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Sete di Parola XXIX Settimana del Tempo Ordinario dal 19 al 25 Ottobre 2014

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Sete di Parola

XXIX Settimana del Tempo Ordinario

dal 19 al 25 Ottobre 2014

Vangelo del giornoCommentoPreghiera

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Impegno

Domenica 19 ottobre 2014GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE - Oggi c’è ancora moltissima gente che non conosce Gesù Cristo. Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria: la Chiesa è nata “in uscita”. La Giornata Missionaria Mondiale è un momento privilegiato in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione. Si tratta di una celebrazione di grazia e di gioia. Di grazia, perché lo Spirito Santo, mandato dal Padre, offre saggezza e fortezza a quanti

sono docili alla sua azione. Di gioia, perché Gesù Cristo, Figlio del Padre, inviato per evangelizzare il mondo, sostiene e accompagna la nostra opera missionaria. Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Missionaria Mondiale il mio pensiero va a tutte le Chiese locali. Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! Vi invito ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illuminare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del “primo amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di ciascuno, non per un sentimento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide la fede, la speranza e la carità evangelica. A Maria, modello di evangelizzazione umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo. PAPA FRANCESCO

Liturgia della ParolaIs 45,1.4-6; Sal 95; 1Ts 1,1-5b; Mt 22,15-21

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

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… È MEDITATAProprio un bel tranello! Ma il nostro Maestro ? come sempre ? non si lascia imbrigliare nelle maglie strette dei ricatti dei suoi oppositori. Dopo le tre parabole sull'accoglienza e il rifiuto di Gesù, il racconto di Matteo ci propone una serie di dispute in cui i farisei, i sadducei e gli erodiani sottopongono al Rabbì di Nazareth alcune delle questioni più scottanti del momento. Sia chiaro: a nessuno interessa il Suo parere, vogliono solo trovare il pretesto per puntare il dito contro di Lui. Un tranello, dicevo. In qualunque modo Gesù avesse risposto alla domanda maliziosa dei farisei e degl'erodiani, si sarebbe tirato la zappa sui piedi. Se avesse risposto che è lecito pagare il tributo a Cesare, avrebbe perso tutta la simpatia delle folle e soprattutto sarebbe stato accusato d'infedeltà verso il Dio di Israele che è l'unico che deve essere servito (leggi Deuteronomio 6,4-13). Se avesse invece risposto che non è lecito pagare il tributo, avrebbe sollevato le autorità romane e la relativa accusa di ribellione e di istigazione delle folle contro il potere costituito. Insomma: Gesù si trova in un bel pasticcio! Ma la risposta di Gesù è completamente inattesa e disarmante. Il Rabbì evita brillantemente di scivolare nelle

pieghe del tranello, supera la logica dello schieramento e porta i suoi interlocutori a fare un passo indietro. Gesù chiede una moneta. Qual'è l'immagine stampata su di essa? Chi è il proprietario? Cesare! Ok, è roba sua, restituitela a Lui. E fino a qui mi sembra un ragionamento evidente. E' sulla seconda parte della risposta che troviamo invece tutta la carica profetica di Gesù: “a Dio quello che è di Dio”. La Sua preoccupazione è tutta tesa nel fare emergere il primato di Dio. In nessuna situazione politica lo stato può erigersi a valore assoluto. Nessun uomo di potere può arrogarsi i diritti di Dio o sostituirsi alla coscienza degli uomini. L'autorità di Cesare è sulla circonferenza della moneta, perché lì è la sua immagine. Il primato di Dio è sul cuore dell'uomo, perché lui è la Sua immagine. Il tesoro di Cesare sono le sue monete. Il tesoro del Dio Vivente è il nostro cuore.----------------------------------------------È a Dio, per nostra fortuna, che noi apparteniamo. A nessun altro! Creati, scolpiti a Sua immagine, ci realizziamo solo consegnandoci a Colui di cui portiamo il sigillo. Oggi mi fermo a contemplare questa verità: "Sono a immagine e somiglianza tua Signore!” 

… È PREGATAChe io non appartenga a nessuna altro. Nemmeno a me stesso. Perché solo restituendomi a te io divento quello che sono: splendore del tuo riflesso. … MI IMPEGNA

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La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria: tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Papa Francesco

Lunedì 20 ottobre 2014Liturgia della ParolaEf 2,1-10; Sal 99; Lc 12,13-21

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

… È MEDITATA Gesù torna a mostrare quale dev'essere l'atteggiamento dei discepoli verso i beni della terra. Lo

spunto è offerto da un uomo che chiede a Gesù di intervenire perché due fratelli dividano equamente

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l'eredità. Egli si rifiuta di intervenire. Non è maestro di spartizioni. Egli è maestro della Parola di Dio. Interviene perciò non sull'eredità ma sul cuore degli uomini. Del resto è nel cuore dei fratelli che si annida il problema, non nelle cose che debbono dividersi. I cuori dei due fratelli erano appesantiti dal desiderio del denaro e soggiogati dall'avarizia; in un simile terreno non possono che germogliare divisioni e lotte. Paolo scrive a Timoteo: "l'avarizia è la radice di tutti i mali". Gesù lo spiega con la parabola del ricco stolto. Quest'uomo ricco credeva che la felicità si ottenesse accumulando beni sulla terra. Nella sua vita - è la logica dell'avaro - non c'era spazio per gli altri, perché la vita consisteva nell'accumulare beni esclusivamente per sé. Il ricco aveva però dimenticato l'essenziale: nessuno è padrone della propria vita. E la felicità non sta nel possesso dei beni ma nell'amare Dio e i fratelli.------------------------------------------------

Trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione! La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia. La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”. Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.Papa Francesco al Sacrario di Redipuglia

… È PREGATA Signore Gesù, insegnami a non riporre mai la fiducia nelle ricchezze di questo mondo in modo tale che al temine della mia vita possa essere trovato ricco dell’unico vero bene: il tuo amore. Amen.

… MI IMPEGNAQuelli che pensano di possedere qualche cosa quaggiù, più che possederla, ne sono posseduti; e quelli che si lasciano guidare dall’amor proprio sono prigionieri di se stessi. ( dall’Imitazione di Cristo )Gesù, aiutami a sentire il grido dei poveri. Fa' che m'interpellino, che mi scuotano dalla mia compiacenza comoda e mi spingano ad un'azione d'umile servizio nel tuo nome.

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Martedì 21 ottobre 2014Liturgia della Parola

Ef 2,12-22; Sal 84; Lc 12,35-38LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!»

… È MEDITATA Il sonno è il vero pericolo, l'ostacolo alla pienezza, la trappola quotidiana. Non il sonno che stai provando in questo uggioso martedì di ottobre, amico lettore, pensando magari a quanto lontano siano le vacanze. Il pericolo è il sonno della coscienza e dell'anima, quel sonno che ti fa credere che, in fondo, è tutto a posto, e che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Il sonno che ti abitua e ti fa pensare che le guerre ci saranno sempre, le carogne in ufficio anche, che il sistema è inarrestabile, che occorre arrendersi all'evidenza... E tutti i sogni che avevi nella testa di adolescente arrabbiato, sogni ingenui, certo, ma pur sempre sogni, quelli che avevi quando ti sei sposato o facevi servizio all'oratorio, li guardi con un sorriso di compatimento. Il sonno ci uccide, amici, quello che ci fa abituare alla fede, convinti che ormai il Signore è terribilmente in ritardo e che - se tornerà - non sarà certo nei prossimi decenni. Guai alla

vita assonnata, guai alla vita che si ripete e ci costringe, ci spegne lentamente nella banalità e nella tristezza. Per restare svegli abbiamo bisogno della preghiera e della comunità. Ecco perché leggiamo a lungo la Parola, per tenerci svegli dentro, per crescere insieme. Aiutiamoci, amici, che Dio ci sia sempre pungolo e stimolo, desiderio e inquietudine, finché non verrà, forse nel cuore della notte, e ceneremo con lui. Ecco un buon proposito per oggi: restiamo svegli.---------------------------------------------Vivere alla presenza del ritorno di Gesù, dell'abbraccio finale, significa fin d'ora cambiare la nostra vita, orientarla verso il Signore, far diventare la nostra vita una veglia nella notte, rendersi conto che la nostra tenda non è piantata per sempre su questa terra, ma che altre terre ci aspettano. Sì, Qualcuno ci aspetta, oltre il salto, Qualcuno ci

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abbraccerà, se lo desideriamo come un'arsura già da questa vita. Sì,

aspettiamo la beata speranza del ritorno del Signore Gesù. 

… È PREGATA Nella notte, o Dio, noi veglieremo Con le lampade, vestiti a festa. Presto arriverai e sarà giorno.Signore Gesù, fa’ che la lampada della fede rimanga accesa e l’amore arda sempre nel mio cuore, perché nel giorno della tua venuta sia pronto ad accoglierti, dopo averti atteso e desiderato per tutta la vita. Amen.

… MI IMPEGNAIl Signore Gesù è davvero il centro di tutta quanta la tua vita? La risposta più credibile sarà quella che riuscirai a dare ogni giorno con la tua stessa vita!

Mercoledì 22 ottobre 2014San Giovanni Paolo II, papa( dal 22/10/1978 al 02/04/2005 ).Wadowice, Cracovia, 18 maggio 1920 - Vaticano, 2 aprile 2005Nato a Wadovice, in Polonia, è il primo papa slavo e il primo Papa non italiano dai tempi di Adriano VI. Nel suo discorso di apertura del pontificato ha ribadito di voler portare avanti l'eredità del Concilio Vaticano II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente con un colpo di pistola dal

turco Alì Agca. Al centro del suo annuncio il Vangelo, senza sconti. Molto importanti sono le sue encicliche, tra le quali sono da ricordare la "Redemptor hominis", la "Dives in misericordia", la "Laborem exercens", la "Veritatis splendor" e l'"Evangelium vitae". Dialogo interreligioso ed ecumenico, difesa della pace, e della dignità dell'uomo sono impegni quotidiani del suo ministero apostolico e pastorale. Dai suoi numerosi viaggi nei cinque continenti emerge la sua passione per il Vangelo e per la libertà dei popoli. Ovunque messaggi, liturgie imponenti, gesti indimenticabili: dall'incontro di Assisi con i leader religiosi di tutto il mondo alla preghiere al Muro del pianto di Gerusalemme. Così Karol Wojtyla traghetta l'umanità nel terzo millennio. La sua beatificazione ha luogo a Roma il 1° maggio 2011.

Liturgia della ParolaEf 3,2-12; Sal Is 12,2-6; Lc 12,39-48

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro

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disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

… È MEDITATA Gesù è esplicito, nel brano di Vangelo che abbiamo letto, e si rivolge proprio a chi, come noi, è diventato discepolo. Ci dice amichevolmente: ti ho cercato, mi sono rivelato, ho aperto il tuo cuore, l'ho inondato di luce, ti perseguito con i miei benefici, mi sei prezioso, ti circondo di segni, sappilo. Che ne facciamo del tesoro scoperto nel campo, come gestiamo la nostra vita spirituale? Abbiamo poco tempo? È passata la crisi mistica? È troppo difficile credere nella mia città e accampo mille scuse per non dedicare del tempo all'essenziale? Il Signore dona tutto se stesso. Ma chiede altrettanto. Dona senza misura. Ma chiede lo stesso afflato, lo stesso desiderio, la stessa generosità... Questo perché il nostro Dio è un amante passionale e geloso come ha potuto sperimentare Israele, buono ma non bonaccione, un Padre e non un Babbo Natale, un fuoco divorante, non una tiepida

cenere. Stiamo attenti e desti, come dicevamo ieri, a non gettare alle ortiche la nostra dignità, non facciamoci prendere da inutili ansie, ovvio, ma rispondiamo con verità e gioia alla chiamata del Signore perché a chi ha ricevuto sarà chiesto molto di più; la fede non diventi un nido in cui rifugiarci, né un paravento dietro cui nasconderci aspettando un premio, ma un pungolo e uno stimolo per prendere sul serio un Dio che ci prende sul serio. ------------------------------------------------Molti santi, pensando alla vigilanza, hanno detto: "devo vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo". Se tutti vivessimo ogni giorno come se fosse l'ultimo, credo che la nostra vita sarebbe diversa, molto più umana e più bella. Più piena, più ricca, più vera, meno annoiata, meno disperata. Insomma, più vita.

… È PREGATA 8

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Gesù, inizio e compimento dell'uomo nuovo, converti a te i nostri cuori, perché, abbandonati i sentieri dell'errore, camminiamo sulle tue orme per la via che conduce alla vita. Fa' che, fedeli alle promesse del Battesimo, viviamo con coerenza la nostra fede, testimoniando con impegno la tua parola, perché nella famiglia e nella società risplenda la luce vivificante del Vangelo. Tu che ci hai dato come norma di vita il comandamento nuovo dell'amore, rendici costruttori di un mondo solidale, in cui la guerra sia vinta dalla pace, la cultura della morte dall'impegno per la vita. Gesù, Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità, luce che illumina ogni uomo, dona a chi ti cerca con cuore sincero l'abbondanza della tua vita. A te, Redentore dell'uomo, principio e fine del tempo e del cosmo, al Padre, fonte inesauribile d'ogni bene, allo Spirito Santo, sigillo dell'infinito amore, ogni onore e gloria nei secoli eterni. Amen.

San Giovanni Paolo II

… MI IMPEGNASolo chi attende il Signore è capace di apprezzare il momento presente e di conoscerne il significato e la ricchezza. Perché sa collocarlo nella prospettiva giusta, collegandolo alla venuta del Signore. Un monaco della chiesa orientale

Giovedì 23 ottobre 2014Liturgia della Parola

Ef 3,14-21; Sal 32; Lc 12,49-53LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

… È MEDITATA Molte persone hanno l'idea del cristiano come di un animale da sacrestia, mezzo uomo, incapace di gioire, divorato dai sensi di colpa e

con lo sguardo rivolto a terra, nascosto nel grembo della parrocchia per non affrontare la vita e il mondo... E, purtroppo, molti discepoli

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confermano questa malsana visione! Gesù, invece, porta il fuoco e la divisione, la sua parola è tagliente come una spada a doppio taglio, che obbliga a verità. Verità non fanatica e guerriera, ma adulta e virile, posata e meditata. Essere cristiani, almeno un poco, costa, e il Signore lo sa e ci invita a prenderne coscienza; se non ho mai subito una presa in giro o uno sguardo di commiserazione per la mia fede significa solo due cose: o vivo in un monastero, o proprio non si vede che sono cristiano. La comunità a cui si rivolge Luca già sperimenta questa violenza: le prime comunità cristiane sono estromesse dalle comunità ebraiche, "scomunicate" e questo crea scissione e ferite profonde all'interno delle famiglie. Oggi, sempre di più assistiamo a situazioni simili: figli credenti che subiscono la pressione di genitori disillusi e acidi, giovani che scelgono di consacrare la loro vita presi per pazzi, genitori preoccupati per figli che, invece di

rincretinire davanti al televisore, dedicano il pomeriggio ai ragazzi dell'oratorio. Coraggio: restare discepoli oggi, sempre di più, richiede determinazione e passione, nella mite logica del vangelo.-------------------------------------------------La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Recuperiamo e accresciamo il fervore, la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo.

… È PREGATA Signore Gesù, per la grazia della tua beata passione, donami la forza necessaria per essere capace di scegliere sempre ciò che è conforme alla tua volontà senza mai anteporre nulla al tuo amore. Amen.… MI IMPEGNAIl Vangelo non è un raccontino per bambini dai toni edificanti e rassicuranti! Al contrario scuote, sconvolge e spiazza. Ti lasci “scuotere” dal messaggio di Gesù?

Venerdì 24 ottobre 2014Liturgia della Parola

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Ef 4,1-6; Sal 23; Lc 12,54-59LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

… È MEDITATA A chi chiedeva un segno perché potesse credere alle sue parole, Gesù rispose che era lui l'unico segno che manifestava con pienezza l'amore di Dio. Poiché in genere tutti siamo attenti solo a noi stessi e alle nostre cose, i "segni del Signore" non riusciamo a vederli, anche se sono davanti ai nostri occhi. Non così accade invece per conoscere il freddo e il caldo. In questi casi alziamo gli occhi per vedere le nubi e usciamo di casa per sentire il vento. Analogamente dovremmo alzare i nostri occhi per comprendere il tempo della salvezza, ossia alzare lo sguardo da noi stessi, uscire dalle abitudini consolidate che ci sclerotizzano, allontanarci dall'egocentrismo che ci rende ciechi, ed essere attenti ai segni che il Signore ci manda. Il primo grande segno è il Vangelo, potremmo dire il segno dei segni. Ascoltare questa parola e metterla in pratica è la prima opera del credente. Ci sono poi altri segni: i sacramenti e in particolare la santa Liturgia che rende partecipi del mistero della morte e della

resurrezione del Signore. E poi anche i poveri e tutti coloro che aspettano di essere liberati dalle schiavitù di questo mondo: essere disattenti alla loro condizione vuol dire non comprendere il cuore di Dio e della storia.-------------------------------------Sogno una Chiesa che è Porta Santa, aperta, che accoglie tutti, piena di compassione e di comprensione per le pene e le sofferenze dell'umanità, tutta protesa a consolarla.Sogno una Chiesa che è Parola, che mostra il libro del Vangelo ai quattro punti cardinali della terra, in un gesto di annuncio, di sottomissione alla Parola di Dio, come promessa dell'Alleanza eterna.Sogno una Chiesa che è Pane, Eucaristia, che si lascia mangiare da tutti, affinché il mondo abbia la vita in abbondanza.Sogno una Chiesa che è appassionata di quella unità che ha voluto Gesù.Sogno una Chiesa che è in cammino, Popolo di Dio, che dietro al Papa che porta la croce, entra nel tempio di Dio e

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pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica, incontro a Maria e a tutti i Santi.Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove c'è lo Spirito, c'è la libertà, c'è il dialogo sincero con il mondo; e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c'è il discernimento dei segni dei nostri tempi.

Sogno una Chiesa che è testimone di speranza e di amore, con fatti concreti, come quando si vede il Papa abbracciare tutti...nella grazia di Gesù Cristo, nell'amore del Padre e nella comunione dello Spirito, vissuti nella preghiera e nell'umiltà. PAOLO VI

… È PREGATA Signore Gesù, aiutami a saper discernere i segni della tua presenza, perché possa accogliere la salvezza che solo Tu puoi offrirmi. Amen.

… MI IMPEGNALe gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.

GAUDIUM ET SPES CONCILIO VATICANO II

Sabato 25 ottobre 2014Liturgia della ParolaEf 4,7-16; Sal 121; Lc 13,1-9

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti,

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ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».… È MEDITATA Ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole, pioggia e lavoro: quest'albero è buono, darà frutto! Tu sei buono, darai frutto! Dio, come un contadino, si prende cura come nessuno di questa vite, di questo campo seminato, di questo piccolo orto che io sono, mi lavora, mi pota, sento le sue mani ogni giorno. «Forse, l'anno prossimo porterà frutto». In questo forse c'è il miracolo della pietà divina: una piccola probabilità, uno stoppino fumigante sono sufficienti a Dio per attendere e sperare. Si accontenta di un forse, si aggrappa a un fragile forse. Per lui il bene possibile domani conta più della sterilità di ieri. Convertirsi è credere a questo Dio contadino, simbolo di speranza e serietà, affaticato attorno alla zolla di terra del mio cuore. Salvezza è portare frutto, non solo

per sé, ma per altri. Come il fico che per essere autentico deve dare frutto, per la fame e la gioia d'altri, così per star bene l'uomo deve dare. È la legge della vita.------------------------------------------------Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla caduta della torre di Siloe? È Dio che manda il terremoto? Per castigare qualcuno distrugge una città? Gesù prende le difese di Dio e degli uccisi: la mano di Dio non produce morte; l'asse attorno al quale gira la storia non è il peccato. Chi soffre si chiede: che cosa ho fatto di male per meritarmi questo castigo? Gesù risponde: niente, non hai fatto niente. Dio è amore e l'amore non conosce altro castigo che castigare se stesso. Smettila di pensare che l'esistenza si svolga nell'aula di un tribu-nale, Dio non spreca la sua eternità in condanne, o in vendette.

.… È PREGATA Signore Gesù, nella nostra società in continuo movimento le disgrazie si moltiplicano. Fa’ che le notizie tragiche mi spingano alla conversione, in modo tale che, per la tua grazia, possa sfuggire alla morte eterna. Amen.

… MI IMPEGNALa gente interroga Gesù su fatti di cronaca, ed è chiamata a guardarsi dentro . Se non vi convertirete, perirete tutti. Due torri gemelle sono crollate anni fa, ma vi abbiamo letto solo un fatto di cronaca, non un richiamo alla conversione. Se l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in costruttore di pace e giustizia, questa terra andrà in rovina perché fondata sulla

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sabbia della violenza e dell'ingiustizia. Gesù l'ha messo come comando che riassume tutto: amatevi, altrimenti vi distruggerete tutti. Il Vangelo è tutto qui. Amatevi, altrimenti perirete tutti, in vite impaurite e inutili.

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VEGLIA DI PREGHIERA IN PREPARAZIONE AL SINODO SULLA FAMIGLIA

Piazza San Pietro Sabato, 4 ottobre 2014

Care famiglie, buonasera!scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa

nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto.È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore — la sapienza stessa — della vita... Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti.È significativo come - anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami - in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli...: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale. E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra. Quest’orizzonte ci aiuta a cogliere l’importanza dell’Assemblea sinodale che si apre domani.Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale. Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’«odore» degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce. A quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia.Conosciamo, infatti, come nel Vangelo ci siano una forza e una tenerezza capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza. Si, nel Vangelo c’è la salvezza che colma i

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bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza — opera della misericordia di Dio e sua grazia — come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace. Se così non fosse, il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si ridurrebbero a chierici di stato, sulle cui labbra il popolo cercherebbe invano la freschezza e il “profumo del Vangelo”.Emergono così, in questa cornice, i contenuti della nostra preghiera. Dallo Spirito Santo per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama. Accanto all’ascolto, invochiamo la disponibilità a un confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità. La storia della Chiesa - lo sappiamo - non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo superare con ostinata pazienza e creatività?Il segreto sta in uno sguardo: ed è il terzo dono che imploriamo con la nostra preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita”. Facciamole nostre!A quel punto le tre cose: il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare - sull’esempio di San Francesco - la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di “vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori”.Possa soffiare il Vento della Pentecoste sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sull’umanità intera. Sciolga i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano, tanto, riaccenda la speranza; c’è tanta gente senza speranza! Ci conceda quella carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato. E il nostro annuncio ritroverà la vivacità e il dinamismo dei primi missionari del Vangelo.

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UDIENZA Mercoledì 7 ottobre La Chiesa - 8. I cristiani non cattolici

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Nelle ultime catechesi, abbiamo cercato di mettere in luce la natura e la bellezza della Chiesa, e ci siamo chiesti che cosa comporta per ciascuno di noi far parte di questo popolo, popolo di Dio che è la Chiesa. Non dobbiamo, però, dimenticare che ci sono tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra. Molti si sono rassegnati a questa divisione - anche dentro alla nostra Chiesa cattolica si sono rassegnati - che nel corso della storia è stata spesso causa di conflitti e di sofferenze, anche di guerre e questo è una vergogna! Anche oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità… Ma, mi domando: noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti a questa divisione? Oppure crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione? La piena comunione, cioè poter partecipare tutti insieme al corpo e al sangue di Cristo.Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo. Sappiamo bene quanto stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel suo amore. Basta pensare alla preghiera rivolta al Padre nell’imminenza della passione: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». Questa unità era già minacciata mentre Gesù era ancora tra i suoi: nel Vangelo, infatti, si ricorda che gli apostoli discutevano tra loro su chi fosse il più grande, il più importante. Il Signore, però, ha insistito tanto sull’unità nel nome del Padre, facendoci intendere che il nostro annuncio e la nostra testimonianza saranno tanto più credibili quanto più noi per primi saremo capaci di vivere in comunione e di volerci bene. Durante il suo cammino nella storia, la Chiesa è tentata dal maligno, che cerca di dividerla, e purtroppo è stata segnata da separazioni gravi e dolorose. Sono divisioni che a volte si sono protratte a lungo nel tempo, fino ad oggi, per cui risulta ormai difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle possibili soluzioni. Le ragioni che hanno portato alle fratture e alle separazioni possono essere le più diverse: dalle divergenze su principi dogmatici e morali e su concezioni teologiche e pastorali differenti, ai motivi politici e di convenienza, fino agli scontri dovuti ad antipatie e ambizioni personali… Quello che è certo è che, in un modo o nell’altro, dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra.Ora, di fronte a tutto questo, c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro non deve mancare la preghiera per l’unità dei cristiani. E insieme con la preghiera, il Signore ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce, cercando di meglio conoscere e amare Gesù e condividere la ricchezza del suo amore. E questo comporta concretamente l’adesione

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alla verità, insieme con la capacità di perdonarsi, di sentirsi parte della stessa famiglia cristiana, di considerarsi l’uno un dono per l’altro e fare insieme tante cose buone, e opere di carità. È un dolore ma ci sono divisioni, ci sono cristiani divisi, ci siamo divisi fra di noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo, il Signore. Tutti crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e tutti camminiamo insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro. Cari amici, andiamo avanti allora verso la piena unità!

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Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei amore e vita, fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, “nato da donna”,  e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell’amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore. Fa’ che

l’amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa’ infine, te lo chiediamo per intercessione della sacra famiglia di Nazaret, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terrapossa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia. Tu, che sei la vita, la verità e l’amore, nell’unità del Figlio e dello Spirito Santo.

SAN GIOVANNI PAOLO II

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