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N° 14 LONDRA 2012: COSA RESTA TUTTO TRIATHLON L'IRONMAN MEDIO VELA: IL VIAGGIO DI UNA VITA Elisa Santoni PHIT 14 SET/OTT 2012 ANNO III BIMESTRALE 3,90 euro phitted!

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N° 14

LONDRA 2012: COSA RESTATUTTO TRIATHLON L'IRONMAN MEDIOVELA: IL VIAGGIO DI UNA VITA

ElisaSantoni

PHIT 14SET/OTT 2012

ANNO IIIBIMESTRALE

3,90 euro

phitted!

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*Garanzia 7 anni/150.000 km escluso parti e/o componenti che hanno un limite naturale legato alla loro deperibilità temporale come: batterie (2 anni), sistemi audio, navigazione e intrattenimento audio/video (3 anni) e la verniciatura (5 anni). Dettagli, limitazioni e condizioni su www.kia.it e nelle concessionarie. cee’d 5 porte: consumo combinato (lx100 Km) da 3,7 a 6,1. Emissioni CO2 (g/km ) da 97 a 145. cee’d SW: dati consumo e emissioni in fase di omologazione. La foto è inserita a titolo indicativo di riferimento.

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E D I T O R I A L E

S N O W B O A R D I N G

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SBALLISPORTIVI

FEDERICO RIVA

L'AVER CONOSCIUTO E INTERVISTATO MOLTI ATLETI OLIMPICI HA PORTATO

TUTTA LA REDAZIONE A SEGUIRE I GIOCHI CON MAGGIOR ENTUSIASMO E

GRANDE PASSIONE. LI VEDEVAMO, LI INCITAVAMO, CHIAMANDOLI PER NOME.

CI SENTIVAMO DENTRO, COME SE STESSIMO CONTRIBUENDO IN QUALCHE

MODO ANCHE NOI ALLE LORO PRESTAZIONI.

DEVO DIRE, PERSONALMENTE, CON GRANDE INVIDIA.

SÌ, PERCHÉ RICONOSCO ALLA COMPETIZIONE SPORTIVA IL POTERE DELLO

SBALLO, E CI SAREI VOLUTO ESSERE ANCHE IO LÌ, A GIOCARMI TUTTO IL LA-

VORO DI QUATTRO DURISSIMI ANNI DI ALLENAMENTI. ADESSO CAPISCO LE

PAROLE DI ELISA SANTONI (PAG.28) QUANDO DOMANDANDOLE COME SA-

REBBE STATA LA SUA VITA SENZA COMPETIZIONE, MI RISPOSE: «I GRANDI

PALCOSCENICI INTERNAZIONALI SONO STATI IN GRADO DI REGALARMI SEN-

SAZIONI ESTREMAMENTE FORTI. SENZA TUTTO QUESTO NON COME SARÀ LA

MIA VITA».

IN EFFETTI È PROVATO SCIENTIFICAMENTE CHE IL NOSTRO CORPO, IN SITUA-

ZIONI DI ALLENAMENTO ESTENUANTE, COME DOPO AVER PROVATO FOR-

TI EMOZIONI, PRODUCE UN GRAN NUMERO DI ENDORFINE. LE ENDORFINE

SONO PRODOTTE DAL CERVELLO E DOTATE DI PROPRIETÀ ADDIRITTURA SIMI-

LI A QUELLE DELL'OPPIO O DELLA MORFINA. INSOMMA, ANDARSI A PRENDERE

UNA MEDAGLIA OLIMPICA DEVE ESSERE UN GRAN BELLO SBALLO! PENSATE

CHE C'È GENTE CHE SI È VOLUTA PERDERE TUTTO QUESTO PER PASSARE A

MIGLIOR DROGA…

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I N D I C E

<WIND WISPERS >

Sospesi, in balia del vento e dell'onda giusta, dalla Sunshine Coast australiana alle catene montuose del Pakistan settentrionale...

PHOTOSHOCK10

< LONDON 2012 ALBUM >

Chi ride, chi piange, chi fa il salto in alto, chi quello della quaglia… Bolt, Phelps, Farah, la Franklin e, naturalmente, tutti gli Azzurri!

OLYMPIC PARADE14

< EVENTI, TECH >

Hip hop e trekking, yoga globale e giochi di attivazione per cani, atleti bionici, eventi e tecno-logia per ripartire in grande stile...

PHIT PARADE20

< INTO THE WINE >

Miti e mistificazioni dell'uva e dei suoi derivati, vino in pole position. E trucchi per goderne nella giusta misura…

VITAMINA PHI24

< STATO DI GRAZIA >

Dalla classica pancetta post-matrimoniale all'Ironman di Klagenfurt: la storia straor-dinaria di un supereroe del quotidiano.

PHIT PASSION37

< STREET POP >

Pattini vintage, scaldamuscoli, gonne cortissime. Tank top ed eco-pellicce, in un mood sbottonato dagli echi ribelli.

OUTPHIT60

< DISCHI VECCHI E NUOVI >

Schitarrate e afro-funk da Brooklyn, il viso luna pallida di Antony, un sydneysider incontrato a Berlino e un'indoamericana...

PHIT ORCHESTRA70

< CINE-NEWS E CULT >

Esce nelle sale "Step Up 4 - Revolution 3D", il quarto episodio della saga chefa ballare il mon-do, tra street culture, danza e sentimenti.

PHILMOTION71

< FRULLATO DI MELONE IN INSALATA >

Fresco, colorato, leggero, con frutta di sta-gione, feta e zero sale: il piatto “PHIT” per assaporare fino all’ultimo il sole dell’estate...

PHIT & CHIPS72

< ISPANICA >

Occhi da cerbiatto, fisico da "farfalla", grande cuore, determinazione da gladiatore: poco prima del Bronzo dolceamaro, Elisa Santoni, la capitana della Ritmica, si racconta a PHIT.

PHITTED!

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< 3x1= X >

Follia collettiva (per pochi) o impresa eroi-ca? Cos'è veramente il triathlon e perché se ne parla sempre di più?

PHIT INSIDE44

< MAI STRACC! >

Il viaggio di Andrea, Chicca e del gatto "Mostro", che vivono letteralmente in mezzo al mare, a bordo di una barca a vela chiamata "Mai Stracc".

PHITTING AROUND52

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I N D I C E

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P H O T O S H O C K

S N O W B O A R D I N G

È mattina presto, e un gruppo di surfers aspetta pazientemente l'arrivo della prossima onda presso gli Alexandra Headlands sulla Sunshine Coast in Australia.

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FOTO DI KRYSTLE WRIGHT

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S N O W B O A R D I N G

Con il montuoso Afghanistan come sfondo, Horacio Llorens (SPA) compie una serie in-finita di capriole in aria con il suo parapendio vicino al villaggio di Booni nel Pakistan del nord. Questa è una delle manovre più difficili a livello tecnico da compiere in questo sport.

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P H O T O S H O C K

FOTO DI KRYSTLE WRIGHT

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L'a ( r )mata I ta l ia

In buona Fede . . .

Buco ne l l 'acqua

She Won . . .

A poche ore dalla (discussa) Cerimonia inaugurale con tanto di regina volante, vola anche l'Italia, fino a raggiungere il

secondo posto nel Medagliere, subito dopo la Cina. Quasi non sembra vero... Pistola, fioretto, tiro con l'arco: cinque medaglie che sanno di "battaglia". Nel frattempo, il kazako Aleksandr Vinokourov fa mangiare la polvere a una trentina di inglesi e il mondo sente per la prima volta il nome di Ye Shiwen...

C on una sciabolata (Occhiuzzi) e il ruggito di una piccola grande judoka (Forciniti) l'Italia strappa altre due medaglie.

Ma scivola "in acqua": fuori Cagnotto-Dallapé, fuori Scozzoli (100m rana), fuori la Pellegrini (400m sl), "fuori" anche Ma-gnini con la sua dichiarazione a caldo... Brillano le tiratrici USA (Rhode), le tuffatrici-robot cinesi (Zi-Minxia), le "cannibali" olandesi in bici (Vos), i nuotatori francesi (Agnel e Muffat).

Dopo un'ora abbondante, la devono gentilmente invitare all'u-scita: la spadista sudcoreana Shin A-Lam versa così tante

lacrime che il braciere olimpico si spegne... Dopo la "sparata" della Pellegrini («mi fermo per un anno»), l'Italia spara una cartuccia d'argento (Campriani) e l'America un "missile" d'oro chiamato Melissa Franklin. A 15 anni, con le unghie color ban-diera ungherese, Ruta Meilutyte è Oro nei 100m rana.

Shiwen, la sedicenne cinese emersa dal nulla, conquista l'Oro anche nei 200m misti, più veloce di Ray Lochte e

persino del gigante Phelps che intanto, con il secondo oro lon-dinese, entra nei libri di storia come l'atleta più titolato di sem-pre. Biscotto della sfortuna per le cino-coreane del badminton, fischiate e squalificate. Argento storico per l'Egitto del fioretto maschile, Oro alla Cina, Italia spodestata dal podio...

A CURA DI ALESSIA GIORGIA PAGANOE GIULIA SALEMI

© © AL BELLO / GETTY IMAGES EUROPE

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04God Save the Teens ! Sun R is ing

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02Mo( l )ment i d 'Oro . . . Poker d i f io r iP er arrivare all'Oro col kayak rosso, si è venduto la Ducati (e

ha fatto bene)! Resta, invece, incollato alle due ruote fino alla fine il ciclista rock'n'roll Bradley Wiggins, che porta il pri-mo Oro alla regina... Finisce per fortuna (e tra le polemiche) la kermesse italica in vasca. Lo spettacolo è altrove: la lotta Adrian vs Magnussen nei 100m sl, la rana ungherese Dániel Gyurta, il ginnasta nipponico Köhei Uchimura...

U na contro l'altra qualche giorno prima e ora lì sul podio tutte insieme. Sono ancora loro: le regine del fioretto! Una squa-

dra splendida, come quella dei canottieri Sartori-Battisti (Oro nel "due di coppia"), del Dream Team USA (che polverizza la Nigeria con 83 punti di scarto), dei ciclisti britannici e di tutti gli afroamericani che conquistano il primo Oro nell'artistica con Gabrielle Douglas.

M entre Roger Federer e Juan Martìn Del Potro giocano la partita di tennis più lunga della storia olimpica (4h26') e la

rivalità Pendleton-Meares "pedala" sul filo del podio, vanno in scena i giovanissimi: Katie Ledecky (1997), Oro negli 800m sl, Florent Manaudou (1990, fratellino di Laure), Oro nei 50m sl e ancora lei: "Il missile" Franklin (classe 1995), che polverizza un record del mondo. Comincia anche l'attesissima atletica.

Si butta in acqua prima di tutti, rischia la squalifica, ma alla fine Sun Yang, altro giovanissimo cinese "emerso" il primo

giorno bruciando il record di Ian Thorpe, si aggiudica i 1.500m sl. Il nuoto di Londra chiude il sipario, così come la carriera di Phelps (22 medaglie, 18 ori). Storico anche l'Oro dell'emiliana Jessica Rossi (tiro a volo), quello di Mohamed "Mo" Farah nei 10.000m e quello virtuale, ma comunque epico, di Pistorius.

O L Y M P I C P A R A D E

© JOHN BIEVER / SPORTS ILLUSTRATED/GETTY IMAGES

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O L Y M P I C P A R A D E

Ancora una Bo l t ! Su l l a t te versato . . .L a giornata inizia e finisce con lui, lui che torna, lui che vola

per 100m con la falcata dell'uomo più veloce del mondo, lui che stacca tutti quasi camminando... Fanno il giro del mondo le foto dell'etiope Kemboi portato in trionfo dall'avversario france-se Mekhissi-Benabbad, della delusione sul volto di Tania Ca-gnotto, delle portentose Williams e delle spompatissime eroine della maratona, da Tiki Gelana a Valeria Straneo.

Alex Schwazer, "il campione olimpico di marcia" tutto gote ros-se, monti e aria pura, ora è il ragazzo dello scandalo, l'atleta

della resistenza che ha ceduto, l'uomo distrutto... La giornata resta struggente: chi dedica l'Oro alla nonna (Félix Sánchez nei 400m ostacoli) e chi il Bronzo alla figlia piccola (Matteo "Dog" Morandi agli anelli). Chi vince di nuovo (Campriani), chi per la prima volta (Fabbrizi) e chi fa il tuffo più brutto del mondo (Stephan Feck)...

> >Wonder land Velo . . . c i s s imiPerfetto alla sbarra, incanta il mondo: è l'olandese

Zonderland. Tutt'intorno, grandi delusioni (la nostra Ferra-ri scalzata dal podio a pari punteggio con la Mustafina) e grandi festeggiamenti: l'australiana Sally Pearson (Oro 100m ostacoli) abbraccia le rivali statunitensi, il discobolo Robert Harting si mette a saltare gli ostacoli e il ciclista Hoy, oggi più medagliato anche di Steve Redgrave, si guadagna il soprannome di "Joy"!

Sarah Attar è la prima donna saudita (col velo) dell’atletica leggera. Molto meno velate, ma altrettanto potenti, sono le

finaliste "a stelle e strisce" del beach volley. Sorrisi a 32 denti per i 49ers australiani e lo showman Bolt che posa con Lemaitre (l'uomo "bianco" più veloce del mondo), mentre Liu Xiang com-muove il mondo, uscendo zoppicante dai 110m ostacoli, per poi rientrare e terminare la gara sorretto dagli avversari.

© STREETER LECKA / 2012 GETTY IMAGES

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Get up , s tand up !

Nel pa l lone!

Suona la Campania

Pug i ladr i?

C'è Bolt che "passeggia" in testa, ma ci sono anche i conna-zionali Yohan Blake e Warren Weir: tutti e tre fieramente

giamaicani, tutti e tre sul podio per una 200m mozzafiato. De-cisamente più lunga è la 10km di nuoto della nostra emiliana Martina Grimaldi che, a bracciate, raggiunge uno storico bron-zo, memorabile come quello del 38enne Fabrizio Donato, che invece ci arriva saltando nel triplo.

E le suona di santa ragione! I campani Sarmiento e Man-giacapre portano a casa un Bronzo nel taekwondo (80kg)

e nella boxe (superleggeri). La speranza tricolore si infiamma: le Farfalle della ritmica e il Settebello della pallanuoto sono in finale! Stupefacenti la 4x100m d'Oro con record mondiale delle statunitensi, il salto di Renaud Lavillenie e la staffetta di Manteo Mitchell, che passa il testimone con una gamba rotta.

Per l'ennesima volta il Brasile, che ospiterà i Mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi 2016, manca l'Oro in due delle

finali più attese: quella calcistica, vinta a sorpresa dal Messi-co, e quella di pallavolo, Oro alla Russia. Dopo la vittoria nei 10.000m, il britannico di origine somala Mohamed Farah si aggiudica anche i 5.000, con tanto di standing ovation. Oro per Molfetta nel taekwondo, "solo" Argento il peso massimo Russo.

Quell'Oro è già nostro. Eppure i giudici, pareggiano i conti e danno la vittoria al britannico Joshua. Il ricorso italiano

viene respinto, ma per tutti noi Roberto Cammarelle resta il massimo dei Super... Finale scoppiettante con il Bronzo di Gigi Mastrangelo e compagni, il mitico Settebello d'Argento del CT Campagna, il terzo posto "senza sella" di Fontana, quello dol-ceamaro delle Farfalle, la lotta di LeBron James e Briant...

© STU FORSTER / 2012 GETTY IMAGES

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108 vo l te Yoga!

P H I T P A R A D E

Hip Hop Megashow

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Dal 12 al 14 ottobre al Superstudio Più di Milano va in scena

YogaFestival, con oltre 20 nazioni par-tecipanti, 200 eventi in programma e 20.000 visitatori previsti. Intitolata "We Share!", la settima edizione della segui-tissima manifestazione ha l'obiettivo di coinvolgere sempre più persone in que-sta disciplina antica e sempre più prati-cata. Qualche giorno prima, invece, il 9

settembre (ore 12-14), ci si ritrova al Parco Sempione di Milano per lo Yoga World Aid Challenge che vedrà miglia-ia di persone in tutto il mondo partecipa-re a una pratica di "Surya Namaskara": 108 "Saluti al sole" in contemporanea, per raccogliere 1.000.000 di dolla-ri da destinare a progetti no profit. Per info: www.yogafestival.it; www.yogaaid.it.

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Lungo centinaia di percor-si in Emilia Romagna, va

in scena una manifestazione imperdibile per gli amanti della natura e delle attività outdoor: la XIV Settimana Nazionale dell'Escursioni-smo, con percorsi di trekking per tutti i gusti, ma anche con incontri culturali, tra musica, cinema e storia.

8-16 SETTEMBREESCURSIONISMO

EMILIA ROMAGNA

>

Saranno le vicende di personaggi straordinari

come Oscar Pistorius (semi-finalista nei 400m a Londra 2012) o il nostro Alex Zanardi (v. PHIT 12), sarà la crescen-te attenzione dei media per questi atleti, sarà anche Lon-dra, ma la sensazione è che le Paralimpiadi 2012 saranno le più seguite di sempre.

29 AGO-9 SETPARALIMPIADI

LONDRA

>

Forse non tutti sanno che siamo Campioni d'Euro-

pa in carica e che, in Olanda, avremo tutte le carte in regola per difendere il titolo, a suon di "fuori campo" e "strike out". In programma, le elimi-natorie, poi il "Round-robin" tra le prime tre di ogni girone e, dulcis in fundo, la finalissi-ma su partita secca.

7-9 SETTEMBREGP D'ITALIA

MONZA

>

La stagione per le Ferrari sembrava segnata da dif-

ficoltà e ritardi incolmabili, ma il talento di Alonso e il duro lavoro di tecnici e mec-canici ci sta autorizzando a sognare... Il Gran Premio ita-liano, nel frattempo, compie 83 anni. Andiamo all'Auto-dromo a sostenere le Rosse più belle d'Italia?

7-16 SETTEMBREEUROPEI DI BASEBALL

OLANDA

>

WWW.LONDON2012.COM WWW.FORMULA1.COM WWW.FIBS.IT WWW.CAI.IT

Per celebrare l'uscita italiana di "Step Up 4 Revolution 3D", l'ultimo capitolo

della saga cinematografica di street dance più famosa del mondo (nelle sale dal 4 ottobre), si faranno le cose in grande. In "grandissimo", anzi, con un gigantesco party "a suon di" mu-sica, rime graffianti e ritmi di danza irresisti-bili, il 25 settembre al Mediolanum Forum di Assago (MI). Oltre alla crew di Step Up 4, col suo Dance Preview Show, sul palco si esibiranno praticamente tutti i migliori rap-pettari della scena italiana: dai Club Dogo a Marracash, da Amir a Bassi Maestro, passando per Mondo Marcio, Emis Killa, Two Fingers, Vacca, Fedez e moltissimi altri... Un'occasione ideale anche per festeg-giare il quarto compleanno di Hip Hop TV. Per info: www.stepup4revolution.it.

E V E N T I

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P H I T P A R A D E

Ottobre è il mese del triathlon: il 7 a Tirrenia

(PI) sarà assegnato il titolo italiano dello Sprint; dal 14 al 23, invece, andranno in scena le finali ITU (International Triathlon Union) a Auckland. Tra un evento e l'altro, ecco anche il Campionato del Mondo di Ironman, natural-mente a Kona, Hawaii.

13 OTTOBREMONDIALI IRONMAN

HAWAII

>

Se volete provare uno sport divertente, da soli

o in compagnia, e amate stare all'aria aperta, non c'è occa-sione migliore che il Trofeo delle Regioni di Orienteering, in svolgimento a settem-bre fra gli splendidi scenari dell'Alta Badia, nel cuore delle Dolomiti. Può esserci contesto più spettacolare?

14-16 SETTEMBREORIENTEERING

ALTA BADIA ((

>

Finite le grandi corse a tap-pe e le prove olimpiche

(immense quelle di Bradley Wiggings e dello scozzese Sir Chris Hoy, il più medagliato di sempre) i migliori ciclisti del mondo sono chiamati a sfidarsi per la maglia iridata. Campioni in carica per la pro-va in linea, Mark Cavendish e la nostra Giorgia Bronzini.

15-23 SETTEMBREMONDIALI CICLISMO

OLANDA

> 29 SETTEMBRESTRONGMANRUN

ROVERETO ((

>

WWW.ALTABADIA.ORG WWW.UCI.CH WWW.STRONGMANRUN.IT WWW.TRIATHLON.ORG

Sbarca in Italia la Fisher-man's Friend Strong-

manRun, ovvero la folle corsa di 18 chilometri disse-minata di ostacoli, in alcuni naturali ovvero regalati dal paesaggio, in altri artificiali, quindi creati ad hoc nel puro spirito della manifestazione. Per gente dura... O per chi ha voglia di riderci su!

E V E N T I

Dal 14 al 16 settembre, Varese ospita la 59ª edizione dei Cam-

pionati Europei di Canottaggio, un'antica manifestazione, che esordì proprio in Italia, sul lago d'Orta, nel 1893. Ultimamente il clima che si è respirato presso il vicino ritiro della Nazionale italiana di canottaggio (Gavirate - VA), non è stato dei mi-gliori, con le polemiche e i malumori

emersi proprio a Londra 2012 per boc-ca degli stessi Azzurri e il conseguente licenziamento del CT Giuseppe De Capua. Speriamo che lo splendido Argento di Alessio Sartori e Roma-no Battisti nel "due di coppia", la nomina del nuovo CT Antonio Al-fine e la consueta passione dei nostri ragazzi facciano entrare aria nuova. Per info: www.canottaggio.org.

Ar ia d i neve Uomin i in barca

Coppa del mondo di Sci al-pino (27 ottobre-17 mar-

zo). Si parte da Solden (Austria), con il primo Slalom Gigante della stagione invernale. Marcel Hirscher, uno dei pochi vincitori della Coppa a gareggiare solo in Slalom Speciale e Gigante (il no-stro Alberto Tomba ne sa qualco-sa...) è chiamato a ripetere l'ardua

impresa. Sul versante femminile, invece, l'atleta da battere sembra ancora Lindsey Vonn, capace di vincere quattro delle ultime cin-que edizioni e onnipresente in tutte le specialità. Tra le novità, il ritorno dello Slalom Parallelo con un “City Event”, a Monaco di Baviera, giusto il 1 gennaio. Per info: www.fis-ski.com.

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Non sapete più come tenere a bada il vostro cucciolo? Sentite che merita qualcosa in più di una corsetta? Siete a corto di nuove idee? Non temete: c’è chi si è “scervellato” per voi e, so-prattutto, per i vostri cani! Convinta che l’atti-vità intellettiva sia determinante quanto quella fisica, la svedese Nina Ottosson ha dato il vita negli anni 90 alla prima linea di giochi di attivazione mentale per gli amici a quattro zampe, prodotti in plastica oppure in legno svedese certificato (privo di additivi e coloran-ti) e basati sul principio del croccantino come premio per un esercizio ben eseguito. Forte di un crescente successo, ora la Ottosson appro-da anche in Italia, distribuita dall’azienda On Site, che propone i migliori marchi internazio-nali della pet care per qualità e innovazione, dall’igiene ad abbigliamento e accessori, pas-sando per l’addestramento e i prodotti speci-fici per amanti dell’outdoor (giacche, tute, pettorine, ciotole da viaggio, cinture per le utilities). Quella di Nina Ottosson è una gam-ma completa di porta-bocconcini interattivi e giochi di attivazione mentale con tre livelli difficoltà, ideali per il periodo invernale, quan-do solitamente passeggiate e corsette diminu-iscono. «Spesso i cani considerati iperattivi o dispettosi sono, in realtà, semplicemente poco stimolati o coinvolti nelle attività loro propo-ste» spiega la Ottosson. Il movimento in am-biente esterno, associato al training mentale può allora essere un’ottima soluzione, sia per le quattro zampe che per il cervello! Per info: www.onsitesrl.it.

P H I T

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T E C N O L O G I A

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CANI SVEGLI (E FELICI)

U n interessante articolo uscito su "Live Science" il 2 agosto scorso e subito

ripreso dal "The Guardian" rinfocola le polemiche sul binomio tecnologia-presta-zione sportiva. Secondo i risultati dell'ulti-mo rapporto dell'Institute of Mechanical Engineers, «la tecnologia fa ormai parte dell'armamentario di un atleta, quanto l'a-limentazione, l'allenamento e il coaching». Ovvero, a vincere non sarebbero solo i mi-gliori, ma anche coloro che possono benefi-ciare delle migliori dotazioni tecnologiche (con buona pace dei paesi più poveri). Abbi-gliamento e scarpe hi-tech, videocamere ae-ree per studiare le azioni da ogni angolazione, feedback computerizzati in tempo reale, tute e caschi aerodinamici personalizzati, imbra-cature nano-tecnologiche... Si è già parlato di "corsa agli armamenti", "doping tecnologico" e "alterazione genetica", come nel caso di Ye Shiwen, la sedicenne cinese che ha nuotato più veloce di Phelps. Roba aliena? Sarà, ma le restrizioni delle federazioni, che hanno per esempio bandito le superbike dopo le Olimpiadi di Atlanta e i costumi LZR Racer dopo quelle di Pechino, la dicono lunga... Per info: www.livescience.com.

ALIENI O UMANI?

Torna dalla fiera dell'outdoor e de-gli sport di montagna per eccellenza

(Friedrichshafen, Germania), con lo "zai-no" carico di premi. Primo e unico brand ita-liano a ottenere un simile risultato, Salewa si conferma così leader di settore. I ricono-scimenti dell'Outdoor Industry Award 2012 sono andati alla nuova tenda da spedizione Capsule Zoom, che ha vinto due premi nel-le categorie “equipaggiamento” e “materiale innovativo”, e alla scarpa "Wildfire". «Rice-vere un premio da una giuria indipendente di esperti internazionali – ha commentato Heiner Oberrauch, presidente del gruppo altoatesino – è un grande onore e un ricono-scimento altrettanto importante alla nostra volontà di investire nell’innovazione. La competenza alpina è il nostro credo». Per info: www.salewa.it.

CLIMBING INNOVATION

Prima che lo facciano le leghe europee per la stagione 2012/2013, è Nike a scendere in campo, con Nike Green Speed, la scarpa da calcio più leggera e più ecologica mai realizzata prima. 160g x

9cm di materiali riciclati (e riutilizzabili) per ottenere perfomance da "ali ai piedi" sia sull'erba dello stadio che su quella del pianeta. Per info: www.nike.com.

GREEN SPEED

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V I T A M I N A P H I

S N O W B O A R D I N G

P H I T

TOSSINE BYE BYE!Settembre è il periodo della vendemmia. E, al-lora, benvenuta ampeloterapia! Il termine vie-ne dal greco “ampelos”, “vite”. Più conosciuta come cura dell’uva, questa particolare forma di detox consiste nel cibarsi di acini d'uva come unico alimento per un periodo limitato. Assumere un solo tipo di cibo permetterà di far riposare il sistema digestivo, risparmiando energia utile ai processi depurativi e all’elimi-nazione delle tossine.

L'AMPELOTERAPIALa durata dell’ampeloterapia, che può essere ripetuta anche un paio di volte al mese, può variare, ma generalmente è di due/tre giorni. La quantità iniziale è di circa 500g d’uva, fino ad arrivare ai 2kg con una progressiva sosti-tuzione di tutti gli altri alimenti. Per favorire il processo depurativo, inoltre, è raccomandata l’assunzione di acqua naturale in abbondan-za. Frutta e acqua: un binomio tanto decantato quanto sempre efficace, soprattutto per reinte-grare i sali minerali persi con la sudorazione e il respiro. In generale è molto importante che la frutta (e la verdura) siano "di stagione", perché è in quella specifica stagione che quello specifi-co frutto potrà fornire al nostro corpo tutte le

sostanze necessarie per superare le insidie del periodo.

L'UVAL’uva, appunto, è il frutto di settembre. Dolce e succosa, è conosciuta sin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche. Dai semi si ricava un olio da massaggio, dallo sciroppo un dolci-ficante naturale; il succo delle foglie è impie-gato in lozioni e maschere idratanti, mentre nella buccia è contenuta una sostanza nota e spesso mistificata: il resveratrolo (v. pag. 25).

DI-VINORicco di minerali e antiossidanti, il succo d’uva può essere gustato allo stato naturale, come bevanda rinfrescante utile per depurarsi (anche durante l’ampeloterapia!) oppure dopo aver subito i processi di fermentazione che lo rendono la ben più inebriante bevanda defini-ta anche “nettare degli dèi”. Hey salutisti, non storcete subito il naso: i benefici dell’assunzio-ne di vino, e in particolare di quello Novello, possono essere facilmente riscontrati dagli sportivi. Si devono soprattutto alla presenza degli acidi tartarico e malico, che hanno la capacità di alcalinizzare il sangue. Se assun-to con moderazione (il classico “bicchiere al

giorno”) in generale il vino stimola il Sistema Nervoso Centrale e la contrazione del mu-scolo cardiaco, con un incremento sia della frequenza che della gittata. A beneficiarne sono soprattutto coloro che praticano sport di lun-ga durata o discipline con un preponderante aspetto psicologico, poiché, tra l'altro, il vino aiuta a ridurre la tensione, un po’ come avviene con l’attività sessuale pre-gara (quello lo avete letto su PHIT di gennaio/febbraio). La perfor-mance, poi, potrebbe essere positivamente in-fluenzata dall’effetto stimolante, anche se solo transitorio, che l’etanolo è in grado di evocare, a bassi dosaggi, attraverso l’eccitamento del Sistema Nervoso Simpatico. Passando a sport più "casalinghi", sarebbero le donne a godere maggiormente dei benefici di un bicchiere di vino, per l’aumento della libido che la bevanda stimolerebbe.

... E BUONANOTTE!Un buon calice di rosso, comunque, fa bene an-che dopo una prestazione sportiva e/o sessuale, non solo per il reintegro di zuccheri e mine-rali, ma anche perché la melatonina contenuta nell’uva agisce sulla regolazione dei ritmi di sonno e veglia, regalandoci un riposo (e un umore) migliore. Evvuva, evvuva!

2 4

ESTATE ALL’INSEGNA DEGLI ECCESSI? ZUCCHERI, TOS-SINE E TROPPE “CURE” SALINE? NO, NON PARLIAMO CERTO DELLO IODIO MARINO NÉ DELLA "HALOTERAPIA" (V. PHIT 12), BENSÌ DI TUTTE LE GOZZOVIGLIE VACAN-ZIERE, DEGLI INTERMINABILI PRANZI IN FAMIGLIA, DEI "GIRI" DI TEQUILA SALE & LIMONE DI CUI ALLA FINE SI PERDE SEMPRE IL CONTO… BE’, NIENTE PANICO! SET-TEMBRE È IL MESE IDEALE PER DISINTOSSICARSI, CON LA CURA DEL VINO… ANZI – PARDON! – DELL’UVA.

Into the wine

A CURA DI EMMARALE

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P H I T

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Bagni negli acini e massaggi al Sauvignon; un buon trattamento di Vinoterapia sarà sempre preceduto da un peeling, per elimi-nare le cellule morte e dilatare i pori della pelle, in modo che il corpo sia pronto ad accogliere tutte le sostanze nutrienti che riceverà... Ma non è "solo" l'ultima moda dei pacchetti beauty & spa: le azioni terapeutiche del vino e dell’uva sono note sin dalla notte dei tempi. Le più recenti ricerche su base biochimi-ca e molecolare, poi, hanno consentito di individuare l’esatto meccanismo d’azione di alcune sostanze che si formano durante il processo di fermentazione dell’uva, rivelandosi incredibilmen-te attive come antiossidanti, ovvero in grado di rallentare il processo di invecchiamento cellulare. E non è tutto, perché il vino, opportunamente miscelato con altri ingredienti quali succo di limone o erbe aromatiche, si rivela utile anche nell’arrestare la caduta dei capelli e nello svolgere un'azione positiva sulla pelle (anti-batterica, calmante, emolliente, idratante e anti-età). Si dice che sia persino in grado di tonificare i muscoli… Adesso, però, non attaccatevi alla bottiglia, eh?

Qualche anno fa si grida al miracolo: il resveratrolo, fenolo con-tenuto soprattutto nel vino rosso, oltre a proteggere il sistema cardiocircolatorio e prevenire alcuni tipi di tumore, ha proprie-tà anti-ossidanti tali da far ringiovanire a vista d’occhio! La questione, in realtà, si rivela ben poco “limpida”. I “super-poteri” di questo fenolo, infatti, troverebbero un limite macroscopico nella sua scarsa biodisponibilità, ovvero nella capacità del cor-po umano di assorbirlo. Secondo le ultime ricerche, per assumere una quantità utile di resveratrolo e quindi beneficiarne, un uomo di 70kg dovrebbe consumare dai 3 ai 6kg di buccia di acino d’uva rossa al giorno: arduo, ma non impossibile (volendo), ma-gari con l’ampeloterapia (v. pag. accanto). Quanto al vino, però, ne occorrerebbero addirittura svariati litri: 4 nel caso del rosso e più di 27 in quello del bianco! Ben oltre i limiti giornalieri con-sigliati se non altro per la salvaguardia del fegato, che poi deve metabolizzare il tutto: 250ml di vino a bassa gradazione (12°) per l’uomo, 150ml per la donna. Insomma, meglio accontentarsi di bere un buon bicchiere di vino in compagnia.

UP DOWN

A TUTTO VINO

Fino a pochissimo tempo fa, non avreste potuto leggere la dicitura "vino biologico" su una bottiglia. "Vino otte-nuto da uve da agricoltura biologica" era l’unica voce consentita sull’etichetta, per-ché, pur esistendo adeguate norme disciplinari sulle col-tivazioni “bio”, mancavano ancora quelle sulla vinifica-zione, cioè sul lavoro fatto in cantina dopo la raccolta. Ma finalmente le cose sono

cambiate: a partire dalla ven-demmia del 2012, i viticol-tori biologici certificati po-tranno utilizzare la dicitura “vino biologico”. L’etichet-ta, inoltre, dovrà riportare il logo biologico dell’UE e il numero di codice assegnato dal competente organismo di certificazione. Sono stati anche fissati i limiti nell'im-piego dei solfiti (v. articolo a pag. 26). Limiti, non divie-ti. Perché, contrariamente a

quello che si potrebbe pensa-re, anche un vino biologico, a discrezione del produttore, può contenere queste sostan-ze, in una quantità massima stabilita per legge e di poco inferiore a quella prevista per i vini convenzionali. Resta il fatto che, senza uve perfetta-mente sane, non è possibile pensare di arrivare a un pro-dotto di qualità, che si tratti di vino biologico, biodina-mico, con o senza solfiti.

IO SONO (B)IO!

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P H I T

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V I T A M I N A P H I

SOLFITI: LA VERITÀDENTRO LA BOTTIGLIA...Alcoli, zuccheri, acidi, polifenoli, minerali, aromi, anidride carbonica e solforosa. Que-ste le sostanze che troviamo in una bottiglia di vino. Ma non è tutto. Se il contenuto di anidride solforosa totale nel vino imbotti-gliato è uguale o superiore a 10mg per litro, l’etichetta deve riportare la famigerata dicitura “contiene solfiti”.

SOLFITI, QUESTI SCONOSCIUTIMa cosa sono? Si tratta di composti solfora-ti che si trovano in natura nell'uva fresca e in tutti i tipi di vino. I produttori, di solito, aggiungono quantità più o meno modeste di anidride solforosa al vino, per renderlo mag-giormente resistente agli attacchi dei micro-organismi, che altrimenti ne provocherebbero più velocemente l'acetificazione e l'ossida-zione. Il limite massimo di solfiti consentito per legge è di 150mg/l per il rosso (100mg/l se bio) e 200mg/l per il bianco e il rosé (150mlg/l se bio). Durante la fermentazione, comunque, qualsiasi uva sana produce “natu-ralmente” una piccola quantità di solforosa. Perciò la maggior parte dei prodotti vinificati e imbottigliati senza alcuna aggiunta forzata di questa sostanza, ne presenta un contenuto totale di circa 12,15mg, che supera in ogni caso i 10mg.

QUANTITÀ NON PERVENUTAPeccato, però, che la legge non preveda l’ob-bligo di indicare sull’etichetta l’esatta quan-tità di SO2! Col risultato che tutti i prodotti finiscono col dover esporre la stessa dicitura: “contiene solfiti”. E vini "naturali" cui non è stata aggiunta anidride solforosa, vengono "etichettati" alla stregua di vini (anche molto pregiati...) che, invece, raggiungono il limite di legge a causa dei solfiti addizionati. Alla parola “solfiti”, molti consumatori storcono il naso, pensando al solito trucco dei produttori che non sanno fare il vino. Nei casi peggiori, poi, si spaventano, fomentati dai facili allarmi-smi mediatici. E pensare che i solfiti sono pre-senti in molti cibi abituali sulle nostre tavole...

IL PERICOLO REALEOra, è accertato che dosi elevate di questa so-stanza siano dannose per chi soffre di asma e si suppone con ragionevole certezza che pos-sano avere effetti nocivi sul sistema nervoso. Ma – incredibile a dirsi – non è mai stato ef-fettuato uno studio approfondito su campio-ni dello stesso vino con dosaggi di solforosa diversi, tanto per fare un esempio. In realtà, come in tutte le cose, il problema sta nella quantità. Nel caso del vino, poi, dovrebbe forse preoccupare maggiormente il contenuto di alcol… Inoltre, riducendo a zero il rischio

di reazioni biochimiche indesiderate, in cer-ti contesti il trattamento con solfiti può essere uno strumento importante. Le dosi minime di impiego variano a seconda del tipo di uva, della loro qualità, della durata dell’invecchia-mento, delle modalità dell'eventuale trasporto. Ci sono grandissimi vini di tradizione, nel cui imbottigliamento la solforosa è da sempre uti-lizzata, e nemmeno in quantità – diciamo così – minime.

RITORNO ALLE ORIGINIIn conclusione, è possibile (e auspicabile) produrre vini senza solforosa aggiunta, ma devono verificarsi alcune condizioni, per cui non tutti i climi, le zone, le uve e le cantine risultano adatti. L’uso della solforosa come an-tiossidante specifico, del resto, è relativamente recente e coincide, guarda caso, con l’aumento della produzione industriale. Per evitarlo, al-lora, bisognerebbe davvero pensare di tornare a una produzione in tutto e per tutto naturale, dove le uve (ma il discorso vale per ogni altro tipo di coltura) davvero non subiscano trat-tamenti chimici di alcun genere. Avere suoli biologicamente attivi e produttivi, conoscere le proprie vigne e coltivarle naturalmente, po-tare con la luna giusta, vendemmiare i frutti maturi: questo sarebbe già un ottimo punto di partenza.

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ELISA SANTONI

FOTO DI TOMMASO RIVASTYLIST: MAELA LEPORATIGROOMING: STEFANIA GAZZI DI B FACTORY MILANO ELISA VESTE:TSHIRT NIKE, GIACCA NIKE

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P H I T

ISPANICASUL RITMO CONCITATO DEL "GUGLIELMO TELL", LE FARFALLE AZZURRE, IN SINC RONO, COORDINATE, STUPENDE, INCANTANO! UN MECCANISMO PERFETTO DI PAS-SAGGI, ACROBAZIE E CERCHI CHE VOLANO ALTISSIMI, LASCIANDO CON IL FIATO SOSPESO FINO ALL'ULTIMO... FINO A CHE UN NASTRO NON CADE PER TERRA, FUO-RI DALLA PEDANA, PENALIZZANDO UNA PRESTAZIONE STRAORDINARIA. COSÌ, IN UN NONNULLA, SVANISCE IL SOGNO DORATO E RESTIAMO TUTTI "DI BRONZO". MA QUESTA È LA GINNASTICA RITMICA, E LO SANNO BENE LA CT EMANUELA MACCA-RANI E LE SUE RAGAZZE TRE VOLTE CAMPIONESSE DEL MONDO. LO SA BENE AN-CHE ELISA SANTONI, LA CAPITANA DELLA SQUADRA, CHE PHIT INTERVISTA POCHI GIORNI PRIMA DI LONDRA... (LEGGERLA "COL SENNO DI POI" FA VENIRE I BRIVIDI).

Siamo a pochi giorni dalla partenza delle atte-sissime Olimpiadi di Londra; tutti gli atleti sono in ritiro, in meditazione, a sistemare gli ultimi accorgimenti prima della grande avventura... Passando per Follonica (GR), PHIT va a trovare Elisa Santoni, portavoce, capitana e motivatrice della nostra fortissima e pluridecorata squadra di Ginnastica ritmica, per tre volte consecutive Oro ai Mondiali. Lei, romana, ha appena 24 anni, ma parla con la sicurezza e la proprietà di linguaggio di una grande ginnasta "a fine carriera". Racconta gli inizi lontano da casa e le emozioni di una vita totalmente diversa da quella di una ragazza "normale". Emozioni che solo palcoscenici internazionali possono regala-re... Quando la incontriamo, infatti, Elisa è tutta proiettata verso la sua terza Olimpiade, l'ultima. E dopo? Il mondo reale è lì fuori che l'aspetta...

ELISA, DA DOVE NASCE LA TUA PASSIONE

SPORTIVA?

Sono nata in una famiglia già molto sportiva. Mia madre faceva atletica e mio padre calcio; mio fratello, invece, è nuotatore e anche io ini-zialmente ho fatto nuoto. Poi, però, per seguire

un'amica, ho cominciato con la ginnastica rit-mica. Avevo appena cinque anni. Per un po' ho portato avanti entrambe le discipline, ma il nuo-to tende ad aumentare la muscolatura, mentre per la ginnastica bisogna essere estremamente agili e slegate. Così mi hanno detto di seguire una strada o l'altra. Io ho scelto la ritmica.

È QUI CHE HA INIZIO LA TUA VITA DA PRO-

FESSIONISTA?

Le prime gare sono cominciate subito. Ma a otto anni mi sono scontrata con la mia prima prova di difficoltà. Una grande difficoltà. Dopo una visita di routine, ci siamo accorti di un pro-blema: un difetto dell'attività interatriale. Io non sentivo alcun disagio, ero asintomatica, ero piccola, non capivo dove fosse il problema... In sostanza, si trattava di un soffietto al cuore che andava corretto: dovevo essere operata.

UN'OPERAZIONE AL CUORE A OTTO ANNI:

COSA RICORDI?

È stata una bella prova di forza e diciamo che l'ho superata bene: volevo continuare a fare quello che facevo sempre. I miei genitori mi

sono sempre stati vicini. Cinque giorni in ospe-dale... Sono esperienze che ti segnano. All'ini-zio ho avuto qualche difficoltà ad addormentar-mi la notte, ma poi col tempo la paura è passata e mi sono lasciata andare.

IL PROBLEMA AL CUORE AVREBBE POTUTO

INFLUENZARE TUTTA LA TUA CARRIERA...

Non c'era la sicurezza che sarei potuta diventare una campionessa. Ma io lì volevo arrivare. A 11 anni mi hanno convocato come Junior per il Lazio, proprio la squadra chiamata a rappre-sentare l'Italia agli Europei. Così io e la mia amica di sempre Elisa Bianchi ci siamo avvici-nate alla nostra prima gara internazionale...

HAI CAPITO IN QUEL MOMENTO CHE SA-

RESTI DIVENTATA UNA CAMPIONESSA?

Sono state esperienze importanti in un'età molto giovane. In quel periodo non ero "cosciente", se così si può dire. Ci sono caduta dentro con tutta la passione che mi contraddistingue.

SENTI DI ESSERE CRESCIUTA PRIMA DEI

TUOI COETANEI?

P H I T T E D !

A CURA DI SIMONA CONTALDOINTERVISTA DI FEDERICO RIVA

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P H I T

3 0

P H I T T E D !

ELISA SANTONI

volevo continua-re a fare quello che AVEVO SEM-PRE FATTO, ma con questo pro-blema non c'e-ra la sicurezza che sarei potuta diventare una campionessa...

Be'... Per certe cose sì, per altre il contrario. Sono cre-sciuta più velocemente degli altri, ma all'interno del nostro mondo, inquadrato e tutto al femminile. Con poco svago, molta serietà e tanta motivazione.

LE "FARFALLE" NON HANNO MOLTO TEMPO LI-

BERO...

Sì, ne abbiamo veramente poco: quando alle 17.30 fi-niamo di lavorare, dobbiamo metterci a studiare. La Federazione paga dei professori per venire a farci le-zione e, al termine di ogni anno, dobbiamo sostenere l'esame da privatiste. Io conduco questa vita da più di dieci anni. Mi ha portato a essere sicura di me stessa nel mio mondo, ma "fuori" non so come potrà essere... Vedrò.

LONDRA È LA TUA TERZA OLIMPIADE: SARÀ AN-

CHE L'ULTIMA?

Sì, è la terza ed è un sogno che si avvera. Quindi, pen-so che basterà...

HAI "SOGNI OLIMPICI RICORRENTI" O ANSIE A

RIGUARDO?

Dopo Le Olimpiadi di Pechino (dove l'Argento alla

Cina ha scalzato le Azzurre dal podio, ndr), devo con-fessare che un po' di timore per le valutazioni della giuria c'è… Lì la squadra ospitante è emersa improvvi-samente durante l'Olimpiade, per riaffogare immedia-tamente dopo… Insomma, qualche dubbio c'è stato… Ma non è l'unico episodio: ce ne sono già stati tanti durante i quali la nostra prestazione è stata realmente troppo sottostimata, a giudizio di tutti...

CHI TEMETE DI PIÙ A LONDRA?

Russia, Bielorussia e Bulgaria (a Londra 2012 rispet-tivamente Oro e Argento nella Ginnastica Ritmica a squadre, ndr). Sono tutte fortissime e con scuole di grande tradizione. Insomma, è dura: anche se abbiamo vinto tre Campionati del mondo, ogni gara è un'altra storia.

QUAL È LO SPIRITO CON CUI STATE ANDANDO

A LONDRA?

Ci andiamo con la coscienza a posto: per quanto ri-guarda la preparazione, il lavoro in palestra e l'impe-gno, non abbiamo nulla da rimproverarci.

INSOMMA, SIETE LA SQUADRA DA BATTERE?

ABITO MMISSONI

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ABITO NIKE

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ELISA SANTONI

La difficoltà più grande di

questo sport è la lontananza

da casa: l'entusiasmo può far-

ti dimenticare la fatica, ma la

famiglia non si dimentica mai.

ABITO MMISSONI

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Sì, lo siamo. E pensiamo all'Oro, non lo na-scondiamo!

AVETE UN RITO SCARAMANTICO?

Sì, abbiamo un rituale pre-gara in cui ci guar-diamo fisso negli occhi per darci fiducia e re-spiriamo all'unisono: è un sincronismo che si crea con l'esperienza, un lavoro minuzioso di ricerca della perfezione.

COMUNQUE ESSERE ALLENATE DA EMA-

NUELA MACCARANI È UN PÒ COME ESSE-

RE "ARRIVATE" (con l'ottantesima medaglia

di Londra, la Maccarani è la tecnica italiana

più titolata in assoluto, ndr)...

Be', certo… Lei è la numero uno: ha un'espe-rienza enorme! Io ho iniziato ad allenarmi con lei nel gennaio del 2002.

QUANTE SIETE IN SQUADRA?

Siamo in dieci ragazze e ci alleniamo sempre tutte insieme, ma purtroppo alle Olimpiadi si va in solo in sei...

ED ELISA SANTONI È LA CAPOSQUADRA...

Io sono la capitana… Quest'anno, però, ho subito un infortunio ai flessori che mi ha fatto stare fuori per sei mesi… Mi sto riprendendo adesso.

A PROPOSITO, QUALI INFORTUNI HAI SU-

PERATO? QUALI SONO I PIÙ FREQUENTI?

I piedi sono la parte che viene sollecitata mag-giormente, con un lavoro continuo sulla mez-za punta in velocità. Io ho avuto microfratture ovunque... Ma a Desio (sede del Centro Tecni-co Federale, dove le farfalle vivono e si allena-no gran parte dell'anno, ndr) possiamo contare su Nicola, il nostro fisioterapista. Lui è sempre presente e noi, dal canto nostro, siamo giovani, quindi possiamo superare ogni problema.

AVETE QUALCHE MOTIVATORE CHE VI

AIUTA A LIVELLO PSICOLOGICO?

Mah, no... Viviamo in un mondo a sé stante e facciamo tutto da sole. A 14 anni ti trovi a tra-sferirti lontano da casa e la famiglia ti manca: sono scelte difficili a quell'età. A pensarci bene, il nostro mondo è così strano che ci servirebbe proprio un sostegno morale in più. Visto che non l'abbiamo, però, in realtà ci siamo create una famiglia vera e propria tra noi: una squa-dra/famiglia in cui ci supportiamo l'una con

l'altra.

E QUANDO ARRIVA UNA NUOVA RAGAZ-

ZA IN SQUADRA, SEI TU A DOVERLA AC-

COGLIERE?

Sì, le atlete che arrivano vengono accolte in modo molto attento: si deve instaurare subito il concetto di squadra e tutte devono potersi sen-tire a proprio agio.

SEGUITE LA STESSA DIETA?

Bisogna apparire un po' tutte simili nei fisici, perché siamo una squadra; bisogna tenersi leg-gere sulle articolazioni, e bisogna alimentarsi bene, anche per essere belle. Io mangio un po' di tutto, ma senza esagerare; poi in prossimità delle gare si "riduce". L'allenatrice, comunque, ci osserva e ci dice come regolarci.

IN QUALITÀ DI ATLETE, RICEVETE UN

BUON TRATTAMENTO?

Dopo che abbiamo iniziato a vincere e abbia-mo fatto qualche pubblicità, sì. Prima non ave-vamo neanche il fisioterapista...

QUAL È LA PIÙ GRANDE DIFFICOLTÀ DI

QUESTO SPORT?

La lontananza da casa: l'entusiasmo può far-ti dimenticare la fatica, ma la famiglia non si dimentica mai. E ti manca sempre tanto. I miei mi sono comunque stati vicinissimo, mi hanno seguito in tutti gli appuntamenti inter-nazionali, mi sono venuti a trovare una volta a settimana… Insomma, devo ringraziare la mia famiglia, oltre che la squadra, tutte le ragazze ed Emanuela Maccarani. Oggi le Farfalle sono così forti grazie a tutti loro.

COSA FARAI DOPO L'ULTIMO SFORZO

OLIMPICO?

España! Faremo una vacanza di rito in Spagna con tutta la squadra. E dopo penso proprio che tornerò finalmente dal mio ragazzo: un santo!

E DOPO "DOPO"?

Vorrei finire l'università, ma non ho ancora bene in testa quale sarà il mio futuro: per ora sono totalmente concentrata su questa Olim-piade.

SUL TUO CURRICULUM C'È SCRITTO AN-

CHE "AVIERE CAPO": COSA SIGNIFICA?

Sono entrata nel 2007 nel corpo dell'Aeronau-

Abbiamo un rituale pre-gara in cui ci guardiamo fisso ne-gli occhi per darci fiducia e respiriamo all'unisono... è un sincronismo che si crea con l'esperien-za, un lavoro mi-nuzioso di ricerca della perfezione.

ELISA SANTONI

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P H I T

P H I T T E D !

tica Militare: è grazie all'Arma che possiamo con-tinuare il nostro sport a lungo. La passione è già tanta di suo, ma l'Aeronautica, "stipendiandoci", ci dà una grande sicurezza sul piano economico, per-mettendoci di vivere serenamente e di concentrarci esclusivamente sul nostro lavoro. Sapete, andare avanti con i risultati è stimolante, ma bisogna anche vivere in qualche modo... E poi, dopo la mia carrie-ra da atleta, potrei sicuramente proseguirne una in Aeronautica.

SCUSA, MA NON TI SENTI UN PO' FUORI DAL

MONDO?

Sì, per molte cose sì. Qui siamo sotto una campana di vetro, controllate, accompagnate, sempre tutte insieme… E viviamo al Centro Tecnico, per cui c'è poca indipendenza. Al termine di questa avventura

sportiva, sarò sicuramente spaesata. Me ne rendo conto ogni volta che torno a casa dopo le grandi esperienze internazionali: la differenza che c'è tra la vita normale e quella da atleta... Ma questo anche in termini emozionali. La vita di adesso mi regala emozioni molto forti, che chissà se potrò mai riassa-porare. Prima, però, ci sono le Olimpiadi; dopo mi butterò nel "mondo reale"....

CE LA FARAI A STARE FERMA PER UN PO'?

Non credo. Staccherò un attimo, ma poi dovrò muo-vermi: ferma non riesco proprio a stare!

BE', HAI UN'OPPORTUNITÀ FANTASTICA. SEI

GIOVANISSIMA E SUPER-ALLENATA: POTRE-

STI DIVENTARE FORTISSIMA IN QUALUNQUE

SPORT! UN SURFISTA DA ONDA, PER ESEMPIO,

SI SOGNEREBBE LA TUA ELASTICITÀ!

Ma sapete che ci ho pensato?! Io amo l'acqua e stare ferma non mi piace: ci proverò!

C'È UN IDOLO SPORTIVO A CUI TI ISPIRI?

Mi piace prendere il lato positivo di tanti sportivi. Antonio Rossi, Juri Chechi, Michael Jordan e, su tutti, Valentina Vezzali: un grande esempio come donna, mamma e atleta.

CHE MUSICA ASCOLTI PER CARICARTI PRIMA

DI UNA GARA?

Non ho un genere preferito, ma ascolto quella de "Il gladiatore". Insomma, sono "un'ispanica"!

ELISA SANTONI IN UNA PAROLA?

"ISPANICA!".

Elisa Santoni con la divisa dellaAeronautica Militare

IN DIVISA

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P H I T F R E E

UN MILIONE E MEZZO DI ITALIANI HA SCELTO EDISON:SCOPRIAMO PERCHÈLorenzo Sessa è Direttore Marketing di Edison Energia. Si occupa di offerta e pricing verso tutte le tipologie di Clienti, di analisi di mercato, di cam-pagne di marketing relazionale (customer loyalty) e segue la strategia di sviluppo commerciale.

Lorenzo Sessa – Responsab

ile Marketing.

CHI è EDISON?

Edison è la più antica società europea nel settore dell’energia, presente da più di 125 anni. Un'azienda attiva da sempre nella produzione e commercializzazione di energia elettrica e gas naturale. Dal 1999 si è resa protagonista del mercato elettrico in fase di libe-ralizzazione, contribuendo, in collaborazione con le Associazioni In-dustriali e di Categoria, a far nascere i primi consorzi di acquisto di energia elettrica.Oggi, attraverso Edison Energia, Edison offre ai Clienti business e a tutte le partite I.V.A., forniture di energia elettrica e gas naturale, facen-do fronte a tutte le esigenze delle Aziende: dall'utility ai servizi online di gestione delle forniture, dal Contact Center ai programmi formativi per gli energy manager. Inoltre, grazie al completamento del processo di liberalizzazione del mercato, offre anche a Famiglie, Condomini e Piccole e Medie Imprese forniture di energia elettrica e gas naturale.

CON EDISON SI RISPARMIA?

Si risparmia sia in termini economici sia di tempo. A fine mese è la bol-letta che fa la differenza. C'è una soluzione per ogni Cliente: le nostre offerte permettono a tutti di scegliere la combinazione tra luce e gas più vantaggiosa. Risparmi in termini di tempo perché la attivi sul web a prezzi vantaggiosi e gestisci tutto online. La bolletta è facilissima da leggere e ti spiega chiaramente quanto spendi. Risparmiare oggi è una scelta consapevole.

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Non solo legarsi a un partner affidabile e di va-lore, ma anche poter beneficiare di tanta espe-rienza. Monitoriamo la soddisfazione dei Clienti e ci informiamo sui prezzi e sulle evoluzioni del mercato.Uno dei nostri punti di forza è l'area Clienti del sito web, un'area riservata in cui l'utente può facilmente visualizzare le proprie bollette e chiedere di essere aggiornato via e-mail e/o sms all'emissione della stessa. Il Cliente può modi-ficare e aggiornare i propri dati bancari, modi-ficare l'indirizzo di fatturazione o i propri dati di contratto e gestire i propri pagamenti diret-tamente on-line.

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INFORMAZIONI PUBBLICITARIE

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S T A T O D I G R A Z I ADA UNA STORIA DI DAVIDE GROSSELLETESTI DI ALESSIA GIORGIA PAGANO ILLUSTRAZIONI DI GIULIA SALEMI

Inizi a lavorare, ti sposi, tiri su una fami-glia e 10kg come niente… Poi, verso i 40, cominci a soffrire di insonnia o gastrite. E ti rendi conto che devi fare qualcosa, perché il tuo tempo non è infinito… Ti sforzi di fare qualche attività fisica. Punti la sveglia un’ora prima e, con il freddo e il sonno dentro le ossa, esci di casa che è ancora buio. Provi a correre a passo len-to, “schiatti” dopo 50m, con una fatica disumana… Qualche giorno dopo, però, raddoppi: 100m. Dieci giorni e arrivi al chilometro. Certo devi fermarti ogni tanto e camminare… Ma dopo quattro mesi di sofferenza riesci a correre per un’ora di fila e non puoi più fare a meno di quella botta di endorfine che ti fa amare il mon-do. Dopo un anno hai smesso di fumare e buttato giù 13 chili senza nemmeno ac-corgertene: il tuo metabolismo funziona tre volte meglio. Ti senti rinato, appagato, pieno di energia. Ce l’hai fatta. E pensi già al tuo prossimo grande (im)possibile sogno...

È esattamente la storia del padovano Da-vide Grosselle, marito, papà di tre bimbi e dirigente marketing a pieno ritmo… Uno che, sulla soglia dei 40, dopo 15 anni di inattività assoluta, ha ripreso a correre e,

ponendosi un obiettivo dopo l’altro, nel giro di un paio d'anni è riuscito a conclu-dere una maratona e tre triathlon! Fino al fatidico 4 luglio del 2011 quando, girova-gando nottetempo sul web, «in un impeto di follia», si iscrive all’Ironman austria-co di Klagenfurt, fissato per l’1 luglio del 2012, esattamente un anno dopo. Un’ope-razione di tre minuti pagamento incluso, che cambierà la sua vita e quella di molti altri… Ironmen, letteralmente “uomini di ferro” ovvero supereroi in grado di af-frontare il triathlon sulla lunga distanza: 3,8km di nuoto+180km di bici+42km di maratona, per una media di 14 ore filate. Insomma, la Maratona all'ennesima po-tenza, in cui a un certo punto dipende tutto solo dalla testa, perché il corpo, stremato e dolorante, non può più nulla. E la prima grande vittoria è arrivare al traguardo con le proprie gambe.

Davide pianifica sei mesi con quattro al-lenamenti a settimana (alle 5 del mattino, weekend inclusi), ovvero il massimo con-cepibile per portare avanti lavoro e matri-monio. Se poco prima gli avessero detto che sarebbe finito fra tabelle personaliz-zate, cronometri, valutazioni funzionali e coach (Leonardo Beggio, coordinatore

del grande triatleta Alessandro Fabian), si sarebbe messo a ridere. E, invece, ecco-lo lì che ci prova con tutto se stesso, tro-vando persino il tempo per un blog-diario in cui condivide, con uno humor tutto pa-dovano, le avventure e sventure del pre-Ironman, ma anche le tabelle, i consigli utili ad altri papà-lavoratori-mariti-aspi-ranti supereroi e un po' di sano ottimismo (www.vitadaironman.com).

Ma non è tutto: sfruttando il suo pane, ovvero il marketing, Davide si inven-ta anche una sorta di campagna auto-promozionale grazie alla quale riesce a mettere in piedi un team di professionisti (veterani dell'Ironman come Giuseppe “Ironbeppe” Zampieri, medici dello sport, podologi, nutrizionisti) e a ottene-re la sponsorizzazione di aziende quali Dynamica, il Centro Ricerche Mapei e Pharmentis, l’innovativa start-up far-maceutica per cui lavora. Senza l’aiuto di tutti questi soggetti, trascinati dalla sua irresistibile, sincera e determinatissima voglia di farcela, non sarebbe potuto acca-dere tutto quello che vi raccontiamo nelle prossime pagine, ovvero Davide Grossel-le ai nastri di partenza dell'Ironman di Klagenfurt 2012...

QUESTA STORIA È DEDICATA ALLA MAGGIOR PARTE DI NOI. ALLE PERSONE “COMUNI”, CHE SI FANNO IN QUATTRO AL LAVORO, IN FAMIGLIA, CON GLI AMICI... E A UN TRATTO SI RITROVANO "INTRAPPOLATE" IN UN COPIONE SCRITTO DA ALTRI, IN UN CORPO CHE NON AMANO PIÙ, IN UN'INTERMINABILE SERIE DI STRESS, ACCIACCHI E PROBLEMI. E, SOPRATTUTTO, IN UNA VITA SENZA PIÙ GRANDI SOGNI DA REALIZZARE...

UN IRONMAN...COME NOI

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MI SONO SVEGLIATO ALL’1, ALLE 2, ALLE 3 E DUE MINUTI PRIMA

DELLE 4, ORA UFFICIALE DELLA LEVATACCIA. ENTRARE IN ZONA

CAMBIO A SISTEMARE BORRACCE, SACCHI DI CIBO E RICAM-

BI È STATO EMOZIONANTE: ALLE 5 DEL MATTINO ERA PIENA DI

ANIME IN FERMENTO, INTENTE A GIOCARSI GLI ULTIMI RITI, PRI-

MA DI “LASCIARE” IL MEZZO CHE POI LE ACCOMPAGNERÀ PER

GRAN PARTE DELLA STRADA… LO FACCIO ANCH’IO: ACCAREZZO

LA SELLA DELLA BICI, LA SALUTO COME SI FA CON UN VECCHIO

AMICO E VADO VIA. RIPETERÒ QUESTO STESSO GESTO TRA NON

MENO DI 11 ORE. AL CAMPER MI ASPETTA IL MIO AMICO E CONSIGLIERE GIUSEPPE, DETTO AN-

CHE “IRONBEPPE”, VISTO CHE HA FINITO IL SUO QUARTO E ULTIMO IRONMAN IN SOLE 10 ORE E

MEZZA… IO SPERO DI FARCELA IN 13. MA, QUEL CHE È PIÙ IMPORTANTE, SPERO DI RIUSCIRE AD

ARRIVARE DALL’ALTRA PARTE DEL TRAGUARDO IN CONDIZIONI TALI DA POTER ANCORA DISTIN-

GUERE I MIEI CARI…

STO TREMANDO UN PO’: TRA UN’ORA MI TUFFERÒ NELLE “CALDE” ACQUE DI KLAGENFURT SENZA MUTA, COME DA REGOLAMENTO. PER SENTIRMI PIÙ COPERTO, METTERÒ IL BODY DELLA MIA SQUA-DRA. CONTROLLO I DETTAGLI, TUTTO È A POSTO, INCLUSI BATTITI E PRESSIONE. INSOMMA, QUELLO CHE DOVEVA ESSERE FATTO È STATO FATTO: ORA TOCCA SOLO A ME. ORE 6.45, UNA MAREA DI GENTE SI AVVIA VERSO LA SPIAGGIA: GLI ATLETI CHE VANNO INCONTRO AL LORO DESTINO, GLI AMICI E I FAMILIARI, ANCORA PIÙ AGITATI ED ECCITATI DI CHI DEVE GAREGGIARE. TRA LORO C’È ANCHE MIO PADRE. QUANDO AVVISTO L’ACQUA DEL FIUME, SO CHE L’ATTESA È FINITA. UN ULTIMO SGUARDO AL PUBBLICO OLTRE LE TRANSENNE, LA VOGLIA DI PIANGERE E POI MI TUFFO, FEDELE AL MIO SOGNO…

02:00

ANIME

03:00 03:58

06:45

Z ZZZZ

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FEDELE AL SOGNO

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AVETE PRESENTE I SALMONI CHE RISALGONO LA CORRENTE NELL’ACQUA CRISTALLINA PER RIPRODURSI? ECCO, NOI RISALIAMO IL FIUME IN 3.000, FITTI FITTI COME I SALMONI, IN UN'ACQUA CHE NEL FRATTEMPO È DIVENTATA FANGO E, SOPRATTUTTO, NON PER RI-PRODURCI! GLI ULTIMI 1.000 METRI ME LI RICORDERÒ A LUNGO: GIUSEPPE E MIO PADRE CHE MI INCITANO DA RIVA, IO CHE CERCO DI EVITARE LE PEDATE E LE BOTTE, MA NON CAPISCO NEMMENO DA DOVE ARRIVINO E, ALLO STESSO MODO, MI TROVO A DARLE A DESTRA E MANCA, SENZA RIUSCIRE A VEDERE NULLA… QUANDO ESCO DALLA MELMA, SONO LE 8:41. NON CAMMINO DRITTO, MA STO BENE. VADO IN AUTOMATICO: ZONA CAMBIO, RICONOSCO SUBITO LA MIA SACCA COPERTA DI MARCHE DA BOLLO (IL TRUC-CO HA FUNZIONATO!). VIA IL BODY, SU LA MAGLIA. E LE CALZE COMPRESSIVE, IL CA-SCHETTO, GLI OCCHIALI, I RIFORNIMENTI... LA BICI MI ASPETTA IN PRIMA FILA CON LE SCARPE SUI PEDALI. RIMARRÒ IN SELLA COL SAPORE DEL FANGO IN BOCCA PER ORE...

08:41

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FANGO

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LA PARTE “BELLA” DELLA MARATONA, PERÒ, INIZIA AL 30ESIMO CHILOMETRO, QUANDO LETTERALMENTE “ESPLODI”. FINISCI LE ENERGIE, FINISCI LA BENZINA. OGNI PASSO È UNA SOFFERENZA; VAI AVANTI PER FORZA DI VOLONTÀ. LO SFORZO MISTO AL DOLORE È IN GRADO DI FERMARE MOLTI DI QUELLI CHE PAR-TONO, MA È PROPRIO QUESTO CHE RENDE L’IRONMAN UN’ESPERIENZA UNICA: NELLA FATICA ESTREMA SIAMO TUTTI UGUALI. NON C’È DISTINZIONE DI CETO SOCIALE, SESSO, NAZIONALITÀ O CULTURA CHE SOPRAVVIVA… CI SI GUARDA NEGLI OCCHI, CI SI CAPISCE. CI SI TROVA SPOGLIATI DA TUTTE LE DIFESE, DAVANTI A SE STESSI E ALLA VOLONTÀ DI SOPPORTARE E PROSEGUIRE. NESSUNO TI PUÒ AIUTARE, NIEN-TE PUÒ LENIRE LA TUA FATICA: O LA ACCETTI O TI ARRENDI. ED È QUI CHE LA DISPERAZIONE DIVENTA ANCHE TREMENDAMENTE BELLA, UNO “STATO DI GRAZIA” IMPOSSIBILE DA SPIEGARE, COME L’INNAMO-RAMENTO O LA NASCITA DI UN FIGLIO... MA ECCOLO, L’ARCO DEL TRAGUARDO, QUELLO CHE UN ANNO FA AVEVO SOGNATO, PENSANDO: «VOGLIO GRIDARE E ABBRACCIARE LA MIA FAMIGLIA, VOGLIO POTER RACCONTARE DI ESSERCI RIUSCITO. VOGLIO PENSARE CHE ANCHE I MIEI FIGLI POSSANO DIRE UN GIOR-NO “SAI, MIO PADRE HA FATTO UN IRONMAN!”.

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PEDALARE DOPO AVER NUOTATO COSÌ A LUNGO SENZA MUTA NON È FACILE: I PRIMI

KM LI DEDICO A FAR RIPRENDERE ALLE GAMBE IL GIUSTO TONO. POI PARTO PER DAV-

VERO. LE TASCHE DELLA MAGLIA SONO PIENE: TOAST ALLA MARMELLATA (3), INTE-

GRATORI IN GEL (6), BARRETTE (3). ANCHE SE NON HO FAME E NON HO SETE – A METÀ

DEL PRIMO GIRO SONO PURE COLPITO DA DOLORI LANCINANTI ALLO STOMACO...

SARÀ IL FANGO DI PRIMA? – SO DI DOVER MANGIARE E BERE OGNI TOT. 40 GRADI, LE

GAMBE LESSE, IL PENSIERO DI DOVER ANCORA FARE LA MARATONA... QUANDO MOL-

LO LA BICI, SONO PASSATE QUASI SETTE ORE, HO POLPACCI E COSCE USTIONATI DAL

SOLE E L’ALLUCE DESTRO CHE ULULA, QUANDO LO POGGIO A TERRA... FACCIO FINTA

DI NULLA E MI PREPARO PER LA MARATONA, LETTERALMENTE TERRORIZZATO DA CIÒ

CHE PROVERÒ INIZIANDO A CORRERE... EPPURE LO FACCIO: CORRO! CON MIO SOMMO

STUPORE, CORRO! LE GAMBE REAGISCONO BENE E L’OMBRA DEL GRANDE PARCO DI

KLAGENFURT AIUTA NON POCO. OK CI SONO, HO ANCORA QUALCOSA DA DIRE...

40°

LESSATO

STATO DI GRAZIA

30°KM

15:00

19:30

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CAMMINO VELOCEMENTE LUNGO LE TRANSENNE CHE COSTEGGIANO IL LAGO, NON VEDO GRANCHÉ, È BUIO E SONO 15 ORE CHE NON HO GLI OCCHIALI DA VISTA… MI TOLGO IL BERRETTO, MI METTO IN TASCA LA SPUGNA CHE FEDELMENTE MI HA RAF-FREDDATO LA TESTA E MI PREPARO AL GRAN FINALE: TRA POCO TOCCA A ME. PROSE-GUO E VEDO MIO PADRE: È EUFORICO E COMMOSSO, GLI DICO DI ASPETTARE… DA-VANTI AI 100 METRI DI TAPPETO BLU, ALZO LE BRACCIA AL CIELO E URLO. RACCOLGO CIÒ CHE RESTA DI ME, FACCIO UN CENNO A MIO PADRE E GLI DICO «ANDIAMO, TOC-CA A NOI» . SENTO LE URLA DELLA GENTE, LA MUSICA E LO SPEAKER CHE MI CHIAMA DAL MICROFONO. URLO. CORRO, O CI PROVO. URLO, RIDO NON SO. POI FINALMENTE SENTO «YOU-ARE-AN-IRONMAN!»… SUPERO L’ARRIVO, IMPRIMO NELL’ULTIMA FOTO LA DEDICA A CHI LO MERITA DI PIÙ E OLTREPASSO IL LIMITE. DA ORA NON SARÒ PIÙ LO STESSO. MI GIRO, GUARDO IL TEMPO: 14H E 39’… «STICAZZI! SONO ARRIVATO, È UN MIRACOLO!». HO LA MEDAGLIA AL COLLO, CAMMINO DA SOLO E SONO LUCIDO. SONO UN IRONMAN!

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14H 39'IRONMAN!

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RINGRAZIO DI CUORE GLI SPONSOR DYNAMICA, X BIONIC, MAPEI SPORT, PHARMENTIS E FAB LAB, CHE HANNO RESO POSSIBILE TUTTO QUESTO. SALUTO E ABBRACCIO ANCHE LA MIA SQUADRA: LEONARDO BEGGIO, STEFANO ROSSI, PIETRO VITIELLO, LUCA AVAGNINA E CARLO PEDROLLI PER IL SUPPORTO E LA PAZIENZA. SAPPIATE CHE VOI, VOI CHE IN QUESTI MESI MI AVETE SEGUITO, SOSTENUTO (E ANCHE CRITICATO) SUL BLOG, MI MANCHERETE! QUANTO A ME, OGNI TANTO MI FARÒ VIVO. MEGLIO DI COSÌ NON POTEVA ANDARE.

UN ABBRACCIO E AVANTI IL PROSSIMO!DAVIDE GROSSELLE

UN ANNO FA, DI QUESTI TEMPI, STAVO CERCANDO DI CAPIRE COME AVREI FATTO AD ALLENARMI PER L’IRONMAN. SE MI AVESSERO DETTO CHE AVREI TENUTO UN BLOG, CHE SU FACEBOOK LA MIA PAGINA AVREBBE AVUTO PIÙ DI 1.300 "LIKE" E CHE AVREI CORSO E TERMINATO L’IM, ALLENATO DAL COACH DI ALESSANDRO FABIAN, AVREI SOR-RISO INCREDULO, COME SI FA CON UN BAMBINO.INVECE È TUTTO VERO! E, COME LO È STATO PER ME, LO POTRÀ ESSERE PER QUALCUN ALTRO! CON QUESTO MESSAGGIO VI SALUTO E PASSO LA MANO.

... QUALCHE GIORNO DOPO

PS

THANKS TO

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STO LENTAMENTE COMPRENDENDO LE DIMENSIONI DI QUELLO CHE HO FATTO, MA SOPRATTUTTO DI QUELLO CHE ORA RAPPRESENTO: RAPPRESENTO DA BROCCO LA SPE-RANZA DI TUTTI I BROCCHI, DI TUTTI QUELLI CHE PER IMPEGNI DI FAMIGLIA O LAVORO PENSANO DI NON FARCELA. SONO LA PROVA VIVENTE CHE, INVECE, SI PUÒ FARE, TUT-TO SI PUÒ FARE. PERCIÒ ORA VI PREGO DI COMPRENDERE UN CONCETTO: QUALSIASI COSA ABBIATE IN MENTE CREDETECI, SI PUÒ FARE!

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1X3=XTRIATHLON. IRONMAN. MEZZO IRONMAN. PAROLE CHE SI SENTO-NO PRONUNCIARE SEMPRE DI PIÙ NEGLI UFFICI, FRA I CORRIDOI DELLE AZIENDE, NELLE SERATE TRA AMICI… LA PRIMA MARATO-NA? È ORMAI APPESA IN BACHECA, AMPIAMENTE VINTA: OGGI PER DIMOSTRARE DI ESSERE SUPER-UOMINI SI DEVE PASSARE DA QUI. MA È COSÌ? IL TRIATHLON È DAVVERO "ROBA" DA SUPERUOMINI?

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TESTI DI ANDREA ZAVAGLIA FOTO ITU / TRIATHLON.ORG

PH: DELLY CARR / ITU

O, piuttosto, è la fissazione di una schiera di pazzi che, se non porta a termine come mi-nimo una corsa nel deserto, non riesce più a dormire la notte? PHIT si insinua nelle pie-ghe di questo “nuovo” sport, interpellando tanti “giovani” triatleti di tutte le età…

IL TRIATLETAAria sbarazzina e faccia pulita, Andrea De Ponti (classe 1991, atleta del Friesian Team, secondo ai Campionati Italiani di Olimpico 2012) è in realtà uno che in gara non perdo-na niente. «Nelle poche occasioni in cui mi capita di essere fuori dal contesto sportivo, quando rispondo “triathlon” alla domanda “cosa fai nella vita?”, le reazioni sono quasi sempre di due tipi: "tu sei un eroe!" oppure "tu sei completamente fuori!". C’è anche chi mi squadra dalla testa ai piedi, quasi a vo-lermi misurare petto e bicipiti, con quel fare

di sfida e l’aria vagamente incredula, manco avessi raccontato di essere il Campione del mondo di body building... Io non mi sento né un eroe né un pazzo. O, meglio, forse un po' matto lo sono, ma nella mia vita ci sono cose ben più “folli” che qualche gara in cui nuoto, pedalo e, infine, corro insieme a centinaia di persone come me…».

FATICA E SODDISFAZIONE Ma cos’è che dà al triathlon quest’aura di eroismo e follia? Come ci spiega Dario Nar-done, simpatico "tuttofare" del panorama triatletico italiano, «il triathlon è uno sport composto da tre discipline, che si declinano in diverse distanze, caratterizzanti le singole specialità». Nuoto, ciclismo e corsa: tre pro-ve da effettuare una dopo l’altra, senza pause. Come in tutte le altre discipline, conta quanto e come ci si allena, oltre naturalmente a ciò

che poi si riesce a esprimere in gara, dove le variabili sono tante, insidiose e non solo fisiche. Nel triathlon, però, bisogna essere preparati e competitivi in discipline total-mente diverse fra loro: è questa la maggiore difficoltà. È un classico sentir dire da perso-ne alla loro prima esperienza frasi del tipo: «Oggi l'importante è arrivare alla fine della gara…». Ma, in caso vi fosse già venuta una certa qual curiosità, statene pur certi: tra un «Chi me l'ha fatto fare?!» e un «Potevo resta-re a giocare a bocce!», da quella “prima vol-ta” in poi il vostro atteggiamento cambierà. E lo spirito agonistico, o almeno il desiderio di migliorare, si impadronirà di voi.

BELLO E BUONO!A parte il senso della sfida, poi, i risulta-ti fisico-estetici ottenuti da chi fa triathlon sembrano portare un carico di motivazione

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«Nuotavo, ero il classico agonista di medio livello… Poi

nel 2003 ho scoperto il triathlon, ho ca-pito di poter peda-

lare forte e mi sono ricordato di saper

correre», Ivan Risti

in più… «Vi dirò un segreto», ci racconta Paolo, 35 anni, imprenditore milanese e triatleta per pas-sione. «Non esiste un muscolo del mio corpo che non sia coinvolto in tutto questo processo e quando mi guardo allo specchio ne ho le prove. Se faccio triathlon per migliorare il mio fisico? Be’, anche! Alzi la mano il ciclista che non ama il suo polpac-cio ben definito o il nuotatore che non va fiero delle sue spalle larghe!». Di sicuro è uno sport davvero completo e, nel momento in cui non dovesse darvi soddisfazioni in termini di “classifica”, vi porterà comunque una ricompensa tangibile degli sforzi fat-ti e un invidiabile benessere fisico.

IRON... CHE?Ma è bene mettere qualche puntino sulle "i", an-che per chiarire le idee di chi usa indifferentemen-te la parola triathlon e la ben più stramba espres-sione "Ironman" (letteralmente "uomo di ferro"). Quest'ultima è, in realtà, una categoria del triathlon come le altre, che si distinguono per le differenti di-stanze delle tre prove (v. pag. 47). Nella fattispecie,

l’Ironman è il triathlon sulla lunga distanza. Lun-ghissima, anzi, perché i chilometri sono talmente tanti da sembrare adatti più a supereroi che a uomini normali (ed ecco spiegato il nome inglese in stile Marvel). 3,8km a nuoto, più 180km in bici, più 42km di corsa, riservati a soggetti davvero molto allenati e, soprattutto, mentalmente preparati a uno sforzo prolungato di oltre 10 ore. Abbassando un po’ le cifre, si trovano la mezza distanza o Iron-man 70.3 che, pur restando un’impresa in qualche modo eroica, “dimezza” lo sforzo; il più classico triathlon olimpico (1,5km a nuoto, 40km in bici, 10km di corsa) e lo sprint, ovvero la categoria base del triathlon (750km a nuoto, 20km in bici, 5km in corsa) che, a confronto, sembra quasi abborda-bile… «Ma attenzione a non prenderlo come una passeggiata!», ammonisce il nostro amico Paolo. E attenzione a non sottovalutare le difficoltà della multidisciplinarietà, che impone anche di allenare le transizioni, ovvero i cambi tra l'uscita dall'acqua e l'inizio della pedalata e, ancora, tra la discesa dalla bicicletta e l'inizio della corsa. È lì che il fisico si

PH: LARRY ROSA / ITU

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A 62 anni suonati, Agostino Ramella inizia a prendere lezioni private di nuoto. Si allena, migliora la tec-nica, e nel giro di pochi mesi esordi-sce nel suo primo triathlon.

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trova alle prese con sensazioni mai provate prima e, quindi, potenzialmente, critiche.

RIPIEGO? Le idee, però, sembrano ancora un po’ confuse: per-ché uno dovrebbe fare triathlon e non semplicemente atletica, nuoto o ciclismo? Citiamo una frase letta in un blog poco tempo fa: «Tri-che?! Ah, quello sport per cui se non sei forte in nessuno dei tre, allora li fai tutti uno in fila all'altro?». Sembra una battuta, ma potrebbe celare una verità di fondo… La stessa di tutte le specia-lità multidisciplinari, penserà qualcuno. E forse è così: forse Ole Einar Bjørndalen, l'atleta più vittorioso nella storia del biathlon, ha iniziato a praticare la sua disciplina perché era un po' meno veloce dei giovani avversari nello sci di fondo... E forse Carolina Evelyn Klüft, dominatrice della scena eptathlon mondiale dal 2002 al 2007, non saltava abbastanza "in lungo" per entrare nella selezione nazionale… «Può essere vero per chi inizia in età adulta o per chi comunque provie-ne da una delle tre specialità. Ma per chi, come me, ha iniziato direttamente con il triathlon, ci sono sempre

stati solo il desiderio e l'obiettivo di allenare in modo completo ogni singola fase di questo sport unico al mondo!». È la risposta risoluta di Davide Bargellini, giovane atleta di belle speranze, il quale non nasconde un certo fastidio all'idea che il suo sport possa essere considerato un ripiego… Forse allora è la questione che va vista da un'angolazione diversa: più che giu-stificare l'esistenza del triathlon, dovremmo cercare di capirla, entrando nella testa di chi ne è appassionato.

SPETTACOLO UNICOIvan Risti, Campione italiano di triathlon sprint nel 2007 e oggi, a 32 anni, ancora protagonista nelle gare che contano, ci racconta: «io nuotavo, ero il classico agonista di medio livello che si allenava tutti i giorni… Poi nel 2003 ho scoperto il triathlon, ho capito di poter pedalare forte e mi sono ricordato di saper correre… Poco dopo aver ottenuto i primi risultati, sono riuscito a fare del triathlon il mio lavoro. E il bello è che oggi nuoto più forte di quando facevo solo quello!». Insom-ma, poco importa se il padovano Alessandro Fabian, portacolori italiano della specialità giunto decimo a

PH: JANOS SCHMIDT / ITU

PH: JANOS SCHMIDT / ITU

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ABBIGLIAMENTO - È libero, entro certi limiti, per esempio il divieto di gareggia-re a torso nudo sia in bici che in corsa. T-shirts e calzoni? Completo da triathlon? L'indumento più usato è il body, una sorta di costume intero con mezza gamba co-perta e un fondello da ciclismo (più pic-colo e leggero) inserito nei "punti giusti".

ALIMENTAZIONE - La pasta in bianco con un cucchiaio d'olio è il carico ideale da assicurarsi un paio d'ore prima della gara. Per il "durante", invece, bisogna prevedere borracce piene d'acqua e sali minerali (una è sufficiente per una gara come lo Sprint). Sono ottimi anche i gel, ma senza esagerare: una "dose" appena saliti in bici, e via. Col tempo, poi, cia-scuno mette a punto le sue "ricette" più congeniali.

CAMBI - Il materiale occorrente alla gara va lasciato vicino alla bici, il più delle volte all'interno di una cesta predisposta dall'organizzazione. Non esiste un tempo limite per i due cambi (in gergo T1 e T2), ma naturalmente meno si sta fermi... Du-rante il primo cambio, si indossano rapi-damente il casco e il pettorale (le scarpe da bici sono già attaccate ai pedali!). Du-rante il T2, invece, smontati dalla bici già prima di entrare in zona cambio, ci si sfila il casco e si mettono le scarpe da running.

CALZE - Meglio lasciarle a casa: si per-de troppo tempo a indossarle, prima di lasciare la bici per la frazione di corsa... Perciò, tanto borotalco e via!

CASCO - Sulle due ruote è obbligatorio. Deve essere allacciato PRIMA di prendere

la bici dalla zona cambio e slacciato solo DOPO averla riposta per la corsa finale.

MUTA - Oltre a proteggere dal freddo e aumentare la sicurezza in acqua, è un "ac-celeratore" di prestazioni che garantisce un certo galleggiamento. Per queste ragio-ni fino ai 50 anni è consentita solo al di sotto di una certa temperatura dell'acqua. Per gli M3 (over 50), invece, è facoltativa. Ma non sono rari gli esempi di ultrases-santenni che la snobbano...

ZONA CAMBIO - È il luogo in cui avven-gono i cambi e in cui viene posizionata la propria bicicletta (mountain bike o da corsa). L'ideale è memorizzare un punto di riferimento per ritrovarsi immediata-mente tra un passaggio e l'altro, anche quando la lucidità scarseggia!

L'ABC, TANTO PER NON SBAGLIARE...

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Londra (straordinario risultato per l'Italia), pur proveniendo da una terra storica per le due ruote, non pedalas-se così forte da diventare un ciclista professionista. Dovreste vederlo ora: quando nuota e poi, di corsa, salta sul-la sua bici come su un destriero alato e spinge sui pedali fino al momento in cui i piedi toccheranno terra, per poi accompagnare il “puledro” nella stalla, indossare le scarpe da running e chiudere un 10.000m finale in poco più di 32 minuti! Uno spettacolo uni-co: il triathlon, appunto.

VENGO ANCH'IO!«Quindi? Il triathlon è uno sport che possono fare tutti? O solo i superuo-mini?», si chiederà a questo punto il lettore. Facciamo rispondere diretta-mente Agostino Ramella e Gabriel-la Bois, rispettivamente 72 e 70 anni, la coppia più anziana e più amata del triathlon italiano. Lei, che dopo 20 anni di nuoto Master (intrapreso non prima dei 40 per una strana paura dell'acqua...) è approdata al triathlon a 60, ci dice candida: «Quel giorno per me è iniziato il divertimento!». Nel 2011 si è cimentata nel suo primo 70.3 ed è diventata la prima italiana M6 (categoria over 65) a portarlo a ter-mine. Agostino, con tutta la sua espe-rienza e umiltà, aggiunge un ulteriore spunto: «anche io ho iniziato nel 2003, per seguire mia moglie, ma non riu-scivo a nuotare per più di 25 metri!». Così, invece che arrendersi all’idea di non avere più tempo e motivi per met-

tersi in gioco – e perché mai avrebbe dovuto? – a 62 anni suonati, inizia a prendere lezioni private di nuoto. Si allena, migliora la tecnica, e nel giro di pochi mesi esordisce nel suo primo triathlon, sport che poi non lascerà più. Oggi i due sono entusiasti di ciò che fanno, dell'ambiente di amicizia e passione che li circonda e delle nuove sfide sportive che li attendono, al mot-to corale «il triathlon non è mai noio-so!». Ce lo ribadisce Andrea De Pon-ti, che aggiunge «ho iniziato perché lo faceva mio fratello... La mia prima gara non me la ricordo nemmeno, ma non deve essere stata troppo traumati-ca, se sono ancora qui a lottare!».

PANCETTE DA BIRRAAnche chi scrive ogni tanto partecipa a qualche corsa sui 10km e, per quanto il clima per molti sia di festa, difficil-mente vede in gara personaggi in so-vrappeso. Tutt’al più qualche pancetta “da birra”. Nel triathlon, invece, capi-ta molto più spesso. E il bello è che si tratta sempre degli stessi che, magari lentamente, un passo alla volta, por-tano comunque a termine la propria gara. Significa che lo sprint è più fa-cile di una 10km? O forse più diver-tente? Che gli appassionati di triathlon possiedono più determinazione? O che alla fine siamo davvero tutti matti?

Decidete voi, io devo pedalare fino in piscina, con le scarpe da running nello zaino, per chiudere in bellezza la mia giornata...

Il triathlon originario e il più estremo. Nella frazione di bici, è vietata la scia: ci devono essere almeno 7m tra i concorrenti.

IRONMAN3,8KM NUOTO - 180KM BICI - 42KM CORSA

DISTANZE e VARIANTI

?

Ha distanze "dimezzate" rispetto all'Ironman e, come il fratello maggiore, vieta la scia nella frazione ciclistica.

70.3 O MEZZO IRONMAN1,9KM NUOTO - 90KM BICI - 21KM CORSA

Le distanze adottate alle Olimpiadi, che hanno visto la loro prima gara di triathlon a Sydney nel 2000.

CLASSICA O OLIMPICO1,95KM NUOTO - 40KM BICI - 10KM CORSA

La distanza più veloce, che dal 2016 dovrebbe diventare quella “olimpica” .

SPRINT750M NUOTO - 20KM BICI - 5KM CORSA

Forse è la gara migliore per iniziare,. La sua distanza è, infatti, considerata “promozionale” nella disciplina.

SUPER SPRINT O PRINCIPIANTI250M NUOTO - 10KM BICI - 2,5KM CORSA

L'ultimo nato nel mondo multidisciplinare, prevede sempre tre frazioni: corsa, nuoto e ancora corsa.

AQUATHLON

Corsa, bici e ancora corsa: è la specialità spesso scelta da chi vuo-le provare per la prima volta la multidisciplina.

DUATHLON

Versione invernale del triathlon, consiste in una prova di corsa, una di ciclismo e una di sci di fondo.

WINTER TRIATHLON

PH: JANOS SCHMIDT / ITU

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«Non importa quale stile o quale vita abbiamo scelto, succede a tutti noi prima o poi: arriva sem-pre l’attimo in cui decidiamo di metterci in gioco un po’ di più, di andare più lontano, di vedere se ne siamo capaci oppure no… »

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MAISTRACC!"MAI STRACC, UN VIAGGIO CHE FORSE NON FINIRÀ MAI..." È IL TITO-LO DEL PRIMO LIBRO DI ANDREA PESTARINI E DEI SUOI COMPAGNI "DI VIAGGIO": LA MOGLIE CHICCA E IL GATTO "MOSTRO", DA 12 ANNI MEMBRO DELL’EQUIPAGGIO. “MAI STRACC”, INVECE, È IL NOME DELLA BARCA A VELA SU CUI VIVONO DA ANNI, “MAI STANCHI” DI NAVIGARE IN LUNGO E IN LARGO SULLE ACQUE DEL GLOBO...

TESTI DI ANDREA PESTARINIFOTO DI MARIA BONO

Dai tropici agli iceberg, dal Sud America all’Alaska, dalle rotte atlantiche alle isole paradisiache del Pacifico, da 62° Nord a 65°15' Sud... Andrea, Chicca e il gatto Mo-stro sono naviganti a tempo pieno e da anni vivono a bordo del Mai Stracc, il Westerly 36 acquistato nel 1995 (per i profani, "Westerly" è il marchio della barca e 36 la sua lunghezza in piedi, corrispondente a

circa 11m). Non si fermano mai, se non per fare cantiere e magari trova-re, nel frattempo, un lavoro a terra. Per il resto, si mantengono grazie alle crociere che propongono ad ap-passionati di vela in cerca di viaggi insoliti (www.maistracc.com). Una storia incredibile, nata dall'amore per la navigazione e proseguita col "vento in poppa", all'insegna del-la libertà, della voglia di scoperta,

della determinazione nel realizzare i propri sogni. Nel 2009 il Mai Stracc ha iniziato un nuovo grande viaggio che si è spinto fino ai limiti estremi dell’Antartide e che, per la verità, non è mai finito... Paesaggi incredi-bili, emozioni difficili da descrivere, ricordi impossibili da dimenticare. Ve li facciamo raccontare in prima persona da Andrea nelle prossime pagine...

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«Gli anni dal '95 al '98 sono stati di ini-zio, ricerca e scoper-ta, scorrazzando dai Caraibi a New York

e poi dal Centro America al Vene-

zuela.Panama, Oce-ano Pacifico, Indo-nesia e Thailandia»

Questo non vuole essere il racconto di un viaggio o di un’impresa, ma forse di un “momento” della mia vita a bordo del Mai Stracc con Chicca, mia moglie, e Mostro, il mio gatto. Non credo si possa parlare di "viaggio", quando questo diventa infinito come il nostro, né tantomeno di "viaggio nel viaggio." Il pri-mo è vita, il secondo potrebbe essere, forse, un capi-tolo differente della nostra storia. In realtà non è poi tanto vero neanche questo, ma mi è difficile trovare le parole per descriverlo. Tutto nasce nell’attimo in cui ci rendiamo conto di voler andare un poco più in là, di cercare rotte meno battute... A me è successo nel 2009, non è ancora finito e probabilmente nep-pure lo farà. Ma come sono arrivato a tutto questo?

GLI INIZINavigo sin da quando ero un ragazzino, dal 1992 fuori dagli stretti e dal 1995 con il Mai Stracc. Gli anni dal '95 al ‘98 sono stati di inizio, ricerca e sco-perta, scorrazzando dai Caraibi a New York e poi

dal Centro America al Venezuela, prima di fare ritorno alle traversate avanti e indietro dall’Italia alla Martinica, per sfamare una cassa mai sazia e un equipaggio sempre più numeroso, grazie a Chicca, che diventerà mia moglie pochi anni dopo, e al fede-lissimo Mostro. Nel 2000 c’è stata l’ultima partenza da Bocca di Magra, che ci ha portato a passare Pa-nama nel 2002 e a perderci così nell’Oceano Paci-fico: lo abbiamo percorso in lungo e in largo, a volte scegliendo rotte impegnative, per poi far ritorno alle isole che più ci avevano lasciato un segno nel cuore. Quindi è stata la volta di Indonesia e Thailandia. A questo punto, avevamo due possibilità: rientrare via Mar Rosso o via Sudafrica. In realtà nessuna delle due ci entusiasmava, forse perché non erava-mo pronti per l'Africa, forse perché cominciavamo a sentire il richiamo delle alte latitudini… Ne è nata una delle rotte più belle del Mai Stracc: Phuket-Singapore, poi Hong Kong, il Giappone e, infine, il grande salto verso l’Alaska…

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«Ha cominciato così a prendere for-ma un nuovo gran-de progetto, dap-prima solo pensato, poi sussurrato a voce così bassa che era quasi impossi-bile intenderlo e, infine, realizzato»

L'IDEA10.000 miglia (18.600km circa, ndr) in poco più di tre mesi! Con scali incredibili anche se troppo brevi. Una volta toccata l’Alaska, infatti, ci siamo resi conto che la barca non era ancora pronta per il freddo. Quindi, duran-te un inverno passato a Vancouver (Canada), l’abbiamo smontata da cima a fondo, per coibentarla e dotarla di una stufa a gasolio. Con l’arrivo della primavera, siamo ripartiti immediatamente, risalendo subito verso nord, sino a 62 gradi di latitudine. Abbiamo scoperto il ghiac-cio e il fascino che esercita, una natura selvaggia ma affascinante; abbiamo visto cosa vuol dire fare vela in montagna... È stato così che ha cominciato a prendere forma un nuovo grande progetto, dapprima solo pensa-to, poi sussurrato a voce così bassa che era quasi im-possibile intenderlo e, infine, realizzato… Dall’Alaska abbiamo diretto la prua verso la California (San Fran-cisco, San Diego) e il Messico (Baja California) dove ci siamo fermati a lavorare, per un periodo di crociere. L'idea prevedeva, poi, di continuare a scendere lungo le

coste americane, raggiungendo Panama, le Galapagos, l’Isola di Pasqua e, infine, la Patagonia…

UNA SOSTA...Ma i progetti – si sa – nascono per essere cambiati in corsa… Sono le Isole Marchesi a sole 3.000 miglia di facile traversata, una grande nostalgia della Polinesia Francese e la voglia di affrontare il Pacifico australe in solitario a ribaltare nuovamente i nostri piani… Venti-nove giorni per la Baia delle Vergini (Fatu Hiva - Isole Marchesi, ndr), talmente bella da bastare a farci capire che abbiamo preso la giusta decisione, poi le crociere alle Tuamotu (isole del Pacifico, ndr) e, infine, ecco-lo: il momento in cui "scatta" quel qualcosa che cambia tutto... Penso succeda a tutti prima o poi, non importa quale stile o quale vita abbiamo scelto: arriva sempre l’attimo in cui decidiamo di metterci in gioco un po’ di più, di andare più lontano, di vedere se ne siamo capaci oppure no. A me è capitato nel 2009, l’anno in cui ho compiuto 40 anni.

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DESTINAZIONE ANTARTIDEChicca torna temporaneamente in Italia, mentre io passo l’ultimo mese a preparare il Mai Stracc per quella che – credo – sarà la traversata più dura di sempre. Cambio il sartiame, rifaccio la coperta di prua con l’aiuto impagabile di Max, amico di vec-chia data e, infine, passo alla carena, alla lucidata dello scafo e ai soliti mille lavori che anticipano un viaggio importante... Il 15 novembre 2009 esco dalla pass di Tahiti e parto. La finestra meteo non è delle più adatte, ma non ho più tempo di aspettare, se voglio arrivare a destinazione per Natale: Puer-to Montt (Cile meridionale, ndr) si trova a 4.000 miglia da qui. Comincio con vento da sud e, quin-di, a guadagnare verso est, il che non è poi male: mi dà un po’ di tempo per prendere il ritmo, prima di affrontare i poderosi venti da ovest. Purtroppo dura poco e diventa quasi subito "est sud est"; dopo una settimana sono in vista di Raivavae (Polinesia Francese, ndr), non mi fermo e continuo con questa bolina che diventa sempre più dura... Infine mi ri-duco a tenere una prua per "sud sud ovest" solo con trinca terzarolata e mezzana. E cominciano i primi danni: un’onda piega un pannello solare mentre, più che guadagnare verso la Patagonia, faccio prua per la Nuova Zelanda. Finalmente, a 38 gradi di latitudine sud, il vento da ovest arriva, e ne arriva proprio tanto, anche se in realtà non è che un avver-timento dei colpi di vento che incontrerò più avanti. Per fortuna il Mai Stracc, come sempre va bene; Camillo, il timone a vento, non fa errori e quindi ho tempo per riposarmi e mangiare. In più, essendo una rotta non più frequentata dai tempi dei clipper, non temo di fare brutti incontri mentre dormo. I colpi di vento si susseguono a distanza di circa 36 ore uno dall’altro e spesso mi lasciano solo con la trinca terzarolata, per continuare a percorrere 150 miglia nelle 24 ore. Un pomeriggio sto cercando di far camminare la barca, che mi sembra lenta in questo mare enorme, quando arriva un'onda più alta delle altre, il pannello solare rimasto viene portato via, due candelieri si piegano, il pozzetto si riempie d’acqua e la barca vira... È l’ultima onda della bur-rasca; dopo poco, comincia a "mollare".

LA "ZOCCOLA" CONTINENTALECi sono quasi, ma il meteo non mi dà tregua. Sono in mare da 41 giorni e mancano 48 ore all’atter-raggio nel Canal Callao (Cile, ndr), un'operazione delicata che devo effettuare nel momento di stanca di marea, quando questa può creare una corrente contraria al moto ondoso di 8 nodi. In più c’è an-che lo zoccolo continentale da attraversare: è uno zoccolo che ho cominciato a soprannominare “zoc-

cola”. Antonio Penati, un vecchio amico e ottimo navigante nonché mio editore, mi segue fornendo-mi informazioni meteorologiche sin dalla partenza e le previsioni che mi dà per il giorno dell’arrivo sono terrificanti: già c’è tanto mare e lui mi parla di onde di 8 metri! Con la zoccola e tutto il resto cosa succederà?

L'ARRIVO IN CILESono tesissimo. Ma per fortuna è Natale e un me-teorologo argentino mi fa un bel regalo, raccontan-domi che la bassa ha rallentato; per l’arrivo mi dà onde di 2,3 metri e 25 nodi di vento. Mi conferma pure l’orario della stanca di marea! Così il 27 di-cembre all’alba mi presento all’entrata del Canal Callao; tutto è facile nelle ultime 30 miglia e fi-nalmente mi ormeggio a marina del Sur di Puerto Montt. Ma i miei regali natalizi non sono finiti: il ragazzo che mi prende le cime all’arrivo, mi offre una birra e ottiene dall’Ufficiale dell’immigrazio-ne un permesso per darmi un passaggio fino al più vicino supermercato, dove compro una bottiglia di vino e una bistecca. Seduto in dinette, sorveglio la cottura della carne bevendo un bicchiere di vino; riesco persino a metterla nel piatto, prima di crol-lare addormentato: la mangerò 10 ore dopo! Con-clusione: dovevano essere 4.000 miglia in 40 giorni per i miei 40 anni; sono state 4.700 in 43 giorni.

SI RIPARTEPresto mi raggiunge Chicca; poi si imbarca con noi anche Antonio Fiorentini, amico di sempre. Riparati i danni del Mai Stracc, partiamo per la no-stra avventura patagone. I primi giorni sono tran-quilli, con paesaggi che ricordano la Toscana e il ghiacciaio San Rafael, che comincia a farci sentire l’aria del grande Sud... Dopo il Golfo della Pena (un nome che già fa capire come sia facile attra-versarlo) Antonio deve purtroppo salutarci. Avvi-cinandoci allo Stretto di Magellano, le condizioni meteorologiche degradano ogni giorno di più. Per ormeggiare dopo aver dato fondo all’ancora, io e Chicca portiamo sempre ben quattro cime a terra: solo così sentiamo che il Mai Stracc è al sicuro du-rante i colpi di vento più violenti... Attorno a noi le montagne sono maestose. Purtroppo si fanno vedere di rado: piove, piove quasi sempre; solo la sosta a Puerto Natales ci regala un po’ di sole. Qui, infatti, la Cordigliera delle Ande ferma i fronti e in effetti comincia la pampa. Dopo qualche gior-no di sosta, ci rimettiamo in marcia e attraverso il Canal Smith ci avviciniamo a Magellano. Puerto Profondo è un ottimo ridosso in cui attendere una finestra meteo decente, per affrontare questo tratto

10 anni di navigazione, 10 anni di vita. Andrea Pestarini raccon-ta delle sue traversate atlantiche. New York, Polinesia e Pacifico Australe. Edizione Il Frangente.

IL LIBRO

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di mare così difficile.

TOUPADi fianco a noi c’è un’altra barca: il Toupa. Fac-ciamo subito conoscenza con Marie e Yves e, chiacchierando, scopriamo di esserci sfiorati più volte negli anni, prima in Venezuela, poi in Ala-ska… In realtà la comunità dei "naviganti a tem-po pieno" è abbastanza ridotta; non ci stupiamo di avere tanti amici in comune... Ok partiamo, fi-nalmente una bella giornata e Magellano sembra benevolo; è impressionante navigare a queste la-titudini, che tanto hanno fatto soffrire i marinai dei clipper, per non parlare di chi per primo ha cercato di esplorare queste zone. Purtroppo la benevolenza di Magellano dura poco e vento sempre più forte ci spinge, se non altro, nella direzione giusta. Si forma anche mare e sembra incredibile come in così poco spazio possa na-scere un’onda alta e nervosa. Consultando l'ot-tima guida di Giorgio e Mariolina ("Patagonian

Cruising Guide" di Giorgio e Mariolina Adrizzi, ndr), decidiamo di fermarci a Caletta Hidden, un ridosso in apparenza ottimo. L'ingresso è tut-to traversia a mare, vento e tensione; poi, come sempre, in un attimo siamo dentro... Arrivati pri-ma di noi, Marie e Yves ci aiutano a portare un cavo a terra; il vento cala durante la notte, rega-landoci un sonno tranquillo... Al mattino, però, la sorpresa: ci ritroviamo in spiaggia, con il Mai Stracc completamente “coricato” a causa della bassa marea. L’ancora che sembrava aver preso ha "arato" su un fondo di alghe e il solo cavo a terra non ha potuto impedire alla barca di muo-versi. Non possiamo farci nulla, se non cercare un posto non troppo scomodo a bordo di questo povero Mai Stracc sbandato di 70°, aspettare il ritorno dell’alta marea e giurare a noi stessi: mai più senza quattro cavi a terra! Nel frattempo, ci separiamo dal Toupa, che ha fretta di arrivare a Ushuaia (la capitale della Terra del Fuoco, in Argentina, ndr) e aspettiamo. Io, Chicca e Mo-

stro ormai ci stiamo abituando a questo modo di navigare e di ormeggiare il Mai Stracc al centro di una "ragnatela". Il sole, però, ci manca…

IL SOLEQuelle rare volte in cui si fa vedere, ci regala immagini che scaldano il cuore, però la norma sono pioggia e vento forte. No, non è facile vive-re così, d'altronde se si navigasse sempre e solo in condizioni facili, credo si perderebbe un po' lo scopo di questo vivere e forse anche un po’ il rispetto per noi stessi. Arrivare in certi angoli di mondo non è facile, ma quello che poi si trova ha un sapore differente, forse perché siamo noi stessi a essere un poco differenti: più preparati alle difficoltà di una vita in mare, e di una vita a terra.... Intanto il Canal Beagle si avvicina: è il momento più affascinante di tutto il viaggio...

(CONTINUA SU PHIT 15)...

GASSA D'AMANTEil nodo più utilizzato nella nautica

GAVITELLOpiccolo galleggiante generalmente formato da due coni uniti

MIGLIO MARINOil miglio marino o "miglio nautico internazionale" corrisponde a 1.852m

OSTRO O MEZZOGIORNOvento da sud

RANDAla vela più grossa

SARTIEl’insieme dei cavi di acciaio che sostengono l'albero lateralmente

SLOOPimbarcazione a vela

STRALLIl’insieme dei cavi di acciaio che sostengono l'albero longitudinalmente

STRAMBAREcambiare direzione facendo passare il vento dalla poppa

TERZAROLAREprocedura per diminuire la superficie velica in caso di vento troppo forte

VIRAREcambiare direzione facendo passare il vento dalla prua

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sunmoon

ANTONY & THE JOHNSONS

Cut the World

Album live, registrato al fianco dell’Orchestra da

Camera Nazionale Danese. Poi c’è Antony alla guida di un pia-noforte nero a coda, viso pallido come la luna. Pensateci bene alla luna... La luna che muove gli oceani. E al nostro corpo, com-posto da acqua per il settanta percento. Pensateci…

legatoelectronic

DIIV

Oshin

È il primo album dei DIIV band di Brooklyn sul genere

The Drums. Siamo nella sfera del rockettino dalle atmosfe-re dreamy con grandi e lunghe schitarrate. Un album registrato sott’acqua (ci pare almeno); tutto è ovattato e pieno di riverbero. Si sente in lontananza una batteria insistente. È semplice e ci piace.

funkafro

ANTIBALAS

Antibalas

Primo album dopo quattro anni di silenzio per la band

di Brooklyn composta da undici elementi. Sono una delle più vi-vaci reincarnazioni di Fela Kuti, inventore del genere afro funk. Percussioni travolgenti quasi ipnotiche, abbracciate da potenti riff di fiati e tastiera. Musica che muove le viscere!

Lo abbiamo incontrato di per-sona per le strade di Berlino.

Rob arriva da Sydney con una bi-cicletta a tre ruote e una chitarra mezza scassata rammendata con lo scotch. È entrato in studio di registrazione, così com’era. Chi-tarra e voce, poche chiacchere. Ma dentro un groove che davvero sbalordisce. Finalmente.

ROB LONGSTAFF

Boogaloo

studiostreet

SANDRO PERRI

Impossible Spaces

L’estate, con la sua carenza di produzioni musicali di livel-

lo ci ha costretti a fare un salto nel passato e siamo approdati in Canada e nella sua fiorente scena musicale. Abbiamo trovato San-dro Perri, che nel 2011 è uscito con questo piacevole album pop/rock dalle soronità elettro-niche. Va gustato da soli…

electronicpop

CIRCUMSTANCE

OST

Theran, Iran. Due ragazze af-fascinanti costrette a nascon-

dere il loro amore l’una per l’altra verranno, infine, oppresse da un sistema di regole più grande di loro. Gingger Shankar - cantante indo-americana affermatasi per le musiche de “La passione di Cristo” - racconta la loro storia. Chiudete gli occhi, ascoltate.

rulesfreedom

A CURA DI TOMMASO RIVA

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L'hip-hop e il clubbing, gli amo-ri adolescenziali a ritmo di mu-sical, la cultura street, il disagio sociale e le più giovani stelle di L.A. Questi gli ingredienti del riuscito mix cultural-generazio-nale che dal 2006 ha determinato la nascita del fenomeno "Step Up" e i suoi successi al botte-ghino, dagli States all'Europa al Sud America. Ora, dopo i primi tre capitoli della saga, “Step Up 2 - La strada per il successo” e "Step Up 3D”, è la volta di un nuovo episodio “Step Up 4 Re-volution 3D”, che uscirà nelle sale italiane il prossimo ottobre, accompagnato da una straordi-naria campagna promozionale. Grandi concerti con i migliori rappresentanti dell'hip hop no-strano (v. pag. 20), flash mob con ballerini professionisti, gi-ganteschi ospiti internazionali... Del resto, grazie agli incassi nel

mondo, il budget della produzio-ne è addirittura raddoppiato, la-sciando presagire coreografie an-cora più emozionanti esaltate da un 3D mozzafiato. Saranno sem-pre Robert "Moose" Alexander III e Cable gli anfitrioni nel racconto del rapporto contrasta-to tra Emily e Sean, giovani e innamorati, alle prese con una gara importante e una protesta più grande di loro, tra le calde spiagge di Miami. Sullo sfondo, mondi che si scontrano, conflitti familiari ed esistenziali, la danza come espressione e strumento di emancipazione anche sociale, la competizione e l'amicizia, il suc-cesso e l'etica… Ma, soprattutto, sentimenti, emozioni e tanta mu-sica, con una strepitosa colonna sonora che vanta nuovi brani di artisti come Jennifer Lopez, Timbaland, Ne-Yo, Flo Rida, Fergie e Justin Bieber.

DANCE REVOLUTION!

BALLARE PER UN SOGNOUna delle prime citazioni del "burlesque" al cinema vede la splendida Mary Elizabeth Winstead tena-cemente impegnata in una doppia audizione.

SHALL WE DANCE? Non solo per l’horror si at-tinge a Est. Nel remake del giapponese “Vuoi ballare?” (1996) l’uomo maturo che si libera da ogni inibizione è Richard Gere. Con lui J-Lo.

HONEYJessica "Dark Angel" Alba alla sua prima gran-de occasione filmica è un'affascinante ballerina che scopre un talento na-turale...

SAVE THE LAST DANCE Un musical interpretato dalla teen-idol Julia Stiles e da Sean Patrick Tho-mas (“Cruel Intentions”, “L’albero della vita”), sui sogni della giovane Sara...

TI VA DI BALLARE? Ispirato alla storia vera del ballerino Pierre Dulaine, il film vede Antonio Bande-ras interpretare il creativo protagonista, con toni da commedia.

Arriva il quarto Step Up, il fenomeno che fa ballare il pianeta...

A CURA DI

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P H I T & C H I P S

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Dividere il melone a metà e “scavare via” i semi, aiutandosi con un cucchiaio. Ta-gliare a fette, utilizzando un coltello per togliere lentamente la buccia, stando at-tenti a eliminare tutte le eventuali parti “verdi” • v. fig. 1. Tagliare le fette così ottenute a dadini di circa 2cm per lato • v. fig. 2 e mettere il tutto nel contenitore del mixer, insieme a un cucchiaino di aceto di mele • v. fig. 3 . Frullare per circa un minuto, finché il composto non assume una consistenza cremosa • v. fig. 4; poi mettere a riposare per almeno 10 minuti in frigorifero. Nel frattempo, tagliare il feta a cubetti di circa ½ centimetro per lato • v. fig. 5 e il petto di pollo a striscioline mol-to sottili (meno di ½ centimetro) v. fig.

6. Mescolare in una terrina un cucchiai-no di semi di sesamo tostati e un pizzico di sale, ottenendo così il gomasio (dal giapponese “goma” = “semi di sesamo” + “shio” = “sale”) . Far rosolare in una padella antiaderente le striscioline di pol-lo leggermente spolverate di gomasio (½ cucchiaino) v. fig. 7 e condite con un filo d’olio, per un massimo di 2 minuti, finché non assumono una leggera colorazione v. fig. 8. Impiattare dapprima la crema di melone precedentemente ottenuta e poi i dadini di feta, il pollo, il restante gomasio e mezzo cucchiaio di olio extravergine di oliva a crudo. Decorare a piacimento con i mirtilli, eventualmente tagliati a metà, e servire. Buon appetito!

Frullato di melone

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in insalata

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1 2 3 4

INGREDIENTI X 2MELONE DI STAGIONE: 200GFETA: 50GINSALATINA MISTA DI STAGIONE: 50G PETTO DI POLLO: 50G MIRTILLI: 10 ACETO DI MELE: 1 CUCCHIAINO DA CAFFÈSEMI DI SESAMO TOSTATI E SALE (O GOMASIO): 1 CUCCHIAINO DA CAFFÈOLIO EVO: 1 CUCCHIAIO

UNA RICETTA DI ROBERTO DI MAUROTESTO DI GIORGIA BARONIFOTO DI TOMMASO RIVA

Fresco, colorato, leggero: il piatto “PHIT” per assaporare fino all’ultimo il sole dell’estate...

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S N O W B O A R D I N G

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Gustoso, rinfrescante e ricco di ferro e vitamine (A e C), il melone è un ottimo ricostituente, ol-tre che un toccasana per combattere la calura. Si divide in due varietà principali: estiva e inverna-le. Tipico della stagione da luglio a settembre, il frutto estivo si distingue per la caratteristica polpa color giallo-arancio e la sua grande varietà di spe-cie (protagonista di questa ricetta è il “retato”). Caratterizzato da una forma più allungata e da una polpa bianca e/o verdognola è, invece, il melone invernale, che si consuma nel periodo compreso da giugno a ottobre ma, se raccolto al punto giu-sto, può arrivare anche fino ai mesi invernali.

Condimento più delicato dell’aceto di vino, è ot-tenuto dal sidro sottoposto ad acetificazione. Ric-chissimo di vitamine e sali minerali, ha proprietà battericide, lenitive (è ottimo per rinfrescare la pel-le scottata dal sole!), rimineralizzanti e tonificanti (provatelo in caso di gonfiore a gambe, braccia e mani). Aiuta anche nelle diete, in quanto in grado di bruciare certi tipi di grassi. Ma le sue straordina-rie capacità lo vedono protagonista di centinaia di ricette “caserecce”, non solo culinarie: caglio per il tofu, lievito per dolci (in tandem con il bicarbonato di sodio), “lozione” lucidante per capelli, antipa-rassitario per animali domestici, detersivo...

Si dice “il” o “la” feta? Teoricamente “il”, poi-ché è sottintesa la parola “formaggio”. Passando dalla linguistica al palato, il feta è, appunto, un formaggio tipico greco a pasta semidura ottenuto dal latte di pecora e protetto dalla denominazione DOP (controllate l’etichetta). La sua piacevolissi-ma sapidità, che permette di non aggiungere altro sale ai piatti, è dovuta alla stagionatura in salamo-ia per due mesi, il che sfata un altro mito: seppur bianchissimo ed estivo, il feta non è un formaggio fresco. Ricco di calcio e meno grasso di altri, il latte di pecora è benefico per il cuore e, secondo alcuni studi, aiuterebbe a prevenire certi tumori.

MELONE ACETO DI MELE FETA

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F O O D

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C O L O P H I T

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Lui inizia a navigare da ragazzino, nel 1994 si classifica secondo al rally atlantico A.R.C e nel 1995 vince le "Colombiadi". È l'anno che gli cambierà la vita, dopo l'acquisto di un Westerley 36, in seguito denominato "Mai Stracc" e mai più abbandonato... Da que-sto momento in poi, infatti, il mare per An-drea non sarà solo una passione ma anche (e soprattutto) una scelta: a bordo vivrà e lavorerà, grazie alle crociere organizzate per appassionati di vela in cerca di viaggi insoliti. Dopo 15 traversate atlantiche, dal 2002 è il Pacifico ad attirarlo, dal 42esimo parallelo Sud, attraversato in pieno "autun-

no australe" agli iceberg del nord. Sempre alla ricerca di qualcosa di vero e "diverso" (a volte intravisto in qualche atollo poline-siano...), Andrea è probabilmente l'unico italiano ad aver portato la sua barca da 62° Nord a 65°15' Sud e ad aver attraversato quasi tutte le longitudini esistenti. Condi-vide la vita in mare con la moglie Chicca, impegnata dietro la macchina fotografica, la videocamera e i fornelli, e il fedelissimo gatto "Mostro", membro dell'equipaggio da dodici anni, nato "venezuelano", oggi mari-naio. E il viaggio del Mai Stracc continua... Per info: www.maistracc.com.

Andrea Pestarini, Chicca Bono e "Mostro"

IN COPERTINAElisa Santoni fotografata da Tommaso Riva

Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010

Direttore responsabileFederico [email protected]

Direttore esecutivo & Fashion directorSimona [email protected]

Art director Federico [email protected]

Photo editor Tommaso [email protected]

CaporedattoreAlessia Giorgia Pagano [email protected]

In redazione: Andrea Zavaglia, Giorgia Baroni, Giulia Salemi, Maela Leporati

Philmotion a cura di 35mm (Mattia Pasquini e Paolo Piccioli)

Foto di: 2012 Getty Images, Gabriele Fogli, Kristle Wright, Maria Bono, Tommaso Riva, Triathlon.org / ITU

Illustrazioni di: Giulia Salemi

Un progetto grafico di: [email protected]

Stampa Stampa Tipografica DerthonaTortona (Al)

DistribuzioneSo.di.p.

È chef, docente di cucina, blogger e col-labora con importanti ristoranti e servizi di catering. I suoi piatti sono un’armonica fu-sione di natura, uma-nità, tradizione ed estro. robertodimauro.blogspot.com.

Chef Roberto di Mauro

Emmarale

30 anni, appassionata di benessere e sempre stupita dalle coinciden-ze, nel suo bio-blog milanese racconta di cosmetici, di visioni culinarie alternative e del piacere delle picco-le cose. aniceelimone.blogspot.com.

Dirigente marketing sempre in viaggio, papà di tre bimbi pic-coli e marito a tempo pieno, poco prima dei 40, il padovano Davi-de decide di iscriversi a un Ironman, diven-tando così un supere-roe...vitadaironman.it.

DavideGrosselle

Si ringraziano:Annalisa Di Cataldo; Daniele Sinibaldi; Emanuela Maccarani; David Ciaralli e Pierluigi Girlando della Federazione Ginnasti-ca d’Italia; Diego Jirillo; Friends&Partner; Marco Contaldo; Martino De Pas; M2 Pictures; Nicoletta Giustiniani di Pharmentis

PHIT14 è stato chiuso il 14/08/2012. La redazione si impegna a verificare preventivamente la correttezza dei dati riportati, ma non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori, omissioni o cambiamenti.

N° 14

LONDRA 2012: COSA RESTATUTTO TRIATHLON L'IRONMAN MEDIOVELA: IL VIAGGIO DI UNA VITA

ElisaSantoni

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PHIT 14

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