Piana G., Le regole dell'Immaginazione e le procedure oniriche

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    Giovanni Piana

    Le regole dellimmaginazionee le procedure del lavoro onirico

    1980

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    Questo testo deriva da lezioni del corso Limmaginazione tenuto

    presso lUniversit degli Studi di Milano nellanno accademico19791980. Di esso non esiste edizione a stampa.Edizione digitale: 2004

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    Indice

    1. Leffetto di realt del sogno

    2. La condensazione

    3. Lo spostamento

    4. La traduzione visiva dei pensieri latenti.

    5. Limpiego delle immagini nel sogno

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    1. Leffetto di realt del sogno

    Nel parlare di regole dell'immaginazione1 si potrebbe pensareche vi sia una stretta relazione tra questo tema e quello delleprocedure oniriche nel modo in cui Freud ne parla nella suaInterpretazione dei sogni2. Vogliamo anche noi guardare perun certo tratto in quella direzione, dunque in direzione delproblema del lavoro onirico ovvero di quellinsieme di pro-cedure che operano la traduzione dei pensieri latenti nel

    contenuto manifesto del sogno. Uno degli obiettivi impor-tanti che si propone Freud consiste appunto nel tentativo dichiarire i modi e i metodi che vengono applicati nella produ-zione del sogno.

    appena il caso di dire che la problematica del sogno destinata ad occupare una posizione importante in una filo-sofia dellimmaginazione. Comunque questa venga sviluppa-ta, il sogno rappresenta un riferimento importante con cui es-sa prima o poi deve misurarsi. Ci vale in particolare per unafilosofia fenomenologica dellimmaginazione. In realt, anche

    dal nostro punto di vista, il sogno rappresenta una sorta disilloge significativa dei problemi che una fenomenologiadellimmaginazione deve toccare. In rapporto al sogno deveessere rimessa in gioco la questione della neutralizzazione delleposizioni dessere, la tematica dellacontestualit interna edesterna, la problema delle sintesi associative e immaginative, latematica del simbolismo; e poi naturalmente anche la relazio-ne tra immaginazione e vita emotiva, cos come quella delleregole dellimmaginazione.

    1 Cfr. G. Piana, Le regole dellimmaginazione, Internet (http://filoso-

    fia.dipafilo.unimi.it/~piana/index.html), 2004.2 S. Freud, Linterpretazione dei sogni (1899), trad. it. in Opere, Torino

    1972, vol. III.

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    Tra i tratti specifici che caratterizzano il sogno vi in-

    dubbiamente la circostanza secondo la quale i sogni presenta-no sequenze di eventi che appaiono come eventi realmenteaccaduti. Se volessimo distinguere il sogno dalle fantastiche-rie, sarebbe giusto ricollegarsi proprio a questa circostanza.Nei sogni noi compiamo atti ed esperienze di vario genere, etutto ha il senso del realmente accaduto. Potremmo parlare inproposito di un effetto di realt che appartiene agli eventi delsogno, un effetto che, come tutti sanno, totalmente indi-pendente dalla maggiore o minore stranezza e incoerenza diquegli eventi.

    Questa circostanza un poco imbarazzante proprio as-sumendo un punto di vista fenomenologico. Una filosofia fe-nomenologica dellimmaginazione infatti pu essere sviluppa-ta facendo ricorso ad esempi di prodotti dellimmaginazionein cui la neutralizzazione delle posizioni dessere fa parte delloro stesso statuto descrittivo. Invece qui ci troviamo di frontead una situazione nuova, e per certi versi critica.

    Intanto: in che senso si parla di effetto di realt in un ca-so come questo? Nellambito della fenomenologia della per-

    cezione, potremmo indubbiamente parlare di effetto di realt,ma in tal caso vincoleremmo il sorgere di un simile effetto alleconcordanze sintetiche dei processi percettivi. Ci che vedo difronte a me, viene posto in essere proprio nella misura in cuiin un decorso osservativo le attese percettive interne al decor-so vengono di continuo confermate.

    Invece nel caso del sogno, leffetto di realt non appareaffatto vincolato alla coerenza delle sintesi. E ci potrebberappresentare un argomento per mettere in discussione il no-stro stesso modo di intendere il problema delle posizioni

    dessere. Si potrebbe infatti approfittare dellesempio del so-gno per sostenere che leffetto di realt non connesso ad unastrutturazione interna delle scene percettive, ma piuttosto ad

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    un aspetto qualitativo del vissuto stesso. La vivacit delle im-

    pressioni per dirla con linguaggio humeano che sarebberesponsabile delleffettuazione di una posizione dessere sulterreno dellesperienza sensibile, potrebbe anche rendere sen-zaltro conto delleffetto di realt del sogno. Le apprensionidel sogno sia di ordine visivo che tattile o uditivo sarebberoabbastanza vivaci da approssimarsi alle percezioni della vitadesta, ed a questa vivacit sarebbe dovuto, in entrambi i casi,leffetto di realt.

    In realt non credo che si debba senzaltro, in nome del-la vivacit della scena onirica, rimettere in questione lidea chela nozione di realt abbia la sua costituzione primarianellambito delle concordanze della percezione idea che tralaltro di fondamentale importanza per la tematica immagi-nativa. Naturalmente nel descrivere gli eventi del sogno pos-siamo esprimerci dicendo: quella cosa mi si presentata conuna tale evidenza, con una tale chiarezza che era come se lapercepissi. Tuttavia il c del sogno non si risolve affatto inquesta descrizione qualitativa. Nel sogno si presentano spesso,ed anzi per lo pi, cose assai poco chiare, poco evidenti. Vi

    una vaghezza ed unindeterminatezza che fa parte del sensostesso degli eventi onirici e che quindi si manifesta in inerenzead essi, nel modo stesso in cui essi sono sognati. Il fatto sin-golare che questa mancanza di evidenza e questa indetermi-natezza non tolgono il c onirico. Su che cosa esso poggia?In che cosa trova la sua peculiare certezza?

    Una congettura sul meccanismo psichico che starebbealla base del carattere allucinatorio del sogno formulata daFreud nel quadro della teoria esplicativa esposta nel capitolosettimo dellInterpretazione dei sogni, laddove si parla di una

    via retrograda che rende possibile la regressionedal sistemamnestico al sistema percettivo. Non abbiamo fatto altro os-serva qui Freud che dare un nome ad un fenomeno inspie-

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    gabile. Chiamiamo regressione il fatto che nel sogno la rap-

    presentazione si ritrasforma nellimmagine sensoriale da cui sorta in un momento qualsiasi. Impostato in questo modoFreud ritiene di connettere questo stesso problema alla ripresadi ricordi infantili che esistono in forma intensamente senso-riale e addirittura di elementi che risalgono alle eredit ar-caiche delluomo3. Si tratta evidentemente di un punto difondamentale importanza per lelaborazione complessiva diFreud: tuttavia proprio da ipotesi esplicative tanto forti noivogliamo programmaticamente prescindere. La domandaproposta pertanto va intesa come una domanda relativa adun importante peculiarit della scena onirica di cui si putentare una risposta sul piano della sua fenomenologia.

    Assumendo questo punto di vista risulta piuttosto natu-rale ricollegare il problema delleffetto di realt alla questionedella passivit, non tanto nel senso che lio sognante un ioimmerso nel sonno, ma nel senso del modo in cui lio che vivee agisce nel sogno sperimenta il suo mondo onirico circo-stante.

    Il sogno ha il carattere di una fantasticheria, e precisa-

    mente di una fantasticheria estrema proprio per ci che con-cerne il tema della passivit. Si pu allora sostenere questapassivit portata allestremo sopprime il carattere del conte-nuto immaginativo come contenuto immaginativo. Inversa-mente potremmo notare che un momento di spontaneit del-lio, anche se molto tenue, rappresenta una sorta di condizio-ne affinch il prodotto immaginativo appaia come tale.Leffetto di realt non va ricercato in una qualche determina-zione positiva delle scene immaginative, ma nel fatto che essesi impongono e su di esse io non posso farci nulla. Qualun-

    que cosa accada in sogno assume il carattere di ci che c ve-ramente, per il solo fatto che lio non in alcun modo in gra-

    3 ivi, p. 501.

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    do di controllare la scena immaginaria. Lincoerenza viene

    molto spesso avvertita ma questa incoerenza si converte indisagio della soggettivit dormiente che non pu fare altro cherecepirla; nel momento in cui questa soggettivit riesce a for-mulare il pensiero questo soltanto un sogno, allora essa ormai prossima a ridestarsi. Nello statuto descrittivo del so-gno non compresa lappartenenza allimmaginario: ad essoil sogno verr restituito solo in un secondo tempo, nonostanteleffetto di realt.

    un fatto che nel rendere conto del modo in cui avvie-ne questa restituzione necessario richiamarsi ai principi ge-nerali su cui si regge la costituzione di un prodotto immagi-nativo come tale. Anzitutto i sogni hanno per noi una qualcheforma di esistenza solo in quanto vengono ricordati. Ma il ri-cordo del sogno ha alcuni tratti peculiari rispetto ai ricordi ingenere. Essi sono evanescenti al massimo grado. Ma non nellostesso senso dellevanescenza dei ricordi di fatti realmente ac-caduti: questa accompagnata dallidea che in ogni caso lamemoria si sta rivolgendo ad un fatto avvenuta nel passato, edin un momento ben determinato un fatto che a sua volta

    stretto tra altri fatti ben determinati. Noi sappiamo questomentre ricordiamo, e sappiamo dunque che potremmo even-tualmente affidarci come appigli agli altri fatti che sono nellesue vicinanze. Nel caso del ricordo di un sogno le cose stannodiversamente: come se volessimo trattenere qualcosa che cisfugge, e che potrebbe sfuggirci in modo definitivo dal mo-mento che non vi alcuna compagine vera e propria, alcunarete nella quale gli eventi onirici siano intessuti. Del resto,limmagine del volgersi indietro nel passato che si attaglia al ri-cordo degli eventi passati in genere, non si attaglia per nulla

    nel caso dei ricordi dei sogni. Il passato riguarda lio che pocofa dormiva e non il sogno stesso, la sequenza delle scene oniri-che. Il passato si trova interamente al di fuori del sogno. Nel

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    sogno accade qualcosa, e accade al presente. Ma in un pre-

    sente totalmente indeterminato. In un presente che si sottrae aqualunque autentica sintesi temporale.

    Il tema dellindeterminazione temporale, che assolve unruolo cos importante nella filosofia dellimmaginazione, si ri-presenta qui in forma quasi letterale. Ed altrettanto letterale la ripresa del problema dellacontestualit. Anche indipen-dentemente dalle cose pi o meno strane che accadono neinostri sogni, la restituzione del sogno allimmaginazione puavvenire per lo stesso fatto che la storia raccontata nel sogno sipresenta come una storia s stante, rispetto alla storia di cuiricolleghiamo i fili da un giorno allaltro, attraverso ed oltre lanotte, anche quando fossero a portata di mano nel raccontodella veglia i residui diurni di cui il sogno si avvale. Vi dunque unattribuzione del sogno allimmaginazione che sieffettua sulla base di una nozione di realt costituita a suavolta attraverso operazioni di sintesi. Proprio per il fatto che ilsogno non pu essere ricomposto allinterno di queste opera-zioni, esso si prospetta infine come appartenente al campodellimmaginario, come una labile parvenza che non ha alcun

    fondamento sostanziale.In margine a tutto ci vorrei notare che qualunque di-scorso sullimmaginazione che ponga lacccento sulla sua flui-dit e mobilit, presuppone una nozione di realt che deve a-vere in ogni caso una sua stabilit, una sua durezza. La realt,quella vera, sta sempre alle nostre spalle. Incombe su di noi.Cade a proposito, per contrasto, un accenno alla filosofiasurrealista dellimmaginazione, che naturalmente non voglia-mo considerare come una filosofia vera e propria, da approva-re o confutare, ma come significativa di un atteggiamento che

    confluisce poi in una pratica artistica. Mentre noi abbiamomostrato come, a partire dalla realt, si costituisca il sognocome fantasia, nel Primo Manifesto del surrealismo (1924)

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    Breton sottolinea il fatto che, inversamente, si dovrebbe deco-

    stituire la realt stessa di fronte al sogno. Si suggerisce cos cheforse la nozione di realt a cui facciamo di continuo appello,con la sua stabilit, sia dovuta pi di quanto saremmo pro-pensi ad ammettere, ad una sorta di razionalizzazione, a qual-che cosa di simile ad una prevaricazione della volont, cheproviene dallio desto con le sue istanze di dominio e di con-trollo. Mi ha sempre stupito scrive Breton lestrema dif-ferenza di importanza, di gravit che presentano perlosservatore comune gli avvenimenti della veglia e quelli delsonno. Ci avviene perch luomo, quando cessa di dormire, prima di tutto lo zimbello della propria memoria 4. L'unitdella realt al di l del sogno, ricostituita attraverso la me-moria che supera la lacuna del sonno e che lascia valere ciche accaduto durante il sonno come una parentesi irrilevante.Se la memoria non intervenisse la realt stessa diventerebbetanto fluida da non consentire che si faccia valere alcunaistanza di unit e di coerenza. Contro questa nozione di realtche si contrappone al sogno, Breton gioca sui termini stessi incui manifesta questa opposizione, ipotizzando legami nei so-

    gni e fratture nella realt. I sogni ci appaiono frantumati e di-sgregati, ma nulla toglie che si possano ipotizzare legami siaallinterno del sogno fra i sogni della stessa notte e fra i sogniin genere. Poich siamo zimbello della memoria, la memo-ria potrebbe prendersi gioco di noi, arrogandosi il diritto difare dei tagli in questa possibile continuit. Nello stessomodo la memoria potrebbe forzare legami nella vita reale chein realt non ci sono. A ben pensarci la realt che ci sta difronte potrebbe essere avvertita come una realt costituita diframmenti sparsi che vengono tenuti insiemi da una volont

    che ha orrore del disordine e che sente lincoerenza come una

    4 cfr. I. Margoni, Andr Breton e il surrealismo, Mondadori, Milano1976, p. 257

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    minaccia. Che unit vi tra questa o quella delle tante azioni

    che viviamo ogni giorno, tra uno studente che ascolta una le-zione intorno allimmaginazione e ci che egli far appena sa-r uscito dallaula, o tra un docente che ora parla delle regoledellimmaginazione e poi corre a casa a suonare il violino? Senon ci fosse questo io sempre vigile, attento a tenere insiemese stesso e la realt con tutte le proprie forze, con la sua vo-lont e la sua memoria, niente ci permetterebbe di inferireche sussista una dispersione maggiore negli elementi costituti-vi del sogno5. Breton collega a tutto ci lo stesso termine disurrealt e di surrealismo: Credo alla futura soluzione di que-sti due stati, in apparenza cos contradditori, che sono il so-gno e la realt, in una specie di realt assoluta, di surrealt, secos si pu dire6.

    5 ivi, p. 258.6 ivi, p. 259.

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    Annotazione

    Per quanto si possa insistere sulleffetto di realt e sul carattere quasiper-cettivo del sogno, in esso non vi nulla che sia anche lontanamente si-mile alla costituzione percettiva di oggetti nella vita diurna. L effetto direalt del sogno non infatti certamente in grado di restituirci la realtcos come la conosciamo nella vita diurna. Il sogno ha la formadellaccadere, ma a questa forma si associa uno stile che non quellodella realt effettiva. Gli eventi che sono vissuti nel sogno, gli oggetti chesono in qualche modo percepiti sono nettamente differenti nel loromodo di apparire dagli oggetti e dagli eventi della vita reale. Ci poneforse il problema di una possibilefenomenologia del contenuto onirico ma-nifesto, ovvero della possibilit di considerare i caratteri della scena oniri-

    ca come tali ed eventualmente di individuare in essi delle tipicit. Per ra-gioni abbastanza ovvie questo problema non appartiene certo agli interes-si freudiani che sono invece volti a frantumare il racconto del sogno neisuoi componenti per ritrovare una coerenza in profondit nei sensi fattiemergere nel corso dellinterpretazione. Il disinteresse di Freud per que-sto lato del problema dunque del tutto coerente e giustificato. Una fe-nomenologia del contenuto manifesto si muoverebbe invece alla superfi-cie della scena onirica e dovrebbe essere sviluppata indipendentemente daogni preoccupazione di ordine interpretativo. Essa dovrebbe risponderealla domanda: come fatto il mondo del sogno? Quali sono le tipicitche in esso si possono rilevare? Come appaiono gli ambienti, i luoghi, lospazio nei sogni? Vi sono caratteri propri della cosa onirica? In che

    modo vi una successione di eventi nei sogni? Anche se abbiamo co-stantemente la sensazione che la disposizione degli eventi del sogno inuna sequenza narrativa tenda a mettere da parte le peculiarit del sogno,indebolendo ed attenuando le componenti che sono costitutive dellarealt onirica, tuttavia una fenomenologia del contenuto manifestopotrebbe forse tentare, attraverso i racconti dei sogni, di ricostituire pro-prio quelle peculiarit che sono proprie del sogno, e non ad esempio diuna realt fiabesca. Anche in una fiaba pu accadere che una personadiventi unaltra oppure che abbia un modo di essere duplice. Ma il mododi essere duplice della formazione mista che si esprime nella fraseIncontrai Pietro, ma era Paolo caratteristica del sogno e non si trovermai in una fiaba. Il sogno non imita le fiabe. Il sogno ha uno stile suoproprio cheforse possibile circoscrivere e delimitare, descrivendo quellache potrebbe essere considerata come una vera e propria regione dellospazio del fantastico.

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    2. La condensazione

    Cerchiamo ora di fornire una traccia, sia pure molto tenue esommaria, della tematica freudiana del lavoro onirico. Lan-golatura da cui ci disponiamo ci pone ad una certa distanzadalle preoccupazioni e intenti di fondo che orientano la ricer-ca di Freud, e persino da interessi psicologici in genere. Il no-stro terreno quello di una filosofia dellimmaginazione: tuttala nostra attenzione dunque orientata nel senso di cercare di

    determinare in che modo una simile analisi che tende, in par-ticolare, ad unillustrazione dei meccanismi di una formazioneimmaginativa qual il sogno, possa essere di giovamento al-linterno delle nostre considerazioni filosofiche.

    Notiamo anzitutto che lidea stessa di lavoro onirico tutta interna al concetto freudiano di interpretazione, al suometodo. Essa infatti implicitamente presupposta nella di-stinzione tra contenuto manifesto e pensieri latenti, dal mo-mento che rimanda alla modificazione che il pensiero latenteesibisce nella sua riformulazione onirica. Per questo essa deve

    essere considerata come una nozione teorica Freud insiste inmodo particolare su questo punto. Allinizio dellanalisi ab-biamo a che fare unicamente con il racconto del sogno, quin-di con il contenuto manifesto; man mano che lanalisi proce-de vengono alla luce i pensieri latenti. Possiamo allora pensaredi operare un ribaltamento, ponendoci il problema del cam-mino inverso, dai pensieri latenti al contenuto manifesto,proponendo appunto lidea, tutta teorica, di lavoro onirico edei suoi metodi. Ad esso dunque non possiamo accedere inmodo diretto, ma accertiamo che vi stato un lavoro nella

    stessa misura in cui operiamo un confronto tra il contenutomanifesto e ci che risulta dalla sua interpretazione. In questoconfronto non emerge solo la modificazione, ma emergono

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    anche i modi della modificazione, che vengono colti con evi-

    denza, cos come le loro tipicit. Si apre cos il problema diuna tipologia delle forme dellattivit onirica. Da questopunto di vista pu essere considerato il capitolo sesto dellIn-terpretazione dei sognia cui faremo qui prevalente riferimentoin una lettura molto parziale ed anche palesemente unilatera-le. Lunilateralit consiste in particolare nel fatto che nel trat-tarne la tematica prescinderemo dalle ipotesi esplicative vere eproprie che sono sviluppate nellultimo capitolo dellopera.

    Le procedure del lavoro onirico vengono classificatesotto quattro grandi titoli:

    1. procedure di condensazione2. procedure di spostamento3. procedure dipendenti dalle esigenze di rappresentabi-

    lit onirica come rappresentabilit visiva4. impiego di simboliIn rapporto al problema attuale, limpiego dei simboli

    (nellaccezione specifica che Freud attribuisce a questo termi-ne) pu essere lasciato da parte7, mentre assumono rilievo iprimi tre titoli, che meritano di essere considerati entrando

    un poco nel dettaglio.Vogliamo occuparci anzitutto della condensazione (Ver-dichtung). Attenendoci allimpiego corrente dei termini inluogo di condensare potremmo dire concentrare, riassumere,esporre in forma concisa, fondere insieme, sintetizzare. Potrem-mo allora pensare che una simile tematica possa arrivare acoincidere o ad intersecarsi strettamente con quella delle sin-tesi immaginative e che dunque si riapra, secondo modi de-terminati dalla peculiarit dellargomento, quel complesso diproblemi che altrove abbiamo posto sotto il titolo di imma-

    7 Sul concetto di simbolo in Freud ne parlo in Elementi di una dottrina

    dellesperienza, cap. III, 15.

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    ginosit dellimmaginazione8. Del resto vi uninterpretazione

    divenuta corrente secondo la quale la condensazione di cuiparla Freud si troverebbe in un rapporto di stretta analogiacon lattivit immaginativa che conduce alla metafora.

    In rapporto a ci credo sia giustificato avanzare qualcheperplessit. In realt Freud fa un uso del termine di condensa-zione piuttosto elastico. Egli sembra disposto ad utilizzarloogni volta che si in presenza di una situazione di concisione.Si tratta perci di un impiego relativamente generico del ter-mine, che non ha il carattere di una designazione tecnica bendefinita. Sotto di esso cadono esempi di tipo piuttosto diver-so, cosicch sarebbe forse opportuno parlare della condensa-zione come di un insieme di procedure, piuttosto che comeununica procedura. E va notato in particolare che i risultati acui mettono capo le procedure di condensazione non sonoimmagini nellaccezione vera e propria che rinvia alle sintesiimmaginative.

    Lampiezza delluso del termine di condensazione puessere mostrata gi nel fatto che Freud lo impiega sia in rap-porto al sogno nel suo complesso o ad un suo frammento ab-

    bastanza esteso, sia in rapporto agli elementi del sogno consi-derati nella loro singolarit, ed in unaccezione diversa e pinettamente delimitata.

    In rapporto al sogno intero o a frammenti di sogni siparla di condensazione richiamandosi al fatto che il sogno scarno, misero, laconico in confronto alla mole ed alla ric-chezza dei pensieri del sogno9. Ma questa nozione diventaper noi particolarmente interessante quando essa viene riferitaai singoli elementi del sogno. Risulta allora subito la strettadipendenza della nozione di condensazione dalle associazioni

    libere come metodo dellinterpretazione.

    8 ivi, III, 9.9 S. Freud, Linterpretazione dei sogni, cit., p. 259.

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    In generale, e non dunque soltanto nel caso dei sogni,

    un qualunque contenuto che venga proposto in un gioco as-sociativo pu dar luogo a pi di una catena associativa. Que-sta circostanza non ha in s nulla di stupefacente. Se tuttavia,come accade in Freud, consideriamo i contenuti associati co-me motiviche stanno alla base dellelemento onirico propostoallassociazione, e dunque anche come suoi sensi, ecco chequellelemento onirico si presenta come un elemento in cuisono condensati una pluralit di richiami. Naturalmente ilpassaggio dalla pura e semplice connessione associativa allaf-fermazione che gli elementi associati fanno effettivamenteparte dei motivi che hanno prodotto nel sogno una determi-nata formazione non affatto ovvio ed esso daltronde es-senziale affinch si possa parlare di condensazione. In effettisecondo Freud il cammino delle associazioni libere non deveessere inteso come una vera e propria ripetizione a ritroso delcammino percorso dal lavoro onirico, ma nello stesso tempooccorre mantenere ben ferma lidea che attraverso le associa-zioni ci si aggiri nei dintorni dei motivi effettivi del sogno.

    Se si assume senzaltro questo punto di vista, il parlare

    di condensazione assume un senso ben determinato che sitrova in stretta connessione con il problema delle concatena-zioni associative effettuate nel corso dellanalisi.

    Nel caso del sogno della monografia botanica, la mo-nografia botanica d luogo a ben quattro serie associative i cuiprimi elementi sono i seguenti:

    Monografia botanica

    monografia su ciclaminovista in una vetrinail giorno precedente

    monografia sulla cocascritta da Freud

    monografia sul sognoche Freud sta scrivendo

    erbarioricordo di ginnasio

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    Le quattro serie hanno poi determinate relazioni tra loro (il

    riferimento botanico nella prima, seconda e terza, oppure ilriferimento alla propria attivit scientifica nel secondo e terzocaso); ed ogni elemento provvisto da una particolare tonalitemotiva, sulla cui base possono stabilirsi nuovi nessi.

    chiaro che ci che qui viene in questione anzituttolimmaginazione associativa. Attraverso di essa non pervenia-mo a nessuna immagine in un senso vero e proprio, ma ad uncontenuto che rappresenta una sorta di punto di incontro dicatene associative, e per questo fatto tende ad assumere unacomplessa stratificazione di sensi. Per questo motivo parlaresoltanto di immaginazione associativa come se si trattasse delpuro e semplice dispiegamento di una concatenazione nonbasta. Potremmo dire che nelle pieghe della monografia botani-ca, come elemento onirico, vi sono quelle altre monografie,con i loro ulteriori elementi impliciti, con le loro specifichetonalit emotive. Vi dunque una sorta di arricchimento disenso del contenuto senza che vi sia un processo di valorizza-zione che metta capo ad unimmagine. Alla base della tematicadella condensazione vi dunque quella di un arricchimento di

    senso che non va confuso con la valorizzazione fondata susintesi immaginative vere e proprie. Questo arricchimentopoggia invece su percorsi associativi e sulla portata di senso dicui sono carichi i contenuti associati per la soggettivit che licompie.

    Questo lo sfondo generale del problema. Qualche in-dugio presso esempi e casi particolari pu contribuire ad unchiarimento.

    Consideriamo il caso dellimmagine collettiva ovverodella persona collettiva10. Nel personaggio onirico di Irma

    sono condensate almeno altre sei persone. Ci significasemplicemente che proponendo Irma alle associazioni libere

    10 ivi, p. 271.

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    si aprono varie serie di catene associative che hanno come

    primo elemento quelle persone. In s nulla di straordinario.Se in un gioco associativo propongo il nome di De Gaulle, ilmio interlocutore potrebbe proporre svariati altri nomi di per-sona, senza che ci debba generare particolare stupore. In talcaso tuttavia non avrebbe senso parlare di De Gaulle comepersona collettiva. Mentre lo avrebbe se avessimo sognato DeGaulle e lassociazione non avvenisse per gioco, ma in rap-porto allanalisi del sogno.Affinch la tematica della condensa-zione non perda tutta la sua pregnanza abbiamo dunque bisognodi attenerci strettamente entro la cornice specifica del problema,cos come abbiamo bisogno di postulare che le associazioni li-bere siano, in un modo o nellaltro, autentiche vie di accessoal nucleo del sogno.

    Inoltre va tenuto presente che il termine iniziale, propo-sto allassociazione, non un termine qualunque Irma unapersona in carne ed ossa conosciuta da Freud, verso la qualeegli ebbe determinati rapporti che potevano in qualche modochiamare in causa altre persone. Del resto, in ogni incontroaltri incontri sono spesso inconsciamente richiamati, in ogni

    rapporto tra me e laltro, altri rapporti si trovano sullo sfondoe determinano in modo pi o meno pronunciato i nostri at-teggiamenti. Tuttavia non parleremmo per questo di personecollettive. Dove sta dunque la differenza? La differenza stanel fatto che la persona che compare nel sogno tutta fatta diimmaginario, la persona incontrata nel sogno di per se stes-sa, per quello che e che fa, totalmente inconsistente, mentretutta la sua consistenza sta nel fatto che essa deve essere inte-gralmente considerata come manifestazione di un senso da ri-cercare.

    Un caso piuttosto diverso rappresentato da quelle cheFreud chiama persone miste. Si tratta di persone che ap-

    paiono nel sogno con i tratti caratteristici di persone distinte.

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    La condensazione qui una vera e propria commistione che si

    presenta direttamente nel contenuto manifesto. Nel caso dellepersone collettive, il carattere collettivo si presenta al di fuoridella scena onirica, nelle associazioni; mentre in quello dellepersone miste la commistione palesata nella stessa scena oni-rica, anche se per venire capo di essa naturalmente ancoranecessario il ricorso alle associazioni libere.

    Questa differenza viene chiaramente avvertita da Freud,che riprende il problema estendendolo alle cose in genere11. Inquesta ripresa Freud compie unaffermazione che per quantopossa essere trascurabile da altri punti di vista, invece inte-ressante dal nostro: La possibilit di creare formazioni miste il primo dei tratti che tanto spesso conferiscono ai sogniunimpronta fantastica, in quanto per loro mezzo vengonointrodotti nel contenuto onirico elementi che non hanno maipotuto essere oggetto della percezione. Il processo psichicoche interviene nella formazione mista, durante il sogno, evi-dentemente identico allatto di immaginare o riprodurre du-rante la veglia un centauro o un drago12.

    Incontriamo qui forse la regola elementarissima dellim-

    maginazione fantastica che divide ci che nella realt unito eunisce ci che nella realt diviso? Non sono certo che a que-sta domanda si debba rispondere senzaltro in modo afferma-tivo. La questione pi sottile e quella identit del processopsichico di cui si parla in quella frase assai poco evidente, eforse fuorviante.

    Osserviamo anzitutto che quellaffermazione pu avereun senso per le persone miste, ma non per quelle collettive.Nel caso delle persone miste esse entrano nel sogno con le lo-ro caratteristiche paradossali; e nella narrazione del sogno noi

    segnaliamo la commistione anche se non ne sappiamo indica-

    11 ivi, p. 298.12 ivi.

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    re il senso. La formulazione verbale nel racconto del sogno

    di solito era questo, ma anche questaltro oppure era que-sto, ma in realt era questaltro13. Il fatto che la strana aggre-gazione sia palese nella scena onirica potrebbe farci pensareappunto allanalogia con le figure fantastiche, come centauri edraghi. Nello stesso tempo non possiamo trascurare il fattoche questo tema si impone nel quadro della tematica dellacondensazione, dunque alla differenza tra persone collettive emiste fa riscontro una stretta affinit che rimanda alla temati-ca dellinterpretazione attaverso le associazioni.

    Qui vi sono alcuni equivoci da districare. Le oggettivitfantastiche in quanto formazioni miste centauri, draghi sorgono da una libera disaggregazione dei contenuti che ven-gono altrettanto liberamente riaggregati. In rapporto ad essinon abbiamo allora affatto bisogno di richiamarci a processiassociativi, ed anzi dovremmo sottolineare questa funzionedella fantasia in contrapposizione ai processi della sintesi.

    Nel caso delle persone o degli oggetti misti, non appenaessi vengono proposti nel racconto del sogno, si ponesenzaltro il problema del loro senso, e questo problema pu

    essere risolto solo interpretativamente, ponendosi alla ricercadi un elemento comune nei pensieri del sogno che illustri egiustifichi quella aggregazione. Ed anche il caso di notareche mentre entit fantastiche come centauri e draghi hannoun interesse immaginativo diretto, queste entit miste di que-sto interesse sono del tutto prive, non hanno in se stessealcunaportata immaginativa. La loro consistenza, lo ripetiamo, statutta nel coprire un senso che deve essere ricercato. Lanalogiatra persone miste ed entit fantasticoimmaginarie appare diconseguenza alquanto problematica.

    Del resto lo stesso Freud, che si fortemente sbilanciato

    13 cfr. ivi, pp. 299300, dove si cita limmagine mista costituita dalla fi-gura di un medico e da un cavallo, e per di pi vestita da una camicia da notte.

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    parlando di identit evidente, limita la propria affermazio-

    ne, osservando che vi comunque una differenza dovuta alfatto che nella creazione fantastica della veglia, elemento de-terminante della nuova formazione limpressione ricercata,mentre la formazione mista del sogno viene determinata daun movimento esterno alla propria configurazione, ciodellelemento comune esistente nei pensieri del sogno14. Che quanto dire: nel produrre una entit fantastica badiamosoltanto allo scopo espressivo, narrativo o emotivo che ricer-chiamo. Essa avr allora una consistenza immaginativa inter-na, dipendente proprio dal modo della sua configurazione su-perficiale. Mentre la configurazione superficiale della forma-zione mista va interamente risolta nel processo psichico dellacondensazione. Se questo il senso di questa osservazione li-mitativa, di quella identit evidente resta ben poco. Entitfantastico-immaginarie e persone miste si situano entro oriz-zonti problematici interamente diversi. In linea generale, an-che in rapporto al tema delle regole, risulta importante la ri-conduzione del senso al motivo. Le regole che vengono messein evidenza come regole del lavoro onirico non possono essere

    facilmente scisse dalla problematica dei nessi motivazionali.Un altro esempio ricco di interesse e di problemi quello della condensazione applicata alle parole. Nei nostri so-gni compaiono talvolta parole, pronunciate nel corso delle-vento onirico, che ricordiamo distintamente come stravagantiformazioni verbali del tutto prive di senso. Impiegando ilmetodo delle associazioni ci si rende conto che queste forma-zioni verbali derivano da una procedura di storpiamento diparole note che gioca spesso sullaggregazione di due parole inuna. Il parlare di condensazione appare qui naturale sia per la

    procedura combinatoria utilizzata (due parole vengono fuse inuna) sia per il fatto che lapplicazione di questa procedura pu

    14 ivi, p. 298.

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    essere considerata come un modo laconico di formulare un

    lungo discorso. Particolarmente illustrativo lesempio dellaparola Norekdale, per la quale lanalisi esibisce lassociazioneNora + Ekdal che sono entrambi nomi di personaggi didrammi di Ibsen15, e di qui si sviluppano ulteriori nessi chelinterpretazione del sogno deve dipanare. Anche in questo ca-so lindividuazione del motivo ci che conferisce senso allaformazione verbale. Bench questo caso non introduca nulladi realmente nuovo rispetto alle persone collettive ed alleconfigurazioni miste, Freud richiama lattenzione sul fatto cheil portare lattenzione su questo punto riveste una grandissimaimportanza dal momento che apre nuove prospettive di ricer-ca anche oltre la problematica specifica dellinterpretazionedei sogni. Infatti si esemplifica qui una rielaborazione incon-scia che ha di mira materiali linguistici che vengono varia-mente modificati, attraverso la mediazione emotivamente ric-ca del sognatore, secondo connessioni che riguardano sia ilpiano puramente materiale delle parole (ad es. assonanze) siail piano dei riferimenti di significato. Freud intravvede subitola possibilit di estendere lindagine ai lapsus verbali e ai mec-

    canismi di formazione dei motti di spirito, problemi ai qualidedicher opere di fondamentale importanza16.Va infine notato, in rapporto alla condensazione, che i

    temi della laconicit e della brevit assumeranno una partico-lare importanza allinterno della teoria esplicativa che verrproposta nel capitolo settimo dellInterpretazione dei sogni,come rispondenti ad una tendenza che fa parte dello stesso

    15Casa di bambola e Lanitra selvatica.16La psicopatologia della vita quotidiana (1900) Il motto di spirito e le

    sue relazioni con linconscio (1905)(S. Freud, Opere, Torino 1972, vol. IV e V).Sul problema del motto di spirito ed in generale del comico in Freud, si pu ve-dere il cap. II, 1 del bel libro di Alfredo Civita, Teorie del comico, Unicopli,Milano 1984, ora disponibile anche in versione digitale in Spazio filosofico, Colla-na Il dodecaedro, allindirizzo http://www.lettere.unimi.it/Spazio_Filosofico.

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    meccanismo dei processi psichici in genere. Come abbiamo

    premesso, questo aspetto non rientra nellambito delle nostreconsiderazioni.

    Annotazione

    In Freud vi una tendenza ad assimilare le tecniche del motto alleprocedure del lavoro onirico. Questa tendenza prende le mosse daalcune analogie e dalla possibilit di riportare alcune importanti di-stinzioni dal sogno al motto. Essa si orienta tuttavia anche nel sen-so di rafforzare una concezione secondo la quale vi sarebbe unospeciale modo di pensare caratteristico dellinconscio. In realt vi

    sono differenze significative che meritano di essere chiaramentesottolineate. In primo luogo la procedura di costruzione del mottosta interamente alla superficie, la sua struttura sta sotto i nostri oc-chi anche se a tutta prima potrebbe essere per noi poco chiara. Mail chiarimento non avviene attraverso uninterpretazione nelsenso in cui questa parola pu essere usata in rapporto al sogno,bens attraverso una analisi del motto stesso. Dalla superficie delmotto possiamo leggere le regole dalla cui applicazione esso sorge;nel caso delle formazioni oniriche invece, la nozione di regola subi-sce uno spostamento dal piano orizzontale della scena onirica(contenuto manifesto) al piano verticale della sua origine motiva-

    zionale. Lo stessa affermazione che il sogno ha una struttura puessere sostenuta solo esibendo la possibilit della sua intepretazione.A ci strettamente connesso il fatto che nellinterpretazione delsogno siamo costretti ad interessarci di fatti privati e strettamenteindividuali, mentre i motti di spirito sono in via di principiopubblici, ovvero immediatamente comprensibili da ciascuno.Cos la formazione del lavoro onirico norekdale richiede necessa-riamente il rimando ad associazioni individuali, strettamente di-pendenti dalle motivazioni soggiacenti, mentre il caso struttural-mente affine dei modi familionari di un milionario non ha biso-

    gno di un simile supporto. Sottolineare questi aspetti significa an-che suggerire che il tema delle regole dellimmaginazione indi-pendente dalle specificazioni possibili dellattivit immaginativa.

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    3. Lo spostamento

    Molto pi compromesso con lapparato teoricoesplicativo diFreud sembra a prima vista la seconda procedura generale dellavoro onirico, che egli caratterizza con il termine di sposta-mento (Verschiebung), bench non manchino aspetti riporta-bili sul terreno fenomenologico.

    Anche nel caso dello spostamento, la nozione vieneistituita a partire dal confronto tra contenuto manifesto epensieri latenti. Ma mentre nel caso della condensazione po-

    tevamo dare unesemplificazione ricorrendo ad elementi delsogno presenti nella loro singolarit, mostrando una strettacorrispondenza con il tema delle associazioni, qui le cosecambiano ed abbiamo bisogno di considerare un frammentosufficientemente ampio del sogno sia nel suo contenuto ma-nifesto che nella sua interpretazione. Infatti si parla di spo-stamento in primo luogo quando ci che appare centrale oimportante nei pensieri latenti non appare rappresentato nelcontenuto manifesto o viene rappresentato solo indiretta-mente. Potremmo, in altre parole, distinguere tra centro e

    margini dei pensieri latenti e del contenuto manifesto. Si haspostamento quando un aspetto marginale dei pensieri latenti,che tuttavia connesso con il loro centro, viene posto al cen-tro del contenuto manifesto, mentre il centro dei pensieri la-tenti diventa a sua volta marginale oppure viene rappresentatosolo indirettamente: Il sogno (contenuto manifesto) di-versamene centrato: il suo contenuto imperniato su altrielementi diversi dai pensieri del sogno17. In generale Freudparla di spostamento ogni volta che sia possibile esibire unasimile modificazione di accento in forza del quale un ele-

    mento marginale, che si trova in qualche modo in prossimit

    17 S. Freud, Linterpretazione dei sogni, cit. p. 282.

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    con lelemento centrale, riceve limportanza che spetterebbe a

    questultimo. Si vede subito che qui ci troviamo su un terrenopiuttosto diverso da quello della condensazione e che inoltre,almeno in questo primo modo di approccio, risulta partico-larmente accentuato il carattere di un ben determinato dina-mismo psicologico.

    In particolare, pi direttamente che nel caso della con-densazione, per lo spostamento dobbiamo chiamare in causala censura onirica e il conseguente effetto di deformazione deipensieri latenti. Lo spostamento in primo luogo una direttaoperazione censoria che preclude la rappresentazione del nu-cleo reale del sogno, consentendo soltanto una rappresenta-zione indiretta attraverso un elemento marginale connesso aquel nucleo. In questo senso si tratta di una nozione pistrettamente collegata alla concezione complessiva del sognodi Freud.

    Tuttavia anche nel caso dello spostamento non abbiamosempre bisogno di ricorrere alle ipotesi esplicative vere e pro-prie. In particolare la stessa nozione di censura non deve es-sere legata, o almenopu non essere legata a fil doppio allap-

    parato esplicativo freudiano. Del resto, per una libera illustra-zione della nozione di spostamento potremmo anche ricorre-re a situazioni che si presentano di continuo nei rapporti in-terpersonali di ogni giorno cos come nei nostri discorsi cor-renti. Ogni volta che, per una ragione o per unaltra, non pos-siamo dire le cose come stanno, aggiriamo lostacolo facendounosservazione marginale, che ha tuttavia attinenza con ilnucleo del problema che ci sta veramente a cuore. Se il nostrointerlocutore abbastanza attento, far una rapida interpre-tazione del nostro modo di parlare contorto e ci costringer a

    venire al sodo, oppure si offender definitivamente, cosa cheera nelle nostre intenzioni cercare di evitare. Vi dunque an-che nella nozione di spostamento qualche aspetto che riman-

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    da a considerazioni di psicologia fenomenologica, evitando di

    implicare direttamente lapparato vero e proprio delle ipotesipsicoanalitiche.

    Senza pretendere di proporre un approfondimento ef-fettivo, ci interessa chiarire un poco pi da vicino il modo incui il problema dello spostamento ha a che vedere con la te-matica dellassociazione. Il punto della questione sta eviden-temente nello scivolamento da un evento A ad un evento B, ela condizione di possibilit di questo scivolamento sta nel sus-sistere di qualche nesso associativo tra A e B. In forza di que-sto nesso, B pu diventare il rappresentante indiretto di A (elanalisi dovrebbe rimettere le cose al loro posto). Parlando dinesso associativo non pregiudichiamo leventuale modalitattraverso cui il nesso stesso ha luogo: lelemento B pu esserecontiguo ad A dal punto di vista spaziale o temporale; oppurepu essere similead A sotto qualche riguardo, per richiamare

    soltanto le due grandi regole dellassociazione.Questa osservazione ha in realt maggiore importanza di

    quanto possa sembrare a prima vista. Una lettura abbastanzacomune del problema approfitta della possibilit di stabilire

    una relazione tra metafora e condensazione, per mettere inrelazione lo spostamento e la metonimia. Si pu in effetti es-sere tentati di scorgere nella condensazione una relazione pri-vilegiata con la regola della somiglianza e nella metonimia unarelazione privilegiata con la regola della contiguit.

    La precisazione fatta or ora intende raccomandare unacerta prudenza nello stabilire simili analogie. Da un lato la di-stinzione tra somiglianza e continguit come regole generalidellassociazione sono abbastanza dubbie come criterio di clas-sificazione per le immagini in genere; dallaltro la peculiarit

    della problematica del lavoro onirico non ci consente traposi-zioni dirette sul terreno dellimmaginazione in genere. Delresto abbiamo visto poco fa che sarebbe improprio ritenere

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    che la procedura della condensazione conduca ad immagini

    vere e proprie. Ora facciamo notare che non vi alcuna plau-sibile ragione per vincolare la natura del nesso associativo chesta alla base dello spostamento alla regola della contiguit.

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    4. La traduzione visiva dei pensieri latenti.

    Sotto il titolo di mezzi di rappresentazione del sogno Freudriunisce tutto un complesso di metodi in unesposizione ric-chissima di spunti e di elementi di discussione.

    Va subito precisato che la rappresentazione di cui siparla anzitutto la rappresentazione visiva: alla base della po-sizione di questa problematica vi lassunto che le rappresen-tazioni del sogno assumano per lo pi una forma quasivisiva.Poich i sogni vengono poi raccontati e dunque vengono

    formulati con espressioni verbali, ed anche lanalisi si sviluppanella forma di pensieri verbalmente espressi, sorge il problemadi mostrare in che modo il sogno esprima pittoricamenteciche sta alla sua origine. Si noti che anche in questo caso tro-viamo linversione problematica che caratteristica dellinteraimpostazione del tema del lavoro onirico: in base ad essa, vie-ne proposto come origine e motivo del sogno (e che dunque sta

    prima di esso), ci che viene acquisito dopo di esso nella sua in-terpretazione.

    Bench Freud non affermi che tutti i sogni abbiano un

    carattere allucinatorio, tuttavia egli finisce con lannettereunimportanza grandissima a questo aspetto anche nel quadrodella teoria esplicativa del sogno. Lo abbiamo gi notato findallinizio, a proposito della problematica delleffetto di realt.E il punto di vista precedentemente emerso va qui ribadito:leffetto di realt, considerato come elemento descrittivo dellascena onirica, va riportato al tema della passivit, cos comeovviamente la sua apparenza percettiva.

    In questo quadro, la questione dei mezzi della rappre-sentazione non riguarda allora unicamente il problema delle

    forme peculiari del sogno, ma quello pi generale della tradu-zione visiva di materiali verbali. La tematica delle regole e delle

    procedure dellimmaginazione precede in via di principio quello

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    delle procedure oniriche e non deve essere derivata da questa.

    Del resto Freud si richiama una volta al caso della pittu-ra proprio per illustrare questo problema18. Egli osserva cheuna delle limitazioni della pittura consiste nel fatto di non di-sporre di parole. Come potranno allora essere espressi in essadei pensieri che assumono una forma anzitutto attraverso leparole? Come pu la pittura dire qualcosa? Come si puesprimere pittoricamente una relazione logica, una relazionetemporale o una relazione di causa ed effetto?

    Naturalmente sbagliato presentare le cose come se lamancanza di parole fosse una limitazionedella pittura. Infattipotremmo inversamente sostenere che la mancanza di imma-gini visive sia una limitazione della poesia o del racconto ver-bale, o arrivare ad affermare che un racconto cinematograficosia superiore ad un racconto fatto di parole perch possiamovedere i personaggi e le azioni e non dobbiamo limitarci apensarli.

    Il punto del problema non sta qui ed il richiamo allapittura, fatto in questo modo, potrebbe dar luogo a equivoci.Se consideriamo un dipinto non dobbiamo necessariamente

    assumere che esso sia la trasposizione o addirittura la tradu-zione visiva di un pensiero ben determinato, che possa assu-mere la forma effettiva di una frase. Una volta tolto di mezzoquesto equivoco, chiaro tuttavia che vi sono contesti in cuipu essere perfettamente sensato proporsi il problema di rea-lizzare un disegno che comunichi esattamente lo stesso mes-saggio che potremmo comunicare in parole.

    Supponiamo ad esempio di dover comunicare per iscrit-to ad un analfabeta uninformazione qualunque, oppure unordine o un invito. Potremmo allora ricorrere ad un disegno,

    e nellaffrontare questo compito ci troveremmo di fronte a va-rie difficolt che sono appunto quelle difficolt che incontra il

    18 ivi, p. 279.

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    lavoro onirico. Non vi perci da sorprendersi se le soluzioni

    che esso propone talvolta non sono molto diverse da quelleproporremmo, in piena coscienza ed a ragione veduta, difronte al compito proposto.

    Pi che lanalogia con la pittura, risulta interessanteproprio questo problema di un messaggio verbale che deve es-sere tradotto in una raffigurazione, la quale assumer a suavolta il carattere di messaggio.

    Vogliamo prendere in esame qualche esempio. Freudesamina anzitutto la rappresentazione onirica dei legami logi-ci. Ad esempio egli si chiede: In che modo vengono raffigu-rati nel sogno i se, perch, come se, bench, o o e tutte lealtre preposizioni senza le quali non possiamo comprendereuna frase o un discorso?19.

    Nel porre un problema come questo necessario tenerpresente che se da un lato possibile proporre la distinzionetra pensieri latenti e contenuto manifesto come una distinzio-ne tra un testo e la sua messa in scena nel contenuto manife-

    sto, dallaltro difficile sostenere alla lettera che nel sogno sidia espressione non verbale ad un contenuto che sta al di l di

    esso e che gi stato formulato verbalmente. Non dobbiamoperdere mai di vista il modo in cui il problema impostato,quel caratteristico ribaltamento sul quale abbiamo gi pi diuna volta richiamato lattenzione. Ci che sta alla base del so-gno non sono in ogni caso pensieri verbalmente espressi, madeterminati intrecci di vissuti. Nellinterpretazione portiamoalla luce questi intrecci e perveniamo in effetti a formulazioniverbali, ad una o pi frasi che effettivamente contengono pa-role logicogrammaticali come se, perch ecc. Nellinver-sione metodica effettuata, assume allora senso la domanda sul

    modo in cui il sogno esprime queste relazioni che un pro-blema alquanto differente dallidea che il sogno abbiamo un

    19 ivi, p. 288.

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    modo tutto suo di trattare le relazioni logiche. La questione

    appunto quella di una traduzione visiva di un testo espresso inparole. Come potremmo tradurre pittograficamente unafrase che comincia con un se fossi presso di te? Anche noiin prima istanza adotteremmo per quel se la stessa soluzioneche adotta anche il sogno. Semplicemente lo trascureremmo.Freud osserva infatti che per lo pi il sogno trascura tuttequeste preposizioni, e si assume soltanto lelaborazione delcontenuto oggettivo dei pensieri onirici20.

    Supponiamo che la frase sia: se fossi presso di te, po-tremmo giocare una partita a tennis. Qual il contenuto og-gettivo di questa frase? Indubbiamente il fatto di essere insie-me e poi il giocare insieme una partita a tennis. Questi duefatti possono in qualche modo essere rappresentati visiva-mente attraverso un disegno, lasciando poi allacume del no-stro amico la comprensione del messaggio visivo che gli invio,e cio il nesso tra i due fatti rappresentati in disegni. La con-nessione vera e propria andata distrutta nel disegno, ma puessere che il messaggio venga comunque compreso. Allinter-pretazione del sogno lasciato appunto il compito di ristabili-

    re la connessione che il lavoro onirico ha distrutto21

    .Dunque la domanda che chiede come vengano rappre-sentate le relazioni logiche tra i pensieri si risponde che essenon vengono rappresentate affatto, e questo non perch il so-gno segua una sua logica particolare, ma perch questa unaconseguenza ovvia della trasposizione visuale. Portare latten-zione su questo punto potr forse rendere il problema menoaffascinante di quanto possa apparire nelle letture correnti diFreud, nelle quali si tende a presentare le procedure onirichecome procedure che dovrebbero sempre suscitare in noi la

    massima meraviglia; ma in realt la vera meraviglia sta piutto-

    20 ivi, p. 279.21 ivi, p. 288.

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    sto nel modo complessivo e straordinariamente ricco di idee

    in cui Freud imposta lintera problematica teorica qui in que-stione.

    Che le relazioni logiche non vengano rappresentate co-stituisce tuttavia solo una indicazione di massima, che nonvale sempre e in ogni caso. Secondo Freud, di fronte adunanalisi dettagliata di esempi ci si pu rendere conto che ilsogno cerca talvolta mezzi ingegnosi per segnalare le connes-sioni tra i pensieri. Freud sottolinea in particolare che su que-sto punto ogni sogno si comporta a modo suo22 , cosicch irilievi che possono essere compiuti in rapporto a questo o aquel sogno singolo non rivestono carattere di procedura gene-rale.

    Prendiamo rapidamente in rassegna alcuni casi notevoli.Il sussistere di un qualche legame, di un aspetto comune

    tra due pensieri di diverso contenuto, quindi il sussistere diun nesso logico tra luno e laltro in unaccezione abbastanzaampia del termine pu essere segnalato ricorrendo a rappre-sentazioni simultanee. Qui cade ancora un significativo esem-pio pittorico: Il sogno procede in ci come il pittore che, per

    il quadro della scuola di Atene o del Parnaso, riunisce tutti ifilosofi o poeti che non sono mai stati insieme, ma che per laspeculazione intellettuale formano una comunit in una sala osulla cima di un monte23.

    Di fatto il rappresentare simultaneamente cose o eventidistinti per alludere al sussistere di un aspetto comune unasoluzione, vorrei quasi dire, del tutto ragionevole se si ha a di-sposizione un materiale non verbale.

    Altrettanto ragionevole la rappresentazione del rap-porto causale. Secondo Freud talora il rapporto viene segna-

    lato almeno in due modi:

    22 ivi, p. 279.23 ivi, p. 289.

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    1. il contenuto oggettivo della proposizione principale,

    che esprime leffetto, e della proposizione subordinata cheformula la condizione causale, viene rappresentato in due so-gni distinti che vengono tuttavia raccontati in una successionetemporale, in modo che la proposizione che formula leffettosegua la proposizione che formula la condizione causale (lad-dove lordine temporale viene invertito, il sogno che rappre-senta leffetto si presenta in ogni caso come un sogno pi svi-luppato e pi ricco di dettagli). La causalit viene cos ricon-dotta alla contiguit temporale, ed anche questo modo dellarappresentazione potrebbe essere impiegato in un dipinto.Naturalmente in esso non si ha una contiguit temporale verae propria, ma sarebbe errato pensare che nel dipinto non sipossa dare una qualche rappresentazione della successionetemporale. Una successione di eventi pu essere rappresentataattraverso scene distinte e concomitanti, cosicch la contiguitspaziale potrebbe assumere il senso di una contiguit tempo-rale e questa a sua volta, tenendo conto del contenuto dellesingole scene, di una concatenazione causale.

    2. Laltro metodo di rappresentazione indicato da Freud

    per il rapporto causale la trasformazione durante il sogno diunimmagine, sia di persona sia di oggetto, in unaltra24.Bench Freud non indugi su questo punto, limitandosi ad os-servare che anche in questo caso abbiamo a che fare con la ri-conduzione del rapporto causale ad un rapporto di successio-ne tramite, una volta, una successione di sogni, unaltra vol-ta, la trasformazione immediata di un'immagine in unaltra,tuttavia anche in questo caso potemmo osservare che la con-nessione causale pu effettivamente assumere laspetto di unametamorfosi della causa nelleffetto e lo pu naturalmente

    anzitutto per limmaginazione. Alcune osservazioni interessanti sono infine dedicate

    24 ivi, p. 291.

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    allespressione della disgiunzione. Anche qui vale in linea ge-

    nerale la tendenza alla soppressione di questa connessione lo-gica. La disgiunzione non pu essere espressa in alcun modonel sogno. Perci vi sar la pura e semplice giustapposizionedel contenuto oggettivo dei pensieri espressi disgiuntivamen-te. Ma Freud nota anche che nel racconto del sogno spessovengono formulate disgiunzioni del tipo era un giardino oun salotto25. In casi come questi la disgiunzione deve essereintesa come una congiunzione. Ed anche questa circostanzaha le sue ragioni. Si tratta infatti di una disgiunzione che nonformula unalternativa, ma che esprime incertezza, cosicchessa rimanda a complessi associativi compresenti che debbonoentrambi essere presi in considerazione nellinterpretazione.In questa forma disgiuntiva si manifesta un aspetto confuso,che pu essere ancora chiarito, di un elemento del sogno26.Vi sono cio due gruppi ideativi principali che confluiscononella formazione onirica ed entrambi hanno interesse ai finidellinterpretazione27. Del resto si pu anche pensare a casi dicondensazione, ad es. alle configurazioni miste di fronte allequali nel racconto del sogno si operi una sorta di razionalizza-

    zione, utilizzando appunto la disgiunzione con questa funzio-ne. Di fronte alla formazione mista che presenta un personag-gio che mio fratello e mio zio, nel racconto potremmo ricor-rere allalternativa mio fratello o mio zio che, attraversolincertezza, tende a sopprimere lincongruenza.

    Accenniamo infine ad unaltra peculiarit che riceve inFreud una particolare accentuazione. Si tratta della rappre-sentazione onirica del contrasto o della contraddizione tra ipensieri latenti. Qui il sogno si comporta in maniera assaisorprendente commenta Freud. La contraddizione viene

    25 ivi, p. 292.26 ivi.27 ivi, p. 293.

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    semplicemente trascurata, il no sembra non esistere per il

    sogno. I contrasti vengono riuniti con singolare predilezionein unit o rappresentati insieme. Inoltre il sogno si prende an-che la libert di rappresentare qualsiasi elemento con il suodesiderio antitetico, di modo che, di fronte ad un elementoche ammette un proprio contrario, da principio non sappia-mo se contenuto nei pensieri del sogno in senso positivo onegativo28. Freud nota tuttavia come in qualche caso il so-gno tenda a contrassegnare in qualche modo la negazione: Ilnon riuscire del sogno una espressione della contraddizione,un no, e perci va corretta laffermazione precedente che ilsogno non in condizione di esprimere il no29. Ma di normail sogno non sembra tenere in conto la negazione e non segueaffatto la regola della reciproca esclusione degli opposti ed questo che a Freud sembra assai sorprendente.

    Forse saremo portati a condividere la sorpresa di Freuded a conferire a questo problema una portata molto ampia. Sicomprende subito che qui non sembra sia in gioco un parti-colare aspetto del problema dellinterpretazione, ma che siachiamata in causa la prospettiva complessiva nella quale ci

    muoviamo. Se ci limitiamo a prendere atto del comportan-mento del sogno nei confronti della contraddizione, possiamoritenere di aver sancito in modo definitivo lopposizione traconscio e inconscio come una opposizione tra ragione e nonragione. Losservazione secondo cui il sogno non terrebbe innessun conto la contraddizione, presa in se stessa, si pu arric-chire di risonanze non difficili da intuire. Quando si parladella contraddizione sembra sempre che ci troviamo alla pre-senza di contrapposizioni cruciali. Tanto pi se poi richia-miamo lattenzione sul fatto che il sogno, che pure ha un sen-

    so ed in fin dei conti un modo di esporre pensieri, non si

    28 ivi.29 ivi, p. 310.

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    comporta affatto secondo una regola che considerata come

    la quintessenza delle regole della logica. In una nota aggiuntain unedizione successiva alla prima (1911) Freud scrive diaver appreso il fatto sorprendente che le lingue pi antichesi comportano in tutto e per tutto come il sogno30. In effettirisale al 1910 un breve scritto di Freud intitolato Significatoopposto delle parole primordiali31in cui egli riprende e riassumeun lavoro del glottologo Karl Abel scorgendo in esso unaconferma linguistica del comportamento del linguaggioonirico nel quale una parola pu indicare significati opposti.Sembra cos che si arrivi a lambire, giunti a questo punto, lasoglia di uno dei segreti delle dinamiche dellinconscio, la so-glia di un problema che va molto al di l di quello del sogno eche tocca forse le stesse radici inconscie del linguaggio. Inrealt mile Benveniste ha mostrato con chiarezza gli errorimateriali e metodologici contenuti nella posizione formulatada Karl Abel e ripresa con particolare enfasi da Freud, sotto-lineando che non a caso nessun linguista qualificato, nquando Abel (nel 1884 ce nerano gi) scriveva, n in seguitoabbia preso in considerazione tanto nel metodo quanto nelle

    conclusioni questo Gegensinn der Urworte32

    .Tuttavia, a parte questo riferimento linguistico specifi-co, la questione della contraddizione in Freud ha un notevolepeso ed lontana da noi lintenzione di pretendere di affron-tare questo problema in grande. Ma non vogliamo nemmenolimitarci ad enunciarlo.

    In effetti, laffermazione da cui abbiamo preso le mosseappare effettivamente densa di quelle risonanze di carattere

    30 ivi, p. 293.31 S. Freud, Opere, trad. it., VI, pp. 185 sgg.32 . Benveniste, Note sulla funzione del linguaggio nella scoperta freudia-

    na, in Problemi di linguistica generalepp. 97 sgg.. trad. iit, di M. Vittoria Giulia-ni, Il Saggiatore, Milano, 1971.

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    pi generale a cui accennavamo or ora, soprattutto se la con-

    sideriamo isolatamente, come unenunciazione sul sogno esullinconscio come tali, prescindendo dunque dal modo incui si affaccia il problema. Invece occorrerebbe insistere sullanecessit di proporlo entro il quadro problematico suo pro-prio, cosa che tende subito ad attenuare lenfasi in cui essoviene subito avvolto. Occorre sottolineare due volte che laquestione viene affrontata dentro il problema della traduzionepittografica di un pensiero; e nello stesso tempo questa tema-tica va considerata nellorizzonte delle procedure immaginati-ve. Cosicch non vi da sorprendersi pi di tanto se nella tra-duzione pittografica di un pensiero troveremmo difficolt neldare rappresentazione ad una proposizione negativa.

    In queste stesse difficolt si imbatte, in tuttaltro conte-sto, Ludwig Wittgenstein nel Tractatus. Le considerazioni di

    Wittgenstein prendono le mosse dalla natura del linguaggio edallanalogia della proposizione verbale con le raffigurazioniin genere. Ed allora sorge subito il problema di come si possadire, in un linguaggio concepito pittograficamente, che duepersone non tirano di scherma. Ci che osserva Wittgenstein

    che la raffigurazione negativa dovr in ogni caso contenere laraffigurazione di due persone che tirano di scherma. Del re-sto, il divieto di fumare dovr comunque espresso in figura dauna sigaretta accesa e non ad esempio da una bottiglia o da unbicchiere. Freud nota a sua volta, come abbiamo rammentatoin precedenza, che il sogno si assume soltanto lelaborazionedel contenuto oggettivo dei pensieri onirici33. Nel caso inquestione questo contenuto oggettivo proprio la proposizio-ne affermativa corrispondente.

    Vi tuttavia un altro aspetto del problema che connes-

    so, piuttosto che alla questione della rappresentazione in figu-ra, alla tematica dellimmaginario. Nel considerare le osserva-

    33 S. Freud, Linterpretazione dei sogni, cit. p. 288

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    zioni di Freud intorno alla questione del contrasto, bene te-

    ner presente che il contrasto potrebbe essere annoverato tra leregole dellassociazione, esattamente come la contiguit e lasomiglianza. La luce potrebbe far venire in mente il buio, ilgiovane il vecchio, il grande il piccolo, ecc. Interessante ilmodo in cui questa regola associativa pu essere nuovamenteprospettata sul piano delle operazioni immaginative vere eproprie. Vi sono qui alcune peculiarit: sulla base del contra-sto non perveniamo senzaltro ad una fusione, ma lopposi-zione istituisce in ogni caso un legame e la compresenza di ciche opposto pu condurre ad un rafforzamento immagina-tivo reciproco dei termini dellopposizione. Ci significa cheper limmaginazione (in generale) lopposto pu esprimere ilsuo opposto. Le grandi dimensioni vengono esaltate se ven-gono poste di fronte alle piccole dimensioni. Nellantitesi, glielementi antitetici si rafforzano vicendevolmente ed in questorafforzamento reciproco ha origine la loro solidariet immagi-nativa.

    Il problema in Freud non tuttavia esaurito n dal ri-mando alla rappresentabilit visiva n da quello alle regole ge-

    nerali dellimmaginazione. Laspetto pi notevole della tema-tica freudiana sta probabilmente nellattirare lattenzione sulmodo in cui si configura questo problema nel quadro dellatematica pi ampia della conflittualit intrapsichica. Tenendoconto di ci, pu accadere effettivamente che il no significhi si

    secondo una logica che non ha affatto la possibilit di esseresensatamente contrapposta alla legalit del discorso razionale:se il sogno si prende anche la libert di rappresentare qualsia-si elemento con il suo desiderio antitetico, questa libert vaintesa in funzione di un conflitto psichico entro cui un simile

    comportamento strettamente integrato ed entro cui quellalibert ha le sue precise motivazioni.

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    5. Limpiego delle immagini nel sogno

    Concludiamo la nostra esposizione con un ultimo punto cheriguarda limpiego di espressioni figurate vere e proprie.

    Come abbiamo detto, il lavoro onirico unattivit (teo-ricamente postulata) di trasformazione del pensiero latente nelcontenuto manifesto. Il pensiero latente va inteso a sua voltacome un pensiero verbalmente formulato, come una frase oun insieme di frasi nel senso consueto del termine che riman-da al linguaggio delle parole mentre il contenuto manifesto

    viene inteso prevalentemente come scena visiva. Ora, un altrointeressante modo di procedere del lavoro onirico consiste es-senzialmente nel sostituire nel testo del pensiero latentedi unaespressione figurata ad unespressione letterale. Questa espres-sione figurata avr in generale un carattereplastico e concreto sono espressioni di Freud e proprio per questo si presta adessere convertito in un elemento della scena onirica vera epropria. Limpiego di metafore o immagini suggerisce unmodo di rappresentazione concreta di situazioni o di relazionirelativamente astratte.

    Limpiego dellimmagine dunque subordinato al pro-blema della rappresentabilit visiva che mantiene anche inquesto caso il carattere di filo conduttore principale. OsservaFreud che proprio perch per il sogno, ci che plastico rappresentabile, il passaggio dal testo linguistico al contenutomanifesto pu giovarsi del tramite dellimmagine. Il testo vie-ne riformulato in un nuovo testo che esprime il precedentecon espressioni figurate e di qui si trae un possibile materialerappresentativo visivo. Viene dunque effettuata una trasfor-mazione linguistica dei singoli pensieri, dove linguistico

    deve essere inteso in senso stretto, cio con riferimento al lin-guaggio delle parole. Di qui si trae una scena onirica o un ele-mento di essa.

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    Per indicare il passaggio da unespressione astratta ad

    una plastica e concreta, Freud parla di spostamento, e preci-samente di spostamento lungo una catena associativa. Inparticolare si nota: Lo spostamento avviene di regola nel sen-so che unespressione incolore e astratta del pensiero oniricoviene scambiata con unaltra, plastica e concreta34. Ed ancorasi parla di sostituzione di una determinata rappresentazionecon unaltra, in qualche modo contigua ad essa dal punto divista associativo. In contesti come questi evidentemente laparola spostamento non pu avere lo stesso senso fissato a suotempo, in cui indicava fondamentalmente il mutamento diaccento dal rilevante allirrilevante, cos come del resto il rife-rimento alla contiguit indica soltanto la prossimit dei con-tenuti allinterno di una serie associativa e non ha nulla a chevedere con il modo dellassociazione (e dunque in particolarela regola associativa della contiguit). Ci che qui viene indi-cato con spostamento indica semplicemente il passaggio daun membro allaltro di una catena associativa qualunque siala regola dellassociazione come condizione per il formarsidelle immagini. Freud parla anche di secondo tipo di spo-

    stamento.Questo argomento meriterebbe di essere approfondito,ma il problema nelle sue linee essenziali tuttavia sufficiente-mente chiaro.

    Un esempio molto semplice suggerito dal testo35 po-trebbe essere il seguente: la parola perfezionare in relazionead uno scritto, ad un discorso ecc., potrebbe essere sostituitacon la parola limare, nella sua accezione metaforica. La meta-

    fora suggerisce cos un equivalente rappresentativo concreto.Un altro esempio: nel sogno riferito da Freud in rapporto a

    questo problema, il desiderio della sognatrice che il suo amico

    34 ivi, p. 312.35 ivi, p. 317.

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    musicista primeggi su tutti gli altri d luogo ad una scena oni-

    rica in cui un personaggio che rappresenta lamico (anche senon lo ) dirige in cima ad una grande torre unorchestrache si trova ai suoi piedi. Vi dunque nel testo del pensierolatente un primeggiare che stato sostituito con un tor-reggiare e di qui sorge lo spunto per una rappresentazioneplastica.

    Usando una terminologia nostra36, potremmo parlare diconcretizzazione dellimmagine dal momento che propriodi questo si tratta nellultimo passo compiuto dal lavoro oni-rico. Infatti qui non vi solo limpiego di unespressione me-taforica, ma una vera e propria soppressione del senso metafo-rico, che viene sostituito dal senso letterale dellespressione37.

    Lo schema dunque: testo espresso in parole astratte

    trasformazione del testo con espressioni figurate concre-tizzazione delle immagini contenute in quelle espressioni.

    Usando ancora la nostra terminologia: nella concretizza-zione dellimmagine, il riferimento immaginoso viene a cade-re, mentre si realizza una transizione ad un contesto fantasti-coimmaginario. Questo punto esplicitamente segnalato da

    Freud: Questo secondo tipo di spostamento anche sin-golarmente idoneo a chiarire la parvenza di assurdit fantasti-ca con cui si maschera il sogno38. Il sogno, per quanto delresto ben centrato su una situazione, abbastanza assurdo: latorre in mezzo alla platea39. Anche in questo caso, va atti-rata lattenzione sul fatto che questa procedura pu essere illu-strata in modo del tutto indipendente dalla tematica del lavo-ro onirico. La concretizzazione dellimmagine va annoveratatra le regole dellimmaginazione in genere, prima ancora che

    36 Largomento trattato nel mio lavoro Le regole dellimmaginazione, cit.37 S. Freud, Linterpretazione dei sogni, cit. p. 315.38 ivi, p. 313.39 ivi, p. 315.

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    fra quelle del lavoro onirico; ed essa inoltre non viene messa

    in gioco soltanto come una soluzione del problema dellarappresentabilit nel peculiare materiale psichico di cui siserve il sogno, vale a dire per lo pi la rappresentabilit inimmagini visive40 problema a cui invece in questo caso essa strettamente subordinata. il caso di notare che si ha unaconcretizzazione dellimmagine, esattamente in questo senso,quando si tenta di tradurre visivamente, attraverso una fotografiao un disegno, unespressione figurata. Nella seguente elabora-zione fotografica ci si forse posti il compito di trasporre sulpiano visivo lespressione uscire il fumo dagli occhi:

    E naturalmente si ottiene anzitutto la figura di un uomo dagliocchi fumanti. Questo accade probabilmente ogni volta che sitenta di tradurre visivamente unimmagine verbalmente e-spressa il passaggio al senso letterale sembra allora inevita-bile. Cos lessere tutto orecchi rappresentato dalluomo

    dallorecchio enorme:

    40 ivi, p. 316.

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    Ci non esclude che, senza alcuna mediazione di metafore ver-bali, si possano realizzare delle raffigurazioni che possano esse-re ritenute qualcosa di similea metafore visive. Forse pu es-sere considerata tale la ben nota immagine della donnavio-lino di Man Ray.

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    Ma nel considerare questi esempi41 ci allontaniamo ormai dal

    terreno delle procedure del lavoro onirico, per approssimarcipiuttosto a quello della relazione tra le regole dellimma-ginazione e le figure retoriche42*.

    41 La foto delluomo dagli occhi fumanti di Jim Mac Crary e quella

    delluomo dal grande orecchio di Peter Wandrey. Entrambe, oltre a quella diMan Ray, sono tratte dal bel numero di Progresso fotografico, dic. 1977, intera-mente dedicato al tema Linguaggio e fotografia curato da Attilio Colombo.

    42 Su questo problema, relativamente a Freud, ed anche sulla tematica

    complessiva qui trattata, ricco di interesse T. Todorov, Teorie del simbolo(1977), a cura di Cristina De Vecchi, Garzanti 1984, cap. VIII, La retorica diFreud, pp. 313 sgg.

    * Ringrazio Luca Zendri per la sua accurata rilettura di questo lavoronella sua stesura conclusiva e per le preziose indicazioni suggerite.