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COMUNE DI MONTEFREDANE Provincia di Avellino Firma Timbro luglio 2016 Studi agronomici dott. agr. Alessandro Garofalo Responsabile unico del procedimento dott. ing. Pasquale Pescatore Sindaco dott. arch. Valentino Tropeano Progettisti: prof. ing. Roberto Gerundo dott. ing. Michele Grimaldi phd dott. ing. Raffaella Petrone Studi di settore PIANO URBANISTICO COMUNALE Veduta panoramica Studi geologici Geo Consult srl Zonizzazione acustica dott. ing. Gabriele Acocella Collaboratore: dott. ing. Paolo de Falco Relazione di coerenza del Puc al Ptcp redatta a seguito delle prescrizioni/osservazioni giusto Provvedimento Presidenziale n. 31 del 22.04.2016

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COMUNE DI MONTEFREDANE

Provincia di Avellino

Firma

Timbro

luglio 2016

Studi agronomici

dott. agr. Alessandro Garofalo

Responsabile unico del procedimento

dott. ing. Pasquale Pescatore

Sindaco

dott. arch. Valentino Tropeano

Progettisti:

prof. ing. Roberto Gerundo

dott. ing. Michele Grimaldi phd

dott. ing. Raffaella Petrone

Studi di settore

PIANO URBANISTICO COMUNALE

Veduta panoramica

Studi geologici

Geo Consult srl

Zonizzazione acustica

dott. ing. Gabriele Acocella

Collaboratore:

dott. ing. Paolo de Falco

Relazione di coerenza del Puc al Ptcp

redatta a seguito delle prescrizioni/osservazioni giusto

Provvedimento Presidenziale n. 31 del 22.04.2016

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Relazione di coerenza

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Premessa La presente relazione predisposta ai fini della valutazione di coerenza del Puc al Ptcp della Provincia di Avellino, è da intendersi parte integrante della documentazione agli atti della Provincia e del Comune relativa al Piano Urbanistico comunale, adottato con deliberazione di Giunta comunale n. 55 del 06.09.2014 e successiva deliberazione n. 01 del 05.01.2015 di valutazione delle osservazioni al piano. Con provvedimento presidenziale n. 31 del 22.04.2016 con allegata relazione istruttoria, il Puc del comune di Montefredane è stato dichiarato “coerente con le strategie a scala sovra comunale individuate dall’amministrazione provinciale anche in riferimento al proprio piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) vigente, a condizione del recepimento delle osservazioni e con le conseguenti prescrizioni, adeguamenti ed integrazioni riportate nella citata relazione istruttoria che si allega quale parte integrante della verifica tecnica di coerenza, facendo riserva di monitoraggio in merito alle criticità evidenziate, preventivamente all’approvazione del Piano da parte del competente Consiglio Comunale” A tal fine si predispone la presente relazione con la quale, per ciascuna osservazione/prescrizione/adeguamento/integrazione, di cui alla Relazione istruttoria allegata al provvedimento presidenziale di cui sopra, si precisa e si da conto del recepimento, anche integrando opportunamente gli elaborati normativi del Puc.

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TEMA: AMBITI INDIVIDUATI DALLE TAVOLE DEL PTCP P03 (B2-B3)

Schema di assetto strategico - Sistema Naturalistico ambientale

Il Piano territoriale della provincia di Avellino, individua una possibile rete ecologica con riferimento alla propria scala di riferimento (Figura 1). Tale rete parte da una ricognizione di tipo fisico del territorio provinciale che ha consentito l’identificazione di ecosistemi ed elementi di interesse ecologico. Il territorio del Comune di Montefredane risulta essere interessato longitudinalmente dalla fascia rappresentativa di un elemento lineare di interesse ecologico. L’art. 10 del Ptcp precisa che tali elementi non assumono carattere prescrittivo e che per tali elementi i PUC, oltre al rispetto degli specifici vincoli sovraordinati, contribuiscono a minimizzare gli impatti sugli ecosistemi acquatici evitando o minimizzando la previsione di nuova urbanizzazione e, in caso di aree già urbanizzate o di diritti edificatori già acquisiti, promuovono interventi di mitigazione degli impatti sugli ecosistemi interessati. In particolare il Ptcp precisa che tali elementi dovranno essere interpretati e delimitati in rapporto all’effettivo documentato stato dei luoghi e ruolo ecologico

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Figura 1- Rete ecologica del PTCP della Provincia di Avellino che interessa il Comune di

Montefredane Nel caso in esame poiché l’elemento identificato interessa longitudinalmente gran parte del territorio, e praticamente gran parte del sistema insediativo, in quanto il Fiume Sabato che lo ha ingenerato è molto prossimo a tale sistema, occorre inevitabilmente individuare e differenziare i suoli che concorrono al rispetto della continuità ecologica (categoria 1) da quelli per i quali non sussistono elementi configuranti un’effettiva valenza ecologica e/o ambientale (categoria 2). Con riferimento alla categoria 1 si è proceduto pertanto alla progettazione della stessa con riferimento alla teoria biogeografica di McArthur e Wilson che guarda alla connettività delle reti ecologiche e al non isolamento delle macchie paesistiche come valori del paesaggio. Il termine connettività è stato definito come il grado con cui la matrice territoriale facilita o impedisce lo scambio di individui di una specie tra patch di habitat idoneo alla scala di paesaggio. La connettività ecologica è determinata, pertanto, sia da una componente strutturale dovuta alla disposizione spaziale dei differenti tipi di habitat nel paesaggio (continuità di habitat idoneo alla specie; distanze da attraversare, caratteristiche di permeabilità della matrice), sia da una componente funzionale data dalla risposta comportamentale degli individui all’ambiente (scala alla quale la specie percepisce e si muove nel paesaggio, grado di specializzazione, tolleranza al disturbo umano, ecc.). Nel presente studio si è esplicitata spazialmente la componente strutturale utilizzando come dati di ingresso, la conoscenza dell’uso del suolo, ordinariamente redatta negli strumenti urbanistici a scala 1:2000. Le carte di uso e copertura dei suoli offrono vantaggi in termini di reperibilità ed oggettività del dato sulla copertura del suolo. Soni stati identificati convenzionalmente gli habitat con le formazioni boschive di origine spontanea, più o meno trasformate da parte dell’uomo, poiché le aree boschive sono un buon indicatore di condizioni di basso disturbo (Figura 3). Ricordando che il territorio di Montefredane è compreso all’interno dell’area di massima frammentazione ecosistemica prevista nel Piano territoriale Regionale della Campania (Figura 2).

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Figura 2 - Inquadramento territoriale del Comune di Montefredane nel Primo Qtr: Rete

ecologica del PTR Campania La matrice di permeabilità si ottiene a partire dalla carta dell’uso del suolo, associando a ciascun uso un valore di resistenza rappresentativo della difficoltà per le specie di attraversare tale spazio.

Figura 3 - Habitat naturali e factor map di permeabilità In merito alla categoria 2, al fine di documentare tali caratteristiche, si sono individuate due sotto categorie a partire dall’uso del suolo e dalle condizioni di prossimità al sistema insediativo. La prima coincide con l’area ASI. I suoli rientranti in tale categoria, se pur a diretto contatto con il Fiume Sabato, non possono essere oggetto di intervento da parte del PUC poiché di fatto sotto la giurisdizione dell’agglomerato ASI e del relativo piano. La seconda sottocategoria è rappresentata dai suoli contermini al tratto di rete ecologica che corre lungo il fiume ed al sistema insediativo. In tale categoria rientrano i suoli che assolvono ad una funzione cuscinetto e sono stati identificati come verde periurbano e alcuni che sono stati considerati trasformabili. In particolare tali suoli sono derivanti da previsioni di piano già

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presenti e rispondono ai criteri localizzativi di contiguità con densificazione del patrimonio infrastrutturato. Infatti tali suoli sono interessati da una maglia viaria esistente che ne limita le funzioni ecologiche. La possibile connettività ecologica tra gli habitat individuati, è stata ottenuta mediante la land suitability analysis. Nello specifico definita la factor map delle interferenze (Figura 4a) costituita dagli elementi costitutivi del sistema insediativo. ovvero l’edificato e la rete infrastrutturale, si prcede ad indagare l’interazione di detta mappa con le possibili connessioni degli elementi primari della rete ecologica i boschi. Si ricorre ad analisi spaziali implementate in ambiente gis che indagano gli effetti del secondo ordine di una distribuzione spaziale di eventi. La tecnica adottata le nearest neighbour distance. Tale distanza corrisponde alla distanza euclidea tra la patch i-esima appartenente alla classe di uso del suolo j-esima, che nel caso specifico corrisponde alla classe boschi, e la patch più vicina dello stessa classe. Tale distanza è basata sulla distanza più breve bordo-bordo tra le patch. Il valore soglia di tale distanza dipende dall’effettivo limite che le diverse specie possono percorrere. Nel caso in esame tale valore è stato fissato in funzione della distanza minima relativa alle tipologie di specie che popolano l’area studio (Figura 4b). Dalla combinazione delle stesse si ottiene la spazializzazione della possibile connessione ecologica a supporto della progettazione della rete ecologica.

a)

b)

Figura 4 – Factor map degli elementi di interferenza a) e Factor map di prossimità degli elementi primari b)

La metodologia ha generato una Rete Ecologica alla scala comunale che mitiga al massimo gli effetti della frammentazione e dell’isolamento degli habitat naturali e seminaturali. (Figura 4b). Nella Rete Ecologica sono rappresentati gli habitat di maggior valore ecologico e anche quelli di maggior criticità ecologica individuati dalle interferenze.

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Figura 5 – Rete ecologica alla scala locale.

Tutti i risultati sono stati ottenuti con il minimo vincolo sullo spazio. La Rete Ecologica così progettata, tiene conto anche della vocazione agricola dell’area in esame costituita dai vigneti del Fiano DOCG. In questo modo essa rispetta non solo la naturalità dell’area stessa ma nel contempo ne mette in evidenza, valorizzandoli ulteriormente, anche gli aspetti di tipo economico in una prospettiva di sviluppo sostenibile. Inoltre il riconoscimento di tali criticità e di detrattori ambientali ha consentito di definire idonee misure di mitigazione all’interno del RUEC.

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Schema di assetto strategico - Sistema produttivo

Per il recepimento di tale prescrizione, la normativa tecnica di attuazione viene modificata introducendo all’art. 77- “Utilizzazione ai fini edilizi delle zone agricole”, il seguente comma:

Per le zone agricole ricomprese nella fascia di rispetto agricola come riportata nella tavola S.02 – Sistema delle protezioni, si applicano le disposizioni di cui all’art. 15 della normativa del PRT Asi di Avellino.

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Schema di assetto strategico - rete ecologica

Per il recepimento della presente prescrizione si integra l’art. 92 delle Nta aggiungendo il seguente comma

I boschi a norma del Decreto Legislativo 22-1-2004, n. 42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio – art. 142 sono considerati “ope legis” di interesse paesaggistico e come tali assoggettati alle disposizioni della Parte terza Titolo I del medesimo D.leg.vo 42/2004, n. 42.

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Schema di assetto strategico – vincoli geologici ambientali

Il territorio comunale rientra nella Zona di Attenzione R=270 – R=550 dello stabilimento Meridionali Resine di Avellino, in via Pianodardine (al confine con il comune di Montefredane). Pertanto si procede ad individuare, sulla Tavola S.02 – Sistema delle protezioni, le Zone di attenzione individuate nel Piano di emergenza esterno della suddetta attività a rischio di incidente rilevante, che marginalmente interessano il territorio comunale di Montefredane.

Dall’analisi del Piano di emergenza esterno, capitolo gestione dell’emergenza, la valutazione delle conseguenze degli scenari sopra descritti potrebbe dar luogo possibili conseguenze all’esterno; in tal caso verrebbe attivato automaticamente lo stato di pre-allarme o di allarme. La probabilità di un coinvolgimento nell’incidente di zone esterne all’azienda, dà luogo, a sua volta, all’individuazione di aree nelle quali sono da attendersi effetti diversi, progressivamente decrescenti rispetto al luogo dell’incidente ed identificati in da tre cerchi concentrici, considerati nell’accezione del massimo evento possibile. Nello specifico, secondo quanto indicato dal piano, l’area del comune di Montefredane rientra solo nella Zona di attenzione ricompresa nel range raggio 550-270 m in cui sono prevedibili solo effetti di disagio. Ai sensi dell’art. 4 del Dm 09.05.2001 “Gli strumenti urbanistici, nei casi previsti dal presente decreto, individuano e disciplinano, anche in relazione ai contenuti del Piano territoriale di

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coordinamento di cui al comma 2 dell'articolo 3, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, tenuto conto anche di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all'area vasta”. Nello specifico, in merito all’azione prevista dall’art. 14 del suddetto DM (controllo dell’urbanizzazione) con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto della necessità di mantenere le opportune distanze tra stabilimenti e zone residenziali nonché degli obiettivi di prevenire gli incidenti rilevanti o di limitarne le conseguenze, sono solo i nuovi insediamenti o infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti. In particolare vie di comunicazione, luoghi frequentati dal pubblico, zone residenziali, qualora l'ubicazione o l'insediamento o l'infrastruttura possono aggravare il rischio o le conseguenze di un incidente rilevante. Si precisa che la zona di attenzione interessa la nuova previsione di zto D2 a carattere esclusivamente produttivo classificata in termini di categoria territoriale di cui alla tabella 1 dell’allegato al DM 09.05.2001 come E.2 “Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici”. Inoltre nell’area non sono presenti elementi sensibili. Dalla valutazione di compatibilità territoriale e ambientale secondo la tabella 3.a dell’allegato al DM 09.05.2001 si evince che la categoria E.2 è compatibile con lo scenario di evento previsto e pertanto gli usi previsti dal Puc sono conformi. In ogni caso, al fine di consentire un monitoraggio dello scenario, si integra la tavola dei vincoli come sopra specificato.

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Schema di assetto strategico – vincoli geologici ambientali

Il tematismo della non trasformabilità del Ptcp coincide con le condizioni di pericolosità idrogeologica previste dal Psai. Pertanto l’elaborato di sovrapposizione della zonizzazione con tale tematismo è presente nell’elaborato di verifica P.03 – Verifica zonizzazione - scenari di rischio. Nel caso specifico una area di alta attenzione A4 ed una di media attenzione A3, interessano il territorio comunale, la prima a sud verso il confine con Avellino e la seconda a ovest. Entrambe sono classificate come zone agricole; la prima, quella a sud è classificata zona agricola ordinaria; la seconda come zona agricola di valore strategico legata alle produzioni tipiche di qualità.

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Figura 6 – Sovrapposizione zonizzazione con aree di non trasformabilità (alta attenzione A4 e

media attenzione A3) Per le zto E interessate da tale condizione si integra l’art. 76 – Articolazione del territorio rurale e aperto con il seguente comma:

Per le zto agricole interessate dalla non trasformabilità ovvero ricadenti nelle aree di attenzione e approfondimento, gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP. 24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - G.U. n. 245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239).

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QC 01-A Abaco dei centri storici

Il  centro  storico  di Montefredane  e  costituito  dal  tessuto  urbano  di  antica  formazione  che  ha mantenuto la riconoscibilità della struttura insediativa e della stratificazione del processo della sua formazione,  ancora  ben  individuabile  nella  trama  delle  articolate  strade  e  nella  configurazione morfologica del tessuto edilizio.   L’individuazione dell’ambito di valorizzazione e riqualificazione storica del Piano strutturale prima e quella delle Zone A1 e A2, nelle disposizioni programmatiche del Puc poi, hanno come principale obiettivo  la  conservazione  dell'impianto  storico  e  del  rapporto  tra  edificato  e  impianto  urbano anche se manomesso da una  ricostruzione post‐sisma non sempre attenta ai caratteri  formali e architettonici  originari,  e  quindi  comprendente  anche  edifici  privi  di  valore  architettonico  e coerenti solo con la logica di sedime.  Per  la  delimitazione  delle  zto  A1  e  A2  ci  si  è  riferiti  principalmente  al    patrimonio  conoscitivo desunto dal programma di valorizzazione, unitamente ad una attenta  ricognizione effettuata sul campo  nonché  alle  indicazioni  pervenute  nei  momenti  partecipativi,  che  più  che  mai  hanno testimoniato  l’esistenza  di  un  patrimonio  storico  da  tutelare,  e  contemporaneamente  da valorizzare.  

Il programma di valorizzazione (PdiV) del centro storico di Montefredane ai sensi dell’art. 2 della Lr 26/2002 è riferito ad un ambito di intervento, preso a riferimento e come sopra detto individuato come zto A1 e A2, la cui delimitazione trova giustificazione nei seguenti argomenti:

L’area delimitata è la parte del territorio comunale che maggiormente conserva i caratteri tipici del passato sia per quanto riguarda l’impianto urbanistico originario che

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per quanto riguarda le caratteristiche costruttive degli edifici siano essi di rilevante interesse storico architettonico o di edilizia cosiddetta minore;

Il perimetro dell’area di riferimento coincide quasi interamente con la delimitazione del Pdr vigente ai sensi della legge 219/81; pertanto con il programma di valorizzazione prima e con il Puc ora l’amministrazione comunale intende perseguire le finalità e le indicazioni dello strumento attuativo ancora vigente;

Nell’area individuata sono localizzati tutti gli immobili di pregio storico ed architettonico in parte già restaurati ed in parte ancora da recuperare.

Tale delimitazione si allarga fino a ricomprendere anche aree libere limitrofe agli edifici e alle infrastrutture del centro storico propriamente detto, perché indissolubilmente legati a questo, quali elementi di relazione paesaggistica, per l’elevato valore naturalistico e di visuale che le stesse conservano.

Figura 7- catalogazione del patrimonio di interesse storico-artistico ed ambientale

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TEMI DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE COORDINATA

4.1 La definizione delle reti ecologiche

 

Per quanto osservato si rinvia alle controdeduzioni di cui ai paragrafi precedenti (Schema assetto strategico).

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4.4. AREE INDUSTRIALI

Il Comune di Montefredane è interessato dalla presenza del nucleo industriale ASI di Avellino il cui Piano Regolatore prevede nuove localizzazioni industriali interessanti il territorio comunale. Tuttavia tali previsioni non si coniugano con le reali esigenze di domanda produttiva del territorio che necessità non di funzioni industriali ma di funzioni complementari ad esse ovvero di funzioni artigianali/commerciali e terziarie. Infatti sul territorio sono sorti spontanei episodi non opportunamente regolamentati, di residenzialità mista (zona B4 – urbanizzata mista) ad attività artigianali e/o commerciali nelle più immediate vicinanze all’agglomerato ASI e alle principali infrastrutture viarie. Pertanto si è prevista un’area integrativa Zona D2 – produttiva di completamento, al fine di riorganizzare a livello locale le possibilità insediative di piccole e medie imprese artigiane e/o attività commerciali. Tale zona si candida a ricevere le eventuali delocalizzazioni di attività produttive, comunque incompatibili con il tessuto urbano del capoluogo (domanda endogena) e, inoltre, favorisce un ridisegno della città che vede le attività produttive concentrate e disposte nelle immediate vicinanze dell’agglomerato ASI in un’area vocata esclusivamente alla

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destinazione produttiva, di tipo artigianale e commerciale nonché di nuove funzioni quali quelle energetiche, senza peraltro presentare interferenze con la rete ecologica locale ed offrendo la possibilità di soddisfare la domanda esogena proveniente dal Sistema di Città di Avellino, con particolare riferimento al Sistema Urbano Integrato dell’Area Vasta di Avellino a cui Montefredane appartiene. La dimensione dell’intervento è giustificata dal trend crescente di nuove unità attive che si è registrato nell’intervallo dei due censimenti dell’industria dell’ISTAT.

Tipologia unità impresa

Ateco 2007 totale

Forma giuridica totale

Classe di addetti totale

Tipo dato numero unità attive numero addetti

Anno 2001 2011 2001 2011

Montefredane 104 138 906 964

E dalla attrazione di lavoratori nell’area. Nel caso oggetto di studio, il sistema territoriale all’interno del quale è inserito il Comune di Montefredane è il sistema locale del lavoro (Sll) di Avellino, così come definito dall’Istat. I flussi in destinazione rilevano la forte attrattività del territorio di Pratola Serra per motivi di lavoro.

Figura 8- Flussi di destinazione giornalieri per motivi di lavoro verso Montefredane

A rafforzare le condizioni di coerenza della scelta localizzativa dell’area produttiva è anche il fatto che la maggiore estensione delle aree individuate è di proprietà comunale. L’attuazione dell’area e demandata alla redazione di un opportuno Piano urbanistico attuativo. Per la nuova area produttiva le condizioni perché la stessa possa essere attuata in modo ecologicamente e ambientalmente compatibile ed economicamente competitivo, devono essere poste al centro della stessa pianificazione attuativa, cui la norma demanda l’attuazione.

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Per la zto D4 ribadendo il recepimento delle prescrizioni dell’Asl, relative all’art. 71 bis in merito al riferimento all’indicazione della funzione ippoterapia e agrituristica di cui al comma 1, si premette che tale Zto è stata riconosciuta a valle della formale osservazione accolta dalla Giunta Comunale, presentata dal proprietario del fondo che ha contestato il non riconoscimento di una attività esistente e legittimamente assentita. Ad ogni buon fine recependo quanto osservato dall’Asl, ribadendo che la funzione è relativa ad una attività esistente, si rimodula il comma 1 del suddetto articolo come segue:

1. Tale Zto è destinata a scuola di equitazione integrata ad attività turistiche ricettive (comma così modificato a seguito del parere ASL prot. 18416 del 28.08.2015).

Per la parte prevista in ampliamento, in recepimento di quanto prescritto dalla Provincia si modifica il comma 3 stralciando le funzioni tipo sale ristoranti e strutture turistiche, e pertanto il comma 3 dell’art. 71 bis sarà così modificato:

3. Al fine di favorire lo sviluppo e la riqualificazione delle attività assentite, fatti salvi eventuali vincoli di qualsiasi natura o acquisiti i relativi pareri previsti dalla fattispecie, nelle aree che il Puc delimita come D4 sono ammessi: a) ampliamenti delle strutture esistenti, per adeguamento o ampliamento dei servizi connessi all’attività assentita (strutture turistiche ricettive, sale ristoranti, depositi per attrezzature, scuderie, ecc.) fino al raggiungimento del volume massimo corrispondente all’indice di fabbricabilità di 0,03 mc/mq di cui al progetto assentito e nel rispetto degli standard urbanistici di cui al Dm 1444/68. b) Realizzazione e/o l’incremento di attrezzature complementari scoperte a carattere pertinenziale nei limiti del 30% della Sc degli edifici destinati alle attività assentite (aree di parcheggio, parchi gioco per bambini, piscine, porticati, gazebo etc,).

La zto D5 come precisato nella relazione di prescrizione della provincia si qualifica come di supporto alle attività agricole di pregio, in termini di trasformazione e commercializzazione degli stessi, e di quanto previsto per le funzioni compatibili con il contesto agricolo. Si recepisce l’indicazione di eliminare la funzione turistico ricettiva rimandando alle funzioni consentite nel contesto di riferimento, quali agriturismo e turismo rurale di tipo diffuso (tipo B&B, Country house), di cui alle Lr 15/2008 e 17/2001, e di riallineare il parametro di utilizzazione fondiario con quello coerente con il contesto territoriale di riferimento riducendolo di 1/3.

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4.6. CARICHI INSEDIATIVI

L’aggiornamento dei dati Istat 2011, consente di rivedere i calcoli effettuati nell’elaborato “Dimensionamento dei carichi insediativi ammissibili”: (per chiarezza di lettura si riporta la determinazione dei fabbisogni così come riportati nell’elaborato “Dimensionamento dei carichi insediativi ammissibili” redatto e adottato con il Puc e poi in grassetto la stessa determinazione del fabbisogno alla luce dei nuovi e più aggiornati dati istat)

 

Domanda da degrado abitativo  

Si  può  ritenere,  quindi,  di  stimare  la  domanda  da  degrado  funzione  della  carenza  dei  servizi 

bagno/doccia  e  gabinetto,  considerando  il  numero  di  alloggi  certamente  privi  di  tale  servizio, 

censiti al 2001.  

La domanda da degrado abitativo al 2001 è pertanto pari a  (1 +1 + 12) = 14 alloggi  

Al  fine  di  ottenere  la  stima  al  2011  ,  tale  valore  va  risotto  del  30%  ottenendo  così  (valore 

arrotondato per eccesso) 10 alloggi. 

 

Domanda da degrado abitativo (aggiornamento) 

Si  può  ritenere,  quindi,  di  stimare  la  domanda  da  degrado  funzione  della  carenza  dei  servizi 

bagno/doccia e gabinetto,  considerando  il numero di alloggi  certamente privi di  tale  servizio, 

censiti al 2001.  

La domanda da degrado abitativo al 2001 è pertanto pari a  (1 +1 + 12) = 14 alloggi  

Al  fine  di  ottenere  la  stima  al  2011  ,  tale  valore  va  ridotto  del  30%  ottenendo  così  (valore 

arrotondato per eccesso) 10 alloggi. 

 

Domanda da alloggi impropri 

Si  ritiene di considerare quale aliquota del  fabbisogno pregresso anche  il dato  ISTAT altri  tipi di 

alloggi occupati da residenti, che nel caso specifico di Montefredane è pari a 16 alloggi (dato ISTAT 

2011 del 01.12.2012). 

 

 Domanda da alloggi impropri (aggiornamento)

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Si ritiene di considerare quale aliquota del fabbisogno pregresso anche il dato ISTAT altri tipi di 

alloggi occupati da  residenti,  che nel  caso  specifico di Montefredane  è pari  a  1  alloggi  (dato 

ISTAT 2011 –maggio 2016). 

 

Domanda da coabitazione 

Al  2001  la  coabitazione  è  valutata  come  differenza  tra  il  numero  di  famiglie  e  il  numero  di 

abitazioni occupate. Quindi: 

Famiglie al 2001: 815 

Abitazioni totali al 2001: 917 ab 

Abitazioni occupate al 2001: 739 ab  

Abitazioni non occupate al 2001: 178 ab  

Domanda da coabitazione (2001): famiglie al 2001 – abitazioni occupate al 2001 = 76 alloggi 

Al  2011  non  essendo  presente  il  dato  istat  circa  le  abitazioni  occupate  e  non  occupate,  si  è incrociato  il  dato  fornito  dall’Ufficio  Anagrafe  comunale  circa  le  famiglie  abitanti  nello  stesso alloggio, al fine di avere conferma circa un così elevato numero di famiglie in coabitazione. 

Risulta un numero di famiglie coabitanti pari a 77, a conferma pertanto della elevata diffusione del fenomeno della coabitazione. 

Coerentemente  con  il  Ptcp,  il  valore  al  2001  si  riduce  del  30%,  ottenendo  così  al  2011  una domanda da coabitazione pari a 53 alloggi 

Domanda da coabitazione = 53 alloggi 

 

Domanda da coabitazione  (aggiornamento) 

Al  2011  la  coabitazione  è  valutata  come  differenza  tra  il  numero  di  famiglie  e  il  numero  di 

abitazioni occupate. Quindi: 

Famiglie al 2011: 888 

Abitazioni occupate al 2001: 879 ab  

Domanda da coabitazione  (2011): famiglie al 2011 – abitazioni occupate al 2011 = 888‐ 879= 9 alloggi 

FABBISOGNO PREGRESSO PER COABITAZIONE E ABITAZIONI INADEGUATE 

Complessivamente quindi  il  fabbisogno pregresso per coabitazione e abitazioni  inadeguate per  il comune di Montefredane è pari a 53+16+10= 79 alloggi 

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FABBISOGNO  PREGRESSO  PER  COABITAZIONE  E  ABITAZIONI  INADEGUATE 

(aggiornamento) 

 

Complessivamente quindi il fabbisogno pregresso per coabitazione e abitazioni inadeguate per il comune di Montefredane è pari a 9+1+10= 20 alloggi 

 

FABBISOGNO PREGRESSO PER SOVRAFFOLLAMENTO 

Essendo disponibile, per il comune di Montefredane,  la matrice al 2001 in termini di occupanti, si 

passa alla definizione della matrice al 2001 in termini di famiglie. 

La  matrice  di  affollamento,  in  termini  di  famiglie,  si  otterrà  dividendo  semplicemente  ogni 

elemento della precedente matrice  (Tabella 9) per  il  rispettivo numero di  componenti  familiari. 

Nel caso di nuclei composti da 6 ed oltre componenti si è approssimato considerando un numero 

pari a 6. In tal modo si ottiene: 

Tabella 1‐ Matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 – Comune di Montefredane 

 

Stanze  Famiglie 

1  2  3  4  5  6 ed oltre  TOTALE 1  18  10  6  3  2  0  39 2      26  26  6  2  60 3          3  1  4 4            0  0 5               

6 e più               

TOTALE  18  10  32  29  11  3  103 

 

La stima del fabbisogno regresso da sovraffollamento al 2011, ottenuta riducendo  il dato   totale 

delle famiglie  in condizioni di disagio del 2001 tra  il valore minimo del 45% e quello massimo del 

30%, per il comune di Montefredane, determina i seguenti valori: 

 

Fabbisogno  pregresso  da  sovraffollamento  al  2011  minimo  =  Fabbisogno  pregresso  da 

sovraffollamento al 2001 ridotto del 45% = 57 alloggi 

 

FABBISOGNO PREGRESSO PER SOVRAFFOLLAMENTO (AGGIORNAMENTO) 

Essendo  disponibili  i  dati  Istat  2011  delle  famiglie  per  numero  di  componenti  è  possibile 

procedere alla determinazione della matrice di affollamento in termini di famiglie al 2011, senza 

la riduzione del dato totale riferito al 2001: 

 

 

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Stanze  Famiglie 

1  2  3  4  5  6 ed oltre  TOTALE 1  8  2  1  0  0  0  11 2      6  5  2  0  13 3          9  2  11 4            7  7 5               

6 e più               

TOTALE  8  2  7  5  11  9  42 

 

Fabbisogno pregresso da sovraffollamento al 2011 = 42 alloggi 

FABBISOGNO PREGRESSO COMPLESSIVO 

Il fabbisogno pregresso complessivo alla luce di quanto descritto ai precedenti paragrafi è pertanto 

pari a: 

Fabbisogno  pregresso  complessivo  =  Fabbisogno  pregresso  per  coabitazione  e  abitazioni 

inadeguate + Fabbisogno pregresso per affollamento (minimo) = 79 + 57 = 136 alloggi 

 

FABBISOGNO PREGRESSO COMPLESSIVO (AGGIORNAMENTO) 

Il fabbisogno pregresso complessivo alla luce di quanto descritto ai precedenti paragrafi è 

pertanto pari a: 

Fabbisogno  pregresso  complessivo  =  Fabbisogno  pregresso  per  coabitazione  e  abitazioni 

inadeguate + Fabbisogno pregresso per affollamento (minimo) = 20 + 42 = 62 alloggi 

FABBISOGNO AGGIUNTIVO 

 Fabbisogno aggiuntivo del comune di Montefredane (2020): 107 famiglie (107 alloggi). 

Tale dato non viene aggiornato al 2023, poiché  l’andamento demografico registratosi nell’ultimo decennio presenta una situazione di stagnazione demografica. 

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FABBISOGNO AGGIUNTIVO 

 Fabbisogno aggiuntivo del comune di Montefredane (2020): 107 famiglie (107 alloggi). 

Tale dato non viene aggiornato al 2023, poiché l’andamento demografico registratosi nell’ultimo decennio presenta una situazione di stagnazione demografica. 

 

FABBISOGNO COMPLESSIVO 

Il  fabbisogno  abitativo  complessivo,  per  il  comune  di  Montefredane,  pari  alla  somma  del 

fabbisogno pregresso e del fabbisogno aggiuntivo, come sopra calcolati, è pertanto pari a: 

107+136= 243 alloggi 

 

FABBISOGNO COMPLESSIVO (AGGIORNAMENTO) 

Il  fabbisogno  abitativo  complessivo,  per  il  comune  di  Montefredane,  pari  alla  somma  del 

fabbisogno pregresso e del fabbisogno aggiuntivo, come sopra calcolati, è pertanto pari a: 

107+62= 169 alloggi 

   

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TEMI DEL PTCP NTA ART.12. Aree agricole e forestali di interesse strategico

Il PTCP articola il territorio rurale ed aperto, per quanto riguarda i paesaggi delle aree agricole e forestali, secondo le categorie riportate all’art 12 (NTA PTCP). Il Puc coerentemente al Ptcp, sulla base dello studio agronomico allegato alle tavole del Puc articola il territorio rurale ed aperto secondo le seguenti categorie: - Zone agricole di preminente valore paesaggistico. Il territorio rurale a preminente valore paesaggistico comprende gli spazi agricoli dei rilievi collinari, e montani, caratterizzati dalla presenza di colture tradizionali di elevato valore produttivo e paesaggistico. All’interno del territorio rurale e aperto a preminente valore paesaggistico, il Puc, coerentemente con il Ptcp persegue l’obiettivo di preservare sia la capacita produttiva di queste aree, sia la loro funzione di habitat complementari, di zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, di zone agricole multifunzionali, di zone di collegamento funzionale dei rilievi con le pianure e i fondovalle; di conservare i mosaici agricoli e agroforestali e gli arboreti tradizionali; di conservare e rafforzare gli elementi diffusi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati, boschetti aziendali, vegetazione ripariale) e le sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra). - Zone agricole di valore strategico legate alle produzioni tipiche di qualità. Si tratta di paesaggi delle produzioni viticole di qualità, comprese nei territori delle produzioni DOC e DOCG e/o DOP. Comprendono gli spazi agricoli dei rilievi collinari, caratterizzati dalla presenza di colture tradizionali di elevato valore produttivo e paesaggistico. In queste aree la multifunzionalità agricola deve essere orientata al mantenimento ed al rafforzamento delle produzioni agricole di qualità e della coerenza fra qualità dei prodotti e qualità del paesaggio di paesaggi rurali di elevata qualità, al sostegno delle produzioni tipiche, alla valorizzazione delle filiere corte, al potenziamento dell’accoglienza rurale.

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Tali zone sintetizzano i caratteri preponderanti della distribuzione degli usi del suolo agricolo. In particolare sono state ottenute per aggregazione spaziale fondata, la prima zona, su caratteri di prossimità e di continuità ecologica, tra le patch boschive e la seconda ottenuta aggregando per prossimità e per condizioni orografiche e di esposizione, le patch delle colture pregiate presenti sul territorio comunale, ossia noccioleti e vigneti.

Figura 9 – Usi del suolo selezionati per aggregazione

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Figura 10 – Aree agricole e forestali di interesse strategico

Inoltre la completa coerenza alla normativa del Ptcp relativamente al territorio agricolo e la sua suddivisione come meglio precisato nel prosieguo della presente relazione (si veda la presente relazione nella parte – Prescrizioni e direttive per i PUC in relazione all’identificazione delle aree agricole e forestali di interesse strategico), garantiscono un’azione di limitazione alla non regolamentata diffusione insediativa nelle aree agricole.

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Art. 26 Redazione SIAD

I Comuni sono tenuti ai sensi della legge regionale n. 1/2014 a dotarsi dello Strumento d’Intervento per l’Apparato Distributivo (SIAD). I PUC integrati dai SIAD (Strumento d’Intervento per l’Apparato Distributivo) dovranno individuare le aree destinate alle attività commerciali in rapporto alla rete infrastrutturale, tutelando e salvaguardando i valori storici e culturali con attenta disciplina per i centri storici e le aree maggiormente sensibili. Il Comune di Montefredane ha provveduto ad affidare incarico per la redazione del SIAD, che opportunamente redatto ai sensi della Lr 01/2014, sarà approvato in Consiglio Comunale contestualmente al Puc.

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Art 32 disposizioni e direttive per i Puc

La Lr 16/2004, all’art. 3, introduce l’articolazione dei processi di pianificazione in base alla quale, la pianificazione comunale si attua mediante:

disposizioni strutturali, con validità a tempo indeterminato, tese a individuare le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valori naturali, ambientali e storico-culturali, dell'esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamita naturali, dell'articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità;

disposizioni programmatiche, tese a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate.

Le disposizioni della componente operativa del Puc, individuano, in coerenza con le disposizioni strutturali, contenute nella Tavola S_02_ Assetto strategico strutturale, e con le previsioni di spesa, le specifiche scelte da attuare nell’arco temporale di riferimento definendo, per gli interventi che si intendono attuare, nell’ambito delle aree trasformabili: la localizzazione, le superfici fondiarie coinvolte nelle trasformazioni, le destinazioni d’uso, gli indici urbanistici ed edilizi, le modalità di attuazione ed eventuali criteri qualitativi. Tali disposizioni incidono sul regime proprietario ed hanno validità per l’intervallo temporale assunto sia per i vincoli urbanistici preordinati all’acquisizione pubblica delle aree, sia per i diritti edificatori dei privati. Le disposizioni programmatiche del presente Puc sono tese a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati anche alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali dell’amministrazione. In relazione agli obiettivi di sviluppo, il Puc recepisce il dimensionamento dei carichi insediativi al 2024 come riportato nell’elaborato “Dimensionamento dei carichi insediativi ammissibili”, e suddivide

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il carico in una componente operativa e in una componente programmatica. Tale carico sarà oggetto di monitoraggio, in funzione della effettiva dinamica demografica e della domanda insediativa, per archi temporali definiti pari a cinque anni. Più specificatamente le valutazioni sull’attuazione degli interventi nell’ambito del quinquennali saranno contenuti negli Atti di Programmazione degli Interventi (API) che verranno approvati contestualmente al Puc da parte del Consiglio Comunale.

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Art 34

Il prescritto parametro di densità abitativa minimo dal Ptcp (art. 34 Nta del Ptcp) è rispettato in tutte le aree di espansione a destinazione residenziale, come dimostrato dalla seguente tabella, nella quale, per ciascuna Zto C si riporta l’estensione territoriale, il rapporto di utilizzazione (Rut), la superficie lorda di pavimento realizzabile, il numero di abitanti insediabili e il valore della densità abitativa:

COMPARTO SUPERFICIE COMPARTO  

RAPPORTO DI UTILIZZAZIONE FONDIARIO (mq/mq) 

SUPERFICIE LORDA DI 

PAVIMENTO REALIZZABILE 

(mq) 

NUMERO ABITANTI 

INSEDIABILI (ab) 

DENSITA' ABITATIVA (ab/ha) 

C.1_1  5780  0,3  1734  58  100 

C.1_2  6842  0,3  2053  68  100 

C.1_3  7888  0,5  3944  131  167 

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Art 34 bis

Premesso che la trasformabilità individuata nella Tav di zonizzazione, fornisce una rappresentazione della rispondenza dei criteri di localizzazione indicati all’art.34 delle NTA del Ptcp e che La verifica di possibile riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti è rappresentata analiticamente dalla intersezione della zonizzazione con il quadro conoscitivo dell’uso del suolo (tav del preliminare di piano) costruito sulla base dell’ortofoto 2011 (fonte Regione Campania).

Stralcio uso del suolo

Stralcio Zto

Figura 11 – Confronto per verifica riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti

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Dal confronto emerge analiticamente che la trasformabilità individuata dai comparti previsti nella zonizzazione. Il comparto C.1.1 a cui è stato associata la maggio parte del carico insediativo risulta essere localizzato su di un area ex prefabbricati. Tale area assume un ruolo strategico non Trascurabile, in quanto da dismessa, l’area viene destinata a soddisfare esigenze insediative, di servizi ed attrezzature di livello locale, ed a dare concreta attuazione degli obiettivi di qualificazione e riqualificazione del contesto urbano. Il comparto C.1.2 3 e C.2 terziario in località arcella, ex residui di piano, consentono la riorganizzazione dell’insediamento e delle infrastrutture, poiché si integrano densificando il tessuto, ricucendo la frammentazione dei margini, innestandosi su urbanizzazioni primarie esistenti e garantendo il raggiungimento dello standard delle opere di urbanizzazione secondarie, carente soprattutto alla frazione Arcella. La verifica dei modelli tipologici residenziali, basata sull’analisi cartografica congiuntamente al volumetrico (tav B.4 del Preliminare di Piano) e recepita funzionalmente nella tavola di conoscenza D.4 uso del suolo del Preliminare di Piano, mostra la impossibilità del patrimonio di prestarsi a frazionamenti e accorpamenti.

Stralcio Volumetrico

Stralcio Uso del suolo

Figura 12 – confronto per verifica dei modelli tipologici residenziali

Infatti si è manifestata la necessità primaria per la frazione Arcella di dismettere la funzione residenziale in favore di funzioni terziarie mediante un meccanismo premiale. (art. 64 delle NTA). Inoltre dalla analisi della consistenza media delle famiglie rapportata alla dimensione media della superficie (dati Istat) ne segue una dotazione di alloggi non frazionabili per le esigenze che manifesta il modello insediativo sul territorio stante ai dati Istat 2011. Tale dato è

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rafforzato infine dalla tipologia edilizia prevalente di casa isolata tipica del contesto provinciale avellinese. In merito alla dimostrazione che gli interventi siano dotati dei requisiti di qualità urbana per i nuovi insediamenti si precisa che il Puc con l’art. 33 prevede:

Articolo 33 - Qualità dell’architettura 1. Il Comune promuove e sostiene la qualità delle trasformazioni edilizie e urbanistiche, nonché l’adozione di materiali e tecniche ecocompatibili propri della bioarchitettura ovvero rivolti al contenimento dei consumi energetici e all’uso di energie rinnovabili, anche con incentivi di natura fiscale o altre forme di incentivazione previo apposito regolamento che disciplini sia per l’edificato esistente che per le nuove costruzioni le tipologie costruttive e i corrispondenti incentivi (Ici, oneri concessori; Tosap, ecc.).

 Più nel dettaglio, è demandata al Ruec la disciplina specifica relativa dei requisiti e delle prestazioni degli spazi aperti e degli edifici Il Regolamento edilizio e urbanistico Le previsioni grafiche e normative del Puc sono integrate, per quanto di competenza, dalle definizioni e prescrizioni, generali o di maggior dettaglio, contenute nel regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec), redatto nel rispetto dell’art. 28 della Lr 16/2004. Il Ruec riguarda norme e criteri di natura generale e prestazionale relativi a qualsiasi tipo d'intervento, indipendentemente dalla sua localizzazione all'interno del territorio comunale e contiene le procedure per il suo espletamento e le regole a cui l'Amministrazione comunale (Ac) e i cittadini devono attenersi per la sua attuazione, compreso il rilascio degli atti autorizzativi. Il Ruec:

individua le modalità esecutive e le tipologie delle trasformazioni, nonché l’attività concreta di costruzione, modificazione e conservazione delle strutture edilizie;

disciplina gli aspetti igienici aventi rilevanza edilizia, gli elementi architettonici e di ornato, gli spazi verdi e gli arredi urbani; in conformità alle previsioni del Puc e delle Nta allo stesso allegate, definisce i criteri per la quantificazione dei parametri edilizi e urbanistici e disciplina gli oneri concessori;

specifica i criteri per il rispetto delle norme in materia energetico-ambientale in conformità agli indirizzi stabiliti con delibera di giunta regionale. 

Esso, che sarà approvato in consiglio comunale contestualmente al Puc, sarà opportunamente suddiviso in parti, titoli, capitoli e articoli. Più dettagliatamente, quello redatto per il comune di Montefredane, dedica la parte IV ai requisiti tecnici e alle prestazioni degli spazi urbani, dei lotti e degli edifici. In particolare l’intero titolo II riguarda i requisiti tecnici e le prestazioni degli spazi urbani aperti, prevedendo una opportuna lista delle esigenze I requisiti tecnici si riferiscono, a seconda dei casi, alle esigenze di base riconosciute come essenziali per la qualità degli spazi esterni comunque destinati a una fruizione collettiva in ambito urbano o assimilabile. La lista delle esigenze per gli spazi aperti è la seguente:

a) Fruibilità: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire alla generalità degli utenti la sua massima accessibilità e fruibilità in funzione degli usi previsti e prevedibili a cui è destinato; in particolare, devono essere considerate le specifiche esigenze dell’infanzia e degli utenti disabili in ordine alla fruizione degli ambiti spaziali e dei loro allestimenti funzionali.

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b) Sicurezza: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire che la sua fruizione da parte della generalità degli utenti, e dei bambini in particolare, e per tutti gli usi in esso previsti e prevedibili, non comporti rischi di incidenti e infortuni inammissibili, quali scivolate, cadute, investimenti, collisioni, crolli, bruciature, folgorazioni, intossicazioni, e consenta agevolmente la prestazione di eventuali operazioni di soccorso.

c) Igiene e qualità ambientale: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire che la sua fruizione, per tutti gli usi previsti e prevedibili, possa avvenire senza comportare rischi o compromissioni per l’igiene e per la qualità dell’ambiente, naturale e costruito, inteso in senso globale.

d) Benessere: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire che la sua fruizione, per tutti gli usi previsti e prevedibili, possa avvenire in condizioni di soddisfacente benessere per la generalità degli utenti, in rapporto alle normali esigenze fisiologiche di fruizione ambientale.

e) Durevolezza: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire nel tempo la durata delle sue componenti, e il mantenimento delle loro caratteristiche e funzionalità, nelle normali condizioni d’uso e sotto l’azione degli agenti esterni ordinari e prevedibili.

f) Gestione e manutenzione: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da consentire che durante l’uso possano essere effettuate in modo sicuro, agevole, sufficientemente rapido e non troppo oneroso, operazioni di controllo, pulizia, riparazione, sostituzione, integrazione e recupero, dei materiali e dei componenti che lo costituiscono.

g) Riconoscibilità e qualità morfologica: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire la salvaguardia e la valorizzazione delle caratteristiche morfologiche e tipologiche dell’impianto territoriale e urbano di cui fa parte, nonché degli organismi architettonici del contesto, come pure il raggiungimento di adeguati livelli qualitativi dal punto di vista formale e percettivo, e di chiari elementi di riconoscibilità e di identificazione.

Il titolo III invece riguarda i requisiti tecnici e le prestazioni dei lotti e degli edifici. I requisiti tecnici si riferiscono, a seconda dei casi, alle esigenze di base riconosciute come essenziali per gli edifici, in senso globale e fruitivo, e definite secondo la Direttiva n. 89/106/Ce. Le esigenze in questo caso, cui il regolamento si attiene è la seguente:

a) Resistenza meccanica e stabilità: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo tale che le azioni cui può essere sottoposto durante la costruzione e l’utilizzazione non provochino: il crollo dell’intero edificio o di una sua parte; deformazioni e fessurazioni di importanza inammissibile; danni alle altre parti dell’opera o alle attrezzature, in seguito a deformazione degli elementi portanti; danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati;

b) Sicurezza in caso di incendio: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo che, in caso di incendio: la capacità portante dell’edificio sia garantita per un periodo di tempo determinato; la produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all’interno delle opere siano limitate; la propagazione del fuoco a opere vicine sia limitata; gli occupanti possano lasciare l’opera o essere soccorsi altrimenti; sia presa in considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.

c) Igiene dell’ambiente: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo da non compromettere l’igiene o la salute degli occupanti o dei vicini e, in particolare, in modo da non provocare: sviluppo di gas tossici; presenza nell’aria di particelle pericolose; emissione di radiazioni pericolose; inquinamento o tossicità dell’acqua o del suolo; difetti nell’eliminazione di acque di scarico, fumi, rifiuti solidi o liquidi; formazione di umidità sulle pareti dell’opera o in altre parti.

d) Sicurezza nell’impiego: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo che la sua utilizzazione non comporti rischi di incidenti inammissibili quali: scivolate, cadute, collisioni, bruciature, folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosioni.

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e) Accessibilità e fruibilità: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire agli utenti la massima fruibilità degli spazi in funzione della destinazione d’uso; inoltre, devono essere considerate le specifiche esigenze dei bambini e degli utenti diversamente abili o comunque a mobilità limitata, in ordine alle problematiche relative all’accessibilità e fruibilità degli spazi e delle attrezzature e all’abbattimento delle barriere architettoniche.

f) Protezione contro il rumore: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo che il rumore cui sono sottoposti gli occupanti e le persone situate in prossimità si mantenga a livelli che non nuocciano alla loro salute e tali da consentire soddisfacenti condizioni di benessere, di sonno, di riposo e di lavoro.

g) Risparmio energetico: l’edificio ed i relativi impianti di riscaldamento, raffreddamento e areazione devono essere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia durante l’utilizzazione delle opere sia moderato, tenuto conto delle condizioni climatiche, senza che ciò pregiudichi il benessere termoigrometrico degli occupanti.

Il capitolo IV del titolo III è dedicato ai requisiti di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, mentre il capitolo V dello stesso titolo ai requisiti di comfort acustico; in ultimo viene disciplinata l’estetica, il decoro e l’inserimento ambientale delle costruzioni.

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Art 36

L’impanto viabilistico storico è limitato al centro storico, pertanto la conservazione e valorizzazione dello stesso è demandata alle prescrizione della normativa della Zto A. La rete delle sistemazioni idrauliche non risulta censita, in quanto limitata a situazioni puntuali. Tuttavia si integrano le norme finali con il seguente comma:

Si prescrive la conservazione ed il recupero delle sistemazioni idrauliche presenti sul territorio comunale.

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Art 36 bis

Le disposizioni programmatiche del Puc contengono anche la tavola P.03 – Verifica zonizzazione –scenari di rischio e P.04 – Verifica Zonizzazione – vincoli.

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Art 38 bis

Le disposizioni del Puc sono state verificate coerenza ai dettami del piano d’Ambito Ato Calore Irpino (si veda tabella di coerenza della VAS) e recepisce nel Ruec gli interventi previsti nel relativo piano degli interventi. Nello specifico in merito agli approvvigionamenti idrici, dall’analisi del Piano d’Ambito Ato1 (vedi. Volume I) classe dotazione A, con una Qmed per residenti di 8,04 l/s e una Qmed industriale di 4,311 l/sec. In particolare il comune di Montefredane presenta una copertura del servizio tra li 90-98,4%.

Figura 13 – Copertura del servizio idrico, anno 2011

Nello specifico, in merito al sistema fognario di collettamento e depurativo, dall’analisi del Piano d’Ambito Ato1, Per quanto riguarda il sistema di depurazione delle acque reflue civili il Comune di Montefredane rientra tra i 20 comuni gravanti sull’impianto di depurazione comprensoriale di Pianodardine.

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Figura 14 – Individuazione dei servizi comprensori alidi trattamento reflui

La percentuale di trattamento dei reflui è tra il 70 e 90 % mentre la copertura del servizio fognario è tra il 70-80 % ulteriormente incrementata con gli interventi fatti dopo il 2011.

Figura 15 – Copertura del servizio trattamento reflui, anno 2011

Figura 16 – Copertura servizio fognario per

comune

In merito alle acque superficiali, Il reticolo idrografico è costituito da profonde incisioni nel calcare che formano una serie di valloni e canali naturali, ove scorrono le acque nei periodi di massima piovosità con regime torrentizio disordinato. I valloni di maggior rilievo sono rappresentati dal Vallone Cardogneto ad Est, censito nell’elenco delle acque pubbliche della Regione Campania. L’idrografia presenta uno sviluppo piuttosto scarso con corsi d’acqua a marcato carattere torrentizio, rientranti nel bacino imbrifero del Sabato di competenza dell’Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno.  

 

 

 

 

 

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Figura 17 – Individuazione delle sorgenti

L’attività di monitoraggio e controllo svolta da ARPAC, su tutto il territorio regionale, nel periodo 2002-2006, ha portato alla classificazione dello stato ambientale dei corpi idrici sotterranei, classificati mediante il sistema parametrico a classi di qualità con valori soglia, come descritto nell’Allegato 1 del D.Lgs. 152/1999. Le acque meteoriche, inoltre, alimentano anche le numerose falde idriche, situate a varie profondità, e numerose sorgenti tra cui Fontana Pisciricolo, Fontanelle, Magliano e Festola. Per la tutela delle falde si recepisce la normativa di tutela di cui all’art. 94 del D.Lgs. 152/2006 nel raggio di 200 m dalle fontane anche se non classificate come sorgenti potabili individuando sulla tavola S.02 – Sistema delle protezioni, la fascia di tutela di 200 m, e modificando:

l’art. 95 delle Nta (eliminando ogni riferimento all’art. 94 del D.Lgs.vo 152/2006); la norma sul rispetto della permeabilità nelle aree di trasformabilità imponendo un

Rapporto di permeabilità pari al 60%. Articolo 95 - Rispetto dei corpi idrici (sorgenti) Tutela delle sorgenti

1. Ai sensi dell’art.94 del D.Lgs. n.152 del 03.04.2006, è stabilito che, su proposta delle autorità d’ambito, le regioni, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse, individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto 2. La zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni; essa deve avere un’estensione in caso di acque sotterranee e, ove possibile per le acque superficiali, di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

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3. La zona di rispetto tutela di cui al presente articolo è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta sorgente da sottoporre a vincoli e destinazione d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata, ed è pari a m 200. 4. In assenza dell'individuazione da parte delle regioni o delle province autonome della zona di rispetto ai sensi del comma 1, la medesima ha un'estensione di 200 metri di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione 5. Nella zona di rispetto tutela sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività : a) dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualiquantitative della risorsa idrica; h) gestioni di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; m) pozzi perdenti; n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli affluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E’ comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta. 6. Per gli insediamenti o le attività di cui innanzi, preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza.

Per la tutela del reticolo idrografico, si precisa che le aree perifluviali rientrano all’interno del perimetro di competenza ASI, si recepisce tuttavia la loro individuazione in termini normativi integrando le Nta con apposito articolo di recepimento degli strumenti di pianificazione sovraordinata (piani stralcio, di difesa dalle alluvioni, ecc) e di settore e prevedendo nelle aree interessate dal vincolo ambientale interventi di riqualificazione e mitigazione ambientale, ove necessari, disciplinandoli nel Ruec.

Articolo ______ - Rapporti con gli strumenti di pianificazione sovraordinata

1 Il presente Puc: recepisce gli indirizzi e le direttive del Ptr, ivi comprese le Linee guida

per il paesaggio, approvati con la Legge Regionale della Campania n°13 del 13 ottobre 2008;

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recepisce gli indirizzi e le direttive del Ptcp, approvato con deliberazione del Commissario straordinario n. 42 del 25.02.2014;

recepisce, senza modifiche, la disciplina dei Piani per l’Assetto Idrogeologico, dell’Autorità di Bacino Competente;

recepisce senza modifiche la disciplina del Piano Asi; recepisce senza modifiche la disciplina dei Piani del Distretto idrografico

dell’Appennino Meridionale; recepisce le previsioni degli altri strumenti di pianificazione settoriale

sovraordinati e pertinenti al territorio comunale. 2 Le eventuali varianti ovvero le modifiche ai piani di settore richiamati nel precedente comma 1 che saranno approvate dagli organi competenti secondo la disciplina di settore vigente produrranno effetto automatico di integrazione al presente Puc senza necessità di adeguamento normativo e cartografico. 3 In presenza di previsioni del Puc contrastanti con previsioni di Piani sovraordinati, prevalgono le disposizioni di questi ultimi fino a quando le stesse non saranno modificate secondo le procedure di legge vigenti.

Articolo ____ - Disciplina della successione normativa I riferimenti normativi e/o a strumenti di pianificazione riportati nelle presenti norme, nel caso di variazione e/o sostituzione, operano automaticamente con rinvio dinamico al nuovo testo vigente senza necessità di alcuna integrazione.

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Art 40

Per il recepimento della sopra specificata prescrizione si procede all’adeguamento dei seguenti articoli delle Nta. Al comma 2. dell’art. 77 – “Utilizzazione a fini edilizi delle zone agricole” si aggiunge il seguente periodo:

L’edificabilità rurale è determinata, detratte le volumetrie esistenti, nel rispetto degli indici fissati dalle presenti norme per le singole sottozone in cui e stato suddiviso il territorio rurale, e rapportata alla qualità, all’effettivo uso agricolo dei suoli, alla loro estensione catastale e alla capacità produttiva prevista, come comprovate da un piano di sviluppo aziendale (P.S.A.) redatto e asseverato da un tecnico abilitato, in forma di dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi di legge.

Il comma 1 dell’art. 78 – “Zto E agricola – titolarità e responsabilità dell’intervento” viene cos+ modificato:

Nelle zone agricole, i titoli abilitativi alla edificazione residenziale, consentita esclusivamente per realizzare abitazioni rurali a supporto della conduzione del fondo possono essere rilasciati esclusivamente dall’ imprenditore agricolo professionale di cui al DLgs 99/2004.

Il comma 5 dell’art. 80 – “Dimensionamento dell’edificazione in zona agricola” viene aggiunto il seguente periodo:

In ciascuna delle suddette sottozone, gli indici si applicano alla unità aziendale minima che è per tutte pari a quella di cui al comma precedente.

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Art 41

Per il recepimento delle prescrizioni della Provincia saranno così modificati i seguenti articoli: Il comma 2 dell’art. 80 – “Dimensionamento dell’edificazione in zona agricola” sarà così modificato:

Per le necessità abitative dell’imprenditore agricolo professionale, salvo norme più restrittive previste dalla pianificazione di settore, non è possibile, comunque, superare il rapporto di 0,01 metri quadri di Superficie lorda interna di pavimento (Slp) per metro quadro di Superficie territoriale e di 0,001 metri quadri di Superficie lorda interna di pavimento (Slp) per metro quadro di Superficie territoriale in aree boschive, pascolive e/o incolte, come classificate dalla carta dell’uso agricolo e delle attività colturali in atto, fino ad un massimo di 500 metri cubi di volumetria, da realizzarsi su un fondo unico di almeno mq 5000 in caso di lotti non contigui.

L’art. 81 – “Zto E agricola – recupero delle preesistenze” sarà così adeguato, prevedendo l’inserimento di un ulteriore comma:

il recupero ai fini abitativi delle tipologie rustiche non più funzionali alla conduzione del fondo, opportunamente documentato, può essere attuato esclusivamente per le necessità abitative dell’imprenditore agricolo

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professionale e comunque nel rispetto dei rapporti e dei parametri stabiliti all’art. 80

L’art. 82 – “Zto E agricola – ricoveri” sarà così adeguato, prevedendo l’inserimento di un ulteriore comma:

la realizzazione di volumi per il ricovero di macchine agricole è consentita comunque nel rispetto dei parametri stabiliti all’art. 80 per la costruzione di annessi agricoli, rapportati alla qualità e alla superficie territoriale delle colture praticate, una volta detratte le volumetrie esistenti

Il comma aggiunto all’art. 81 di cui sopra verrà specificato anche relativamente al comma 7 art. 86 - “Zto E agricola – edifici esistenti”

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Art 44 gestione sostenibile

Le norme di attuazione del PUC prevedranno nella trasformazione urbanistica di nuove aree il soddisfacimento dei parametri ecologici relativi al Rapporto di permeabilità (Rp) nonché all’indice (Ialb) di piantumazione arborea. Infatti si prevede l’inserimento nelle Nta di un nuovo articolo, come segue: Articolo __ - Gestione sostenibile del suolo e delle acque

1. Il Puc si è prefissato tra i suoi obiettivi ambientali anche il miglioramento ed il contenimento della permeabilità del suolo

2. Per superficie permeabile (Sp) si intende la porzione inedificata della Sf di un lotto idonea a consentire l'assorbimento di acque meteoriche da parte del terreno. Per inedificata si intende libera da costruzioni sopra e sotto il suolo. Si tratta di una superficie permeabile naturalmente in modo profondo, senza cioè la presenza di manufatti interrati.

3. La superficie di cui al comma 2 deve essere lasciata in permanenza priva di pavimentazioni o di altri manufatti che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente e direttamente la falda acquifera.

4. Ai fini del computo della Sp le superfici pavimentate con elementi alveolati posati a secco, si considerano permeabili nella misura del 50%.

5. Le presenti Nta e il Ruec fissano a seconda della tipologia di zona e dell'uso, il rapporto di permeabilità (Rp) minimo o l'incidenza percentuale minima che deve essere attribuita alla Sp nei progetti di sistemazione della porzione scoperta delle Sf. Analogamente, le Nta e il Ruec fissano la minima dotazione di alberature di alto fusto da attribuire alla porzione permeabile che, comunque, non deve risultare inferiore ad un albero ogni 100 mq.

6. La Superficie permeabile Sp, che deve essere conservata o resa permeabile in modo profondo alle acque, non dovrà essere inferiore al 60% della Superficie territoriale St o fondiaria Sf.

7. Tali indici non si applicano agli interventi di manutenzione qualitativa, ad eccezione della ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione.

8. Nell’ambito dei centri storici e delle aree edificate, nel caso di demolizione e ricostruzione di interi immobili è necessario assicurare una Sp pari al 20% del lotto. Nel caso di demolizione e ricostruzione di fabbricati che occupano già tutto il sedime del lotto, oppure dovendo realizzare, per soddisfare gli standard di legge, autorimesse interrate, possono essere utilizzate soluzioni alternative per il soddisfacimento degli standard qualitativi di che trattasi quali la raccolta e la canalizzazione nel sottosuolo delle acque di prima pioggia raccolte dal tetto, terrazze e lastrici solari.

9. Il prescritto Rp potrà essere motivatamente ridotto, sulla base di una specifica analisi e di una corretta progettazione del suolo che tenga conto degli

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specifici aspetti geologici - idrogeologici e botanico – vegetazionali, nonché dell’utilizzo di soluzioni alternative riferite alle migliori tecnologie disponibili

nonché la correzione dei previsti rapporti di permeabilità, laddove inferiori a 0,60, nei diversi articoli relativi alla disciplina delle zto.

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Art 47-48

Il Puc ha recepito il Piano di Protezione civile comunale vigente Tutte le aree di emergenza da questo individuato coincidono con aree a standard esistenti.

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Figura 18 – verifica Zto - aree di emergenza

Al fine di prescrivere la destinazione delle stesse ad attrezzature ed impianti di interesse generale nonché per disciplinare specificatamente tali aree si aggiunge all’impianto normativo delle Nta uno specifico articolo: Articolo __ - Disposizioni in materia di Protezione Civile – Aree per la gestione delle emergenze

1. Il PUC indica specificamente le aree per la Protezione Civile classificandole come “aree per la gestione delle emergenze.

2. Esse sono classificate ed equiparate alle zone F di cui all’art. 2 del decreto Interministeriale 1444/1968 - ossia “attrezzature ed impianti di interesse generale”.

3. Laddove le stesse non risultino ancora libere e quindi trasformate, esse possono essere utilizzate esclusivamente per funzioni coerenti alla funzione fissata dal Piano di Protezione Civile e pertanto destinate esclusivamente alla realizzazione di parcheggi e di verde primario, escludendosi quindi ogni edificazione.

4. Le aree di cui al presente articolo, e le vie di fuga, devono essere monitorate con periodicità almeno mensile da parte dell’UTC, in modo da assicurare l’adeguamento funzionale necessario alla destinazione d’uso nonché l’eliminazione di elementi che possono essere d’intralcio alla fruibilità dei

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suddetti spazi, all’installazione delle tendopoli, all’accessibilità per i mezzi di grandi dimensioni, e allo svolgimento di tutte le attività connesse con la gestione delle emergenze.

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Art. 49

Per gli approfondimenti geologici si rimanda agli studi di microzonazione sismica di cui alla Lr 9/1983 allegati al PUC. La valutazione dello stato di vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio con particolare riguardo, sia all’edilizia pubblica strategica e rilevante per la gestione dell’emergenza (anche in base agli elenchi A e B del D.G.R.C. del 5 dicembre 2003 n. 3573) sia ai beni architettonici che insistono sul territorio comunale, è stata condotta sulla base dei dati censimentali Istat spazializzati in base alle sezioni censuarie, tenendo conto dello stato di vetustà degli edifici. In particolare la vulnerabilità degli edifici è stata calcolata indirettamente, sulla base dell’epoca di costruzione, che consente di stimare la capacità di resistenza se raffrontata alle date di entrata in vigore della normativa per le costruzioni in zona sismica.

Figura 19- MIcrozonazione sismica Figura 20 - Edifici ante 1919-1960

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Figura 21- Edifici 1960-1980 Figura 22 - Edifici post 1980

Per l’approfondimento riguardo, sia all’edilizia pubblica strategica e rilevante per la gestione dell’emergenza (anche in base agli elenchi A e B del D.G.R.C. del 5 dicembre 2003 n. 3573) sia ai beni architettonici che insistono sul territorio comunale si rimanda la vigente Piano di Emergenza Comunale In merito alla Vulnerabilità degli edifici (pubblici, privati, strategici, monumentali, etc.) e delle infrastrutture, maggior elemento di concentrazione del rischio, dovrà essere valutata successivamente attraverso criteri con livelli di approfondimento differenti. Per quanto attiene agli edifici strategici, la valutazione delle prestazioni sotto sisma va comunque effettuata ed eventuali interventi di miglioramento/adeguamento vanno inseriti prioritariamente nei programmi ordinari o straordinari di intervento. Inoltre, un’indagine generale sulle condizioni di vulnerabilità dell’intero edificato e indispensabile ai fini della valutazione degli scenari di danno. Il livello di dettaglio di tali analisi deve essere coerente con il livello di conoscenza conseguito nelle stime degli altri parametri concorrenti. In ambito di Piano di Emergenza Comunale ci sì e limitati alla individuazione cartografica di tutti gli edifici comunali. Di seguito, vengono fornite indicazioni su alcuni degli strumenti attualmente disponibili per l'acquisizione e/o la raccolta di dati finalizzati alle analisi di vulnerabilità dell'edilizia ordinaria. Tali metodologie non sono da ritenersi esaustive e si riferiscono a livelli di conoscenza del patrimonio abitativo ricadente nel territorio comunale. Resta fermo che l’Ente Comune potrà scegliere gli strumenti che riterrà più idonei, in relazione alle risorse che intende mettere in campo ed all'accuratezza delle analisi che si prefigge.

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Figura 23- Strutture strategiche di Protezione Civile

La Nta allegata al Puc sarà adeguata con la modifica dell’art.92 come segue: Articolo 92 - Prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico

1. Il presente Puc recepisce la disciplina di prevenzione del rischio sismico dettata dai seguenti provvedimenti:

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003 recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normativa tecnica per la costruzione in zona sismica”;

Delibera di Giunta Regionale n. 5447 del 07.11.2002 – Aggiornamento della classificazione sismica dei comuni della Campania, con relativi allegati;

Delibera di Giunta Regionale n. 248 del 24.01.2003 – Circolare esplicativa relativa alla strumentazione urbanistica;

Delibera di Giunta Regionale prot. n. 1667/SP del 05.11.2003 – Circolare esplicativa - relativa alla disciplina sismica in vigore nella regione Campania;

Delibera di Giunta Regionale n. 816 del 10.06.2004 – DGR. N 5447 del 07.11.2003 e DGR n. 248 del 24.01.2003: Ulteriore circolare esplicativa relativa alla strumentazione urbanistica. Approvazione testo (con Allegati);

Delibera di Giunta Regionale n. 1701 del 28.10.06 che riporta le linee guida per la mitigazione del rischio sismico per le infrastrutture pubbliche e per il patrimonio edilizio e privato, contenute negli allegati A e B.

2. La localizzazione delle aree di espansione insediativa o delle infrastrutture non potrà essere individuata in:

aree in cui gli effetti sismici possano generare: rotture superficiali e instabilizzazione dei pendii;

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aree ad elevato potenziale di liquefazione; aree caratterizzate da forti differenze orizzontali delle proprietà meccaniche

dei terreni; aree precluse all’edificazione dalla vigente normativa sismica. 3. Le attività edilizie e di trasformazione territoriale previste dal PUC dovranno

essere attuate conformemente alle conclusioni dello Studio geo-sismico redatto ai sensi della L.R. n.9/83 e s.m.i., nonché nel rispetto dei Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno - approvati con D.P.C.M. del 12.12.06 (GU del 28.05.07, n.122).

4. Qualora dovessero sussistere incoerenze tra le previsioni grafiche e normative del PUC e gli studi geosismici ed idrogeologici sopra richiamati, prevalgono le indicazioni e le prescrizioni di questi ultimi.

5. Nelle parti di territorio per le quali la pianificazione dell’Autorità di Bacino prevede una classe di rischio “elevato - R3” o “molto elevato - R4” o classi di rischio/attenzione ad esse assimilate (A3 – A4 – RPa – APa), ancorché classificate come zone territoriali omogenee trasformabili in virtù della loro caratterizzazione urbanistica, è inibita ogni forma di edificazione ex novo, ovvero ogni intervento comportante un diretto aggravio dei pesi urbanistici.

6. Le aree libere che conseguentemente alla pianificazione dell’Autorità di Bacino, come innanzi richiamata, sono interessate dalle summenzionate classi di rischio/attenzione possono essere destinate esclusivamente a verde privato, giardini ed orti fino ad eventuale nuova e diversa determinazione della medesima Autorità di Bacino.

7. Possono comunque essere effettuati gli interventi consentiti dalle Norme di Attuazione dei Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico relativamente alle diverse tipologie ed intensità di rischio/attenzione.

8. Dovranno, comunque, essere sempre rispettate la normativa sismica vigente e tutte le eventuali prescrizioni e penalizzazioni sismiche e geologiche contenute nello Studio ex L.R. n.9/83 allegato al Piano Urbanistico Comunale, nonché quelle legate al rischio idrogeologico come contenute e disciplinate nella pianificazione dell’Autorità di Bacino.

9. Nelle aree di attenzione e approfondimento gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP. 24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - G.U. n. 245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239).

10. La trasformazione o il mutamento di destinazione dei boschi e dei terreni sottoposti a vincolo idrogeologico sono subordinati alla preventiva autorizzazione, ai sensi degli artt. 22 e 23 della L.R. n.13 del 28.02.87 e dell'art.24 della L.R. n. 11 del 07.05.96.

11. Per tutti i movimenti di terra che saranno effettuati nelle aree sottoposte a detto vincolo, deve essere richiesta l’autorizzazione di cui alla L.R. n. 11/96 artt. 23 e 24.

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Art 52

Si veda quanto già precisato relativamente alla prescrizione “Schema di assetto strategico – vincoli geologici ambientali”