Piano di gestione dei RU - L'universo e l'uomo · Ipotesi di RD al 2003 pari al Fabbisogni...

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n. pag. 101 Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM c.a.: 87.A.001 Produzione complessiva rifiuti 3 582 186 t/a Obiettivo di RD 1 254 481 t/a Flussi residui 2 327 704 t/a 35% Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 2 327 704 t/a FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 1 003 229 t/a CDR AL RECUPERO ENERGETICO 1 249 380 t/a RECUPERO METALLI 75 095 t/a sommano 2 327 704 t/a di cui SCARTI A DISCARICA 250 807 t/a PERDITE DI PROCESSO 232 770 t/a Fabbisogno impianti di termovalorizzazione (1) 1 312 105 t/a η= η= η= η= 21% 21% 21% 21% Potenzialità oraria di trattamento termico 168 t/h Potenzialità giornaliera 4 037 t/d PCI 3 591Kcal/kg. Potenzialità termica 702 MWt. Potenza elettrica (2) 147,51 MWel. Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 250 807 t/a Fabbisogno discarica scarti recupero energetico 262 421 t/a Fabbisogno complessivo di discarica (3) 1 516 457 t/a Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala regionale 217 000 t/a Fabbisogno impianti di valorizzazione RD 1 254 481 t/a Potenzialità giornaliera 3 801 t/d Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala regionale Fabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici 995 704 t/a Potenzialità giornaliera 3 017 t/d (1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE. (2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21% (3): COMPRENSIVA DELLA FOS 1 332 000 t/a Recupero energetico atteso Ipotesi di RD al 2003 pari al Fabbisogni impiantistici Bacino Regionale a regime anno 2006 con il seguente bilancio di massa

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n. pag. 101

Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM

c.a.: 87.A.001

Produzione complessiva rifiuti 3 582 186 t/aObiettivo di RD 1 254 481 t/aFlussi residui 2 327 704 t/a

35%

Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 2 327 704 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 1 003 229 t/a

CDR AL RECUPERO ENERGETICO 1 249 380 t/a

RECUPERO METALLI 75 095 t/asommano 2 327 704 t/a

di cui

SCARTI A DISCARICA 250 807 t/aPERDITE DI PROCESSO 232 770 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1)

1 312 105 t/aη=η=η=η= 21%21%21%21%

Potenzialità oraria di trattamento termico 168 t/hPotenzialità giornaliera 4 037 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 702 MWt.Potenza elettrica(2) 147,51 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 250 807 t/a

Fabbisogno discarica scarti recupero energetico 262 421 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 1 516 457 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala regionale 217 000 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 1 254 481 t/aPotenzialità giornaliera 3 801 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala regionale

Fabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici 995 704 t/aPotenzialità giornaliera 3 017 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

1 332 000 t/a

Recupero energetico atteso

Ipotesi di RD al 2003 pari al

Fabbisogni impiantistici Bacino Regionale a regime anno 2006

con il seguente bilancio di massa

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Viterbo anno 2006

FABBISOGNO DI TRATTAMENTO

MECCANICO-BIOLOGICO DI FLUSSI RESIDUI DI RSU NELLA

FASE A REGIMEtal-quale

OBIETTIVI DI RACCOLTA

DIFFERENZIATA

r.d. flussi residui Bilancio annuale (t) 145 203 t/a 50 850 t/a 94 353 t/a

Bilancio (%) 100,00 35% 65%

Incidenza RD % Totale intercettato Totale Rsu residuo Composizione

residuo

Flussi Composizione Totale ton/anno %· Sottovaglio 0,0% - - - - - · Legno 7,0% 10 164 30 3 049 7 115 0,31 · Cartone 6,6% 9 583 30 2 875 6 708 0,29 · Carta 15,4% 22 361 30 6 708 15 653 0,67 · Tessili, pelli 6,0% 8 712 10 871 7 841 0,34 · Plastiche 12,0% 17 424 10 1 742 15 682 0,67 · Vetro 7,7% 11 181 50 5 590 5 590 0,24 · Rup 0,0% - - - - - · Metalli ferrosi 1,8% 2 614 50 1 307 1 307 0,06 · Metalli non ferrosi 4,2% 6 099 50 3 049 3 049 0,13 · Inerti 3,3% 4 792 50 2 396 2 396 0,10 · Sostanze organiche 36,0% 52 273 45 23 262 29 012 1,25

100% 145 203 50 850 94 353 4,05

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c.a.: 87.A.001

Produzione complessiva rifiuti 145 203 t/aObiettivo di RD 50 850 t/aFlussi residui 94 353 t/a

35%Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 94 353 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 40 666 t/aCDR AL RECUPERO ENERGETICO 50 643 t/aRECUPERO METALLI 3 044 t/a

sommano 94 353 t/adi cuiSCARTI A DISCARICA 10 166 t/aPERDITE DI PROCESSO 9 435 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1) 53 186 t/a

η=η=η=η= 21%21%21%21%Potenzialità oraria di trattamento termico 7 t/hPotenzialità giornaliera 164 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 28 MWt.Potenza elettrica(2) 5,98 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 10 166 t/aFabbisogno discarica scarti recupero energetico 10 637 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 61 469 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 50 850 t/aPotenzialità giornaliera 154 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala provinciale 180 000 t/aFabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici -85 647 t/aPotenzialità giornaliera 563 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%

(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

Recupero energetico atteso

Fabbisogni impiantistici ATO Viterbo

Ipotesi di RD al 2003 pari al

con il seguente bilancio di massa

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c.a.: 87.A.001

Roma anno 2006

FABBISOGNO DI TRATTAMENTO

MECCANICO-BIOLOGICO DI FLUSSI RESIDUI DI RSU NELLA

FASE A REGIMEtal-quale

OBIETTIVI DI RACCOLTA

DIFFERENZIATA

r.d. flussi residui

Bilancio annuale (t) 2 866 380 t/a 1 003 806 t/a 1 862 574 t/a Bilancio (%) 100,00 35% 65%

Incidenza RD % Totale intercettato Totale Rsu residuo Composizione

residuo

Flussi Composizione Totale ton/anno %· Sottovaglio 0,0% - - - - - · Legno 7,0% 200 647 30 60 194 140 453 6,05 · Cartone 6,6% 189 181 30 56 754 132 427 5,70 · Carta 15,4% 441 423 30 132 427 308 996 13,31 · Tessili, pelli 6,0% 171 983 10 17 198 154 785 6,67 · Plastiche 12,0% 343 966 10 34 397 309 569 13,33 · Vetro 7,7% 220 711 50 110 356 110 356 4,75 · Rup 0,0% - - - - - · Metalli ferrosi 1,8% 51 595 50 25 797 25 797 1,11 · Metalli non ferrosi 4,2% 120 388 50 60 194 60 194 2,59 · Inerti 3,3% 94 591 50 47 295 47 295 2,04 · Sostanze organiche 36,0% 1 031 897 45 459 194 572 703 24,66

100% 2 866 380 1 003 806 1 862 574 80,21

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c.a.: 87.A.001

Produzione complessiva rifiuti 2 866 380 t/aObiettivo di RD 1 003 806 t/aFlussi residui 1 862 574 t/a

35%Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 1 862 574 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 802 760 t/aCDR AL RECUPERO ENERGETICO 999 725 t/aRECUPERO METALLI 60 089 t/a

sommano 1 862 574 t/adi cuiSCARTI A DISCARICA 200 690 t/aPERDITE DI PROCESSO 186 257 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1) 1 039 065 t/a

η=η=η=η= 21%21%21%21%Potenzialità oraria di trattamento termico 133 t/hPotenzialità giornaliera 3 197 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 556 MWt.Potenza elettrica(2) 116,82 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 200 690 t/aFabbisogno discarica scarti recupero energetico 207 813 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 1 211 263 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala provinciale 217 000 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 786 806 t/aPotenzialità giornaliera 2 459 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala provinciale 900 000 t/aFabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici 962 574 t/aPotenzialità giornaliera 3 008 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%

(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

Recupero energetico atteso

Fabbisogni impiantistici ATO Roma-anno 2006

Ipotesi di RD al 2003 pari al

con il seguente bilancio di massa

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Rieti anno 2006

FABBISOGNO DI TRATTAMENTO

MECCANICO-BIOLOGICO DI FLUSSI RESIDUI DI RSU NELLA

FASE A REGIMEtal-quale

OBIETTIVI DI RACCOLTA

DIFFERENZIATA

r.d. flussi residui

Bilancio annuale (t) 63 201 t/a 22 133 t/a 41 068 t/a Bilancio (%) 100,00 35% 65%

Incidenza RD % Totale intercettato Totale Rsu residuo Composizione

residuo

Flussi Composizione Totale ton/anno %· Sottovaglio 0,0% - - - - - · Legno 7,0% 4 424 30 1 327 3 097 0,13 · Cartone 6,6% 4 171 30 1 251 2 920 0,13 · Carta 15,4% 9 733 30 2 920 6 813 0,29 · Tessili, pelli 6,0% 3 792 10 379 3 413 0,15 · Plastiche 12,0% 7 584 10 758 6 826 0,29 · Vetro 7,7% 4 866 50 2 433 2 433 0,10 · Rup 0,0% - - - - - · Metalli ferrosi 1,8% 1 138 50 569 569 0,02 · Metalli non ferrosi 4,2% 2 654 50 1 327 1 327 0,06 · Inerti 3,3% 2 086 50 1 043 1 043 0,04 · Sostanze organiche 36,0% 22 752 45 10 125 12 628 0,54

100% 63 201 22 133 41 068 1,77

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c.a.: 87.A.001

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Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM

c.a.: 87.A.001

Produzione complessiva rifiuti 63 201 t/aObiettivo di RD 22 133 t/aFlussi residui 41 068 t/a

35%Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 41 068 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 17 700 t/aCDR AL RECUPERO ENERGETICO 22 043 t/aRECUPERO METALLI 1 325 t/a

sommano 41 068 t/adi cuiSCARTI A DISCARICA 4 425 t/aPERDITE DI PROCESSO 4 107 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1) 23 150 t/a

η=η=η=η= 21%21%21%21%Potenzialità oraria di trattamento termico 3 t/hPotenzialità giornaliera 71 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 12 MWt.Potenza elettrica(2) 2,60 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 4 425 t/aFabbisogno discarica scarti recupero energetico 4 630 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 26 755 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 22 133 t/aPotenzialità giornaliera 67 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici 41 068 t/aPotenzialità giornaliera 128 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%

(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

Recupero energetico atteso

Fabbisogni impiantistici ATO Rieti-anno 2006

Ipotesi di RD al 2003 pari al

con il seguente bilancio di massa

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Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM

c.a.: 87.A.001

Latina anno 2006

FABBISOGNO DI TRATTAMENTO

MECCANICO-BIOLOGICO DI FLUSSI RESIDUI DI RSU NELLA

FASE A REGIMEtal-quale

OBIETTIVI DI RACCOLTA

DIFFERENZIATA

r.d. flussi residui

Bilancio annuale (t) 295 790 t/a 103 586 t/a 192 204 t/a Bilancio (%) 100,00 35% 65%

Incidenza RD % Totale intercettato Totale Rsu residuo Composizione

residuo Flussi Composizione Totale ton/anno %· Sottovaglio 0,0% - - - - - · Legno 7,0% 20 705 30 6 212 14 494 0,62 · Cartone 6,6% 19 522 30 5 857 13 665 0,59 · Carta 15,4% 45 552 30 13 665 31 886 1,37 · Tessili, pelli 6,0% 17 747 10 1 775 15 973 0,69 · Plastiche 12,0% 35 495 10 3 549 31 945 1,38 · Vetro 7,7% 22 776 50 11 388 11 388 0,49 · Rup 0,0% - - - - - · Metalli ferrosi 1,8% 5 324 50 2 662 2 662 0,11 · Metalli non ferrosi 4,2% 12 423 50 6 212 6 212 0,27 · Inerti 3,3% 9 761 50 4 881 4 881 0,21 · Sostanze organiche 36,0% 106 484 45 47 385 59 099 2,55

100% 295 790 103 586 192 204 8,28

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Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM

c.a.: 87.A.001

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Regione Lazio. Assessorato Politiche per l’Ambiente 27/07/2002 Piano di Gestione dei Rifiuti Rev. 2 piano di gestione dei ru.doc/FM

c.a.: 87.A.001

Produzione complessiva rifiuti 295 790 t/aObiettivo di RD 103 586 t/aFlussi residui 192 204 t/a

35%Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 192 204 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 82 839 t/aCDR AL RECUPERO ENERGETICO 103 164 t/aRECUPERO METALLI 6 201 t/a

sommano 192 204 t/adi cuiSCARTI A DISCARICA 20 710 t/aPERDITE DI PROCESSO 19 220 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1) 108 344 t/a

η=η=η=η= 21%21%21%21%Potenzialità oraria di trattamento termico 14 t/hPotenzialità giornaliera 333 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 58 MWt.Potenza elettrica(2) 12,18 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 20 710 t/aFabbisogno discarica scarti recupero energetico 21 669 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 125 217 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 103 586 t/aPotenzialità giornaliera 314 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici 192 204 t/aPotenzialità giornaliera 601 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%

(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

Recupero energetico atteso

Fabbisogni impiantistici ATO Latina- anno 2006

Ipotesi di RD al 2003 pari al

con il seguente bilancio di massa

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c.a.: 87.A.001

Frosinone anno 2006

FABBISOGNO DI TRATTAMENTO

MECCANICO-BIOLOGICO DI FLUSSI RESIDUI DI RSU NELLA

FASE A REGIME tal-quale

OBIETTIVI DI RACCOLTA

DIFFERENZIATA

r.d. flussi residui

Bilancio annuale (t) 211 611 t/a 74 106 t/a 137 505 t/a Bilancio (%) 100,00 35% 65%

Incidenza RD % Totale intercettato Totale Rsu residuo residuo

Flussi Composizione Totale ton/anno %· Sottovaglio 0,0% - - - - - · Legno 7,0% 14 813 30 4 444 10 369 0,45 · Cartone 6,6% 13 966 30 4 190 9 776 0,42 · Carta 15,4% 32 588 30 9 776 22 812 0,98 · Tessili, pelli 6,0% 12 697 10 1 270 11 427 0,49 · Plastiche 12,0% 25 393 10 2 539 22 854 0,98 · Vetro 7,7% 16 294 50 8 147 8 147 0,35 · Rup 0,0% - - - - - · Metalli ferrosi 1,8% 3 809 50 1 905 1 905 0,08 · Metalli non ferrosi 4,2% 8 888 50 4 444 4 444 0,19 · Inerti 3,3% 6 983 50 3 492 3 492 0,15 · Sostanze organiche 36,0% 76 180 45 33 900 42 280 1,82

100% 211 611 74 106 137 505 5,91

alla

val

oriz

zazi

one

del r

esid

uo

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Produzione complessiva rifiuti 211 611 t/aObiettivo di RD 74 106 t/aFlussi residui 137 505 t/a

35%Fabbisogno di trattamento di flussi Rsu residui 137 505 t/a

FRAZIONE ORGANICA ALLA STABILIZZAZIONE 59 264 t/aCDR AL RECUPERO ENERGETICO 73 805 t/aRECUPERO METALLI 4 436 t/a

sommano 137 505 t/adi cuiSCARTI A DISCARICA 14 816 t/aPERDITE DI PROCESSO 13 751 t/aFabbisogno impianti di termovalorizzazione(1) 77 510 t/a

η=η=η=η= 21%21%21%21%Potenzialità oraria di trattamento termico 10 t/hPotenzialità giornaliera 238 t/d

PCI 3 591Kcal/kg.Potenzialità termica 41 MWt.Potenza elettrica(2) 8,71 MWel.

Fabbisogno impianti di discarica scarti selezione 14 816 t/aFabbisogno discarica scarti recupero energetico 15 502 t/aFabbisogno complessivo di discarica (3) 89 582 t/a

Offerta impiantistica (RD) autorizzata su scala provinciale 0 t/aFabbisogno impianti di valorizzazione RD 74 106 t/aPotenzialità giornaliera 225 t/d

Offerta impiantistica (RU) autorizzata su scala provinciale220 000 t/a

Fabbisogno ulteriore di impianti meccanico-biologici -82 495 t/aPotenzialità giornaliera disponibile 688 t/d(1): COMPRENDE GLI SCARTI DEGLI IMPIANTI DI VALORIZZAZIONE.

(2): RENDIMENTO DEL CICLO TERMICO PARI AL 21%

(3): COMPRENSIVA DELLA FOS

Fabbisogni impiantistici ATO Frosinone-anno 2006

Ipotesi di RD al 2003 pari al

con il seguente bilancio di massa

Recupero energetico atteso

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3.5.1.1 Quadro riepilogativo dei fabbisogni impiantistici. Le tabelle seguenti rappresentano la sintesi dei dati elaborati in precedenza. Esse riassumono le informazioni circa i fabbisogni impiantistici, connessi con il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata a partire dall’anno 2006. Esse rappresentano la sintesi dei dimensionamenti effettuati in precedenza. Quadro riepilogativo relativo ai fabbisogni (teorici) di impianti di recupero/smaltimento Rd= 35%

1 VT

2 RM

3 RI

4 LT

5 FR

ATO n° Impianti di valorizzazione Trattam. mecc-biol. Termovalorizzazione

1 003 806 t/a 1 862 574 t/a 1 039 065 t/a

74 106 t/a 137 505 t/d 77 510 t/a

103 586 t/a 192 204 t/a 108 344 t/a

50 850 t/a 94 353 t/a 53 186 t/a

Bacino regionale 1 254 481 t/a 2 327 704 t/a 1 301 255 t/a

22 133 t/a 41 068 t/a 23 150 t/a

Nella determinazione dei fabbisogni impiantistici relativi alle discariche, agli impianti di valorizzazione e agli impianti di trattamento meccanico-biologico si fa espresso riferimento al principio dell’autosufficienza di ogni ATO. Quindi, fatto salvo quanto disposto dal presente Piano, ogni ambito territoriale ottimale dovrà garantire, attraverso gli strumenti di pianificazione provinciali, l’individuazione dei siti nell’ambito territoriale di competenza. Il predetto principio viene derogato esclusivamente per la parte relativa al trattamento termico in quanto per la predetta tipologia di impianti, per conseguire una economia di scala, è necessario garantire una taglia dimensionale minima con una conseguente funzione sovra provinciale degli stessi. Per tale ragione il Piano Regionale si fa carico di dimensionare gli impianti di trattamento termico, che saranno a servizio dell’intero Bacino Regionale.

• La verifica dei fabbisogni impiantistici è stata effettuata ipotizzando di perseguire gli obiettivi di intercettazione di flussi di raccolta differenziata fissati dal Piano di Gestione e cioè gli obiettivi di raccolta differenziata prefissati al 35%.

Sulla base dei predetti obiettivi sono stati quindi valutati tutti i flussi attesi , sia in relazione allo sviluppo delle raccolte differenziate che in conseguenza dei trattamenti meccanico-Sbiologici e di recupero energetico, dal Sistema Integrato Regionale e successivamente valutati i fabbisogni per ogni singolo flusso. I prospetti suddetti sono stati messi a confronto con l’attuale offerta di smaltimento complessiva nella Regione al fine di valutare l’ulteriore fabbisogno impiantistico di recupero/smaltimento.

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CDR/secco sel. 50.643 t/a all'impianto della prov. di Viterbo organico 23.262 t/a organico 459.194 t/a

ATO 1 Fraz. Organica 40.666 t/a agli impieghi alternativi verde e legno 3.049 t/a verde e legno 60.194 t/aVT Metalli 3.044 t/a al recupero carta/cartone 9.583 t/a carta/cartone 189.181 t/a

Scarti 10.166 t/a in discarica plastiche 1.742 t/a plastiche 34.397 t/avetro 5.590 t/a vetro 110.356 t/ametalli 4.356 t/a metalli 85.991 t/aaltro 3.267 t/a altro 64.494 t/a

CDR/secco sel. 999.725 t/a agli impianti delle prov. di Roma e ColleferroATO 2 Fraz. Organica 802.760 t/a agli impieghi alternativi organico 10.125 t/a organico 47.385 t/a

RM Metalli 60.089 t/a al recupero verde e legno 1.327 t/a verde e legno 6.212 t/aScarti 200.690 t/a in discarica carta/cartone 4.171 t/a carta/cartone 19.522 t/a

plastiche 758 t/a plastiche 3.549 t/avetro 2.433 t/a vetro 11.388 t/ametalli 1.896 t/a metalli 8.874 t/a

CDR/secco sel. 22.043 t/a all'impianto della prov. di Viterbo altro 1.422 t/a altro 6.655 t/aATO 3 Fraz. Organica 17.700 t/a agli impieghi alternativi

RI Metalli 1.325 t/a al recupero organico 33.900 t/a organico 573.866 t/aScarti 4.425 t/a in discarica verde e legno 4.444 t/a verde e legno 75.226 t/a

carta/cartone 13.966 t/a carta/cartone 236.424 t/aplastiche 2.539 t/a plastiche 42.986 t/avetro 8.147 t/a vetro 137.914 t/a

CDR/secco sel. 103.164 t/a all'impianto della prov. di Latina metalli 6.348 t/a metalli 107.466 t/aATO 4 Fraz. Organica 82.839 t/a agli impieghi alternativi altro 4.761 t/a altro 80.599 t/a

LT Metalli 6.201 t/a al recuperoScarti 20.710 t/a in discarica

Bacino Regionale con RD=35% al 2006CDR/secco sel. 73.805 t/a all'impianto di S. Vittore Cdr/frazione combustibile a recupero 1.249.380 t/a

ATO 5 Fraz. Organica 59.264 t/a agli impieghi alternativi F.O.S. agli impieghi alternativi 1.003.229 t/aFR Metalli 4.436 t/a al recupero Metalli al recupero 75.095 t/a

Scarti 14.816 t/a in discarica Discarica dagli impianti di selezione 250.807 t/a

Impianti di selezione

Impianti di selezione

Fase a regime- anno 2006RU TOTALI Bacino Regionale

RU RESIDUO

2.327.704 t/a

3.582.186 t/a

RD

1.254.481 t/a

Bacino Regionale

Impianti di selezione

ATO 1

ATO 4ATO 3

ATO 2

ATO 5

Impianti di selezione

Impianti di selezione

Sulla scorta delle previsioni e dei dimensionamenti effettuati, sono stati per comodità riassunti alcuni dati significativi relativi ai bilanci e agli obiettivi fissati dal Piano Regionale .

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Raccolte differenziate a regime nella Regione Lazio

metalli9%

plastiche3%

carta/cartone19%

verde e legno6%

organico46%

altro6%

vetro11%

organico

verde e legno

carta/cartone

plastiche

vetro

metalli

altro

In particolare il grafico sopra riportato evidenzia le incidenze percentuali, relative alle varie frazioni, fissate come obiettivo percentuale di raccolta differenziata da perseguire nella fase a regime.

Quantitativi di RD nella fase a regime a livello regionale

573.866 t/a

75.226 t/a236.424 t/a 42.986 t/a

137.914 t/a

107.466 t/a80.599 t/a

organico

verde e legno

carta/cartone

plastiche

vetro

metalli

altro

Gli stessi obiettivi vengono sopra evidenziati nelle quantità corrispondenti alle percentuali fissate.

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Modalità di gestione dei rifiuti nella fase a regime a livello regionale

Raccolte differenziate al

recupero33%

Cdr/frazione combustibile al

recupero energetico32%

F.O.S. agli impieghi alternativi

26%

Discarica dagli impianti di selezione

7%

Metalli al recupero2%

Cdr/frazione combustibile arecupero F.O.S. agli impieghi alternativi

Metalli al recupero

Discarica dagli impianti di selezione

Raccolte differenziate al recupero

Nel grafico sopra riportato, infine, sono stati evidenziati i vari flussi del Sistema Integrato Regionale e le relative modalità di trattamento/smaltimento/recupero. Da tale grafico si desume il sostanziale equilibrio che il Piano attribuisce alle diverse modalità e ai diversi sistemi di trattamento dei vari flussi. Dallo stesso grafico si desume il ruolo “residuale” della discarica quale forma di smaltimento, a condizione che vengano perseguiti i prefissati obiettivi di raccolta differenziata e che la Fos venga effettivamente utilizzata in impieghi alternativi. Parimenti viene evidenziato il rispetto del principio, sancito dal Piano, in base al quale il trattamento termico risulti limitato a quella parte di rifiuti, a valenza combustibile, altrimenti non recuperabile.

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3.5.2 Attuale offerta impiantistica di smaltimento su scala regionale La tabella seguente riepiloga l’offerta complessiva attuale di valorizzazione e smaltimento di RU in impianti esistenti, anche se non direttamente autorizzati dalla Regione Lazio, nel Bacino Regionale.

Attuale offerta impiantistica discariche (anno 2000)

1 Viterbo Le Fornaci 136 045 270 000 mc.2 Guidonia Inviolata 144 271 500 000 mc.2 Albano Cecchina 184 524 125 000 mc.2 Civitavecchia Fosso del Prete 31 978 30 000 mc.2 Bracciano Cupinoro 113 670 60 000 mc.4 Latina Borgo Montello 262 546 70 000 mc.

2 Colleferro Colle Fagiolara 132 016 550 000 mc.2 Roma Malagrotta 1 730 000 7 300 000 mc.3 Leonessa 2 000 0 mc.

2 737 050 t/a 8 905 000 mc.nota: tutti i flussi sono comprensivi degli scarti di processo

Volumi residui

Totali

t/a smaltiteComune Loc.ATO

Attuale offerta impiantistica termovalorizzazione con recupero energetico

CDR altrot/a trattate

2 Colleferro Rm 200 0005 S. Vittore 1 Fr 100 0002 Roma Ponte Malnome Rm 40 000 Speciali e pericolosi

300 000 t/a 40 000 t/anota: impianti in avanzata fase attuativa

Totali

Comune Prov.ATO Loc.

Attuale offerta impiantistica selezione meccanica

t/a trattate F.O.S. t/a Cdr t/a (*) metalli (t/a)5 Colfelice Ortella Frosinone 220 000 94 819 118 084 7 0981 Viterbo Casale Bussi Viterbo 180 000 77 579 96 614 5 8072 Roma Malagrotta Roma 220 000 94 819 118 084 7 0982 Albano Laziale Cecchina Roma 180 000 77 579 96 614 5 8074 Terracina Morelle Latina 32 000 13 792 17 176 1 0322 Roma Roccacencia Roma 250 000 125 000 125 000 5 000

3 RomaVia Salaria "ex Autovox" Roma 250 000 125 000 125 000 5 000

1 332 000 t/a 483 588 t/a 571 571 t/a 31 842 t/anota: tutti i flussi sono comprensivi degli scarti di processo (*) o secco combustibile

Comune Loc. Impianti di selezione Rsu Prov.

Totali

ATO

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Attuale offerta impiantistica impianti di valorizzazione

RD secco Umido/verde(t/a)

2 Roma Roccacencia(*) Rm 65 0002 Roma Pomezia Rm 16 000

2 RomaSanta

Palompaia Rm 16 0002 Roma Maccarese (**) Rm 120 000

Totali 97 000 t/a 120 000 t/a(*) potenzialità max calcolata su più turni

Impianti di selezione Rsu ATO Comune Loc. Prov.

(**) potenzialità attuale 30 000 t/a, diventano 60 000 t/a con il previsto raddoppio in fase di approvazione da parte della Regione Lazio, su istanza già presentata. All'integrazione dei due impianti di raggiungono 120 000 t/a con modulazione del processo e della gestione.

nota: tutti gli impianti dispongono di un'area di stoccaggio temporaneo per i flussi da valorizzare e una area di messa a riserva temporanea per i flussi valorizzati. Le predette aree dovra essere adeguate ai requisiti prestazionali previsti dal Piano.

Gli impianti già realizzati o i cui lavori risultino avviati, sulla base di autorizzazioni di altri Enti, alla data del 18.10.2001, o già istruiti presso la competente Regione Lazio, vengono riconosciuti dal Piano di Gestione. Entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente Piano, pena la loro chiusura, tutti gli impianti dovranno essere adeguati alle prescrizioni in esso contenute. 3.5.3 Determinazione degli ulteriori fabbisogni e eonfronto tra domanda ed offerta impiantistica. Dal confronto tra il dato relativo alla produzione dei rifiuti, stimata al 2006 pari a 3 582 186 t/a circa, con l’attuale offerta impiantistica su scala regionale, scaturisce il quadro degli ulteriori fabbisogni impiantistici di recupero/smaltimento a livello di ATO e complessivamente a livello regionale, che, come già accennato, viene modulato sui flussi che residuano dalle raccolte differenziate. La perimetrazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 22/97, come già detto coincide con quella delle Province.

Provincian° %

ATO n°1 Viterbo 293 798 5,6%ATO n°2 Roma 3 849 487 72,8%ATO n°3 Rieti 138 515 2,6%ATO n°4 Latina 513 450 9,7%ATO n°5 Frosinone 494 325 9,3%

Bacino Regionale 5 289 575 100%

Abitanti

All’interno di ogni ATO deve essere garantita una gestione unitaria dei rifiuti urbani, attraverso la predisposizione, da parte della Provincia territorialmente competente, del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, nel rispetto delle indicazioni e prescrizioni definite dal Piano Regionale.

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Le funzioni di trattamento e smaltimento di rifiuti a livello di ATO sono relativi a: • Impianti di valorizzazione di flussi da raccolte differenziate ; • Impianti di trattamento del flusso residuo • Impianti di discarica. Le funzioni di trattamento e smaltimento di rifiuti a livello di Bacino Regionale sono relativi a: • Impianti di trattamento termico del Cdr o della frazione secca combustibile, con recupero

energetico ; quindi gli impianti di recupero energetico, in relazione alla esigenza di ottimizzarne le taglie e minimizzarne gli impatti , assumono, come già detto, una valenza sovra provinciale a servizio dell’intero Bacino Regionale

All’interno dell’ATO devono essere garantite, tramite gli accordi e le forme di cooperazione previste dalla legge, pari condizioni a tutti i Comuni. Il sistema impiantistico previsto per il trattamento/smaltimento dei diversi flussi di rifiuti intercettati dai servizi di raccolta risulta così costituito: impianti di valorizzazione dei flussi da RD:

• ecocentri con eventuale trattamento preliminare delle frazioni secche; • impianti di compostaggio semplificato per la sola frazione verde; • impianti di compostaggio della frazione organica e del verde.

impianti di trattamento del rifiuto residuo:

• impianti di trattamento del rifiuto residuo, finalizzati alla produzione di una frazione secca a valenza combustibile e alla biostabilizzazione della frazione organica (aerobica o anaerobica), in maniera tale da assicurane l’impiego alternativo previsto dal presente Piano;

impianti di termovalorizzazione con recupero energetico:

• impianti di trattamento termico della frazione secca combustibile o del Cdr, con recupero enegetico, in linea con standards prestazionali del presente Piano;

impianti di smaltimento finale:

• impianti di discarica per lo smaltimento dei flussi residui di tutti gli impianto di Piano.

La tabella che segue riepiloga, per ogni tipologia di impianto, i fabbisogni (espressi in t/a e per tipologia impiantistica) determinati in precedenza per ogni ATO.

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Quadro riepilogativo relativo ai fabbisogni di impianti di recupero/smaltimento Rd= 35%Discarica

1 VT 61.469 t/a

2 RM 1.213.433 t/a

3 RI 26.755 t/a

4 LT 125.217 t/a

5 FR 89.582 t/a1.516.457 t/a

50.850 t/a 94.353 t/a 53.186 t/a

Bacino regionale 1.254.481 t/a 2.327.704 t/a 1.312.105 t/a

22.133 t/a 41.068 t/a 23.150 t/a

1.003.806 t/a 1.862.574 t/a 1.049.915 t/a

74.106 t/a 137.505 t/d 77.510 t/a

103.586 t/a 192.204 t/a 108.344 t/a

ATO n° Impianti di valorizzazione Trattam. mecc-biol. Termovalorizzazione

I predetti fabbisogni vengono confrontati , nella tabella successiva, con l’attuale offerta impiantistica al fine di valutare con puntualità i fabbisogni residui per ogni tipologia di impianto.

1 VT2 RM3 RI4 LT5 FR

ATO n° Impianti di valorizzazione Trattam. mecc-biol. Termovalorizzazione0 t/a 180 000 t/a 0 t/a

217 000 t/a 900 000 t/a 200 000 t/a

217 000 t/a 1 332 000 t/a 300 000 t/a

0 t/a 0 t/a 0 t/a0 t/a 32 000 t/a 0 t/a

Quadro riepilogativo relativo alla attuale (al 18.10.2001) offerta di impianti di recupero/smaltimento a livello di ATO e Regionale

0 t/a 220 000 t/a 100 000 t/aBacino regionale

Dal confronto tra le due sopra riportate tabelle riepilogative emerge quanto appresso riportato. Il segno “meno” evidenzia le situazioni dove l’offerta impiantistica è superiore alla domanda a livello dell’ATO. La provincia di Viterbo (ATO n°1) e la provincia di Frosinone (ATO n°5) dispongono di una impiantistica di trattamento meccanico-biologico che eccede i fabbisogni interni di ATO. I due predetti impianti quindi , adeguati ai sensi del Piano entro un anno, potranno garantire, all’interno dei rispettivi ATO, la funzione di trattamento di RU e produzione del secco combustibile (o in alternativa CDR).

1 VT2 RM3 RI4 LT5 FR

103 586 t/a 160 204 t/a 108 344 t/a74 106 t/a -82 495 t/a -22 490 t/a

962 574 t/a 849 915 t/a22 133 t/a 41 068 t/a

50 850 t/a -85 647 t/a 53 186 t/a786 806 t/a

Quadro di raffronto relativo agli ulteriori fabbisogni di impianti di recupero/smaltimento a livello di ATO e Regionale

ATO n° Impianti di valorizzazione Trattam. mecc-biol. Termovalorizzazione(*)

Bacino regionale 1 037 481 t/a 995 704 t/a 1 012 105 t/a

23 150 t/a

Il Piano Regionale assume, e riconosce, quegli impianti di valorizzazione, trattamento e termovalorizzazione con recupero energetico che, alla data del 18.10.2001 (data di presentazione del Piano), siano:

• già realizzati o i cui lavori risultino avviati sulla base di altre autorizzazioni; • previsti nelle Pianificazioni Provinciali vigenti • già istruiti presso la competente Regione Lazio.

In ogni caso l’esercizio degli impianti gia realizzati deve essere rispondente ai requisiti normativi, ambientali e prestazionali fissati dal Piano Regionale .

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Si sottolinea ancora che gli impianti già realizzati o i cui lavori risultino avviati, sulla base di autorizzazioni di altri Enti, alla data del 18.10.2001, o già istruiti presso la competente Regione Lazio, vengono riconosciuti dal Piano di Gestione e che entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente Piano, pena la loro chiusura, tutti gli impianti dovranno essere adeguati alle nuove prescrizioni del presente Piano.

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3.5.4 Riepilogo previsioni impiantistiche di Piano Il Piano Regionale ha determinato i seguenti fabbisogni relativi agli impianti a tecnologia complessa sull’intero Bacino Regionale:

Tabella riassuntiva delle previsioni impiantistiche del Piano Regionale nella fase a regime RD>=35% ATO n°1 – Provincia di Viterbo: Ulteriore fabbisogno di impianti di valorizzazione

circa: 50 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

Ulteriore fabbisogno di impianti di trattamento dei RU residui

nessuno

fabbisogno di termovalorizzazione circa: 85 000 t/a compreso Rieti definito dal Piano Regionale.

ATO n°2 – Provincia di Roma: Ulteriore fabbisogno di impianti di valorizzazione

circa: 790 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

Ulteriore fabbisogno di impianti di trattamento dei RU residui

circa: 965 000 t/a

Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

fabbisogno di termovalorizzazione circa: 850 000 t/a di frazione secca

combustibile

Definito dal Piano Regionale

ATO n°3 – Provincia di Rieti: Ulteriore fabbisogno di impianti di valorizzazione

circa: 22 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

Fabbisogno di impianti di trattamento dei RU residui

circa: 42 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

fabbisogno di termovalorizzazione circa: 23 000 t/a di frazione secca

combustibile

Deve smaltire nell’ATO n°1, definito a livello di

Bacino Regionale

ATO n°4 – Provincia di Latina: Ulteriore fabbisogno di impianti di valorizzazione

circa: 105 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

Ulteriore fabbisogno di impianti di trattamento dei RU residui

circa: 160 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

fabbisogno di termovalorizzazione circa: 110 000 t/a di frazione secca

combustibile

definito a livello di Bacino Regionale

ATO n°5 – Provincia di Frosinone: Ulteriore fabbisogno di impianti di valorizzazione

circa: 75 000 t/a Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

Ulteriore fabbisogno di impianti di trattamento dei RU residui

nessuno Da individuare nel nuovo Piano Provinciale

fabbisogno di termovalorizzazione nessuno

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3.5.4.1 Fabbisogno di impianti di valorizzazione RD, in relazione alle soluzioni di Piano Il fabbisogno residuo di impianti di valorizzazione dei flussi provenienti da raccolte differenziate, quindi, è stato stimato relativamente alla fase a regime, allorquando i quantitativi intercettati in peso raggiungeranno l’obiettivo del 35%. Il predetto fabbisogno, al netto dell’impiantistica già realizzata ed assunta dal Piano di Gestione a condizione del previsto adeguamento, viene riassunto nel prospetto che segue, per ATO.

1 VT2 RM3 RI4 LT5 FR

Bacino regionale 1.037.481 t/a

ATO n° Impianti di valorizzazione

50.850 t/a786.806 t/a22.133 t/a

103.586 t/a74.106 t/a

I Piani Provinciali, che dovranno essere adeguati alle previsioni del Piano Regionale, individueranno la distribuzione più logica sul proprio territorio degli impianti di valorizzazione complessivamente necessari, come sopra indicati, sulla base del rispetto del principio dell’autosufficienza nonché nel rigoroso rispetto dei criteri di localizzazione, eventualmente integrati dalle stesse pianificazioni provinciali, esposti dal presente Piano. Le predette valutazioni dovranno essere effettuate al netto dell’impiantistica della stessa tipologia già esistente sul territorio provinciale, compresa quella eventualmente autorizzata dalla Regione nelle more della predisposizione dei nuovi Piani Provinciali.

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3.5.4.2 Fabbisogno di impianti di trattamento meccanico–biologico dei RU in relazione alle soluzioni di Piano Anche il fabbisogno residuo di impianti di trattamento meccanico dei flussi residui è stato stimato relativamente alla fase a regime, allorquando i quantitativi intercettati in peso raggiungeranno l’obiettivo del 35%. Il predetto fabbisogno, al netto dell’impiantistica già realizzata ed assunta dal Piano di Gestione a condizione del previsto adeguamento, viene riassunto nel prospetto che segue, per ATO.

1 VT

2 RM3 RI4 LT5 FR

Bacino regionale 995.704 t/a

ATO n° Trattam. mecc-biol.

-85.647 t/a

962.574 t/a41.068 t/a160.204 t/a-82.495 t/a

I Piani Provinciali, che dovranno essere adeguati alle previsioni del Piano Regionale, individueranno la distribuzione più logica sul proprio territorio degli impianti di valorizzazione complessivamente necessari, come sopra indicati, sulla base del rispetto del principio dell’autosufficienza nonché nel rigoroso rispetto dei criteri di localizzazione, eventualmente integrati dalle stesse pianificazioni provinciali, esposti dal presente Piano. Le predette valutazioni dovranno essere effettuate al netto dell’impiantistica della stessa tipologia già esistente sul territorio provinciale, compresa quella eventualmente autorizzata dalla Regione nelle more della predisposizione dei nuovi Piani Provinciali.

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3.5.4.3 Fabbisogno di impianti di termovalorizzazione con recupero energetico Il fabbisogno residuo di impianti di trattamento termico con recupero energetico dei flussi di rifiuti a valenza combustibile complessivamente prodotti in ambito del Bacino Regionale sono desumibili dal prospetto che segue:

1 VT 53 186 t/a

2 RM 849 915 t/a

3 RI 23 150 t/a4 LT 108 344 t/a5 FR -22 490 t/a

1 012 105 t/a

ATO n° Termovalorizzazione(*)

Bacino regionale Come già accennato si evidenzia che il trattamento termico dei rifiuti è un'opzione, di valenza sovra provinciale, che il nuovo Piano assume a condizione che venga posta in essere contestualmente un'ampia azione che consenta il riutilizzo o il riciclo di tutti i materiali recuperabili - fasi che il Piano valuta come prioritarie. La termovalorizzazione quindi si utilizza esclusivamente per smaltire quella parte della frazione secca dei rifiuti non utilizzabile in altro modo (secco selezionato e/o Cdr). Nel rispetto degli indirizzi regionali la predetta tipologia impiantistica viene macrolocalizzata dal presente Piano. Per le localizzazioni puntuali degli impianti di trattamento termico con recupero energetico, la Regione Lazio procederà, con successivo studio di dettaglio,da redigere sulla base dei criteri fissati dalla presente pianificazione, alla loro definizione.

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Nel rispetto dei suaccennati principi, alla data di stesura del Piano di Gestione (18 ott. 2001) il quadro regionale, in materia di termovalorizzazione, è così riassumibile: ATO n°1 – Provincia di Viterbo: n° 1 impianto di termovalorizzazione , in loc.

“le Fornaci” a NO di Monterazzano. Previsione del vigente

Piano Provinciale

ATO n°2 – Provincia di Roma: n° 3 nuovi impianti di termovalorizzazione (3x20-40 MWel); n° 1 impianto di termovalorizzazione (20-30 MWel) realizzato nel Comune di Colleferro

Previsioni del Piano Emergenza

Accordo di programma Regione Lazio – Provincia -

Comune

Ordinanza 23.06.1999, n° 2992

del Commissario Delegato Emergenza RU della Provincia di

Roma

in esercizio

ATO n°3 – Provincia di Rieti: nessuna iniziativa o

previsione

ATO n°4 – Provincia di Latina: n° 1 impianto di termovalorizzazione , nel sub-bacino 1 del vigente Piano Provinciale

Previsione del vigente Piano Provinciale

Delibera del Consiglio Provinciale n°71 del 30.09.1997

ATO n°5 – Provincia di Frosinone: n° 1 impianto di termovalorizzazione (10-20 MWel) realizzato nel Comune di S. Vittore

da sanare In assenza di autorizzazione

regionale Quadro riassuntivo degli impianti di termovalorizzazione che alla data del 18.10.2001 sono rispondenti ai requisiti fissati dal Piano di Gestione per essere riconosciuti quali impianti di Piano. Sulla base delle considerazioni e delle assunzioni fatte, nonché tenendo conto del più volte richiamato principio della minimizzazione dei costi e degli impatti, il Piano di Gestione della Regione Lazio stabilisce le seguenti previsioni, in termini di potenzialità e macrolocalizzazione, relative agli impianti di trattamento termico con recupero energetico, tenuto debito conto dell’attuale quadro così come sopra esposto, nonché del fabbisogno al netto delle RD al 2006 come prima determinato.

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Quadro riassuntivo delle previsioni di impianti di termovalorizzazione con recupero energetico fissate dal Piano di Gestione. ATO n°1 – Provincia di Viterbo: n° 1 impianto di termovalorizzazione , in loc.

“le Fornaci” a NO di Monterazzano. 80 00010 t/a di secco

selezionato combustibile/Cdr

p.c.i.>= 15 Mj/Kg.

Previa verifica dei criteri di

localizzazione

ATO n°2 – Provincia di Roma: n° 3 nuovi impianti di termovalorizzazione n° 1 impianto di termovalorizzazione realizzato nel Comune di Colleferro

3 x 250 000 t/a di secco selezionato combustibile/Cdr

p.c.i.>= 15 Mj/Kg.

1 x 300 000 t/a di secco selezionato combustibile/Cdr

p.c.i.>= 15 Mj/Kg.

Da localizzare sulla base dei criteri di

Piano

in esercizio da adeguare e potenziare

ATO n°3 – Provincia di Rieti: nessuna iniziativa o

previsione

ATO n°4 – Provincia di Latina: n° 1 impianto di termovalorizzazione , nel sub-bacino 1 del vigente Piano Provinciale

100 000 t/a di secco selezionato

combustibile/Cdr p.c.i.>= 15 Mj/Kg

Previa verifica dei criteri di

localizzazione

ATO n°5 – Provincia di Frosinone: n° 1 impianto di termovalorizzazione (10-20 MWel) realizzato nel Comune di S. Vittore

100 000 t/a di secco selezionato

combustibile/Cdr p.c.i.>= 15 Mj/Kg

in esercizio da adeguare

10 Compreso secco selezionata da RU di Rieti

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3.5.4.4 Fabbisogno di discariche in relazione alle soluzioni di Piano Nei paragrafi precedenti sono stati stimati i fabbisogni di smaltimento compatibili con le previsioni di Piano in relazione alla quantità di rifiuti prodotti, agli obiettivi prefissati di R.D. e alle previsioni impiantistiche del Piano di Gestione. Tali valori sono stati determinati sia a livello di ATO sia a livello complessivo regionale per valutare il deficit che si genererà nei prossimi anni. Il fabbisogno di discariche è stato stimato relativamente a due distinte fasi:

� fase transitoria: il volume complessivamente necessario per smaltire l’intera produzione dei RU fino a tutto l’anno 2005;

� fase a regime: il volume complessivamente necessario per smaltire i flussi di scarto derivanti dai trattamenti meccanico-biologici e di termovalorizzazione, fino a tutto l’anno 2015. Su detti flussi è stato ipotizzato che la Raccolta Differenziata raggiunga obiettivi del 35%. Inoltre i volumi di smaltimento finale previsti sono stati determinati sulla base di due distinti scenari:

1. che la frazione organica stabilizzata (F.O.S.) non venga utilizzata in impieghi alternativi alla discarica, così come previsto nelle indicazioni del Piano e che le scorie risultanti dai processi di combustione vengano parimenti conferite in discarica;

2. che la F.O.S. e le scorie vengano utilizzate in impieghi alternativi e quindi non conferiti in discarica.

Sulla base delle precedenti considerazioni emerge il seguente quadro riepilogativo dei fabbisogni relativi a discariche a livello di ogni singolo ATO.

1 Vt 377 413 1 Vt 614 6942 RM 7 450 296 2 RM 12 134 3293 Ri 164 272 3 Ri 267 5504 Lt 768 816 4 Lt 1 252 1755 Fr 550 021 5 Fr 895 821

fabbisogno effettivo

a detrarre i quantitativi avviati alla termovalorizzazione nella fase transitoria

2 400 000 mc.

6 910 817 mc.

Analisi dei fabbisogni: discariche Scenario con FOS e scorie in discarica

9 310 817 mc.Bacino regionale

Ato n° Ato n°

Bacino regionale

Fase transitoria- fino a tutto il 2005 Fase a regime: dal 2006 al 2015

15 164 568 mc.

Il prospetto sopra riportato evidenzia un eccessivo ricorso alla discarica, pur in presenza di una raccolta differenziata al 35% e di una termovalorizzazione al 36% sui RU totali prodotti, in relazione al fatto che lo smaltimento della FOS e delle scorie di combustione è stato previsto in discarica.

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E’ stato elaborato il secondo prospetto, cui il Piano fa esplicito riferimento quale obiettivo della pianificazione, che prevede l’impiego alternativo alla discarica della FOS e il recupero delle scorie in processi produttivi, sulla scorta di altre esperienze europee:

Analisi dei fabbisogni: FOS agli impieghi alternativi e scorie al recupero

1 Vt 101 6642 RM 2 006 9003 Ri 44 2504 Lt 207 0975 Fr 148 160

Fase a regime: dal 2006 al 2015

Ato n°

Bacino regionale 2 508 072 mc. Dall’esame del sopra riportato prospetto, si evince, con grande evidenza, la forte riduzione dello smaltimento in discarica evitando i conferimenti della FOS e delle scorie. I Piani Provinciali, che dovranno essere adeguati alle previsioni del Piano Regionale, individueranno i volumi complessivamente necessari, come sopra indicati, sulla base del rispetto del principio dell’autosufficienza nonché nel rigoroso rispetto dei criteri di localizzazione, eventualmente integrati dalle stesse pianificazioni provinciali, esposti dal presente Piano. In particolare i Piani Provinciali effettueranno:

• una analisi puntuale sulle attuali disponibilità di discarica nel territorio dell’ATO in termini di volumi residuali disponibili o già autorizzati alla data di elaborazione dei rispettivi Piani Provinciali. I predetti volumi disponibili verranno sottratti al fabbisogno di volumi di discarica come sopra stimati.

Si osserva un sostanziale disponibilità di volumi di discarica a livello di Bacino Regionale a copertura dell’intera fase transitoria, sempre nell’ipotesi di perseguire i prefissati obiettivi di raccolta differenziata. Gli ulteriori fabbisogni determinati dovranno essere realizzati con una rigorosa gradualità prefissata dai Piani Provinciali.

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3.5.5 Ulteriori norme relative alla fase transitoria, prima dell’adeguamento dei Piani Provinciali Nella fase di adeguamento dei Piani Provinciali, la Regione Lazio potrà autorizzare la realizzazione di nuove previsioni impiantistiche, al fine di garantire l’espletamento dei servizi di trattamento-smaltimento nel Bacino Regionale. Le predette autorizzazioni potranno riguardare sia l’ampliamento di discariche in esercizio sia la realizzazione di impianti di trattamento meccanico-biologico dei Ru, nell’ambito del comprensorio di riferimento. Tali autorizzazioni interverranno per consentire un adeguamento normativo delle discariche in esercizio alla luce delle scadenze normative fissate, relative allo smaltimento dei RU tal-quali in discarica. I predetti ampliamenti, o le nuove previsioni impiantistiche, dovranno essere pienamente rispondenti ai requisiti prestazionali ed ambientali fissati dal Piano di Gestione. I nuovi Piani Provinciali nella definizione degli ulteriori fabbisogni dovranno tenere conto delle eventuali nuove autorizzazioni intercorse. Sulla base della situazione registrata alla data del 18 ottobre 2001, sono previsti, relativamente alla fase transitoria, nelle more della definizione dei nuovi Piani Provinciali, i seguenti adeguamenti impiantistici:

1 Viterbo Le Fornaci2 Guidonia Inviolata2 Albano Cecchina2 Civitavecchia Fosso del Prete2 Bracciano Cupinoro4 Latina Borgo Montello2 Segni Valle dell'Inferno2 Colleferro Collefagiolara2 Roma Malagrotta3 Leonessa

ATO Comune Loc.

adeguamentoampliamento discarica ampliamento discarica

realizzazione impianto selezione RU

tipologia di intervento ammesso

ampliamento nessuno, bonifica e post-gestione de sito

ampliamento

ampliamento discaricanessunonessuno

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3.6 STIMA DEI COSTI DELLE OPERAZIONI DI RECUPERO/SMALTIMENTO Sulla base delle previsioni effettuate circa gli obiettivi di raccolta differenziata nella fase a regime del Piano di Gestione, nella quale si prevede di intercettare e avviare al recupero circa 1 254 481 t/a di RD, nonché tenuto conto dei flussi residui di RU che restano da trattare, compreso il recupero energetico, è stato elaborata la stima sommaria dei costi relative all’insieme delle due predette attività. La valutazione è stata effettuata considerando gli attuali costi medi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento, nonché gli attuali modelli gestionali e facendo altresì riferimento ad altre realtà similari a quella della Regione Lazio. I costi esposti tengono altresì conto di condizioni gestionali effettuate nel pieno rispetto delle norme vigenti.

organico 573 866 t/a 250 000 143 466 534 429L. 74 094 281,49€ verde e legno 75 226 t/a 150 000 11 283 884 730L. 5 827 640,12€ carta/cartone 236 424 t/a 250 000 59 106 062 873L. 30 525 733,95€ plastiche 42 986 t/a 500 000 21 493 113 772L. 11 100 266,89€ vetro 137 914 t/a 100 000 13 791 414 670L. 7 122 671,25€ metalli 107 466 t/a 100 000 10 746 556 886L. 5 550 133,45€ altro 80 599 t/a 150 000 12 089 876 497L. 6 243 900,13€

1 254 481 t/a 271 977 443 858L. 140 464 627,28€

2 327 704 t/a 150 000 349 155 633 227L. 180 323 835,64€

2 327 704 t/a 120 000 279 324 506 582L. 144 259 068,51€

Costo medio per Kg. di rifiuto prodotto 251 lit./Kg. 0,13€

R.U. residui a regime

A- Bacino Regionale Costi relativi alla Raccolta, compresa la RD ,trasporto e valorizzazioneCosti unitari medi

lit./ton.ImportiRaccolte differenziate a regime

B- Bacino Regionale -Costi relativi al trattamento, recupero energetico, smaltimento scarti

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3.7 TECNOLOGIE PREFERENZIALI PER IL TRATTAMENTO MECCANICO, BIOLOGICO E TERMICO.

Nell’indicare le soluzioni tecnologiche che il Piano di Gestione assume come preferenziali sono stati valutati i seguenti principali aspetti: • Aspetti tecnici • Esperienze operative, casi di riferimento,affidabilità: La determinazione delle esperienze di riferimento è di fondamentale importanza nella comparazione delle tecnologie.Un nuovo impianto deve poter assicurare il continuo smaltimento dei rifiuti in aumento. Vengono considerate come tecnologie affidabili, le tecnologie che garantiscano almeno:

o periodi di fermo-impianto tali da non dover ricorrere a forme alternative di smaltimento per oltre il 15% del rifiuto o della frazione residua potenzialmente destinabile a detto impianto, salvo i casi in cui l'impianto sia caratterizzato da stagionalità del funzionamento o possa garantire adeguati stoccaggi consentendo comunque il conseguimento degli obbiettivi annui di trattamento;

o una piena validazione della tecnologia, su impianti a scala industriale e per il trattamento di una frazione di rifiuto con caratteristiche e potenzialità analoghe a quella prevista;

• Flusso per ciascuna linea

Se la portata per linea è troppo bassa, è necessario un numero di celle troppo alto che si riflette in un aumento dei costi capitali, di gestione e di manutenzione e in un incremento del personale necessario.

• Potere calorifico Le tecnologie adottate devono essere tali da adeguarsi ad un vasto range di potere calorifico, che è abbastanza vasto relativamente ai tipi di rifiuto attesi.

• Possibilità tecniche di recupero energetico Le tecnologie adottate devono essere tali da garantire il massimo recupero energetico a parità di rifiuto smaltito

• Pretrattamenti richiesti Le tecnologie adottate devono essere tali da garantire il minore pretrattamento possibile a parità di incidenza ambientale.

• Aspetti ambientali • Emissioni, quantità di gas prodotto.

Le tecnologie illustrate nell’appendice del Piano consentono tutte di rispettare i limiti di legge con l’applicazione degli opportuni sistemi di trattamento delle emissioni. La stesse minimizzano il quantitativo dei fumi prodotti, con una diretta conseguenza sul carico degli inquinanti atmosferici emessi.

• Qualità e quantità dei residui

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Il recupero dei residui è suggerito ed è da considerarsi come un vantaggio in termini ambientali.

• Efficienza energetica Un’alta efficienza energetica porta notevoli benefici ambientali, grazie al fatto che sono evitate le emissioni dovute alla generazione di energia elettrica.

• Aspetti economici • Costi specifici di investimento • Costi operativi

3.7.1.1 Affidabilità delle tecnologie. Sulla scorta di quanto precedentemente detto, nonché con riferimento a quanto specificato sull’argomento in appendice, il Piano di Gestione indica come preferenziali le soluzioni tecnologiche rispondenti ai requisiti sopra esposti. Allo stato attuale quindi vengono considerate come affidabili le seguenti soluzioni tecnologiche: � trattamenti meccanici di selezione � compostaggio e stabilizzazione � digestione anaerobica, sia da frazione organica da raccolta differenziata che da frazione

umida da selezione � impianti di valorizzazione di flussi secchi provenienti da raccolte differenziate � combustione a griglia , raffreddata ad acqua � combustione a letto fluido � co-combustione di Cdr in impianti non dedicati � discarica (per i flussi ammessi) Altre tecnologie disponibili, se ritenute affidabili dalla Regione Lazio in fase di presentazione dei progetti.

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3.8 CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI E GESTIONALI MINIME RICHIESTE PER OGNI SINGOLA TIPOLOGIA DI IMPIANTO. Nel presente capitolo vengono definite e prescritte le caratteristiche prestazionali minime per ciascuna tipologia di impianto, da rispettare in fase di progettazione ed esercizio degli stessi. 3.8.1 Impianti di valorizzazione di flussi provenienti da RD di tipo secco I materiali provenienti dalle raccolte differenziate devono essere generalmente sottoposti ad una fase di selezione prima di poter essere avviati al riciclaggio. La selezione ha due finalità distinte a seconda del tipo di raccolta differenziata considerata: • raccolte monomateriali: in questo caso lo scopo della selezione consiste nell'eliminazione di materiali erroneamente conferiti, al fine di perseguire i richiesti requisiti di purezza merceologica del singolo flusso; • raccolte multimateriali: la selezione consente la separazione delle frazioni secche raccolte in flussi distinti per le singole frazioni, oltre alla possibilità di eliminare i conferimenti impropri. Tra le diverse tipologie di raccolte monomateriali, quella caratterizata dalla maggior presenza di impurezze presenti è la raccolta delle bottiglie e dei flaconi in plastica. La tendenza da parte degli utenti a conferire altri materiali plastici (ad es. film e vaschette per alimenti) porta facilmente a livelli di scarti del 20-30% sul totale del materiale raccolto. Inoltre, per un miglior collocamento nel mercato del recupero dei materiali raccolti è richiesta una separazione dei materiali plastici per tipo di polimero. Per quanto riguarda le raccolte multimateriali si possono distinguere essenzialmente due diverse tipologie di impianto di trattamento, idonee rispettivamente alla selezione del multimateriale dei contenitori per liquidi (le frazioni presenti sono: vetro, plastica, alluminio e banda stagnata) e del multimateriale secco (carta, plastica, metalli, stracci). 3.8.1.1 Caratteristiche tecniche e presidi ambientali

Le frazioni merceologiche interessate dalle raccolte differenziate multimateriale che devono essere separate sono le seguenti:

� vetro � bottiglie e flaconi in plastica � lattine di alluminio � Iattine in banda stagnata � ferro e alluminio � altri metalli � carta e cartone

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Un impianto di selezione deve prevedere una combinazione di separazione manuale, effettuata lungo nastri trasportatori, e di dispositivi di separazione meccanica; gli impianti potranno essere dedicati alla separazione di tutti o di parte dei suddetti materiali in funzione della tipologia di raccolta differenziata attiva sul territorio. Una classica linea di impianto per la selezione di contenitori per liquidi è costituita dalle seguenti fasi di separazione:

� separazione grossolana manuale � vagliatura in tamburo rotante, a due o tre luci (ad es.: 100, 200 mm o 50, 150, 350 mm

per ottenere la separazione in 3 o 4 flussi di materiali di diversa pezzatura, dei quali il flusso fine viene in genere scartato)

� separazione elettromagnetica su tutti i vari flussi � separazione manuale sul flusso grosso � separazione metalli non ferrosi sul flusso intermedio � separazione meccanica (in genere tavola vibrante) sui flussi intermedi per distinguere

un flusso leggero cartaceo destinato a recupero e un flusso pesante di scarto o destinabile a incenerimento (eventualmente dopo un trattamento con classificatore ad aria)

Questa configurazione di impianto può essere semplificata nel caso di selezione di materiali provenienti da raccolte differenziate che intercettino carta, plastiche, stracci e lattine; in questo caso si registra solitamente la presenza di una linea di separazione manuale lungo un nastro trasportatore ed una sezione dedicata all'intercettazione delle componenti metalliche (dispositivi di separazione meccanica). I rendimenti degli impianti sono fortemente condizionati dalla qualità del materiale di ingresso: maggiore e la varietà dei materiali raccolti e maggiore è il rischio di contaminazione dei vari flussi e la complessità della selezione e quindi minore è l'efficienza del recupero. Mediamente il rendimento di separazione oscilla su flussi misti tra il 75% e il 90%. Gli impianti devono garantire la sicurezza dei lavoratori e la qualità dell'ambiente di lavoro; si evidenzia come le misure da adottare siano fortemente variabili in funzione della tipologia impiantistica, potendosi prevedere impianti a completa automazione come pure impianti con rilevante presenza di operatori. Per garantire il contenimento degli impatti si dovrà prevedere: • area di stoccaggio impermeabilizzata dei materiali da processare (in funzione della diversa tipologia dei materiali, potranno essere previste diverse sezioni di stoccaggio). Le superfici dovranno consentire, con reti e stoccaggi separati, la raccolta ed il convogliamento delle acque da sversamenti e di dilavamento ed il loro successivo invio a trattamenti depurativi; • captazione delle arie dalle aree di lavorazione, soprattutto nel caso di operazioni di selezione effettuate manualmente e quindi in presenza di postazioni di lavoro fisse (le arie vanno avviate a depolverazione); un’altra sezione dei trattamenti da cui può risultare

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necessario procedere all'aspirazione delle arie di lavorazione è quella in corrispondenza delle operazioni di vagliatura; • le polveri in uscita dalla filtrazione non potranno superare i 5 mg./Nmc. • All’interno di tutti gli edifici chiusi dovrà essere assicurato un numero di ricambi orari minimo pari a 3; • All’interno delle cabine di cernita manuale dovranno essere assicurati 10 ricambi/h. • impermeabilizzazione delle superfici dedicate allo stoccaggio degli scarti di lavorazione. • nel caso di stoccaggi all’esterno è obbligatorio prevedere reti separate per i flussi di acque meteoriche (acqua proveniente dai tetti direttamente nella rete fognaria delle acque bianche, acque provenienti dai piazzali in una vasca di stoccaggio delle acque di prima pioggia di volume pari a Sp= S*0,005 cioè il prodotto tra superficie dei piazzali asserviti espressa in mq. e 0,005 e cioè uno spessore pari ai primi cinque millimetri di acqua meteorica). 3.8.2 Impianti di compostaggio del verde e della FORSU . 3.8.2.1 Impianti di trattamento e valorizzazione del rifiuto verde

In relazione alla possibilità di poter ottenere un recupero energetico dal biogas, il Piano ritiene preferenziale l’impiego della digestione anaerobica negli impianti di compostaggio. I materiali che possono essere trattati in questa tipologia di impianto sono i seguenti:

• sfalci • foglie che non provengano dallo spazzamento stradale • imballaggi in legno che non sia stato trattato con altre sostanze (colle, laminati

plastici, ecc.) • materiali ligneo cellulosici quali pallets e cassette in legno purché privi pannelli

truciolari o altri materiali indesiderati (ad esempio polistirolo e/o profilati in plastica)

• cortecce • ceneri di combustione da sansa esausta e da materiali organici di origine naturale

Le fasi di stoccaggio e di trattamento aerobico del materiale verde debbono essere effettuate in aia chiusa. Per quanto riguarda più strettamente le fasi di trattamento occorre garantire i seguenti requisiti minimi:

• preparazione e miscelazione delle varie tipologie di rifiuti da trattare; • trattamento meccanico dei rifiuti da trattare (triturazione e/o sfibratura); • formazione di cumuli di trattamento; • aerazione forzata o naturale all'interno dei cumuli; • controllo giornaliero della temperatura all' interno dei cumuli per i primi 60

giorni; la temperatura di processo deve essere di almeno 60 °C. Trascorso questo periodo i controlli possono essere effettuati con frequenza settimanale;

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• le acque captate dalla rete di drenaggio possono essere ricircolate sopra i cumuli o eventualmente trattate presso impianti di depurazione autorizzati.

Dalla formazione del cumulo, il periodo di compostaggio deve avere una durata di almeno 6 mesi. Per ogni ciclo di compostaggio deve essere predisposta ed inviata alla Autorità Competente una relazione tecnica contenente informazioni dettagliate riguardo a:

• percentuale di rifiuti miscelati per la preparazione dei cumuli; • dimensione e sezione dei cumuli; • diagramma delle temperature dei cumuli in funzione del tempo; • tipo di aerazione utilizzata; • numero e frequenza dei rivoltamenti effettuati; • sistema di rivoltamento utilizzato; • granulometria del compost ottenuto e caratterizzazione in funzione degli

impieghi • agronomici; • durata della maturazione del pacciamante in funzione della tipologia del

materiale utilizzato e delle condizioni di impiego. Il titolare dell'impianto è tenuto a fornire annualmente alla Provincia territorialmente competente, la seguente documentazione: • referti delle analisi da effettuarsi ogni sei mesi sul materiale compostato per tutti i parametri precedentemente specificati; • rendicontazione dei quantitativi annui commercializzati di materiale compostato in uscita dall'impianto di compostaggio, distinti per tipologia di utilizzo; fa eccezione la distribuzione frammentata a privati cittadini e limitatamente all'uso domestico del prodotto; • relazione certificata da periti agrari, agronomi, agrotecnici, istituti agrari e istituti universitari che, per ciascuna tipologia di utilizzo, illustri le metodiche d'impiego e i risultati ottenuti; 3.8.2.2 Impianti di trattamento e valorizzazione del rifiuto organico da RD Le sezioni di compostaggio di qualità della frazione organica proveniente da raccolta differenziata, potranno essere destinati al trattamento congiunto anche dei seguenti ulteriori flussi:

• • rifiuti vegetali di coltivazioni agricole; • segature, trucioli,frammenti di legno, di sughero; • cortecce • rifiuti derivanti dalla silvicoltura • rifiuti vegetali derivanti da attività agroindustriali; • scarti di legno non impregnati; • rifiuti da giardini e parchi; • legno non impregnato da raccolta differenziata;

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• imballaggi in legno non trattati; • ceneri di combustione da sansa esausta; • rifiuti tessili di origine vegetale; • rifiuti tessili di origine animale; • carta/cartone nelle forme usualmente commercializzate; • fibra e fanghi di carta; • fanghi di depurazione; • frazione organica di rifiuti raccolta separatamente (FORSU)

3.8.2.3 Caratteristiche tecniche, e presidi ambientali per gli impianti di trattamento aerobico Le considerazioni circa le caratteristiche tecniche degli impianti di trattamento aerobico delle frazioni organiche si applicano sia alla componente organica da raccolta differenziata destinata alla produzione di compost , sia alla frazione organica putrescibile da selezione meccanica del residuo destinata alla sola biostabilizzazione. La sezione di trattamento aerobico (compostaggio/stabilizzazione) è costituita dalla sezione in cui si svolge la fase intensiva e dalla sezione di maturazione. La sezione di trattamento aerobico dovrà essere dimensionata in maniera tale da consentire lo svolgimento del trattamento del compostaggio di matrici organiche di qualità sopra elencate. La gestione della fase intensiva degli impianti deve prevedere che:

a) il conferimento dei flussi avvenga, per matrici ad elevata putrescibilità, su superfici chiuse, in depressione, dotate di adeguata pavimentazione con facilità di pulizia giornaliera e con recupero dei reflui; per matrici a bassa putrescibilità è ammessa la ricezione e lo stoccaggio all’esterno su superfici pavimentate dotate di sistema di recupero dei reflui e di protezione contro il trasporto eolico.

b) Io svolgimento del trattamento aerobico intensivo avvenga in ambienti confinati,

capannoni tamponati o strutture equivalenti, che consentano la canalizzazione delle arie esauste per l'invio al sistema di abbattimento degli odori; questa previsione impiantistica può venir meno in presenza di particolari condizioni localizzative (es. in adiacenza ad impianto di discarica o in aree rurali con densità abitativa particolarmente bassa e comunque dopo una attenta valutazione degli impatti derivanti dalla presenza dell'impianto); negli edifici chiusi sono obbligatori almeno quattro ricambi orari da avviare al trattamento depurativo. L’area aspirata dagli edifici può essere utilizzata per l’ossigenazione della biomassa, prima del trattamento depurativo.

c) all’interno di tutti gli edifici chiusi venga assicurato un numero di ricambi orari

minimo pari a 4;

d) il sistema di abbattimento degli odori sia costituito almeno da una torre a doppio stadio (acido-basico) e un biofiltro dimensionato sulla base di un tempo di contatto

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minimo equivalente ad un carico specifico di 100 Nm3 di aria per ora e per m3 di biofiltro e comunque tale da garantire un limite emissivo di 180 U.O./mc come emissione media giornaliera e comunque un valore inferiore a 250 U.O./mc in situazioni di punta.

e) venga realizzata una impermeabilizzazione delle aree destinate alla gestione del

processo con sistemi di drenaggio delle acque raccolte mediante canalizzazioni o sistemi analoghi e stoccaggio delle acque drenate in vasche e/o pozzetti ed eventualmente in funzione del tipo di sistema adottato con sistema di rilancio di parte delle acque sulla biomassa in degradazione;

f) vengano impiegati sistemi di trattamento intensivo della biomassa che consentano il

controllo e il monitoraggio del processo e la gestione ottimale delle condizioni di aerazione e umidità della stessa e preferibilmente che prevedano rivoltamento e ventilazione forzata, con possibilità di ventilazione intermittente e di modulazione delle portate d'aria specifiche in assoluto o nelle diverse sezioni

g) venga garantita una durata del processo che, variabile in funzione dei sistemi

tecnologici adottati ,non dovrà comunque essere inferiore alle tre settimane e comunque tale da conseguire, anche con successiva maturazione, gli indici di stabilità e di qualità richiesti

h) siano previste reti separate per i flussi di acque meteoriche (acqua proveniente dai tetti

direttamente nella rete fognaria delle acque bianche, acque provenienti dai piazzali in una vasca di stoccaggio delle acque di prima pioggia di volume pari a Sp= S*0,005 cioè il prodotto tra superficie dei piazzali asserviti espressa in mq. e 0,005 e cioè uno spessore pari ai primi cinque millimetri di acqua meteorica), da avviare se necessario al trattamento depurativo. Per le acque di processo, gestite con reti separate dalle prime due, è previsto uno stoccaggio dedicato obbligatorio e il successivo trattamento depurativo

Per gli impianti di dimensione maggiore (superiore alle 20.000 t/a) sono elementi preferenziali:

• la conduzione della fase intensiva con sistemi di gestione dell’aia automatizzati che consentano di ridurre l'esposizione del personale addetto all'impianto;

• la predisposizione di un programma di controllo di qualità del compost prodotto • la preparazione, già al momento della fase di progettazione, di una stima del

potenziale di vendita e la predisposizione di una struttura idonea alla commercializzazione, anche in collaborazione con soggetti terzi

La fase di maturazione dovrà rispondere a requisiti differenziati in funzione del tipo di prodotto finale:

• compost (qualora sia addotta all'impianto frazione organica separata), • frazione organica stabilizzata per ripristini ambientali (FOS),

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• frazione umida stabilizzata per il collocamento in discarica controllata di prima categoria.

Per la frazione organica stabilizzata destinata a impieghi in ambienti non confinati è necessario prevedere tempi prolungati di maturazione , orientativamente pari ad almeno 16 settimane includendo la fase intensiva. Il dimensionamento dell'impianto dovrà pertanto prevedere gli spazi adeguati. L'impianto dovrà almeno prevedere: -per il compostaggio di qualità:

• un'area di maturazione, su superfici impermeabilizzate, con raccolta e canalizzazione delle acque e copertura (anche se non necessariamente in ambiente confinato e tamponato);

• un dimensionamento dell'area di maturazione adeguato al periodo previsto per il trattamento e comprensivo degli spazi di stoccaggio per almeno 3 mesi in funzione della stagionalità della domanda del materiale

• una durata complessiva del processo (fase intensiva + maturazione) di ca. 90 giorni, con una fase di maturazione che preveda per un tempo almeno di 30/40 giorni il periodico rivoltamento e/o la ventilazione forzata a basse portate d'aria specifica e la predisposizione di una linea di raffinazione con vagliatura e separazione densimetrica

per la stabilizzazione si dovrà prevedere:

• un'area di maturazione, su superfici impermeabilizzate e con raccolta e canalizzazione delle acque, dotata di copertura anche se non necessariamente in ambiente confinato e tamponato;

• un dimensionamento dell'area di maturazione adeguato, in funzione degli usi proposti per la frazione stabilizzata e della tipologia della fase intensiva , al numero di giorni necessario al raggiungimento degli indici di stabilità richiesti e allo stoccaggio del materiale per almeno 30 giorni

• l'adozione di rivoltamenti e/o ventilazione forzata idonei ad ottenere il livello di stabilità del materiale richiesto dagli usi proposti per il prodotto

• durata del processo che consenta di ottenere una stabilizzazione spinta della biomassa tale da evitare fenomeni di molestia olfattiva durante il successivo periodo di maturazione in cumuli (indice respirometrico statico pari o inferiore a 500 mg O2 kg-1 SV h-1).

• durata del processo di maturazione finale tale da consentire il rispetto di standard di stabilità e qualità fissati dalla normativa statale e comunque un indice respirometrico statico pari o inferiore a 400 mg O2 kg-1 SV h-1.;

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3.8.2.4 Caratteristiche tecniche, e presidi ambientali per gli impianti di trattamento anaerobico Le considerazioni circa le caratteristiche tecniche degli impianti di trattamento anaerobico delle frazioni organiche si applicano alla componente organica da raccolta differenziata destinata alla produzione di compost. Per la gestione dell’impianto si deve almeno prevedere che:

• il conferimento dei flussi avvenga, per matrici ad elevata putrescibilità, su superfici chiuse, in depressione, dotate di adeguata pavimentazione con facilità di pulizia giornaliera e con recupero dei reflui; per matrici a bassa putrescibilità è ammessa la ricezione e lo stoccaggio all’esterno su superfici pavimentate dotate di sistema di recupero dei reflui e di protezione contro il trasporto eolico.

• l’eventuale fase di pretrattamento avvenga in ambienti chiusi, confinati, in depressione (almeno quattro ricambi orari), con recupero e successivo trattamento dei reflui;

• sia presente un sistema di abbattimento degli odori costituito almeno da una torre a doppio stadio (acido-basico) e un biofiltro dimensionato sulla base di un tempo di contatto minimo equivalente ad un carico specifico di 100 Nm3 di aria per ora e per m3 di biofiltro e comunque tale da garantire un limite emissivo di 180 U.O./mc come emissione media giornaliera e comunque un valore inferiore a 250 U.O./mc in situazioni di punta.

• all’interno di tutti gli edifici chiusi venga assicurato un numero di ricambi orari minimo pari a 4;

• venga assicurato comunque il corretto funzionamento della linea in ogni caso; • venga assicurata una durata del processo che, variabile in funzione dei sistemi

tecnologici adottati, non sia inferiore alle tre settimane e comunque tale da conseguire, anche con successiva maturazione, gli indici di stabilità e di qualità richiesti

• siano previste reti separate per i flussi di acque meteoriche (acqua proveniente dai tetti direttamente nella rete fognaria delle acque bianche, acque provenienti dai piazzali in una vasca di stoccaggio delle acque di prima pioggia di volume pari a Sp= S*0,005 cioè il prodotto tra superficie dei piazzali asserviti espressa in mq. e 0,005 e cioè uno spessore pari ai primi cinque millimetri di acqua meteorica), da avviare se necessario al trattamento depurativo. Per le acque di processo, gestite con reti separate dalle prime due, è previsto uno stoccaggio dedicato obbligatorio e il successivo trattamento depurativo

Per gli impianti di dimensione maggiore (superiore alle 20.000 t/a) sono elementi preferenziali:

• la predisposizione di un programma di controllo di qualità del compost prodotto • la preparazione, già al momento della fase di progettazione, di una stima del

potenziale di vendita e la predisposizione di una struttura idonea alla commercializzazione, anche in collaborazione con soggetti terzi

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La fase di maturazione dovrà rispondere a requisiti differenziati in funzione del tipo di prodotto finale:

• compost (qualora sia addotta all'impianto frazione organica separata), • frazione organica stabilizzata per ripristini ambientali, • frazione umida stabilizzata per il collocamento in discarica controllata di prima

categoria. Per la frazione organica stabilizzata destinata a impieghi in ambienti non confinati è necessario prevedere tempi prolungati di maturazione , orientativamente pari ad almeno 16 settimane includendo la fase intensiva. Il dimensionamento dell'impianto dovrà pertanto prevedere gli spazi adeguati. L'impianto dovrà almeno prevedere: -per il compostaggio di qualità:

• un'area di maturazione, su superfici impermeabilizzate, con raccolta e canalizzazione delle acque e copertura (anche se non necessariamente in ambiente confinato e tamponato);

• un dimensionamento dell'area di maturazione adeguato al periodo previsto per il trattamento e comprensivo degli spazi di stoccaggio per almeno 3 mesi in funzione della stagionalità della domanda del materiale

• una durata complessiva del processo (fase intensiva + maturazione) di ca. 90 giorni, con una fase di maturazione che preveda per un tempo almeno di 30/40 giorni il periodico rivoltamento e/o la ventilazione forzata a basse portate d'aria specifica e la predisposizione di una linea di raffinazione con vagliatura e separazione densimetrica

per la stabilizzazione si dovrà prevedere:

• un'area di maturazione, su superfici impermeabilizzate e con raccolta e canalizzazione delle acque, dotata di copertura anche se non necessariamente in ambiente confinato e tamponato;

• un dimensionamento dell'area di maturazione adeguato, in funzione degli usi proposti per la frazione stabilizzata e della tipologia della fase intensiva , al numero di giorni necessario al raggiungimento degli indici di stabilità richiesti e allo stoccaggio del materiale per almeno 30 giorni

• l'adozione di rivoltamenti e/o ventilazione forzata idonei ad ottenere il livello di stabilità del materiale richiesto dagli usi proposti per il prodotto

• durata del processo che consenta di ottenere una stabilizzazione spinta della biomassa tale da evitare fenomeni di molestia olfattiva durante il successivo periodo di maturazione in cumuli (indice respirometrico statico pari o inferiore a 500 mg O2 kg-1 SV h-1).

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• durata del processo di maturazione finale tale da consentire il rispetto di standard di stabilità e qualità fissati dalla normativa statale e comunque un indice respirometrico pari o inferiore a 400 mg O2 kg-1 SV h-1.;

3.8.3 Impianti di selezione e pretrattamento del rifiuto residuo Gli impianti di trattamento meccanico-biologico costituiscono la tipologia impiantistica di riferimento per il trattamento del rifiuto residuo indifferenziato. Gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono finalizzati al trattamento del rifiuto residuo e sono integrati con impianti di trattamento termico con recupero energetico da Cdr o da frazione secca combustibile e con impianti di discarica. 3.8.3.1 Caratteristiche tecniche, e presidi ambientali per gli impianti dedicati ai trattamenti meccanici di selezione Per le sezioni di selezione meccanica, generalmente preliminare al trattamento meccanico-biologico, si dovrà di norma prevedere:

• area di ricezione, preferibilmente a platea e coperta, dimensionata per una quantità di rifiuto pari almeno al quadruplo della potenzialità giornaliera di punta; nell'area di ricezione dovranno essere disponibili spazi e mezzi idonei ad operare una prima selezione visiva dei materiali in ingresso per respingere eventuali materiali impropri

• alimentatore a piastre su cui vengono caricati per mezzo di pala meccanica o polipo i rifiuti

• lacerasacchi o trituratore a coclee a basso consumo energetico per l'apertura dei sacchi e la prima triturazione e condizionamento granulometrico del materiale, con esclusione di sistemi di triturazione non selettivi (ad es: trituratori a martelli ad elevato numero di giri)

• sistema di vagliatura ad ampia superficie vagliante, con possibilità di regolazione al fine di ottimizzarne rendimento in funzione delle caratteristiche , anche variabili a seguito della raccolta differenziata dei rifiuti; il sistema di vagliatura dovrà comunque essere idoneo ad una elevata intercettazione della componente organica e putrescibile da destinare alla biostabilizzazione;

• una sezione di deferrizzazione • una linea di uscita del sottovaglio a matrice prevalentemente umida destinato alla

stabilizzazione • una linea di uscita del sopravaglio, a matrice prevalentemente combustibile, che sarà

destinato a impieghi energetici . Il lay-out dell'impianto e il dimensionamento dell'area dovranno comunque essere tali da consentire di includere le seguenti ulteriori sezioni, la cui presenza appare comunque preferibile fin dall'inizio:

• sulla linea della frazione umida:

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o ·un cilindro miscelatore per l'attivazione del processo di fermentazione ed eventualmente per la miscelazione con fanghi e con materiale strutturante

• sulla linea della frazione secca o ·un idoneo mulino a lame (o analogo per funzione) per omogenizzazione

dimensionale del materiale o ·una pressa in continuo per secco leggero per il compattamento in balle del Cdr

( in particolare qualora lo stesso sia destinato al trasporto su media�lunga distanza o per l’eventuale stoccaggio provvisorio dello stesso)

L'area di selezione meccanica dovrà essere obbligatoriamente in capannone tamponato con aspirazione e trattamento delle arie. E' da prevedere l'impermeabilizzazione di tutte le superfici e un sistema di raccolta di eventuali rilasci. Dovrà inoltre essere garantito il rispetto di tutte le norme di sicurezza e di protezione e tutela della qualità dell'ambiente di lavoro. La eventuale manipolazione manuale dei rifiuti dovrà essere minimizzata e comunque limitata alle sole frazioni secche. Per garantire il contenimento degli impatti si dovrà prevedere:

• un’aia di ricezione impermeabilizzata dimensionata per almeno tre giorni di conferimenti al massimo carico. Le superfici dovranno consentire la raccolta ed il convogliamento delle acque da sversamenti e di dilavamento ed il loro successivo invio a trattamenti depurativi;

• captazione delle arie dalle aree di lavorazione, soprattutto nel caso di operazioni di selezione effettuate manualmente e quindi in presenza di postazioni di lavoro fisse (le arie vanno avviate a depolverazione); un’altra sezione dei trattamenti da cui può risultare necessario procedere all'aspirazione delle arie di lavorazione è quella in corrispondenza delle operazioni di vagliatura; va inoltre previsto obbligatoriamente un sistema di captazione puntuale delle polveri nelle situazioni di maggiore formazione delle stesse.

• impermeabilizzazione delle superfici dedicate allo stoccaggio degli scarti di lavorazione.

• E’ obbligatorio prevedere reti separate per i flussi di acque meteoriche (acqua proveniente dai tetti direttamente nella rete fognaria delle acque bianche, acque provenienti dai piazzali in una vasca di stoccaggio delle acque di prima pioggia di volume pari a Sp= S*0,005 cioè il prodotto tra superficie dei piazzali asserviti espressa in mq. e 0,005 e cioè uno spessore pari ai primi cinque millimetri di acqua meteorica), da avviare se necessario al trattamento depurativo; mentre le acque di processo verranno convogliate separatamente ad una vasca di stoccaggio e successivamente al trattamento depurativo.

• lo svolgimento di tutte le attività dovrà avvenire in ambienti confinati, capannoni

tamponati o strutture equivalenti, che consentano la canalizzazione delle arie esauste

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per l'invio al sistema di abbattimento degli odori; negli edifici chiusi sono obbligatori almeno quattro ricambi orari da avviare al trattamento depurativo. L’area aspirata dagli edifici può essere utilizzata per l’ossigenazione della biomassa in aia di biostabilizzazione, prima del trattamento depurativo.

• un sistema di abbattimento degli odori costituito almeno da una torre a doppio stadio

(acido-basico) e un biofiltro dimensionato sulla base di un tempo di contatto minimo equivalente ad un carico specifico di 100 Nm3 di aria per ora e per m3 di biofiltro e comunque tale da garantire un limite emissivo di 180 U.O./mc come emissione media giornaliera e comunque un valore inferiore a 250 U.O./mc in situazioni di punta.

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3.8.4 Ecocentri Nel sistema integrato di raccolta e smaltimento dei rifiuti previsto dal Piano di Gestione, gli ecocentri rappresentano un elemento fondamentale: ad essi è demandata la possibilità di una raccolta organizzata di tutti quei rifiuti che non possono essere conferiti alle ordinarie strutture messe a disposizione, vuoi per qualità che per quantità degli stessi. Essi costituiscono una sorta di strutture “alternative” per alcune tipologie (ad esempio gli ingombranti, quando non esista un servizio domiciliare; ancora ad esempio, il verde derivante dalla manutenzione dei parchi e giardini, per gli elevati volumi in gioco; e così via). Gli ecocentri poi si rivelano indispensabili per il conferimento di rifiuti inerti, di vetro in lastre, di materiali ferrosi e di rifiuti speciali non pericolosi. In sostanza, il Piano demanda agli ecocentri il compito di raccogliere tutto quello che i servizi di raccolta non possono caricare, e quindi costituiranno un supporto determinante dei servizi stessi. Dovranno essere in grado di ricevere qualsiasi tipologia di rifiuto in modo da evitare che i cittadini, non sapendo come smaltire determinati scarti, siano tentati di abbandonarli sulla pubblica via. Gli ecocentri sono aree attrezzate, che devono essere recintate e presidiate durante gli orari di apertura al pubblico; devono essere di norma collocate in zone periferiche ma di facile accessibilità automobilistica, e ben segnalate; necessiteranno di superfici piuttosto ampie (da un minimo di 1500/2000 metri quadrati sino a 6/7000 ed oltre), normalmente al servizio di 2000/30000 abitanti (a seconda della densità della popolazione); sono attrezzati con rampe accessibili ad automezzi anche di medie dimensioni (furgoni) e con contenitori scarrabili di grandi dimensioni, contenitori stagni per i rifiuti pericolosi (normalmente posti in locali chiusi o al riparo dalle intemperie); saranno dotate di garitta per il personale di servizio, di impianti (acqua, luce, telefono) di scarichi adeguati eccetera. Quindi la struttura deve essere organizzata in modo da essere recapito per:

• rifiuti pericolosi, • materiali vegetali derivanti da attività di manutenzione del verde, • rifiuti ingombranti, • materiali recuperabili, • beni durevoli dismessi

In considerazione della tipologia dei diversi materiali, l’ ecocentro dovrà essere dotato di appositi contenitori. Si deve tener conto che non tutti i materiali oggetto di raccolta differenziata transiteranno dall’ecocentro; il sistema organizzativo tenderà infatti a selezionare e potenziare i flussi nella fase di raccolta a monte (contenitori, campane, porta a porta), rendendo meno frequente l'afflusso dei cittadini alla struttura.

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Uffici

pesa

Legno

Caditoie

8

Vegetali 7Ingombranti

6

3

Deposito R.U.P.e Rimessa

Carta1

Cartone2

Benna

Imballaggi/plastica5

4Inerti

Piazzale di carico

Metalli

scarrabili

Pneumatici9

10

Inerti da

Organico

11

demolizioni

verde

W.C.

Benna

scarrabiliPiazzale di carico

benna benna

Vetro Contenitoriin plastica

lay_out tipico di ecocentro per n° abitanti >30.000.

lay_out tipico di ecocentro per n° abitanti >2000 e <10.000

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3.9 CONDIZIONI PER IL REIMPIEGO DEI PRODOTTI PROVENIENTI DAL TRATTAMENTO DEI RU. 3.9.1 Condizioni di impiego della frazione organica stabilizzata (Fos) L'utilizzazione del compost proveniente da frazione organica selezionata da RU in interventi di ripristino ambientale sarà soggetta ad autorizzazione dell’Ente competente per territorio ,ai sensi della D.C.I. 27/7/1984, punto 3.4.2., lettera d ("per l'impiego del compost in utilizzazioni diverse da quelle indicate nelle precedenti lettere a), b), c) valgono i principi fissati dall'art.1 del DPR 915/1982"). La Regione, in base all'art. 29 D.lgs 22/97, potrà inoltre autorizzarne l’impiego come attività di ricerca e sperimentazione. L'autorizzazione sarà rilasciata sulla base di progetto tecnico e relativo programma di monitoraggio e riguarderà solo applicazioni su suoli non destinati a colture alimentari. L'autorizzazione definirà:

• Ia caratterizzazione del compost sotto il profilo della stabilizzazione e maturazione del materiale, del contenuto in metalli pesanti e del contenuto di azoto, che comunque dovrà almeno rispettare i limiti massimi di accettabilità per il compost a fini di tutela ambientale definiti nella tabella 3.2. della DCI 27/7/84

• le modalità di impiego e i quantitativi massimi di applicazione per ettaro e per anno, in funzione della tipologia di uso, delle caratteristiche del suolo che influenzano l'efficienza di mineralizzazione dell'azoto (T, C/N, pH) e la concentrazione dei metalli pesanti (concentrazione preesistente di metalli pesanti con riferimento in particolare a Cr tot, Zn e Hg), della vulnerabilità dell'acquifero;

• i dispositivi di protezione e tutela ambientale idonei ad evitare in particolare il rischio di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee e l'instaurarsi di condizioni di degradazione anaerobica

• i dispositivi e le procedure di monitoraggio e controllo Per ciascuna modalità si individuano di seguito i criteri fondamentali che si propone di adottare relativamente al contenimento dell'impatto ambientale e alle modalità tecniche di messa in opera. Si individuano le seguenti principali modalità di impiego:

• Impiego come substrato organico miscelato con inerti nel recupero ambientale di discariche di inerti in assenza di sistemi di captazione e controllo degli eluati;

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• Impiego come substrato organico miscelato con inerti nel recupero ambientale di aree industriali dismesse o altre aree bonificate in ambiente urbanizzato, per la formazione di parchi e giardini;

• Impiego come substrato organico miscelato con inerti nell'allestimento di scarpate e argini e nella formazione di terrapieni, massicciate;

• Impiego come substrato organico miscelato con inerti nel recupero ambientale di aree naturali degradate (cave, aree soggette a erosione).

• Sistemazione naturalistica di fasce di rispetto autostradale e ferroviarie; 3.10 REQUISITI MINIMI DEGLI IMPIANTI DI TERMOVALORIZZAZIONE CON RECUPERO ENERGETICO . Fermo restando quanto prescritto dalla Direttiva 2000/76/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 dicembre 2000 sull'incenerimento dei rifiuti, il cui contenuto si intende integralmente richiamato e da applicare, e fatto salvo quanto di più restrittivo introdotto dal presente Piano di Gestione, ai fini della realizzazione degli impianti di trattamento termico con recupero energetico, da Cdr o dalla frazione secca combustibile proveniente da selezione meccanica, si prevedono le seguenti ulteriori prescrizioni e indicazioni relative alle caratteristiche strutturali dell'impianto, ai suoi rendimenti ambientali energetici e alle procedure di controllo. Gli impianti di trattamento termico devono essere provvisti di:

• bruciatore pilota a combustibile gassoso o liquido • alimentazione automatica del combustibile; • regolazione automatica del rapporto aria/combustibile anche nelle fasi di avviamento ; • controllo in continuo dell'ossigeno, del monossido di carbonio, delle polveri, ossidi di

azoto. acido cloridrico, della temperatura nell'effluente gassoso, nonché degli altri inquinanti di cui al suballegato 2, paragrafo 1, lettera a) del DM. 5 febbraio 1998 nonché della temperatura nella camera di combustione;

Essi devono inoltre garantire in tutte le condizioni di esercizio i seguenti requisiti minimi operativi:

• temperatura minima dei gas nella camera di combustione di 850° C raggiunta anche in prossimità della parete interna;

• tempo di permanenza minimo dei gas nella camera di combustione di 2 secondi; • rispettare i seguenti valori limite alle emissioni riferiti ad un tenore di ossigeno nei

fumi anidri dell'11% in volume: Gli impianti di trattamento termico inoltre devono essere dotati di norma di almeno due linee indipendenti di combustione e depurazione fumi di uguale potenzialità , avere una

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disponibilità minima garantita di funzionamento di ciascuna linea di combustione e depurazione fumi dell'90% su base annuale; Deve essere garantito I'impiego di tecnologie collaudate a livello europeo e che tengano conto delle caratteristiche chimico fisiche del rifiuto in ingresso e delle variazioni prevedibili durante la vita utile dell'impianto. Tali caratteristiche devono essere oggetto di apposito studio e di valutazioni sperimentali; la progettazione del sistema di combustione deve finalizzata a massimizzare il rendimento energetico e minimizzare la formazione di microinquinanti organici, NOx e CO; Ogni impianto deve essere dotato di sistemi di depurazione fumi costituiti almeno da: • sezione di abbattimento dei gas acidi, • sezione di abbattimento delle polveri • sezione di abbattimento degli NOx (mediante l’impiego obbligatorio di un catalizzatore

SCR per raggiungere l’obiettivo tendenziale di 70 mg/m3 di valore medio giornaliero quale limite di emissione)

• sezione di abbattimento dei microinquinanti organici e Hg Il sistema di combustione deve essere tale da assicurare la produzione di scorie con un tenore di carbonio totale residuo inferiore al 3% in peso sul secco in ogni condizione di funzionamento garantita e qualità delle scorie in uscita dalla sezione di combustione classificabili come rifiuti speciali non pericolosi e preferenzialmente di qualità idonea ad un potenziale reimpiego; Le polveri e i residui del sistema di depurazione dei fumi e delle acque, in uscita dall'impianto dopo eventuale trattamento di inertizzazione, devono rientrare nella classificazione di rifiuti speciali non pericolosi. Gli impianti devono essere dotati di sistemi di recupero dell’energia di elevata efficienza, compatibilmente con le esigenze di affidabilità ed economicità del sistema e devono essere sottoposti alle procedure di certificazione di qualità e di certificazione ambientale. Gli impianti di trattamento termico dovranno garantire altresì che scorie non vengano smaltite in discarica. Le stesse potranno, previo opportuni trattamenti, essere utilizzate in attività di recupero. Requisiti minimi della frazione secca selezionata da avviare a combustione. P.C.I. minimo sul tal quale 13 500 kJ/kg Umidità in massa 30% max Cloro 0.5% max Zolfo 0.6% max Ceneri sul secco in massa 25% max Pb (volatile) 300 mg/kg max Cr 150 mg/kg max Cu (composti solubili) 400 mg/kg max Mn 500mg/kg max

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Ni 60 mg/kg max As 12 mg/kg max Cd+Hg 10 mg/kg max 3.10.1 Valori limite e prescrizioni per le emissioni in atmosfera delle attività di recupero di energia dai rifiuti non pericolosi

Valori limite per le emissioni in atmosfera (b) Valori medi su 30 min. Inquinanti (a) Valori medi

giornalieri (100%) A (97%) B Polvere totale 3 mg/m3 16 mg/m3 6 mg/m3 Sostanze organiche sotto forma di gas e vapori espresse come carbonio organico totale (COT)

9 mg/m3

18 mg/m3

9 mg/m3

Cloruro di idrogeno (HCl)

8 mg/m3 50 mg/m3 8 mg/m3

Floruro di idrogeno (Hf)

1 mg/m3 4 mg/m3 2 mg/m3

Biossido di zolfo (SO2) 40 mg/m3 180 mg/m3 40 mg/m3 Monossido di azoto (NO) e biossido di azoto (NO2) espressi come biossido di azoto per gli impianti esistenti dotati di una capacità nominale superiore a 6 t/h e per i nuovi impianti di incenerimento

70 mg/m3

150 mg/m3

100 mg/m3

Monossido di azoto (NO) e biossido di azoto (NO2) espressi come biossido di azoto per gli impianti di incenerimento esistenti con una capacità nominale pari o inferiore a 6 t/h

200 mg/m3

(c) Tutti i valori medi misurati durante il periodo di campionamento minimo di 30 min. e massimo di 8 ore. Cadmio e i suoi composti espressi come cadmio (Cd) Tallio e i suoi composti espressi come tallio (Ti)

totale 0.05 mg/ m3

Mercurio e i suoi composti espressi come mercurio (Hg) totale 0.05 mg/ m3

Antimonio e i suoi composti espressi come antimonio (Sb) Arsenico e i suoi composti espressi come arsenico (As) Piombo e i suoi composti espressi come piombo (Pb) Cromo e i suoi composti espressi come cromo (Cr) Cobalto e i suoi composti espressi come cobalto (Co)

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Rame e i suoi composti espressi come rame ( Cu) Manganese e i suoi composti espressi come manganese (Mn) Nichel e i suoi composti espressi come nichel (Ni) Vanadio e i suoi composti espressi come vanadio (V)

totale 0.05 mg/ m3

(d) I valori medi misurati durante il periodo di campionamento minimo di 6 ore e massimo di 8 ore . I valori limite di emissione si riferiscono alla concentrazione totale di diossine e furani calcolata ricorrendo al concetto di equivalenza tossica in conformità dell’ all. 1 della Direttiva 2000/76/CE. Diossine e furani (PCDD+PCDF) 0,1 ng/ m3 Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) 0,01 mg/ m3 (e) I seguenti valori limite di emissione per il monossido di carbonio (CO) non devono essere superati nei gas di combustione (escluse le sole fasi di avvio ed arresto).

Valori medi su 10 min. Valori medi su 30 min. Inquinante Valori medi giornalieri sul 95% delle misurazioni In un periodo di 24 ore

CO 40 mg/m3 130 mg/m3 80 mg/m3 3.10.1.1 Modalità di effettuazione delle misurazioni. Negli impianti di incenerimento o di coincenerimento sono eseguite le seguenti misurazioni di inquinanti atmosferici, in conformità dell' all. III della Direttiva 2000/76/CE a) misurazioni continue delle seguenti sostanze: NOx, CO, polveri totali, TOC, HCl, HF, SO2; b) misurazioni continue dei seguenti parametri di processo: temperatura vicino alla parete interna o in un altro punto rappresentativo della camera di combustione, secondo quanto autorizzato, concentrazione di ossigeno, pressione, temperatura e tenore di vapore acqueo dei gas di scarico; c) almeno due misurazioni all'anno per i metalli pesanti, le diossine , i furani e IPA; per i primi dodici mesi di funzionamento è tuttavia effettuata una misurazione almeno ogni tre mesi. Il tempo di permanenza, la temperatura minima e il tenore di ossigeno dei gas di scarico devono essere adeguatamente verificati almeno una volta quando l'impianto di incenerimento o di coincenerimento è messo in funzione e nelle condizioni di funzionamento più sfavorevoli ipotizzabili. La misurazione continua del tenore di vapore acqueo non è richiesta qualora i gas di scarico campionati siano essiccati prima dell'analisi delle emissioni. I risultati delle misurazioni effettuate per verificare l'osservanza dei valori limite di emissione sono normalizzati in base alle seguenti condizioni e per l'ossigeno secondo la seguente formula :

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assumendo:Es= concentrazione di emissione calcolata alla percentuale di ossigeno normalizzataEM= concentrazione di emissione misurataOs= concentrazione di ossigeno normalizzataOM= concentrazione di ossigeno misurata

Es= 21-Os x EM

21-OM alla temperatura di 273 K, pressione 101,3 kPa, ossigeno 11 %, gas secco, nel gas di scarico degli impianti di incenerimento; d) nel caso del coincenerimento i risultati delle misurazioni sono normalizzati a un tenore totale di ossigeno calcolato in conformità dell'allegato II della citata Direttiva 2000/76/CE . Se le emissioni di inquinanti sono ridotte mediante trattamento dei gas di scarico in un impianto di incenerimento o di coincenerimento destinato al trattamento di rifiuti pericolosi, la normalizzazione in base ai tenori di ossigeno di cui sopra è applicata soltanto se il tenore di ossigeno misurato per lo stesso periodo per l'inquinante in questione supera il pertinente tenore di ossigeno normalizzato. Tutti i risultati delle misurazioni devono essere registrati, elaborati e presentati in modo tale da consentire all'autorità competente di verificare l'osservanza delle condizioni di funzionamento previste dall'autorizzazione e dei valori limite di emissione stabiliti dal Piano secondo le procedure fissate dalla stessa autorità. I valori limite di emissione per l'atmosfera si considerano rispettati se:

• nessuno dei valori medi giornalieri superi uno qualsiasi dei valori limite di emissione come sopra stabiliti

• il 97 % del valore medio giornaliero nel corso dell'anno non superi il valore limite di emissione stabilito alla lettera e) del prospetto sopra riportato;

• nessuno dei valori medi su 30 minuti superi uno qualsiasi dei valori limite di emissione di cui alla colonna A, lettera b), oppure, il 97 % dei valori medi su 30 minuti nel corso dell'anno non superi uno qualsiasi dei valori limite di emissione di cui alla colonna B, lettera b);

• nessuno dei valori medi stabiliti per i metalli pesanti, le diossine e i furani durante il periodo di campionamento superi i valori limite di emissione come sopra stabiliti lettere c) e d)

I valori medi su 30 minuti e i valori medi su 10 minuti devono essere determinati durante il periodo di effettivo funzionamento (esclusi i periodi di avvio e di arresto se non vengono inceneriti rifiuti) in base ai valori misurati, previa sottrazione del valore rilevato nell'intervallo

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di confidenza specificato al punto 3 dell'allegato III della richiamata direttiva. I valori medi giornalieri sono determinati in base ai valori medi convalidati. Per ottenere un valore medio giornaliero valido non possono essere scartati più di 5 valori medi su 30 minuti in un giorno qualsiasi a causa di disfunzioni o per ragioni di manutenzione del sistema di misurazione continua. Non più di 10 valori medi giornalieri all'anno possono essere scartati a causa di disfunzioni o per ragioni di manutenzione del sistema di misurazione continua. I valori medi durante il periodo di campionamento e i valori medi in caso di misurazioni periodiche di HF, HCl e SO2, sono determinati come previsto all'articolo 10, paragrafi 2 e 4 e all'allegato III della Direttiva 2000/76/CE Al punto di scarico delle acque reflue devono essere effettuate le misurazioni così come previsto dalla richiamata direttiva. Qualora dalle misurazioni eseguite risulti che i valori limite di emissione nell'atmosfera o nell'acqua stabiliti dal Piano di Gestione siano superati, si deve provvedere a informarne senza indugio l'autorità competente.

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3.10.2 Valori limite di emissione relativi agli scarichi di acque reflue derivanti dalla depurazione delle acque di scarico.

L'introduzione di valori limite di emissione per gli scarichi delle acque reflue derivanti dalla depurazione dei gas di scarico degli impianti di incenerimento e coincenerimento viene introdotta allo scopo di evitare il passaggio delle sostanze inquinanti dall'atmosfera ai corpi idrici. Valori limite di emissione relativi agli scarichi di acque reflue derivanti dalla depurazione dei gas di scarico,.

95% 100% Solidi sospesi totali definiti dalla Direttiva 91/271/CEE 30 mg/l 45 mg/l

Mercurio e i suoi composti espressi come mercurio (Hg) 0,03 mg/l Cadmio e i suoi composti espressi come cadmio (Cd) 0,05 mg/l Tallio e i suoi composti espressi come tallio (Ti) 0,05 mg/l Arsenico e i suoi composti espressi come arsenico (As 0,15 mg/l Piombo e i suoi composti espressi come piombo (Pb) 0,2 mg/l Cromo e i suoi composti espressi come cromo (Cr) 0,5 mg/l Rame e i suoi composti espressi come rame ( Cu) 0,5 mg/l Nichel e i suoi composti espressi come nichel (Ni) 0,5 mg/l Zinco e i suoi composti espressi come nichel (Zn) 1,5 mg/l Diossine e furani definiti come somma delle singole diossine e dei singoli furani determinati in conformità dell’ all 1 della Direttiva 2000/76/CE.

0,3 mg/l

Gli impianti esistenti dovranno adeguarsi entro un anno dall’entrata in vigore del presente Piano. 3.10.2.1 Conferimento e ricezione dei rifiuti Il gestore dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento deve adottare tutte le precauzioni necessarie riguardo alla consegna e alla ricezione dei rifiuti per evitare o limitare per quanto praticabile gli effetti negativi sull'ambiente, in particolare l'inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque superficiali e sotterranee nonché odori e rumore e i rischi diretti per la salute umana. Prima dell'accettazione dei rifiuti nell'impianto di incenerimento o di coincenerimento, il gestore determina la massa di ciascuna categoria di rifiuti in base al CER. Prima dell'accettazione dei rifiuti pericolosi nell'impianto di incenerimento o di coincenerimento il gestore deve disporre di informazioni sui rifiuti al fine di verificare, fra l'altro, l'osservanza dei requisiti previsti dall'autorizzazione. Tali informazioni devono comprendere:

a) tutti i dati di carattere amministrativo sul processo b) la composizione fisica e, se possibile, chimica, dei rifiuti e tutte le altre informazioni necessarie per valutarne l'idoneità ai fini del previsto processo di incenerimento; c) le caratteristiche di pericolosità dei rifiuti, le sostanze con le quali non possono essere mescolati e le precauzioni da adottare nella manipolazione dei rifiuti.

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Prima dell'accettazione dei rifiuti pericolosi nell'impianto di incenerimento o di coincenerimento il gestore applica le seguenti procedure di ricezione: a) controllo dei documenti prescritti dalla direttiva 91/689/CEE e di quelli prescritti dal regolamento (CEE) n. 259/93 del Consiglio, del 10 febbraio 1993, relativo alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti all'interno della Comunità europea, nonché in entrata e in uscita dal suo territorio e dalle disposizioni sul trasporto di merci pericolose; b) prelievo di campioni rappresentativi, a meno che ciò non risulti inopportuno, ad esempio per rifiuti ospedalieri infetti, per quanto possibile prima dello scarico, per consentire all'autorità competente di determinare la natura dei rifiuti trattati. I campioni sono conservati per almeno un mese dopo l'incenerimento. 3.10.3 Condizioni di esercizio Gli impianti di incenerimento devono essere gestiti in modo da raggiungere un livello di incenerimento tale che il tenore di carbonio organico totale (TOC) delle scorie e delle ceneri pesanti sia inferiore al 3 % o la loro perdita per ignizione sia inferiore al 5 % del peso a secco del materiale. Per perseguire il predetto obiettivo il Piano prevede l'utilizzazione di adeguate tecniche di pretrattamento dei rifiuti. Gli impianti di incenerimento devono essere progettati, costruiti, attrezzati e fatti funzionare in maniera che i gas prodotti dal processo di incenerimento siano portati, dopo l'ultima immissione di aria di combustione, in modo controllato e omogeneo persino nelle condizioni più sfavorevoli, a una temperatura di 850 °C misurata vicino alla parete interna o in un altro punto rappresentativo della camera di combustione, secondo quanto autorizzato dall'autorità competente, per 2 sec. Se sono inceneriti rifiuti pericolosi contenenti oltre l'1 % di sostanze organiche alogenate, espresse in cloro, la temperatura è portata ad almeno 1100 °C, per almeno 2 sec. Ciascuna linea di un impianto di incenerimento deve essere dotata di almeno un bruciatore di riserva che entri in funzione automaticamente non appena la temperatura dei gas di combustione, dopo l'ultima immissione di aria di combustione, scenda al di sotto di 850 °C o di 1100 °C, a seconda dei casi. Tale bruciatore deve essere utilizzato anche nelle operazioni di avvio e di arresto dell'impianto per garantire una temperatura costante di 850 °C o di 1100 °C, a seconda dei casi, durante tali operazioni e fintantoché vi siano rifiuti nella camera di combustione. Durante le fasi di avvio e di arresto o allorquando la temperatura dei gas di combustione scende al di sotto di 850 °C o di 1100 °C, a seconda dei casi, il bruciatore di riserva non deve essere alimentato con combustibili che provochino emissioni superiori a quelle derivanti dalla combustione di gasolio, quale definito all'articolo 1, paragrafo 1, della direttiva 75/716/CEE, di gas liquefatto o di gas naturale. Gli impianti di coincenerimento devono essere progettati, costruiti, attrezzati e fatti funzionare in maniera che i gas prodotti dal coincenerimento dei rifiuti siano portati in modo controllato e omogeneo, persino nelle condizioni più sfavorevoli, a una temperatura di 850 °C per 2 sec.

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Se sono inceneriti rifiuti pericolosi contenenti oltre l'1 % di sostanze organiche alogenate, espresse in cloro, la temperatura è portata a 1100 °C. Gli impianti di incenerimento e di coincenerimento devono essere dotati di un sistema automatico per impedire l'introduzione di rifiuti: a) all'avvio, fino al raggiungimento della temperatura di 850 °C o di 1100 °C, a seconda dei casi; b) ogniqualvolta la temperatura scenda al di sotto di 850 °C o di 1100 °C, a seconda dei casi; c) ogniqualvolta le misurazioni continue previste Piano di Gestione indichino che uno qualsiasi dei valori limite di emissione sia stato superato a causa del cattivo funzionamento o di un guasto dei dispositivi di depurazione. Gli impianti di incenerimento e di coincenerimento devono essere progettati, costruiti, attrezzati e fatti funzionare in maniera da impedire che le emissioni nell'atmosfera causino un inquinamento atmosferico significativo al livello del suolo. I gas di scarico, in particolare, devono essere evacuati in modo controllato e in conformità delle pertinenti norme comunitarie e nazionali in materia di qualità dell'aria mediante un camino, la cui altezza sia tale da salvaguardare la salute umana e l'ambiente. Il calore generato dai processi di incenerimento o di coincenerimento deve essere recuperato per quanto praticabile. I rifiuti ospedalieri infetti devono essere introdotti direttamente nel forno, senza essere prima mescolati con altre categorie di rifiuti e senza manipolazione diretta. La gestione dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento deve essere affidata ad una persona fisica competente a gestire l'impianto. Il sito dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento, ivi comprese le aree di stoccaggio dei rifiuti, deve essere progettato e gestito in modo da evitare l'immissione non autorizzata e accidentale di qualsiasi inquinante nel suolo, nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee, conformemente alle disposizioni della pertinente normativa comunitaria. Inoltre, deve essere prevista una capacità di stoccaggio per le acque piovane contaminate che defluiscano dal sito dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento o per l'acqua contaminata derivante da spandimenti o da operazioni di estinzione di incendi. La capacità di stoccaggio deve essere sufficiente per garantire che tali acque possano, se necessario, essere analizzate e, se necessario, trattate prima dello scarico. 3.10.4 Evacuazione di acque provenienti dalla depurazione dei gas di scarico. Le acque reflue provenienti dalla depurazione dei gas di scarico evacuate da un impianto di incenerimento o di coincenerimento sono soggette ad autorizzazione rilasciata dall'autorità competente. L'evacuazione in ambiente idrico di acque reflue provenienti dalla depurazione dei gas di scarico è subordinata al pieno rispetto dei valori limite di emissione di cui al presente Piano.

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c.a.: 87.A.001

Purché previsto da una specifica disposizione contenuta nell'autorizzazione, le acque reflue provenienti dalla depurazione dei gas di scarico possono essere evacuate in ambiente idrico dopo essere state trattate separatamente a condizione che: a) siano soddisfatti i requisiti fissati dalle pertinenti disposizioni comunitarie, nazionali e locali espressi come valori limite di emissione e b) le concentrazioni di massa degli inquinanti di cui al Piano non superino i valori limite di emissione indicati. I valori limite di emissione si applicano al punto in cui le acque reflue, provenienti dalla depurazione dei gas di scarico e contenenti gli inquinanti , sono evacuate dall'impianto di incenerimento o di coincenerimento. Qualora le acque reflue provenienti dalla depurazione dei gas di scarico siano trattate in loco congiuntamente ad acque reflue provenienti da altre fonti del sito, il gestore effettua le misurazioni:

• sul flusso di acque reflue provenienti dai processi di depurazione dei gas di scarico prima dell'immissione nell'impianto di trattamento collettivo delle acque reflue;

• sugli altri flussi di acque reflue prima dell'immissione nell'impianto di trattamento collettivo delle acque reflue;

• al punto di scarico finale, dopo il trattamento, delle acque reflue provenienti dall'impianto di incenerimento o di coincenerimento.

Il gestore dovrà effettuare gli opportuni calcoli del bilancio di massa al fine di stabilire i livelli di emissione che nello scarico finale delle acque reflue possono essere attribuiti alla depurazione dei gas di scarico, in modo da verificare l'osservanza dei valori limite di emissione stabiliti dal Piano per il flusso di acque reflue provenienti dal processo di depurazione dei gas di scarico. In nessun caso si procede alla diluizione delle acque reflue ai fini dell'osservanza dei valori limite di emissione stabiliti. Qualora le acque reflue provenienti dalla depurazione dei gas di scarico siano trattate al di fuori dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento in un impianto di trattamento destinato esclusivamente al trattamento di questo tipo di acque reflue, i valori limite di emissione si applicano al punto in cui le acque reflue fuoriescono dall'impianto di trattamento. Qualora l'impianto di trattamento fuori sito non sia adibito esclusivamente al trattamento delle acque reflue provenienti da impianti di incenerimento, il gestore deve effettuare gli opportuni calcoli del bilancio di massa al fine di stabilire i livelli di emissione che nello scarico finale delle acque reflue possono essere attribuiti alla depurazione dei gas di scarico, in modo da verificare l'osservanza dei valori limite di emissione per il flusso di acque reflue provenienti dal processo di depurazione dei gas di scarico dal Piano di Gestione. In nessun caso si procede alla diluizione delle acque reflue per farle rientrare nei valori limite di emissione stabiliti.

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c.a.: 87.A.001

L'AUTORIZZAZIONE

• stabilisce i valori limite di emissione per gli inquinanti di cui al presente Piano; • fissa parametri di controllo operativo per le acque reflue, almeno relativamente al pH,

alla temperatura e al flusso. RESIDUI La quantità e la nocività dei residui prodotti durante il funzionamento dell'impianto di incenerimento o di coincenerimento devono essere ridotte al minimo; i residui devono essere riciclati, se del caso, direttamente nell'impianto o al di fuori di esso in conformità della pertinente normativa comunitaria. Il trasporto e lo stoccaggio intermedio dei residui secchi sotto forma di polveri, ad esempio polveri di caldaia e residui secchi prodotti dal trattamento dei gas di combustione, devono essere effettuati in modo tale da evitare la dispersione nell'ambiente utilizzando contenitori a tenuta stagna. Prima di determinare le modalità per lo smaltimento o il riciclaggio dei residui degli impianti di incenerimento o di coincenerimento, devono essere effettuate opportune prove per stabilire le caratteristiche fisiche e chimiche, nonché il potenziale inquinante dei vari residui dell'incenerimento. L'analisi concerne l'intera frazione solubile e la frazione solubile dei metalli pesanti. 3.10.5 Controllo e sorveglianza Sono utilizzate tecniche di misurazione e sono installate le relative attrezzature ai fini della sorveglianza su parametri, condizioni e concentrazioni di massa inerenti al processo di incenerimento o di coincenerimento. Le prescrizioni riguardanti le misurazioni sono specificate nell'autorizzazione rilasciata dall'autorità competente o nelle condizioni ad essa annesse. La corretta installazione e il funzionamento del dispositivo automatico di sorveglianza delle emissioni nell'atmosfera e nell'acqua sono sottoposti a controllo e a un test annuale di verifica. La taratura deve essere effettuata mediante misurazioni parallele in base ai metodi di riferimento almeno ogni tre anni. La localizzazione dei punti di campionamento o di misurazione è stabilita dall'autorità competente. Le misurazioni periodiche delle emissioni nell'atmosfera e nell'acqua sono effettuate in conformità dell'allegato III, punti 1 e 2 della direttiva Direttiva 2000/76/CE.

3.10.6 Accesso alle informazioni e partecipazione del pubblico Le domande di nuove autorizzazioni per impianti di incenerimento e di coincenerimento sono accessibili in uno o più luoghi aperti al pubblico, quali le sedi degli Enti Locali, per un periodo adeguato di tempo affinché possa esprimere le proprie osservazioni prima della decisione dell'autorità competente. La decisione, comprendente almeno una copia dell'autorizzazione e di qualsiasi suo successivo aggiornamento, è parimenti accessibile al pubblico.

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Per gli impianti di incenerimento e coincenerimento aventi una capacità nominale di due o più tonnellate l'ora e in deroga all'articolo 15, paragrafo 2, della direttiva 96/61/CE, la relazione annuale relativa al funzionamento ed alla sorveglianza dell'impianto che il gestore deve fornire all'autorità competente è resa accessibile al pubblico. Tale relazione fornisce, come requisito minimo, informazioni in merito all'andamento del processo e delle emissioni nell'atmosfera e nell'acqua rispetto alle norme di emissione previste dalla presente direttiva. 3.10.7 Condizioni anomale di funzionamento L'autorità competente stabilirà nell'autorizzazione il periodo massimo durante il quale, a causa di disfunzionamenti, guasti dei dispositivi di depurazione e di misurazione o arresti tecnicamente inevitabili, le concentrazioni presenti negli scarichi nell'atmosfera e nelle acque reflue depurate delle sostanze regolamentate potranno superare i valori limite di emissione previsti. In caso di guasto il gestore dovrà ridurre o arrestare l'attività appena possibile, finché sia ristabilito il normale funzionamento. Per nessun motivo l'impianto di incenerimento o di coincenerimento o la linea di incenerimento potrà continuare ad incenerire rifiuti ininterrottamente per un tempo superiore a quattro ore in caso di superamento dei valori limite di emissione; inoltre, la durata cumulativa del funzionamento in tali condizioni in un anno deve essere inferiore a 60 ore. La durata di 60 ore si applica alle linee dell'intero impianto che sono collegate allo stesso dispositivo di lavaggio dei gas di combustione. 3.10.8 Specifiche generali relative al monitoraggio delle emissioni. Per gli impianti di termovalorizzazione risulta fondamentale la previsione di un monitoraggio delle immissioni al suolo oltre a quello relativo alle emissioni in atmosfera. Vengono dettate di seguito le linee guida specifiche proprio in relazione all’importanza attribuita alle predette verifiche. E’ obbligatoria l’installazione di almeno n° 2 centraline di analisi ed una postazione centrale collegata a mezzo modem/linea telefonica commutata. E’ obbligatoria inoltre l’installazione di un sistema di monitoraggio in continuo al camino dei fumi emessi dall’ impianto di termovalorizzazione. Il sistema dovrà monitorare i principali parametri relativi alle emissioni, in accordo alla normativa vigente e alle richieste specifiche di cui al presente Piano. Il sistema dovrà monitorare in continuo almeno i seguenti parametri nei fumi, mediante apparati basati sulle tipologie di seguito indicate:

a. Portata volumetrica Nmc/h b.Temperatura °C c. Pressione bar d. Polveri mg/Nmc

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e. CO mg/Nmc CO f. NOx mg/Nmc NO2 g. HCl mg/Nmc HCl h. O2 % vol. I. SOx mg/Nmc SO2 l. TOC mg/Nmc m. HF mg/Nmc HF

Saranno inoltre rilevati i seguenti parametri, necessari alle determinazioni di cui sopra:

h. H2O % vol. Il contenuto di inquinanti espresso in mg./Nmc. Sarà riferito alle condizioni normalizzate. Dovranno inoltre essere eseguite misurazioni continue dei seguenti parametri di processo: temperatura vicino alla parete interna o in un altro punto rappresentativo della camera di combustione, secondo quanto autorizzato dall'autorità competente, concentrazione di ossigeno, pressione, temperatura e tenore di vapore acqueo dei gas di scarico. Dovranno altresì essere effettuate almeno due misurazioni all'anno per i metalli pesanti, le diossine, IPA e i furani; per i primi dodici mesi di funzionamento è tuttavia effettuata una misurazione almeno ogni tre mesi.

Deve essere inoltre messo a disposizione del pubblico un sistema di visualizzazione dei dati ambientali interconnesso, tramite linea telefonica commutata, con il calcolatore della sala controllo dell’impianto di termovalorizzazione. Tale postazione, denominata “Sportello Ecologico” sarà costituito da un calcolatore in grado di supportare la comunicazione con il centro per l’aggiornamento dei dati di analisi, nonché una serie di pagine grafiche per la visualizzazione in tempo reale dei parametri sotto osservazione. I video terminali del predetto sistema dovranno essere installati presso:

• la sede del comune territorialmente competente; • la sede della provincia territorialmente competente; • la sede della regione; • la sede della autorità preposta al controllo.

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3.11 REQUISITI MINIMI DEGLI IMPIANTI DI DISCARICA E MODALITÀ GESTIONALI.

3.11.1 Categorie di discariche Ciascuna discarica è classificata in una delle seguenti categorie:

• discarica per rifiuti pericolosi; • discarica per rifiuti non pericolosi; • discarica per rifiuti inerti.

A partire dalla data di approvazione del Piano non potranno più essere ammessi in discarica i seguenti rifiuti:

• rifiuti liquidi; • rifiuti che, nelle condizioni esistenti in discarica, sono esplosivi, corrosivi, ossidanti,

altamente infiammabili o infiammabili ai sensi dell'allegato III della direttiva 91/689/CEE;

• rifiuti provenienti da cliniche, ospedali o istituti veterinari, qualora siano infettivi ai sensi della direttiva 91/689/CEE (caratteristiche di cui al punto H9 dell'allegato III), e rifiuti che rientrano nella categoria 14 (allegato I, parte A) della suddetta direttiva;

• gomme usate intere, escluse le gomme usate come materiale di ingegneria e la gomme usate triturate

• verde, sfalci e potature È vietato diluire o mescolare rifiuti unicamente al fine di renderli conformi alle norme di ammissibilità. RIFIUTI AMMISSIBILI NELLE VARIE CATEGORIE DI DISCARICHE A decorrere dalla data di approvazione del Piano potranno essere conferiti in discarica solo i rifiuti trattati secondo l’impostazione generale prevista per il Sistema Integrato; Le discariche per i rifiuti non pericolosi possano essere utilizzate: • per i rifiuti urbani pretrattati; • per i rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine conformi ai criteri di ammissione

dei rifiuti nelle discariche per rifiuti non pericolosi fissati dal presente Piano; • per i rifiuti pericolosi stabili e non reattivi (p.e. solidificati, vetrificati), con un

comportamento del percolato equivalente a quello dei rifiuti non pericolosi. Tali rifiuti

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pericolosi non possono essere depositati in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili;

Le discariche per rifiuti inerti potranno essere utilizzate esclusivamente per rifiuti inerti. DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE

La domanda di autorizzazione per una discarica dovrà contenere i seguenti dati: a) l'identità del richiedente e del gestore, se sono diversi; b) la descrizione dei tipi e dei quantitativi totali dei rifiuti da depositare; c) la capacità prevista del luogo di smaltimento; d) la descrizione del sito, ivi comprese le caratteristiche idrogeologiche e geologiche; e) i metodi previsti per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento; f) il piano previsto per il funzionamento, la sorveglianza ed il controllo; g) il piano per la chiusura e la gestione successiva alla chiusura; h) ove occorra una valutazione dell'impatto ai sensi delle vigenti disposizioni comunitarie e nazionali, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati; i) la garanzia finanziaria del richiedente, o qualsiasi altra garanzia equivalente. Qualora una domanda di autorizzazione sia stata accolta, tali informazioni, se richieste a fini statistici, saranno messe a disposizione degli istituti statistici competenti a livello nazionale e comunitario. CONDIZIONI PER LA CONCESSIONE DELL'AUTORIZZAZIONE L'autorità competente potrà concedere l'autorizzazione per la discarica solo qualora: i) il progetto di discarica soddisfi tutte le prescrizioni pertinenti del presente Piano ii) la gestione della discarica sia affidata ad una persona fisica tecnicamente competente a gestire il sito e sia assicurata la formazione professionale e tecnica dei gestori e del personale addetto alla discarica; iii) per quanto riguarda il funzionamento della discarica, siano adottate le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze; iv) prima dell'inizio delle operazioni di smaltimento, il richiedente abbia adottato o adotti idonei provvedimenti, sotto forma di garanzia finanziaria o altra equivalente volti ad assicurare che le prescrizioni (compresa la gestione successiva alla chiusura) derivanti dall'autorizzazione rilasciata ai sensi del Piano siano state adempiute e che le procedure di chiusura di siano state seguite. Tale garanzia o un suo equivalente saranno trattenute per tutto il tempo necessario alle operazioni di manutenzione e di gestione successiva alla chiusura della discarica. La presente norma non si applica alle discariche per rifiuti inerti; Prima che inizino le operazioni di smaltimento, l'autorità competente effettuerà un'ispezione

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della discarica per assicurarsi della sua conformità alle condizioni pertinenti all'autorizzazione. Ciò non comporterà in alcun modo una minore responsabilità per il gestore alle condizioni stabilite dall'autorizzazione. Contenuto dell'autorizzazione L'autorizzazione della discarica indicherà: a) la categoria della discarica; b) l'elenco dei tipi di rifiuti definiti e il quantitativo totale il cui deposito nella discarica è autorizzato; c) le prescrizioni per la preparazione della discarica, per le operazioni di collocamento in discarica e per le procedure di sorveglianza e controllo, compresi i piani di intervento nonché le prescrizioni provvisorie per le operazioni di chiusura e di gestione successiva alla chiusura; a) l'obbligo per il richiedente di presentare una relazione almeno una volta all'anno all'autorità competente in merito ai tipi e ai quantitativi di rifiuti smaltiti nonché ai risultati del programma di sorveglianza. PROCEDURE DI CONTROLLO E SORVEGLIANZA NELLA FASE OPERATIVA Il gestore della discarica dovrà eseguire durante la fase operativa il programma di controllo e di sorveglianza di cui al presente Piano. Il gestore notifica all'autorità competente eventuali significativi effetti negativi sull'ambiente riscontrati a seguito delle procedure di controllo e sorveglianza e si conforma alla decisione dell'autorità competente sulla natura delle misure correttive e sui termini di attuazione delle medesime. Tali misure sono adottate a spese del gestore. Con frequenza che sarà stabilita dall'autorità competente e comunque almeno una volta l'anno, il gestore, sulla scorta di dati globali, riferisce alle autorità competenti i risultati complessivi della sorveglianza per dimostrare la conformità della discarica alle condizioni dell'autorizzazione e arricchire le conoscenze sul comportamento dei rifiuti nelle discariche. 3.11.1.1 Procedura di chiusura e di gestione successiva alla chiusura La procedura di chiusura della discarica o di una parte di essa potrà essere avviata :

• quando siano soddisfatte le condizioni pertinenti indicate nell'autorizzazione, oppure

• con l'autorizzazione dell'autorità competente, su richiesta del gestore, oppure • su decisione motivata dell'autorità competente;

La discarica o una parte della stessa potrà essere considerata definitivamente chiusa solo dopo che l'autorità competente abbia eseguito un'ispezione finale sul posto, abbia valutato tutte le relazioni presentate dal gestore ed abbia comunicato a quest'ultimo l'approvazione della

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chiusura. Ciò non comporterà in alcun caso una minore responsabilità per il gestore alle condizioni stabilite dall'autorizzazione. Dopo la chiusura definitiva della discarica, il gestore sia responsabile della manutenzione, della sorveglianza e del controllo nella fase della gestione successiva alla chiusura per tutto il tempo che sarà ritenuto necessario dall'autorità competente, tenendo conto del periodo di tempo durante il quale la discarica può comportare rischi. Il gestore notifica all'autorità competente eventuali significativi effetti negativi sull'ambiente riscontrati a seguito delle procedure di controllo e si conforma alla decisione dell'autorità competente sulla natura delle misure correttive e sui termini di attuazione delle medesime. Fintantoché l'autorità competente ritiene che la discarica possa comportare rischi per l'ambiente e senza pregiudicare qualsivoglia normativa comunitaria o nazionale in materia di responsabilità del detentore dei rifiuti, il gestore della discarica impegni la propria responsabilità nel controllare e analizzare il gas di discarica e il percolato del sito nonché le acque freatiche nelle vicinanze. 3.11.2 Discariche preesistenti Le discariche che abbiano ottenuto un'autorizzazione o siano già in funzione al momento del l’approvazione del Piano potranno rimanere in esercizio soltanto se i provvedimenti di seguito indicati saranno adottati entro un anno a decorrere dalla data di approvazione del Piano di Gestione. a) il gestore della discarica dovrà elaborare e presentare all'approvazione dell'autorità competente un piano di riassetto della discarica comprendente le informazioni sopra richiamate per i nuovi impianti e le misure correttive che ritenga eventualmente necessarie al fine di soddisfare i requisiti previsti dal presente Piano; b) in seguito alla presentazione del piano di riassetto, le autorità competenti adottano una decisione definitiva sull'eventuale proseguimento delle operazioni in base a detto piano e alle indicazioni del Piano di Gestione. Le autorità competenti adotteranno le misure necessarie per far chiudere al più presto le discariche che non otterranno l'autorizzazione a continuare a funzionare; c) sulla base del piano approvato, le autorità competenti autorizzeranno i necessari lavori e stabiliranno un periodo di transizione per l'attuazione del piano. Tutte le discariche preesistenti devono conformarsi ai requisiti previsti dal presente Piano, entro il termine perentorio di un anno dalla data di approvazione del Piano medesimo. 3.11.3 Requisiti generali per tutte le categorie di discarica

1. Ubicazione. 1.1. Per l'ubicazione di una discarica, fatti salvi i criteri di localizzazione esposti in altro capitolo del Piano, si devono prendere in considerazione i seguenti fattori:

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a. le distanze fra i confini dell'area e le zone residenziali e di ricreazione, le vie navigabili, i bacini idrici e le altre aree agricole o urbane;

b. l'esistenza di acque freatiche e costiere e di zone di protezione naturale nelle vicinanze;

c. le condizioni geologiche e idrogeologiche della zona;

d. il rischio di inondazione, cedimento, frane o valanghe nell'area della discarica;

e. la protezione del patrimonio naturale o culturale della zona. 1.2. La discarica può essere autorizzata solo se le caratteristiche dei luogo, per quanto riguarda i fattori summenzionati o le misure correttive da adottare indicano che la discarica non costituisce un grave rischio ecologico.

2. Controllo delle acque e gestione dei percolati. In relazione alle caratteristiche della discarica e alle condizioni meteorologiche vengono adottate misure adeguate per:

• limitare la quantità di acqua proveniente dalle precipitazioni che penetra nel corpo della discarica;

• impedire che le acque superficiali e/o freatiche entrino nei rifiuti collocati nella discarica;

• raccogliere le acque e il percolato contaminati. L'autorità competente può decidere che la presente disposizione non si applica nel caso in cui una valutazione in base all'esame dell'ubicazione della discarica e dei rifiuti da ammettere dimostri che la discarica stessa non costituisca un potenziale rischio ecologico;

• trattare le acque e il percolato contaminati raccolti nella discarica affinché raggiungano la qualità richiesta per poter essere scaricati.

Le suddette disposizioni possono non applicarsi alle discariche di rifiuti inerti. 3. Protezione dei terreno e delle acque.

3.1. L'ubicazione e la progettazione di una discarica devono soddisfare le condizioni necessarie per impedire l'inquinamento dei terreno, delle acque freatiche o delle acque superficiali e per assicurare un'efficiente raccolta del percolato, ove ciò sia richiesto ai sensi del punto 2. La protezione del suolo, delle acque freatiche e delle acque superficiali dev'essere realizzata mediante la combinazione di una barriera geologica e di un rivestimento della parte inferiore durante la fase attiva o di esercizio e mediante la combinazione di una barriera geologica e di un rivestimento della parte superiore durante la fase di post gestione. 3.2 La barriera geologica è determinata da condizioni geologiche e idrogeologiche al di sotto e in prossimità di una discarica tali da assicurare una capacità di attenuazione sufficiente per evitare rischi per il suolo e le acque freatiche. Il substrato della base e dei lati della discarica deve consistere in uno strato di minerale che risponda a requisiti di permeabilità e spessore aventi sul piano della protezione del terreno,

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delle acque freatiche e delle acque superficiali un effetto combinato almeno equivalente a quello risultante dai seguenti criteri:

• discarica per rifiuti pericolosi: K<= 1,0 x 10-9 m/s; spessore >= 5 m; • discarica per rifiuti non pericolosi: K<= 1,0 x 10-9 m/s; spessore >= 1 m; • discarica per rifiuti inerti: K<= 1,0 x 10-7 m/s; spessore >= 1 m;

(m/s = metro/secondo). La barriera geologica, qualora non soddisfi naturalmente le condizioni di cui sopra, può essere completata artificialmente e rinforzata con modalità diverse che forniscano una protezione equivalente. Una barriera geologica creata artificialmente dovrebbe avere uno spessore non inferiore a 0,5 m. 3.3. La barriera geologica sopra descritta dev'essere accompagnata da un sistema di raccolta e di impermeabilizzazione del percolato attivo conformemente ai seguenti principi, in modo da assicurare che l'accumulo di percolato alla base della discarica sia ridotto al minimo:

Raccolta del percolato e impermeabilizzazione del fondo vasca Categoria di discarica Rifiuti non

pericolosi Rifiuti pericolosi

Rivestimento impermeabile artificiale

richiesto richiesto

Strato di drenaggio > 0,5 m richiesto richiesto Al fine di evitare l’eccessiva formazione del percolato, si prescrive un'impermeabilizzazione di superficie come da prospetto che segue:

Categoria di discarica Rifiuti non pericolosi

Rifiuti pericolosi

Strato di drenaggio dei gas richiesto non richiesto

Rivestimento impermeabile artificiale

non richiesto richiesto

Strato di minerale impermeabile richiesto richiesto

Strato di drenaggio > 0,5 m richiesto richiesto

Ricopertura superiore > 1 m richiesto richiesto

4. Controllo dei gas. 4.1. Devono essere adottate le misure previste dal Piano di Gestione per controllare l'accumulo e la migrazione dei gas della discarica ;

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4.2. Il gas della discarica deve essere raccolto da tutte le discariche che raccolgono rifiuti biodegradabili, trattato e utilizzato. Qualora il gas raccolto non possa essere utilizzato per produrre energia, deve essere combusto. 4.3. La raccolta, il trattamento e l'utilizzazione del gas della discarica di cui al punto 4.2 devono essere effettuati in modo tale da ridurre al minimo il danneggiamento o il degrado dell'ambiente e il rischio per la salute delle persone.

5. Disturbi e rischi. Devono essere adottate misure che riducano al minimo i disturbi e i rischi provenienti dalla discarica causati da:

• emissioni di odori e polvere, • materiali trasportati dal vento, • rumore e traffico, • uccelli, parassiti e insetti, • formazione di aerosol, • incendi.

La discarica deve essere attrezzata in modo da evitare la dispersione dei rifiuti nei terreni circostanti e sulla rete viaria.

6. Stabilità.

Lo scarico dei rifiuti nell'area dovrà essere effettuato in modo da garantire la stabilità della massa di rifiuti e delle strutture collegate, in particolare modo per evitare slittamenti. Qualora si installi una barriera artificiale, occorrerà accertarsi che il substrato geologico, in considerazione della morfologia della discarica, sia sufficientemente stabile da impedire assestamenti che possano danneggiare la barriera stessa.

7. Barriere.

La discarica deve essere dotata di barriere per impedire il libero accesso al sito. I cancelli devono restare chiusi fuori dell'orario di esercizio. Il sistema di controllo e di accesso ai singoli impianti deve prevedere un programma di misure volte ad individuare ed a scoraggiare lo scarico illegale nell'impianto.

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3.11.4 Criteri e procedure per l’ammissione di rifiuti Vengono fissati i criteri preliminari per l'ammissione dei rifiuti nelle tre principali categorie di discariche o negli elenchi corrispondenti. Discariche di rifiuti inerti: possono essere ammessi solo "rifiuti inerti" che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti quindi non devono dissolversi, non devono bruciare né devono essere soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non devono essere biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non devono comportare effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luogo a colaticci e la percentuale inquinante globale dei rifiuti nonché l'ecotossicità dei colaticci devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque superficiali e/o freatiche; Discariche di rifiuti non pericolosi: sono destinate allo smaltimento tutti i rifiuti non contemplati dall'articolo 1, paragrafo 4, della direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991; Discariche di rifiuti pericolosi: sono destinate allo smaltimento tutti i rifiuti contemplati dall'articolo 1, paragrafo 4, della direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi 3.11.5 Procedure di controllo e sorveglianza nelle fasi di gestione e post-gestione

1. Introduzione. Nel presente paragrafo vengono sono definite le procedure minime per il controllo destinato ad accertare:

• che i rifiuti sono stati ammessi allo smaltimento in conformità dei criteri stabiliti per la categoria di discarica in questione;

• che i processi di stabilizzazione all'interno della discarica procedono come desiderato; • che i sistemi di protezione ambientale funzionano pienamente come previsto; • che le condizioni di autorizzazione della discarica sono rispettate. 2. Dati sulle emissioni: controllo delle acque, dei percolato e dei gas.

In presenza di percolato e di acqua superficiale devono essere prelevati campioni in punti rappresentativi. Il campionamento e la misurazione (volume e composizione) del percolato devono essere eseguiti separatamente in ciascun punto in cui il percolato fuoriesce dall'area11. Qualora fosse presente acqua superficiale, il controllo deve essere effettuato in non meno di due punti, uno a monte e uno a valle della discarica. Il controllo dei gas deve essere rappresentativo di ciascun reparto della discarica. La frequenza di campionamento e di analisi è indicata nella tabella successiva. 11 Riferimento: General guidelines on sampling technology, ISO 5667-2 1991

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Per il controllo del percolato e dell'acqua viene prelevato un campione rappresentativo della composizione media.

In fase di gestione

Fase post gestione

2.1. Volume del percolato mensile 1) 3) ogni sei mesi

2.2. Composizione del percolato trimestrale 3) ogni sei mesi

2.3. Volume e composizione delle acque superficiali di scolo 7)

trimestrale 3) ogni sei mesi

2.4. Emissioni gassose potenziale e pressione atmosferica 4) CH4, CO2, O2, H2S, H2 ecc.

mensile 3) 5) ogni sei mesi 6)

1) La frequenza del campionamento sarà adeguata in base alla morfologia dei rifiuti della discarica e dovrà essere specificata nell’autorizzazione. 2) I parametri da misurare e le sostanze da analizzare varieranno in relazione alla composizione dei rifiuti depositati; essi saranno indicati nel documento di autorizzazione e corrisponderanno ai criteri di eluizione dei rifiuti. 3) La conducibilità dei percolati deve essere sempre misurata almeno una volta all'anno. 4) Queste misurazioni riguardano principalmente il tenore di materia organica dei rifiuti. 5) CH4, CO2, O2 con regolarità, altri gas come richiesto, conformemente alla composizione dei rifiuti deposti, allo scopo di evidenziare le caratteristiche di eluizione. 6) Va controllata con regolarità l'efficacia del sistema di estrazione dei gas. 7) In base alle caratteristiche dell'area in cui si trova la discarica, le autorità competenti potranno stabilire che queste misurazioni non sono .

I punti 2.1 e 2.2 si applicano solo dove viene effettuata la raccolta del percolato

3. Protezione delle acque freatiche.

A. Campionamento. Le misurazioni informano circa le acque freatiche che possono essere interessate dalle attività della discarica e prevedono almeno un punto di misurazione nella zona di afflusso delle acque freatiche e due nella zona di efflusso. Questo numero può essere aumentato ai fini di un'indagine idrogeologica specifica e tenuto conto della necessità di individuare con tempestività l'emissione accidentale di percolato nelle acque freatiche.

B. Il campionamento dovrà essere effettuato in almeno tre località prima di iniziare le operazioni di deposito per stabilire valori di riferimento per futuri campionamenti12.

12 Riferimento: Sampling Groundwaters, ISO 5667, Part 11, 1993.

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C. Controllo. I parametri da analizzare nei campioni prelevati devono essere derivati dalla composizione del percolato prevista e dalla qualità delle acque freatiche della zona. Nel selezionare i parametri analitici occorrerà tener conto della mobilità nella falda freatica.

In fase di gestione

Fase post gestione

Livello delle acque freatiche Ogni sei mesi 1) Ogni sei mesi 1)

Composizione delle acque freatiche Frequenza specifica della zona 2) 3)

Frequenza specifica della zona 2) 3)

1) Se i livelli delle acque freatiche sono variabili occorre aumentare la frequenza.

2) La frequenza va determinata prevedendo la possibilità di adottare provvedimenti nel periodo che intercorre tra due campionamenti qualora venga raggiunto il livello di guardia; la frequenza deve cioè essere determinata in base alle conoscenze e alla valutazione della velocità del flusso delle acque freatiche.

3) Quando si raggiunge il livello di guardia cfr. successivo punto C), è necessario ripetere il campionamento a fini di verifica. Quando il raggiungimento del livello di guardia viene confermato, occorre seguire un piano prestabilito riportato nell'autorizzazione.

D. Livelli di guardia.

Si considera che significativi effetti negativi sull'ambiente si siano verificati nelle acque freatiche quando l'analisi di un campione di acqua freatica rivela una variazione significativa della qualità dell'acqua rispetto alle condizioni originarie. Il livello di guardia sarà determinato in base alle formazioni idrogeologiche specifiche del luogo della discarica e alla qualità delle acque freatiche. Il livello di guardia sarà indicato nell'atto autorizzativo.

I rilevamenti devono essere valutati mediante grafici di controllo in base a regole e a livelli di controllo stabiliti per ciascuno dei pozzi situati a valle. I livelli di controllo devono essere determinati in base alle variazioni locali della qualità delle acque freatiche.

5. Topografia dell'area: dati sul corpo della discarica.

In fase di gestione Fase post gestione

5.1. Struttura e composizione del corpo della discarica 1)

annualmente

5.2. Comportamento di assestamento

annualmente annualmente

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dei li vello del corpo della discarica 1) Dati per il piano di stato della discarica in questione: superficie occupata dai rifiuti, volume e composizione dei rifiuti, metodi di deposito, momento e durata del deposito, calcolo della capacità residua ancora disponibile nella discarica.

Le discariche esistenti potranno contribuire al fabbisogno fino ad esaurimento dei volumi autorizzati.

3.11.6 Recupero ambientale La progettazione e l’inserimento delle opere di recupero delle discariche nel contesto paesaggistico ed ambientale dovrà attenersi al seguente articolato:

� l’inquadramento generale del comprensorio della discarica, attraverso la produzione di carte tecniche ad idonea scala con la rappresentazione, tra l’altro, di alcuni tematismi ritenuti essenziali e con l’effettuazione di analisi quali inquadramento climatico e fitoclimatico, situazione litologica, pedologica, idrografica e faunistica;

� il dettaglio sul sito le aree contigue, attraverso la produzione di elaborati restituiti ad una scala non inferiore a 1:1000 e riguardanti quanto elencato al punto precedente;

� gli interventi da realizzare per il raggiungimento degli obiettivi prefissati sia sul corpo della discarica sia su aree contigue ad essa; questi riguardano essenzialmente i riporti di terreno, le sistemazioni idrauliche, le opere di ingegneria naturalistica e gli impianti a verde.

La configurazione delle discariche nella fase di post-chiusura dovrà essere tale da favorire il suo inserimento nel paesaggio circostante. Gli interventi di recupero ambientale dovranno avvenire progressivamente iniziando dalle parti non più coltivate della discarica e quindi soggette a chiusura finale. Il progetto di recupero, oltre alle scelte di carattere tecnico colturale e paesaggistiche, dovrà comprendere il piano di coltura e conservazione che identifichi e prescriva gli interventi colturali a carico delle stesse e la manutenzione delle opere di difesa idrogeologica e di quanto altro realizzato per l’inserimento paesaggistico del sito per il periodo di gestione e post-chiusura; in particolare dovrà riguardare le irrigazioni di soccorso, il ripristino delle conche, il rincalzo delle piante, il ripristino dell’efficienza dei tutori, gli sfalci, i diserbi, le sarchiature, la sostituzione delle piante morte o deperienti, il rinnovo delle parti dei tappeti erbosi non riusciti, la difesa da fitopatie, la sistemazione del terreno e degli eventuali danni derivati da eventi meteorici di particolare intensità, la verifica dell’efficienza della rete di smaltimento delle acque meteoriche, le potature e le ceduazioni e la verifica delle opere di ingegneria naturalistica. Detto piano dovrà essere aggiornato su base decennale. A garanzia del perfetto adempimento degli impegni assunti con il progetto di recupero e con il piano di coltura e conservazione, il richiedente per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto di stoccaggio definitivo, all’atto della concessione dell’autorizzazione, dovrà disporre per il

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versamento di due cauzioni ognuna di importo pari agli interventi previsti dai suddetti elaborati. Tale cauzione, costituita da fideiussione di un istituto di credito di diritto pubblico o di Banca di interesse nazionale o da polizza fideiussoria assicurativa, rimarrà a disposizione dell’Ente concedente l’autorizzazione fino allo scadere dell’esecuzione degli interventi previsti. Il richiedente potrà ridurre tale garanzia progressivamente e successivamente alla realizzazione ed al collaudo di quanto previsto. 3.11.7 Post-Gestione Deve essere prevista una gestione di post chiusura per almeno i 30 anni successivi alla chiusura della discarica e comunque fino a quando esistano effetti ambientali da controllare.

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3.12 CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DEL SISTEMA INTEGRATO Il D.Lgs 22/97 prevede che nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti vengano indicati i criteri per la localizzazione degli impianti . In particolare il predetto decreto all’art. 22 -commi “a” ed “e”- indica che il Piano Regionale di Gestione deve individuare: “a) le condizioni ed i criteri tecnici in base ai quali, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia, gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi;”

(omissis)

“e) i criteri per l`individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, nonché per l`individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti;” Sulla base dei criteri generali indicati dal Piano Regionale di Gestione, nella successiva fase di adeguamento dei propri strumenti di pianificazione in materia di rifiuti, le Province dovranno individuare localizzazioni di dettaglio per gli impianti di smaltimento e recupero di rifiuti. Si evidenziano alcuni criteri generali, fissati dal presente Piano, che risultano vincolanti per i futuri aggiornamenti dei Piani Provinciali:

• gli impianti di pretrattamento dei RU devono essere realizzati, tra l’altro, in posizione tale da minimizzare i trasporti nell’ambito delle diverse aree di raccolta;

• gli impianti di recupero energetico devono, tra l’altro, essere più possibile baricentrici rispetto agli impianti di produzione del Cdr o della frazione secca combustibile, con l’obiettivo di minimizzare i costi del trasporto;

• la localizzazione dei nuovi impianti di trattamento dei RU deve preferibilmente essere effettuata a bocca discariche in esercizio.

I criteri di localizzazione degli impianti vengono fissati prendendo in considerazione i diversi fattori che evidenziano il grado di fattibilità degli interventi ed in particolare: • fattori escludenti, che precludono ogni possibile localizzazione di impianti a causa della

presenza di vincoli o di destinazioni di uso del suolo incompatibili con la presenza degli impianti stessi;

• fattori di attenzione progettuale, che rendono necessari ulteriori approfondimenti per valutare la realizzabilità degli interventi in relazione agli specifici usi del suolo e alle caratteristiche morfologiche dell'area specialmente nell’ambito della stesura di cartografie con differenti gradi di suscettività alla localizzazione.

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• fattori preferenziali, che per le loro caratteristiche intrinseche, dovrebbero favorire la realizzazione degli impianti.

Vengono quindi nel seguito puntualmente indicate le predette categorie di fattori di localizzazione, validi per tutte le tipologie di impianto di recupero, trattamento e smaltimento, in particolare tali categorie sono a loro volta raggruppate in tre classi riportate e descritte nei successivi paragrafi. 3.12.1 Aspetti ambientali 3.12.1.1 Fattori escludenti

Siti in fascia di rispetto dalla linea di battigia, dai laghi o corsi d’acqua (L. 431/85) sottoposti a tutela ai sensi della legge 29 giugno 1939 n.1497

In considerazione della legge sulla protezione delle bellezze naturali (legge1497/39) e delle indicazioni contenute nella legge 431/85 (Legge Galasso) sono da escludere, salvo eventuale nulla osta rilasciato dall’autorità competente, localizzazioni di impianti nei territori costieri e nelle zone di tutela dei corpi idrici indicate dalle vigenti pianificazioni. In particolare:

• territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare (L. 431/85, lettera a);

• territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sui laghi (lettera b);

• per i corsi d’acqua pubblici è fissata una fascia di rispetto di 150 metri da ciascuna sponda

Parchi e riserve naturali, nazionali, regionali e provinciali, aree naturali protette, istituite in attuazione della L. 394/91 (L. 431, lettera f);

Aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici (L. 431, lettera h);

Zone umide incluse nell'elenco di cui al D.P.R. n.448/76 (L. 431, lettera i)

Zone di interesse archeologico (L.431, lettera m) Aree con presenza di immobili e/o con presenza di cose di interesse paleontologico, che rivestono notevole interesse artistico, storico, archeologico, ai sensi dell’art. 1 lett. a) della L. 1089/39;

Aree con presenza di mobili e immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica oltre che punti panoramici da cui ammirare le bellezze naturali, individuati ai sensi dei commi 1, 2, 3 e 4 dell’art.1 della L. 1497/39;

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Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) e Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.) Siti con habitat naturali e aree significative per la presenza di specie animali o vegetali proposti per l'inserimento nella rete europea Natura 2000, secondo le direttive Comunitarie 92/43 e 79/409.

3.12.1.2 Fattori di attenzione progettuale

Prossimità ad aree ricadenti nel sistema delle aree protette È considerate penalizzante la contiguità con aree ricadenti nel sistema delle aree nazionali e regionali o tutelate da specifiche norme di Piano Territoriale Paesistico regionale, piano territoriale provinciale, piano regolatore comunale, perché le esigenze di gestione dell’impianto potrebbero entrare in conflitto con le possibilità di piena fruizione di tali aree.

Prossimità con aree con presenza di beni mobili e immmobili caratterizzati da bellezza naturale e di elevato valore estetico, oltre che punti panoramici da cui ammirare le bellezze naturali. (L. 1497/39, art. 1 punto 1, 2, 3, 4). Aree boscate (L. 431/85 art. 1 lettera g)

Visibilità del sito, in particolare da località turistiche e da punti panoramici

La realizzazione di impianti in aree contigue ad aree di pregio può rappresentare un’intrusione indesiderata. In sede di localizzazione si procederà alla valutazione delle interferenze causate dall’eventuale insediamento con le indicazioni della pianificazione paesistica regionale provinciale. Deve essere considerata la visibilità del sito dai centri abitati, da luoghi e strade panoramiche. Sono considerate penalizzati i siti che ricadono all’interno di una fascia minima di rispetto, fissata in 500 ml., dai percorsi e dai punti panoramici. 3.12.1.3 Fattori preferenziali Costituiscono fattori preferenziali per la scelta di un sito idoneo alla realizzazione di impianti, oltre che l’assenza dei fattori precedentemente illustrati, la sussistenza dei seguenti elementi:

- disponibilità di aree di contorno all’impianto tali da permettere la realizzazione degli interventi di mitigazione.

- La concreta possibilità di attivare il trasporto dei rifiuti attraverso ferrovia. 3.12.2 Aspetti idrogeologici e di difesa del suolo 3.12.2.1 Fattori escludenti

Aree esondabili (Del. C.I. 27/7/84 in applicazione al DPR 915/82, L.183/89, L 267/98)

Il Piano prevede di escludere dalla localizzazione le aree a rischio di esondazione valutate con un TR =200 anni , o destinate ad opere di contenimento delle piene.

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Siti in fascia di rispetto da punti di approvvigionamento idrico ad uso potabile (Del. C.I. 27/7/84 in applicazione al DPR 915/82, DPR 236/88)

Il DPR n. 236/88 fissa una fascia di rispetto a tutela delle varie fonti di approvvigionamento idrico ad uso potabile. La fascia di rispetto ha funzione di salvaguardia delle fonti di approvvigionamento idrico censite. Nelle “zone di rispetto”, all'interno delle quali è inclusa la “zona di tutela assoluta”, adibita esclusivamente alle opere di presa e di servizio, sono vietati: lo stoccaggio di rifiuti e gli impianti di trattamento dei rifiuti. L’estensione della fascia di rispetto non deve essere inferiore a 200 metri rispetto al punto di captazione , o alla distanza stabilita in base a specifiche analisi di rischio idrogeologico.

Aree a rischio idrogeologico, tutelate dalla L.267/98 (conversione del D.L. 180/98), a pericolosità molto elevata (Pi4); pericolosità elevata (Pi3); a rischio elevato (Ri4), a rischio elevato (Ri3)

3.12.2.2 Fattori di attenzione progettuale

Sismicità dell’area Si indica il grado di sismicità dell’area ai sensi della L. 64/74. Si considerano penalizzati gli impianti localizzati in aree caratterizzate da rischio sismico elevato.

Interferenza con i livelli di qualità delle risorse idriche Le operazioni di stoccaggio e trattamento di rifiuti potrebbero, per cause accidentali come ad esempio per dilavamento o scorretta gestione dell’impianto, interferire con i livelli di qualità delle risorse idriche. Nel caso di siti prossimi a corpi idrici saranno perciò necessari interventi di mitigazione.

Aree sottoposte a vincolo idrogeologico secondo le vigenti disposizioni di legge

Aree esondabili tutelate dalla L.267/98 (conversione del D.L. 180/98)

Aree in frana o erosione (D.M. n. 559/87, D.L. 180/98, L 267/98) Il riferimento è alle aree in frana o soggette a movimenti gravitativi, in particolare le aree formalmente individuate a seguito di dissesti idrogeologici, e alle aree in erosione dove non sono possibili interventi di riduzione e di contenimento del fenomeno. 3.12.2.3 Fattori preferenziali Costituiscono fattori preferenziali per la scelta di un sito idoneo alla realizzazione di impianti, oltre che l’assenza dei fattori precedentemente illustrati, la sussistenza dei seguenti elementi: - presenza di aree degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, D.L. n. 22/97), ad esempio aree

industriali dismesse, discariche o cave.

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3.12.3 Aspetti territoriali 3.12.3.1 Fattori escludenti

Aree sottoposte a servitù militari.

Distanze dai centri abitati L’indicazione legislativa di procedere alla localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti in aree industriali (indicazione valida per tutte le tipologie di impianti ad eccezione delle discariche13) “sancisce” la possibilità di convivenza di tali impianti con le funzioni che ordinariamente si svolgono in un ambito urbano. Gli standards prestazionali che oggi possono essere garantiti dagli impianti sono infatti tali da far si che non apportino significative alterazioni della qualità ambientale preesistente. E‘ però innegabile che la presenza di un impianto di trattamento termico rappresenti un elemento di significativa alterazione della percezione che i residenti hanno delle caratteristiche del proprio territorio, della sua qualità ambientale e delle possibilità di fruizione. Al fine di contenere i disagi percepiti dalla popolazione, in presenza di possibilità alternative di localizzazione si ritiene siano sicuramente preferibili localizzazioni in ambiti territoriali non caratterizzati da elevata densità abitativa. Si indica pertanto la distanza del sito di scarico dai centri abitati14. Le distanze richieste non devono essere inferiori a 1000 ml. In presenza di case sparse la predetta distanza viene ridotta a 500 ml.

Siti in fascia di rispetto da infrastrutture (D.L. 285/92, D.M. 1404/68, D.P.R 753/80, DPR 495/92, R.D. 327/42)

Per consentire eventuali ampliamenti oltre che in funzione della sicurezza , sono previste da varie leggi e dalla pianificazione territoriale fasce di rispetto da strade, autostrade, gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, beni militari, aeroporti. Il DPR 495/92, all’art. 26, fissa fasce di salvaguardia in funzione del tipo di strada15, per le ferrovie si fa riferimento all’art. 1 del D.P.R 753/80. Per i cimiteri l’art. 338 del T.U. delle leggi sanitarie 1265/34 fissa una fascia di rispetto minima di 200 m. Nel caso di vicinanza dell’area ad un aeroporto, fino ad una distanza di 300 m, nelle direzioni di atterraggio, non possono essere costruiti ostacoli e, a distanze superiori, si devono rispettare limiti all’altezza massima degli edifici. Nella tabella che segue sono riportate le fasce di rispetto minime da considerare all’esterno dei centri abitati.

Infrastruttura Fascia di rispetto (m)

13 art.19 comma 3 ed art. 22 comma 3 lettera a) del D.Lgs.22/97 14 Per centri abitati si intendono i gruppi di civili abitazioni dotati di autonome strutture di servizi (negozi, scuole, ecc.) . Le predette condizioni non si applicano agli ecocentri. 15 Per le strade classificate le fasce di rispetto stradale indicate dal D.M. 1404/68 sono aumentate del 50%, per le strade non classificate la fascia di rispetto minima è di 20 m.

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Autostrade 60 strade di grande comunicazione 40 strade di media importanza 30 strade di interesse locale 20 ferrovie 30 Aeroporti 300 Cimiteri 200

Gli strumenti urbanistici locali possono prevedere ampliamenti delle fasce minime di rispetto.

Presenza di strutture e/ edifici sensibili

Si considerano le distanze effettive tra il luogo di deposizione dei rifiuti e ospedali, scuole, impianti sportivi ed aree per il tempo libero, centri turistici. Le distanze richieste non possono essere inferiori a 2000 m.

Aree di espansione residenziale

Aree a quota superiore a 600 m s.l.m.

Localizzazioni in queste aree sono considerate penalizzanti in quanto decentrate rispetto al bacino di maggiore produzione dei rifiuti, con condizioni di accessibilità e caratteristiche orografiche meno favorevoli all’insediamento degli impianti.

Microclima sfavorevole alla diffusione degli inquinanti, dove condizioni in calma di vento e stabilità atmosferica ricorrono con maggiore frequenza

3.12.3.2 Fattori di attenzione progettuale Aree agricole di particolare pregio (D. 18/11/95, D.M. A. F. 23/10/92, Reg. CEE 2081/92) Sono penalizzati gli impianti adiacenti ad aree agricole che, per caratteri pedologici, per disponibilità di rete irrigua e per tipo di coltura (vigneti D.O.C., oliveti, colture biologiche, etc), costituiscono una risorsa di particolare interesse provinciale e regionale.

Condizioni meteoclimatiche

Si considerano i venti dominanti a livello locale; si identificano eventuali aree residenziali e funzioni sensibili risultanti sottovento rispetto ad impianti esistenti. Il criterio assume valenza penalizzante per gli impianti ubicati sopravento ad aree residenziali o strutture sensibili .

3.12.3.3 Fattori preferenziali Costituiscono fattori preferenziali per la scelta di un sito idoneo alla realizzazione di impianti, oltre che l’assenza dei fattori precedentemente illustrati, la sussistenza dei seguenti elementi: - aree industriali;

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- baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti;

- la preesistenza, o la facile realizzabilità, di infrastrutture quali la viabilità d'accesso, sottostazioni elettriche per l’eventuale cessione dell’energia prodotta, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati;

- possibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei rifiuti;

- aree industriali dismesse, aree destinate dai Prg a servizi tecnologici; - sono preferibili aree adiacenti ad impianti tecnologici, quali depuratori, altri impianti di

trattamento dei rifiuti, o ad altre infrastrutture come depositi di mezzi di trasporto, grandi centri di distribuzione

- sostituzione di emissioni da utenze industriali e termoelettriche; - morfologia del sito pianeggiante; - presenza di elettrodotti e/o sottostazioni per il vettoriamento dell’energia elettrica.

3.12.4 Ulteriori fattori da considerare in relazione alla specifica tipologia di impianto 3.12.4.1 Discariche 3.12.4.1.1 Fattori escludenti Le discariche non possono essere localizzate in:

• aree nelle quali non sussista almeno un franco di 2,00 metri tra il livello di massima escursione della falda e il piano di campagna ovvero il piano su cui posano le opere di impermeabilizzazione artificiale;

• aree nelle quali non sia conseguibile, anche con interventi di impermeabilizzazione artificiale, un coefficiente di permeabilità consistente in uno strato di minerale che risponda a requisiti di permeabilità e spessore aventi sul piano della protezione del terreno, delle acque freatiche e delle acque superficiali un effetto combinato almeno equivalente a quello risultante dai seguenti criteri: • discarica per rifiuti pericolosi: K<= 1,0 x 10-9 m/s; spessore >= 5 m; • discarica per rifiuti non pericolosi: K<= 1,0 x 10-9 m/s; spessore >= 1 m; • discarica per rifiuti inerti: K<= 1,0 x 10-7 m/s; spessore >= 1 m;

• aree con presenza di centri abitati, secondo la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto come sotto indicata. Le distanze richieste, nel caso di discariche,16 non devono essere inferiori a 1500 ml. In presenza di case sparse la predetta distanza viene ridotta a 700 ml.

3.12.4.1.2 Fattori di attenzione progettuale Costituiscono fattori penalizzanti per la valutazione: 16 tale incremento non si applica alle discariche per inerti.

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• aree caratterizzate da elevata permeabilità.

3.12.4.1.3 Fattori preferenziali • aree caratterizzate dalla presenza di terreni con coefficiente di permeabilità

K<1x10-9 cm/sec • baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti • accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al

traffico locale. • Le aree già degradate dalla presenza di cave, se non configgono con gli altri criteri

di localizzazione possono rappresentare una favorevole occasione per la localizzazione degli impianti di discarica. Il loro utilizzo contribuisce a ridurre il consumo della “risorsa territorio” e consente di ripristinare l’aspetto fisico originario dei luoghi in quanto le cavità prodotte dall’attività estrattiva possono essere colmate con rifiuti.

3.12.4.2 Termovalorizzatori 3.12.4.2.1 Fattori di attenzione progettuale

• Aree caratterizzate da condizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti, dove quindi condizioni in calma di vento e stabilità atmosferica ricorrono con maggiore frequenza;

• prossimità di aeroporti 3.12.4.2.2 Fattori preferenziali

• Aree a destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a servizi tecnici o contigue alle stesse;

• aree con superficie superiore ai 5 ettari • baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti • preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale; • sostituzione di emissioni esistenti nell'area da utenze industriali civili e

termoelettriche; • impianti di termodistruzione già esistenti • centrali termoelettriche dismesse • vicinanza di potenziali utilizzatori di calore ed energia. • accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al

traffico locale. • presenza di aree degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, D.L. n. 22/97), ad

esempio aree industriali dimesse; 3.12.4.3 Impianti a tecnologia complessa. 3.12.4.3.1 Fattori di attenzione progettuale

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- condizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti ove condizioni in calma

di vento e stabilità atmosferica ricorrono con maggiore frequenza; 3.12.4.3.2 Fattori preferenziali

• Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) e agricola per gli impianti di compostaggio

• aree vicine agli utilizzatori finali • impianti di smaltimento di rifiuti già esistenti • preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale; • baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti • accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al

traffico locale. • presenza di aree degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, D.L. n. 22/97), ad esempio

aree industriali dimesse . 3.12.4.4 Ecocentri 3.12.4.4.1 Fattori di attenzione progettuale - aree con presenza di centri abitati , secondo la definizione del vigente codice della strada,

che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto di 100 metri (in deroga a quanto precedentemente stabilito per le altre tipologie impiantistiche) fra il perimetro dell'impianto e le aree residenziali ricadenti all'interno del centro abitato stesso.

3.12.4.4.2 Fattori preferenziali

• Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali già esistenti o previste dalla pianificazione comunale),

• viabilità d'accesso esistente, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari;

• baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti.;

• dotazione di infrastrutture; • aree industriali dismesse, aree degradate da bonificare; • impianti di trattamento rifiuti già esistenti. • accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio

rispetto al traffico locale.

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3.12.5 Matrice di sintesi relativa ai criteri di localizzazione

ASPETTI AMBIENTALI

FATTORI ESCLUDENTITerritori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 m. dalla linea di battigia (L. 431/85, art. 1punto a).Territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m. dalla linea di battigia(L431/85, art. 1 punto b)).Siti in fascia di rispetto di 150 m da corsi d’acqua, torrenti e fiumi (L. 431, art. 1 punto c).Parchi, riserve, aree protette in attuazione della L. 394/91 (L. 431/85, art. 1 punto f).Aree assegnate alle università agrarie e zone gravate da usi civici (L. 431/85, art. 1 punto h).Zone umide incluse nell’elenco di cui al D.P.R. 448/76 (L. 431/85, art. 1 punto i).Aree con presenza di immobili e/o con presenza di cose di interesse paleontologico, che rivestononotevole interesse artistico, storico, archeologico, ai sensi dell’art. 1 lett. a) della L. 1089/39;Zone di interesse archeologico (L. 431/85, art. 1 punto m).Aree con presenza di beni mobili e immmobili caratterizzati da bellezza naturale e di elevato valoreestetico, oltre che punti panoramici da cui ammirare le bellezze naturali. (L. 1497/39, art. 1 punto 1, 2, 3,4).Siti di Interesse Comunitario (SIC), direttiva CEE Natura 2000Zone Protezione Speciale (ZPS), direttiva CEE Natura 2000

FATTORI DI ATTENZIONE PROGETTUALEProssimità ad aree protette (parchi, riserve) in attuazione della L. 394/91 (L. 431/85, art. 1 punto f).Prossimità con aree con presenza di beni mobili e immmobili caratterizzati da bellezza naturale e dielevato valore estetico, oltre che punti panoramici da cui ammirare le bellezze naturali. (L. 1497/39, art. 1punto 1, 2, 3, 4).Territori coperti da boschi e foreste, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco e quelli sottoposti a vincolidi rimboschimento (L. 431/85, art. 1 punto g).Visibilità del sito, in particolare da località turistiche e da punti panoramici

FATTORI PREFERENZIALIDisponibilità di aree di contorno all’impianto tali da permettere la realizzazione degli interventi dimitigazione ambientale

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ASPETTI IDROGEOLOGICI E DI DIFESA DEL SUOLO

FATTORI ESCLUDENTI

Aree destinate al contenimento delle piene individuate dai Piani di bacino di cui alla L. 183/89Siti in fascia di rispetto da punti di approvvigionamento idrico ad uso potabile DPR 236/88, D. L.vo152/99Aree a rischio idrogeologico, tutelate dalla L.267/98 (conversione del D.L. 180/98), a pericolosità moltoelevata (Pi4); pericolosità elevata (Pi3); a rischio elevato (Ri4), a rischio elevato (Ri3)

FATTORI DI ATTENZIONE PROGETTUALE

Aree sismicheInterferenza con i livelli di qualità delle risorse idriche superficiali e sotterranee (D.L.vo 152/99)Aree sottoposte a vincolo idrogeologicoAree esondabili tutelate dalla L.267/98 (conversione del D.L. 180/98)Aree in frana o erosione tutelate dalla L.267/98 (conversione del D.L. 180/98)

FATTORI PREFERENZIALI

Presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave

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ASPETTI TERRITORIALI

FATTORI ESCLUDENTIAree militariAssenza di idonea distanza dall’edificato urbano: >3000 ml, >1000 ml se case sparseSiti in fascia di rispetto da infrastrutture quali strade, autostrade, gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, benimilitari, aereoporti.Presenza di edifici sensibili quali scuole, ospedali, centri turistici, impianti sportivi a distanza < 2000 m.Aree di espansione residenzialeAree a quota superiore a 600 mlMicroclima sfavorevole alla diffusione degli inquinanti, dove condizioni in calma di vento e stabilitàatmosferica ricorrono con maggiore frequenzaAree con interferenze visuali con grandi vie di comunicazione e percorsi di importanza storica enaturalistica

FATTORI ATTENZIONE PROGETTUALEAree agricoleCondizioni meteoclimatiche. Si considerano i venti dominanti a livello locale; si identificano eventuali areeresidenziali e funzioni sensibili risultanti

FATTORI PREFERENZIALIAree industrialiBaricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti e con l’utilizzatoredell’energia e del materiale prodottoViabilità d’accesso esistente o facilmente realizzabile, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviariesterni ai centri abitatiPossibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione deirifiutiAccessibilità da parte di mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al traffico localeAree industriali dismesseAree adiacenti ad impianti tecnologici, quali depuratori, altri impianti di trattamento dei rifiuti o altreinfrastrutturePresenza di elettrodotti e/o sottostazioniSostituzione di emissioni da utenze industriali e termoelettricheCentrali termoelettriche dismesseMorfologia pianeggiante

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favorevoli di attenzione progettuale escludenti

Ulteriori fattori da considerare per specifiche tipologie di impianto

Fattori

Caratteristiche del sito

Aree nelle quali non sussista almeno un franco di 2,00 metri tra il livello di massima escursione della falda e il piano diAree nelle quali non sia conseguibile, anche con interventi di impermeabilizzazione artificiale, un coefficiente di permeabilità così come fissato dal presente Piano.

Discariche

Aree caratterizzate dalla presenza di terreni con coefficiente di permeabilità K<1x10-9

cm/sec

Aree con presenza di centri abitati, secondo la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto indicate dal pianoAree caratterizzate da elevata permeabilità

Baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti

Accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al traffico localeLe aree già degradate dalla presenza di cave, se non configgono con gli altri criteri di localizzazione

F

F

F

F

AP

Es

Es

Es

Es = fattore escludente; Ap = fattore di attenzione progettuale F = fattore favorevole

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Impianti di termovalorizzazioneUlteriori fattori da considerare per specifiche tipologie di impianto

FattoriAree a destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a servizi tecnici o contigue alle stesseAree con superficie superiore ai 5 ettari

Baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti

Preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale

Sostituzione di emissioni esistenti nell'area da utenze industriali civili e termoelettriche

Impianti di termodistruzione già esistenti

Centrali termoelettriche dismesse

Vicinanza di potenziali utilizzatori di calore ed energia

Accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al traffico locale

Presenza di aree degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, D.L. n. 22/97), ad esempio aree industriali dimesse

Aree caratterizzate da condizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti, dove quindi condizioni in calma di vento e stabilità atmosferica ricorrono con maggiore frequenza

Prossimità di aeroporti

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

AP

AP

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Dotazione di infrastrutture

Ulteriori fattori da considerare per specifiche tipologie di impiantoFattori

Preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale

Impianti trattamento mecc.-biologicoCondizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti ove condizioni in calma di vento e stabilità atmosferica ricorrono con maggiore frequenza

Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) e agricola per gli impianti di compostaggio

Aree vicine agli utilizzatori finali

Baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti

Ecocentri

Baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti

Impianti di smaltimento di rifiuti già esistenti

Accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al traffico locale

FattoriUlteriori fattori da considerare per specifiche tipologie di impianto

Aree con presenza di centri abitati , secondo la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto di 100 metri (in deroga a quanto precedentemente stabilito per le altre tipologie impiantistiche) fra il perimetro dell'impianto e le aree residenziali ricadenti all'interno del centro abitato stessoAree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali già esistenti o previste dalla pianificazione comunale),

Aree industriali dismesse, aree degradate da bonificare

Accessibilità da parte dei mezzi conferitori senza particolare aggravio rispetto al traffico locale

Presenza di aree degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, D.L. n. 22/97), ad esempio aree industriali dimesse

Impianti di trattamento rifiuti già esistenti

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

AP

AP

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3.13 BOZZA DI REGOLAMENTO COMUNALE PER LA GESTIONE DEI RU.

TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1 - Oggetto e contenuti del regolamento 1. Il presente regolamento, ai sensi dell'art. 21 del D.Lgs. n° 22/1997 e successive modifiche ed integrazioni: a) disciplina lo svolgimento dei servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e assimilati; b) stabilisce norme per garantire la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi di gestione, anche per i rifiuti urbani prodotti in aree non comprese nei perimetri in cui si svolgono i servizi; c) promuove il recupero di materiali dai rifiuti; d) prevede una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti urbani pericolosi e dei rifiuti cimiteriali non assimilati. Art. 2 - Finalità e campo di applicazione del regolamento 1. Il servizio di gestione dei rifiuti urbani costituisce attività di pubblico interesse, finalizzata ad assicurare una elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci in relazione alla specificità e pericolosità dei rifiuti. 2. In particolare l'organizzazione del servizio di gestione deve tendere alla riduzione della quantità di rifiuti destinata allo smaltimento finale, incentivando le forme, economicamente compatibili, di reimpiego, di riciclaggio e di recupero di materia. 3. Il presente regolamento si applica, nel rispetto delle norme sovraordinate, alla gestione dei rifiuti prodotti nel territorio comunale, coordinando i servizi alle disposizioni previste del Titolo I, Capo III, del D.L.vo n° 22/1997. Art- 3 - Definizioni Ai fini del presente regolamento si intende: 1. per "D. Lgv. 22/97" il Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n° 22 nel testo vigente; 2. per "D.P.R. 158/99" il Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999 n. 158. 3. per "rifiuto", qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie elencate nell'allegato A del "D. Lgv. 22/97" e di cui il detentore si disfi o abbia deciso ovvero sia in obbligo di disfarsi; 4. per "produttore", la persona la cui attività ha prodotto rifiuti ("produttore iniziale") e/o la

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persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento, o di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti; 5. per "detentore" il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che li detiene; 6. per "gestione", la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni nonché il controllo delle discariche e degli impianti di smaltimento; 7. per "servizi", le attività necessarie alla gestione dei rifiuti urbani; 8. per "Servizio" la struttura dell'Ente che provvede alla gestione dei rifiuti urbani; 9. per "raccolta", l'operazione di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto; 10. per "raccolta differenziata", la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima; 11. per "smaltimento", le operazioni elencate nell'allegato B al "D. Lgv. 22/97"; 12. per "recupero", le operazioni elencate nell'allegato C al "D. Lgv. 22/97"; 13. per "luogo di produzione dei rifiuti", uno o più edifici o stabilimenti o siti infrastrutturali collegati tra loro all'interno di un'area delimitata in cui si svolgono le attività di produzione dalle quali originano i rifiuti; 14. per "stoccaggio", le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare di rifiuti di cui al punto D 15 dell'allegato B al D. 22, nonché le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva di materiali di cui al punto R 13 dell'allegato C dello stesso "D. Lgv. 22/97"; 15. per "deposito temporaneo", il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti; 16. per "isola o stazione ecologica", centro di raccolta recintato, predisposto per consentire agli utenti, negli orari di apertura, di conferire in specifici contenitori le diverse frazioni merceologiche di rifiuti e ritirare attestazione del quantitativo depositato per frazione; 17. per "frazione umida dei rifiuti" la parte putrescibile ad alto tasso di umidità dei rifiuti, come quelli provenienti da utenze domestiche singole e collettive, mense, giardini, centri di ristorazione, industrie agro-alimentari e simili; 18. per "frazione secca dei rifiuti", la restante parte dei rifiuti costituita da elementi solidi; 19.per “compostaggio domestico” la tecnica attraverso la quale, in ambito domestico, ( in giardino o , più raramente, in balcone, viene controllato,accelerato e migliorato il processo naturale cui va incontro qualsiasi sostanza organica (es. scarti alimentari e sfalci di giardino) allo scopo di ottenere prodotti a base di humus da riutilizzare direttamente nelle attività domestiche quali orticoltura, floricoltura e giardinaggio hobbistico. Art. 4 - Classificazioni e riferimenti normativi 1. Il presente regolamento è stato predisposto ai sensi dell'art. 21 del "D. Lgv. 22/97" e successive integrazioni e modificazioni, in conformità agli altri regolamenti comunali, al piano regionale di settore vigente ed alle disposizioni finanziarie e fiscali vigenti per gli enti locali. 2. Nel presente regolamento sono utilizzate le classificazioni di cui all'art. 7 del "D. Lgv. 22/97" e successive integrazioni e modificazioni.

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3. Ai fini del presente regolamento i rifiuti urbani vengono così suddivisi: a) Rifiuti urbani domestici, intendendo come tali: a.1 rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; a.2 i rifiuti assimilati agli urbani, provenienti da locali e luoghi non adibiti ad uso di civile abitazione; b) Rifiuti urbani esterni, intendendo come tali: b.1 i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; b.2 i rifiuti giacenti sulle strade ed aree pubbliche, o su quelle private soggette ad uso pubblico; b.3 i rifiuti giacenti sulle spiagge e lacuali e quelli giacenti sulle rive e sul letto dei corsi d'acqua; b.4 i rifiuti vegetali (verde e legno) provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; b.5 i rifiuti cimiteriali assimilati ai rifiuti urbani; b.6 i rifiuti cimiteriali provenienti da esumazioni ed estumulazioni, quali residui lignei, metallici, stoffe, cuoio e simili. 4. Sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; j) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti. 5. Sono pericolosi i rifiuti precisati nell'elenco di cui all'allegato D) del "D. Lgv. 22/97" Art. 5 - Aspetti generali

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1. Le attività di gestione dei rifiuti urbani sono esercitate dal Comune di………… in regime di privativa nelle forme di cui alla L. 142/90 e successive modificazioni ed integrazioni. 2. L'Amministrazione Comunale organizza la gestione dei rifiuti, secondo quanto previsto dal vigente piano di Gestione della Regione Lazio nonché nel rispetto delle previsioni del Piano Provinciale di…………. secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità nelle forme previste dalla L. 142/90 come integrata dall'art. 12 della L. 498/92 e coopera, per quanto previsto dall'art. 23 del "D. Lgv. 22/97" e successive modifiche ed integrazioni, con gli altri Comuni interessati. 3. Al fine di garantire le migliori condizioni per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, nella redazione dei piani attuativi, sia di iniziativa pubblica che privata, dovranno essere indicate nelle planimetrie di progetto le aree destinate al posizionamento dei contenitori. L'Unità Operativa del Comune responsabile della gestione del progetto approvato verifica preliminarmente l'esatto dimensionamento, la corretta ubicazione e le caratteristiche d'arredo delle aree così individuate.

TITOLO II

GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

CAPO I

NORME RELATIVE ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI DOMESTICI Art. 6 - Disposizioni e riferimenti 1. Il presente capo riguarda le attività di gestione (raccolta, trasporto, recupero, smaltimento) delle seguenti tipologie di rifiuti urbani: a) rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi destinati ad uso di civile abitazione; b) rifiuti provenienti la locali e luoghi destinati ad usi diversi dalla civile abitazione, assimilati ai rifiuti urbani, per qualità e quantità, ai sensi del successivo Capo 3 del Titolo II. Art. 7 - Organizzazione dei servizi di raccolta e smaltimento dei Rifiuti urbani domestici 1. Il servizio di raccolta dei Rifiuti urbani domestici viene effettuato entro il perimetro stabilito nel progetto approvato. I servizi di raccolta e smaltimento dei Rifiuti urbani domestici sono attuati mediante affidamento a Società a Capitale misto pubblico-privato. Art. 8 - Modalità e frequenza di raccolta dei Rifiuti urbani domestici 1. La raccolta dei rifiuti, di cui al presente capo, è assicurata con frequenze e modalità adeguate ad assicurare la salvaguardia igienico - ambientale ed il decoro pubblico.

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2. Con il progetto approvato il Comune di……….. stabilisce le frequenze e le modalità della raccolta per le diverse zone del territorio comunale, che saranno adeguatamente comunicate all'utenza. 3. Il progetto approvato suddivide il territorio Comunale in n°…….. zone: a) zona …………………………. (centro storico); b) zona ……….………………….……. (urbana); c) zona ……….. (periferia, frazioni e zone rurali). d) zona ………………….…. (…………………); ………………………………………………….. In dette zone il servizio viene svolto secondo le seguenti modalità e frequenze: ZONA A:

• utenze domestiche: raccolta …………., trespoli e contenitori, con frequenza …………..

• utenze commerciali: raccolta ………… con frequenza ……………... Particolari aree di queste zone saranno soggette anche al servizio di raccolta effettuata nei giorni festivi specificatamente indicate nel progetto approvato; ZONA B: trespoli e contenitori con frequenza ………………; ZONA C: trespoli e contenitori, con frequenza …………… o ………... ZONA ..: trespoli e contenitori, con frequenza …………… o ………... …………………………………………………………………………. 4. Nella parte della zona A del progetto approvato in cui il servizio viene svolto con il sistema "………………….", il conferimento dei rifiuti deve avvenire nel rispetto delle seguenti modalità e avvertenze: a) per le utenze domestiche: il Servizio provvede alla ………………………. b) per le utenze non domestiche: il Servizio provvede alla ………………………. 5. Il conferimento dei rifiuti nei contenitori a svuotamento manuale o meccanizzato deve avvenire nel rispetto delle seguenti modalità ed avvertenze: a) è fatto divieto di introdurre nei contenitori dei rifiuti: a.1 liquidi;

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a.2 oggetti taglienti, materiali ingombranti, rottami metallici; a.3 materiali accesi o non completamente spenti; a.4 rifiuti urbani pericolosi, quali individuati al successivo art. 17 lett. g), h), i); a.5 beni durevoli di uso domestico; b) i rifiuti debbono essere conferiti nei contenitori utilizzando ……………….., e il conferimento deve essere effettuato di norma nelle ore …………. dei giorni precedenti lo svuotamento, in modo da limitare al massimo la permanenza nei contenitori. 6. I contenitori adibiti al conferimento devono essere sempre idonei a proteggere i rifiuti dagli agenti atmosferici e dagli animali e ad impedire esalazioni moleste. I contenitori dei rifiuti e le relative aree di alloggiamento sono sottoposti con adeguata cadenza, stabilita dal progetto approvato, ad interventi di lavaggio e pulizia per evitare l'insorgere di pericoli di natura igienico-sanitaria. 7. Il Comune consente e favorisce, anche attraverso la riduzione della Tariffa e l’attivazione di opportuna attività di controllo, il corretto compostaggio domestico della frazione organica dei rifiuti urbani domestici. Ogni Utente interessato al compostaggio domestico potrà eseguire tale operazione solo ed esclusivamente sulla frazione umida e verde dei rifiuti prodotti dal suo nucleo familiare ed utilizzare i prodottti di risulta solo sul proprio orto, giardino, fioriere, ecc. Il compostaggio domestico può avvenire purchè il processo risulti controllato, con l’utilizzo delle diverse metodologie (quali cumulo, concimaia,casse di compostaggio, composter, ecc.) in relazione alle caratteristiche quali-quantitative ed alle proporzioni del materiale da trattare (frazione umida e verde). Non potranno comunque essere in alcun modo accettate metodologie di trattamento dei rifiuti che possano recare danno all’ambiente, creare pericoli di ordine igienico-sanitario, esalazioni moleste o qualsiasi altro disagio per la popolazione. Durante la gestione della struttura di compostaggio dovranno essere seguiti in particolare i seguenti aspetti:

• provvedere ad una corretta miscelazione dei materiali da trattare, anche allo scopo di garantire un’adeguata sterilizzazione del materiale;

• assicurare un adeguato apporto di ossigeno anche con il rivoltamento periodico del materiale;

• seguire periodicamente l’evoluzione e la maturazione del compost per un successivo riutilizzo a fini agronomici dello stesso.

CAPO II NORME RELATIVE ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI ESTERNI Art. 9 - Disposizioni e riferimenti 1. Il presente capo riguarda le attività gestionali (raccolta, trasporto, recupero e smaltimento finale) delle seguenti tipologie di rifiuti urbani:

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a) rifiuti provenienti dalla spazzamento delle strade ed aree pubbliche comunali; b) rifiuti di qualsiasi natura o provenienza giacenti su strade ed aree pubbliche o soggette ad uso pubblico nonché sulle spiagge pubbliche e/o di uso pubblico e del relativo specchio d'acqua prospiciente dei laghi, dei fiumi ed in genere di tutti i corpi idrici; c) rifiuti vegetali provenienti dalle attività di manutenzione di aree verdi, parchi o giardini ed aree cimiteriali; d) rifiuti cimiteriali assimilati agli urbani; e) rifiuti cimiteriali provenienti da esumazioni ed estumulazioni; f) rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali (inerti provenienti da lavori di edilizia cimiteriale e parti metalliche e non metalliche asportate prima della cremazione, tumulazione e inumazione). Art. 10 - Organizzazione dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani esterni Il servizio di raccolta dei rifiuti urbani esterni viene effettuato sulle aree e sulle strade individuate dal progetto approvato ed avviene nelle forme e nei modi previsti dallo stesso progetto. Art. 11 - Modalità e frequenze dello svolgimento dei servizi di raccolta dei rifiuti urbani esterni 1. La raccolta dei rifiuti di cui al presente Capo II viene effettuata con le seguenti modalità e frequenze: a) nello spazzamento il Servizio metterà in atto tutti gli accorgimenti tecnici necessari ad evitare il sollevamento di polveri, l'ostruzione delle caditoie stradali e dei manufatti, l'emissione di odori sgradevoli, come pure i rumori molesti. I materiali raccolti sono conferiti all'impianto di smaltimento; b) la raccolta dei rifiuti di qualsiasi natura e provenienza giacenti sulle strade e sulle aree pubbliche o soggette ad uso pubblico interne al perimetro di raccolta individuato dal progetto approvato è realizzata con modalità compatibili con la natura del rifiuto. Al di fuori del perimetro il Servizio garantisce la raccolta, su segnalazione degli addetti dello stesso Servizio, dell'Amministrazione Comunale, del servizio di vigilanza e dei cittadini, con le modalità previste dal progetto approvato in ordine alla bonifica delle discariche abusive. Onde evitare situazioni di abbandono dei rifiuti, gli Enti titolari delle strade devono provvedere alla installazione di appositi contenitori per la raccolta dei rifiuti ed al conferimento di questi presso gli impianti gestiti dal Servizio; c) la raccolta dei rifiuti vegetali provenienti dalle attività di manutenzione delle aree verdi, parchi e giardini ed aree cimiteriali è realizzata con le seguenti modalità: c.1 di norma mediante conferimento al servizio di raccolta differenziata attraverso contenitori dedicati, presso le stazioni ecologiche o direttamente all'impianto di …………………;

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c.2 quando si tratta di quantitativi limitati (massimo Kg. ……) e nel caso di residui di potatura di pezzatura ridotta, mediante immissione nei cassonetti destinati alla raccolta ordinaria. Il conferimento nei cassonetti è comunque limitato alle sole giornate di …………….. ed è precluso nei giorni …………, anche infrasettimanali; c.3 quando si tratta di quantitativi rilevanti ovvero di residui di potatura di grossa pezzatura, mediante consegna, su chiamata, al Servizio come meglio specificato all'art. 19 del presente regolamento. In tal caso i rifiuti dovranno essere sistemati in maniera da impedirne la dispersione; d) i rifiuti cimiteriali assimilati agli urbani, quali ceri, carte, cartoni e plastiche e altri rifiuti provenienti dalle operazioni di spazzatura, debbono essere raccolti e conferiti al servizio con le modalità ordinariamente previste per i rifiuti urbani e assimilati; e) i rifiuti cimiteriali provenienti da esumazioni ed estumulazioni debbono essere raccolti e smaltiti come disposto dalle vigenti normative. In particolare: e.1 i resti lignei del feretro, i simboli religiosi della cassa, le stoffe e il cuoio, i resti non mortali di elementi biodegradabili inseriti nel cofano previa eventuale riduzione delle dimensioni, se necessaria, debbono essere raccolti in appositi imballaggi a perdere flessibili e possono essere depositati provvisoriamente in apposite aree interne ai cimiteri, in attesa del conferimento al Servizio per l'avvio agli impianti autorizzati per lo smaltimento dei rifiuti urbani cimiteriali. e.2 i resti di lamiere di zinco o di piombo e gli altri residui metallici debbono essere raccolti in appositi imballaggi a perdere flessibili, in attesa di essere disinfettati ed avviati al recupero; f) i rifiuti provenienti da altre attività cimiteriali possono essere riutilizzati all'interno dell'area cimiteriale o essere destinati ad operazioni di recupero.

CAPO III NORME RELATIVE ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI ASSIMILABILI AI RIFIUTI URBANI Art. 12 - Norme per l'assimilazione ai rifiuti urbani di alcune categorie di rifiuti speciali 1. Le disposizioni di cui al presente CAPO III si applicano esclusivamente alle seguenti categorie di rifiuti speciali, classificati dal D. Lgv. 22/97: a) Rifiuti da attività commerciali [ art.. 7, c.3, lett. e)]; b) Rifiuti da attività di servizio [ art. 7, c. 3, lett. f)]; c) Rifiuti da attività sanitarie [art. 7, c. 3, lett h)], in particolare i rifiuti provenienti dai locali nei quali non si effettuano prestazioni sanitarie, quali: attese, uffici, mense, cucine e simili; nonché la spazzatura, i residui dei