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PROVINCIA DI PARMA Servizio Ambiente, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale B. RELAZIONE ILLUSTRATIVA B.2 APPROFONDIMENTO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE Variante approvata il 22 Dicembre 2008 con Delibera di Consiglio Provinciale n°118

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PROVINCIA DI PARMAServizio Ambiente, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

B. RELAZIONE ILLUSTRATIVAB.2 APPROFONDIMENTO IN MATERIA

DI TUTELA DELLE ACQUE

Variante approvata il 22 Dicembre 2008 con Delibera di Consiglio Provinciale n°118

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Coordinamento e ArchitetturaApprofondimento in materia di Tutela delle acque

Gabriele Alifraco

Responsabile progetto e collegamenti intersettorialiBeatrice Anelli

Responsabile monitoraggi, reports ambientalie misure di mitigazione per la conservazione dello stato ambientale delle acque

Michele Giordani

Gruppo di progettazione interna(in ordine alfabetico)

Maria Francesca Anzolla Elaborazioni quali-quantitativePietro Boggio Tomasaz Salvaguardia risorse idriche, termali, mineraliAlessandra Copelli Salvaguardia risorse idricheManuela Dazzi EditingManuela Dodi Uso idroelettricoValter Fietta Raccolta dati quali-quantitativiLuca Fornari Raccolta dati quali-quantitativiLorenzo Frattini Sostenibilità ambientaleSilvio Giuseppe Gambilonghi Agglomerati ed adeguamenti legislativi degli scarichiSimone Lucchini Salvaguardia risorse idriche Giovanni Marsigli Catasto infrastrutture ed analisi economicheRosaria PennisiFrancesco Piccio

Rapporti di segreteriaScarichi produttivi

Laura PiroRoberto RuzziAdalberto Squarcia

EditingRaccolta dati quali-quantitativiSalvaguardia risorse idriche

_____________________ ooo _____________________

Consulenza giuridicaAlma Gambini

Massimo Rutigliano

Rapporti Economici, Contratti e collegamenti Agenda21Massimiliano Miselli

Autorizzazioni Integrate AmbientaliStefania Galasso

Sara Magnani

Chimismo acque e bonificaDonatella Campanelli

Maria Cristina Paganuzzi

Controllo rete di monitoraggioFrancesco Mele

Francesco Pappalardo

Educazione AmbientaleAldo Spina

Giuseppe Boselli

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Elaborazioni computerizzateGiuseppe Nicola Moffa

Interconnessioni Attività Smaltimento RifiutiSusanna Galloni

Paola GallaniPalmina SaccaniNicoletta Simoni

Interconnessioni Settore EnergiaGloria ManottiGiovanni Nucci

Regime SanzionatorioLuana Garulli

Interconnessioni consulenti esterniMaria Vittoria Magnani

Altre attivitàMario Amadasi

Alessia PanebiancoLuigia Sassi

Segreteria OrganizzativaSamanta CarraSilvia Spagnoli

____________ooo____________

Aspetti UrbanisticiSergio Peri

Nicola FuscoDaniela Le DonneAndrea Corradi

AgricolturaNicola Dall’Olio

Attività estrattive ed InvasiAndrea Pelosio

StatisticaAndrea Gaiani

Vita AcquaticaAlessia Spaggiari

Si ringraziano inoltre, per i rapporti con gli altri Servizi Provinciali:Antonello Barani Responsabile Servizio Protezione Civile, Risorse Naturali, Fauna selvatica ed ItticaIvana ComelliResponsabile Servizio Bilancio e Programmazione Finanziaria ed EconomicaGiuseppe MezzadriResponsabile Servizio Agricoltura ed Attività Produttive

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Consulenze Esterne

A.R.P.A. Ingegneria Ambientale- Rosanna Bissoli quale Responsabile di progetto- Gabriele Bardasi- Monica Branchi- Paolo Cagnoli- Andrea Chahoud- Daniele Cristofori- Emanuele Dal Bianco- Leda Ferrari- Tanya Fontana- Eleonora Leonardi- Francesca Lussu- Federico Luigi Montanari- Irene Montanari- Michele Sansoni- Paolo Spezzani

A.R.P.A. Servizio IdroMetereologicoErnesto Picelli

R.T.I. - Giuseppe Caggiati- Gianmarco Martinello- Francesco Terziper il supporto e la restituzione schemi funzionali ed analisi costi-beneficiS.W.G.Bologna S.r.l. per l’indagine sociale condotta sul territorio

_______________ooo______________

Per i contributi, i dati e i confronti tecnici:

A.T.O.2 Nella persona del Direttore Silvano Attolini

A.R.P.A. Sezione Provinciale di Parma- Barbara Dellantonio- Paolo Maroli- Enrico Mozzanica- Camillo Pedrelli- Valerio Pessina- Angelo Pizzarotti- Sara Reverberi- Simonetta SagliaSi ringrazia il Direttore di A.R.P.A. Giuseppe Dallara

A.R.P.A. Sezione Provinciale di Reggio Emilia- Adriano Fava- Silvia Franceschini

A.R.P.A. Direzione Tecnica regionaleMarco Marcaccio

Regione Emilia-Romagna, Servizio Tecnico di Bacino degli Affluenti di Po- Gian Marco Di Dio- Tiziano Catellaniper approfondimento sul bilancio idrico ed interconnessioni uso idroelettricoSi ringrazia in particolar modo il Direttore Generale Gianfranco Larini

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AZIENDA A.U.S.L.Distretto di Parma - Maurizio ImpallomeniDistretto di Fidenza- Paolo Saccani- Francesco ZilioliDistretto Sud-Est- Ornella Capelli- Lucia Reverberi- Caterina ErtaDistretto delle Valli del Taro e del Ceno- Salvatorangelo Oppoper aver contribuito alla definizione di criteri e modalità per l’applicazione della disinfezione di acque reflueurbane.

I Comuni della Provincia di Parma

La Comunità Montana Appennino Parma Est

La Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno

Gestori salvaguardati- A.S.C.A.A. S.p.A. - E.N.I.A. S.p.A.- Montagna 2000 S.p.A. - Salso Servizi S.p.A.- San Donnino Multiservizi S.r.l.Nelle persone dei Presidenti, Amministratori Delegati, Direttori e Funzionari

Consorzio della Bonifica ParmenseConsorzio Irriguo Naviglio Taro

Parco Regionale dei Boschi di CarregaParco Regionale dei Cento Laghi Parco Nazionale Appennino Tosco-EmilianoParco Fluviale Regionale del TaroParco Fluviale Regionale dello StironeParco Naturale Monte PrinzeraParco Naturale Parma Morta

Si ringraziano per i preziosi suggerimenti:- Amilcare Bodria- Gianni Bonati

Hanno fornito un prezioso contributo nelle fasi cognitive le:- Associazioni Ambientaliste- Associazioni degli Agricoltori- Associazioni di Categoria- Associazioni dei Consumatori- Associazioni di Cooperative- Associazioni Sindacali

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Un particolare ringraziamento è inoltre rivolto a tutte quelle persone che hanno in qualsiasi modocontribuito, grazie alla loro particolare sensibilità ambientale, al perfezionamento di questo Documento,segnalando i problemi, proponendo le loro idee e comunicando notizie utili.

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RELAZIONE ILLUSTRATIVA

APPROFONDIMENTO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE

SOMMARIO

1. PREMESSA..................................................................................................................................1

2. GLI OBIETTIVI .............................................................................................................................32.1 Obiettivi a scala di bacino del F. Po ................................................................................................ 3

2.2 Gli Obiettivi del Piano regionale a livello locale............................................................................. 52.2.1 Corsi d’acqua superficiali ........................................................................................................................ 62.2.2 Corpi idrici sotterranei.............................................................................................................................. 7

2.3 Le Priorità del Piano provinciale..................................................................................................... 8

3. I PROGRAMMI DI MISURA ADOTTATI AL FINE DEL RAGGIUNGIMENTO DEGLIOBIETTIVI FISSATI.......................................................................................................................13

3.1 Programmi di miglioramento previsti ai fini del raggiungimento dei singoli obiettivi di qualitàper le acque a specifica destinazione di cui al Titolo II Capo II del Decreto........................................ 13

3.2 Misure adottate ai sensi del Titolo III Capo I del Decreto .......................................................... 14

3.3 Misure adottate ai sensi del Titolo III Capo II del Decreto......................................................... 143.3.1 Programmi di gestione della siccità ..................................................................................................... 17

3.3.1.1 Le proposte ..................................................................................................................................... 183.3.2 Consumi dei vari settori e tendenze .................................................................................................... 213.3.3 Razionalizzazione risparmio e riutilizzo .............................................................................................. 22

3.3.3.1 Riutilizzo irriguo dei reflui depurati............................................................................................... 283.3.4 Produzione idroelettrica ........................................................................................................................ 29

3.4 Misure Titolo III Capo III del Decreto ......................................................................................... 303.4.1 Elenco agglomerati ................................................................................................................................ 303.4.2 Programma degli interventi................................................................................................................... 313.4.3 Schemi funzionali ................................................................................................................................... 33

3.4.3.1 Accordo di programma .................................................................................................................. 343.4.4 Programma metodologico dei controlli................................................................................................ 353.4.5 I trattamenti di disinfezione ................................................................................................................... 38

3.5 Misure ritenute necessarie al fine di soddisfare gli obiettivi ambientali definiti per ilcontenimento dell’inquinamento da carico diffuso................................................................................. 40

4. PRIME INDICAZIONI DEL PIANO DI INDIRIZZO............................................................434.1 Indicazioni metodologiche e tecniche sulla scelta e progettazione dei sistemi di drenaggiourbani per il contenimento dell’inquinamento delle acque di prima pioggia....................................... 43

4.1.1 I sistemi di drenaggio urbano ............................................................................................................... 434.1.2 Progettazione dei Sistemi di Gestione delle acque di prima pioggia ............................................. 44

4.1.2.1 Dati a base di progetto .................................................................................................................. 444.1.2.2 Portate di pioggia e dimensionamento dei condotti .................................................................. 444.1.2.3 Manufatti scolmatori....................................................................................................................... 454.1.2.4 Vasche di accumulo per le acque di prima pioggia................................................................... 45

4.1.2.4.1 Sistemi unitari (vasche di accumulo e scarico in fognatura) ................................................. 464.1.2.5 Aspetti gestionali ............................................................................................................................ 47

4.2 Indirizzi ............................................................................................................................................ 48

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5. CONTROLLO DELLA QUALITA’ DEI CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI E DEGLISCARICHI DEI DEPURATORI......................................................................................................50

6. ANALISI ECONOMICA (COSTI-EFFICACIA) A SUPPORTO DELLE MISURE DELPIANO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE....................................................................51

6.1 Premesse........................................................................................................................................... 51

6.2 Valutazioni costi-benefici ............................................................................................................... 54

6.3 Simulazione e ricadute tariffarie ................................................................................................... 56

6.4 Capacità di indebitamento dei Gestori del S.I.I. .......................................................................... 64

6.5 Conclusioni sul S.I.I. ....................................................................................................................... 64

6.6 Valutazione economica per la realizzazione di invasi .................................................................. 65

6.7 Altri costi.......................................................................................................................................... 66

6.8 Ulteriori possibili benefici economici ............................................................................................ 66

7. PROGRAMMA E OSSERVATORIO DI VERIFICA DELL’EFFICACIA DELLE MISUREPREVISTE ........................................................................................................................................67

8. GLI INDICATORI DEL PIANO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE ...................69

9. I REPORTS AMBIENTALI ......................................................................................................70

10. I RISULTATI DELL’INDAGINE SOCIALE SUL TERRITORIO .....................................71

11. DIVULGAZIONE SUL TERRITORIO E PROPOSTE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE72

11.1 Il contesto provinciale..................................................................................................................... 72

11.2 Informazione e divulgazione del Piano di Tutela delle Acque .................................................... 72

11.3 Strumenti ed azioni ......................................................................................................................... 73

11.4 Utenze e collaborazioni................................................................................................................... 73

ELABORATO 1 – Interventi infrastrutturali obbligatori del comparto fognario-depurativosuddivisi per Comune

ELABORATO 2 – Monografie delle proposte di invasi ad uso plurimo

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1. PREMESSA

Dopo più di diciotto anni la Provincia di Parma ha un nuovo approfondimento del PTCP in materiadi Tutela delle Acque che, unitamente alla Variante del Piano Cave (P.I.A.E.), offre un ampioventaglio di soluzioni articolate, ma integrate per affrontare le emergenze del nostro territorio.L’ultimo atto di approvazione di una pianificazione di tale entità risale infatti al 1988, ed è con ladelibera di C.P. n.3/59 del 12.03.1988.L’accesa e partecipata discussione, che peraltro coinvolse l’intero Consiglio provinciale, portò inquella occasione ad assumere all’unanimità un atto che fu gravido di primi, ma sostanziali obiettivie indicatori che permisero di superare la ristretta visione dei confini amministrativi, affrontando temigià nell’ottica del bacino idrografico.Oggi, alla luce di quelle prime indicazioni, della maggiore conoscenza e dell’esperienza maturata,si propone un’articolazione così strutturata:

• il Quadro conoscitivo (definito entro il PTCP come A.1), con i due elaborati di supporto:1. Analisi e dettagli tecnici;2. Indagine sociale quali-quantitativa sul territorio.Detto Quadro è parte integrata del Quadro Conoscitivo del PTCP e funge da approfondimentoin materia di tutela delle acque;

• la presente Relazione illustrativa (definita entro il PTCP come B.2) che raccoglie gli obiettivi, gliindirizzi, le azioni e le misure da mettere in atto in materia di tutela delle acque, comprendenteinoltre i seguenti elaborati:1. Interventi infrastrutturali obbligatori del comparto fognario-depurativo suddivisi per Comune;2. Monografia delle proposte di invasi ad uso plurimo;

• la specifica Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale (VALSAT) – Sezione D dellaVALSAT del PTCP;

• lo Studio di incidenza ambientale;• l’Allegato 4 alle Norme del PTCP costituito dalle specifiche Norme di attuazione• i seguenti elaborati cartografici:

Tav. 1 Bacini Idrografici principali (scala 1:100.000)Tav. 2 Acque Superficiali: stato di qualità e obiettivi (scala 1:100.000)Tav. 3 Acque Sotterranee: stato ambientale e obiettivi con particolare riferimento al valore

dei nitrati (scala 1:100.000)Tav. 4 Aree a grave rischio di siccità (scala 1:200.000)Tav. 5 Riqualificazione dei corsi d’acqua, Sistemi arginali di interesse per studi pilota ed

interventi strategici (scala 1:25.000)Tav. 5 bis Dettaglio alla scala 1:10.000 della Tav. 5Tav. 6 Carta degli indirizzi e individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue

urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in C.I.S., delle località chepresentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate da pubblica depurazione(scala 1:100.000)

Tav. 6 bis 5 tavole di dettaglio alla scala 1:25.000 della Tav. 6Tav. 7 Areali irrigui, zone di tutela e individuazione degli invasi per il deficit idrico (scala

1:100.000)Tav. 8 Sistema fognario-depurativo esistente (scala 1:100.000)Tav. 9 Sistema fognario-depurativo di piano (scala 1:100.000)Tav. 10 Sistema acquedottistico esistente (scala 1:100.000)Tav. 11 Sistema acquedottistico di piano (scala 1:100.000)Tav. 12 Sistema idroelettrico esistente e prime nuove proposte (scala 1:100.000)Tav. 13 Acque Minerali e Termali (scala 1:100.000)Tav. 14 Progetti integrati strategici (scala 1:100.000)Tav. 15 Le Aree di Salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali

(scala 1:50.000)

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Rimandando all’approfondito e puntuale contenuto del Quadro conoscitivo di settore, di seguito siandranno a sviscerare gli elementi operativi e di sviluppo sul territorio provinciale.Per rispettare le norme vigenti comunitarie, nazionali e regionali, non ultimo i disposti del Pianoregionale di tutela delle acque, nonché per garantire alle future generazioni un territorio e unambiente sufficientemente ospitale, così come una qualità della vita sostenibile, si è creduto dipoter dare vita a questo Approfondimento che si proietterà sulla specifica realtà del territorioparmense con coscienza e un forte rispetto verso la tutela della risorsa idrica, comportandocertamente dei vincoli e delle misure, ma il tutto volto al raggiungimento, in un decennio, degliobiettivi minimi imposti. Si è consapevoli che questa è una sfida e che occorrerà soprattutto un grande sforzo di carattereeconomico per recuperare il grande ritardo, è tuttavia un obbligo soprattutto verso le futuregenerazioni!L’aspetto progettuale dovrà essere di eccellenza per garantire la stretta interconnessione con unafutura adeguata ed efficiente gestione del sistema.Infatti modelli gestionali efficienti sono il punto di partenza per conseguire, unitamente a schemifunzionali validi, le economie di scala per contenere i costi. Costi che non potranno comunqueessere soddisfatti dall’incremento tariffario oggi permesso. Pertanto, sarà indispensabile unadistribuzione degli investimenti su più anni, rispetto a quelli propri della durata del presente Piano eanche dell’effettivo periodo di durata della gestione salvaguardata da parte degli stessi Gestori delServizio Idrico Integrato. Non è solo un obbligo, ma certamente anche opportuno predisporre unadeguato “parco progettuale integrato”, allo scopo di poter disporre di ulteriori finanziamenticomunitari, statali e regionali, che porterebbero alla riduzione dell’incremento tariffario.

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2. GLI OBIETTIVI

Già con l’emanazione del D.Lgs. 152/99 e succ. mod., ripreso interamente dal D.Lgs. 152/06, èstato individuato il Piano di Tutela delle Acque quale strumento unitario di pianificazione dellemisure finalizzate al mantenimento e al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale per icorpi idrici significativi superficiali e sotterranei e degli obiettivi di qualità per specifica destinazione(acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci,acque dolci destinate alla produzione di acqua potabile, acque di balneazione, acque destinate allavita dei molluschi) nonché della tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico.In tale ambito è stato compito delle Regioni elaborare ed attivare programmi di rilevamento dei datiutili a descrivere le caratteristiche dei corpi idrici, inoltre grazie al Piano di Tutela sono stateadottate alcune misure atte a conseguire i seguenti obiettivi entro il 31 dicembre 2016:

• sia mantenuto o raggiunto per i corpi idrici significativi superficiali e sotterranei l’obiettivo diqualità ambientale corrispondente allo stato di “buono” di cui all’Allegato 1 del decreto;

• sia mantenuto, ove esistente, lo stato di qualità ambientale “elevato” come definitonell’Allegato 1;

• siano mantenuti o raggiunti altresì per i corpi idrici a specifica destinazione gli obiettivi diqualità per specifica destinazione di cui all’Allegato 2.

Al fine di assicurare entro il 31 dicembre 2016 il raggiungimento dell’obiettivo di qualità ambientale“buono”, entro il 31 dicembre 2008, ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso deveconseguire almeno i requisiti dello stato “sufficiente” di cui all’Allegato 1.Per ottemperare a quanto stabilito dal decreto, le Autorità di bacino di rilievo nazionale, regionale einterregionale, ricadenti nel territorio emiliano-romagnolo, hanno definito obiettivi a scala di bacinoe priorità di interventi per il bacino idrografico di competenza articolati secondo le caratteristichedel territorio, la rilevanza ambientale delle criticità emerse e il livello conoscitivo acquisito.Per gli approfondimenti del caso si rimanda alla relazione e allegati del PTA regionale. Di seguito,sono riportati sinteticamente gli obiettivi e le priorità d’intervento definiti dall’Autorità di Bacino delF. Po.Le principali criticità individuate sono le seguenti:

• eutrofizzazione delle acque interne e costiere;• degrado qualitativo delle acque superficiali per la presenza di microrganismi patogeni e

metalli pesanti;• degrado qualitativo delle acque sotterranee per la presenza di nitrati e pesticidi;• sovrasfruttamento delle acque superficiali e sotterranee;• degrado degli habitat naturali e seminaturali di elevato valore naturalistico, ambientale e

paesaggistico.

2.1 Obiettivi a scala di bacino del F. PoGli obiettivi e le priorità individuati dall’Autorità di Bacino del F. Po sono coerenti con le politiche digoverno e gli indirizzi strategici delineati dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale disettore e dai principali strumenti di pianificazione vigenti a livello regionale e provinciale.Ai fini della tutela e del risanamento delle acque superficiali e sotterranee il decreto individua gliobiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e gli obiettivi di qualità perspecifica destinazione. Entro il 31 dicembre 2016, ogni corpo idrico significativo superficiale esotterraneo deve raggiungere lo stato di qualità ambientale “buono”. Al fine di assicurare ilraggiungimento dell’obiettivo finale, ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso deveconseguire almeno i requisiti dello stato “sufficiente” entro il 31 dicembre 2008.

Gli obiettivi per la tutela della qualità delle acque superficiali sono stati definiti dall’Autorità dibacino del F. Po, in termini di concentrazioni massime di fosforo totale, BOD5, COD e azotoammoniacale, per punti ritenuti strategici (sezioni lungo l’asta del F. Po: Piacenza, Boretto ePontelagoscuro), in quanto indicativi dello stato qualitativo delle acque.

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Gli obiettivi per il fosforo totale sono stati definiti a partire dallo stato trofico naturale del mareAdriatico, sulla base dei risultati di studi riguardanti gli effetti della riduzione dei carichi di nutrientisullo stato trofico delle acque costiere.Per quanto riguarda BOD5, COD e NH4 gli obiettivi sono stati definiti in funzione dell’esigenza digarantire il mantenimento o il miglioramento delle condizioni quali-quantitative delle acquesuperficiali del bacino.Gli obiettivi relativi all’asta del fiume Po, per la parte compresa nel territorio dell’Emilia-Romagna,sono riportati nelle specifiche tabelle entro il PTA regionale ed espressi come concentrazionemedia annua per il fosforo e come 75° percentile per gli altri parametri.Per quanto riguarda l’aspetto quantitativo delle acque superficiali, sono stati individuati i criteri diregolazione delle portate in alveo, finalizzati alla quantificazione del deflusso minimo vitale (DMV)dei corsi d’acqua del bacino padano e alla regolamentazione dei rilasci delle derivazioni da acquecorrenti superficiali. Per la sezione di Isola Serafini è stato fissato un valore di DMV pari a 98 m3/s,calcolato come 10% della portata media misurata nella sezione di Piacenza. Con riferimento adeventuali nuove rilevanti derivazioni idriche, il DMV è quantificato, ove necessario, con lo stessocriterio.Oltre agli obiettivi a scala di bacino relativi al DMV, sono state fornite le seguenti indicazionirelative alla gradualità di applicazione ed alle distinzioni tra concessioni nuove ed esistenti:

• per i corsi d’acqua interregionali la determinazione della componente idrologica del DMV edei parametri correttivi deve avvenire di concerto tra le Regioni interessate, al fine diomogeneizzare le strategie di regolazione delle portate;

• per le nuove concessioni d’acqua pubblica, il DMV è imposto dall’Autorità competentecontestualmente al rilascio della concessione;

• entro il 31 dicembre 2008 tutte le derivazioni esistenti dovranno essere adeguate in mododa garantire, a valle delle captazioni, la componente idrologica del DMV;

• entro il 31 dicembre 2016, la componente idrologica del DMV dovrà essere integrata con lal’applicazione dei fattori correttivi, ove necessario;

• sono permesse alcune deroghe, in termini di riduzioni del DMV per limitati periodi, per learee che presentano deficit di bilancio idrico e per le aree a rischio di ricorrente crisi idrica.

I suddetti obiettivi sono soggetti a revisione periodica, di concerto con le Regioni, sulla base deirisultati conseguenti all’attuazione dei Piani di Tutela delle Acque e alle risultanze dei monitoraggiquali-quantitativi delle acque medesime.Non sono stati invece forniti obiettivi a scala di bacino per le acque sotterranee relativi siaall’aspetto qualitativo (riduzione delle concentrazioni di nitrati) sia all’aspetto quantitativo.

Le priorità d’intervento definite dall’Autorità di bacino hanno evidenziato la necessità di interveniresu tre comparti: civile-industriale, agrozootecnico e reticolo drenante. Gli interventi propostiriguardano l’attuazione delle disposizioni del decreto: in particolare, sono state ritenute prioritarie leazioni finalizzate al completamento ed alla ristrutturazione del sistema fognario, al completamentoed all’adeguamento del sistema depurativo e al controllo dei carichi inquinanti diffusi. La prioritàdegli interventi deve essere perciò definita sulla base delle aree e delle tipologie d’interventoindicate dall’Autorità di Bacino.Con riferimento alla qualità delle acque superficiali e sotterranee, gli interventi prioritari daattuare nelle aree d’intervento comprendono:

Comparto civile–industriale:• completamento e adeguamento delle reti fognarie e degli impianti di depurazione, in

conformità alle disposizioni già contenute nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i. e riprese dal vigenteD.Lgs. 152/06;

• adeguamento delle reti fognarie in conformità a quanto stabilito dalla previgente legge36/94 relativamente al risparmio idrico;

• regolazione dei deflussi, anche attraverso la separazione delle reti fognarie e adozione ditrattamenti delle acque sfiorate;

• rimozione dei nutrienti attraverso appropriato trattamento;

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Comparto agro–zootecnico:• adozione di opportuni ordinamenti colturali e di razionali tecniche per le lavorazioni del

terreno;• adozione di tecniche di fertilizzazione atte ad ottimizzarne l’efficienza e ad assicurare la

distribuzione uniforme di dosi programmate di effluenti zootecnici e di concimi chimici,contenendo le perdite di azoto in atmosfera;

• adozione di sistemi di stabulazione finalizzati a migliorare la gestione degli effluentizootecnici attraverso la modifica delle loro caratteristiche quali-quantitative;

• adozione di tecnologie finalizzate al contenimento dei volumi degli effluenti prodottiattraverso la riduzione del consumo idrico nell’allevamento e l’allontanamento delle acquemeteoriche;

• adozione di misure finalizzate alla gestione degli effluenti zootecnici attraverso sistemi distoccaggio, separazione solido–liquido, trattamento, compostaggio e riequilibrio delrapporto tra capi allevati e superficie aziendale;

• potenziamento dei servizi tecnici regionali di assistenza tecnica e controllo finalizzati allacorretta utilizzazione agronomica degli effluenti e realizzazione di programmi di formazione,assistenza tecnica e informazione alle imprese agricole;

• adozione di programmi di sperimentazione;

Reticolo drenante:• realizzazione di fasce tampone ed ecosistemi filtro di tipo palustre;• realizzazione di casse d’espansione, ripristino di meandri e aumento della diversificazione

dell’alveo;• adeguamento delle sezioni di deflusso dei canali di bonifica e consolidamento delle sponde

prevalentemente con tecniche di ingegneria naturalistica;• riconversione dei metodi irrigui, miglioramento delle reti di adduzione e distribuzione e

riordino dei bacini e delle utenze irrigue;• realizzazione di sistemi di telecontrollo e di teleregolazione dei deflussi;• realizzazione di interventi finalizzati all’utilizzo irriguo delle acque di scolo e di sistemi di

drenaggio controllato;• realizzazione di programmi di formazione, assistenza tecnica e informazione e controllo

finalizzati alla diffusione e alla corretta applicazione delle misure;• adozione di programmi di sperimentazione.

Non sono definite priorità d’intervento relative agli aspetti quantitativi delle acque sotterranee esuperficiali.

2.2 Gli Obiettivi del Piano regionale a livello localeI principali obiettivi che persegue il Piano regionale sono:

• attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;• conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle

destinate a particolari utilizzazioni;• perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;• mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di

sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.Questi obiettivi, necessari per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque, sono raggiungibiliattraverso:

• l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpiidrici;

• la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun bacinoidrografico;

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• il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dalla normativa nazionale nonché la definizionedi valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore;

• l’adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici;• l’individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento nelle zone

vulnerabili e nelle aree sensibili;• l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle

risorse idriche;• la diversificazione delle fonti di approvvigionamento idropotabile.

Prioritario per la tutela qualitativa delle acque superficiali, marine e sotterranee diventa ilraggiungimento dell’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono” entro il 2016.Per gli aspetti quantitativi gli obiettivi prioritari risultano essere l’azzeramento del deficit idrico sulleacque sotterranee ed il mantenimento in alveo di un deflusso minimo vitale.In sede di definizione dei contenuti del Piano di Tutela delle Acque regionale, al quale si rimandaper tutti i dettagli, gli “obiettivi” sono stati fissati individuando le principali criticità connesse allatutela della qualità e all’uso delle risorse, sulla base delle conoscenze acquisite riguardanti lecaratteristiche dei bacini idrografici (elementi geografici, condizioni geologiche, idrologiche – bilanciidrici, precipitazioni), l’impatto esercitato dall’attività antropica (analisi dei carichi generati e sversatidi origine puntuale e diffusa), le caratteristiche qualitative delle acque superficiali (classificazione) equalitative-quantitative delle acque sotterranee (classificazione) nonché l’individuazione delmodello idrogeologico e lo stato qualitativo delle acque marino-costiere (classificazione).

Le principali criticità ambientali emerse riguardano:• il degrado qualitativo delle acque superficiali interne;• l’alterazione dei deflussi naturali;• la riduzione della disponibilità di risorse idriche superficiali e sotterranee di caratteristiche

idonee agli usi;• il degrado qualitativo delle acque sotterranee per presenza di nitrati;• gli emungimenti dalle falde superiori alla capacità di ricarica;• l’eutrofizzazione e la riduzione della balneabilità del mare Adriatico.

2.2.1 Corsi d’acqua superficialiNello specifico per gli aspetti qualitativi, per raggiungere gli obiettivi di legge in tutti i corsi d’acquasignificativi ed in particolare nelle stazioni di tipo AS è necessario arrivare almeno ad uno statoecologico in “Classe 3” per il 2008 e in “Classe 2” per il 2016.Per quei corpi idrici che, dalla classificazione, risultano avere già uno stato ambientale “buono”, èstato posto quale obiettivo per il 2008 il mantenimento dello stato medesimo.Sono stati individuati anche gli obiettivi su corpi idrici definiti d’interesse (stazioni di tipo AI); essifanno riferimento a:a) tutti quei corpi idrici che, per valori naturalistici e/o paesaggistici o per particolari utilizzazioni inatto, hanno rilevante interesse ambientale;b) tutti quei corpi idrici che, per carico inquinante da essi convogliato, possono avere un’influenzanegativa rilevante sui corpi idrici significativi.Inoltre, è stata considerata l’eventuale presenza sui corpi idrici considerati di obiettivi a specificadestinazione.Di seguito si descrivono gli obiettivi individuati, per Autorità di Bacino, per singolo corpo idricosignificativo e d’interesse entro il Piano regionale, sulla base dei dati allora raccolti ed elaborati.

Bacino Po.Per il F. Po è posto come obiettivo di qualità ambientale il raggiungimento dello stato “sufficiente”per il 2008 e “buono” per il 2016.

Bacino Taro.

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Il F. Taro è un corpo idrico significativo classificato con uno stato ambientale “sufficiente”; per essoè definito come obiettivo di qualità il mantenimento di uno stato “sufficiente” al 2008 e ilraggiungimento di uno stato “buono” al 2016.Il Torrente Ceno è un corpo idrico significativo classificato con uno stato ambientale “buono”; èfissato come obiettivo di qualità il mantenimento dello stato “buono” sia al 2008 che al 2016.Sul Fosso Scannabecco e sul T. Stirone, corpi idrici di interesse, classificati (SECA) in “Classe4”, è fissato come obiettivo di qualità il raggiungimento dello stato “sufficiente” per il 2008 e il suomantenimento al 2016.

Bacino Sissa: questo bacino è di rilevante interesse per l’elevata quantità di scarichi inquinanti diorigine produttiva, che sversano direttamente nel fiume Po; il C.le Melanino è un corpo idrico diinteresse per il quale è individuato come obiettivo di qualità il raggiungimento dello stato“sufficiente” al 2008 e dello stato “buono” al 2016.

Bacino Parma.Il T. Parma è un corpo idrico significativo classificato con uno stato ambientale “sufficiente” nellastazione di Pannocchia e “scadente” nella stazione di Colorno. L’obiettivo di qualità fissato è ilraggiungimento dello stato “sufficiente” al 2008 e “buono” al 2016.Per i corpi idrici d’interesse sono stati individuati i seguenti obiettivi di qualità:T. Cinghio: classificato con uno stato di qualità “pessimo”, è fissato il raggiungimento dello stato“scadente” al 2008 e “sufficiente” al 2016;T. Baganza: classificato con uno stato di qualità “scadente”, è fissato il raggiungimento dello stato“sufficiente” al 2008 e “buono“ al 2016;C.le Galasso: classificato con uno stato di qualità “scadente”, è fissato il raggiungimento dellostato “sufficiente” sia al 2008 che al 2016;C.le Naviglio: classificato con uno stato di qualità “pessimo”, è fissato il raggiungimento dello stato“scadente” al 2008 e “sufficiente“ al 2016.

Bacino Enza.Per il T. Enza, in condivisione anche con la Provincia di Reggio Emilia, è corpo idrico significativoclassificato con uno stato ambientale “buono”, è fissato come obiettivo di qualità il mantenimentodello stato “buono” sia al 2008 che al 2016.Per il T. Termina, corpo idrico d’interesse, classificato con uno stato ambientale “sufficiente”, èposto come obiettivo di qualità il mantenimento dello stato “sufficiente” per il 2008 e ilraggiungimento dello stato “buono” al 2016.

Per quanto riguarda gli aspetti quantitativi delle acque superficiali sono stati recepiti gli obiettividella Autorità di Bacino del Po, che si riferiscono all’individuazione dei criteri di regolazione delleportate in alveo, finalizzati alla quantificazione del deflusso minimo vitale (DMV) dei corsi d’acquadel bacino padano e alla regolamentazione dei rilasci delle derivazioni da acque correnti e daserbatoi. Gli stessi sono stati quindi estesi, parzialmente corretti, al resto del territorio regionale.In merito al bilancio idrico sono stati quantificati i prelievi idrici da acque superficiali e sotterranee ascopo acquedottistico, industriale, agro-zootecnico e stimati i volumi medi annui ripartiti per singolobacino idrografico. E’ stato così fissato l’obiettivo a scala provinciale, a fronte dell’evoluzione delladomanda connessa ai diversi settori e del rilascio in alveo del DMV, cioè un quadro dei prelievicompatibile con i criteri di salvaguardia ambientale nella gestione delle acque.L’analisi di dettaglio della problematica dei DMV a livello regionale è contenuta nell’Allegato delPiano regionale.

2.2.2 Corpi idrici sotterraneiAi sensi del decreto, gli obiettivi di qualità per i corpi idrici sotterranei prevedono il raggiungimentodello stato ambientale Buono al 2016 (inteso come la sovrapposizione della classificazionequalitativa e quantitativa).Ciò significa, per la metodica stessa di composizione dell’indice stato ambientale, il perseguimentodi uno stato quantitativo pari almeno alla Classe B e di uno stato qualitativo pari almeno allaClasse 2 (nitrati = 25 mg/l).

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Dalla classificazione quali-quantitativa eseguita negli ultimi anni, si conferma ancora l’elevatapresenza dei nitrati (> 25 mg/l – Classi 3 e 4) nei corpi idrici sotterranei in particolare nella zonadelle conoidi alluvionali appenniniche dove si concentrano anche le zone a maggior deficit idrico(Classe C).

Per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, gli obiettivi fissati in fase di pianificazione dei bilanciidrici riguardano l'azzeramento, con riferimento alla scala territoriale provinciale, degli eventualiattuali eccessi di prelievo evidenziati in relazione ad elaborazioni basate sull'analisi dell'evoluzionetemporale delle piezometrie rilevate sui pozzi monitorati.La scelta della scala provinciale quale riferimento territoriale, pur non garantendo l'assenza dicriticità locali, risulta coerente con la delimitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per lagestione del Servizio Idrico Integrato; in tale ottica i prelievi provinciali connessi all'acquedottisticacivile possono essere opportunamente distribuiti, in presenza di una effettiva interconnessione ditutti i sistemi acquedottistici locali o quantomeno di quelli degli areali collinari e di pianura,all'interno dei diversi ATO. Peraltro anche eventuali criticità locali, se limitate (e comunque anchein relazione alle caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi interessati), possono trovaresituazioni di equilibrio dinamico delle piezometrie non dissimili da quelle attuali e quindisostanzialmente accettabili.

2.3 Le Priorità del Piano provincialeEntro lo spettro definito dal programma obiettivi della Regione si ritiene per quanto competeall’Amministrazione Provinciale di puntualizzare quelle che sono le priorità da perseguire entro lanostra realtà territoriale. Nello specifico si è volti a perseguire:

• la tutela quali-quantitativa della risorsa idrica che, non solo si realizza attraverso unprogramma di interventi infrastrutturali, ma anche attraverso una serie di norme specifichedi settore che si basano su una approfondita conoscenza del territorio e della puntualevulnerabilità degli acquiferi;

• la conservazione della risorsa, limitando il più possibile il degrado, l’abuso, lo sperpero e ildeficit, ormai decisamente conclamato;

• il risparmio nei tre settori primari: civile, industriale irriguo;• il miglioramento nella gestione della risorsa sia attraverso ben definiti piani di

conservazione che attraverso infrastrutture che siano in grado di garantire un efficiente,efficace ed affidabile servizio di pubblica utilità;

• oltre che l’adeguamento dei sistemi fognari e depurativi per gli agglomerati, anche esoprattutto le interconnessioni strutturali, mettendo in atto il principio di riduzione degliimpatti puntuali, quindi favorendo la realizzazione di schemi funzionali, sia entro l’ambitofognario-depurativo che entro quello acquedottistico;

• il principio dell’uso plurimo della risorsa;• il riciclo della risorsa, soprattutto entro l’ambito industriale e il riuso delle acque reflue per

l’irriguo;• la realizzazione di invasi, anch’essi ad uso plurimo, ubicandoli in aree golenali o lungo i

percorsi dei canali irrigui; in particolare da destinarsi all’uso irriguo a fronte del deficit idricoestivo e quale riserva compensativa del deficit indotto dall’applicazione del DMV;

• il ripristino dei volumi di invaso esistenti;• ottimizzazione della ricarica di falda nelle aree di conoide a fronte di una riduzione dei

deflussi superficiali e dell’emungimento della falda per usi antropici;• disporre opportuni volumi finalizzati al graduale rilascio per il mantenimento in alveo delle

portate minime stabilite per ciascun corso d’acqua principale.

In particolare, stante anche la visione dinamica del Piano, nonché l’attuale mancanza di tutti itasselli conoscitivi e normativi, risultano, a tutt’oggi, prioritarie:

1. la riqualificazione e rinaturalizzazione delle golene per una riqualificazione del corsod’acqua, per favorire la ricarica delle falde oltre che ridurre i colmi di piena, causa di ingenti

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danni, ma anche ripristinare processi di adeguata autodepurazione. A causa dellacomplessità tecnico-economica dell’azione e a seguito di vari interventi svolti dallaProvincia di Parma d’intesa con alcuni Comuni, è stato affidato all’Università degli Studi diParma uno studio relativo al bacino campione del Torrente Baganza con la finalità direalizzare un progetto sperimentale di recupero della qualità del sistema fluviale, lavorandoin modo da dare applicazione agli indirizzi della Direttiva 2000/60/CE (WFD). E’ stato sceltoil bacino del T. Baganza come bacino pilota di studio, in ragione delle innumerevoli indaginipregresse promosse dall’Amministrazione Provinciale, ma lo scopo è quello di elaborare unPiano di Azione che possa essere applicato anche alle altre realtà fluviali del territorioprovinciale. A tale fine sono già in corso contatti e confronti con l’Autorità di Bacino delFiume Po;

2. la riduzione delle pressioni antropiche sugli areali più vulnerabili, attraverso una normativapiù restrittiva sugli scarichi dei reflui, attraverso specifiche misure di sicurezza definite pergli impianti e le condotte, nonché controlli e monitoraggi. In sintesi al 2008 non dovrebberopiù essere presenti impianti di depurazione urbani con un dimensionamento superiore ai200 abitanti equivalenti e che scaricano in areali definiti di ricarica diretta di tutti i gruppiacquiferi. I nuovi insediamenti industriali e produttivi si dovranno obbligatoriamenteallacciare con i propri scarichi alla pubblica fognatura, gli esistenti dovranno prevedere unprogramma di adeguamento;

3. la realizzazione di schemi e interconnessioni infrastrutturali fognari-depurativi per lariduzione degli impatti puntuali sul territorio e per la riduzione del numero degli impianti alfine di conseguire anche le economie gestionali;

4. la realizzazione di invasi per l’immagazzinamento delle acque, nei periodi meno siccitosi(volani);

5. la messa in opera delle strutture fognarie-depurative e acquedottistiche richieste dallanormativa vigente, si veda a tal proposito l’allegato specifico (n. 1);

6. la diversificazione delle fonti di approvvigionamento idropotabile;7. il recupero energetico dagli impianti di depurazione di taglia più grande (maggiori ai 50.000

A.E.);8. l’avvio di studi di dettaglio sulle potenzialità idriche specifiche delle aree montane (progetto

sperimentale da condursi tramite convenzione tra Provincia di Parma e Università degliStudi di Parma);

9. l’avvio di studi sulla conservazione della risorsa idrica (progetto sperimentale da condursitramite una convenzione tra Provincia di Parma, Università degli Studi di Parma e Parcodei Cento Laghi);

10. l’uso idroelettrico sostenibile anche con il recupero di vecchi impianti presenti sui canali ocorsi d’acqua;

11. la separazione delle reti fognarie (reti separate, bianca e nera) andrà attentamente valutatasolo per gli areali di pianura e collina, tuttavia soprattutto nei casi di forte densità abitativa econ presenza di attività produttive. E’ diversamente sconsigliato nelle aree montane, salvoper i nuovi comparti produttivi e qualora se ne dimostri la convenienza tecnico-economicasia a livello costruttivo che gestionale.

12. l’educazione ambientale e la divulgazione per tutti i cittadini.

Nel dettaglio, le azioni da attivare, prioritarie e fondamentali, di carattere fognario-depurativo,contemplate dal presente Piano, risultano essere:

• l’armonizzazione e l’adeguamento dello stato di fatto con le disposizioni nazionali eregionali vigenti (si veda a tal proposito l’allegato specifico);

• la realizzazione degli schemi/ambiti infrastrutturali con specifiche relative tempistiche (sirimanda per i dettagli allo studio specifico depositato presso il Servizio Ambiente dellaProvincia di Parma): • A1: Parma Sud;• A2: Parma Sud-Est;• A3: Via Emilia;• A4: Salsomaggiore-Fidenza;

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• A5: Soragna-Busseto;• A6: Parma Nord-Ovest;• A7: Parma Nord-Est.

E’ da valutare dopo il 2016 l’estendimento dello schema A7 a Colorno e S. Polo di Torrile;inoltre gli schemi A6 e A7 possono rappresentare la naturale evoluzione e parzialedelocalizzazione degli impianti cittadini di depurazione Parma Est e Ovest. In questo modo,oltre a conseguire economie gestionali palpabili, si ridurranno anche le fonti di potenzialeinquinamento nelle aree più vulnerabili. Gli schemi proposti permettono poi di conseguirel’obiettivo di un maggior controllo sugli impianti a tutela del corpo ricettore, infatti sugliimpianti di taglia superiore ai 10.000 A.E. è prevista l’installazione di un sistema ditelecontrollo per alcuni parametri dello scarico, secondo gli indirizzi imposti e già applicatiall’impianto Parma Ovest, dalla Provincia di Parma;

• l’applicazione del trattamento di disinfezione secondo i dettami delle disposizioni nazionali,ma anche secondo quanto indicato al paragrafo 5.4.5 del presente documento.

Mentre le azioni da mettere in campo, prioritarie e fondamentali, di carattere acquedottistico,contemplate dal presente Piano, risultano essere:

1. l’aumento di almeno 1/3 dei volumi dei serbatoi di stoccaggio, nelle aree montane, entro il2016;

2. la realizzazione dell’interconnessione della rete Langhirano-Lesignano dè Bagni entro il2008;

3. il completamento dello schema Val Parma attraverso la centrale di captazione diLanghirano, entro il 2012;

4. la realizzazione di punti di approvvigionamento idropotabile da Taro e/o da Ceno per l’areadi Parma con realizzazione di serbatoi di compensazione di adeguato volume, nonché ilcompletamento della tangenziale acquedottistica di interconnessione tra S. Donato, Maroree Roncopascolo, con possibilità di collegamento finale con la rete gestita da ASCAA, versoTrecasali;

5. la riduzione delle perdite in rete;6. il miglioramento complessivo della qualità dell’acqua erogata;7. la previsione di una captazione di subalveo dal T. Baganza (circa all’altezza di Calestano),

e dall’Enza (Cerezzola) a servizio dell’hinterland di Parma;8. la possibilità di erogare acqua potabile dalla rete ASCAA, nei pressi di Busseto, alla bassa

piacentina, ovviamente previo accordo con la Provincia di Piacenza;9. l’interconnessione della rete di Parma con quella di Reggio Emilia entro il 2020, previo

accordo con la Provincia di Reggio Emilia;10. l’interconnessione con la rete lombarda (zona Casalmaggiore) dalla rete ASCAA, previo

accordo con la Regione Lombardia.

La realizzazione delle azioni previste ai punti 6, 7, 8 e 9 andrà attentamente valutata per ilprossimo decennio, sulla scorta dell’effettiva necessità e in funzione della disponibilità economica.

Previo esito favorevole di apposito studio di fattibilità per le valutazioni tecniche, ambientali edeconomiche del caso, si propongono all’interno del piano anche altri due interventi che prevedono:− la realizzazione di un collegamento a servizio dell’area Fidenza-Salsomaggiore Terme, con

derivazione da Ceno o dalla Diga di Mignano;− la realizzazione di mini invasi ad uso idropotabile con possibile applicazione dell’idroelettrico

dislocati nelle Valli Taro e Ceno.

Nell’ambito dei fanghi di depurazione si prevede la realizzazione di una rete provinciale di raccoltae trattamento finale dei fanghi tramite la localizzazione di uno o due siti da ubicarsi nelle periferie diParma e/o di Fidenza, tutto ciò al fine di fornire entro il 2010 una risoluzione razionale alleesigenze territoriali sia a livello pubblico che privato.

Per dare attuazione a quanto sopra, vengono elencate le azioni che seguono:

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1. sarà compito della Provincia, entro un anno dall’approvazione del presenteApprofondimento di Piano in materia di tutela delle acque, delimitare le aree omogenee perle precipitazioni intense, al fine del dimensionamento delle reti idrauliche minute e dellefognature;

2. spetterà alla Provincia, di concerto con l’Agenzia ATO, il completamento degli studi sullapotenzialità idrica della montagna, entro due anni dall’adozione dell’Approfondimento diPiano;

3. entro due anni dall’adozione, AATO e Provincia provvederanno al censimento e allageoreferenziazione di tutte le sorgenti, mentre entro tre anni dall’adozione, andrannodefinite, insieme anche ai gestori del SII, le salvaguardie, le riserve e la potenzialità dellesorgenti;

4. entro due anni dall’adozione, AATO, Gestori del SII e Provincia provvederanno a definire learee di salvaguardia delle prese di subalveo;

5. spetterà ad AATO e ai Gestori del SII predisporre, entro 2 anni dall’adozionedell’Approfondimento di Piano, gli studi di fattibilità delle nuove prese idropotabili, delle retie degli schemi pianificati;

6. la Provincia dovrà fornire gli indirizzi per la conservazione dei coefficienti udometrici neibacini di pianura, in rapporto all’erosione antropica, entro due anni dall’approvazionedell’Approfondimento di Piano;

7. entro un anno dall’approvazione del presente Approfondimento di Piano, AATO e i Gestoridel SII dovranno predisporre un programma di intervento per la gestione e il trattamentodelle acque di prima pioggia;

8. entro il 2008, AATO e i Gestori del SII dovranno predisporre un cronoprogramma per lafattibilità e realizzazione degli impianti di trattamento dei fanghi di depurazione;

9. spetterà alla Provincia, di concerto con i Gestori del SII, provvedere, entro la fine del 2008,alla messa in opera di sistemi di telecontrollo di alcuni parametri, su tutti gli scarichi deidepuratori urbani maggiori ai 10.000 A.E.; inoltre andrà proseguita, da parte di ARPA e deiGestori del SII, l’applicazione del protocollo metodologico dei controlli sugli scarichi degliimpianti di depurazione urbani uguali e superiori ai 2.000 A.E.;

10. AATO e i Gestori del SII provvederanno alla messa in atto del programma di contenimentodelle perdite in rete e della conservazione delle risorse, entro la fine del 2008;

11. il Consorzio della Bonifica P.se e la Società del Naviglio Taro provvederanno alla stesura diun programma per il contenimento delle perdite e di conservazione delle risorse delcomparto irriguo, entro un anno dall’approvazione dell’Approfondimento di Piano;

12. la provincia di Parma si impegna ad autorizzare, entro il 31.03.2008, il 100% delledomande di autorizzazione integrata ambientale (AIA) che contengono le misure per lariduzione dei consumi, anche idrici;

13. dovrà proseguire ad opera della Provincia e delle Guardie Ecologiche Volontarie il già attivoprogramma dei controlli sui nitrati;

14. entro 5 anni dall’adozione dell’Approfondimento di Piano, dovrà essere messo in atto ilprogramma per il contenimento dei consumi del comparto termale e la predisposizionedelle vasche di contenimento e diluizione, così come previsto dall’accordo termale;

15. andrà perseguito da subito, da parte di tutti, il contenimento dei consumi a livello civile;AATO e i Gestori del SII dovranno prevedere campagne di educazione ambientale,pubblicitarie e di divulgazione in tal senso;

16. l’Assessorato Agricoltura della Provincia, anche sulla scorta dei dati regionali, avrà ilcompito di individuare entro un anno dall’approvazione del presente Approfondimento diPiano, le aree ed i quantitativi d’acqua richiesti per determinate aree aventi colture tipiche eprati stabili, nevralgici per alcune produzioni d’eccellenza;

17. nelle aree di cui al precedente punto, la Regione e la Provincia individueranno specifichedisposizioni tecniche vincolanti, per la realizzazione dei pozzi ad uso irriguo;

18. attraverso programmi provinciali di educazione ambientale stesi anche in sinergia con altriEnti locali, Regione e Unione Europea, dovrà essere diffuso l’uso del mini-idroelettrico negliacquedotti con forte salto geodetico;

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19. sarà compito di AIPO e/o della Regione la predisposizione di un manuale operativo perl’utilizzazione plurima della cassa d’espansione del T. Parma e di un piano operativo dicontrollo della qualità dell’acqua dell’invaso con idonei sistemi di monitoraggio;

20. viene richiesta alla Regione Emilia-Romagna la stesura di precise disposizioni attraversole quali controllare l’approvvigionamento tramite captazioni, prevedendo l’obbligo ditrasmissione dei dati annuali sia ai Servizi Tecnici di Bacino che alla Provincia;

21. andrà perseguita, da parte della Provincia, di AATO e dei Gestori del SII, l’ottimizzazionedella progettualità degli interventi e delle strutture, con una ottica rivolta anche verso la fasegestionale;

22. la Provincia, AATO e i Gestori dovranno fare in modo che venga perseguita l’economia discala a livello provinciale, per gli acquisti, per le scorte, per i materiali: a tal fine andràprevisto un coordinamento tra tutti i gestori;

23. attraverso il lavoro di AATO e dei Gestori si dovrà pervenire ad un miglioramento dellacaptazione delle sorgenti e all’ottimizzazione di quelle già captate;

24. tramite l’impegno di tutti i portatori di interessi andrà pianificata una integrazione tra ilsistema produttivo e le infrastrutture pubbliche fognarie-depurative e acquedottistiche,operando primariamente nelle aree a più alta vulnerabilità e in quelle a più alta vocazioneproduttiva. A questo scopo i poli più rappresentativi sono individuati nei depuratori di Felino,Langhirano e Monticelli;

25. ad opera della Provincia e dei Consorzi irrigui spetta l’incentivazione e il recupero dei saltiidraulici nei canali, allo scopo idroelettrico;

26. la Provincia e AATO, con anche il supporto dell’Università degli Studi di Parma,promuoveranno azioni sperimentali sul territorio volte a valorizzare il tessuto produttivod’eccellenza armonizzandolo con il sistema infrastrutturale pubblico;

27. andrà perseguita ad opera della Regione, della Provincia e degli altri Enti locali, lariqualificazione dei corsi d’acqua, il recupero delle aree ex-demaniali, impedendo la venditadei terreni e l’edificazione nelle aree golenali;

28. la Provincia, AATO e i Gestori del SII si dovranno impegnare a creare un Parco Progettibasato su un’ottica integrata tale da permettere di accedere a finanziamenti pubblici,comunitari, statali e regionali;

29. attraverso gli strumenti urbanistici, non dovranno più essere permesse espansioniurbanistiche nelle aree di ricarica diretta degli acquiferi, senza una adeguata dotazione diinfrastrutture fognarie e acquedottistiche urbane. Attraverso gli stessi strumenti urbanistici,la Provincia e i Comuni si impegneranno ad evitare ulteriori espansioni, infatti se non inpochi casi giustificati, queste produrrebbero una riduzione degli areali agricoli e maggioricosti per la gestione e la realizzazione delle infrastrutture acquedottistiche, fognarie edepurative, per non parlare del maggiore coefficiente di deflusso e degrado ambientale siasotto l’aspetto climatico che energetico;

30. andrà perseguito il corretto uso degli oneri di urbanizzazione, per evitare ricarichi improprisulle tariffe del SII;

31. andrà programmato il recupero delle emergenze storico-culturali funzionali e/o collegateall’acqua;

32. la Provincia, AATO e i Gestori del SII dovranno prevedere un programma per la diffusionedei dati e dei quadri conoscitivi, ai cittadini e agli utenti. La Provincia fungerà dacoordinatore;

33. la Provincia, AATO e i Gestori del SII provvederanno ad un approfondimento sulledisposizioni afferenti al Piano di Indirizzo, in parte già steso.

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3. I PROGRAMMI DI MISURA ADOTTATI AL FINE DEL RAGGIUNGIMENTO DEGLIOBIETTIVI FISSATI

Al fine di raggiungere gli obiettivi qualitativi previsti dal decreto per i corsi d’acqua significativi e diinteresse sono già state individuate, dal Piano di Tutela delle Acque regionale, una serie di misure“regionali”, finalizzate al miglioramento delle acque sui corpi idrici, da applicare agli orizzontitemporali del 2008 e 2016, sulle modellazioni effettuate rappresentative dello stato attuale.Pertanto si rimanda al detto Piano per i necessari elementi conoscitivi, di seguito, d’altra parte,vengono dettagliate alcune misure sulle quali questa Amministrazione Provinciale ha ritenuto didover svolgere un approfondimento.Merita un approfondimento iniziale il tema della riqualificazione delle aree fluviali. La prevenzione del deterioramento della risorsa acqua è un obiettivo perseguibile unicamente se siopera un significativo miglioramento della qualità ambientale, in termini sia di integrità, che diperformance funzionale degli ecosistemi perifluviali. Il miglioramento dell’ambiente di pertinenzadei corsi d’acqua può avere significativi effetti sulla qualità del corso d’acqua stesso, sia dal puntodi vista della riduzione dei carichi inquinanti per fitodepurazione ed autodepurazione, con ilripristino ad esempio delle fasce tampone, sia dal punto di vista dell’attenuazione del rischioidraulico, con il miglioramento della capacità di laminazione delle piene. In quest’ottica, questaAmministrazione Provinciale ha affidato l’incarico, all’Università degli Studi di Parma, di eseguireuno “Studio sulla funzionalità ambientale delle aree golenali e degli argini del T. Baganza e il lororecupero”. Tale studio evidenzia il ruolo svolto nei processi di miglioramento della qualitàambientale dalle zone umide e dai nuclei naturaliformi residuali che occupano le golene. L’ambitodi studio, il cosiddetto “Sistema Baganza”, è stato scelto in quanto oggetto di numerose precedentiindagini svolte dall’Amministrazione Provinciale in merito agli aspetti qualitativi, idrologici,morfologici e climatologici. Attraverso la metodica acquisizione del notevole patrimonio conoscitivodisponibile si può predisporre la base informativa sullo stato ecologico del corso d’acqua da cuielaborare un Piano d’Azione finalizzato al recupero della qualità ambientale del sistema fluviale,oltre che ad elaborare un opportuno piano di monitoraggio degli interventi di recupero funzionali. Tale studio assumerebbe la connotazione di “studio pilota”, come base di partenza su cuisperimentare e successivamente estendere le pratiche di riqualificazione fluviale agli altri bacinicompresi nel territorio provinciale.L’elaborazione basata su parametri di diversa attinenza disciplinare (ecologici, naturalistici maanche economici e gestionali) è finalizzata all’individuazione di possibili interventi di recupero dellaqualità ambientale, con attenzione particolare ai fenomeni di dinamica e funzionalità ecologica efluviale. I punti critici sono individuati in ragione delle forzanti che vertono sul sistema fluviale e nealterano profondamente la funzionalità, sia da un punto di vista ecologico sia relativamente allerichieste di sicurezza idraulica, difesa del suolo, salvaguardia della risorsa e fruizione dell’ambitofluviale. Una tale rappresentazione complessiva della struttura e delle funzioni del Torrente Baganza vanel senso di dare applicazione agli indirizzi della Direttiva 2000/60/CE “Direttiva quadro sulleAcque” per cui tra gli Obiettivi ambientali viene stabilito che “(…) gli stati membri proteggono, migliorano e ripristinano tutti i corpi idrici superficiali (…) al fine diraggiungere un buono stato delle acque superficiali” (art.4, comma1, punto a) ii)).

3.1 Programmi di miglioramento previsti ai fini del raggiungimento dei singoli obiettividi qualità per le acque a specifica destinazione di cui al Titolo II Capo II delDecreto

Ai sensi dell’ex art. 6 comma 3 del D.Lgs. 152/99 e succ. mod., oggi art. 79 comma 3 del D.Lgs.152/06 parte Terza, la Regione, al fine di un costante miglioramento dell’ambiente idrico, stabiliscedei programmi per mantenere, ovvero per adeguare, la qualità delle acque a specifica destinazioneall’obiettivo di qualità, stabilito nell’Allegato 2 del Decreto.Al fine di assolvere gli obblighi comunitari e assicurare una più ampia divulgazione delleinformazioni sullo stato della qualità delle acque, la Regione trasmette, su supporto informatico

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(vista la direttiva 91/692/CEE sulla standardizzazione e la razionalizzazione delle relazioni relativeall’attuazione di talune direttive concernenti l’ambiente, vista la decisione della Commissioneeuropea 95/337/CEE che modifica la decisione 92/446/CEE concernente questionari relativi alledirettive del settore “acqua”) all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici(APAT) i dati conoscitivi, le informazioni e le relazioni relative all’attuazione del decreto 152/99,nonché le misure di miglioramento se le acque non risultano conformi alla designazione assegnata(D.M. del 18 settembre 2002).La Regione Emilia-Romagna con la legge 3/99, agli artt. 116, 117 e 118, ha delegato alle Provinceil rilevamento delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici, nonché la tenuta el’aggiornamento dell’elenco delle acque dolci superficiali.In particolare, di quanto di specifico interesse della nostra provincia, per le acque dolci idoneealla vita dei pesci, in attuazione alla direttiva 78/659/CEE e degli ex artt. 6, comma 3, e 10 e ss.del D. Lgs. 152/99 e successive modifiche ed integrazioni, la Regione trasmette alla APAT, aisensi del Settore 1 Parte C del D.M. 18/09/02, le informazioni ricevute dalle Province con lemodalità riportate nelle schede nn. 4, 4.1 e 4.2 (scheda 4 – individuazione del corpo idrico,monitoraggio e programmi di miglioramento - fiumi, scheda 4.1 - individuazione del corpo idrico,monitoraggio e programmi di miglioramento - laghi, scheda 4.2 -relazione triennale) con cadenzaannuale, per le schede nn. 4, 4.1 e triennale per la scheda n. 4.2.

3.2 Misure adottate ai sensi del Titolo III Capo I del DecretoPer preservare e/o migliorare dall’inquinamento le aree di cui all’art. 91 (“Aree sensibili”), art. 92(“Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”), art. 93 (“Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari ezone vulnerabili alla desertificazione”) e art. 94 (“Aree di salvaguardia delle acque superficiali esotterranee destinate al consumo umano”) del decreto D.Lgs. 152/06 Parte Terza, devono essereindividuate una serie di misure finalizzate al miglioramento delle acque da applicare, in termini discenario, agli orizzonti temporali del 2008 e 2016.Le azioni previste, in particolare, per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento nelle zonevulnerabili da nitrati di origine agricola e per la salvaguardia delle acque superficiali e sotterraneedestinate al consumo umano, sono indicate primariamente nelle Norme del Piano regionale esuccessivamente nelle specifiche ulteriori norme redatte a corredo di questo Piano provinciale.La normativa e le misure determinate per le aree sensibili sono descritte nel documento regionalee nelle specifiche norme dello stesso. Invece, per quanto riguarda le Zone vulnerabili da prodottifitosanitari, la Regione ad oggi non ha individuato nessuna area vulnerabile ma ha effettuato unaprima indagine conoscitiva con l’obiettivo di determinare i principali prodotti fitosanitari chepotenzialmente possono contaminare la risorsa idrica, in quelle porzioni di territorio dove possonoessere presenti situazioni compromettenti delle acque sotterranee.

3.3 Misure adottate ai sensi del Titolo III Capo II del DecretoPer una trattazione alla scala regionale, di maggiore dettaglio, in particolare per ciò che concernela previsione della domanda idrica e dei prelievi di acque superficiali e sotterranee al 2008 e al2016 in relazione alle tendenze evolutive attuali, si rimanda al capitolo 3.4 della relazione generaledel Piano di Tutela regionale.Tuttavia in questa trattazione del Piano in materia di tutela delle acque si è ritenuto di approfondirealcuni contenuti.

Le provate variazioni climatiche unitamente alla fragilità idro-geologica del territorio e ai sempremaggiori emungimenti della risorsa idrica hanno portato, in sede di pianificazione regionale delPresente Piano, alla definizione per la provincia di Parma di un deficit idrico complessivo nell’annomedio (tenuto conto di 1/3 del DMV) dell’ordine dei 25 Milioni di metri cubi.

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I corsi d'acqua appenninici, quali quelli del territorio parmense, presentano un regimespiccatamente torrentizio, con portate massime mensili nei periodi autunnali e forte riduzione deideflussi, fino a periodi di quasi secca, nei periodi estivi.Caratteristica rilevante è che i volumi principali di deflusso sono concentrati in perioditemporalmente limitati, per effetto in parte della prevalenza dei deflussi superficiali o ipodermicirispetto a quelli profondi, legati alla natura a matrice prevalentemente argillosa e pertantoscarsamente permeabile, di una grossa parte dei suoli compresi nell'area montana e collinare, inparte della particolare distribuzione spazio-temporale delle precipitazioni nonché della forteantropizzazione dei corsi d’acqua denaturalizzati e limitati a scorrere, spesso per effetto delleattività presenti sul territorio, in strette fasce di terreno, senza aree di naturale espansione econseguente laminazione. Ciò comporta un rapido deflusso delle acque da monte a valle conrelativa diminuzione della ricarica di falda e la mancata formazione di isolati invasi naturali lungo glialvei di acqua anche nei periodi estivi.Ne consegue che i deflussi naturali estivi nell'anno medio sono molto contenuti e ciò determinanotevoli problemi, sia di ordine quantitativo che qualitativo; questo accade tanto nelle aste chepresentano scarse portate naturali, quanto in quelle con deflussi residuali apprezzabili.Infine, il riproporsi periodicamente e con sempre maggior frequenza, come osservato negli ultimidue decenni, di annualità con decorsi particolarmente siccitosi, quali quelli che hannocontraddistinto i bienni 1987-1988, 1997-1998, 2002-2003 e l’estate 2006, comprova e rimarca unostato fortemente deficitario della disponibilità idrica nei mesi estivi su tutti i corsi d’acqua delterritorio parmense.

Alla luce di tali considerazioni di carattere generale, l’obiettivo del presente lavoro è quello divalutare ed indicare possibili soluzioni al deficit idrico determinato sui corsi d’acqua del territoriodella provincia di Parma in relazione agli sfruttamenti della risorsa e al rispetto del Minimo DeflussoVitale (DMV) così come disposto dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i. (ora D.Lgs. 152/06) e definito nel PianoRegionale di Tutela delle Acque, adottato con deliberazione di C.R. n. 22 dicembre 2004 eapprovato con atto di C.R. n. 40 del 21 dicembre 2005 (“…E’ inoltre opportuno incentivare unapolitica unitaria di gestione delle risorse idriche mirata all’utilizzo sostenibile dei corpi idrici, sia dalpunto di vista quantitativo che qualitativo, garantendo l’uso plurimo e il minimo deflusso vitale neicorpi idrici superficiali e limitando i prelievi da falda ai quantitativi consentiti con l’esigenza digarantire l’equilibrio del bilancio idrico.” Cap. 3.5 della Relazione Generale del Piano Regionale diTutela delle Acque).Il rispetto del DMV del corpo idrico unitamente al mantenimento della disponibilità della risorsa pergli usi specifici delle attività presenti sul territorio, con particolar riferimento all’uso irriguo, attivitàmaggiormente impattante sulla disponibilità della stessa, induce a prendere in considerazione gliinvasi artificiali a basso impatto ambientale quale valida risposta da approfondire e inserire nellapianificazione e progettazione territoriale.L’attuazione di opportune sinergie tra Enti e soggetti interessati (Regione, Provincia, Comuni,Consorzio di Bonifica e Consorzi Irrigui, ditte private) e, contestualmente, la programmazione epredisposizione di opere di mitigazione ambientale (casse d’espansione) e di specifici piani delleattività estrattive divengono il percorso e gli strumenti maggiormente sostenibili per ilconseguimento degli obiettivi di risparmio e conservazione della risorsa prefissati dal Piano diTutela.Il presente Piano ha, dunque, lo scopo di individuare quelle attività e quei progetti sostenibili da unpunto di vista economico che garantiscano sia un adeguato approvvigionamento idrico a serviziodelle attività irrigue, senza intaccare l’applicazione del Minimo Deflusso Vitale, sia una importanteprovvista a fronte dei periodi di maggior crisi idrica nonché una riserva parzialmente finalizzata allaricarica della falda nelle aree di conoide dei corsi d’acqua.Prerogativa fondamentale della pianificazione è proporre soluzioni volte a non aggravare ilterritorio di ulteriori costi ambientali, ma, piuttosto, aventi l’intento di riqualificare zone sottratte allearee golenali dando loro una valenza di estremo rilievo sia dal punto di vista idrologico chepaesaggistico e ambientale.

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Fondamentale, al fine di una adeguata determinazione su ogni corso d’acqua dei volumi dadestinarsi allo scopo prefissato, è, oltre al conteggio dei volumi sottratti agli usi dall’applicazionedel DMV, la valutazione delle effettive richieste al campo nei periodi estivi e i rispettivi areali irrigui.Le prime valutazioni di natura globale si sono basate sullo studio dei bilanci idrici effettuato nelPiano di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna. In esso, la schematizzazione irrigua èstata predisposta sulla base dei censimenti ISTAT pubblicati negli anni 1991 e 2001, che siriferiscono, rispettivamente, agli anni 1990 e 2000.All’interno del Piano Regionale di Tutela delle Acque si sono estratte, dai dati per comune fornitidal Censimento ISTAT '01, le superfici irrigate dei principali gruppi colturali; per ciascuno di questiè stata definita una idonea dotazione unitaria di base richiesta “alla coltura”, fissata in un 85% delladotazione ottimale; a tale scopo sono state considerate sia le indicazioni fornite dal Consorzio delCER, sia i quantitativi previsti nei Disciplinari di Produzione Integrata dell’Assessorato Agricoltura,Ambiente e Sviluppo Sostenibile della Regione Emilia-Romagna.Contestualmente sono state valutate, per ogni areale irriguo principale, le fonti di prelievosuperficiali principali e secondarie, i punti principali di presa, la superficie territoriale interessata, lastima della superficie media irrigata da approvvigionamenti consortili. Sulla base delle superfici e dei fabbisogni delle colture, considerando inoltre le perdite dovuteall’efficienza delle reti di scolo (che nei casi in oggetto si attesta fra il 50% ed il 55%) lo studiocondotto nell’ambito del supporto tecnico per l’elaborazione del Piano Regionale di Tutela delleAcque (Bilanci Idrici – Elaborato Relazione Generale) fornisce il volume richiesto dalle aziende alcampo e, conseguentemente alle perdite sopra citate, quello necessario alla sorgente.Alle valutazioni sopra descritte sono infine state aggiunte le considerazioni sugli effettidell’applicazione del DMV (tabella 1 – Valori di DMV per ciascun corso d’acqua; tratta daRelazione Generale Piano Regionale di Tutela delle Acque).

Valori di DMV per ciascun corso d’acqua

Corso d’acqua Toponimo Superficie sottesa(Km2)

DMV(m3/s)

F. Taro Lagassi (a valle imm. Gotra) 292.9 0.769F. Taro Immissione T. Mozzola 555.92 1.130F. Taro Immissione T. Ceno 1246.25 1.601F. Taro S. Quirico 1445.72 1.469F. Taro Foce in Po 2051.38 1.333T. Gotra Immissione in Taro 68.56 0.202T. Ceno Bardi 263.6 0.587T. Ceno Immissione in Taro 539.8 0.909T. Stirone Immissione in Taro 304.78 0.179T. Parma Imm. T. Parmossa a Capoponte 259.12 0.526T. Parma Langhirano 303.33 0.462T. Parma Pannocchia 323.34 0.476T. Parma Immissione T. Baganza 610.72 0.630T. Parma Colorno 734.5 0.667T. Parma Foce in Po 795.7 0.697T. Baganza Marzolara 129.05 0.188T. Baganza Immissione in Parma 224.07 0.197T. Enza Vetto 291.73 0.626T. Enza Cerezzola 456.74 0.758T. Enza Gazzano (a monte di S. Ilario) 649.21 0.696T. Enza Coenzo 728.09 0.703T. Enza Foce in Po 899.01 0.719T. Cedra Immissione in Enza 80.12 0.200T. Termina Immissione in Enza 77.15 0.053

Tab. 1 tratta dalla Relazione Generale PTA Regione Emilia-Romagna

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Secondo quanto riportato nello studio “Gestione siccità – Analisi di rischio” prodotto da ARPA I.A.quale attività connessa al PTA e in relazione a quanto osservato in fase di redazione del presentePiano Provinciale, l’applicazione completa del DMV (2016) produrrà un ulteriore contributo aldeficit già presente per effetto delle variazioni climatiche e delle attività antropiche.

In base a quanto esposto, risulta che durante il periodo estivo, alla chiusura del bacino montano, icorsi d’acqua della provincia di Parma manifestano carenze in termini di portate circolanti. Perovviare a tale inconveniente è necessario poter immagazzinare acqua durante i periodi didisponibilità idrica, per rilasciarla nel corso dei mesi estivi.Come riportato nella normativa del PTA, la Regione Emilia-Romagna ha affrontato leproblematiche relative al reperimento di risorse idriche nell’ambito della L.R. 14 aprile 2004 n° 7, laquale introduce la possibilità, attraverso i PTCP e sue varianti e PAE, di pianificare e localizzaredirettamente invasi finalizzati alla laminazione delle piene o al risparmio della risorsa idrica per usiplurimi, purché indicati nei piani di bacino e nei piani di tutela delle acque.

3.3.1 Programmi di gestione della siccitàGli obiettivi specifici si possono riassumere nei punti sotto elencati:1. disporre di volumi di stoccaggio di acqua da destinarsi all’uso irriguo per mitigare il deficit idrico

estivo e quale riserva compensativa del deficit indotto dall’applicazione del DMV;2. ottimizzare la ricarica di falda nelle aree di conoide a fronte di una riduzione dei deflussi

superficiali e dell’emungimento della falda per usi antropici;3. disporre opportuni volumi finalizzati al graduale rilascio per il mantenimento in alveo delle

portate minime stabilite, all’interno del Piano Regionale di Tutela delle Acque, per ciascuncorso d’acqua principale;

4. disporre di adeguati volumi di stoccaggio per le acque potabili oltre che provvedere ad unadiversificazione delle fonti di approvvigionamento;

5. migliorare l’efficienza delle sorgenti captate.

La realizzazione di invasi a basso impatto ambientale implica la disponibilità di una sufficienteriserva idrica in quota per irrigare le attuali superfici servite e permetterà di affrancare le astefluviali e le falde acquifere dai consistenti prelievi attuali, praticati soprattutto nei periodi di maggiorcarenza idrica.Ulteriore obiettivo da perseguire nella progettazione degli invasi, oltre alla utilizzazione delle acqueper uso plurimo, e quindi, per le numerose aziende agricole, è il conseguimento della certezzasulla disponibilità della risorsa e la riuscita economica delle scelte colturali adottate, e anche quellodi attuare l’importante azione di regimazione delle piene, grazie alla restituzione al corso d’acquadei volumi fino ad oggi sottratti alla naturale espansione dei torrenti e fiumi, con conseguentibenefici sul mantenimento del DMV e sulla ricarica delle falde.La necessità di coprire un deficit medio sulle acque superficiali di circa 26 Mm3 sull’intero territoriodella provincia di Parma da suddividersi nei diversi corsi d’acqua (bacino del Taro e Ceno, bacinodel Parma, bacino del Baganza, bacino dell’Enza e bacino dello Stirone) è stata la discriminanteessenziale anche per la scelta dell’ubicazione delle possibili aree da inserire nel Piano e dadestinare a bacini ad uso plurimo, nonché l’analisi dei rispettivi volumi in esse disponibili. Inrapporto con gli obiettivi prioritari di salvaguardia e gestione delle risorse idriche, nonché inun’ottica di sostenibilità delle scelte possibili, tenendo anche conto degli elevati costi direalizzazione e gestione degli invasi ad uso plurimo, si è strategicamente optato per privilegiarearee già destinate, o comunque destinabili in futuro prossimo, ad attività estrattive (la cuipianificazione è demandata al PIAE e ai PAE comunali).Il presente Programma ha come obiettivo interventi in grado di produrre benefici permanenti, che,oltre all’introduzione di nuove fonti di approvvigionamento e all’utilizzazione plurima delle acquestesse, si traducono nella interconnessione, rinnovo e riadeguamento sotto l’aspetto tecnologico efunzionale dei tratti di rete di adduzione per l’uso irriguo beneficiari delle acque accumulate negliinvasi (canali e opere idrauliche accessorie di collegamento).

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In accordo con le direttive nazionali e regionali, si prevedono alcune indicazioni/direttive progettualidi massima per la realizzazione di invasi ad usi plurimi ed il risparmio delle risorsa idrica:

1) l’ubicazione e la potenzialità degli invasi è stata preventivamente definita con i soggettipubblici interessati al loro sfruttamento (consorzi di bonifica, consorzi irrigui, ecc.) e verificatacon gli enti idraulici competenti e quelli territoriali interessati;

2) l’area interessata dovrà coinvolgere una superficie maggiore di quella strettamente prevista perl’invaso ed essere gestita da un progetto unitario di riqualificazione e sviluppo territoriale,anche e soprattutto con valenza prettamente naturalistica, che rapporti la nuova destinazioned’uso con i benefici ed i disagi previsti o prevedibili, nonché con i possibili scenari futuri;

3) l’approvazione e l’attuazione dei progetti unitari di cui al punto precedente dovrà sottostarealle disposizioni procedurali, tecniche e prescrittive di cui alla L.R. n. 17/91 e s.m.i. nel casoattuate attraverso attività estrattive, compreso l’espletamento delle procedure di VIAdisciplinate dalla L.R. n. 9/99 modif.;

4) la destinazione finale di tali invasi dovrà tenere conto del loro carattere pubblico, sia in terminidi utilità che di sfruttamento della risorsa idrica; in tal senso, il gestore, oltre ad acquisire ladisponibilità dell’area, dovrà farsi carico di acquisire tutte le autorizzazioni previste dall’attualenormativa di settore;

5) la potenzialità di invaso è stata calcolata, per quanto possibile, sia per soddisfare lenecessità del comparto irriguo sotteso che per garantire il deflusso minimo vitale dei corsid’acqua circostanti, nonché il mantenimento di un adeguato livello idrico nel bacino stesso, alfine di garantire la destinazione naturalistica dell’invaso.

6) impegno economico: la realizzazione degli invasi ottenibili attraverso le attività estrattive(comprendenti la realizzazione di eventuali argini, l’impermeabilizzazione, le opere idrauliche diconnessione degli invasi con la rete irrigua afferente) dovrà essere interamente a carico delsoggetto esecutore degli interventi estrattivi, senza oneri aggiuntivi per l’ente pubblico. Per leopere accessorie non coperte dall’attività estrattiva e, nel caso di invasi di provenienza diversada quella estrattiva, non coperte da compensazioni, mitigazione e/o riutilizzo di materialederivante dagli scavi, è auspicabile copertura finanziaria da fonti di finanziamento regionale ostatale, unitamente ad una partecipazione economica da parte dei soggetti interessati e fruitoridella risorsa.

7) tempi di realizzazione dei progetti: per le proposte inserite nel Piano provinciale chepotranno trovare attuazione tramite successiva programmazione delle attività estrattive (PIAE ePAE) appare opportuno, oltre che plausibile, prevedere l’attuazione di una prima serie di baciniad uso plurimo già a partire dal prossimo quinquennio (oltre all’utilizzo delle casse diespansione esistenti), con l’obiettivo comunque di attuarne la completa programmazione entroil 2016.

3.3.1.1 Le proposte

Premettendo che, nello specifico, il PTCP svolge compiti precipui di pianificazione e non diprogrammazione, vengono presentate nell’elaborato n. 2 “Monografia delle proposte di invasi aduso plurimo”, a supporto della presente Relazione Illustrativa come Approfondimento in materia ditutela delle acque, le schede sinottiche delle aree individuate quali potenziali invasi ad uso plurimoe a basso impatto ambientale previste per il territorio della provincia di Parma, nonché nella Tav.n.7 “Areali irrigui, zone di tutela e individuazione degli invasi per il deficit idrico”.Nella tabella a seguire sono riportare le proposte con il volume potenzialmente accumulabile e larispettiva destinazione d’uso (tabella 2).

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COMUNE LOCALITA'Potenzialità

di invaso(m3)

Possibilidestinazioni d’uso

degli invasi1 Busseto Loc. Piacentine

(cassa di laminazione Rigosa Nuova)395.000 irriguo

2 Busseto Lavezzoli(opera di compensazione Piacentine)

700.000 idraulico

3 Parma Quaresima 700.000 irriguo4 Parma La Torretta 800.000 irriguo5 Noceto Campagnola 1.000.000 irriguo6 Medesano Canale della Salute 3.000.000 DMV, irriguo7 Parma, Felino Casale di Felino

(cassa espansione T. Baganza)1.500.000 DMV e ricarica falda

8 Parma Molino di Malandriano (cassa espansione T. Parma)

6.000.000 DMV, ricarica faldae irriguo

9 Montechiarugolo Basilicanova 1.000.000 DMV, irriguo10 Lesignano Bagni, Traversetolo S. Maria del Piano 1.100.000 irriguo11 Traversetolo Scornavacca 1.000.000 DMV e ricarica

falda, irriguo12 Montechiarugolo S. Geminiano

(cassa espansione T. Enza)1.000.000 DMV, ricarica falda

13 Parma, Montechiarugolo Barghetto 800.000 irriguo14 Traversetolo Carbonizzo 500.000 DMV, ricarica falda

e irriguo15 Salsomaggiore Invasi aziendali

(già realizzati 10 microinvasi per un volumetotale di circa 75.000 mc)

75.000 irriguo

Totale volumepotenzialmente invasabile

19.570.000

Tab. 2 Elenco delle aree proposte

Gli invasi destinati all’uso irriguo dovranno prevedere anche la realizzazione di opportune opereidrauliche di collegamento alla rete irrigua esistente. Si è proceduto quindi ad una prima stimasommaria di quegli eventuali oneri relativi alle opere di cui sopra non coperti da disponibilitàderivanti da compensazioni, mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi:

COMUNE LOCALITA'Costi presunti per

collegamenti e opereaccessorie (€)

1 Busseto Loc. Piacentine (cassa di laminazione della Rigosa Nuova) 3.300.0002 Busseto Lavezzoli (opera di compensazione Piacentine)3 Parma Quaresima 700.0004 Parma La Torretta 106.3005 Noceto Campagnola 320.0006 Medesano Canale della Salute 1.600.0007 Parma, Felino Casale di Felino (cassa espansione T. Baganza)8 Parma Molino di Malandriano (cassa espansione T. Parma) 210.0009 Montechiarugolo Basilicanova 180.00010 Lesignano Bagni, Traversetolo S. Maria del Piano 270.00011 Traversetolo Scornavacca 160.00012 Montechiarugolo S. Geminiano (cassa espansione T. Enza)13 Parma, Montechiarugolo Barghetto 500.00014 Traversetolo Carbonizzo 700.00015 Salsomaggiore Invasi aziendali 530.000

Totale costo (€.) 8.576.300

Tab. 3 Riepilogo dei costi stimati per la realizzazione delle opere accessorie e dei collegamenti alla rete irrigua(esclusi iva e oneri sociali).

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Al fine di incrementare l’effettiva disponibilità di aree idonee e contestualmente ridurre i tempi e glioneri di attuazione delle presenti proposte, buona parte del lavoro si è basato sull raccolta delleinformazioni relative alle aree di cava già pianificate o proposte, potenzialmente indicate adassolvere alla funzioni di invaso ad uso plurimo e a basso impatto ambientale, in ragione delle lorodimensioni e collocazione rispetto al reticolo irriguo e/o idrografico esistente.L’aspetto tecnico idraulico dello studio ha quantificato i volumi invasabili nelle cave, in relazionealle quote del terreno, alle volumetrie di inerti potenzialmente estraibili, ai fabbisogni irrigui delcomprensorio servibile, al deficit idrico definito per i rispettivi corsi d’acqua anche in funzionedell’applicazione del DMV.I risultati testimoniano la fattibilità e l’indubbia utilità dell’impiego di tali bacini per accumuli di acquaa sostegno del comparto irriguo e del DMV.L’erogazione di tale volume, immagazzinato nei mesi invernali e primaverili, è previstopresumibilmente nei mesi tra metà giugno fino agli inizi di settembre, fatto salvo il manifestarsi diannate particolarmente siccitose che anticiperebbero lo stress idrico anche a maggio. Ilquantitativo di risorsa così stimato soddisfa il deficit idrico allo stato attuale quantificato dal PTA e ilmantenimento del Minimo Deflusso Vitale su tutti i corsi d’acqua del territorio.Tale sostegno al mantenimento della risorsa idrica e al contestuale soddisfacimento della richiestaspecie nelle attività agricole può, senza dubbio, avere ancor maggior riscontro se abbinato ad unaottimizzazione dell’efficienza della rete irrigua esistente, attualmente valutata, nel Piano Regionaledi Tutela delle Acque, pari a circa il 50%.L’analisi dei costi, indicativa, è una valutazione sommaria delle eventuali principali opere diadeguamento funzionale alla rete irrigua esistente: collegamenti idraulici, sistemi di regolazione emanovra, sistemi di sicurezza.Gli invasi saranno gestiti dai relativi consorzi irrigui e Consorzio di Bonifica Parmense purmantenendo una valenza di stampo pubblico. Discorso a parte è l’uso plurimo delle casse d’espansione (T. Parma, T. Enza), gestiteesclusivamente dalla sola autorità competente (AIPO), dove la necessità di far coesistere lostoccaggio di risorsa idrica per gli scopi proposti non deve ostacolare in alcun modo la funzioneprioritaria per la quale queste sono state progettate: la laminazione delle piene e la conseguentedifesa idraulica del territorio.Tale dualismo di intenti potrà essere conseguito mediante lo svolgimento di alcune fondamentaliattività:

1. analisi idrologica del corso d’acqua interessato con valutazioni sulla formazione epropagazione delle piene;

2. analisi delle caratteristiche strutturali delle casse e conseguente eventuale adeguamento dellemedesime all’uso plurimo: collegamenti idraulici, opere accessorie;

3. valutazione degli effetti di un prolungato stoccaggio di acqua sugli argini di contenimento;4. presenza sul territorio di una capillare e affidabile rete di monitoraggio pluviometrica e

idrometrica e un modello previsionale della formazione e propagazione delle piene fluviali alfine di poter gestire in tempo reale l’emergenza e prendere con tempestività le decisionioperative necessarie riguardo il governo delle casse d’espansione;

5. redazione di un Manuale Operativo che definisca nel minimo dettaglio le procedure da metterein atto in caso di allerte meteorologiche rilevanti o del manifestarsi di piene fluviali incombentida parte dell’Ente gestore delle casse (AIPO) o da parte di Enti specificatamente individuati eresponsabili;

6. condivisione politica e tecnica da parte di tutti i soggetti interessati.

Per quanto attiene agli aspetti idropotabili, gli stessi vengono trattati nei capitoli propri degli obiettiviprevisti sulle infrastrutture pubbliche.

In conclusione, diversi interventi (invasi, diversificazione approvvigionamento idropotabile,riduzione perdite, contenimento consumi) permetteranno di mantenere il bilancio idricomediamente conforme con i presunti valori attesi.

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3.3.2 Consumi dei vari settori e tendenzeDi seguito sono in sintesi riportate le tabelle semplificative proposte dalla Regione entro il proprioPTA, e che ad oggi si ritiene di poter condividere, per i settori civile, industriale e irriguo, sullepossibili evoluzioni dei fabbisogni idrici e dei relativi prelievi di acque superficiali e sotterranee,sulla base delle attuali tendenze evolutive della domanda, in assenza di specifiche politiche diintervento. In relazione alla modesta entità degli usi connessi alla zootecnia, inferiori di almeno unordine di grandezza rispetto agli altri settori, non vengono formulate ipotesi circa la loro evoluzionetemporale, risultando comunque plausibili, a livello regionale, modesti decrementi. Il bilancioattuale e di previsione è valutato, nel settore irriguo, con riferimento alle necessità dell'anno medio.Per quanto qui non riportato si rimanda al capitolo 3.4. della “Relazione generale” del PTAregionale.

Settore civile

Tab. 4 Popolazione residente e fabbisogni all’utenza al 2000, al 2008 e al 2016, estratto dal PTA regionale

Tab. 5 Fabbisogni alla fonte e prelievi di acque superficiali e sotterranee al 2000, al 2008 e al 2016, estratto dalPTA regionale

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Settore industriale

Tab. 6 Fabbisogni idrici e prelievi (Mm3/anno) connessi agli usi industriali al 2008 al 2016 in assenza di politichedi risparmio, estratto dal PTA regionale

Settore irriguo

Tab. 7 Stima delle superfici provinciali irrigate (in ha) al 2008 e 2016 in assenza e in presenza degli interventiinfrastrutturali programmati dai consorzi, estratto dal PTA regionale

3.3.3 Razionalizzazione risparmio e riutilizzoSono di seguito elencate e sinteticamente descritte le misure di razionalizzazione, risparmio eriutilizzo della risorsa idrica per i diversi settori proposte dal Piano regionale e condivise, quindi,per i conseguenti risultati conseguibili in termini di risparmio rispetto alle tendenze evolutive attualie i conseguenti consumi alle utenze e prelievi di acque superficiali e di falda previsti dalla Regionesi rimanda al documento del PTA regionale.Si ricorda che non vengono formulate ipotesi circa l'evoluzione temporale degli usi zootecnici, inquanto marginali e che, per l'industria, viene preso in esame il solo comparto manifatturiero.Di seguito sono sinteticamente illustrate, per i settori civile e industriale, le linee di azione e lemisure finalizzate al contenimento e alla razionalizzazione degli usi idrici, riportate per esteso nellarelazione regionale.

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Gli obiettivi delle misure di razionalizzazione e risparmio della risorsa idrica per il settore civilesono quelli di contenere i consumi all'utenza, di migliorare l'efficienza delle adduzioni e delle reti didistribuzione, nonché di razionalizzare i prelievi, con particolare riferimento alla necessità di ridurregli emungimenti dalle falde. Le misure individuate sono contenute nella seguente Tabella 8.Il Piano di Conservazione della Risorsa, che dovrà essere elaborato a cura dei Gestori del SII conil supporto e coordinamento delle Autorità d'Ambito, sulla base di indirizzi della Regione, costituiràil riferimento principale, indicante obiettivi, strategie, strumenti, misure e risorse per una correttagestione del ciclo idrico integrato a livello di ATO, potendo parzialmente interessare, in relazionealla frazione di forniture attuali e previste e agli scarichi produttivi trattati dai depuratori civili, ancheil settore industriale.

Tab. 8 Misure di risparmio per il settore civile

I risultati attesi delle azioni di risparmio comportano in particolare una riduzione delle dotazioniprocapite e un maggiore incremento dell'efficienza delle reti di adduzione e distribuzione rispettoalla situazione a politiche invariate.Con riferimento ai consumi procapite si osserva che per quelli domestici, valutati attualmente in170 l/residente/giorno (valore medio a livello regionale) vengono ritenute possibili riduzioni più cheapprezzabili, prevedendo di conseguire, per tali consumi, 160 l/residente/giorno al 2008 e 150l/residente giorno al 2016; apprezzabili diminuzioni percentuali si ritengono praticabili anche per gliusi extradomestici connessi alle utenze commerciali, dei servizi, delle istituzioni (anche se nonparticolarmente significative in termini di valori assoluti), in relazione alla notevole incidenza degliimpieghi igienico - sanitari (rubinetti e WC).Per quanto riguarda l'efficienza delle adduzioni e distribuzioni si ritengono plausibili sensibilimiglioramenti, in particolare nelle situazioni di attuale maggiore inefficienza o in concomitanza concriticità nel reperimento della risorsa o di una sua elevata onerosità. A livello regionale vengonoquindi ipotizzati rendimenti pari all'80% al 2008 e all'82% al 2016, con valori sensibilmentedifferenziati sulle diverse province e comunque mai inferiori all'80% (al 2016) sui singoli arealiprovinciali.

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Quali azioni infrastrutturali generali si pone attenzione, nelle aree montano - collinari (ma ancheper alcuni sistemi acquedottistici della pianura), alla necessità di un significativo potenziamentodella capacità di accumulo dei serbatoi di compenso, spesso esigua, attualmente anche per ilgrado di interconnessione delle diverse reti esistenti; inoltre, per la nostra provincia si reputaopportuno un sensibile incremento degli usi non estivi di acque di provenienza dagli affluentiappenninici, con un conseguente contenimento delle necessità di emungimento dalle falde. Sirimanda al capitolo 2.3 della presente Relazione Illustrativa per le azioni ritenute prioritarie per ilsettore.

Tab. 9 Fabbisogni alla fonte e prelievi al 2000 e previsioni al 2008 e al 2016 (Mm3/anno) con politiche diintervento e confronto in assenza di tali politiche, estratto dal PTA regionale.

Tab. 10 Possibili tendenze evolutive della domanda acquedottistica alle utenze, alla fonte e per i prelievi dallefalde, estratto dal PTA regionale.

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Per il settore industriale gli obiettivi delle misure sono quelli di contenere gli usi (con particolareriferimento agli emungimenti dalle falde), colmare le carenze conoscitive al riguardo (i dati prodotticirca gli impieghi sono attualmente in significativa parte il risultato di stime) e, sia pureindirettamente, ridurre l'inquinamento dei corpi idrici; con riferimento a quest'ultimo aspetto sievidenzia che a minori usi corrispondono, in relazione ai limiti tabellari per lo scarico, minori carichipotenzialmente sversati e, comunque, l'attenzione ai consumi concorda con una maggioresensibilità ambientale, prova ne è il rilascio delle Autorizzazioni Ambientali Integrate, che operanoproprio per la riduzione dei consumi e l’ottimizzazione dei processi. Le misure individuate sonofornite nella seguente Tabella 11.

Tab. 11 Misure di risparmio per il settore industriale

I risultati attesi delle azioni di risparmio sopra elencate sono stati quantificati ipotizzando ulterioricoefficienti di riduzione dei consumi specifici per unità di prodotto, relativamente alle diversetipologie di attività produttive, rispetto a quanto fatto nella stima dei fabbisogni attuali e della loroevoluzione al 2008 e al 2016. Si osserva che l'entità di tali coefficienti è stata valutataparametricamente, in relazione all'incidenza degli usi di raffreddamento e lavaggio, per i quali siritengono plausibili le maggiori opportunità di risparmio per le diverse tipologie di attività produttive,giungendo a stimare possibili riduzioni dei consumi variabili dall'8% al 19% al 2008 e pressochédoppie al 2016.Con riferimento alla realizzazione o al potenziamento di specifiche reti di distribuzione di acque peruso produttivo (acquedotti industriali), in effetti, queste non comportano direttamente una riduzionedei prelievi (che anzi a parità di volumi impiegati dalle utenze possono aumentare in relazioneall'inevitabile presenza di perdite nelle condotte di adduzione e distribuzione). Tali interventideterminano però un incentivo sull'utenza al contenimento dei consumi, in relazione alla loromisurazione e tariffazione; inoltre i prelievi sono "spostati" dall'ubicazione delle singole utenze alpunto di approvvigionamento dell'acquedotto, con la possibilità di impiegare fonti superficiali oanche (per certi usi) reflui depurativi, dove le falde risultano in sofferenza.Si raccomanda che nella progettazione delle aree produttive ecologicamente attrezzate (A.P.E.A.)previste dal PTCP si promuova la gestione integrata tra le aziende del ciclo delle acque diprocesso e di scarico, ai fini del risparmio idrico.

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Tab. 12 Fabbisogni idrici e prelievi (Mm3/anno) connessi agli usi industriali al 2000, al 2008 e al 2016

Tab. 13 Possibili tendenze evolutive della domanda manifatturiera e dei relativi prelievi dalle falde

Per il settore irriguo si evidenzia che nel Piano regionale viene qui considerata anchel'applicazione dei DMV alle derivazioni appenniniche, che non è una azione di indirizzo ma unvincolo normativo. Tale provvedimento produce una riduzione della disponibilità di acqueappenniniche che si ripercuote, almeno in parte, sugli emungimenti dalle falde, in relazione allacircostanza che le utenze più scarsamente approvvigionabili con acque superficiali, salvo limitatesituazioni di sofferenza delle colture, nei casi di disponibilità di uno o più pozzi prelevino dalle faldei quantitativi idrici necessari.Data la maggiore criticità del settore, sia in relazione alle situazioni di attuale insufficienza dirisorsa appenninica per diversi areali consortili dell'alta pianura, sia come conseguenzadell'imposizione dei DMV alle derivazioni appenniniche, che ridurranno ulteriormente econsiderevolmente i volumi prelevabili per gli usi irrigui, le azioni, le misure e gli effetti sonoesposti in maniera più dettagliata nella relazione generale del Piano regionale, mentre per le azioniritenute prioritarie per la Provincia si rimanda al capitolo 2.3 e all’approfondimento sugli invasi delcapitolo 3.3.1.1 della presente Relazione Illustrativa.

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Tab. 14 Tendenze evolutive e azioni rilevanti al 2008 e 2016 sugli impieghi idrici irrigui.

Tab. 15 Sintesi dei prelievi irrigui provinciali per i diversi orizzonti temporali (Mm3/anno)

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Tab. 16 Sintesi dell’evoluzione e dei possibili risparmi del settore

3.3.3.1 Riutilizzo irriguo dei reflui depuratiLa Regione ha già nel suo Piano valutato la fattibilità tecnica dell’utilizzo irriguo dei reflui depuratinegli impianti presenti in regione di potenzialità superiore ai 10.000 A.E.Attraverso una serie di considerazioni si è ricavato che, mediamente, la superficie territoriale –agricola necessaria per l’impianto dovrebbe essere compresa tra i 150 e i 280 ha in Emilia.Con l’ausilio delle CTR si è quindi valutata la disponibilità di un’area agricola, sufficientementeampia, localizzata nei pressi dell’impianto, asservibile preferibilmente a gravità o al più inpompaggio su aree comunque di pianura, eventualmente utilizzando come vettore un tratto di unoscolo preesistente, dal quale prelevare a valle tutto l’immesso e da qui partire con l’impianto inpressione.Per la stima sui singoli impianti si è considerato il volume giornaliero scaricato nel periodo estivo.Si è inoltre valutato se i singoli areali infrastrutturabili fossero posizionati o meno in zone di conoidecon situazioni di ricarica degli acquiferi in quanto, in tale condizione, le sostanze tradizionali(soprattutto N) presenti negli scarichi di origine civile e industriale, ma soprattutto quelle pericolosedi derivazione produttiva potrebbero, in parte, raggiungere le falde, dando qui luogo a fenomeni diulteriore inquinamento. La presenza di ricarica degli acquiferi di conoide risulta quindi peggiorativadell’opportunità di impianto, rendendo opportune, quantomeno, approfondite indagini sullecaratteristiche medie dei reflui impiegati e sulle nuove aziende manifatturiere allacciate.L’impianto di Fidenza era stato individuato dalla Regione Emilia-Romagna per la provincia diParma come impianto i cui reflui depurati potevano essere rivolti al riutilizzo irriguo, tuttaviaconsiderando cosa significa intervenire in tal senso sulla base della fattibilità e in considerazionedei seguenti elementi:• l’opportunità di impiego irriguo in funzione dell’areale irriguo del corpo ricettore dello scarico;• la possibilità di aumentare significativamente il livello di impiego attuale dei reflui;• il livello di compromissione delle aste fluviali principali ritenendo che se lo scarico avvienedirettamente su di esse o nelle immediate vicinanze (in termini di apporto idraulico) sarà maggiorela compromissione dell’asta e inoltre risulterà più alta la possibilità che porzioni elevate dei carichiraggiungano il Po e l’Adriatico

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si è valutato di optare per altri impianti quali quelli del Parma Est e del Parma Ovest a discapitodell’impianto di Fidenza, non ritenuto sufficientemente giustificato. Tali considerazioni sono anchesupportate da specifica richiesta dell’AATO. Con riferimento all’evoluzione del comparto irriguo, gli impianti prioritari si considerano strutturati,al 2016, al 50% della potenzialità indicata; si ritiene comunque indispensabile operare perraggiungere il maggiore impiego possibile dei volumi utilizzabili entro l'orizzonte temporale diriferimento (2016).

3.3.4 Produzione idroelettricaL’Amministrazione Provinciale di Parma, d’intesa con il Servizio Tecnico di Bacino, ha effettuatouna ricognizione in merito agli impianti idroelettrici presenti nel territorio. Dall’indagine è emerso che gli impianti attivi sono pari a 15 insiti nei territori dei comuni di Albareto,Bardi, Bedonia, Borgo Val di Taro, Corniglio, Monchio delle Corti, Tizzano Val Parma, Palanzano eTornolo.Dei 15 impianti suddetti 8 sono alimentati da “piccole derivazioni idriche” ed hanno una potenzacompresa da 13,70 kW a 540,10 kW per un totale di potenza degli impianti pari a 1718, 14 kW,così suddivisi:- ANZOLA – COMUNE DI BEDONIA: 13,70 kW;- CASALE DI ALBARETO – COMUNE DI ALBARETO: 70,39 kW;- GOTRINO – COMUNE DI ALBARETO: 89,50 kW- VALDENA – COMUNE DI BORGOTARO: 335,00 kW- PRADELLA – COMUNE DI BORGOTARO: 354,00 kW- COMUNE DI TORNOLO: 208,00 kW- ARCHETTO DI TIZZANO – COMUNE DI TIZZANO VAL PARMA: 107,45 kW- SANTA MARIA DEL TARO – COMUNE DI TORNOLO: 540,10 kW.dai quale è possibile ottenere una “produzione media attesa” di circa 10,31 GWh.

I rimanenti 7 impianti, alimentati dalle “grandi derivazioni idriche” hanno potenze che variano dai1307 kW ai 12000 kW per un totale di 29694,46 kW così suddivisi:- BOSCO DI CORNIGLIO – COMUNE DI CORNIGLIO: 1307 kW;- MARRA – COMUNE DI CORNIGLIO: 244,46 kW;- RIGOSO – COMUNE DI MONCHIO DELLE CORTI: 2000 kW- ISOLA – COMUNE DI PALANZANO: 12000 kW- SELVANIZZA – COMUNE DI PALANZANO: 5543 kW- RIMAGNA – COMUNE DI MONCHIO: 3100 kW- COMUNE DI BARDI: 5500 kW per una produzione media attesa pari a 178,18 GWh.

E’ stata poi svolta una prima indagine conoscitiva (un’indagine più approfondita verrà svolta nelredigendo Piano Energetico Provinciale), volte ad individuare in area montana siti che percaratteristiche proprie si prestano all’inserimento di impianti idroelettrici. Questi siti dopo un analisidi valutazione ambientale (prevista di legge), potranno essere approvati dall’AmministrazioneProvinciale quale Ente preposto per l’autorizzazione degli impianti di produzione energetica di cuial D. Lgs. 387/03 e Delega Regionale.Altre risorse molto importanti, in grado di fornire ulteriori potenzialità e produrre energia elettrica,sono quelle derivanti dai salti presenti nei canali di bonifica, tra l’altro già esistenti e già sfruttati perla produzione di energia elettrica mediante l’inserimento di turbine idrauliche. Altro apporto è dato dal possibile sfruttamento nelle reti acquedottistiche montane, dove spessoallo scopo di ridurre la pressione in rete (dovuta al dislivello geodetico), si sono inserite condottecon diametri minimi. Nell’ambito delle ristrutturazioni delle reti acquedottistiche per ridurre lepressioni andrà quindi opportunamente valutata l’ipotesi di condotte con diametro φ100 edinserimento di turbina.Essendo “L’energia idroelettrica ricavabile da acquedotto potabile” una risorsa con alte potenzialitàdi sfruttamento, il Gestore Montagna 2000 SPA ha provveduto alla redazione di un progetto per la

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realizzazione di un impianto per la produzione di energia da fonte idroelettrica, da realizzarsi suacquedotto esistente, in località Frasso (Borgo Val di Taro – Parma).I principali dati caratteristici dell’impianto sono:- Potenza media nominale di concessione: 133,28 kW- Potenza massima installata: 100,00 kW- Produzione media annua attesa: 624.408,00 kWh/annoIn riferimento ad esso l’Amministrazione Provinciale di Parma insieme a partner europei, è arrivataalla stesura di un progetto europeo - Bando EIE 2006 – atto alla promozione delle “best practices”energetiche.Tutte queste soluzioni garantiscono un eccellente bilancio energetico e nessuna compromissionedella qualità dell’acqua potabile.Per quanto esposto è necessario che si sviluppi una politica mirata alla realizzazione di centraliidroelettriche ad acqua potabile, alla riattivazione di impianti non più in servizio ed interventi perevitare l’abbandono di impianti attualmente in funzione, in quanto l’ottimizzazione energetica diqueste infrastrutture offre un contributo sostanziale all’approvvigionamento energetico.

3.4 Misure Titolo III Capo III del Decreto

3.4.1 Elenco agglomeratiLa definizione degli Agglomerati riveste un ruolo cruciale per stabilire le dotazioni impiantistichedepurative necessarie ad uno scarico di acque reflue urbane. La Direttiva 91/271/CEE - Articolo 2(4) fornisce la seguente Definizione di Agglomerato: “area in cui la popolazione e/o le attivitàeconomiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e ilconvogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento di acque reflue urbaneo verso un punto di scarico finale”.La prima definizione degli agglomerati ad opera di questa Provincia, del 2001/02, è stata effettuatain base al censimento delle Località ISTAT ‘91. Molte piccole località isolate sono state definitecome singoli agglomerati pur non avendone i requisiti. Per contro, nei casi di dimensioni maggiori(ad es.: Parma) si era proceduto in “maniera virtuale”, aggregando località distinte, non legate dainterconnessioni fognarie. Da questo si capisce come fosse necessaria una riorganizzazione degliagglomerati provinciali anche alla luce delle specificazioni e degli indirizzi forniti dalla ComunitàEuropea negli ultimi anni. A questo proposito uno sprone e un aiuto notevole è stata la DirettivaRegionale n° 1053, del giugno 2003, che ha contribuito a fare chiarezza sull’argomento,formalizzando i criteri interpretativi CE sugli agglomerati, e gli indirizzi per le piccole località,ponendo così le basi per una “Ridefinizione degli Agglomerati”.Ma una volta fissata la base teorica e criteriale su cui impostare tale revisione non ancora perquesto si era in grado di portarla a termine per la mancanza di un database aggiornato delleinfrastrutture fognario-depurative provinciali, che tenesse conto delle evoluzioni succedutesi nelcorso degli ultimi anni e delle interconnessioni programmate o in corso di realizzazione a breve.Per avere un quadro preciso della situazione si è posta la necessità di organizzare i dati in un“Catasto delle Fognature di acque reflue urbane”, per cui si è proceduto come segue:- a partire da giugno 2004 si è iniziata l’archiviazione sistematica delle informazioni contenutenegli atti cartacei inviati dai Comuni per il rinnovo delle autorizzazioni allo scarico;

- si è resa possibile l’estrazione di dati di interesse su: Scarichi, A.E., Trattamenti, … di modo dapoter gestire i dati così come è possibile fare con un normale database;

- si è associato il concetto di Agglomerato, fondamentale per stabilire la tipologia di trattamenti alloscarico.

Le condizioni dei limiti qualitativi allo scarico e del trattamento ruotano attorno al concetto di“Agglomerato”: le dimensioni dell’agglomerato determinano in massima parte le condizioni cuiassoggettare lo scarico, quindi le infrastrutture necessarie.

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Alla revisione degli agglomerati provinciali sono stati chiamati a partecipare i Comuni ed i GestoriSII in modo da potere accordarsi su una situazione condivisa nel rispetto delle norme e dei vincolifissati dalla Direttiva Regionale 1053/03. Gran parte delle verifiche effettuate ha riguardato lepiccole località (spesso in territorio montano) con scarichi:- di acque reflue domestiche < 50 A.E.;- sprovvisti di adeguato trattamento finale allo scarico, ma dotati di trattamenti individuali;- senza pozzi o sorgenti ad uso potabile nel raggio di 200 m.In altri casi si è proceduto all’analisi delle località servite da fognatura e alla possibilità diinterconnessioni fognarie, a volte già pianificate a livello provinciale e/o di Agenzia d’Ambito.In base a queste condizioni sono stati individuati (su un totale iniziale di 855 scarichi di acquereflue urbane) 265 Nuclei isolati /Case sparse (per un totale di 6.960 A.E.). La Gestione di taliNuclei Isolati è passata ai Comuni come previsto dalla Del. G.R. 1053/03.Per ogni Comune si è provveduto a redarre un Verbale in cui si sono tratte le conclusioni a seguitodell’istruttoria amministrativa portata avanti dall’Ufficio Acque della Provincia di Parma. Il risultatoal termine della revisione è stato il seguente:- 400 Agglomerati- 478 Scarichi terminali (617.900 A.E.)La modifica degli agglomerati è stata quindi ratificata con atto di G.P. n° 1361 del 15/12/2005.

3.4.2 Programma degli interventiNel corso dell’anno 2005 è sorta a livello dell’Amministrazione Regionale l’esigenza di verificare lostato di adempimento della Direttiva 91/271/CEE, specialmente per verificare l’adeguamento degliimpianti di depurazione fissato dal D.lgs 152/99 e s.m.i. con scadenza al 31/12/2005 ma anchedella Direttiva regionale 1053/2003, che ha stabilito i trattamenti appropriati per gli scarichi diAgglomerati inferiori a 2000 A.E. in funzione della classe di consistenza dell’agglomerato (0-50A.E., 50-200 A.E., 200-2000 A.E.). In generale, a livello di tutte le Province è emerso un sostanziale disallineamento tra le richiesteimpiantistiche di trattamento degli scarichi e gli interventi contenuti nel Programma Stralcio e nelPiano d’Ambito. A seguito di questa prima ricognizione portata avanti nel corso di incontri condottipresso la Regione Emilia Romagna, la stessa Regione ha inviato una Nota Informativa che,sostenuta proceduralmente dalle volontà espresse a livello di Direzione Ambiente della ComunitàEuropea, ha fornito un quadro di riferimento per l’adeguamento degli impianti, in particolareponendo l’accento sull’abbattimento di Fosforo (P) ed Azoto (N) per gli scarichi di maggioreconsistenza e fissando delle nuove scadenze per l’adeguamento degli impianti, in funzione dellepriorità individuate:

Agglomerati > 2000 A.E. trattamento secondario entro 2006Agglomerati 200 < C < 2000 A.E. trattamento appropriato entro 2008Agglomerati < 200 A.E. trattamento appropriato entro 2010

Abbattimento del FOSFORO: Agglomerati > 100.000 A.E. entro 2006 Agglomerati > 10.000 A.E. entro 2007

Abbattimento dell’AZOTO: Agglomerati > 100.000 A.E. entro 2008 Agglomerati > 20.000 A.E. entro 2016

Sulla base degli indirizzi contenuti nella Nota informativa regionale questa Provincia si è attivatapromuovendo una serie di incontri con i Gestori SII, l’Agenzia ATO ed i Comuni interessati alloscopo di concordare gli interventi da programmare località per località e scarico per scarico inmodo da avere un quadro generale degli adeguamenti infrastrutturali necessari per il trattamentodegli scarichi.Gli indirizzi forniti con la Nota informativa regionale sono stati confermati in modo definitivo con laDel. G.R. n° 2241 del 29/12/05 e nel PTA regionale, approvato con Delibera dell’AssembleaRegionale n° 40 del 21/12/05.Nel corso degli incontri coi 5 Gestori del SII e i rimanenti Comuni con gestione autonoma, si sonovalutate le condizioni d’adeguamento e stimati i costi degli interventi, controllando di volta in volta

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se gli stessi fossero già inseriti o meno nella pianificazione d’Ambito e/o nel Piano Stralcio.Quest’operazione non è stata del tutto agevole in quanto, mentre gli interventi già Pianificati nelsettore fognario avevano diverse finalità (realizzazione o ampliamenti di reti fognarie,adeguamenti, ristrutturazioni, potenziamento o realizzazione di nuovi depuratori), qui si tentava diestrapolare gli interventi mirati al trattamento degli scarichi, con riferimento all’abbattimentodell’azoto, del fosforo, e agli ulteriori adeguamenti previsti per i trattamenti appropriati. In ogni caso la presenza di un CATASTO degli scarichi di acque reflue urbane, già costituito edoperativo proprio grazie alla revisione generale già compiuta nel corso dell’aggiornamento degliagglomerati provinciali, è stato la base informativa su cui si sono impostate tutte le estrapolazionipossibili sugli scarichi ed il loro stato di adeguamento. Così sono state individuate tutte le situazioniancora in difetto di adeguamento suddivise per Agglomerati > 200 A.E. e per quelli < 200 A.E. per iquali gli interventi possono essere programmati fino al 2010. Particolare evidenza si è poi riservataagli scarichi localizzati nelle aree vulnerabili a sensibilità elevata, ed all’interno di queste, nelle areea maggior rischio per la ricarica degli acquiferi. Tali scarichi sono infatti soggetti a particolari normee restrizioni per i composti azotati come stabilito nell’Allegato 4 alle Norme di Attuazione del PianoTerritoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Parma approvato con Deliberadi Consiglio n. 71 del 25/07/2003 e successiva variante del dicembre 2007.Altre norme del PTCP riguardano l’adozione di Vasche di stoccaggio delle acque di Prima pioggiascaricate dai by-pass dei depuratori nelle zone vulnerabili a sensibilità attenuata ed elevata, daattuare entro il 2010. Il PTA regionale approvato a sua volta disciplina l’adozione di vasche diprima pioggia, prevedendo all’uopo in ciascun ambito provinciale l’elaborazione di uno specificopiano di indirizzo, basato sul minimo criterio di dotare di vasche di prima pioggia gliscaricatori/scarichi di reti fognarie unitarie che recapitano in Corpo Idrico Superficiale Significativo(CISSign) di agglomerati che presentano vaste aree urbanizzate con popolazione >20.000 A.E..L’obiettivo regionale prefissato è quello di concorrere all’abbattimento del 25% e del 50 % delcarico inquinante derivante dagli scaricatori di piena, rispettivamente al 2008 e al 2016.

A seguito dei pronunciamenti sugli obiettivi della Regione Emilia-Romagna, delle prorogheconfermate nell’atto regionale Del. G.R. 2241 del 29/12/05 e della pianificazione provinciale,questa Provincia ha proceduto alla programmazione degli interventi secondo le seguenti lineed’azione:- adeguamenti alla normativa dei trattamenti appropriati per gli impianti di depurazione al di sotto

dei 2000 A.E. e secondari per quelli superiori;- riduzione dei nutrienti Fosforo ed Azoto, in seguito alla classificazione CE di bacino afferente ad

area sensibile per il Bacino del Po;- adeguamento impianti ai limiti restrittivi sui composti azotati nelle aree vulnerabili a sensibilità

elevata, come stabilito nel PTCP;- vasche di prima pioggia: il Criterio adottato in prima istanza è stato quello di prevedere Vasche di

prima pioggia per: - scarichi >2000 A.E. ricarica degli Acquiferi C+A, B (entro il 2008);- scarichi di agglomerati > 20000 A.E. in area vulnerabile o in CISSign. (entro il 2010);

- riuso irriguo dei reflui per gli impianti previsti dal PTA (Impianti di Parma almeno 50% dellapotenzialità al 2016).

Sulla base di queste linee d’azione è stato elaborato un “Primo Programma di Interventi”:approvato dall’Agenzia ATO con Delibera assembleare del 29/12/05 e dalla Provincia conDeliberazione di Giunta n°28 del 19/01/06.Il Programma d’interventi così costituito sui sistemi di trattamento delle acque reflue urbane, per ipiccoli agglomerati (< 200 A.E.) e per i maggiori, include i vincoli sugli adeguamenti necessari perlegge ma anche gli adeguamenti indicati dalla Pianificazione Provinciale e, in mancanza del Pianodi indirizzo (previsto dalla Del. GR 286/05), prevede già alcune possibili installazioni di vasche diprima pioggia sulla base delle indicazioni del PTA regionale e del vigente PTCP. Gli interventi inProgramma costituiscono il quadro delle priorità per la redazione dei Piani d’Ambito a partire dal2008. I Progetti Preliminari degli interventi sono presentati in funzione delle priorità diadeguamento a partire dal 30/06/2006.

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Gli interventi di questo Programma possono però variare anche per l’effetto dell’entrata in vigoredel presente atto di pianificazione, in particolare per:- le modifiche delle norme di pianificazione provinciale (PTCP) sulle aree vulnerabili;- l’elaborazione del “Piano di Indirizzo” su Vasche di prima pioggia e scolmatori.Si tratta, infatti, di un “Primo Programma”, perché vi corrispondono le situazioni puntuali del settoredepurativo attualmente in difetto di adeguamento a stretti termini di legge, ma che non tiene contodei costi gestionali e di problemi di più ampio respiro. È necessaria per questo una pianificazionepiù attenta degli interventi, che tenga conto, certamente, degli adeguamenti necessari secondonormativa ma inquadri il tutto in una visione generale, ottimizzata, della gestione del servizio difognatura e depurazione, cioè una pianificazione di “alto livello”.

3.4.3 Schemi funzionaliIn una fase successiva all’elaborazione del Primo Programma di Intervento (approvatodall’Agenzia ATO il 29/12/05 con delibera Assembleare e dalla Provincia di Parma conDeliberazione di Giunta n°28 del 19/01/06), che ha individuato gli adeguamenti necessari epossibili compatibilmente agli stretti termini concessi dalla Regione per l’approvazione, si èpresentata l’esigenza di studiare più approfonditamente le opportune interconnessioni dei sistemifognario-depurativi che consentissero l’ottimizzazione delle risorse in relazione ai costi direalizzazione e di gestione per un organico sviluppo del Servizio Idrico Integrato in un ampioorizzonte temporale, prescindendo dai limiti amministrativi comunali dall’articolazione gestionaledel Servizio all’interno dell’Ambito provinciale, in altre parole perseguendo il così tanto invocatolivello industriale del S.I.I. e conseguire le dovute economie di scala. A tal proposito per i dettaglidegli schemi si veda lo studio “Redazione di proposta di misure e schemi funzionali con costi-benefici degli interventi da ricomprendere nel Piano Prov.le di Tutela delle Acque” (per meglio dire:da ricomprendere nell’Approfondimento in materia di tutela delle acque quale variante del PTCP),depositato presso il Servizio Ambiente della Provincia. In sintesi si veda la tabella che segue:

schema DescrizioneA1 Schema fognario depurativo Parma Sud: collettamento Tizzano, Lesignano (Mulazzano Ponte), Langhirano e

Felino Calestano (Marzolara) e Sala Baganza (San Vitale) con interconnessione del depuratore di Langhiranocon il collettore Torrecchiara-Pilastro e quindi al depuratore di Felino;

A2 Schema fognario depurativo Parma Sud-Est: collettamento Neviano, Bazzano, Lesignano, Santa Maria delPiano, Traversetolo Mamiano, Basilicanova, Basilicagoiano Montechiarugolo, Monticelli e realizzazione delnuovo depuratore a nord di Monticelli

A3 Schema fognario depurativo Via Emilia: completamento della rete fognaria depurativa esistente fino a ParolaNoceto, Fontanellato e Fontevivo, dismissione depuratore di Noceto con conseguente aumento potenzialitàdel depuratore di Case Massi

A4 Schema fognario depurativo Salso-Fidenza: - realizzazione di un tratto di collettore fognario dal depuratore di Salsomaggiore a Ponte Ghiara;- potenziamento del collettore fognario che collega Ponte Ghiara a Fidenza, inizio rete fognatura Fidenza

capoluogo;- potenziamento del depuratore di Fidenza al fine di incrementare la potenzialità da 50.000 a 100.000 A.E.

A5 Schema fognario depurativo Soragna-Busseto: dismissione del depuratore di Soragna e interconnessione deisistemi fognario-depurativi di Soragna e Busseto al depuratore di Busseto

A6 Schema fognario depurativo Parma Nord-Ovest: interconnessione reti di Torrile, Bezze, Rivarolo,Roncopascolo, Fiera, Eia, Baganzola, Vicomero, Viarolo, Ronco Campo Canneto, Trecasali, San Quirico eSissa; riduzione carico trattato dal depuratore Parma Ovest e realizzazione di un nuovo polo depurativo ingrado di trattare in futuro tutte le acque reflue del territorio a nord-ovest di Parma compreso tra il fiume Taro aovest il Torrente Parma a est

A7 Schema fognario depurativo Parma Nord-Est: collettamento espansioni comune di Parma, SPIP, San Polo diTorrile, Colorno, Mezzani e Sorbolo con realizzazione di un unico sistema depurativo dell’ambito Parma NordEst in località Malcantone e possibilità dopo il 2016 di eventuale dismissione degli impianti di depurazione diSan Polo, Colorno a seguito di un potenziamento del nuovo impianto di Malcantone

Tab. 17Meritano un richiamo, seppur non specificatamente inseriti entro questo specifico ambito di misure,gli schemi funzionali ed interventi territoriali del settore acquedottistico, riportati di seguito:

• Schemi acquedottistici prioritari inseriti nelle valutazioni economiche di piano

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Schema B – derivazione da acque superficiali di fiume Taro a monte di località Citerna ecollegamento mediante dorsale acquedottistica, supportata da adeguato serbatoio di stoccaggio amonte di Collecchio, alla tangenziale idrica di ParmaSchema Bbis – soluzione alternativa allo schema B, con differenziazione della presa sul torrenteCeno anziché sul fiume TaroSchema D – dorsale acquedottistica di collegamento centri urbani di Langhirano e LesignanoBagniSchema F – Tangenziale idrica di Parma collegata ai Campi Pozzi di San Donato, Marore, eRoncopascolo e alla nuova dorsale individuata dallo schema B (o in alternativa Bbis)

• Schemi acquedottistici non prioritari e non inseriti nelle valutazioni economiche di pianoSchema C – derivazione da torrente Baganza in località Marzolara e collegamento a schema dicollegamento B (Bbis) Schema E – derivazione da torrente Enza presso Traversa Cerezzola e collegamento a rete Eniadi Traversetolo • Schemi acquedottistici in fase di valutazione ambientale, tecnica ed economicaSchema A – derivazione da acque superficiali del torrente Ceno e collegamento alle retiASCAA/San Donnino Multiservizi/Salso Servizi Schema Abis – derivazione da invaso di Mignano (PC) e collegamento alle reti ASCAA/SanDonnino Multiservizi/Salso Servizi (soluzione alternativa allo schema A, previ opportuni accordicon i locali Enti territoriali di gestione)

• Collegamenti a reti acquedottistiche extra-provinciali (non inseriti nelle valutazioni economiche di piano)- collegamento rete ASCAA Busseto – rete provincia di Piacenza- collegamento rete ASCAA Colorno – rete provincia di Mantova (Casalmaggiore)- collegamento tangenziale idrica di Parma – rete provincia di Reggio Emilia (Sant’Ilario)

Inoltre si rammentano le Azioni prioritarie nel territorio montano della provincia di Parma:- raggiungimento per i serbatoi del volume pari a 1/3 del volume minimo richiesto, in linea con gli

standards regionali e nazionali- censimento delle sorgenti- individuazione delle cosiddette rocce serbatoio- riduzione del numero delle captazioni

Un ulteriore intervento riguardante il territorio montano in fase di valutazione ambientale,tecnica ed economica:- realizzazione di mini invasi ad uso idropotabile con possibile applicazione dell’idroelettrico.

3.4.3.1 Accordo di programmaPur in assenza di uno specifico Accordo di programma, la Provincia di Parma e AATO2 hannonegli scorsi anni concordato sulla realizzazione di specifici interventi connessi alla tutela dellarisorsa e alla manutenzione di opere sul territorio montano (Comuni di Bardi, Corniglio, Calestanoad esempio), mettendo a disposizione somme da AATO a Provincia e a Comune o utilizzandocontributi propri provinciali. E’ previsto l’avvio di un possibile Accordo di programma tra Agenzia di Ambito (a seguito anche deldestino della specifica Agenzia) e Provincia così come previsto dal comma 3 dell’art. 25ter dellaL.R. 25/1999. L’Accordo va da sé che risulta rilevante per contribuire all'attuazione di specificiinterventi connessi alla tutela e alla produzione delle risorse. In particolare, le attività sarannoesclusivamente finalizzate alla manutenzione ordinaria del territorio montano, intendendosi per taleil complesso di quegli interventi solitamente di piccola dimensione, caratterizzati dalla continuità eperiodicità dell'azione e volti al mantenimento della funzionalità degli elementi territoriali sia naturalisia di origine antropica.

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3.4.4 Programma metodologico dei controlliCon l’emanazione del Decreto Legislativo n° 152 del 11/5/99, successivamente modificato dalD.Lgs. 258 del 18/8/00, sono stati fissati nell’allegato 5 allo stesso decreto i controlli da effettuaresugli scarichi degli impianti di trattamento di acque reflue urbane sulla base della potenzialità deglistessi. Si sono così poste le basi per istituire un sistema di controlli sugli scarichi dei depuratori cheprevede l’intervento delle agenzie ARPA e dei Gestori del S.I.I.. La Regione Emilia-Romagna,tenendo conto della situazione regionale e consapevole di dover attivare la messa a regime delsistema in base alle strutture esistenti, in considerazione del fatto che l’implementazione delsistema comunque richiedeva l’attivazione di un certo numero di risorse (non tutte al momentodisponibili o così articolate sul territorio o in possesso degli strumenti necessari), harealisticamente preso in considerazione l’esigenza di graduare l’attuazione del sistema dei controlliprevedendo, per il raggiungimento di questo obiettivo, la possibile collaborazione di tutti gli attoriche vi contribuiscono. A tal fine la Regione ha emanato con Del. GR n° 1299 del 03/7/2001, laDirettiva che ha introdotto l’opportunità di sviluppare accordi tra i soggetti interessati al sistema deicontrolli nella formalizzazione di un Protocollo d’Intesa di cui la Provincia si fa promotrice. Inparticolare, al fine di promuovere un sistema di controlli efficace e rispondente ai dettati del decretola Delibera 1299/01 invita a perseguire la massima collaborazione fra le istituzioni pubblicheresponsabili delle attività di controllo ed i soggetti gestori degli impianti di trattamento delle acquereflue urbane, e in virtù della possibilità aperta dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i. che la frequenza minimadei controlli possa essere soddisfatta anche con campioni effettuati dal gestore dell’impianto,purché il gestore medesimo garantisca un sistema di rilevamento e trasmissione dei datiall’autorità di controllo ritenuto idoneo da quest’ultima, con prelievi regolari nel corso dell’anno, laDirettiva Regionale 1299/01 stabilisce, per i nuovi impianti di potenzialità compresa tra i 2.000 e15.000 A.E. e per quelli esistenti della prima classe tra 15.000 A.E. e 49.999 A.E. e della classesuperiore a 50.000 A.E., un piano dei campionamenti e dei controlli vincolato a certi requisiti diminima da garantire. In sostanza si prevede che la formazione del piano di campionamentoannuale in ragione dell’appartenenza dell’impianto alle diverse classi di consistenza (10.000 –49.999 A.E. / uguale o superiore a 50.000 A.E.), avvenga rispettivamente per la prima classerimandando ad accordi locali la definizione della percentuale di campioni da affidare al gestore –fermo restando che dovrà comunque essere inferiore al 100% – e per la classe superioreassegnando il 50% dei campioni al gestore ed il restante 50% all’ARPA. I campioni dei controlliprelevati dal gestore saranno comunque analizzati da ARPA. Il gestore come da disposizioni delD.Lgs. 152/99 e s.m.i. è vincolato a effettuare un numero di autocontrolli, in ingresso e allo scaricodell’impianto, almeno pari a quello fissato per i controlli.

La Provincia di Parma su questa base ha sviluppato un Protocollo d’intesa approvato con Deliberadi Giunta n° 233 del 14/3/2002 ed operativo sin dall’anno 2002 per gli impianti:

Denominazione Potenzialità A.E.Parma Ovest 160.000Parma Est 130.000 Fidenza 50.000Felino 50.000Salsomaggiore 27.000Langhirano 25.000Montechiarugolo 20.000Collecchio 20.000Busseto 18.000

Tab. 18

Il Piano dei Controlli è riassunto nella seguente tabella:

CONTROLLI AUTOCONTROLLIImpiantoPotenzialità (A.E.) ARPA (a)

(Tab. 1)ARPA (c)(Tab.3)*

(autocontrolli

scarico impianto)

(autocontrolli

ingresso impianto)

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(Tab. 1) (b)Parma ovest 24 6 24 24Parma Est 24 6 24 24Fidenza 24 6 24 24Felino 24 6 24 24Salsomaggiore 12 3 12 12Langhirano 12 3 12 12Montechiarugolo 12 3 12 12Collecchio 12 3 12 12Busseto 12 3 12 12

(a) + (b) : n. di campioni complessivo su cui viene espresso il giudizio di conformità;(c) : n. di campioni su cui viene valutato il rispetto dei valori limite di cui alla tabella 3; * i 6 o 3 campioni di questa colonna vengono ricompresi fra quelli effettuati per i controlli dei limiti delle Tab. 1; Tab. 19

Il Protocollo d’intesa è stato firmato così dai gestori interessati, che spesso coincidevano in quantotitolari delle autorizzazioni allo scarico degli impianti, e dai Sindaci dei Comuni interessati.Successivamente sono subentrati nella gestione le società incaricate del Servizio idrico integrato. Irisultati della sua applicazione, sulla base dei rilevamenti condotti dall’ARPA regionale tra tutte leProvince dell’Emilia-Romagna, possono essere considerati soddisfacente per la Provincia diParma.

La Regione però con la già citata (a proposito del Programmi d’Intervento) Delibera GR n°2241 del29/12/05 ha recentemente modificato la Delibera GR n° 1299/01 introducendo tra gli impianti dainserire nel Protocollo dei controlli tutti quelli della classe di potenzialità tra 2.000 e 9.999 A.E. epromuovendo l’affidamento e lo svolgimento di attività analitiche da parte dei gestori degli impiantial fine dei controlli.Il nuovo Protocollo d’intesa sarebbe quindi riferito agli scarichi degli impianti di trattamento delleacque reflue urbane di seguito riportati:

Denominazione impianto Agglomerato GestorePotenzialità

impianto(A.E.)

PARMA OVEST PARMA ENIA 160000PARMA EST PARMA ENIA 130000FELINO - San Michele Tiorre FELINO ENIA 50000FIDENZA FIDENZA San Donnino Multiservizi 50000SALSOMAGGIORE SALSOMAGGIORE Salso Servizi 30000LANGHIRANO - Cascinapiano LANGHIRANO ENIA 25000BUSSETO BUSSETO ASCAA 20000COLLECCHIO COLLECCHIO ENIA 20000MONTICELLI MONTECHIARUGOLO ENIA 20000FONTEVIVO- Case Massi FONTEVIVO-NOCETO ENIA 16000NOCETO - Via Torricelli FONTEVIVO-NOCETO ENIA 12000S. POLO di Torrile S. POLO - TORRILE ASCAA 12000MULAZZANO PONTE MULAZZANO PONTE ENIA 11000Mezzani inferiore Mezzani Comune di Mezzani (futura

gestione ENIA)11000

FONTANELLATO Fontanellato capol. ASCAA 9000FORNOVO-Riccò Fornovo-Riccò Comune di Fornovo 8300S. Secondo S. Secondo capol. ASCAA 8000BORGO VAL DI TARO BORGO VAL DI TARO Montagna 2000 7500Corcagnano PARMA ENIA 7500Sorbolo capoluogo A Sorbolo ENIA 7000Sala Baganza Sala B. capol. ENIA 6770

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Denominazione impianto Agglomerato GestorePotenzialità

impianto(A.E.)

Felegara - S.Andrea Felegara ENIA 6500Medesano Medesano ENIA 6500Lagrimone di Tizzano Lagrimone-Moragnano-

MadureraConsorzio Lagrimone

Ambiente6000

COLORNO sud Colorno ASCAA 5700BERCETO Berceto Montagna 2000 5000Traversetolo Traversetolo capol. ENIA 4500BEDONIA Bedonia Montagna 2000 4000CALESTANO Calestano ENIA 4000Tabiano Tabiano Salso Servizi 4000Parma-SPIP Parma-SPIP ENIA 3000Roccabianca Roccabianca capoluogo ASCAA 3000Sissa Sissa ASCAA 3000Soragna Soragna capol. ASCAA 3000COLORNO nord Colorno ASCAA 2800Baganzola-Cervara Baganzola-Cervara ENIA 2200Fitodepurazione di Torrile Torrile-Trecasali ASCAA 2000

Tab. 20

La Provincia di Parma ha promosso una serie di incontri (20/03/06, 07/11/06, 20/12/06) con i Gestoridel Servizio Idrico Integrato e ARPA (anche in relazione all’applicazione della disinfezione agliscarichi di acque reflue urbane), allo scopo di ridefinire compiutamente i contenuti del nuovo“Protocollo d’intesa per il controllo degli scarichi di acque reflue urbane” ex Del. G.R. 1299/01, vistigli indirizzi dettati dalla Del. G.R. 2241/05.Le novità infatti rispetto al Protocollo stipulato nel 2002 sono diverse:- la classificazione nel PTA regionale di tutto il bacino del Po come bacino drenante afferenteall’area sensibile Delta del Po ha introdotto dei programmi per adeguare i depuratoriall’abbattimento di azoto e fosforo e quindi per il rispetto dei limiti di Tabella 2 (Tabelle 1, 2, 3,dell’allegato 5 parte terza D.Lgs. 152/06, di seguito riferite come Tabelle 1, 2, 3);- la Del. G.R. n.2241/2005 ha introdotto la possibilità per il Gestore di concorrere all’effettuazionedelle analisi dei campioni prelevati per i controlli, purché lo stesso si avvalga di una struttura dilaboratorio di certificata qualità e accreditato;- soprattutto la Del. G.R. n.2241/2005 ha integrato gli indirizzi forniti dalla Del. G.R. n.1299/2001prevedendo di estendere i Protocolli d’intesa sui controlli anche agli impianti esistenti conpotenzialità tra 2.000 e 14.999 Abitanti Equivalenti (A.E.), precedentemente esclusi. In particolare, la crescita del numero degli impianti da considerare nel protocollo (da 10 a 37) equindi del numero di controlli ed autocontrolli da effettuare da parte di ARPA e dei Gestori avevanoinizialmente prospettato delle difficoltà tecnico-operative ed economiche (Gestori) per la pienaapplicazione del protocollo. L’accordo è stato via via raggiunto attraverso una approfondita analisidei termini del precedente protocollo e discutendo poi in particolare le nuove disposizioni e lepossibilità introdotte dalla Del. G.R. n.2241/05.

Si è così addivenuti ad una stesura definitiva del documento denominato “Protocollo d’intesa per ilcontrollo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane”, che contiene iseguenti punti salienti:

1. i soggetti interessati sono: la Provincia, quale autorità competente al coordinamento deicontrolli; la Sezione provinciale di ARPA, quale Organo di controllo; il gestore dell’impiantodi trattamento delle acque reflue urbane, in qualità di “Gestore del servizio idrico integrato”di cui all’art. 2 del decreto ovvero come attuale “Gestore del servizio pubblico”;

2. l’ambito di applicazione del Protocollo riguarda gli impianti di potenzialità superiore ai15.000 A.E., ovvero quelli di potenzialità tra 2.000 e 14.999 A.E.;

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3. l’attività di campionamento è suddivisa al 50% tra l’ARPA ed il Gestore per gli impianti dipotenzialità maggiore uguale a 50.000 A.E. e per quelli compresi tra 2.000 e 9.999 A.E.,mentre per quelli compresi tra 10.000 e 49.999 A.E. è affidata per il 25% ad ARPA e per il75% al Gestore;

4. l’attività di analisi dei campioni è suddivisa al 50% tra l’ARPA ed il Gestore per gli impiantidi potenzialità maggiore uguale a 15.000 A.E., mentre per quelli a potenzialità tra 2.000 e14.999 A.E. è affidata interamente ad ARPA;

5. le analisi per il rispetto della Tabella 2 sono da effettuare a seguito dall’adeguamento degliimpianti (nel rispetto delle scadenze previste) a partire dalla potenzialità di 10.000 A.E..

L’accordo è inoltre stato raggiunto, come casi particolari, per i seguenti impianti (vedi Tabellasopra):- depuratore di Soragna: escluso dal Protocollo, in quanto soggetto a Programma di

adeguamento ex Del.G.R. 2241/05 (prevista la sua completa dismissione per il collettamentodello scarico alla rete fognaria di Busseto), e soggetto, nelle more dell’adeguamento, al rispettodella tabella III della L.R. 7/83, non delle Tabelle 1, 2, 3;

- gestione dell’impianto di Mezzani: Enìa SpA ha dichiarato la propria disponibilità a subentrarenella Gestione del nuovo impianto. In questa fase l’impianto è gestito dal Comune;

- fitodepurazione di Torrile: escluso dal Protocollo, in quanto pur rispettando i limiti autorizzatidelle Tabelle 1 e 3, presenta varie particolarità tipiche della fitodepurazione ed è anch’essosoggetto a Programma di adeguamento ex Del.G.R. 2241/05;

- depuratore di Noceto: potenzialità 12.000 A.E. ma molto sovradimensionato rispetto allaportata in ingresso e, in previsione di una sua completa dismissione, si è convenuto diincluderlo nella classe di controlli di cui alla potenzialità di 2.000-9.999 A.E..

Il protocollo trova inoltre applicazione per i nuovi impianti di trattamento di potenzialità superiore a2000 A.E., alla data della loro entrata in esercizio.Gli impianti di trattamento di potenzialità inferiore a 2000 A.E. a servizio di agglomerati conpopolazione equivalente superiore a 2000 A.E., autorizzati al rispetto dei valori limite di emissionedell’Allegato 5 alla Parte Terza del D.Lgs. 152/06, o gli altri impianti di potenzialità inferiore ai 2000A.E., sono oggetto di un programma annuale di controllo definito dalla Provincia in accordo con lasezione ARPA territorialmente competente. Con deliberazione di Giunta Provinciale n. 1357 del 28/12/2006 si è infine approvato lo Schema diProtocollo d’intesa per il controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflueurbane, successivamente sottoposto alla firma di tutti i legali rappresentanti degli Enti/Organiindividuati quali Gestori degli impianti.Il Protocollo ha una durata prevista di tre anni a partire dall’anno 2007. L’accordo rimanecomunque valido fino a che non si provveda al suo rinnovo programmato o all’aggiornamento.

3.4.5 I trattamenti di disinfezioneCosì come richiamato entro l’allegato 5 della parte Terza del D.Lgs. 152/06, che riporta quanto giàindicato dall’ex D.Lgs. 152/99 e s.m.i., “Tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane,con potenzialità superiore ai 2.000 A.E., ad esclusione degli impianti di trattamento che applicanotecnologie depurative di tipo naturale quali la fitodepurazione e il lagunaggio, dovranno esseredotati di un trattamento di disinfezione da utilizzarsi in caso di eventuali emergenze relative asituazioni di rischio sanitario ovvero per garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualitàambientali o gli usi in atto del corpo idrico ricettore”.Salvo diversa regolamentazione nazionale e/o regionale il limite massimo da fissarsi entro l’atto diautorizzazione e da rispettare per il parametro Escherichia coli non può essere superiore a 5.000UFC/100ml. Alla luce di quanto sopra, la Provincia ha ritenuto opportuno coinvolgere sul tema i Gestori delServizio Idrico Integrato e i rappresentanti dei vari distretti provinciali dell’ARPA, delle AUSL el’AATO.

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Il DIPARTIMENTO DI SANITA’ PUBBLICA quale Ente competente della materia esprime unospecifico parere in merito. Nel dettaglio si legge “…Posto che le situazioni di emergenza sanitariaverranno gestite nel caso fornendo specifiche indicazioni, la valutazione di questo Dipartimentoriguarda specificamente gli aspetti di tutela della salute legati alle condizioni e agli usi attuali deirecettori, tenuto anche conto degli obiettivi di conservazione e risanamento in corso di definizionenel P.T.A., e cioè:a. tutela delle captazioni idropotabili superficiali e di sub-alveo;b. tutela della balneazione.

Pertanto la proposta che si legge è la seguente:“1. Si condivide l’impostazione che prevede una disinfezione continua, tuttavia estesa a tutto l’arcodell’anno, degli scarichi recapitanti in recettori relativi ai bacini idrografici dei fiumi Taro-Ceno,Parma, Baganza e Enza, posti a monte dei punti critici di captazione idropotabile (per i quali visono evidenze di inquinamento microbiologico), identificati in:- Fiume Taro-Ceno: pozzi di Medesano;- Torrente Parma: pozzi di Langhirano (circa all’altezza del campo sportivo)- Torrente Baganza: pozzi di S. Vitale Baganza- Fiume Enza: pozzi di VignaleQuesta soluzione riguarda gli impianti di dimensioni comprese tra i 2.000 e i 50.000 A.E..

2. Per quanto riguarda la disinfezione degli scarichi di impianti nella cui rete fognaria recapitanoscarichi di strutture ospedaliere, tenuto conto che a parte il caso di Borgo Val di Taro che rientracomunque nel criterio precedente, si tratta di scarichi di grossi impianti di depurazione superiori ai50.000 A.E. (Parma e Fidenza) che forniscono grossi apporti idrici ai recettori, la disinfezione ènecessaria in quanto soddisferebbero un criterio più generale di contenimento dell’inquinamentomicrobiologico proveniente da gran parte della rete fognaria provinciale, che riceve anchenumerosi scarichi “assimilabili” a quelli ospedalieri (casa di cura, laboratori microbiologici ecc.). Perquesto appare più razionale concentrare la disinfezione nel terminale depurativo (pur mantenendogli obblighi di disinfezione per le grandi strutture, se previsti da leggi ambientali), anche per lapossibile interferenza di una clorazione in rete, grossolana e difficilmente controllabile, nei confrontidel funzionamento biologico dell’impianto di depurazione terminale.

Si legge ancora:“3. La scelta delle modalità di disinfezione spetta all’Ente gestore sulla base dei criteri indicati nelD.Lgs. 152/2006:- semplicità di manutenzione e gestione- flessibilità nei confronti di variazioni di carico idraulico e organico- minimizzazione dei costi

Tuttavia, per queste ragioni, si concorda sull’opportunità di non utilizzare la disinfezione conipoclorito di sodio, valutando costi, efficacia e maneggiabilità della clorazione con biossido di cloroo acido peracetico, anche perché consentirebbero di evitare la formazione di cloroderivati organici.Occorre tuttavia garantire progettualmente una concentrazione di disinfettante per un tempoadeguato alla inattivazione dei virus più resistenti come Enterovirus ed Epatite A.

4. Riguardo agli impianti di piccole dimensioni (inferiori ai 2.000 A.E.), per i quali il D.Lgs. 152/06non prevede la disinfezione, si deve tenere conto dei vantaggi complessivi che possono derivaredalla disinfezione in casi in cui il volume di acque trattate è presumibilmente piccolo rispetto aicarichi organici diffusi che non subiscono trattamenti (zona montana e collinare) e/o ai casi direcapito in recettori che attualmente versano in uno stato di cattiva qualità (pianura).La proposta che ci pare più ragionevole è dunque quella di avviare una sperimentazionecontrollata a campione rappresentativo, che potrebbe prevedere anche impianti mobili didisinfezione, privilegiando il periodo estivo….. In questo progetto possono essere inseriti anchealcuni impianti inferiori ai 500 A.E.”.

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Da questa prima verifica sembrava che i possibili impianti di depurazione urbana (di potenzialitàmaggiore ai 2.000 A.E.) i cui scarichi avrebbero dovuto essere sottoposti a trattamento didisinfezione, secondo il parere di cui in precedenza, sarebbero stati i seguenti:

Denominazione impiantoPARMA OVESTPARMA ESTFIDENZAMULAZZANO PONTECALESTANOFELEGARA - S.AndreaFORNOVO-RiccòBERCETOBORGO VAL DI TAROBEDONIATRAVERSETOLOLAGRIMONE di Tizzano

Tuttavia, a seguito della Conferenza di pianificazione del PPTA e dell’adozione dello stesso, ilConsiglio Provinciale ha ritenuto opportuno avviare uno specifico Tavolo di approfondimento sulladisinfezione degli scarichi dei depuratori urbani. Alla luce di detto Tavolo, conclusosi il 20.04.07, gliEnti coinvolti (Servizio Ambiente dell’Amm. Prov.le di Parma, AATO 2, ARPA, AUSL e Gestori delS.I.I.) hanno concordato di ritenere necessaria la disinfezione degli scarichi dei seguenti impianti didepurazione:

Denominazione impiantoPARMA OVESTPARMA ESTFIDENZACALESTANOFELEGARA - S.AndreaFORNOVO-RiccòBORGO VAL DI TARO

riproponendosi altresì di avviare la sperimentazione presso alcune realtà da specificaresuccessivamente.

3.5 Misure ritenute necessarie al fine di soddisfare gli obiettivi ambientali definiti per ilcontenimento dell’inquinamento da carico diffuso

Nel PTA regionale è evidenziata la necessità di misure supplementari al fine di soddisfare gliobiettivi ambientali definiti, con particolare riguardo all’impatto dovuto all’inquinamento diffuso.La riduzione dell’inquinamento dei corsi d’acqua dovuto allo spandimento sul suolo di sostanzeinquinanti, imputabili per gran parte alle pratiche agricole e zootecniche, viene perseguita medianteazioni che riguardano sia la disciplina delle suddette pratiche e dello spandimento di liquami efanghi di depurazione, come anche l’individuazione delle aree a maggiore vulnerabilità el’inserimento di fasce tampone a protezione soprattutto del reticolo naturale e di bonifica.

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Per il contenimento dell’inquinamento da carichi diffusi, la Regione Emilia-Romagna ha emanato laL.R. n. 4 del 06/03/2007 (Adeguamenti normativi in materia ambientale) che ha abrogato la L.R.50/95 (Disciplina dello spandimento sul suolo dei liquami provenienti da insediamenti zootecnici edello stoccaggio degli affluenti di allevamento), in cui viene confermata la competenza delleProvince per quanto attiene le funzioni amministrative connesse all’utilizzazione agronomica deglieffluenti di allevamento e delle acque reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziendeagro-alimentari. Inoltre, con Del. C.R. n. 96 del 16/01/2007, in attuazione della Direttiva “Nitrati”91/676/CE e del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 07/04/2006, è statoapprovato il Piano d’azione per le zone vulnerabili ai nitrati da fonti agricole (PAN) che si applicaanche nelle zone non vulnerabili e ridefinisce la disciplina per lo stoccaggio e il riutilizzoagronomico dei reflui zootecnici sostituendo a tutti gli effetti il quadro normativo in precedenzadefinito dalla L.R. 50/95 e dalla Del. C.R. n. 570/97. Tutto quanto sopra esposto è stato approvato dalla Provincia di Parma con Delibera di G.P. n. 612del 07/08/2007.Ai sensi del Programma di Azione Nitrati sono tenute a presentare comunicazione alla Provincia leaziende zootecniche con produzione di azoto al campo superiore ai 3.000 Kg/anno, ovvero a 1.000Kg/anno se ricadenti in zone vulnerabili all’inquinamento dei nitrati. In recepimento del D.Lgs.152/06 “Testo Unico in materia ambientale”, per tutti gli allevamenti non soggetti ad AutorizzazioneIntegrata Ambientale (AIA) le disposizioni contenute nel provvedimento sono rese di obbligatoriaapplicazione a fare data dall’01/03/2009. Nel periodo transitorio vengono applicate le seguentidisposizioni:

− tutte le aziende zootecniche che entrano in attività o che attuano ampliamenti strutturaliimplicanti un cambiamento nella consistenza dei capi nel periodo transitorio, aventi unaproduzione annua di azoto al campo superiore alla soglia entro la quale è previstol’esonero, sono tenute a presentare comunicazione ai sensi del Programma d’AzioneNitrati;

− tutti gli allevamenti suini che non beneficiano dell’esonero sono tenuti a presentarecomunicazione ai sensi del Programma d’Azione Nitrati entro il 31/10/2008;

− tutti gli allevamenti bovini che non beneficiano dell’esonero sono tenuti a presentarecomunicazione ai sensi del Programma d’Azione Nitrati entro il 31/12/2008.

Con la stessa Delibera di G.P. n. 612/07 è stata approvata la Nuova Carta Provinciale degliSpandimenti comprendente la Carta Provinciale degli Spandimenti di Liquami Zootecnici e la CartaProvinciale degli Spandimenti dei Fanghi da Depurazione. La Carta, realizzata anche in funzione della riperimetrazione della Carta della Vulnerabilità degliAcquiferi, già inserita nel presente Piano, suddivide il territorio in tre classi: zone di divieto dispandimento, zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola e zone non vulnerabili.Nelle zone vulnerabili lo spandimento sul suolo agricolo dei liquami zootecnici e dei fanghi didepurazione è consentito per un apporto massimo di azoto pari a 170 Kg per ettaro per anno.Nelle zone non vulnerabili tale limite è invece stabilito in 340 Kg per ettaro per anno. Lezonizzazioni riportate nella Carta, con i relativi limiti quantitativi, costituiscono base di riferimentoper il rilascio, da parte della Provincia, delle autorizzazioni allo spandimento ai sensi dellanormativa regionale.

Rientra nella disciplina relativa al contenimento dell’inquinamento da carico diffuso il Codice diBuona pratica Agricola, il cui obiettivo principale è quello di contribuire, anche a livello generale, arealizzare la maggior protezione di tutte le acque dall’inquinamento da nitrati riducendo l’impattoambientale dell’attività agricola attraverso una più attenta gestione del bilancio dell’azoto.

E’ appurato, inoltre, che per ridurre la quantità di inquinanti vettoriali è possibile incrementare lacapacità auto-depurativa del corso d’acqua. Ciò può essere ottenuto mediante azioni diriqualificazione fluviale mirate in particolare al recupero della naturalità vegetativa delle areespondali. Il re-inserimento o l’ampliamento delle fasce tampone, filari arborati piantati lungo le asteidrografiche, permette di limitare il deflusso superficiale e ipodermico, verso le acque, di alcuniinquinanti principalmente di provenienza agricola, favorendo l’abbattimento degli inquinanti, in

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particolare quelli veicolati dai fenomeni di ruscellamento superficiale mediante processi qualiassorbimento, sedimentazione, rimozione. E’ da aggiungere che, a questa funzione, si unisconoaltre funzioni ambientali come la creazione di nuovi habitat per le specie selvatiche e la valenzapaesaggistico – ricreativa.In tale contesto si inserisce nuovamente lo studio, affidato all’Università degli studi di Parma, sullafunzionalità ambientale delle aree golenali e degli argini del T. Baganza e sul loro recupero. Comegià evidenziato in precedenza (introduzione capitolo 5), tale analisi e successive proposteprogettuali sono rivolte inizialmente al bacino pilota del T. Baganza, con la volontà, però, diestendere all’intero territorio parmense le pratiche di recupero risultanti. Sarà inoltre necessarioporre particolare attenzione al recupero del reticolo naturale minore, su cui si ripercuote in manierasostanziale l’inquinamento dovuto ai carichi diffusi di origine agricola.

Nel quadro generale si inserisce anche la disciplina in materia di utilizzo agronomico dei fanghi didepurazione.

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4. PRIME INDICAZIONI DEL PIANO DI INDIRIZZO

Vengono di seguito richiamati alcuni passaggi già disciplinati dalle disposizioni regionali vigenti,prima fra tutte la direttiva regionale approvata con delibera di G.R. 286/2005 a cui fanno seguito lespecifiche linee guida, approvate con Delibera Regionale n. 1860 del 17/12/2006, di taglio piùprettamente tecnico.

4.1 Indicazioni metodologiche e tecniche sulla scelta e progettazione dei sistemi didrenaggio urbani per il contenimento dell’inquinamento delle acque di primapioggia

4.1.1 I sistemi di drenaggio urbanoI sistemi di drenaggio urbano sono generalmente classificati in:• sistemi unitari;• sistemi separati.Nei primi le acque reflue provenienti da scarichi civili ed industriali vengono raccolte e convogliateassieme alle acque meteoriche, nei secondi esse dispongono di un sistema a se’ stante.Il dimensionamento dei sistemi unitari dipende per la scelta delle sezioni dalle massime portatemeteoriche, per quella delle pendenze dal dover garantire velocità di scorrimento adeguate alleportate reflue (indicativamente ≥ 0,4 m/s), le quali, in genere, assommano a qualche puntopercentuale di quelle meteoriche. Per contenere la dimensione dei condotti essi vengono dotati discolmatori di piena, i quali provvedono ad inviare ai corpi ricettori più vicini le portate sfiorate nonappena si raggiungono concentrazioni di inquinanti adeguate a soddisfare le esigenze antagonistedi rispetto ambientale e di efficienza di funzionamento degli impianti di trattamento.Tradizionalmente si è fatto riferimento ad un grado di diluizione pari a 3÷5 rispetto alla portatareflua media sulle 24 ore (in un’ottica ancora legata al controllo delle caratteristiche dell’effluente,mentre le più recenti tendenze vanno verso il rispetto di valori limite assegnati in seno alricevente).Nei sistemi separati i condotti che convogliano le acque meteoriche hanno, a parità di bacino,dimensioni pressoché identiche a quelli di una rete unitaria, mentre i condotti della parallela rete dicollettamento dei reflui hanno dimensioni in generale assai inferiori, e comportano l’adozione deimateriali di maggiore pregio. Le ridotte sezioni e l’assenza di autopulizia in occasione degli eventimeteorici rendono talvolta difficile evitare la sedimentazione delle sostanze trasportate, soprattuttodei rami periferici. L’eventuale adozione di dispositivi di cacciata deve tassativamente essereassociata ad adeguata manutenzione, per non risultare inefficace, se non controproducente.In passato era lecito che nei sistemi separati la rete per le acque meteoriche recapitassedirettamente nei ricettori, mentre oggi le forti concentrazioni di solidi e di inquinanti presenti nelleprime piogge per dilavamento delle superfici urbane impongono il trattamento anche di questeportate.L’esperienza ha poi mostrato come i benefici attesi dalla realizzazione di una rete separata per leacque reflue possano spesso essere compromessi da imperfezioni di tenuta con conseguenteingresso di portate parassite e rischio di inquinamento di falda, e, nel caso di interventi su retiunitarie preesistenti, dalle difficoltà e dai costi di separazione delle calate provenienti dagli edifici.Questi due ultimi aspetti relegano di fatto l’adozione del sistema separato al solo caso di reti ditotale nuova realizzazione, laddove la separazione dentro agli edifici può essere prevista fin dallefasi di progetto di questi ultimi, e sotto l’ipotesi che attente pratiche di direzione lavori e di collaudogarantiscano la buona tenuta idraulica del sistema.E’ oggi inoltre opportuno che il progetto dei nuovi insediamenti preveda la ulteriore separazionedelle acque meteoriche che provengono dai tetti e dalle aree interdette al traffico da quelle distrade e parcheggi, al fine di sottoporre a trattamento solo i deflussi provenienti da queste ultime, edisperdere più liberamente le prime.Il costo del sistema separato è evidentemente, a parità di bacino imbrifero e di utenze, maggiore diquello unitario, e deve giustificarsi per i minori costi di gestione associati al più efficientefunzionamento dell’impianto di trattamento dei reflui.

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Bisogna inoltre che il sistema mantenga nel tempo le sue caratteristiche di separazione, grazie adattente pratiche di controllo da parte del Gestore intese ad escludere la possibilità di futuriallacciamenti impropri che comportino ingresso di reflui nella rete meteorica e l’invio diprecipitazioni al trattamento.Si ricordano infine sommariamente alcuni semplici provvedimenti che possono avere ripercussioniassai benefiche sul dimensionamento e sul funzionamento delle reti di drenaggio urbano, chevanno però concepiti fin dalla fase di pianificazione urbanistica delle aree da servirsi, dovendointervenire in modo diffuso sulle caratteristiche d’infiltrazione e di invaso del bacino. A questalogica, che cerca di intervenire quanto più possibile all’origine del fenomeno da controllare siriconducono provvedimenti peraltro anche molto semplici, quali:- la limitazione del grado d’impermeabilità dei suoli;- la scelta oculata dei percorsi dei deflussi superficiali;- la dispersione su suolo o negli strati superficiali del sottosuolo;- la realizzazione di invasi diffusi su tetti, parcheggi, cunette stradali;- l’adozione di pavimentazioni porose, fino a giungere alla realizzazione delle cosiddette reti duali,

realizzate affiancando alla tradizionale rete sotterranea dimensionata per bassi tempi di ritorno,una seconda rete di deflusso superficiale, realizzata principalmente sulla geometria stradale eprogettata per intervenire in modo previsto e controllato solo in occasione di eventiparticolarmente gravosi e rari.

4.1.2 Progettazione dei Sistemi di Gestione delle acque di prima pioggiaVengono riportati di seguito solo i passaggi più rilevanti del percorso da intraprendere, che vieneampiamente dettagliato entro le linee guida regionali.

4.1.2.1 Dati a base di progettoNella progettazione il primo passo consiste nella acquisizione delle informazioni di basenecessarie, quali:

• Topografia • Geologia • Idrogeologia • Caratteristiche della rete • Informazioni su altre reti tecnologiche interessate dalla progettazione • Progetti di reti, impianti di trattamento • Caratteristiche dei corpi idrici riceventi • Dati sulla popolazione residente e fluttuante • Dati sulle attività industriali e terziarie • Piani di sviluppo urbanistico e piani territoriali • Dati sulle precipitazioni • Dati sulle caratteristiche qualitative dei deflussi

4.1.2.2 Portate di pioggia e dimensionamento dei condottiNella prassi progettuale italiana le portate di pioggia di progetto vengono dedotte dalle cosiddettecurve caratteristiche di possibilità pluviometrica, che riassumono le osservazioni locali sugli eventipiù gravosi. Esse hanno correntemente l’espressione monomia a due parametri:

h = a t n,in cui h rappresenta in mm la pioggia di durata t in ore, ed a ed n sono parametri stimati dalleosservazioni. Ogni curva è contraddistinta da un tempo di ritorno T.Esistono alcuni valori orientativi del tempo di ritorno adeguato per diverse tipologie di intervento.La scelta della curva pluviometrica consente di stimare in modo semplice e tradizionale la portataal colmo di progetto per i condotti della rete, ad esempio tramite i modelli concettuali semplificatinoti come metodo cinematico (o della corrivazione) e metodo dell’invaso lineare.

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4.1.2.3 Manufatti scolmatoriCome già detto le reti unitarie vengono dotate, per contenere la dimensione dei condotti, discolmatori di piena atti ad inviare ai corpi ricettori più vicini portate sfiorate con concentrazioni diinquinanti che soddisfino le esigenze antagoniste di rispetto ambientale e di efficienza difunzionamento degli impianti di trattamento.Tradizionalmente tali manufatti vengono dimensionati per garantire alle portate sfiorate un grado didiluizione pari a 3-5 rispetto alla portata reflua media sulle 24 ore (effluent standard).Tale valore deve comunque essere maggiore almeno del 30% del coefficiente di punta delle acquenere in fognatura, onde evitare sfiori di portate nere non diluite nei periodi tempo secco.In futuro, gli scolmatori dovranno garantire, associati a vasche di accumulo temporaneo per leacque di pioggia (vasche di prima pioggia) il rispetto di valori limite assegnati a garanzia delricevente sia in termini di concentrazioni dei principali inquinanti, sia in termini di frequenza disfioro (stream standard).

Gli scolmatori possono essere di tipo diverso; quelli

• laterali a soglia bassa;• laterali a soglia inclinata;• a sifonedeviano le portate in eccesso verso l’emissario;quelli

• a salto;• derivatori frontali;• derivatori laterali;deviano le portate verso il trattamento; infine quelli:

• laterali a soglia alta;• derivatori frontali con bacino di calma;• con dispositivo a vorticederivano le portate volute verso il trattamento ed effettuano anche localmente un trattamentoparziale delle acque deviate al ricettore.Il tipo più frequente nella consuetudine progettuale è quello laterale a soglia bassa.

4.1.2.4 Vasche di accumulo per le acque di prima pioggiaAi fini del conseguimento/mantenimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici superficiali, e cosìcome previsto dalla Legislazione nazionale e regionale (Direttiva concernente la gestione delleacque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne (art. 39 - D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152 -Deliberazione Giunta regionale 14 febbraio 2005 n. 286), la gestione delle acque di prima pioggiae di lavaggio deve prevedere la loro raccolta in idonei sistemi di accumulo (vasche di primapioggia).

A seguito di approfondimenti effettuati su casi reali si evidenzia come i massimi valori diconcentrazione di BOD5, COD e solidi sospesi totali, si manifestano nella fase di crescita delleportate, durante la quale entrano in funzione anche gli scolmatori di piena, con il risultato che ilforte carico inquinante associato alla prima pioggia viene attraverso questi direttamente recapitatoai ricettori.Così stando le cose, la protezione dei riceventi può essere ottenuta presidiando gli scolmatori convasche di accumulo temporaneo intese a trattenere temporaneamente le prime acque di pioggia,più inquinate, al fine di poterle poi inviare in modo dilazionato all’impianto di trattamento (vasche diprima pioggia).Si sottolinea come tali opere devono avere un basso impatto ambientale, ricorrendo non solo astrutture di c.c.a.

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4.1.2.4.1 Sistemi unitari (vasche di accumulo e scarico in fognatura)Il dimensionamento di tali vasche non è concettualmente difficile nell’ipotesi di conoscerel’andamento della concentrazione nel tempo dell’inquinante che si vuole controllare, ed il valorelimite da rispettarsi. Se il valore limite della concentrazione è imposto all’uscita dalla vasca, in una logica di effluentstandard, il problema è così risolto.Il Piano di Tutela delle Acque regionale, ponendosi in una ottica di effluent standard di lungoperiodo, ovvero di limitazione del valore annuo dei carichi inquinanti associati alle prime piogge,all’Articolo 5 “Programma di misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale”, cap.3, punto 6, prevede la applicazione di sistemi di gestione delle acque di pioggia, precisatiall’Articolo 3 “Acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne”, cap. 1, 2, 3 e 4, che per gliagglomerati con oltre 20.000 abitanti equivalenti consentano una riduzione dei carichi inquinanti(stimati secondo quanto esposto nella Relazione Generale al punto 1.2.1.2.) pari al 25 % al 2008 epari al 50 % al 2016, con possibilità di ulteriori prescrizioni per gli agglomerati fino a 10.000 abitantiequivalenti.L’esperienza reale, maturata in questi ultimi anni su reti cittadine, con la possibilità di poterlaestrapolare, nella legittimità delle ipotesi, ovunque nel territorio regionale, indica che gli obiettiviposti dal PTA al 2016 potrebbero in linea di massima essere raggiunti con l’adozione di vasche da25–50 m3/ha impermeabile.Infatti, se per esempio consideriamo l’adozione di vasche da 25 m3/ha il carico di COD in uscitarisulterebbe pari al 40% di quello in entrata mentre adottando vasche da 50 m3/ha il carico di CODin uscita risulterebbe pari al 20% di quello in entrata.

E’ però assolutamente necessario adottare opportuni provvedimenti di pianificazione e normativi,atti ad impedire che, sulla base di questo tipo di risultati, l’adozione di vasche di prima pioggia perla protezione dei corpi riceventi si traduca nella automatica, indipendente e non coordinatacostruzione di numerosissimi invasi di piccole dimensioni e dispersi sul territorio al servizio dibacini urbani anche di modesta area, ma venga invece imposta come intervento organicamentecoordinato da opportuni studi di inquadramento, i quali indirizzino la soluzione verso la sceltaottimale di pochi invasi di grandi dimensioni, possibilmente realizzati in luoghi che ne consentano ilfunzionamento a gravità, anche lungo il percorso degli schemi infrastrutturali fognari, utilizzandopertanto anche strutture esistenti di precedenti impianti di depurazione dimessi, al fine dicontenerne il costo di costruzione, gli oneri di gestione e l’impatto ambientale e urbanistico sulterritorio.Poiché le vasche di prima pioggia sono opere d’arte complesse, spesso di rilevanti dimensioni e,quindi, di difficile collocazione nel tessuto urbano, il cui funzionamento idraulico dovrebbeauspicabilmente avvenire a gravità, ma nelle quali si è sovente costretti a ricorrere ad impianti disollevamento, possibilmente dotate di meccanismi di agitazione che tendano a contrastarvi lasedimentazione, e di altri di cacciata che ne facilitino la autopulizia, nasce la necessità di unaprogettazione caso per caso basata su studi approfonditi, che tenga anche in conto le esigenze dimanutenzione e, più in generale, aspetti orientati a limitarne la presenza e l’impatto sul territorio,nel tentativo di concentrare quanto più possibile i volumi per l’accumulo temporaneo per le primepiogge in un numero minimo di vasche, individuate in modo ottimale per proteggere i riceventi.Vista la finalità, ma anche la complessità dell’oggetto, in questo documento verranno date alcuneprime indicazioni utili ad assolvere alle prime basi dei Piani di Indirizzo di cui al punto 3.6 dellaDirettiva n. 286 concernente la gestione delle acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne,adottata nel Febbraio 2005 dalla Regione Emilia-Romagna.Tali Piani nel loro compimento finale conterranno le linee di intervento per la localizzazione ed ildimensionamento delle vasche di prima pioggia dei principali agglomerati urbani, nell’intento dievitare la proliferazione di vasche di prima pioggia di modeste dimensioni, ed ottimizzandone lalocalizzazione ed il dimensionamento anche alla luce degli aspetti gestionali. E ciò sia per i sistemiesistenti, sia per le aree di nuova espansione residenziale o produttiva/commerciale.I Piani di Indirizzo vengono redatti dalle Province, di concerto con le Agenzie di Ambito e con lacollaborazione del Gestore del Ciclo Idrico Integrato.

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I Piani, approvati dalle Province, vengono quindi inseriti nei Piani Territoriali di CoordinamentoProvinciale (PTCP), divenendo strumento che concorre alla attuazione delle misure previste dalPiano di tutela delle Acque (PTA). Così come saranno parte integrante dei Piani d’Ambito delleATO.

Nei casi di realtà locali di modeste dimensioni e che non sollevino particolari e gravi problemi diprotezione dei riceventi, i progettisti potranno sottoporre agli organi preposti al rilascio dellenecessarie approvazioni elaborati ispirati ai criteri speditivi come l’assunzione che per ildimensionamento delle vasche di prima pioggia si può fare riferimento ad un Volume di 25-50m3/ha senza passare attraverso i modelli di simulazione.Gli altissimi costi di impianto e di gestione associati a provvedimenti di prevenzione di questo tiposuggeriscono di verificare con grande attenzione e tempestività strade alternative e che appaionoessere promettenti, quali pratiche di lavaggio frequenti e programmate delle superfici cittadine,effettuate con acque di minore pregio.Si ricorda ancora che le vasche di prima pioggia (come del resto anche le vasche di laminazione)possono in via di principio essere realizzate o in linea o fuori linea.Nel primo caso (vasche in linea) l’invaso è costituito da un tronco fognario di sezione maggiorata(cosiddetto “supertubo”) rispetto a quella normale della fognatura: se la portata è ridotta, essapercorre la cunetta di fondo e fuoriesce; per portate maggiori inizia l’invaso nel condottoadeguatamente a ciò predisposto. Il controllo della dinamica dell’invaso è legato alle caratteristicheidrauliche della bocca d’uscita (bocca di controllo), la cui accurata progettazione è decisiva perottenere il desiderato effetto d’invaso.Nel secondo caso (vasche fuori linea) l’invaso è realizzato separatamente a lato della rete, edinizia a riempirsi solo quando la portata nel condotto supera il valore di soglia del manufattoscolmatore. Il controllo della dinamica dell’invaso è in questo caso legato alle caratteristicheidrauliche del manufatto ripartitore, che regola la portata inviata all’invaso, e della bocca dicontrollo all’uscita dello stesso.Le vasche fuori linea consentono di ben separare i deflussi di base, che proseguono indisturbatilungo la rete, da quelli che sfiorano nella vasca di prima pioggia e da quelli che, successivamente,sfiorano nella eventuale vasca di laminazione. Infatti, l’efficacia ambientale della vasca di primapioggia è maggiore se questa, una volta riempita, non viene più interessata dalle portate in arrivo,evitandosi così la conseguente miscelazione con acque meno cariche.

4.1.2.5 Aspetti gestionaliLa funzione della vasche di prima pioggia è di accumulare temporaneamente i primi volumidefluenti dal dilavamento delle superfici urbane, carichi degli inquinanti ivi raccolti edeventualmente risollevati, nel caso di sistemi unitari, all’interno degli stessi condotti.I volumi accumulati vengono poi, in generale, inviati in modo dilazionato nel tempo all’impianto ditrattamento dei reflui civili attraverso i condotti del sistema fognante, preferibilmente, se lecaratteristiche dei luoghi e la geometria di posa della rete lo consentono, a gravità, senza cioèdover ricorrere al sollevamento.Durante il tempo di ritenzione le sostanze sospese tendono a sedimentare, per cui le vaschedevono essere corredate di dispositivi (eliche sommerse azionate da motore elettrico)opportunamente dimensionati, posizionati ed orientati, i quali mantengono per quanto possibile lesostanze in sospensione fino al loro invio al trattamento.Cionondimeno, è inevitabile che parte delle sostanze sospese depositi al fondo della vasca,comportando operazioni di rimozione, pulizia e manutenzione, che solo in parte possono esseredemandate ad appositi dispositivi di cacciata, intesi a garantire l’autopulizia dei manufatti.Ogni manufatto, pertanto, necessita di attività di periodica manutenzione, intese a garantire ilcorretto funzionamento degli organi elettromeccanici e mobili presenti, e sovente la rimozione diquanto sedimentato al fondo.Anche gli aspetti gestionali, dunque, consigliano al pari degli argomenti già citati di optare per larealizzazione coordinata del minimo numero di invasi nei quali mobilitare il volume

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complessivamente necessario alla protezione dei riceventi nell’ottica di quanto al momento nelPTA.

4.2 IndirizziIn conclusione, si possono dare alcuni primi indirizzi, che tuttavia lasciano spazio a successiviapprofondimenti e accorgimenti:

• per gli agglomerati uguali o superiori ai 20.000 A.E. che scaricano direttamente o inprossimità dei corpi idrici significativi, vanno predisposti sistemi di gestione delle acque diprima pioggia che, al 2008, consentano una riduzione del carico inquinante ad esseconnesso non inferiore al 25% di quello derivante dalla superficie servita dal reticoloscolante; al 2016 tale riduzione di carico deve essere non inferiore al 50%;

• nel caso si tratti di agglomerati superiori o uguali ai 10.000 A.E., ma inferiori ai 20.000 A.E.,che scaricano direttamente o in prossimità dei corpi idrici significativi, andrà previstal’installazione di sistemi di gestione delle acque di prima pioggia che consentano al 2016una riduzione del carico inquinante non inferiore al 25% di quello derivante dalla superficieservita dal reticolo scolante, con la seguente tempistica:• dal 01.01.2009 nelle aree di ricarica diretta di tutti i gruppi acquiferi (aree rosse);• dal 01.01.2012 nelle aree vulnerabili a sensibilità elevata (aree rosa);• dal 01.01.2016 nelle aree vulnerabili a sensibilità attenuata (gialle) e nelle aree poco

vulnerabili (verdi).Nel caso invece si tratti di agglomerati superiori ai 2.000 A.E. ma inferiori ai 10.000 A.E., nelle areedi ricarica diretta di tutti i gruppi acquiferi (aree rosse), andrà prevista l’installazione di sistemi digestione della prima pioggia dal 01.01.2010.

Tutto ciò al fine di conseguire/mantenere gli obiettivi di qualità previsti dal P.T.A. regionale.

Non vanno d’altra parte sottovalutati altri accorgimenti, quali la capacità di convogliamento dellereti fognarie e/o maggiori invasi proprio in fognatura. Gli stessi impianti di depurazione maggiori di10.000 A.E. dovrebbero essere dotati di vasche che potrebbero fungere sia da vasche di primapioggia che di sicurezza in caso di disfunzioni. Gli stessi impianti di depurazione abbandonatiperché interconnessi con impianti di maggiori dimensioni sfruttando l’assetto degli schemiinfrastrutturali fognari potrebbero fungere da vasche in linea sulla rete, volte a soddisfare parti delbacino urbano.

Quando invece si parla di sfioratori/scaricatori di piena oltre che tenere in debita considerazione ledisposizioni fornite dalla direttiva regionale n. 286/2005 e le successive linee guida è senza dubbionecessario censire tutti i manufatti in dotazione di tutte le reti fognarie a servizio degli agglomerati,inoltre andranno correttamente caratterizzati tecnicamente e ambientalmente quelli direttamente amonte degli impianti depurativi (by-pass all’impianto) nonché tutti quelli per i quali è necessario, inquanto di sicuro impatto sul corpo ricettore (perché significativo, di interesse o di particolare tutelaambientale), il reperimento delle cartografie e analisi di dettaglio del bacino urbano di influenza edegli impatti (in particolare di tipo produttivo/industriale) su di esso insistente, tutto ciò al finedell’attribuzione percentuale dei carichi complessivi di inquinanti sui diversi corpi idrici ricettori.Inoltre è necessario e prioritario, per quegli scolmatori di piena definiti ambientalmente rilevantiperché particolarmente impattanti, mettere in atto programmi specifici di ricondizionamento degliscolmatori di piena che presentano soglie di sfioro delle acque difformi dai parametri difunzionamento corretti per la tutela.

In sintesi si ritengono prioritari, ambientalmente rilevanti, con la messa in atto, se necessario, deiprogrammi specifici di ricondizionamento, dei sistemi di gestione delle acque di prima pioggia,

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nonché necessari di adeguata autorizzazione da rilasciarsi da parte della Provincia, gli scolmatoridi piena:

• in testa all’impianto di depurazione (by-pass);• ubicati in aree a ricarica diretta di tutti i gruppi acquiferi (aree rosse) se presentano a monte

un bacino convogliato pari ad un carico uguale o maggiore ai 500 A.E.; • ubicati in aree a ricarica diretta di tutti i gruppi acquiferi (aree rosse) se distano a meno di 2

Km di raggio da prese/captazioni/derivazioni ad uso idropotabile pubblico; • ubicati in aree vulnerabili a sensibilità elevata (rosa) se presentano a monte un bacino

convogliato pari ad un carico uguale o maggiore ai 1000 A.E.; • ubicati in aree vulnerabili a sensibilità elevata (rosa) se distano a meno di 1 Km di raggio da

prese/captazioni/derivazioni ad uso idropotabile pubblico; • ubicati in aree vulnerabili a sensibilità moderata (gialla) se presentano a monte un bacino

convogliato pari ad un carico uguale o maggiore ai 2000 A.E.; • comunque e ovunque gli scolmatori di piena che presentano a monte un bacino convogliato

pari ad un carico uguale o maggiore ai 5000 A.E.;

Tali disposizioni andranno assolte con le tempistiche previste dalle Norme di attuazionedell'Allegato 4 del PTCP Approfondimento in materia di tutela delle acque.

Inoltre si possono fornire alcune importanti indicazioni utili.Si ritiene che non scarichino direttamente o in vicinanza dei corpi idrici superficiali significativi o diinteresse:1. i centri che si trovano all’interno di areali di bonifica, quindi con reti artificiali i cui flussi risultanolenti e sporadici;2. i centri limitrofi ad aste naturali secondarie, preferibilmente con deflussi mediamente limitati, adistanza idraulica di un sufficiente numero di km dalle aste significative o di interesse.Sono invece da prendere in considerazione i centri limitrofi ad aste significative o di interesse o suaste secondarie naturali a breve distanza dalla immissione nell’asta principale.

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5. CONTROLLO DELLA QUALITA’ DEI CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI E DEGLISCARICHI DEI DEPURATORI

Affiancato al sistema di telerilevamento delle precipitazioni e del livello dei torrenti (utilizzato perscopi di protezione civile) si sta sperimentando il telerilevamento dei dati qualitativi.

I dati, in caso di controllo di depuratori già dotati di sensori, vengono acquisiti e trasmessi tramitesegnale a 4-20 mA ad una centralina di acquisizione (in grado di inviare allarmi in caso disuperamento dei livelli di attenzione). I dati poi sono visualizzati e raccolti dal centro di telecontrolloinstallato presso la sede di P.le della Pace.E’ possibile scaricare questi dati su pagine WEB protette per una lettura tramite internet.I parametri monitorati sono pH, Temperatura, Redox, Conducibilità. I dati vengono rilevati incontinuo e memorizzati di norma ogni 15 minuti.

Nel caso di piccoli impianti la Provincia è dotata di attrezzature portatili per campionamenti in loco.In questo secondo caso i sensori scelti sono sonde multiparametriche del tipo Endress+HauserC6OOR per misure di pH, Temperatura, Redox, Conducibilità., con possibilità di raccoglierecampioni in continuo con le stesse modalità sopra descritte, oppure su segnalazione di allarme.Questo tipo di sonda non richiede inoltre tarature e pulizie continue (bastano infatti un paio diinterventi all’anno).In altro caso l’attrezzatura portatile è dotata di una sensore di torbidi del Endress+HauserTurbimax WCUS31 autopulente (molto utile per controllare se il depuratore funzionacorrettamente). Queste centraline, alimentate da rete/ batterie /pannelli solari e collegati con modem GSM, sono ingrado di trasmettere allarmi e i loro dati vengono raccolti sempre dal centro di telecontrollo dellaProvincia.

Sistemi esistentiAllo stato attuale sono attivi i seguenti telecontrolli:

• Depuratore PARMA OVEST: Controllo portata in ingresso e uscita; Controllo portata dei by-pass (utilizzati in caso di pioggia); Controllo pH in ingresso e uscita; Controllo conducibilità iningresso e uscita.

• Sistema Fognario (Capoponte) PARMA–PARMOSSA: Controllo portata fognarianell’attraversamento dei due corsi d’acqua al fine di rilevare versamenti in alveo in caso dirotture; Controllo qualitativo acque torrente Parmossa (pH, Redox Conducibilità).

• Controllo qualità delle acque del T. Baganza (Marzolara): Controllo qualitativo acque torrenteBaganza (pH, Redox, Conducibilità) tramite campionatore mobile sonda multiparametrica;Qualità acque

• Controllo della qualità delle acque in uscita dal depuratore urbano Piane di Riva (VaranoMelegari): Controllo qualitativo acque torrente Baganza (pH, Redox, Torbidità) tramite stazionesu carrello trasportabile. Qualità acque

• Qualità delle acque del T. Stirone (Soragna): Controllo qualitativo delle acque del torrente (pH,Redox, Torbidità) tramite stazione in contenitori trasportabili e sonda multiparametrica.

L’obiettivo della Provincia è quello di pervenire ad una dotazione di telecontrollo sugli scarichi ditutti gli impianti di depurazione superiori ai 10.000 A.E..

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6. ANALISI ECONOMICA (COSTI-EFFICACIA) A SUPPORTO DELLE MISURE DELPIANO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE

6.1 PremesseNel corso degli studi svolti dall’Amm.ne Prov.le di Parma (vedi Piano 2000 –Servizio IdricoIntegrato anno 2000) fu fatta una critica alle richieste avanzate dagli Enti Locali circa le opere darealizzare allo scopo di ottimizzare i servizi di acquedotti, fognature e depurazioni acque.Se ne riporta una parte significativa:

Analisi CriticaLe proposte formulate dagli Enti locali (Comuni e Consorzi) e Aziende denunciano una visionecomunale delle problematiche oggi presenti sul territorio. E quando tale logica viene superata, lo èa livello di settore ma mai come strategia generale dalla captazione al rilascio nei corpi idrici.La pianificazione quasi mai è conosciuta e viene recepita a livello vincolistico puro e semplice.Manca pure una visione gestionale oculata volta a perseguire efficacia e affidabilità in uno scenarioreale e non ristretto alle semplici logiche di tornaconto del bilancio comunale.La mancanza di un unico centro propulsore di idee, tecnologie, visione del problema acqua hacreato forti distacchi culturali e tecnici tra la Provincia, la Regione e l'Autorità di Bacino e le realtàlocali. La tutela delle fonti di captazione è un tema limitato a pochi; diversificata è la conoscenzatecnologica e l'impiego di materiali con conseguente frammentazione della domanda e quindi concosti più elevati e risposte strutturali non sempre consone alle effettive richieste, alla possibileofferta tecnica di mercato.La diversificazione delle fonti di captazione è un tema condiviso da pochi mentre dovrebbe essereun tema dominante per l'affidabilità del sistema approvvigionamento. Mancano schemi strutturalicondivisi se non con rare eccezioni.L'ubicazione dei depuratori spesso non è affrontata con "ratio" bensì come mero problemaurbanistico svincolato sia da tematiche ambientali ma pure di programmazione oculata (la qualitàcorpo idrico ricettore non viene quasi mai presa in esame e ancor meno la possibilità di riuso delleacque).Assente il catasto degli scarichi in pubblica fognatura! AI di là dell'aspetto sociale in meritoall'effettiva giusta tassazione, vi è un altro aspetto non meno importante: come sia stata realizzatala progettazione degli impianti di depurazione?Spesso vi sono acque bianche in eccesso non provenienti da precipitazioni bensì da cicliproduttivi, falde che diluendo le acque permettono una fase depurativa meno spinta e piùeconomica in apparenza: ciò a livello di microsistema, ma non a livello di scienza ambientale.Scarse le interconnessioni tra diversi schemi acquedottistici. L'obsolescenza di molte reti, siaacquedottistiche che fognarie, è nota. Di fronte al progressivo degrado della risorsa idrica (nitrati) eal di là delle cause (agricoltura in primis) occorre una strategia ad ampio raggio che investa purel'aspetto quantitativo della risorsa e consegua economie di scala tali da permettere maggioriinvestimenti su settori oggi spesso trascurati.Ad esempio tutela ed inserimento ambientale, delle opere, disinfezione scarichi, riduzioneproduzione fanghi, trattamento fanghi.Osservando la realtà di provincie limitrofe (Modena - Reggio E.) si ha un'idea, grazie ad un'analisicomparata, del "gap" esistente.Altro dato da mettere in risalto è l'elevato numero di abitanti non serviti da reti di fognaturepubbliche (c.a. 80.000). L'analisi territoriale porta poi in luce l'atipicità parmense per:

a) elevato grado di concentrazione di abitanti, industrie nell'hinterland di Parma conpercentuali superiori al 75% del dato provinciale;b) mancanza di aree specifiche per insediamenti produttivi e quindi elevato numero discarichi produttivi in pubblica fognatura, nonché approvvigionamento idroesigenteattraverso il sistema pubblico idropotabile.

Se la parte superiore agli oneri gestionali rappresentati comporta una riduzione a carico delcittadino in realtà si ha la convinzione che grazie a finanziamenti pubblici si siano realizzate

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strutture ad uso specifico del pubblico - privato (produttivo). La mancanza di una politica tariffariaspecifica ha comportato una scarsa adozione di sistemi di riuso delle acque nei cicli produttivi.D'altronde l'Ente autorizzatore per la realizzazione di pozzi non si è ancora mai posto il problemadel Bilancio Idrico.Tralasciando gli aspetti futuri tariffari e di riequilibro territoriale, si vuole osservare come i principaliproblemi quali-quantitativi siano nell'area comprendente la città di Parma ed il suo hinterland. Ilraggiungimento degli obiettivi di qualità (pianificazione a livello di piano di risanamento e aree adalto rischio di crisi ambientale) presuppone l'uso di strutture e tecnologie adeguate spessomancanti. La riorganizzazione dei servizi è quindi d'obbligo per poter raggiungere livelli estandards elevati in rapporto ad un'area vitale sotto l'aspetto socio-economico ed ambientale qualeè la “food-vaIley" nel panorama padano e nazionale.Le ulteriori proposte avanzate:Alla luce delle proposte formulate dai Comuni e loro Aziende e/o Consorzi, dall'analisi svolta alivello di merito in rapporto agli obiettivi minimali da raggiungere non solo per rispetto delle leggivigenti ma pure per la particolare realtà parmense a livello socio-economico, ambientale e diattuale contaminazione della risorsa acqua, si è tratto profondo convincimento in merito alleulteriori proposte da proporre. Acquedottistica:

a) occorre diversificare le fonti di approvvigionamento idropotabile attingendo pure daacque superficiali (aree di montagna) e non solo quasi in toto da acque di falda.b) occorre tutelare in modo attivo le falde.c) occorre creare schemi di infrastrutture sovracomunali, dove economicamente possibile,per avere piena affidabilità a costi limitati. d) occorre perseguire una pianificazione di sviluppo a livello di bilancio idrico.e) occorre improntare le strutture future a forme di gestione con mezzi tecnologici piùsofisticati sia per verificare la bontà delle scelte progettuali (senza dati sparsi) che perattuare forme di controllo in tempo reale.

In questa ottica, avendo presente la durata del Piano (2010) e alla luce dei possibili riflessi tariffari,l'aspetto di telerilevamento e telecontrollo non può che avere aspetti di mera sufficienza.Importante appare il ruolo della Provincia quale Ente Intermedio di pianificazione che dovrebbestimolare l’ATO verso livelli qualitativi elevati nel rispetto di scelte oculate e lungimiranti sulterritorio. In questo contesto si è ipotizzata la realizzazione di invasi superficiali in montagna aminimo impatto ambientale con eventuale utilizzo di energia idroelettrica, allo scopo di prelevareminime quantità d'acqua per uso potabile.Le condotte di adduzione ad un semi-anello di raccordo a sud della Via Emilia completano ilquadro delle acque idropotabili principali. Sono stati poi considerati interventi di stoccaggio nonprevisti dagli Enti Locali.

Fognature e Depurazione:a) miglioramento della sicurezza delle reti infrastrutturali e degli impianti di trattamento;b) potenziamento dei sistemi di raccolta e trattamento dei reflui (trattamento terziario coneliminazione degli impianti di trattamento tipo Imhoff, biodischi ecc. reti di collettamentosovracomunale);c) miglioramento a livello tecnologico;d) collettamento di aree non servite da fognatura;e) interventi di trattamento di acque di prima pioggia.

Si sottolinea che molti impianti di depurazione sono a rischio di esondazione. Le progettazionianche delle reti, spesso non sono state fatte nel rispetto delle attuali leggi e quindi occorre unesame attento e nel tempo allo scopo di verificare le caratteristiche intrinseche di dette opere evalutarne gli effetti e quindi le possibilità di intervento.”

Nel Luglio del 2000 furono stabiliti gli obiettivi per il decennio 2000-2010 che si riportanointegralmente:

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Gli obiettivi primari da perseguire sono:a) adeguare il sistema acquedottistico strutturale esistente raggiungendo una dimensioneterritoriale più confacente alle reali potenzialità intrinseche alle infrastrutture esistentiottimizzando i costi gestionali;b) ottenere un sistema altamente affidabile capace cioè di far fronte ad eventuali "fermi" diuna delle centrali dello schema;c) rispettare le caratteristiche proprie delle acque destinate al consumo umano in armoniacon il D.P.R. 236/88 e il D.Lgs. n°152/99 e s.m.i.d) interconnettere le diverse falde captate con sistemi infrastrutturali tali da evitare eccessivisfruttamenti localizzati e, in caso di inquinamento di alcune aree sotterranee, permettere dierogare acqua alle popolazioni residenti;e) permettere nel lungo termine l'uso di acque superficiali per rifornire i Comuni interessatidagli schemi sovracomunali. Questo, in caso si ritiene strategicamente corretto diversificarele fonti di captazione per prevenire possibili inquinamenti di falde dovute a fonti diffuse(spandimenti, pratiche di concimazione ecc.) Il tutto in armonia con quanto già attuato neiPaesi più avanzati ed in alcune Regioni italiane. Il sistema così proposto è flessibile nelsenso che è in grado di ricevere acqua anche da invasi superficiali non necessariamentecoincidenti con quello di Vetto d'Enza ma anche su altri fiumi (Taro, Ceno, Arda);f) garantire la domanda idropotabile per l'anno 2011 - con riflessi fino al 2030 (limite diprogettazione);g) creare un sistema di controllo dell'inquinamento superficiale e profondo delle acque alfine di seguirne l'evoluzione in rapporto ai futuri sviluppi produttivi, urbanistici e degliinterventi di risanamento;h) riorganizzare i servizi di pubblica fornitura di acqua in un solido organismo tecnico-politico;i) delimitare le aree di captazione con salvaguardia del bacino di ricarica con recepimentodelle attività vietate nei P.R.G. comunali nonché nel Piano Provinciale e Regionale disviluppo territoriale;j) tutelare le aree di futura captazione (aree di riserva) con salvaguardia dei bacini diricarica.

Lo studio in esame individua quale priorità tecnico-organizzativa-gestionale il discorso captazionee grande adduzione rimandando a quanto proposto degli Enti Locali seppur giudicato insufficiente.

In sintesi gli interventi previsti risultano essere:1) realizzazione di schemi alternativi di rifornimento idropotabile (invasi superficiali n° 2 daTaro e Ceno in alternativa da Taro e Arda a seconda della convenienza socio-economica eambientale. Uno dall'Enza con eliminazione a riduzione degli apporti dagli altri due corsid'acqua);2) miglioramento delle reti interne (riduzione delle perdite); 3) realizzazione serbatoi di stoccaggio adeguati; 4) miglioramento tecnologico sistemi di potabilizzazione; 5) estendimento delle reti;6) miglioramento controllo della qualità acqua erogata;7) interconnessione reti di acquedotto con captazione falde diverse;8) protezione aree di ricarica;9) riuso acque attività produttive;10) razionalizzazione politica tariffaria per utenze industriali.

Per le fognature e relativi impianti di depurazione gli obiettivi risultano essere:1) prevenire e ridurre l'inquinamento nelle aree di ricarica degli acquiferi specialmente inrelazione agli apporti azotati;2) mantenere la capacità naturale di autodepurazione nei tratti di più diretto apporto, nellearee di ricarica;

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3) indirizzare e razionalizzare i controlli allo scopo di verificare il rispetto dei limiti chimico-fisici e batteriologici nonché delle altre prescrizioni autorizzative (D. Lgs. n.152/99 art. 49);4) aumentare il grado di sicurezza delle reti e/o impianti di trattamento dei reflui in rapportoal grado di vulnerabilità degli acquiferi;5) definire i parametri qualitativi di rispetto per gli scarichi nelle aree più vulnerabili;6) individuare aree dove incentivare il riuso delle acque per contenere lo sfruttamento dellerisorse idriche superficiali e sotterranee;7) fornire utili informazioni (in modo particolare per le limitazioni) per gli sviluppi urbanisticidei territori più vulnerabili, ivi compresa tutta una serie di infrastrutture (trattamento,smaltimento, allontanamento, ecc.) connesse agli scarichi, la cuirealizzazione/funzionamento diventa necessaria per superare tali vincoli.

Le forme di controllo, sia sugli scarichi privati che su altre forme di contaminazione, la tutela delterritorio, non può che essere di competenza dell'Amministrazione Provinciale. All'A.T.O. toccheràassumersi i costi per l'applicazione delle forme di rispetto delle fonti di captazione e loroinserimento ambientale, anche se potranno aversi forme di collaborazione con altri Enti. Unproblema che potrebbe affacciarsi all'orizzonte non considerato se non direttamente è la possibilediminuzione di precipitazioni meteoriche nonché il rapido sversamento a valle dei deflussi. Ancheper questo, invasi superficiali ed un freno alle azioni antropiche di degrado ambientale devonotrovare spazio nella pianificazione ai necessari livelli.

La stima delle opere necessarie allo scopo di perseguire tali obiettivi fu di 664 miliardi di Lire (paria circa 343 milioni di Euro) di cui 294 miliardi di Lire (pari a circa 152 milioni di Euro) per acquedottie 370 miliardi di Lire (pari a circa 191 milioni di Euro) per fognature e depuratori.Dal 2000 al 2006 sono stati realizzati o sono ancora in corso, interventi pari a 85 milioni di Euro.

6.2 Valutazioni costi-beneficiAlla luce delle nuove esigenze per rispettare le normative vigenti ed ottenere un servizio affidabile,efficace ed efficiente sono stati valutati per il periodo 2007-2016 (scenario del P.T.C.P. e delP.R.T.A.) gli investimenti da realizzare.Questa volta l’analisi è stata condotta tenendo presente:1. elenco opere obbligatorie da realizzarsi a seguito della definizione degli agglomerati da parte

dell’Amm.ne Prov.le di Parma;2. stima delle opere derivanti dagli schemi acquedottistici e fognari depurativi ritenuti prioritari

(vedi studio dell’Amm.ne Prov.le di Parma):3. fabbisogni evidenziati dai gestori (sia i cinque riconosciuti sia i tre Comuni ancora in gestione

diretta (Fornovo e Consorzio del M. Basso, Palanzano e Albareto);

Sono inoltre stati stimati i costi di altri schemi proposti (schema acquedottistico Val d’Enza e ValBaganza) ritenuti coerenti ma da attivarsi, salvo diverse emergenze e/o disponibilità finanziarie,dopo il 2016.

L’analisi dei fabbisogni si distingue sia in opere di manutenzione straordinaria sia in opere nuovenel senso puro del termine. Sono state considerate solamente quelle opere che rispondono airequisiti di priorità del Piano in materia di Tutela delle acque, quindi opere, ad esempio, diseparazione acque bianche e nere, vasche di prima pioggia, ecc…. Gli interventi non obbligatorinon sono stati considerati.Si è altresì tenuto conto delle nuove proposte avanzate in merito alla consistenza degli agglomeratida parte dei gestori/Comuni che ha evidenziato sovrastime di persone servite dovute ad erratadimensione areale di frazioni che includevano pure “case sparse” non servite e tali da non poteressere inglobate nel concetto di agglomerato. L’analisi dei costi di manutenzione straordinaria è stato valutato tenendo conto dei costi storici edei possibili benefici che le nuove opere avranno, dopo alcuni anni, sull’intero sistema.

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Nei costi non è stata considerata l’IVA (10%) sulle opere in quanto per i gestori salvaguardati taleonere costituisce una “partita di giro”.Le spese tecniche sono state valutate in difetto rispetto alle proposte dei gestori/Comuni in quantoè da presumere che la struttura del gestore sia in grado di assorbire parte di questi costi adeccezione di valutazioni e ricerche specialistiche. Mentre tale indirizzo è presente per S. DonninoMultiservizi S.p.A., ENIA S.p.A. e Salso Servizi S.p.A., per gli altri gestori ovverosia ASCAA S.p.A.e Montagna 2000 S.p.A. occorre perseguire tale obiettivo che ha un indubbia ricaduta sulle tariffe.

E’ infatti impensabile che i costi derivanti dalle spese tecniche possano essere superiori a quelleprima esistenti con la gestione diretta. Anzi le economie di scala (unico gestore o più gestoricoordinati) devono abbattere tali incidenze.

Le opere già previste negli ultimi tariffari 2004-2006 non sono state considerate.

Il quadro finale viene così riassunto.

Descrizione: Costo (milioni di €)a) Schemi acquedottistici e fognari depurativi 121,0(comprensivo dell’aumento della capacità dei serbatoi idropotabili tale da rispettare per almeno 1/3 il valore di stoccaggio dato dalla formula1)b) ASCAA S.p.A. 22,4c) Montagna 2000 S.p.A. 20,0(escluso l’aumento della capacità dei serbatoi idropotabili)d) S. Donnino Multiservizi S.p.A. 4,7e) ENIA S.p.A. 163,0(escluso l’aumento della capacità dei serbatoi idropotabili)f) Salso Servizi S.p.A. 4,9g) Gestione dirette 5,0h) Ulteriori manutenzioni straordinarie speciali 4,0i) Trattamento fanghi di depurazione 10,0(uno o due impianti ENIA -di Parma- e Fidenza)

TOTALE 355,0

Le altre opere prioritarie (schema acquedottistico Val Baganza, schema acquedottistico Vald’Enza, collegamento dello schema Val Parma alla rete della città di Parma, completamenti allaccifognature (comparto ASCAA) agli schemi infrastrutturali A5-A6-A7) non sono state contemplatenello schema sopra richiamato in quanto non sono state ritenute indispensabili nel prossimodecennio; la stima di questi interventi ammonta a circa 30 milioni di Euro.

In questa ottica occorre tener presente che è d’obbligo il coordinamento tra i gestori per l’acquistodi materiali, pezzi speciali, scorte e gestione di magazzino. A questo deve aggiungersi la tendenzaad uniformare i materiali impiegati pur tenendo conto della diversa situazione idrogeologica diripristino progettuale (montagna, pianura).

I progetti dovranno essere redatti tenendo conto anche dei costi gestionali e quindi le sceltedevono essere lungimiranti!Occorre quindi un coordinamento progettuale tra i gestori che dovrà essere controllato da ATO.Anche i prezzi elementari dovranno tener presente non solo le logiche di mercato ma pure leeconomie di scala viste nell’ottica di appalti integrati su larga scala temporale e con riferimento albacino di ATO (forniture, posa). ATO dovrà poi verificare il recupero dei ribassi d’asta, le economie di scala minimali da richiedere,il controllo delle perfette e regolari esecuzioni delle opere. 1 Vg max= d*P*Kg (dove Vg max =volume giornaliero massimo, d =dotazione (l/A.E./g.), P= A.E. totali da servire,Kg= coeff. di punta giornaliero)

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Si è quindi valutato che nel decennio, stante l’ammontare delle opere da realizzarsi, si dovrebberaggiungere l’obiettivo di conseguire un risparmio di 19.000.000 € per economie di scala per lemotivazioni di cui sopra.

L’esecuzione delle opere, la riduzione dei poli gestionali depurativi (impianti di potenzialità >2.000A.E. ridotti da 37 a 28), la riduzione delle perdite, ecc…il riuso del biogas, permetterà di conseguireeconomie gestionali valutabili, sempre nel decennio (ma estensibili pure nell’arco di 25-30 anni) acirca 20.000.000 €.

Vanno poi valutati gli oneri di urbanizzazione che devono in quota parte essere destinaticorrettamente a realizzare opere del S.I.I. e non a finanziare le entrate comunali. ATO in tal sensodovrà svolgere un ruolo di primo piano per verificare l’esatta richiesta di espansione, da parte deiComuni, di aree residenziali e produttive.Nel corso del decennio si è ritenuto che la quota parte dei costi di urbanizzazione primaria (vedianche proposte urbanistiche del P.T.C.P. e dei P.S.C. dei maggiori Comuni) aumenti a circa12.000.000 di Euro.Maggiori entrate sono poi da prevedersi per l’allaccio del sistema produttivo alla rete del S.I.I. cheè stato stimato pari a 20.000.000 di Euro. Tale quota è stata considerata per circa 7 anniconsiderando che parte di queste entrate, per convenzione ancora in essere, sono drenate dalbilancio di diversi Comuni. Anche qui il compito di ATO è di chiudere tali partite.

In una logica programmatica, si è considerato prudenziale, stimare nel decennio una quota diintervento pubblico (finanziamenti Provinciali e Regionali) pari a 10.000.000 di Euro.Naturalmente la presenza di un Parco Progetti potrà far si che si possa beneficiare di ulteriorifinanziamenti pubblici che potranno o abbattere gli incrementi tariffari o realizzare nuove opere.

In definitiva i benefici indotti dalle opere di nuova realizzazione è nell’ottica di perseguire economiegestionali e di scala oltre che a possibili finanziamenti pubblici e privati e consentirà di ridurre icosti così come da prospetto sotto riportato:

Descrizione Benefici (milioni di €)a) Economie di scala 19b) Economie gestionali 20c) Oneri di Urbanizzazione 12d) Contributi sistema produttivo 20e) Finanziamenti pubblici 10

TOTALE 81

Il costo quindi da investire nel sistema tariffario ammonta a 274 milioni di Euro nel decennio,arrotondato a 275 milioni di Euro.

6.3 Simulazione e ricadute tariffarieCon riferimento allo scenario degli interventi individuati nei settori acquedottistico, fognario edepurativo, prioritari e/o obbligatori per legge e quelli strategici per il raggiungimento degli obiettividi qualità sui corpi idrici significativi di cui al presente Piano, è stato determinato in Euro275.000.000 il fabbisogno finanziario effettivo (dedotti le economie di scalae gestionali, ifinanziamenti pubblici, ecc..) per gli investimenti da realizzarsi nel prossimo decennio (2007-2016).

Il fabbisogno di cui sopra dovrà essere coperto da tariffa del Servizio Idrico Integrato, a tale scoposi è provveduto a simularne la ricaduta sul sistema tariffe in ambito provinciale, per valutarne lasostenibilità e la fattibilità, nell’arco temporale di venticinque – trenta anni.

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La simulazione è stata effettuata con riferimento al DM 1 agosto 1996 “Metodo normalizzato perdefinire le componenti di costo e determinare le tariffe di riferimento” tenendo conto, dell’entrata invigore (1 dicembre 2007) del “Metodo Tariffario Regionale…” al di cui al Decreto del Presidentedella Giunta Regionale del 13 marzo 2006 n. 49.In sintesi, la tariffa di riferimento del servizio idrico integrato è determinata dalla somma dellecomponenti di costo, mediante la seguente formulazione:

Tn = Cn + An + Rn + CCn

dove:Tn è la tariffa dell’anno nCn è la componente dei costi operativi dell’anno nAn è la componente relativa agli ammortamenti all’anno nRn è la componente relativa alla remunerazione del capitale investito all’anno nCCn è la componente relativa al canone di concessione all’anno n.

Nel calcolo della tariffa, le componenti di costo comprendono gli oneri derivanti dalle previsionitecniche, economiche e finanziarie del Piano in parola, in valori unitari (€/mc), rapportandone ilrispettivo ammontare alla quantità d’acqua erogata agli utenti. Le componenti di costo saranno ripartite dall’Agenzia d’Ambito fra servizio acquedotto, fognatura edepurazione. Si è tenuto altresì in considerazione che tra un anno ed il successivo gli aumenti tariffari nonrisultino superiori alla somma del tasso di inflazione programmato e del limite di prezzo:

Tn ≤ Tn-1 · (1 + Pn + Kn)

dove:Pn è il tasso di inflazione programmato per l’anno nKn è il limite di prezzo

e che i costi operativi non subiscano incrementi superiori alla somma del tasso di inflazioneprogrammato e del limite di prezzo, diminuita della percentuale di miglioramento dell’efficienza,assunto (in via presuntiva) in misura variabile dall’0,8% al 1,45% dei costi totali.I volumi erogati che sono alla base del S.I.I. sono stati desunti dal rendiconto annuale dei Gestori(anno 2005) e assunti in valore costante per tutto il periodo, qualora si rendesse necessarioprovvedere ad un bilanciamento di tali volumi (scostamento che si verifica a consuntivo fra volumierogati -per il servizio di acquedotto, depurazione e fognatura- e volumi previsti scostamentisuperiori al ± 3%) si potrà applicare un fattore di bilanciamento Vn alla tariffa dell’anno successivo,in modo tale da introitare la quota di costi fissi non incassati dall’ente gestore nel caso loscostamento sia stato negativo, oppure in modo tale da scontare dalla tariffa la quota di costi fissipercepiti dall’ente gestore nel caso lo scostamento sia stato positivo.

Nella tabelle (21 e 22) allegate di seguito viene evidenziata la simulazione tariffaria, per lacopertura degli investimenti previsti dal Piano.

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Tabella 21

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Tabella 21

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Tabella 21

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Tabella 22

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Tabella 22

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Tabella 22

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6.4 Capacità di indebitamento dei Gestori del S.I.I.Nella simulazione tariffaria riportata nelle precedenti tabelle allegate n. 21 e 22, le componenti dicosto relative alle voci “ammortamenti” e “remunerazione del capitale ” sono state spalmate su unarco di venti anni per ogni investimento annuale, cosi che il programma assume una duratacomplessiva di trenta anni. Per quanto riguarda il capitale investito, lo stesso viene a determinarsi in due entità distinte: uncapitale investito iniziale fino all’entrata in vigore del presente metodo determinato ai sensi delD.M. 1-8-1996, ed un capitale investito successivo formatosi dall’entrata in vigore del DecretoRegionale. Ne consegue che la componente di remunerazione del capitale investito ed il piano diammortamento dovranno determinarsi con le modalità dei rispettivi decreti; la simulazione tariffariaè stata comunque effettuata, anche per valutarne la sostenibilità con la condizione più onerosa. Occorre inoltre precisare che lo sviluppo tariffario, necessariamente basato sulla tariffa mediad’ambito provinciale, rimanda per competenza, all’Agenzia d’Ambito, i perfezionamenti in meritoall’articolazione della tariffa medesima, per l’individuazione dei seguenti valori:- tariffa di riferimento media del segmento di acquedotto Tna ;- tariffa di riferimento media del segmento di fognatura/depurazione Tndf ;- quota parte dei ricavi tariffari posti a carico delle quote fissa e variabile della tariffa, per ilsegmento di acquedotto e per il segmento di fognatura/depurazione e soprattutto per la quota dadestinarsi a contributi alle spese connesse alla fornitura del servizio idrico integrato a utenti incondizioni economiche disagiate (con riferimento ai Comuni montani o Comuni di recentesuperamento delle gestioni dirette). Con cadenza almeno quinquennale si dovrà procedereall’aggiornamento e variazione del presente metodo tariffario per tenere conto, tra l’altro, anche dinuove disposizioni normative, di evoluzioni tecnologiche, di variazioni del mercato finanziario, divariazioni strutturali di settore, ovvero di cause straordinarie che afferiscano al settore dei serviziidrici ed al territorio di bacino.Sulla base di quanto esposto, della simulazione tariffaria a sostegno degli investimenti diprogramma, gli stessi investimenti trovano adeguata copertura dagli introiti tariffari previsti e conessi ne garantiscono la fattibilità economico-finanziaria nell’arco del programma. In considerazionedella differenziazione economico-tariffaria del territorio (intero ambito provinciale) è altresìopportuno che l’Agenzia d’Ambito operi il doveroso coordinamento delle risorse rese disponibilidagli introiti tariffari, al fine di ottimizzare gli investimenti sulla scala d’Ambito, a beneficio di quellearee e/o sub-bacini che ancora non hanno raggiunto l’ottimizzazione delle tariffe esistenti.

6.5 Conclusioni sul S.I.I.Sulla base dei dati contenuti nel Piano di prima Attivazione del Servizio Idrico Integrato e dei criterigenerali illustrati nei punti precedenti è possibile ricostruire i principali elementi gestionali riferitiall’anno 2007, che corrisponde al primo anno di avvio a regime del Servizio Idrico Integrato e cheviene assunto come primo anno di avvio della realizzazione degli interventi.Nel Piano di prima attivazione veniva infatti stabilita per il 2007 la tariffa reale media di riferimento,nella misura di 1,212/1,281 €/m3, vale a dire con un incremento del 4,23% rispetto al valore fissatoper il 2006. Gli elementi caratteristici della gestione 2007 sono i seguenti.

Tariffa reale media €/m3 1,212Volume d’acqua fatturato m3/anno 30.748.000Ricavi del SII migliaia €/anno 39.387Costi operativi migliaia €/anno 33.680Ammortamenti migliaia €/anno 3.946Remunerazione capitale migliaia €/anno 1.761Margine operativo lordo migliaia €/ 5.707

Tab. 23

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Tale situazione, deve aggiornarsi con i dati confermati dai Gestori per l’anno 2005, chedeterminano il volume di acqua fatturato pari a m3 37.372.000 da cui ne consegue un possibilevolume massimo di investimenti nell’anno valutabile in circa 27/28 milioni di €. Va precisato che l’effettiva attuazione del volume massimo d’investimenti dipende da sceltestrategiche dell’Agenzia e da indirizzi gestionali in ordine alla destinazione dei margini gestionaliconseguibili con il livello tariffario previsto. In ogni caso si tratterebbe di un valore che è circa ildoppio degli investimenti medi annui programmati nel primo triennio.Un simile livello d’investimenti può essere mantenuto anche negli anni successivi solo conincrementi tariffari dell’ordine del 2,9% all’anno, come illustrato nella tabella di simulazione. In talcaso, nell’arco di un decennio, sarebbe possibile attivare investimenti per 275 milioni di eurocomplessivi. Con tale incremento è certamente possibile sostenere gli investimenti previsti dalpresente Piano, che potrebbero essere completati entro un decennio.L’analisi della simulazione tariffaria e gli incrementi derivanti dall’attuazione del programma degliinvestimenti programmati evidenziano, con l’esclusione del primo triennio dove l’incremento è piùmarcato, circa il 4,5% una fase in crescita di circa il 2,9% che si stabilizza con l’azzeramento deicosti di ammortamento e di remunerazione del capitale (al 25 esimo anno) poi una fase in cui sirealizza una diminuzione della tariffa, o con applicazione costante della tariffa un forte margineoperativo trasformabile in investimento costante valutabile in circa 30 milioni di euro annui, almenoper i successivi tre/cinque anni.Una ulteriore valutazione da non sottovalutare appare quella derivabile dalla durata (vita media)degli interventi realizzati che si può considerare:- in 15 anni per gli impianti in genere (depurazione, potabilizzazione, elettromeccanici, ecc..);- in 25 anni per gli interventi di rete (acquedotti fognature).A fronte di tale considerazione si deve necessariamente considerare a scomputo di quota parte delmaggior introito e/o margine operativo una quota per la manutenzione/ricostruzione del patrimonioinvestito, determinabile in circa € 9.000.000 annui, da ricomprendersi nella quota sopraevidenziata.A fronte di una tariffa media d’ambito (anno di riferimento 2006) pari a 1,212 €/m3 vengono aevidenziarsi: anno 2016 tariffa media d’ambito pari a 1,656 €/m3, anno 2026 tariffa media d’ambitopari a 2,170 €/m3, anno 2028 tariffa media d’ambito pari a 2,283 azzeramento oneri del piano, poitariffa costante o con incremento costante del 2,44% che garantisce l’ulteriore investimento deicitati 30.000.000 € annui. Pertanto l’incremento medio per utente/abitante dell’Ambito, assumendoun consumo medio utente di 135 m3/anno conforme alle medie regionali e d’ambito, diviene :al 2006 - Euro/anno 163,62 al 2016 - Euro/anno 223,56 con un incremento nel periodo di € 59,94al 2026 - Euro/anno 292,95 con un ulteriore incremento nel periodo di € 69,39al 2028 - Euro/anno 307,80 con un ulteriore incremento nel periodo di € 14,85

6.6 Valutazione economica per la realizzazione di invasiPer queste opere indispensabili nell’ormai sempre più acclarato cambiamento climatico e perridurre gli effetti del deficit idrico anche per salvaguardare il D.M.V., si è ipotizzato che i costidovranno essere in massima parte compensati dalle entrate derivanti dalla messa sul mercato delmateriale litoide/inerte/argilloso.Gli ulteriori costi non potranno che essere a carico dei gestori dei sistemi irrigui e/o di programmiregionali integrati per il territorio (pari a circa 8,5 milioni di Euro a cui va aggiunta l’IVA e gli oneri diurbanizzazione).Sono ovviamente a carico di AIPO/Regione gli oneri per la redazione del “Manuale Operativo” perl’uso multiplo della cassa d’espansione sul torrente Parma, nonché della successiva ed effettivagestione dell’invaso a fini multipli.

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6.7 Altri costi L’educazione ambientale e la diffusione presso l’utente dello stato ambientale saranno a cura degliEnti Locali, di AATO e dei Gestori.Analogamente per le campagne di incentivazione alla riduzione dei consumi, i programmi a caricodei Gestori, AATO e Consorzi irrigui ovviamente ricadono sugli stessi soggetti.L’Amm.ne Prov.le di Parma si farà invece carico delle spese per il mantenimento dell’Osservatoriodelle Risorse Idriche, dell’elaborazione dei dati, della verifica dello stato d’attuazionedell’Approfondimento del PTCP in materia di Tutela delle Acque e della redazione di eventualivarianti volte a conseguire gli obiettivi comunitari, statali, regionali e provinciali.

6.8 Ulteriori possibili benefici economiciIl riuso di salti idraulici nei canali di irrigazione quale fonte di produzione di energia elettrica(Consorzio di Bonifica P.se e Canale Naviglio Taro), nonché da parte dei gestori del S.I.I.l’appropriato impiego di turbine negli acquedotti per sfruttare i salti geodetici, concorreranno acreare nuove fonti di finanziamento ed abbatteranno i maggiori costi dovuti alle nuove esigenze enecessità.Per i depuratori di maggior “taglio” ossia maggiori di 50.000 A.E. (Parma Est, Parma Ovest,Fidenza e Felino) deve essere incentivato il riuso del biogas a fini energetici.La riappropriazione dei terreni golenali e la riqualificazione dei corsi d’acqua a monte della viaEmilia permetterà di avere minori danni per piene e ricaricherà maggiormente la falda con ovvibenefici per l’intera società.

Il recupero dei “segni” storico-culturali legati all’acqua (vedi 1^ progetto della Provincia di Parma-area ad elevato rischio di crisi ambientale “La città delle acque”) e la realizzazione di percorsiciclopedonali da Parma ai Boschi di Carrega attraverso il recupero delle arginature del TorrenteBaganza, la sua riqualificazione e la valorizzazione dei fontanili di S. Martino Sinzano e delpaleoalveo di Vigheffio, rappresentano ulteriori elementi di beneficio relativamente a:→ minor emissione di CO2 ed altri gas;→ riduzione del traffico veicolare;→ maggiori superfici verdi alberate quale elemento di mitigazione delle temperature e del clima

oltre che della qualità dell’aria.

La stima dei costi per la riqualificazione del Baganza si possono stimare nei seguenti:

• recupero golene (espropri parziali, riqualificazione, ecc..) € 3.500.000

• pista ciclopedonale € 900.000(da Vigheffio ai Boschi di Carrega e da Antognano a Gaione)

_____________TOTALE € 4.400.000

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7. PROGRAMMA E OSSERVATORIO DI VERIFICA DELL’EFFICACIA DELLE MISUREPREVISTE

Già il D. Lgs. 152/99 e successive modifiche ed integrazioni al comma 4 art. 44 (recepito per interoall’art. 121 del D.Lgs. 152/06 Parte terza) recita “ …il Piano di Tutela contiene in particolare:…..f) ilprogramma di verifica dell’efficacia degli interventi previsti”, che rappresenta lo strumento divalutazione del Piano stesso.La valutazione come strumento di pratica amministrativa è uno strumento essenziale nel processodi transizione da un’amministrazione di procedure ad un’amministrazione di risultato.Da questo punto di vista si deve sottolineare che la valutazione, prima di essere l’applicazione dideterminate tecniche e metodologie, è essenzialmente una cultura della retroazione: in questosenso è un supporto al processo decisionale. Attraverso la valutazione s’introduce un elemento digoverno dei processi non solo nella fase progettuale ma anche nella fase di attuazione,correggendo, se necessario, non solo la strumentazione degli interventi ma anche modificando, incorso d’opera, le priorità.In letteratura esistono due tipologie di approccio (top-down e bottom-up), che ammettono unadifferenza importante tra effetti immediati (outputs) ed effetti a lungo termine (impatti). In sostanza, si parte dagli obiettivi dichiarati, si trovano prima indicatori di effetto e di risultato acerti tempi di implementazione, si valutano i risultati (e la performance degli esecutori alla fine delprogramma d’interventi).Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale in materia di Tutela delle Acque, il Programmadi verifica dell’efficacia degli interventi previsti deve definire le modalità di controllo dell’attuazionedel Piano sia per quanto attiene i tempi sia per quanto riguarda gli effetti e l'efficacia delleopere/azioni, individuando inoltre gli strumenti e i soggetti competenti nonché i mezzi perassicurare l’informazione ai soggetti interessati. Nello stesso vengono anche previsti gliaggiornamenti, che nascono comunque dall’esigenza di conferire al Piano la massima efficacia inrapporto all’evolvere dello stato ambientale delle acque superficiali e sotterranee.Al fine di poter realizzare un rapporto omogeneo sull’intero territorio provinciale, è già stata istituitada parte della Provincia una struttura tecnico-operativa, con atto di Giunta Provinciale n. 689 del16 giugno 2005, definita Osservatorio Provinciale delle Risorse Idriche. Si è ritenuta necessaria, inarmonia anche con il disposto di cui all’art. 121, comma 4, lettera f) del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. (exart. 44 del D.Lgs. 152/99 s.m.i.), al fine di garantire l’attuazione degli indirizzi, azioni ed interventipropri della pianificazione delle risorse idriche, con particolare riferimento alla riduzione deglisprechi, tutela e salvaguardia della stessa risorsa idrica, nonché per la verifica permanentedell’efficienza e dell’efficacia degli interventi e delle azioni medesime in rapporto agli obiettivinormativi e/o più restrittivi di pianificazione regionale e provinciale con il precipuo scopo dimigliorare la qualità della vita in rapporto alla salute pubblica e all’ambiente, garantendo unosviluppo sostenibile con costi socialmente accettabili, L’Osservatorio è stato strutturato comestrumento tecnico-operativo in materia di risorse idrica e ha come obiettivo prioritario il quadroconoscitivo ed evolutivo sotto l’aspetto quali-quantitativo delle risorse idriche, elementi necessariper l’individuazione delle azioni concrete da intraprendere per rispondere alle finalità diprogrammazione e di governo per la completa soddisfazione del fabbisogno provincialeidropotabile, irriguo, nonché di tutela e salvaguardia e rispetto degli obblighi di pianificazione.Per controllare l’efficacia del Programma, sono già stati individuati da parte della Regione alcuniindicatori a cui ne vengono aggiunti altri definiti in questo Piano (si veda il successivo capitolo),coerenti con le ipotesi d’impatto e facili da rilevare, che consentono di valutare gli effetti dellestrategie di intervento adottate e di individuare le misure correttive necessarie.La scelta di questi indicatori è basata sul criterio che ognuno possa consentire di valutarel’efficacia delle risposte degli obiettivi/azioni individuati dalla pianificazione di settore,rappresentativi dei problemi principali da risolvere o del fattore su cui incidere con maggioreincisività ed efficacia.Il Programma di verifica oltre a fornire un riscontro dell’efficacia degli interventi proposti risulta unostrumento utile a valutare i diversi stati di avanzamento, di realizzazione, di esecuzione sia delleopere che dei provvedimenti adottati e a verificare quanto viene attuato rispetto ai programmipresentati. Esso rappresenta il mezzo per:

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• valutare la validità delle scelte attuate;• valutare i benefici delle azioni intraprese;• valutare le azioni specifiche e/o sperimentali a livello locale.

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8. GLI INDICATORI DEL PIANO IN MATERIA DI TUTELA DELLE ACQUE

Per controllare l’efficacia del Piano e del Programma di verifica dell’efficacia delle misure, oltre cheagli indicatori individuati dalla Regione se ne prevedono degli ulteriori:

Indicatori Obiettivo1 Stato di salute corpi idrici

superficiali e sotterranei,come da normativa

Qualità/Quantità

2 Stato di salute e indicatorilaghi appenninici

Sensibilità ambientaleVariazioni climatiche einquinamento

3 Tempi di propagazionepiene del Baganza daMarzolara a Parma

Ricarica falda, recuperonaturalità corsi d’acqua,riduzione piene

4 Aree sottratte in areegolenali ai privati eriallocate al demanio

recupero naturalità corsid’acqua, ricarica falda,riduzione piene

5 Rispetto Programmi opereprioritarie Osservatoriorisorse Idriche

Migliore qualità della vita erisanamento corpi idrici

6 % ditte AIA autorizzate Riduzione dei consumi

7 Bacino campione torrenteBaganza andamentoafflussi/deflussi

Variazioni climatiche ericarica falde

8 Riduzione delle perdite inrete

Riduzione degli sprechiUso attuale della risorsa

Tab. 24

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9. I REPORTS AMBIENTALI

Il Servizio Ambiente in collaborazione con le altre strutture della Provincia di Parma, avvalendosianche del supporto di altri Enti e/o Organi competenti, compresa la Regione, provvederà entro il 30giugno di ogni anno a redigere il quadro quali-quantitativo della risorsa in rapporto ai fattoriclimatici rilevati e alle problematiche emerse nel corso dell’anno precedente. Provvederà aredigere una attenta analisi con la verifica degli indicatori prescelti. Inoltre presenterà un rapportoesaustivo sullo stato di avanzamento delle opere finanziate in campo idrico, nonché valuterà leproblematiche e l’eventuale necessità di proporre variazioni ai Piani e/o ai Programmi di intervento.

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10. I RISULTATI DELL’INDAGINE SOCIALE SUL TERRITORIO

Nell’ambito della Prima Fase Cognitiva per la redazione dell’Approfondimento in materia di Tuteladelle Acque, l’Assessorato Ambiente ha promosso la realizzazione di uno studio volto a sondare evalutare il livello di informazione e sensibilità dei cittadini della provincia e degli amministratori deiComuni sulle problematiche correlate alla risorsa idrica, una risorsa vitale ma allo stesso tempolimitata e sottoposta sempre di più ai rischi legati all’inquinamento e all’agire umano.La metodologia di indagine prescelta si è articolata in tre fasi, dosando strumenti qualitativi equantitativi: un sondaggio telefonico rivolto a più di 800 cittadini, un’indagine on-line su uncampione di amministratori locali, un focus group realizzato con la partecipazione di alcunicittadini.Pensato proprio per la fase intermedia del percorso di formazione dell’Approfondimento, lo studioha permesso da un lato di fare il punto sul riscontro delle iniziative finora attuate sul territoriodall’Amministrazione Provinciale, con particolare riferimento alle giornate cognitive dedicate altema dell’acqua, e dall’altro di conoscere più da vicino il sentire dei parmensi sui problemi legati atale risorsa, oltre che il grado di informazione e conoscenza diffusa su questi argomenti, e diraccogliere preziosi spunti di riflessione per la pianificazione della tutela della risorsa e per la suadivulgazione.

Obiettivo ultimo dello studio era infatti quello di fornire uno strumento efficace, affidabile edadeguato per poter valutare atteggiamenti e opinioni della popolazione in relazione alla matriceacqua al fine di elaborare i piani comunicativi e gli eventuali provvedimenti e regolamentiambientali, intesi come insieme di strategie coordinate da adottare per sensibilizzare e accrescerela consapevolezza dell’opinione pubblica.Le tematiche sottoposte all’attenzione degli intervistati riguardano la risorsa idrica sia da un puntodi vista globale che locale, con frequenti rimandi ad esperienze vissute a livello personale.Partendo dalla percezione dei mutamenti climatici in corso nel pianeta, sono stati affrontati temicome l’inquinamento, la scarsità e il risparmio delle risorse idriche e il dissesto idrogeologico.Particolare attenzione è stata posta anche alle modalità di comunicazione, informazione esensibilizzazione che il cittadino vorrebbe vedere adottate dalla pubblica amministrazione su untema così cruciale e quanto mai attuale come la difesa dell’ambiente e delle risorse naturali.

Per approfondimenti si rimanda all’Elaborato 2 “Indagine sociale quali-quantitativa sul territorio” delQuadro Conoscitivo-Approfondimento in materia di Tutela delle Acque.

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11. DIVULGAZIONE SUL TERRITORIO E PROPOSTE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE

L’educazione ambientale è un processo di apprendimento che promuove congiuntamente valori eazioni positive per l’ambiente, e che promuove il coinvolgimento dei cittadini e di tutte la categoriesociali ed economiche nelle politiche di governo del territorio.Considerata come un impegno e un’opportunità, l’educazione ambientale definisce obiettivi,strategie e azioni integrate in grado di produrre una crescita culturale nella nostra società. Unostrumento che si è arricchito nel tempo di significati e metodologie sempre più complesse, poichénon si ritiene più sufficiente oggi conoscere meglio l’ambiente per comportarsi in modo piùresponsabile nei suoi confronti, ma sono necessarie consapevolezza, responsabilità, competenza,capacità di gestione e una propensione alla cittadinanza attiva.

11.1 Il contesto provincialeIn coerenza con le linee guida individuate dalla Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Parmadal 2000 si è dotata di un proprio Piano d’Azione di Educazione Ambientale, di durata biennale,allo scopo di individuare per il territorio provinciale obiettivi ed azioni atte ad accrescere lacollaborazione tra le diverse strutture presenti sul territorio e migliorare la qualità di progetti,iniziative e servizi offerti.L’Aumento del livello di consapevolezza dei cittadini sulle problematiche ambientali, la ricerca distrumenti innovativi ed efficaci nel campo dell’educazione ambientale, la promozione di sinergietra soggetti operanti nel settore, la promozione di progetti su problematiche di particolare criticitàdel territorio provinciale sono gli obiettivi e le azioni che hanno contraddistinto il percorso dei trePiani d’Azione fino ad ora approvati. Da segnalare come all’interno dei Piani vengano individuatedelle tematiche preferenziali sulle quali concentrare risorse ed attenzioni. Nello specifico si segnalacome la Risorsa idrica abbia caratterizzato dal 2001 anno di approvazione del primo Pianod'Azione 2001-2003 (approvato con atto di G.P. n°412/2001) il percorso della Provincia di Parmain materia di educazione ed informazione ambientale. L’attuale piano d’azione in vigore è il Pianod’Azione 2006/2007, approvato con delibera di Giunta Provinciale n. 122/2006.

11.2 Informazione e divulgazione del Piano di Tutela delle Acque Le azioni di informazione, divulgazione, educazione ambientale costituiscono nel loro insieme unacomponente fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalpiano di tutela. Se da un lato gli obiettivi del Piano sono legati alle variabili strutturali del sistema,dall’altro sono strettamente correlati con un uso corretto, da parte della popolazione e del mondoproduttivo, delle risorse idriche e del territorio in generale.Per tale aspetto vanno previste in particolare azioni di educazione e formazione mirate ad incideresulla componente culturale-comportamentale della popolazione, al fine di promuovere e diffondereuna “Cultura dell’acqua” ed una riscoperta del “Diritto all’acqua”. Il coinvolgimento della cittadinanza con la presa di coscienza e conoscenza dei principi e delleazioni che caratterizzano il P.T.A. è condizione fondamentale al fine di ottenere il necessarioconsenso e l’efficacia delle azioni previste. A tale scopo si prevedono: una componente di Informazione e divulgazione ambientale, per ladiffusione delle informazioni tecniche da realizzarsi con strumenti e linguaggi adattati per le diverseutenze alle quali ci si rivolge; una componente di Educazione ambientale, mirata alla promozionedi comportamenti virtuosi in materia di risparmio ed uso sostenibile della risorsa.Tali percorsi devono non solo possedere un forte e valida componente scientifica di dati edinformazioni, ma devono ispirarsi anche ai principi etici della condivisione delle responsabilità, edella partecipazione, al fine di stimolare l’individuo all’impegno individuale e collettivo nellagestione dell’ambiente in una logica di sostenibilità. Si ritiene inoltre fondamentale stimolare unavisione multidisciplinare del problema per assicurare una lettura più integrata delle principalicriticità individuate.

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11.3 Strumenti ed azioni Per quanto concerne i possibili interventi da attivare sul territorio si segnalano:○ la condivisione ed il coordinamento delle diverse azioni già presenti sul territorio in materia di

acqua (settimana regionale del risparmio, giornata mondiale risorsa idrica ecc..) al fine dareloro una maggiore incisività sul territorio e migliorarne il coordinamento nel tempo e nellospazio;

○ il supporto agli enti locali per la realizzazione nel loro territorio di interventi di informazione,divulgazione ed educazione ambientale.

Per quello che riguarda la componente di informazione e divulgazione ambientale si segnalano:○ la diffusione dei contenuti del Piano utilizzando la rete internet tramite il sito istituzionale del

Servizio Ambiente oppure la predisposizione di un apposito portale o sito dedicato;○ la realizzazione di una pubblicazione, al fine di poter avere un documento dove concentrare le

informazioni tecniche in materia e di facile consultazione;○ la realizzazione di pubblicazioni monotematiche rivolte a specifiche utenze, al fine di svolgere

una azione mirata e incisiva dove se ne evidenzi la necessità;○ la realizzazione di incontri per la cittadinanza, in particolar modo dove si evidenzino particolari

criticità ambientali in materia;○ la realizzazione di una campagna di comunicazione variegata e ad ampio spettro d’azione

(manifesti, locandine, spot, video, cartoline).

Per quello che riguarda la componente di educazione ambientale si segnalano:○ l’attivazione di percorsi di Educazione Ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, in

particolar modo dove siano presenti criticità ambientali in materia di acque;○ la realizzazione di spazi informativi itineranti (mercati, piazze, sagre fiere, giornate tematiche)

da svilupparsi principalmente dove siano presenti particolari criticità ambientali in materia;○ l’attivazione di progetti pilota sul risparmio idrico e sull’uso sostenibile della risorsa, da

sviluppare con utenze direttamente coinvolte o sensibili al tema: (scuole, associazioni e mondoagricolo, associazioni ambientaliste, Centri di Educazione Ambientale, enti gestori);

○ la realizzazione di mostre specifiche da sviluppare e diffondere sul territorio;○ la realizzazione di percorsi formativi e laboratori per la diffusione del concetto di acqua potabile

dal rubinetto;○ lo sviluppo di progetti di cooperazione internazionale;○ l’attivazione di percorsi formativi e di aggiornamento per insegnanti ed operatori del settore;○ l’attivazione di punti acqua potabile da acquedotto in scuole o enti pubblici;○ la promozione di interventi strutturali sul risparmio idrico (recupero acque piovane, acque

grigie) in edifici pubblici, con particolare ma non esclusivo riferimento agli edifici scolastici.

Per quello che riguarda la componente di incentivi per azioni o comportamenti sostenibili sisegnalano:○ la diffusione e promozione di strumenti per il risparmio idrico nel civile (riduttori di flusso, doppi

scarichi, temporizzatori);○ l’attivazione di bandi, concorsi o premi per le migliori azioni di riduzione e gestione sostenibile

della risorsa realizzate da pubblico e privato;○ l’attivazione di collaborazioni con associazioni di categoria (es. organizzazioni mondo agricolo,

associazioni consumatori, ecc..) o albi professionali (es. architetti, geometri, ingegneri civili)per la promozione e incentivazione di interventi volti al risparmio idrico;

○ l’istituzione di un marchio di certificazione per una corretta gestione dell’acqua.

11.4 Utenze e collaborazioniIl tema in oggetto è di interesse collettivo, per tale scopo le utenze alle quali le azioni diinformazione ed educazione ambientale sono rivolte sono in pratica tutte: giovani e adulti, nucleifamigliari, associazioni di categoria, enti di gestione, enti locali, scuole.

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Si sottolinea come sarà poi lo strumento adottato che varierà in relazione all’utenza alla quale ci sivuole rivolgere. Particolare ma non esclusiva attenzione verrà rivolta al mondo della scuola, almondo agricolo ed ai nuclei famigliari in quanto soggetti direttamente responsabili e sensibili altema dei consumi e di una gestione sostenibile della risorsa.

Tra le collaborazioni che si intendono attivare si sottolinea l’importanza del coinvolgimento di:Comuni, associazioni ambientaliste, CEA, associazioni di categoria dei soggetti gestori, cherappresentano tutti i soggetti direttamente ed interessati al tema della risorsa idrica e che possonoper tanto collaborare per rendere più incisive le azioni di divulgazione del PTA.

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Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

B. RELAZIONE ILLUSTRATIVAB.2 APPROFONDIMENTO IN MATERIA

DI TUTELA DELLE ACQUEElaborato 1

Interventi infrastrutturali obbligatori del compartofognario-depurativo suddivisi per Comune

Variante approvata il 22 Dicembre 2008 con Delibera di Consiglio Provinciale n°118

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1

INTERVENTI comparto Fognario-Depurativosuddivisi per Comune

LEGENDA- niente/assente{~} collettamentoimhoff vasca tipo ImhoffLP letti percolatoriBIO biodischiFA fanghi

attiviFAA fanghi attivi aerazione prolungataFAN fanghi attivi e denitrificazioneFAT fanghi attivi e denitrificazione e defosfatazioneFITO fitodepurazioneV vasca di prima

pioggiaptcp condizioni e tempi del Piano Territ. Coord. Prov.leschema scarico interessato da schema fognario

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2

COMUNE di ALBARETO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

ALBARETO 800 ALBARETO Imhoff FAN 31/12/2008Bertorella < 50 Bertorella 1° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoBertorella < 50 Bertorella 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoBoschetto 199 Boschetto Imhoff -Buzzò < 50 Buzzò sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCacciarasca < 50 Cacciarasca sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCadonica < 50 Cadonica sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCampi < 50 Campi sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCase Bosini < 50 Case Bosini 1° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCase Bosini < 50 Case Bosini 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoMONTEGROPPO-Caseimposto

< 50 Case imposto (MONTEGROPPO) sedimentazione ridefinizione a nucleo isolato

Case ippi < 50 Case ippi sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCase mazzetta < 50 Case mazzetta sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCase vecchie di gotra < 50 Case vecchie di gotra sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCaselle di boschetto < 50 Caselle di boschetto sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCodogno < 50 Codogno 1° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCodogno < 50 Codogno 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCostello < 50 Costello sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCostello < 50 Costello 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoFolta < 50 Folta 1° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoFolta < 50 Folta 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoGotra 351 Gotra Imhoff BIO-LP-FA 31/12/2008Groppo < 50 Groppo 1° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoGroppo < 50 Groppo 2° sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoPattonieri di gotra < 50 Pattonieri di gotra sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoPieve di campi < 50 Pieve di campi sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoPonte scodellino < 50 Ponte scodellino sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoRoncole di gotra < 50 Roncole di gotra sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoSan Quirico < 50 San Quirico sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoSquarci di montegroppo < 50 Squarci di montegroppo sedimentazione ridefinizione a nucleo isolatoCase mazzetta < 50 Case mazzetta rinascita - ridefinizione a nucleo isolatoCase Palazzina < 50 Lottizz. artig. Case Palazzina - ridefinizione a nucleo isolato

Nota: ridefinizioni a nucleo isolato secondo richieste del Comune: Del.G.C. n°70/2005 e nota 21/03/06, che dichiara una popolazione inferiore ai 50 AEfognature non strutturate e l'obsolescenza degli impianti funzionanti come vasche di sedimentazione

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3

COMUNE di BARDI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

BARDI 1800 BARDI est Imhoff FA (dep. di Bardi) 31/12/2008BARDI 1800 BARDI ovest Imhoff FA (dep. di Bardi) 31/12/2008Carpana 47 Carpana Imhoff -Granere di santa giustina 12 Granere di santa giustina Imhoff -Grezzo 75 Grezzo - Imhoff+LP (.) 31/12/2010Grezzo 75 Grezzo A - Imhoff+LP 31/12/2010Noveglia 114 Noveglia Imhoff LP (.)Pione 24 Pione - Imhoff+LP (..) 31/12/2010Saliceto 50 Saliceto Imhoff LP (.)

(.) 3 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(..) altri interventi del "Programma" ex Del.G.R. 2241/05: installazione LP non necessari ai sensi della normativa

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COMUNE di BEDONIA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Alpe 175 Alpe A - {~} a Alpe B 31/12/2010Alpe 175 Alpe B - Imhoff (.) (*) 31/12/2010Anzola 55 Anzola A - Imhoff (.) (*) 31/12/2010BEDONIA 3170 BEDONIA capoluogo (loc. Borio) FA -Caneso 80 Caneso B - Imhoff (.) (*) 31/12/2010Carniglia 123 Carniglia A - {~} a Carniglia 31/12/2010Carniglia 123 Carniglia B - Imhoff (.) (*) 31/12/2010Carniglia 123 Carniglia C - Imhoff (..) (*) 31/12/2010Casamurata 38 Casamurata Imhoff (*) Aggiornam. AutorizzazioneCavadasca 65 Cavadasca - Imhoff (.) (*) 31/12/2010Cavignaga 125 Cavignaga A - {~} a Fontanelle di Cavignaga 31/12/2010Cavignaga 125 Cavignaga B - {~} a Fontanelle di Cavignaga 31/12/2010Cornolo 32 Cornolo A - Imhoff 31/12/2010Fontanachiosa 65 Fontanachiosa Imhoff (..) (*) Aggiornam. AutorizzazioneFontanelle di Cavignaga 150 Fontanelle di Cavignaga imhoff - soggetto ad AutorizzazioneLiveglia 25 Liveglia - Imhoff 31/12/2010Masanti di sopra 30 Masanti di sopra - Imhoff 31/12/2010Momarola 50 Momarola Imhoff+L.P. (*) Aggiornam. AutorizzazioneMonti 20 Monti A - Imhoff 31/12/2010Piane di Carniglia 35 Piane di Carniglia B - Imhoff+LP (..) 31/12/2010Romezzano 32 Romezzano - Imhoff (..) (*) 31/12/2010Selvola 80 Selvola - Imhoff (.) (*) 31/12/2010Tomba 53 Tomba - Imhoff (.) (*) 31/12/2010

(.) 7 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(..) altri interventi del "Programma" ex Del.G.R. 2241/05: installazione LP non necessari ai sensi della normativa(*) ridefinizione interventi (nota Gestore 17/01/07 prot. 24)

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5

COMUNE di BERCETO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Castellonchio 80 Alvides di Castellonchio (15) Imhoff -Bergotto 92 Bergotto villa Imhoff (.)Boschi 30 Boschi di casa selvatica Imhoff -Pietramogolana 40 Calamello imhoff -Casaselvatica 30 Casaselvatica centro - eliminato (in rio chiesa Casaselvatica)Costa di Casaselvatica 20 Casaselvatica-lacosta zona fontana Imhoff (.)Bergotto 92 Case lesti di bergotto Imhoff -Castellonchio 80 Castellonchio-stradaccia (65) Imhoff (.)Casaselvatica 30 Rio chiesa di Casaselvatica Imhoff -Corchia 55 Corchia caccanebbia Imhoff (.)Corchia 55 Corchia il molino Imhoff -Costa di Casaselvatica 20 Costa di Casaselvatica-rio dei morti - eliminato (in Costa Casaselvatica- Fontana)Fugazzolo sopra 89 Fugazzolo di sopra Imhoff (.)Fugazzolo sotto 65 Fugazzolo di sotto-rio di Campedello - eliminato (in Fugazzolo sotto- Pianazza)Fugazzolo sotto 65 Fugazzolo di sotto-zona pianazza - Imhoff (.) 31/12/2010Ghiare 146 Ghiare f.s. Imhoff FA (dep. di Ghiare)Ghiare 146 Il piano di ghiare Imhoff FA (dep. di Ghiare)Berceto 3436 Berceto - la brugna FA -Lozzola 40 Lozzola villa Imhoff (.)Tra la costa di berceto 50 Molino carata Imhoff -Pagazzano 35 Pagazzano Imhoff -Bergotto 92 Pellerzo di bergotto Imhoff -Pietramogolana 40 Pietramogolana Imhoff -Preda 32 Preda di lozzola Imhoff -Roccaprebalza 55 Roccaprebalza Imhoff (.)Scorza di Pietramogolana 50 Scorza di Pietramogolana Imhoff -Tra la riva 50 Tra la riva di Casaselvatica Imhoff (.)Tugo 8 Tugo di valbona Imhoff -Valbona 40 Valbona Imhoff (.)La cambrina 30 Villaggio manubiola Imhoff -Bansola di ghiare 20 Bansola di ghiare Imhoff -Case pesci Pietramogolana 45 Case pesci Pietramogolana Imhoff (.)Case fassoli di Pietramogolana 16 Case fassoli di Pietramogolana Imhoff -

(.) 11 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)Nota: finanziamento di 260.000 euro al Comune di Berceto per reti fognarie

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6

COMUNE di BORE

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

BORE 416 BORE rio gruppi FAN -Conti caferri rondanini 31 Caferri Imhoff - Aggiornam. AutorizzazioneBORE 416 Capoluogo basso (25 AE) {~} a Bore 31/12/2008Ferrari barton case marenghi 14 Ferrari barton case marenghi imhoff 31/12/2010Ferrari pereto 17 Ferrari pereto Imhoff -Franchi 79 Franchi case galopp Imhoff -Franchi 79 Franchi case sopra eliminato (in Franchi)Franchi 79 Franchi centrale bastiani eliminato (in Franchi)Metti - raffi 300 Metti centrale Imhoff FA 31/12/2008Mortarelli 5 Mortarelli imhoff 31/12/2010Orsi 38 Orsi Imhoff - Aggiornam. AutorizzazionePozzolo 71 Pozzolo centrale caferri imhoff 31/12/2010Pozzolo 71 Pozzolo conti Stirone imhoff 31/12/2010Ralli 32 Ralli Imhoff - Aggiornam. AutorizzazioneRovina 60 Rovina Imhoff -Salvi 30 Salvi imhoff 31/12/2010Zani centrale 100 Zani centrale Imhoff -Zermani 26 Zermani imhoff 31/12/2010

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COMUNE di BORGO VAL DI TARO

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Belforte 50 Belforte Imhoff (.)BORGO VAL DI TARO 7500 BORGO VAL DI TARO FAN -Ca’ Pifferi - Carghilla 50 Ca’ Pifferi Imhoff - Aggiornam. AutorizzazioneMonticelli 100 Monticelli sedimentazione IMHOFF 31/12/2010Ostia parmense 35 Ostia parmense Imhoff (*) Aggiornam. AutorizzazioneOstia scuola 150 Ostia scuola Imhoff (.)

(.) 4 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(Belforte, Ca' Pifferi, Ostia P.se, Ostia scuola)(*) ridefinizione interventi (nota Gestore 17/01/07 prot. 24)

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COMUNE di BUSSETO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

BUSSETO 7800 *BUSSETO Capoluogo FA Adeguamento depuratore(defosfataz. entro dic '07)

31/12/2007

BUSSETO 7800 Frescarolo Imhoff eliminato (in Busseto)BUSSETO 7800 Lottizzazione P.I.P. Imhoff eliminato (in Busseto)Roncole Verdi 520 *Roncole Verdi Imhoff {~} a Busseto 31/12/2008S. Andrea 172 S. Andrea Imhoff -Samboseto 100 *Samboseto Imhoff {~} a Busseto soggetto ad AutorizzazioneSamboseto 100 *Samboseto 2 Imhoff {~} a Busseto soggetto ad Autorizzazione

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEè prevista la dismissione dei dep. di Soragna e di Castellina, delle imhoff di Carzeto (rimandato), Samboseto e Roncole Verdi, il collettamentodei reflui urbani e della macellazione Annoni (per totali 18.000 AE serviti) al Dep di Busseto (pot. attuale 20000 AE) che viene ristrutturato

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9

COMUNE di CALESTANO

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Borsano 43 Borsano imhoff -CALESTANO 5837 CALESTANO capoluogo FAN -Castello di Ravarano 48 Castello di Ravarano imhoff -Chiastre 38 Chiastre imhoff -Fragnolo 115 Fragnolo imhoff -FELINO 35677 La cascina - eliminatoFELINO 35677 La torre - eliminatoFELINO 35677 Marzolara - eliminatoFELINO 35677 Marzolara posta - eliminatoMontale 31 Montale imhoff -FELINO 35677 Pioppone - eliminatoRamiano 145 Ramiano imhoff -Ravarano B 40 Ravarano B imhoff -Ravarano 310 Ravarano chiesa Imhoff+LP -Ronzano 68 Ronzano imhoff -S. Remigio 146 S. Remigio imhoff -Vallerano 98 Vallerano imhoff -Vallerano 98 Vallerano chiesa imhoff -

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COMUNE di COLLECCHIO

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COLLECCHIO 17400 COLLECCHIO capoluogo FAT -Scodoncello di Collecchio 90 via Scodoncello FA -

COLLECCHIO 17400 COLLECCHIO (SCOLMATORI) V 01/01/2012

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COMUNE di COLORNO

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Colorno 7530 boghignolo quartiere artigianale - eliminatoColorno 7530 borgomaggiore - eliminatoColorno 7530 Colorno Nord, 1 FA (Programma ASCAA: {~} a Colorno Sud)

Colorno 7530 Colorno Sud, 2 FA (ASCAA: potenziam dep al 2012)

Mezzano Rondani Colorno 306 Mezzano Rondani imhoff BIO 31/12/2008Colorno 7530 sacca - eliminatoMezzani inferiore capol. 7316 trai - eliminatoVedole 409 *Vedole imhoff {~} a Colorno Nord 31/12/2008Colorno 7530 viale martiri della libertà - eliminato

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep. SPIP (realizzata entro il 2006 con il sollevamento dei reflui verso il dep. Parma Est; area SPIP di Parma:AE attuali 5400 AE futuri 11000) ed il collettamento presso un nuovo impianto di depurazione da 15.000 AE (o 30.000 AE) sito in Malcantone,con anche il collettamento di Vedole e dell'area industriale a sud di Colorno e la possibilità di altri collegamenti futuri(i) incontro ASCAA 15/11/06: Vedole {~} a Colorno nord;

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COMUNE di COMPIANO

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COMPIANO 178 COMPIANO capoluogo imhoff (.)Isola 105 Isola A imhoff (.)Sugremaro 145 Sugremaro A imhoff (.)

(.) 3 interventi di installazione FA proposti dal Gestore SII, non necessari secondo la normativa vigente (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)Nota: Programma di Montagna 2000, e-mail 26/10/06: interconnessione delle 3 reti fognarie e unico depuratore 800 AE, importo 950.000 euro

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COMUNE di CORNIGLIO

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Beduzzo Villaggio Micheli 90 Ballone Costa e Chiesa - imhoff 31/12/2010Beduzzo 800 Beduzzo crocetta imhoff BIO 31/12/2008Beduzzo Mossale 45 Beduzzo Mossale imhoff -Beduzzo Torre-tre rii 95 Beduzzo Torre - imhoff 31/12/2010Bosco Gambarale provinciale 110 Bosco Gambarale provinciale imhoff -Bosco Rio Lama 150 Bosco Rio Lama imhoff -Corniglio Capoluogo- CimiteroVecchio

180 Corniglio Capoluogo- Cimitero Vecchio imhoff -

Graiana Ponte Romano 20 Graiana Ponte Romano declassarlo in quanto unicoproduttivo prosciuttificio che hatrattamento a sé

Vestola-Ghiare 110 Le Ghiare imhoff -Petrignacola 90 Petrignacola - imhoff 31/12/2010Signatico 90 Signatico - imhoff 31/12/2010Vestola 380 Vestola imhoff BIO-LP 31/12/2008

Nota: richiesta di chiarimenti, lettera racc. Provincia del 14/03/06 n.24043. Risposta non pervenuta.

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COMUNE di FELINO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

FELINO 35811 *Felino-San Michele Tiorre FAT -

FELINO 35811 Felino (SCOLMATORI) V 01/01/2012

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep Mulazzano Ponte e il collettamento al dep di Langhirano (pot.25.000 AE con 21.500 AE serviti) e quindi alla retefognaria afferente al dep di Felino (pot.50.000 AE con 35.700 AE serviti); previsto inoltre il rifacimento di 1000 m di collettori di rete di Langhirano.

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COMUNE di FIDENZA

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FIDENZA 36277 FIDENZA CAPOLUOGO FAT Ampliamento Depuratore riusoirriguo Q >=50% pot.tà

31/12/2016

Fornio 150 Fornio imhoff -Castione Marchesi 395 Castione Marchesi FA FA (potenziam. depuraz.)Chiusa Ferranda 150 Chiusa Ferranda FA -Rimale 50 Rimale imhoff -Santa Margherita 315 Santa Margherita imhoff {~} al dep Fidenza 31/12/2008

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep di Salsomaggiore e il collettam dei reflui al dep di Fidenza, che viene potenziato di 50000 AEl'area servita passerà dai 70.000 AE attuali ai 105.000 AE.

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COMUNE di FONTANELLATO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Fontanellato 9000 Fontanellato capol. FAN escludere acqua della Rocca tempi autorizzazione

Fontanellato 9000 Fontanellato capol. FAN (Programma ASCAA: defosfataz. al '08)

Fontanellato 9000 Parola imhoff eliminato (in dep Fontanellato)Fontevivo-Noceto 22910 *Sanguinaro-via D. Milani - {~} al dep Case Massi già realizzatoToccalmatto 100 Toccalmatto imhoff - interv. sullo scarico (.) tempi autorizzazioneParola 63 *Parola-via G.Rossa imhoff {~} al dep Case Massi in corso

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione di dep Noceto, il collettamento di Parola, Bianconese, di Case Gaiffa (il Torchio già collettato) al collettore Via Emilia al dep di Case Massi, che verràpotenziato da 16000 a circa 30000 AE.(.) eliminazione dello scarico sul suolo

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COMUNE di FONTEVIVO

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Bianconese 600 *Bianconese imhoff {~} al dep Case Massi 31/12/2008Case Cantarana 30 Case Cantarana sedimentazione imhoff 31/12/2010Fontevivo-Noceto 22910 *Case Massi sedimentazione {~} al dep Case Massi già realizzatoFontevivo-Noceto 22910 *Case Massi depuratore intercomunale FAT -Fontevivo-Noceto 22910 Pontetaro - eliminato (in dep Case Massi)

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione di dep Noceto, il collettamento di Bianconese, di Case Gaiffa (il Torchio già collettato) al collettore Via Emilia al dep di Case Massi,che verrà potenziato da 16000 a circa 30000 AE.

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COMUNE di FORNOVO di TARO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Case Borgheggiani 30 Case Borgheggiani Imhoff -Fornovo-Riccò 5799 - -Fornovo-Riccò 5799 Fornovo-Riccò Capol. FAN -Sivizzano 260 Sivizzano Imhoff FA 31/12/2008

Fornovo-Riccò 5799 Fornovo-Riccò (SCOLMATORI) V 01/01/2010

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COMUNE di LANGHIRANO

Agglomerato AE aggl. Scarico (AE) Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Antesica 50 Antesica (50) imhoff -Berzola 40 Berzola (40) imhoff -Case Manfredelli 40 Case Manfredelli (40) imhoff -Cattabiano 30 Cattabiano (30) imhoff -Cozzano 400 Cozzano Case Gonizzi (400) imhoff FA 31.12.2008Cozzano Piviano 100 Cozzano Piviano (100) imhoff -Goiano 50 Goiano (50) imhoff -LANGHIRANO 21480 *Langhirano-Cascinapiano FAT -Querceto 30 Querceto (30) imhoff -Quinzano di sopra 40 Quinzano di sopra (40) imhoff -Quinzano di sotto 30 Quinzano di sotto (30) imhoff -Roncigliano 30 Roncigliano (30) imhoff -Sodina 70 Sodina (70) imhoff -Strognano 50 Strognano (50) - imhoff 31/12/2010Strognano Madonnina 30 Strognano Madonnina (30) imhoff -Tordenaso 60 Tordenaso (60) imhoff -Vidiana 40 Vidiana (40) imhoff -

LANGHIRANO 21480 Langhirano (SCOLMATORI) V 01/01/2009

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep Mulazzano Ponte e il collettamento al dep di Langhirano (pot.25.000 AE con 21.500 AE serviti) e quindi alla retefognaria afferente al dep di Felino (pot.50.000 AE con 35.700 AE serviti); previsto inoltre il rifacimento di 1000 m di collettori di rete di Langhirano.

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COMUNE di LESIGNANO de BAGNI

Agglomerato AE aggl. Scarico (AE) Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Bassa di Lesignano 285 *Bassa di Lesignano (285) imhoff {~} a S. Maria 31/12/2008Cevola-Cavirano 150 Cevola e Cavirano (150) imhoff -Faviano inferiore 50 Faviano inferiore (50) imhoff -Faviano superiore 45 Faviano superiore (45) (nuovo) imhoff - soggetto ad AutorizzazioneFossola 78 Fossola Nord (78) imhoff -Lesignano 1235 *Lesignano Capol. (1235) BIO {~} a S. MariaMulazzano costa 100 Mulazzano costa (100) imhoff -Mulazzano monte 150 Mulazzano monte (150) Imhoff -S. Michele Cavana 250 S. Michele Cavana (250) imhoff FA 31/12/2008Santa Maria del Piano 1200 *Santa Maria del Piano (1200) FAN potenziamento depuratore poi a

MonticelliStadirano 980 *Stadirano (980) imhoff {~} a S. Maria 31/12/2008

Mulazzano PONTE 10100 Mulazzano ponte (SCOLMATORI) V 01.01.2009

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevisto il collettamento di scarichi da Neviano Lesignano e Traversetolo a d un nuovo dep in Monticelli da 45.000 AE (ad oggi pot. 20.000 AE),con la dismissione degli impianti di Traversetolo, Castione Baratti, Bannone, Cazzola, Valcassano-Vignale, Mamiano (di Traversetolo), di Lesignano,Bassa di Lesignano, Stadirano, S. Maria del Piano (di Lesignano). AE da servire attuali 28400, previsti 45.000

** SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep Mulazzano Ponte e il collettamento al dep di Langhirano (pot.25.000 AE con 21.500 AE serviti) e quindi alla retefognaria afferente al dep di Felino (pot.50.000 AE con 35.700 AE serviti); previsto inoltre il rifacimento di 1000 m di collettori di rete di Langhirano.

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COMUNE di MEDESANO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Medesano 4225 Medesano capol. A FAN -Felegara 5837 Felegara-S.Andrea FAN potenziam depuratoreVarano Marchesi 385 Varano Marchesi FA -Roccalanzona 135 Roccalanzona FA -

Medesano 4225 Medesano (SCOLMATORI) V 01/01/2010Felegara 5837 Felegara-S.Andrea (SCOLMATORI) V 01/01/2010

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COMUNE di MONCHIO DELLE CORTI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Aneta 94 Aneta imhoff -Casarola 136 Casarola imhoff -Cozzanello 97 Cozzanello imhoff -Monchio delle Corti 706 Monchio Capol. A imhoff FAN (dep di Monchio) 31/12/2008Monchio delle Corti 706 Monchio capol. B imhoff FAN (dep di Monchio) 31/12/2008Pianadetto 284 Pianadetto FA -Riana 72 Riana A imhoff -Rigoso A 100 Rigoso A - Imhoff 31/12/2008

Rigoso B 170 Rigoso B imhoff -

Rimagna 195 Rimagna imhoff -Trefiumi 187 Trefiumi - imhoff 31/12/2010Valditacca 192 Valditacca imhoff -Vecciatica 49 Vecciatica - imhoff 31/12/2010

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COMUNE di MONTECHIARUGOLO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

MONTECHIARUGOLO 16000 *Monticelli (16000) FA nuovo Depuratore (defosfataz.entro '07)

31/12/2007

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevisto il collettamento di scarichi da Neviano Lesignano e Traversetolo a d un nuovo depuratore in Monticelli da 45.000 AE (ad oggi pot. 20.000 AE),con la dismissione degli impianti di Traversetolo, Castione Baratti, Bannone, Cazzola, Valcassano-Vignale, Mamiano (di Traversetolo), di Lesignano,Bassa di Lesignano, Stadirano, S. Maria del Piano (di Lesignano). AE da servire attuali 28400, previsti 45.000

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COMUNE di NEVIANO degli ARDUINI

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Altavilla 25 Altavilla (25) imhoff -Antreola 25 Antreola (25) imhoff -Ariolla 60 Ariolla di Scurano (60) imhoff -TRAVERSETOLO 4500 *Le Piane-Pozzuolo-Bazzano imhoff eliminatoBraglia di Scurano 50 Braglia di Scurano (50) imhoff -Campora 190 Campora imhoff -Campora 190 Campora Castagneto imhoff -Campora 190 Campora la fossa (nuovo) imhoff LP-BIO-FA soggetto ad AutorizzazioneSignano case Bodini 60 Case Bodini (60) imhoff -Case Buonaparte 20 Case Buonaparte (20) imhoff -Case Paini-Paderna 45 Case Paini-Paderna (45) imhoff -Case Penuzzi 20 Case Penuzzi (20) imhoff -LANGHIRANO 21480 *Castelmozzano (40) imhoff eliminatoCavandola 30 Cavandola (30) imhoff -Cedogno 56 Cedogno A imhoff -Cedogno 56 Cedogno B imhoff -Ceretolo 106 Ceretolo imhoff -Ceretolo 106 Ceretolo capanna (nuovo) imhoff LP-BIO-FA soggetto ad AutorizzazioneCorticone 65 Corticone (65) imhoff -Coste di Urzano 36 Coste di Urzano (case bedi) (36) imhoff -Magrignano 80 Fornace (80) imhoff -Scurano 530 Gallinello di Scurano (530) imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008TRAVERSETOLO 4500 *Isolanda - eliminatoLugaro 72 La Villa di Bazzano-Lugaro (72) imhoff -TRAVERSETOLO 4500 *Laurano imhoff eliminatoLodrignano 60 Lodrignano (40) imhoff -Lodrignano 60 Lodrignano cabina (20) (nuovo) imhoff LP-BIO-FA soggetto ad AutorizzazioneMagrignano 80 Magrignano (80) imhoff -Mizone 45 Mizone (45) imhoff -TRAVERSETOLO 4500 *Molino di Laurano imhoff eliminatoTRAVERSETOLO 4500 *Molino Zanetti imhoff eliminatoMonchio 45 Monchio (45) (nuovo) imhoff - soggetto ad AutorizzazioneMonte di Neviano degli Arduini 30 Monte di Mediano (30) imhoff -Montetenero 25 Montetenero - Prada (25) imhoff -Montezebio 20 Montezebio (20) imhoff -Montroni 20 Montroni di Ceretolo (20) imhoff -Mozzano 90 Mozzano (90) imhoff -Mussatico 28 Mussatico (28) imhoff -

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25

Neda di Scurano 40 Neda di Scurano (40) imhoff -LANGHIRANO 21480 *Orzale imhoff eliminatoTRAVERSETOLO 4500 *Paderna imhoff eliminatoPezzalunga 80 Pezzalunga (80) imhoff -Piazza di Mediano 114 Piazza di Madiano (114) imhoff -TRAVERSETOLO 4500 *Provazzano imhoff eliminatoTRAVERSETOLO 4500 *Rivareto-Costa di Bazzano imhoff eliminatoRomazza 28 Romazza (28) imhoff -Pezzalunga 80 Saliceto (80) imhoff -Sasso 95 Sasso A (60) imhoff -Sasso 95 Sasso B (35) imhoff -Scorchero di Bazzano 30 Scorchero di Bazzano (30) imhoff -Sella di Lodrignano 114 Sella di Lodrignano - Mediano (114) imhoff -Urzano 116 Urzano -La Villa di Urzano (116) imhoff -La Bricola-Urzano 40 Urzano-Bricola-Bibiano (40) imhoff -Verola 20 Verola (20) imhoff -Vezzano 68 Vezzano (68) LP -Vico di mediano 40 Vico di Mediano (40) imhoff -

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevisto il collettamento di scarichi da Neviano Lesignano e Traversetolo a d un nuovo depuratore in Monticelli da 45.000 AE (ad oggi pot. 20.000 AE),con la dismissione degli impianti di Traversetolo, Castione Baratti, Bannone, Cazzola, Valcassano-Vignale, Mamiano (di Traversetolo), di Lesignano,Bassa di Lesignano, Stadirano, S. Maria del Piano (di Lesignano). AE da servire attuali 28.400, previsti 45.000

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COMUNE di NOCETO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Borghetto 150 Borghetto FA -Costamezzana 150 Costamezzana FA -Fontevivo-Noceto 22910 *NOCETO Capoluogo - Via Torricelli FAN {~} al dep Fontevivo-Case Massi

(defosfataz. entro dic 07)31/12/2007 (inizio intervento di

dismissione nel 2008)

Fontevivo-Noceto 22910 *Sanguinaro imhoff eliminato (al dep. Fontevivo-Case Massi)Cella 150 Cella (nuovo) FAN -

Fontevivo-Noceto 22910 NOCETO Capoluogo V 01/01/2012

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione di dep Noceto, il collettamento di Bianconese, di Case Gaiffa (il Torchio già collettato) al collettore Via Emilia al dep di Case Massi,che verrà potenziato da 16000 a circa 30000 AE.

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COMUNE di PALANZANO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

CANETO 48 CANETO A imhoff -CANETO 48 CANETO B imhoff -CELSO 24 CELSO imhoff -CORNIANA 5 CORNIANA imhoff -ISOLA 97 ISOLA imhoff -LA VALLE DI RUZZANO 10 LA VALLE DI RUZZANO imhoff -LALATTA 33 LALATTA A imhoff -LALATTA 33 LALATTA B imhoff -NIRONE 52 NIRONE A imhoff -NIRONE 52 NIRONE B imhoff -PALANZANO 521 PALANZANO A imhoff LP-BIO 31/12/2008PALANZANO 521 PALANZANO B imhoff LP-BIO 31/12/2008PRATOPIANO 344 PRATOPIANO imhoff LP-BIO 31/12/2008RANZANO 457 RANZANO A imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008RANZANO 457 RANZANO B imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008RANZANO 457 RANZANO C imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008RANZANO 457 RANZANO D imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008RUZZANO 236 RUZZANO imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008SELVANIZZA 73 SELVANIZZA A imhoff -SELVANIZZA 73 SELVANIZZA B palazzo imhoff -SOMMOGROPPO 16 SOMMOGROPPO imhoff -TREVIGNANO 24 TREVIGNANO A imhoff -VAESTANO 187 VAESTANO imhoff -VAIRO 216 VAIRO INFERIORE A imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008VAIRO 216 VAIRO INFERIORE B - LP-BIO-FA 31/12/2008VAIRO 216 VAIRO SUPERIORE imhoff LP-BIO-FA 31/12/2008VALCIECA 64 VALCIECA imhoff -ZIBANA 60 ZIBANA A imhoff -ZIBANA 60 ZIBANA B solara imhoff -

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COMUNE di PARMA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Baganzola-Cervara 2400 *Baganzola-Cervara BIO {~} a Nuovo Dep (Eridania)PARMA 255755 Corcagnano BIO {~} al dep Parma Ovest

(defosfataz. entro dic 06)31/12/2006

PARMA 255755 Pannocchia sedim 1a eliminato (al Parma Ovest)PARMA 255755 PARMA EST FAT -PARMA 255755 PARMA OVEST FAT -

PARMA 255755 Corcagnano (SCOLMATORI) V (.) 31/12/2008PARMA 255755 PARMA EST (SCOLMATORI) V (.) 31/12/2008PARMA 255755 PARMA OVEST (SCOLMATORI) V (.) 31/12/2008

(.) Parma è l'unico agglomerato individuato dal PTA per l'abbattimento del 25% al 2008 e del 50% al 2016 dei carichi sversati dagli scaricatori

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista dismissione dei dep. di Baganzola, RoncoCampo, Viarolo e vari collettamenti nei Comuni di Parma, Torrile e Trecasali:a breve termine (2 anni) previsto l'uso di sezione del dep dell'Eridania con collettamento dei reflui della Fitodepurazione, di Bezze, Gainago,Rivarolo 1 e 2 di Torrile, con uso della fitodepurazione come finissaggio. A lungo termine opere rimanenti (Fiera-Eia-Roncopascolo, Baganzola,Viarolo, Ronco Campo Canneto) e nuovo dep da 30.000 AE nei pressi dell'Eridania.

** SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep. SPIP (realizzata entro il 2006 con il sollevamento dei reflui verso il dep. Parma Est; area SPIP di Parma:AE attuali 5400 AE futuri 11000) ed il collettamento presso un nuovo impianto di depurazione da 15.000 AE (o 30.000 AE) sito in Malcantone,tra i Comuni di Mezzani e Torrile, con anche il collettamento di Vedole e dell'area industriale a sud di Colorno e la possibilità di altri collegamenti futuri.(i) incontro ASCAA 15/11/06: Vedole {~} a Colorno nord;

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COMUNE di PELLEGRINO PARMENSE

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Berzieri 15 Berzieri imhoff (.)Castellaro 30 Castellaro imhoff (.)Ceriato Lobbia 10 Ceriato B imhoff (.)Iggio 50 Iggio imhoff (.)Pellegrino capol. 900 Pellegrino capol. FA -Santini 10 Santini imhoff (.)Case Cavallo 27 Case Cavallo imhoff (.)Mariano Case dell'asta 24 Mariano Case dell'asta imhoff (.)Varone 22 Varone imhoff (.)

(.) 8 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(..) intervento programmato dal Gestore SII (nota 26/04/06 prot. 372 /06)NOTA: La Provincia ha un intervento a Pellegrino Capol. da 50.000 euro in esecuzione dal 25/10/06

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COMUNE di POLESINE PARMENSE

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Polesine capol. 1200 Polesine capol. FA Potenziamento dell’impiantoperché obsoleto

Santa Croce 442 Santa Croce FAN -Vidalenzo 313 Vidalenzo FA ristrutturazione

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COMUNE di ROCCABIANCA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Fontanelle 538 Fontanelle est (451) - {~} al dep Roccabiancacompletato

31/12/2008

Fontanelle 538 Fontanelle ovest (87) - {~} al dep Roccabianca Diventerànucleo isolato

Roccabianca 3104 Ragazzola centro - {~} al dep Roccabianca (.) 31/12/2006 (progetto in fase diesecuzione)

Roccabianca 3104 Ragazzola est - {~} al dep Roccabianca (.) 31/12/2006 (progetto in fase diesecuzione

Roccabianca 3104 Ragazzola ovest - {~} al dep Roccabianca (.) 31/12/2006 (progetto in fase diesecuzione

Roccabianca 3104 Roccabianca capol. FAN avvio depuratore 31/12/2006Roccabianca 3104 - {~} al dep Roccabianca (.)

declassato a nucleo isolato31/12/2006

(.) intervento programmato dal Gestore SII con realizzazione successiva alle scadenze di legge 31/12/2006Nota: lettera ASCAA agglomerati prot.3302 24/10/05 (ns. prot. 93385 24/10/06), agglomerati: 1 Roccabianca, 2 Fontanelle.Nota: lett. Sindaco Roccabianca prot. 452 del 22/01/05

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COMUNE di SALA BAGANZA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Sala Baganza 4500 Sala B. capol. FAN -

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COMUNE di SALSOMAGGIORE TERME

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Salsomaggiore 25380 (.) Salsomaggiore FAN {~} al dep FidenzaTabiano 3000 Tabiano FAN -Case Passeri 120 Case Passeri imhoff+Fito -

Salsomaggiore 25380 (.) Salsomaggiore (SCOLMATORI) V 01.01.2009

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista la dismissione del dep di Salsomaggiore e il collettam dei reflui al dep di Fidenza, che viene potenziato di 50.000 AEl'area servita passerà dai 70.000 AE attuali ai 105.000 AE.

(.) dato valutato dal Gestore nella nota del 30.08.05 prot. 281, confermato nellarelazione del 31.03.2006 prot. 66

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COMUNE di SAN SECONDO P.SE

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

S. Secondo 4633 S. Secondo capol. FAN (Programma ASCAA: potenziam dep. al '08)

Castell'Aicardi 100 Castell'Aicardi imhoff (Programma ASCAA: al dep Capol. al '08)

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COMUNE di SISSA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

SISSA gramignazzo torricellacasalfoschino

3602 Sissa capol.-Torricella FA ristrutturazione 2006 già realizzato

Coltaro 1052 Coltaro (851) FA -Coltaro 1052 Coltaro - via strada nuova dei prati/ via

Roma (201)FA -

San Nazzaro 224 S. Nazzaro-Casalfosch. - BIO/LPScarico Casalfosciano collettato aSissa, San Nazzaro non ha lafognatura

31/12/2008

Palasone 106 Palasone - Imhoff 31/12/2010

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COMUNE di SOLIGNANO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Solignano 1200 Solignano capol. FA -Filippi 80 Filippi imhoff (.)Marena 60 Marena FA -Prelerna 80 Prelerna imhoff (.)Rubbiano Mulino 100 Rubbiano Mulino Biodischi -Rubbiano S. Agnese 1300 Rubbiano S. Agnese FA NUOVOBottione 47 Bottione Imhoff + LP -Zibel 40 Zibel imhoff (.)

(.) 3 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)

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COMUNE di SORAGNA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Carzeto 250 Carzeto imhoff BIO LP FA 31/12/2008Castellina 223 *Castellina OX -Soragna 3135 *Soragna capoluogo FA {~} a Busseto 31/12/2006Diolo 250 Diolo FA -

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEè prevista la dismissione dei dep. di Soragna e di Castellina, delle imhoff di Carzeto (rimandato), Samboseto e Roncole Verdi, il collettamentodei reflui urbani e della macellazione Annoni (per totali 18.000 AE serviti) al Dep di Busseto (pot. attuale 20000 AE) che viene ristrutturato

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COMUNE di SORBOLO e MEZZANI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Mezzani 7316 Mezzani inferiore capol. FAT (nuovo) avvio soggetto ad AutorizzazioneSorbolo 4636 Sorbolo capol. A depuratore FAN -Enzano 160 Enzano - ridefinizione a nucleo isolato

(assenza di fognatura strutturata)Mezzani 7316 Coenzo C - {~} a Mezzani 31/12/2006 (approvato progetto)Mezzani 7316 Coenzo A - {~} a Mezzani 31/12/2006 (approvato progetto)

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COMUNE di TERENZO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Bardone 30 Bardone imhoff (.)Boschi di Bardone 40 Boschi di Bardone imhoff (.)Ca' Sana 45 Ca' Sana FA -Case Castellani 50 Case Castellani FA -Cassio 320 Cassio A - Paese Imhoff FA o collettamento 31/12/2008Cassio 320 Cassio C - Chiesa FA - (..) 31/12/2008Cassio D 60 Cassio D - imhoff 31/12/2010Villa di Casola 55 Castello di Casola - eliminatoCorniana 38 Corniana imhoff (.)Fagiano - castello 55 Fagiano - castello FA già realizzato Aggiornam. AutorizzazioneLesignano Palmia 60 Lesignano Palmia A imhoff (.)Palmia 18 Palmia A - quartiere imhoff (.)Puilio Lughero 56 Puilio Lughero imhoff già realizzato Aggiornam. AutorizzazioneFagiano - castello 55 Selva Castello A - Chiesa - eliminatoFagiano - castello 55 Selva Castello B - Scuola - eliminatoSelva Grossa 45 Selva Grossa A - Paese imhoff già realizzato (.) Aggiornam. AutorizzazioneSelva Grossa 45 Selva Grossa B- Quartiere nuovo imhoff -Terenzo capol. 50 Terenzo capol. imhoff (.)Villa di Casola 55 Villa di Casola FA -Villa di Selva 52 Villa di Selva imhoff (.)Viola 30 Viola FA -Casarola 45 Casarola imhoff -

(.) 8 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(..) Cassio: il Gestore dichiara 254 AE, proposta la sostituzione di FA con LP

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COMUNE di TIZZANO VAL PARMA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Anzolla 20 Anzolla imhoff -Capriglio 215 Capriglio imhoff LP 31/12/2008Carobbio 28 Carobbio ovest imhoff -Casa Galvana 12 Casa Galvana imhoff -Groppizioso 14 Groppizioso est imhoff -Groppo 12 Groppo LP -Lagrimone-Moragnano-Madurera

6000 Lagrimone-Moragnano-Madurera FA -

Musiara superiore 120 Musiara superiore imhoff -Pianestolla - Pratolungo 120 Pianestolla - Pratolungo imhoff -Pratolungo 470 Pratolungo imhoff+LP -Reno 674 Reno Borghetto LP -Reno 674 Reno est LP -Reno 674 Reno ovest LP -Schia 12 Schia imhoff -Tizzano 80 Tizzano ovest imhoff -Treviglio 10 Treviglio imhoff -

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COMUNE di TORNOLO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Casale 90 Casale A-Truffelli, Montegari, Brigati,Carmeli

Imhoff -

Casale 90 Casale B Loc. Berni Imhoff -S. Maria del Taro 310 S. Maria del Taro FA -Santarelli 10 Santarelli Imhoff -Tarsogno 590 Tarsogno A-La villa FA -Tarsogno 590 Tarsogno B-Bosco chiesa FA -Breva Frettolera di Tarsogno 80 Tarsogno C la breva Imhoff -Breva Tosini Goreto diTarsogno

20 Tarsogno E-Breva Imhoff -

San Rocco di Tarsogno 90 Tarsogno H-S.Rocco Imhoff -Tornolo 224 Tornolo capol.A Case Lusardi FA -

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COMUNE di TORRILE

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Torrile-Trecasali 2100 *Impianto consortile di fitodepurazione FITO {~} a Nuovo Dep (Eridania)[potenziam. entro dic. '06]

31/12/2006 (avviata la proceduradi collettamento)

Torrile-Trecasali 2100 *Rivarolo 1 - eliminato (in Imp.FITO Torrile)Torrile-Trecasali 2100 *Torrile - eliminato (in Imp.FITO Torrile)Bezze 123 *Bezze - {~} a Nuovo Dep (Eridania) 31/12/2010S. Polo di Torrile 12000 S. Polo di Torrile FAT -Sant'Andrea 312 Sant'Andrea - {~} a S. Polo 31/12/2008Gainago 148 *Gainago - {~} a Nuovo Dep (Malcantone) 31/12/2010Vicomero 490 *Vicomero 1 - FA nuovo impianto unico 31/12/2008Vicomero 490 *Vicomero 2 - FA nuovo impianto unico 31/12/2008Rivarolo 180 *Rivarolo 2 FA {~} a Nuovo Dep (Eridania) Aggiornam. Autorizzazione

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista dismissione dei dep. di Baganzola, RoncoCampo, Viarolo e vari collettamenti nei Comuni di Parma, Torrile e Trecasali:a breve termine (2 anni) previsto l'uso di sezione del dep dell'Eridania con collettamento dei reflui della Fitodepurazione, di Bezze, Gainago,Rivarolo 1 e 2 di Torrile, con uso della fitodepurazione come finissaggio. A lungo termine opere rimanenti (Fiera-Eia-Roncopascolo, Baganzola,Viarolo, Ronco Campo Canneto) e nuovo dep da 30.000 AE nei pressi dell'Eridania.

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COMUNE di TRAVERSETOLO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Bannone - Castellaro 450 *Bannone 1 Imhoff+FA {~} a MonticelliBannone - Castellaro 450 *Bannone - Castellaro FA {~} a MonticelliBannone - Castellaro 450 *Bannone 3 -Casinetto FA {~} a MonticelliCastione Baratti 315 *Castione Baratti (315) FA {~} a Traversetolo indi a MonticelliCazzola 140 *Cazzola 1 Imhoff {~} a MonticelliCazzola 140 *Cazzola 2 FA {~} a MonticelliMamiano 500 *Mamiano (500) sedimentazione {~} a Monticelli 31/12/2008Sivizzano 50 Sivizzano (50) FA -TRAVERSETOLO 4500 *Traversetolo capol. (4500) FAN {~} a MonticelliVignale 400 *Valcassano-Vignale 2 (400) FA {~} a MonticelliBorgo Bottone -Vignale 3 30 Borgo Bottone -Vignale 3 (30) FA -Cazzola 140 *Cazzola-Via Brizzi FA {~} a MonticelliMelegazzi 20 Melegazzi (20) FA -Villa Carbognani 50 Villa Carbognani (50) FA -Case Campagna - Vignale 20 Case Campagna - Vignale (20) FA -

TRAVERSETOLO 4500 Traversetolo (SCOLMATORI) V 01/01/2010

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevisto il collettamento di scarichi da Neviano Lesignano e Traversetolo a d un nuovo dep in Monticelli da 45.000 AE (ad oggi pot. 20.000 AE),con la dismissione degli impianti di Traversetolo, Castione Baratti, Bannone, Cazzola, Valcassano-Vignale, Mamiano (di Traversetolo), di Lesignano,Bassa di Lesignano, Stadirano, S. Maria del Piano (di Lesignano). AE da servire attuali 28400, previsti 45.000

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COMUNE di TRECASALI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Roncocampocanneto 750 *Roncocampocanneto FA -Torrile-Trecasali 1300 *Trecasali FA eliminato (in Imp.FITO Torrile)Viarolo 1200 *Viarolo OX -

* SCHEMA DI RETE SOVRACOMUNALEprevista dismissione dei dep. di Baganzola, RoncoCampo, Viarolo e vari collettamenti nei Comuni di Parma, Torrile e Trecasali:a breve termine (2 anni) previsto l'uso di sezione del dep dell'Eridania con collettamento dei reflui della Fitodepurazione, di Bezze, Gainago,Rivarolo 1 e 2 di Torrile, con uso della fitodepurazione come finissaggio. A lungo termine opere rimanenti (Fiera-Eia-Roncopascolo, Baganzola,Viarolo, Ronco Campo Canneto) e nuovo dep da 30.000 AE nei pressi dell'Eridania.

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COMUNE di VALMOZZOLA

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Bondi 10 Bondi imhoff -Cascina 15 Cascina imhoff -Case Gatti-S.Martino 50 Case Gatti-S.Martino imhoff -Castoglio 10 Castoglio imhoff -Corrieri 5 Corrieri imhoff -Costa S.Siro 5 Costa S.Siro imhoff -Groppo S.Siro 20 Groppo S.Siro imhoff -Lennova 15 Lennova 1 imhoff sostituz. Imhoff (.)Lennova 15 Lennova 2 imhoff -Lennova 15 Lennova 3 imhoff -Maestri 15 Maestri 1 imhoff -Maestri 15 Maestri 2 imhoff -Mormorola 140 Mormorola A imhoff sostituz. Imhoff (.)Mormorola 140 Mormorola campo sportivo imhoff (.)Mormorola 140 Mormorola via Prov.le imhoff (.)Oppiedolo 5 Oppiedolo imhoff -Pieve Gusaliggio 82 Pieve Gusaliggio imhoff (.)Roncotasco 10 Roncotasco imhoff -Rovere 5 Rovere imhoff -Rovina 20 Rovina imhoff -San Martino-Borella 13 Tegoni 1-Borella 1 imhoff -San Martino-Borella 13 Tegoni 2 imhoff (.)Tessi 20 Tessi imhoff -Valle - Baghetti 20 Valle - Baghetti imhoff (.) (*)Valmozzola stazione 70 Valmozzola stazione imhoff (.)Vei di Branzone 20 Vei di Branzone imhoff -Vettola 15 Vettola imhoff -

(.) 7 interventi proposti dal Gestore SII di installazione LP non necessari ai sensi della normativa (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06)(*) il Gestore SII: due scarichi, Mariano la Valle e Baghetti

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COMUNE di VARANO DE’ MELEGARI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Costa Vianino 12 Costa Vianino Imhoff (*)Le Aie 12 Le Aie Imhoff -Molino Fogliano 20 Molino Fogliano Imhoff (*)Mulino di Viazzano 33 Mulino di Viazzano A Imhoff (.)Mulino di Viazzano 33 Mulino di Viazzano B Imhoff -Pianelli 36 Pianelli Imhoff (.) (*)Piani di riva 159 Piani di Riva BIO (.)Pradarolo 83 Pradarolo FA (.)Rizzone 87 Rizzone Imhoff {~} a Varano capol. (*) 31/12/2010Serravalle 73 Serravalle Imhoff (.)Varano capoluogo 1300 Varano capol. FA -Vianino 420 Vianino Imhoff (*) 31/12/2008Viazzano 302 Viazzano monte Imhoff {~} a Viazzano valle (eseguito)Viazzano 302 Viazzano valle Imhoff+FA -

(.) 4 interventi (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06) di installazione LP non necessari ai sensi della normativa(..) intervento proposto dal Gestore SII (nota 26/04/06 prot.372 /06), in presenza di attività produttive.(...) intervento programmato dal Gestore SII per adeguamento impianto (nota 26/04/06 prot. 372 /06).(*) ridefinizione interventi (nota Gestore 17/01/07 prot. 24): Costa di Vianino, Molino Fogliano, Pianelli, Vianino entro il 2008 collettati ad unico scarico (presumibilmente in parte aViazzano Valle)

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47

COMUNE di VARSI

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Lamberti 28 Ca' Marianna-Lamberti Imhoff+LP (.) -Contile 73 Contile A Imhoff+LP (.) -Contile 73 Contile B Imhoff+LP (.) -Corticella 40 Corticella-Prato Bore Imhoff (.)Fiassoni 30 Fiassoni Imhoff -Lagadello 60 Lagadello Imhoff+LP (.) -Lubbia di sopra 33 Lubbia di sopra - Imhoff+LP (.) 31/12/2010Lubbia di sotto 20 Lubbia di sotto Imhoff -Pessola 100 Pessola Imhoff+LP (.) -Pietracavata 65 Pietracavata - Imhoff+LP (.) 31/12/2010Roccavecchia 50 Roccavecchia Imhoff+LP (.) -Tognoni 50 Tognoni Imhoff (.) Aggiornam. AutorizzazioneVarsi capol. 1950 Varsi capol. FA -

(.) interventi proposti installazione LP non necessari ai sensi della normativa, (nota Gestore 26/04/06 prot.372 /06 e Programma ex Del.G.R. 2241/05)basterebbe la vasca Imhoff

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48

COMUNE di ZIBELLO

Agglomerato AE aggl. Scarico Depurazione Tipo di intervento Scadenza adeguamento

Zibello capol. 1059 Zibello capol. Imhoff BIO 31/12/2008Pieveottoville 858 Pieveottoville BIO -Ardola 112 Ardola - imhoff 31/12/2010

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PROVINCIA DI PARMA Servizio Ambiente, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

B. RELAZIONE ILLUSTRATIVA B.1 APPROFONDIMENTO IN MATERIA

DI TUTELA DELLE ACQUE

Elaborato 2

Monografia delle proposte di invasi ad uso plurimo

Variante approvata il 22 Dicembre 2008 con Delibera di Consiglio Provinciale n°118

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1

Tabella di sintesi riportante l’ubicazione delle proposte di bacini ad uso plurimo nel territorio della provincia di Parma

COMUNE LOCALITA' Potenzialità di invaso

(m3)

Possibili destinazioni d’uso

degli invasi

1

Busseto Loc. Piacentine (cassa di laminazione Rigosa Nuova)

395.000 irriguo

2 Busseto Lavezzoli (opera di compensazione Piacentine)

700.000 idraulico

3 Parma Quaresima 700.000 irriguo 4 Parma La Torretta 800.000 irriguo 5 Noceto Campagnola 1.000.000 irriguo 6 Medesano Canale della Salute 3.000.000 DMV, irriguo 7 Parma, Felino Casale di Felino

(cassa espansione T. Baganza) 1.500.000 DMV e ricarica falda

8 Parma Molino di Malandriano (cassa espansione T. Parma)

6.000.000 DMV, ricarica falda e irriguo

9 Montechiarugolo Basilicanova 1.000.000 DMV, irriguo 10 Lesignano Bagni, Traversetolo S. Maria del Piano 1.100.000 irriguo 11 Traversetolo Scornavacca 1.000.000 DMV e ricarica

falda, irriguo

12 Montechiarugolo S. Geminiano (cassa espansione T. Enza)

1.000.000 DMV, ricarica falda

13 Parma, Montechiarugolo Barghetto 800.000 irriguo 14 Traversetolo Carbonizzo 500.000 DMV, ricarica falda

e irriguo

15 Salsomaggiore Invasi aziendali (già realizzati 10 microinvasi per un volume

totale di circa 75.000 mc)

75.000 irriguo

Totale volume potenzialmente invasabile

19.570.000

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2

Tabella riassuntiva dei costi stimati per la realizzazione delle opere accessorie e dei collegamenti alla rete irrigua

(esclusi IVA e oneri sociali).

COMUNE LOCALITA' Costi presunti per

collegamenti e opere

accessorie (€)

1 Busseto Loc. Piacentine (cassa di

laminazione della Rigosa Nuova) 3.300.000

2 Busseto Lavezzoli (opera di compensazione

Piacentine)

3 Parma Quaresima 700.000

4 Parma La Torretta 106.300

5 Noceto Campagnola 320.000

6 Medesano Canale della Salute 1.600.000

7 Parma, Felino Casale di Felino (cassa espansione

T. Baganza)

8 Parma Molino di Malandriano (cassa

espansione T. Parma) 210.000

9 Montechiarugolo Basilicanova 180.000

10 Lesignano Bagni,

Traversetolo

S. Maria del Piano 270.000

11 Traversetolo Scornavacca 160.000

12 Montechiarugolo S. Geminiano (cassa espansione T.

Enza)

13 Parma,

Montechiarugolo

Barghetto 500.000

14 Traversetolo Carbonizzo 700.000

15 Salsomaggiore Invasi aziendali 530.000

Totale costo (€.) 8.576.300

MODALITA’ E TEMPI DI APPROVVIGIONAMENTO

Risulta impossibile stabilire a priori le tempistiche di approvvigionamento dei bacini, per cui si

adotta il principio generale per cui verranno invasati nei periodi di morbida dei corpi idrici

interessati, nel rispetto del mantenimento del DMV stabilito dal Piano.

CONDIZIONI PER LA REALIZZAZIONE

A seguito della Delibera di G.R. n.2215 del 15.12.2008 “Espressione dell’intesa sulla variante

specifica al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Parma in

attuazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA)”, la migliore e specifica determinazione degli

impatti ambientali relativi alla realizzazione dei sopraelencati invasi sarà affidata alla obbligatoria

procedura di verifica (screening) di cui al titolo II ovvero alla obbligatoria procedura di VIA di cui

al Titolo III della L.R. 9/99, cui devono essere assoggettati gli interventi derivanti dall’attuazione

della Variante di piano “Approfondimento in materia di tutela delle acque”. Dovranno inoltre essere

rispettate le disposizioni previste dalla Delibera di Giunta Regionale n.1224/08 “Recepimento DM

n.184/07 ‘Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone

Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)’. Misure di conservazione

gestione ZPS, ai sensi Dirett. 79/409/CEE, 92/43/CEE e DPR 357/97 e ss.mm. e DM del 17/10/07”.

Si fa presente l’obbligo di ridurre al minimo il disturbo per la fauna e, compatibilmente con i tempi

tecnici, realizzare i lavori di scavo e di ripristino in periodi stagionale di minor disturbo per le

specie faunistiche e, principalmente, al di fuori del periodo riproduttivo dell’avifauna, nonché

l’obbligo di provvedere al ripristino delle condizioni iniziali delle aree interessate dai cantieri.

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3

Scheda n. 1

Bacino di accumulo: CASSE DI LAMINAZIONE RETICOLO IDRAULICO RIGOSA NUOVA

Tipologia e classe di appartenenza: invaso uso plurimo della cassa di espansione.

Località: PIACENTINE

Comune: BUSSETO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 395.000 m3 C. PIACENTINE

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: SCOLO FONTANA, C.LE RONCOLE (PIACENTINE)

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : SCOLO FONTANA (PIACENTINE)

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− Ambito AC71 previsto da PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007) con annesso PAE (art.23 L.R. n°7 del 14/04/2004).

− Piano Provinciale integrato di riduzione del rischio idraulico della Bassa Ovest-Giugno 2007 ______________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico dell’ente pubblico) stimati negli

elaborati progettuali del Consorzio di Bonifica P.se: € 3.300.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto gestore.

Nota

La realizzazione di questo invaso, in quanto “interferisce” con aree SIC/ZPS, è ammissibile solo

successivamente alla realizzazione degli altri bacini, solo nel caso in cui non si raggiungano, sulla

base dei dati del piano di monitoraggio, gli obiettivi prefissati dal Piano, e attuando opportune

misure compensative da individuarsi in fase progettuale (come da Delibera di G.R. n.2215 del

15.12.2008 “Espressione dell’intesa sulla variante specifica al Piano Territoriale di

Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Parma in attuazione del Piano di Tutela

delle Acque (PTA)”).

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5

Scheda n. 2

Bacino di accumulo: CASSE DI LAMINAZIONE RETICOLO IDRAULICO RIGOSA NUOVA

Tipologia e classe di appartenenza: invaso uso plurimo con funzione di cassa di laminazione.

Località: LAVEZZOLI

Comune: BUSSETO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 700.000 m3

Destinazione bacino: USO IDRAULICO

Derivazione: Fossa Parmigiana

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso idraulico) : Comparto irriguo Canale Rigosa Nuova

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): /

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): ZPS IT 4020018, sito rete Natura 2000 (Habitat: laghi

eutrofici naturali con vegetazione di Magnopotamion o Hydrocharition).

Inserimento in Pianificazione territoriale

− Intervento di compensazione previsto nel PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007) con annesso PAE (art.23 L.R. n°7 del 14/04/2004).

− Piano Provinciale integrato di riduzione del rischio idraulico della Bassa Ovest-Giugno 2007. ________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso (solo arginatura, senza attività estrattive): a carico del soggetto

esercente l’ambito AC71.

Nota

La realizzazione di questo invaso, in quanto “interferisce” con aree SIC/ZPS, è ammissibile solo

successivamente alla realizzazione degli altri bacini, solo nel caso in cui non si raggiungano, sulla

base dei dati del piano di monitoraggio, gli obiettivi prefissati dal Piano, e attuando opportune

misure compensative da individuarsi in fase progettuale (come da Delibera di G.R. n.2215 del

15.12.2008 “Espressione dell’intesa sulla variante specifica al Piano Territoriale di

Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Parma in attuazione del Piano di Tutela

delle Acque (PTA)”).

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7

Scheda n. 3

Bacino di accumulo: QUARESIMA

Località: QUARESIMA

Comune: PARMA

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 700.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: FIUME TARO E CANALE OTTOMULINI

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE OTTOMULINI

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO CANALE OTTOMULINI - CONSORZIO DI

BONIFICA

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G10

− PAE da elaborare ________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 700.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Gli oneri per l’impermeabilizzazione sono coperti da disponibilità derivanti da compensazioni,

mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi.

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9

Scheda n. 4

Bacino di accumulo: LA TORRETTA

Località: EIA

Comune: PARMA

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 800.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: CANALE OTTOMULINI

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE OTTOMULINI

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO CANALE OTTOMULINI – CONSORZIO DI

BONIFICA

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G1

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 106.300,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Gli oneri per l’impermeabilizzazione sono coperti da disponibilità derivanti da compensazioni,

mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi.

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10

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11

Scheda n. 5

Bacino di accumulo: CAMPAGNOLA

Località: CAMPAGNOLA

Comune: NOCETO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.000.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: C.LE GRANDE, CANALETTO DELLA BASSA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : C.LE FORCELLO

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007) − PAE-Comune di Noceto (Variante 2007 approvata da C.C. con Del.n°52 del 30/06/2007)

Ambiti: AC57 (Marchetta)

AC58 (La Bettola)

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 320.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Gli oneri per l’impermeabilizzazione sono coperti da disponibilità derivanti da compensazioni,

mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi.

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Scheda n. 6

Bacino di accumulo: CANALE DELLA SALUTE

Località: CANALE DELLA SALUTE

Comune: MEDESANO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 3.000.000 m3

Destinazione bacino: DMV, USO IRRIGUO

Derivazione: CANALE DELLA SALUTE

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo): C.LE CANALAZZO

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G2 − “Piano degli interventi urgenti per fronteggiare la crisi idrica” approvato con D.P.Regione Emilia-Romagna n° 175/2007 il 25/07/2007 secondo O.P.C.M. n°3598 del 15/06/2007.

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive).

Progetto inserito nel “Piano degli interventi urgenti per fronteggiare la crisi idrica” approvato con

D.P.Regione Emilia-Romagna n° 175/2007 il 25/07/2007 secondo O.P.C.M. n°3598 del 15/06/2007

per un importo di € 1.600.000,00 relativo alle opere idrauliche accessorie e ai collegamenti.

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Nota

Il progetto è attualmente in corso di procedura V.I.A..

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Scheda n. 7

Bacino di accumulo: PROPOSTA CASSA DI ESPANSIONE DEL TORRENTE BAGANZA

Tipologia e classe di appartenenza: invaso da uso plurimo della cassa di espansione. Polo estrattivo

già esistente, ghiaia non pregiata.

Località: CASALE DI FELINO

Comuni: FELINO-PARMA

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.500.000 m3

Destinazione bacino: DMV, RICARICA DI FALDA

Derivazione: TORRENTE BAGANZA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): TORRENTE BAGANZA

Restituzione b (uso irriguo) : /

Funzionamento a : A GRAVITA’

Funzionamento b : /

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): /

Uso suolo area interessata:

− SEMINATIVO, PRATO STABILE, CESPUGLIETO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione).

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G9 − PAE da elaborare

Progetto esecutivo della cassa di espansione in fase di elaborazione da parte del Servizio Tecnico di

Bacino della Regione Emilia-Romagna

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Scheda n. 8

Bacino di accumulo: CASSA DI ESPANSIONE DEL TORRENTE PARMA

Tipologia e classe di appartenenza: invaso da uso plurimo della cassa di espansione.

Località: MOLINO DI MALANDRIANO

Comune: PARMA

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 6.000.000 m3

Destinazione bacino: DMV, RICARICA DI FALDA, USO IRRIGUO

Derivazione: TORRENTE PARMA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): TORRENTE PARMA

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE MAGGIORE

Funzionamento a : A GRAVITA’

Funzionamento b : **

Soggetti beneficiari (per ad uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata:

− SEMINATIVO, ESTRATTIVO, PRATO STABILE, CESPUGLIETO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione).

− AREA DEMANIALE (ALVEO T.PARMA) Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE-2003: polo G3

_______________________________________________________________________________

MANUALE OPERATIVO DI GESTIONE

Redazione di un Manuale Operativo che definisca nel minimo dettaglio le procedure da mettere in

atto in caso di allerte meteorologiche rilevanti o del manifestarsi di piene fluviali incombenti da

parte dell’Ente gestore delle casse (AIPO) o da parte di Enti specificatamente individuati e

responsabili.

** Il rilascio nell’alveo della risorsa idrica consente di accrescerne la disponibilità nel Torrente Parma

anche a beneficio degli usi irrigui del Consorzio di Bonifica nella Bassa Parmense (prelievo nei

pressi di Colorno).

E’ ipotizzabile anche un collegamento diretto Cassa - Canale Maggiore, mediante opportune opere

idrauliche, per un costo stimato (a carico del soggetto beneficiario) di € 210.000,00

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Scheda n. 9

Bacino di accumulo: BASILICANOVA

Località: BASILICANOVA

Comune: MONTECHIARUGOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.000.000 m3

Destinazione bacino: DMV, USO IRRIGUO

Derivazione: T. PARMA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE MAGGIORE

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO, ESTRATTIVO, CESPUGLIETO (da Carta Uso Suolo

Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G3 ______________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 180.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Gli oneri per l’impermeabilizzazione sono coperti da disponibilità derivanti da compensazioni,

mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi.

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Scheda n. 10

Bacino di accumulo: FONDO VALLETTA

Località: SANTA MARIA DEL PIANO

Comune: LESIGNANO BAGNI, TRAVERSETOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.100.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: TORRENTE PARMA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE MAGGIORE, CANALETTA DI SANTA MARIA,

CANALETTA DEI ROSSI, CANALETTA DI MAMMIANO E MONTICELLI

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): Consorzi Irrigui del CANALE MAGGIORE, della

CANALETTA DI SANTA MARIA e della CANALETTA DEI ROSSI

Uso suolo area interessata :

− SEMINATIVO, CESPUGLIETO, BOSCHIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-

Romagna – Seconda edizione).

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G5

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 270.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

Gli oneri per l’impermeabilizzazione sono coperti da disponibilità derivanti da compensazioni,

mitigazione e dal riutilizzo del materiale derivato dagli scavi.

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Scheda n. 11

Bacino di accumulo: SCORNAVACCA

Località: SCORNAVACCA

Comune: TRAVERSETOLO-MONTECHIARUGOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.000.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO – DMV – RICARICA DI FALDA

Derivazione: T. MASDONE – T. TERMINA –T. ENZA – CANALE DELLA SPELTA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): CANALE DELLA SPELTA

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE DELLA SPELTA

Funzionamento a : A GRAVITA’

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata:

− SEMINATIVO, BOSCHIVO, COLTURE SPECIALIZZATE MISTE (da Carta Uso Suolo

Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione).

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G6

− PAE-Comune di Montechiarugolo (Approvato con D.C.C. n°61 del 20/11/02).

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario):

€ 160.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

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Scheda n. 12

Bacino di accumulo: CASSA DI ESPANSIONE DEL TORRENTE ENZA (CASSA DI VALLE)

Tipologia e classe di appartenenza: invaso ad uso plurimo della cassa di espansione.

Località: SAN GEMINIANO

Comune: MONTECHIARUGOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 1.000.000 m3

Destinazione bacino: DMV, RICARICA DI FALDA

Derivazione: TORRENTE ENZA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): TORRENTE ENZA

Restituzione b (uso irriguo) : /

Funzionamento a : A GRAVITA’

Funzionamento b : /

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): /

Uso suolo area interessata:

− SEMINATIVO, ESTRATTIVO, CESPUGLIETO, BOSCHIVO (da Carta Uso Suolo

Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione).

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): SIC-ZPS IT4030023 “Fontanili di Gattatico e Fiume

Enza”

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE-1993: polo G4 (completato)

_______________________________________________________________________________________________

MANUALE OPERATIVO DI GESTIONE

Redazione di un Manuale Operativo che definisca nel minimo dettaglio le procedure da mettere in

atto in caso di allerte meteorologiche rilevanti o del manifestarsi di piene fluviali incombenti da

parte dell’Ente gestore delle casse (AIPO) o da parte di Enti specificatamente individuati e

responsabili.

Nota

Completata la cassa di valle; in fase di completamento la cassa di monte che avrà destinazione

naturalistica.

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Scheda n. 13

Bacino di accumulo: BARGHETTO

Località: BARGHETTO

Comune: PARMA / MONTECHIARUGOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 800.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: CANALE DELLA SPELTA, RIO ARIANAZZO

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE SPELTA

Funzionamento a : /

Funzionamento b : GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna –

Seconda edizione)

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del 30/10/2007): polo G8

− “Rimodulazione del Piano degli interventi urgenti per fronteggiare la crisi idrica” approvato con D.P.Regione Emilia-Romagna n° 245/2007 il 29/10/2007 secondo O.P.C.M. n°3598 del

15/06/2007.

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 500.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

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Scheda n. 14

Bacino di accumulo: CARBONIZZO

Località: CARBONIZZO

Comune: TRAVERSETOLO

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 500.000 m3

Destinazione bacino:DMV, RICARICA DI FALDA, IRRIGUO

Derivazione: TORRENTE ENZA

Restituzione a (DMV e ricarica falda): TORRENTE ENZA

Restituzione b (uso irriguo) : CANALE DELLA SPELTA

Funzionamento a : A GRAVITA’

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata: SEMINATIVO, CESPUGLIETO, AREA AGRICOLA ETEROGENEA

(da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione).

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): NO

Inserimento in Pianificazione territoriale

− Ambito AC50 inserito nel PIAE (Variante generale 2007 adottata con D.C.P. n°107 del

30/10/2007)

− PAE da elaborare

− “Rimodulazione del Piano degli interventi urgenti per fronteggiare la crisi idrica” approvato

con D.P.Regione Emilia-Romagna n° 245/2007 il 29/10/2007 secondo O.P.C.M. n°3598 del

15/06/2007.

________________________________________________________________________________________________

Costi di realizzazione dell’invaso: a carico del soggetto privato (compensazione tramite attività

estrattive)

Costi presunti per collegamenti e opere accessorie (a carico del soggetto beneficiario): € 700.000,00

Spese gestionali d’esercizio a carico del soggetto beneficiario.

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Scheda n. 15

Bacino di accumulo: SALSOMAGGIORE

Tipologia e classe di appartenenza: invasi aziendali non rientranti nel PAE

Località: SCIPIONE PONTE

Comune: SALSOMAGGIORE

Dati Bacino

Volume invasabile proposto: 75.000 m3

Destinazione bacino: USO IRRIGUO

Derivazione: T. STIRONE

Restituzione a (DMV e ricarica falda): /

Restituzione b (uso irriguo) : utilizzo diretto nei terreni aziendali e allacciamento a condotta

esistente di proprietà del Consorzio di Bonifica P.se

Funzionamento a : /

Funzionamento b : A GRAVITA’

Soggetti beneficiari (per uso irriguo): CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Uso suolo area interessata:

− SEMINATIVO (da Carta Uso Suolo Regione Emilia-Romagna – Seconda edizione)

− PARCO FLUVIALE REGIONALE DEL TORRENTE STIRONE

Habitat di interesse comunitario (SIC/ZPS): SIC IT 4020003 “Torrente Stirone” (Habitat: fiumi con

argini melmosi con vegetazione del Chenopodium rubri p.p. e Bidention p.p.; formazione Juniperus

communis su lande o prati calcicoli; formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da

cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) con fioritura di orchidee; foresta a galleria di

Salix Alba e Populus Alba)

Descrizione opere e costi di adeguamento presunti

Derivazione da invaso (per uso irriguo): a gravità o in pressione (in funzione del livello di invaso)

Scavo invasi e opere di collegamento alla condotta principale esistente e opere idrauliche accessorie

costo complessivo : €. 530.000,00

Sono già presenti all’interno del territorio del Parco dello Stirone n.10 micro-invasi aziendali

per un volume complessivo di 75.000 m3

Nota

Fatta salva l’evidente necessità del bacino del Torrente Stirone, la realizzazione di questi invasi, in

quanto “interferiscono” con aree SIC/ZPS, è ammissibile solo successivamente alla realizzazione

degli altri bacini, solo nel caso in cui non si raggiungano, sulla base dei dati del piano di

monitoraggio, gli obiettivi prefissati dal Piano, e attuando opportune misure compensative da

individuarsi in fase progettuale (come da Delibera di G.R. n.2215 del 15.12.2008 “Espressione

dell’intesa sulla variante specifica al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

della Provincia di Parma in attuazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA)”).

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