PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile...

177
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI DEL RISCHIO ALLUVIONE NEL COMUNE DI CASSANO MAGNAGO TRAMITE STRUMENTI GIS Relatore: Dott. Mattia De Amicis Correlatore: Dott. Giovanni Bonati Relazione per la Prova Finale di: Ilaria Poretti Matr. N. 033261 Anno Accademico 2003-2004

Transcript of PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile...

Page 1: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA

Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente

PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI DEL

RISCHIO ALLUVIONE NEL COMUNE DI CASSANO

MAGNAGO TRAMITE STRUMENTI GIS

Relatore: Dott. Mattia De Amicis

Correlatore: Dott. Giovanni Bonati

Relazione per la Prova Finale di:

Ilaria Poretti

Matr. N. 033261

Anno Accademico 2003-2004

Page 2: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

1

INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1

PROTEZIONE CIVILE E PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

1.1. La Protezione Civile .................................................................................................. 1

1.2. Il Comune nel sistema di ripartizione delle competenze............................................. 2

1.3. Cosa comporta “fare” protezione civile...................................................................... 7

1.4. L’”eventualità” di dotarsi di un Piano di Protezione Civile ........................................ 9

1.5. La Pianificazione di Emergenza in Lombardia......................................................... 10

1.6. Il ruolo del Sindaco ................................................................................................. 13

1.7. Direttiva per i Piani di Emergenza Comunali ........................................................... 14

1.8. Il Metodo Augustus ................................................................................................. 22

1.8.1. Il Metodo Augustus nella Pianificazione Comunale di Emergenza.................... 23

1.9. Il rischio idrogeologico............................................................................................ 38

CAPITOLO 2

GESTIONE DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE SU SUPPORTO

INFORMATICO: PETer

2.1. Globo S.r.l. .............................................................................................................. 41

2.2. PETer – Protezione ed Emergenze del Territorio ..................................................... 42

2.2.1. Descrizione del software................................................................................... 42

2.2.2. La costituzione del database DEMO ................................................................. 44

Page 3: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

2

CAPITOLO 3

IL RISCHIO ALLUVIONE A CASSANO MAGNAGO

3.1. Cassano Magnago ................................................................................................... 65

3.2. Idrografia ................................................................................................................ 66

3.2.1. Il torrente Rile .................................................................................................. 68

3.2.2. Il torrente Tenore.............................................................................................. 70

3.2.3. Il torrente Arno................................................................................................. 72

3.3. La criticità del territorio comunale........................................................................... 72

3.3.1. La realizzazione del tratto tombinato ................................................................ 72

3.3.2. Analisi storica................................................................................................... 75

3.3.3. Fattori di rischio ............................................................................................... 82

3.4. Le opere idrauliche di difesa dalle piene del torrente Rile ........................................ 87

3.4.1. Vasche di spagliamento di Rile e Tenore .......................................................... 87

3.4.2. Invasi di laminazione........................................................................................ 89

3.4.3. Opere di difesa spondale e trasversale............................................................... 94

3.4.4. Stazione di sgrigliatura di monte....................................................................... 95

3.4.5. Stazione di sgrigliatura di valle ......................................................................... 96

3.4.6. Impianto di fitodepurazione .............................................................................. 97

3.4.7. Adeguamento ponte via S. Pio X ...................................................................... 99

3.5. La situazione attuale ................................................................................................ 99

3.5.1. Piano per l’Assetto Idrogeologico del Bacino del fiume Po............................. 100

3.5.2. Studio delle condizioni di rischio e di compatibilità idraulica con gli usi del

suolo delle aree ricadenti nel tratto terminale dei torrenti Rile e Tenore .......... 106

3.5.3. Indagine geologica di supporto al P.R.G. – Revisione 2004 ............................ 118

3.5.4. Problematiche attuali ...................................................................................... 121

3.5.4.1. Analisi porzione a monte.......................................................................... 121

3.5.4.2. Analisi porzione a valle............................................................................ 125

3.6. Percorso di riduzione del rischio............................................................................ 126

Page 4: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

3

CAPITOLO 4

PREDISPOSIZIONE DEL NUOVO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

4.1. Il Piano di Protezione Civile del 1996.................................................................... 129

4.2. Traccia per il nuovo Piano..................................................................................... 130

4.2.1. Inquadramento del territorio ........................................................................... 133

4.2.2. Produzione di elenchi e/o di cartografie tematiche .......................................... 134

4.2.3. Analisi dei rischi............................................................................................. 137

4.2.4. Analisi e censimento di risorse, mezzi e materiali ........................................... 137

4.2.5. Definizione scenari di evento.......................................................................... 137

4.2.6. Analisi di sistemi di monitoraggio .................................................................. 149

4.2.7. Modelli di intervento ...................................................................................... 153

4.2.8. Verifica e aggiornamento del Piano ................................................................ 159

4.2.9. Comunicazione............................................................................................... 159

4.3. Elaborazione cartografica ...................................................................................... 160

CONCLUSIONI

RINGRAZIAMENTI

BIBLIOGRAFIA

Page 5: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

4

INTRODUZIONE

Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare

l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di

danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi” 1; le

attività di sua competenza sono “volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi

di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria

ed indifferibile diretta a superare l’emergenza” 2.

In funzione di “tipologia ed estensione” dell’evento calamitoso, il sistema si articola

secondo principi di coordinazione nei vari livelli amministrativi statali, attribuendo in

particolare agli Enti Locali minori (Comuni e Comunità Montane) funzioni di

immediata operatività.

Attuare una pianificazione di emergenza al livello più vicino alla popolazione consente

di rispondere alle precise necessità di una circostanza critica, ovvero la conoscenza

approfondita della realtà locale e l’attivazione tempestiva delle strutture operative di

soccorso.

Nell’ambito del rischio idrogeologico, il verificarsi di numerosi eventi catastrofici nel

recente passato ha contribuito ad accrescere la consapevolezza della necessità di

costituire Piani di Emergenza che non siano una mera raccolta di numeri di telefono e

di disponibilità di risorse umane e materiali, ma strumenti operativi sviluppati sulla

base di aspetti scientifici e di conoscenza del territorio. La loro gestione risulta

agevolata dall’impiego di Sistemi Informativi Territoriali progettati per questa precisa

esigenza: essi consentono un rapido accesso a dati e informazioni sia di tipo

alfanumerico sia cartografico, garantiscono uniformità strutturale e si prestano

all’attitudine dinamica del Piano, in previsione di revisioni ed aggiornamenti.

1 L. 225/92, art. 1, comma 1. 2 L. 225/92, art. 3, comma 1.

Page 6: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

5

L’attività svolta si articola in due parti.

La prima è stata sviluppata in occasione di uno stage svolto nei mesi di marzo, aprile e

maggio 2004 presso la società Globo S.r.l. di Villa D’Almè (Bg), azienda di servizi

orientata alla progettazione e realizzazione di Sistemi Informativi Geografici. Durante

questo periodo ho partecipato alla fase di preparazione alla commercializzazione del

software PETer (Protezione ed Emergenze del Territorio, progettato per la costituzione

ed il mantenimento di Piani di Protezione Civile), costruendone il database

dimostrativo: utilizzando il software, inoltre, ho potuto fornire ai progettisti

informazioni utili per il perfezionamento delle funzionalità e la risoluzione di alcuni

problemi tecnici.

Nella seconda parte ho approfondito il tema della pianificazione di emergenza e ho

testato il sistema informativo su un caso reale, il comune di Cassano Magnago (Va),

soggetto in passato ad eventi catastrofici dovuti all’esondazione dei torrenti Rile e

Tenore, e tuttora a rischio idrogeologico nonostante le opere idrauliche realizzate a

difesa della popolazione. In questa parte ho svolto attività di ricerca di materiale negli

archivi degli uffici comunali, al fine di documentare la passata e la presente situazione

di rischio, e ho predisposto le linee per l’aggiornamento del Piano Comunale di

Protezione Civile, la cui precedente stesura risale al 1996, sia riportandone la traccia in

formato cartaceo sia utilizzando il software PETer.

Page 7: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

1

CAPITOLO 1

PROTEZIONE CIVILE E PIANIFICAZIONE

DI EMERGENZA

1.1. La Protezione Civile

Con il termine Protezione Civile non si intende, come è opinione diffusa, solo

l’insieme di mezzi e risorse umane che intervengono in una situazione di emergenza,

bensì un concetto molto più ampio, ovvero tutto ciò che viene predisposto e

configurato per prevedere, prevenire o affrontare eventi eccezionali che colpiscono il

territorio e la comunità sociale.

Si tratta quindi di un’attività complessa che si articola a diversi livelli e che ha come

scopi fondamentali la riduzione della possibilità che i fenomeni calamitosi avvengano

e la minimizzazione della reazione sociale, nel caso che tali fenomeni non possano

essere evitati.

La Legge 24 febbraio 1992, n. 225, ancora oggi riferimento principale in materia, ha

organizzato la Protezione Civile come Servizio Nazionale, al cui coordinamento

provvede il Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della

Protezione Civile.

A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei paesi europei, nella Protezione

Civile italiana è coinvolta l’intera organizzazione statale, centrale e periferica:

Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici nazionali e territoriali ed ogni altra

Page 8: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

2

istituzione ed organizzazione pubblica e privata, presente sul territorio nazionale,

partecipano secondo le proprie competenze, fino alla stessa cittadinanza 3.

La ragione di questa scelta è duplice: da una parte, l’attuale tendenza ad aumentare il

peso, le competenze e le responsabilità delle istituzioni regionali e locali, secondo il

principio della sussidiarietà; dall’altra, il contesto territoriale italiano, che presenta una

gamma di possibili rischi di calamità e catastrofi sconosciuta negli altri Paesi europei.

Attuare un intervento locale significa intervenire al livello più vicino alla popolazione

nel minor tempo possibile; nel caso in cui la situazione lo richieda, si mobilitano i

livelli superiori, integrando secondo le necessità le forze disponibili locali. Questo

schema operativo risponde a criteri di efficienza ed efficacia.

1.2. Il Comune nel sistema di ripartizione delle competenze

I principali riferimenti normativi per la ripartizione delle competenze in materia di

protezione civile sono:

� Legge 24 febbraio 1992, n. 225.

Istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, “al fine di tutelare

l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo

di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi”

(art. 1, comma 1), definisce le “tipologie degli eventi” e gli “ambiti di competenze”

(art. 2, comma 1):

“a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere

fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni

competenti in via ordinaria;

3 Sito ufficiale del Dipartimento di Protezione Civile – Presidenza del consiglio dei Ministri.

Page 9: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

3

b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed

estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni

competenti in via ordinaria;

c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione,

debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.” (art. 2,

comma 1),

e ne identifica le attività di pertinenza: “previsione, prevenzione, soccorso e

superamento dell’emergenza” (art. 3, comma 1).

� Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, Capo VIII – Protezione Civile.

Nell’attribuzione delle funzioni esso segue una logica secondo cui ogni livello

amministrativo si occupa di:

a) Predisporre “piani di emergenza in caso di eventi calamitosi”, riferiti al

proprio ambito territoriale di competenza (secondo l’art. 2, comma 1, L.

225/92), sulla base delle indicazioni fornite dai livelli superiori (se

presenti);

b) Formulare “indirizzi per la predisposizione e l’attuazione dei programmi di

previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio” nei

confronti dei livelli inferiori (se presenti);

c) Predisporre “programmi di previsione e prevenzione dei rischi” (tranne che

per i Comuni);

d) Attuare “interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o

dall’imminenza” di eventi di cui all’

- art. 2, comma 1, L. 225/92, lettera c), per lo Stato;

- art. 2, comma 1, L. 225/92, lettera b), per le Regioni e le

Province;

- art. 2, comma 1, L. 225/92, lettera a) e b), per i Comuni.

Page 10: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

4

In particolare sono i Comuni responsabili dell’“attivazione dei primi soccorsi alla

popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza” (art.

108, comma 1, lettera c, num. 4), e questo conferisce loro un ruolo da primi agenti.

� Legge Regionale 5 gennaio 2000, n. 1 (Riordino del sistema delle autonomie in

Lombardia, di recepimento del D.Lgs. 112/98).

Individua i principi secondo cui la Regione Lombardia stabilisce di

trasferire/delegare funzioni agli enti locali (art. 2):

“a) sussidiarietà, per cui tutte le funzioni regionali che non attengono ad

esigenze unitarie per la collettività ed il territorio regionale sono conferite

ai Comuni, alle Province e alle Comunità Montane secondo le rispettive

dimensioni territoriali, associative ed organizzative;

b) completezza, omogeneità ed unicità della responsabilità amministrativa, in

modo da assicurare ai singoli Enti l’unitaria responsabilità di servizi o

attività amministrative omogenee ed un’effettiva autonomia di

organizzazione e di svolgimento;

c) efficienza ed economicità, in modo da assicurare un adeguato esercizio delle

funzioni anche attraverso la differenziazione dei conferimenti, in

considerazione delle diverse caratteristiche e dimensioni degli Enti

riceventi ed in relazione all’idoneità organizzativa dell’Amministrazione

ricevente a garantire, anche in forma associata con altri Enti, l’esercizio

delle funzioni;

d) autonomia organizzativa e regolamentare e di responsabilità degli Enti

Locali nell’esercizio delle funzioni loro conferite;

e) cooperazione attraverso strumenti e procedure di raccordo e concertazione

tra la Regione e gli Enti Locali.”

Page 11: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

5

� Legge Regionale 22 maggio 2004, n. 16 (Testo unico delle disposizioni regionali

in materia di protezione civile).

Identifica le principali cause di rischio che interessano il territorio regionale (art. 1,

comma 3):

“a) eventi sismici;

b) alluvioni e nubifragi;

c) dissesti idrogeologici, compresi i rischi derivanti da invasi idrici;

d) inquinamenti del suolo, delle falde acquifere e dei corsi d’acqua;

e) incendi di rilevante entità;

f) incidenti di impianti industriali;

g) radiazioni nucleari;

h) ogni altra calamità che possa intervenire sul territorio regionale.”

e definisce le funzioni dei Comuni, singoli o associati (art. 2):

“ 1. Al verificarsi di una situazione di emergenza nell’ambito del territorio

comunale, il Sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di

soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi

necessari, anche avvalendosi del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e delle

Organizzazioni di volontariato operanti a livello comunale o intercomunale,

dandone immediata comunicazione alla Provincia e alla Regione.

2. Nell’ambito del Sistema Regionale di Protezione Civile, i Comuni:

a) si dotano, anche attraverso forme associative, di una Struttura di Protezione

Civile, coordinata dal Sindaco. Tale struttura interviene, in particolare, per

fronteggiare gli eventi di livello comunale e per assicurare la necessaria

collaborazione alle operazioni di soccorso coordinate dalla Provincia o

dalla Regione; con le medesime finalità i Comuni possono promuovere la

formazione di un gruppo comunale di volontari di Protezione Civile, anche

attraverso il convenzionamento con una o più Associazioni di volontariato

di Protezione Civile presenti sul territorio, assicurandone comunque la

Page 12: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

6

formazione di base e l’aggiornamento secondo gli standard minimi stabiliti

dalla Regione;

b) curano la predisposizione dei Piani comunali o intercomunali di emergenza

[…] e, altresì la loro attuazione, sulla base delle direttive regionali di cui

all’articolo 4, comma 11;

c) curano l’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi

urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza, nonché la vigilanza

sull’attuazione, da parte delle strutture locali di Protezione Civile, dei

servizi urgenti;

d) dispongono l’utilizzo delle Organizzazioni di volontariato di Protezione

Civile a livello comunale e intercomunale, sulla base degli indirizzi

nazionali e delle direttive regionali di cui all’articolo 4, comma 11;

e) curano la raccolta dei dati e l’istruttoria delle richieste di risarcimento per i

danni occorsi sul proprio territorio alle infrastrutture pubbliche, a beni

privati mobili ed immobili, a insediamenti agricoli, artigianali,

commerciali, industriali e di servizio;

f) provvedono, in ambito comunale, alle attività di previsione e agli interventi di

prevenzione dei rischi, contemplati dai programmi e piani regionali e

provinciali.”

Le riforme degli ultimi anni sono state tutte improntate verso un crescente

rafforzamento delle Autonomie Locali, in quanto rappresentano realtà territoriali

spesso complesse la cui gestione risulta più efficace se condotta dall’Ente che ne ha

maggiore conoscenza, in termini territoriali, sociali, produttivi, storici e organizzativi.

Proprio per questo il Comune sta assumendo sempre più un ruolo fondamentale nel

Sistema di Protezione Civile, sia perché secondo la legge è il primo a dover intervenire

al verificarsi di un emergenza, sia perché può conoscere le necessità del territorio di

sua competenza meglio di chiunque altro.

Page 13: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

7

1.3. Cosa comporta “fare” protezione civile

Già nel 1993, con l’emanazione del Decreto Ministeriale del 28 maggio

(Individuazione dei servizi indispensabili dei Comuni), i servizi di Protezione Civile,

di Pronto Intervento e di Sicurezza Pubblica sono annoverati tra quelli che il Comune

deve garantire al cittadino: questo significa quindi che la Protezione Civile non è da

intendersi semplicemente come una risposta straordinaria di fronte all’emergenza,

bensì come istituzione ed erogazione di un servizio continuativo e diffuso, di cui si

garantisce il funzionamento anche in tempo ordinario 4.

Ritornando a quanto afferma la Legge 225/92, attività di protezione civile sono

“previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza” (art. 3): esse sono

definite come:

a) previsione: “attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei

fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle

zone del territorio soggette ai rischi stessi”;

b) prevenzione: “attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si

verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2 anche sulla base

delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione”;

c) soccorso: “attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni

colpite dagli eventi di cui all'articolo 2 ogni forma di prima assistenza”;

d) superamento dell'emergenza: “attuazione, coordinata con gli organi istituzionali

competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli

ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita”.

4 Lorenzo Alessandrini, Ruolo e funzioni del Comune e del Sindaco in protezione civile, Agenzia di

Protezione Civile, 2001.

Page 14: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

8

Appare quindi evidente come esistano due “tempi di lavoro”, ovvero il tempo

ordinario e il tempo dell’emergenza.

Se il tempo ordinario è assimilabile ad una struttura tranquilla e metodica, in cui si

svolgono attività di studio e preparazione, il tempo dell’emergenza è caratterizzato da

una “struttura dinamica, rigidamente gerarchizzata, priva di orari e di riserve mentali,

pronta ad affrontare situazioni imprevedibili, più simile ad un reparto militare che ad

un normale ufficio, dove non sono ammesse verifiche e dubbi, ma solo la pronta

esecuzione di manovre già stabilite o l’esecuzione automatica di ordini per i quali non

c’è tempo di spiegazioni”.

Il panico che inevitabilmente si viene a creare impedisce spesso un ragionamento

lucido, inoltre una caratteristica della Protezione Civile è la sua necessità di

“raccordare e coordinare azioni e operatori disparati, eterogenei, non abituati ad

operare congiuntamente, dotati di linguaggi e metodi dissimili” 5: per questo è

fondamentale che alla base ci sia un sistema di azione chiaro e di facile accesso sul

quale fare affidamento.

L’azione deve essere preceduta da una pianificazione, soggetta ad indirizzi regionali,

ma che comunque affronti i seguenti aspetti:

a) conoscenza approfondita del territorio da punto di vista morfologico,

ambientale, sociale e giuridico;

b) analisi dei rischi che gravano su territorio;

c) valutazione delle risorse (umane e materiali) disponibili e/o necessarie al

superamento di una situazione di emergenza;

d) strategie consolidate di azione.

5 Mario Moiraghi, Protezione Civile, Origine Sviluppi e Metodi, Libreria Clup, edizione 2002.

Page 15: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

9

1.4. L’”eventualità” di dotarsi di un Piano di Protezione Civile

La Legge 225/92, art. 15, comma 1, afferma che “ogni Comune può dotarsi di una

struttura di Protezione Civile”, e questo ha dato origine per un certo tempo a dibattiti

riguardo all’eventualità o meno da parte dell’Amministrazione Comunale di dotarsi di

tale struttura. La situazione in realtà è chiarita nella stessa Legge al comma successivo,

in cui si riporta che “la Regione, nel rispetto delle competenze ad essa affidate in

materia di organizzazione dell'esercizio delle funzioni amministrative a livello locale,

favorisce, nei modi e con le forme ritenuti opportuni, l'organizzazione di strutture

comunali di Protezione Civile”, intendendo quindi che il Comune è fortemente

incentivato a dotarsi di una struttura di Protezione Civile, scegliendo in autonomia

eventualmente la sola modalità di erogazione del servizio.

Il dubbio è definitivamente risolto nel D. Lgs. 112/98, in cui è sancito l’”obbligo”

definitivo nei confronti degli Enti Locali di provvedere alle necessarie attività.

Per quanto riguarda il Piano di Emergenza Comunale, sono stati eventi di notevole

impatto sull’opinione pubblica, quali le frane di Sarno nel 1998 e di Noverato nel

2000, a sensibilizzare gli Enti Locali sulla necessità della sua redazione 6.

In proposito si possono citare alcune leggi:

� Legge 3 agosto 1998, n. 267, in cui si invitano gli Organi di Protezione Civile a

“predisporre, per le aree a rischio idrogeologico, con priorità assegnata a quelle

in cui la maggiore vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le

persone, le cose e il patrimonio ambientale, piani urgenti di emergenza” (art. 1,

comma 4);

6 La Pianificazione di Emergenza in Lombardia – Quaderno della Protezione Civile n. 7, edizione

2004.

Page 16: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

10

� PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Po, 2000),

che ha espressamente indicato la realizzazione di Piani di Emergenza come

fondamentale misura di salvaguardia nei Comuni interessati dalla perimetrazione

delle Fasce Fluviali;

� Legge 3 agosto 1998, n. 267, che comporta l’obbligo per le Autorità competenti

di realizzare Piani di Emergenza specifici per i siti individuati e classificati “a

rischio idrogeologico”.

1.5. La pianificazione di emergenza in Lombardia 7

La Regione Lombardia ha emanato nel 1999 una Direttiva per la Pianificazione di

Emergenza degli Enti Locali, che ha come obiettivo quello di fornire indicazioni

metodologiche e un’architettura generale di riferimento che aiutino gli Enti Locali nel

processo di redazione di Piani di Emergenza efficaci e pratici.

Tale Direttiva è stata predisposta sulla base di documenti e direttive nazionali quali:

� Metodo Augustus – Dipartimento della Protezione Civile, 1998;

� Criteri di massima per la pianificazione provinciale e comunale di emergenza –

Dipartimento della Protezione Civile, 2000;

� Attività preparatoria di intervento in caso di emergenza per protezione civile –

Specificazione per il rischio di inondazione per il bacino del Po – Dipartimento

della Protezione Civile, 1999;

7 La Pianificazione di Emergenza in Lombardia – Quaderno della Protezione Civile n. 7, edizione

2004.

Page 17: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

11

� Linee-Guida per la predisposizione del piano comunale di protezione civile –

CNR/GNDCI, 1998;

� Ruolo e funzioni del Comune e del Sindaco in protezione civile – Agenzia di

Protezione Civile, 2001.

Uno degli obiettivi che la Direttiva persegue è la costituzione di un “Sistema

Regionale di Protezione Civile”, nel quale la Regione si propone come capofila

organizzativo di un insieme di Enti e Istituzioni, coordinandone l’attività e

orientandola verso la prevenzione del rischio e la collaborazione sinergica in

emergenza; tutto questo attraverso accordi, convenzioni, protocolli di intesa, più che

attraverso leggi e decreti, con lo scopo di integrare le conoscenze e le capacità e

ridurre le sovrapposizioni e gli sprechi.

La Direttiva si basa sul principio di sussidiarietà:

- alle emergenze classificabili fra gli eventi di protezione civile deve far fronte in

primo luogo il Comune con i propri mezzi;

- nel caso in cui la natura e la dimensione dell’evento calamitoso lo esigano, il

Sindaco richiede l’intervento del Prefetto;

- qualora l’evento calamitoso assuma dimensioni o caratteristiche rilevanti e tali

da non poter essere affrontate da forze di livello provinciale, il Prefetto richiede

l’intervento dello Stato attraverso la Struttura Nazionale di Protezione Civile

(Dipartimento della Protezione Civile), che potrà avvalersi o coordinarsi con la

Regione.

In ogni caso, al verificarsi di una situazione di emergenza, anche di livello comunale,

il Sindaco deve darne immediata comunicazione alla Sala Operativa dell’U.O.

Page 18: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

12

Protezione Civile regionale, nonché alla Prefettura, e deve trasmettere successivi

aggiornamenti per tutta la durata dell’emergenza.

Nel tentativo di risolvere una situazione di sovrapposizione e di incongruenza

oggettiva, venutasi a creare per la mancanza di disposizioni di legge sufficientemente

chiare, la Direttiva regionale distingue il ruolo dei soggetti istituzionali in tre attività:

� Indirizzo normativo, che compete:

� al Dipartimento della Protezione Civile per i livelli nazionale, regionale e

locale;

� alla Regione per i livelli regionale e locale.

� Pianificazione, che compete:

� al Dipartimento della Protezione Civile, per i Piani nazionali;

� alle Amministrazioni provinciali, per i Piani provinciali;

� alle Amministrazioni comunali, per i Piani comunali;

� alle Comunità Montane, per i Piani intercomunali in aree montane.

� Gestione degli interventi di soccorso e di emergenza, che compete:

� al Sindaco, per gli eventi di protezione civile di cui alla lettera a) e b),

comma 1, art. 2, L. 225/92;

� al Prefetto, per gli eventi di protezione civile di cui alla lettera b), comma 1,

art. 2, L. 225/92;

� al Dipartimento della Protezione Civile, per gli eventi di protezione civile di

cui alla lettera c), comma 1, art. 2, L. 225/92.

Page 19: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

13

1.6. Il ruolo del Sindaco

Il sindaco “è Autorità Comunale di Protezione Civile” (art. 15, comma 3, L. 225/92);

essendo titolare di un pubblico potere, l’obiettivo della sua funzione è il pubblico

interesse; come Autorità di Protezione Civile, pertanto, egli è Ente esponenziale degli

interessi della collettività che rappresenta.

I suoi compiti sono riportati nella stessa Legge, art. 15, comma 3 e 4:

� “Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il Sindaco

assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza

alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata

comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale”;

� “Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i

mezzi a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e

strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i

propri interventi con quelli dell'Autorità comunale di Protezione Civile”.

In quanto massima autorità amministrativa, è sua responsabilità occuparsi, attraverso

la struttura comunale di Protezione Civile, delle funzioni attribuite al Comune dal D.

Lgs. 122/98, art, 108, comma 1, parte c), e dal Testo Unico (L.R. 16/04), art. 2, comma

1 e 2.

La L. 265/99, art. 12, trasferisce (dal Prefetto) al Sindaco il dovere di informare

tempestivamente la popolazione sulle situazioni di pericolo o connesse alle esigenze di

protezione civile.

Page 20: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

14

1.7. Direttiva per i Piani di Emergenza Comunali

Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, sono tenuti a redigere il Piano di

Emergenza:

� i Comuni inclusi nell’elenco approvato dall’Autorità di Bacino del fiume Po di

cui alla L. 267/98;

� i Comuni interessati dalla perimetrazione delle Fasce Fluviali, così come

riportato nel PAI;

� i Comuni interessati dalla perimetrazione ai sensi della L. 102/90, art. 4;

� i Comuni che, rivedendo lo studio geologico ai sensi della L.R. 41/97, sono

interessati da aree di fattibilità R3 e R4.

È comunque consigliabile anche ai Comuni non compresi nell’elenco sopra indicato,

ma nei quali si sono verificate emergenze negli anni recenti, di predisporre ugualmente

il Piano.

La Direttiva Regionale per la Pianificazione di Emergenza degli Enti Locali, soggetta

ad una revisione nel corrente anno, suggerisce di procedere attraverso il seguente

Schema di Piano.

Schema del Piano di Emergenza

Fig. 1.1: Sintesi dello Schema

di Piano (Quaderno della

Protezione Civile n. 7,

Regione Lombardia)

Page 21: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

15

A) Inquadramento del Territorio

In questa sezione del Piano sono contenuti i dati di base, statistici ed identificativi del

territorio comunale, al fine di fornire l’inquadramento del tessuto sociale: superficie,

popolazione, suddivisione amministrativa ed eventualmente cenni statistici relativi ad

aspetti significativi del territorio (es. popolazione anziana, portatori di handicap, ecc.).

Considerazioni descrittive sono accompagnate da cartografia esplicativa.

B) Analisi dei Rischi

È necessario che i rischi considerati nel Piano siano trattati da professionisti qualificati

in materia.

Dove l’Autorità di Bacino del fiume Po e la Regione non arrivano al sufficiente

dettaglio, è facoltà dell’Amministrazione comunale fare riferimento a studi e

documenti specifici, realizzati da liberi professionisti, Enti Pubblici ed Enti di Ricerca.

Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, la L.R. 41/97 prevede l’obbligo, in sede

di redazione del Piano Regolatore Generale, o di una sua variante, di dotarsi di

apposito studio geologico, al quale gli strumenti urbanistici generali devono

conformarsi.

Anche se in questa sede sarà trattato il solo rischio idrogeologico, ne esistono

numerose tipologie:

� rischio idrogeologico

� rischio sismico

� rischio valanghe

� rischio dighe e invasi

� rischio vulcanico

� rischio incendi boschivi

Page 22: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

16

� rischio industriale

� rischio trasporto merci pericolose

� rischio traffico

� rischio portuale e marino

� rischio radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

� rischio socioterritoriale.

I risultati dell’analisi sono riportati in una cartografia di sintesi, in cui sono delimitate

le aree in funzione della tipologia e del livello di rischio ivi riscontrato.

C) Analisi delle Infrastrutture e delle Risorse

Per ogni tipologia di rischio presente la Direttiva propone di

� effettuare un censimento degli edifici vulnerabili e strategici presenti;

� definire l’ubicazione della Sala Operativa, come centro gestionale in emergenza;

� localizzare le reti di servizi e i relativi manufatti (acquedotti, fognature, gas

metano, cabine di trasformazione dell’energia elettrica, ripetitori per

telecomunicazioni), integrando ove possibile con le procedure di intervento

degli Enti e delle Società che le gestiscono.

Per il rischio idrogeologico, è richiesta inoltre la valutazione dell’efficienza delle opere

di difesa del suolo e delle infrastrutture di contenimento (briglie, reti paramassi,

paravalanghe, muri, ecc.), in modo da individuare i punti critici meritevoli di

sorveglianza.

Le opere devono essere localizzate e riportate su carta, evidenziandone, se possibile, il

livello di efficienza.

Page 23: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

17

D) Individuazione Aree di Emergenza

Le aree di emergenza sono luoghi in cui vengono svolte le attività di soccorso alla

popolazione durante un’emergenza.

Sono distinte in:

� aree di attesa (generalmente piazze, slarghi della viabilità, parcheggi, cortili,

spazi pubblici e privati idonei, ecc.), in cui la popolazione si raccoglie in

occasione di evacuazioni preventive o successivamente al verificarsi di un

evento calamitoso;

� aree di accoglienza o ricovero (generalmente palestre, scuole, capannoni,

alberghi, centri sportivi, tendopoli o campi-container), in cui la popolazione sarà

sistemata, per tempi più o meno lunghi, se costretta ad abbandonare la propria

abitazione.

Ogni Comune valuterà se dotarsi o meno di tali aree in funzione della gravità e

dell’estensione del rischio complessivo individuato sul proprio territorio, considerando

in primo luogo il numero dei residenti potenzialmente coinvolti in un’evacuazione.

Le aree sono poi rappresentate su apposita cartografia, in cui sono evidenziati i

percorsi ottimali per raggiungerle e indicati i servizi in dotazione presso ciascun sito.

E) Censimento mezzi e materiali

Ogni Comune ha la facoltà di dotarsi di propri magazzini per lo stoccaggio di mezzi e

materiali idonei a fronteggiare le emergenze più frequenti nel territorio di competenza,

ma per un principio di ottimizzazione delle risorse esso può stipulare convenzioni con

aziende per la pronta fornitura di quanto necessario.

Page 24: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

18

Tali aziende devono essere censite ed inserite in un apposito elenco, da aggiornarsi

periodicamente.

F) Definizione Scenari di Rischio

Per “Scenario di Rischio” si intende una descrizione verbale sintetica, accompagnata

da cartografia esplicativa, dei possibili effetti che un evento definito avrebbe su

persone e cose.

Individuare gli scenari di rischio e analizzarli in maniera approfondita è il fulcro del

Piano di Emergenza, pertanto il livello di dettaglio raggiunto dovrà essere il massimo

possibile.

Valutare gli effetti di un evento non potrà mai dare una risposta univoca, e si dovranno

ipotizzare scenari massimi e scenari intermedi, per consentire una reazione

proporzionata.

Per ogni scenario devono essere individuate le vie di fuga, la viabilità alternativa, le

aree di attesa, di accoglienza o ricovero della popolazione, le aree di ammassamento

dei materiali e del personale di soccorso e i “cancelli” di regolazione degli afflussi-

deflussi nelle aree colpite.

G) Analisi Sistemi di Monitoraggio e Precursori

I fenomeni che possono generare emergenze sono distinti in due categorie:

� fenomeni noti e quantificabili (alcuni tipi di fenomeni idrogeologici): in questo

caso dovranno essere presenti e attive reti di monitoraggio idropluviometrico, al

fine di associare soglie di pioggia o portata ai vari livelli di attivazione del

modello di intervento;

� fenomeni non quantificabili, di rapido impatto o non prevedibili (altri tipi di

fenomeni idrogeologici, terremoti, incendi boschivi, incidenti industriali, ecc.):

Page 25: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

19

per questa tipologia di fenomeni i tempi per un’efficace attività di preannuncio

sono troppo ristretti o inesistenti, e quindi la risposta del Piano dovrà essere

mirata all’elaborazione di sole procedure di emergenza.

Non è necessario che le Amministrazioni comunali si dotino di una propria rete di

monitoraggio, in quanto possono usufruire di stazioni già esistenti a livello regionale o

provinciale; è invece fondamentale che esse conoscano i fenomeni precursori.

Costituiscono dati primari a disposizione i bollettini meteorologici e i comunicati di

condizioni meteorologiche avverse emessi dal Servizio di Protezione Civile Regionale.

H) Definizione Modello di Intervento

In ogni Comune deve essere individuato un Referente Operativo Comunale (ROC),

che costituisca un riferimento fisso e permanente in costante reperibilità (al limite

potrà essere il Sindaco stesso), con la funzione, in emergenza, di collaborare con il

Sindaco attraverso incarichi operativi di primaria importanza.

Gli altri componenti dell’Amministrazione devono organizzare un servizio di pronta

reperibilità, in modo che sia costituito un corpo potenzialmente attivo in qualsiasi

momento si renda necessario.

In caso di emergenza determinata da “eventi naturali o connessi con l'attività

dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più

enti o amministrazioni competenti in via ordinaria” (art. 2, comma 1, lettera b), L.

225/92), il Sindaco può avvalersi di una struttura appositamente convocata, l’Unità di

Crisi Locale (UCL) attiva 24 ore su 24, composta indicativamente da Referente

Operativo Comunale, Tecnici comunali, Comandante Polizia municipale,

Responsabile Associazione di Volontariato locale e Comandante locale Stazione

Carabinieri, di supporto nelle azioni decisionali, organizzative, amministrative e

tecniche.

Page 26: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

20

Il modello è costituito dalle procedure di intervento, distinte in funzione di:

� fenomeni prevedibili o non prevedibili;

� livello di attivazione: preallarme (codice 1), allarme (codice 2), emergenza (codice

3);

� tipologia di rischio.

Tali procedure devono contenere tutti i dettagli operativi necessari alla gestione

dell’emergenza ed essere raccolte in maniera organica e facilmente consultabile;

devono inoltre possedere sufficiente elasticità da potersi adattare ad evenienze

particolari.

È fondamentale che questa attività sia svolta internamente dalla struttura comunale,

anche in caso di redazione del Piano da parte di un professionista esterno, poiché

l’attivazione dei diversi uffici può essere definita e decisa solo dai componenti degli

uffici stessi.

Nel modello di intervento devono essere previsti almeno:

� l’immediata reperibilità dei membri dell’UCL;

� l’attivazione dei volontari e del monitoraggio delle situazioni di rischio

possibile;

� il controllo del territorio e l’eventuale predisposizione di cancelli sulla viabilità;

� le procedure di attivazione e presidio delle aree di emergenza;

� l’allertamento della popolazione;

� le procedure di evacuazione.

Page 27: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

21

I) Verifica e Aggiornamento del Piano

Il Piano di Emergenza è tarato su una situazione ipotetica verosimile, sulla base delle

conoscenze possedute al momento; non si tratta quindi di uno strumento rigido ma al

contrario dinamico e aperto ad aggiornamenti e revisioni, in quanto risulta tanto più

efficace quanto più è aderente alla realtà, territoriale, sociale o politico-organizzativa.

Un primo Piano può essere sintetico purché efficiente, in seguito potrà sempre essere

approfondito: “un piano “speditivo” è meglio che nessun piano”.

L’efficienza del Piano è testata attraverso le esercitazioni.

Esse devono mirare a verificare, in condizioni estreme e diversificate, ma verosimili,

la capacità di risposta di tutte le strutture operative interessate e facenti parte del

modello di intervento, così come previsto dal Piano. Le imperfezioni o le mancanze

nella pianificazione possono così essere evidenziate e corrette.

Un’analoga riflessione può essere effettuata nell’immediato post-emergenza, dopo che

il Piano è stato realmente messo alla prova.

L) Comunicazione

Tra i doveri del Sindaco, vi è quello di informare la popolazione su situazioni di

pericolo connesse a calamità naturali.

La comunicazione, sia in periodi di normalità (informazione preventiva) sia in

situazioni di emergenza, è estremamente importante per sviluppare nella popolazione

la consapevolezza necessaria alla corretta applicazione delle regole e dei

comportamenti suggeriti nel Piano.

L’informazione è uno degli obiettivi principali a cui tendere nell’ambito di una

concreta politica di riduzione del rischio: infatti, il sistema territoriale, inteso come

l’insieme dei sistemi naturale, sociale e politico, risulta essere tanto più vulnerabile,

rispetto ad un determinato evento, quanto più basso è il livello di conoscenza della

Page 28: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

22

popolazione riguardo alla fenomenologia dell’evento stesso, al suo modo di

manifestarsi e alle azioni necessarie a mitigarne gli effetti.

L’informazione in normalità prevede che il cittadino conosca:

� le caratteristiche scientifiche di base del rischio che insiste sul proprio territorio;

� le disposizioni del Piano di Emergenza nell’area in cui risiede;

� come comportarsi prima, durante e dopo l’evento;

� con quale mezzo e in quale modo verranno diffusi informazioni ed allarmi.

In fase di emergenza i messaggi diramati dovranno chiarire principalmente:

� la fase in corso (preallarme, allarme, emergenza);

� cosa è successo, dove, quando e quali potranno essere gli sviluppi;

� quali strutture operative di soccorso sono impiegate e come stanno svolgendo la

loro attività;

� i comportamenti di autoprotezione.

Il contenuto dei messaggi dovrà essere chiaro, sintetico, preciso, essenziale; le

informazioni dovranno essere diffuse tempestivamente, ad intervalli regolari e con

continuità.

1.8. Il Metodo Augustus

Il Metodo Augustus (Dipartimento della Protezione Civile, 1998) consiste in linee

guida per la pianificazione di emergenza, varate per uniformare gli indirizzi, i

protocolli ed i termini, in modo da rendere più efficaci i soccorsi che si rendono

necessari nel sistema complesso dell’emergenza.

Page 29: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

23

La denominazione deriva dall’imperatore Ottaviano Augusto che, duemila anni fa,

affermò che “il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato

delle cose”. Egli già coglieva la necessità di raccordare il “percorso della natura” e la

“cosa pubblica”; questa intuizione, trasportata nella moderna pianificazione di

emergenza, si traduce in una ricerca di:

� semplicità, nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure;

� flessibilità, secondo i rischi presenti nel territorio.

L’approccio innovativo prevede l’introduzione di “Funzioni di supporto”, nelle sale

operative, tali per cui:

� per ciascuna di esse dovranno essere rese disponibili risorse fornite da tutte le

Amministrazioni pubbliche o privati che concorrono alla pianificazione;

� ai Responsabili sono affidati sia il controllo della specifica operatività, sia

l’aggiornamento in “tempo di pace” dei dati relativi alla propria funzione

nell’ambito del Piano di Emergenza.

Collaborare nell’aggiornamento in “tempo di pace” del Piano fornisce l’attitudine ad

un’analoga collaborazione in situazioni di emergenza, con il risultato di un incremento

dell’efficienza della risposta di protezione civile.

1.8.1. Il Metodo Augustus nella Pianificazione Comunale di Emergenza 8

L’insieme coordinato di tutte le attività di Protezione Civile per fronteggiare una

qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il Piano di

Emergenza. 8 Metodo Augustus – Dipartimento della Protezione Civile, 1998.

Page 30: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

24

Esso deve recepire:

� Programmi di Previsione Prevenzione;

� informazioni relative a:

o processi fisici che causano le condizioni di rischio;

o precursori;

o eventi;

o scenari;

o risorse disponibili.

Per conseguire un successo in una qualsiasi emergenza di protezione civile occorre

che ogni Piano, indipendentemente dai livelli di competenza, sia strutturato in tre

parti fondamentali:

1. Parte generale, in cui si raccolgono tutte le informazioni relative alla

conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione

degli scenari di rischio;

2. Lineamenti della Pianificazione, in cui si individuano gli obiettivi da

conseguire, per fornire un’adeguata risposta di protezione civile ad una

qualsiasi emergenza;

3. Modello di intervento, in cui si assegnano le responsabilità nei vari livelli di

comando e controllo per la gestione delle emergenze, si realizza il costante

scambio di informazioni, si utilizzano le risorse in maniera razionale.

Il Piano di Emergenza Comunale, in particolare, deve essere strutturato come segue.

A. PARTE GENERALE

A.1 Dati di base

Page 31: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

25

Cartografia:

� carta di delimitazione del territorio, provinciale e comunale, scala 1:200.000

o 1:150.000

� carta idrografica, scala 1:100.000

� carta dell’uso del suolo comunale e provinciale, scala 1:50.000

� carta dei bacino idrografico con l’ubicazione degli invasi e gli strumenti di

misura (pluviometri e idrometri), scala 1:150.000 o 1:200.000

� carta geologica, scala 1:100.000

� carta geomorfologica, scala 1:25.000

� carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala

1:25.000

� cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole,

turistiche)

� cartografia delle aree per l’ammassamento delle forze e delle risorse, scala

1:10.000

� cartografia delle aree utilizzabili per attendamenti, roulottopoli e

containeropoli, scala 1:10.000

� cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della

vulnerabilità, scala 1:5.000 o 1:10.000

� cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio comunale

� cartografia del rischio sul territorio comunale

Popolazione:

� n° abitanti del comune e nuclei familiari

� superficie comunale

� carta densità della popolazione comunale

Materiale utile:

� atlanti stradali regionali e nazionale

� riproduzione su lucido copie di lavoro della cartografia.

Page 32: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

26

A.2 Scenari degli eventi massimi attesi 9

A.2.1 Rischio idrogeologico:

A.2.1.1 Alluvione

� cartografia delle aree inondabili

� stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili

� stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili

� quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree

inondabili

� indicatori di rischio (reti di monitoraggio).

A.3 Indicatori di evento e risposta del Sistema Comunale di Protezione Civile

Gli eventi si dividono in eventi prevedibili (vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili

(terremoto, rischio chimico industriale, incendi boschivi).

Qualora in una porzione di territorio comunale si riscontrino eventi prevedibili in un

arco di tempo determinato, sarà fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta

graduale del Sistema Comunale di Protezione Civile coordinata dal Sindaco.

Sarà quindi prioritario da parte del Sindaco tramite il proprio Centro Operativo

(composto dai responsabili delle funzioni di supporto comunali) organizzare la prima

risposta operativa di protezione civile, mantenendo un costante collegamento con tutti

gli Enti preposti al monitoraggio per gli eventi attesi nel proprio territorio.

Con questo collegamento si potranno dare in tempo reale tutte le attivazioni operative

in base al livello di allarme dato per l'evento.

9 In questa sede si riporta il solo Rischio Idrogeologico, nella parte Alluvione.

Page 33: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

27

B. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

B.1 Coordinamento operativo comunale

Il Sindaco è Autorità Comunale di Protezione Civile (art. 15, comma 3, L. 225/92). Al

verificarsi dell’emergenza assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di

soccorso in ambito comunale e ne dà comunicazione al Prefetto ed al Presidente della

Giunta Regionale.

Il Sindaco per l’espletamento delle proprie funzioni si avvale del Centro Operativo

Comunale.

B.2 Salvaguardia della popolazione

Il Sindaco quale Autorità di Protezione Civile è Ente esponenziale degli interessi della

collettività che egli rappresenta, di conseguenza ha il compito prioritario della

salvaguardia della popolazione e la tutela del proprio territorio.

Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate

all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo

deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).

Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza alla popolazione (aree

di accoglienza, ecc.).

Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza

organizzare il primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.

B.3 Rapporti con le istituzioni locali per la continuità amministrativa e supporto

all’attività di emergenza

Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità

amministrativa del proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, ecc.) provvedendo, con

immediatezza, ad assicurare i collegamenti con la Regione, la Prefettura, la

Provincia, la Comunità Montana.

Page 34: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

28

Ogni Amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla legge,

dovrà supportare il Sindaco nell’attività di emergenza.

B.4 Informazione alla popolazione

Uno dei punti cardine dei piani di emergenza riguarda l’informazione alla

popolazione.

E’ fondamentale, che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate

all’evento conosca preventivamente:

� caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio

territorio;

� le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;

� come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;

� con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi.

B.5 Salvaguardia del sistema produttivo locale

La salvaguardia del sistema produttivo è uno dei principali obiettivi da realizzare nelle

aree colpite da eventi calamitosi.

Questo intervento di protezione civile si può effettuare o nell'immediato periodo prima

che l'evento si manifesti (eventi prevedibili) attuando piani di messa in sicurezza dei

mezzi di produzione e dei relativi prodotti stoccati oppure immediatamente dopo che

l'evento ha causato danni (evento imprevedibile) alle persone e alle cose in una

determinata porzione di territorio; in questo caso si dovranno organizzare interventi

per il ripristino dell'attività produttiva e commerciale nell'area colpita attuando

interventi mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.

La competizione delle aziende produttive nel mercato nazionale e internazionale non

permette che la sospensione della produzione sia superiore ad alcune decine di giorni.

Page 35: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

29

B.6 Ripristino delle comunicazioni e dei trasporti

Questo settore rappresenta una parte fondamentale della pianificazione e deve

trattare tutte le problematiche relative alla salvaguardia dei servizi di pubblico

interesse.

Durante il periodo dell'emergenza si dovranno già organizzare interventi mirati per la

riattivazione dei trasporti sia terrestri, aerei, marittimi, fluviali, la riattivazione del

trasporto delle materie prime e di quelle strategiche, l’ottimizzazione dei flussi di

traffico lungo le vie di fuga e l'accesso dei mezzi di soccorso nell'area colpita.

B.7 Funzionalità delle telecomunicazioni

La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per

gli uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell'area colpita attraverso

l'impiego necessario di ogni mezzo o sistema TLC.

Si dovrà mantenere la funzionalità delle reti radio delle varie strutture operative per

garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare

comunicati, allarmi ecc..

In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di

supporto la quale garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi mirati

per ridare piena funzionalità alle telecomunicazioni.

B.8 Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali

Nel confermare che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in

salvo la popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita

"civile", messo in crisi da una situazione di grandi disagi sia fisici che psicologici, è

comunque da considerare fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati

nelle zone a rischio. Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il

censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo specifiche squadre di tecnici

per la messa in sicurezza dei reperti, o altri beni artistici, in aree protette.

Page 36: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

30

B.9 Modulistica dell’intervento

La modulistica allegata al Piano è funzionale al ruolo di coordinamento e indirizzo

che il Sindaco è chiamato a svolgere in caso di emergenza.

La raccolta dei dati, prevista da tale modulistica, è suddivisa secondo le funzioni

comunali previste per la costituzione di un Centro Operativo Comunale.

Questa modulistica consente di omogeneizzare linguaggi e procedure del Sistema di

Protezione Civile sia centrale che periferico.

B.10 Relazione giornaliera dell’intervento, da inviare alla Prefettura

La relazione sarà compilata dal Sindaco e dovrà contenere le sintesi delle attività

giornaliere, ricavando i dati dalla modulistica dell’intervento.

Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno anche,

attraverso i mass media locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare.

[…]

B.11 Struttura dinamica del Piano: aggiornamento dello scenario, delle procedure ed

esercitazioni

Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle

associazioni del volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e

le nuove disposizioni amministrative in materia di protezione civile e assetto del

territorio di competenza della Pubblica Amministrazione, comportano un continuo

aggiornamento del Piano sia per lo scenario dell’evento atteso che per le procedure.

Le esercitazioni rivestono un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia

del Piano di Emergenza. Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli

secondo le competenze attribuite alle singole strutture operative previste dal Piano.

[…]

Page 37: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

31

Per far assumere al piano stesso sempre più le caratteristiche di un documento vissuto

e continuamente aggiornato, sarà fondamentale organizzare le esercitazioni anche in

fasi distinte:

� esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano;

� esercitazioni congiunte tra le strutture operative e la popolazione interessata

all’evento atteso (la popolazione deve conoscere e provare attraverso le

esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso di calamità);

� esercitazione periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche

queste senza preavviso, per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli

responsabili delle funzioni di supporto e dell’efficienza dei collegamenti.

Ad una esercitazione a livello comunale devono partecipare, oltre alla popolazione,

tutte le strutture operanti sul territorio coordinate dal Sindaco.

C. MODELLO DI INTERVENTO

C.1 Sistema di comando e controllo

Il Sindaco, per assicurare, nell’ambito del proprio territorio comunale, la direzione ed

il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita,

provvede ad organizzare gli interventi necessari dandone immediata comunicazione al

Prefetto ed al Presidente della Giunta Regionale, che lo supporteranno nelle forme e

nei modi previsti dalla norma.

C.1.1 Centro Operativo Comunale

Il Sindaco in qualità di Autorità Comunale di Protezione Civile al verificarsi

dell’emergenza, nell’ambito del territorio comunale, si avvale del Centro Operativo

Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza

alla popolazione colpita.

Page 38: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

32

Il Centro Operativo Comunale dovrà essere ubicato in un edificio non vulnerabile ed

in un’area di facile accesso.

La struttura del Centro Operativo Comunale si configura secondo le seguenti 9

funzioni di supporto:

1 - TECNICO SCIENTIFICO PIANIFICAZIONE

Il referente sarà il rappresentante del Servizio Tecnico del comune, prescelto già in

fase di pianificazione; dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie

componenti scientifiche e tecniche.

2 – SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE

Saranno presenti i responsabili della Sanità locale, le Associazioni di volontariato che

operano nel settore sanitario. Il referente sarà il rappresentante del Servizio Sanitario

Locale.

3 - VOLONTARIATO

I compiti delle Associazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei

Piani di Protezione Civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla

natura ed alla tipologia delle attività esplicate dall’Associazione e dai mezzi a loro

disposizione.

Pertanto, nel Centro Operativo, prenderà posto il coordinatore indicato nel Piano di

Protezione Civile.

Il coordinatore provvederà, in "tempo di pace", ad organizzare esercitazioni

congiunte con le altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità

organizzative ed operative delle suddette associazioni.

4 - MATERIALI E MEZZI

La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una

emergenza di qualunque tipo.

Page 39: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

33

Questa funzione, attraverso il censimento dei materiali e mezzi comunque disponibili e

normalmente appartenenti ad enti locali, volontariato ecc. deve avere, attraverso

l'aggiornamento semestrale, un quadro costantemente aggiornato delle risorse

disponibili essendo divise per aree di stoccaggio.

Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell'area

dell’intervento.

Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non può essere fronteggiata a livello

locale, il Sindaco rivolgerà analoga richiesta al Prefetto competente.

5 - SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali

erogati sul territorio coinvolto.

Mediante i Compartimenti Territoriali deve essere mantenuta costantemente

aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete.

L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è

comunque coordinata dal proprio rappresentante nel Centro Operativo. Eventuali

concorsi di personale e mezzi vanno coordinati dal responsabile del C.O. (interventi di

mezzi speciali, impiego di spazzaneve, ecc.).

Dovranno essere previste esercitazioni nelle quali i singoli Enti preposti

all’erogazione dei servizi ottimizzeranno il concorso di uomini e mezzi nelle varie

ipotesi di emergenza, secondo i criteri di garanzia, messa in sicurezza degli impianti e

ripristino dell’erogazione.

6 - CENSIMENTO DANNI, PERSONE E COSE

L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare

importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento

calamitoso e per determinare sulla base dei risultati, riassunti in schede riepilogative,

gli interventi d’emergenza.

Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà

effettuare un censimento dei danni riferito a:

Page 40: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

34

� persone;

� edifici pubblici;

� edifici privati;

� impianti industriali;

� servizi essenziali;

� attività produttive;

� opere di interesse culturale;

� infrastrutture pubbliche;

� agricoltura e zootecnia;

� altro.

Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di:

� funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune o del Genio Civile;

� esperti del settore sanitario, industriale e commerciale.

È altresì ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici del Corpo Nazionale dei

Vigili del Fuoco, Servizio Lavori Pubblici, Genio Civile o l’intervento della Comunità

Scientifica per le verifiche di stabilità che dovranno essere effettuate in tempi

necessariamente ristretti.

7 - STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

Il responsabile della suddetta funzione dovrà coordinare le varie componenti locali

istituzionalmente preposte a questo servizio.

In particolare questa funzione dovrà inoltre regolamentare localmente i trasporti, la

circolazione ed il traffico ed altre strutture operative inviate sul posto dal Prefetto.

8 - TELECOMUNICAZIONI

Il coordinatore di questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale

della Telecom, con il responsabile provinciale P.T., con il rappresentante

dell’Associazione dei radioamatori presenti sul territorio, organizzare una rete di

telecomunicazione affidabile anche in caso di evento di notevole gravità.

Page 41: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

35

9 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

Per fronteggiare le esigenze della popolazione, a seguito dell’evento calamitoso,

dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente amministrativo locale in

possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività

delle strutture turistiche (alberghi, campeggi, ecc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree

pubbliche e private da utilizzare come "zone ospitanti".

Il funzionario dovrà fornire un quadro delle disponibilità di alloggiamento e dialogare

con le autorità preposte all’emanazione degli atti necessari per la messa a

disposizione degli immobili o delle aree.

C.2 Attivazioni in emergenza

Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal

Sindaco.

C.2.1 Reperibilità dei funzionari del Centro Operativo Comunale

Il Centro Operativo del Comune è composto dai responsabili delle 9 funzioni di

supporto i quali saranno convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti.

C.2.2 Delimitazione delle aree a rischio

Tale operazione avviene tramite l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli,

sulle reti di viabilità, ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed

in uscita all’area a rischio.

La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari

onde favorire manovre e deviazioni.

Page 42: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

36

C.2.3 Aree di ammassamento dei soccorritori

Le aree di ammassamento dei soccorritori devono essere preventivamente individuate

dalle Autorità competenti (Regione, Province) al fine di garantire un razionale

impiego nelle zone di operazione dei soccorritori.

Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con il Comune.

Tali aree debbono essere predisposte nelle vicinanze dei caselli autostradali o

comunque facilmente raggiungibili per strade agevoli anche con mezzi di grande

dimensioni; possibilmente lontano dai centri abitati e non soggette a rischio.

C.2.4 Aree di ricovero della popolazione

Tali aree devono essere dimensionate per accogliere, almeno, una tendopoli per 500

persone, facilmente collegabili con i servizi essenziali (luce, acqua, fognature, ecc.) e

non soggette a rischi incombenti.

Queste aree dovranno essere preventivamente conosciute in quanto si configurano

come spazi di primo ritrovo della popolazione colpita dall’evento.

Sono inoltre riportate indicazioni sulle modalità di aggiornamento, di esercitazione e

informazione alla popolazione.

Riguardo le Funzioni di supporto, il documento riporta quanto segue:

L’organizzazione di base per rendere efficaci e vitali tutte e tre le parti di un Piano

(parte generale, lineamenti e modello di intervento) passa attraverso l’attuazione delle

Funzioni di supporto.

Le Funzioni di supporto, all’interno di un Piano di Emergenza, sono l’organizzazione

delle risposte che occorre dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di

evento calamitoso.

Page 43: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

37

Ogni funzione, rispetto alle altre, acquisterà un rilevo differente a seconda degli effetti

causati dal singolo evento calamitoso.

La differenziazione della risposta sarà tanto più efficace quanto più il sistema del

Piano sarà flessibile.

Attraverso l’attivazione delle Funzioni di supporto si conseguono quattro distinti

obiettivi:

� 1° obiettivo: si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro

coordinatore;

� 2°obiettivo: i singoli responsabili mantengono vivo, e quindi efficace, il Piano

attraverso il quotidiano aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla

propria funzione di supporto;

� 3° obiettivo: in caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono

la veste di operatori specializzati nell’ambito della propria funzione di

supporto;

� 4° obiettivo: si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di

supporto attivate.

Il sistema organizzativo individuato dal Metodo Augustus incontra spesso, nella fase

applicativa, una serie di ostacoli legati alla sua complessa articolazione. Indispensabile

per la sua efficacia nei casi più gravi, per piccoli Comuni può essere sostituito da

schemi semplificati 10.

10 Mario Moiraghi – Protezione Civile, Origine, Sviluppi e Metodi. Libreria Clup, edizione 2002.

Page 44: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

38

1.9. Il rischio idrogeologico

“Il dissesto idrogeologico rappresenta per il nostro Paese un problema di notevole

rilevanza, visti gli ingenti danni arrecati ai beni e, soprattutto, la perdita di moltissime

vite umane. In Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare e si presenta

in modo differente a seconda dell’assetto geomorfologico del territorio: frane,

esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio, trasporto di massa lungo i

conoidi nelle zone montane e collinari, esondazioni e sprofondamenti nelle zone

collinari e di pianura.

Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio a frane ed alluvioni,

rientra senza dubbio la conformazione geologica e geomorfologica, caratterizzata da

un’orografia giovane e da rilievi in via di sollevamento.

Tuttavia il rischio idrogeologico è stato fortemente condizionato dall’azione

dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato,

incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la

presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi

manifestati, a volte con effetti catastrofici. L’abbandono dei terreni montani,

l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco

rispettose dell’ambiente, l’apertura di cave di prestito, l’occupazione di zone di

pertinenza fluviale, l’estrazione incontrollata di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo, il

prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, la mancata manutenzione dei versanti e

dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in

evidenza la fragilità del territorio italiano.

Il continuo verificarsi di questi episodi ha indotto una politica di gestione del rischio

che affrontasse il problema non solo durante le emergenze.

Si è così passati da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e

sull’erogazione di provvidenze, ad una cultura di previsione e prevenzione, diffusa a

vari livelli, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e all’adozione di

interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi.

Page 45: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

39

A seguito dell’emanazione di recenti provvedimenti normativi, sono state perimetrate

le aree del territorio italiano a rischio idrogeologico elevato o molto elevato.

Parallelamente continuano ad essere intrapresi, promossi e finanziati numerosi studi

scientifici volti allo studio dei fenomeni ed alla definizione più puntuale delle

condizioni di rischio.

Sono state inoltre incrementate ed accelerate le iniziative volte alla creazione di un

efficace sistema di allertamento e di sorveglianza dei fenomeni e alla messa a punto di

una pianificazione di emergenza volta a coordinare in modo efficace la risposta delle

istituzioni agli eventi” 11.

Il rischio è definito come "l’entità del danno atteso in una data area e in un certo

intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso".

Per un dato elemento a rischio, l’entità dei danni attesi può essere valutata attraverso:

• la pericolosità (H), ovvero la probabilità di occorrenza di un evento calamitoso

di una data intensità entro un certo intervallo di tempo ed in una zona tale da

influenzare l’elemento a rischio;

• la vulnerabilità (V), ovvero il grado di perdita (espresso in una scala da 0 =

“nessun danno” a 1 = “perdita totale”) prodotto su un certo elemento o gruppo

di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi dell’evento calamitoso

temuto;

• il valore dell’elemento a rischio (E), ovvero il valore (che può essere espresso

in termini monetari o di numero o quantità di unità esposte) della popolazione,

delle proprietà e delle attività economiche, inclusi i servizi pubblici, a rischio in

una data area.

11 dal sito www.protezionecivile.it

Page 46: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

40

Sotto determinate ipotesi il rischio può essere espresso semplicemente dalla seguente

espressione (proposta dall’UNESCO), nota come “equazione del rischio”:

R = H x V x E

Spesso è difficile giungere ad una stima quantitativa del rischio per la difficoltà della

parametrizzazione, in termini probabilistici, della pericolosità e della vulnerabilità e, in

termini monetari, degli elementi a rischio.

La valutazione del rischio consiste nell’analisi dei rapporti che intercorrono fra i vari

fattori di vulnerabilità del territorio e le diverse forme di pericolosità possibili.

La mitigazione del rischio può essere attuata, a seconda dei casi, intervenendo nei

confronti della pericolosità, della vulnerabilità, o del valore degli elementi a rischio.

Sia la valutazione che la mitigazione del rischio richiedono quindi l’acquisizione di

informazioni territoriali sui caratteri geologico-ambientali e su quelli socio-economici

dell’area in esame 12 .

12 dal sito www.rischioidrogeologico.it.

Page 47: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

41

CAPITOLO 2

GESTIONE DEL PIANO DI PROTEZIONE

CIVILE SU SUPPORTO INFORMATICO:

PETer

Le tecnologie attualmente disponibili in campo informatico ed elettronico consentono

un immediato reperimento di dati e informazioni, e quindi una rapidità operativa che,

nel settore della protezione civile, risponde alle precise necessità delle situazioni di

emergenza.

In questo campo, più che una tecnologia specialistica, è necessario implementare

sistemi di facile accesso, in modo che chiunque, in un momento in cui non sono

ammessi troppi vincoli e complicazioni, vi possa accedere in maniera proficua.

2.1. Globo S.r.l.

Globo S.r.l. è un’azienda di servizi orientata alla progettazione e realizzazione di

Sistemi Informativi Geografici. In particolare si occupa di:

� Progettazione di sistemi GIS. Nella costituzione di un Sistema Informativo

Geografico tale attività è fondamentale per mettere a disposizione dell’utente

tutte le informazioni di cui ha bisogno.

Page 48: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

42

� Costituzioni di basi di dati.

� Sviluppo di applicazioni software. Tale servizio comprende la

personalizzazione di applicativi GIS di mercato, lo sviluppo di applicazioni su

richiesta e di pacchetti software per la risoluzione delle più comuni

problematiche di Pubblica Amministrazione.

Globo è Business Partner ESRI Italia, società licenziataria e “Official ESRI

Distributor” per l’Italia dei programmi, prodotti, servizi e dei nomi, marchi e segni

distintivi di titolarità e proprietà di ESRI, leader mondiale nel settore GIS.

2.2. PETer – Protezione ed Emergenze del Territorio

2.2.1. Descrizione del software

PETer è un software sviluppato da Globo per la costituzione ed il mantenimento di

Piani di Protezione Civile.

Supporta i Piani dei singoli Enti Comunali e li gestisce sia in maniera indipendente sia,

secondo un modello organizzativo di tipo collaborativo, aggregandone le informazioni

per costituire Sistemi Informativi sovracomunali; si dimostra di conseguenza adatto ad

accogliere una pianificazione a livello comunale, intercomunale (Comunità Montane)

e provinciale. Consente inoltre un flusso informativo in direzione contraria, di sola

consultazione, verso piani di Enti Territoriali di superiore o pari livello. Lo scambio di

dati tra i diversi Enti può avvenire sia utilizzando modalità tradizionali, sia sfruttando

la tecnologia Internet.

PETer si configura anche come uno strumento adatto al libero professionista che si

occupa della redazione e gestione dei Piani per comuni differenti: può essere infatti

attivata una gestione multi-sito, che consente di importare i dati di più Comuni nello

Page 49: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

43

stesso database e nella medesima cartografia, con la facoltà di scegliere di volta in

volta il sito corrente, ovvero quello verso il quale PETer consente anche le operazioni

di inserimento, modifica e cancellazione dei dati, anziché la sola consultazione

prevista per la semplice gestione secondo il modello collaborativo.

Il database di PETer è strutturato in maniera conforme al Metodo Augustus, e ne

riprende il complesso schema organizzativo, lasciando comunque la facoltà di inserire

una quantità inferiore di informazioni.

I dati alfanumerici sono archiviati in un database relazionale organizzato in schede,

secondo uno schema che riflette quello del sistema informatico Mercurio (schema tipo

proposto dalla Direzione Generale della Protezione Civile) e sono correlati da dati di

tipo cartografico.

I dati geografici sono archiviati in formato ESRI Shapefile.

Le banche dati alfanumeriche sono organizzate utilizzando il software MS Access2000

e una rubrica molto simile a quella di MS Windows.

L'architettura del software PETer prevede tre applicativi diversi, progettati per

soddisfare le esigenze di una struttura articolata ed acquisire le sole licenze software

effettivamente necessarie alla gestione del sistema.

• PETer Sito: è l'applicazione che consente la gestione completa del Piano di

Protezione Civile. Permette l'inserimento, la modifica e la cancellazione di tutte

le entità geografiche ed alfanumeriche. Consente inoltre la gestione delle

procedure di emergenza.

• PETer Rilievo: è l'applicazione orientata al rilevamento dei dati relativi alle

entità coinvolte nel Piano di Protezione Civile. Permette l'inserimento, la

modifica e la cancellazione delle sole entità alfanumeriche.

• PETer Publisher: è l'applicazione dedicata alla consultazione del Piano.

Consente l'accesso ai dati in sola lettura. Essendo royalty free è distribuibile

gratuitamente a tutti i soggetti coinvolti nella gestione del piano, consulenti,

volontari, ecc.

Page 50: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

44

L’applicativo con il quale ho operato è PETer Sito.

In riferimento al Piano di Protezione Civile, le entità da esso trattate sono:

� rischi (naturali ed antropici);

� strutture (ricettive, sanitarie, di ricovero e raccolta, smistamento, collegamento

ecc.);

� infrastrutture (reti stradali e servizi primari) e relativi manufatti;

� risorse tecniche (materiali e mezzi);

� soggetti (Enti, aziende, persone fisiche, squadre, ecc.);

� dati generali del Comune.

A ciascuna delle entità è possibile associare:

• rappresentazione cartografica;

• documenti informatici di qualsiasi tipo (documenti Office, immagini, filmati,

relazioni tecniche, applicazioni software);

• informazioni relative ai soggetti associati (proprietari, detentori, responsabili,

ecc.).

Le funzionalità principali del software sono presentate nel paragrafo successivo.

Una particolarità è la presenza di un sistema di gestione della messaggistica, che

consente di comunicare con gli attori coinvolti nella gestione dell'emergenza attraverso

il telefono, via fax o posta elettronica, o tramite SMS.

2.2.2. La costituzione del database DEMO

Durante il periodo di stage presso la Globo, durato 154 ore complessive, mi è stato

richiesto di costruire un database che andasse a costituire il demo (database

dimostrativo) da allegare a PETer in fase di commercializzazione.

Page 51: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

45

Le linee di attività erano:

� documentazione in materia di protezione civile e ricerca bibliografica delle

modalità di redazione di un Piano di Emergenza;

� inserimento di dati alfanumerici e cartografici verosimili ma fittizi, in modo da

non violare in alcun modo la privacy di Enti o soggetti;

� costituzione di un database pressoché completo, così da mostrare tutte le

funzionalità del software, e sul quale poter effettuare interrogazioni e ricerche il

più possibile varie;

� ricerca di normativa di riferimento e raccolta in un’apposita sezione

richiamabile per consultazione;

� durante l’attività segnalazione di eventuali malfunzionamenti del software o

dettagli mancanti.

È stato scelto di rappresentare un Piano di Emergenza Comunale per una visione più

sintetica, seppur ugualmente completa, delle potenzialità del software.

Come premessa, è necessario precisare che in PETer il termine “risorsa” viene

utilizzato con esclusivo riferimento a materiali e mezzi impiegati in fase di emergenza,

mentre nel lessico di protezione civile lo stesso termine ha spesso un significato più

ampio, comprendendo una vasta gamma di entità tra cui risorse umane, risorse

materiali (materiali e mezzi), aree di emergenza, strutture pubbliche di soccorso e

ricettività, ecc. (Fig. 2.1).

Page 52: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

46

Dopo i primi giorni, in cui ho preso confidenza con il software, si è convenuto di

procedere attraverso le seguenti fasi:

Fig. 2.1: Risorse strategiche per il Piano comunale (Mario Moiraghi – Protezione Civile)

Page 53: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

47

1. RICERCA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Nella sezione “Normativa” della finestra “Documenti”, ho aggiornato la legislazione

preesistente attraverso ricerca su Internet e l’ho organizzata per aree tematiche,

distinguendo in ciascuna di esse, ove possibile, Normativa Nazionale da Regionale.

2. CREAZIONE RUBRICA

La “Rubrica” di PETer ha una struttura ad albero (Fig. 2.2), e comprende

denominazione del Sito (in questa sede, il Comune gestito), cartelle, gruppi e contatti

(singoli soggetti).

Ogni Gruppo o Contatto della rubrica sarà in seguito

un soggetto relazionabile alle Entità PETer; ho

pertanto cercato di creare un campionario il più

possibile completo di soggetti potenzialmente

coinvolti in un Piano di Protezione Civile e quindi

contattabili dall’Amministrazione comunale in caso di

emergenza, quali detentori di risorse, mezzi e

materiali, forze operative, proprietari e/o responsabili

di luoghi potenzialmente idonei ad attività di

protezione civile o particolarmente vulnerabili,

personale medico e di volontariato, nonché

responsabili di reti di servizi, supporto alla viabilità e

consulenze specialistiche, anche in riferimento a reti

di monitoraggio eventualmente presenti.

Fig. 2.2: La Rubrica di PETer

Page 54: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

48

I gruppi sono identificati da un recapito comune. Per i contatti, la scheda informativa

allegata, oltre alle consuete informazioni presenti in una rubrica elettronica, consente

di inserire eventuali handicap del soggetto, gruppo sanguigno e fotografia

identificativa utile, ad esempio, per la predisposizione di tesserini ad uso dei volontari.

I soggetti potenzialmente inseribili in Rubrica sono, nel lessico di protezione civile, le

“Risorse Umane” (Fig. 2.3).

Fig. 2.3: Risorse Umane (Mario Moiraghi – Protezione Civile)

Page 55: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

49

3. INSERIMENTO STRUTTURE

La finestra “Strutture” (Fig. 2.4) consente di accedere a ricerca o inserimento di Entità

quali centri di smistamento, elementi vulnerabili, magazzini, ricettività, ricovero e/o

raccolta, sanità, stazioni di collegamento, ovvero quelle che nel lessico di protezione

civile sono aree di emergenza e strutture di ricettività.

Ciascuna di esse è rappresentata da una scheda che, oltre a nome ed ubicazione,

richiede informazioni quali estensione, tipologia edilizia, servizi offerti, stima delle

potenziali persone presenti e altri dati in funzione della tipologia di struttura.

Ho riportato diversi esempi di struttura per ogni tipologia, compatibilmente a quelle

che possono essere presenti in un generico Comune, definendone caratteristiche

verosimili.

Fig. 2.4: Esempio di scheda relativa a “Magazzino”

Page 56: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

50

4. INSERIMENTO INFRASTRUTTURE

Attraverso la finestra “Infrastrutture” si accede alla ricerca o all’inserimento di:

� Reti (acquedotto, elettrodotto, fognatura, gasdotto, oleodotto, telecomunicazioni);

� Manufatti relativi alle reti;

� Strade (autostrade, mulattiere, sentieri, strade private, strade comunali…);

� Manufatti stradali.

Le tipologie di Entità di PETer sono contenute in liste predefinite ma personalizzabili.

Data l’enorme quantità di tipologie di manufatti presenti come opzione di scelta nel

database, ne ho riportata in dettaglio, compilandone le schede (Fig. 2.5), solo una

parte, il più possibile eterogenea, per ogni infrastruttura di riferimento.

Fig. 2.5: Esempio di scheda relativa a “Manufatto Rete”

Page 57: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

51

5. RISORSE

Nella sezione “Risorse”, le schede (Fig. 2.6) sono attivabili a partire da una lista

contenente una vastissima gamma di tipologie, organizzate secondo il settore di

attività. È così possibile catalogare tutte le risorse esterne, con possibilità di

identificarne detentore, proprietario o responsabile, e i mezzi di proprietà del Comune.

Anche per questa Entità ho inserito un campionario di tipologie eterogeneo per settore,

riportandone caratteristiche tecniche reali.

Fig. 2.6: Esempio di scheda relativa a “Risorsa”

Page 58: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

52

6. AMBITI TERRITORIALI

Nel settore “Ambiti Territoriali” (Fig. 2.7) si prevedeva di inserire inizialmente i soli

Enti territoriali quali Regione, Provincia, Comunità Montana, Comune ed eventuale

Frazione. La possibilità di personalizzare l’elenco di tipologie ha consentito di

estendere il concetto ad altre tipologie di aree quali Zone di caccia, Aree Boschive,

Aree montane e, in generale, Aree di particolare pregio naturalistico.

Ho riportato i dati del Comune, di alcune Frazioni, e la descrizione di alcune ipotetiche

Aree protette.

Fig. 2.7: Esempio di scheda relativa ad “Ambito Territoriale”

Page 59: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

53

7. RISCHI

Per quanto riguarda la sezione “Rischi”, per esigenze di completezza, ho ipotizzato la

presenza di ogni tipologia possibile, riportandone delimitazione cartografica,

estensione, popolazione coinvolta e precedenti storici.

La necessità di sintesi imposta dalle schede informative (Fig. 2.9) costringe a

rimandare a documenti allegati più approfonditi.

Fig. 2.9: Esempio di scheda relativa a “Rischio Alluvione”

Page 60: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

54

8. PROCEDURE

Le Procedure, qui come nel lessico di protezione civile, sono successioni o

schematizzazioni di singole azioni operative.

Data la condizione di forte stress che caratterizza una situazione di emergenza, i passi

che compongono una procedura devono essere formulati con assoluta semplicità

grammaticale e sintattica.

Le procedure devono essere articolate in funzione della fase operativa, ovvero:

� Normale attenzione – VERDE (stato di normale vigilanza);

� Allerta – GIALLO (quando i fenomeni precursori segnalano la tendenza ad un

evento anomalo);

� Preallarme – ARANCIONE (quando si ritiene possibile il superamento delle

soglie di rischio accettabili ed è pressoché certa la probabilità che si verifichi un

evento grave);

� Allarme – ROSSO (al verificarsi del fenomeni temuti). Tale stadio può essere a

sua volta distinto in due fasi:

la prima, legata alla certezza che tutte le soglie di sicurezza sono state

irrimediabilmente superate e che la catastrofe è inevitabile;

la seconda, raggiunta quando l’evento si è veramente concretizzato ed è

pervenuta una segnalazione precisa, che individua luogo e scenario.

Page 61: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

55

“Ogni piano di emergenza complessivo deve essere redatto con una strategia, un

metodo e uno stile comune, in modo che le azioni si raccordino; ma questa esigenza

deve coesistere con l’opposta necessità che le singole procedure siano redatte dai

diversi specialisti, competenti nella propria materia”.

“Un sistema procedurale deve essere caratterizzato da alcuni elementi fondamentali:

� Chiarezza, nell’individuazione dei ruoli e nella formulazione delle procedure,

rammentando anche che chi agisce in stato di emergenza non deve interpretare

ma eseguire;

� Efficienza, nella stesura di sequenze operative che non siano solo enunciati, ma

precise istruzioni di azioni concrete, corredate da ogni particolare necessario

all’esecuzione;

� Efficacia, raggiunta solo se le procedure sono mirate al raggiungimento del

risultato e se sono ispirate dalla massima concretezza”.

Risulta molto utile redigere le procedure sotto forma di “check-list”: con questo

termine si intende “un documento scritto che elenca una serie di azioni da compiere,

in successione logica, senza spiegazioni, senza costruzione narrativa, in frasi singole e

di struttura semplice; accanto a ciascuna delle azioni (istruzioni) deve esistere una

possibilità di marcare l’effettivo compimento dell’azione, mediante un segno o un

simbolo” 13.

Nell’inserimento di dati in questa sezione ho tenuto conto delle osservazioni fatte e mi

sono riferita a procedure realmente esistenti (Fig. 2.10).

13 Mario Moiraghi – Protezione Civile, Origine, Sviluppi e Metodi. Libreria Clup, edizione 2002.

Page 62: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

56

Nelle Figg. 2.11 e 2.12 sono mostrate le finestre rispettivamente di gestione della

procedura e di esecuzione del singolo passo.

In Fig. 2.11 si vede come la procedura, in questo caso progettata per la gestione degli

evacuati nei centri di accoglienza, sia organizzata secondo uno schema di flusso.

La bandiera VERDE indica che la procedura è in esecuzione; al termine, una volta che

tutti i passi sono stati eseguiti, la bandiera diventa ROSSA.

Nella descrizione del singolo passo, come si vede in Fig. 2.12, l’istruzione sintetica,

corredata dall’indicazione dei tempi presumibili di esecuzione, può essere corredata da

note maggiormente esplicative.

Se la procedura è in esecuzione, la stessa simbologia della bandiera descritta

precedentemente è attiva: questa modalità è conforme alle richieste della check-list.

Fig. 2.10: Elenco delle Procedure, distinte per Fase di attivazione

Page 63: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

57

��� ������ ������ � �

Fig. 2.11: Finestra di Esecuzione della Procedura

Fig. 2.12: Finestra di Esecuzione del singolo passo

Page 64: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

58

In fase di dettaglio, è necessario individuare i soggetti operativi. Per ciascuno di essi

deve essere predisposto un mansionario, nel quale sono indicate, in successione logica,

le attività di competenza. Ad ogni attività elencata dovrà corrispondere un’apposita

procedura, descrittiva delle azioni da compiere (vedi esempi in Fig. 2.13).

� �� � � � ��� ���������������� ����� �������� ��� � �� ���� � ��� � ���� ����� ��!� ����" �!#������ � � � �$� � �

Fig. 2.13: Varie tipologie di procedure attivabili (Mario Moiraghi – Protezione Civile)

Page 65: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

59

9. EMERGENZE

In fase di emergenza PETer consente di accedere ad una finestra che riporta la

tipologia di evento, la data di manifestazione e i fatti salienti (Fig. 2.14).

La delimitazione cartografica dell’area coinvolta da un’emergenza può essere

effettuata ex novo oppure fatta coincidere con una delle zone definite a rischio.

Il passo successivo è l’attivazione delle procedure pertinenti e, se necessaria, la

collocazione di cancelli in punti strategici (Fig. 2.15), con indicazione delle squadre di

soccorso.

Fig. 2.14: Finestra di Attivazione Emergenza

Page 66: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

60

È inoltre disponibile un elenco predefinito di documenti, già predisposti, quali

comunicati, ordinanze, ecc..

Trattandosi di un database esemplificativo, ho ipotizzato una sola emergenza in corso,

e ho previsto la collocazione di un cancello in entrata.

10. ELABORAZIONE CARTOGRAFICA

Le entità inserite come dati alfanumerici sono state poi riportate nella sezione

“Cartografia”.

Fig. 2.15: Finestra di Attivazione Cancello

Page 67: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

61

Come base è stata utilizzata la carta tecnica del comune di Sarnico, in provincia di

Bergamo, unico dato reale dell’intera progettazione (era necessaria una base

cartografica ufficiale), corredata dalla delimitazione del reticolo idrografico.

Nel riportare le entità, dove ho potuto, ho seguito la simbologia della carta, in modo da

non contraddirla.

Come si detto, il tutto è riportato in formato ESRI Shapefile.

Si tratta di un formato vettoriale non topologico, standard nell’interscambio di dati

geografici, che memorizza le seguenti features (si può tradurre con “modalità di

rappresentazione”):

� punti (points e multipoints, rispettivamente singoli punti o collezioni di punti

che rappresentano nel loro insieme una feature);

� linee (lines o polylines, rispettivamente singole linee o insiemi di linee che

consentono discontinuità);

� poligoni (polygons: possono essere semplici aree, multiparti, e possono

sovrapporsi).

points multipoints

1. line

2. polyline

3. polyline discontinua

Page 68: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

62

In riferimento alla struttura di PETer:

sono punti:

� gruppi, soggetti, risorse, manufatti infrastrutturali e cancelli;

sono linee:

� infrastrutture (reti e strade);

sono poligoni:

� strutture, ambiti territoriali, rischi ed emergenze.

Si può precisare che ogni shapefile, in fase di memorizzazione, è costituito da una

terna di files che condividono lo stesso nome ma hanno diversa estensione: il file con

estensione .shp memorizza l'informazione vettoriale, il file con estensione .dbf

memorizza gli attributi, mentre il file con estensione .shx memorizza gli indici

spaziali.

Ogni tipologia di entità costituisce uno strato informativo (tematismo) attivabile a

scelta, in funzione delle necessità contingenti; è possibile inoltre creare diverse viste

(carte tematiche territoriali) personalizzate.

Per semplicità, nella fattispecie ho realizzato una sola vista.

Il risultato cartografico del DEMO, ottenuto attivando solo i tematismi più rilevanti e

solo alcune tipologie di rischio (per semplicità visiva) è visibile nelle Figg. 2.16 e 2.17.

Page 69: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

63

Fig. 2.17: Dettaglio della figura precedente

Fig. 2.16: Risultato cartografico del DEMO

Page 70: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

64

Utilizzando il software, ho implementato operazioni che fino a quel momento non

erano state oggetto di verifica pratica.

Ho così potuto fornire utili indicazioni ai progettisti per il perfezionamento delle

funzionalità e la risoluzione di alcuni problemi tecnici.

Page 71: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

65

CAPITOLO 3

IL RISCHIO ALLUVIONE A CASSANO

MAGNAGO

3.1. Cassano Magnago

Cassano Magnago si trova in provincia di Varese (Fig. 3.1), dista circa 18 km dal

capoluogo, e confina (Fig. 3.2) con i comuni di Carnago (nord), Oggiona S. Stefano

(nord-est), Gallarate (sud-est), Busto Arsizio (sud), Fagnano Olona (nord-ovest) e

Cairate (sud-ovest).

Cassano Magnago

Oggiona S. Stefano

Cavaria con Premezzo

Ierago con Orago

Solbiate Arno

Carnago

Caronno Varesino

Castelseprio

Cairate

Fagnano Olona

Solbiate Olona

Olgiate Olona

Gallarate

Busto Arsizio

Fig. 3.1: Provincia di Varese Fig. 3.2: Confini Comunali

Page 72: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

66

Il territorio comunale ha un’altitudine compresa tra i 319 e i 240 m s.l.m., si estende

per circa 13 km2 ed è individuato dalle sezioni A5D2, A5D3 e A5D4 della Carta

Tecnica Regionale.

Rientra nel regime pluviometrico sublitoraneo alpino, con medie mensili che

presentano un massimo principale nel periodo autunnale e un massimo secondario in

primavera, mentre il minimo si registra in inverno: i mesi più piovosi sono ottobre

(151 mm), novembre (141,7 mm), maggio (134,8 mm), giugno (129,5 mm) e aprile

(126,4 mm), mentre il mese più secco è gennaio (76,6 mm). La precipitazione media

annua è pari a 1365,5 mm 14.

3.2. Idrografia

Il reticolo idrografico minore si sviluppa in due porzioni:

� una porzione settentrionale collinare a bassa permeabilità, dove è presente una

rete di drenaggio talora notevolmente incisa, ad elevata densità. I corsi d’acqua

hanno carattere torrentizio, e sono caratterizzati da lunghi periodi di scarse o

nulle portate alternati a brevi periodi di portate elevate, associati ad eventi

meteorici di particolare intensità o durata;

� una porzione centro-meridionale di pianura alluvionale, in cui l’elevata

permeabilità consente lo sviluppo della sola asta fluviale.

I principali elementi idrografici dell’area sono i torrenti Arno, Rile, Tenore e, come

affluente del Rile, il Rio Freddo (Fig. 3.4).

14 PAI – Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico – Arno, Rile , Tenore – 1999.

Page 73: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

67

Essi sono privi di recapito in un corso d’acqua principale e presentano la sezione di

chiusura in corrispondenza di apposite aree di spagliamento; lungo l’asta dei tre

torrenti non sono presenti sistemi arginali.

Il territorio comunale ricade quasi completamente all’interno del bacino idrografico

del torrente Rile (Fig. 3.3) e, subordinatamente, dei torrenti Tenore e Arno.

Fig. 3.3: Evidenziato, il bacino del torrente Rile

Torrente Rile

Torrente Tenore

Torrente Arno

Torrente Rio Freddo

Fig. 3.4: I torrenti che caratterizzano il

territorio comunale

Page 74: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

68

3.2.1. Il torrente Rile

Il torrente Rile nasce nella porzione meridionale del territorio comunale di Caronno

Varesino, prosegue poi il suo corso seguendo una direttrice nord-sud, ed attraversa

dapprima il territorio comunale di Carnago, in seguito, dopo aver costeggiato il centro

sportivo Milanello, raggiunge il territorio di Cassano Magnago, nel quale termina il

suo corso immettendosi in vasche di spagliamento (realizzate negli anni ’70).

Ha una lunghezza complessiva di 11,90 km, dei quali 6,9 nella parte collinare e 5 nella

parte di pianura; scorre all’interno del centro abitato per 2,5 km, di cui 1,8 sono

tombinati. Il suo principale affluente è il Rio Freddo, che si sviluppa per 2,4 km.

Il corso del Rile può essere suddiviso in quattro tratti.

� Il tratto di monte inizia in corrispondenza della sorgente e termina presso la

stazione di grigliatura localizzata in via Trieste, poco più a valle della confluenza

con il Rio Freddo: si tratta di un percorso che copre circa 6,9 km, in cui l’alveo ha

conservato per lo più la sua configurazione naturale (Figg. 3.5 e 3.6).

� Il tratto urbano procede fino all’imbocco della tombinatura, per una lunghezza

complessiva di 660 m: in questo tratto il corso d’acqua presenta un andamento

Figg. 3.5 e 3.6: Il Torrente Rile nei boschi di Milanello

Page 75: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

69

piuttosto regolare, caratterizzato da sezioni di tipo trapezoidale (Fig. 3.7) nella

parte di monte e rettangolare (Fig. 3.8) verso valle.

� Il tratto tombinato, preceduto da una sezione di grigliatura, si sviluppa in

corrispondenza del centro abitato, per 1800 m, ed è caratterizzato da un condotto

chiuso di forma poliedrica (Fig. 3.9), con sezioni a geometria difforme (intervento

realizzato negli anni ’30).

Fig. 3.7: Il Torrente Rile in sezione trapezoidale Fig. 3.8: Il Torrente Rile in sezione rettangolare

Fig. 3.9: Ingresso del tratto tombinato, prima

della realizzazione della copertura superiore

Fig. 3.10: Uscita dal tratto tombinato

Page 76: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

70

� Il tratto terminale, a valle della tombinatura (Figg. 3.10 e 3.11), procede per 2,4

km (Fig. 3.12), sottopassa l’autostrada Milano-Varese e termina nelle vasche di

raccolta, localizzate nell’estrema porzione meridionale del territorio di Cassano.

Il bacino del torrente Rile si estende per 9,3 km2 ed è costituito prevalentemente da

aree boschive (40%) e da aree coltivate (35%), mentre la parte urbanizzata (25%)

copre principalmente la porzione meridionale in corrispondenza del centro cittadino.

3.2.2. Il torrente Tenore

Il torrente Tenore nasce nel territorio del comune di Morazzone e si sviluppa

prevalentemente lungo la direttrice nord-sud con andamento pressoché rettilineo,

Fig. 3.11: Il torrente Rile immediatamente a

valle dell’uscita del tombotto

Fig. 3.12: Il torrente Rile prima di

raggiungere il sottopasso autostradale

Page 77: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

71

attraversando diversi comuni fino a raggiungere Cassano Magnago, dove termina il

proprio corso in corrispondenza delle medesime vasche di spagliamento del Rile.

La superficie del bacino è di 13,5 km2, l’asta principale ha una lunghezza complessiva

di 19,4 km, di cui 11,3 nella parte montuosa-collinare e 8,1 nella parte di pianura.

Il corso del Tenore può essere schematicamente suddiviso in due tratti principali.

� Nel tratto di monte, lungo circa 13 km, il torrente scorre in una valle piuttosto

stretta e profonda, inizialmente in direzione nord-sud con andamento rettilineo e in

seguito meandriforme, fino alla sezione di chiusura in località Peveranza; in questa

porzione di bacino (circa 9,57 ha) la moderata pressione antropica ha consentito il

mantenimento di un territorio naturale principalmente boscato.

� Nel tratto di pianura, da Peveranza fino alle

vasche di spagliamento (Fig. 3.13), dopo

circa 2,5 km si esauriscono gli affluenti che

ne avevano caratterizzato il tratto

precedente, il terreno diventa pianeggiante

e gli ingressi in alveo sono costituiti

solamente dagli scarichi fognari dei vari

poli urbanizzati; la prevalenza del territorio

risulta occupata da campi agricoli (47,5%),

il che ne evidenzia lo sfruttamento

intensivo, e boschi (34,5%), mentre solo il

18% è superficie urbanizzata.

Fig. 3.13: Il torrente Tenore prima di raggiungere le vasche di spagliamento

Page 78: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

72

3.2.3. Il torrente Arno

Il torrente Arno ha lunghezza complessiva di 28,6 km, di cui 16 nella parte montuosa-

collinare e 12,6 nella parte di pianura.

Il solo tratto che interessa Cassano Magnago è quello che da Cavaria procede verso

Gallarate, lungo il quale l’Arno attraversa aree agricole del territorio comunale, e ne

costituisce il limite fisiografico.

3.3. La criticità del territorio comunale

Nonostante Arno e Tenore abbiano una certa rilevanza nel determinare la criticità di

alcune porzioni del territorio comunale, l’elemento fluviale che ha condizionato la

storia di Cassano Magnago, spesso in maniera drammatica, è il torrente Rile.

3.3.1. La realizzazione del tratto tombinato

La copertura dei primi tratti del torrente Rile è nata, prima degli anni ’30, dalla

necessità di rendere sicuro l’attraversamento della strada di collegamento tra Gallarate

e Busto Arsizio, passante attraverso il territorio di Cassano Magnago, ovvero l’odierno

tratto della S.P. 12 (via Venegoni e via IV Novembre) che si raccorda con la S.P. 20

(via Bonicalza).

Nell’anno 1931, ad essere tombinati erano solo due tratti (Fig. 3.14), rispettivamente di

185 e 122 m, in corrispondenza dell’attuale via IV Novembre, da via Dubini a via

Moro, e da poco prima di Piazza Libertà fino all’imbocco della via Verdi.

Page 79: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

73

Nel 1932 è stato presentato all’Amministrazione comunale un progetto di ulteriore

copertura, motivato dalle seguenti problematiche: “L’esistenza delle svolte, l’alternarsi

senza razionale e giusta pendenza delle tratte sistemate e coperte a quelle scoperte sul

terreno naturale, l’andamento tortuoso, le varici ed espansioni, danno luogo alla

formazione di innumerevoli piccoli stagni di acque putride che si esauriscono, quasi

soltanto, per evaporazione e costituiscono dannosi focolai di malaria. Si è manifestato

perciò urgente il bisogno di provvedere al risanamento della zona abitata e delle zone

immediatamente limitrofe, col sistemare e coprire l’alveo del Rile, in modo che le

acque siano convogliate e portate quanto è più possibile lontano dall’abitato”.

Nella realizzazione del progetto, furono previsti in diversi punti manufatti d’innesto in

previsione di un futuro utilizzo del condotto anche come ricettore della rete fognaria.

Le conseguenze della realizzazione dell’opera (Fig. 3.15) si resero evidenti già l’anno

successivo, e per tre anni consecutivi si verificarono esondazioni:

Fig. 3.14: Realizzazione del primo tratto tombinato

(1930)

Fig. 3.15: Realizzazione del condotto nel

tratto iniziale corrispondente alle attuali

griglie di via Buttafava (1932)

Page 80: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

74

� 8 maggio 1933 (Fig. 3.16).

� 25 e 26 agosto 1934: “Lo straripamento più

grave del 1934 si verificò nel mattino del 25

Agosto e causò allagamenti, abbattimento di

muri, invasione di case e delle Vie Buttafava, S.

Martino, Cavour (attuale via Cav. Colombo), IV

Novembre. Sua prima causa fu l’ostruzione

della griglia situata all’imbocco del manufatto

costituente la tombatura del Rile attraverso

l’abitato, per il materiale vegetale trasportato

dalle prime acque della piena. In seguito a ciò il

torrente è straripato per tracimazione delle

sponde”.

Si provvide quindi con la ripulitura della griglia.

“Il 26 Agosto le acque a monte del manufatto di tombinatura furono contenute ma

a valle si ebbero degli straripamenti” 15.

La causa delle esondazioni fu individuata nell’insufficienza idraulica del condotto:

esso risentiva della progettazione non unitaria e rivelava la presenza di sezioni e

pendenze irregolari. Si consigliò di intervenire attraverso:

� allontanamento della griglia all’imbocco ed elevazione dei muri di sponda;

� allargamento delle maglie della rete e sua rigorosa pulizia;

� lisciatura delle volte del condotto, al fine di costituire minor attrito;

� rivestimento spondale a valle del manufatto e rimozione dei depositi fluviali.

15 Prof. Fantoli e Marzolo “Relazione consultiva dei provvedimenti da adottarsi per la sicurezza

dell’abitato di Cassano Magnago resisi necessari in seguito alla tombinatura del torrente Rile”;

27/6/1935.

Fig. 3.16: Cassano Magnago, 1933

Page 81: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

75

� 17 novembre 1935: “Le acque in pressione hanno schizzato acqua da tutte le

bocchette di immissione, inondando le strade, allagando cantine, cortili e

adiacenti, confermando così, ancora una volta, l’insufficienza del condotto” 16.

3.3.2. Analisi storica

Da allora si sono verificate esondazioni in media ogni cinque anni: in alcuni casi esse

hanno interessato la sola zona a monte della copertura, in altri la zona a valle, e in altri

ancora entrambe.

Il “Comitato per la difesa dei cittadini dalle inondazioni” (in seguito denominato

semplicemente “Comitato”), attivo dal 1992 con l’obiettivo di sensibilizzare Autorità e

opinione pubblica riguardo la vulnerabilità del territorio comunale, ha registrato gli

eventi più significativi occorsi dopo il 1935:

� 12 novembre 1951: tale evento ha fatto registrare notevoli valori di portata, tanto

che “i chiusini posti nel tratto tombinato vennero sollevati dalla pressione

dell’acqua di parecchie decine di centimetri” 17.

“All’uscita del condotto il torrente Rile ha straripato in molti punti e l’acqua si è

riversata nelle campagne danneggiando le seminagioni [...]. Alcune famiglie

hanno dovuto abbandonare le proprie case mettendo in salvo il bestiame” 18.

“Una vittima dell’Alluvione a Cassano (Romeo Macchi)” 19.

� settembre 1968.

16 Ing. C. Mistrangelo, 1935 17 Ing. Giampaolo Garrione “Interventi di tutela igienico ambientale in via del Lavoro - tratto del

torrente Rile”. Febbraio 1985. 18 Quotidiano La Prealpina del 13/11/1951. 19 Quotidiano La Prealpina del 15/11/1951.

Page 82: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

76

� 30 ottobre 1976: “In occasione dell’evento dell’Ottobre 1976 si è verificato un

fatto che è risultato determinante per la fuoriuscita delle acque: infatti nel tratto

montano del torrente, in territorio di Oggiona S. Stefano, era stata eseguita una

specie di diga costruita in lastre prefabbricate che, consentendo il passaggio delle

acque solo attraverso una piccola luce, determinava l’invasarsi di notevoli volumi

d’acqua al crescere delle portate; questo sconsiderato intervento era stato

eseguito probabilmente con l’intento di immagazzinare una certa quantità

d’acqua da destinarsi ad uso irriguo. Orbene, al crescere del livello delle acque

invasate, la recinzione crollava determinando il formarsi di un picco d’onda di

piena che, traslando celermente lungo l’alveo in quel tratto piuttosto ripido, si

presentava all’imbocco della tombinatura di Cassano […] e causava

l’allagamento di una parte dell’abitato circostante” 20 (Figg. 3.17 e 3.18).

� 30 agosto 1977.

� 19 ottobre 1990.

Riguardo ai due eventi successivi, i più gravosi registrati negli ultimi anni, si

possiedono dati pluviometrici desunti dallo studio di Sistemazione idraulica e

ambientale dei territori appartenenti ai bacini idrografici dei torrenti Arno, Rile e

20 Ing. Giampaolo Garrione “Interventi di tutela igienico ambientale in via del Lavoro - tratto del

torrente Rile”; Febbraio 1985.

Figg. 3.17 e 3.18: Cassano Magnago, 1976

Page 83: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

77

Tenore redatto dall’Autorità di Bacino del fiume Po, nel 1997. Tale studio intraprende

un’analisi idraulica dei soli torrenti Arno e Tenore, in quanto presuppone la

realizzazione delle opere di laminazione sul Rile, secondo quanto riportato nel

Progetto Esecutivo, e quindi una concreta riduzione del rischio.

� 1-2 giugno 1992. “Il picco dell’onda di piena si è verificato intorno a mezzanotte

del 1 Giugno e per due-tre ore si sono avute rovinose esondazioni in tutto il centro

abitato di Cassano Magnago, con l’allagamento di una superficie urbana di circa

60 ettari e con un volume di acqua esondata di circa 300.000 m³. Sono state

coinvolte oltre 500 proprietà con danni per diversi miliardi di Lire

(complessivamente circa 20 miliardi comprendendo sia i danni ai privati cittadini

che alle infrastrutture pubbliche ed alle attività commerciali, artigiane ed

industriali) 21” (Fig. 3.19 e 3.20).

I dati pluviometrici disponibili sono stati registrati dalle stazioni di Varese, Azzate

e Busto Arsizio (Grafico 3.1).

21 Sito ufficiale del Comitato per la difesa dei cittadini dalle inondazioni

(www.comitatoalluvioni.cjb.net).

Figg. 3.19 e 3.20: Cassano Magnago, 1992

Page 84: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

78

Nel medesimo studio è presente una tabella (Tab. 3.1) che riporta i valori massimi

di intensità di pioggia, registrati in funzione della durata, da 0,5 a 24 ore, e

associati ai corrispondenti tempi di ritorno. Si riscontra una criticità che

corrisponde all’incirca ad un evento con tempo di ritorno decennale.

Tab. 3.1 Precipitazioni intense relative all’evento del 1-2 giugno 1992

Azzate Busto Arsizio Varese Durata [ore] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni]

0,5 31,4 3,5 26,2 2,5 29,6 2,5

1 35,4 2,5 45,8 6,5 48,2 6,5

6 101,4 36 98,0 23,5 115,0 42

12 114,6 21 98,2 9 118,4 11

24 120,6 8,5 100,2 5 136,3 7

� 12-13 settembre 1995. “L’alluvione è stata caratterizzata da due onde di piena

con relativa esondazione delle acque: la prima la notte tra il 12 e 13 Settembre e

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23

ora

i [m

m/h

] Varese

Azzate

Busto A.

Grafico 3.1: Dati pluviometrici registrati in corrispondenza dell’evento di piena del 1992

Page 85: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

79

la seconda nella tarda mattinata del 13 Settembre. Le proprietà alluvionate sono

state circa 210 con un danno di circa 2.8 miliardi di Lire (non sono conteggiati i

danni alle infrastrutture pubbliche ed alle imprese commerciali, artigiane ed

industriali) 22” (Figg. 3.21 e 3.22).

In questo caso i dati in possesso provengono dalle stazioni di Varese, Azzate,

Busto Arsizio, Caronno Varesino e dello stesso Cassano Magnago (Grafico 3.2).

22 Sito ufficiale del Comitato per la difesa dei cittadini dalle inondazioni

(www.comitatoalluvioni.cjb.net).

Figg. 3.21 e 3.22: Cassano Magnago, 1995

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23

ora

i [m

m/h

]

Varese

Azzate

Busto A.

Caronno V.

Cassano M.

Grafico 3.2: Dati pluviometrici registrati in corrispondenza dell’evento di piena del 1995

Page 86: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

80

È presente una tabella (Tab. 3.2) analoga alla precedente (Tab. 3.1) in cui, per le

durate da 0,5 a 24 ore, sono indicate le altezze massime di pioggia con i

corrispondenti tempi di ritorno. Tale elaborazione non poté essere effettuata per

Caronno Varesino e Cassano Magnago in quanto le stazioni di misura furono

installate solo nel 1994 e quindi non si dispose di una serie storica di dati. Si

precisa che “per le durate superiori a 0,5 ore, per la stazione di Varese, e per la

durata di 24 ore di Azzate, essendo i valori registrati assai elevati, non possono

essere calcolati i tempi di ritorno, in quanto la serie storica dei dati disponibili

(23 anni per Varese e 6 anni per Azzate) è di durata insufficiente per la

valutazione di tempi di ritorno così lunghi”.

Tab. 3.2 Precipitazioni intense relative all’evento del 12-13 settembre 1995

Azzate Busto Arsizio Varese Caronno V. Cassano M. Durata [ore] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni] h

[mm] T

[anni]

0,5 26,6 2 22,2 1,5 45,8 22 57,7 - 58,7 -

1 42,8 4,5 33,4 2 77,2 >200 78,4 - 99,8 -

6 115,6 110 63,6 3 199,6 >200 78,5 - 100,3 -

12 136,0 82 101,6 11 232,0 >200 84,5 - 103,4 -

24 209,2 >200 126,6 17 340,8 >200 84,5 - 103,4 -

Si osserva come l’evento pluviometrico in analisi possa essere classificato come

catastrofico, caratterizzato da un tempo di ritorno superiore a 200 anni.

Tramite dati raccolti dal Comitato è stato possibile reperire, inoltre, il grafico

dell’idrogramma di piena riferito al torrente Rile (Grafico 3.3).

Page 87: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

81

� 8 e 23 giugno 1998: “Le alluvioni hanno riguardato sola la parte a valle della

copertura del Rile, oltre il ponte della via S. Pio X, causando danni alle abitazioni

ed alle attività principalmente in via Tiepolo 23”.

� 3 maggio 2002: ha interessato solo una limitata porzione della zona a valle del

tratto tombinato, ma il tratto a monte ha rischiato una potenziale esondazione

gravosa (come sarà spiegato in seguito).

23 Sito ufficiale del Comitato per la difesa dei cittadini dalle inondazioni

(www.comitatoalluvioni.cjb.net).

Grafico 3.3: Onda di piena del torrente Rile riferita all’evento del settembre 1995

��� � %������!���!��� ����������� � ��!���� &'����� � �%($�� �

) ��" ����!�������!��!��*�� ������� ��� !��%��� � � ���� ��!���� &+����� � �%�$�� �

Page 88: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

82

3.3.3. Fattori di rischio

Nel determinare la situazione di rischio idrogeologico, e in particolare rischio

alluvioni, a Cassano Magnago, concorrono fattori naturali e fattori antropici.

Tra i fattori naturali vi sono:

1. Caratterizzazione geologica e litologica della porzione settentrionale del bacino

imbrifero di Rile e Rio Freddo.

“Tale porzione si colloca nell’ambito dei depositi fluvioglaciali di età Mindeliana,

rimaneggiati e rimodellati dall’azione erosiva occorsa durante le fasi glaciali

successive. Litologicamente, tali depositi sono costituiti da argille con sabbie

medio fini e limo con ciottoli subarrotondati centimetrici. La caratteristica di

elevata impermeabilità dei depositi ha consentito lo sviluppo di una rete di

drenaggio ad elevata densità con corsi d’acqua a carattere torrentizio, con lunghi

periodi di scarse o nulle portate alternati a brevi periodo con portate elevate

associati ad eventi meteorici di particolare intensità o durata” 24.

La presenza granulometrica di materiali fini costituenti il versante accentua la

tendenza all’erosione fluviale, soprattutto in corrispondenza delle sponde esterne

dei tratti in curva, e innesca fenomeni di tipo franoso, anche in conseguenza di

infiltrazioni d’acqua che accentuano il carattere di plasticità del deposito: tali

tendenze sono rallentate dall’azione stabilizzante della vegetazione (se presente).

2. Collocamento del territorio comunale nella “fascia di alta pianura terrazzata al

limite tra la pianura alluvionale principale e i primi rilievi prealpini”: sono infatti

distinguibili una zona settentrionale collinare delimitata da scarpate anche ripide, e

24 Indagine geologica di supporto al P.R.G. – Revisione 2004.

Page 89: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

83

una zona centro-meridionale pianeggiante (in cui si evidenzia il passaggio ad una

litologia sabbioso-ghiaiosa).

3. Mancanza, per Rile e Tenore, di un recapito in un corso d’acqua maggiore, e

quindi necessità di avere a disposizione vaste aree ad elevata permeabilità per

consentire lo smaltimento nel terreno delle acque di piena.

Tra i fattori antropici si possono citare:

4. Urbanizzazione crescente, che è andata ad occupare sempre più le aree di

pertinenza fluviale.

In particolare:

alcuni Insediamenti abitativi e industriali hanno occupato zone di

naturale espansione dei torrenti;

la volumetria del tratto tombinato del Rile è stata realizzata

sottovalutando le reali necessità fluviali;

le opere di attraversamento per la viabilità hanno generalmente

dimensioni insufficienti al deflusso delle portate di piena.

5. Sviluppo di strutture antropiche che hanno determinato impermeabilizzazione dei

terreni e alterazione delle pendenze naturali dei versanti.

6. Scarichi fognari, o comunque di natura non meteorica, che immettono

diffusamente sia nell’alveo aperto del Rile sia nel tratto tombinato.

Page 90: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

84

L’ Autorità di Bacino del fiume Po, istituita nel 1990 secondo l’art. 13 della L. 183/89,

ha individuato il complesso di torrenti Arno, Rile e Tenore come uno dei “nodi critici”,

ovvero “punti o tratti del reticolo idrografico principale nella parte di pianura e nei

fondovalle del bacino, ove le maggiori dimensioni dei deflussi di piena e

dell’estensione delle aree soggette a inondazione e a fenomeni di carattere fluvio-

torrentizio coinvolgono insediamenti abitativi e produttivi di grande importanza e le

principali infrastrutture e vie di comunicazione”, ne ha determinato la priorità di

intervento, “in quanto la concentrazione su di essi delle risorse economiche produce

un elevato guadagno marginale in termini di riduzione di rischio”, e ne ha stabilito

l’assetto di progetto.

In particolare, per Rile e Tenore, l’autorità ha stabilito di attuare (Fig. 3.23):

Interventi strutturali:

� laminazione dei torrenti con realizzazione di apposite vasche;

� contenimento dei livelli idrici all’interno di un sistema arginale a protezione dei

centri abitati;

� messa in sicurezza delle aree di spagliamento dei torrenti, con la realizzazione di

un sistema arginale al fine di favorire l’infiltrazione negli strati superficiali del

sottosuolo dei volumi delle piena di riferimento (Tr = 100 anni), ad integrazione

delle attuali o già progettate opere di contenimento ed infiltrazione.

Interventi non strutturali:

� monitoraggio idrologico con funzioni di previsione di piena in tempo reale, che

integri le misure pluviometriche con quelle idrometriche lungo l’asta fluviale;

� servizio di protezione civile adeguato alle caratteristiche del sistema fluviale, in

grado di gestire correttamente le situazioni di emergenza connesse al deflusso

delle piene.

Page 91: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

85

Provvedimenti atti a favorire la riduzione delle portate convogliate dalle fognature

comunali nei corsi d’acqua e il miglioramento della qualità degli stessi:

� separazione delle reti fognarie;

� laminazione delle portate di pioggia delle fognature;

� convogliamento delle portate nere nel sistema fognario intercomunale per il

trattamento depurativo dei liquami;

� infiltrazione diffusa delle acque bianche negli strati superficiali del sottosuolo, nel

rispetto delle vigenti normative nazionali e della Regione Lombardia 25.

Per attuare una corretta politica di gestione del territorio sarebbe auspicabile il

superamento del livello comunale e l’interazione fra i comuni appartenenti al

medesimo bacino idrografico; un tentativo di realizzare un Parco di interesse

sovracomunale lungo i bacini imbriferi di Rile e Tenore è stato fatto nel 1997, ma non

sembra aver coinvolto, per ora, il comune di Cassano Magnago.

25 PAI – Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico – Arno, Rile , Tenore – 1999.

Page 92: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

86

Fig. 3.23: Linee di intervento

secondo quanto riportato nel PAI

Page 93: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

87

3.4. Le opere idrauliche di difesa dalle piene del torrente Rile

Diverse opere sono state realizzate nel corso degli anni nel tentativo di difendere il

centro abitato di Cassano Magnago dalle esondazioni del torrente Rile.

Trattandosi del corso d’acqua che maggiormente ha determinato gli eventi alluvionali

in passato, gli interventi idraulici ivi apportati hanno consentito una sensibile riduzione

del rischio totale.

3.4.1. Vasche di spagliamento di Rile e Tenore

Opera idraulica presente fin dagli anni ’70 è l’insieme di vasche di spagliamento dei

torrenti Rile e Tenore.

Esse vennero realizzate in modo tale che fossero in grado di drenare rapidamente

l’acqua in arrivo durante gli eventi di piena e successivamente di svuotarsi

rapidamente, in attesa dell’evento di piena seguente.

Si tratta di quattro vasche, che hanno una capacità utile totale teorica di 373.000 m3 e

sono così suddivise 26 (Fig. 3.28):

� la vasca R (Figg. 3.24 e 3.25) riceve le acque di scolo del Rile, ha una superficie

totale di 18.000 m3 ed ha una capacità utile di invaso pari a 90.000 m3;

� la vasca T (Figg. 3.26 e 3.27) riceve le acque di scolo del Tenore, ha una

superficie totale di 20.000 m3 ed una capacità di invaso pari a 85.000 m3;

26 Opere idrauliche di difesa del centro abitato dalle piene del torrente Rile – Progetto esecutivo,

Maggio 1996.

Page 94: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

88

� la vasca RTp è alimentata per sfioro dalle due vasche precedenti, ha una superficie

totale di 42.000 m2 ed una capacità di invaso pari a 190.000 m3;

� la vasca RT (suddivisa in RTm1 e RTm2) è alimentata anch’essa dalle prime due

vasche, ha una superficie totale di 9.000 m2 e una capacità di invaso pari a 8.000

m3.

In corrispondenza del limite della vasca RT è inoltre presente un’opera di sfioro, che

dovrebbe entrare in funzione a seguito di eventi piovosi particolarmente intensi e

recapitare le acque di supero delle quattro vasche nel fiume Olona, in territorio

comunale di Olgiate Olona.

Fig. 3.24: Griglie prima dell’ingresso del Rile

nella vasca R

Fig. 3.25: Visuale della vasca R

Fig. 3.26: Panoramica vasca T Fig. 3.27: Particolare delle griglie di ingresso

nella vasca T

Page 95: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

89

Purtroppo, anche in conseguenza di

un intervento di bonifica eseguito

nel 1989, i quattro invasi di raccolta

hanno subito una progressiva

impermeabilizzazione soprattutto a

causa dell’ingresso di reflui non

trattati veicolati dal Rile; la loro

capacità di invaso risulta pertanto

attualmente inferiore a quella

teorica.

3.4.2. Invasi di laminazione

Gli invasi di laminazione sono stati inaugurati il 6 giugno 1999.

Si tratta di opere progettate per ridurre le portate di piena lasciando defluire una

portata prefissata e accumulando l’eccesso a monte, in adeguati serbatoi di raccolta

(Fig. 3.29); sono pertanto maggiormente efficaci nei tratti superiori dei corsi d’acqua o

nel primo tratto del corso in pianura.

Fig. 3.29: Visuale da monte (serbatoio di raccolta) Fig. 3.30: Visuale da valle

Fig. 3.28: Schema delle vasche di spagliamento

Page 96: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

90

Un apposito reticolato metallico (Fig. 3.31) è collocato a monte della struttura con lo

scopo di intercettare il materiale grossolano trasportato dalla corrente.

A valle sono presenti bacini di dissipazione (Figg. 3.30 e 3.32) che, costituiti da una

platea di massi incastonati nel cemento armato, impediscono che la corrente in uscita

possa erodere il fondo alveo e diminuiscono la velocità della corrente stessa.

Sono stati realizzati cinque invasi (A1,

A2, A3, A4, A5), nel tratto compreso tra

l’impianto sportivo di Milanello e la

confluenza del Rio Freddo (Figg. 3.33 e

3.38).

La scelta di impiegare un sistema di

protezione di questo tipo è data dalla

necessità di ricreare per il corso d’acqua

zone di espansione naturali, nelle quali

invasare l’acqua di piena per un certo

periodo di tempo e rilasciarla

successivamente tramite opportuni

meccanismi di regolazione.

Fig. 3.31: Reticolato metallico Fig. 3.32: Bacino di dissipazione

Fig. 3.33: Localizzazione degli invasi

Page 97: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

91

Gli invasi sono delimitati da sbarramenti in terra aventi un’altezza di circa 6 m e

lunghezze alla base variabili tra 66 e 126 m (Fig. 3.34). All’interno di ciascuno

sbarramento è collocato un manufatto di regolazione dei livelli d’acqua a monte e

quindi dello svuotamento a valle.

Secondo quanto riportato nel progetto esecutivo, si tratta di paratoie che rimangono in

posizione di chiusura fino a che a monte non si raggiunge il livello di 0,5 m: per

portate d’acqua modeste (h<0.5 m) il deflusso avviene tramite una canalina in

calcestruzzo; quando il livello dell’acqua inizia a salire sopra quota 0.5 m, la paratoia

inizia ad alzarsi fino ad una quota massima prefissata, seguendo il livello che si

instaura a monte (la forza motrice è il carico idrostatico). Oltre il livello di monte

massimo di 4.5 m, l’acqua stramazza sopra la traversa.

Durante la fase calante dell’onda di piena il funzionamento si inverte, in quanto la

paratoia segue sempre il livello d’acqua presente.

Figg. 3.35 e 3.36: Particolari dell’organo di regolazione delle portate e della paratoia radiale

Fig. 3.34: Sezione trasversale dello sbarramento

Page 98: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

92

La paratoia (Fig. 3.35 e 3.36) può essere azionata anche manualmente, durante le

operazioni di manutenzione, grazie alla presenza di un sistema oleodinamico.

A protezione dell’intera struttura di regolazione è

stata realizzata una casetta in calcestruzzo armato

ricoperta da perline in abete, dotata di porta

d’accesso (Fig. 3.37).

Il progetto individua un altro invaso (A6), di natura diversa, alla confluenza del Rio

Freddo; qui la modesta strozzatura e l’aumento di scabrezza dovuto alla presenza di

talee di salice determinano una leggera dissipazione dell’onda di piena.

L’analisi idraulica ha stabilito che il complesso dei cinque invasi più l’invaso A6 è in

grado di:

� ridurre la portata di piena di riferimento (Tr=100 anni) da 30,75 m3/s (valore che

comprende sia il contributo del Rile sia quello del Rio Freddo) a circa 11,6 m3/s,

quasi compatibile con la portata massima ammissibile dal condotto del Rile;

� sfasare l’onda di piena di circa 39.000 s dall’inizio delle precipitazioni,

come riportato nel Grafico 3.4.

Fig. 3.37: Casetta di protezione

Grafico 3.4:

Laminazione

dell’onda di

piena

Page 99: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

93

Fig. 3.38: Porzione

del mosaico di

ortofoto del

territorio comunale:

localizzazione degli

invasi di

laminazione

������� � ������� � � ���, � � � ���� � �-

Page 100: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

94

3.4.3. Opere di difesa spondale e trasversale

Tali opere sono consistite in:

A) Sistemazione delle sponde e del thalweg (profilo di fondo) del Rio Freddo nel suo

tratto terminale

Il tratto terminale del Rio Freddo era interessato da fenomeni di erosione in sponda

sinistra, pregiudizievoli per gli insediamenti sovrastanti, si è quindi intervenuto

attraverso:

� arretramento, risagomatura e rivestimento delle sponde

� stabilizzazione del thalweg, utilizzando complessi idrorepellenti e soglie radenti

di fondo in pietrame.

B) Sistemazione del torrente Rile tra la confluenza del Rio Freddo fino alla stazione

di grigliatura di valle

L’obiettivo in questo tratto (circa 100 m) era di ripristinare la funzionalità idraulica

delle golene, quali aree di espansione naturale dell’onda di piena, attraverso:

� arretramento delle scarpate di sponda e rivestimento in massi di cava;

� realizzazione di complessi idrorepellenti con massi di cava e calcestruzzo.

C) Sistemazione del torrente Rile nel tratto urbano

Per eliminare la possibilità di esondazione in alcuni tratti i muretti in calcestruzzo sono

stati innalzati fino a 1,5 m.

L’effettiva funzionalità di questi interventi dipende fortemente da una corretta

manutenzione a posteriori, ovvero dalla rimozione periodica dall’alveo di vegetazione

spontanea e detriti di varia provenienza.

Page 101: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

95

3.4.4. Stazione di sgrigliatura di

monte

L’impianto (Fig. 3.39) è situato in via

Trieste, immediatamente a valle della

sistemazione spondale effettuata sul Rile.

Il torrente Rile viene convogliato in un canale di immissione (Fig. 3.40) e diviso in due

rami le cui acque, dopo essere passate attraverso le griglie statiche di pretrattamento

(Fig. 3.41), si immettono nel canale di deviazione che le adduce allo sgrigliatore

automatico (Fig. 3.42); successivamente, percorrendo il canale di restituzione (Fig.

3.43), sono reimmesse nell’alveo naturale del Rile.

Fig. 3.40: Canale di immissione Fig. 3.41: Griglie statiche di pretrattamento

Fig. 3.43: Canale di restituzione Fig. 3.42: Impianto di sgrigliatura automatico

Fig. 3.39: Visuale sgrigliatore di monte

Page 102: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

96

Il sistema di griglie trattiene il materiale solido grossolano trasportato dalla corrente.

I detriti di dimensioni maggiori sono fermati dalle griglie di pretrattamento, mentre gli

altri raggiungono lo sgrigliatore automatico, il quale entra in funzione quando il livello

idrico raggiunge una soglia prefissata: un pettine solleva i detriti e li deposita su un

nastro trasportatore, quest’ultimo poi li convoglia in appositi cassoni.

3.4.5. Stazione di sgrigliatura di

valle

L’impianto (Fig. 3.44) è situato in via

Buttafava, immediatamente prima

dell’immissione nel tratto tombinato.

Il funzionamento, Inizialmente manuale, è

stato in seguito reso automatico.

Qui un’unica griglia opera come nella stazione precedente, con l’ausilio di un pettine e

di un nastro trasportatore (Fig. 3.45). L’avvio automatico avviene grazie ad un

dispositivo di controllo del livello idrico a ultrasuoni (Fig. 3.46), posto

immediatamente a monte dello sgrigliatore. È possibile selezionare la modalità

automatica “temporalizzata”, per cui il sistema alterna tempi di lavoro e di pausa

programmati.

L’entrata in funzione è preannunciata da un suono di sirena.

Fig. 3.46: Sgrigliatore e dispositivo a ultrasuoni Fig. 3.45: Nastro trasportatore

Fig. 3.44: Visuale sgrigliatore di valle

Page 103: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

97

3.4.6. Impianto di fitodepurazione

L’area individuata per la realizzazione dell’impianto di fitodepurazione insiste in un

territorio che, prima dell’intervento, era occupato da una cava demaniale in disuso e si

presentava marginale e fortemente degradato dalla presenza di rifiuti ed infestato da

robinie pseudoacacie. Si tratta della zona immediatamente a monte delle vasche di

spagliamento.

L’intervento ha consentito di perseguire una duplice finalità:

� il materiale occorrente per la formazione delle traverse degli impianti di

laminazione lungo il corso del torrente Rile è stato prelevato dalla cava, con

conseguente risparmio economico;

� la cava è stata reindirizzata a nuove funzioni, tra cui quella di consentire la

depurazione delle acque del Rile e di creare una zona umida con finalità sociali

sia di carattere ricreativo sia culturale (Fig. 3.47).

Il progetto dell’ecosistema filtro è ambizioso. Si ritiene che nelle condizioni di

progetto esso sia in grado di produrre i risultati riportati in Tab. 3.3 27.

BOD in ton/anno N in ton/anno P in ton/anno SS in ton/anno

IN OUT % abbat. IN OUT %

abbat. IN OUT % abbat. IN OUT %

abbat.

220,00 33,79 85% 55,00 16,50 70% 3,30 1,14 65% 900 183,6 80%

27 Opere idrauliche di difesa del centro abitato dalle piene del torrente Rile – Progetto esecutivo,

Maggio 1996.

Tab. 3.3: Abbattimento teorico di inquinanti prodotto dall’impianto di fitodepurazione.

Page 104: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

98

In linea di massima l’impianto, attraverso

la separazione di opportuni bacini di

sedimentazione e l’impiego di specie

vegetali specifiche, dovrebbe ridurre

l’apporto di solidi in sospensione, di

nutrienti e della carica organica contenuti

nell’acqua di scolo del Rile,

pregiudizievoli al mantenimento della

permeabilità delle vasche di spagliamento

Tali vasche dovrebbero di conseguenza incrementare il proprio volume utile di invaso

di 130.000 m3.

Lo schema di flusso dell’impianto di fitodepurazione è mostrato in Fig. 3.48.

La realtà purtroppo non è così semplice.

Le condizioni per il corretto funzionamento dell’ecosistema filtro sono un’attenta

manutenzione delle vasche di sedimentazione e un costante apporto idrico per

Fig. 3.48: Schema di flusso dell’ecosistema filtro

Fig. 3.47: Vista dell’impianto di

fitodepurazione.

Page 105: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

99

consentire il ricambio delle acque. Il Rile, come si è detto, è un corso d’acqua a

carattere torrentizio, soggetto a lunghi periodi di scarse o nulle portate, pertanto non

può garantire la seconda condizione.

3.4.7. Adeguamento ponte via S. Pio X

L’intervento è stato realizzato nel 2002.

Si è trattato di allargare la sezione di

deflusso del Rile (Fig. 3.49) per renderla

compatibile ai nuovi apporti idrici

derivanti dall’immissione, nel tratto

terminale, delle acque meteoriche

provenienti da S. Anna (intervento di cui

si parlerà in seguito).

3.5. La situazione attuale

La situazione attuale relativa al rischio alluvione nel territorio comunale è stata

desunta dai seguenti documenti:

� PAI – Piano per l’Assetto Idrogeologico, Autorità di Bacino del fiume Po, 2001;

� Studio delle condizioni di rischio e di compatibilità idraulica con gli usi del

suolo delle aree ricadenti nel tratto terminale dei torrenti Rile e Tenore, redatto

dall’ing. Riccardo Telò nel giugno 2000;

Fig. 3.49: Ponte in via S. Pio X dopo

l’adeguamento.

Page 106: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

100

� Indagine geologica di supporto al Piano Regolatore Generale – Revisione

2004, redatta dal Dott. Alberto Venegoni nell’aprile 2004;

e da osservazioni gentilmente fornitemi dal Comitato.

3.5.1. Piano per l’Assetto Idrogeologico del Bacino del fiume Po

Il Piano per l’Assetto Idrogeologico del fiume Po (PAI), entrato in vigore l’8 agosto

2001, attraverso le sue disposizioni “persegue l’obiettivo di garantire al territorio del

bacino del fiume Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto

idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e

ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la

programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del

consolidamento dei terreni, il recupero delle aree fluviali, con particolare attenzione a

quelle degradate, anche attraverso usi ricreativi”.

Esso “ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo,

normativo, tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le

azioni e le norme d’uso riguardanti l’assetto idraulico e idrogeologico del bacino

idrografici ” e “le fasce fluviali” 28.

Il rischio idraulico e idrogeologico è “valutato sulla base della pericolosità connessa

ai fenomeni di dissesto, della vulnerabilità e dei danni attesi” e distinto in quattro

classi:

� “R1 – rischio moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici

marginali;

28 PAI – Norme di attuazione, art. 1 comma 3, art. 2 comma 1, art. 24 comma 2.

Page 107: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

101

� R2 – rischio medio, per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle

infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli

edifici e lo svolgimento delle attività socio- economiche;

� R3 – rischio elevato, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle

persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente

inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività socio-economiche, danni al

patrimonio culturale;

� R4 – rischio molto elevato, per il quale sono possibili la perdita di vite umane

e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni

al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio – economiche ”29.

Il Comune di Cassano Magnago rientra nella classe R3 (Fig. 3.50) e il rischio a cui

risulta maggiormente esposto è quello di esondazione (Fig. 3.51).

29 PAI – Norme di attuazione, art. 7 comma 2.

Fig. 3.50: Allegato 1 all’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici

Elenco dei comuni per classi di rischio

Page 108: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

102

In merito alle fasce fluviali, il PAI ha l’obiettivo di “assicurare un livello di sicurezza

adeguato rispetto ai fenomeni alluvionali, il ripristino, la riqualificazione e la tutela

della risorsa idrica e delle caratteristiche paesistico-ambientali del territorio, la

programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del

consolidamento dei terreni” 30. A tal fine classifica le fasce fluviali in 31:

� Fascia di deflusso della piena (Fascia A), “costituita dalla porzione di alveo che

è sede prevalente del deflusso della corrente per la piena di riferimento, ovvero

che è costituita dall'insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di

piena”.

In tale fascia il Piano persegue l’obiettivo di “garantire le condizioni di sicurezza

assicurando il deflusso della piena di riferimento, il mantenimento e/o il recupero

delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque

possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle

difese e delle fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota

dei livelli idrici di magra”.

30 PAI – Norme di attuazione, art. 24 comma 3. 31 PAI – Norme di attuazione, art. 28, 29, 30, 31.

Fig. 3.51: Allegato 2 all’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici

Quadro di sintesi dei fenomeni di dissesto a livello comunale

Page 109: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

103

� Fascia di esondazione (Fascia B), “esterna alla precedente, costituita dalla

porzione di territorio interessata da inondazione al verificarsi della piena di

riferimento. Il limite di tale fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali

del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento,

ovvero sino alle opere idrauliche esistenti o programmate di controllo delle

inondazioni (argini o altre opere di contenimento), dimensionate per la stessa

portata. Il Piano indica con apposito segno grafico, denominato "limite di

progetto tra la Fascia B e la Fascia C", le opere idrauliche programmate per la

difesa del territorio. Allorché dette opere saranno realizzate, i confini della Fascia

B si intenderanno definiti in conformità al tracciato dell'opera idraulica eseguita”.

In tale fascia il Piano persegue l’obiettivo di “mantenere e migliorare le condizioni di

funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene,

unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e

ambientali”.

Nelle fasce A e B gli interventi consentiti devono “assicurare il mantenimento o il

miglioramento delle condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di

interferenze negative con il regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza

delle opere di difesa esistenti”.

� Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C), “costituita dalla

porzione di territorio esterna alla precedente (Fascia B), che può essere

interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di

riferimento”.

In tale fascia il Piano persegue l’obiettivo di “integrare il livello di sicurezza alle

popolazioni, mediante la predisposizione prioritaria da parte degli Enti competenti ai

sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225 e quindi da parte delle Regioni o delle

Province, di Programmi di previsione e prevenzione, tenuto conto delle ipotesi di

rischio derivanti dalle indicazioni del presente Piano”.

Page 110: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

104

Si precisa comunque che “i Programmi di previsione e prevenzione e i Piani di

emergenza per la difesa delle popolazioni e del loro territorio, investono anche i

territori individuati come Fascia A e Fascia B”.

Nella delimitazione delle fasce fluviali, si assume come portata di riferimento la piena

con tempo di ritorno di 200 anni. Per la fascia C, si utilizza la massima piena

storicamente registrata, se corrispondente ad un TR superiore a 200 anni o, in assenza

di essa, la piena con TR di 500 anni 32.

Nel complesso dei bacini di Arno, Rile e Tenore, e quindi nel territorio di Cassano

Magnago, la delimitazione della fascia B di progetto è stata effettuata con riferimento

ad eventi pluviometrici con tempo di ritorno di 100 anni 33.

La delimitazione delle fasce fluviali nel

territorio di Cassano Magnago è

rappresentata in Fig. 3.52:

in VERDE è delimitata la fascia B di

progetto;

in ROSSO è delimitata la fascia C;

la fascia A, non visibile, è delimitata

dall’alveo fluviale.

32 PAI – Norme di attuazione, Allegato 3 – Titolo II – Metodo di delimitazione delle fasce fluviali. 33 PAI – Linee di intervento sui bacini dei torrenti Arno, Rile e Tenore.

Fig. 3.52: Delimitazione delle fasce fluviali

Page 111: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

105

La zona di estromissione nella fascia B di progetto (evidenziata nella figura da un

puntino rosso) è stata richiesta dal Comune e dalla Regione Lombardia al fine di

potervi realizzare un impianto di trattamento dei rifiuti organici a livello provinciale.

Il progetto è stato poi sospeso, ma lo stralcio permane tuttora.

Il PAI precisa che i Comuni, “in sede di formazione e adozione degli strumenti

urbanistici generali o di loro varianti, sono tenuti a conformare le loro previsioni alle

delimitazioni e alle relative disposizioni” emanate delle Regioni riguardo

all’attuazione del Piano nel settore urbanistico. “In tale ambito, anche al fine di

migliorare l’efficacia dell’azione di prevenzione, i Comuni effettuano una verifica

della compatibilità idraulica e idrogeologica delle previsioni degli strumenti

urbanistici vigenti con le condizioni di dissesto presenti o potenziali rilevate anche

nella citata cartografia di Piano, avvalendosi, tra l’altro, di analisi di maggior

dettaglio eventualmente disponibili in sede regionale, provinciale o della Comunità

montana di appartenenza” (art. 18, comma 2).

In merito alla Protezione Civile, l’art. 23 delle Norme di Attuazione riporta che:

� “Le Regioni e le Province ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225,

predispongono Programmi di previsione e prevenzione tenuto conto delle ipotesi

di rischio derivanti dalle indicazioni del presente Piano, rappresentate dalla

delimitazione della Fascia C e dalle classi di rischio R1, R2, R3, R4 dei territori

comunali, e degli interventi strutturali di difesa individuati dallo stesso Piano.

� Gli organi di Protezione Civile, come definiti dalla L. 24 febbraio 1992, n. 225 e

dal D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, ai sensi e per gli effetti dell’art. 1, comma 4,

della L. 3 agosto 1998, n. 267, provvedono a predisporre, entro 6 mesi dalla

adozione del Piano, Piani urgenti di emergenza per le aree a rischio

idrogeologico con priorità assegnata per quelle in cui la maggiore vulnerabilità

Page 112: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

106

del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose e il patrimonio

ambientale. I Piani di emergenza sopra menzionati contengono le misure per la

salvaguardia dell’incolumità delle popolazioni interessate, compreso il

preallertamento, l’allarme e la messa in salvo preventiva.

� Gli Enti territoriali di cui al precedente comma, nell’ambito delle rispettive

competenze, curano i rapporti con i Comuni interessati dal Piano per

l’organizzazione e la dotazione di Strutture Comunali di Protezione Civile ai sensi

dell’art. 15 della richiamata L. 225/1992, ovvero per la stesura dei Piani

Comunali ed Intercomunali di Protezione Civile, secondo quanto disposto dal

dettato dell’art. 108 del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112.

� Gli organi tecnici dell’Autorità di bacino si pongono come struttura di servizio a

favore degli Enti competenti di cui alla L. 24 febbraio 1992, n. 225.”

3.5.2. Studio delle condizioni di rischio e di compatibilità idraulica

con gli usi del suolo delle aree ricadenti nel tratto terminale dei

torrenti Rile e Tenore

Questo studio ha l’obiettivo di “valutare le condizioni di rischio idraulico di

sommersione dei territori comunali ricadenti all’interno della fascia C dei torrenti

Rile e Tenore e quindi di verificare la compatibilità della pianificazione urbanistica

vigente e futura con i deflussi di piena di Rile e Tenore”.

Si deve precisare che tale studio non è stato eseguito ai fini di protezione civile.

La sola area interessata è quella che si estende all’interno dei tratti terminali dei due

torrenti, fino al sottopasso autostradale.

Un’analisi altrettanto accurata delle condizioni di rischio purtroppo manca per il tratto

a monte e il tratto urbano del Rile.

Page 113: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

107

Nello studio vengono presi in considerazione alcuni dati desunti da studi precedenti,

tra i quali i valori delle portate di progetto.

Per quanto riguarda il Tenore, tale valore è stimato in due configurazioni: quella

attuale (giugno 2000), che evidenzia la mancata realizzazione di alcuni importanti

interventi al fine di contenere le onde di piena, e quella futura, ottenuta a seguito della

regimazione dell’intero corso: la stima attuale, alla sezione d’inizio del tratto di studio

(al confine tra i comuni di Cassano Magnago e Fagnano Olona), corrisponde a Q10=31

m3/s, mentre la portata di progetto monosecolare, alla medesima sezione, nella

configurazione futura, è Q100=39 m3/s.

Per il torrente Rile, essendo stata realizzata la maggior parte degli interventi previsti, si

ipotizza un’unica configurazione, nella quale si determina la portata di progetto come

la portata cumulata della piena laminata (TR=100 anni) del Rile, quella del Rio

Freddo, quella del tratto urbano del Rile e infine quella proveniente dal bacino di S.

Anna: la portata massima al colmo è stimata pari a Q100=19 m3/s. La piena di

riferimento con tempo di ritorno decennale produce invece una portata Q10=12 m3/s.

In base a questi ed altri dati sono state eseguite simulazioni per la propagazione

dell’onda di piena, applicando i modello “HEC-RAS River Analysis System”, dalla

sezione iniziale dei due torrenti (per il Rile, l’uscita dal tratto tombinato, per il Tenore,

il confine comunale tra Cassano Magnago e Fagnano Olona) fino in corrispondenza

dei sottopassi dell’autostrada A8.

Le simulazioni sono state condotte per entrambi i tempi di ritorno, anche se la

distinzione ha prodotto esiti solo lievemente differenti ai fini dell’attribuzione di un

livello di rischio.

Il punto fondamentale dell’analisi è stato giungere alla quantificazione dei franchi

arginali, ovvero la differenza fra la massima quota spondale e la massima quota

idrometrica, al verificarsi della piena di riferimento.

Page 114: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

108

-2

-1 .5

-1

-0 .5

0

0 .5

1

1 .5

2

0 2 5 0 5 0 0 7 5 0 1 0 0 0 1 2 5 0 1 5 0 0 1 7 5 0 2 0 0 0 2 2 5 0 2 5 0 0

D ist a n z a p r o gr e ssiv a ( m )

Fran

co (

m)

F ra n co argin e d x (T = 1 0 )

F ra n co argin e s x (T = 1 0 )

F ra n co argin e d x (T = 1 0 0 )

F ra n co argin e s x (T = 1 0 0 )

I punti critici sono infatti risultati essere quelli in cui il livello idrometrico raggiunto è

superiore alla quota della sponda (franco spondale<0); tale condizione produce infatti

un’esondazione.

Sono poi stati calcolati i tiranti idrici e le velocità massime di flusso della corrente in

uscita dall’alveo.

I punti critici per il Tenore sono rappresentati nel Grafico 3.5.

Riguardo alla simulazione dell’evento di riferimento principale (TR=100 anni), “le

velocità che si instaurano raggiungono dei massimi di circa 2,3 m/s; quando la

corrente è contenuta in alveo la velocità è dell’ordine di 1,5-2,0 m/s raggiungendo i

valori massimi in corrispondenza delle chiamate in ingresso e in uscita dai ponti

Grafico 3.5: Torrente Tenore. Punti critici determinati dai franchi spondali negativi in funzione del

tempo di ritorno

����� ����� �. ���� "���� ���

������ ����� �/ ���������� �

������ ��021� � 3 ��

Page 115: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

109

0.0 0

0.5 0

1.0 0

1.5 0

2.0 0

2.5 0

3.0 0

3.5 0

4.0 0

0 50 0 10 00 1 500 200 0 25 00

Distanze pro gressive (m )

Vel

ocit

à (m

/s)

Velocit à max T R=1 0 m /s

Velocit à max T R=1 00 m/s

0

0 .5

1

1 .5

2

2 .5

3

3 .5

0 250 500 7 50 1000 12 50 150 0 1750 2 000 22 50 250 0

Distanza p rogressiva (m)

Tir

ante

idri

co (

m)

T irant e idrico T R=10 m

T irant e idrico T R=10 0 m

(Grafico 3.6). Nei territori esondati le velocità si riducono drasticamente

raggiungendo valori massimi di circa 0,5 m/s”.

Il tratto più critico è quello immediatamente a monte del ponte dell’autostrada A8: la

causa è l’insufficienza della sezione di deflusso sia dell’alveo sia del sottopasso

dell’A8.

“La sezione di deflusso del sottopasso risulta insufficiente al transito della portata di

progetto e pertanto l’acqua defluisce in pressione sotto il ponte già per portate di 13

m3/s. Lo sbarramento prodotto dall’insufficienza al deflusso e dal rilevato

dell’autostrada A8 produce un “effetto lago” che si smorza a circa 150 m a monte del

ponte stesso; dalla morfologia del terreno si evince che le acque di laminazione

vengono drenate principalmente in direzione sud-est, i tiranti idrici raggiungono

valori anche superiori al metro con condizioni di rischio elevato (Grafico 3.7); il

piano autostradale può essere sormontato dalla corrente che presenta sullo stesso

tiranti variabili dai 10 ai 30 cm”.

Grafico 3.6: Torrente Tenore. Velocità massime

in funzione del tempo di ritorno.

Grafico 3.7: Torrente Tenore. Tiranti idrici

massimi in funzione del tempo di ritorno.

Page 116: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

110

-1

-0.5

0

0.5

1

1.5

2

0 250 500 750 1000 1250 1500 1750 2000 2250

Distanze p rogressive (m)

Fra

nco

argi

nale

(m

)Franco SX (T R=10) Franco DX (T R=10) Franco SX (T R=100) Franco DX (T R=100)

I punti critici per il Rile sono rappresentati nel Grafico 3.8.

Riguardo alla simulazione dell’evento di riferimento principale (TR=100 anni), “le

velocità della corrente in alveo oscillano tra 1,3 m/s e 1,6 m/s (Grafico 3.9),

raggiungono valori maggiori solo in alcuni tratti a causa di particolari conformazioni

della sezione di deflusso; in golena le velocità si riducono drasticamente a valori non

superiori a 0,5 m/s”.

I tratti critici risultano essere due:

� dalla prog. 1270 alla prog. 1888, in cui “la sezione d’alveo è insufficiente al

transito della portata di progetto, le acque tracimano e si laminano sia in

sponda destra sia in sinistra, i franchi negativi hanno valori variabili da 20 a

50 cm”;

Grafico 3.8: Torrente Rile. Punti critici determinati dai franchi spondali negativi in funzione del

tempo di ritorno

#��"�� � �� ��%�$��� � �

������ ����� �)�4 ��� ��5

������ �6021� � 3 ��

Page 117: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

111

0

0 .5

1

1 .5

2

2 .5

3

0 25 0 500 750 10 00 12 50 150 0 1750 2 000 22 50

Dist an ze p rogressive (m )

Vel

ocit

à (m

/s)

Velo cit à max T R=10 m/s

Velo cit à max T R=10 0 m /s

0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

0 25 0 500 75 0 100 0 1 250 1500 1 750 2000 22 50

Distanza p rogressiva (m)

Tir

ante

idri

co m

assi

mo

(m)

T irant e idrico T R=1 0 m

T irant e idrico T R=1 00 m

� dalla prog. 1888 al sottopasso dell’A8, prog. 2035, in cui si osservano

significative esondazioni a causa dell’insufficienza della sezione di deflusso

dell’alveo e del tombotto autostradale; “il rigurgito provocato dalla strozzatura

del tombotto genera un “effetto lago” che si diffonde fino a circa 100 m a

monte dell’A8; i tiranti idrici raggiungono valori anche superiori al metro

(Grafico 3.10) con condizioni di rischio elevato principalmente in sponda

sinistra dove il terreno risulta più depresso”.

I risultati dell’analisi idrologica sono stati poi riportati in cartografia. Il tracciamento

degli ingombri della corrente è stato eseguito per la portata di riferimento con tempo di

ritorno monosecolare, come disposto dal PAI. I tratti terminali, e le aree ad essi

limitrofe, dei due torrenti sono stati oggetto di rilievo e di indagine approfondita sul

campo, al fine di definire le aree a differente grado di rischio idraulico.

L’attività di zonizzazione del rischio è stata condotta secondo quanto disposto dall’art.

7 delle Norme di Attuazione del PAI, ovvero attribuendo ai punti critici una classe di

rischio da 1 a 4, come descritto nel paragrafo precedente. È stata introdotta

un’ulteriore classe di rischio, il Rischio Residuo, per indicare “quelle aree protette da

difese arginali con franco minimo, in genere inferiore a 50 cm, per le quali una

possibile rottura dell’argine causerebbe esondazione nei territori limitrofi”.

Grafico 3.9: Torrente Rile. Velocità massime in

funzione del tempo di ritorno

Grafico 3.10: Torrente Rile. Tiranti idrici

massimi in funzione del tempo di ritorno

Page 118: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

112

Il risultato è riportato in Fig. 3.53.

Le aree individuate sono le seguenti.

R4 – molto elevato

R3 – elevato

R2 – medio

Rischio Residuo

T1

T2

T3

T5

T6

T7

R-T 1

Rile2

Rile1

Res

T4

R-T 2

Fig. 3.53: Individuazione delle aree a rischio

Page 119: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

113

T1 e T2 (Tenore).

In sponda destra, allagamento dovuto alla modesta sezione di deflusso del ponte di via

Bonicalza che determina condizioni di rigurgito verso monte: 1,6 ha a rischio elevato

R3 e 2,1 ha a rischio medio R2.

T3 (Tenore).

Allagamento della golena per

circa 0,5 ha; il rischio è medio

R2.

Res (Tenore).

Area di rischio residuo a causa

della presenza di un franco

arginale medio di circa 10 cm.

Rile Tenore

Fig. 3.54: Ponte del Tenore

in via Bonicalza

Fig. 3.55: Dettaglio aree T1 e T2

Fig. 3.56: Dettaglio area T3

Fig. 3.57: Dettaglio area Res

Page 120: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

114

T4 (Tenore).

Area a rischio medio R2 in sponda

destra, caratterizzata da franco arginale

minimo e quindi suscettibile di parziali

e limitate esondazioni generalmente

provocate da tracimazioni di monte o

da rotture arginali.

T6 (Tenore).

In sponda sinistra, area a rischio

elevato R3, con tiranti da 20 a 50 cm e

velocità da 0,5 a 0,9 m/s.

T5 (Tenore).

In sponda sinistra, nel tratto prossimo al ponte di via Gasparoli, si individua un’area di

circa 0,9 ha a rischio molto elevato R4 a causa di tiranti superiori a 50 cm e velocità

superiori a 1,0 m/s.

Fig. 3.58: Dettaglio area T4

Fig. 3.59: Dettaglio area T6

Fig. 3.61: Dettaglio area T5 Fig. 3.60: Ponte del Tenore in via Gasparoli

Page 121: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

115

R-T 2 (Tenore e Rile).

Area a rischio medio R2

dovuta in sponda sinistra alla

tracimazione del Tenore a

monte del ponte di via

Gasparoli, e in sponda destra

alla tracimazione del Rile.

T7 (Tenore).

In sponda sinistra, area di 2,5

ha a rischio elevato R3, che si

sviluppa seguendo una

depressione del territorio.

R-T 1 (Tenore e Rile).

Area dovuta allo

straripamento di Tenore e

Rile, a causa del prossimo

sottopasso autostradale: le

acque esondate raggiungono

tiranti da 0,6 a 1,4 m.

Fig. 3.62: Dettaglio area R-T 2

Fig. 3.63: Dettaglio area T7

Fig. 3.64: Dettaglio area R-T 1

Page 122: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

116

Rile1 (Rile).

In sponda destra, 2,5 ha a

rischio medio R2.

Rile2 (Rile).

Aree a rischio elevato R3 sia

in sponda destra (4,5 ha) sia in

sponda sinistra (5 ha).

Lo studio si conclude con l’indicazione di una serie di interventi da apportare alle aree

ricadenti in fascia C nelle quali lo strumento urbanistico prevede la realizzazione di

opere infrastrutturali, e al bacino in generale, al fine di ridurre il grado di rischio

idraulico complessivo.

Fig. 3.65: Dettaglio area Rile1

Fig. 3.66: Dettaglio area Rile2

Page 123: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

117

In questo contesto è valutata la situazione delle aree ricadenti in fascia C, nella

porzione di bacino precedente al tratto tombinato. A seguito degli interventi realizzati,

di cui si è parlato in precedenza, si è determinata una concreta riduzione del rischio di

esondazione per portate superiori a quella di progetto, ad eccezione dell’area

rappresentata in Fig. 3.67, in cui permane un rischio idraulico R2.

Confluenza Rio Freddo

Sottopasso via Trieste

Inizio tratto tombinato

Fig. 3.68: Ingresso sottopasso via Trieste

Fig. 3.69: Tratto prima del sottopasso di via Trieste

Fig. 3.67: Area a rischio nella zona nord

Page 124: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

118

A valle dell’uscita dal tombotto, è consigliato intervenire rimodellando le sezioni di

deflusso del Rile riproponendo la stessa tipologia del tratto di monte (rivestimento a

scogliera radente) e realizzando arginature: in sponda destra esse devono seguire il

tracciato delineato dall’Autorità di Bacino del Po come limite di progetto, mentre in

sponda sinistra devono seguire una direttrice che escluda l’area in cui è collocato

l’Ecocentro.

Per quanto riguarda il Tenore, le indicazioni operative nel territorio comunale sono di

adeguare o ringrossare alcune strutture arginali e di adeguare i ponti di via Bonicalza e

via Gasparoli. È comunque evidenziata la necessità di effettuare analisi più

approfondite delle problematiche idrauliche di questo corso d’acqua nell’intero bacino,

e di riferirsi ad esse per una programmazione delle opere.

Per entrambi i torrenti, nelle aree definite come edificabili dal P.R.G., si consiglia di

prevedere il rialzo del piano finito dei fabbricati di progetto di almeno 50 cm dal piano

di campagna e di evitare cantine e seminterrati.

Si rimarca inoltre la necessità di adeguare i tombotti di sottopassaggio dell’autostrada

A8.

3.5.3. Indagine geologica di supporto al P.R.G. – Revisione 2004

La revisione dell’indagine geologica si è resa necessaria per recepire gli esiti dello

studio precedentemente citato. Essa traduce le classi di rischio idraulico in classi di

fattibilità geologica.

Nell’indagine viene evidenziata la peculiarità dell’area a nord del tratto tombinato.

Essa “si colloca nell’ambito dei depositi fluvioglaciali di età Mindeliana, rimaneggiati

e rimodellati dall’azione erosiva occorsa durante le fasi glaciali successive:

litologicamente, tali depositi sono costituiti da argille con sabbie medio fini e limo con

ciottoli subarrotondati centimetrici, con elevato grado di alterazione decrescente con

Page 125: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

119

la profondità”. In tale area è rilevato un marcato dissesto delle condizioni

idrogeologiche ed idrauliche:

� “il substrato pedogenetico non risulta in grado di smaltire, attraverso

l’infiltrazione, le acque meteoriche che si raccolgono sulla sua superficie, in

relazione anche ad eventi pluviometrici di debole intensità;

� le acque di pioggia si trovano così a recapitare interamente nelle incisioni

vallive maggiori, innescando un simultaneo aumento della portata dei corsi

d’acqua superficiali ed un conseguente impulso erosivo concentrato favorito

dalle deboli caratteristiche di resistenza meccanica dei litotipi”.

Le aree di questo tipo, sede

di potenziale ristagno delle

acque meteoriche, sono

rappresentate in Fig. 3.70

(in giallo, la presenza di

un’area cavata) .

Secondo quanto previsto dal D.G.R. n. 7/6645 (direttiva di applicazione della L.R.

41/97), sono state individuate quattro classi di fattibilità geologica:

CLASSE 1 – Fattibilità senza particolari limitazioni. In questa classe ricadono le

aree per le quali gli studi non hanno individuato specifiche

controindicazioni di carattere geologico all’urbanizzazione o alla

modofica di destinazione d’uso del suolo.

Fig. 3.70: Aree a potenziale ristagno idrico

Rio Freddo Rile

Page 126: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

120

CLASSE 2 – Fattibilità con modeste limitazioni. In questa classe ricadono le aree

nelle quali sono state rilevate condizioni limitative alla modifica di

destinazioni d’uso dei terreni per superare le quali si rendono necessari

approfondimenti di carattere geotecnico ed idrogeologico finalizzati ad

opere di sistemazione e bonifica.

CLASSE 3 – Fattibilità con consistenti lImitazioni. Questa classe comprende le

zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni alla

modifica di destinazione d’uso dei terreni per l’entità e la natura dei

rischi individuati nell’area o nell’immediato intorno. L’utilizzo di queste

zone sarà pertanto subordinato alla maggiore conoscenza geotenica ed

idrogeologica mediante studi specifici. Per l’edificato esistente dovranno

essere previste indagini per la progettazione e realizzazione delle opere

di difesa e sistemazione idrogeologica.

CLASSE 4 – Fattibilità con gravi limitazioni. L’alto rischio comporta gravi

limitazioni per la modifica d’uso delle particelle. Dovrà essere esclusa

qualsiasi nuova edificazione se non opere finalizzate al consolidamento o

alla sistemazione idrogeologica. Per gli edifici esistenti saranno

consentiti esclusivamente interventi così come definiti dall. Art. 31,

lettere a), b) e c) della L. 457/1978. Eventuali opere pubbliche o di

interesse pubblico dovranno essere corredate con specifica relazione

geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi con

la situazione di rischio idrogeologico.

Le Classi 3 e 4 sono particolarmente importanti, in quanto la loro presenza costituisce

uno dei presupposti che comportano l’obbligo, per il Comune di Cassano Magnago, di

redigere il Piano di Protezione Civile (vedi paragrafo 1.7).

Page 127: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

121

Nella Classe 3, fra le altre, sono comprese le aree definite a rischio idraulico residuo,

moderato (R1) e medio (R2), e la fascia C di esondazione relativa al torrente Arno.

Nella Classe 4, fra le altre, sono comprese la Fascia A di deflusso della piena, la Fascia

B di progetto, le aree a rischio idraulico elevato (R3) e molto elevato (R4).

3.5.4. Problematiche attuali

Nonostante molto sia stato fatto negli ultimi anni, il rischio alluvione a Cassano

Magnago persiste tuttora.

Volendo analizzare gli odierni fattori di rischio, è utile suddividere l’intero territorio

comunale in due porzioni: quella a monte del tratto tombinato e quella a valle.

3.5.4.1. Analisi porzione a monte

In questa zona i torrenti che determinano un concreto rischio di alluvione sono il Rile e

il Rio Freddo.

La causa principale di esondazione è dovuta all’insufficiente dimensionamento

geometrico del tombotto, il quale, per portate in arrivo superiori a 11,7 m3/s, entra in

pressione e determina rigurgito verso monte, interessando un’estesa zona in cui sono

presenti insediamenti ad alta densità abitativa.

Secondo il progetto esecutivo, la realizzazione degli invasi di laminazione avrebbe

dovuto scongiurare un tale rischio, riducendo la portata al colmo della piena di

riferimento ad una valore compatibile con la capacità del tombotto.

In realtà sono stati sottovalutati alcuni aspetti importanti.

Page 128: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

122

In fase di verifica di casi critici, il progetto esecutivo afferma che “il sistema

entrerebbe in crisi se dovessero cedere contemporaneamente almeno tre traverse o se

dovesse collassate la traversa A5; in questo ultimo caso si riverserebbero verso valle

25.972 m3 di acqua, non sostenibili dalla capacità di accumulo della golena A6 che è

di poco superiore agli 8.000 m3”. Perché tale volume sia sostenibile, la capacità della

golena dovrebbe essere di almeno 30.000 m3.

Si tratta di un’importante considerazione.

È infatti da precisare che l’invaso A6

(Fig. 3.71) non è stato realizzato come

da progetto, data la difficoltà di

inserire un’ampia area golenale in una

zona condizionata dalla presenza di

insediamento abitativi e della

vicinissima via Trieste.

La capacità attuale di tale invaso è quindi ben al di sotto di quanto riportato nel

progetto (si aggira intorno ai 5.000 m3), e ciò e dovuto anche agli scarsi interventi di

asportazione della vegetazione in loco.

Inoltre, lo stesso bacino A5 presenta da pochi anni un comportamento anomalo,

mostrandosi maggiormente soggetto all’accumulo idrico rispetto agli altri, anche in

conseguenza dell’uso improprio di cui è stato oggetto: facilmente raggiungibile dal

centro abitato, è stato utilizzato per un certo periodo come discarica abusiva di

materiali inerti, fatto che ne ha pregiudicato la capacità di invaso.

Fig. 3.71: Localizzazione dell’attuale invaso A6

Rio Freddo

Rile

Page 129: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

123

La situazione critica è stata evidenziata in concomitanza dell’evento del 3 maggio

2002.

A seguito di una intensità di pioggia

importante ma decisamente inferiore

rispetto a quella delle piene del 1992 e

del 1995 (caratterizzate da tempi di

ritorno centenari), si è verificato un

innalzamento anomalo del solo invaso A5 (Fig. 3.72), per cui l’acqua è

arrivata a pochi centimetri dal

coronamento, rischiando di tracimare

dallo sbarramento in terra (Figg. 3.73 e

3.74) con conseguente collasso e

riversamento verso il centro abitato di una quantità consistente di acqua e fango.

Secondo quanto riportato in uno studio geologico redatto per un privato di Cassano

Magnago da uno dei progettisti degli invasi, “nel caso di rottura della traversa 5

(sempre in condizioni di piena di riferimento con tempo di ritorno 100 anni) la forma

dell’onda che si propaga verso valle produce un duplice picco: il picco principale

Fig. 3.72: Riempimento anomalo dell’invaso A5

Fig. 3.73: Segni della tracimazione dell’acqua sopra la

paratoia

Fig. 3.74: Detriti depositati

dall’acqua sulle griglie

Page 130: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

124

impiega meno di sei minuti per transitare dalla traversa 5 alla sezione tombinata. In

circa trenta minuti si riversa a valle, stramazzando sopra il muro di contenimento

della sezione, un volume complessivo di circa 53.000 m3, con portata massima di circa

97 m3/s”. Considerando che il tombotto entra in pressione per una portata pari a 11,7

m3/s, è immediatamente evidente la pericolosità che ne deriva.

Un’altra osservazione riguarda l’apporto idrico.

I bacini di laminazione sono stati progettati per resistere ad un certo carico idraulico,

supposto costante nel tempo. Il bacino del Rio Freddo evidenzia invece, negli ultimi

anni, la tendenza a veicolare una quantità sempre maggiore di acqua proveniente dal

terrazzo di S. Anna; trattandosi di un torrente non protetto da alcuna opera di

laminazione, il suo contributo nel determinare il rischio alluvione, spesso

sottovalutato, è invece estremamente importante: si è stimato infatti che la sua sola

portata sarebbe in grado di causare esondazione a valle della confluenza con il Rile.

La realizzazione di impianti orto-vivaistici in via Ortigara e in via Marconi (Fig. 3.76)

ha contribuito a peggiorare la situazione.

L’impermeabilizzazione del terreno

che ne deriva costringe a creare

canali artificiali per lo smaltimento

delle acque stagnanti; tali canali,

oltre ad accentuare fenomeni di

erosione dei versanti determinano

un aumento considerevole delle

immissioni nell’invaso A5 (da via

Ortigara) e nel Rio Freddo (da via

Marconi) (Fig. 3.75).

Fig. 3.75: Getto d’acqua proveniente dalle serre

di via Marconi verso il Rio Freddo in

concomitanza dell’evento del 2002.

Page 131: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

125

3.5.4.2. Analisi porzione a valle

In questa zona i torrenti che determinano un concreto rischio di alluvione sono il Rile e

il Tenore.

Della situazione ivi presente si è già parlato in occasione dello studio idraulico; esiste

tuttavia un altro aspetto da non sottovalutare.

Per rimuovere acqua tendente all’accumulo

proveniente da un’area di circa 135 ha nel

quartiere di S. Anna (terrazzo sovrastante il

corso del Rio Freddo), è stato realizzato un

canale che convoglia tale acqua e la immette

a valle del tratto tombinato (Fig. 3.77), oltre

via del Lavoro.

Fig. 3.76: Serre in via Marconi: sono rappresentate le linee di livello a distanza metrica

Rio Freddo

Fig. 3.77: Punto di immissione

Page 132: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

126

Tale immissione produce due conseguenze:

� in caso di precipitazioni intense, in corrispondenza del punto di innesto, il

volume di acqua veicolata scorre ad una velocità tale da rallentare notevolmente

il normale flusso del Rile, fino quasi a bloccarlo, determinando la fuoriuscita

dell’acqua a monte in corrispondenza dei chiusini di via IV Novembre;

� i notevoli volumi immessi rendono in diversi punti insufficienti le sezioni di

deflusso del Rile, causando esondazioni, e le stesse vasche di spagliamento, già

in condizioni precarie;

e si scontra con quanto previsto sia dalla Regione Lombardia (L.R. 27 maggio 1985, n.

62) sia dall’Autorità di Bacino, i quali invitano a smaltire le acque meteoriche negli

strati del sottosuolo, soprattutto laddove il territorio presenta condizioni di buona

permeabilità (ed è il caso della zona sud di Cassano).

Secondo alcuni dati fornitimi dal Comitato, si stima che il nuovo contributo di acqua

che verrà immesso nel Rile, e quindi nelle vasche, per effetto dei nuovi scarichi, avrà

una portata di piena di circa 20-25-30 m3/s, per eventi con tempo di ritorno

rispettivamente di 10-50-100 anni.

3.6. Percorso di riduzione del rischio

Il rischio, qui come in moltissime altre situazioni, non può essere eliminato, e pensare

di realizzare interventi che possano cancellare oltre 70 anni di storia è altrettanto

impensabile.

Page 133: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

127

L’analisi della situazione attuale mi ha portato a concludere che le linee guida in grado

di condurre verso un percorso di riduzione del rischio locale siano:

� non aggravare ulteriormente il carico idraulico dei torrenti, soprattutto di Rile e

Rio Freddo, anche attraverso la stipulazione di accordi con i Comuni a monte;

� completare il progetto di laminazione e risolvere le anomalie del sistema;

� attuare la completa separazione della rete fognaria e convogliare le acque

bianche in pozzi di dispersione, sfruttando la permeabilità della zona sud;

� aumentare la capacità delle vasche di spagliamento.

Tutto questo deve essere accompagnato da una pianificazione urbanistica che sappia

riconoscere l’importanza di non privare un corso d’acqua dei suoi spazi naturali.

Page 134: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

128

CAPITOLO 4

PREDISPOSIZIONE DEL NUOVO PIANO DI

PROTEZIONE CIVILE

Il Piano di Protezione Civile ufficiale del Comune di Cassano Magnago risale al

maggio 1996, prima pertanto che gli interventi idraulici fossero realizzati. La

situazione attuale, notevolmente cambiata, impone di rivedere ciò che è stato fatto in

passato e riformulare il Piano in funzione degli scenari di rischio odierni. Nell’eseguire

questa operazione occorre fare riferimento alla normativa recente che, rispetto al

passato, si è resa più attenta a fornire alle Amministrazioni Locali gli strumenti per

attuare una pianificazione efficace e omogenea, per tipologia di rischio considerato e

in funzione del quadro territoriale di appartenenza.

Il Comune di Cassano Magnago ha l’obbligo di dotarsi di un Piano di Protezione

Civile in quanto interessato dalla delimitazione delle Fasce Fluviali, e in quanto sul

suo territorio sono presenti aree di fattibilità geologica R3 e R4.

Al di là dell’adempienza di un’imposizione legislativa, la presenza di un Piano

aggiornato deve essere vista come una necessità sociale, perché la consapevolezza

dell’esistenza di una pianificazione oculata aiuta l’intera comunità a sentirsi più

tranquilla.

Nel tempo avuto a disposizione, ho cercato di porre delle basi per la costituzione del

nuovo Piano, inerentemente al solo rischio alluvione, pur sapendo che si tratta di

un’operazione estremamente complessa che necessita dell’analisi da parte di

professionisti qualificati in materia e della partecipazione dell’intera Amministrazione

Comunale.

Page 135: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

129

4.1. Il Piano di Protezione Civile del 1996

Il Piano ufficiale comunale soffre, oltre al mancato aggiornamento, di diversi difetti:

� manca una delimitazione cartografica delle aree esposte a rischio;

� è riportato un solo scenario di evento generico, che non comprende né l’analisi

della popolazione a rischio, né l’individuazione quantitativa delle categorie

deboli, né il censimento delle attività commerciali o industriali presenti;

� manca un rilevamento delle reti infrastrutturali soggette a potenziale

interruzione del servizio;

� è assente la considerazione del problema viabilistico, e non sono evidenziati i

nodi critici della circolazione;

� le risorse sono catalogate solo in funzione della tipologia di attività a cui si

riferiscono e mancano di descrizioni tecniche dettagliate;

� la modulistica cartacea allegata è eccessivamente prolissa, quindi non

funzionale alle necessità di immediato reperimento che la situazione di

emergenza richiede.

È inoltre assente ogni riferimento ad un supporto informatico.

Sono comunque da evidenziare aspetti positivi quali:

� l’accuratezza nella definizione delle modalità di attivazione delle procedure in

funzione degli stadi (allerta – allarme – emergenza), e quindi considerando i

tempi in cui si perviene alla percezione del pericolo;

� definizione ed individuazione su carta delle aree di ricovero, anche se le

caratteristiche descrittive dovrebbero essere approfondite.

Page 136: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

130

Date le numerose lacune riscontrate e l’impostazione ormai superata, l’aggiornamento

non può prevedere una revisione della stesura precedente, ma un completo rinnovo,

basato sugli schemi metodologici forniti dalla normativa recente.

4.2. Traccia per il nuovo Piano

L’analisi si è svolta in parte in formato cartaceo, ed è quello che sarà riportato nei

prossimi paragrafi, e in parte su supporto informatico, utilizzando il sistema

informativo territoriale PETer.

Nello svolgimento ho fatto riferimento ai seguenti documenti:

� Piano Comunale di Protezione Civile (schema tipo) – Ministero dell’Interno,

Direzione Generale Protezione Civile;

� Metodo Augustus – Dipartimento della Protezione Civile, 1998;

� Linee Guida per la Predisposizione del Piano Comunale di Protezione Civile

(Rischio Idrogeologico) – CNR, Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi

Idrogeologiche, 1998;

� Protezione Civile, Origine, Sviluppi e Metodi – Mario Moiraghi, edizione 2002;

� La Pianificazione di Emergenza in Lombardia – Quaderno della Protezione

Civile n. 7, 2004.

Per valutare la reale condizione territoriale del Comune, ho fotografato alcuni punti

significativi in alveo e ho costruito, a scopo di riscontro cartografico, un mosaico 34 di

34 Alcune difetti (visibili in alcune delle immagini riportate) sono dovuti a difficoltà riscontrate nel

reperimento di punti a coordinate note, necessari alla costruzione del mosaico, e a probabili

imperfezioni legate alla fase di acquisizione delle ortofoto.

Page 137: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

131

ortofoto realizzate nel mese di aprile 2004, gentilmente messemi a disposizione dagli

Uffici comunali.

Ho poi lavorato con i software PETer e ArcView GIS 3.2 per la costituzione di carte

esemplificative, alcune delle quali saranno riportate in seguito.

Nella costituzione di un Piano Comunale di Protezione Civile devono essere presi in

considerazione i seguenti punti:

1. Inquadramento del territorio

2. Produzione di elenchi e/o di cartografie tematiche sia digitali che cartacee

riguardanti:

a. Copertura e usi del suolo;

b. Rete delle infrastrutture di servizio (acquedotto, elettrodotto,

metanodotto, reti tecnologiche, ecc.), e individuazione dei punti

nevralgici;

c. Rete delle infrastrutture di trasporto, con indicazione dei principali nodi

critici;

d. Censimento delle attività produttive presenti sul territorio comunale,

distinte in industriali, commerciali, artigiane;

e. Aree di protezione civile (raccolta, centri smistamento, ricovero e

ricettive): la localizzazione su cartografia dovrà essere corredata da

schede descrittive, indicanti estensione, capacità e servizi presenti;

f. Edifici vulnerabili (per la posizione in cui sono collocati e/o la fragilità

edilizia) e obiettivi sensibili (per la presenza potenziale di un gran

numero di persone) relativamente al rischio alluvione;

g. Categorie a rischio della popolazione, quali anziani, bambini e disabili.

Page 138: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

132

3. Analisi dei rischi (è fondamentale produrre una carta con la delimitazione

delle aree potenzialmente inondabili per l’intero territorio comunale)

4. Analisi e censimento di risorse, mezzi e materiali

5. Definizione scenari di evento

6. Analisi di sistemi di monitoraggio

7. Modelli di intervento

8. Verifica e aggiornamento del Piano

9. Comunicazione

È innanzitutto fondamentale che il Comune definisca una propria struttura di

Protezione Civile, ovvero:

� istituisca un Ufficio di Protezione Civile, autonomo oppure inserito in un’altra

struttura dell’Amministrazione Comunale, al quale attribuire specifici compiti,

funzioni ed ambiti di intervento, assegnare una propria collocazione fisica ed un

dotazione organica, istituire il servizio di reperibilità e definire modalità di

raccordo con altri Uffici interni quali, in particolare, Polizia Municipale, Lavori

Pubblici, Urbanistica, Viabilità, Ambiente, Sanità e Servizi sociali;

� individui i Responsabili delle funzioni di supporto secondo quanto riportato nel

Metodo Augustus: essi rappresentano l’insieme delle risposte che occorre dare

alle diverse esigenze operative sia in fase di normalità sia in fase di emergenza.

Page 139: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

133

4.2.1. Inquadramento del territorio

Le informazioni che caratterizzano il territorio comunale sono state trattate nel

Capitolo 3.

Come sintesi, è possibile produrre una dichiarazione di questo tipo:

Confini comunali

Carnago (nord)

Oggiona S. Stefano (nord-est)

Gallarate (sud-est)

Busto Arsizio (sud)

Fagnano Olona (nord-ovest)

Cairate (sud-ovest)

Vie di comunicazione

principali

Autostrada A8, uscita Cavaria, Gallarate o Busto Arsizio;

Superstrada Milano-Malpensa, uscita Busto Arsizio;

S.P. 20 (Gazzada−Busto Arsizio)

S.P. 12 (Cairate−Cassano Magnago)

S.P. 22 (Cassano Magnago−Olgiate Olona)

Estensione 13 km2

Popolazione residente 21.260

Latitudine 65°60’28’’

Longitudine 3°37’53’’

Altitudine 319-240 m s.l.m.

Page 140: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

134

4.2.2. Produzione di elenchi e/o di cartografie tematiche

Riporto alcuni esempi:

Copertura e usi del suolo

Ho potuto reperire due carte: nella prima (Fig. 4.1), senza entrare in dettaglio, sono

distinte le aree urbanizzate da quelle destinate a boschi o ad uso agricolo; nella

seconda (Fig. 4.2), è riportata la zonizzazione secondo quanto disposto dal P.R.G.

vigente nell’anno 2000. È naturalmente necessario produrre carte tematiche aggiornate

e conformi alla situazione attuale.

In base alla localizzazione delle aree di emergenza riportate nel Piano del 1996 e

all’individuazione da me effettuata di alcuni obiettivi sensibili, ho potuto produrre con

PETer le carte riportate nelle Figg. 4.2 e 4.3.

Aree boschive o

ad uso agricolo

Aree urbanizzate

Centro storico e

zone residenziali

Aree verdi e

zone sportive

Zone industriali,

produttive e di

completamento

Zone non edificabili

Fig. 4.1: Suddivisione generica usi del suolo Fig. 4.2: Zonizzazione P.R.G. 2000

Page 141: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

135

Fig. 4.2: Identificazione e ubicazione di alcuni obiettivi sensibili

Cinema

Oratorio San Giulio

Supermercato

Asilo nido

Chiesa San Giulio

Centro Anziani

Ufficio Postale

Parco giochi via Moro

Supermercato

Dancing via Buozzi

Biblioteca

Campi sportivi via Piave

Campi da tennis via Tagliamento

Ecocentro

Cimitero

Page 142: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

136

Fig. 4.3: Identificazione e ubicazione di alcune aree adibite a ricovero/raccolta

Campo sportivo

Salvo d’Acquisto Campo sportivo

colonia elioterapica

Campo sportivo

Santa Maria

Cortile scuola media Orlandi

Cortile piscina comunale

Campi sportivi via Piave

Page 143: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

137

4.2.3. Analisi dei rischi

Le informazioni inerenti la delimitazione delle aree a rischio e la loro classificazione

sono state trattate nel capitolo precedente.

4.2.4. Analisi e censimento di risorse, mezzi e materiali

È necessario in questa fase censire risorse, mezzi e materiali sia di proprietà del

Comune sia derivanti da convenzioni con aziende per la pronta fornitura in caso di

necessità.

Riportare i dati su mappa consente inoltre di valutare i tempi necessari al rifornimento.

Ogni risorsa deve essere suddivisa per settore di attività e catalogata in schede

descrittive sufficientemente dettagliate, possibilmente conformi al sistema informatico

Mercurio (le schede di PETer risultano particolarmente utili in questa fase); deve

inoltre esserne indicato il detentore con relativo recapito.

L’elenco deve essere aggiornato periodicamente.

4.2.5. Definizione scenari di evento

Per “scenario di evento” si intende “la situazione che si viene a creare al verificarsi di

un dato evento, rappresentata con la sua probabile immagine di impatto sul

territorio”.

Page 144: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

138

Per il territorio in esame ho ipotizzato tre scenari di evento:

� esondazione ordinaria (TR=10 anni), caratterizzata da una portata massima del

Tenore al confine con Fagnano Olona di 31 m3/s, e del Rile all’uscita del tratto

tombinato di 12 m3/s (Fig. 4.4);

� esondazione straordinaria (TR=100 anni), caratterizzata da una portata massima

del Tenore al confine con Fagnano Olona di 39 m3/s, e del Rile all’uscita del

tratto tombinato di 19 m3/s (Fig. 4.9);

� esondazione catastrofica (TR>100 anni), individuata dalla Fascia C (Fig. 4.13).

Per ognuno di essi è necessario analizzare in dettaglio elementi quali:

� numero residenti;

� numero di residenti anziani (>70 anni);

� numero residenti al piano terra;

� disabili residenti al piano terra;

� recapito e tipologia delle attività commerciali, artigianali e industriali e

delle strutture di interesse pubblico presenti;

� elenco dei beni artistici.

Devono inoltre essere individuate le vie di fuga, la viabilità alternativa, le aree di

attesa, di accoglienza o ricovero della popolazione (se necessarie, in funzione della

stima della popolazione coinvolta), le aree di ammassamento dei materiali e del

personale di soccorso e i “cancelli” di regolazione degli afflussi-deflussi nelle aree

colpite.

Page 145: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

139

È utile in questa fase predisporre carte tematiche digitali georeferenziate. Se costruite

con sufficiente dettaglio, esse consentono un’immediata percezione della situazione

locale.

Per i primi due scenari ho utilizzato l’unica delimitazione disponibile, ovvero quella

definita nello studio idrologico, riferita quindi esclusivamente alla zona sud.

Quando sarà disponibile un’analoga analisi per la parte nord del territorio comunale,

gli scenari di evento dovranno essere opportunamente integrati.

Per lo scenario di evento catastrofico, ho invece fatto riferimento alla delimitazione

riportata nel PAI.

Grazie ai dati fornitimi dall’Ufficio Sistema Informativo Territoriale del Comune,

sono risalita alla stima della popolazione residente, e ho rilevato quantitativamente la

presenza di bambini e anziani, ovvero le categorie maggiormente a rischio, perché più

vulnerabili, insieme ai disabili.

Non ho potuto invece reperire informazioni sulla presenza industriale, commerciale e

artigianale, in quanto si tratta di un progetto di acquisizione dati che l’Ufficio

comunale sta attualmente implementando.

Ogni scenario dovrà, rispetto alla trattazione da me fornita, essere integrato da tutte le

informazioni mancanti. Possono al limite essere proposti scenari differenti.

Page 146: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

140

Scenario di evento 1: Esondazione ordinaria.

In GRIGIO è riportata la delimitazione delle aree a prevalente urbanizzazione;

in VERDE la delimitazione delle aree a destinazione boschiva o agricola;

in ROSSO è indicata l’area soggetta ad esondazione.

Data l’esigua porzione del territorio interessata da questo scenario, ho potuto, con i

dati a disposizione, rappresentare la situazione con sufficiente accuratezza; non è stato

possibile fare altrettanto nelle altre due ipotesi.

&

'

+

Fig. 4.4: Individuazione cartografica

dello Scenario di Evento “Esondazione

ordinaria”

Page 147: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

141

Analisi dettagliata

Nell’area 1, i tiranti idrici possono

raggiungere un massimo di 40 cm: è

coinvolta solo in minima parte

un’azienda di autotrasporti, che

provvederà, secondo la necessità, con

procedure autonome interne.

Nell’area 2 sono interessati:

� l’Ecocentro ed alcune abitazioni

private, con tiranti fino a 40 cm;

� la zona industriale di via Boscaccio,

con tiranti fino a 35 cm.

Nell’area 3 sono interessati:

� avicoltura, con tiranti fino a 70 cm;

� abitazioni private, con tiranti fino a 40

cm.

&

'

+

Fig. 4.5: Dettaglio area 1

Fig. 4.6: Dettaglio area 2

Fig. 4.7: Dettaglio area 3

Page 148: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

142

Interferenza con la rete stradale

Data la presenza di allagamenti sul piano stradale, è necessario impedire l’accesso alla

via Boscaccio, oltre l’incrocio con la via Segantini, e alla via per l’Ecocentro .

Può essere invece valutata sul momento la situazione in corrispondenza del ponte del

Tenore in via Bonicalza e in prossimità del confine comunale , sulla stessa via.

Popolazione residente:

TOTALE ANZIANI (più di 70 anni) BAMBINI (meno di 10 anni)

12 - 1

I danni prodotti sono, presumibilmente, principalmente correlati all’interruzione delle

attività industriali interessate dall’evento. Non dovrebbe essere necessario

implementare procedure per l’attivazione di aree di emergenza.

Via Bonicalza

(SP 20)

SP 22 per

Fagnano

Via Gasparoli (strada

comunale principale)

Via Boscaccio

3

1

1

2

4

3 4

Fig. 4.8: Interferenza dello Scenario “Esondazione ordinaria” sulla rete stradale

2

Page 149: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

143

Scenario di evento 2: Esondazione straordinaria.

Analisi dettagliata

Nell’area 1, l’azienda di

autotrasporti è interessata

interamente da tiranti massimi

di 50 cm. È necessario attivare

procedure di emergenza

interne.

&

'

&

Fig. 4.9: Individuazione

cartografica dello Scenario di

Evento “Esondazione straordinaria”

Fig. 4.10: Dettaglio area 1

Page 150: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

144

Sono coinvolte alcune abitazioni private, la zona industriale di via Boscaccio,

l’Ecocentro, un’area attualmente in costruzione in via Gasparoli (adibita a capannoni

industriali) e un allevamento avicolo.

I tiranti idrici previsti raggiungono i 50 cm in via Boscaccio, i 65 cm nella zona

dell’Ecocentro, i 130 cm nei pressi del confine comunale in via Bonicalza e arrivano

fino ai 200 cm a ridosso dell’autostrada A8.

Popolazione residente potenzialmente coinvolta:

TOTALE ANZIANI (più di 70 anni) BAMBINI (meno di 10 anni)

143 8 12

Va predisposto un elenco di persone disabili, residenti al piano terra, attività

commerciali, industriali e artigianali, strutture pubbliche e beni artistici presenti

nell’area.

Da analizzare la situazione di potenziale vulnerabilità delle reti di sevizio locali, e

senz’altro da implementare procedure per l’assistenza alla popolazione e l’attivazione

di aree di emergenza.

' Capannoni industriali in via Gasparoli Ecocentro

Avicoltura Zona industriale in via Boscaccio

Fig. 4.11: Dettaglio area 2

Page 151: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

145

Interferenza con la rete stradale

� impedire l’accesso al centro abitato in corrispondenza del ponte del Tenore in via

Bonicalza (i tiranti fuori alveo possono raggiungere i 20 cm) ;

� impedire di oltrepassare il confine comunale in via Bonicalza (i tiranti fuori alveo

raggiungono i 90 cm) ;

� impedire di accedere a via Gasparoli oltre l’incrocio con via I Maggio (tiranti

locali massimi di 20 cm, in corrispondenza del ponte fino a 80 cm) ;

� impedire l’accesso a via Gasparoli oltre l’incrocio con via per l’Ecocentro (tiranti

locali massimi di 30 cm) ;

� impedire l’accesso a via Boscaccio oltre l’incrocio con via Segantini (tiranti locali

massimi di 35 cm) ;

� rendere obbligatorie sull’autostrada A8 le uscite a Cavaria (provenienza Varese )

e a Busto Arsizio (provenienza Milano ): i tiranti sul piano autostradale possono

raggiungere i 30 cm.

SP 22 per

Fagnano

Via Bonicalza

(SP 20)

Via Gasparoli (strada

comunale principale)

Via Boscaccio

Fig. 4.12: Interferenza dello Scenario “Esondazione straordinaria” sulla rete stradale

6 5

4

7

1

1

2

3

2

7

3

4

5

6

Page 152: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

146

Scenario di evento 3: esondazione catastrofica.

Data la mancanza di informazioni idrauliche sui tiranti idrici raggiunti dalla corrente

fuori alveo, è possibile solo fare una stima degli elementi vulnerabili presenti nelle

aree soggette ad esondazione.

Fig. 4.13: Individuazione

cartografica dello Scenario di

Evento “Esondazione catastrofica”

Page 153: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

147

Interferenza con la rete stradale

Blocchi in ingresso al centro abitato:

� da Gallarate, in corrispondenza dell’incrocio tra via Venegoni e via Garibaldi

;

� da Oggiona S. Stefano, prima del tratto in discesa della via Marconi, in

corrispondenza dell’incrocio con via Don Orione ;

� da Bolladello, subito all’ingresso del territorio comunale ;

Blocchi all’interno del centro abitato:

� in via Trieste, alcune centinaia di metri prima della confluenza tra Rile e Rio

Freddo ;

� via Gasparoli, in corrispondenza dell’incrocio con via Genova ;

� via Bonicalza, in corrispondenza dell’incrocio con via S. Antonio .

&

via Trieste

via Trento

via Marconi (SP 20)

via De Gasperi

(SP 12)

via Bonicalza

(SP 20)

via Gasparoli

via Venegoni

(SP 12)

via del Lavoro via Garibaldi

Inizio tratto tombinato

Fig. 4.14 a: Interferenza dello Scenario “Esondazione catastrofica” sulla rete stradale (nord)

4

2

3

6 5 1

1

3

2

4

6

5

Page 154: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

148

� impedire gli accessi da Busto Arsizio e da Fagnano Olona ;

� rendere obbligatorie le uscite autostradali agibili così da evitare il transito nel

tratto alluvionato ;

� bloccare l’ingresso da Gallarate nel punto indicato nella figura precedente .

È necessario approfondire l’impatto sulla viabilità interna al centro abitato.

Popolazione residente potenzialmente coinvolta:

TOTALE ANZIANI (più di 70 anni) BAMBINI (meno di 10 anni)

2030 221 165 Va predisposto un elenco di persone disabili, residenti al piano terra, attività

commerciali, industriali e artigianali, strutture pubbliche e beni artistici presenti

nell’area.

Da analizzare la situazione di potenziale vulnerabilità delle reti di sevizio locali, e da

implementare procedure di assistenza alla popolazione e di attivazione delle aree di

emergenza.

'

Fig. 4.14 b: Interferenza dello Scenario “Esondazione catastrofica” sulla rete stradale (sud)

2

1

4

3

4

1 2

3

Page 155: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

149

4.2.6. Analisi di sistemi di monitoraggio

Trattandosi di rischio alluvione, un fenomeno noto e quantificabile, gli scenari di

rischio devono prevedere una connessione ai dati forniti in tempo reale dalle reti di

monitoraggio idropluviometrico, al fine di associare soglie di pioggia o portata ai vari

livelli di attivazione del modello di intervento.

Esternamente al territorio comunale, il punto di riferimento principale della rete di

monitoraggio è il Centro Geofisico Prealpino, “Associazione di volontariato scientifico

per la ricerca meteoclimatica, sismica, e la collaborazione con la Protezione Civile”,

con sede operativa a Varese. Fra le varie attività di cui si occupa, vi sono la produzione

di informazioni meteoclimatiche sulla provincia di Varese e il monitoraggio del

Torrente Rile; attraverso tale monitoraggio (Figg. 4.15 e 4.16), il Centro dirama

messaggi alla Prefettura di Varese, la quale, in caso di raggiungimento dei livelli

critici, comunica al Sindaco di Cassano Magnago la necessità di attivare lo stato di

allarme o preallarme.

Figg. 4.15 e 4.16: Stazione di monitoraggio del Torrente Rile del Centro Geofisico Prealpino,

localizzata in corrispondenza del pluviometro della stazione di sgrigliatura di monte (via Trieste)

Page 156: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

150

Esistono diversi sistemi di monitoraggio anche nel territorio comunale: si tratta di

pluviometri e idrometri collocati in corrispondenza dei bacini di laminazione e delle

stazioni di sgrigliatura. Attualmente solo parzialmente funzionanti, in caso di completa

attivazione dovrebbero consentire un’analisi della situazione in corso molto accurata.

Sgrigliatore di monte:

� Pluviometro (Fig. 4.17)

� Idrometro a sensore (Fig. 4.18)

� Idrometro a barra (Fig. 4.18)

Sgrigliatore di valle:

� Pluviometro (Fig. 4.22)

� Idrometro a sensore (Fig. 4.20)

� Idrometro a barra (Fig. 4.20)

Tratto precedente all’ingresso del Tenore nelle

vasche di spagliamento:

� Idrometro a sensore (Fig. 4.19)

In corrispondenza di ogni invaso di

laminazione:

� Idrometro a sensore (Fig. 4.21)

Page 157: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

151

Fig. 4.17

Fig. 4.18

Fig. 4.19 Fig. 4.20

Fig. 4.21 Fig. 4.22

Page 158: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

152

Oltre all’utilizzo della rete di monitoraggio, presente comunque sul solo torrente Rile,

è fondamentale un’accurata sorveglianza di alcuni punti critici (Fig. 4.23).

Invaso di laminazione A5: dato il suo

recente comportamento anomalo e la

sua vicinanza al centro abitato, in fase

di preallarme deve essere monitorato

costantemente il livello dell’acqua

sulla paratoia.

Sgrigliatori di monte e di valle:

controllo della portata e verifica

della funzionalità delle griglie.

Ponte sul Tenore

in via Bonicalza.

Ponte sul Tenore

in via Gasparoli. Ponte sul Rile

in via S. Pio X.

Uscita dal tombotto

del Rile.

Ponte in corrispondenza

della confluenza tra Rio

Freddo e Rile.

Ponte sul Rile

in via Trieste.

Fig. 4.23: Punti critici meritevoli di sorveglianza

Page 159: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

153

4.2.7. Modelli di intervento

FASE DI PRE-ALLERTA

1. Il Comune riceve il messaggio di pre-allerta (ad es., previsione di precipitazioni

molto intense);

2. Il Sindaco convoca immediatamente presso la sede comunale il Vertice di

Protezione Civile, che può essere inteso come:

� costituito da Sindaco, Assessore al Lavori Pubblici, Tecnico/i del comune,

Vigili Urbani, Rappresentante volontariato locale, Rappresentante Comando

locale Carabinieri;

� costituito da Sindaco e membri delle funzioni di supporto, se il sistema è

organizzato secondo il Metodo Augustus.

3. Il Sindaco predispone un’immediata ricognizione, da parte dei soggetti di

competenza, delle zone potenzialmente inondabili per localizzare tutte le

situazioni che potrebbero determinare incremento del danno (ad es., cantieri in

alveo ed in zone prospicienti, scavi in area urbana, e qualunque situazione di

impedimento al libero deflusso delle acque);

4. Il Sindaco provvede per quanto possibile ad eliminare gli ostacoli presenti negli

alvei soprattutto in prossimità dell’imbocco delle tombinature;

5. Il Sindaco predispone una verifica finalizzata all’identificazione di

manifestazioni che comportino concentrazione straordinaria di persone nelle 48

ore successive (ad es., mercati ambulanti, feste di piazza, manifestazioni sportive,

spettacoli teatrali e cinematografici);

6. Il Sindaco predispone una verifica dei sistemi di comunicazione sia interni al

comune stesso sia di interfaccia con Strutture ed Enti esterni;

7. Il Sindaco predispone una verifica delle attività operative da svolgere nelle fasi

successive dello schema operativo;

Page 160: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

154

8. Il Sindaco informa l’Ufficio di Protezione Civile della Regione Lombardia e la

Prefettura di Varese delle sopraindicate attività e mantiene in situazione di attesa

il Vertice organizzando una veglia di 24 ore nella sala operativa comunale.

FASE DI ALLERTA

1. Il Comune riceve il messaggio di allerta (ad es., si conferma la possibilità di forti

precipitazioni dalle ore x alle ore y del giorno z);

2. Il Sindaco comunica alla popolazione la previsione di forti piogge;

3. Il Sindaco predispone la messa in sicurezza di persone disabili;

4. Il Sindaco predispone la limitazione dei parcheggi per le auto private lungo le

strade principali del centro abitato;

5. Il Sindaco emette cautelativamente ordinanza di chiusura delle scuole presenti

sul territorio comunale. L’ordinanza viene comunicata ai responsabili delle

strutture superiori e trasmessa agli Organi di informazione locale e regionale e

divulgata anche attraverso i tabelloni luminosi;

6. Il Sindaco notifica ai direttori dei lavori o chi per essi la situazione di possibile

evenienza di piogge intense nelle ore successive, richiamandoli ad eseguire la

messa in sicurezza dei relativi cantieri individuati come a rischio nella fase

precedente;

7. Il Sindaco notifica alle principali industrie e fabbriche strategiche del territorio

comunale la possibilità di evenienza di piogge intense nelle ore successivi (in

modo che ogni singola struttura produttiva attivi propri piani interni);

8. Il Sindaco notifica ai Responsabili delle strutture sanitarie e di ospitamento di

terzi la possibilità di evenienza di piogge intense nelle ore successive (in modo

da attivare procedure d autocomportamento e di sicurezza interna della struttura);

9. Il Sindaco ordina l’annullamento di tutte le manifestazioni a carattere pubblico

individuate in fase di Pre-allerta. L’ordinanza viene inoltre comunicata attraverso

i mezzi di comunicazione e divulgata anche attraverso i tabelloni luminosi;

Page 161: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

155

10. Il Sindaco ordina la chiusura delle strutture di interesse pubblico o in alternativa

dispone la chiusura delle sole strutture che non presentano elementi e norme di

sicurezza per il rischio d’alluvione ovvero notifica ai Responsabile delle strutture

la possibilità di evenienza di piogge intense nelle ore successive (in modo da

attivare procedure d autocomportamento e di sicurezza interna della struttura);

11. Il Sindaco dispone ricognizioni nelle aree a rischio e attiva i presidi di vigilanza e

monitoraggio dei corsi d’acqua a partire dalle ore x del giorno per il quale sono

previste forti precipitazioni;

12. Il Sindaco verifica le attività da attuare nella fase successiva ed informa l’Ufficio

di Protezione Civile della Regione Lombardia e la Prefettura di Varese delle

sopraindicate attività e mantiene in stato di massima allerta la sala operativa

comunale.

FASE DI ALLARME

1. Il Comune mantiene lo stato di massima allerta proseguendo le attività della fase

precedente, con particolare riguardo al monitoraggio dei corsi d’acqua;

2. Il Sindaco rimane in stretto e continuo contatto con la Prefettura e con il Centro

Geofisico Prealpino per acquisire elementi sull’evoluzione della situazione meteo-

idrologica;

3. Il Sindaco rimane in stretto e continuo contatto con i presidi sul campo (via radio)

per acquisire elementi sull’evoluzione della situazione dei torrenti;

4. Il Sindaco verifica le condizioni di imminente pericolo grave;

5. Il Sindaco ordina agli osservatori dislocati nei punti strategici di attuare la

chiusura al transito delle strade ed impedire l’accesso ai ponti nelle zone

strategiche del territorio individuate dal Piano;

6. Il Sindaco informa l’Ufficio di Protezione Civile della Regione Lombardia e la

Prefettura di Varese delle sopraindicate attività;

Page 162: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

156

7. Il Sindaco comunica alla Prefettura di Varese lo stato di allarme ed indica le reti di

servizio e di comunicazione che possono essere interessate dall’evento;

8. Il Sindaco chiede l’appoggio del nucleo di intervento dei VV.FF..

FASE DI EMERGENZA

1. Il Sindaco avvia le procedure del Piano di Emergenza Comunale.

Le attività di soccorso vanno pianificate secondo procedure il cui schema operativo

deve essere disegnato precedentemente al verificarsi dell’evento cioè in tempo di pace.

Tali attività devono essere codificate rigorosamente e recepite convenientemente da

tutto il sistema operativo dell’emergenza al fine di consentire una corretta gestione del

soccorso.

In particolare occorre:

� valutare la perdita di funzionalità delle infrastrutture di trasporto ed individuare

i relativi percorsi alternativi utilizzabili in relazione alle diverse situazioni

possibili. Rispetto alle diverse interruzioni previste vanno inoltre identificate le

necessità per l’attuazione del ripristino funzionale nel più breve tempo possibile;

� evidenziare tutte le possibili interruzioni dei servizi essenziali (energia, acqua,

gas) ed individuare le relative necessità in relazione al verificarsi di possibili

sospensioni prolungate;

� individuare il numero dei potenziali senzatetto valutando la necessità di disporre

di strutture di accoglienza provvisorie, ovvero la necessità di organizzare

ricoveri presso famiglie ospitanti;

� valutare tutte le esigenze sanitarie individuando le specifiche necessità relative

sia a singoli casi che ad interi settori deboli di popolazione residente che

possono necessitare di assistenza specialistica;

Page 163: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

157

� realizzare un censimento dei mezzi pubblici disponibili nell’ambito del territorio

comunale comprese le attrezzature in dotazione a organizzazioni di volontariato

locale;

� individuare le attrezzature ed i mezzi che sono necessari per il superamento

delle situazioni di emergenza;

� predisporre schede per il rilevamento delle criticità e dei danni prodotti ai

diversi settori funzionali.

Ogni Responsabile delle funzioni di supporto opererà, sotto il coordinamento del

Sindaco, nell’area interessata dall’emergenza, secondo la necessità contingente e

secondo le proprie competenze.

È importante precisare che le procedure, soprattutto in questa fase, dovranno essere

messe a punto secondo “schemi formali di analisi delle decisioni ovvero di valutazione

delle diverse alternative possibili per il raggiungimento dello scopo”.

“Nell’impostazione del modello di intervento il processo decisionale può essere

schematizzato in quattro fasi principali:

� analisi dello stato della natura;

� analisi delle alternative possibili;

� valutazione delle conseguenze associate alle diverse alternative;

� ordinamento delle alternative secondo scale di preferenze.

Nell’ambito della valutazioni delle alternative è importante evidenziare qual è

l’obiettivo delle azioni proposte. Rispetto agli obiettivi e vincoli sono possibili diversi

tipi di azioni:

� azioni prese per guadagnare tempo;

� azioni di contenimento adottate nei casi in cui occorre tenere conto di vincoli ed

ostacoli molto forti;

Page 164: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

158

� azioni prese per eliminare il problema o raggiungere direttamente l’obiettivo;

� azioni che mirano a rimuovere le possibili cause di un problema o i possibili

ostacoli;

� azioni prese per evitare situazioni sfavorevoli o minimizzare gli effetti.

Rispetto alle diverse alternative è importante distinguere tutte quelle situazioni in cui

le azioni previste sono:

� sufficienti ad ottenere un adeguato livello di minimizzazione del rischio e quindi

immediatamente attuabili;

� sufficienti, ma non immediatamente attuabili perché condizionate dalla

realizzazione di strutture ed infrastrutture di supporto all’azione non strutturale

prevista;

� non sufficienti comunque a determinare un adeguato livello di protezione, con

conseguente necessità di realizzazione di adeguati interventi strutturali di

protezione orientati a limitare la vulnerabilità del sistema.

Infine nella valutazione delle conseguenze associate alle diverse alternative possibili è

importante fare riferimento a criteri di ottimizzazione delle diverse scelte possibili.

Nell’ambito di un processo di selezione di possibili alternative è fondamentale definire

gli obiettivi, distinguendo tra obiettivi essenziali (che vanno assolutamente conseguiti

e costituiscono l’orizzonte del decisore) ed obiettivi desiderabili (che indirizzano il

decisore al miglior uso delle risorse per massimizzare i risultati e/o minimizzare gli

svantaggi delle diverse alternative).

Nell’individuare i diversi obiettivi, inoltre, è importante specificare i vincoli che

condizionano il complesso dell’intera procedura e quelli che sono invece condizionati

da situazioni di carattere locale molto specifico.

L’individuazione del complesso degli obiettivi e vincoli è indispensabile per definire il

livello di minimizzazione del rischio effettivamente raggiungibile con azioni attuate in

emergenza.

Page 165: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

159

Infatti la volontà di ridurre il rischio oltre il valore limite effettivamente raggiungibile

può comportare la perdita di controllo di decisione e di azioni critiche.” 35

4.2.8. Verifica e aggiornamento del Piano

Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, il rinnovamento

tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni amministrative in materia

di protezione civile e assetto del territorio, sono solo alcuni dei fattori che comportano

la necessità di un continuo aggiornamento del Piano, da effettuare almeno

annualmente.

Altrettanto importante è organizzare esercitazioni che coinvolgano strutture operative

e popolazione.

4.2.9. Comunicazione

Il Piano deve prevedere modalità attraverso le quali ogni individuo sia messo nella

condizione di conoscere l’entità del rischio presente nella propria zona di residenza, di

sapere come comportarsi prima, durante e dopo un evento calamitoso, e sia cosciente

delle modalità di diffusione di avvisi e allarmi, e, di questi ultimi, ne sappia decifrare il

messaggio.

35 Linee guida per la predisposizione del Piano Comunale di Protezione Civile – Rischio

Idrogeologico, CNR

Page 166: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

160

4.3. Elaborazione cartografica

Nella stesura della traccia ho rivolto un’attenzione particolare alla costituzione del

riscontro cartografico del Piano.

Utilizzando il software PETer, ho così realizzato la vista “Rischio alluvione”.

Come base, secondo le indicazioni legislative, ho utilizzato la Carta Tecnica

Regionale, in particolare i fogli A5D2, A5D3 e A5D4, che individuano il territorio

comunale.

La scala visiva è modificabile dall’utente. È possibile impostare alcuni temi (strati

informativi tematici) affinché compaiano solo al di sopra o al di sotto di un rapporto di

scala predefinito.

Il mosaico di foto aeree realizzato in fase preliminare costituisce un utile supporto per

il riscontro effettivo della realtà locale, data la sua costituzione recente (2004) rispetto

alla cartografia tecnica (1994).

In fase iniziale mi sono trovata di fronte a difficoltà tecniche di ordine pratico:

� il materiale cartografico reperito presso gli Uffici comunali si presentava in

formato AutoCAD. L’import di tali files, contraddistinti dal suffisso .dwg,

potenzialmente consentito da PETer, in realtà presenta al momento delle

limitazioni: il sistema riconosce infatti i soli files di scambio di AutoCAD

(.dxf), e di essi la sola feature puntuale. È stato quindi necessario, prima di

importare i files come temi in PETer, effettuare la conversione in formato ESRI

Shapefile (.shp), attraverso il software ArcView GIS 3.2;

� la maggior parte dei files era già georeferenziata, ma presentava uno

scostamento dalle coordinate corrette Gauss Boaga di 1400000 unità in ascissa

Page 167: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

161

(E) e 5000000 in ordinata (N), probabilmente per rendere più agevole la

gestione con AutoCAD: è stato quindi necessario correggere tale scostamento.

Il passo successivo è stato comprendere come inserire gli strati informativi rispettando

le impostazioni operative di PETer.

Il software prevede l’inserimento di due tipologie tematiche:

� temi interni (in formato shapefile), ovvero correlati alle Entità inserite, da

scegliere all’interno di una lista predefinita;

� temi esterni (in vari formati), non correlati ad alcuna Entità, presenti solo come

strati informativi visivi, ai quali non è possibile affiancare alcun attributo.

I temi interni possono entrare a far parte di una vista solo subordinatamente alla

presenza, nel database, della relativa scheda anagrafica (attributo alfanumerico), e non

è possibile attribuire ad un’Entità PETer un tema esterno. Per questo è stato necessario

utilizzare alcuni temi esterni come supporto in fase di editing, “ricalcandoli” tramite lo

snap, ovvero un insieme di funzioni che aiutano l’utente in fase di inserimento di una

nuova entità, consentendo di sfruttare le geometrie esistenti per l’inserimento di nuovi

punti.

Ho eseguito queste operazioni per l’inserimento di reti infrastrutturali quali strade e

fognatura e per la delimitazione delle aree a rischio, sulla base degli allegati

cartografici degli studi citati. In merito a quest’ultimo aspetto, PETer consente di

personalizzare la visualizzazione grafica di ogni singola entità, con il solo limite di non

stravolgere la feature predefinita: ho così potuto attribuire diversi colori alle aree

definite a rischio idraulico dallo studio dell’ing. Telò, in modo che sia immediatamente

percepibile il livello di rischio ivi presente.

Page 168: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

162

Ho deciso inoltre, data la possibilità offerta dal software di arricchire il Dizionario, di

aggiungere a “Tipologie di Rete” la voce “Rete idrografica”, in modo da poter

considerare, e quindi introdurre, le opere di difesa idraulica come manufatti della rete.

In merito al rischio alluvione ho così potuto riportare:

� delimitazione delle Fasce Fluviali, secondo quanto riportato nel PAI;

� individuazione delle aree identificate come a rischio idraulico di sommersione,

secondo quanto riportato nello studio dell’ing. Telò del 2000, relative a Rile e

Tenore;

� individuazione di altre aree soggette a ristagno di acque meteoriche in

conseguenza di eventi piovosi intensi, come riportato nella revisione geologica del

2004;

� delimitazione delle zone soggette ad esondazione per i tempi di ritorno di 10 e 100

anni, limitatamente alla zona sud, secondo quanto riportato nello studio idraulico

precedentemente citato;

� individuazione dell’area marginale soggetta ad esondazione relativa al torrente

Arno;

� localizzazione delle opere idrauliche ed individuazione dei punti critici, meritevoli

di sorveglianza, della rete idrica.

Come tema ausiliario, ho inserito le linee altimetriche a distanza metrica e

pentametrica, in modo da rendere immediatamente percepibili i punti in cui si può

manifestare dissesto di versante, secondo quanto riportato nello studio geologico

Il risultato è presentato in Fig. 4.24, dove è possibile scorgere la zona sud del territorio

comunale e le vasche di spagliamento.

Page 169: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

163

Ho inoltre riportato la localizzazione delle aree di emergenza secondo quanto previsto

nel Piano comunale del 1996, e di altre aree di ricovero che ho ipotizzato.

Ho infine individuato alcuni luoghi ed edifici potenzialmente vulnerabili, per l’elevata

presenza umana che spesso vi si riscontra.

L’utilizzo della base “Mosaico” (Fig. 4.25) ha consentito un’analisi complessiva

maggiormente dettagliata, anche in fase di editing.

Fig. 4.24: PETer. Vista alluvione realizzata per il Comune di Cassano Magnago

Page 170: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

164

Fig. 4.25: PETer. Vista alluvione realizzata per il Comune di Cassano Magnago, in cui è presente

come base il tema “Mosaico”

Page 171: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

165

CONCLUSIONI

L’attività svolta in occasione di questa tesi mi ha consentito di comprendere quali

siano le difficoltà che un Ente Locale si trova ad affrontare in fase di redazione di un

Piano di Emergenza.

Una particolarità del Sistema di Protezione Civile, che può entrare in conflitto con le

strutture ordinarie, è innanzitutto la sua attitudine a non sostituire alcun campo

specialistico, ma a “raccordare e coordinare azioni e operatori disparati, eterogenei,

non abituati ad operare congiuntamente, dotati di linguaggi e metodi dissimili”. È

inoltre evidente il contrasto tra i due stati organizzativi del sistema: in fase di normalità

si seguono i tempi amministrativi consueti, e ci si dedica ad attività di studio e

preparazione; in fase di emergenza, la struttura tranquilla e metodica deve diventare

dinamica, ed è necessario agire secondo schemi consolidati e rigidamente

gerarchizzati, “più simili ad un reparto militare che ad un normale ufficio” 36. Per

queste ragioni è fondamentale effettuare esercitazioni periodiche, ma spesso se ne

sottovaluta l’importanza. Mancano inoltre, soprattutto nelle realtà locali minori, le

attitudini ad un comportamento coordinato e gerarchizzato, fatto che si traduce in una

mancanza di efficienza sia in fase di pianificazione sia in fase di soccorso.

Il Piano inoltre, sebbene nasca per gestire situazioni di elevata criticità, assume

valenze più ampie; è infatti, ad esempio, strettamente legato alla pianificazione

urbanistica, in quanto definisce norme e vincoli per le zone soggette a rischio,

limitando le scelte amministrative.

Esistono anche difficoltà di ordine pratico. La ricerca e il successivo catalogo delle

informazioni necessarie a costituire l’inquadramento territoriale locale richiede

notevole dispendio di tempo e personale, entrambi spesso insufficienti.

L’utilizzo di un software per la gestione del Piano, come ho avuto modo di

sperimentare in prima persona, necessita di tempi di adattamento soprattutto per

36 Il teso in corsivo è tratto da “Protezione Civile, Origine Sviluppi e Metodi – Mario Moiraghi”.

Page 172: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

166

quanto riguarda la concezione cartografica: è indispensabile infatti passare da una

tipologia grafica basata su programmi quali AutoCad, priva di ogni connotazione

topologica, ai formati vettoriali georeferenziati, che si basano su standard quali ESRI

Shapefile.

È comunque importante evidenziare ancora una volta la dinamicità del Piano. La sua

complessità costitutiva non deve essere un pretesto per la sua mancata predisposizione.

“Un piano “speditivo” è meglio che nessun piano”: la possibilità di una sua costante

revisione consente l’approfondimento graduale, ma una base aggiornata, seppur

sintetica, non deve mancare.

Page 173: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

167

RINGRAZIAMENTI

Desidero innanzitutto ringraziare i miei genitori, per avermi incoraggiata e sostenuta e

per i consigli proficui che hanno saputo fornirmi. Ringrazio per la disponibilità il mio

relatore, Dott. Mattia De Amicis, e il mio correlatore, Dott. Giovanni Bonati, per la

cortesia con cui mi ha seguita durante il periodo dello stage, insieme a tutto il team

Globo. Ringrazio il personale degli Uffici del Comune di Cassano Magnago Territorio

e Sistema Informativo Territoriale per la cordialità e la pazienza dimostrata

nell’esaudire le mie richieste e nell’agevolare le mie ricerche. Ringrazio i membri del

Comitato, per la cordialità, il senso di impegno che hanno saputo comunicarmi e per la

disponibilità alle lunghe discussioni costruttive. Ringrazio Alessio, per i consigli

concreti, per avermi sopportata, incoraggiata e aiutata in innumerevoli modi durante il

periodo della stesura.

Page 174: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

168

BIBLIOGRAFIA

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI (le voci sono riportate in ordine cronologico)

Piano Comunale di Protezione Civile (schema tipo) – Ministero dell’Interno,

Direzione Generale Protezione Civile.

Linee Guida per la Predisposizione del Piano Comunale di Protezione Civile (Rischio

Idrogeologico) – CNR, Gruppo Nazionale per la Difesa dalle

Catastrofi Idrogeologiche, 1998.

Ruolo e funzioni del Comune e del Sindaco in protezione civile – Lorenzo

Alessandrini, Agenzia di Protezione Civile, 2001.

Protezione Civile, Origine Sviluppi e Metodi – Mario Moiraghi, Libreria Clup,

edizione 2002.

La Pianificazione di Emergenza in Lombardia – Quaderno della Protezione Civile n. 7,

edizione 2004.

Per il Comune di Cassano Magnago:

Opere idrauliche di difesa del centro abitato dalle piene del torrente Rile – Progetto

esecutivo, Maggio 1996.

Page 175: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

169

Sistemazione idraulica e ambientale dei territori appartenenti ai bacini idrografici dei

torrenti Arno, Rile e Tenore – Autorità di Bacino del fiume Po,

1997.

Opere idrauliche di difesa del centro abitato dalle piene del torrente Rile – Piano di

Gestione, luglio 1999.

Studio delle condizioni di rischio e di compatibilità idraulica con gli usi del suolo

delle aree ricadenti nel tratto terminale dei torrenti Rile e Tenore,

ing. Riccardo Telò, giugno 2000.

Indagine geologica di supporto al Piano Regolatore Generale, Dott. Alberto

Venegoni, novembre 2000.

Indagine geologica di supporto al Piano Regolatore Generale – Revisione 2004, Dott.

Alberto Venegoni, aprile 2004.

RIFERIMENTI NORMATIVI (le voci sono riportate in ordine cronologico)

Legge Regionale 27 maggio 1985, n. 62 – Disciplina degli scarichi degli insediamenti

civili e delle pubbliche fognature - Tutela delle acque sotterranee

dall'inquinamento.

Legge 18 maggio 1989, n. 183 – Norme per il riassetto organizzativo e funzionale

della difesa del suolo.

Legge 24 febbraio 1992, n. 225 – Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione

Civile.

Page 176: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

170

L.R. 24 novembre 1997, n. 41 – Prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e

sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro varianti.

Metodo Augustus – Dipartimento della Protezione Civile, 1998.

Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, Capo VIII (Protezione Civile) –

Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle

regioni ed agli enti locali.

Legge 3 agosto 1998, n. 267 - Conversione in Legge, con modificazioni, del decreto

Legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la

prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite

da disastri franosi nella regione Campania.

Legge Regionale 5 gennaio 2000, n. 1 – Riordino del sistema delle autonomie in

Lombardia (attuazione del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112).

PAI – Piano per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Po, 1999 e 2001.

Legge Regionale 22 maggio 2004, n. 16 – Testo unico delle disposizioni regionali in

materia di protezione civile.

RIFERIMENTI A LINKS NEL WEB

www.astrogeo.va.it/cgpprotc.htm – Sito ufficiale del Centro Geofisico Prealpino.

www.comitatoalluvioni.cjb.net – Sito ufficiale del Comitato per la difesa dei cittadini

dalle inondazioni .

www.protezionecivile.it – Sito ufficiale del Dipartimento di Protezione Civile,

Presidenza del consiglio dei Ministri.

Page 177: PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E ANALISI … INTRODUZIONE Il Sistema Nazionale di Protezione Civile nasce, nel 1992, “al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti

171

protezionecivile.provincia.va.it – Sito ufficiale della Protezione Civile della Provincia

di Varese.

www.protezionecivile.regione.lombardia.it – Sito ufficiale della Protezione Civile

della Regione Lombardia.

www.rischioidrogeologico.it – Sito che tratta il rischio idrogeologico in Italia.