PIACERE O DIPENDENZA?alla fine il NUCLEO ACCUMBENS viene inondato di DA. •“un formicolio...
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Maurizio De Vanna
Trieste, 16 dicembre 2016
I meccanismi neurobiologici delle dipendenze da cibo I meccanismi neurobiologici delle dipendenze da cibo
PIACERE O DIPENDENZA?
… il piacere è il principio e la fine di ogni vita felice …
(Epicuro, lettera a Meneceo III sec. a.C.)
Sul finire del XIX secolo, Spencer aveva
elaborato un’interessante teoria
dell’evoluzione secondo cui due erano le
forze psicologiche determinanti che
guidavano la motivazione alle azioni
adattative: il piacere e il dolore.
Spencer distingue così spinte di tipo
“appetitivo” (dirette verso fini
esclusivamente edonistici [quali cibo,
acqua, sesso e sonno]) ed “avversativo”
(che riguardano, al contrario, la fuga da situazioni spiacevoli o dolorose).
Herbert Spencer
Principles of Psychology (1870 - 1872)
Reazioni comportamentali a stimoli gustativi dolci, e
quindi piacevoli come lo zucchero, e amari, quindi
spiacevoli come il chinino, in varie specie di mammiferi,
dal ratto, fino alle scimmie del nuovo mondo, a quelle del
vecchio mondo fino all’uomo (neonato).
Il piacere ci attrae, ci stravolge, a volte diventa una vera e
propria ossessione.
Il Piacere: optional o necessità biologica?
Secondo la teoria dell’evoluzione il piacere è una delle più
importanti forze motivazionali del comportamento finalizzato
al migliore adattamento possibile all’ambiente, in quanto
fornisce l’incentivo a ricercare la soddisfazione dei bisogni,
da quelli primordiali come la fame, la sete, il sesso, il riposo,
il riparo, a quelli di livello superiore come i bisogni di
sicurezza, di protezione, di tranquillità, di appartenenza al
gruppo.
Il piacere si articola su due livelli:
APPETITIVO: attira l’individuo
verso il suo compimento (piacere
della conquista).
CONSUMATORIO: accompagna
continuativamente l’intera durata di
ogni attività gratificante (piacere
della consumazione).
Area tegmentale ventrale
Nucleo accumbens
Amigdala
Pallido ventrale
Corteccia del cingolo
Le strade verso il piacere
“Lo voglio”»
“Mi piace”»
Brain images obtained at different times after administration for [11C]-methamphetamine and for [11C]cocaine (n=19 for each drug) showing axial planes at a level that transects the basal ganglia. Note the fast uptake of both drugs in the brain and the much slower clearance for [11C]-methamphetamine than for [11C]cocaine
Il ciclo della dipendenza (Koob&Volkow, 2010) 3 stadi:
intossicazione/abbuffata (area tegmentale ventrale e striato ventrale),
astinenza/affetto negativo (amigdala) , preoccupazione/anticipazione
(corteccia prefrontale e striato dorsale )
Neural circuitry associated with the three stages of the addiction cycle.
(a) Binge/intoxication stage
(b) Withdrawal/negative affect stage
(c) Preoccupation/anticipation (craving) stage
Nel passaggio dagli stadi precoci di tale ciclo, caratterizzati da
un uso occasionale e controllato delle sostanze, agli stadi
avanzati caratterizzati da un uso cronico e non controllato, si
verifica uno spostamento da “impulsività” a “compulsività”.
L’impulsività, definita come una predisposizione verso una
rapida e non programmata reazione a stimoli interni ed esterni,
senza riguardo nei confronti delle conseguenze negative di
queste reazioni verso se stesso o altri, è sostenuta da
meccanismi di rinforzo positivo.
Inoltre, come dimostrato da Allen et al., nei soggetti con storia
di dipendenza, la scelta di un rinforzo minore ma immediato
prevale rispetto alla scelta di un rinforzo maggiore ma più
lontano nel tempo.
La compulsività, definita come perseveranza all’azione,
nonostante le conseguenze avverse, è sostenuta da meccanismi
di rinforzo negativo (per es., astinenza).
Effetti sequenziali e cumulativi delle modificazioni neuroadattive che, grazie alla neuroplasticità, favoriscono il
comportamento compulsivo di ricerca della droga
Neurocircuitry schematic illustrating the combination of neuroadaptations in the brain circuitry for the three stages of the addiction cycle that promote drug-seeking behavior in the
addicted state
Meccanismo comune a tutte le sostanze d’abuso
Il rilascio di Dopamina funziona come un segnale, che ha come conseguenza la fissazione di una memoria:
la sostanza merita di essere riutilizzata per il piacere misto ad euforia che porta al progressivo aumento del desiderio (rinforzo positivo) e per cercare di evitare il disagio dell’astinenza (rinforzo negativo).
Le due componenti psicologiche del piacere tendono a dissociarsi in tutte le forme di
Dipendenza
• LIKING : l’intensità della gratificazione che l’individuo
trae dalla ricompensa (in diretta correlazione con l’impatto edonico e con l’appagamento suscitato dal rinforzo).
• WANTING : ricerca compulsiva (craving) dello stimolo gratificante messa in atto dal soggetto a causa dell’efficacia dell’incentivo piacevole legata alla fruizione del premio (è quest’ultimo fattore del reward, che consente che al liking succeda il wanting)
COMPORTAMENTI RIPETITIVI
REGOLAZIONE DELL’ANSIA
RICOMPENSA/RINFORZO
ovvero
IL FENOMENO
DELL’AUTO-
STIMOLAZIONE
Olds and Milner, 1954
Il lato oscuro del piacere
• Il desiderio può diventare indipendente dal godimento.
• I ratti dopo pochissimo tempo non si allontanavano più dalla leva, attivandola continuamente( fino a 7000 stimolazioni all’ora).
• I ratti perdevano attrazione verso il sesso, il cibo e il bere e rischiavano di morire per un po’ di piacere.
• La dopamina fa sì che il cervello valuti la situazione come positiva: esso viene così programmato alla ripetizione.
• Nelle api sono i fiori ricchi di nettare ad attivare e a liberare la dopamina.
• Nei ratti questo compito era svolto dalla leva e quindi non potevano fare altro che ripetere quel gesto così efficace, rinforzando ogni volta la programmazione e quindi la coazione a ripetere.
Persistently elevated dopaminergic stimulation promotes the
development and maintenance of addictive behaviors.
DSM-5 criteria for substance-use disorder
Although some individuals never progress beyond experimentation, others advance to regular drug use, drug abuse, drug dependence, or all. This pathologic progression of substance use is characterized by ‘preoccupation; escalation; tolerance; denial; a series of medical, psychological, and social consequences related directly to the continued use; and what has been referred to as a ‘fatal attraction’ between the substance (or activity, e.g., gambling) and the patient.
Addiction progresses through three distinct stages, each with a defining sign or symptom: bingeing is the signature attribute of stage 1, withdrawal is the cardinal feature of stage 2, and substance cravings characterize stage 3.
Cross-sensitization, defined as the enhanced response to use of a new substance that results from prior use of a different drug, also suggests vulnerability to addiction.
Stress can also predispose to addiction and to relapse.
Vie dopaminergiche
Funzioni
• reward (motivazione)
• piacere, euforia
• funzioni motorie
• compulsione
• perserverazione
• decision making
Vie serotoninergiche
Funzioni
• umore
• processi mnesici
• sonno
• capacità cognitive
nucleus
accumbens
ippocampo
striato
Corteccia
frontale
substantia
nigra/VTA
raphe
Differenza dell’attivazione cerebrale fra il cervello di una persona in salute e quello
di un utilizzatore di droghe, sulla base della rilevazione del metabolismo del
glucosio. È evidente la minore attivazione riscontrata nel cervello del soggetto
utilizzatore di droghe (NIDA 2007).
Assunzione di una dose Vista di un soggetto che assume cocaina
di cocaina Fotografie di strisce di cocaina
Prima giocata al casinò Immagini raffiguranti slot-machine
NUCLEO ACCUMBENS
AMIGDALA
AREE CORTEX FRONTALE
Studi con fMRI e con PET hanno dimostrato che:
Sostanze e situazioni diverse determinano le stesse reazioni nei circuiti cerebrali
del piacere: ciò è dovuto al fatto che, a prescindere dai loro effetti, in ogni caso,
alla fine il NUCLEO ACCUMBENS viene inondato di DA.
• “un formicolio infocato mi si diffuse per il corpo” scrisse Fedor Dostoevskij, che aveva giocato tutta la sua fortuna al tavolo della roulette
• Non per caso tali scene nelle sale da gioco ricordano quelle dei ratti in laboratorio che si autostimolano premendo una leva; gli eventi che si svolgono nel cervello sono gli stessi
La Dipendenza
• L’OMS la definisce come una condizione psichica e talvolta fisica, derivante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali che comprendono sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico allo scopo di provare i suoi effetti psichici (rinforzo positivo) e talvolta di evitare il malessere della sua privazione (rinforzo negativo).
The transistion from DSM-IV to DSM-5; the novel diagnostic category ‘Substance-Related and Addictive Disorders’ in DSM 5 for the first time allows the diagnosis of Non-Substance-Related Disorders
Cosa sono le nuove dipendenze?
Le nuove dipendenze, o “new addictions", comprendono tutte quelle forme comportamentali di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.
Alonso-Fernandez (1999) classifica le dipendenze in:
• Dipendenze sociali droghe legali (tabacco, alcol, farmaci,
etc.) e da attività socialmente accettate come mangiare, lavorare, fare acquisti, giocare, guardare la televisione, ecc.
• Dipendenze antisociali droghe (oppiacei, cocaina) ed attività illegali come rubare, incendiare, stuprare, ecc.
Nella prima categoria le nuove forme di dipendenza senza droga sono agevolate dall'innovazione tecnologica e dalla nuova cultura che, da una parte, genera stress, vuoto e noia e dall'altra stimola la tendenza all'immediata gratificazione, fornendo sempre gli strumenti appropriati.
Caratteristiche cliniche delle dipendenze
Il dipendente attraversa diverse fasi:
• I fase (onnipotenza): Sensazioni di onnipotenza, grandezza, invincibilità. Investimento di grosse somme e di energie, riduzione dei tempi tra una ricaduta e l’altro. Inizia a perdere il controllo.
• II fase (dell’alienazione): Trascorre tutto il proprio tempo polarizzato sulla propria dipendenza, non ha più interessi, pensieri ossessivi, contrae debiti, chiede prestiti. Presenza di sentimenti di disforia, ansia, insonnia.
• III fase (della disperazione): il
dipendente acquisisce la consapevolezza di avere un problema.
• Abbandonato dai familiari, colpevolizzato, senza lavoro, con debiti e problemi legali, può incorrere nell’abuso di alcol e sostanze e nella depressione.
• Presenta un rischio suicidario elevato.
• Può persistere o iniziare la lenta e difficile risalita…
Quali sono le nuove dipendenze?
Sport
Computer
Cibo TV
Internet
Videogiochi
Lavoro
Shopping Sesso Gioco
d’azzardo
Relazioni affettive
Cellulare
SHOPPING COMPULSIVO (es.Sophie Kinsella)
dipendenza da sesso,
sesso-dipendenza,
ipersessualità,
sex addiction,
sexual addiction,
cyber sex,
sesso virtuale
INTERNET ADDICTION
WORK ADDICTION
Are eating disorders addictions?
Kenny, 2011
Mesolimbic dopamine system The initial site of action for addictive drugs is predominantly on mesolimbic dopamine circuits.
In contrast, the role of mesolimbic circuits in food intake is more nuanced.
Mesolimbic circuits influence many behaviors, including reward prediction, hedonia, reinforcement, motivation, and incentive salience.
In contrast to behaviors related to drug addiction, nucleus accumbens dopamine depletion alone does not alter feeding.
Stress is associated with obesity and the neurobiology of stress overlaps
significantly with that of appetite and energy regulation. Stress is a key
risk factor in the development of addiction and in addiction relapse. High
levels of stress changes eating patterns and augments consumption of
highly palatable (HP) foods, which in turn, increases incentive salience
of HP foods and allostatic load.
Chronic stress associated with (a) current smoking status,
(b) current alcohol use and (c) current body mass index (BMI)
Rajita Sinha and Ania M. Jastreboff , 2013
Una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a
disagio o compromissione clinicamente significativi, come
manifestato da almeno due delle condizioni seguenti, che si
verificano entro un periodo di 12 mesi:
1)La sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per
periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
2) Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o
controllare l’uso della sostanza;
3) Una grande quantità di tempo viene spesa in attività
necessarie a procurarsi la sostanza (per es., recandosi in visita
da più medici o guidando per lunghe distanze), ad assumerla
(per es., fumando “in catena”), o a riprendersi dai suoi effetti;
Criteri diagnostici per Disturbo da Uso da Sostanze (DSM 5)
4) Craving o forte desiderio o spinta all’uso della sostanza;
5) Uso ricorrente della sostanza che causa un fallimento
nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a
scuola, a casa;
6) Uso continuativo della sostanza nonostante la presenza di
persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati
o esacerbati dagli effetti della sostanza;
7) Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono
abbandonate o ridotte a causa dell’uso della sostanza.
8) Uso ricorrente di alcol in situazioni nelle quali è fisicamente
pericoloso.
9) Uso continuato di alcol nonostante la consapevolezza di
un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che
è stato probabilmente causato o esacerbato dalla sostanza.
10) Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della
sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto
desiderato;
b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso
continuativo della stessa quantità della sostanza.
11) Astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
a) la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza
(riferirsi ai Criteri A e B dei set di criteri per Astinenza
dalle sostanze specifiche);
b) la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è
assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza.
il gap è una dipendenza ?
Tolleranza
Perdita di controllo
Astinenza
Craving
aumento frequenza ed entità puntate
ruolo del sistema del controllo delle aree prefrontali
prevalere della componente psichica (non c’è sostanza…)00
alterazione sottocorticale reward dopaminergico
Popolazione 60.500.000
Gioco fisiologico 54%
23.900.000
Gioco problematico
1.27-3.8%
770.000-2.300.000
Gioco patologico
0.5-2.2%
302.00-1.300.000
Epidemiologia del G.A.P.
Solo nel 1977 il gioco d’azzardo patologico è comparso nella
Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-9) e nel
1980 è stato inserito nella sezione dei “Disturbi del controllo
degli impulsi non altrimenti classificati” del DSM-III.
La quarta edizione del DSM definisce il gioco d’azzardo
patologico come caratterizzato da un comportamento
persistente e ricorrente non funzionale (1994).
Nella quinta edizione del DSM (2013), pubblicata nel maggio
del 2013, la denominazione viene modificata da gioco
d’azzardo patologico (GAP) a DGA.
Nel DSM-5 il DGA è stato incluso nella sezione dei disturbi
da uso di sostanze: il quadro sindromico, il correlato cerebrale,
la comorbilità, la fisiologia e il trattamento del DGA sono
molto simili a quelli dei comportamenti di abuso e dipendenze,
sebbene non comporti l’assunzione di sostanze psicoattive.
Lo stato di euforia e di eccitazione del giocatore d’azzardo
durante il gioco sarebbe paragonabile a quello prodotto
dall’assunzione di droghe.
In entrambe le patologie, inoltre, risulta esserci una
correlazione con un’alterazione del sistema della
gratificazione craving e coartazione delle modalità e dei
mezzi con cui il soggetto si procura il piacere.
La stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3%
al 3,8% della popolazione generale, mentre la stima dei
giocatori d’azzardo patologici varia dallo 0,5% al 2,2%.
Il giocatore patologico è prevalentemente maschio (86,4%),
vive nelle regioni centro-meridionali, ha un diploma di scuola
media superiore, spesso fa abbondante uso di alcol (56,4% a
rischio di alcolismo) e di tabacco (34,6% forti fumatori).
Nel 2011 in Italia sono stati spesi in gioco d’azzardo quasi 80
miliardi di euro.
La stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3%
al 3,8% della popolazione generale, mentre la stima dei
giocatori d’azzardo patologici varia dallo 0,5% al 2,2%.
La somma maggiore è stata giocata negli apparecchi (slot
machine e videolottery), che hanno raccolto il 56,3% del
fatturato totale; seguono i gratta e vinci (12,7%), il lotto
(8,5%), le scommesse sportive (4,9%), il superenalotto (3%) e
infine il bingo e le scommesse ippiche.
Il piacere del rischio: gli sport estremi
Balconing: gettarsi in piscina dai balconi delle camere d’albergo.
Binge Drinking: bere molti bicchieri di superalcolici tutti d’un fiato.
Flambé: darsi fuoco per sfida, vaporizzando liquido infiammabile su
parti del corpo.
Car surfing: salire sul tettuccio di un’auto in movimento, passando dal
finestrino.
Ghost riding: abbandonare lo sterzo della propria auto lanciata a forte
velocità.
Chocking game: provocare a sé o ad altri un inizio di strangolamento.
Eyeballing: versare a sé o ad altri della vodka negli occhi per procurarsi
velocemente una vertigine.
Cinnamon challenge: ingoiare un cucchiaio di cannella in polvere senza
bere acqua.
Il consumo nel post-moderno
Nella società post-moderna il consumo deve essere interpretato come ACCESSO OBBLIGATO AL PIACERE (ingiunzione al godimento).
Caratteristiche principali della società post-moderna:
1. Anomia (crisi delle regole e delle mediazioni tradizionali che disciplinano i rapporti tra l’individuale e il collettivo)
2. Insicurezza generalizzata
3. Isolamento e Solitudine
4. Assenza di legami individualità
5. Economia psicologica del godimento ad ogni costo “esisto se ho di che godere”
6. Società del rischio
7. Il soggetto diventa prosumer: cioè contemporaneamente consumatore e produttore di valore “valgo in quanto consumo”
8. Perdita della differenza tra apparenza e sostanza “sono ciò che appaio”
9. Sovvertimento dei valori di riferimento. Evaporazione della figura paterna
Da Homo Sapiens a Homo Timens
• Liberté Sécurité
• Egalité Diversité
• Fraternité Compétitivité
CARATTERISTICHE COMUNI tra nuove dipendenze e dipendenza da sostanze
• Impossibilità di resistere all’impulso di attuare un dato comportamento
• Desiderio incoercibile di assumere la sostanza (craving)
• Piacere/sollievo dopo la messa in atto del comportamento
• Perdita di controllo
• Persistenza del comportamento nonostante le conseguenze negative
Fattori di rischio comuni
• Impulsività
• Ossessività
• Compulsività
• Ricerca di sensazioni forti (Sensation Seeking)
• Esposizione precoce
• Familiarità
Per Epicuro il sommo bene da ricercare è il
piacere, inteso come una condizione
permanente di serenità, di benessere
psicofisico, che deriva dalla «assenza di
dolore nel corpo» (aponia) e dalla
«mancanza di turbamento nell'anima»
(atarassia).
Epicuro è volgarmente ed erroneamente
considerato il maestro del piacere. Ma il
piacere di Epicuro, la hedoné, consiste in
una vita molto austera che si accontenta del
necessario per vivere.
Secondo molti filosofi, la felicità consiste essenzialmente nel piacere legato ai sensi.
Socrate sostiene che la felicità
non è data né dai beni esteriori né
dai beni del corpo, ma dai beni
dell'anima, ossia dal
perfezionamento dell'anima
mediante la virtù, che, a suo
parere, consiste nella conoscenza
e nella scienza.
Presupposto di essa è la
conoscenza del bene, che quindi è
necessaria al piacere.
Anche per Platone Felicità è conoscere
Ecco forse perché siamo circondati da tanti infelici!!
Aristotele non esclude un rapporto tra felicità
e piacere, purché le passioni siano regolate e
moderate dalla ragione.
Il mezzo per conseguire la felicità è la virtù.
Relativamente alle virtù etiche, la virtù
consiste nel giusto mezzo, che è anche
l’atteggiamento per conseguire la felicità, cioè
il pieno appagamento del proprio essere e
della propria natura.
Il piacere non si identifica con il sommo bene
e quindi non può dare la felicità in senso
proprio.
Il rapporto CENSIS 2010 descrive gli italiani come un popolo di
delusi, apatici e senza più voglia di sognare:
“tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la
dinamica di una società troppo appagata e appiattita”
G. De Rita, 2010
Homo sapiens Homo timens Homo apaticus ?
Al primo posto sulle più gravi forme di disagio figura la disoccupazione
di lunga durata (64,1% della popolazione), poi la povertà economica
(39%), la non autosufficienza degli anziani (26,6%), l'immigrazione
clandestina (25%), la tossicodipendenza (15,6%), fino all'isolamento
sociale inteso come mancanza di relazioni e affetti (12,5%).
La diffusione a macchia d'olio delle grandi patologie individuali, sia
quelle di evidente rinserramento interno (depressione, anoressia,
dipendenza da droghe, fino al suicidio), sia quelle di crescente
indifferenza alla vita collettiva (stanchezza di vivere, rimozione delle
responsabilità, crisi della empatia nelle relazioni interpersonali), è il
sintomo della crisi antropologica che sta attraversando la società italiana.
Fenomenologia di una crisi antropologica
Egoismo e indifferenza non bastano più? Per il 54,7% degli italiani siamo un Paese in cui conta l'interesse individuale
I sintomi depressivi, indipendentemente dal fatto che si arrivi a
formulare la diagnosi di depressione, colpiscono il 9,4% della
popolazione.
Per essere veramente felici le
persone devono imparare a
cambiare radicalmente il loro modo
di vivere.
Il benessere, infatti, nasce soltanto
nel momento in cui una persona
impara a rinunciare alle lotte
fratricide, a lavorare per essere
d’aiuto agli altri e a diventare più
consapevole.
La felicità autentica esige che la vita
venga vissuta in maniera coerente,
comprese le dinamiche del piacere che
regolano gli aspetti sessuali, materiali,
emozionali, intellettuali e spirituali
dell’esperienza.
Il cibo, il sesso, i soldi, il potere e le
amicizie possono rivelarsi fattori
controproducenti o adattativi, a seconda
di quanto le persone sono consapevoli
dei loro obiettivi e valori.
Ogni tipo di dipendenza è cattiva,
non importa se il narcotico è l'alcool
o la morfina o l'idealismo.
Carl Gustav Jung
02/12/ 2016
Attraversiamo una crisi antropologica:
si riduce il controllo sulle pulsioni e l’aggressività è in
aumento
Per comprendere il disagio che sta vivendo la società italiana,
il Censis (2011) ha avanzato una interpretazione
antropologica, sottolineando il peso di fenomeni complessi e
trasversali che non si lasciano interpretare attraverso i consueti
schemi dell'analisi sociale ed economica:
la crisi dell'autorità,
il declino del desiderio,
la riduzione del controllo sulle pulsioni.
Siamo una società in cui sono sempre più deboli i riferimenti
valoriali e gli ideali comuni, in cui è più fragile la consistenza
dei legami e delle relazioni sociali.
In questa indeterminatezza diffusa crescono comportamenti
spiegabili come l'effetto di una pervasiva sregolazione delle
pulsioni, risultato della perdita di molti dei riferimenti
normativi che fanno da guida ai comportamenti.
È il depotenziamento della legge, del padre, del dettato
religioso, della coscienza, della stessa autoregolamentazione.
Da una indagine realizzata dal Censis (2011) emerge infatti il
senso della relatività delle regole tra gli italiani e il tentativo di
legittimare le pulsioni.
Per l'85,5% degli italiani è diffuso il sentimento
autoreferenziale per cui ognuno è l'arbitro unico dei propri
comportamenti.
Inoltre, si ritiene che le regole possano essere aggirate in molte
situazioni. Nel divertimento è ammessa la trasgressione
soprattutto dai più giovani (il 44,8%). Si crede che, quando è
necessario, bisogna difendersi da sé anche con le cattive
maniere (il 48,6%, quota che sale al 61,3% tra i residenti nelle
grandi città).
Per raggiungere i propri fini bisogna accettare i compromessi
secondo il 46,4%. Si può essere buoni cattolici anche senza
tener conto della morale della Chiesa in materia di sessualità
per il 63,5% (dato che sfiora l'80% tra i più giovani).
La caduta dei filtri sociali si rileva in una molteplicità di
comportamenti sempre più diffusi. Aumentano le forme di
violenza in cui è forte la componente pulsionale della perdita
di controllo e dell'aggressività.
Tra il 2004 e il 2009 le minacce e le ingiurie sono aumentate
del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali
sono passati da 4.454 a 5.625 (+26,3%).
Anche le forme di dipendenza conoscono oggi una
innovazione delle fenomenologie. Se diminuisce in generale il
consumo di sostanze stupefacenti (tra il 2008 e il 2009 i
consumatori sono calati del 25,7%, passando da 3,9 milioni a
2,9 milioni circa), la pericolosità sociale del consumo di
droghe non sembra diminuire: aumentano infatti le persone
prese in carico nei Sert per dipendenza da cocaina (+2,5%).
E sono in crescita i giovani consumatori a rischio di bevande
alcoliche: dal 2009 al 2010 passano dal 14,9% al 16,6% nella
fascia di 18-24 anni.
Siamo una società in cui sono sempre più deboli i riferimenti
valoriali e gli ideali comuni, in cui è più fragile la consistenza
dei legami e delle relazioni sociali. In questa indeterminatezza
diffusa crescono comportamenti spiegabili come l'effetto di
una pervasiva sregolazione delle pulsioni, risultato della
perdita di molti dei riferimenti normativi che fanno da guida ai
comportamenti.
È il depotenziamento della legge, del padre, del dettato
religioso, della coscienza, della stessa autoregolamentazione.
C'è poi la pulsione a una relazionalità virtuale. Gli italiani
sono tra i maggiori frequentatori dei social network.
Dal settembre 2008 al marzo 2011 gli utenti di Facebook sono
passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni.
Ogni utente trascorre su Facebook mediamente 55 minuti al
giorno, è membro di 13 gruppi, e ogni mese posta 24
commenti, invia 8 richieste di amicizia, diventa fan di 4 pagine
e riceve 3 inviti ad eventi.
La dimensione più narcisistica delle pulsioni è legata al bisogno di
apparire. Nel 2010 sono stati circa 450.000 gli interventi di chirurgia
estetica effettuati in Italia. Anoressia e bulimia sono le prime cause di
morte tra le giovani di 12-25 anni, e ne sono colpite circa 200.000 donne.
La dimensione più distruttiva delle pulsioni si riscontra nel progressivo
crescere delle forme di depressione. Il consumo di antidepressivi è
emblematico: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al
2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti (+114,2%).
Gli anni 2009-2016.
La popolazione di 65 anni e oltre continua ad aumentare e
raggiunge il 22% nel 2015.
Nel rapporto con l'informazione sanitaria, l'accesso facile e
immediato al web contribuisce ad aumentare l'incertezza: nel
2014 il 54,5% della popolazione ritiene che troppe
informazioni sulla salute creano confusione.
Tra gli italiani è sempre più diffusa la percezione che nella
propria regione si vada riducendo la qualità dell'assistenza
sanitaria: il 49,2% giudica inadeguati i servizi sanitari (al Sud
si arriva al 72,2%).
Secondo un'indagine del Censis, oggi i giovani (18-30 anni)
pensano che avere successo nella vita significa soprattutto
realizzare le proprie aspirazioni (37,9%), ma anche fare
qualcosa di utile per gli altri (26,1%) e, quasi a pari merito,
essere se stessi (25,4%).
L'affermazione della propria personalità è un valore in sé e
slega il successo dal raggiungimento di obiettivi specifici e
concreti.
Ma il modello vincente che la società propone è quello di
diventare ricchi e famosi (lo pensa il 31,3%).
Le opinioni dei giovani proiettano l'immagine di una società
caratterizzata ormai da un relativismo esasperato, che stenta a
condannare anche i comportamenti riprovevoli:
•per il 75,2% la società esprime una debole condanna per il
manager di successo che fa uso di cocaina,
•la donna che usa il proprio corpo per affermarsi e fare carriera
(73,3%),
•lo studente modello che si sballa tutti i fine settimana
(67,2%),
•l'imprenditore affermato che usa lavoratori in nero (65,4%),
•il magistrato con amicizie poco raccomandabili (65%),
•l'uomo politico con una vita trasgressiva nascosta (63,1%),
•il professore universitario che fa carriera con i concorsi
truccati (58,4%).
La poltiglia valoriale e comportamentale sembra sempre più
accettata dal corpo sociale, sulla scia di una malintesa retorica
della «libertà di essere se stessi».
In una generale deregulation dei comportamenti, la
ritualizzazione del tempo libero (il fine settimana, la vacanza)
si accompagna a un'ampia gamma di azioni fortemente a
rischio. Il sabato sera si registra il picco di giovani (entrambi i
sessi) che dichiarano di aver bevuto alcol (l'86% circa a fronte
dell'1,9% delle ragazze e del 3,9% dei ragazzi che bevono, ad
esempio, il lunedì). Si può stimare che il 22,4% dei ragazzi e il
13% delle ragazze tra 11 e 18 anni (quasi 839 mila persone)
hanno uno stile di consumo di alcol rischioso o dannoso.
Anche sul fronte delle droghe appare sempre più diffuso un
modello di consumo «compatibile», di trasgressione
controllata, con l'incremento dell'uso di droghe da prestazione
(la cocaina o le anfetamine), il crollo dei consumi di sostanze
come l'eroina poco conciliabili con la normalità della vita
quotidiana, e la diffusione continua di nuove forme di
ritualizzazione dei consumi (l'ecstasy nei fine settimana).
Le persone segnalate per cocaina sono aumentate da 7.850 nel
1999 a 13.143 nel 2008 (mentre diminuivano da 9.937 a 6.176
quelle per eroina).
Tra il 2001 e il 2007 le dosi di droghe sintetiche sequestrate
sono passate da 315.779 a 393.457.
E si concentrano nel fine settimana anche le sregolatezze sulle
strade più gravi: quasi la metà dei morti per incidenti stradali,
il 70,7% delle contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza e
il 47,4% di quelle per guida sotto l'effetto di sostanze
stupefacenti.
La trasgressione non scandalizza più. Se esiste ancora un
richiamo collettivo condiviso, è il primato del soggetto: il
criterio di legittimità del comportamento è la scelta
individuale.
Vince così il gioco virtuale dell'affermazione di sé. La regola
dell'apparizione televisiva e del successo mediatico è proprio
quella dell'essere se stessi, dell'affermazione della propria
opinione e immagine, qualunque essa sia.
Alle selezioni per partecipare al «Grande Fratello» si sono
registrate oltre 20.000 presenze per ciascuna delle 9 edizioni
realizzate dal 2000 al 2009. Anche il boom di Facebook può
essere inserito in questa tendenza al casting personale di
massa, per amplificare l'auto-rappresentazione di sé.
In Italia gli utenti sono arrivati a 9,7 milioni (oltre 5 milioni
maschi, circa 4,5 femmine), con un'articolazione per età che
evidenzia una maggiore diffusione tra i giovani (il 26,9% degli
utenti ha 18-24 anni e il 31,2% 25-34 anni). In un solo anno
gli utenti di Facebook in Italia sono passati dal 2% al 44% dei
navigatori del web.
Quello della libertà di essere se stessi, in parallelo con il
fenomeno della frammentazione della solidarietà sociale, è un
lungo ciclo storico-culturale, cominciato in Italia negli anni '70
e purtroppo destinato con ogni probabilità a finire non in modo
repentino, ma attraverso un silenzioso sfarinamento nel tempo,
verosimilmente senza scosse.
Mi rendo conto di avervi fornito un quadro certamente non
idilliaco, ma gli stessi risultati del recentissimo referendum
istituzionale confermano lo stato di diffuso disagio di cui
soffre la nostra società.
Grazie per
l’attenzione
Wanting versus liking: an important distinction
Brain reward systems involved with food intake distinguish a mechanism
involved with motivating the desire for the food, referred to as ‘wanting’,
versus a mechanism involved with the hedonic properties of the food,
referred to as ‘liking’.
Whereas the dopamine striatal system is predominantly (although not
exclusively) implicated in ‘wanting’, the opioid and cannabinoid
systems are predominantly (although not exclusively) implicated in food
‘liking’. Indeed, brain-imaging studies in humans have shown that the
dopamine release triggered when humans encounter a food cue correlates
with their subjective ratings of wanting the food.
Conversely, the activation of endogenous opioid or cannabinoid
receptors appears to stimulate appetite in part by enhancing the ‘liking’
of the food (i.e. its palatability). Although these two mechanisms are
separate, they act in concert to modulate eating behaviors.
Volkow et al. , 2012
“People may very well choose to trade off years of
their life, or the possibility of disease or injury, in
exchange for the current pleasure, excitement, or stress
relief they get from food”
Jacob Sullum, 1965-
Theoretical model of reward
based stress eating
Tanja C. Adam, Elissa S. Epel,
2007
UNC researchers find association between gut microbiota
and anorexia nervosa
Psychosomatic Medicine October 5, 2015
Over the past 10 years, prominent researchers have learned that when
you take gut microbial communities of an obese person and put it in
germ-free mice -- which are maintained in sterile conditions and lack
intestinal microbiota - the mice gain more weight than germ-free mice
that have been colonized with a gut microbiota from a lean individual.
This suggests that gut microbes mediate weight gain or loss.
Other animal studies showed that adding gut bacteria to previously
germ-free mice altered their behavior, especially in relation to anxiety
and stress.
Cultivating a healthy microbiota could serve as a therapeutic route to
help people with anorexia nervosa.
Kleiman found significant changes in the gut bacteria populations
between admission and discharge. The samples taken at clinic admission
had fewer different types of bacteria, making the intestinal
communities much less diverse.
Microbial diversity is a sign of better overall health. Upon hospital
discharge, the microbial diversity had increased, but was still
significantly less diverse than that of 12 healthy individuals, whose gut
microbiotas were analyzed for this study.
As the microbial communities in patients with anorexia improved during
clinical care and weight gain, the moods of patients also improved. Thus,
the researchers noted an association between the gut microbiota and a
central symptom of people with anorexia nervosa.
The question remains whether improving microbial abundance and
diversity could help relieve symptoms related to the eating disorder.
Pro: eating disorders as addictions
People with eating disorders:
• Have difficulty controlling “use” of food or behaviours
• Continue their behaviours despite evidence that it is
harmful and may have very serious emotional, social, and health-related consequences
• Put off or neglect important activities
• Experience a preoccupation with the “substance,” which in this case is food
• Just as one drink can trigger an alcoholic into further drinking, a “trigger” food (such as ice cream or cake) can induce episodes of binge eating
• Sometimes people with anorexia say that their self-starvation brings on an altered state they liken to being “high”
• Bingeing and purging can bring on a feeling of “release”
• Denial of the problem is a common feature of both substance use and eating disorders.
Con: eating disorders are not addictions
• Proponents of the addictions model do not all agree on exactly what an individual with an eating disorder is addicted to. Some say that one is “addicted” to particular foods, such as sweets and ot her pleasurable items.
• One problem with defining food as the addiction is that this does not explain self-starvation or food deprivation common in all types of eating disorders.
• Another model based on the addiction framework proposes that individuals with eating disorders are not addicted to certain foods, but rather to the control of eating.
The Relationship between BED and Substance Dependence
The Relationship between BED and Substance Dependence
• Similarities between BED and Substance Dependence
• 1. Diminished control over consumption
• 2. Continued use despite negative consequences
• 3. Diminished ability to cut down or abstain from problematic substance
• 4. Elevated levels of impulsivity
• 5. Elevated comorbidity with mood/anxiety disorders
• 6. Triggered by cravings and negative affect
• 7. Similar patterns of neural activations
Differences between BED and Substance Dependence
•1. BED is associated with elevated concerns with shape or weight, but substance dependence is not
•2. BED diagnosis specifies that consumption must occur during a discrete period of time, but substance dependence does not
•3. Substance dependence diagnosis assesses withdrawal, tolerance, amount of time spent on substance-focused activities and activities given up due to substance use, but BED does not.
•4. Substance dependence diagnosis places a greater emphasis on the contribution of the substance (e.g., addictive potential of substances), BED diagnosis does not consider specific types or properties of food consumed (merely the amount)
•5. Substance dependence treatments typically focus on abstaining from the problematic substance, but BED treatments do not.
Il modello bio-psico-sociale (Sharpe, 2002)
Modello integrato a tre vie (Blaszcynski, 2004)
Modello sindromico della dipendenza (modif. da Shaffer)
Modello sindromico della dipendenza (modif. da Shaffer, 2004))
Una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a disagio o
compromissione clinicamente significativi, come manifestato da
almeno due delle condizioni seguenti, che si verificano entro un
periodo di 12 mesi:
1) La sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi
più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
2) Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare
l’uso della sostanza;
3) Una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a
procurarsi la sostanza (per es., recandosi in visita da più medici o
guidando per lunghe distanze), ad assumerla (per es., fumando “in
catena”), o a riprendersi dai suoi effetti;
Criteri diagnostici per Disturbo da Uso da Sostanze (DSM 5)
4) Craving o forte desiderio o spinta all’uso della sostanza;
5) Uso ricorrente della sostanza che causa un fallimento
nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola,
a casa;
6) Uso continuativo della sostanza nonostante la presenza di
persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o
esacerbati dagli effetti della sostanza;
7) Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono
abbandonate o ridotte a causa dell’uso della sostanza.
8) Uso ricorrente di alcol in situazioni nelle quali è fisicamente
pericoloso.
9) Uso continuato di alcol nonostante la consapevolezza di un
problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato
probabilmente causato o esacerbato dalla sostanza.
10) Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza
per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato;
b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo
della stessa quantità della sostanza.
11) Astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
a) la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza
(riferirsi ai Criteri A e B dei set di criteri per Astinenza
dalle sostanze specifiche);
b) la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è
assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza.