Piccoli cambiamenti

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Piccoli cambiamenti Due atti di Claudio Settembrini N . POSIZIONE SIAE 219899 Sforsazi il dipintore che la figura dipinta [..] possa agli occhi dé riguardanti in parte o in tutto ingannare facendo di sé credere che ella sia quello che ella non è. " Giovanni Boccaccio Personaggi: EMMA DEBORA MARIO DAVID MAMMA MARCUS Pere Borrell del Caso “Escapando de la critica” Scena: Un appartamento modernamente arredato con pochi oggetti che delineano il soggiorno; un divano e un tavolino al centro e un quadro appeso sulla parete frontale. Sulla destra un angolo cucina a vista e la porta di ingresso della zona notte, a sinistra la porta del bagno e l’ingresso principale.

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Piccoli cambiamenti

Due atti di Claudio Settembrini

N . POSIZIONE SIAE 219899

“Sforsazi il dipintore che la figura dipinta [..] possa agli occhi dé riguardanti in parte o in tutto ingannare

facendo di sé credere che ella sia quello che ella non è."

Giovanni Boccaccio

Personaggi:

EMMA

DEBORA

MARIO

DAVID

MAMMA

MARCUS

Pere Borrell del Caso “Escapando de la critica”

Scena:

Un appartamento modernamente arredato con pochi oggetti che delineano il soggiorno; un

divano e un tavolino al centro e un quadro appeso sulla parete frontale. Sulla destra un angolo

cucina a vista e la porta di ingresso della zona notte, a sinistra la porta del bagno e l’ingresso

principale.

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ATTO PRIMO

Scena 1

Suonano alla porta, Emma esce dalla sua camera in deshabillé e attraversa il soggiorno per

aprire, nel frattempo squilla il telefono e così Emma decide di deviare il suo percorso, suonano

nuovamente alla porta e nell’indecisione di chi rispondere per primo avvia un involontario ed

esilarante balletto. Decide di rispondere prima a telefono, trattenendo in linea l’interlocutore.

EMMA Pronto (..) si, mi dica. (suonano insistentemente alla porta) Scusi, può aspettare solo un

momento (si infila una vestaglia e si avvia ad aprire la porta d’ingresso) arrivo, arrivo.

MARIO Ciao...

EMMA Un attimo solo (gli fa segno di accomodarsi e corre a rispondere a telefono) sì, mi dica (..) è

disponibile una camera con due letti separati ma non affitto ad uomini, no (..) no mi spiace.

Come? (..) No, no, solo donne, nooo (..) non insista la prego! Addio (chiude il telefono e ritorna

da Mario) Si?

MARIO (visibilmente imbarazzato) Ciao, sono Mario, ho letto l’inserzione e… (squilla nuovamente il

telefono)

EMMA Ancora un momento prego, (va a rispondere al telefono) sì (..) ancora lei, le ho già detto che

non intendo affittare a nessuno che faccia parte del sesso maschile! (..) Ebbene sì ce l’ho con

tutti i maschi, ha indovinato, in particolare con quelli arroganti ed eterosessuali come lei, ha

capito! (mette giù la cornetta e torna da Mario)

MARIO Bene, ehm... (cambiando decisamente tono e atteggiamento) bene, stavo dicendo che passando

di qui ho notato l’annuncio e così mi sono detto, chissà se affittano una camera... (sta per

essere interrotto) ad una coppia gay.

EMMA Scusa come hai detto.

MARIO Non avrai nulla contro gli omosessuali vero?

EMMA Ma no, che dici. Prego accomodati pure, (si siede sul divano) vuoi bere qualcosa?

MARIO Grazie cara, un the a quest’ora sarebbe perfetto, magari con due biscottini… secchi mi

raccomando, ho un virus intestinale e non vorrei scombussolare ancor di più la mia povera

pancia.

EMMA Allora ti preparo anche un po’ di limone, così stringe, (va a preparare il the e parla dalla cucina)

e così avete letto il nostro annuncio?

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MARIO Si, siamo due studenti fuori corso di storia dell’arte, e stiamo cercando una sistemazione in

zona, che mi dici dell’appartamento?

EMMA (rientra) La proprietaria è la mia amica Debora, io abito con lei e visto che ultimamente siamo

a corto di soldi abbiamo deciso di affittare una camera, scusami se prima sono stata un po’

brusca ma questa volta abbiamo intenzione di fare una selezione più accurata; il precedente

inquilino ci ha dato un po’ di problemi e abbiamo dovuto cacciarlo via.

MARIO Che genere di problemi? Sai, non vorremmo ricevere lo stesso trattamento.

EMMA Oh, no stai tranquillo... avevo preso una cotta per quel cialtrone, diceva di essere un famoso

pittore in Sudamerica e che era venuto qui per esporre i suoi quadri nelle maggiori gallerie

d’arte europee ma non faceva altro che passare tutto il tempo al bar e a fare di tanto in tanto

qualche scarabocchio su tela. (indica il quadro in soggiorno) E difatti, un giorno che sono

rientrata a casa in anticipo, o forse è meglio dire l’unica volta che sono uscita dal lavoro in

orario, l’ho sorpreso con una ragazza che se ne gironzolava per casa tutta nuda. Ha tentato

persino di discolparsi il maiale, l’ho immediatamente sbattuto fuori di casa, non posso proprio

sopportare gli impostori! Cos’altro potevo fare?

MARIO Oh sì, sì certo.

EMMA E così, io e Debora per evitare complicazioni abbiamo deciso di non affittare più a nessun

uomo... cioè nessun eterosessuale. Perciò se ti interessa possiamo condividere l’affitto e le

spese. (torna in cucina, suonano alla porta)

MARIO Oh, potrebbe essere la mia dolce metà, lo avevo lasciato giù nel pianerottolo ad aspettarmi.

EMMA Apri tu per favore così finisco di preparare il the. (Mario apre la porta ed entra David)

DAVID Mario! Ma cosa cavolo stai facendo?

MARIO Shh, non urlare! Ascolta, ti devo dire urgentemente una cosa (rientra improvvisamente Emma,

Mario cambia tono di voce) che ne dici di questo appartamento, bello vero? A proposito, lei è....

EMMA Emma, piacere.

DAVID (stupito per il tono dell’amico e per la sottoveste di Emma) David, il piacere è mio!

EMMA Vuoi unirti a noi per un the? (torna in cucina)

DAVID Certo che mi voglio unire... allora che dite, (fregandosi le mani) si fa in tre!

EMMA (dalla cucina) Come?

MARIO Ha detto (fa segno a David di tacere), ha detto che va benissimo il the.

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DAVID Il the?! Bleh! Ma che ti prende, sei rimbambito?

MARIO (sottovoce) Stai al gioco deficiente!

DAVID Ma quale gioco?

MARIO Zitto, zitto per carità, vuoi mandare tutto all’aria. Assecondami e basta!

EMMA (rientra e sistema sul tavolino il vassoio del the) Eccomi qui con il the verde, nero, al mirtillo,

alla menta, arancia e cannella, gelsomino, ginseng. Servitevi pure, mi spiace ma c’è solo il

dolcificante.

DAVID Ah beh, quand’è così allora prenderò... un the. (si accomodano sul divano)

EMMA Ah, ah, che simpatico! (sorseggiano il the) E’ tanto che state insieme?

MARIO Un paio di anni.

DAVID (s’ingozza bevendo il the, tossisce) Che diavolo dici?!

EMMA C’è qualcosa che non va?

DAVID Eccome, (pausa, guarda minaccioso Mario) saranno almeno tre anni, anzi sicuramente sono più

di tre!

MARIO Si, è vero almeno tre.

EMMA Ah, che sbadata, ho dimenticato di servire le fette di limone! (va in cucina)

DAVID E così noi stiamo insieme, ma sei impazzito!

MARIO Era l’unico modo per prendere l’appartamento in affitto.

DAVID E che altro le hai raccontato? Ti ricordo che questi non sono giochetti di mio gradimento,

PERVERTITO!

EMMA (rientra) Ecco il limone, ho trovato anche dello zucchero di canna.

MARIO Oh, grazie cara.

DAVID Si, a quanto pare lui preferisce la canna.

MARIO Senti per noi l’appartamento va bene, che ne dici David? (David fa un cenno di assenso)

EMMA Ok anche per me, devo ancora sentire Debora ma è solo una formalità... per come la conosco

non dovrebbero esserci problemi.

DAVID Allora vado in macchina a prendere le borse. (esce)

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EMMA Scusa ma cos’è successo prima, ho detto qualcosa che non va?

MARIO No, devi sapere che lui è molto riservato e poi non ha ancora accettato del tutto la sua

omosessualità.

EMMA Oh poverino, non si dovrebbero mai reprimere le proprie emozioni. Eccoti una copia delle chiavi

(intanto si veste), domattina faccio il primo turno e così vado ora a fare un po’ di spesa, sai... in

attesa di essere selezionata come attrice protagonista in una grande compagnia teatrale,

faccio l’infermiera.

MARIO L’infermiera... (turbato dalle sue movenze, fra sé con tono libidinoso) sto già male, tanto male,

uh… (a lei) un bel lavoro, duro ma interessante, vero?

EMMA Ne troppo duro e neppure così interessante, un lavoro e basta. Se dovessero chiamare al

telefono rispondi pure, se è per l’appartamento dì che è già stato affittato e se invece è

quell’idiota del mio ex digli di venire in mia assenza a riprendersi quell’orribile quadro e non

rimettere mai più piede in questa casa, vado. (esce mentre rientra David con le borse)

MARIO (tira fuori un cannocchiale da una borsa e guarda fuori dalla finestra) Ecco, ci siamo! Il bar di

Gioel si trova proprio qui sotto, bene... da qui si vede tutto perfettamente, ora invio un

messaggio in centrale per comunicare che la nostra operazione ha avuto finalmente inizio.

DAVID Ma perché tutti questi convenevoli, io non capisco... arrestiamoli subito, ci sono prove

sufficienti per incastrarli; foto, registrazioni, filmati, ne abbiamo abbastanza per spedirlo

direttamente in carcere, cosa stiamo aspettando?

MARIO Ci vuole ben altro per incriminare Gioel e la sua banda, il reato contro il patrimonio artistico e

traffico illecito di beni culturali è difficile da provare, dobbiamo prenderli con le mani nel

sacco anzi con l’opera d’arte nel sacco, meglio se è un opera celebre, per un capolavoro il reato

di ricettazione sarebbe oggettivo e severo, altrimenti anche un mediocre avvocato sarebbe in

grado di dimostrare la buona fede dell’acquirente e per il mancato accertamento della

provenienza dell’opera il reato sarebbe depenalizzato ad incauto acquisto, cioè se la

caverebbero con una semplice multa. Ci vogliono prove schiaccianti... e poi te l’ho già detto che

c’è qualcun altro più in alto che muove tutti i fili e dirige la baracca, dobbiamo scoprire chi è,

Gioel è solo un pesce piccolo e quello che voglio io è....

DAVID (sarcastico) Non me lo dire caro, posso immaginarlo sai.

MARIO Spiritoso.

DAVID Insomma, non posso neppure fare battute a quanto pare, (si sdraia sul divano) siamo d’accordo

allora, incomincia pure tu a lavorare e se vedi dei movimenti sospetti chiamami.

MARIO Che stai facendo?

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DAVID Mi riposo non lo vedi, sono due giorni che non dormo come si deve.

MARIO Non è questo il momento di rilassarsi, ma si può sapere perché non prendi mai il tuo lavoro

seriamente, eh (suona il telefono, risponde con voce normale) si, (cambia subito tono di voce)

ehm, si chi è? (..) No, non c’è (..) ma chi è che parla? (..) ha riattaccato, che cafone. (riceve un

messaggio sul cellulare) Bene, hanno appena staccato la corrente nel locale, vado nel

furgoncino a travestirmi da elettricista e non appena ricevo il segnale dalla centrale entro a

fare un controllo, dammi il cambio. (gli passa il cannocchiale)

DAVID (si apposta alla finestra e ispeziona le vicinanze con il binocolo) Uuuuh!

MARIO Che c’è?

DAVID Uuuuh, non ci posso credere!

MARIO Che succede?

DAVID Oouuuh, hai ragione si vede tutto perfettamente.

MARIO Certo che sì, ci sono dei movimenti strani?

DAVID Oh direi piuttosto dei movimenti sinuosi, ha appena finito di fare la doccia e ora si sta fonando

i capelli...

MARIO (scostando David e strappandogli di mano il cannocchiale) Cosa diamine stai guardando?... ma è

l’inquilina del primo piano, brutto porco. Ah, e.... mi ha anche visto, no... no, signorina non è

come pensa, (nasconde il cannocchiale) e poi vede non sono mica un eterosessuale, eh. Ecco mi

ha chiuso la tenda in faccia, ma guarda cos’hai fatto, sei un deficiente! Senti David mi

raccomando, mi assento per poco, non combinare altri pasticci. (esce)

DAVID Ah, e poi sarei io a combinare i pasticci, prende un appartamento in affitto e cambia i miei

gusti sessuali senza neppure avvisarmi, ah... ma se pensa che mi sia piaciuta questa storia

allora si sbaglia, e poi devo stare al suo gioco, e chi lo capisce, non può mica continuare così. (si

ferma ad osservare il quadro) Che schifezza questo quadro, è raccapricciante! (sente dei

rumori all’ingresso e si apposta dietro la porta, entra Debora e non appena entrambi si

scorgono lanciano un urlo)

DEBORA Chi diavolo sei?

DAVID Tu chi diavolo sei, io abito qui.

DEBORA Dove abiti tu? Questa è proprio bella sai, e da quando? Pensa che vivo in questo appartamento

da più di due anni e non me sono mai accorta. (afferra un suppellettile e minaccia di colpirlo)

Ho capito, sei un ladro?! Non muoverti o ti faccio a pezzi, guarda che faccio arti marziali.

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DAVID Fermati non sono un ladro, mi chiamo David e questa mattina io e il mio amico siamo venuti qui

a chiedere se, se... e metti giù quell’arma, per favore.

DEBORA Stai attento che ti rompo la testa, (chiama a telefono) e resta immobile... Emma, che sta

succedendo? Sono tornata a casa e ho trovato un uomo (..) che dici? Certo che ho sempre

desiderato un uomo, che discorsi, come? (..)

DAVID Beh, che c’è?

DEBORA Fai silenzio, (a telefono) Dice di chiamarsi David (..) ah. (pausa, ascolta attentamente) ah, si (..)

ah, beh allora, (ride fragorosamente) ah, ah.

DAVID Che c’è da ridere?

DEBORA Zitto! (a telefono) Potevi informarmi prima non ti pare, quasi mi prendo un colpo! Sono uscita

prima dall’ufficio perché non stavo bene, capisci che se mi trovo all’improvviso uno sconosciuto

in casa (..) Intossicazione alimentare, sono tutta ricoperta di macchioline, certo che mi sono

già fatta visitare, a proposito il dottore mi ha dato un antistaminico, ma non c’è un rimedio

omeopatico? (..) Massaggi con 2 gocce di olio essenziale di camomilla e una pizzico di pepe nero

diluiti in un olio di base. (apre una credenza per prendere alcuni ingredienti) Sei un tesoro (..)

ma certo che ti perdono. (va in cucina)

DAVID Allora, tutto risolto? E’ tutto ok, ora?

DEBORA (si avvicina a David sfilandosi il vestito, gli porge una ciotola e si distende sul divano) Trova il

modo di farti perdonare, spalmami questo unguento sulla mia schiena, delicatamente.

DAVID Agli ordini! (Debora si scopre la schiena per farsi massaggiare) Mi piace farmi perdonare.

DEBORA Come sei bravo.

DAVID Tutto merito del corso di digitopressione dinamica orientale; è una tecnica manuale che

consiste in pressioni naturali effettuate sul corpo con le dita della mano e serve a rafforzare

le difese naturali dell’organismo, per il riequilibrio energetico del corpo, alleviare i dolori e....

DEBORA Vuoi dire che saresti in grado persino di curare la mia emicrania?

DAVID Ma certamente! E’ molto di più di un semplice massaggio, e non per vantarmi ma sono uno

specialista in questo campo. Ora lasciati andare.

DEBORA (nel frattempo rientra Mario e sentendo dei mugugni si ferma esterrefatto sull’uscio della

porta ad ascoltare, la spalliera del divano non gli consente di vedere cosa succede e allora si

avvicina sempre più) Si, così, un po’ più in basso, bene! Ora più su, dai … un po’ più forte … più

delicato ora, sii!

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DAVID Come sto andando?

DEBORA Bene così, avanti!

MARIO E’ permesso? (avanzando sempre più) Disturbo?

DEBORA (accorgendosi di Mario) Accidenti che spavento! Ma chi sei?

MARIO Sono Mario.

DEBORA Ah sì, ho capito sei il nuovo coinquilino, io sono Debora, la proprietaria dell’appartamento

piacere, (suona il telefono) pronto (..) no, non è in casa, con chi parlo? (..) Non saprei dirglielo,

(..) mi spiace ma la camera è già stata affittata. (chiude il telefono) Allora... ciao, io mi prendo

un sonnifero e vado in camera a riposare, a poi. (va in camera)

DAVID Com’è andata?

MARIO Bene! Non hanno sospettato nulla, mi sono presentato come tecnico del comune e con la scusa

di cercare una cassetta elettrica per sostituire un fusibile bruciato sono riuscito a ispezionare

indisturbato tutte le stanze e indovina di cosa sono venuto a conoscenza?

DAVID Che non mettono le foglia di menta nel Mojito?!

MARIO Ho scoperto che... che hanno scoperto le nostre microspie.

DAVID E come lo sai?

MARIO Noi gliele abbiamo piazzate nel retrobottega e sotto il bancone del bar, e io invece me le sono

ritrovate tutte nel ripostiglio delle scope.

DAVID E questo che significa, perché mai avrebbero dovuto spostarle?

MARIO Per agire indisturbati.

DAVID Si, ma c’è una cosa che non mi torna; se sapevano di essere pedinati perché non le hanno

distrutte invece di continuare le conversazioni come se nulla fosse.

MARIO Semplice, per depistarci.

DAVID In effetti è un ipotesi convincente... e questo spiegherebbe molte cose, ormai è da molto

tempo che le nostre informazioni sono inefficaci.

MARIO Questo è difatti il motivo per cui siamo qui, era necessario avvicinare il nostro punto di

osservazione, (prende il binocolo nascosto dietro la tenda e osserva fuori) da qui ora possiamo

controllarli da vicino.

DAVID Ora che abbiamo scoperto il loro gioco abbiamo un piccolo vantaggio.

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MARIO E non è ancora finita, indovina cosa ho trovato dietro l’armadio nel retrobottega?

DAVID Sei dita di polvere?!

MARIO Una tela ricoperta da sei dita di polvere.

DAVID Che dipinto era?

MARIO Non lo so, non sono riuscito a togliere la polvere in tempo, ma sono abbastanza certo che si

tratta di qualcosa che scotta, dobbiamo avvisare immediatamente la centrale.

DAVID Lascia perdere la centrale, perdiamo solo tempo prezioso e noi dobbiamo agire subito, abbiamo

a che fare con dei professionisti che sanno bene qual è il rischio che incorrono, se sanno di

essere sorvegliati e non si sono ancora dati alla fuga vuol dire che c’è in ballo qualcosa di

grosso, la posta in gioco è molto alta, dobbiamo fermarli ora altrimenti rischiamo di perdere

tutto.

MARIO Sai bene che non possiamo prendere queste iniziative e il nostro protocollo non prevede che...

DAVID E piantala con queste idiozie!

MARIO Piantala tu invece... a proposito, cosa stavi facendo con la ragazza?

DAVID Niente, stavo solo sfruttando il lato positivo della parte che mi hai assegnato, devo ammettere

che qualche vantaggio ce l’ha, non male direi, (risata ironica) hi, hi.

MARIO Ora basta! Ti ricordo che quando siamo in servizio non sono contemplate divagazioni, almeno

fino a quando non avremo terminato il nostro incarico.

DAVID Oh, scusa tanto se non riesco ad entrare nel personaggio, non ho ancora trovato le istruzioni

nel manuale del bravo poliziotto, ma noto che tu al contrario riesci molto bene, hai un talento

naturale, bravo!

MARIO E che sono una persona seria, IO. Da quando ti conosco hai sempre scansato ogni

responsabilità, anteponi sempre i tuoi interessi personali a quelli professionali, e non rispetti

mai le regole. Non va bene così David, devi cambiare hai capito, CAMBIARE!

DAVID E basta con questa storia che devo cambiare. Per come la vedo io dovresti essere tu a

cambiare (pausa) e va bene, per questa volta te la do vinta: vuoi che io cambi? Lo farò... ma

d’ora in poi tu stammi lontano, OK!

EMMA (entra improvvisamente con le borse della spesa, i due smettono di litigare) Eccomi di ritorno,

c’erano i broccoletti in offerta, se vi piacciono ve li cucino domenica con la pasta e le acciughe,

ah, ecco cosa mi sono dimenticata… le acciughe, allora mi correggo, pasta e broccoletti senza

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acciughe, magari con un pizzico di peperoncino, che dite? (i due rimangono immobili senza

nessuna reazione) Prometto che non metterò l’aglio… davvero!

DAVID Vado a farmi un giro, (sottovoce a Mario) a proposito quello attivo sono io intendiamoci! (esce)

MARIO Ti do una mano a mettere a posto la spesa.

EMMA Grazie, (squilla il telefono) rispondo io, pronto, si (..) ah sei tu (..) no, non intendo più parlarti,

va bene. Addio! (sbatte giù il telefono)

MARIO (va in cucina) Dove metto le patate?

EMMA Nel ripiano sopra il lavabo, grazie (suona il citofono, risponde) si (..) mamma sei tu? (..) E che

non mi aspettavo una tua visita (..) si, ti apro (chiude il citofono e incomincia frettolosamente a

sistemare la stanza, rientra Mario) accidenti questa non ci voleva! Sono nei guai, come faccio

ora... le avevo detto che questa volta vivevo da sola in un appartamento tutto per me e che

avevo cominciato una relazione seria e che presto mi sarei sposata… Mario, ho bisogno di te.

MARIO E in che modo potrei...? Ah, no... no, no, non chiedermi questo, no.

EMMA Mia madre vive a più di mille chilometri di distanza, è qui solo di passaggio e chissà quando la

rivedrò ancora.

MARIO No, non me la sento, e poi... non sono bravo a mentire.

EMMA Non si tratta di mentire, devi solo interpretare un personaggio e un attore quando recita non

finge mai.

MARIO Ecco appunto, mi spiace ma non sono capace neppure di recitare.

EMMA E dai provaci, non è così difficile.

MARIO Non ho neppure il copione.

EMMA Hai mai sentito parlare di commedia dell’arte? È un genere teatrale dove gli attori non hanno

bisogno di un copione, si improvvisa sulla base di un semplice canovaccio e della maschera che

si indossa.

MARIO E che maschera dovrei indossare?

EMMA Tanto più riuscirai a calarti nel personaggio e tanto più l’improvvisazione sarà spontanea, fingi

di essere innamorato di me e andrà tutto per il meglio.

MARIO Ah beh, non deve essere difficile allora... e va bene, ma non ti aspettare da me una grande

interpretazione.

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EMMA Vedrai che non sarà necessario, grazie sapevo di poter contare su di te. Sai la mamma è un

tipo molto particolare, da quando è stata abbandonata da mio padre è ossessionata dalla mia

situazione sentimentale, ha sempre desiderato per me una vita che non fosse come la sua.

Crede ancora che io possa incontrare un vero principe azzurro e.... beh, quanto lo vorrei anch’io.

(Suonano alla porta, si affretta a ricomporsi) Ah mi raccomando, non dire nulla

dell’appartamento, crede che sia io la proprietaria.

MAMMA (entra e si abbracciano) Ciao cara, ti vedo in perfetta forma.

EMMA Anch’io ti trovo bene Mamma, questo è Mario il mio ragazzo.

MARIO Piacere. (le stringe la mano)

MAMMA Oh, finalmente conosco il fidanzato di mia figlia, pensavo che fosse solo una sua invenzione per

farmi contenta e invece mi sbagliavo.

EMMA Come vedi ho un fidanzato in carne ed ossa. Accomodati e scusa il disordine, certo che se mi

avessi chiamato prima...

MAMMA E questo lo chiami disordine? Dovresti vedere da me, (guardando attentamente Mario) chissà

perché m’immaginavo tutt’altra persona, e cosa fa nella vita?

MARIO Sono un... un...

EMMA Un professore.

MAMMA Un professore, e cosa insegna?

MARIO (imbarazzato) Eh... e... e..

EMMA Eh... educazione fisica, (prende giacca e cappello di sua Mamma) Mario puoi portarle in camera

per piacere, le grucce sono nell’armadio. (Mario va in camera) Mamma, ti prego non mettermi

in imbarazzo come al solito, si può sapere perché fai tutte queste domande?

MAMMA Cerco solo di essere cordiale con il mio futuro genero, tutto qui. Non mi sembra però un gran

che per essere un professore di ginnastica, e sinceramente spero per te che faccia almeno

qualche ripetizione perché con lo stipendio di un insegnante non c’è da stare molto tranquilli di

questi tempi, magari non è neppure di ruolo vero?! Comunque non m’interessa e non mi voglio

certo impicciare degli affari vostri. So che è difficile ammetterlo cara, ma alla lunga la

precarietà economica si riflette anche nelle relazioni sentimentali, quel che conta è che siate

felici voi, (sottovoce) spero abbia qualche dote nascosta almeno.

EMMA Ti prego Mamma, Mario non è come tutti gli altri uomini.

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MAMMA (rientra Mario) Oh, gli uomini sono tutti uguali dammi retta, così terribilmente ordinari e

prevedibili, li conosco bene sai.

EMMA Non ricominciare con questi discorsi.

MAMMA Ma sì dai, non te la prendere, lo sai che parlo così solo per invidia, ho provato inutilmente a

innamorarmi anch’io sai, e se non sono mai riuscita a trovare l’uomo giusto è proprio perché di

un rapporto ho sempre ricercato un beneficio utilitaristico e.... forse ho capito troppo tardi

che purtroppo in amore non c’è mai un tornaconto, bisogna dare senza mai aspettarsi nulla in

cambio, non è un buon investimento insomma, troppo rischioso... e se l’amore svanisce poi cosa

rimane? Eh già... io parlo per esperienza.

EMMA Cosa posso offrirti da bere?

MAMMA Una birra fresca può andare bene, grazie.

EMMA Una birra, e da quando ti sei data alla birra?

MAMMA Da quando sto con il mio nuovo compagno.

EMMA Chi, lo chef cambogiano, ah no scusa è l’addestratore di cani, vero?

MAMMA Oh... no, stai facendo ancora confusione, innanzitutto lo chef non era cambogiano ma

vietnamita, e poi dopo di lui c’era l’insegnante di spagnolo, l’addestratore di cani invece è stato

un breve flirt di una settimana... dopo il maestro di ballo, ma poi mi si è scaricato il

condizionatore dell’auto e allora...

EMMA E cosa c’entra il condizionatore?

MAMMA Ma come cosa c’entra, ho dovuto portare l’auto in officina e....

EMMA Ah, e quindi sei ritornata insieme al meccanico, che poi era anche un tuo vecchio compagno di

classe, me lo ricordo bene.

MAMMA Oh... sì, ma non quel meccanico, insomma l’officina ha cambiato gestione e....

EMMA Ok, scusa ma non ci interessa la tua vita sentimentale.

MAMMA Beh per farla breve, il mio attuale compagno è un camionista tedesco, è lui che mi ha insegnato

a bere la birra, e anche se non so una sola parola di tedesco ci capiamo perfettamente, per la

verità in tedesco so fare certi rutti...

EMMA Vado a prenderti la birra, (va in cucina e rientra) spero ti piaccia ma per favore risparmiaci i

tuoi commenti in lingua originale.

MAMMA (sorseggia la birra e si guarda intorno) E così questo è il tuo appartamento.

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EMMA Già.

MAMMA Vedo che lo hai sistemato bene, anche se è un po’ piccolino per mettere su famiglia lo trovo

confortevole.

EMMA Non mi sembra il momento di fare progetti per il mio futuro, Mamma!

MAMMA Sai che non mi permetterei mai di impicciarmi delle tue cose personali, a me interessa solo che

tu metta la testa a posto una volta per tutte! Oh santo cielo che sbadata, ho dimenticato che

mi sta aspettando qui sotto il mio autista, devo scappare.

EMMA Ti accompagno giù.

MAMMA Piacere di averti conosciuto.

MARIO Arrivederci. (escono le donne) Per fortuna se n’è andata via... un professore di educazione

fisica, questa è bella, (si avvicina alla finestra per dare un occhiata al locale di Gioel) ma dove

si sarà cacciato David?! (entra David) Finalmente sei arrivato.

DAVID Ti sono mancato?

MARIO Non fare lo spiritoso e tieni d’occhio il locale di Gioel, non dobbiamo abbassare la guardia.

DAVID Smettila di dirmi cosa devo e cosa non devo fare, non sei il mio capo.

MARIO Volevo semplicemente condividere con te le prossime azioni.

DAVID Beh, puoi farne a meno, grazie.

MARIO Si può sapere cos’hai, mi sembri nervoso più del solito.

DAVID (entra Emma senza che loro se ne accorgano) Sono più di tre anni che ti sopporto e sono stufo

di te! E’ da molto tempo che ci stavo pensando, ma ora ne sono certo, ho deciso; voglio

cambiare compagno.

MARIO Cosa, cos’hai detto? Dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme, tu... vorresti un altro

compagno, e va bene, se è questo ciò che vuoi fa pure, dovevo aspettarmelo da te, non sei mai

stato riconoscente.

DAVID Sai cosa sei tu? Un prepotente, vuoi sempre fare a modo tuo e non rispetti mai le opinioni degli

altri.

EMMA (esce di soppiatto dall’appartamento e rientra facendo rumore, tossisce) Eccomi di ritorno.

DAVID Scusate. (esce sbattendo la porta)

EMMA Accipicchia!

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MARIO Abbiamo litigato, e.... non posso credere che se ne sia andato così.

EMMA Dai su, vedrai che ritornerà presto.

MARIO Non lo so... non credo, non si è mai comportato così.

EMMA So come ti senti ora, ti capisco...

MARIO Grazie ma non preoccuparti per me.

EMMA Dai, vieni qui! (si abbracciano, squilla il telefono e risponde) pronto, (..) ti ho detto che non

intendo più parlarti, va bene. (..) Mi spiace ma l’appartamento ora è occupato (..) Da chi, non

sono affari tuoi (..) Ah, sì certo e perché no, è il mio nuovo ragazzo e allora (..) esatto! Certo

che non ho perso tempo, e siccome non intendo sprecarne altro ora metto giù immediatamente,

addio! (sbatte giù il telefono e piange, Mario la abbraccia per consolarla)

MARIO Non piangere, lui non merita una ragazza dolce come te.

EMMA Oh, grazie, tu sì che sai ascoltare. Ma perché mi sono sempre complicata la vita con uomini

sbagliati e non ho mai trovato uno come te, così affettuoso e sensibile.

MARIO Ah... vedrai che troverai presto l’uomo giusto, ne sono sicuro.

EMMA Senti, che ne dici di un buon bicchiere di cognac per sollevarci un po’?

MARIO Buona idea.

EMMA Credo che questa sia l’occasione giusta per aprire questa vecchia bottiglia di Cardinal Mendoza,

è quello che ci vuole. (abbassa la luce, mette un sottofondo musicale e versa il cognac)

MARIO Io gli ho sempre fatto delle osservazioni per il suo bene, non ho mai pensato di prevaricarlo

(beve) salute!

EMMA Mi ha sempre ingannato quel furfante, (beve) alla nostra.

MARIO Sei ancora innamorata?

EMMA Eh sì... o no, non saprei, sai forse non lo sono mai stata per davvero, probabilmente è successo

tutto così velocemente che non ne ho avuto il tempo! (bevono ancora insieme) Mi piaceva è vero

ma non è l’amore quello che ora mi fa male; è l’orgoglio, ha tradito la mia fiducia e questo per

me è inconcepibile, mi ha ferita profondamente e… ma lasciamo perdere, e tu invece?

MARIO Oh, beh io... sono sempre stato protettivo nei suoi confronti, troppo, o forse il termine più

appropriato è ossessivo, mi rendo conto solo ora che lo soffocavo, (bevono ancora, da qui

incominciano ad inebriarsi sempre più) ha perfettamente ragione ad essere arrabbiato con me.

Lo so che è troppo tardi ma... devo assolutamente cambiare, non credi?

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EMMA Non essere troppo duro con te stesso, ah... (sospira) un uomo capace di ammettere i propri

errori, e dire che potresti essere tu il mio uomo ideale... ma lo sai che prima hai recitato

benissimo, complimenti... sei stato un genero perfetto... accidenti ma possibile che quando

trovo un uomo che fa per me se non è sposato è....

MARIO Veramente io... io...

EMMA Oh sì scusami non volevo... tu non saresti mai capace di ingannarmi, vero?

MARIO Eh... sì, cioè no, certo che no. (mesto)

EMMA E dai su, cos’è questa tristezza, dobbiamo festeggiare il primo giorno che ci siamo incontrati, a

noi. (ride, versa nuovamente da bere e si avvicina a lui sul divano per coccolarlo, si sdraiano e in

modo naturale si baciano)

MARIO Io non so come...

EMMA E’ tutto ok... è tutto ok (si accovacciano sul divano e continuano a baciarsi, buio)

SIPARIO

Scena 2

Si apre il sipario. Debora esce dalla sua camera, accende la luce e si rende conto che ci sono

vestiti sparsi in tutta la stanza, scorge sul divano Emma e Mario che dormono abbracciati.

DEBORA Emma, ehi Emma ma non devi andare al lavoro?

EMMA Uhm, che ore sono?

DEBORA Sono le cinque e mezzo, non dovresti fare il primo turno oggi?!

EMMA Le cinque e mezzo! E’ tardissimo, devo scappare.

DEBORA Meno male che mi sono svegliata per caso a quest’ora, ma che ci fai qui sul divano?

EMMA Oh... non me lo chiedere, sono ancora frastornata, devo avere bevuto molto vero?!

DEBORA A quanto pare! Ti preparo un caffè intanto (va in cucina), ma si può sapere cosa diavolo è

successo?

EMMA Niente (guardandosi in giro, scova il suo reggiseno sotto un cuscino che nasconde

immediatamente in tasca) o almeno credo, non lo so. Senti fammelo doppio il caffè. (fra sé)

Non può essere successo nulla, mi sembra ovvio! (recupera i vestiti in giro e si veste)

DEBORA (rientra) Ecco il caffè doppio!

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EMMA Ma perché quando incontro la persona giusta c’è sempre qualche cosa che non va? (sorseggia il

caffè)

DEBORA Possibile che tu non veda altro che quello che non va, non sarai mica affetta anche tu dalla

sindrome da testa bacata?

EMMA Sindrome da che..?

DEBORA Testa bacata! E’ come se tu, nonostante una vasta scelta, da una cesta di frutta prendessi

deliberatamente quella peggiore, questo vuol dire avere la testa bacata, o no?

EMMA Beh, sì ma..

DEBORA Ma fai come me, io sono molto esigente; prendo sempre e solo la parte migliore delle persone e

quel che resta lo lascio pure a chi si accontenta.

EMMA Come sei profonda, (guardando l’orologio) uh, per la miseria, devo scappare, ciao. (esce)

DEBORA (siede sul divano e continua a mangiare i cioccolatini affianco a Mario che si sta per svegliare e

non appena si rende conto di essere semi nudo con grande imbarazzo e stupore si ricompone

velocemente, i due si guardano, pausa) Ti è piaciuto?

MARIO (ricomponendosi spaventato) Cosa?!

DEBORA Ah, ah (ride) scherzavo, dai. Non avrei mica bisogno di mangiare tutto questo cioccolato se

avessi fatto sesso. Ormai sono mesi che mi dedico al cioccolato, ahimè. (guardandosi in giro)

Ma che è successo qui, c’è stata una festa?

MARIO Non ne ho idea, (scrollandosi la testa) ah... non ricordo nulla.

DEBORA Peccato perché tutto ciò che non ricordi è semplicemente inutile; se mangi un’aragosta o pesce

lesso, alla fine, ma proprio alla fine... dell’intestino, il risultato sarà sempre lo stesso! Una

differenza non trascurabile per chi ha buona memoria, altrimenti a che serve?

MARIO E già!

DEBORA E questo ricordatelo però. (pausa) Dov’è David?

MARIO Non ne ho idea, abbiamo litigato e.... credo che voglia prendersi una pausa.

DEBORA Allora nulla di preoccupante, una normale crisi di coppia.

MARIO Una normale crisi di coppia, dici?! Per una coppia normale forse, ma non per noi.

DEBORA E così anche voi avete i vostri problemini, beh... spero torni presto perché avrei proprio

bisogno un bel massaggio alla schiena, ho dormito malissimo. (va in cucina e apre il frigorifero)

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E’ finito il latte! Vado a prendere il giornale e a fare colazione al Bar qui sotto, vuoi venire

anche tu?

MARIO No, no, magari mi faccio un caffè qui con la Moka più tardi.

DEBORA A poi. (esce)

MARIO (fra sé) Cosa diavolo mi sta succedendo, non posso farmi coinvolgere emotivamente, sono uno

stupido, non è professionale. (si apposta alla finestra con il cannocchiale) Accidenti, ancora

l’inquilina del primo piano, (si nasconde dietro la tenda e continua a spiare) è inammissibile, è

inaccettabile, in...credibile.

DEBORA (rientra improvvisamente con il giornale, Mario sobbalza e nasconde il cannocchiale) Ho visto

quel bell’imbusto di David al Bar e ha fatto finta di non riconoscermi, che stronzo!

MARIO David, ma che dici? Non può essere.

DEBORA (si mette a leggere il giornale sul divano) Certo che sì, se ne stava seduto da solo in un tavolo

in fondo al locale e non appena sono entrata ha girato la faccia dall’altra parte, che palle è già

ora di andare. (va a lavarsi, poi dice qualcosa di incomprensibile con lo spazzolino in bocca) Uh,

bagabebegaga.

MARIO Che cosa?

DEBORA (si sciacqua la bocca) Ho detto che questa me la paga. (sciacquone del bagno, entra nella sua

camera e si prova dei vestiti succinti) Oggi arriva il nuovo capufficio e devo assolutamente

anticipare le mosse di Rebecca, quella sarebbe capace di tutto pur di soffiarmi la promozione,

chi non lecca non becca, dice il proverbio! Potrei sbalordirlo con le mie nozioni di diritto

tributario, tengo a mente tutte le normative nel settore dell’amministrazione pubblica, ma a

voi uomini le nostre capacità riescono ad attivare a mala pena qualche cellula cerebrale

nell’area di memoria a breve termine… credo sia molto più efficace un’ampia scollatura.

MARIO (distratto) Cosa dicevi di noi uomini?

DEBORA Ah già, tu per questa volta sei dispensato, che dici sono abbastanza sexy o devo mettere

qualcosa di più eccitante?

MARIO Direi che va più che bene così.

DEBORA Metto anche la giarrettiera se necessario, sono pronta a combattere e se deve essere guerra,

che guerra sia! E dai su col morale, vedrai che si sistemerà tutto, ciao. (esce)

MARIO (fra sé) Cosa cavolo sta combinando David! (prende il giornale che ha lasciato Debora e legge)

“Solo oggi il Banco de Espana rende noto che è stato rubato il famoso dipinto di Pere Borrell

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del Caso, settantadue per sessantadue centimetri…”, ecco cos’era, ma certo (entra David

all’improvviso) forse ho trovato il bandolo della matassa… ma si può sapere dove sei stato?

DAVID Sono fatti miei.

MARIO Sei entrato da Gioel, non è così?

DAVID Avrò pur diritto di fare colazione dove mi pare e piace.

MARIO Non dovevi entrarci, lo sai bene che non c’è permesso farci riconoscere! Così ti sei bruciato,

hai infranto le regole e non appena il capo lo scoprirà ti toglierà il caso.

DAVID Non è un problema.

MARIO Come sarebbe a dire.

DAVID Il capo è al corrente, mi sono fatto esonerare io dall’incarico... ah, naturalmente prima di fare

colazione al bar.

MARIO Davvero! E cosa farai ora?

DAVID Ho un po’ di ferie arretrate e per il momento intendo prendermi una pausa, poi si vedrà,

probabilmente mi farò trasferire all’unità speciale per la sicurezza alimentare.

MARIO Unità speciale per la sicurezza alimentare?! Ah, ah (ride) non è possibile, ma andiamo cosa ti

salta in mente, sei il massimo esperto in questo settore, in tutto il nostro dipartimento non c’è

un conoscitore d’arte che possa eguagliare la tua esperienza; un grande professionista.

DAVID E così, ora io sarei un professionista.

MARIO Ma certo che lo sei, lo sei sempre stato e ne sono pienamente convinto, mi sono sempre

lamentato per i tuoi metodi poco ortodossi ma certamente non posso negare che sei il migliore

nel campo. E ora che vorresti fare? Finire a compilare qualche scartoffia sulle analisi di una

mozzarella ammuffita? Spero che tu voglia scherzare.

DAVID Ti sembra che abbia voglia di scherzare?!

MARIO No, a quanto pare. Ma proprio ora che...

DAVID Non ti preoccupare non rovinerò i tuoi piani, starò al gioco finché sarà necessario, desidero

che questo caso si concluda positivamente almeno quanto te.

MARIO E che speravo molto nel tuo aiuto...

DAVID Mi spiace ma ho già preso la mia decisione.

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MARIO Credo che tu abbia ragione, devo imparare a rispettare le opinioni altrui a cominciare da

adesso, perciò comprendo la tua scelta anche se mi rattrista molto.

DAVID Hai detto che devo cambiare e che devo essere più professionale, questo mi ha fatto

riflettere molto e.... beh, ora esco ho bisogno di un po’ d’aria fresca, (gli dà la mano ed esce) in

bocca al lupo.

MARIO (s’accascia sul divano, sconsolato) Ma che sta succedendo, non capisco più niente! Ohi, ohi, che

mal di testa, dunque facciamo un po’ di ordine mentale; siamo da tempo sulle tracce di una

banda internazionale di trafficanti d’arte e dopo un lungo periodo di appostamenti e di indagini

siamo arrivati sin qui, al bar Gioel, uno dei più importanti crocevia tra predatori e mercanti

d’arte. E ora che finalmente siamo ad un passo dalla meta, lui che fa? Molla tutto... questo è

complicato da capire. (suona il telefono) Si (..) ciao Emma, tutto ok? (..) No, non ha chiamato

nessuno (..) cenare insieme questa sera? E perché no (..) se vuoi posso preparare qualcosa io, ci

so fare in cucina (..) bene, ti aspetto allora (chiude) oh santo cielo, ma che mi succede con

Emma... anche questo è complicato da capire, troppo complicato. (va in cucina e rientra) Beh,

con un filetto di branzino all’acqua pazza e un buon bicchiere di Vermentino di Gallura sono

certo di fare una gran bella figura, mi è venuta anche la rima, ohi, ohi, che mal di testa! Vado a

comprare il pesce. (spegne la luce ed esce)

BUIO

Scena 3

Stesso scenario, entra Emma e accende la luce.

EMMA Mario, sei qui? Mario. (squilla il telefono) Si (..) ah sei tu, ora basta però (..) come sarebbe a

dire che (..) sei uno schifoso e un gran pezzo di (..) non c’è bisogno di nessun chiarimento (..)

non ci credo, lo dici solo per discolparti e (..) e va bene ma ti do solo due minuti e poi non voglio

vederti mai più, capito! (suonano alla porta, apre) Sei già qui? Eri così sicuro che io accettassi

di vederti che mi stavi chiamando da dietro la porta, mi stavi pedinando allora?!

MARCUS Non ti stavo pedinando, ho bisogno di parlarti Emma, devo darti delle spiegazioni.

EMMA Non c’è molto da spiegare, è già tutto così chiaro.

MARCUS Non è come pensi, quella ragazza... sì insomma la ragazza che hai visto con me è solo una

aspirante modella e....

EMMA Ma certo, vorresti farmi credere che stavi disegnando un nudo femminile, vero?

MARCUS Esattamente... cioè non voglio fartelo credere; è così! Emma, io non ti ho mai presa in giro,

quella ragazza è la figlia del direttore di una delle gallerie d’arte più in vista del Sudamerica,

ho solo cercato di mantenere dei buoni rapporti, per... opportunità, lo ammetto.

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EMMA Un’opportunità che hai saputo sfruttare al meglio, immagino.

MARCUS Non è così ti dico.

EMMA Non ti credo.

MARCUS Devi credermi invece, non l’ho neppure sfiorata con un dito.

EMMA Lo dici solo per… opportunità.

MARCUS E’ la verità invece, la mia unica colpa è di non averti informata, so che ti ho fatto soffrire e

per scusarmi volevo darti questo. (le porge un pacchetto che estrae dalla tasca)

EMMA E cos’è? Non cercare di corrompermi, non ci riuscirai mai (apre il pacchetto e rimane sorpresa)

ah, sembra proprio uguale a quel meraviglioso anello che abbiamo visto al museo egizio il mese

scorso.

MARCUS Il sigillo di Cleopatra con oro giallo e filari di diamanti, è una meraviglia vero?

EMMA (compiacente) Non dovevi, (cambia decisamente il tono di voce, timido gesto di restituzione)

non dovevi assolutamente, riprenditelo! Bugiardo.

MARCUS Non sono un bugiardo.

EMMA Oh magari... certo che se fosse davvero così...

MARCUS Ma è così.

EMMA Non mi stai imbrogliando, vero?

MARCUS Assolutamente no, e dai su, (si inginocchia e le infila al dito l’anello, nello stesso istante entra

Mario con un grosso pesce fra le mani) Emma... io ti amo, e con questo anello vorrei

ufficializzare il nostro fidanzamento, che ne dici?

EMMA Oh, non so che dire, sono... confusa.

MARCUS Dimmi di sì!

MARIO (interrompendoli) Ehm, ho preso del pesce per la cena di questa sera e… vado di là a pulirlo (va

in cucina)

MARCUS E lui chi è?

EMMA Mario, il nuovo coinquilino.

MARCUS Ah, il tizio che mi ha risposto a telefono, ma allora è vero che mi hai già rimpiazzato!

EMMA Come inquilino sì.

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MARCUS E dai, (l’abbraccia) non mi dire che preferisci lui a me!

EMMA (Mario si affaccia dalla cucina per origliare) Assolutamente sì! Mario è un tipo speciale, non ho

mai conosciuto un uomo così affettuoso, comprensivo, gentile e.... poi è molto intelligente e....

ah (sospira) peccato che è già impegnato altrimenti mi sarei già innamorata di lui.

MARCUS Ah, quindi se non fosse impegnato, tu...

EMMA No, non è solo questo, è che... io purtroppo non gli piaccio.

MARCUS E come fai a saperlo?

EMMA Lui è.... sì, insomma... è che a lui non piacciono le donne.

MARCUS Ah, (sollevato) ma certo! Avrei dovuto immaginarlo.

EMMA Ah, sei geloso allora?!

MARCUS Forse, ma torniamo a parlare di cose più importanti... allora, che cosa mi dici?

MARIO (Emma sta per rispondere ma Mario entra in salotto e urlando li interrompe) Aah, ah, mi si è

infilata una spina nella mano.

EMMA Mario ti presento Marcus.

MARIO (gli stringe la mano e urla ancora) Ah, la spina, ahi, ahi.

MARCUS Scusami.

EMMA Marcus fa attenzione! Vai in camera mia a prendere la cassetta del pronto soccorso. (Marcus

va in camera)

MARIO E così è lui il famoso artista?

EMMA Si, ma non è come pensi Mario, ho sbagliato io a giudicarlo frettolosamente, c’è stato un

equivoco e ora abbiamo chiarito tutto.

MARIO Un equivoco?!

MARCUS (rientra con la cassetta) Eccola.

EMMA (gli sfila con una pinzetta la spina e gli disinfetta la mano) Come va ora?

MARIO Meglio, grazie. (Marcus esce per riporre la cassetta del pronto soccorso)

EMMA Dai, non mi guardare così, è tutto ok ora e.... e poi guarda che meraviglioso anello mi ha

regalato. Sei contento?

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MARIO Oh, (ironico) contentissimo.

EMMA Che dici, lo invito a cena con noi questa sera?

MARIO Non sto più nella pelle. A proposito, torno a preparare il pesce. (va in cucina)

EMMA (rientra Marcus) Rimani a cena con noi questa sera?

MARCUS Molto volentieri, da bere però lo offro io, vado a prendere una bottiglia di champagne al bar

qui sotto, che dici?

EMMA Una bottiglia di spumante può bastare.

MARCUS Oh no, questa è un’occasione speciale e ci vuole qualcosa di altrettanto speciale.

EMMA Non c’è n’è bisogno ti dico. (ritorna Mario per apparecchiare la tavola e si sofferma ad

ascoltare il battibecco)

MARCUS Certo che sì.

EMMA Ho detto di no.

MARCUS Ed io insisto.

EMMA Sei sempre il solito testone.

MARCUS Vuoi sempre averla vinta tu. (si accorge di Mario e lo guarda infastidito)

MARIO Oh bene, (soddisfatto) andate pure avanti così, cioè... fate come se io non ci fossi.

MARCUS E dai su, non vorrai litigare ancora prima di aver fatto la pace?

EMMA Ma no, sciocchino. Dai vieni qua! (l’abbraccia)

MARIO Prego, accomodatevi pure. (sistema i coperti ed esce seccato)

EMMA (a Mario) Se ti serve una mano ai fornelli dimmelo.

MARCUS Allora Emma, ci hai pensato?

EMMA (compiacente) Se me lo chiedi così, io...

MARIO (dalla cucina, urlando) Eh no eh, ehm.. Emma puoi venire ad aiutarmi per favore, devo aprire il

forno e ho le mani impegnate.

EMMA Ok, arrivo. (lo raggiunge)

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MARCUS (fra sé) Accidenti a lui! Mi sta facendo innervosire. (a loro, urlando) Vado intanto da Gioel a

prendere da bere e torno subito... ho detto che vado da Gioel e arrivo, ok?

EMMA (dalla cucina) Ok.

MARIO (rientra con i bicchieri e parla ad Emma che è ancora in cucina) Regola il forno a 180° e per

favore portami qui le posate per il pesce. (fra sé) Come faccio?! Come faccio?!... non posso

raccontarle la verità accidenti, cosa avrebbe fatto David al mio posto?

EMMA (rientra con le posate) Non ho le posate per il pesce, non sono mica così raffinata io…

MARIO Emma, ho bisogno di parlarti.

EMMA E’ già tanto che ci siano le posate per tutti, queste vanno bene? (glie le mostra)

MARIO Emma, mi stai ascoltando.

EMMA Magari sono proprio quelle per il pesce, è che non so come sono fatte.

MARIO Emma, per favore.

EMMA Per dir la verità non sapevo neppure che ci fossero delle posate apposta per il pesce.

MARIO (alza nervosamente la voce) Mi puoi ascoltare un momento per favore, (Emma si azzittisce)

vedi, a volte le cose non sono proprio come sembrano… o forse è il caso di dire che potrebbero

essere diverse da come sono perché magari sono diverse per davvero, cioè… sono davvero

diverse anche se sembrano uguali a quello che in realtà non sono, hai capito?

EMMA Ok, ok, non sono queste le posate per il pesce.

MARCUS (entra con una bottiglia nel secchiello del ghiaccio) Eccomi di ritorno con lo champagne.

MARIO (urla nervoso) Caspita!

MARCUS Puoi dirlo forte, è un Dom Pérignon Rosé del 1996.

EMMA Oh, ma non dovevi.

MARCUS Questa è una serata speciale e dobbiamo festeggiare. (si siedono) A proposito, quand’è pronta

la cena?

MARIO (scocciato) Vado a dare un’occhiata.

MARCUS Allora Emma, cosa ne pensi della mia proposta?

MARIO (rientra veloce) Eh no eh... non va mica bene così!

MARCUS Così come?

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MARIO Voglio dire che non occorre mica tutta questa fretta; la cottura deve essere lenta e....

ponderata.

MARCUS Ponderata?!

MARIO Sicuro ponderata, come tutte le cose importanti, non vorrai mica cuocere il pesce senza…

ponderatezza.

EMMA Mario ti senti bene?

MARIO Bene, bene, sono forse un po’ accaldato per via del forno, ma sto bene grazie, ok torno di là.

(va in cucina)

MARCUS Senti Emma, io sono stato molto bene insieme a te, ho riflettuto a lungo e sono certo di aver

incontrato finalmente la mia compagna ideale e non voglio più rischiare di perderti, (rientra

Mario) perciò vorrei chiederti di... (Mario tossisce interrompendolo) di sposarmi.

EMMA Sposarti?!

MARCUS Si, sposarmi! (vede Emma in stato di trance) Emma, ci sei?.. Emma, che c’è, ti sei persa?

EMMA No, cioè sì, è che fino a poco tempo fa non sapevo cosa fosse per me più piacevole se vederti

sparire lentamente nelle sabbie mobili o metterti in una pentola e farti bollire a fuoco basso, e

ora invece stiamo parlando di matrimonio, è pazzesco.

MARCUS Io invece lo trovo decisamente romantico.

EMMA Mi stai chiedendo di sposarti.

MARCUS (deciso) E perché no?

MARIO (fra sé, ironico) E perché no.

EMMA (riflessiva) E già, perché no?!

MARCUS Allora?

EMMA Beh, (compiacente) se vuoi proprio sapere cosa…

MARIO (rovescia il ghiaccio sui pantaloni di Marcus) Accidenti che sbadato che sono, mi spiace.

MARCUS Che cavolo combini, (si pulisce) sei impazzito!

EMMA Calmati ti prego, non l’ha mica fatto apposta.

MARIO Non l’ho fatto apposta, eh, lascia che ti aiuti.

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MARCUS (scattando) Non mi toccare sai, e tieniti a debita distanza. Ma guarda come mi hai conciato, ce

l’hai con me allora.

MARIO Si, si... cioè no, no mi spiace tanto, ma sei tutto fradicio, tirati pure via i pantaloni, dai.

MARCUS Faccio da me grazie.

MARIO Oh, come sei suscettibile.

EMMA Ora basta Mario e tu Marcus, contieniti e vai in camera mia ad asciugarti.

MARIO (fra sé) C’è mancato poco!

EMMA Potevi fare più attenzione.

MARIO Mi spiace.

EMMA Da come ti comporti non sembrerebbe affatto. (a Marcus in camera) Dopo che ti sei asciugato

metti pure il mio accappatoio dietro la porta.

MARIO E’ vero Emma lo ammetto, l’ho fatto apposta.

EMMA Cosa stai dicendo?

MARIO Quello che io prima cercavo di dirti è che io... insomma io non sono gay.

EMMA Come sarebbe a dire?!

MARIO Sarebbe a dire che non sono un gay.

EMMA Ma è sconvolgente... allora mi hai mentito.

MARIO Si Emma, ma ho dovuto farlo, insomma… il fatto è che... non avevo mica previsto di... di

innamorarmi di te.

EMMA Come, come, ti sei cosa?!

MARIO Sono pazzo di te Emma, non accettare il fidanzamento con quel tale, si vede lontano un miglio

che non ti ama come ti amo io.

EMMA E così fammi capire, tu non sei gay e sei innamorato di me?

MARIO So che può sembrare strano, ma cerca di comprendere...

EMMA (apparentemente lusingata) Ma cosa dici caro, come posso non comprendere una persona che

per tutto questo tempo non ha fatto altro... (urla) che prendermi in giro.

MARIO No Emma, non è così.

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EMMA Mi hai raccontato un mucchio di balle... e poi tu non saresti bravo a mentire vero, carogna!

MARIO Stavo solo interpretando una parte, lo hai detto tu che recitare non è mentire.

EMMA E dimmi un po’, perché avresti dovuto recitare una parte?

MARIO Questo... questo per il momento non posso dirtelo.

EMMA Ah è così?! Ah, ah (ride) e chi mi dice invece che tu non stia mentendo ora, beh non so cos’hai

in testa e non voglio saperlo, di sicuro hai fatto male i tuoi conti perché entro questa sera

voglio che tu e il tuo amico andiate fuori di qui, intesi?! (si avvicina alla porta della camera)

Sono molto felice di accettare la tua proposta, Marcus.

MARCUS (dall’interno della camera) Grandioso!

MARIO (mesto) Già, grandioso.

EMMA Mi hai delusa Mario, da te non mi aspettavo una cosa simile, vattene via e non farti più vedere.

(apre la porta ed entra sua madre) Mamma che ci fai qui?

MAMMA Ho dimenticato il mio cappello e sono ritornata a riprenderlo. Sai, è un regalo a cui tengo molto.

EMMA Ok, deve essere in camera, vado a prenderlo.

MARCUS (rientra con indosso l’accappatoio rosa di Emma e il cappello in mano) Scusa Emma,

involontariamente mi sono seduto sul tuo cappello.

MAMMA Quello è il mio cappello, (se lo riprende e si sofferma a guardare Marcus con curiosità, pausa) mi

scusi ma lei chi è?

MARCUS (con fierezza) Sono il fidanzato di Emma.

EMMA (fra sé) Oh no!

MAMMA (a Emma) Come sarebbe a dire?

EMMA (suonano alla porta e si svincola subito per togliersi dall’imbarazzo) Arrivo.

DAVID (entra con atteggiamenti femminili) Ciao cara, ah Mario sei qui, mi hai fatto preoccupare

acciderbolina, non dobbiamo più litigare io e te perché poi se mi innervosisco mi vengono le

macchioline sulla pelle e io odio le macchioline sulla pelle.

MARIO Non è il momento, ti prego.

DAVID Mi sono appena spalmato una crema dermoprotettiva ma senza alcun risultato, vedi.

MARIO (a denti stretti) Per favore smettila.

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MAMMA (guarda stupefatta David) E lei invece è....

DAVID Sono… il compagno di Mario.

MAMMA Ah... (guarda stupefatta Mario) Vedo che ci sono delle novità.

MARIO Già, qualche piccolo cambiamento.

DAVID Guarda che schifo, sembra addirittura che ho le squame.

MARIO Oh santo cielo, il pesce! (corre in cucina)

EMMA (suonano di nuovo alla porta) Oh Mamma mia, cos’altro può succedere ancora.

DEBORA (entra bruscamente con un raccoglitore fra le mani) Maledetto schifoso!

EMMA Che è successo?

DAVID Chi è lo schifoso?

DEBORA Il mio nuovo capufficio si è approfittato di me, mi ha dato un passaggio in macchina e....

EMMA E....?

DEBORA (singhiozzando) E mi ha dato…

DAVID Ti ha dato...?

MARIO (Sbuca con la testa dalla cucina) Ti ha dato la promozione?

DEBORA No... ma ha promesso di darmela.

EMMA E tu?

DEBORA Anch’io.

DAVID Insomma, cosa ti ha dato?

DEBORA Mi ha dato questo faldone pieno di provvedimenti amministrativi con accertamento tributario

da esaminare a casa, entro domani. (frigna)

DAVID (le porge un fazzoletto) Tieni.

EMMA (le porge dei cioccolatini) Tieni.

MAMMA (guarda stupefatta Debora) E lei invece è…

DEBORA Sono Debora, la proprietaria dell’appartamento.

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MAMMA (frastornata) Ah beh, quand’è così è tutto chiaro!

MARIO (rientra con una pentola fumante) Addio cena, si è bruciato tutto!

MAMMA (tutti guardano Mario e rimangono immobili) Bene, ora che ho ritrovato il mio cappello, posso

anche andare... è stato un piacere. (fra sé) Qualche piccolo cambiamento, tze! (uscendo spegne

la luce e via tutti)

SIPARIO

Scena 4

Squilla il telefono, Debora esce dalla sua camera e accende la luce per andare a rispondere.

L’appartamento è ben ordinato, sul tavolino ci sono dei bicchieri e una caraffa d’acqua.

DEBORA Pronto (..) no, mi spiace (..) come?! (..) No non c’è, è andata dalla parrucchiera (..) oh no, sono

qui da sola ora, Mario e David ormai non si vedono più da un bel pezzo e Marcus è in comune

per le pubblicazioni di matrimonio (..) come quale matrimonio, il suo (..) certo che si sposa (..)

ma come con chi? (entra Emma) Eccola che arriva proprio in questo istante (..) pronto (a Emma)

ha riattaccato.

EMMA Chi era a telefono?

DEBORA Un tizio per l’appartamento in affitto.

EMMA (si distende sul divano per togliersi gli stivali) Che mattinata! Ho dovuto aspettare due messe

in piega, tre tagli e due tinte prima del mio turno, nel frattempo mi sono aggiornata sulle

ultime notizie del quartiere; la signora Giletti ha cambiato amante per la terza volta dall’inizio

dell’anno, il nuovo parroco è scivolato dall’altare durante la sua prima omelia e questa notte più

di sei volanti della polizia hanno fatto irruzione nel bar di Gioel, nessuno sa ancora cosa sia

successo.

DEBORA Che peccato, allora stamattina niente espresso.

EMMA Come hai detto scusa... niente sesso?

DEBORA (forte) Espresso! Ho detto niente espresso.

EMMA Ah… sono stata sotto il casco per più di mezz’ora e con quel ronzio alle orecchie non riesco

ancora a sentire bene. (suona il citofono) Si (..) sono io (..) dei fiori, come dice? (..) Oh, santo

cielo ma come si permette, è questo il modo di parlare ad una signora, anzi signorina ma ancora

per poco sa (..) ah un mazzo ma è ovvio, indubitabile, si arrivo subito.

DEBORA Che c’è?

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EMMA C’è un mazzo di fiori per me. (esce e si sente la sua voce fuori campo) Oh, che meraviglia! (..) la

ringrazio, buona giornata. (rientra con i fiori)

DEBORA Da parte di chi?

EMMA (fruga nel mazzo e trova un biglietto) C’è un biglietto ma non è firmato.

DEBORA Un ammiratore misterioso, wow.

EMMA (sistema i fiori in un vaso sul tavolo) Un momento c’è una sigla, una emme a forma di cuore;

Marcus.

DEBORA O Mario.

EMMA (lascia il biglietto sul tavolo) Non nominare quel disgraziato, non voglio più sentire parlare di lui.

DEBORA Ok, ok, stavo scherzando. (intanto suonano alla porta, apre)

MARCUS (entra con una scatola di cioccolatini) Ciao, assaggia questi cioccolatini al rum Debora, me li

sono fati spedire dal mio paese apposta per te.

DEBORA (mangia) Uh però, buonissimi! Comunque la prossima volta fatti mandare uno che... sì insomma

(descrive un uomo a gesti) magari con un bel... uhm e poi deve avere dei... uh, cioè hai capito.

MARCUS (le offre altro cioccolato) Lo preferisci fondente o al latte?

DEBORA Diciamo che in questo periodo non ho molte pretese, anche un mulatto va benissimo. (tossisce,

si versa un bicchiere d’acqua) Forte però questo rum.

MARCUS Emma per te invece ho una notizia strabiliante, che ti farà rimanere senza fiato.

DEBORA Ne sei così sicuro? Non è facile impressionare un infermiera che fa i turni di notte in una casa

di cura per malattie nervose.

MARCUS Grazie alle mie conoscenze sono riuscito a farmi mandare in anticipo i documenti per il

matrimonio e tecnicamente da adesso possiamo già sposarci.

EMMA Ehi, ma non avevamo deciso per il mese prossimo?!

MARCUS Si, ma ora che è tutto pronto non ha più senso aspettare, che ne dici di questo fine settimana?

EMMA (stordita) Questo fine settimana… non è possibile.

MARCUS E perché no?!

EMMA Anche volendo non riusciremmo mai ad organizzare tutto in così poco tempo.

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MARCUS Nessun problema, penso a tutto io! Con un post su Facebook, Twitter e qualche telefonata

raduniamo al volo gli invitati, per la cerimonia sono già d’accordo con il sindaco che è un mio

caro amico e ci terrebbe moltissimo a celebrare le nostre nozze. Subito dopo il matrimonio

prendiamo il primo volo per Londra…

EMMA Wow.

MARCUS …andiamo a visitare il National Gallery museum, e dopo un romantico soggiorno al Savoy Hotel

proseguiamo il viaggio di nozze per le isole Cayman…

EMMA Wow!

MARCUS …e se non ti basta al ritorno ci fermiamo un paio di giorni ad Haiti…

EMMA Wow!

MARCUS … anzi una settimana. Allora, sono riuscito a lasciarti a bocca aperta?

EMMA Ehi aspetta ma… devo ancora avvisare la mamma, e non so se la mamma...

MARCUS La mamma capirà, certe occasioni bisogna prenderle al volo, non possiamo mica permetterci di

perdere questo treno.

DEBORA Ma non dovevate prendere l’aereo?

EMMA E poi devo avvertire la caposala per il cambio turno e settimana prossima tocca a me

l’immondizia.

MARCUS Di questi problemi non dovrai più occupartene, ehi ma… un momento, non ti ho ancora detto la

notizia strabiliante.

DEBORA Ah perché, tutto questo ti pare una cosa da niente?

MARCUS Emma noi (l’afferra per le braccia) ascoltami bene, noi diventeremo ricchi.

EMMA Ricchi?!

MARCUS Proprio così, ricchi! Una volta a Londra è d’obbligo una piccola deviazione per un grosso affare

al Christie’s, la sala d’aste più prestigiosa al mondo, c’è un acquirente interessato al mio quadro.

DEBORA (guardando il quadro, con ironia) Questo sì che è strabiliante.

MARCUS E’ un proposta da capogiro! Pensa che è disposto ad offrirmi fino a due milioni di euro.

EMMA (beve d’un fiato un bicchiere di acqua che c’era sul tavolo e alla notizia del valore del quadro si

ingozza e la sputa addosso a Marcus) Due mi… pouf, accidenti scusami.

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DEBORA Ora sì che l’hai davvero lasciata a bocca aperta!

MARCUS Ok, vado a cambiarmi… conosco la procedura. (va in camera)

EMMA Diventeremo ricchi hai capito, non avrò più problemi di affitto, di timbrare in orario, dei turni

di notte e al supermercato potrò finalmente mettere nel carrello tutto quello che voglio senza

più guardare il prezzo sull’etichetta.

DEBORA Si ma non ti illudere troppo, dovrai pur sempre controllare la data di scadenza.

EMMA La mia vita sarà incredibilmente semplificata, proprio come la volevo io… che c’è non mi sembri

contenta.

DEBORA Si, che lo sono.

EMMA E allora, perché quella faccia?

DEBORA Niente, sta andando tutto così velocemente che non so se tu stia facendo la cosa giusta, forse

ti servirebbe un po’ di tempo per rifletterci su.

EMMA I tempi supplementari servono solo a chi è in svantaggio, e io ora sto vincendo, capito?!

DEBORA Beh sì… probabilmente hai ragione tu.

EMMA (suona il telefono, risponde) Pronto (..) pronto, ha chiuso il cafone, ma si può sapere chi è che

chiama sempre in continuazione (suona ancora il telefono, risponde infuriata) se non la smette

di chiamare la denuncio per stalking (..) oh, mamma sei tu? (..) scusami, certo che puoi chiamare

quando vuoi (..) ma no che non mi disturbi, c’è stato solo un equivoco (..) come al solito? E dai

mamma basta con questa storia, ormai ti ho spiegato tutto per filo e per segno, ti prego non

ricominciamo (..) va bene, ti avrei chiamata io per darti una notizia strabiliante, stavo giusto

parlando di te con (..) ah, e quand’è che saresti di passaggio (..) come ora? (suonano alla porta)

aspetta un attimo che hanno suonato alla porta (apre) mamma, che ci fai qui?

MAMMA (a telefono) Te l’ho detto che stavo arrivando.

EMMA Certo che potevi… (chiude il telefono) potevi anche fare a meno di chiamare.

MAMMA Lo hai detto tu di non piombare all’improvviso e allora ti ho telefonato prima, ero qui di

passaggio e ho pensato di farti una sorpresa.

EMMA Magari la prossima volta sarebbe meglio una sorpresa con un minimo di preavviso, conosci

Debora vero?

MAMMA (le stringe la mano e si accomodano tutti sul divano) Si certo, mi fermo solo qualche minuto per

un saluto veloce, c’è il mio autista che mi sta aspettando in doppia fila.

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EMMA Ti porto una birra.

MAMMA No, niente birra, mi piacerebbe cara ma non va bene per il mio reflusso gastroesofageo,

l’acidità di stomaco mi stava ammazzando e così ho dovuto fare a meno della la birra e già che

c’ero anche del tedesco, un bicchiere d’acqua andrà benissimo, grazie.

EMMA Ok, non voglio sapere altro. (le versa il bicchiere d’acqua dalla brocca sul tavolo)

MAMMA (a Debora) A proposito com’è andata a finire con quel capufficio?

DEBORA Me l’ha soffiato la mia collega Rebecca insieme alla promozione naturalmente.

MAMMA Mi spiace.

DEBORA Non importa, mi sono già messa l’anima in pace purtroppo gli uomini sono tutti uguali.

MAMMA Non proprio tutti sai, lo credevo anch’io fino a poco tempo fa ma non è così. E da quando mi

sono innamorata del mio autista che ho cambiato idea sugli uomini, veramente lo conosco da più

di vent’anni ma mi sono accorta di lui solo ora, non sapevo ci fossero ancora uomini capaci di

ascoltare e di amarti senza chiedere nulla in cambio, e così anch’io mi sono convertita all’amore,

vedrai che con un po’ di pazienza troverai anche tu la persona giusta.

EMMA Ecco, a proposito della persona giusta volevo dirti che questo fine settimana mi, ehm… mi

sposo e mi piacerebbe che tu facessi la mia testimone di nozze.

MAMMA Ho capito bene, ti sposi e con chi?

MARCUS (entra con indosso l’accappatoio rosa di Emma) Emma non trovo più… (si accorge con imbarazzo

della mamma) salve.

EMMA Ecco il mio futuro sposo, ti ricordi di Marcus, vero?

MAMMA Oh sì, riconosco il look.

MARCUS Chiedo scusa, torno a cambiarmi. (esce)

EMMA Lo so che sembra una decisione affrettata ma questa volta sono sicura di aver incontrato la

persona giusta.

DEBORA E sì, e diventeranno ricchi e felici.

MAMMA Oh, non si può essere ricchi e felici nello stesso tempo, e poi ricordatevi che i soldi non sono

tutto nella vita.

EMMA Forse vorrai dire che i soldi non sono mai abbastanza.

MAMMA Intendevo dire che devi dare retta al cuore e non fare gli errori che ho fatto io.

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EMMA Mamma, sei sicura di stare bene?

MAMMA Mai stata meglio di così, ora scusate devo andare, vado a procurarmi un vestito adatto ad una

testimone di nozze, a presto. (saluta ed esce)

MARCUS (rientra vestito) Finalmente ci siamo, tutto procede come previsto, il sindaco mi ha appena

fatto sapere che è tutto ok, vado ad ordinare un servizio di catering a domicilio, arrivo subito.

(esce)

EMMA (a Marcus) Ah, e grazie per i fiori.

MARCUS (da fuori campo) Quali fiori?

EMMA Quali fiori, come quali fiori, ma... (prende il biglietto sul tavolo e legge) “Cara Emma, a volte le

cose non sono esattamente come sembrano, io e David siamo due detective incaricati di

seguire un caso di… (continua a leggere mugugnando per un po’) ...così, pensando di trovare un

famoso quadro rubato, ho disposto la perquisizione del locale ma l’operazione non ha avuto un

esito positivo e solo ora che ho rassegnato le dimissioni e che non sono più legato dal segreto

professionale posso finalmente raccontarti tutta la verità e dirti che ti amo tanto, Mario”.

DEBORA Caspita!

EMMA Accidenti!

DEBORA Accidenti!

EMMA Caspita!

DEBORA Caspita e accidenti!

EMMA E’ tutto così tremendamente...

DEBORA Plausibile?

EMMA Assurdo semmai!

DEBORA E se fosse tutto vero?

EMMA Smettila di fare l’ingenua! Insomma chi è Mario, un timido studente gay fuori corso oppure un

intrepido detective eterosessuale? (rabbiosa) Oppure entrambe, chissà magari soffre di

schizofrenia, quel che è certo è che si tratta di un pazzo furioso.

DEBORA Non essere prevenuta, io invece credo sia molto innamorato di te.

EMMA Debora, per favore non t’impicciare!

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DEBORA Avrei dovuto aspettarmelo sai, m’interpelli soltanto quando ti fa comodo altrimenti ti sono

d’intralcio, vero?! Guarda che io non sono mica come una di quelle medicine che propini ai tuoi

pazienti; da assumere al momento del bisogno, ogni abuso può causare fastidiosi effetti

collaterali, tenere molto lontano dalla portata di donne (forte) isteriche. (da qui fino al rientro

di Marcus le battute si susseguono velocemente e con un tono di voce sempre più alto)

EMMA Parli solo per invidia.

DEBORA E tu perché hai la bocca.

EMMA E tu perché sei una sciocca.

DEBORA Allocca.

EMMA Se ci tieni così tanto, prendili te questi fiori. (le lancia in faccia il mazzo)

DEBORA Questo è troppo! Forse hai bisogno di una bella sbollita, prendi questo. (le getta l’acqua della

fioriera addosso ma Emma si scansa)

MARCUS (rientra all’improvviso e l’acqua finisce sui suoi pantaloni) Che succede qui? Oh… santo cielo.

DEBORA Scusatemi, sono mortificata. (esce frettolosamente di casa)

EMMA Debora aspetta, non te ne andare. (esce per raggiungere Debora)

MARCUS Siamo alle solite. (va in camera a cambiarsi, mesto)

SIPARIO

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ATTO SECONDO

Si apre la scena con l’appartamento organizzato per il rinfresco, musica diffusa in sottofondo.

Tutti i personaggi sono sempre presenti sul fondo della scena e si susseguono di volta in volta

al centro del palcoscenico quando sono coinvolti nei dialoghi. Marcus attira l’attenzione di tutti

per fare un annuncio, si abbassa la musica.

MARCUS Signori scusate, il sindaco ha avuto un contrattempo e non potrà venire personalmente, si

scusa con tutti e ha già incaricato un funzionario per la cerimonia, visto che probabilmente ci

sarà un po’ di ritardo propongo di incominciare subito il rinfresco, grazie per l’attenzione.

MARIO (travestito in modo irriconoscibile con barba e baffi finte si avvicina a Emma) Signorina mi

concede un ballo?

DEBORA Ne sono onorata, (ballano) lei è un amico dello sposo?

MARIO Oh no, io non faccio amicizia con simili persone.

DEBORA (stupita) Come scusi?

MARIO (sottovoce) Sono Mario.

DEBORA (sottovoce, ironicamente) Piacere io mi chiamo Debora.

MARIO Cosa hai capito, sono io Mario e mi sono travestito per non farmi riconoscere, vedi. (rimuove la

barba finta per farsi riconoscere)

DEBORA Ah (strilla) Mario, che ci fai qui?

MARIO Sshh, non urlare, ho saputo del matrimonio di Emma.

DEBORA E cosa sei venuto a fare?

MARIO Sono passato a salutarvi.

DEBORA Non è una bella idea.

MARIO Emma ha letto il mio biglietto?

DEBORA Si ma non ha avuto l’effetto che speravi.

MARIO Peccato, dici che non riuscirò ad impedirle di fare questa sciocchezza.

DEBORA No, non è più possibile, mi spiace ma devi rassegnarti.

MARIO E se facessi l’ultimo tentativo.

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DEBORA Sei pazzo, cosa hai intenzione di fare, se sa che sei qui viene fuori un pandemonio, non vorrai

mica rovinarle il suo giorno più bello, vero?!

MARIO (mesto) No, hai ragione, non lo farò anche se… sono ancora in tempo per togliermi un piccolo

sfizio.

DEBORA Che genere di sfizio, non fare sciocchezze ti prego.

MARIO Nulla di compromettente, non ti preoccupare. (si allontana e si scontra involontariamente con

Marcus che stava arrivando)

MARCUS Mi scusi... (a Debora) Chi è?

DEBORA Chi… ah lui, è l’amico di un parente alla lontana della collega del marito di una mia pro cugina…

acquisita però.

MARCUS Ah. (salta la corrente) Che succede? (buio per qualche minuto, si sente un brusio generale e al

ritorno della luce si vede Emma e Mario al centro della scena che si stanno baciando, tutti li

osservano stupiti e quando Emma si accorge che a baciarla è uno ‘sconosciuto’ lancia un urlo,

Mario viene subito bloccato da Marcus) Ehi, ma cosa stai facendo?

MARIO Chiedo scusa. (cerca invano di divincolarsi)

MARCUS Aspetta un momento, si può sapere chi diavolo sei? (gli toglie la parrucca) Mario?!

EMMA Mario!

DEBORA (fingendo stupore) Mario.

MARIO Mario?!

EMMA Che cavolo ci fai qui?

MARIO Veramente io…

MARCUS (si avvicina per picchiarlo) Questa volta sei finito.

DAVID (entra all’improvviso) Eh no, sei tu che sei finito Marcus, ti dichiaro in arresto.

MARCUS Come, come?!

DAVID Ho un mandato di arresto per te, collega mettigli le manette. (lancia a Mario le manette)

MARIO Con molto piacere. (esegue)

EMMA Si può sapere cosa sta succedendo?

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DAVID Emma, devi sapere che costui è un trafficante di opere d’arte e voleva servirsi di te per i suoi

affari illeciti, con un passaporto europeo avrebbe potuto eludere i controlli alla dogana con più

facilità.

MARCUS Questa è bella!

DAVID Io e Mario lavoriamo al ministero degli interni nel dipartimento per la tutela del patrimonio

culturale, ed è da molto tempo che stiamo sorvegliando un organizzazione criminale che ha

sede proprio nel bar qui sotto. Abbiamo ragione di credere che Gioel e la sua banda siano gli

esecutori materiali dei furti di opere d’arte, ma ci mancava il tassello più importante

dell’organizzazione; la persona a capo di tutto questo commercio illecito, non è vero Marcus?

MARCUS Stai farneticando, non credere a nulla di ciò che dice Emma.

DAVID (a Emma) Scusami ma sono costretto a requisirti questo anello; è il sigillo di Cleopatra che è

stato rubato al museo egizio, se non ci credi puoi vedere tu stessa da questo articolo. (le

mostra il ritaglio di giornale)

MARCUS L’ho acquistato da un tale, non ricordo neppure chi, non potevo certo sapere che fosse rubato.

MARIO Abbiamo installato delle microspie nel locale di Gioel e da quando hanno scoperto di essere

sorvegliati, Marcus ha cercato una sistemazione nelle vicinanze per avere dei contatti diretti

con i suoi complici, è la stessa cosa che abbiamo fatto noi quando abbiamo avuto il sospetto

che ci depistassero. E così per ragioni diverse siamo stati entrambi attirati dalla vostra

inserzione sull’appartamento.

MARCUS Questa è pura fantasia.

DAVID Il traffico delle opere d’arte veniva gestito con delle semplici ordinazioni da bar, sono arrivato

a te Marcus per via di questi bigliettini (ne tira fuori uno) ho riconosciuto la tua firma da

questo orribile quadro.

EMMA Cosa dici, questo quadro vale due milioni di euro.

DAVID Questo è vero, il viaggio di nozze a Londra sarebbe stato un ottimo espediente per piazzare

questo dipinto al mercato nero; (prende un taglierino e apre la tela, si intravede un altro

quadro all’interno, stupore generale) si tratta di un famoso olio su tela di Pere Borrell del Caso,

“Escapando de la critica”, una meraviglia del trompe-l’oeil, una tecnica pittorica che induce

nell’osservatore l’illusione di guardare un oggetto reale che reale non è, inganni ad arte di cui

Marcus è un grande maestro.

MARCUS Non hai nessuna prova.

DAVID (mostra ad Emma una foto) Emma dai un occhiata a questa foto, l’ho scattata ieri mattina.

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EMMA (a Marcus) Chi è questa ragazza che ti sta così avvinghiata? (breve esitazione) Ehi ma è la

modella che ho visto qui a casa mia, ma certo con i vestiti addosso non l’avevo mica

riconosciuta.

DAVID E’ la fidanzata di Marcus nonché sua complice.

MARCUS Basta, liberatemi subito o faccio una telefonata al sindaco e saranno guai per tutti.

DAVID Risparmia la telefonata, fra poco potrai parlagli di persona, (a tutti) il sindaco è il principale

committente di questi furti e in questo momento si trova in questura insieme a tutti i

componenti della banda di Gioel, andiamo! (accompagna fuori scena Marcus per consegnarlo ai

poliziotti) Ragazzi portatelo dentro. (rientra prontamente e si rivolge a Mario) Sai Mario, io ho

provato a cambiare ma… non ci sono riuscito, o quantomeno non del tutto.

MARIO Anch’io ci ho provato e sono convinto ora più che mai che… qualche piccolo cambiamento è più

che sufficiente. (si abbracciano ma non appena si sentono osservati si staccano bruscamente)

DAVID Beh cos’è questo mortorio, non c’è nessuna ragione di mandare tutto all’aria, o no? (fa un cenno

d’intesa a Mario)

MARIO Io un idea ce l’avrei, (si avvicina ad Emma e le mostra un anello) Emma, se sono ancora in tempo

vorrei chiederti di sposarti… per il viaggio di nozze però dovrai accontentarti di…

EMMA (lo interrompe baciandolo lungamente) Si.

DEBORA Questo sì che è strabiliante. (prende dal buffet un cioccolatino)

DAVID (sottrae il cioccolatino a Debora e la bacia)

MARIO Beh quand’è così, facciamo festa! (accende la musica e si mettono tutti a ballare)

MAMMA (irrompe la scena) Eccomi, scusate il ritardo! (osserva incredula il nuovo scenario e visto che

nessuno si accorge della sua presenza spegne la musica, tutti si immobilizzano, pausa) Qualche

piccolo cambiamento!

Lungo silenzio, d’un tratto scoppia a ridere Emma, segue Debora e i due detective, la madre fissa tutti con

severità e poco dopo comincia anche lei a ridere fragorosamente, continuano i festeggiamenti con la musica

ad alto volume, tutti danzano e lentamente cala il sipario.

FINE