’interazionetrahabitusdigenere ehabitusscientifico e le formedi violenzasimbolicasubitedalledonnenellacomunitàscientifica(CerronieSimonella, 2012). Nell’analisi delle dinamiche del camposcientificochequiabbiamoindagato inun’otticapiùgenerale, laprospettiva di genere rappresenterebbe un’ulteriore chiave dilettura per comprendere la relazione tra processi di produzionedella conoscenza e appartenenza di genere (per esempio, esiste

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una relazione tra genere e critica aimainstream scientifici?). Sitratta in ogni caso di un tema che potrà essere approfondito, inprospettivacomparata,inunaricercafutura.

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[email protected]. Zenia Simonella, CentroMaCSIS–Università diMilanoBicocca,[email protected].[2] InsiemeaHomoAcademicus (Bourdieu, 1984),Sciencede laScience etReflexivité,seppurunaraccoltadilezionichenonhaquindilasistematicitàel’organicitàdiuntestopensatoperlapubblicazione,rappresentaunodeitestipiù importanti sulla scienza, in quanto Bourdieu si posiziona chiaramenteall’internodello statodel campodella sociologiadella scienzadaMerton inpoi.[3] Le potenzialità del concetto della violenza simbolica nell’applicazioneempiricaeranoineffettianoigiànote(cfr.Cerroni,Simonella,2012).[4] Si ricorda a margine che il modello di Douglas è esattamente lacongiunzionetraladimensionesociale,conisuoivincolielesuecostrizioni,ela dimensione culturale (o cognitiva), ovvero l’insieme dei simboli cheorientanol’agiredell’individuo.AncheperBourdieu(1990)bisognaguardarecontemporaneamente al sociale e al cognitivo. Per esempio, secondo lostudioso,leleggichecaratterizzanolacomunitàscientificasonoanchequelleche impongono, attraverso disposizioni scientifiche (habitus), quelle normecognitiveallequaligliscienziatidevonosottostareperrenderevalide le loroaffermazioniscientifiche.Quindi,peresempio,quellecheBourdieudefiniscegliepistemologicalconstraints–lenormetecniche–deducibilisoloexpostdai trattati metodologici, opererebbero attraverso i social constraints – lenormesociali.[5] Sono state realizzate 40 interviste semi-strutturate a fisiche, biologhe,economiste, sociologhe, 10 per ciascuna disciplina, appartenenti alleuniversità italiane del Nord-Centro-Sud (Milano, Torino, Trieste, Roma,Parma, Venezia, Napoli, Reggio Calabria, Lecce), in tutte le posizioniaccademiche(assegnista,ricercatore,associato,ordinario)efascedietà(<35;36-40; 46-60; >60), rispettando il criterio della massima varianza. Leinterviste hanno riguardato i seguentimacro-temi: rapporto tra percorso divita e professionale della scienziata; visioni della scienza, ethos scientifico,rapportiegerarchiedisciplinari,visionidelrapportotrascienzaesocietà.Leintervistesonostatecondottenell’ambitodiunprogettodiricercapiùampiosul genere e la scienza, che ha previsto, in questa sua prima fase,esclusivamente interviste a scienziate donne. Tali interviste sono stateutilizzatesperimentalmenteperrealizzareilpresentelavoro.[6]Cisembrainparticolarecheilmodellopossaessereutilizzatoperstudiarele prese di posizione pubbliche dei diversi attori in gioco per esempionellecontroversie sulle innovazioni tecnologiche, nelle quali vi è una forteinterazionetracamposcientificoecamposocialeeunadiversadistribuzionedirisorseecapitali.NelcasodeldibattitopubblicosugliOGM,peresempio,è

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possibile rintracciare la relazione tra posizione, disposizione e presa diposizionesianell’analisidellapercezionepubblica,sianellalottaperlapostaingioconelcampo(cfr.Douglas,Wildavsky,1982).[7]Introducesiailcapitaleeconomicosiasimbolico,quest’ultimointesocome“qualsiasicosailcuipossessoratifichiilprivilegio”(Douglas,1992:143).[8]Laformazionedell’habitusèlegatainoltreallapresenzaepartecipazioneadiversi cerimoniali e riti della comunità che rafforzano i processi diidentificazionedell’individuoconl’organizzazione.[9] Su questo punto in particolare si può rintracciare una differenza tra lafilosofia disposizionale e relazionale di Bourdieu, con il suo tentativo dicriticareesuperareledueformeriduzionistedioggettivismoesoggettivismoe la posizione epistemologica di Douglas che, attingendo dall’antropologiastrutturale, tende a offrire, rispetto al sociologo francese, una letturamenoprocessuale. Sono gli assunti epistemologici propria della sua filosofia, chespingono Bourdieu (1984: 50-51) a criticare, per esempio, le tipologie e glischemi di classificazione in sociologia, che oscurano i processi e quindiriproducono le logiche del campo. Questo rappresenta una differenzarilevante nel punto di partenza dell’analisi tra i due autori, i cui esitisembranoperòconvergerenelrappresentareilmondosocialecomeuncampoincuigliindividuilottanoperdelleposteingioco.

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MaestrooDottore?Unaletturabourdieusianadellariformadei

ConservatoridimusicainItaliadiClementinaCasula[1]

1.Introduzione.Ilparadossodelcampodell’altaformazionemusicaleitalianaSePierreBourdieuavesserealizzatolesuericerchesulgustononnellaFranciadeglianniSessantamanell’Italiadeigiorninostri,ladistinzionetraclassisocialiapartiredalleconoscenzemusicalisisarebbe dimostrata più fallibile del previsto[2]. Questo perché,nonostante il significativo contributo del Belpaese allo sviluppodella storia della musica, il sistema di istruzione nazionale haassegnato all’educazione musicale un ruolo subalterno, a lungoescludendola dai programmi istituzionali e confinandolaall’interno dei Conservatori di musica, storiche istituzioni diapprendimento teorico e pratico della musica con finiprofessionalizzanti[3]. Dalla seconda metà del Novecento, unacombinazionedifattoriendogeniedesogenimetteindiscussionele funzioni e le regole del “modello Conservatorio”, le cuicaratteristiche mal si conciliano con quelle dei sistemi diistruzione più avanzati. Dopo svariati tentativi di riforma falliti,alla fine degli anni Novanta una legge inserisce Conservatori ealtri Istitutidimusicaediarteapplicata riconosciutidalloStatonel livello di istruzione terziario, fino ad allora campo esclusivodel sistema universitario, istituendovi il settore dell’Altaformazioneartisticaemusicale(AFAM).

La logica di avanzamento per stadi gerarchizzati, tipica dei

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sistemi di istruzione moderni, porterebbe a leggere talericollocazione in un livello superiore come una promozione delcampodellaformazionemusicaleprofessionalizzanteedegliattoriche vi appartengono (Bourdieu, 1983: 337). Eppure l’analisipreliminaredeirisultatidiunaricercaempirica[4]mostra comeuna significativa parte di questi ultimi veda nella riforma, alcontrario, una mortificazione delle proprie competenze e unasvalutazione della tradizione formativa dei Conservatori. Nelpresente contributo tale paradosso è sciolto alla luce delleriflessionibourdieusianesuisistemieducativi,chesvelanodietrola pretesa naturalità e neutralità culturale delle classificazioniscolasticheeaccademiche lapresenzadimeccanismididominiosimbolicoesocio-economico(Bourdieu,1983,1989,2002,2013).

2.Autonomiaemarginalità:lacollocazionedeiConservatoridimusicanelsistemadiistruzionenazionaleprimadellariformaI Conservatori nascono in Italia attorno al Cinquecento comeistituti religiosi che prestano opera di assistenza alla gioventùdiseredata, preservandola dai pericoli della società esterna o,appunto,“conservandola”.Lediverseattivitàrieducativeproposteall’interno degli istituti sono finalizzate al reinserimento socialedegli assistiti e per imaschi si traducono nell’apprendimento diuna professione che consenta di autosostentarsi una voltaraggiunta lamaggioreetà.ApartiredalXVII secolo, con il forteaumento della domanda di lavoro nel settore, l’istruzionemusicale diventa predominante, caratterizzandosi per l’altaqualitàdelladocenza (Colarizi, 1999:261). Ilprestigio raggiuntodai Conservatori italiani porta le prime istituzioni secolari perl’insegnamentomusicale ad adottarne il nome: ilConservatoireNationaldeMusiqueetdeDéclamationistituitoaPariginel1795adatta ai criteri di razionalità ed egualitarismo promossi dallaRivoluzioneunastrutturachemantieneperòilcarattereesclusivo,meritocratico e professionalizzante del suo antecedente

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istituzionale(Maione,2005:2-5).Suimpulsodelregimenapoleonico,anchenelleprincipalicittà

italiane sorgono istituti ispirati a questa tipologia,progressivamente riconosciutidalloStatounitario.SindaiprimidecennidelNovecentosiprovvedeaduniformarneorganizzazioneedidattica,secondocriterieprogrammicheliregolamenterannopercircaunsecolo,dandoluogoaquellocheperfacilitàespositivachiamerò il “modello Conservatorio”. Tale modello si articolasecondo un criterio di integrazione verticale degli studi fondatosulla continuità temporale e la contiguità spaziale dellaformazionemusicaleenettamenteseparatodaipercorsiscolastici“normali”: ciò consente al sotto-campo dell’educazionemusicalediconservareunaltogradodiautonomiaall’internodelpiùampiocampodell’istruzionenazionale[5], seppurealprezzodidefinireperipropriallieviedocentitraiettoriedevianti[6].L’ingresso inConservatorioavvieneingenereaconclusionedelcicloscolasticoprimario, dopo il superamento di un esame di ammissione cheverifica la presenza nel candidato di fattori vocazionali edisposizioni naturali ritenuti necessari «ad una buona riuscitanegli studimusicali», limitandosi a richiedere comeattestazionediculturageneraleuna«istruzioneadeguataall’annodicorsopercuisichiedel’iscrizione»(Colarizi,1999:262).Ilcurriculumdegliallievisiconcentrasuuncorsoprincipale(composizione,cantoostrumento) di durata variabile (tra i 5-10 anni) al quale siaffiancano materie complementari di ambito musicale.L’insegnamento, caratterizzato da un esclusivo rapporto allievo-maestrotipicodelsapereartigianale(Senett,2008),richiedeunaforte autodisciplina nello studio quotidiano finalizzatoall’acquisizione di solide basi tecnico-esecutive necessarie adesercitarelaprofessionedimusicista.Laselezioneall’internodelpercorsodistudièverificatadaunaseriediproveintermedieche,senonsuperate,portanoall’espulsionedallaScuolaedallaprovafinaleche,sesuperata,portaaldiploma.

Autonomiaemarginalitàdel“modelloConservatorio”rispetto

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al sistema scolastico nazionale sono rafforzate dalla riformaGentile, di stampo idealista, che sostiene il primato dellaconoscenzateoricaedellaculturaclassicaoffertadailicei,portadiingresso ad un’istruzione universitaria destinata alla formazionedella futura classe dirigente. Nel secondo dopoguerra, conl’affermarsi dei sistemi di welfare, si assiste ad unariconfigurazione dell’istruzione come campo privilegiato diinterventostataleper larimozionedegliostacoliadunamobilitàsociale vista come funzionale tanto alla realizzazione personale,quanto alla modernizzazione del Paese[7]. Ad arte e scienza laneonataRepubblicariconosceformalmenteparidignità,elibertàal loro insegnamento[8]. Tuttavia, la traduzione pratica di taliprincipitrovanonpocheresistenzericonducibili,alivellomacro,ai limiti di un sistema di welfare fortemente legato al caratterefamilistico e clientelare della società italiana (Ferrera, 1998;Regini, 1991)e, incampoeducativo,alladipendenzadipercorsodall’impostazioneelitariadistampoidealista(GrimaldieSerpieri,2012: 150-155). Così la statalizzazione di altri quarantadueConservatori durante il “trentennio glorioso” è portata avantisenza prevedere né una valutazione dei fabbisogni formativi delcontesto territoriale, né una nuova collocazione e valorizzazionedel comparto all’interno del sistema di istruzione nazionale. LaproliferazionedeiConservatorinelterritorio(econlorodinuoviposti di lavoro, assegnati grazie a meccanismi non sempreselettivi)èrealizzataaprendoadunanuovadomandadistudentiefamiglie per un’istruzione musicale non necessariamenteprofessionalizzante(veditab.1)[9].Questopassaggioaumentalepressioni esterne per un’integrazione orizzontale degli studimusicalicolpercorsoformativostandard,allequalisiaggiungonoquelle interne per una riformulazione dell’articolazione di corsi,programmi e profili professionali previsti in uscita. Sebbeneattaccato su più fronti, il “modello Conservatorio” resiste allespinte riformatrici, superando le contraddizioni più evidenti consoluzioni temporanee: l’introduzione di corsi sperimentali,

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l’annessione della scuolamedia e l’apertura alla frequenza degliallievi di un percorso parallelo di istruzione secondaria e/oterziaria (rimandando alle loro risorse la concreta possibilità diportarloavanti).

Tabella1–GliIstitutidiStudiSuperiorimusicali(ISSM):numerodistudenti,docentieistitutiinvarieannualità

a.s. #ISSM #studenti #docenti

1926/27 15 4.659 417

1946/47 25 3.032 763

1966/67 35 6.026 1.279

1986/87 69 33.884 5.351

2006/07 78 44.927 6.182

2012/13 78 48.976 7.145

Fonti: Istat – Ministero dell’istruzione pubblica (anni 1926-42); Istat –Rilevazione sugli Istituti artistici e musicali (anni 1945-97); MIUR -Rilevazionesull’Afam(anni1999-2013)

3.Eteronomiaedintegrazione:lacollocazionedegliISSMnelsistemadiistruzionenazionaledopolariformaLa “Riforma delle Accademie di belle arti, dell’Accademianazionaledidanza,dell’Accademianazionalediartedrammatica,degliIstitutisuperioriperleindustrieartistiche,deiConservatoridi musica e degli Istituti musicali pareggiati” (legge n. 508 del1999)è l’esitodiundibattito lungoe travagliato, chevedecomeunico faro la norma della Costituzione repubblicana sulriconoscimento di autonomia alle istituzioni di alta cultura. Nelcaso di Conservatori e IMP l’ipotesi di una differenziazione traistitutiadaltaspecializzazioneeistitutiperlaformazionedibaseè osteggiata con vigore dal sindacato[10], il quale costruisceun’alleanza parlamentare trasversale che ottiene il passaggio al

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terziariodituttigliistituti[11].Laformazionemusicaledibaseègenericamente rimandata ad istituzioni di istruzione secondaria,più avanti sperimentate su sede locale dalla riforma Moratti(2003)esuscalanazionaledallariformaGelmini(apienoregimesoloapartiredall’a.s.2014-15),cheistituisceunnumerolimitatodiliceiaindirizzocoreutico-musicale.

L’attuazione della riforma è affidata ad una serie diprovvedimenti parlamentari e ministeriali che definiscono, inmodo lento e disorganico e con scarsità di risorse, alcune delledisposizionivolteariorganizzareilcompartoconformandoloalleregole del sistema universitario nazionale. Quest’ultimo è a suavolta impegnato nel “processo di Bologna” per l’armonizzazionedei sistemi di istruzione, che raccomanda agli Stati membridell’Unione europea l’adozione di una serie di misure, in parteinfluenzate dalmanagerialismo pubblico, volte a promuovere latrasparenza e la comparabilità dei percorsi didattici, perincentivare la mobilità formativa e occupazionale dei cittadiniall’interno del territorio europeo (Osborne e Gaebler, 1992;Casula,2008).

Nellalogicadeimodernisistemieducativilaricollocazionedelcampo di istruzione musicale professionalizzante nel livelloterziario equivale ad un riconoscimento dell’alta qualità dellaformazione offerta da Conservatori ed IMP, riqualificati comeIstitutidistudisuperiorimusicali(ISSM)aiqualisiaccedeconundiploma di scuola secondaria superiore (previa verifica dellecompetenze musicali richieste per i corsi prescelti) e rilasciantititoliparificatiaquelliuniversitari: la laureadi I livellodopountrienniodibase,quelladiIIlivelloaconclusionediunbienniodispecializzazione. Seguendo tale logica ci si sarebbe potutiaspettare un’unanime ed entusiastica accettazione della riformadapartedidocentiestudentidegliISSM,finalmenteintegratinelsistema di istruzione “normale” e perfino nel suo più altolivello[12]. Eppure i risultati della ricerca identificanointerpretazioni differenziate e conflittuali della riforma, che

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rivelano l’ambiguità di un processo di integrazione eaccreditamentoformaledidocentiestudentideiConservatorinelcampo dell’istruzione nazionale, ottenuto a fronte di unasvalutazione pratica del loro sapere e professionalità e di unarinuncia ad una significativa parte dell’autonomia fino ad alloradominantenelsotto-campodell’istruzionemusicale.

3.1LaposizionedidocentiestudentirispettoallariformaDocenti e studenti intervistati concordano sul fatto che i nuoviprogrammieordinamenti abbiano risolto alcunedelleprincipalicriticitàeanacronismidel“modelloConservatorio”(consentendomaggiore libertà e apertura culturale nei percorsi di studio ericerca e offrendo nuova visibilità a corsi primamarginali) cosìcome sul fatto che l’attuazione della riforma sia statacaratterizzata da incertezza normativa, farraginosità burocraticaed estenuante lentezza. Tuttavia, quando si chiede loro diesprimere un giudizio complessivo sulla riforma le opinioni sidifferenziano notevolmente, in genere in relazione alla diversaposizionedegliattorinelcampoedellerisorsedicuidispongono(interminidicapitaleculturale,sociale,economico).

Idocentisidividonoindueampiraggruppamentidifavorevolie contrari alla riforma, numericamente equidistribuiti madifferenziati al loro interno[13]. Nel raggruppamento deifavorevoli si ritiene che i limiti della riforma, e quindi i costi diadattamento che richiede, siano sopravanzati dai vantaggi cheoffre. Per la categoria di docenti che definiremo “integrati”, talivantaggisonoprincipalmenteintesiinterminidiaperturaalungoattesa di un sistema di formazione autoreferenziale e arroccatonelladifesadiun’epocaormaisuperataalconfrontoconlasocietàglobalizzatae le sue richieste formativeeprofessionali.Aquestaposizione si avvicina più spesso chi ha un ruolo attivo nellagovernance dell’Istituto e quindi ha familiarità con la logicadiscorsivadellariformaedell’Europeizzazione,ochipossiedeuncapitale culturale maggiormente legittimato (come i docenti di

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Storia della musica o Composizione)[14]. Ciò non toglie cheanche all’interno di questa categoria si esprima preoccupazionerispettoallapossibilitàche,secondoilmalcostumenazionale,talecambiamentononsirivelisolodifacciata(docentedipercussioni:«[iConservatori]sonoveramentealcentrodiqualcosachepuòesserel’iniziodiunacrescitaol’iniziodiundecadimento,perchépurtroppo il problema dell’Italia… si riforma ai trend europei,ma solo sulla carta, non è capace di farlo in sostanza…»). Peraltri docenti (“i riabilitati”) il principale vantaggio è datodall’equiparazione della docenza in Conservatorio a quella dilivello accademico, che offre loro un’insperata legittimazioneculturale, particolarmente desiderata da chi ha sofferto lacondizionedi inferioritàderivantedal fattodinonpossedereuntitolo di studio “normale”, ormai diffuso tra i propri allievi (daldiploma di scuola superiore alla laurea)[15]. I “calcolatori”sperano invece nell’acquisizione di un salario «alto come quellodeiProfessori [universitari]», prospettatadal sindacatodurantela campagna per l’approvazione parlamentare della riforma emitizzatacomepiuttostocospicua.

Nelraggruppamentodeicontraririentranopiùspessodocentidistrumentoocantochesvolgonoohannosvoltoparallelamentealla didattica in Conservatorio/IMP un’attività concertistica oartistica che gli ha fruttato un riconoscimento (simbolico edeconomico) all’internodel campoartistico-musicale, convertibileanche in ambito didattico (sia all’interno della Scuola, cheall’esterno, con lezioni tenute privatamente o inMaster Class).Tale parallelismo professionale era pienamente legittimato dal“modelloConservatorio” che, riconoscendo la rilevanzadidatticadi avere docenti con esperienza sul campo, prevedeva ilreclutamento per “chiara fama” e un orario di lezione piuttostoridotto[16],conciliabileconattivitàartisticheeprofessionali.Neiraccontidiquestidocenti ricorre lapercezionediunaperditadistatusseguitaaicambiamentiintrodottidallariforma,cheintaccala propria identità professionale (docente di pianoforte: «dalla

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riforma in poi lamia stampante non ha tregua: cioè, ero unamusicista, che cosa sonodiventata?!»;docentedi flauto: «amepiaceesserechiamatoMaestro…perònonc’èpiùnessuno[chelofa] (…) Una volta mi chiamavano tutti “Maestro”, adesso“Professore”, nel migliore dei casi, altrimenti “Prof”!»). Ancheall’internodiquestoraggruppamentosipossonodistinguereduegruppi.Neiraccontideicosiddetti“moderati”ricorrelametaforadiunacasachesièpretesodicostruirepartendodal tettosenzaaver prima realizzato le fondamenta. Da questo punto di vista,l’incoerenzadellariformaelesuecriticitàsarebberodaattribuiread una implementazione lenta e carente da parte di una classepolitica e ministeriale musicalmente ignorante, come evidentenell’inadeguato stanziamento di risorse finanziarie e nellamancataprevisionediistituzionideputateallaformazionedibase.L’arbitrarietà delle nuove disposizioni è da loro riportataall’ignoranza musicale della classe dirigente italiana, formatasiall’internodicurricoladiimpostazioneidealista,cheescludonolamusica e il sapere pratico dal campo della cultura legittima(direttorediConservatorio:«lanostraclassepoliticaècresciutainunliceo,inunastrutturaformativaall’internodellaqualeerapresenteilgreco[manonlamusica](…)èovviocheunaclassepoliticachenonsacos’èlamusica(…)nonsiponeilproblemadivalorizzarelamusica!»).L’inconsapevoleignoranzadiagentichehanno interiorizzato l’ordine culturale dominante produrrebbedunque effetti a catena nell’attribuzione di valori corrispondentiingerarchieappartenentiasferedifferenti:dallasferascolasticaaquella lavorativa, da quella lavorativa a quella sociale, da quellasociale a quella personale (Bourdieu, 1983: 397; 399). Per lacategoriadei“radicali”,invece,ilproblemaprincipalerisiedenellalogica stessa della riforma, poco rispettosa della validità del“modello Conservatorio” e, più in generale, delle specificitàdidatticheeformativedell’istruzionemusicale:daquestopuntodivistalasvalutazionedelcampodi istruzionemusicaleèriportatanon tantoaldisinteressepolitico-amministrativo,quantoaduna

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specifica strategia di distinzione legata al dominio simbolico delmondo accademico, che impone all’intero livello terziario (equindi al sistema AFAM) i propri standard, princìpi e praticheorganizzative. La rilevazione di questo academic drift,«pregiudizio accademico, per cui solo quello che ha lo statutoformalediun’universitàfapartedelterzolivello»(Ribolzi,2014)èinterpretabilealla lucedelle riflessionibourdieusiane sui sistemidi istruzione nazionali, visti come strutture gerarchizzate egerarchizzantichedefinisconoinmodoapparentemente“tecnico”e “neutrale”classificazionieducative rispondentia classificazionisociali (Bourdieu, 1983: 399). Diversi intervistati osservano aquestopropositocomeinItaliailmusicista,inquantosprovvistodei“normali”titolidistudio,siaingenereconsideratodallaclassedirigente«unozoticone»oalmeglio«unotralenuvole»(secondolo stereotipo romantico), ma certamente non un professionistaattivo nel campo culturale[17]. Alla diffusione e resilienza diquesto stereotipo alcuni intervistati riconducono l’atteggiamentodi sufficienza riscontrato nelle modalità di attuazione dellariforma, guidata a livello politico-ministeriale comeuna sortadi“missioneculturalizzatrice”delcampodella formazionemusicaleprofessionalizzante, assoggettato alle regole dell’istituzionelegittimatae legittimantedel livello terziario,ovvero l’università,madaquestatenutoadebitadistanzaconspecifichestrategiedidistinzione.

La posizione radicale si ritrova di frequente tra gli studentiintervistati[18], le cui opinioni risultano più omogenee,orientandosi decisamente verso un giudizio complessivamentenegativodellariforma(studente:«nonsiamomaistatiinseritinelsistema MIUR: hanno creato un dipartimento che si chiamaAFAM; insomma, siamo il ghetto dell’Università!»). Si tratta diragazzi e ragazze che, diversamente dalle generazioni passate diallievi di Conservatorio/IMP (tra le quali quelle dei propridocenti) hanno seguito percorsi di istruzione “standard” che lipreservano dallo stigma sociale associato alle deviazioni delle

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traiettorie“eretiche”.Alorogiudiziol’erroredibasedellariformaconsiste nella superficialità con la quale il campo dell’altaformazione musicale è stato assimilato a quello universitario,ignorandone le peculiarità. A tal proposito si rileva comel’ingresso precoce previsto dal “modello Conservatorio”rispondessealfattochel’acquisizionediun’adeguatapadronanzatecnica – che ormai raggiunge standard elevatissimi – richiedeunaseriediabilitàcorporeeesensorialidaattivarenell’etàdellosviluppo, senonnell’infanzia (nelleparolediuna studentessadivioloncello: «[nella formazionemusicale] il livello universitarionon è universitario perché unapersonaha raggiunto i diciottoannieildiplomadiscuolasuperiore,perchéstiamoparlandodiunmondodiverso… èuniversità,maper lamusica l’universitàiniziaaquindicianni, inuncertosenso…»).Glistudentinotanoinoltrecomel’attuazionedellariformaabbiasacrificatoleragionididattico-formative del Conservatorio («la Scuola a forma diallievo») a quelle organizzative e corporative del personaledocente («la Scuola a forma di docente»), privilegiando laquantità rispetto alla qualità e la forma sulla sostanza, nelladefinizionedellanuovaoffertadidattica.

4.Riflessioniconclusive.TrappoledellaviolenzasimbolicaealtaformazionemusicaleNel corso degli ultimi quindici anni si è assistito ad un radicaleriposizionamentodiConservatoriedIMP,alungorelegatiinunaposizionemarginaleeatipicanelsistemadiistruzionenazionale,che ne ha preservato a lungo l’autonomia organizzativa.L’inserimento dell’alta formazione musicale nel livello più altodellascaladell’istruzionerappresentaunriconoscimentoformaledella qualità del “modello Conservatorio” che attraverso unprocesso di profonda riforma si intende modernizzare perintegrarlo in uno Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore.Un’analisi più approfondita rivela tuttavia come tale upgradepossa essere letto, al contrario, nei termini di un processo di

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disconoscimentoedelegittimazionedel“modelloConservatorio”edelle sue professionalità, funzionale all’adozione del nuovo“modello ISSM”, adattato a regole, categorie e rituali di unsistemauniversitarioesteriormenteconformatosialle indicazionieuropee.Attraversounprocessodiisomorfismocoercitivoguidatoalivellocentraleinmododisorganicoeconrisorseinadeguate,siapplicanoalnuovo“modelloISSM”tantoleregoleformaliquantoleroutineeiritualicheorganizzanoilsistemaaccademico,anchequando palesemente in contrasto con le prassi didattiche eorganizzativecheoperavanoconesitipositivinelvecchiomodello(DiMaggioePowell,1991;MeyereRowan,1991).Così,davantiadunaselezioneiningressolegataalpossessodiuntitolodiscuolasecondaria, si lascia irrisolto il nodo cruciale della formazionemusicaledibase;sidisperdel’offertadidatticainunamolteplicitàdi corsi al fine di consentire agli studenti l’accumulazione dicrediti formativi eaidocenti il completamentodelmonteore; siistituisconoarticolatestrutturedigovernance,spessoridondantiper le dimensioni degli Istituti; si introducono procedureburocratiche che assegnano ai docenti compiti da «incubo delcontabile»[19].

Nel processo di ridefinizione del campo dell’alta formazionemusicale è dunque possibile rinvenire l’azione di due diversiambiti di dominio culturale: quello nazionale, mosso da un“pregiudizio accademico” ancora fortemente legato ad unadefinizionediculturalegittimadiimpiantoidealistachesvalutailsapere pratico e con questo l’ambito musicale; quellointernazionale, che spinge i sisteminazionali a convergere versomodelli di istruzione ispirati al managerialismo pubblico,presentaticomepiùefficientiedavanzati,tipicamenteassociatiapaesi con una più radicata accettazione sociale del mercato(Trigilia, 1998:36). InItalia lespinteperriformare il sistemadiistruzione in taledirezione, avviatenegli anniNovanta e ripreseconvigoreneldecenniosuccessivo,sonostatefrenatedalladifesadelmodellodiistruzionewelfaristadapartedisindacatiepartiti

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disinistra: tuttavia taledifesasiè ingeneretradotta–comenelcaso qui considerato – in un’irresponsabile tutela di interessicorporativi o dello status quo, piuttosto che nellacontrapposizione di scenari alternativi a difesa delprofessionalismo, del valore intrinseco dell’istruzione, di unavalutazione rispettosa delle specificità disciplinari, di unadidattica orientata alla qualità della formazione, nonché dellaspesa pubblica di utilità sociale (Grimaldi e Serpieri, 2012: 171-173;Geraci,2009:62).

Le reazioni al processo di ridefinizione del campo dellaformazionemusicaleprofessionalizzantedapartedegliattorichevi operano sonodiverse e si legano alla combinazionedi risorse(culturali, sociali, economiche, ma soprattutto simboliche)possedute,che tuttavianon lascianounapossibileviadi scampoalle trappole tese dalla violenza simbolica: l’adattamento più omenoconsenzienteallariformasiconfiguracosìcomeunaformadi accettazione del dominio culturale e socio-economico delleforzechehannocontribuitoadefinirla(Bourdieu,1983:397).

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[1] Clementina Casula, Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni,Università di Cagliari, [email protected]. Desidero ringraziare i due refereeanonimi per le costruttive e stimolanti osservazioni alla prima versionedell’articoloeicuratoripergliulterioriconsiglisullasecondaversione.[2]“Se(…)nonc’ènullachepermettadiribadirelapropria«classe»comeigusti in campo musicale, niente attraverso cui si sia classificati in modoaltrettantoinfallibile,ècertochenonesistepraticadotatadimaggiorpotereclassificante, grazie alla rarità delle condizioni di acquisizione delleinclinazionicorrispondenti,dellafrequentazionedeiconcertiodellepraticadiunostrumentomusicale«nobile»”.(Bourdieu1984:12-13).[3] L’istruzione musicale professionalizzante è portata avanti oltre che neiConservatori, finanziati dallo Stato, negli Istitutimusicali pareggiati (IMP),finanziati da enti locali, con curricula didattici equiparati ai primi e comequestirilasciantititolidistudiolegalmentericonosciuti.[4]La ricercaesplorativa (inconsiderazionedell’esiguitàdi studi sul campodell’alta formazione musicale in Italia) ha adottato unmixed-method checonsentissedicoglierediversedimensionidelprocessostudiato,triangolandoed integrando i risultati via via ottenuti (Bryman, 2012). L’analisidocumentale e statistica ha permesso di ricostruire la genesi del campodell’altaformazionemusicaleel’iternormativodellariforma,ponendolebasiperlaricercaempirica,focalizzatasull’identificazionedeisignificatiattribuitidagli attori del campo ai cambiamenti introdotti, a partire dalle traiettoriepersonali che segnano il loro ingresso nel campo e delle dinamiche attivateper ridefinire la propria collocazione. Interviste pilota hanno consentito ladefinizionediunquestionarioonlinetestatoinunConservatoriopoiestesoalivello nazionale, mentre proseguiva la realizzazione di interviste inprofondità e focus group che hanno finora coinvolto circa 80 studenti edocenti di ISSM, scelti tenendo conto della varietà esistente in termini dicaratteristichedell’intervistato, istitutodi formazioneecontesto territoriale;un’altra decina di interviste è stata realizzata con testimoni privilegiati. Lafase di analisi qualitativa delle interviste cui fa riferimento il presentecontributo è quella “descrittiva” (Sala, 2010: 99). Il questionario è statopropostosoloalcorpodocenteacausadegliostacolinormativiepraticichehannoimpeditodiestenderloaglistudenti.

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[5] Per il concetto di autonomia ed eteronomia del campo, vedi Bourdieu(1992,2002).[6]Cfr.Delfrati,1996.Ilcomportamento“deviante”ècosìdefinitodalpuntodi vistadominante inquanto si discostadallanaturalezza edallanormalitàattribuiteall’azioneconformeall’ordinesociale(Becker,1991).Unpercorsodiformazionedeviante,chenonpassaperletraiettoriescolastichedefinitedallaculturalegittima,èconsideratodalpuntodivistadominantecome“eretico”epuò dunque rappresentare, se non adeguatamente controbilanciato da altreforme di capitale possedute dagli agenti sociali, fonte di stigma sociale,professionale,personale(Bourdieu,1983:336-340;397).[7]Cfr.CostituzionedellaRepubblicaitaliana(1948),artt.3e34.[8]Cfr.CostituzionedellaRepubblicaitaliana(1948),art.33.[9] La tabella ricomprende gli ISSM fino all’a.a. 2012-13: nel 2014 ai 58Conservatori e ai 20 IMP si sono aggiunte 4 istituzioni private, autorizzatedopounavalutazionedelMinisterodell’UniversitàedellaRicercaarilasciaretitoliaccademici(Roselli,2015).[10]Decisivointaleazioneèilruolosvoltodall’UNAMS(UnioneNazionaleArte musica e Spettacolo), sindacato con il maggior numero di lavoratoriiscrittinelsettoreartistico.[11] La strategia sindacale puntava a raggiungere, con l’inserimento diConservatorieIMPnellivelloterziario,undoppioobiettivocorporativo:peridocenti di ruolo l’adeguamento dello stipendio a quello dei professoriuniversitari; per i docenti precari nuove possibilità di assunzione nelleistituzionidaprevedersiperlaformazionemusicaledibase.[12] Tale passaggio porta dunque ad equiparare formalmente il titolo di“Maestro”(concuisiusavaindicareidiplomatiinConservatorio)aquellodi“Dottore”(attribuitoailaureatidelleuniversitàitaliane).[13]Lerispostealquestionarioregistrano51%deidocentiintervistaticontrarie 45% favorevoli alla riforma. Le categorie qui identificate a partire dalleinterviste hanno carattere idealtipico, ovvero accentuano ai fini analitici lecaratteristichedelleprincipaliposizionirilevateempiricamente.[14] Tale posizione è riconducibile all’isomorfismo istituzionale di tiponormativo,comedefinitodaDiMaggioePowell(1991).[15] Interessante notare come a seguito della riforma, che ha portatoall’equiparazione dei vecchi diplomi alla laurea di II livello nell’intento dilegittimare idocentidi ruolonegli ISSM,alcunidi loroabbiano inseritonelbigliettodavisitaonelprofilofacebooktitolichevorrebberoriproporrequelliuniversitari (come: “Professore ordinario di basso Tuba” o “Docente di

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violoncellopressoilMinisterodell’UniversitàedellaRicerca”).Taletentativoevoca l’alienazione derivante dalla «disperata speranza di essere un altro»,creatodallepratichedidistinzioneattivatecomestrumentididominiosocialedicuiparlaBourdieu(2002:126;1983).[16]L’art.15delregiodecreto11/12/1930n.1945prevedevaperidocentidiConservatorio12oresettimanalidiservizio.[17] Così Prandstraller (1974:7) nell’introduzione al suo volume suiprofessionisti in campo artistico: “Ebbi cosìmododi scoprire che gli artistinon soltanto non sono «fuori dal mondo» come molti credono, ma alcontrario,attentiaciòcheriguarda lavitapratica, lacarriera, il successo, ilguadagno,esoprattuttolafunzionecherivestononellasocietà”.[18] Le interviste sono state principalmente rivolte a studenti degli ultimianni, con un’esperienza del percorso formativo e aspettative sul propriofuturoprofessionalecheconsentonodiesprimereun’opinioneinformatasullariforma.[19]L’espressionediJ.M.Keynesèriportata inGeraci,2009:51.Traquesticompiti, gli intervistati citano la compilazionedelle griglieministeriali per icorsidistudio;ilpassaggiodeivoti intrentesimipercommissionicompostedacinquemembri; la supervisionedi tesidi ricerca richiesteai candidati inaggiuntaalleprovepratichedidiploma,rinominato“laurea”.

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Unapastoralitàperduta.IltrattamentosocialedellebandeinCatalogna

diLucaQueiroloPalmas[1]

1.IlcampodellebandeNegli ultimi dieci anni la nascita in Spagna di una società post-migratoria è stata accompagnata dall’irruzione materiale esimbolicadellegang,comediscorsoescenarioentrocuicostruiree collocare l’effervescenza di una generazione meticcia, pensatacomeproblematica,inquietaedinquietante,perlasuacapacitàdimettere in discussione la posterità inopportuna e la prosperitàutile, categorie attraverso cui il pensiero di Stato istituisce lalegittimitàdellemigrazioni (Sayad1996).Legiovanigenerazionifiglidell’immigrazione,conlalorosemplicepresenza,contestanola logica funzionaleattraversocui lesocietàriceventivalutano lamigrazione: i migranti per essere degni di restare devonorisponderealleesigenzedelmercatodel lavoro; la loroposterità,ovvero qualunque permanenza svincolata dalla generazione diun’utilità economica, tende ad essere inquadrata dentro unacornicediinopportunità.Taleinopportunità,perdispiegarsicomefatto sociale, necessita di un lavoro culturale e simbolico diproduzione.Il discorsodelle bande[2] costituisceundispositivopossibile di costruzione di uno stigma associato allapresenza/esistenza dei giovani di origine migrante, articolandocosí un criterio di visione/divisione di una categoria sociale piùampia.Moltepliciricerchehannorivelatocome,inoccasionedellasuaprimaapparizionenell’opinionepubblicanel2003,ilterminebanda rappresenti un significante metonimico, fabbricato dai

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grandi mezzi di comunicazione, per designare l’universo delcrimineedellagioventùmigrante,inparticolarequelladioriginelatino-americana (Feixa et alii 2006; Cerbino, Rodriguez 2012);Hallsworth(2013)introduceilconcettodigangtalk,undiscorsocheistituisceunarappresentazionefantasmaticasullebandeecherappresenta il prodotto di interessi economici (gang industry) icui protagonisti principali, ma non esclusivi, sono gli operatoridella polizia e del sistema penal-giudiziario; tale discorso, unostigma cristallizzato, risultato di un processo di costruzionepolitica,socialeesimbolica,filtraeproiettasull’interacondizionegiovanile migrante un alone in termini di alterità, etnicità edevianza (Queirolo Palmas 2012). L’insistenza sulla violenzapromossadaigiovanidellebandepermetteinoltredioccultareleviolenze strutturali di cui gli stessi sonovittime, invisibilizzandociò che per Bourdieu (1998) è la legge della circolarità e dellaconservazionedellaviolenza.

Lastessadefinizione,inaugurataneglianni’70daKlein(1971)e ancoraoggi tra le piùdiffusenella letteratura scientifica comenel discorso pubblico, assume la banda come un aggregato digiovani che produce crimine, violenza emette a rischio l’ordinecostituito,generandocosìunalegittimareazionesocialedapartedi chi ha il compito di proteggere la comunità. Rovesciare taledoxa – colta e profana –, che istituisce le bande come oggettoscientifico e problema sociale, comporta focalizzare l’attenzionesulla produzione di un campo burocratico[3] in cui moltepliciattori dispiegano interventi e riproducono logiche di azioneorientateacontrastare,eliminare,curareeri-educare,correggere,vigilare e punire una categoria di soggetti definiti pericolosi perl’ordinepubblicoemoraledellasocietàricevente.

La pratica etnografica mi ha permesso di frequentare davicino, a Madrid e Barcellona, gli attori della mano destra esinistra dello Stato (Bourdieu 1998; 2012), così come i relativiclienti,inbrevelospaziodelleposizioniedellepresediposizione,da cui promanano politiche sociali e politiche repressive: alti

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funzionari di polizia e semplici agenti, operatori carcerari emagistrati, direttori di servizi sociali e educatori di strada,giornalisti e attivisti accademici, sacerdoti e banditi. Lapartecipazioneindiversicomitatiistituzionali,deditiariflettereead agire sul fenomeno[4], mi ha inoltre collocato in un luogoprivilegiato da cui osservare i conflitti e le complicità, iparallelismi e gli isomorfismi fra gli attori di un campospecializzato che assume le bande come oggetto della suaproduzione e del suo intervento attraverso differenti modalità:carcerazioneedeportazione,mediazionedeiconflittieingiunzionidi conversione morale. Come ogni campo, anche questo èun’arena di battaglie in cui si confrontano pratiche minute elogiche di azione, discorsi e criteri classificatori, tattiche estrategie, in cui si dispiegano alleanze, tregue, egemonie,successioni. In tal senso il campo ha un’età e una temporalità,ovverodeverisolveredeiproblemidiriproduzionenelquadrodiun’epocasocialeounacongiunturastorica.

Gliattorinelcampolottanoperaffermarelacrucialitàdicerticapitali: il capitale guerriero (eliminare le bande, affermare ilmonopolio statuale sulla violenza legittima), il capitale sociale(entrareinrelazioneconlebandecomesoggetti-clientierendernevisibili le presenze[5]), il capitale culturale (produrre unaconoscenzaeunimmaginariosulfenomeno),ilcapitalesimbolico(darevalorediefficaciaeriuscitaallepropriepratiche),ilcapitalepastorale (salvare e convertire i rei). Nel corso della ricercaqueste lotte, che si cristalizzano in logiche di incorporazione(normalizzare e civilizzare le bande per utilizzare il linguaggionaturaledegliattori)e logichediostracismo(designare lebandecome associazioni a delinquere, arrestarne e/o deportarne imembri), si sono dispiegate nel quadro di una vasta crisieconomicasegnatadadisoccupazionedimassa,taglidrasticidellaspesa sociale, e quindi dalla trasformazione nelle priorità degliinterventiedallariduzionedellerisorsedisponibili.

In questo contributo, intendo riflettere su una porzione

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specificadiquestocampoediqueste lotte,ovverosullestrategiedi inclusione istituzionale delle bande ad opera della manosinistra dello Stato in Catalogna, uno spazio politico in cui piùevidente e continuata è stata l’egemonia del capitale pastoralenellastrutturazionedelcampo.

A Barcellona, nell’ottobre 2003, un omicidio all’uscita dascuola segna la nascita mediatica e sociale delle bande comepericolopubblico.Treannidopo,comeeffettodiunapoliticaediuna complicità esplicita di molteplici istituzioni locali, questistessigruppisonotrasformati–normalizzati[6]–inassociazioniculturali giovanili, iscritte in un pubblico registro e divengonooggettodimoltepliciinterventisociali.

Laprospettiva qui adottata enfatizza la capacità creativa e diagencydeigiovanisubalterni,lecuiproduzioniculturalieformedi socialità sono anche pratiche di resistenza a processi didiscriminazione per cultura, razza, classe (Barrios e Brotherton2004; Scott 2006). In tal senso, questo testo vuole riflettere,parzialmente, su come gruppi giovanili portatori di uno stigmareagisconoeresistonoallorotrattamentoistituzionale.

2.Ilcapitalepastoraleeildesiderioistituzionaledella«normalizzazione»LamanosinistradelloStato,unaporzionediuncampopiùvastodeditoagestireilfenomenodellebande,sicomponediunospaziodiposizioniedipresediposizione(pratiche,discorsiecriteridiclassificazione) popolato da istituzioni locali e associazionifinanziate con risorse pubbliche[7], funzionari ed assistentisociali, educatori ed altri tipi di social workers. Questi attoricercano di generare ed aumentare il proprio capitale socialeentrando in relazione con i clienti del campo (le bande),trasformare tale capitale in benefici simbolici – ovveroassegnandovalore,riconoscimentoelegittimitàalpropriooperato– e di conseguenza in benefici economici, garantendo così lariproduzione delle proprie posizioni e delle relative carriere

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all’internodel campo.Ma il capitale specificopiùquotatoper lamanosinistradelloStatoalludeall’accumulazionediunpotereedi un’efficacia pastorale. Secondo Foucault (1982) lo Statomoderno, ricuperando funzioni in altre epoche proprie delleistituzioni religiose, aspira ad una salvazione intra-mondanadeisudditiedispiegaatalfineunlavorodichirurgiaeigienemoralesulle coscienze individuali; le funzioni di welfare divengonostrumenti ed espressione di tale potere pastorale, così come ildibattito – e le politiche – sull’integrazione dei migrantirappresentanounaspiadellacrucialitàditaledimensione.

Le bande giovanili, come altri fenomeni che rinvianoall’insubordinazionedelle classi subalterne, inqualitàdi sintomidi un deficit di integrazione assurgono a bersaglio di dispositiviistituzionalichemiranoallaproduzioneediffusionediquelloche,parafrasandoFoucault,chiamiamocapitalepastorale:lacapacita–accumulataedispiegatanelcampo–dicurare, igienizzare, ri-orientare, ri-educare e convertire soggetti pensati come nemicidella società. Nel linguaggio specifico degli attori della manosinistra dello Stato da noi osservati, normalizzare e dissociaresonoiterminirivelatoridelfunzionamentodelcapitalepastorale;detenere capitale pastorale significa allora aver le risorse e lecapacità per integrare le bande in qualche dispositivo morale-culturalepromossodalleistituzionie/ofavorirelafuoriuscitaeladispersionedeimembriditaligruppi.Cosìsiesprimeildirettoredel dipartimento di prevenzione del Comune di Barcellona,l’arteficeprincipale,dal2004al2010,della trasformazionedellebandeinassociazioniculturali:

AbbiamopropostoaiLatinKingseaiÑetas,iduegruppiprincipalia Barcellona, di trasformarsi in associazioni. Ci interessavastimolareallorointernoundibattitosuivalorigiuridicichestannodietro l’idea di una associazione riconosciuta: la democrazia,l’elezione dei dirigenti, la rappresentanza, l’eguaglianza uomo-donna.Pensavamocheildibattitodemocraticopotessenormalizzareilfunzionamentodiquestigruppi.(dicembre2011)

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Ilmezzoèilmessaggio:articolareunapedagogiamoralegrazieal coinvolgimento di questi gruppi informali in un progetto diistituzionalizzazione.Ildiscorsodellanormalizzazioneesprimelapretesa di limitare e correggere alcuni segni impropri pensaticomeappannaggioesclusivodellavitainbanda,ancheseingranparte costitutivi delle società contemporanee: la violenza comeformadirisoluzionedeiconflitti,ilmaschilismocometramadellerelazionidigenere,lamancanzadiproceduredemocratichenellaformazione delle decisioni. L’obiettivo di tali politiche diincorporazione consiste in una evaporazione delle bande,occultatadietroun’istanzadiriconoscimentoculturale.Continuacosìlanarrazionedelnostroinformatore:

Speravamochetrasformandosiinassociazione,lebande,nelgirodi5anni,scomparisserocomegruppospecifico,ancheperchéibisognicheesprimevanoeranoglistessidiqualunquealtrogruppogiovanilediclassepopolare.Stavanogenerandounlivelloditensionesocialechenonpotevamoaccettare,nelle scuole,nello spaziopubblico,neicentrigiovanili.Alcuniprofessoriiniziavanoachiederediinstallaremetal detector nelle scuole e vigilanza di polizia all’entrata. Lanostra strategia? Mobilitazione comunitaria e controllo,cambiamentiinternialleorganizzazioni,accessoadalternativeperimembri. In breve, farli apparire per farli scomparire….le due coseandavano di pari passo nella nostra strategia. Il processo diriconoscimento era strumentale. Noi volevamo che scomparissero,chesiconfondesseronellasocietàcatalana.(dicembre2011)

In tal senso si intendeva promuovere un atto di conversionenon solo materiale (attraverso uno statuto associativo), masoprattutto simbolico, quasi un’espiazione laica. La conversionedovevaprodurreundistanziamentocriticoinrelazioneaciòchelebande erano pensate essere, così comeuna consacrazione di ciòche sarebbero potute divenire grazie all’intervento della manosinistra dello Stato: meno violente, più democratiche, menomaschiliste,globalmentepiùcivili.Sitrattavainuncertomododicostituire un esempio e un referente di efficacia per eliminare

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dallospaziosociale,attraversol’incorporazioneelari-educazione,un soggetto-problematico, lasciando al tempo stesso i soggettinon-sanabili (e non disponibili ad integrarsi) all’operato dellamano destra dello Stato; in effetti per un lungo periodo, dallacostituzione delle bande in associazioni sino all’inizio dellapresente etnografia, lapolizia catalana e gli attori egemonicinelsistema penale e legale a livello di Comunità autonoma,sostenevano apertamente la logica di incusione civica di questigruppi(QueiroloPalmas2014b)declinando inmodospecifico larilevanza del capitale guerriero nella strutturazione del campo,facendo prevalere una visione e una prassi in termini dimediazionedeiconflittieriduzionedeldanno,piuttostocheunafondatasullatolleranzazeroelapenalizzazionedellebande.

Inoltre, lanormalizzazione,comestrategiae logicadicampo,correva parallela a dispositivi più estesi di gestione urbana,ispirati alla filosofia amministrativa del civismo: la ricerca daparte delle classi dominanti di un nuovo igienismo sociale,espressionedeldesideriodiunospaziourbanotrasformatoinunparco tematico, impregnato di buona educazione e da cui sievacua ogni segno sporco di disuguaglianza sociale (Delgado2007).

Lapoliticadiconvertire lebande inassociazioni formalièunriflessoeun’applicazionenondichiaratadiqueltipodi ideologiaistituzionale:l’obiettivoècivilizzarelecondottedisoggettipensaticome barbari e primitivi urbani, incorniciandole dentro unapanoplia di statuti, norme e protocolli. Un’importanteassociazione di migranti latino-americani viene incaricata diattivare e gestire tale opera di pedagogia e normalizzazione:laboratori sulle relazioni di genere e sulla sessualità, corsi diformazione nel campo dell’arte, della musica e dellacomunicazione sociale,workshops sulla gestione delle struttureassociative e cooperative, attività di promozione dell’attivitàsportivainspaziregolatidall’amministrazionepubblicainizianoapunteggiare la vita delle bande, soggetti il cui unico riferimento

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istituzionaleerastatosinoadallorailcarcereolapolizia.Nell’agire e nel pensiero istituzionale, progressivamente, la

dimensionecollettivadellabandadiventaunpesodicuiimembrisi devono liberare, e la dissociazione una condizione perun’incorporazione di successo nella società catalana. Cosìprosegue uno dei dirigenti dell’associazione incaricata deltrattamentosocialedellebande:

Le bande sono organizzate, hanno uno spirito di corpo, un certosenso di militanza, un’ideologia. All’inizio volevamo lavorare suicontenuti, non sulla forma. Pensavamo di canalizzare il cambiodentroquella forma,ma erauna fantasia.Le strutturedel grupponon si possono affrontare in maniera diretta. Dovevamo ottenerecheciaprissero lementi e i cuori: iprogettiartistici sonoservitiaquesto.Senonhannoalternativequestiragazzi,optanoperciòcheoffre il primo malvivente di strada. (…) Io dicevo loro che secontinuavanoadireingirocheeranodellabandaX…..ilpadredellafidanzata li mandava via di casa, al lavoro li licenziavano, dallascuolaliespellevanoeallafinearrivavalapoliziaelisbattevanoincarcere.Quindidovestalaconvenienza?(maggio2012)

Anche il linguaggio rivela il funzionamento e le logiche delcampo. Il presidente della medesima associazione, al fine diperorarelacausadiuntrattamentosocialedellebande,utilizzainmodoricorrenteleseguentiespressionidurantelacerimoniadellapoliziacatalanaperlacelebrazionedel“GiornoInternazionaledelMigrante”:

[…]essereponte;conquistare lanormalità;gestire igiovani latini;essere ilpuntodiaccessoallanormalitàperquestigiovanicheorahanno figli catalani; offrire loro un ruolo più interessante chebivaccareinunapiazza;garantirelasicurezzadeglispazipubblici;ilnostroobiettivocomeassociazioneèsparire,perchéquestovorràdirecheabbiamonormalizzatoigiovani;vogliamoessereanchenoipartedell’Amministrazionecatalana;ilgiornodellanormalitàsaràquelloincuiavremounpoliziottodicolore,ungiornalistadicolore,un funzionario pubblico di colore; nel 2000 la nostra associazione

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solosioccupavadipraticheperglistranieri,adessosiamounaveraentità catalana. (Giorno Internazionale del Migrante, 18 dicembre2011,Saladellecerimonie,DipartimentodegliInterni,Barcellona)

Talitropos articolanounamiscela interessante,e interessata,di assimilazionismo e multiculturalismo, inni alla filosofia delcivismo e rivendicazione soft di maggiori spazi nellaesternalizzazione delle politiche pubbliche di integrazione.Pastorialità e colonialità si confermano reciprocamente: altrigruppi giovanili informali, afferenti al campo delle sottocultureesteticheepolitichedeinativi–punks,skins,epiùrecentementemovimentisocialicomegliindignati,gliindipendentisticatalanioglioccupantidicase–nonsonooggettodapartedelleistituzionidiunsimiledesiderionormalizzatore.Nel lorocaso,siriconoscel’effervescenzasocialedicuisonoespressione,e/olaconflittualitàche esprimonodi fronte all’ordine costitutivo, senza esigere unaregolarizzazione dell’esistenza fatta di statuti, atti formali ecerimonie pubbliche di consacrazione. La politica dellanormalizzazione evoca pertanto, come scommessa ed effetto dicampo, una conversione del capitale pastorale in capitalesimbolico: sedimentare fra i giovani delle bande, per lo più dioriginemigrante, una trasformazionemorale e culturale, dandovaloreaqueigestidi integrazioneesottomissioneairitualidellasocietàdiarrivo.

Potremmo immaginare tale logica di campo come unesperimento pedagogico e coloniale, che offusca il caratterestrutturale della stigmatizzazione di un gruppo subalterno e neenfatizza la disabilità culturale (Delgado 2010): re-integrarli, alfine di sanarne l’incivismo, significa assumerli come individui,generareprocessididissociazionerispettoalleloroappartenenzedibanda,lecomunitàimmaginatedalorocreate(Anderson1996),perinserirlinellecomunitàimmaginariecreateefrequentatedainativi.

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3.Crisi,autonomia,resistenzeAfine2011,quandoinizialanostraricercaetnografica,lapoliticadi normalizzazione si conclude, sia per un cambiamento deirapporti politici e istituzionali, essendo lo Stato, il meta-camposotto cui ricade lo specifico campoburocraticodi funzionari chequiosserviamo,siaperilprocederedellacrisi,itagliallepolitichesocialie ilcambiamentodelleprioritàdispesa,sia infineperundeficit di adesione alla normalizzazione. La conversione dellebande in associazioni riconosciute doveva essere la prova e ilsegnodelsuccessoditalipolicies.Sitrattavadiinserireimembriin un contenitore (l’associazione), svuotare il contenitoreprecedente(labanda),darevalorealprimoesvalutareilsecondo,forma inopportunaperstarenellasocietàcatalana;aimembrisirichiedevadi essere attivi nel primo contenitore e di disattivarsinel secondo. Come ci dirà un funzionario del Comune diBarcellona,l’esitosaràdistinto:

Noiabbiamocercatodifavorirel’autonomiadeigruppi.Mainquesti8 anni non c’è stato un solo progetto autonomo delle bande-associazioni.Abbiamoconsolidatoungruppodipendente,incapacedigenerareprogettipropri.(dicembre2011).

Eppure, questamancanza di attivismo può essere letta comeun indicatore di autonomia e resistenza al trattamentoistituzionale di conversione; di fatto, come gli stessi funzionariintervistati riconoscono, gran parte dei soggetti di questa scenagiovanile non entra a far parte delle associazioni riconosciute emantiene ladimensione informaledellasocialitàdistrada.Nellatrascrizioneseguente,ileadersdeigruppicheavevanoaccettatoditrasformarsi in associazione, alcuni educatori e funzionaripubblicidellamanosinistradelloStatoragionanosullasituazionepresente, una volta concluso il ciclo della politica dinormalizzazione:

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Educatore: Il problema è che voi fate paura agli abitanti deiquartieri…LeadergruppoX:Èpienodidelinquenti incravattacomevoi.Ciavetechiestoditrasformarciinassociazioneequestopernoièstatoundanno.Anzi,setipresenticonilnomedelgruppo,nontidannoproprio nulla, neanche ci fanno entrare nei vostri centri giovanili,altrochesovvenzioni.Funzionario: Non vi chiediamo più di essere associazione. Peròdovete dimostrarci di abbandonare la violenza come forma dirisoluzionedeiconflitti.LeadergruppoY:Èbuonochidà,nonchipromette.Ilnarcodà,ilpoliticopromette.Labandapiùgrandedelmondo?IlGoverno.Voicosacidate?Funzionario: Tempo al tempo, prima bisogna parlare econcordarelecose..LeadergruppoZ:Mene voglio andaredaquestopaese.Non c’èpiù nulla. Qualcuno di voi, che state nella politica,mi può aiutareconunlavoro?Assistentesociale:Hairagione,chepossodireoraionellacrisiaungiovanechevienedame?Chestudi?Chelavori?Chepossooffrireiocomeserviziosociale?Leader gruppo F:Niente, lo sappiamo già. E comunque, siamotornati al 2004. Noi facciamo il vostro lavoro, quello dellamediazionedeiconflittifraigruppiinstrada,manessunocipaga;io lavoro come cameriere e il mio compagno come operaio almercatodellafrutta.LeadergruppoZ:Possiamocombattercio restare calmi. Andarein carcere o progredire.Ma siamonoi che dobbiamodecidere.Voieducatori, funzionari, politici… ma che state facendo? È la primavoltachevivedo.Voletemediareiconflittifraigruppi,marimanetechiusi negli uffici. Quelli che hanno il potere vogliono che ciammazziamofranoi,giovani,stranieri,senzalavoro.Nonsietevoichepoteterisolveteiproblemi.LeadergruppoX:Lanostrapriorità adesso è il lavoro.Ci aveteingannato,ciaveterubato.Nonvogliamonulladalleistituzioni.Fradueanni tantosaremo tutti senza lavoroedocumenti.Vi siete soloapprofittatidinoi».(Barcellona,maggio,2013)

La pastoralità perduta della mano sinistra della Stato, cosìcome l’inerziadeldiscorsomoralizzatore, sonopercertiversiun

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riflessodiquellacheYoung(2007)hachiamatobulimic society,un luogo in cui le pretese di inclusione culturale sonoaccompagnate, falsificate, da processi radicali di esclusionestrutturale.

Rispettoallatramadirelazionisocialidella logicaprecedentedel campo, non rimane né la fiducia, né una progettualitàcondivisa.Imembrideigruppirifuggonolacondizionediclientierivendicano la loro collocazione in uno spazio-tempo parallelo(Restrepo2007)rispettoaquellooccupatodallepolitichesocialiegiovanili; la sfiducianei confrontidi tutto ciò che è istituzionalerinvia al rifiuto di un potere pastorale che, umiliandosimbolicamente e non distribuendo ormai né risorse néopportunità,nonriescepiùapretenderelegittimitàeconsenso.

Perigiovanicheabbiamoincontratonelcorsodell’etnografia,stare nella scena delle bande significa ottenere stima, rispetto,riconoscimentonellecerchiesocialidiriferimento.Esserneparteregalaa soggettimarginali risorsee capitali convertibili fra loro,affiniaquellichegliattoriistituzionaliricercano,esicontendono,nel trattare le bande come clienti di un campo burocratico:capitale sociale, relazioni per far fronte alla solitudine eall’ostracismo e costituirsi in gruppo; capitale simbolico,riconoscimentoevisibilità;capitaleguerriero,forza,protezioneeonore nella strada come luogo di confronto e gerarchizzazione(Sauvadet 2006); capitale pastorale, orientamento e sostegnomoraledapartedelgruppo;capitale culturale, ovvero schemidivisione e di rappresentazione autonoma. La pastoralitàistituzionaleèinfondolanegazionediundispiegarsiautonomodiquesti capitali e delle lotte per questi capitali, nella scena dellebande, proprio perché pretende di normalizzare e invisibilizzaregruppiesocialitàgiovanilichericercanoesattamenteilcontrario:passare da una condizione di invisibilità ad una di visibilità, daesserenessunoadesserequalcuno.

Dal 2011 in poi, il nuovo discorso egemonico, politico emediatico, invita a superare “il buonismo che sovvenziona le

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bande”; le associazioni legalizzate sono effimere e svuotate diqualsiasi rilevanza pubblica, mentre nuovi e vecchi gruppigiovanili popolano le strade – e gli immaginari della gioventùmeticcia e di classe popolare – al di fuori di ogni trattamentoistituzionale che non sia quello di polizia. Gli attori dellamanosinistra dello Stato che intervenivano sulle e con le bande-associazioni attraverso l’arte, la cultura, la comunicazione,praticandounapoliticadimediazionedeiconflittiedi riduzionedel danno, hanno sgomberato il campo e ciò che resta sono idispositivi classici, in parte inerziali, di etichettamento ad operadei servizi sociali. La schedatura amministrativa dei casisostituiscelaproduzionediunaconoscenzadellageografiasocialedellebandeattraversolarelazionecostantefraleadersdeigruppie funzionari pubblici. I servizi sociali, le scuole, i distrettieducativi producono, ad esempio, protocolli di intesa al fine dicensire i membri delle bande[8]; come ci racconta unafunzionaria di un distretto sociale in un quartiere popolare diBarcellona:

Facevamoschedesuschede,manonerachiarochefarepoiconicasidiquesteschede,coniragazzieleragazzecheclassificavamocomemembri di bande.Quelli che comandano non simettono d’accordoneanchesucomechiamareciòchecidiconodischedare:sonobande,sono NGJOV[9], sono criminali, sono devianti, sono associazioniculturali?E chedobbiamo farepoiunavolta schedati: farli uscire,prevenire, riconoscerli, dare risorse, passarli alla polizia….perchéqui ognuno fa quello che vuole. Si mettano d’accordo e noiprocediamo(dicembre2012).

Nelleintervisterealizzate,nonostantelosforzodicostruireunarchivio di casi, risultano evidenti l’indeterminatezza sul tipo ditrattamentosocialedaimpartire,maancheunapunteggiaturadiresistenze,piùomenoocculte,fraifunzionaridellamanosinistradelloStatoallavisibilizzazioneamministrativadellebande[10].

In breve, una specifica articolazione di capitale pastorale (la

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capacitàaccumulataepermanentementere-iteratadiri-educareericonvertirneimembri)ecapitalesociale(lacapacitàdientrareinrelazionedialogica con lebandee le loro leadership, rendendoleclienti del campo), su cui si fonda l’egemonia delle strategie dinormalizzazione,perdevalorenelladefinizionedegliattori–delleposizioniepresediposizione–dominanti.Progressivamente,ciòcheiniziaacontarenelcampoèlacapacitàdiaccumularecapitaleguerriero(QueiroloPalmas2014b):eliminarelebande,carcerareilcriminegiovanileedespelleregliillegali.Successiveoperazioni-spettacolo di polizia, dal 2013 in poi, mieteranno centinaia diarresti e deportazioni contro giovani accusati di far parte diassociazioni considerate non più culturali ma esclusivamentecriminali. Eppure, nonostante i desideri istituzionali diespulsione, eliminazione o incorporazione, la persistenza dellebandecomeformedisocialitàgiovanilerivelainfondochenonsitrattadiunprodottodi importazione,madiunesito locale,unafabbricazione materiale e simbolica attraverso cui la società diarrivometabolizzailsuoincontroconlaposteritàinopportunadeigiovanidioriginemigrante.

Talerotturadelladoxa,attraversocuiècoltoilfenomenodellebande cosí come la sua produzione istituzionale, si è potutasviluppare attraverso un incrocio permanente fra pratica-esperienza etnografica e l’uso di quei concetti chiave – inparticolarecapitalee campo–checompongono lacassettadegliattrezzidellateoriabourdeusiana.

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[1] Luca Queirolo Palmas, Università di Genova, [email protected]. Leriflessioni e i materiali di questo contributo nascono dalla direzione di unprogettoeuropeodiricerca(YOUGANG:GangsPolicies:YouthandMigrationin Local Contexts,Marie Curie Intra European Fellowship – 7th EuropeanCommunity Framework Programme, 2011-2013). Per risultati globali emetodidellaricerca,cfr.QueiroloPalmas(2015a,2015b).Nelprimoanno,laricercal’etnografiasièconcentratasull’osservazionepartecipanteindifferenticontesti istituzionali (comitati per l’ordine pubblico e gruppi di lavoroincaricatidielaborarepolitichesocialisulfenomeno);ilsecondoannoèstatodedicato alla produzione di una etnografia visuale con giovani appartenentialle bande, orientata alla produzione di un film (Buscando Respeto). Larealizzazionedi un’opera visuale hapermessoun’esperienza etnografica piùprofonda legata ad un fare comune con soggetti subalterni; su questospecificousodellasociologiavisualesivedaStagieQueiroloPalmas(2015).[2]Laparolabandanoncorrispondeallinguaggiodeigiovanimembriditaligruppi, che preferiscono viceversa parlare di coro, gruppo, nazione,associazione,organizzazione, famiglia.Utilizzeremoanche il terminescenaper risaltare il carattere fluido, turbolentoedeterogeneodelleappartenenzedellesocialitàdistrada.Peruna letturabourdeusianadellebandecomestilidelleclassipopolari,sivedaMauger(2006).Segnalatiilimiti,d’orainpoiilterminebandaverràutilizzatosenzailformatocorsivo.[3]SecondoBourdieu(1994),uncampoburocraticoèunospaziodovediversiagenti governativi e non-governativi lottano per controllare una sfera dipratiche(nelnostrocaso,lepolicieseilpolicingsullebande,ovverolemisuredigestionesocialeedirepressionedelfenomeno)attraversolaproduzionedileggi, regolamenti, sovvenzioni,classificazioni, linguaggi.LoStatoè ilmeta-campochesisovvrapponeatalecampoburocraticoespecializzato,definendodirettrici,prioritàerisorseassegnate.[4]NelcorsodelprimoannodiricercasonostatoinvitatodalDipartimentodell’InternodellaGeneralitatdiCatalunyaadassisterealleriunionimensilidi

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uncomitatoadhocsulfenomenodellebande;inquestasedesiriunivanotuttiiprincipaliattoricheagivanosulcampodistudio,siasulversantesocialechesuquelopenale-repressivo.Grazie,inoltre,all’incaricodiundipartimentodipolitichesocialidelComunediBarcellona,hopotutoesplorareneidettagliilfunzionamento di alcuni segmenti della macchina amministrativo-politica,intessendo relazioni congli alti funzionaridei servizi sociali edellepoltichegiovanilisulterritorio.[5] I funzionari del campo burocratico, che qui osserviamo, hanno comerisorsacomuneecontesa,che licostruisce inqualitàdiattori, lacapacitàdirendere visibile all’amministrazione e alle relative policies i giovaniappartenentiataligruppiinformalidistrada:ovveroprodurredeilegami–didiversosegnoe,quindi,attribuendounacurvaturadistintaalcapitalesocialerilevante–capacidispingereeteneredentroilcampoimembrideigruppi,trasformandolicosìinclientididifferentidispositividitrattamento,sianoessisocialiopenali.Inbreve,ilvolumedicapitalesocialediogniagenteinquestocampodipende“dell’estensionedellaretedirelazionichepuóeffettivamentemobilitare”(Bourdieu1980:2),conglialtriagentiistituzionalimaancheconimembrieleaderdellebandeinqualitàdiclienti.[6]Normalizzazioneèlaparolautilizzatadamoltideinostriinformatoriperindicare una politica di integrazione e conversione rivolta aimembri dellebande.[7]Comecidiràunaltofunzionariodellepolitichediprevenzionesociale,“chipaga, comanda”, segnalandoci in modo chiaro il rapporto fra la politica equestotipodiassociazionismo.[8]Inpartesonoancheprotocollidiinfamia;comequellooperantedal2011che ingiunge alle scuole catalane di segnalare alla polizia e all’autoritàgiudiziariaisospettidiappartenereallebande(QueiroloPalmas2014a).[9] Acronimo utilizzato dalla polizia catalana per definire il fenomeno intermininonetnici:nuovigruppigiovaniliviolentiedorganizzati.[10] Centri giovanili pubblici e scuole non amano essere classificati comeluoghidipresenzadibande.Inparteperchélerisorsedicuidispongonoeilprocederetranquillodelloroagiredipendonodaunaclientelanativadiclassemedia; i direttori di scuole e centri, nonostante gli intentidell’Amministrazione, negano l’accesso ai giovani delle bande o cercano diinvisibilizzarnelepresenze.Spesso,ipresidineiquartieripopolarisirifiutanodi applicare i protocolli di denuncia e di delazione predisposti dalla poliziacatalanaedall’amministrazionescolastica.

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Uominiinmovimento.Attidiistituzionedellamaschilitàadultanella

diasporabangladesediFrancescoDellaPuppa[1]

1.IntroduzioneIl contributo, frutto di una più ampia ricerca (Della Puppa,2014a), indaga le trasformazionidellamaschilitàe ilprocessodiistituzione della vita adulta degli uomini immigrati dalBangladesh all’Italia[2] e residenti in una periferia industrialeveneta.

Si è cercato di approfondire la multidimensionalità delletraiettoriedeimigrantibangladesie lapluralitàdelle transizionimaschili alla vita adulta. Si è tentato, cioè, di rispondere alleseguentidomandediricerca:comelemolteplicimodalitàincuilacostruzioneprocessualedell’identitàadultamaschile si iscrivononel percorso migratorio e, al tempo stesso, come il percorsomigratoriocontribuisceal lorodipanarsi?Qualisonoisignificatideglieventiistitutivicheprendonoformanelpercorsomigratoriodeibangladesi in Italiaedei loro familiaridigeneremaschile inBangladesh? Quali lemodalità istitutive e (ri)produttive di talieventielaportatadistintivacheessiveicolano?

Tali traiettorie non sono state considerate come biografiecostituitedalsusseguirsilinearedieventi,macomel’intersezionedipiazzamenti,spostamentietattichenellospaziosociale.Essesicostruirebbero, cioè, nell’insieme delle relazioni tra agenti che,nello stesso campo, si confrontano con un comune orizzonte dipossibilità (Bourdieu, 1994). Il costrutto di traiettoria, dunque,

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indica ilmovimentoe l’agency degli attori in uno spazio socialestrutturato e strutturante, entro il quale sono date e mutanodiverse forme di capitale, si costruiscono habitus, si delineanoaspettative,siriproduconopossibilità(Ibidem).

Ilpercorsodicostruzionedellavitaadultamaschileeglisnodiesperienziali che lo accompagnano e lo determinano sono statiosservatiinquantoattidiistituzione(Bourdieu,1982;1988):attiritualiattraversoiqualiun’autoritàrivestediunnuovostatusunsoggettomeritevole secondo i criteri stabiliti dall’autorità stessa.Inquestosensoiritiistitutivisonounostrumentodireiterazionedell’ordine simbolico e della gerarchia sociale. Il camminoistitutivodeimigranti bangladesi sarebbe contrassegnatodaattistrategici di senso pratico (Bourdieu, 1972a; 1994) in continuatensione tra il Paese di origine, quello di destinazione e glieventuali nuovi poli della migrazione. Eventi istitutivi chevengono elaborati e modellati dinamicamente in base allecontingenzecontestuali,allacollocazionesocialedegliattori,aglihabitus sedimentati delle loro famiglie (Bourdieu, 1972a; 1972b;1988;BourdieueLamaison,1986).

Tali atti istitutivi si configurano come un costrutto sociale abase materiale che incorpora dialettiche e violenze simboliche(Bourdieu, 1998), rapporti di dominio ambivalenti e pratichesocialiinuncampoinevitabilmenteconflittuale(Bourdieu,1972a,1988;BourdieueLamaison,1986).

Essi non implicano un mero passaggio temporale(dall’infanzia all’età adulta, ad es., così come apparentementepermetterebbe un rituale come quello della circoncisione), maagisconounaseparazione più profonda; distinguendonon tantocoloro che lo hanno subito da coloro che non lo hanno ancorasubito,quantochièosarànellecondizionidipoterlosubiredachinonpotràmai e innessunmodosubirlo (riprendendo l’es.dellacirconcisione,gliuominidalledonne)(Bourdieu,1982;1988).

Essi, inoltre, sarebbero portatori di un’effettualità simbolica,intervenendo sul reale attraverso le sue rappresentazioni. La

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consacrazione da loro agita, cioè, trasforma concretamente isoggetti istituiti: trasformala loroimmagineagliocchideglialtrie,diconseguenza,icomportamenticheglialtririserverannoloro;trasforma l’auto-percezione della persona istituita e, diconseguenza, le pratiche che sentirà di dover adottare perconformarsi a tale rappresentazione e per soddisfare le nuoveaspettative nei suoi confronti (Ibidem), mettendo in motoprocessidiauto-riflessivitàacquisitioinacquisizionerispettoallasuatraiettoria(Levinson,1978).

La ricerca ha previsto prolungati periodi di osservazionepartecipanteinItalia(quasidueanni)einBangladesh(oltreduemesi)elaraccoltadi74intervisteinprofonditàinentrambiipolidella migrazione. In Italia sono stati intervistati 25 uomini chehanno ricongiunto la moglie e 15 testimoni privilegiati, inBangladesh 19 familiari di genere maschile degli intervistati inItalia, 10 soggetti le cui famiglie sono state attraversate daesperienzedimigrazionee5testimoniprivilegiati.

2.UsciredalPaese,istituirsiuominiIl primo significativo passaggio consacrativo è individuato nella(e)migrazionedalPaesediorigine.Taleinvestimentononsarebbedettatoesclusivamentedafinieconomici,masarebbealimentatoda una pluralità di fattori: obblighi sociali, aspettative familiari,costruzioninormativedigenereemodalitàdi realizzazionenellasocietàdiorigine.

Sonoemerse,infatti,diverserappresentazionidellespinteallamigrazione intrecciate e sovrapposte tra loro: chi ha raccolto leresponsabilitàdiunmandatofamiliare,vedendonellamigrazioneuna strategia per far fronte alle difficoltà dell’aggregatodomestico; chi ha scelto di emigrare per riattivare la mobilitàsocialeascendentedicuihannogodutolegenerazioniprecedenti;chi ha immaginato nel mondo al di fuori del Bangladesh uncontesto moderno e cosmopolita in cui fare esperienze (Priori,2012). Il filo rosso cheunisce tutte lenarrazioni è costituitodal

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potere istitutivo attribuito all’“uscita dal Paese”. La migrazionediventa,infatti,unviaggionecessario,unaprovadaaffrontareperessereguardaticonocchidiversi,eilbidesh[3]costituisceilluogoin cui si diventa adulti, si supera l’esame della vita vera, sidimostra di saper portare il peso delle responsabilità familiari edelle ambizioni individuali (Sayad, 1999). Tale esperienza èdescrittainquestiterminidadiversiprobashi[4]:

I leave my country because I wanted to be someone, I wanted toestablishmy life totallywithmy trying.What is the aim of everyman?Ijustwantedtoestablishmylife.[…]Ihadthedesiretobeasuccessaman,tobeinagoodposition.Idon’thavethedesiretobetoorich;Ijusthavethedesiretobeasuccessmanfrommyownandnotfrommymotherandfather[5].(Aziz)[6]

L’esperienzamigratoriatracciaunospartiacquenellabiografiaindividualedeiprobashi,distinguechiscegliediemigraredachirimaneinpatria.Tenendopresenteladeclinazionedigenerechecaratterizza la migrazione dal Bangladesh all’Europa (in cui ilmembro primomigrante è nella pressoché totalità dei casi unuomo), emerge tuttavia come questa operi soprattutto unaseparazionefrailgruppodicoloroacuièpermessa(orichiesta)–gliuomini–eilgruppodicoloroacuitaleesperienzaènegata–le donne. Ciò inserisce l’esperienza migratoria in un più ampioprocessodiconsacrazione(ri)produzionedeiconfinidigenere.

3.Dal«bidesh»al«bashorghor»[7]Neiprimiannidell’esperienzamigratoria,latrasformazionedellostatus amministrativo di “irregolare” in quella di “regolare”,l’ottenimentodiunpermessodisoggiorno,oltrearappresentareun elemento didistinzione, permette ai migranti di compiere ilprimo rientro in patria che, a sua volta, consente loro diconfermareunaprimatrasformazionedellaloroidentitàsocialeedigenere.

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Alprimo“ritornoacasa”imigrantipossonomettereinscenailloro successo e ostentare il riconoscimento ottenuto nel bidesh,incorporatoneldocumentodisoggiorno.

Ciò comporta un avanzamento nell’ingresso nell’età adulta erende possibili altri eventi istitutivi. I migranti possono, ora,affacciarsialmercatomatrimonialenellasocietàdiorigine,dovehannoacquisitocredenzialisocialiecapitalesimbolico–misuraevariabiledellealtreformedicapitale.

Il matrimonio costituisce un ulteriore evento istitutivo.Sposandosi[8], essi assumono la responsabilità di una famiglia“propria”ediunamoglieche,inquantosimboloilcuisignificatoè costituito al di fuori di essa (Bourdieu, 1998), rappresental’onoredelneo-marito–edeisuoifamiliaridigeneremaschile.

Ilsignificatoistitutivodelmatrimoniosipalesaconparticolarechiarezzanelfattochealcuniscelgonodisposarsinonostanteciònon comporti significativi cambiamenti nella loro routinequotidianainEuropa–doverisiedono–enonsegnil’iniziodellaconvivenza coniugale. È il caso del matrimonio telefonico diRabon:

Itisadifferentstory!IwasnotinBangladeshIwasinbideshandIgetmarryby telephone.Shewas inBangladesh so Igotmarrybytelephone. […] Iwas inHolland, therewere testimoni, ten personsmore or less, ten amici del Bangladesh, anche due o tre fromPakistan,dueotrefromSomalia.(Rabon)

Tale rituale istitutivo costituisce il prodotto di una strategiacollettivachesi inseriscenellastoriamatrimonialedellafamigliaestesaeche,asuavolta,contribuisceadeterminarla,orientandole successive traiettorie matrimoniali dei suoi componenti; unoscambioconsumatonell’interessedi tutto ilgruppoe incuiognifamiliare ricoprirebbe un proprio ruolo al momento opportuno(Bourdieu,1972a;1972b;BourdieueLamaison,1986).

Nello scambio matrimoniale e, soprattutto, nellacontrattazionetralefamigliedeicandidatisposicheloprecedono,

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sipuòinnescareunmeccanismodireciprochecompensazioniperil quale l’assenza (o la scarsità) di un determinato capitale puòessere sopperita con l’abbondanza di un altro bene:l’appartenenza a una classe privilegiata può controbilanciarel’indisponibilità di un’origine blasonata; un ingente capitaleeconomico può compensare lo scarso capitale simbolico… InquestameccanismocompensativotrovanospaziolacondizionediemigratoinEuropae,entrocertilimiti,ilpalloredellapelledellafutura sposa, canonedi bellezza di retaggio coloniale emetrodimisuradellostatussocialedelsuogruppofamiliare.

Ecco,quindi,chestrategiematrimonialiestrategiemigratoriepossono intersecarsi e influenzarsi tra loro nel quadro di unatensioneversouna traiettoriadi successopersèeper lapropriafamiglia.

Unavarietàdielementisembrerebbediversificarelemodalitàsecondo le quali tali strategie prendono forma e i risultati chepermettono di ottenere: il posizionamento generazionale deglisposi; i percorsi migratori dei celibi; lo status sociale, ledisponibilitàmaterialielastoriamatrimonialedellelorofamiglie;gli habitus matrimoniali di tutti gli attori implicati (Bourdieu1972a;1972b;1979).

Il mutamento degli stili matrimoniali e lo spostamento del“polodipotere[9]”dellacombinazionedalla famigliaainubendi(Bourdieu,1979)prendonoformainBangladeshsoprattuttotraleclassi medie, parallelamente al susseguirsi generazionale. Lagenerazione dei padri e quella dei figli, infatti, essendo statesocializzate in momenti storici diversi (che hanno prodottohabitus matrimoniali specifici), contrappongono disposizioniconiugali prodotti secondo diversi modi di generazione(Bourdieu, 1972a, 1972b), in condizioni sociali che impongonodiversedefinizionidipensabileeimpensabile,comeemergerebbedalleparolediKhan:

Atthattimewehadnooptions:whattheparentssaidwasfine.My

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fatherwastheguardianofthemainfamily,tocontrol–“You’reoldenoughyouhavetogetmarry,we’re lookingforyourmarriage”–and to see the girl. You see the girl, you chose the girl and thenmarriage will be settled. It was always like that. But nowadaysthings change,nowadayswhatparents thinkor say is: “Son:haveyougotanychoice?Pleasetellme”,butinourtimewecannotchoseourchoice,ourchoicewasn’t themainchoice,but thechoiceofmyparents.(Khan)

Il matrimonio, quindi, può essere combinato da attoridifferenti che possono sancire un’unione tra due coniugi che sisonoincontratisoloinpocheoccasioniochesiconosconogiàdatempoe/ogiàcondividonounarelazionesentimentale.

Emerge, così, una molteplicità di modelli e traiettoriematrimoniali.Alcunisisonoadeguatialledecisionideifamiliari–interiorizzando una pratica matrimoniale rappresentata come“tradizionale” e palesando un processo di «individuazionedell’habitusaoperadiunaltrohabitus»(Bourdieu,1972a;trad.it.2003: 249); altri hanno compartecipato alla combinazione,negoziandone le modalità e l’esito finale; altri ancora hannochiesto alla famiglia di accettare e legittimare una relazioneinformalepreesistente.

4.Ricongiungere,ricongiungersiRicongiungendosi allamoglie, gli immigrati si emancipanodallacondizione di mera forza-lavoro temporanea e provvisoria eintraprendono la costruzione di un progetto di vita quanto piùpossibile stabile, affermando le loro istanze emozionali,riproduttive, corporee. Così le parole di alcuni primomigrantiricongiungenti:

Mylife,beforewasdifferent:Iwasalonehere.Icouldn’tseethem,Icouldn’tspeakwithmywife…ifthefamilyislongdistancefromyouit is not good for human being. At the time Iwas unhappy, I hadmental frustration. “Whenshewill comehere?Whenshewill come

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here?”[…]Somanytensionsinmymind.(Mukul)

ThatmywifeisinBangladesheioquadasoloeinunannosolounmeseandarealPaese.Chevitaè!?Nonèvita.[…]Maritoqua,semprelavoro,mandasoldilorolà,beivestiti,mangiareeviverebeneeioquaefarecosì[mimal’attomasturbatoriomaschile]emoglieconfiglioinBangladesh, questanon è vita!Adesso che sonoqua anche conmiamoglie… I’m satisfied, because they’re always in front ofme, I cansee them,mental satisfactionand I canpass timewithmywife, itmakesthedifference.(Hassad)

Il ricongiungimento familiare si configurerebbe come unprisma polisemico a seconda del posizionamento di genere egenerazionedegliattori ingioco,mettendo in luce loscarto fra ivissuti e gli sguardi di uomini e donne. Se, per gli uominiprimomigranti, tale ricongiungimento permette di ritrovare unacomponenteimportantedelpropriouniversoaffettivo,agendodaantidotocontrolasofferenzaelasolitudinedellamigrazione;perle donne ricongiunte, si può configurare come condanna adabbandonarelapropriareterelazionale,asubireildeclassamentodella migrazione sud-nord – che le trasforma da figlie dellamiddle-upperclassinBangladeshacasalinghesposateconoperaigenerici inItalia–eadoveraccettareuncontestodivitaspessodeludente. Se, per i mariti, la sfera domestica rappresenta ilcentrodegliaffetti,lospazioprivilegiatodovericrearsieritrovareparte della propria dimensione familiare, per le mogli, puòrivelarsiunaprigionepiùomenodorataeunluogodisolitudine.Aciòsisommanolecostruzioniculturalinormativechelimitanola mobilità femminile e la presenza delle donne negli spazipubblici, talvolta nel Paese di immigrazione ancor più che inquellodiorigine.Sonoleparoledeglistessimaritiricongiungentiailluminarequesteambivalenze:

Whenshecame,firsttwoyearsshedidn’twanttostayhere,sheusedtotellme:“SendmeinBangladesh,sendmeback!”Iwastryingtoletherunderstand:“IfIneedmoneytoliveIhavetoworkhere.Soif

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Ihavetoworkandtolivehere,youwillstaythere”So,littlebylittle,shebecome tounderstand. […]ShemissedBangladesh toomuch; Ithinkmorethanme,everytimeshewastelling:“Sendmeback,sendmeback”.Thisisthesituation.(Jahan)

InBangladeshshe livedone typeof life,but in Italyshehas to liveanotherone:husbandworksallday, in theeveninghecomesbackhome and he’s too much tired, after dinner he go to bed and thewomanfeel frustrate.Frustration,becausehertime is justpassing,she feelsproblemtopassher timeuntilnightwhencomehusband,perhapsonehourtheymeeteachother,thanhusbandgotobedandwomennothingtodo.(Reevu)

Perimariti,essopaleserebbeilloro–talvoltainconsapevole–dominio maschile (Bourdieu, 1998); per le mogli, siconfigurerebbesiacomeunaformadiemancipazionedaldominiopatriarcale agito in Bangladesh dalla famiglia del suocero, siacome una forma di violenza simbolica (Ibidem) per unamigrazione non desiderata e un’esistenza insoddisfacente. Laviolenza simbolica si configura come una violenza agita daidominanti con il consenso interiorizzato degli stessi dominati eriprodotta attraverso l’imposizione di una precisa visione delmondo, delle categorie cognitive attraverso cui viene pensato ilrealeelastessaasimmetriatradominantiedominati(Ibidem).Ilricongiungimento(e,primadiesso,ilmatrimoniocombinatoconun probashi, premessa necessaria all’emigrazione della donna),infatti,puòessereconsideratouncostruttoacuicompartecipanotutti gli attori internamente alla famiglia, contribuendo così ariprodurrel’ordinepatriarcale:essoèdato-per-scontatodalprimomigrante, dalla ricongiunta, dalle loro famiglie. La coabitazionetra gli sposi e, soprattutto, l’accudimento del maritocostituirebbero un “destino naturale”. Altrettanto “naturale” einevitabile–senonobbligata–,quindi,sarebbelamigrazioneperil ricongiungimento delle donne sposate con un emigrato e, inquantotale,daloro“dolcemente”subitaeaccettata.

Alcontempo,però,comesi intuiscedalleparolediHassad, il

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ricongiungimento differenzia chi ha compiuto un’ulterioreconsacrazione – e può, ora, rappresentarsi come marito anchenella diaspora – da chi, pur essendo emigrato, è sposato“solamente”nelPaesediorigine:

Becausepeopletoldme:“Isgood,ifyouwanttobringyourfamilyisgood”.Iwaslatetoomuch,allothermyoldfriendsgiàportatolorofamigliaprimadime.Iosposatodaundicianni,arrivatadaseimesi.Altrepersone: sposatoe, subitodopo,due, treanni…nessunocomeme. […] Tutte lemogli sono arrivate, solomiamoglie non arrivata.[…] Tutte persone portato loro famiglia, anch’io devo portare mia!(Hassad)

Ilricongiungimentoseparagliimmigratichesonostaticapacidi raggiungere i parametri socio-materiali posti dalle politichemigratorie da coloro i quali non vi sono riusciti; ma illumina,soprattutto, l’implicita separazione fra chi è nelle condizioni dipoter ricongiungere – gli uomini adulti primomigranti – da chinonpuòfarlo–ledonneoibambini“left-behind”.

5.Padrinelladiaspora,cittadiniinEuropaAnalogamente agli atti istitutivi fino a qui individuati, anche ilricongiungimentoponelecondizioniperaltrisnodiconsacrativiea essi si concatena. L’inizio della vita coniugale dei migranti,infatti, è subito accompagnato dalla nascita dei figli o dalla loroattesa.

La genitorialità si configura come un evento consacrativo alcontempoindividualeecollettivo,attraversoilqualeilmigrantesiinserisce nella continuità generazionale della famiglia e lariproduce, rispondendo alle attese di ogni suo componente, maanche alle aspettative della collettività bangladese in Italia. CosìraccontaesiraccontaZaeed:

Doveiolavorocisonotantimieicolleghichenonhannofigli,lorononsonorespected.Lorononpensarealfuturo,aibambini.Ungiornoio

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morto,chipensaperme?Civuoleunafamiglia,unagenerazioneperfamiglia.È importante. […]Quando loromorti, le generazioni finitelà. Finito, stop generation. Io voglio che ci sono tante generation,perché se no ilmio sangue si ferma qua, si blocca. Ame piace cheva[da]avanti,tuttipensanocosì,quandononpensicosìlafamigliasiferma e non arriva alla next generation. È importante una nextgenerationperunuomo.(Zaeed)

Diventando padre l’immigrato deve conformarsi al nuovostatus acquisito, “vivere conformemente alla sua natura sociale”(Bourdieu1988:60)e farsicaricodinuoveresponsabilità.Tariqmetteinmostrailsusseguirsideglisnodibiograficie lacontinuaacquisizionedinuovistatus:

Iocambiato.Adesempio,ioandavofuoripiùspesso,misedevopiùalbar,bevevounpo’,chiacchieravoconamici.Quandosposatodovevodaretempoallamoglie.Dovevopensareperavanti.Comevivere.Poiavutobambino,ancoradipiùcambiatoancora:comeandareascuola,comeaiutareperimparare,comeaiutopercompiti.Ognivoltacambiatante cose. Prima che io non sposato un’altra cosa. Poi sposato e iodovevo pensare per due persone. Poi adesso bambino, poi un altrobambinoeancoraunpo’cambiato.Anchemiatestaunpo’cambiata.Automaticamente.Responsabilitàancoradipiù.(Tariq)

Tra le nuove responsabilità, oltre al soddisfacimento deibisognimaterialiedemozionalideifamiliari,c’èanchelagaranziadiunasolidastabilitàsocio-giuridica.

L’acquisizione della cittadinanza italiana e l’automatico suotrasferimento ai discendenti costituirebbero, così, un ulterioretraguardo per gli intervistati e il sigillo del loro successomigratorio. L’ottenimento del passaporto italiano, infatti, puòrappresentare l’epilogo positivo di un irto cammino distabilizzazione in Italia (Sayad, 1999) o, al contrario, è propriol’espletamento di quella che si configura come una formalitàburocratica. Un adempimento burocratico, ma al tempo stessofortemente istitutivo, strategicamente finalizzato a spalancare le

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porteaunanuovamobilitàgeograficachesiorientasolitamenteverso l’Europa anglofona. Acquisendo la cittadinanza italiana,infatti, essi diventano cittadini europei; il passaporto italianocostituisce, cioè, la chiave d’accesso allamobilità entro l’Unioneeuropea. Tale utilizzo strategicamente finalizzato dellacittadinanzaèdescrittolimpidamentedaiprobashiintervistati:

You know, now many people are getting the citizenship in Italy.WhentheygetItaliancitizenshipandpassport,theygotoEngland,because they don’t like to stay in Italy. Is not only for economicreason, but also for education for the future generation, for thechildren.[…]ButcitizenshipnotonlytogotoUK,butalsotostayinItaly,becauseifIamheresinceabouttwentyyears,mychildrenareborn in Italy, they don’t know about Bangladesh, mai vistoBangladesh,forseunavolta,luinonèmaistatolà.Soforher,forhim,isbetter tostayhere.Even if theydon’tgo toEngland,AmericaorGermania,isbetterforhim,forher,forthemtostayinItaly,notinBangladesh.Perquelloatuttalagentepiaceprenderelacittadinanzaitaliana.IfwegetItaliancitizenshipalsooursonsgetitandtheycanlive in Italywith all the rights. If they have not citizenship so it isalwaysinsicurezza.(Rabon)

Lanuova(e)migrazione,daunlato,puòcostituire,unaviaperriscattareledisillusioniattraversolarealizzazionedeifigli(DellaPuppa, 2014b) o una strategia di fronteggiamento delle criticitàcontingenti – la crisi economica in primis; dall’altro, come nelcaso di Mahmudul, può rappresentare una “sconfitta” neiconfronti della moglie che, individuando nel marito ilresponsabile di una vita insoddisfacente ai bordi di una grigiaperiferiaindustriale,gliimponeiltrasferimentooltremanica:

Io voglio restare qua, però lei dice che devo andare lì con tuttafamiglia. Guarda: io adesso ho lavoro, tranquillità, tutto quanto,invece, lì non so cosa devo fare. Io quaho unposto di lavoro fisso,tuttimiconoscebene,sonoconosciutonellamiacomunità, lì inveceunpostonuovoperme.(Mahmudul)

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Questaripartenzasvelerebbeunconflittodigenereinternoallafamiglia ed espliciterebbe una frattura risalente almomento delmatrimonio inBangladesherafforzatasicolricongiungimento inItalia.

Alcontempo,metterebbeinluce,daunlato,l’inibizionediunariproduzione lineare delle relazioni patriarcali e, dall’altro, unadialetticatraigenerientrolafamiglia.

La violenza simbolica, cioè, non implica una completainteriorizzazione di tipo emotivo e cognitivo, un’adesioneideologica incondizionata all’ordine patriarcale e maschile, macontieneformeespliciteelatentidiresistenzaeconflitto.Ciòpuòmanifestarsi attraverso il rifiuto, espresso dalle mogli, dicondividere entusiasticamente il progetto di vita scelto per lorodai mariti – spingendoli a mettere in discussione la propriastabilizzazioneinItaliaper“ricominciaretuttodacapo”.

Lungi dall’essere meri oggetti passivi e silenziosi, quindi, ledonne emergono in quanto soggetti che prendono parola,esprimonodissenso,impongonoprospettive,dannospessoreallapropria presenza al punto da ridefinire strategie migratorie,modalitàlavorativeetraiettoriesocialideimaritiprimomigrantiedeinucleiricongiunti.

L’acquisizione della cittadinanza e la successiva realizzazionedel “sogno d’oltremanica” comportano anche un’ulterioreconsacrazione dei migranti e un’ulteriore simbolo distintivo,suscitando l’invidia di alcuni connazionali che si rappresentanocomeimpossibilitatiacompiereunanalogotrasferimento.

Talipassaggitraccianolaviadiunmovimentopotenzialmenteinfinito la cuimeta finale, come la lineadell’orizzonte, si spostaavanticonchilainsegue.

6.IstituirsisenzafineI ripetuti atti di istituzione alla maschilità adulta, di cui sonoprotagonistiiprobashi,concorrono,alcontempo,allaproduzioneprocessualedell’identitàadultadeiloroparentiinBangladesh.La

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migrazionepuòconferireonoreeprestigioairappresentantidellafamiglia del migrante o, al contrario, gettare su di loro l’ombradell’umiliazione ed essere percepita come un tradimento del“tradizionale” ordine patriarcale; essa può influire sullacostruzionedella loro immaginediuomo realizzato e autorevolenellasferapubblicaedeterminarelelorotraiettoriematrimoniali.

Analogamente,ancheilmatrimoniodeimigrantiriflettelasuamagiasocialeelesuecredenzialiistitutivesuiparentidellosposoe in particolar modo sui genitori che sentono, così, di averraggiuntountraguardobiograficoediaverassoltoipropridoveri.

Lenozzediunafigliaodiunasorellaconunprobashielasuamigrazione per ricongiungimento contribuiscono in manierapolisemicaalpercorsoistitutivodeisuoifamiliariuomini:inbaseallalorocollocazionesociale,possonorappresentareunsuccessodel “guardiano della famiglia” – che dimostra di aver saputogovernare al meglio l’aggregato domestico, garantendo miglioripossibilità a ogni suomembro– o, al contrario, un fallimento euna pubblica umiliazione – per la sua incapacità di esercitareprotezione e controllo sulla figlia o sorella e di combinare unmatrimonio“vantaggioso”.Diseguito,lediverserappresentazionieivissutidivergentidialcuniintervistati:

Ihavealwaysinmymindtoletmydaughtermarrytosomeonewhostayabroad,becausetheprevailingconditionsinourcountryseemsbad and I think it will be worse within a short period, so beinghavingseennothing for the futureofmyoffsprings Idecided to letmydaughtertosomeonewho’sstayingabroad.ThefactthathewasinItalywas–ofcourse–apositivepoint,apluspoint.(Rahaman)

Whensomeonecomefromabroadandwanttomarrysomeonehereit becames problematic because usually the perception aboutprobashi are not always favorable. The guardian of a daughtermightthinkthathiswouldbesoninlawisdoingsomethingthatisnotgrateful,thathe’sdoinganotappreciablejob,aderogatedkindof job. […] Socially it could be humiliating for someone to get herdaughter to get married to someone’s doing these kind of job.

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(Mirdah)

La complessità interna alla polarità prestigio-umiliazionederivatadall’emigrazionediunfamiliaree/odalmatrimonioconunemigratodiunafigliaodiunasorella,cosìcomel’eterogeneitàdelle disposizioni degli agenti e la pluralità dei loro effettidipenderebbero dall’intreccio di una molteplicità di elementi:l’ampiezzadell’aggregatodomestico,ilnumeroeilgeneredeifigli,le posture dei familiari responsabili della combinazionematrimoniale e, soprattutto, la condizione economica, lacollocazionediclasseelostatussocialedellefamiglie.

Purnonessendopossibiledelineareunandamentoomogeneodelledisposizionidelle famiglieneiconfrontidell’emigrazione (odel ricongiungimento) e dei suoi significati, in generale, èpossibile affermare che: al crescere dello status sociale e dellecondizioni economiche della famiglia dell’emigrante (e/o dellanubenda), diminuirebbe la disponibilità ad accettare la suaemigrazione.

L’emigrazione in un contesto più o meno prestigioso e lemodalità con cui essa viene esperita, ilmatrimonio più omeno“vantaggioso”el’eventualericongiungimentofamiliare,cosìcometutti gli altri atti istitutivi che contrassegnano il movimento deiprobashi, quindi, si configurano come strategie per riattivare lamobilitàascendenteeperdelineareunatraiettoriadisuccesso.

Tali strategie implicano un continuo lavorio di conversionedelle diverse forme di capitale posseduto: il capitale sociale puòfavorirel’accumulazionedicapitale“migratorio”chepuòtradursiin capitale simbolico, a sua volta convertibile in capitaleeconomico; il capitale culturale si può convertire – colmatrimonio–incapitaleeconomico(ades.attraversoloscambiodidonioilmancatopagamentodelladote);etc.

I confini del successo che tali investimenti possonocomportarenoncoincidonoconlarealizzazionedell’individuo,masisfumanoinquelladell’aggregatofamiliareesiriproducononel

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susseguirsigenerazionale.Infine, come emergedalle interviste, la nascita dei nipoti nel

bidesh si traduce per genitori e suoceri – che diventano, così,anche nonni – in un ulteriore atto di istituzione, implicandol’assunzionedinuoviruolienuoveresponsabilità,ridefinendolaloro immagine socio-familiare,mettendo inmotonuoviprocessidi riflessività (Levinson, 1978) e, soprattutto, sigillando il lorosuccessomaschile:

Thenewsgavemeenormouspleasure,ofcourse:itseemstomethatitmakemylifeperfectbecauseIwasoncefather,thennowIcametobegrandfather,soitgavemeafeelingofperfectionandsatisfaction.[…]Whenin2008mydaughterbringsherdaughteralongwithher,hereinBangladesh,sheusedtocallmewiththeword“nana”,thanmeansgrandaddy.(Masud)

7.ConclusioniI ripetuti atti di istituzione alla maschilità adulta individuatisegnano il cambiamento nella biografia dei probashi,contribuisconoallororinnovamentoidentitario,allaridefinizionedel loro posto nelmondo e al delineamento delle loromobilità.Hanno lasciato il Paese e la famiglia di origine da giovani “indivenire”, figli e fratelli, per tornare uomini, mariti, padri,breadwinnere,talvolta,persinocittadiniitaliani.

Parallelamentealmovimentosocio-biograficoegeograficodeimigrantiinEuropa,prendecorpoancheunpercorsocollettivodirealizzazione sociale emobilità ascendente che si dispiega nellospaziotrasnazionaleenelsusseguirsigenerazionaledellafamiglia.

Talemovimentopresupponel’attivazioneel’azionedegliattoriindiversimercati–chesonoalcontempocampidilotta–entroiquali vengonomessi a frutto diversi capitali e prendono formamolteplici strategie, finalizzate al miglioramento dellacollocazionesocialepersé,perilpropriogruppofamiliare,perlegenerazionifuture.

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L’“uscita dal Paese” e la migrazione di successo in Europaaumentano l’accumulazione di risorse da spendere – inBangladesh – entro il mercato dei beni simbolici (Bourdieu,1972a; 1979); ma anche risorse direttamente economiche,attraversolerimesseprovenientidaun“salarioeuropeo”(Sayad,1999).

L’esito positivo di tale investimento si riverbera sulposizionamento– sempre inBangladesh–dei soggetti coinvoltientro ilmercatomatrimoniale nel quale vengonomesse in attostrategiefinalizzateaun’unionevantaggiosainterminidimobilitàdistatus(Bourdieu,1979).

Il ricongiungimento familiare che ne segue, oltre aincrementare le credenziali sociali – sia nelmercato bangladeseche in quello italiano –, crea i presupposti per la nascita deidiscendenti, che costituiscono un capitale da mettere a frutto,tantoperchi“èpartito”,quantoperchi“èrestato”.

Lavalorizzazionedi talerisorsa–daspendere inunmercatononesclusivamente“italiano”,maanche“europeo”–avverrebbeattraverso l’acquisizione della cittadinanza, l’istruzioneuniversitaria e lo spostamento in contesti socio-geografici piùambiti.

Talitattiche–chesiconfigurerebberocomeunaveraeproprialottadiclassedelleclassimediecheaspiranoafareingressonelleélite (Priori, 2012) – attraversano il processo istitutivo dellamaschilità dei singoli e le modalità del loro ingresso nella vitaadulta, intersecando fra loro categorie “etnico-nazionali”, ma,soprattutto,digenereediclasse.

Prende forma, così, un processo istitutivo e distintivo delgenerediclasseedellaclassedigenere.

BibliografiaBourdieu P. (1972a),Esquisse d’une théorie de la pratique, précédé de

troisétudesd’ethnologiekabyle,Ginevra,Droz;trad.it.PierreBourdieu,Perunateoriadellapratica.Contrestudidietnologiacabila,RaffaelloCortina,

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Milano,2003.Bourdieu P. (1972b), Les stratègies matrimoniales dans le système de

reproduction,in“Annales.Economies,Sociètès,Civilisations”,27,BourdieuP.(1979),Ladistinction.CritiquesocialeduJugement,Minuit,

Paris.Bourdieu P. (1982),Les rites comme actes d’institution, inActes de la

rechercheensciencessociales,43BourdieuP.(1988),Laparolaeilpotere,Guidaeditori,Napoli.BourdieuP.(1993),LeMiséredumond,ÈditionsduSeuil,Paris.BourdieuP. (1994),Raisonspratiques. Sur la théorie de l’action,Seuil,

Paris.BourdieuP.(1998),LaDominationmasculine,ÉditionsduSeuil,Paris,Bourdieu P. (2010), Sul concetto di campo in sociologia, Armando

Editore,Roma,BourdieuP.,LamaisonP.(1986),FromRulestoStrategies.AnInterview

withPierreBourdieu”,in“CulturalAnthropology”,1,DellaPuppaF.(2014a),Uominiinmovimento.Illavorodellamaschilità

traBangladesheItalia,Rosenberg&Sellier,Torino.Della Puppa F. (2014b), Men’s Experiences and Masculinity

Transformations.MigrationsandFamilyReunificationsin theBangladeshiDiaspora in Italy, in Georgina Tsolidis (Ed), “Migration, Diaspora andIdentity.Cross-NationalExperiences”,Springer,NewYork–London.

Levinson D. (1978), The season of a man’s life, Ballantine Book, NewYork.

Priori A. (2012), Romer Probashira. Reti sociali e itineraritransnazionalibangladesiaRoma,Meti,Roma.

Sayad A. (1999), La double absence. Des illusions de l’émigré auxsouffrancesdel’immigré,Seuil,Paris.

[1] Francesco Della Puppa, Università Cà Foscari di Venezia,[email protected].[2]AppartenentiallaprimaosecondagenerazionediimmigratibangladesiinItalia,giuntitraglianni ‘90eglianni2000eappartenentiallamiddle-highclassbangladese,chehannoricongiuntolamoglie.[3]Inbangla“l’estero”.[4]Inbangla,“gliemigrati”[5]Leparoledegliintervistatisonostateriportateilpiùfedelmentepossibile,nellaconsapevolezzacheciòcomporta,inqualsiasicaso,unprofondolavoro

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interpretativoe,talvolta,diri-scrittura(Bourdieu,1993).Sièsceltoriportareleintervistenellalingua–sceltadall’intervistato–concuisonostateraccoltee di lasciare inalterate le piccole imprecisioni grammaticali e il frequenteutilizzodiparoleinbangla.[6]Inomisonofittizi.[7]Inbangla,lastanzaincuiiconiugipassanolaprimanottedinozze.[8] Essi hanno celebrato prevalentemente matrimoni combinati, macorrispondentiadifferentitipologieedeclinazioni.[9] Praticando un metodo bourdieusiano (Bourdieu, 1983), le diverseconfigurazionimatrimonialisonostatecollocatelungounalineadicontinuitài cui estremi rappresentano, da una parte, la situazione in cui il poteredecisionaleedicombinazionematrimonialeècompletamenteinpossessoaimembridellafamigliae,sulpoloopposto,lasituazioneincuigliuniciagentidellacombinazionesonoinubendistessi.

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Intreccimaterial-simbolici.Culturamateriale,genereedistinzionenelle

pubblicitàatemadanzadiChiaraBassetti[1]

…leprimeclassidicosesonostatedelleclassidiuomini[sic]nellequalilecosesonostateintegrate.(Durkheimetal.,1991:73)

1.IntroduzioneL’articolo considera quelli che chiamo giochi di in/congruenzamaterial-simbolica, attraverso cui gli oggetti e le culturemateriali[2] che li caratterizzano si fanno strumenti diclassificazione e distinzione sociale. La messa in relazione dioggettidiversiedellediverse(sotto)culturecuiquestivariamenteafferiscono e si riferiscono costituisce uno dei modi in cuiproduciamosensoediamoquotidianamenteordinealmondoeaisuoi abitanti. Oggetti, concetti, corpi e contesti d’uso possonoesserepiùomenodistintividideterminateposizionidigenereodi status. Essi, inoltre, possono entrare in risonanza reciprocasecondo modalità più o meno congruenti, tradizionali oinnovative, contribuendo così tanto al mantenimento quanto almutamento dell’ordine sociale. Come scrive Roberta Sassatelli(2006b):

l’antropologia ha messo a fuoco le dinamiche di distinzione eappartenenzasocialedicuiiconsumisonoespressione,sottolineandoche, in quanto parte della cultura materiale, anche le merci piùstandardizzateentranoinquelgiococlassificatoriomedianteilqualegustiedisgusti,alleanzeeantagonismi,gerarchieeanalogievengonoviaviariprodotti.

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Non solo le pratiche di consumo, ma anche le pratiche dirappresentazione dei consumi potenziali operate dai media (erivolteadeterminateclassidi individui)mettonobene in luce ledinamiche sociali summenzionate. A partire dalla ricercaetnografica che ho condotto sul mondo della danza di teatrooccidentale[3],propongoun’analisidialcunepubblicitàastampache hanno sfruttato l’universo simbolico di questa sotto-culturaartisticapercaratterizzare,distinguereepromuoveredeterminatioggettidiconsumoecolorocheliappropri(er)a(n)no.Guardandoai pubblicitari quali intermediari culturali (Bourdieu, 1979),l’analisi considera, da un lato, le categorie di prodotticommercializzate e i loro target; dall’altro, gli ensembleconcettualievocatigrazieeattraversoladanza,ilsuouniversodisenso, i suoi corpi e i suoi oggetti iconici. Genere e, in secondaistanza,classesonoletraiettoriediclassificazionesocialesucuisiconcentra l’analisi. Sebbene, come dimostra il dibattitosull’intersezionalità (Hooks, 1981; Phoenix, Pyttinama, 2006),altriordinidistratificazionesocialeentrinoafarpartedelquadro,il genere viene qui interpretato quale master identity. ComericordaErvingGoffman(1977b:315),infatti,

[il]piùprofondosensodiciòchesiè–lapropriaidentitàdigenere–èqualcosaicuicaratteriinizialivengonodatiapartiredafattorichenoncontemplanostratificazionietnicheosocio-economiche[4].

Il lavoro pionieristico di Goffman (1976, 1977a, 1977b), cheguarda alle immagini pubblicitarie in ottica di genere, d’altraparte, è uno dei principali riferimenti di questo scritto, cheanalizza un sottogruppo specifico di “quella importante partedellarappresentazioneculturaledelgenerechepassaattraversoilvisuale” (Sassatelli,2010:37).Quellamessa inattoattraverso laproduzione e la fruizione delle immagini pubblicitarie è “unacontinua e permeante ritualizzazione cerimoniale” che rende ledifferenze di genere “allo stesso tempo scontate e

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immediatamente riconoscibili” (ivi: 38). I messaggi mediatici,infatti, “sfruttano lo stesso corpus di rappresentazioni, lo stessoidioma rituale che usiamo tutti noi mentre partecipiamo allesituazionisociali”(Goffman,1979:84,cit.inSassatelli,2010:38).L’analisi di tali messaggi iper-ritualizzati, con modelli di ruolomoltocondensati(cfr.Ytreberg2002;Sassatelli,2006a),èquindivoltaaosservarei“meccanismiattraversoiqualigliattorisocialifissanoilgeneresuipropricorpinellavitaquotidiana”(Sassatelli,2010:49),senzadimenticare,tuttavia,che

nonintendendosocializzareivalorioriprodurrelecategoriesociali,larappresentazione pubblicitaria gioca con il genere, […] aprendosi aforme diverse che irritano le coscienze dei moralisti, rafforzano leconvinzioni dei dominanti e strizzano l’occhio alle aspirazioni deidominati.(ivi:50)

Quella tra dominati e dominanti – donne e uomini, poveri ericchi,bambinieadulti,ecc.–èlapolaritàattornoacuiruotalarappresentazione, per quanto complessa, alternativa o“anticonformista”questapossaessere. In talsenso,è il lavorodiPierre Bourdieu a fornire una fondamentale base teorica perl’analisi–apartire,inparticolare,daiconcettidihabitus,gustoespaziodegli stili di vita (Bourdieu, 1979, 1980, 1998;Wacquant,2009, 2013, 2014). Nell’habitus, infatti, sono depositati un“corpusdirappresentazioni”eun“idiomarituale”chepubblicitarieconsumatoricondividono.

È proprio nel rapporto tra queste due capacità che definisconol’habitus, capacità di produrre pratiche ed opere classificabili, ecapacitàdidistinguereedivalutarequestepraticheequestiprodotti(il gusto), che si costituisce l’immagine del mondo sociale, cioè lospaziodeglistilidivita(Bourdieu,1979;trad.it.2001:174).

Lepratiche (es. la danza), gli oggetti (di consumo,ma ancheiconicicomele“punte”),icorpi(es.danzanti)eisignificaticheli

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ammantano(comegraziaodisciplina)sidispongonoall’internodi“sistemididistanzedifferenziali che,percepiti da soggetti dotatidiqueglischemidipercezioneedivalutazioneindispensabiliperindividuarne, interpretarne e valutarne gli aspetti pertinenti,funzionanocomestilidivita”(ivi:175).

Il gusto, propensione e attitudine all’appropriazione (materiale e/osimbolica)diunadeterminataclassedioggettiopraticheclassificateeclassificanti,costituiscelaformulageneratrice,chestaall’originedellostiledivita:insiemeunitariodipreferenzedistintive,chenellalogicaparticolare di ognuna delle suddivisioni simboliche – mobilio,abbigliamento, linguaggio o hexis fisica – manifestano la stessaintenzioneespressiva.Ognidimensionedellostiledivita“simbolizzacon”lealtre[…]ilgustoèl’operatorepraticodellatrasmutazionedellecoseinsegnidistintiedistintivi.(ivi:179-180)

Illavoropubblicitarioconsistenel(rap)presentareunprodottoquale capace di simbolizzare con il resto degli oggetti e dellepratiche che costituiscono e distinguono lo stile di vita delpubblico-target, rendendo tale stile – per accumulazione – piùvisibile,evidente,identificabile[5].Questaèlatacitapromessa–ilprodottononsoloèadattoate,macontribuisceacrearequelteelomostraaglialtri–comepurelaprofeziachesiautoavvera–attraverso la fruizione dell’immagine pubblicitaria, che si fapercezionediunostiledivita,chesi(può)fa(re)poicredenzasulmondosociale.

Infine,èimportanterichiamareilsaggiodiEmileDurkheimeMarcelMauss (1991) sulle forme elementari della classificazionesociale, della quale sottolineano il carattere relazionale egerarchicamente ordinato: “il classificare non sta solamente nelcostituire dei gruppi, ma nel disporre i gruppi secondopeculiarissime relazioni” (ivi: 23); “rappresentiamo gli esseri e ifattiinformadigruppicoordinatiesubordinatigliuniaglialtri”(ivi:78).Inoltre,glistudiosimostranocomenonsianolerelazionitra le cose a fornire il “prototipo” delle relazioni sociali, quanto

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piuttostoilcontrario.

2.LadanzaditeatrooccidentaleCon tale espressione s’intendono quelle forme di danza sorte apartire dal ‘400 in Europa e poi negli Stati Uniti che hannoattraversatounprocessodiartificazione(Shapiro,Heinich,2012).Si tratta, dunque, di generi considerati artistici e destinati allarappresentazione scenica. Con la progressiva moltiplicazione ediversificazione degli stili, siamo oggi di fronte a un variegatoinsieme di forme artistiche che spaziano dal balletto classico eneo-classico alla danza moderna e contemporanea, dalmodernjazz al musical, dal teatro-danza all’hip-hop, ecc. Le differenzestilistiche – e il loro rimandare a differenze di altra natura tracolorochepraticanoe fruiscono tali stili–sonounadelle leveadisposizione della rappresentazione pubblicitaria, e una dellecaratteristichecherendequellodelladanzauncamposemanticoesimbolico che ben si presta, con la propria polisemia emolteplicità,avenirsfruttatoper lapromozionedeiprodottipiùsvariati. Come ho notato altrove (Bassetti, 2013a), offrendoinsiemiidentificatidisegnicheèpossibilesfruttare,manipolareeriarrangiare, lo stile si configura come tecnologia diclassificazione.

Differenti stili mettono in scena differenti maschilità efemminilità (Banes, 1998; Fisher, Shay, 2009), più o menoegemoniche (Connell, 2000). Muovendo dal balletto, con tutù,calzamaglieeuntripudiodirosae tonipastello,almodernjazz,con tutine e scaldamuscoli dai colori sgargianti, allacontemporanea, con corpi semi-nudi in capi di tonalità neutre,all’hip-hop,conpantaloniavitabassaecanotte,muoviamoanchetramodidipresentareilcorposessuatopiùomenoaderentiallerappresentazioni dominanti per ciascun genere. Lo stesso puòdirsideidiversimodidimuovereilcorpo,ostilicin(est)etici.

Inoltre,apartiredall’800, ladanzaèstataprotagonistadiunprocesso di femminilizzazione (Burt, 1995; Thomas, 1996). Col

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Romanticismo e l’avvento delle punte, le donne divennero le“star”delballetto,andandoapersonificarelafemminilitàstessa;ilballettodiventò“unacosadadonne”egliuomini, chesinoadallora avevano dominato il mondo della danza, se neallontanarono.NelXIXsecolo,perdipiù,ladanzaappartenevaaunmondoaristocraticocontrocui laborghesiasi stavaergendo;nel corso del ‘900, tuttavia, divenuta la borghesia la classedominanteeallargatosilospettrostilisticodelladanza,ilballettoclassico–praticatodalledonneofruitodagliuominiedallelorodonne – andò a posizionarsi come attività alto-borghese,opponendosiaformedidanzanonsolopiùpopolari,comeiballidisala,maanchepiùrecentie/odimassa,conminoretradizione,sorte in seno alle classi popolari (si pensi alla street dance) ocomunque meno formalizzate e accademicizzate – portatrici emarcatrici,insomma,diminorcapitaleculturale,sicchéancheglistilididanza,comequellidivita,sisituanoinunospaziosocialegerarchicamenteordinato.

Queste seconde forme di danza, d’altra parte, sulla base diclassificazioni che hanno a che fare col genere e l’orientamentosessuale più che con “capitali” di qualunque sorta, restanotutt’oggilemenostigmatizzantipergliuominicheintendonofaredanza (Bassetti, 2013a). A partire dalla fine dell‘800, infatti,l’effemminatezzasmisediessereconnessaalusso,ozioeappetitosessuale e divenne segno di omosessualità. Quest’ultima,parallelamente, non fu più ritenuta questione “meramente”relativa alla scelta di un/a partner sessuale, andando invece aprodurre l’ideadell’omosessualecometipo-di-persona(Foucault,1976).All’iniziodel ‘900,quandoormai le inclinazioni artisticheeranoritenuteunodeitratticaratterizzantiditaletipo,lavisibilitàdeiBalletRusses,diSergeDiaghilevedeisuoiamantifeceilrestopercostruirel’equivalenzadelladanzaaccademicaconilbinomioeffeminatezza-omosessualità,equivalenzachepersistenonostanteimutamentisocialirelativiagenereesessualità.

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3.LepubblicitàatemadanzaTanto le categorie di prodotti di consumo (oggetti materiali)corredati delle proprie culture, da un lato, quanto, dall’altro, gliensemblediconcettiesignificati(oggettiastratti)evocatitramitealtre culture, come appunto quella della danza, occupano unadeterminata posizione nel campo sociale e nelle sue gerarchiesimboliche. Cluster di prodotti e cluster di concetti vengonotacitamentecollocatiognigiornodaimembrisociali–epossonodunquevenire esplicitamente collocati a livello analitico– inuncerto punto del continuummaschilità/femminilità, così come diquellorelativoallostatussociale.L’intersecarsidelladimensionemateriale e di quella immateriale, o astratta, produce talvoltaeffetticumulativiemutuamentesostenentesi,mentrealtrevolteilgrado di complessità e ambiguità è maggiore. Vi sono, infatti,significa(n)ti piùunivocamentedistintivi– come le “punte”, cherimandano alla danza classica, pratica femminilizzata pereccellenza, usate per promuovere collant, cioè un prodottofemminile, evocando significati quali armonia, leggerezza osensualità, anch’essi associati alla femminilità – e altri dotati dimaggior plasticità e duttilità – ad esempio, corpi femminili informa,che,asecondadellacostruzionerappresentativa,possonorimandare tanto alla sensualità, tipicamente associata allafemminilità,quantoallasalute,presenteinentrambiimodellidiruolodelladicotomiadigenere.

L’analisi documentale condotta su 70 pubblicità a stampa atema danza pubblicate in Italia tra il 1959 e il 2012[6] èsintetizzatainTavola1,cheriporta:inriga,lecategoriediprodottidi consumo, o cluster di oggetti materiali; in colonna, gli spazisemantici della rappresentazione, o cluster di oggetti astratti; incella, le pubblicità (dei prodotti che rientrano nelle suddettecategorie, e non in altre residuali). Nel procedere a talesistematizzazione,hoconsideratoidocumentiqualitestisemioticiin senso ampio, concentrandomi tanto sul visuale quanto sulverbale,tantosulcontenutoquantosullaforma.

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Unprimodatoè ilseguente:solo12 immaginirappresentanoanchecorpimaschili[7];diqueste,4fannoriferimentoalballettoclassico e mostrano spettatori, le restanti ad altri stili eraffiguranodanzatori.Perquantoconcerneiprodottidiconsumo,le categorie maggiormente presenti sono quelle dei cosmetici edell’abbigliamento femminile (intimo e collant in particolare),seguite a ruota dagli alimentari. Si tratta di prodottiprimariamentedestinatialledonne,lequalicompaionoinfatti inben67delle immaginiconsiderate, coltenellamaggiorpartedeicasinell’attodidanzare.Iconcetticuipiùspessocisirichiamaperlapromozionedi talioggetti sonoarmoniaegrazia, leggerezzaevitalità, ma anche sensualità ed eleganza, così come benessere,saluteeformafisica–tuttedimensionifortementeconnesseallacorporeità, così come i prodotti che pubblicizzano. L’ultima“triade concettuale”, tuttavia, viene spesso richiamata anche perl’abbigliamento sportivo: si tratta di categorie semantiche emerceologiche meno univocamente collocabili sull’asse delgenere,vistoilruoloassuntodallacuradelpropriocorpoedellasua salute nella cultura e nella morale delle società occidentalicontemporanee.

Tavola1.Tabellariassuntivadellepubblicitàastampaanalizzate

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Delicatezza,armonia,graziaAl di là delmovimento verso una sempremaggiore ricercatezzache si può scorgere in termini storici guardando alle Figure 1-3,notiamocomeallacostruzionedell’universosemanticorelativoagrazia, armonia e delicatezza concorrono il testo scritto, nelcontenutomaanchenella sceltadel font (piùomenosofisticatoma comunque dotato di una certa pulizia grafica), così come isoggetti dell’immagine (étoile o aspiranti tali, corpi giovani,slanciati e femminili, che indossano abiti estremamentericonoscibili e iconici) e le sue qualità formali (l’equilibriocompositivo, il prevalere del bianco– colore armonioso e pulitopereccellenza,angelicoedetereo–sufondonero).

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Leggerezza,agilità,vitalitàInquest’areasemantica,fortementeconnotataalivellodigenere,troviamo prodotti tradizionalmente destinati alle donne:abbigliamento, anche di pregio (Figg. 4-6), e alimentari,soprattutto acqueminerali e prodotti “per il controllo del peso”(Figg. 7-9). Le posture corporee sonomolto simili. Nella primaserie,icorpi,scarsamentevestiti,cheoccupanoquasiinteramentel’immagine, sono come sospesi nel vuoto, privi di peso; le lineechedisegnano sonoarmoniosemanette, quelledi corpi tonici eagili; i volti, ovevisibili,paionodel tutto incurantidella forzadigravità. Qualcosa di simile è presente nella seconda serie. Diquestasinoti, inparticolare, l’ironica inversionedelcodicedellarappresentazione – che tuttavia a quel codice (dominante) fariferimento – della pubblicità del marchio Wasa. Essa, infatti,raffigurauncorpodiversodaquellodiunaballerina:uncorpochenon ha le linee giuste (“Ogni bella linea inizia con un punto”,Parmalat 2003); un corpo che tenta, senza riuscirvi granché, dimuoversicomequelli,adesempio,diFigura7o9;uncorpolacuiinsipienza è espressa– ancor prima che dal fumetto che fa dire

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allaprotagonista“Wasa?Maiprovato.”–attraversociòcheveste,chehasìlafoggiadeldancewear,epiùdeglialtridue,maicolorisono“sbagliati”.

Sinuosità,sensualitàCome mostra la serie sottostante (Figg. 10-12), oggetti iconici

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come tutù e scarpette, da un lato, e, dall’altro, quelle chepotremmo chiamare “pose da ballerina” non perdono nel corsodegli anni potere simbolico, né la capacità di evocare l’universodellaseduzionefemminile.Iprodottipubblicizzatisonodiversi,lacomposizionedelleimmaginipure,sebbenericorralosguardoincamera delle protagoniste, ma la figura della ballerina restasinonimodiseduzione,unfascinosocliché.

Benessere,salute,formafisicaQuesto mondo semantico viene sfruttato per la promozione diprodotti cosmetici e parafarmaceutici rivolti primariamente alledonne(Figg.13-14),maancheperspecificiprodottialimentarieper l’abbigliamento sportivo (Figg. 15-16) – entrambi di targetmaggiormente unisex, dato l’imperativo morale che il binomiosalute-forma fisica è venuto a costituire. La danzatrice funzionacomeexemplumdichisaprendersicuradisé,delpropriocorpoedella sua salute (si vedano iclaim).Nona caso ladanza apparequipiùchealtroveun’attivitàsolipsisticaeorientataasé (ivolti

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nonsivedonoononguardanoincamera).

Disciplinae(auto)controllo,precisione,prestazioni(professionali)Coi prodotti “tecnologici” salgono alla ribalta concetti qualiprecisione, professionalità, disciplina e (auto)controllo. Sebbenele prestazioni siano quelle degli uomini e dei prodotti a lorodedicati, l’oggetto della rappresentazione, veicolo di tali concettimaschili emaschilizzanti, resta la ballerina, che funge altresì da

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gradito oggetto (di desiderio) dello sguardomaschile. La danza,classica (Figg. 17-19) o contemporanea (Figg. 20-21), è evocataqualeattivitàestremamentespecialisticacherichiededisciplinaeimpegnoper raggiungere la forma fisicae laprecisione richieste(le linee dei corpi, agili, atletici, tonici ed energici, sono moltonette), quelle capaci di condurre alla “fama mondiale”. Si notianchecome ladichiarata“qualitàdaprofessionista” (Fig. 17)deiprodotti comporti spessounamaggiorpresenzadel testo scritto.Quest’ultimo, inoltre, è piuttosto esplicito – e iperbolico: da “Tiregaliamo ildominio” (Fig. 18) a “…diqualità così grandi che lapaginanonbasta”(Fig.19).

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Realizzazionediséedeiproprisogni,creatività,innovazioneIn altri casi, le pubblicità sfruttano significati quali ambizione erealizzazione di sé, innovazione e creatività: si tratta di concettilegati in prima istanza allamaschilità – sebbene unamaschilitàchetendealproprioversantecreativoeartistico(ilgenio)piùcherazionale e lavorativo (il professionista) – che la danza,nonostantel’elevatogradodifemminilizzazione,èingradodifaremergere. Presento due esempi che, pur nella diversità assolutadelleimmagini,esebbenequesterichiaminopiùladedizione(Fig.22)o la fantasia (Fig. 23), si servonodella figuradellaballerinaperesprimere,inultimaanalisi,l’ideadisuperamento(diséedelbanale mondo quotidiano). Il testo concorre ampiamente allosforzoespressivo:nelprimocaso leggiamo,nel claimprincipale,“C’èqualcosadimegliodiavereunsogno:farlodiventarerealtà”e,inquellosecondario,“Personeingradodicambiareilmondo”;nel secondo, il claim recita “Invertendo l’ordine dei sogni ilmondocambia”.

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Eccellenza,prestigio,“classe”,eleganza,stileProdotti di target tradizionalmente maschile, come orologi,automobili,stilograficheeabbigliamentodauomo,possonoanchefare leva sulle caratteristiche di eleganza, eccellenza e prestigiocheladanza,soprattuttoclassica,puòevocare,facendosimetaforadistatus (borghese) e simbolodi possessodi (un certo) capitaleculturale.L’interlocutoreè l’uomodistinto,“diclasse”,affiancatodalle–epropriograziealle–suedonnedistintee“diclasse”,sitrattidellaballerinadaammirare(Figg.24,26),dellamoglieconcuiandareateatro(Fig.24),odellafigliachestudiadanza(Figg.25, 28). Stile e prestigio vengono evocati, infatti, anche perarredamentoesuppellettili,ilcuitarget,nonacaso,èlafamigliaeteronormativaborghese,ancorprimadell’uomoodelladonna.Sirappresenta sì il genere – in ottica relazionale – ma al centrorimanelostatus:ladonna,perl’uomoborghesecheeccelle,èunotraglistatussymboldaavere/appropriare.

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A livello formale, si notino le scelte sofisticate del font e deicolori (per lopiùneutri e delicati). Si consideri anche l’evidentepregiodegli abiti indossati dai soggetti. Laparola scritta, infine,contribuisce ampiamente all’evocazione dello stile di vita: da “il

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vivere inimitabile” (Fig. 26), a “pure intelligence” (Fig. 27), a“Riconoscibili indizi dello stile” (Fig. 28), che marcaesplicitamenteilfinedistintivodelconsumo.

4.DiscussioneCome è possibile notare in Tavola 2, se prodotti di targetfemminileeuniversidisensofemminilisitrovanospessounitiinunrapportodiomologiaecongruenzachetendeallariproduzionesociale (celle in alto a sinistra), così come accade per quellimaschili(cellecentrali),altrecategorievengonotrattateinmododifferente.L’usodiconcetti femminili(zzanti), infatti,èresidualenellapromozionediprodottimenomarcatidalpuntodivistadelgenere(celleinaltoadestra),perpubblicizzareiqualisisfruttanonon a casomondi semantici a loro voltamenomarcati (celle inbassoadestra).Questiultimi,parallelamente,vengonoevocatidirado per la commercializzazione di prodotti a targetesplicitamente femminile (celle in basso a sinistra) o maschile(celle in basso al centro). In Figura 29, vediamo chiaramentecome alcuni intrecci material-simbolici si dispongono lungoquella che potremmo definire la diagonale della riproduzionesociale,mentre altri le risultano eccentrici; è inoltre evidente latotaleassenzadicasilungoquellachepotremmoinvecechiamareladiagonaledellarivoluzionesociale.

Dato il respiro universalistico dell’imperativo moraleconcernentebenessereesalute,quest’areasemantica“vende”siaagli uomini che alle donne; anche quando la categoriamerceologica è tradizionalmente rivolta alle seconde, il prodottocommercializzato,comeildecaffeinatooildeodoranteperpiedi,èperentrambi.

Tavola2.ElaborazionedellaTavola1inotticadigenere

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Conseguentemente, la ballerina soggetto dellarappresentazione, che dev’esser capace di generare un qualchegradod’immedesimazionenel pubblico, è concentrata sudi sé eperde ogni traccia di sensualità (provocante): il paradigmaeteronormativo,coisuoiruolidigeneredicotomicamentecostruitiegerarchicamenteordinati,vieneespuntodallarappresentazioneeliminandoladimensionerelazionaleedunqueanchedipotere;ladanzatrice divienemerametafora iconica, sta per chi si prendecuradisé.Talidimensioniemergonoinveceprepotentemente,inconnessioneall’universodell’eccellenzaedelprestigio,quando iltargetèilcapofamigliaalto-borghese:ordinedigenereediclasseconvergono per rappresentarne la posizione dominante nellospazio sociale, cui concorrono gli oggetti che indossa (cella inbasso al centro), quelli con cui decora la casa (celle bordate),nonché il decoro di moglie e figlia (le quali occupano posizionidominate per genere e, la seconda, anche per età). L’iper-ritualizzazione dell’immagine raggiunge il massimo grado, ilmodellodiruoloèestremamentecondensato.

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Figura29.Posizionamentodellepubblicitàatemadanzanellospaziodirappresentazionedigenere

L’unica categoriamerceologica “impermeabile” a eccellenza eprestigio è quella che potremmo definire tech (cella vuotacerchiata). L’intersecarsi di genere e classe è qui più complesso.Tecnica e tecnologia richiamano la dimensione strumentaledell’esistenza, inadatta all’espressione della raffinatezza edell’amoreperilsuperfluodelleclassidominanti–sebbeneanchequeste ultime facciano uso di tali prodotti e nonostante questipossano essere eccellenti e fornire “ottime prestazioni”. Questioggetti,infatti,esprimonosìmaschilità,madiuntipoparticolare:volto, più che al godimento del lusso, alla massimizzazionedell’utilità – e la distanza che intercorre è la stessa che passavanell’800 tra l’aristocrazia dominante, (ancora) interessata alla

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danza,el’alloranascenteclasseborghese,chepreferivadedicarsiall’accumulo di capitale e allo sport. Laddove le societàcontemporanee paiono impegnate in un processo didemocratizzazione della tecnologia, la cui commercializzazionesegueperaltroledinamichetipichedellamoda,èl’ordinediclassea venire espunto nella promozione di prodotti tech, mentre lagerarchia di genere resta salda sullo sfondo, col parallelismo,basato sulle rispettive prestazioni, tra ballerina e oggetto diconsumo.La tecnologia,potremmodire, è a suffragiouniversalemaschile.

5.ConclusioniGli intrecci material-simbolici annodano assieme prodotti diconsumo e universi di senso – classi di oggetti (materiali eastratti)–sullatramaditraiettoriediclassificazionedeimembrisocialicomeilgenereelostatus–classidipersone.Ipubblicitarisono maestri nell’associare prodotti commerciali a clustersimbolici immediatamente riconoscibili e strettamente legati aicontenuti di ruolo attesi. Guardare a questo tipo di lavoroattraverso la lente bourdieusiana (1979) dell’intermediazioneculturale presenta diversi vantaggi. Questa nozione, infatti, nonsolo incornicia e illumina un agire “capace di influenzare ilcostituirsitantodeiprocessidiproduzioneculturalequantodellepratiche di consumo culturale” (Du Gay 1997: 9), ma consenteanche di evidenziare la centralità della dimensione dellarappresentazione e, con essa, di quella del simbolico nel(ri)costituirsi quotidiano dell’ordine sociale. Gli intermediariculturali, o symbolic experts (ivi), “hanno un impatto sullenozioni di cosa, e in talmodo chi, è legittimo, desiderabile e divalore, e dunque per definizione cosa e chi non lo è” (Maguire,Matthews,2012:552).Illorolavoro,quindi,èfunzionalenonsoloalle pratichedi classificazione e distinzione sociale,ma anche alconnessoeserciziodiquellaviolenzasimbolicache

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sostituendo la seduzione alla repressione, le pubbliche relazioni allaforzapubblica,lapubblicitàall’autorità,imodimorbidiaquelliforti,coltiva l’integrazione simbolica delle classi dominate conl’imposizione di nuovi bisogni, più che con l’inculcazione di vecchienorme.(Bourdieu,1979;trad.it.2001:158)

Ilconcettodidominio–e,conesso,l’attenzioneallerelazionidinamiche tra dominanti e dominati/e – è fondamentalenell’analizzarequellavorodellaconoscenzachesiestrinsecanellapubblicità, in particolare se si intende farlo, come nel caso delpresente articolo, adottando una prospettiva critica oltre chedescrittiva.ÈquicheillavorodiBourdieumostratuttoilpropriovaloreeuristicoeprettamentesociologico.Ècosì,nelguardareaiprocessidimutamentodelle (rappresentazionidelle) relazionidigenere e di classe, che un’analisi come quella presentata nellepagine precedenti assume una valenza che va al di là delparticolarecasoconsiderato.Diversamente,rischiamodiperderedivista lemolteplici interconnessionitraculturaleedeconomico(McFall,2002,2004)o,peggio,rischiamodi“farescienza”con–piuttosto che su– le concezionidi senso comune[8], scordandoche le classi di persone vengono prima, come già sottolineavaDurkheim, delle classi di cose e che queste ultime hanno “solo”unafunzionerappresentativaedunqueidentificativadelleprime.

Se torniamo alla definizione goffmaniana di stile comeidentificabilitàespressiva,comprendiamoimmediatamentecometaleidentificabilità,oriconoscibilità,sia“funzionale”aquellacheBourdieu chiama distinzione e, più importante, come questa siappoggi a un idioma rituale di senso comune che permeainteramente la nostra vita quotidiana così come la suarappresentazione(adesempioateatroonellapubblicità,Goffman1974, 1976). Presentandosi come ovvio, naturale, scontato, taleidiomasostienel’ordinesocialee,seppurmutandoneltempoeaseconda dei contesti, contribuisce alla (ri)produzione di unasocietàgerarchicamenteordinata.

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[1] Chiara Bassetti, Istituto di Scienze e Tecnologie Cognitive, ConsiglioNazionale delle Ricerche (ISTC-CNR) [email protected];Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di [email protected]. L’autrice è supportata dal progetto VisCoSo,finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento nell’ambito del programma“Team2011”.L’autriceègrataai refereeanonimieaicuratoriper ipreziosisuggerimenti.[2]LadefinizionesideveaMarshall(1976).[3]Perinformazionisullaricerca:Bassetti(2013a:68-69;2014:93-94).[4]Traduzioneacuradell’autrice.

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[5] La definizione di stile di Goffman (1974; trad. it. 2001: 311) poggiaprecisamentesull’identificabilitàespressiva.[6]Leimmaginisonotuttequellechel’autriceèstataingradodiindividuareapartiredadiversefonti.[7]Nonsonomai rappresentati inassenzadiunoopiùcorpi femminili (daosservare,concuiosservarnealtri,oconcuidanzare).[8] Un esempio è il lavoro di Catherine Hakim sul capitale erotico (cfr.Bassetti,2013b:552-555).

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IlpoteresimbolicoeilruolosocialedellepopstardiLelloSavonardo[1]

1.IlpoteresimbolicoIlpresentepaper,apartiredallecategorieconcettualiespressedaPierreBourdieue inrelazionealpiùampiodibattitosul tema,siconcentra sul potere simbolico e culturale, con riferimento alruolo sociale che svolgono gli artisti nell’ambito della popularmusic. In particolare, considerando le relazioni tra campo delpotere e campo intellettuale, il saggio si sofferma sul crescentepoteresimbolicodellepopstarnellasocietàcontemporanea.

Secondo Bourdieu (1979), all’interno dei «campi sociali», gliindividui occupano differenti posizioni in base al tipo e allaquantità di risorse a loro disposizione, in termini di capitalesociale, culturaleedeconomico.Taliposizioni sonostrettamentelegateal«potere»chel’individuodetiene.Ilpotereèunfenomenopervasivo e caratterizza diversi tipi di azioni ed incontri. Infatti,anche se generalmente si tende ad associare il potere alla sferapolitica,gli individuiesercitanocomunementeanchealtre formedi potere che poco o nulla hanno a che fare con la politica e lostato.Essiesprimonoocontribuisconoastabilirerelazionioretirelativamentesaldedipotereedominio,traindividuiogruppidiindividui, che nei campi di interazione occupano posizionidifferenti.

Il «potere simbolico» deriva dall’attività di produzione,trasmissioneericezionediformesimbolichedotatedisignificato.L’attivitàsimbolicaèunaspettofondamentaledellavitasocialeedinveste ogni forma di interazione tra gli individui. Secondo

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Bourdieu (1979), i sistemi simbolicinonesercitanosolo funzionidi comunicazione e d’integrazione sociale, ma rappresentanopotenti strumenti di dominio in quanto veri e propri agenticostitutivi della realtà (Paolucci, 2009). La strettissimaconnessione tra strutture sociali e strutture simboliche siconfigura così come «una delle più solide garanzie di dominiosociale», perché può «intervenire sul mondo, agendo sullarappresentazione delmondo» (Bourdieu,Wacquant, 1992: 123).Come ci ricordaGabriella Paolucci (2009), secondoBourdieu, ilpotere simbolico esercita la più efficace formadi violenza che sipossaconcepire:quelladicostringere i«dominati»acollaborareattivamente alla loro dominazione. In tal senso Bourdieu,attraverso il concetto di violenza simbolica, sottolinea lacollaborazione attiva dei dominati ai meccanismi delladominazione, che si esercita attraverso forme incorporate deirapporti di potere esistenti, i quali appaiono come rapporti«naturali».

John B. Thompson (1995) sottolinea che, nelle pratichesimboliche, gli individui utilizzano diversi tipi di risorse perfissare e trasmettere informazioni, prestigio, riconoscimento erispetto. Nel produrre forme simboliche – secondo Thompson(1995,trad.it:30-31)–gliattorisocialicompionoazioniingradodi intervenire sul corso degli eventi. «Le azioni simbolichepossono sollecitare reazioni, indurre gli altri ad agire o arispondereincertimodi,[…]adaffermareillorosostegnoperunstato di cose o a sollevarsi in una rivolta collettiva». PerThompson, comeperBourdieu, il«potere simbolico»si riferisceallacapacitàdiinfluenzareleazionideglialtriindividuiedicreareavvenimenti, producendo e trasmettendo forme simboliche. Perquanto l’attività simbolica sia un aspetto pervasivo della vitasociale, esistono, tuttavia, diverse istituzioni che, nel corso dellastoria, hanno assunto un ruolo di particolare rilievonell’accumulazione degli strumenti per la conoscenza,l’informazione e la comunicazione: le istituzioni religiose; le

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istituzioni educative; e le istituzioni della comunicazione, la cuifunzione è la produzione su larga scala e la diffusionegeneralizzatanellospazioeneltempodiformesimboliche.

Tra i principali linguaggi della comunicazione, la musica –colta o popolare, tradizionale o innovativa – contribuisce dasempre, in modo significativo, ai processi di costruzione econsolidamentodicontenutisimbolici.Ilruolodellepopstardelcampodellamusicache–inqualitàditestimonialeattraverso icontenuti delle loro canzoni– assumono sempredi piùunpesorilevantenellapromozionediprodottidiconsumoeinrelazioneaspecifiche campagne di comunicazione sociale, istituzionale epolitica, dimostra come il potere simbolico che esprimono e ilconsensocheproduconosiasemprepiùpervasivo,inrelazioneaipubblici di riferimento e ai contesti socioculturali a cui sirivolgono. Si pensi, ad esempio, agli artisti che negli Stati Unitiscendono in campo nelle campagne presidenziali a sostegnodell’uno o dell’altro candidato, orientando il consenso; all’usodellepopstaredellelorocanzoninellapubblicitàperindirizzareilconsumo;all’impegnosocialeecivileafavoredellasalvaguardiadell’ambiente di artisti come Sting; oppure alle iniziative per lacancellazione del debito pubblico dei paesi del terzo mondopromosse da Bono Vox degli U2, solo per citare alcuni casiinternazionaliparticolarmentesignificativi.Taliattivitàsuscitanotra i diversi pubblici molteplici reazioni – consenso e dissenso,approvazione e critica, sostegno e boicottaggio – in relazione aidiversi interlocutori a cui, direttamente o indirettamente, sirivolgono e in riferimento ai vari gruppi di interesse checontribuiscono a promuovere o a demolire la relativa campagnasociale, politica, istituzionale o commerciale sostenuta/condivisadagliartisti.

Questespecificheattivitàdellepopstar,cheesulanodaquellemusicali in senso stretto, possono essere lette nella prospettivabourdieusiana, secondocui il rapporto tra«campodelpotere»e«campo intellettuale» risulta, da sempre, particolarmente

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significativo. Per meglio comprendere tale relazione, dobbiamotener conto, innanzitutto,dell’espressionedicotomica che risultafondamentale nell’analisi del sociologo francese:«dominanti/dominati». Bourdieu usa i termini «dominio»,«dominanti», «dominati» e le espressioni «frazioni dominatedelle classi dominanti» o «frazioni dominanti delle classidominate» anche a proposito dei rapporti tra «campointellettuale» e «campo del potere». Più precisamente, egli sisofferma sull’habitus socialmente costituito degli artisti e degliscrittori,sullelorocollocazioniall’internodelcampointellettuale,in una data epoca e in una data società e, quindi, sulle relative«posizione estetiche o ideologiche oggettivamente connesse alleposizionioccupate»(1971,trad.it.2002:65).PerBourdieu,manmanocheilcampointellettualeedartisticoacquistaautonomiae,allostessotempo,sielevalostatussocialedeiproduttoridibenisimbolici, progressivamente gli intellettuali tendono ad entrarenel gioco dei conflitti tra frazioni della classe dominante perproprio conto e non più solo per procura o per delega. Con lacrescente autonomia del campo artistico e con lo sviluppo delmercato dei beni simbolici, le caratteristiche puramenteintellettualideiproduttoridi talibeniacquistanomaggiore forzaesplicativa. Inoltre, il sociologo, riferendosi alla Francia di fineOttocento, suddivide il campo intellettuale ed artistico in trefiloni:«l’artesociale»,«l’arteperl’arte»e«l’arteborghese»:

Gli artisti e scrittori “borghesi” (dominanti-dominati) godono delriconoscimento del pubblico borghese (ottenendone talvoltacondizioni di vita quasi borghesi) e perciò si sentono autorizzati aconsiderarsiportavocedellapropriaclasse,cuilalorooperasirivolgedirettamente.Inveceifautoridell’arte“sociale”(dominanti-dominati)trovano nella loro condizione economica e nella loro esclusionesociale il fondamento di una solidarietà con le classi dominate,solidarietà il cui principio primo è sempre l’ostilità verso le frazionidominanti delle classi dominanti e i loro rappresentanti in campointellettuale. I sostenitori dell’arte per l’arte occupano nel campointellettualeunaposizionestrutturalmenteambigua[…]Laposizione

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in cui si trovano li costringe a pensare la propria identità estetica opolitica in opposizione tanto agli artisti “borghesi” […] quanto agliartisti “socialisti” o alla bohème […]. A seconda della congiunturapolitica, queste contrapposizioni possono essere simultanee osuccessive.(Bourdieu1971,trad.it.:.67-68)

Se tale distinzione emerge dall’osservazione della Francia difine Ottocento, il campo artistico contemporaneo nonsembrerebbe più rispecchiare la tripartizione dell’arte borghese,sociale e dell’arte per l’arte. Secondo Marco d’Eramo (2002),infatti,ilcrollodeiregimidell’esthadeterminatolascomparsadiquellafigura,cheerastatacentralenelxxsecolo,di«intellettualedissidente» che si proponeva in modo simmetrico ad est e adovest. Prospera piuttosto una forma blanda di arte borghese,soprattuttoperquelcheriguardal’ansiadiriconoscimentosocialee gratificazione economica: «L’arte per l’arte mirava ad unriconoscimento differito (fama dopo la morte). Oggi il criteriodellagloriasembrascomparso,sostituitodaquellodelsuccesso.Mailsuccessononammetteunaveraautonomiadell’estetico,percui l’artista moderno mima il disinteresse dell’artista che creaispirato»(d’Eramo2002:24-25).

Più in generale – anche in riferimento al ruolo sociale degliartistieallerelazionitracampodelpotereecampointellettuale–,èopportunosottolinearecomenonsiapiùpossibilericondurrelariflessione sulle dinamiche di potere ad una visione monoliticadellaclassedominante,intesacomegruppoomogeneoecondivisocheproduceeriproduce,inunincessanteprocessodicostruzionesociale, l’ideologia necessaria a legittimare lo status quo. Taledefinizionetradizionalenontieneconto,infatti,dellacomplessitàdeiprocessidistratificazionesocialenellasocietàcontemporanea.La classe dominante non può essere concettualizzata in modounivoco,peralmenodueragioni:lacomplessitàdeicriterisucuisifondanoiprocessidiesclusioneedinclusionesociale;eilfattochenonesistaunaclassedominanteidentificabileinquantotale,mapiuttosto insiemidi gruppi sociali che competono fra loro in

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un costante processo di negoziazione del potere reciproco. Inquesta direzione si esprime il filone degli studi sulle subculture,con particolare riferimento alle culture giovanili e musicali.Secondo l’approccio dei cultural studies della Scuola diBirmingham, infatti, il concetto stesso di subcultura sovverte difattoogniappartenenzadiclasse.

Con l’avvento delle culture di massa, anche la relazione tragusto artistico e appartenenza sociale è diventata molto menolineare e, quindi, più problematica. La teoria del capitaleculturale, nelle sue due versioni più rilevanti – quella di PierreBourdieu(1979)inFranciaequelladiPaulDiMaggio(1982)negliStatiUniti–mette in evidenza il ruolodel «gusto» artisticoneiprocessi di riproduzione delle diseguaglianze sociali, in quantocriterio intersoggettivo di appartenenza e riconoscimento.Tuttavia, nella contemporaneità, la distinzione tra arte d’élite earte dimassa sembra declinarsi lungodimensioni inedite (Tota,2002).Intalsenso,èutilericordareleriflessionidiNéstorGarciaCanclini (1989) che introduce il concetto di culturas hìbridas,essenzialepercomprendere le inedite intersezioni tra frammentidi cultura di massa e cultura d’élite che caratterizzano lapostmodernità. Tali intersezioni, unitamente all’ibridazione fraculture,determinanonuovemodalitàdiincontro/confrontotraleclassi sociali dominanti e le classimedie, favorendo improbabiliprocessidi identificazione.Iprocessidi ibridazionedaunaparterappresentanoeffettivamente la rottura innovativadeimargini elaridefinizionecontinuadeiconfinisimbolicieculturali,dall’altradeterminanonuoveforme,poeticheedestetichealtempostesso,attraverso cui articolare i contenuti ideologici delle classidominanti.Secondotaleprospettival’arteibridaèilluogoincuilecitazioni intertestuali confluiscono per produrre e riprodurre lediseguaglianzesociali.

Le diverse forme culturali rappresentano strumenti dicomprensione ed interpretazionedella realtà,ma anchemodi diorganizzazionedelledifferenzesociali.Imercatisimbolicimutano

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profondamente,maiprocessidiesclusionepermangono,anchesesotto nuove forme. Nei musei, nei teatri, nei grandi concerti dimusicasicelebranoiriticollettividellapostmodernitàe,altempostesso,simanifestanoanchenuoveformediesclusionesociale.Ilprocesso di esclusione/inclusione dal rituale permette ladefinizionedeiconfini,ildentroefuoridiquelcontestoediquellapraticasociale.Nellapostmodernità,l’arteesprimediverseformediibridazioneinmolteplicisensi:daidifferentilivellimedialiconcui interagisce ai molteplici materiali con cui si configura. Soloanalizzando l’intreccio tra idiversi livelli èpossibileosservare lenuove forme attraverso cui le pratiche di consumo artisticocontinuanoariprodurrelediseguaglianzesociali(Tota,2002).Gliartisti, anche in funzione delle diverse posizioni che assumonoall’interno delle dinamiche esistenti tra campo intellettuale ecampo del potere, contribuiscono a legittimare i processi diinclusione/esclusioneediibridazioneculturaleesociale.

In questa sede, a partire dalle teorie di Bourdieu e facendoriferimento ai concetti appena espressi che richiamano ilparadigma postmoderno, l’attenzione si concentra sulledinamiche che caratterizzano la popular music e le culture dimassa, con particolare riferimento alle produzioni simboliche ealla relativa influenza sociale delle pop star. L’analisi ha comesfondol’inquadramentoteoricodiRichardMiddleton(1990),checonsidera la popular music come un fenomeno mutevole e lacultura pop come il terreno su cui si svolgono le principalitrasformazionisociali.

2.IlruolosocialedellapopmusicLa musica costituisce un ambito della cultura particolarmentecomplesso che investe molteplici dimensioni. A tal proposito,MarcoSantoro(2000:163-164)sostieneche«perquantoeterea,astrattae“pura”(Bourdieu,1979),eanziforseproprioperquesto,equindiper la suapotenzialmente infinita capacitàdi assumeresignificati,lamusicapuòessereodiventareuncrucialefenomeno

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sociale e culturale intorno al quale si legano […] tutti gli altrifenomeni così detti seri di cui si occupano i sociologi». Laproduzione, la distribuzione, il consumo, la ricezione, laclassificazione, le strutture della musica e dei fenomeni che lacaratterizzano,cosìcomeilsuousostrategicosulpianosimbolico,culturale,comunicativo,economicoe,semprepiùspesso,politico,stannoprogressivamenteacquisendounsignificativointeresseneldibattitoscientificosociologicoenonsolo.Larelazionetramusicaesocietàèstataoggettodirilevantiriflessionitragliautoriclassicidella sociologia, tra cui Weber, Adorno e Simmel, per citarnealcuni, tuttavia, solo di recente le forme di produzione,distribuzione, riproduzione e fruizione musicali sono diventateoggettodiindaginipiùsofisticate.L’artworldapproachdiBecker(1982) in sociologia, la semiotica del discorso musicale inmusicologia, lo studio del music making in etnografia, e icontributi microsociologici di Tia DeNora (2003), solo per farealcuniesempi,hannocontribuitoinmodosignificativoaldibattitoscientificosullasociologiadell’arteedellamusica.

Le definizioni di popular music sono molteplici e talvoltacontrastanti, anche in relazioneallediverseprospettive storiche,musicali e socioeconomiche di riferimento. Richard Middleton(1990) si esprime in maniera fortemente critica verso tutte ledefinizioni più comuni, rilevandone l’insufficienza el’inadeguatezzaesplicativa.Iprincipaliapprocciteorici–secondolostudioso inglese–sonoorientatiadividere il campomusicaletramusicad’éliteodimassa,altaebassa,aristocraticaeplebea,ecosì via. In società sempre più complesse e differenziate, ledistinzioni sono necessarie, per cogliere ed interpretareimportanti conflitti e tensioni sociali e culturali. Tuttavia, ilrischioricorrenteèdiorientarsiversodefinizionieccessivamenterigide, che spesso si fondano sull’incapacità di riconoscerel’insieme dei fattori e dei presupposti che sono alla base diciascunadistinzione.Qualsiasitermine,espressioneodefinizionesiusi, ilsuocontenuto–secondoMiddleton(ivi, trad. it..:24)–

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nonpuòessereconsideratoassoluto.Inoltre,«la“popularmusic”(o quant’altro) può essere inquadrata opportunamente soltantocomefenomenomutevoleall’internodell’interocampomusicale;e questo campo, insieme ai suoi rapporti interni, non è maiimmobile– è sempre inmovimento». In tal senso, è opportunoconsiderare la cultura «popular» in quanto «terreno su cui sisvolgonoletrasformazioni»(Hall,1981:228).Ilterminepopularsi intrecciacon folk, che indica lecanzonicontadine,nazionalietradizionali, mentre il «pop» nasce negli anni Cinquanta con ilrock‘n’rollstrettamenteconnessoallosviluppodeimassmediaeall’universo giovanile. L’abbreviazione del termine suggerisceanche un preciso mutamento musicale, sociale e culturale. Imusicistipopsipresentano(ovengono“costruiti”dall’industria)comepersonaggidiunraccontocheavvieneincontemporaneasudiversimezzidicomunicazione.Iprodottidellamusicapopsonodiffusiepromossiattraversoidiversimedia,passandodallaradioal web, dalla televisione ai videoclip. Inoltre, con le tecnologiedigitali e la convergenzamediale si aprononuovi scenari sia sulpiano della produzione che della fruizione musicale,determinandoineditimercatie favorendo,grazieall’interattività,una crescente centralità del ruolo dell’utente/prosumer. In ognicaso, i media assumono una sempre maggiore rilevanza neldeterminare,nutrireeamplificareil«poteresimbolico»dellepopstar.

I mezzi di comunicazione e l’industria discografica svolgonounafunzionedimediazioneculturalesignificativa,indirizzandoilgusto del pubblico attraverso la promozione di generi musicalistandardizzati. Tuttavia, la consapevolezza dell’influenzadell’industriaèaffiancatadaunasempremaggiore incidenzadeidiversi pubblici di riferimento nei processi di negoziazione deicontenuti del prodottomusicale edellemodalitàdi consumo, inrelazionealledifferenzesocialieculturalidegliutenti.

Purriconoscendolacentralitàdelruolodeimedia,Chambers(1985)sottolineaquantolacittàrappresentiil«palcoscenico»ela

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principale«cassadirisonanza»dellamusicapopedellesuenuoveforme di romanticismo moderno. La realtà urbana è il luogodell’immaginazionecontemporaneae lestrutturedellametropoliattraversanoogniangolodellanostravitaquotidiana,semprepiùimmersa nel flusso dei prodotti mediali della cultura di massa.Concentrando l’attenzione sul concetto di città e di metropolicomeluogoprivilegiatoperinquadrareglisviluppistorici,sociali,emusicalidellamodernità,Chambers(2001)afferma,inoltre,chenell’economiaculturaledellavitaurbanasonoregistratiisuoniela storia moderna, sia le loro contaminazioni che le lorocombinazioni. Partendo dall’esperienza della città di Londra,«spazio composto di diverse storie, diverse memorie, diverseidentità», Iain Chambers offre una particolare prospettivaculturaledellamusicacontemporanea.Confrontandodueconcertididuediverseformazionimusicaliche–rispettivamentenel1969enel1989–si«appropriano»dellacittàdiLondra,suonandosuitettidellesuecase,ilsociologoingleseproponeunariflessionesuirapportitralediverseformediibridazioneculturaleemusicale,larealtà urbana e i percorsi storico-culturali che caratterizzano latardamodernità.Attraverso l’esempiodei due concerti, proponeunconfrontotralaLondrapopdeiBeatles(edeiRollingStones)edel loro live sui tetti della città e la Londra città post-colonialecaratterizzata dal suono di una band di musica bhangra, ungenere ibrido, frutto di contaminazioni di sonoritàangloamericanee tradizionimusicali indiane.Sipassacioèdallacultura giovanile dominata da un’immagine connotata in senso«bianco» e «maschile», alla riconfigurazione dello stesso spaziourbanocheormaiforniscela«casa»peraltrestorie,altreculture,altreidentità.Inquestaottica,lapopstarrisulta,nelprimocaso,simbolo di un processo di legittimazione di una culturaetnocentrica, «bianca e maschilista»; nel secondo, rappresental’espressionediunmutamentochemanifesta,ancheattraverso ilinguaggi musicali, i processi di ibridazione etnica, sociale eculturale che caratterizzano la Londra post-coloniale e

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contemporanea. Due visioni culturali, ma anche politiche edeconomiche, di cui gli artisti in questione risultano espressionisimboliche,contribuendoalrelativoconsolidamentosociale.

Com’è noto, secondo Dick Hebdige (1979), la musicarappresenta uno stile di vita e una risposta all’alienazione diclasse.Tralo«stile»eilinguaggimusicali,tralesceltesocialieimessaggi contenuti nei testi della musica pop, esiste unaconnessione rilevante che determina un insieme di «pratichesignificanti».L’ideadifondodiHebdigeècheivaloripeculiaridiunsottogruppospecificosiano il riflessodiquelli espressidaunprecisosottogeneredellamusicapop:consumareuncertotipodimusica,indeterminatiluoghi,rappresentaunmododiaffermarela propria identità. Tale approccio teorico, di originedichiaratamente marxista, tende a sottolineare la funzioneideologicadellamusicacomemetododi contrastodella«culturaegemone». In tal senso, le sottoculture diventano una forma diresistenza nella quale l’esperienza diretta delle obiezioniall’ideologiadominanteviene rappresentata indirettamentenellostile.SarahThornton(1995)evidenziacomeglistudiclassicidellascuola di Birmingham collocano i media in opposizione esuccessivi al manifestarsi della sottocultura. Hebdige considera,infatti,imezzidicomunicazionedimassa,lacommercializzazionee i processi ad essi connessi come modi di «incorporare» lesottoculture da parte di una cultura dominante che le assorbe,demolendole di fatto. Più che proporre una studio comparato,tenendo adeguatamente conto dei diversi fattori sociali edeconomici e «confrontando i problemi etici e politici checomporta la celebrazione della cultura di un gruppo sociale suquella di un altro», secondo Thornton, i teorici della scuola diBirmingham«invocano la chimera di unmainstream negativo»(ivi:126).Lasociologaritienecheperstudiareleculturegiovanilisia opportuno superare il dualismo tra ideologie dominanti esottoculture sovversive, tenendo conto del ruolo dei mezzi dicomunicazione di massa nei processi di definizione e di

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etichettamento delle sottoculture. Inoltre, identifica lesottoculture in «culture del gusto» che, a loro volta, sonoindividuate neimedia, attraverso i media e daimedia. SecondoThornton, esiste un rapporto dialettico tra imolteplici fattori incampo e i mass media contribuiscono, in modo significativo, adeterminare la formazione e la circolazione di ciò che,parafrasando Bourdieu, la sociologa definisce «capitalesottoculturale».

Le riflessioni teoriche successive propongono unariformulazione concettuale e terminologica delle categorieclassichedellascuoladiBirmingham.Perindicarelesottoculturegiovanili della tarda modernità sono state adottate nuoveespressioni come neo-tribù (Bennett, 1999), postsubculturalist(Muggleton,2000),lifestyleescene(Bennett-Peterson,2004).Inogni caso, gli studi più recenti tendono a superare i limitidell’approccioclassicodeiculturalstudies,favorendol’ideachegliattori sociali dispongano di una relativa autonomia, e che lasocietànonsianéilluogodiunconsensogeneralizzatonéquellodi un conflitto permanente, ma piuttosto l’arena di unaproduzioneeriproduzioneincessante,evariamentenegoziatafraidiversiattori,deimodiincui larealtàèinterpretataeattraversocuigliindividuiagisconoesiesprimono.

3.L’influenzasocialedellerockstarApartiredallaScuoladiBirmingham,tuttigliapproccisociologicial pop studiano i fenomeni musicali in quanto prodotti dellaculturagiovanile,neisuoiritiemiti.Lapopmusicèintesacomefattore culturale di socializzazione, di riconoscimento e dicostruzionedelle identità individuali e collettive. In quest’ottica,inaccordoconMiddleton(1990,trad.it.:338),lastarrappresenta«il centro di quello che possiamo denominare la sferadell’identificazione». I giovani di diverse epoche e contesti siriconoscono e si identificano nella pop star a cui fannoriferimento, seguendo uno specifico genere o sottogenere

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musicale,chesiaespressionedellaculturadominanteodiquella«alternativa».Dietroil«rumoreorganizzato»deigrandiconcertirock, secondo Franco Ferrarotti (1996), si nasconde una fortespinta verso l’utopia, un antico desiderio di trascendenza. Lamusica è un linguaggio che aggrega e che accoglie i giovani,aiutandoliatrovareluoghinuoviincuiriconoscersi.«Abitare»lamusicavuoldirecercareunpostodiversodallaparrocchiaodallasededipartito.Un luogodove il ritmodel rock, spesso criticatocome «evanescente», «effimero», non dà elementi per laprogettazione, ma certo la ispira, a differenza della politica deipartitichenoncontieneigermidell’utopiadicuiigiovanihannosete.

Intalsenso,alcunigenerioproduzionimusicalirappresentanouna chiara espressione del rifiuto della politica tradizionale dapartedellenuovegenerazionietendonoarisvegliarelacoscienzasocialecollettiva,mettendoinscenainediteformedisolidarietàedi impegno civile. Si pensi, ad esempio, ai linguaggidel rap concuiigiovanicomunicanoilmalessereeildisagio,attraversotemicome l’emarginazione, la disoccupazione, la lotta allamafia e alrazzismo.Lamusicapop rappresentaun significativo strumentodi coesione e, sempre di più, sembra essere l’espressione di unprocesso di ri-tribalizzazione anti-individualizzante (Savonardo2010).

In questo contesto, le azioni simboliche riconducibili aiprotagonisti dello star system potrebbero contribuire,richiamando Thompson (1995, trad. it..: 30-31), a «sollecitarereazioni, indurregli altri adagireo a rispondere in certimodi»,peresempiofavorendoilconsumodiunparticolareprodottodelmercato. Direttamente o indirettamente, artisti di riconosciutafama–graziealproprioruolosociale,allareputazioneacquisita,al prestigio e alla credibilità che viene loro attribuita – sonopotenzialmente in gradodi indurre i propri fan«adaffermare illoro sostegno per un stato di cose o a sollevarsi in una rivoltacollettiva». I processi di «seduzione di massa», operati anche

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attraverso le pop star e con particolare riferimento ai diversipubblici giovanili, possono favorire reazioni significative, asecondo dei contesti sociali, economici e culturali diappartenenza.

Nelle società contemporanee, tale forma di potere èstrettamente connesso al ruolo dei media che, in misura più omeno rilevante, contribuiscono ad amplificare e diffondere leproduzioni artistiche e culturali, potenziando la capacità dipersuasioneediseduzionedegliartististessi.Unacapacitàcheèstrettamente connessa alla reputazione sociale derivantedall’attivitàartisticaedalrelativo(edeventuale)prestigioadessariconducibile, alla riconoscibilità e alla visibilità mediatica, maanche all’autenticità e alla credibilità espressa dalla produzionemusicale,enonsolo,dellepop/rockstar.

Secondo Simon Frith (1978), il «rock» non indica tanto ungeneremapiuttostounperiododiproduzionemusicale,incuilamusica stessaha romanticamenteposto inprimopiano il valoredell’«autenticità», tentando – almeno idealmente – di noncompromettersiconl’industriaeconimezzidicomunicazionedimassa. In tal senso, come musica generazionale, romantica,trasgressivaerivoluzionaria, il rockèstatocaratterizzatodaunasorta di «ideologia dell’autenticità», da una «connotazionemusicale specifica» e da una significativa «opposizione» allamusica pop, intesa come «leggera», disimpegnata,d’intrattenimento e commerciale. Una contrapposizione che,com’è noto, risulta molto spesso solo ideale (considerato che ilrock èunprodottodelmercato, così come lamusicapop) e checon il mutamento dei sistemi di produzione discografica, letrasformazioni dell’industria culturale e la contaminazione tra idiversigenerimusicalièandatagradualmenteaffievolendosi.

In ogni caso, il concerto rock diviene un nuovo rito sociale,«luogo» di aggregazione e condivisione collettiva e l’artistarappresenta, sempredipiù,unpuntodi riferimento,depositariodiverità,unmodelloincuiriconoscersi,un«nuovoprofeta»acui

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affidare le proprie emozioni.Un«profeta» che i PinkFloyd, nelconceptalbumTheWall del 1979 e nel film omonimodel 1982,denunciano provocatoriamente come un potenziale «dittatore»,sottolineando il ruolo semprepiù«onnipotente»della rock star,capace di guidare e orientare lemasse, in un contesto in cui lasocietà del consumo e della comunicazione e lo star systemseguono le logiche del mercato, spingendo l’artista a farealtrettanto.Unavisionecherichiamaiprocessidiomologazioneedi standardizzazione e le teorie adorniane sulla popularmusic el’industriaculturale.

Sindallasecondametàdelsecoloscorso, iconcertidimusicapop hanno rappresentato, sempre di più, veri e propri ritualicollettiviacarattereinternazionale(dalleprimeesibizionidiElviso dei Beatles ai più recenti fenomeni di divismo espressi daMadonna, Michael Jackson o Britney Spears) e le diverseespressionimusicalihannospessoassuntovaloripoliticiesocialiispiratiadunanuovasolidarietà.Sipensi,intalsenso,aiconcertia favore dei paesi in via di sviluppo, come il Live Aid del 1985,promosso dall’artista Bob Geldof, o a quelli per la salvaguardiadell’ambiente,comeilLiveHeartdel2007,ideatodaAlGore,exvicepresidentedegliStatiUniti,oallediverseformedisolidarietàdel mondo della musica a favore delle popolazioni colpite dacalamitànaturali, soloper farealcuni esempi (Savonardo2010).Taliiniziativeevidenzianoilruolosocialeepoliticodellepopstareilrelativopoteresimbolicodicuisembranoesseredotati.Nonviè dubbio che i singoli diversi eventi citati abbiano scatenatodibattiti e conflitti tra sostenitori e detrattori, per motiviideologici,politici,sociali,culturalioeconomicilegatiagruppidipotere, di pressione e di interesse contrapposti. Tuttavia, talieventi e le star che vi hannopartecipato sono stati celebrati daimedia internazionali, generando una produzione di simboli e disignificati che, attraverso i linguaggi delle emozioni, hannosuscitato reazioni su larga scala e su pubblici differenti che,tendenzialmente e con modalità diverse al loro interno, hanno

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subito il fascino, il carisma e il potere di seduzione degli artisticoinvolti.

4.OsservazioniconclusivePer concludere, richiamando e integrando le teorie di Bourdieu(1971), con la crescente autonomia del campo intellettuale edartistico e l’elevarsi dello status sociale dei produttori di benisimbolici,lepopstar–anchegrazieall’usosemprepiùpervasivodeglistrumentidicomunicazione–sembrerebberoacquisireunarilevanteforzaesplicativa,ancheseall’internodelle logichedellostarsystemche,inognicaso,condizionanolalibertàespressivaecreativa del singolo artista. Lo sviluppo del mercato dei benisimbolicichecaratterizzasempredipiùl’industriadiscograficaedei media permette ai produttori di tali beni di acquisire unasempremaggiorerilevanzaeincidenzanelledinamichesociali.Lepop star e i «divi» della scena musicale, nazionale edinternazionale, attraverso la trasmissione di valori e modelliculturali veicolati dalle relative attività e produzioni artistiche,sembrano assumere un ruolo sempre più significativo nelcontribuire ad orientare ed indirizzare il proprio pubblico diriferimento.

Come è stato precedentemente sottolineato, la relazione trastrutturesociali e sistemisimbolici si configuracome«unadellepiù solidegaranziedidominio sociale»,perchépuò«interveniresulmondo,agendosullarappresentazionedelmondo»(Bourdieu,Wacquant, 1992: 123).Gli artisti agiscono sullediverse formedi«rappresentazione» della realtà, consolidando e legittimando ivalori, gli interessi e le visioni di cui sono portatori, all’internodelledinamichecaratterizzantilarelazionetracampointellettualee campo del potere che – semplificando e con le dovuterivisitazioni sin qui discusse – tende a generare la tipologiabourdieusiana già citata: artisti «borghesi» (dominanti-dominati); fautori dell’arte «sociale» (dominanti-dominati);sostenitori dell’arteper l’arte (Bourdieu 1971).Tuttavia, tenendo

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contodeimutamenticulturali,socialiedeconomicisopraggiunti,tale tipologiaandrebbeattualizzata, considerando la complessitàchecaratterizzalesocietàcontemporanee.

Lamusica, come l’arte, è un processo cooperativo nel quale,oltre alla personalità dell’artista, ha un ruolo determinante il«personale di supporto» e il pubblico stesso. L’insieme delleinterazioni tra i diversi attori sociali contribuisce a definirel’ambitoartistico,differenziandolodaaltre formediproduzione.Lamusica,intesacomeprocessocollettivo,implicacompetenzedidiversa natura e una rete di relazioni utili per la produzione, lapromozione, ladiffusionee il consumodeiprodotti artistici.PerBourdieu, l’operad’arteè ilrisultatodiunprocessonelqualeglielementilegatiallapersonalitàindividualesonoconnessiallaretedirelazionisocialieaduninsiemedicondizionamentieconomici.L’operanonpuò essere considerata soltanto come il prodottodiunsingoloartistaocome ilpurorisultatodicomponentisociali,ma deve essere intesa come l’insieme dei diversi fattori in cui,oltre al ruolo dell’artista, acquistano rilevanza il pubblico cheusufruisce dell’opera d’arte e i diversi modelli culturali chedefiniscono il valore di quest’ultima. Tali fattori incidono econtribuiscono, inmodo significativo, anche alla definizione delruolo pubblico della pop/rock star e della sua relativa influenzasociale.

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[1]LelloSavonardo,UniversitàdiNapoli“FedericoII”,[email protected].

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Donne“eredidelvino”.Rappresentazionidell’ereditàaziendalein

un’otticadigenerediPaoloGusmeroli[1]

1.IntroduzioneQuesto articolo propone una riflessione sulla precedenzamaschile[2]inuncompartoproduttivo,qualequellovitivinicolo,in cui la dimensione familiare e la trasmissione ereditariaassumono un peso materiale e simbolico particolari. In questosettore la famiglia costituisce un importante canale d’accessoall’impresa, grazie all’eredità di beni importanti, come la terra,cherichiederebberoaltrimentiimportantiinvestimentiiniziali[3].Il canale familiare costituisce dunque per molte donne unimportanteviaticoperbucareil“soffittodicristallo”inaziendaenelcampodellavitaeconomica.

La rappresentazione familiare assume un’importanzaparadigmatica anche rispetto alle simbologie del vino: lafamiliness (Maguire et al, 2013) è particolarmente saliente incostruzioni di autenticità, storicità, tradizione o di resistenza aforme di produzione standardizzate, anche per la connessionevino-turismo. Il settore produttivo del vino si è contraddistintoperunprocessod’innovazionedelprodottovotatoallosviluppodidistretti di qualità (Pedrocco, 1993; Becattini, 2000) fino adiventareunodei simbolidelmade in Italy (Marini et al, 2012;Curli,2005).

In quest’ambito si è assistito anche alla crescente visibilitàpubblica delle donne (si pensi al movimento “Le donne del

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vino”[4]): la loro relativa ascesa, oltre che per il mutare deimodelli, delle identità e delle culture di genere nella società nelsuo complesso, si lega in particolare alla diffusione diun’imprenditorialità agricola basata sulla multifunzionalità(Marini et al, 2012), specie quella a gestione familiare, dove lacreatività delle donne ha trovato valorizzazione e forme diriconoscimentospecifiche,seppurambivalenti.

L’ideadifocalizzarsisuipassaggidipadreinfigliaperindagarelesimbologiechesileganoallaprecedenzamaschilenelleaziendefamiliari, vuole evitare un uso di Bourdieu che lo veda come“figura caricaturale del “teorico della riproduzione” incurantedelletrasformazionistoriche”(Wacquant,2004:387,traduzionemia)

In questo articolo intendo offrire un approfondimento deipossibili sotto-testi di genere che strutturano o sovvertono gliarrangiamentiattesirispettoall’ereditàdell’azienda.

Il focus su padri e figlie ha permesso di situare posizioni erappresentazioni in uno spazio sociale (Boschetti, 2003)utilizzando le biografie dentro una metodologia diacronica. Inquesto modo le rappresentazioni dell’imprenditorialità sonoinseritenellacornicecheriproduzionesocialedell’aziendatramitelafamiglia.Sial’imprenditorialitàcheilgenereelafamigliasonovisticomematricidipratiche inpartesovrapposteed intrecciatein cui differenti tipi di illusio (imprenditoriale, di genere ofamiliareappunto)costruisconoarmonieo frattureneglihabitussociali degli attori. Si offre quindi un nuovo tassello allo studiodell’embeddedness dell’imprenditorialità (Trigilia, 1998; Storti,2007).Sicercaalcontempodirendereoperatival’ideachegenerenon sia “sinonimo di donna” (Carver, 1996) problematizzandol’analisidientitlementmaschili che, soprattutto nelle narrazionipaterne,subiscononecessariamenteunaridefinizione.

La letteratura sulla riproduzione del capitale socialeimprenditoriale della terza Italia (si veda Bagnasco, 1977;Bagnasco et al, 2001; Mingione, 1987) dialoga così con la

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letteraturachehaconsideratol’otticadigenere(Brunietal,2000)o la riproduzione delle cosmologie familiari (Yanagisako, 2002)tra gli elementi della costruzione sociale dell’imprenditorialitàdiffusa[5].

Rispetto al tema dei rapporti di genere, l’imprenditorialitàfamiliaresembracaratterizzatadaunapersistenteambivalenza:leaziendefamiliarisonodaalcuniconsideratewomenfriendly (DeVita,2010)graziealla sovrapposizionepubblico/privato;daaltriconsiderate emblema della precedenza della maschilità edell’eteronormativitàdominanti(Brunietal,2000).

Il discorso familiare definisce la cornice in cui le narrazionisull’eredità sono state raccolte. L’argomento è certamentedelicato: sia per la sua riservatezza, sia per la difficoltà talvoltaincontratadiindagarescelteoragionamentifamiliarichepossonoappariredettatidainteressiindividuali.Duranteleintervistecisièconcentratiquindisugliaspettipragmaticilegatiallacontinuitàaziendale,enfatizzando,nelporre ledomande,una logicarivoltaal “bene” dell’azienda. La scelta di analizzare i passaggigenerazionali si spiega con la volontà di mettere in luce leambivalenze sociali della famiglia come “campo” (solitamenteprivilegiato dalla sociologia del conflitto) e della famiglia come“corpo” (solitamente privilegiato dagli approcci, più o menoesplicitamente “funzionalisti” o del consenso) (Bourdieu, 1994).Nella cornice della famiglia come “corpo” gli intervistatisembravanotrovarsimaggiormenteaproprioagionelraccontareanche eventuali difficoltà, conflitti o dissapori, permettendo alricercatore di ricostruire uno spazio sociale di posizionamentidentro la rappresentazione del “consenso” offerta da padri efiglie[6].

2.Ereditàesensopraticopatrilineare:ledonne“inesistenti”ocomecosto/pericoloDalleintervisteemergemoltospessoun“realismo”condivisopercui la gestionedell’impresa vitivinicola implica lapadronanzadi

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un insieme di pratiche ritenute più maschili. Questa visione èparticolarmentechiaranellenarrazionidipadricheraccontanoilloropassaggio generazionale (a loro volta “figli di”): ad esempioquando le circostanze richiedono il coinvolgimento delle donnedellafamiglia(ades.vedoveosorelle).Visonoadesempiocasididonneeredi“perprocura”,oppurearrangiamentidoveledonnesitrovano ad occupare la posizione di seconde tra pari, comestranierenelcampodellavitaeconomicamalgradol’appartenenzafamiliare[7].

Nell’esperienza biografica narrata dalle figlie il consensosull’esclusione “dolce”di generedall’azienda è certamentemenoscontata,ancheselenarrazioniscorronosulsotto-testodelcomeabbiano fattopropriounmestiere “maschile”.La trasformazionedeimodellidigeneredominantisirifletteanchenellenarrazionidei padri rispetto alle figlie, i quali considerano la lororealizzazione professionale come un aspetto scontato se nonimprescindibile del loro corso di vita. In maniera interessante,meno scontato, siaper ipadri cheper le figlie, rimane l’accordotra genere dell’imprenditrice e genere dell’impresa. Attraversoalcune esperienze e rappresentazioni narrate nelle interviste,cercherò di mettere in luce il legame tra senso pratico esimbologie di genere, per svelare come la precedenza maschilepossaperpetuareleproprieprerogativeentroundiscorsodipariopportunità.

I due casi esposti qui sotto costituiscono esempi dellarappresentazione dell’incompatibilità tra le pratiche dell’aziendaproduttiva e il genere femminile, e di come questa percepitaincompatibilitàsitraducanelsensopraticovoltoallariproduzionedell’aziendasecondoprincipiandrocentrici.

Talevisionestrutturaedèstrutturatadahabitus attesi chesiriferisconoadunethoschegovernerebbe,idealmente,ladivisionedel lavoro tra parte pubblica e privata della famigliaimprenditoriale, per cui, in condizioni “normali”, l’eredità deimezzi produttivi, e di un mestiere “maschile”, viene pensata e

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gestitaprincipalmente“trauomini”.Il primo caso, quello di Mino, fa emergere un sostanziale

dominiomaschilenelladefinizionedegliaspetticrucialidellavitadell’azienda.

Mino (67 anni)[8] racconta come, sposandosi, si sia trovato«la moglie e l’azienda». Egli eredita infatti indirettamente latenutadallamoglie, la quale appartiene adun’affluente famigliaper la quale quella agricola non costituisce l’attività economicaprincipale. La tenuta, posizionata in un territorio prestigioso eoggivalorizzato,versavainunostatod’abbandonodefinitocomenaturale – «non voluto»–ma considerato inevitabile poiché«imaschidellafamigliaPirroeranodeceduti»(Mino,67anni).

La riproduzione del principio di assegnazione dell’azienda al“latomaschile” della famiglia riguarda anche la generazione deifiglidiMino:unuomo(38annialmomentodell’intervista)eunadonna(36anni).Ilmaggioregiàa14annistudiainunistitutodienologia ed ora segue la parte produttiva. La più giovaneintraprendestudiuniversitarienonpensaseriamenteall’aziendafino alla laurea in lingue: ora si occupa di comunicazione econtabilità ordinaria. La loro complementarietà è celebrata dalpadre: «per quanto siano buoni i vini, che ormai son buonidappertutto, il problema è venderli» (Mino). Si riconoscepertantochelaposizionedellafiglia inaziendaèpotenzialmenteimprescindibile per una piccola azienda “di qualità” rivolta aritagliarsi nicchie di mercato in un contesto internazionale.Intestatariounicodell’aziendarisultaperòessereilfigliomaschio.Le traiettorie scolastiche e lavorative dei due comunicano unaprecedenzadataalfratelloriconosciutaanchedallasorellastessa,cheloconsideralegittimamente“ilcapo”.Lacombinazionetralaparità formale e un diritto apparentemente “naturale” – laprecocità del fratello – definisce un processo piuttosto comuneriscontrato nella ricerca, per cui “il carattere socialmenteereditariodelleattitudini”o“ilprodigiodiunaeternaprecocità”(Bourdieu, 1964, ed.it 2006: 130) caratterizzano processi di

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(auto)esclusione consensuale, fondati sulla corrispondenza tradistribuzionedelleposizioniedellecompetenze.

La sorella, co-erede sotto il profilo giuridico, rimaneun’interlocutrice obbligata per il fratello, il quale dovrà in ognicaso gestirne il consenso, ma rimane di fatto esclusa dallaleadership.

In un altro caso aziendale di passaggio generazionale,Maria(52 anni) sembra restituire una narrazione complementarerispetto a quella di Mino. Oggi co-imprenditrice con la sorella,raccontaasuotempoilrifiutoadiscriversiallascuoladienologiamalgradolepressionidelpadre(«sonotuttimaschi»).Infondo,ilsuorifiutosiaccordaconlavisionedelpadrestessoche,secondoMaria, non hamai creduto che le figlie (due) potessero portareavantil’attività,comeaccadràinvece,econsuccesso,dopolasuamorte.LastessaMariaraccontadiavertrovatolapartemaschile,perdareavvioallanuovaazienda,nellafiguradelmarito:

(Miopadre)volevamandarmiafareenologia,peròdentrodiséhadetto: “Qua due ragazze come fanno a mandare avanti! Sì, glimancavaunpo’lafiguramaschile,poidiciamoiohoincontratomiomaritochegiàsioccupavadivino,cheforsehacontribuitoadarelasvoltadiciamo.(Maria,52anni)

Arinforzare ilprincipiopatrilinearedell’azienda(nonsancitodal diritto) possono contribuire aspetti simbolici, spesso pococonsiderati, come la trasmissione del cognome[9], anche se visono interessanti casi dimanipolazione simbolica (ilmarito cheprende informalmente il cognome della moglie) quando è ilcognome materno a costituire un “marchio” o un “quarto dinobiltà”.

Il diritto sancisce un principio simbolico che di fattonaturalizza il principio patrilineare, rafforzando l’idea di unpassaggio“trauomini”epensandoleeredi(esclusedall’aziendaepossedute simbolicamente dai possibili mariti, di cui i figliporteranno il cognome) come binari tronchi della genealogia o

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comevettori ingradodiportare l’azienda inaltregenealogie.Difattoilgenerosembrerebbeoccupareunaposizioneambivalente,“straniero” – potenziale usurpatore dei capitali di famiglia – o“alleato” – soluzione al problema della continuità dell’azienda,conunaccordo“trauomini”oconil“dono”dellamoglie(Brunietal,2000).

Nel discorso familiare emerso dalle narrazioni dei padririspetto alla propria generazione la distinzione (di genere) piùrilevante sembrerebbequella tra colorochepossono incorporarela posizione di eredi attivi e coloro da cui non ci si attende talecompito e che quindi possono “trovarsi” assegnata l’impresa incasi più o meno eccezionali. L’esempio delle vedove, tra cui sitrovano anche importanti innovatrici, è particolarmentesignificativoegiàesploratoinletteratura(sivedaCurli,2005).

L’esclusionedelle donne (mogli o sorelle) si traduce, rispettoalla loroposizionedi eredi, nellanecessitàdi gestirne tuttavia ilconsenso.Ipadriraccontanoalcunimodiincuiilconsensodellesorelle, naturalmente (auto)escluse, può essere gestito: con ilmantenimento solo nominale delle quote; con la ripartizioneazienda/ immobili;conla liquidazionedellequoteindenaro.Inparticolare Marco (57 anni) racconta come l’equilibrio con lesorelle, liquidate in tempi relativamente recenti, fossebasatosulpresuppostochenonintervenisseronegliaffaridell’aziendadicuieranoformalmenteco-proprietarie.Ildisinteresseversol’aziendafacevadilorodelle“brave”sorelle.

Si andava avanti che comunque loro erano parte dell’azienda, nelsensochesapevanodiaverequalcosainazienda,peròlorononsonmai intervenute. Non sono mai entrate perché non erano dentronell’azienda.L’azienda era composta comunquedamiopadre, io emio fratello, però loro non c’entravano anche se avevano le loropartidaspartire.(Marco57anni).

Ledonnepossonoesserepercepitecome free rider “naturali”inquanto,distinteinpartenzadachipuò/dovrebbeportareavanti

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l’azienda–“acarico”degliuomini–,rimangonoeredi“dagestire”chepossonoincerticasigoderedeiproventidell’azienda.

Laprecedenzamaschile,comepresaincaricodelleprerogativedi“uomodellafamiglia”,èprivilegiochepuòmutarsiin,oesserevisto al contempo, come peso della maschilità stessa. Giordano(62anni), imprenditoreinun’aziendatralepiùgrandirispettoaquelleconsideratenellaricerca(40hadivigneto;12dipendenti;vinifica anche da uve conferite), racconta i propri inizirappresentandoinmanieraesemplare,econorgoglio,lapresaincarico maschile nell’azienda di famiglia come diritto/dovere o“pesodellavirilità”(Bourdieu,1998).

Il papà fa il vino, sono l’unico figliomaschio e nonostante tutte lebuoneintenzioni,diciamodistudiumanisticiincuiavreidatobuonirisultati, vengo spedito alla scuola enologica di Conegliano. Devo(enfatizzato) diventare un enologo: non ho chances (Giordano, 62anni)

Lasofferenzasocialedegliuominièchiaramentepiùevidentedovescarseggianomezziecapitali.Emergeadesempiotralerighedell’intervistaconiltitolarediunapiccolaaziendavitivinicola,incui il privilegio maschile appare come una trappola. Quella diMario (66 anni) è una narrazione in cui la “fatica”, il “tirareavanti”, il “peso della famiglia” ricorrono continuamente e siaccordanoadunhexiscorporea che porta i segni di una vita dilavoro fisico.Mario è stato a suo tempo erede precocissimo (14anni)dicirca5ettariditerrenosucuifondaun’aziendaagricolabasata sull’auto-sfruttamento familiare, a cavallo tra economiaformaleedinformale.

Le prime frasi della sua intervista sono molto significative:«prima andavo a scuola, poi nel ‘59 è morto mio papà, e hodovutorimanereacasa.E lavorare laterra.Eandareavanti».MalgradoMarioavesse5sorelle, tuttepiùgrandi,èsudi luichericade il dovere di portare avanti l’attività agricola: il suopeso/privilegio s’impone come norma sociale sociale ineludibile

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(Durkheim,1895).Lapresenzadicinquesorelleappare, rispettoalla narrazione dell’azienda, come un ulteriore richiamo allapropria responsabilità di uomo della famiglia, costretto “perforza”aliquidarle.

Siccomeioavevo5sorelle,hodovuto…I:Liquidarle?Per forza! E per cui è sempre stata una stradina abbastanza insalita,nonindiscesa.”(Mario,66anni)

L’analisi ha messo in luce come la normatività di genere,incarnata in habitus sociali differenziati, possa naturalizzare laprecedenza maschile in azienda. In altre parole il dominiomaschile, assumendosi il “peso” di rappresentare le funzionimateriali della riproduzione familiare si colora di eroismoimplicando imperativi pressanti per gli uomini stessi enaturalizzandosiagliocchidegliattorisociali.

Latradizionalerappresentazionedelledonnetendenzialmenteescluse dalle pratiche più discontinue/rischiose/prestigioserelativeal latoeconomico-produttivodella famiglia, lecostruiscecomesoggettidipendenticuisirichiedonodellecontropartite(peresempioillavorodicurapensatocomegratuitoe“naturalmente”disponibile).

Questo tipo di divisione del lavoro e di distinzione dellepratiche tra pubblico/economico (maschile) e privato/familiare(femminile) (Jones, 2005), vela la violenza simbolicadelladoxaper cui, nel pensare il passaggio generazionale in modopatrilineare, le donne, percepite automaticamente come eredipassive, potessero finire per essere rappresentate altrettantoautomaticamenteneiterminidiun“problemadarisolvere”,diunpesoeconomico“acarico”.

3.Generiintransizionetravecchienuovisignificatidell’ereditàmateriale

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Tramite le strategie per la trasmissione dei beni, dimensionemateriale del conatus riproduttivo della famiglia (Bourdieu,1974), è possibile osservare l’interazione fra prescrizioni deldiritto,formalmenteparitario,ediscorsofamiliare.Nellagestionedegli investimenti,dellerisorsefinanziariee immobiliarisi trovauno dei nuclei del controllo strategico delle risorse e del potere(Bettio eCaretta, 2008).Gli arrangiamenti che li riguardano (leformegiuridiche adottate, il possesso individuale o condiviso, laripartizione delle quote) comunicano le posizioni dei familiaririspettoall’azienda,seppurinmodononsempreunivoco.

È interessante focalizzarsi sulla peculiare posizione delledonne eredi,outsiderwithin (Hill Collins, 1986): soprattutto inpassatopercepite comeeredipassiveper viadiuna “spontanea”precedenza maschile nella gestione del patrimonio familiarelegatoall’aziendao,sevogliamo,nellaresponsabilitàeconomicaematerialeversolafamiglia.

Comesidiceva,ancheneimodellipiùtradizionalididivisionedellavorodigenerepuòaccaderecheledonnedebbanoassumereilcontrollodell’azienda.

Cristina(82anni),rimastavedova,restituisceunanarrazionein cui emerge una gestione “per procura” del patrimoniofamiliare: allamorte delmarito – avvenuta circa 10 anni primadell’intervista – pone le condizioni per il rilancio aziendaleattraverso un lavoro relazionale che coinvolge le quattro figlie,rendendoledebitriciverso il lavoropaterno. Incontinuitàcon lapropriaidentitàdimoglie,s’impegnaaenfatizzareildebitoconlafigurapaterna,gestendodifattoilpassaggioaziendalenellemanidellefiglieecaricandosudiloroilpesodell’eredità.Ilsuostatusdi proprietaria per procura è agito “nel nome del marito” inmaniera tutt’altro che passiva. Le simbologie patriarcali sonoutilizzate tatticamente (de Certeau, 1990), come si evince daquestobreveestratto.

Loro si interessavano sempre dell’azienda, a dir la verità, ma

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magarimiomaritopensavachenonc’erapostopertutte,e invece,lui poverino se n’è andato. Quindi abbiamo avuto, ero da sola,bisognaandareavanti,nonbisogna fermarsi.C’eranoanchequelliche volevano comprare. Ho detto: “No, ragazze mie, dobbiamoandareavanti,perchèvostropadrevihalasciatoungioiellochevoidoveteconservarlo.(Cristina,82anni)

L’efficacia simbolica del debito familiare permette di attuareciò che il marito reputava impensabile, ovvero la continuità adoperadellefiglie[10].Siosservainquestocasocomerelazionidipotere di tipo patriarcale possano servire «non perché “alservizio”diuninteresse(…)datocomeoriginario–inquestocasola riproduzione di una struttura dove gli uomini occupanonecessariamente le posizioni dominanti – ma perché possonoessere utilizzate all’interno di strategie» (Foucault, 1977, trad.it.,1994:26)–nelcasoinquestioneutilizzandoladeferenzaperlafigura paterna per istituire le figlie come eredi d’azienda epermetterelariproduzionefamiliareedell’azienda.

Se nel caso delle vedove è possibile osservare, nelle sueambivalenze e problematizzazioni, un’eredità pensata “perprocura”, il casodelle figlie eredi è certamentepiù emblematicorispettoalletrasformazionideimodellidirapportodigenereconl’azienda,semprenellacornicedellariproduzionefamiliare.

Ilmodo di ragionare di Giorgia (40 anni) rispetto all’ereditàaziendale, in quanto unica figlia in azienda, ricalca le logichepratiche dei padri-eredi analizzate precedentemente. Anche leiassume quindi il punto di vista della famiglia come “corpo” perspiegarmi come, nel suo caso, la liquidazione della sorellacomporterebbe un costo troppo elevato. Tuttavia Giorgiaracconta,congrandepreoccupazione,comeilpadre«nonvogliaassolutamentespartire l’ereditàprimadellasuamorte» e comeciòlarendadipendentedalconsensodellasorella.

L’ereditàsaràdivisa(ironica)come:avoceioemiasorellacisiamoun po’ organizzate, però tra dire e il fare. (…) Nel senso che io ci

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mettolavita,equindisarebbegiustochesappiadovevadoaparare.Perchéunavoltacheimieisonomorti,poia livelloereditariosisacosaesce.(Giorgia,40anni)

Lasorella,chehapercorsoaltrestradeprofessionali,èquindipercepita come “costo” e potenziale “pericolo” da Giorgia che“incorpora”ildiscorsofunzionaledelcorpofamiliare.Anchequisitrovaunadistinzioneerediattiviepassivi,manonsovrappostaaquellatraerediuominiederedidonne.

Giorgia lamenta, però, una mancata alleanza con il padre,necessaria a istituirla come erede d’azienda nei confronti dellasorella(adesempiointestandol’aziendaadunaegli immobilidifamigliaall’altra)eaporrelecondizionipermantenerel’unitàdelcorpo familiare che lei, in quanto erede “attiva”,rappresenterebbe. Giorgia racconta un misconoscimento delpadreneisuoiconfronti:

Mio padre dice sempre: “Morto io,morto tutto!” – cioè – “fin chefaccio io, va tuttobene,dopo…”E invecenonèvero,perchémortolui,rimangonoqualecose,evadoavantiio!Edevofarglicapirecheiocisono,haicapito?!Cheioconlui,osenzadilui,riescoavivercilostesso.Eccoquestaèsemprestatalasfida.(Giorgia,40anni)

La resistenza al discorso paterno e la necessità di affermarsicome erede del padre, cercandone il riconoscimento e reagendoquindi alla violenza simbolica del misconoscimento,caratterizzano la sua strategia narrativa: interdipendenza econflittosonosovrappostieappaionoinseparabili.

Nella narrazione del padre di Giorgia, che parla da capo-famiglia,simbologie familiariedigenereemergonoconmaggiorchiarezza. Primo, 76 anni, rappresenta il probabile matrimoniodellafigliacomeil“vero”problema:ilsotto-testopatriarcale–lafiglia “passerebbe” al marito, un (ex)amico che potrebbe cosìmettere le mani sulla sua proprietà – si accompagna allaconsiderazionecheilcompagnodellafiglianonpareappropriato

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per pensare la riproduzionedella forza lavoro in azienda (non èd’estrazionecontadinaenonègiovane).La sua ideadel “corpo”familiarenonèlastessadiGiorgia.

Ilsensopraticopaternoinquestocasomescolaconsiderazioniche riguardano il proprio orgoglio (il fidanzamentodella figlia ènarrato comeuno sgarro subitodall’amico) e considerazioni cheriguardano la salvaguardia dell’azienda, rinforzando e velandol’arbitrarietàdelmisconoscimentodigeneredietroconsiderazionipratiche“oggettive”nellesueprerogativedi“capo-famiglia”.

Inquestosenso,èsignificativosottolinearecomePrimosidicapreoccupatodelfattocheilfuturogeneropossaallungarelemanisulla sua proprietà e al contempo, raccontando come abbiacercatodirisolvereilproblemadellacontinuità,mettainscenaunattodideliberatagratuitàpercui sarebbedispostoa “donare” laproprietà a unnipote:«Timetti qui con laGiorgia, io vi lasciotuttoenonvogliounalira».Inquestomodoilpadrerappresentail proprio disinteresse (il dono), il senso pratico familiare (cherimanga in famiglia), e il proprio “realismo” (occorre una figuramaschile)perpensarelacontinuitàaziendale.

Un caso simile per struttura dell’azienda (conduzione direttafamiliare),epresenzadiun’unicaeredeinteressataall’azienda(unfratello da liquidare) è rappresentato dall’azienda di Mario (66anni, vedigià sopra), ilquale ritienechenel suocasononvi sianulladariprodurre:laproprietàdi5ettarièperluitroppopiccolaper assicurare condizioni di vita accettabili. Il suo desiderio,parlando da padre e da contadino disilluso, è che i figliintraprendano altre strade, meno faticose e precarie. Rita (35anni)vuoleinvecerilanciarelapiccolaaziendavitivinicolae,comeGiorgia, ragiona da imprenditrice della famiglia e fa proprio ilmodo di ragionare volto a salvaguardare l’unità del “corpo”familiarerappresentatodall’aziendaedallaterra:

Inun’aziendacosì l’ideale,proprioperchéèpiccola,sarebbedinondividere,cioèriuscireatrovarl’armoniachetipermettedi,otuttie

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duelavorareassiemeounodeiduepoterlavorare,senzachel’altro–travirgolette–rompalepalle.(Rita,35anni).

Proseguendo nell’intervista, Rita, che come Giorgia èun’enologa in“tutada lavoro”,considera lapassivitàpaternanelmettere in atto gli arrangiamenti per l’eredità come legata allamancanzadellafiguramaschilechenedefinirebbeperluilaforma“normale”:

Cioèsbatti sempre ilnasocontro ‘staculturaqua.Cheèquellachecomunque c’è anche qui a casa mia. Perché se io fossi maschio…adesso stiamo facendo il cambio. (…) “Proviamo a vedere seriusciamo a cambiare l’azienda, a fare società, a fare qualcosa!”Peròvedocheèproprioduro!Perché?Perchéseifemmina,perchésefossimaschiosarebbeun’altracosa.(Rita,35anni)

La ritrosia del padre (poi superata) a pensare il “dopo” èriferitasiaad«un’ansiadaprestazione»–comeladefinisceRitastessa – sia alla difficoltà di pensare la continuità in una figurafemminilecheparecosìfuoridalleproprieprerogative“normali”.Il riferimento ad una generica “culturamaschilista” non sembrafugare l’opacitàdelle ragionidelle ritrosieedeimisconoscimentichereputadisubire.Ilgiocotrariproduzionefamiliaree“dolce”esclusionedelledonneèsfaccettatoecomplesso:laddove“mancail maschio” si offrono le situazioni più interessanti per leggerel’interazionetraconatusriproduttivodellafamigliaenormativitàdigenere.

In effetti la relazione padre-figlia può configurarsi comealleanzaingradodiveicolareloscambiodiimportantibenisociali(autonomia, lealtà,status sociale).AdesempioChiara (32anni),co-erede con un fratello, ritiene che, rispetto all’accesso allaleadership,laposizionedi“figliadi”leforniscamaggiorigaranzierispettoaquelladi“mogliedi”,osservatanell’esperienzadialcunecolleghe. Come figlia si sente nella posizione di potere gestirecontratti di generepiù vantaggiosi (inunagerarchia che la vede

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destinata, prima o poi, alle posizioni apicali) mentre,immaginandosi “moglie di”, teme di dover fare i conti con laprecedenzadelpartner.

4.ConclusioniI frammenti di studio di caso riportati possono essere ritenutitipologici, senzapretesadi rappresentativitàstatistica, inquantol’interesse della ricerca riguarda i processi di riproduzione deirapporti di genere. L’analisi delle logiche pratiche, con un focussuipadri,restituisconol’effettodicoerenzabasatosull’accordotra“oggettivo”e“soggettivo”,habitusattesierealizzati.Il“realismo”degli attori, ovvero il loro senso pratico, incorpora forme diviolenza simbolica che derivano da un discorso familiare e digenere spesso condiviso (Bimbi, 2014), dove si ridefiniscono lecomplementarietàtraigeneri

Le rappresentazioni sull’eredità materiale legata all’azienda,perloronatura“opachi”,costituisconounpuntonevralgicoincuicercare di interpretare il campo dei rapporti di genere, oltre leretorichedellepariopportunità.Leidentitàfamiliariedigenere,spesso essenzializzate, sembrano costruire un consenso sullaprecedenzamaschileinazienda,privilegioepesodellamaschilità,marivelanocapacitàditrasformazionepragmatiche(leerediperprocura) nonché riarticolazioni del discorso familiare in sensoparitario che ridefiniscono i confini del dominio maschile(Bourdieu, 1998). Inoltre da esse emergono anche le ritrosie,espressenelsensopraticodeipadri,rispettoall’ideadipensarelefiglie come piene eredi materiali dell’azienda e rappresentantilegittimedegliinteressidel“corpo”familiare.

Se un discorso apertamente patriarcale appare non piùpraticabile, soprattutto nei confronti delle figlie, è nel sensopratico “di genere”, espresso dal “realismo” degli attori, cheemergonoalcune indicazioniper interpretare lo statodelle “pariopportunità” nell’ambivalenza delle aziende familiari: da unaparte la titolaritànonbastaadefinire legerarchiesostanziali (la

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titolarità può essere “per procura”), dall’altra gli arrangiamentiper l’eredità,ma soprattutto le loro rappresentazioni, si rivelanoun luogo privilegiato dove osservare riconoscimenti emisconoscimenti sostanziali dietro ad un discorso familiareformalmenteparitario.

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[1]PaoloGusmeroli,UniversitàdiPadova,[email protected].[2] Uso il concetto di “precedenza maschile” e non parlo di “dominiomaschile”(Bourdieu,1998),perenfatizzarel’ambivalenzadelleaspettativedigenereversol’ereditàd’azienda.Quest’ultimacostituisceperifiglimaschi,indeterminatecircostanze,siaun“privilegio”cheun“dovere”nelleaspettativefamiliari.Laricerca,infatti,sifocalizzasolosuunaspettodellariproduzionefamiliare, quella legata all’azienda: non è nei suoi obiettivi indagare lariproduzione dei rapporti di genere nella famiglia imprenditoriale nel suocomplesso.[3]A livello nazionale, in agricoltura le figlie eredi costituiscono il 50%deltotaledelleimprenditricidellostessosettore,secondoidatidel2°Rapportonazionale sull’imprenditoria femminile, “Impresa in genere”, diUnionCamere.Ildato,noncorredatodalcorrispettivomaschilenelrapporto,vuolesemplicementerenderevisibilel’importanzadiquestocanaled’accessoall’impresa.[4] L’associazione “Le donne del vino”, fondata nel 1988, raggruppaproduttrici, comunicatrici, enologhe, ristoratrici ed ha ottenuto ampiavisibilitàgrazieallenumeroseattività infiere,eventiculturaliecommercialiancheinternazionali.Oggiconta650iscritte(www.ledonnedelvino.com)[5]L’approcciobourdieusianoquiadottatoricercaundialogo“adistanza”conla prospettiva del “doing gender” (West & Zimmerman, 1987), con cuicondividelavisioneprocessualeeanti-essenzialista.[6] La ricerca si è basata su studi di caso (15, di cui 12 di passaggiogenerazionalee3difondatricid’azienda)svoltaattraversointervistenarrative(35)eprecisamente“storiedivita”(Bertaux,1997;trad.it.1999).Nei12studidi caso, dove possibile, sono stati coinvolti padri e figlie (9 casi). Le coorti

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d’età degli intervistati sono disomogenee per i due sotto-campioni (padri efiglie): lacategoriadisituazionerilevanteriguardavaunaprimagenerazionedidonneeredi.Icasi,sceltitraaziendevitivinicolefamiliaripiccoleomedio-piccolediqualità(da0a25dipendenti;da5a72hadiSAU;condueaziendevinicoleconuveconferite)eranoselezionatiinmanieraragionatainbasealledomandeteorichedellaricerca(GlasereStrauss,1967).Siècercatoditrovarevariabilità di situazioni e casi biografici eccentrici rispetto alle posizioniassuntedalledonne (ades. leenologhe“in tutada lavoro” sonocertamentesovrarappresentate).[7] Uno degli imprenditori eredita il 52% delle quote rispetto al 48% dellasorella:oggettivazioneparticolarmentechiaradiunoscartomaschiletrapari.[8] Si tratta di una piccola azienda con circa 3 dipendenti e 25 ha di SAU.Produce circa 120mila bottiglie. La zona è famosa per produzioni legate avitigni autoctoni e ampiamente riconosciuti. L’azienda fondata sulla tenutaportailcognomediMino,enondellamoglie,laproprietariaoriginale.[9]L’ordinamentoitalianostabilisceche“ilfigliolegittimoassumeilcognomedel padre”, cercando di favorire in tal modo l’”unità della famiglia”,considerato“unbenepreziosodaconservare”(Calvigioni,2012:9).[10] Inquesto casounadelle figlie, durante l’intervista, afferma inmanierascherzosacomeilloronumero(4)siadovutoprobabilmentealla“ricercadelmaschio”.

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Giochidistintivi.Ledonnemigrantielapraticaassociativanel

segnodellamobilitàsocialediMarinellaPepe[1]

Lemondedel’immigrationetl’expériencedecemonde

sontsansdouteparfaitmentfermésàlaplupartdeceuxquienparlent.AbdemalekSayad,Lamalédiction

1.LostudiosulcampoelasceltadelquadroteoricoPartendo dai risultati di una ricerca sul campo (Pepe, 2009),condotta invistadella stesuradella tesididottoratonelperiodocompreso tra giugno 2006 e gennaio 2007[2], la presenteriflessionevuoleanalizzarel’impegnoattivodelledonnemigranti,declinatonellemodalitàdellapraticaassociativa.Tralemoltepliciformediinserimentomaturatedainuoviarrivati,perpiùragionimi è parso particolarmente interessante poter soffermarel’attenzionesull’esperienzaassociativaautopromossa[3].

LaprospettivateoricainauguratadaBourdieuapparecomelapiù idonea nel tentativo di leggere il fenomenomigratorio nellediversificate strategie di incorporazione messe in atto daimigranti, orientate alla mobilità sociale in condizioni visibili dirischio di declassamento, laddove si consuma – per dirla conSayad (1993) – il «divorzio» da se stessi. La teoria di Bourdieuseduce più di altre, perché egli riesce a bilanciare il pesodell’individuoconquellodellastruttura,approcciomoltoutileperleggereecomprenderel’habitusdelledonnemigrantiimpegnate,habitus che è sì «prodotto della storia», ma al tempo stesso«generatore di libertà», grazie al quale è possibile anche«improvvisare» nuove soluzioni (Bourdieu, 2002; trad.it. 2004:

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20-21).Intaleorizzonteteoricoilsoggettononèimbrigliatonellacondizione di replicante di atteggiamenti, comportamenti,credenzeevalori,ma,pursolidarizzandoconquanticondividonoilmedesimospaziosociale,individuanellatraiettoriapersonalelostrumentograziealqualesirende liberodaldestinodiclasse,diceto o di condizione. La complessità dei percorsi biografici sigioca, perciò, in bilico tra progettualità creativa e traiettoriedall’esitogiàsegnato.

Se letto in tale prospettiva, ogni progetto migratorio è ilrisultato derivante dall’intreccio dei fattori strutturali, locali eglobali–cheinfluenzanoedorientanoivissutideisingoli–conlestrategie creative messe in atto dai migranti (in seno ad unacomunità e/o adungruppo familiare) in vistadel contenimentodeirischienellaprospettivadimigliorarelecondizionidivita.Lapraticaassociativaautopromossarientraapienotitolotraquestestrategie.

L’ipotesi principale, che ha accompagnato lo studio, è stataconsiderare le donnemigranti impegnate in pratiche associativecentralinelpiùgeneraleprocessodiinserimentodeinuoviarrivatie si è voluto, perciò, porre attenzione al modo in cui alcune diesse,purnella fragilitàdipercorsimigratorisegnatidallacadutasociale(inseguitoall’incontrodipiùfattori:il‘viaggio’inséepersé e, poi, l’essere donna, straniera e proveniente da un Paeseeconomicamentedebole),attivinostrategiedicontrastorispettoalvolgere delle traiettorie collettive, inventandosi un ruolo nellasfera pubblica e nuove, ancora inesplorate, competenze,scommettendo proprio su quel capitale sociale che sono andatemassimizzandoanchegrazieall’esperienzaassociativa.

2.LaricercaNell’ambitodellaricercasulcampo,lasceltadell’unitàdianalisiècaduta sulle migranti che ricoprono ruoli apicali, ritenendo piùinteressante esplorare le strategie distintive in quei soggetti cheoccupano,peresempio,unaposizionediprestigioall’internodel

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contesto associativo e che, quindi, per arrivarvi hanno accettatounacandidatura.

La ricerca è stata condotta ricorrendo ad una metodologiaqualitativa e avvalendosi dell’utilizzo dei racconti di vita. Laraccoltadiquest’ultimi–cheè stataprecedutadaunostudiodisfondodel fenomeno facendoricorsoall’analisididati secondaridifonteistituzionale(prevalentementeIstat)–haavutoluogotragiugno2006egennaio2007ehaprivilegiatocinquecittàitaliane(Roma, Milano, Torino, Brescia e Verona), contesti territorialifortementesegnatidalfenomenomigratoriofemminileeneiqualisirintracciaunavivaceesperienzaassociativa.

Si è scelto di indagare la pratica associativa di leader cheoperano in cornici associative a valenza nazionale einternazionale,sebbenel’operatosiconcentrisulterritorioagendoprevalentemente su base locale. Sono ricorsa ad uncampionamento a valanga[4], raccogliendo ventitré racconti divita così distribuiti: diciassette a Roma, tre a Verona, uno aMilano,unoaBresciaedunoaTorino.Iltipodicampionamentoadottato e la natura delle associazioni scelte spiegano laconcentrazionedelleintervistenell’areaCentro-NorddelPaesee,inparticolare,nelterritoriodiRoma.Ilcorpusraccoltoconstadicirca 33 ore di registrazione, accompagnato da note e appuntipresiviaviasulcampo.

Per quanto concerne le provenienze geografiche delle donneintervistate, sihaquanto segue: sette sonoprovenientidaiPaesidel Maghreb; cinque da altre zone dell’Africa (Ghana, Senegal,Capo Verde); cinque dai Paesi dell’Est Europa; tre dal SudAmerica; due dalle Filippine; una dall’area medio-orientale.Quattro sono ragazze di seconda generazione (due vengono dafamigliemarocchine;unaè figliadigenitoripalestinesi;unaèdiorigine capoverdiana). Le migranti intervistate appartengono acoortid’etàmoltovarie:lapiùgiovaneha23anni,lapiùanzianaha58anni.

Perquantoriguardalapregressasocializzazioneall’esperienza

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di impegno associativo e politico (limitatamente alle donne diprima generazione), solamente in due casi (cod.6 e cod.7) citroviamo dinanzi a donne già socializzate prima dell’arrivo inItalia;intuttiglialtricasisitrattadidonnechehannoscopertoesperimentato il fare associazione solamente in seguitoall’esperienzamigratoria.

Prospetto1–Soggettiintervistatieprincipalicaratteridemografici

Cod. Paesediprovenienza Anni Stato

civileNumerodi

figli Generazione

1 Algeria 34 Nubile 0 1°

2 Marocco 44 Sposata 2 1°

3 Polonia 43 Nubile 0 1°

4 Romania 43 Sposata 2 1°

5 Romania 26 Sposata 0 1°

6 Brasile 58 Divorziata 2 1°

7 Perù 55 Divorziata 1 1°

8 Marocco 24 Nubile 0 2°

9 Palestina 28 Sposata 2 2°

10 Filippine 38 Sposata 2 1°

11 Marocco 32 Sposata 1 1°

12 Polonia 46 Sposata 2 1°

13 Albania 41 Sposata 2 1°

14 Marocco 43 Sposata 2 1°

15 Senegal 40 Sposata 2 1°

16 Marocco 54 Sposata 2 1°

17 CapoVerde 34 Nubile 0 2°

18 Marocco 23 Nubile 0 2°

19 CapoVerde 45 Sposata 0 1°

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20 Ghana 56 Sposata 1 1°

21 Filippine 38 Sposata 0 1°

22 Argentina 53 Divorziata 1 1°

23 Ghana 55 Sposata 1 1°

3.Dalrischiodideclassamentoallaforzadelladistinzione[5]Dallo studio emerge come la scelta associativamaturi entrounatramamotivazionalebenprecisa,alla lucedellaqualeèpossibileleggere non solo il progetto migratorio dei singoli, ma anche ilmodo in cui le donne riescono a ricomporre i propri vissutilacerati da una «doppia assenza» (Sayad, 1999), a rinegoziareposizione, ruolo e poterenelle società di arrivo e nei contesti dipartenza, a vivere la cittadinanzanel segnodellapartecipazione,adessere leprincipaliresponsabilidellatrasformazionedeiruolidi genere in seno alle singole unità familiari e nell’ambito dellospaziopubblico,apromuovereunraccontodiséqualidonneforti,capacidimettereincrisiescardinareleformenarrativeagitedaiPaesi dominanti sui migranti, a tessere spazi di incontro e didialogonelsegnodellacuradellenuovegenerazioni.

Al netto di un dato inequivocabile, delineato dallapluralizzazione crescente dell’offerta associativa, dall’ascolto deivissuti delle donne migranti si fanno strada questioni cheaccomunano i diversi percorsi, al di là delle provenienze, delleformule associative nelle quali le migranti si riconoscono, deiprogetti di vita che coltivano, dello status che le differenzia. Èevidente in tutti i racconti quanto il progetto migratorio siadettatodagli eventi edalle circostanze; esso si sostanzia tuttaviacomeunastrategiadamettereingiocoinunorizzontepiùampio,desiderato e pensato, di ascesa sociale, che coinvolge non solo isingoli,maanche le rispettive famiglieecomunità.Emerge,poi,comel’istanzadistintivaaccompagni, informediverse, lapraticaassociativadituttecolorochesonostateinvitatearaccontarsi.

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3.1IlcontrastodellatraiettoriacollettivaDall’analisi dei racconti di vita trova conferma l’ipotesi che hamosso fin dal principio la ricerca: al di là del dato etnico dipartenzaedeivincolistrutturalilegatiallediverseformeculturaliincorporate (etniche e di genere) di concepire la partecipazionefemminile alla vita pubblica, l’elemento che accomunatrasversalmentelestoriedellediversedonneintervistateèilfattodi aver saputo individuare nella pratica associativa l’agente dicontrastodelprocessodicadutasociale.Quest’aspettosiesplicitacome istanza distintiva, nel momento in cui si fa portavoce deldesideriodidistinguersimantenendoledistanzedall’universodeinuoviarrivatiedaibisognidicuiessisonoportatori.Lostatuselacultura di partenza dei singoli (la provenienza etnica, la fedepolitica, quella religiosa, la cultura stessa della partecipazionepoliticainsensolatoe,nellospecifico,dapartedelledonne),poi,siriverberanonellemodalità,neitempienelleformeattraversolequalisiesplicitailprogettomigratorio,prima,e,successivamente,l’impegno:alcunesonodasempresocializzateall’ideadelviaggiocomemotoredellamobilitàsociale,altresonostatecostrettedaglieventiascapparealtrove,altreancorasisonomesseincamminoper ricongiungersi ai propri cari. Quanto all’impegno, alcunearrivano alla scelta associativa dopo anni di attivismo politico-associativonelproprioPaese,altresperimentanotuttociòper laprimavoltasolamenteunavoltagiunteinItalia.

Nelleprimefasidelprocessomigratoriosiassisteadunaverae propria spoliazione delle abilità dei soggetti migranti, che inprimoluogoda‘emigranti’diventano‘immigrati’,costrettiadunacondizione di marginalità e ad accettare gli effetti di undeclassamento sociale. Va ricordato che la produzione diemigranti rientra a pieno nel gioco di riproduzione delle regolechedisciplinanolospaziosocialegerarchizzatotraPaesidelprimomondoequellicollocatinelleperiferie.

InqueglianniinPerùvigevaunregimedicontrollopolitico.[…]Ioho

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decisodiemigrarefondamentalmenteperrisolvereunproblema[…].Per sfuggire a quanto stava accadendo lì, visto che ero moltoimpegnatapoliticamente.[…]nonpossoottenereinItalialostatusdirifugiata politica, perciò giungo come migrante semplice. [Perù, 55anni]

I:“Allora…Comesonoarrivata…Sonoarrivatadiciamoraggiungendomiomarito.Èvenuto luiprimaper fareunaspecializzazione inquelperiodoincuiinAlbaniac’eraquestatransizionedaunasistemainunaltro, diciamo radicale. Lavoravo. Avevo un bel lavoro: ero docenteuniversitaria e… Cioè, non avevomotivo di lasciare ilmio Paese. Ilmotivounicoeradiunacrisieconomica;eraunmotivo…L’inflazionestava andando alle stelle, con uno stipendio non si poteva tenereniente. Con lo stipendio di un dipendente statale, ecco. Perché laliberalizzazionedelmercatohafattosìchesonocresciutiiprezzi,maglistipendisonorimastiuguali.Diciamochequelloerailmotivo:piùeconomico.Erapoilegatoalfattochec’eragiàmiomaritoqua;allorainunmomentodelgenereabbiamopensatodivenireinItalia.”M:“Suomaritodicosasioccupava?”I:“Luiingegnere.”[Albania,41anni]

Ledonnecapoverdianesonovenuteappuntoper fare servizioper lefamiglie. Purtroppo ancora adesso. È questo… Cioè… Perché sonotutte venute a fare le domestiche; alcune sono riuscite a superarequesta…no?!altreinvececontinuanoavenire:adessoentranopochicapoverdianiinItaliaequeipochicheentranomoltefannosempreledomestiche; poi va be’ ci sono le seconde generazioni che adessoiniziano… non so… a studiare, a fare altri lavori. Però secondo memancaancoramoltavogliadi…diromperequestatradizione…Questatradizione. C’è una sorta di paura, no!? […] E, quindi, anche perquesto accettano tanti sacrifici, tanti… si annullano, fanno una vitasociale non soddisfacente; a volte sacrificano anche la loro vitapersonale,diaffetti,quindièunaseriedicose….Anchesessuale,eh!Èunasorta…simettonoinunasortadilimbo,secondome…Unpo’cihopensatoaquestecose[ride]…No?!Aforzadi…Rimangonounpo’sospesi, sospesi in attesa di… ‘di’… del ritorno: quindi si aspettasempre questo ritorno a casa; e, quindi, lavorano e pensano solo aquesto.Nonvivonounpo’ilpresente;perquestononriesconoafareilsalto.Giàlesecondegenerazioni…èdiverso.Lesecondegenerazioni

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disolitononhanno…no?!Comeprogettoilritornoe,quindi,riesconoaosaredipiù.[CapoVerde,34anni]

L’impegnoassociativofaconvergerelosguardodellemigrantisulla propria traiettoria individuale, ripensando così al sognocoltivato prima di partire e alla delusione esperita dopo l’arrivonel nuovo Paese, riuscendo a valorizzare qualità e competenzealtrimenti rese opachedallanarrativadominantemessa inpiedidaiPaesiospitanti.

Sono poi diventata conosciuta da altri leaders presso le altreassociazioni, comunità… E poi sono sempre invitata a fare questeriunioni; e poi facendo questi orientamenti, che vengono anchepolitici delle Filippine che fanno aggiornamento sulla situazionefilippina (il governo, economia, politica, immigrazione, diritti,povertà), iohoscopertoquestoqua.ChenelleFilippine iononero…Come si dice…Non ero quella che faceva sempre lemanifestazioni.PeròdaquandosonoarrivataquainItaliaèlìchemisonosvegliata,mi sono… Cioè ho avuto questa conoscenza. Questi sono i nostridiritti:iosonodonnaesonounapersonaedhodirittodiquesto.Eperquello che mi sono convinta di studiare di più… Di avere di… Dileggere di più sui diritti degli immigrati. E poi soprattutto su quellidelle donne. […] Non voglio essere legata solamente adun’associazione. […]Sonodiventataunpuntodi riferimentoperpiùpersone:italianiedimmigrati.[Filippine,38anni]

IlmioimpegnocivilenonnasceinItalia,mamoltianniprima;giàinPerù.[…]Ilcomunedenominatoreèstatolavorareperidiritti,peridiritti delledonne inparticolare. […] lavorare con ledonneperunamaggiorecoscientizzazioneeperunapiùconsapevolepartecipazionedemocraticadiventapermeunasceltadifondo,unasceltadivitachenasce già in Perù e poi mi accompagna durante tutto il processomigratorio.[Perù,55anni]

AldilàchesitrattididonnegiunteinItaliadasoleograziealricongiungimento familiare,permotiviaffettivi,per lavorooperasilopolitico,lemigrantidannocorpoallasceltaassociativacome

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strumento, tra i tanti possibili, di riconoscimento sociale, validosoprattuttopercontrastareglieffettiderivantidall’opacizzazione,generata dalla migrazione, delle competenze professionalipersonali. Muta, di volta in volta, la declinazione dell’istanzadistintiva,ma rimane costante, in tutte le cornici biografiche, lavolontà di emergere dalla folla muta dei nuovi arrivati, diautorappresentarsi come donne speciali, chiamate nel gioco deipassaggi transnazionali a vincere la scommessa di una vitamigliore,lottandocontrolaforzastereotipizzantedelleculturediappartenenza e di quelle di arrivo che, per ragioni diverse, ledescrivono come gregarie della figura maschile, subordinate aigiochi del sistema-mondo, servemute emiti. Nel crocevia dellegrandi trasformazioni epocali, lemigranti impegnate in percorsiassociativirivelanolacapacitàdisapernegoziarenuove identità,appartenenzeeruolidigenere;hanno imparatoa trasformare lafragilitàderivantedal viaggio in elementodi forza, riuscendoadinventarsicontinuamente.

3.2L’istanzadistintivadellemigrantiimpegnateLa vocazione distintiva coltivata dalle migranti impegnateconsentelasegmentazionedellospaziosociale,facendolevasulladistanza che separa le leader delle associazioni dalle lorocollaboratrici, e ancora coloro che lavorano a vario titolo nellecornici associative da quanti e quante, giunti in Italia da menotempo, sono alle prese con l’urgenza di trovare una soluzionedignitosaabisognifondamentali(dovemangiareedoveripararsi,come risolvere i problemi di rilascio del visto o del permesso,comepoteravereun’autonomiaeconomica,inchemodoriuscireaprendersicuradeifamigliariacarico).

Rompere con la presunta omogeneità del mondo sociale deimigranti è il primo trattodell’istanzadistintiva: si ribadisce conforzachesièdiversiperprovenienza,perstatus,peraspettativedivita, per progetti migratori, per religione e per orientamentopolitico. Affermando con forza l’essere gli uni diversi dagli altri

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non si fa altro che dichiarare che esistono traiettorie distinte,capacidi interessare inmododiverso imigranti:alcuniorientatiall’ascesa sociale; altri, incorporata la condizione di immigrati,segnatidaprofondefragilitàsociali.

[…]tisiavvicinanoconlaconvinzionechetuttelepersoneimmigratevengonodapaesipoveri.[…]Magarisiavvicinanoate,masolamenteper darti l’elemosina e ti trattano inmodo da dire: ‘Io sono…!’. C’èdunqueun’asimmetrianelrapporto;tisiavvicinanosoltantoperfartilacarità,ma iononvoglio lacarità, iovogliosolamenteconoscerti!”[Marocco,43anni]

[…]Ibrasilianichevengonoquanonrimangonopersempre,magaricome i filippini o altre etnie più radicate; i brasiliani vengono perlavorare,perfareunpo’disoldiepoiritornano…[Brasile,58anni]

Ledonnemigranti impegnatesul frontedell’associazionismo,pertanto, introducono – nell’ordine del simbolico – unacontronarrazione rispetto all’ipotesi dominante. L’affermazionedel pluralismo interno e dell’eterogeneità è, infatti, il primoelemento capace di stabilire una frattura nella rappresentazionecollettiva dell’universo migrante. Rivendicare l’esistenza diespressioni distinte dellamedesima condizione è, da parte delledonne,tracciapiùchiaradellacapacitàdicoltivarelapropriacifradistintiva.

L’istanzadistintivaemerge,altresì,neiraccontidelledonnediseconda generazione, che rispetto a quanto esperito dalle loromadrisifannoportavocedellanecessitàdiesplorarenellapraticaassociativa un ‘metodo dello stare insieme’ capace di calibrareimpegno politico e attenzione alla cura di sé, istanzaautobiografica vissuta con modalità terapeutiche e dissensoorganizzato. Rispetto alle loro madri, esse sono cresciute incontestiplurali: lascuola, ilgruppodipari, l’universitàsonoperloro da sempre dei laboratori dell’incontro interculturale e deldialogo. Sanno comemediare conflitti, come ridurre l’ambiguità

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segnica derivante dal mettere insieme culture diverse. Sonoesperte dimixité, ma esperiscono questo pluralismo identitariocomeunpesodaportareeunnododa sciogliere: l’incontro conpersone con un vissuto simile è d’aiuto nell’elaborazione dellapropriacomplessitàculturale.

Perché la prima generazione fondaun’associazioneprevalentementeetnica; invece noi no! Noi no! Noi siamo riusciti… All’interno delgruppononcisonodifferenze;nonc’èunamaggioranza.Veramenteproveniamodatuttiicontinenti:cisonofilippini,capoverdiani,etiopi,somali;avoltedigenitorimisti,coppiamista.C’èunpo’ditutto.C’èuna ragazza che è metà egiziana e metà filippina. No?! Per dirti…Com’è variegato il gruppo! E non sentiamo nessun tipo di… Nonabbiamobisognodiautoaffermarci,secondome,davantiagli italianideviaffermarelapropriaesistenza…no?!Nelnostrogrupponondeviaffermareniente;tugiàesisti;cisei.No?!Nondevistarelìoacercaredi mimetizzarti per non essere riconosciuto diverso; o a cercare dimarcare la tuadifferenza,no?!,peresserecomunqueaccettatonellatua diversità. E, quindi, cioè… viviamo in una situazione di… relax.No?!Nonc’èquesto tipodi conflitto.Equestaè la cosapiùbella inassoluto![CapoVerde,34anni].

La vocazione distintiva coltivata dalle leader migrantiintercetta, sul piano simbolico, l’istanza progettuale e quellaautoprogettuale, mettendo in moto il gioco del sogno di sé:coltivareladifferenzaimplicachesiènellecondizionidipensareladinamicaevolutivadelproprioSé,disognarsidiversamentedacomesiè,desiderosediportareun’ideadiineditoancheadaltri,mostrandosi «icone» di un progetto migratorio orientato alsuccesso.L’habitusdellemigranti impegnatericordaquellodellapiccolaborghesiadescrittadaBourdieuneLa distinzione (1979,trad.it.2001),nelmomento in cui esse si espongono sulla scenapubblica come «profezia esemplare», in grado di «offrire (o divendere)inesempiolapropriaartedivivere»(ibidem:380)[6].

[…]lamiavoglia,ilmiointeresseconledonneègiustamentedifarle

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emergere nel senso del protagonismo, perché quasi tutte quandofanno l’emigrazione sono donne forti: la donna debole no emigra.Quellacheriesceademigrareèunadonnaforte,unadonnachesapiùomenoachecosavaincontro.[Brasile,58anni]

[…]Sonodiventataforte.Sonodiventatadecisiva…decisa.Ehoanchela mia grinta, diciamo, di lavorare; la perseveranza, ladeterminazione.[…]Peròdentrodimesonogiàunadonnaforte,unadonna,unapersonachevuolecambiarelavita.[Filippine,38anni]

Ègrazieaimiei studi che io sonovenutaqua! […]Èperquesto cheio…No…Sonospeciale,perchénonsonocomequelledonnecheperloroilmatrimonioèl’unica, l’unicascelta…No!Permeno![Algeria,34anni]

Leggere la pratica associativa attraverso il framework diBourdieu consente di mettere in evidenza la geometria dellerelazionichecaratterizzal’universodeimigranti,mettendoinlucele lotte simboliche per l’affermazione del potere. Da parte dellemigrantiimpegnatenellevestidileaderèinatto,poi,untentativodimettereinpiediunacontronarrazionedellafiguradelmigrantein controtendenza, rispetto a quellamainstream, che descrive isoggetti migranti inabili e incapaci di appropriarsi del discorsopolitico.Grazieallapraticaassociativa,cherichiamaledinamichedistintive proprie della piccola borghesia in ascesa, le donnemigranti impegnate riescono ad emergere dall’anonimato dellafolladimigrantinellaqualeilviaggiolehacondotte.

3.3IlprocessodidelegaeilventriloquismoEsposte allo sguardo e al giudizio altrui, le migranti che fannopropria la pratica associativa usano strategicamente il campodell’impegno civile per ostentare il personale backgroundculturale. Anche per tale ragione il riconoscimento diventa ilviaticoprivilegiatoversolaleadership.

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[…]iostobenequidovesto,iohotrovatounpostochec’hoqualchevalidità […]. Questo posto mi fa un po’ riconoscimento e sonocontentaperchésonoutileadaltri.[Polonia,43anni]

Ho sempre avuto ben chiaro che il lavoro occupava soltanto unafunzione strumentale, di sostegno economico e non di realizzazionepersonale, per cui il fatto di fare la badante…nonmiha segnata inmaniera…profonda.Hoiniziato,poi,aguardarmiattornocercandodicostruiredei riferimenti: lasceltadi impegnosocialenasce,dunque,in un primo momento per un tentativo di ricostruire una rete;agganciandomiall’esperienzafattainPerù.[…]epoisonostataelettapresidente dell’associazione. Facevo la badante, però avevo unafamiglia, lavoravo ad ore; e poi avevo una cultura, un’esperienzasuperiore alle altre. […] Il mio capitale culturale è statoimmediatamentericonosciutodallealtre.[Perù,55anni]

In linea con l’ipotesi distintiva proposta da Bourdieu (1979),un nesso forte lega tale dimensione con quella relativaall’acquisizione del capitale sociale e con l’assolvimento di unruolo di delega, che si esplicita nel momento in cui i gruppi inascesa, chiamati a riscrivere le regole del campo sociale, sisentonoinvestitidiuncompitoquasipalingeneticodacolorochesi ritrovano ad occupare le fasce di popolazione maggiormentesegnate da fragilità: accogliere la richiesta di rivendicazione didiritti o di riscrittura delle regole che disciplinano i rapporti fragruppi implica, inprimoluogo,esserericonosciuticomesoggetticapaci di tale processo (in quantoportatori di adeguato capitaleculturalee sociale); inseconda istanza, ladelega fasublimare inun atto di generosa fiducia la distanza tra coloro che possono equantinonsonoingradodipadroneggiarelearmidelsimbolico.Perquestedueragionièpossibileaffermarechel’emergerediunprocessodidelegaèunchiarosegnodistintivo.Siagisce, infatti,daunaposizioneprivilegiataall’internodelcamposociale: liberidall’incorporazionedelleformedidominio,inpossessodellearmisimboliche del discorso politico, ricchi di visioni nuove (piùegualitarie) sulle dinamiche che dovrebbero governare ilmondo

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sociale.Accogliereilprocessodidelegaimplica,inoltre,possederelequalitàperl’eserciziolegittimodeldiscorsopolitico.

In realtà, proprio accogliendo la delega, si rischia,paradossalmente,di far crescere ladebolezzadel legamesociale,perché cresce la distanza tra soggetti e fra gruppi con statusdistinti e con posizioni diverse nel campo sociale. Se i gruppiemergenti non si rendono protagonisti del processo didemocratizzazione del capitale simbolico – facendo propriepratichediempowerment,peresempio–allora ilcamposocialecontinueràadorganizzarsiriproducendoilconflittotracolorochedetengonolearmidelcapitalesimbolicoequanti,invece,nesonoprivi. La delega, pertanto, si rivela una fittizia strada verso lapalingenesi, verso il mutamento delle logiche di dominio chepervadono il campo sociale. Essa, infatti, crea distanza nellamisura in cui alcuni non si sentono «abili» e «abilitati» aprendere parte alla ricostruzione delle regole che sanciscono ilcontrattosociale.

[…]Ègratificante,perchéilfattodiessereascoltatatigratificaedici:‘Peròalmenomiascoltano;ascoltano lamia…’.Iodico ‘lamia’,peròparlo anche a nome degli altri, quindi ti gratifica, perché hai quelcanale, quella chiave chenon è facile avere. […]quandovedoquellipiù piccoli, diciotto anni, venti anni… il gruppetto di filippini negliautobus…soli tradi loro.OppureallaStazioneTermini il gruppettomisto, però che sta lì… Cioè, secondo me vive le cose, però non èpienamenteconsapevole:nonhaancoraquellaspintaadagire…alloramifaunpo’dispiacereemichiedo:‘Masonolegittimataioaparlareperloro?’.Questomelodomandoavolte:sesonolegittimataafarlo.[CapoVerde,34anni]

Quandosiaccettaladomandadidelegaprovenientedaisettorimarginali dell’universo migrante allora si fa forte il rischio di«ventriloquismo»,ilquale,traducendosiinun«parlarepercontodi»adoperadei«produttoriprofessionalididiscorsi»(Bourdieu,1979, trad.it. 2001: 460), ruba potere discorsivo ai soggetti piùfragili e ribadisce la distanza sociale esistente. Assumendo la

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presunzione di poter parlare «per conto di» altre donneimmigrate, «di dare voce» agli stranieri presenti sul territorionazionale, molte donne migranti non fanno altro cheventroloquizzarelavocediquantisonocollocatiinunaposizionesubalterna,facendoaltresìlevasulpropriobisognodistintivo.

4.ConclusioniDallostudioemergechiaramentecomelapraticaassociativadellemigrantiagiscaentrounquadroistituzionalecomequelloitalianocontraddistinto dalla logica dell’emergenza in materia diimmigrazione e segnato, a differenzadi Paesi come laFrancia ol’Inghilterra, dall’assenza di un modello politico-culturaleegemoneinmateriadigovernodelpluralismo.

Più in generale si assiste a come l’emigrante, trasformato inimmigrato, sia sottoposto nel nuovo Paese di arrivo ad unprocessodi ‘disabilitazione’. Ilmancato riconoscimentodei titoli(il capitale scolastico); la privazione del sostegno derivante dalproprio gruppo familiare e dalla propria comunità (capitalesociale);ildisagioeconomico(capitaleeconomico);lapercezionediunamarginalitàesperitaapartiredalviveresullapropriapellelacondizionedella ‘stranierità’(chesitraducenell’essereprividiun adeguato capitale simbolico, non conoscendo, per esempio,linguaecostumidelPaesediarrivo):questisonotuttimeccanismiorientati ad interrompere la traiettoria individuale originaria,inaugurandone una nuova segnata da un «gioco al ribasso»(Sayad,1999)rispettoadaspettativematurateesognicoltivati.

Perlemigranticherisultanoimpegnateinpraticheassociativel’istanza distintiva assolve ad una pluralità di bisogni e simanifesta in molteplici forme: con la voglia di tener fede allapropria traiettoria individuale, anche a rischio di apparire incontrotendenza rispetto al volgere della traiettoria collettiva;esibendo il proprio percorso biografico come esemplare e comeindice di un possibile e riuscito successo sociale; attraverso ildesiderio di riconoscimento del proprio capitale culturale e

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sociale;nel tentativodidisambiguaree svelare ladisomogeneitàdell’universo dei migranti (rompendo così con la narrazionedominante sulla migrazione); accogliendo la delega al discorsopoliticodapartedi altri immigrati, traccia dell’acquisito accessoall’insiemediabilitàedipratichepropriedell’ordinesimbolico.

Pur nella fragilità di vissuti segnati dalla caduta sociale, lemigrantiimpegnatesono,pertanto,ritenutecapacidiricomporrele proprie vite e di capitalizzare le risorse possedute (culturali erelazionali, in primis), in grado di esplorare strade creative diautopromozioneedirisalitasociale.Ilprezzopagatopertuttociòè,però,alto:l’impegnoagitonelsegnodelladistinzioneaffermaladistanzarispettoalrestodell’universomigrante,rompendocosìilpatto di delega sancito con gli strati più marginali della stessacomponente. Il «parlare per conto di», infatti, scippa il poterediscorsivo ai soggetti più fragili, che, disertando lo spaziopubblico,deleganoasoggettialtri larivendicazionedelleproprieistanze. L’impegno attivo si risolve, quindi, di fatto, in unriposizionamento del singolo soggetto nel campo sociale,premiandoquasiesclusivamentelamobilitàindividuale.

RiferimentibibliograficiBourdieu P. (1979), La distinction, éd. de Minuit, Paris; trad. it., La

distinzione,IlMulino,Bologna,2001.BourdieuP.(2002),Silemondesocialm’estsupportable,c’estparceque

jepeuxm’indigner,éd.del’Aube,LaTourd’Aigues;trad.it.,Ilmondosocialemiriescesopportabileperchépossoarrabbiarmi,Nottetempo,Roma,2004.

Pepe M. (2009), La pratica della distinzione. Uno studiosull’associazionismodelledonnemigranti,Unicopli,Milano.

SayadA. (1993),Lamalediction, in Bourdieu P., Lamisère dumonde,EditionsduSeuil,Paris,pp.1267-1300.

SayadA.(1999),Ladoubleabsence,EditionsduSeuil,Paris;trad.it.,Ladoppiaassenza.Dalle illusionidell’emigratoalle sofferenzedell’immigrato,RaffaelloCortina,Milano,2002.

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[1] Marinella Pepe, Università degli studi “Roma Tre”,[email protected].[2]Permotividispaziononèstatopossibiledaredebitamentecontodituttigliaspettirelativiallaricerca.Perulterioridettaglisullostudiodelfenomenoin questione si rimanda al volume Pepe M. (2009), La pratica delladistinzione.Unostudiosull’associazionismodelledonnemigranti,Unicopli,Milano.[3]Èevidenteilricorsodeimigrantiaretiinformalipersoddisfareleesigenzedi mutuo-aiuto, ma ho ritenuto utile, ai fini dello studio, circoscrivere laricercaaisolicontestiformali,perviadelledinamichediistituzionalizzazioneepubblicoriconoscimentolegatealmondoassociativotradizionale,capacediposizionarsiquale‘ponte’trauniversomigranteepubblicheistituzioni.[4] Tale metodo di campionamento, che fa parte della famiglia deicampionamenti non probabilistici, consiste nell’identificare alcuni soggettidotatidellecaratteristicherichiestee,attraversoloro,risalireadaltrisoggettipossessoridellemedesimecaratteristiche.[5]Nelrispettodellanormativasullaprivacyinmateriadiricercascientifica,gliestrattideiraccontidivitasonoriportatiinformaanonima(evidenziandoperogniparlantesolamentenazionalitàedetà),al finedigarantire la tuteladei dati sensibili dei soggetti coinvolti nella ricerca e impedendone di fattol’identificazione.[6]Ilsensodelladistinzionenonsoloanimalepratichediscorsivedellaclassedominante, ribadendo la differenza rispetto a quanti occupano posizionisubordinate all’interno dello spazio sociale, ma tale pretesa distintivacoinvolge anche quanti provengono dalla piccola borghesia. Questi ultimi,inoltre, sono impegnati a fronteggiare i rischi offerti da un possibiledeclassamento e si trasformano in«mercanti di bisogni, venditori di beni eservizisimbolici»,capacidivendere«sempreanchesestessicomemodelliecomegarantidelvaloredeiloroprodotti»(Bourdieu,1979,trad.it.2001:373).

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AlcuoredellasociologiadiBourdieuIntervistaaLoïcWacquant[1]

Può raccontarci il suo primo incontro con PierreBourdieu?

Loïc Wacquant: Ho incontrato Bourdieu durante unaconferenzadedicataa “Questionidipolitica”,una seragrigianelnovembre1980pressol’ÉcolePolytechnique,appenafuoriParigi.Dopo la conferenza, che trovai densa e astrusa, la discussionecontinuò informalmente con un gruppo di studenti nellacaffetteria dell’École, fino a tarda notte. In questa occasione,Bourdieu dissezionò con maestria chirurgica le connessionisotterranee tra politica e società in Francia, alla vigilia delleelezioni del 1981 che condussero alla vittoria di Mitterand. Nerimasi folgorato e pensai immediatamente: “se questa è lasociologia,èciòchevogliofare”.Cosìiniziaiastudiaresociologiapressol’UniversitàdiNanterreepresil’abitudinedi“marinare”imiei corsi all’HEC (École des Hautes Études Commerciales diParigi)perfrequentarelelezionidiBourdieualCollègedeFrance,doveera statoappenanominato.Al terminediqueste lezioni, loattendevopazientemente per tempestarlo di domande.Avevamol’abitudinedi rientrareverso casa sua, camminando insiemeperParigi. Si trattava di un formidabile corso privato per unapprendistasociologo.

Checosarappresentavaperleialloraecomelovedevain

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relazioneadaltriluminari,comeLévi-Strauss,FoucaulteDerrida?

L.W.: Bourdieu era già famoso come autore di Esquisse d’unethéorie de la pratique (1972)[2], che sfidava lo strutturalismomentalista di Lévi-Strauss con l’intento di afferrare le attivitàordinarie delle persone nelle situazioni concrete. Ma era anchel’autore de La distinction (1979)[3], che confutava la visionefilosoficadelgustodifesadaDerrida,persvelarechelenostrepiùintime preferenze sono impresse dalla nostra posizione e dallanostratraiettorianellasocietà.

Ma io non vedevo Bourdieu in relazione agli altri grandipensatori dell’epoca, in primo luogo perché non avevo alcunaambizione intellettuale e, in secondo luogo,perchéeraunuomofacilmente avvicinabile, caloroso e timido. Lo vedevo piuttostocomeildirettored’orchestradellarivistaActesdelaRechercheenSciences Sociales, alla quale mi ero abbonato malgrado le mieenormidifficoltànelleggerla.Actesèunarivistaaccademicaunicanel suogenereper il fattocheconduce i suoi lettorinelle cucinedella scienza: permette di vedere i processi di produzionedell’oggettosociologico,costruitoinrotturaconilsensocomune.Per tutta una generazione di ricercatori, il miglior modo diimpararedaBourdieuèstatoleggerequestarivistachehafondatoeredattoperunquartodisecolo.Inseguito,altriscoprironoilsuopensieroattraversolaseriedilibriformatoopuscolodellacollanaRaisonsd’agir,chelanciònel1996.

Qualiaggettivi sceglierebbeperdefinire lasociologiadiBourdieu?

L.W.: Bourdieu è un sociologo enciclopedico. Ha pubblicatotrentalibriequasiquattrocentoarticolicheaffrontanoitemipiù

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vari, dalla parentela nelle comunità rurali alla scuola, alle classisociali,allaculturaeagliintellettuali,allascienza,aldirittoeallareligione, al dominio maschile, all’economia e allo Stato, e viadicendo.Ma sotto lamoltitudine sorprendente di questi oggettiempirici giace un piccolo numero di principi e di concetti chedannoallasuaoperaun’unitàeunacoerenzaimpressionanti.

Bourdieu sviluppa una scienza della pratica umana, chealimentaunacriticadeldominio in tutte le sue forme:di classe,etnica,sessuale,nazionale,burocratica,ecc.Questascienzaèanti-dualistica,agonisticaeriflessiva.Anti-dualisticaperchésuperaleantinomieereditatedallafilosofiaedallasociologiaclassiche,trail corpo e la mente, l’individuo e il collettivo, il materiale e ilsimbolico,eperchéfondel’interpretazione(chescopreleragioni)e la spiegazione (che individua le cause) così come i livelli dianalisimicroemacro.Questasociologiaèagonisticanellamisuraincuipone tutti gliuniversi sociali, anche ipiùapparentementeirenici,qualilafamigliaol’arte,comeilluogodilottemultiformieinterminabili. Infine, la sociologia diBourdieu si distingue dallealtre, – comprese quelle dei padri fondatori Marx, Durkheim,Weber–inquantoriflessiva:isociologidevonoimperativamentevolgeregliattrezzidelpropriomestiereversoséstessie lavorareper controllare le determinanti sociali, che pesano su di loro inquantoesserisocialieproduttoriculturali.

QualisonoiconcettidistintivichecostituisconoilcuoredellasociologiadiBourdieu?

L.W.: Per Bourdieu, l’azione storica esiste sotto due forme,incarnata e istituzionalizzata, sedimentata nei corpi econcretizzatanellecose.Daunlato,si“soggettiva”depositandosinelprofondodiorganismi individualisottoformadicategoriedipercezione e di gusto, di fasci di disposizioni durevoli che eglidefiniscehabitus.Dall’altro lato, si “oggettiva” sotto la forma di

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una distribuzione di risorse capaci di produrre effetti, cheBourdieucoglieconlanozionedicapitale,edimicrocosmidotatidi una specifica logica di funzionamento, che Bourdieu chiamacampo(politico,giuridico,artistico,ecc.).

Il programma della sua sociologia consiste nell’elucidare ladialetticadellastoriafattacorpoedellastoriafattacose, ilgiocodicontrappuntodihabitusecampo,disposizioneeposizione,checi conduce nel cuore del mistero della vita sociale. Bourdieuaffermachelestrutturamentali(dell’habitus)elestrutturesociali(del campo) si richiamano, si rispondono e si corrispondono,perchésonolegatedaunarelazionegeneticaericorsiva:lasocietàforgia le disposizioni, i modi di essere, di sentire e di pensarepropridiunacategoriadipersone;questedisposizionialorovoltaguidano le azioni tramite cui gli stessi individui forgiano lasocietà.

Siaggiungaaciòl’ideacentraledellapluralitàeconvertibilitàdelle specie di capitale: nelle società contemporanee, leineguaglianze hanno origine non solo dal capitale economico(patrimonio, redditi), ma anche dal capitale culturale (i titoliscolastici),sociale(lerelazioniefficaci)esimbolico(ilprestigio,ilriconoscimento).Mescolaeavraicosìlaricettaperunasociologiaflessibile, dinamica e agonistica, capace di seguire la pista dellelottematerialiesimbolicheattraversocuiproduciamolastoria.

Come interpretare l’impegno politico di Bourdieu,specialmente se ci riferiamo al suo intervento dopo imovimenti sociali del 1995 [quandomilioni di francesiscesero in piazza per manifestare contro i piani delgovernodiarretramentodellostatosociale]?

L.W.: In verità, l’ “impegno” politico di Bourdieu risale ai suoilavori giovanili durante la crisi algerina, generata dalla rivoltanazionalista contro il potere francese tra il 1955 e il 1962. Il

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neolaureato dell’ École Normale Supérieure, si convertì dallafilosofia all’antropologia, ossia dalla riflessione pura alla ricercaempirica,perassorbirelochocemotivodiquellaorribileguerraedispiegareunosguardoclinicosulladecolonizzazione,checolpìeinfinerovesciòlaquartaRepubblica.

FaredellascienzasocialefusempreperBourdieuunmododicontribuire al dibattito pubblico. Tutti i suoi principali libriaffrontano e riformulano le più importanti questionisociopolitiche delmomento. Ne è un esempioLa Reproduction(1970)[4],chesvelailmitodella“scuolaliberatrice”,cosìcomefain La Noblesse d’État (1989), che scopre i meccanismi dilegittimazionedeldominiotecnocraticoe,naturalmente,laricercacollettivasuLaMisèredumonde(1993)[5],pubblicatadueanniprima del famoso discorso di Bourdieu agli scioperantiferrotranvieri, cheneldicembredel ’95manifestaronoaGaredeLyoncontroitagliallaspesapubblica.

Ciòcheècambiatoneltempoèilmodoincuiilsuoimpegnocivile si è manifestato. In un primo momento fu interamentesublimato dentro e attraverso il lavoro scientifico. In seguitoassunse in maniera graduale una forma più decifrabile, che hainfine portato ad azioni concrete visibili al grande pubblico. Ciòaccaddeperdue ragioni.Primadi tutto,Bourdieu è cambiato: èinvecchiato, ha accumulato autorità scientifica, ed è arrivato adafferrare meglio il funzionamento degli universi politico egiornalistico, acquisendo cosìunamaggiore capacitàdiprodurvideglieffetti.Maancheilmondoècambiato:nel1990ladittaturadel mercato è giunta a minacciare direttamente le conquistesociali delle lotte democratiche, e intervenire è diventataun’urgenza sociale. Ciò che è rimasto costante è la sua ardentepassioneperlaricercaelasuadevozioneallascienza,chedifendeconleunghieeconidenticontrolosconfinamentodella“filosofiadaperiodico”el’irrazionalismodeicosiddettipostmodernismi.

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QualisonoledifferenzetralaricezionedelsuolavoroinFranciaenegliStatiUniti?

L.W.: Nei paesi stranieri, si legge Bourdieu al di fuori di ogniinterferenza politica e senza la distorsione creata dalla suaimmaginemediatica,comeunautoreclassicochehaforgiatodeglistrumenti potenti e innovativi per pensare le societàcontemporanee, e come una delle figure principali dell’azioneintellettuale, portando avanti il lignaggio che discende da Zola,Sartre,Foucault.Nell’ambienteparigino, ipregiudizisonoduriamorire e alcuni hanno continuato anche dopo la sua morte adalimentare le piccole guerre dei clan accademici, che giàinfangavano la ricezione della sua opera quando ancora era invita.ChepeccatoperlaFrancia…

Nel suo lavoro di ricerca, cosa riprende da Bourdieu ecosafaconBourdieu?

L.W.:Amplioerivedoisuoiinsegnamentisutrefronti:ilcorpo,il ghetto e lo Stato penale. In Body and Soul: EthnographicNotebooks of An Apprentice-Boxer (2004)[6], ho sottoposto auna doppia prova il concetto di habitus. In primo luogo comeoggetto empirico, districando i modi in cui si assemblano glischemimentali, leabilitàcineticheeidesidericarnaliche,messiinsieme, fanno un boxeur competente e combattivo. In secondoluogo, come metodo d’investigazione: ho acquisito l’habituspugilistico attraverso un apprendimento di tre anni in unapalestra di boxe del ghetto nero di Chicago per imboccare lastradadiunasociologiacarnale, che tratti il corpononcomeunostacolo alla conoscenza, ma come un vettore della suaproduzione.

Sul fronte delle disuguaglianze etniche e urbane, ilmio libro

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Parias urbains. Ghetto, Banlieues, État (2006) dispiega glischemi bourdieusiani per mostrare come, attraverso la suastruttura e le sue politiche, lo Stato costruisce le forme assuntedalla marginalità nella città al volgere del secolo, che conduceall’emergeredell’iper-ghettonegliStatiUnitiedeglianti-ghettiinFranciaeinEuropaoccidentale.

Infine, la mia ricerca sulla diffusione globale della tematicasecuritariadella “tolleranza zero”, riassunta inLesprisonsde lamisère (1999, nuova edizione aumentata 2010)[7], rivela che ilritorno alla prigione segna l’avvento di un nuovo regime digestione della povertà, che combina la “mano invisibile” delmercatodellavoroderegolamentatoconil“pugnodiferro”diunapparato penale intrusivo e iper-attivo. Il neoliberismo producenon “menogoverno”,ma lo slittamentodalwelfare alworkfaresul piano delle politiche sociali e la massiva espansione del‘prisonfare’ (stato penale, ndr) relativamente alla giustiziacriminale[8].

Invece,cosatrovamenoutileorilevanteinBourdieu?

L.W: L’assunto per cui esiste una corrispondenza stretta tra leopportunità oggettive di un individuo e le sue aspirazionisoggettive non è altrettanto valido al giorno d’oggi a causadell’universalizzazione della scolarizzazione secondaria e dellainterruzione generalizzata delle strategie di riproduzione dellefamiglie della classe operaia, messe di fronte alla contrazione edegradazionedel lavoro. Il quadronazionalenel qualeBourdieuha costruito le sue analisi deve essere allargato e arricchito conun’analisideifenomenitransnazionali,periqualid’altrondeoffrestrumenti concettuali fondamentali – come attestato daglisviluppi recenti di un corpus di teoria delle relazioniinternazionali derivante dal suo lavoro. Come per tutti gliscienziati, dobbiamo prendere i postulati della sociologia

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bourdieusianae spingerli finoal loropuntodi rottura.Bourdieusarebbeilprimoadincitarciafarlo.

LesuelezionialCollègedeFrancedal1989al1992sonostatepubblicatesottoiltitolo«Surl’Ètat»(Seuil/Raisonsd’agir,2012)[9].Questolibrovoluminosocosaaggiungealla sociologia di Bourdieu e, più in generale, allasociologiapolitica?

Per quanto riguarda la sua forma, questo importantissimo libropostumo, il primo di una serie a venire, ci permette di vedereBourdieu in azione come insegnante, avanzando a tastoni versoquel “mostro freddo” descritto da Nietzsche, che ci appare cosìfamiliaredanonfarcirenderecontoche,di fatto,sièresoquasiinvisibile. Chiarendo perché pone i problemi in un certo modo(affrontare lo Stato a partire dagli atti ordinari, come compilareun questionario amministrativo o firmare un certificato dimalattia),mostrandoletrappolecheevita,rivelandoisuoierrorieisuoibrancolamenti,isuoidubbieanchelesueansie,Bourdieuciinvitanel suo laboratorioe cioffreunapropedeutica sociologicainatto.

Per quanto riguarda i suoi contenuti, Bourdieu rinforza lateoria dello Stato, caratterizzandolo come la “banca centrale delcapitale simbolico”: l’agenzia che detiene il monopolio dell’usolegittimo non solo della violenza fisica con la polizia e l’esercito(cosìcomepropostounsecolofadaMaxWeber),maanchequellodellaviolenzasimbolica, vale a dire la capacità d’inculcare dellecategorieediattribuiredelle identità, inparticolareattraverso ilsistemascolasticoeildiritto,ecosìilpoterediimporreunregimedi verità sul mondo. Il libro ripercorre la stupefacente serie diinvenzioni storiche tramite cui il “palazzo del re”, fondatosull’appropriazione privata e sulla trasmissione dinastica deipoteri, gradualmente è mutato nella “ragion di Stato”, fondata

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sulle credenziali scolastiche e riprodotta per via burocratica. LoStato così emerge come un Giano bifronte: da una parte, è ilveicoloattraversocuichicostruisceecontrollalesuelevedirottal’universale a proprio vantaggio; e dall’altra, è lo strumentopossibileperfaravanzarel’universaleequindilagiustizia.

Cosa penserebbe Bourdieu dell’attuale crisi economicacheattanaglial’EuropaecheminacciailsuomodellodiStatoregolatoreeprotettore?

L.W.:Conlasuaprospettivadilonguedurée,Sur l’État forniscepreziosi strumenti per meglio afferrare le poste in gioco e isignificati delle lotte politiche indotte dal crash finanziario emonetariochestascuotendoilmondocontemporaneo.CiricordachesonogliStatichecostruisconoimercati,echeperciòpossonometterglilebriglie,purchéchilidirigeassemblilavolontàpoliticacollettiva per farlo. L’analisi di Bourdieu suggerisce che glienunciati pseudoscientifici (come le valutazioni delle agenzie dirating)nellequali si dissimula l’ordine economico stabilito sonoaltrettanticolpidistato simbolici, chesi fondanonient’altrochesulla fede collettiva in essi, accordata da coloro che vi sisottomettono (apartiredaimediadominanti).A talproposito sipotrebberileggereilcapitolodellibricinoContre-feux(1998)[10],sottotitolatoPropospourservirà larésistancecontre l’invasionnéo-libérale, nel quale egli stronca ciò che definì “il Tietmeyerpensiero” – l’allora presidente della Bundesbank e il principaleapostolo dell’Euro –, divenuto in seguito “il Trichet pensiero” epoi “il pensiero Draghi”, che presenta la dittatura della finanzacome ineluttabile, mentre è fondamentalmente arbitraria eperdurasoloinforzadellaservitùvolontariadeidirigentipolitici.

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Cosa lemancadipiùdiBourdieudopo lamortee cosaconservadilui?

L.W.: Personalmente, le sue telefonate alle due del mattino aBerkeley, che spesso iniziavano su toni ansiosi, che spessoiniziavano su toni ansiosi e finivano invariabilmente ridendo einfondendomi una scossa di energia. Le colazioni cheabitualmente facevamo nella sua piccola cucina dove tutto simischiava,lavorodiricerca,discussionepoliticaeconsiglidivita,iltuttoinsaponatodisociologia.SebbeneloneghiinLaSociologieest un sport de combat (2001), il film che Pierre Carles gli hadedicato,Bourdieunonsièmailevatolesuelentisociologiche.

Mal’autoredeLesenspratique(1980)[11]èancorapresenteevive insieme a noi attraverso la miriade di lavori che il suopensierostimolaingiroperilmondo.Bourdieuèoramaiilnomedi un’impresa collettiva di ricerca, che attraversa i confini tra ledisciplineetrapaesiperalimentareunascienzasocialerigorosa,critica dell’ordine stabilito e decisa ad allargare lo spettro deipossibilistorici.

[1]IntervistacondottadaMarkMaguire,MaryGilmartineGavanTitleyperIrish Journal of Anthropology [15 (2). pp. 50-53] in occasione dellapubblicazione del libro di Pierre Bourdieu Sur l’État (Seuil/Raisons d’agirEditions,2012).Questaintervistaèapparsaindiversepubblicazionielinguenel 2012. Una versione italiana è già stata pubblicata in La societá degliindividui,45,FrancoAngeli,Roma,pp.83-88,2012.Lapresente traduzionedallaversioneoriginariaècuratadaAntoniettaDeFeoeMarcoPitzalis.[2]Edizioneitaliana:PerunateoriadellapraticaconTrestudidietnologiacabila,RaffaelloCortinaEditore,Milano,2003.[3] Edizione italiana: La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino,Bologna,2001(1°ed.1983).[4] Edizione italiana: La riproduzione. Per una teoria dei sistemi diinsegnamento,GuaraldiEditore,Rimini,2006(1°ed.1972).[5]Edizioneitaliana:Lamiseriadelmondo,MimesisEdizioni,Milano,2015

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[6]Edizioneitaliana:Animaecorpo.Lafabbricadeipugilinelghettoneroamericano,DeriveApprodi,Roma,2002.[7] Edizione italiana: Parola d’ordine: tolleranza zero. La trasformazionedello stato penale nella società neoliberale, Feltrinelli, Milano, 2000(versioneallargataconnuovapostfazione).[8] Il workfare (in Italia sinonimo di politiche attive del lavoro) costituisceun’alternativaall’assistenzasocialepropriadelwelfareperilfattochecollegaildirittoapercepiresussidisocialialdoveredisvolgereun’attivitàlavorativa(n.d.r.).[9] Edizione italiana: Sullo Stato. Corso al Collège de France. Volume I(1989-1990),Feltrinelli,Milano,2013.[10] Edizione italiana: Controfuochi. Argomenti per resistere all’invasioneneoliberista,Reset,Milano,1999.[11]Edizioneitaliana:Ilsensopratico,ArmandoEditore,Roma,2013.

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Notebiografichedegliautori

Antonietta De Feo, ha conseguito il dottorato di ricerca nel2011 presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università“FedericoII”diNapoli.Attualmenteèassegnistadiricercapressoil Centro Interuniversitario per la Ricerca Didattica (CIRD)dell’Università di Cagliari. I suoi interessi di ricerca siconcentrano sullo studio delle culture e delle praticheprofessionali, con particolare riguardo al campo dell’educazionescolastica eaccademica.Ha tradottoperEdizioniDedalo l’operadiPierreBourdieu“HomoAcademicus”.

MarcoPitzalis,èprofessorediSociologiapressoilDipartimentodi Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’università di Cagliari emembro straniero associato al Centre de Sociologie Européenne(EHESS–Paris).MembrodelconsigliodellaScuoladottoralein“Sociologia e ScienzeSocialiApplicate” (Università diRoma “LaSapienza”). Membro del Consiglio Scientifico della SezioneEducazione dell’Associazione Italiana di Sociologia e del boarddell’ItalianJournal of SociologyofEducation.È inoltremembrodelboarddelleriviste“ScuolaDemocratica”e“Sociologica”editedaIlMulino.Tralerecentipubblicazioni:DeFeoA.,PitzalisM.,“Arrivano le LIM! Rappresentazioni e pratiche degli insegnanti

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all’avviodellascuoladigitale”,inScuolaDemocratica,n.1/2014ePitzalis M., Zerilli F. “Pastore sardu non t’arrendas como! IlMovimento pastori sardi: alterità, resistenza, complicità”, inRassegnaItalianadiSociologia,n.3/2013.

Loïc Wacquant, è professore all’Università della California,Berkeley,ericercatorealCentroeuropeodisociologiaediscienzapolitica,aParigi.MembrodellaSocietyofFellowsdellaHarvardUniversityedellaMacArthurFoundation,isuoilavori,tradottiinuna quindicina di lingue, spaziano dalla marginalità urbana aldominio etnorazziale, passando per lo Stato penale, la politicadellaragioneelateoriasociologica.Tralesueoperepiùrecentisipossono annoverare Pierre Bourdieu and Democratic Politics(2005),Das Janusgesicht des Ghettos (2006), Parias urbains.Ghetto, banlieues, État (2006), Punishing the Poor: TheNeoliberalGovernmentofSocialInsecurity(2009)eLesPrisonsdelamisère(nuovaedizionerivista2010).

Chiara Bassetti è assegnista di ricerca presso l’Istituto diScienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionaledelle Ricerche (ISTC-CNR) e docente presso il Dipartimento diSociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. Tra lepubblicazioni recenti, “The Knowing Body-in-Action inPerformingArts”, inT.Zembylas (Ed.)Artistic Practices. SocialInteractionsandCulturalDynamics(Routledge2014).

Clementina Casula è ricercatrice di Sociologia dei processieconomici e del lavoro presso l’Università di Cagliari. Le suericerche si sono prevalentemente concentrate sul rapporto trapolitiche pubbliche e forme di regolazione sociale, analizzato indiversi ambiti (sviluppo territoriale, mercato del lavoro, altaformazione,pubblicaamministrazione,societàdell’informazione,campo artistico-musicale), con particolare attenzione alladimensionedigenere.

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AndreaCerroni, docente di Sociologia e Comunicazione dellaScienzapressol’UniversitàdegliStudidiMilano-Bicocca.DirigeilMaster in Comunicazione della Scienza e dell’InnovazioneSostenibile(MaCSIS)pressolastessauniversità.

FrancescoDellaPuppaèDottorediricercainScienzeSociali,collaboraconleUniversitàdiPadovaeCa’FoscaridiVenezia.Siinteressa di fenomeni migratori, costruzione sociale dellamaschilità, trasformazioni della famiglia, studi urbani. VisitingResearcher presso School of Humanities, University of NovaGorica; Slovenian Migration Institute of Ljubljana; School ofGlobal Studies, University of Sussex; Centre for MigrationResearch,UniversityofSussex.HadirecentepubblicatoivolumiUominiinmovimento.IllavorodellamaschilitàfraBangladesheItalia (Rosenberg&Sellier,Torino, 2014) eAlteCeccato.Unabanglatownnelnordest(professionaldreamers,Trento,2015).

Paolo Gusmeroli, Ph.D in Sociologia presso l’Università diPadova, afferisce al Dipartimento di Filosofia, Sociologia,Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA), dove è membro delLaboratorio su Globalizzazione, Identità e Pluralismo culturale(Globi_lab).Sioccupadiviolenzadigenere,femminismodiffuso,processi di riproduzione sociale, imprenditoria e costruzioniculturalilegateallaproduzioneealconsumodicibo.

Paolo Magaudda è assegnista senior presso il Dip. FISPPAdell’UniversitàdiPadovadovesioccupadelrapportotrasocietà,tecnologie e processi culturali. È autore di numerosi saggi evolumi, tra cui: Oggetti da ascoltare (Il Mulino 2012),Innovazione Pop (Il Mulino 2012), Storia dei media digitali(Laterza 2014; conG. Balbi). Recentemente ha curato l’edizioneitalianadiSociologiadeinuovimedia diNickCouldry (Pearson2015).

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LucaQueiroloPalmasèdocentediSociologiadell’Educazionee di Sociologia della Famiglia presso l’Università diGenova, co-direttore di Mondi Migranti, rivista di Studi e Ricerche sulleMigrazioni Internazionali,membro fondatore del Laboratorio diSociologiaVisuale.

FiorenzoParzialeèassegnistadiricercapressoilDipartimentodi Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università di Roma-Sapienza. È docente presso la Scuola di Alta Formazione inMetodologia e Tecniche della Ricerca Sociale e fa parte delcollegio dei referees di “Scienze e Ricerche”. Tra le suepubblicazioni: Il professionista dipendente (Bonanno, 2008);L’altra scuola (Franco Angeli, 2011); Genere e Diseguaglianzesociali (Bonanno, 2012); L’istruzione in Umbria (AUR, 2013);Represión gnoseológica y negación ontológica: reflexiones entorno al cientificismo (Editorial Antigua, 2015); Il contributosociologico di Paul Ricoeur. Un’introduzione (in “Sociologia”, 2,2015).

Marinella Pepe, dottore di Ricerca in “Servizio Sociale”, giàassegnistadiRicerca,docenteacontrattoecultricedellamateriapresso la cattedra di Sociologia dei Processi Culturali e dellaReligionedell’UniversitàdiRomaTre.HapubblicatoconUnicopli(2009) La pratica della distinzione. Uno studiosull’associazionismo delle donnemigranti e con Sciascia (2011)Laicitàindialogo.Ivoltidellalaicitànell’Italiaplurale,dicuiècoautriceinsiemeaC.C.Canta,A.CasavecchiaeM.S.Loperfido.

GabrielePinna,dottoreinsociologiadell’UniversitàdiParigi8,hainsegnatopertreannilasociologianell’UniversitàdiParigi13.Dopo aver realizzato uno studio etnografico di lunga durata nelsettore alberghiero di lusso, da cui sono state tratte diversepubblicazioni, si interessa attualmente del sindacalismo nelsettoredeiservizieallaprevenzionedeirischiprofessionali.

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Marco Romito,dottore di ricerca in Sociologia, si occupa didisuguaglianze educative, stratificazione sociale e politichescolastiche utilizzando prevalentemente metodi qualitativi edetnografici. Collabora con il Dipartimento di Scienze Sociali ePolitiche dell’Università Statale di Milano e attualmente èreferentediprogettopresso l’UfficioPiodellaCompagniadiSanPaoloaTorino.

Lello Savonardo insegna “Teorie e Tecniche dellaComunicazione” e “Comunicazione e Culture giovanili” presso ilDipartimentodiScienzeSocialidell’UniversitàdiNapoliFedericoII. Coordina l’Osservatorio Giovani dello stesso Ateneo ed ècomponente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana diSociologia(AIS).Tralesuerecentipubblicazioni:Sociologiedelamusique. Construction sociale du son des tribus au numérique(2014);BitGeneration.Culturegiovanili,creativitàesocialmedia(2013).

ZeniaSimonella, Ph.D. in Sociologia presso SUM di Firenze-Università degli Studi diMilano-Bicocca. Attualmente collaboraconilCentroMaCSISdiMilano-Bicocca.Isuoiinteressidiricercasono: genere, scienza e società, carriere e organizzazioni,circolazionedelleidee,sostenibilità.