Piccola Controstoria Popolare Care lettrici, cari lettori, · tuzione” (P. Calamandrei, Discorso...

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Care lettrici, cari lettori, “il 25 aprile? La festa della mamma!” Oppure: “Mai stato bravo in Storia, mi fai una domanda di Geografia?". E ancora: “Riten- go che ci siano feste più importanti, come il Natale e la Pasqua”. Rispondono così tre dei tanti ragazzi intervistati per le strade di Roma e Livorno da una giornalista di Ballarò, alla domanda “che cosa si festeggia il 25 Aprile”. In quella trasmissione andata in onda la sera del 21 aprile 2015, e il cui video è poi diventato vira- le, è emerso che solo uno su dieci giovani intervistati aveva una vaga cognizione della ricorrenza del 25 aprile. Per evitare che questa data si riduca a una riga del manuale di Storia o, peggio ancora, solo ad una giornata di vacanza in più, “La Biblioteca di Sallustio” dedica i primi articoli di questo mese alla Festa della Liberazione. Dai ribelli antifascisti di Piccola Controstoria Popolare alle memorie di Marcello Martini, uno degli ultimi te- stimoni viventi della Resistenza, per ricordare la vittoria contro l’occupazione nazifascista. E, nel settantesimo dell’entrata in vi- gore della Costituzione, suonano an- cora più toccanti le celebri parole di Pietro Calamandrei: “Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, ca- duti combattendo, fucilati, impiccati, morti di fame nei campi di concen- tramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testa- mento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Do- vunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costi- tuzione” (P. Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza, Milano, 26 gennaio 1955). Buon 25 aprile! Filomena Giannotti Aprile 2018 - Anno n.5 - www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n. 242 02/09/1988 Piccola Controstoria Popolare Possono le biografie di uomini comuni, di “inutili eroi” che hanno lottato per la libertà, per il pane, per la giustizia so- ciale, avvicinare i giovani ad uno studio appassionato e criti- co della Storia, piccola o grande che sia? Lo scrittore Alberto Prunetti crede che questo sia un metodo giusto per restituire valore alla Storia in quanto ricostruzione di fat- ti che è possibile condividere e recuperare in- sieme a tutta una cultura popolare che rischia di essere cancellata dalla comunicazione con- temporanea, costruita spesso su false verità. La Maremma degli anni Venti, che vede l’av- vento dello squadrismo fascista e l’inizio delle lotte contadine e operaie, non esiste più, ma Pru- netti la fa rivivere, con autentica passione ide- ale e studio critico, nelle pagine avvincenti del romanzo Pic- cola Controstoria Popolare, pubblicato nel 2015 e presentato agli studenti del nostro Istituto lo scorso 19 marzo. Un ibrido narrativo che intreccia fonti archivistiche e racconto popolare. Sono storie di “bruti”, niente affatto bucoliche, di sovversivi, anarchici, disertori, comunisti che si ribellano alla miseria, al potere dei padroni, che sparano ai fascisti, schierati a sostegno degli interessi degli agrari e della borghesia capitalista. Incar- cerati, spediti al confino, costretti all’esilio in Francia e nella Russia dei Soviet, come Giuseppe Maggiori e Robusto Bian- cani, “sono tratteggiati nelle schede caratteriali della polizia, in quanto nemici del fascismo, come dementi lambrosiani: di intelligenza e cultura mediocre, di scarsa responsabilità nel lavoro, violenti, ammazzacani”. Ma questi “banditi,” dall’a- nima pura e con la poesia nel cuore, sognano il riscatto del- la classe lavoratrice, una società di uguali giusta e solidale. Una vera odissea, quella del Biancani, finita tragica- mente: sfuggito ai fascisti, lui anarchico trotskista ne- mico del Duce, falsamente accusato negli anni cupi dello stalinismo, viene giustiziato dalla polizia segreta sovie- tica nel 1938. E aveva creduto nella rivoluzione socialista! Prunetti ricostruisce l’assedio fascista di Grosseto, il 26 giu- gno 1921, quando il fascismo “struttura in maniera più atten- ta la propria strategia d’azione nel grossetano”, scatenando la violenza squadrista di un migliaio di camicie nere contro la Camera del Lavoro, le case del popolo, la tipografia del quo- tidiano socialista Il Risveglio, contro gli antifascisti Neri, Dia- ni Francini. Nello scontro morirà anche il fascista senese Dino Raus. La violenza degli “schiavisti” neri ben presto investirà

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Care lettrici, cari lettori,“il 25 aprile? La festa della mamma!” Oppure: “Mai stato bravo in Storia, mi fai una domanda di Geografia?". E ancora: “Riten-go che ci siano feste più importanti, come il Natale e la Pasqua”. Rispondono così tre dei tanti ragazzi intervistati per le strade di Roma e Livorno da una giornalista di Ballarò, alla domanda “che cosa si festeggia il 25 Aprile”. In quella trasmissione andata in onda la sera del 21 aprile 2015, e il cui video è poi diventato vira-le, è emerso che solo uno su dieci giovani intervistati aveva una vaga cognizione della ricorrenza del 25 aprile. Per evitare che questa data si riduca a una riga del manuale di Storia o, peggio ancora, solo ad una giornata di vacanza in più, “La Biblioteca di Sallustio” dedica i primi articoli di questo mese alla Festa della Liberazione. Dai ribelli antifascisti di Piccola Controstoria Popolare alle memorie di Marcello Martini, uno degli ultimi te-stimoni viventi della Resistenza, per ricordare la vittoria contro l’occupazione nazifascista. E, nel settantesimo dell’entrata in vi-gore della Costituzione, suonano an-cora più toccanti le celebri parole di Pietro Calamandrei: “Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, ca-duti combattendo, fucilati, impiccati, morti di fame nei campi di concen-tramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testa-mento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Do-vunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costi-tuzione” (P. Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza, Milano, 26 gennaio 1955). Buon 25 aprile! Filomena Giannotti

Aprile 2018 - Anno n.5 - www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n. 242 02/09/1988

Piccola Controstoria Popolare

Possono le biografie di uomini comuni, di “inutili eroi” che hanno lottato per la libertà, per il pane, per la giustizia so-ciale, avvicinare i giovani ad uno studio appassionato e criti-co della Storia, piccola o grande che sia? Lo scrittore Alberto Prunetti crede che questo sia un metodo giusto per restituire valore alla Storia in quanto ricostruzione di fat-ti che è possibile condividere e recuperare in-sieme a tutta una cultura popolare che rischia di essere cancellata dalla comunicazione con-temporanea, costruita spesso su false verità.La Maremma degli anni Venti, che vede l’av-vento dello squadrismo fascista e l’inizio delle lotte contadine e operaie, non esiste più, ma Pru-netti la fa rivivere, con autentica passione ide-ale e studio critico, nelle pagine avvincenti del romanzo Pic-cola Controstoria Popolare, pubblicato nel 2015 e presentato agli studenti del nostro Istituto lo scorso 19 marzo. Un ibrido narrativo che intreccia fonti archivistiche e racconto popolare. Sono storie di “bruti”, niente affatto bucoliche, di sovversivi, anarchici, disertori, comunisti che si ribellano alla miseria, al potere dei padroni, che sparano ai fascisti, schierati a sostegno degli interessi degli agrari e della borghesia capitalista. Incar-cerati, spediti al confino, costretti all’esilio in Francia e nella Russia dei Soviet, come Giuseppe Maggiori e Robusto Bian-cani, “sono tratteggiati nelle schede caratteriali della polizia, in quanto nemici del fascismo, come dementi lambrosiani: di intelligenza e cultura mediocre, di scarsa responsabilità nel lavoro, violenti, ammazzacani”. Ma questi “banditi,” dall’a-nima pura e con la poesia nel cuore, sognano il riscatto del-la classe lavoratrice, una società di uguali giusta e solidale.Una vera odissea, quella del Biancani, finita tragica-mente: sfuggito ai fascisti, lui anarchico trotskista ne-mico del Duce, falsamente accusato negli anni cupi dello stalinismo, viene giustiziato dalla polizia segreta sovie-tica nel 1938. E aveva creduto nella rivoluzione socialista!Prunetti ricostruisce l’assedio fascista di Grosseto, il 26 giu-gno 1921, quando il fascismo “struttura in maniera più atten-ta la propria strategia d’azione nel grossetano”, scatenando la violenza squadrista di un migliaio di camicie nere contro la Camera del Lavoro, le case del popolo, la tipografia del quo-tidiano socialista Il Risveglio, contro gli antifascisti Neri, Dia-ni Francini. Nello scontro morirà anche il fascista senese Dino Raus. La violenza degli “schiavisti” neri ben presto investirà

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Lo scaffale di Anna Frank

76430

76430 è il numero di matricola di Marcello Martini, un pratese, che, insieme alla sua famiglia, partecipò alla Resistenza trami-te Firenze Radio Cora. Si trattava di un’emittente clandestina, che, tra gennaio e giugno del 1944, mantenne i contatti fra la Resistenza toscana e i comandi alleati. A soli 14 anni, Martini fu catturato e spedito nel lager austriaco di Mauthausen. Dopo un estenuante viaggio di arrivo, gli fu attribuito il triangolo

rosso come deportato politico a cau-sa della sua militanza fra i partigiani. La deportazione e la sua vita all’in-tero del campo di concentramento di Mauthausen, e di altri sottocampi, sono raccontate in modo dettaglia-to e toccante nel suo libro Un ado-lescente in lager. All’interno del sottocampo di Hinterbrühl la sua oc-cupazione da “Stück”, ovvero “pez-zo” (perché così erano considerati i prigionieri nei lager nazisti), era quella di costruire aerei a reazione per

il Terzo Reich. “Il materiale in dotazione, per quanto di in-fima qualità e logorato dall’uso, aveva più valore della vita di noi deportati”, commenta con amarezza Martini, riferen-dosi alla divisa lacera e agli zoccoli di legno che indossava.Insieme ad altri migliaia di prigionie-ri, l’autore prese parte poi alla duris-sima Marcia della Morte, nella quale vide moltissime persone accasciar-si sul ciglio delle strade e perdere la vita. Una volta fatto ritorno al campo principale, nel maggio del 1945, ven-ne liberato dall'esercito americano.Come può un adolescente tor-

i comuni maremmani, amministrati dai socialisti, in un “cli-ma terroristico di colpo di Stato”, sostenuto dai grandi pro-prietari terrieri, nella piena garanzia dell’impunità e nel più cinico assenteismo delle autorità e delle forze dell’ordine. “La Maremma selvaggia e ribelle è domata - scrive L’Ordi-ne nuovo di Gramsci - quella generosa provincia ove il movi-mento sovversivo in genere e comunista in specie, aveva rag-giunto una potenzialità come forse in poche altre parti d’Italia”.È anche qui che affonda le sue radici la Resistenza, sia come lotta di liberazione sia come guerra civile, la cui moralità è indi-scutibile e deve essere ribadita con forza contro i cattivi maestri, come afferma lo storico Sergio Luzzatto (La crisi dell’antifa-scismo, Einaudi 2004): “la moralità della Resistenza consistette anche nella determinazione degli antifascisti di rifondare l’Italia anche a costo di spargere sangue. Si condivide una storia, una nazione, una patria senza per questo dividere delle memorie. Una nazione e perfino una patria hanno bisogno come il pane di memorie antagonistiche, fondate su lacerazioni originarie, su va-lori identitari, su appartenenze non abdicabili né contrattabili”.

Alessandra Gentili

La parola all’immagine

Tra passato e futuro

Stravolti e urlanti, talvolta violenti e macabri. Così appiano al primo impatto i volti delle 130 tele realizzate dal pittore belga Charles Szymkowicz ed esposte nella mostra Mémoire du passé. Mémoire du futur, inaugurata il 27 gennaio scorso, in occasione del Giorno della Memoria. Fino al prossimo 3 giugno, studenti e professori che vogliono scoprire o approfondire le sensazionali tecniche pittoriche che caratterizzano lo stile neoespressionista di Szymkowicz, potranno visitare l’esposizione presso i Magaz-

zini del Sale, in Piazza del Campo a Siena. La mostra, curata da Enrico Crispolti, professore emerito dell’U-niversità senese, è orga-nizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Siena con il sostegno dell'Ambasciata del Belgio, e si inserisce nella secon-da edizione della Rasse-gna “Siena Città Aperta”.Un percorso scandito in set-te tappe che, come anticipa il titolo della mostra, Mém-oire du passé. Mémoire du

futur, ha lo scopo di connettere due opposte percezioni tempora-li. Tuttavia, osservando i dipinti, un’altra domanda sorge spon-tanea: cosa c'è dietro a quei volti dai tratti forti e dalle smorfie tragiche? Cosa ha spinto Szymkowicz ad essere così violento e diretto? La risposta è facilmente individuabile nella storia fami-liare del pittore belga, una storia che vede protagonista una fami-glia di deportati per le loro origine ebree. Questo spiega la ten-denza di Szymkowicz a rappresentare nei suoi dipinti personaggi legati al tema della Shoah. Centrale è infatti nelle tele la funzio-ne della memoria. Scorrono così sotto gli occhi del visitatore i ri-tratti di Anna Frank, Mark Chagall, Primo Levi, Hannah Arendt, Franz Kafka, e di molte altre celebri figure legate all’ebraismo.Una delle opere più impressionanti, che colpiscono e la-sciano un segno nella mente dell'osservatore, è La mémoire (1977), realizzata con una tecnica mista su tela. Il dipinto ri-trae il profilo di un uomo letteralmente scheletrico, forse un deportato, o forse, più semplicemente, un uomo segnato da esperienze atroci che hanno determinato tale condizione. Le interpretazioni sono molteplici, come per molte altre ope-re. E sta proprio qui il segreto del fascino di uno dei maggio-ri pittori neoespressionisti attualmente operanti in Europa.La sua vena artistica presto si manifesterà di nuovo nel prossimo drappellone del Palio dell'Assunta 2018, affida-to tradizionalmente ad artisti non senesi. Ma il modo in cui

nare a sorridere dopo aver visto enormi distese di mor-ti inermi? È la domanda che, inevitabilmente, si pone ogni lettore, specialmente se ha la nostra giovane età. Sofia Pettorali II A AFM

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Cento scuole per la pace e una mostra sui diritti umani

In occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmata da 56 Stati delle Nazioni Unite nel 1948, gli studenti dell'IIS Bandini, con una mostra, hanno portato all'attenzione della città il tema dei diritti umani. Inserita nel progetto "Cento scuole per la Pace", la mostra è il frutto dello studio e del lavoro delle classi 4 RIM e 4 GRAF, e si pone anche come una denuncia dell'ampiezza delle violazio-ni dei diritti umani nel mondo, testimoniata da una significativa raccolta di immagini. In particolare gli studenti hanno voluto mettere in evidenza che ancora oggi la Dichiarazione dei Di-ritti Umani attende in molti casi e in molti paesi di essere com-piutamente applicata, facendo vedere come la violazione di tali diritti sia ancora frequente. Come del resto emerge anche dal Rapporto annuale di Amnesty International, queste violazioni sono registrate soprattutto nei paesi dove sono in vigore delle dittature, tanto di sinistra che di destra: ciò dimostra che il tipo di sistema politico all'interno di un paese è ben lungi dall'essere irrilevante per lo standard dei diritti umani goduti dai cittadini. Con la Dichiarazione Universale i diritti umani venivano

considerati finalmente dei veri e propri valori ai qua-li si dovevano ispirare tutti gli stati, affinché il rispetto delle persone venisse consi-derato un valore fondamen-tale, al di là di ogni barriera ideologica legata alla razza, al sesso, al colore della pel-le, alla religione, e venisse

finalmente tutelata ovunque la dignità umana. La Dichiarazione non vuole vincolare gli stati firmatari, ma essere una direttiva in forma solenne, volta ad indicare un ideale comune da raggiungere da parte di tutti i popoli e di tutte le nazioni. E' doloroso quindi os-servare che anche nei paesi considerati evoluti sotto il profilo del rispetto dei diritti, si continuino a registrare casi di violazione: in molti stati si continua ancora a praticare persino la pena di morte.Se continuiamo a scorrere la lunga lista dei diritti umani ancora non pienamente realizzati, ci accorgiamo che anche lo schiavi-smo, lo sfruttamento minorile, la tortura (pensiamo al recente caso di Giulio Regeni in Egitto, ma anche a quello del G8 di Genova, in Italia) sono tutt'oggi dei problemi irrisolti in varie parti del mondo. Secondo un rapporto dell'International Labour Organization (ILO), almeno 250 milioni di bambini, tra i cin-que e i quattordici anni, sono impegnati in attività lavorative, e molte violazioni sono registrate nel mondo del lavoro riguar-do alla parità di genere, persino dal punto di vista retributivo. Anche l'istruzione in molti paesi non è ancora considerata un diritto per tutti, specialmente per le donne (Malala è la giova-ne ragazza portavoce di migliaia di ragazze pakistane che ri-chiedono il diritto all'istruzione a loro negato perché donne).Se nell'era moderna si sono affermati molti diritti umani, sebbe-ne ancora in modo incompleto, lo si deve in larga parte alla lotta e all'impegno di movimenti politici, sociali, culturali, sindacali. Le associazioni internazionali come l'Unicef; Amnesty Interna-

tional, Nessuno tocchi Caino, Emergency e molte altre traggono la loro linfa vitale dal fatto che un numero sempre più crescente di cittadini intende affermare la legalità contro la violazione dei diritti umani nei vari paesi del mondo. Purtroppo però, nono-stante queste violazioni siano portate alla luce, tanto da essere documentate e denunciate attraverso mezzi di comunicazione, esse sono prevenute e represse in modo a volte inadeguato.La lunga lista dei diritti umani si sta progressivamente estenden-do ed è in continua evoluzione: molti diritti cosiddetti di nuo-va generazione erano estranei ai padri fondatori della Dichia-razione dei diritti umani di quasi un secolo fa. L'avanzamento della scienza e i mutamenti tecnologici ci fanno ad esempio riflettere sulle manipolazioni del patrimonio genetico: la lista dei diritti umani quindi non si può ritenere chiusa per sempre. Gli spazi per vedere applicati e realizzati questi diritti sono im-mensi, occorrono anni per mettere a punto nuovi strumenti di tutela, per richiedere ad uno Stato di render conto delle torture, delle sparizioni forzate, delle condanne senza processo, delle carcerazioni per motivi ideologici e altre ingiustizie. È neces-saria quindi una forte azione delle istituzioni locali, nazionali e internazionali e delle scuole, per combattere il fenomeno dell'indifferenza e della rassegnazione, e per impedire che vio-lazioni gravi, come la guerra, la povertà e le torture esistano ancora nel mondo. L'azione dei governi non può prescindere dal contributo di ogni singolo cittadino: anche la più semplice delle persone, con il più piccolo dei gesti in difesa dei diritti e dei valori umani può far nascere una pacifica rivoluzione. Miriam Niccolini

L’intervista immaginaria Duecento anni di infinito

Nel 1818 Giacomo Leopardi scriveva alcuni tra i ver-si più celebri e più letti della nostra letteratura. Per festeg-giare il bicentenario della poesia L’infinito lo abbiamo in-contrato a Napoli, in una bellissima giornata di primavera.I. Salve Signor Leopardi. È un grande onore incontrar-la a Napoli. A proposito, ormai sono anni che vive qui. Come si trova e come mai ha scelto di rimanere qui?L. Benvenuta a Napoli! Beh, mi trovo bene in questa città, mi ci sono trasferito con il mio amico Antonio Ranieri, la cui famiglia mi ha accolto con grande affetto. Anche se non sono in linea con il pensiero spiritualista e ottimista dell’ambiente intel-lettuale, la dolcezza del clima, le bellezze della città e l'indole amabile e benevola degli abitanti mi riescono assai piacevoli.I. Sta lavorando a qualche nuova opera?L. Un tempo ero molto legato agli antichi ed alla loro poesia, per me fonte di ispirazione. Poi con gli anni ho compreso che anche loro soffrivano a causa della Natura, e anche da qui è nata la mia visione pessimista. Oggi invece sono arrivato alla conclusione

che l’unico modo per sconfiggere la Natura è la solidarietà tra gli uo-mini, di cui parlerò in una poesia a cui ho iniziato a lavorare durante la villeggiatura a Torre del Greco, alle pendici di quel formidabile monte che è il Vesuvio, ma della quale non posso anticipare niente.I. Torniamo un po’ indietro nel

Szymkowicz attrarrà anche in questa occasione l'attenzione del pubblico resta per ora un’incognita, che avrà risposta solo a luglio.

Silvia Pianigiani V A TUR

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tempo… Non possiamo di certo tralasciare i suoi versi forse più conosciuti: L’infinito. Che emozioni le suscita ripensare al suo “ermo colle”, e alla “siepe che da tanta parte il guardo esclude”?L. Prima che potessi andarmene da Recanati mi chiedevo sem-pre che cosa nascondesse quella barriera alta e misteriosa… Ora che quel colle l’ho superato e ho potuto contemplare parte de-gli “interminati spazi” al di là della siepe, continua a inquietar-mi l’ignoto, ma allo stesso tempo provo piacere nel viaggiare con la fantasia e perdermi nei miei pensieri. D’altro canto, non è forse l’immaginazione della felicità in se stessa la felicità?I. È un piacere sentire le sue parole. Non smetterei mai di ascoltarla… L. Grazie (arrossendo e continuando a gustare uno dei gelati di Vito Pinto, di cui è ghiottissimo).I. Ci tolga una curiosità… Ma Silvia ricambiava i suoi sentimenti per lei?L. Silvia in realtà era una ragazza di nome Teresa, della qua-le mi ero invaghito. Viveva davanti a casa mia e la vedevo spesso. Era inoltre la figlia del cocchiere di famiglia. Pur-troppo, come ho scritto, non ha visto il fiore degli anni suoi e io non ho avuto il tempo di dichiararle tutto il mio amore.I. Desidero farle un’ultima domanda se non le dispia-ce. Che cosa pensa, in tutta sincerità, della riduzione cine-matografica Il giovane favoloso che la vede protagonista?L. Debbo ammettere che la bravura dell’attore mi ha sorpreso mol-to. L’unica pecca è stata che non sono riusciti a farlo abbastanza bruttino come lo sono io. Ma a parte gli scherzi è entrato nel mio personaggio sia fisicamente sia mentalmente e tutta la pellicola è riuscita davvero bene a trasmettere la poesia tramite il cinema. Camilla Catinari V A TUR

Ciak, si legge!

God’s not dead. Dio non è morto

Sembra uno slogan, ma è in realtà il titolo di un film di produzio-ne statunitense, arrivato in Italia nel 2016. Il libro da cui è tratto, Dio non è morto: l’evidenza di Dio in un’Epoca di Incertezze, di Rice Broocks, spazia dalla filosofia alla scienza, dai reperti storici alla teologia, per dimostrare che l’uomo ha sempre uno scopo nella vita. La versione cinematografica, in cui il libro ap-pare ad un certo punto in scena, è arricchita da una serie di storie

parallele, il cui fil rouge è il tema della Fede. Infatti i personaggi sono credenti o vengono introdotti alla Fede dai primi. La storia principale è quella di Josh Wheaton, che, frequentando la facoltà di Legge, si scontra con un docente di Filosofia. Il prof. Radisson vuole creare l’unanimità di una classe atea, facendo scrivere ai suoi studenti “Dio è morto” su un foglio bianco firmato dagli stessi e

cercando, quindi, di limitare il loro libero arbitrio. Tuttavia con-cede a Josh gli ultimi venti minuti delle prime tre lezioni per di-mostrare che Dio esiste. Sullo sfondo prendono intanto corpo altre storie secondarie, ma non meno importanti: una giornalista che, scoprendo di essere malata di cancro, si mette nelle mani di Dio; un dirigente imprenditoriale che, noncurante della madre malata di Alzheimer e della fidanzata malata di cancro, capisce che una

vita di lussi e di successi è la via più facile che il Diavolo intra-prende per tentare le persone; la fidanzata del prof. Radisson, la quale capisce che non le serve l’approvazione di un uomo che la tratta come una schiava per piacersi; una ragazza musulmana che viene cacciata di casa perché convertitasi al cristianesimo; la madre malata di Alzheimer del dirigente imprenditoriale che si riprende per spiegare al figlio cosa significa crede in Dio.Nel film viene citato anche un pensiero dell’ateo Stephen Hawking: “Poiché esiste una legge come la gravità, l’Univer-so può e continuerà a crearsi dal nulla”. Sarà il matematico e filosofo di credo cristiano Jhon Lennox a confutarlo. Hawking afferma infatti che l’Universo si sarebbe creato perché neces-sitava di esistere e, visto che era necessario che esistesse, ha creato se stesso. Ma in pratica sta solo confermando la fra-se precedente. “Un nonsenso rimane un nonsenso anche se è pronunciato da scienziati famosi”: Josh cita Jhon Lennox per spiegarlo agli altri studenti. Il ragazzo infatti vuole pro-vare che Hawking non ha affatto risposto alla domanda cru-ciale “Da chi/cosa/perché è stato creato l’universo?”, e dimo-strare, allo stesso tempo, la presenza di un’entità superiore. Irene Mascagni II A AFM

Letti e riletti

Se una notte d’insetto un (buon) lettore…

Se una mattina al vostro risveglio doveste scopri-re che il vostro corpo ha preso le sembianze di quel-lo di uno scarafaggio, quale sarebbe la vostra reazione? Era stata una nottata inquieta per Gregor Samsa, commercian-te di tessuti, che si sveglia con l'impressione di aver avuto un incubo. Ciò che in realtà è successo, è qualcosa di molto più terribile: il suo corpo ha perso la forma umana e si è trasfor-mato in quello di un disgustoso scarafaggio. La prima preoc-cupazione che gli sorge, accortosi della situazione, è il lavoro: come può recarsi a lavoro, ora che è un insetto? Anche la fami-glia, quando scopre la grave condizione di Gregor, non sa cosa fare. L’unica che nonostante tutto si impietosisce è la sorella Grete, la quale si prenderà cura di lui, accudendolo e alimen-tandolo. I Samsa si vedono costretti a tagliare le spese, poi-

ché fino ad allora era stato Gregor a sostenere economicamente tutta la famiglia, e ad affittare alcune came-re della loro casa. I nuovi inquilini sono molto esigenti e poco affabili. Una sera la sorella di Gregor suona il violino per gli inquilini e Gregor, attratto dalla sublime melodia, si precipita in salotto mostrandosi a tutti, nella sua forma disumana. Gli ospiti, scandalizzati, abbandona-no la casa e il padre di Gregor, un uomo autoritario e severo, gli lancia una mela che gli provoca una dolo-

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rosa ferita. In seguito a tale episodio la famiglia si rende con-to che la situazione è insostenibile e anche Gregor lo intuisce, tanto che decide di rinchiudersi nella sua camera senza alimen-tarsi. Pochi giorni dopo la domestica lo troverà privo di vita. Con questo racconto Franz Kafka, scrittore di origini ceche, inaugura la corrente letteraria dell'assurdo. Apparentemente La metamorfosi può sembrare un racconto privo di senso, ma in realtà, nella sua complessità espressionista, si celano molte-plici significati. Si potrebbe trattare di un’allegoria vuota, per quella mancanza di senso che ne costituisce il senso stesso. Ma forse lo scopo dello scrittore è quello di invogliare il lettore a pensare, per far sì che quest’ultimo, riflettendo, possa dare la propria interpretazione. Gregor, nonostante non abbia più una forma umana, dimostra, nel momento in cui si lascia trascinare dalla dolce melodia del violino tanto da scordarsi della sua con-dizione, di possedere ancora una profonda umanità nel proprio animo. Che cosa intendeva dunque comunicare Kafka con que-sto misterioso racconto? Non resta che la possibilità che sia il lettore stesso a ipotizzare quale possa essere il senso di tutto ciò. Wiliana Valerio V B TUR

Prossimamente in biblioteca

Scherzi del destino

Forse non tutti sanno che John Green, affermato autore statu-nitense di Colpa delle stelle e Città di carta, da cui sono sta-

ti tratti gli omonimi film, nel 2010 ha scritto a quattro mani, con Da-vid Levithan, un altro emozionan-te romanzo: Will ti presento Will. Il primo Will, di cognome Grayson, è un ragazzo riservato, che cerca sempre di passare inosservato. Cosa che gli è resa quasi impossibile dalla sua amicizia con Tiny Cooper, pre-sidente della Gay-Straight Alliance. Proprio in questo gruppo Will cono-sce Jane, con cui stringe una profon-da amicizia, destinata a trasformarsi in un grande amore. Il secondo Will, anche lui, incredibilmente, di cogno-

me Grayson, è un ragazzo con tendenze depressive, che vive con la madre e ha una sola amica: Maura. La ragazza ha una cotta per lui, ma, non essendo ricambiata, decide di mettere in atto uno scherzo tanto elaborato quanto crudele: fingendo di essere un maschio, e di chiamarsi Isaac, dà appuntamento al secondo Will in una via di Chicago, ma, nel luogo fissato per l'incontro, non c'è nessuno ad attenderlo. Il destino, tuttavia, ha in serbo una sorpresa per il secondo Will, che, proprio quella notte, nel più improbabile posto di Chicago, incontra il primo Will. Da quel momento i loro destini prenderanno una piega inaspettata... Per scoprirla, non vi resta che procurarvi il libro, di cui propongo l'acquisto per la nostra biblioteca. Viola Carrus I AFM

Ricetta d’autore

Cavolini di Bruxelles al limone

Roberto Bolaño Avalos, romanziere, poeta e saggista cile-no del XX secolo, è l'autore di 2666 (Milano, Adelphi, 2007). L'opera è l'ultima, nonché la più famosa, composta dallo scrittore ed è formata da cinque romanzi distinti, che il letto-re può scegliere in che ordine leggere. Uno dei personaggi più importanti di questo romanzo è Seaman, un autore di li-bri di ricette, fra le quali "I cavolini di Bruxelles al limone"."Ingredienti:800 g di cavolini di Bruxelles; succo e buccia grattugia-ta di un limone; una cipolla; un mazzetto di prezzemolo; 40 g di burro; pepe nero e sale.Preparazione:Uno: pulire bene i cavolini e to-gliere le foglie esterne. Tritare fini la cipolla e il prezzemolo. Due: cuocere i cavolini in ac-qua bollente salata per 20 mi-nuti finché non sono teneri. Poi scolarli e metterli da parte.Tre: in una padella unta di burro soffriggere leggermente la cipol-la, aggiungere le bucce grattugia-te e il succo di limone, e salare e pepare a proprio piacimento. Quattro: aggiungere i ca-volini di Bruxelles, mesco-lare con cura, saltare per qualche minuto, spolverare con prezzemolo e servire, decorando con fettine di limone. È da leccarsi baffi, disse Seaman. Senza colesterolo fa bene al fegato, fa bene alla circolazione ed è sanissi-ma. Poi diede la ricetta dell'insalata d'indivia e gamberi e dell'insalata di broccoli, e poi disse che l'uomo non vive solo di alimentazione sana. Bisogna leggere libri, spiegò".

Maria Antonietta Algieri (I TUR) Christian Tota (I AFM)

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The foreign file

London under attack

On 3rd June 2017 UK police forces had to stop an attack made by Islamic terrorists. A minivan drove into the crowd, hurting most of them. The driver went out of the car, holding a knife in his hand and he started to stab people. There were other two men armed with knives, according to Scotland Yard. During the esca-pe towards the Borough Market, the three men stabbed all the people who were on their way. Moreover, they wore belts which were apparently filled with gunpowder, but they were actually empty. The three men were killed during the escape. Then the police started a controlled detonation to make potentially dange-rous objects explode. At the end there were 48 wounded and 6 dead people. To stop these attacks, Great Britain decided to fol-low Trump’s pathway, that is, to deny access to mobiles, compu-ters and other common objects coming from pro-Islamic States because terrorists could too easily fill them up with explosive.

Irene Mascagni II A AFM

La terreur française

Dans la nuit du 13 Novembre 2015 le théâtre du Bataclan, situé sur le Boulevard Voltaire, a été le décor de la quatrième des cinq attaques terroristes arrivées dans le même jour dans la capitale. Pendant cette attaque, quinze personnes ont été blessés et parmi les terroristes, aucune victime. Une voiture, une Seat noire, était située devant le restaurant; vers 21 heures tout a commencé: un kamikaze s’est fait éclater devant le Stade de France. Après ce premier éclat, il y en a eu un au-tre près du Bata-clan où, un autre terroriste a fait le même geste et s’est fait éclater pendant un con-cert. Quatre autres terroristes sont de-scendus d’une Polo noire devant le Bataclan, ils sont entrés dans le théâtre et ils ont tiré sur la foule. Trois heures dans la terreur et le désespoir, et le final a été 89 victimes innocentes. Dernièrem-ent, le gouvernement français a introduit une loi antiterroriste par laquelle les préfets peuvent fermer une mosqué s’ils consi-

dèrent que ses membres expriment des idées Jihadistes. Le Prés-ident Macron a aussi promulgué une loi qui permet de perqui-sitionner les maisons des suspectes qui sont au moins 15 mille. Seada Muska I AFM

“Si no tienes un arma, usa un camiòn”

El Estado Isla-mico ha amena-zado de nuevo a España, señal-ando Barcelona como objetivo principal, au-nque no es el único, para ata-car en Europa. El IS (Isla-mic State) ha lanzado una misiva contra España, la primera en este año, en la que incitaba a todos los “autores solitarios” a aten-tar contra ciudades españolas. Además, en una página de Telegram, aconsejaban encarecidamente la utilización de vehículos de todo tipo (camiones, coches, motos, autobu-ses, etc…) o armas blancas para “castigar a los infieles”.El 17 de agosto de 2017 una furgoneta embistió a una multi-tud de personas en las Ramblas de Barcelona, causando 14 muertos y numerosos heridos. El conductor empezó su recor-rido en Plaza Cataluña llegando hasta la plaza del mercado de la Boquería, a casi 600 metros de distancia. En el ataque fue-ron arrestados dos jihadistas. Los terroristas del I.S. se venga-ron a las pocas horas y esa misma noche en Cambrils un au-tomóvil con todos sus ocupantes recubiertos de explosivos impactó contra la gente en la calle. La policía consiguió reducir y matar a 4 de los terroristas, hiriendo gravemente al quinto.Para solucionar este problema, las autoridades español-as se han aliado con USA y otros Estados geográficam-ente próximos para desmantelar cualquier tentativo de ata-que terrorista. Estados Unidos y España colaboran para evitar nuevos ataques y han firmado un pacto de colabora-ción, mediante el cual soldados españoles asisten a solda-dos estadounidenses en la base americana próxima a Bagdag.

Sofia Di Maio II A AFM

Gefahr für Weihnachtsmärkte

Vor Kurzem wurden 6 Terroristen verhaftet, indem sie bei ei-nem Angriffsvorbereitung auf den Weihnachtsmarkt in Hessen aufgedeckt worden waren, einschließend Waffen und Spren-gstoff. Die Zelle den Ermittlern anzuzeigen, waren die an-deren Flüchtlinge. In diesen Tagen ist die Aufmerksamkeit der Polizei hoch, knapp ein Jahr nach dem Massaker vom 19. Dezember des letzten Jahres auf dem Weihnachtsmar-kt am Breitscheidplatz in Berlin, wo 12 Menschen starben.Die deutsche Polizei verhaftete 6 Flüchtlinge in 4 verschiede-nen deutschen Städten: Kassel, Hannover, Essen und Leipzig.

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So berichten lokale Medien. Diejenigen, die inhaftiert wurden, sind alle als politische Asylbewerber registriert. Nach Angaben der Zeitung "Die Welt" kamen diese sechs Individuen mit fal-scher Identität nach Deutschland an und gaben sich für Krieg-sflüchtlinge aus. Um dieses Problem zu lösen, wird der deutsche Staat ein Zentrum für Cyber Defense der deutschen Polizei zur Verfügung stellen. Um die Mitteilungen von Jihadisten zu zen-sieren, wird die Armee die Stadt- und Verkehrspolizisten unter-stützen, die Finanzierung der Moscheen wird gestoppt und es werden die Verdächtigen an Terrorismus untersucht. Die Kom-munikationswege zwischen den verschiedenen mit der Staats-sicherheit befassten Abteilungen werden ebenfalls erleichtert und es werden mehr Männer für mehr Polizeikräfte gewonnen. Sarah de Marco V A TUR

La foto del mese

Questa foto, scattata a Damasco, dove, nell'indifferenza gene-rale, proseguono ormai da anni pesanti bombardamenti, rappre-senta la volontà, il coraggio e la forza di un padre di salvare sua figlia. Ignara dell’assurda situazione di dolore e paura che sta vi-vendo la Siria, la bambina dorme tranquilla all’interno della va-ligia, mentre il padre, affrontando un viaggio lungo e faticoso, la trasporta lontano dalle sue origini, nella speranza di raggiungere un Paese dove vivere in pace e poterle dare un futuro migliore. Dario Civai I CAT

Librarsi

Lo scorso 14 marzo ci ha lasciati Stephen Hawking. Era il fisico, astrofisico e matematico britannico che per primo studiò i buchi neri e l’origine dell’universo, e per questo divenne una delle icone più popolari della scienza moderna. Nel 1963 gli fu diagnostica-ta una gravissima malattia al motoneurone, che nel giro di alcuni anni progredì fino a diventare sclerosi laterale amiotrofica e fino a limitare del tutto i suoi movimenti e la sua capacità di parlare. Tra i pensieri più belli con cui vogliamo ricordarlo: "Il più grande nemico della conoscenza non è l'ignoranza, è l'illusione della conoscenza".

"Le leggi della scienza non distinguono tra passato e futuro".

"L'intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento".

"È quando le aspettative sono ridotte a zero che si apprezza veramente ciò che si ha".

"Siamo noi a creare la storia con la nostra osservazione, e non la storia a creare noi".

"Confinare la nostra attenzione alle questioni terrestri signifi-cherebbe limitare lo spirito umano". Bernardo Prosperi I CAT

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Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Dipartimento per la programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e StrumentaliDirezione Generale per interventi in materia di Edilizia Scolastica per la gestione dei Fondi Strutturali per l’Istruzione e per l’Innovazione DigitaleUfficio IV

PER LA SCUOLA - COMPETENZE E AMBIENTI PER L’APPRENDIMENTO (FSE)

Oltre agli autori di tutti i contributi, si ringraziano, per aver collaborato a questo numero: Pietro Moscadelli (V GRAF), Roberto Ciampalini, il prof. Mario Scac-cia e le prof.sse Marina Balybina, Elisabetta Ermini, Maria Vinas Garcia, Laura Luci, Laura Tommasi.

Vignette a cura di Sara Berberi (II A AFM)

Impaginazione a cura di Filippo Azzurrini, Leonar-do Franceschini, Fabio Kandakov (classe IV GRAF)

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