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1 PerModoDiDire Istituto Comprensivo Quartieri Nuovi Via Lanzi Ancona Anno scolastico 2007/2008 NUMERO 2

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PerModoDiDire

Istituto Comprensivo Quartieri

Nuovi

Via Lanzi Ancona

Anno scolastico

2007/2008

NUMERO 2

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Sempre più spesso in televisione e a scuola, sentiamo dire che il popolo italiano è ignorante perché dotato di bassa istruzione. Questo problema secondo alcuni può essere risolto con maggiore studio nelle scuole, mentre per altri non è così. Le persone che non ritengono appropriata la soluzione di studiare di più, credo che non abbiano valutato bene le conseguenze del vivere nella più completa ignoranza. Questo comporterebbe diventare dei burattini nelle mani dello Stato e i politici ne approfitterebbero più di quanto già non facciano. Gli altri paesi, inoltre, potrebbero deriderci. Se si fosse ignoranti non si riuscirebbe a esporre il proprio pensiero e, quindi, potrebbe esserci il rischio di risolvere le cose, invece che con una discus-sione, con la forza e con la violenza. Ci sarebbe, invece, molta differenza se decidessimo che studiare sia la soluzione migliore. Perché così forse qualcuno potrà sentirsi realizzato nel compiere un lavoro di importante ruolo sociale. Poi, quando diventerem-mo maggiorenni saremmo in grado, nel campo polito, di prendere le decisioni migliori per il bene della nazio-ne. Potremmo, anche, discutere in modo civile senza dovere ricorrere alla forza perché in grado di esprimere le nostre opinioni e le nostre idee. Per concludere credo che sia giusta l’affermazione che bisogna studiare di più per i motivi prima elencati. Per studiare di più intendo che gli studenti debbano mettere maggior impegno nell’attività scolastica e non che i pro-fessori debbano dare più cose da studiare. Non temiate, infine, se il vostro bagaglio scolastico è grande e ricco perché se voleste andare all’estero è l’unico che all’imbarco non dovete pagare di più a secondo del suo peso!

Emily Mosca 3C

2-04-2008

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Oggi sono solo a casa e…. non mi dispiace affatto! La mamma è impegnata in una riunione fino a stasera, papà è al lavoro e mio fratello tornerà da allenamento sul tardi. A casa regna il silenzio , anche il mio cane Rex dorme tranquillo sul tappeto. Ho tutta la serata a mia completa disposizione. Ecco, ho appena finito di trascrivere l’ultimo esercizio di francese. Fuori una pioggerellina insistente comincia a picchiettare sul pavimento del balcone. Chiudo il quaderno e un tuono fragoroso mi fa saltare sulla sedia. Rex abbaia e viene vicino a me, forse ha avuto paura, così lo accarezzo e lui si ricalma. Mi avvio verso la cucina: mi preparerò uno di quei gustosi panini che piacciono a me e poi, sdraiato sul divano, guarderò “Quelli dell’ intervallo” senza nessuno che mi disturbi. Un altro tuono scoppia all’improvviso e tutto diventa buio: è andata via la luce, questa non ci voleva! Ora ho un po’ di paura anch’ io: dentro casa non vedo niente, fuori il temporale è sempre più grosso e purtrop-po io sono totalmente solo. Mi viene in mente un brutto pensiero: se arrivasse un ladro in questo momento? Approfittando del buio agirebbe indisturbato ed io non potrei fare niente. Una strana inquietudine mi prende, ma cerco di pensare a quello che è meglio fare con lucidità, senza farmi prendere dal panico, come mi insegna spesso mio padre. Tastando i mobili della cucina raggiungo quello in cui c’è una vecchia pila. L’accendo: un debole chiarore illu-mina la stanza e mi sento rassicurato. Rex non mi abbandona un istante, sento sempre il suo respiro e questo mi fa sentire meno solo e più sereno. Dalle finestre vedo che, a causa del temporale, anche nelle altre case è “saltata” la corrente, dunque non è nien-te di grave. Per sicurezza inchiavo il portoncino blindato, poi mi sposto in sala e mi siedo sul divano. Rex si accoccola sulle mie ginocchia ed io accarezzo il pelo morbido e caldo. Aspetterò con pazienza l’arrivo dei miei genitori in compagnia di Rex e al buio.

Danilo Bianchi Classe I B

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Sentii un gran rumore di passi avvicinarsi minacciosi al nostro nascondiglio: erano sicuramente i Troiani che cercavano di capire che cosa fosse quella strana scultura di legno.

Il mio cuore batteva sempre più forte e angosciato, ma ero un eroe ed anche stavolta volevo dimostrarlo a tutti i miei compagni, come avevo fatto tante volte nelle battaglie più dure e pericolose. Arrivano…siete pronti, compagni ? - dissi agli altri con voce soffocata. Possa la Vergine Pallade Atena proteggerci ! - mi risposero sottovoce i guerrieri che tenevano stretta la spada pronti ad usarla. Dai nostri volti tesi colavano sudore e lacrime. -Stanno discutendo del cavallo…forse vogliono bruciarlo o buttarlo in mare… - mi bisbigliò disperato il mio amico Julio, dopo aver ascoltato le voci che si sentivano provenire da fuori. Ci guardammo tutti negli occhi. Trattenemmo il respiro e all’improvviso un colpo violentissimo fece vibrare il legno su cui eravamo adagiati. Cos’è stato ? Si è fatto male qualcuno ? - chiesi subito. Ci siete tutti? - aggiunse Eusberdo. Sì…tutto bene, compagni… - risposero gli altri. La terribile asta di Laoconte ha tentato di spezzare il fianco del cavallo, ma grazie al Fato la nostra missione non si è conclusa! - sussurrai preoccupato, ma fiducioso, ai valorosi eroi che mi erano accanto…

Danilo Bianchi classe I B

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Se è estate, prendo forbici, guanti, spruzzatore, semi e corro in giardino; dove, a volte, mi ritrovo con i miei amici. Ma non è estate, quindi torniamo alla vita in casa. A proposito, sfogliando il mio diario dei ricordi, mi è parso di vedere…..ah, eccolo qua:”COME SCACCIARE VIA LA NOIA -MANUALE DI SOPRAVVIVEN-ZA”. Sono proprio curiosa di leggerlo! Vediamo se trovo qualche consiglio utile. Ehi, ho trovato qualcosa:è davvero stravagante! Sentite un po’:”PATTINARE CON LE AMICHE procedendo per fasi: 1)pattinare nor-malmente (velocità medio/lenta) 2)pattinare velocemente (velocità medio/veloce) 3)-SOLO PER SUPERCAM-PIONI:pattinare velocemente ad occhi chiusi!!!”. Oppure c’è scritto:”Provare alcuni esperimenti di chimica. Per esempio:preparare un composto con essenza di lavanda, semi di lavanda e acqua distillata. Lasciarlo riposa-re e immergere nel preparato una graffetta di acciaio. RISULTATO:la graffetta sarà più lucida e, stranamente, non profumerà di lavanda! Altre alternative sono fare il giardinaggio e inventare mitiche costruzioni con GEO-MAG. Vi invito a sbizzarrirvi nella scelta!!!Ciao!”. Oh, il manuale antinoia è già finito. Ma…. Accidenti, sono già le 5 e 45!!! E’ ora di prepararsi per andare a ginnastica. Beh, comunque, ho trovato un modo per sconfigge-re la noia!! Martina Bevilacqua Classe I B

La noia è un modo di essere che non ti permette di pensare, secon-do me. Io provo a superarla così, a qualunque costo, cercando di pensare a tante cose da fare , ma non ce la faccio perchè mi sento come se ci fosse un peso sopra di me. Allora cerco di pensare a tante cose, come chiamare le amiche, giocare con un gioco da tavolo, aiutare a casa ma quando le fai, cosa succede? Non hai più voglia di farle e ti ritorna la noia e ritorni al punto di partenza. Ma pensa e ripensa, dopo un'ora ti viene in mente la cosa che ti piace di più da fare: andare sul letto di nonna e saltare o fare cuscinate con mio fratello e, intanto che gioco, mi vengono in mente un sacco di idee, come andare a prendere i Gormiti, che sono pupazzi bruttissimi e con loro mi diverto a inventare storie. Così la noia se ne va e conti-nuo a giocare fino a sera.

Sara Stacchiotti I B°

Uffa!Che noia! Come al solito, non so cosa fare. I compiti li ho finiti da un pezzo e in tv non c’é nulla di decente. Ho inoltre la solita espressione annoiata, con gli occhi spenti, e ogni tanto mi scappa uno sbadi-glio. Più annoiata di così! Sto seduta sul divano con il mio peluche a pensare, ad immaginare cosa potrei fare…..Ah, se solo potessi avere qualcosa da fare! Vorrei ini-ziare un nuovo libro, ma poiché è già tardi, non mi va di leggere solo poche pagine. Cerco di consolarmi scrivendo una pagina di diario, o magari mangiando un po’ di cioccolata gustosa (-YUM!-).

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Era una mattina fredda e melanconica. Un uomo alto e snello stava correndo sulla ventitreesima strada e sentì un urlo: sembrava venire dalla foresta . Poco dopo però, non si sentì niente, nemmeno un passo. Pensò allora di avere avuto un’allucinazione. Continuò tranquillo la sua corsa e dopo venti metri cadde; era inciampato sul laccio della sua scarpa. Si chino, la riallaccio, si alzò e, sperando di non aver fatto brutta figura, si guardò attorno. Alla sua destra però c’era qualcuno: per terra, tra le foglie del prato, una persona sdraiata. Era una donna intorno ai 25 anni e dalla sua espressione, anche se era morta, si capiva che aveva avuto paura prima di morire. Si avvicinò al corpo e sentì il polso: era assente. Notò che aveva una grande ferita nella pancia. Capì tutto. Non era stata un’allucinazione…era la realtà. La giovane era morta dissanguata. Chiamò il 911, avvisò dell’accaduto e scappò, impaurito. Lo sceriffo Chris Net aveva appena avuto la notizia di un omicidio sulla ventitreesima e, così, prese cappello e giubbotto e uscì col suo compagno di servizio: Peter Jhonson. A differenza di Chris, Peter era basso e un po’ grassottello. I due lavoravano insieme da sei anni, ed erano molto amici. Quando quella mattina salirono in macchina, non riuscirono a partire per dieci minuti, poiché da una Mastard del ’79 non si può pretendere un granché. Nella strada del luogo del delitto videro un uomo sotto “shock” che si dondolava a destra e a sinistra. Dopo poco svenne e cadde a terra. Chris tirò il freno a mano bloccando la macchina e scese. Prese l’uomo in spalle e lo mise nei sedili posteriori. Aspettò che l’uomo rinvenisse e gli chiese come si sentiva. L’uomo, vedendo il poliziotto si impaurì, e svenne nuovamente. Quando si risvegliò si mise le mani sulle tempie per il forte mal di testa e dopo un’aspirina, offerta da Peter, si sentì meglio e gridò che aveva scoperto un cadavere. Chris accese nuovamente la macchina e quando arrivarono sul posto si fecero spiegare dall’uomo come l’aveva trovato e perché, dopo avere chiamato la polizia, se n’era andato. L’uomo, che si chiamava Jason Bourne, disse che era scappato perché aveva avuto paura. Mentre Chris stava esaminando la dinamica dell’omicidio, trovò un coltello vicino al corpo della donna. L’arma, oltre che appuntita era anche molto tagliente. Ad un certo punto Chris salì in macchina e prese una bustina, ci mise il coltello e la diede a Peter. Andarono al commissariato e Jason fu interrogato più a fondo. Dopo trenta minuti uscì, molto irritato:gli era stato detto che per un po’ sarebbe stato in liberà vigilata.

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Chris chiamò subito i genitori della vittima, che si chiamava Angela Darbus. Rispose il signor Darbus che, molto raggiante, disse:-Pronto!Questa è casa Darbus.Chi è che parla? -Sono lo sceriffo Chris Net, della polizia di New York. Le volevo dire una cosa riguardante sua figlia Angela – disse, girandoci attorno- E’ stata trovata stamattina morta sulla ventitreesima. A questo punto il signor Darbus rimase in silenzio, poi chiamò sua moglie:-Cara, è per te... Le passò la cornetta e se ne andò di corsa in camera. Con la signora Sheila si ripeté la stessa scena di prima ma la donna,a differenza del signor Darbus , scoppiò in un pianto acutissimo e mise giù il telefono. Peter gli chiese com’era andata e Chris gli fece segno di “no”con la testa. Chris e Peter fecero un resoconto :-Sappiamo qual è l’arma.-disse Peter. Ma Chris ribattè:-No, ad occhio nudo non c’era sangue sul coltello. -Allora facciamo fare un’autopsia- suggerì Peter. Chris era d’accordo. -Prima di andare però facciamo analizzare anche il coltello- disse Chris. Andarono alla scientifica, lasciarono il coltello e si avviarono verso la saletta dove sarebbe stata fatta l’autopsia. Il dottore Tom Turred salutò Chris e Peter; sembrava, in qualche modo, felice. -Mi avete dato un caso molto interessante, e vi ringrazio per questo- disse Tom. -Il buco è stato fatto con più colpi di fucile. Il coltello esaminato dal mio amico Fred è da caccia, perché oltre alle caratteristiche della lama, ha un po’ di sangue animale sulla punta. -Ok, grazie Tom- dissero all’unisono Chris e Peter . Uscirono dalla porta e si diressero verso la macchina. Entrarono nella vettura e si misero in viaggio verso casa Darbus. Quando bussarono aspettarono pochi secondi, poi gli aprirono la porta due cameriere vestite di nero. La coppia di poliziotti mostrò il distintivo ed entrarono. La signora Darbus, arrivata dal piano superiore, li fece accomodare sul divano della sala, e gli offrì un thè. I due rifiutarono e iniziarono a fare domande:-Sapete se vostra figlia aveva qualche nemico o nemica?-disse Peter. La signora si chinò e raccolse la foto di sua figlia e suo figlio dal tavolino. -Lei era davvero una ragazza brava…tutti la adoravano- disse singhiozzando la signora Sheila. -Solo una persona era gelosa…- e cominciò un pianto acuto che avrebbe spaccato tutti i vetri, se fosse stata in un cartone animato. -Suo fratello- poi, spinse il dito contro la fotografia, proprio sopra il viso del figlio. -Suo figlio ha problemi mentali, non è così?- chiese Chris –Sì, ogni tanto ha attacchi di schizofrenia- rispose la signora Darbus. -Sua figlia frequentava qualcuno in questo periodo? -Sì…Mi aveva accennato che usciva con un certo Jason Bourne, ma si erano lasciati qualche giorno fa- allora Chris pensò –Perché Jason Bourne non ce l’ha detto?- Poco dopo entrò in sala Jack Darbus e disse alla moglie:- Vado a caccia, per svagarmi un po’. -Va bene tesoro- disse Sheila. Poi arrivò dalla cucina Samuel, il secondogenito della coppia. -Mamma, ho sonno!- urlò Samuel. -Sì amore, vengo a metterti a nanna- disse al figlio. Poi riferendosi agli altri disse:-Scusate un momento, a lui piace molto dormire di pomeriggio. Salì le scale e i due poliziotti cominciarono a parlare. -Ci sono tre sospettati: l’ex perché era stato lasciato, Samuel per i problemi psichici e il padre perché la odiava per il fatto di non essersi iscritta al college- disse Chris. Peter disse:- Sì, è vero, ce l’ha accennato prima Sheila. -Chris?- urlò Peter. -Che succede?- chiese Chris. -Ho trovato il colpevole -E chi è? -Pensaci bene: uccisa da un fucile, vicino un coltello da caccia, il padre oggi andava a caccia o sbaglio? -No, non ti sbagli affatto- disse Chris. -Aspettiamo che ritorni il padre, diamo la notizia, lo arrestiamo e poi ci facciamo una birra, ok? -Perfetto! Il caso è risolto.

Pilesi Caterina classe 3° C

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Un urlo rimbombò tra le pareti della scuola. La bidella quel giorno era arrivata un po’ prima del solito, ma mentre stava facendo un giro d’ispezione per vedere se era tutto in ordine, nel corridoio vide uno schizzo di sangue. Entrò nell’aula, vide un cadavere, e cominciò ad urlare :-Aiuto! Chiamate la polizia. Le forze dell’ordine arrivarono subito e il preside con suo grande dispiacere voleva chiudere la scuola, ma sa-peva bene che aveva bisogno di un ordine dal Ministero, e ci sarebbero voluti almeno due giorni. Fu costretto a tenere aperta la scuola e alle 8 e 10 una massa di più di 200 ragazzi stava per entrare in classe. Quando i ragazzi videro il cadavere cominciarono ad urlare, tutti tranne una , di nome Valentina, che invece si mise a piangere. La vittima - disse il poliziotto - è alta, capelli lunghi e castani. Ha dei tagli sulla schiena e questo vuol dire che è stata accoltellata; abbiamo identificato il suo nome: si chiama Martina. - Io sono la sua migliore amica - disse l’alunna trattenendo le lacrime - “Voglio vedere la scena del delitto” pensava Valentina che voleva trovare l’aggressore. La scena del crimine era l’aula della 2^ D, la vittima era seduta in prima fila, gli occhi sbarrati come a guardare la scritta sulla lavagna :“PIANO PIANO MORIRETE TUTTI”. La classe aveva 23 banchi, due finestre e una cattedra, la porta aveva segni di scasso. Nel sottobanco dove era seduta la vittima c’era qualcosa che brillava: era un coltello intriso di sangue. - Lo manderò alla polizia e mi diranno se questa è l’arma del delitto - pensava Valentina. Il giorno dopo arrivarono i risultati delle analisi della polizia: il sangue corrispondeva a quello della vittima, perciò quella era l’arma del delitto. Ma nel coltello c’era un capello biondo. - Forse ho capito - disse Valentina ad alta voce, e andò subito da Michela:era l’ultima persona che era stata vista con Martina. Prima dell’omicidio Michela aveva litigato con lei e l’aveva minacciata di ucciderla. L’alunna andò subito a casa della sospettata per verificare il suo alibi e in tono brusco le chiese :- Dov’eri la notte del delitto? Michela rispose:- Ero a casa con i miei genitori. Ma non è possibile - replicò Valentina -Tu sei l’ultima persona ad aver visto Martina viva. No! - affermò Michela -Ti sbagli è Marco il fidanzato di Martina ad averla vista per ultimo, lo so perché me lo ha detto lei, si dovevano incontrare a scuola! - E’ vero perché non ci ho pensato prima, anche a me lo aveva accennato! Però non ho nessuna prova contro di lui, a dire il verità ho solo un capello biondo! Ma farò analizzare anche quello! Grazie Michela. Valentina quel giorno era molto agitata, aveva un brutto presentimento. Infatti il giorno dopo ci fu un altro omicidio, morì qualcun altro: morì Stefano. Che connessione c’era tra Martina e Stefano? Stefano era morto nello stesso modo di Martina, cioè accoltellato, nello stessa aula, nella stessa posizione, solo che alla lavagna c’era una scritta diversa: NE MANCA UNO. Arrivarono le analisi del capello: corrispondevano a quelle di Marco! Valentina andò subito da Marco, e gli chiese con aria sicura di sé: - Dov’eri le notti dell’omicidio di Martina e di Stefano? Sono stato sempre a casa a guardare la TV. C’è qualcuno che lo può testimoniare ? - Disse ormai convinta . - No - rispose timidamente il ragazzo. - E allora ti accuso dall’omicidio di Martina e Stefano. -No - urlò - Non sono stato io, perché avrei dovuto farlo? - Perché tu eri geloso del fatto che Martina si era messa con Stefano, e adesso chiamo la polizia. Pochi minuti dopo arrivò la polizia che arrestò Marco e si congratulò con Valentina che con grande tristezza cambiò città, perché non poteva vivere senza i suoi amici e se ne andò per sempre. Il caso era chiuso.

Chelli Valentina Classe 2°D

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In una calda giornata fosca di nebbie,in quello strano periodo che in America ha il nome di “estate indiana”, e precisamente verso la fine di Novembre, mister Bedole uscì come al solito, alla volta delle colline.

La giornata trascorse senza che egli avesse fatto ritorno.

Il signor Bedole era un ricco uomo che si occupava di politica e viveva in una splendida villa di Beverly Hills con sua moglie e con i suoi gemelli di 17 anni: Simon e Justin.

Trascorsi due giorni, visto che il loro padre non tornava, trovarono opportuno parlare con la loro madre per decidere se dare l’allarme sull’accaduto. Dopo varie ipotesi decisero di mettere l’annuncio su un programma televisivo; la sera stessa alla TV venne trasmesso il loro appello: “L’uomo che vedete” disse la conduttrice “ è Gorge Bedole, di lui non si hanno più tracce dall’altro ieri quindi dal 3 Novembre 2008; se qualcuno dovesse avere delle notizie su di lui chiami al numero 3493743908. Arrivederci e buona serata!”

L’indomani Simon, non soddisfatto dell’annuncio TV, chiamò all’insaputa della madre e di Justin la polizia che raggiunse la casa in mezzora. Al suono del campanello la Signora Morgan aprì e si trovò davanti una bella ra-gazza, bionda, con gli occhi azzurri, alta e con un cappotto di panno rosso, dietro di lei cinque poliziotti, che entrarono in casa.

L’ispettrice chiese alla Signora: - Abbiamo ricevuto una chiamata da suo figlio: ci ha riferito che suo marito è scomparso, contando oggi, da tre giorni… giusto?”

La Signora Morgan tese i nervi della faccia e con voce tremante dal dolore disse:

. Si, spero che lei mi possa aiutare; sono disperata, ho pure messo un annuncio in TV, ma niente, sembra che mio marito si sparito del tutto.

-Non si preoccupi signora, le dispiace se chiedo ai suoi figli se gli può essere venuto in mente dove potrebbe essersi disperso?

- Faccia pure - disse la donna ancora addolorata.

- Bene!Iniziamo con Simon, esatto?- Il ragazzo annuì. - Sai se tuo padre quel giorno potesse essere andato da qualche parte?

- Sì- disse Simon guardando Justin - Di solito andava in un boschetto vicino al parco. - Rispose Simon.

- E alla sera andava spesso al Casinò- lo interruppe Justin.

- Bene, basta così, andiamo a vedere se al parco troviamo qualcosa di utile.

L’ ispettrice arrivò al parco per cercare indizi dove il ragazzetto gli aveva indicato e trovò il cadavere di una donna uccisa forse da un colpo inferto da un bastone che le stava vicino.

I poliziotti esaminarono il corpo e il bastone e li portarono alla scientifica che rivelò all’ispettrice che la donna era morta circa tre giorni prima.

L’ispettrice ebbe un sospetto e andò a cercare indizi al Casinò. Giunta lì chiese al barista se conosceva il signor Bedole e lui rispose: - Sì veniva qui tutte le sere con una signorina e spesso, mi chiedevano se potevo prenotare per loro una stanza al Grand Hotel verso le dieci, perché dovevano fare una ricerca al computer e con la confu-sione non riuscivano a concentrarsi. Ma mi scusi perché le interessa tanto?

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Sono della polizia e ormai da tre giorni il signor Bedole è scomparso. Sa per caso se la signora Bedole andava con loro per aiutarli?- domandò l’ispettrice.

- No, però mi ricordo che un mese fa la signora Morgan si era presentata qui e aveva domandato se c’era suo marito, io le risposi che era andato con la sua segretaria a fare una ricerca al computer al Grand Hotel. Io non so se dopo lo ha raggiunto o se è tornata a casa!- rispose il barista.

- Grazie signore c’è stato molto utile, arrivederci e buon lavoro- si congedò la ragazza.

- Grazie altrettanto!- rispose il signore del bar.

Uscita dal Casinò l’ispettrice salì su un taxi e ordino: - Al Grand Hotel per favore!

Arrivata al Grand Hotel domandò al portiere : - Polizia. Posso sapere se il signor Bedole ha prenotato una stan-za un mese fa?

Sì , il signore ha prenotato il tre ottobre e dopo cinque minuti è arrivata una donna che diceva di essere sua moglie: io l’ ho fatta salire e dopo pochi minuti è tornata correndo via - rispose l’uomo.

-Grazie e arrivederci.

L’indomani mentre l’ispettrice si ricava verso casa del signor Bedole, ricevette una telefonata dalla scientifica : “ Abbiamo trovato delle impronte digitali. Vieni !” - OK arrivo, porto anche la signora Morgan - disse l’ispettrice. E così fece: arrivate alla polizia disse alla signora : - Ora mi servono le sue impronte digitali.

- Non c’è problema, dove devo andare?- domandò la donna.

-La porta a destra in fondo al corridoio.

Dopo un quarto d’ora l’ispettrice ebbe una prova schiacciante. Riaccompagnò la signora Morgan a casa insie-me ai poliziotti e lì, davanti a lei, a Simon e Justin spiegò: - Ora vi dirò chi ha ucciso la donna ritrovata nel boschetto: l’assassino è la signora Morgan!

I muscoli del viso della donna si tirarono: - Che sciocchezza, che motivo avevo di ucciderla, e poi non ci sono le prove!

-Ah no!? Le prove ci sono: il bastone ritrovato vicino al cadavere ha le sue impronte digitali, la signorina era l’amante di suo marito, giusto?

- Non so di cosa lei stia parlando. - disse la donna .

- Invece lo sa benissimo: suo marito era andato al Casinò e si era fatto prenotare una stanza al Grand Hotel, lei lo ha raggiunto e il barista le ha riferito della prenotazione. Cinque minuti dopo, arrivata all’albergo, si è fatta dare il numero della stanza di suo marito, lo ha visto baciarsi con la signorina ed è scappata via. Poco prima della scomparsa suo marito le aveva parlato di divorzio, lei lo ha mandato fuori di casa , ma lo ha seguito di nascosto attraverso il boschetto. Arrivata vicino al fiume,ha visto che suo marito era in compagnia dell’amante, non ci ha visto più ed ha pensato bene di sbarazzarsi di lei : ha preso il bastone e glielo ha dato in testa. Ora ci deve dire che fine ha fatto suo marito.

Morgan si mise a piangere e mormorò - E’ tutto vero, lui mi voleva lasciare per lei ed ho fatto questa cosa orri-bile, poi ho dato una botta in testa a mio marito e l’ ho legato ad una sedia in una casetta di nostra proprietà lungo il fiume.

L’ispettrice ordinò di portare alla polizia la donna accusata di omicidio, davanti agli occhi di Simon e Justin che erano completamente scioccati.

Il giorno stesso venne ritrovato il signor Bedole che ritornò a casa subito dopo la visita del dottore, accolto con gioia dai figli, felici di vedere che lui stava bene, anche se ancora dovevano perdonarlo per quello che aveva fatto alla loro madre.

Marinelli Sofia classe 2°D

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Era una calda mattina d’estate quando nella struttura dove veniva creata la rivista di moda più famosa di New York un urlo lacerante spezzò il silenzio… L’ispettore Colmake stava sorseggiando una limonata fresca; quando lo interruppi per dargli una notizia molto importante: -Ispettore le devo riferire una notizia, la posso disturbare? -Sì, certo, dimmi pure, Walles. -E’ stato ritrovato un cadavere nell’edificio dove si trova la redazione del giornale di moda “Dolcemente com-plicati”. -Chi sarebbe la vittima? -Il capo dell’azienda, è un uomo di 48 anni circa; conoscerai i minimi particolari quando saremo lì. -Va bene io sono pronto possiamo andare. Colmake era un tipo misterioso, di corporatura robusta e dagli occhi grandi. Dopo pochi istanti arrivammo nella struttura: era molto grande, lussuosa, piena di foto e tutte le pareti erano decorate con carta da parati. Le persone sospettate erano quattro. La segretaria, la signora Colmist, aveva 26 anni, di statura media con labbra carnose, grandi occhi neri e por-tava degli occhiali bianchi. Era vestita con una magliettina rossa ed un paio di jeans. Il secondo sospettato era il portiere, il signor Ludesc, un uomo di 60 anni, vestito di tutto punto, in giacca e cravatta e aveva dei lunghi baffi bianchi. Il terzo indiziato era il fotografo, il signor Colmist, il marito della segretaria: aveva 30 anni, molto alto e mu-scoloso, andava tutte le settimane in palestra ed era molto spesso fuori città. L’ultimo sospettato era il vice capo, il signor Colleman, un tipo di classe, vestito con abiti firmati, di statura medio alta che all’apparenza sembrava un uomo molto colto. L’ispettore iniziò ad interrogarli uno per uno, iniziando dalla signora Colmist. -E’ lei che ha ritrovato il corpo del suo capo? -Sì. -Com’è successo? -Stavo prendendo il solito caffé mattutino nel mio ufficio, quando, mi sono accorta che sul mio tavolino, non c’erano più dei fogli molto importanti. Mi sono alzata dalla sedia ed ho aperto l’armadietto, per vedere se la sera prima li avevo riposti lì. Ho aperto lo sportelletto ed è caduto il cadavere, il resto lei già lo sa. -Lei andava d’accordo con la vittima? -Non molto, ultimamente mi faceva lavorare tutte le sere fino a tardi e mi chiamava persino la domenica mat-tina per sbrigare alcune faccende. -Lei sa perché il corpo della vittima si trovava dentro il suo armadietto? -No, non ne ho idea. -Solo lei ha le chiavi oltre al suo capo, vero? -Sì, credo di sì, ma non l’ho ucciso io, potrebbe essere anche stata un'altra persona che sapeva dove nasconde-vo la chiave ed ha messo il cadavere dentro il mio armadietto per far ricadere la colpa su di me. -Signora, stia calma, io non la sto accusando, le sto solo facendo alcune domande. Colmake interrogò il portiere il signor Ludesc. -Lei dov’era quando è stato ritrovato il corpo della vittima?

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-Ero davanti alla porta come al solito, glielo può confermare il vice capo: quando è stato rinvenuto il corpo lui era appena entrato nell’edificio. -Lei andava d’accordo con il capo? -Sì, abbastanza, non mi faceva nè caldo nè freddo, anche se mi pagava una miseria. Poi interrogò anche il vice capo e il fotografo. -Signor Colleman, lei andava d’accordo con il suo capo? -Sì, abbastanza. -E lei signor Colmist? -Non molto, mi ero arrabbiato con lui perché faceva lavorare troppo mia moglie. -Va bene, vi potete accomodare tutti nella sala grande. Ognuno aveva un movente, la segretaria poteva averlo ucciso perché si era stancata del troppo lavoro; il foto-grafo per vendicarsi del trattamento riservato alla moglie, il portiere, perché veniva pagato troppo poco ed il vice capo, perché voleva ereditare la nomina di capo. Ma chi era l’assassino? L’ispettore andò a perlustrare l’ufficio della vittima: era molto bello, lussuoso, con un lampadario di cristallo al centro. Osservò con attenzione tutti gli oggetti, ma quello che lo colpì di più era un fermacarte molto pesan-te, ripulito grossolanamente: aveva alcune macchioline marroncine sulla base. Lo fece analizzare: era sangue della vittima. Guardò nei cassetti, c’era una sua foto insieme alla segretaria, forse uscivano di nascosto, ma se avevano una storia, come mai c’era una lettera di licenziamento per la signorina? Colmake andò a perlustrare anche gli altri uffici: erano altrettanto lussuosi, ben ordinati e molto puliti, ma quello del signor Ludesc, il portiere aveva un fazzoletto sporco di sangue nel cestino della spazzatura, lo fece analizzare: era sangue della vittima, forse era stato lui ad uccidere il capo. L’investigatore controllò anche i soldi che avevano tutti in banca, ormai per Colmake era tutto chiaro, ma do-veva ancora trovare altri indizi per esserne davvero sicuro. Andò ad ispezionare il cadavere della vittima: sotto le sue unghie c’erano dei filamenti di cachemire rosa, ave-va anche un grosso buco in testa, ed era morto verso le dieci di sera, circa. L’ispettore a questo punto collegò mentalmente i vari indizi: aveva risolto il caso e fece riunire tutti nella sala grande. Fece delle domande: -Voi dov’eravate ieri sera verso le dieci? Il signor Colmist rispose: - Io ero a casa ad aspettare mia moglie. La signora Colmist disse: - Io ero in macchina e c’era molto traffico, infatti ho ritardato un po’. Il vice capo disse: - Io ero a casa con la mia famiglia glielo può confermare mia moglie. Il signor Colleman rispose :- Io ero con la mia famiglia. A questo punto l’investigato iniziò a svelare chi aveva veramente ucciso il loro capo: - Quando sono entrato nella stanza della vittima ho trovato l’arma del delitto: un fermacarte molto pesante: probabilmente il vostro capo è stato colpito in testa morendo sul colpo. All’inizio ho pensato che l’assassino fossa il signor Ludesc, perché nel suo ufficio vi era un fazzoletto sporco di sangue della vittima, ma, dopo, ho trovato nell’ufficio del morto, una sua foto abbracciato con la signora Colmist ed una lettera di licenziamento per la stessa e ho avuto subito dei dubbi. Lei ne sa qualcosa signora? Lei rimase in silenzio.- Va bene, visto che non vuole parlare, spiegherò io come sono andati fatti. Ieri sera, verso le dieci, lei era con il suo capo, visto che avevate una storia, poi lui, mentre eravate nel suo ufficio le ha presentato la lettera di licenziamento. Guardando nel suo conto in banca, ho saputo che un certo signor Wolli-nes, il capo redattore della rivista vostra rivale, ha versato dei soldi nel suo conto corrente, così ho immaginato che il suo capo sapesse che lei dava delle informazioni e del materiale alla concorrenza. Non è vero signora? Lei, quando ha visto che lui la stava per licenziare, lo ha ucciso sbattendogli in testa il fermacarte, poi lo ha ripulito e ha buttato il fazzoletto nel cestino dell’ufficio del portiere per far ricader la colpa su di lui. Ha trasci-nato il corpo della vittima dentro il suo armadietto perché sapeva che la polizia non avrebbe mai sospettato di lei visto che nessun assassino avrebbe mai fatto ricadere la colpa su se stesso. Inoltre, se ancora non sono credibile, ho anche un’altra prova: ho trovato sotto le unghie della vittima dei filamenti di cachemire rosa e mi hanno riferito che solo lei porta maglioni di questo genere. Dico la verità? La segretaria con voce ovattata e anche rattristata iniziò a parlare:- Sì, lo ammetto, confesso, il capo mi pagava molto poco, e quando il giornale rivale mi ha proposto un’offerta non ho saputo resistere: io gli passavo le informazioni loro mi avrebbero pagata molto bene! Ho cercato di far innamorare il capo di me, così è stato. Lui mi riferiva le informazioni in anticipo ed io le passavo al capo redattore del giornale rivale. Dopo qualche tempo, non so come, il mio capo ha scoperto le cose brutte che facevo e così ieri sera mi ha presentato la lette-ra di licenziamento aggredendomi, io mi sono solo difesa e nient’altro. Nicole Branca classe 2°D

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Malgrado sia solo il 3 aprile ed è primavera, il sole appare ancora molto debole. Il commissario Luisa Alcot è una donna molto famosa per i tanti casi intricati che ha risolto. Adesso si sta recando al commissariato che dista qualche chilometro dalla sua abitazione. Come sempre apre la finestra dell’ufficio, riordina il suo studio, e ,stanca, accende una sigaretta. Mentre Luisa è rilassata, piomba nel suo studio Caller, il suo collaboratore che le mostra una lettera. - Chi sarà? - borbotta meravigliata - Non c’è l’identificazione del mittente. Luisa apre delicatamente e con la busta, e scorge un foglio scritto con lettere ritagliate dal giornale, dove sono incise le seguenti parole: “Aiutami sono in pericolo!!Salvami!! Luisa!Salvami!” Il commissario capisce subito che si tratta di un caso molto delicato, perché intuisce che la persona in pericolo potrebbe essere un suo conoscente. Certo doveva trattarsi di una donna, perché la lettera è intrisa di profumo femminile!! -Ma chi può essere?- Luisa non è del luogo e non ha amici particolari. -E se fosse… - Caller interviene - ma no…ma potrebbe essere…ma no…non può essere di sicuro lei…e se invece fosse…m-a… - Sputa il rospo, Caller! - E se fosse la vecchietta che vive nell’appartamento accanto al tuo? È stata sempre cortese con te. Lei è so-la… - Si può tentare!! - Andiamo!! Giungono entrambi in via Lanzi n°30, dove vive la signora Bunker, la vicina di casa. Suonano al portone d’ingresso...Aspettano qualche secondo, ma non c’è risposta…silenzio di tomba. Luisa alza gli occhi e vede il gatto della signora Bunker, sul balcone, che miagola. Capisce che c’è qualcosa che non va, c’è troppo silenzio… Irrompono nella casa, e scorgono, nel salotto, la vecchietta imbavagliata e legata sulla sua poltrona preferita. La donna sembrar voler comunicare disperatamente qualcosa; Luisa e Caller si avvicinarono ed ecco la porta improvvisamente si apre: il macellaio del negozio all’angolo della strada, è lì che, torvo e minac-cioso, impugna un coltello. Ordina ai due di spostarsi verso l’armadio senza fare movimenti bu-schi, altrimenti farà ricorso alle “maniere forti”. Ma il commissario, con una repentina mossa di wrestling, catapulta a terra il malfattore mentre Caller intanto lo ammanetta. - Posso certo riconoscere che è servito a qualcosa la visione di quei telefilm polizieschi tanto graditi a mio figlio…Qh!! Il commissario ed il suo collaboratore hanno risolto il caso, grazie alle loro innate capacità investigative e per l’insuperabile intuito di Caller.

Eleonora Coppari

Classe 2B

AIUTO!!!

SONO IN

PERICOLO...

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L'amico ritrovato è un romanzo di genere narrativo, ambientato negli anni '30, a Stoccarda, in Germania, quindi ci troviamo nel periodo della dittatura nazista di Adolf Hitler. Questo romanzo è stato scritto da Fred Uhlman, nato a Stoccarda nel 1901 e laureato alla facoltà di legge. Uhlman assomiglia molto ad Hans, il personaggio e narratore del suo libro: entrambi volevano diventare poeti, ma i loro padri contrastano il loro progetto, ma cosa più importante, entrambi, essendo ebrei, devono scappare dalla Germania. Uhlman infatti si rifugia in Inghilterra da alcuni suoi parenti; qui inizia a dipingere e non farà mai più ritorno in Germania. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Londra, dove morì nel 1985. “L'amico ritrovato narra la storia di due ragazzi, Hans Schwarz, ebreo e Konradin van Honhfles, tedesco, di nobili origini. Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie anche alle comuni passioni. Purtroppo però la loro amicizia non è destinata a durare poiché, con la salita al potere di Hitler, i genitori di Konradin, essen-do profondamente razzisti, costringono il figlio a non frequentare più l'amico ebreo. Hans per colpa delle persecuzioni naziste, è costretto a fuggire in America, da alcuni suoi parenti, mentre i suoi genitori decidono di rimanere in Germania, dove si suicideranno. Molti anni dopo Hans riceve una lettera dal suo vec-chio liceo, dove vengono richieste delle donazioni per poter costruire un monumento ai caduti, in ricordo agli studenti morti durante la seconda guerra mondiale. In allegato a questa lettera Hans trova anche una lista dei deceduti, dove trova scritto anche il nome dell'amico Konradin e vicino:-IMPLICATO PER L'OMICIDIO DI ADOLF HITLER, IMPICCATO-; a questo punto

Hans capisce di aver finalmente ritrovato il suo ami-co.” L'argomento di questo libro è la convivenza tra due popoli diversi e ancora più in specifico, l'amicizia tra un tedesco, Konradin ed un ebreo, Hans, pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Questi due ragazzi dovranno porre fine alla loro pro-fonda amicizia a causa dell'inesistente diversità tra “razze”, proclamata da Hitler in quegli anni, in parti-colare dietro l'influenza dei genitori. In conclusione posso dire che questo libro trasmette un messaggio molto profondo: dimostra che ci può essere un'amicizia perfetta ed assoluta anche tra ragazzi di classi sociali diverse ed influenzati dalle proprie fami-glie e dall'ambiente in cui vivono, infine ci insegna a capire il prossimo e ad avere fiducia in lui. Secondo me questa storia, anche se narrata in poche pagine, è capace di rinchiudere uno dei principali valo-ri della vita: l'amicizia. Inoltre è un libro molto avvin-cente, capace di far riflettere, sulla storia e sul tema dell'amicizia, proprio per questo mi è piaciuto molto; consiglierei di leggerlo tutto d'un fiato, vista la narra-zione piacevole e scorrevole. L'autore in questo libro è stato capace di trasmettere l'insensibile pensiero dell'ideologia nazista, che soffo-ca appunto ogni tipo di sentimento. “L'amico ritrovato”, secondo me un titolo davvero adeguato per questo romanzo, perché alla fine, Hans, quando trova il nome dell'amico nella lista dei decedu-ti, capisce quanto Konradin abbia sofferto per rifiutare le idee della famiglia e dargli solidarietà...così capisce di aver ritrovato il suo vecchio amico. Saccone Elisa classe 3B

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Lo spettacolo che siamo andati a vedere il 15 Febbraio s’ intitola:MARCO POLO, LA FATICA DI DIVENTARE GRANDI e in tutta la sua durata è am-bientato in una tranquilla casa da tè con pareti traspa-renti per far vedere cosa succede al suo interno. In tutto recitano solo 3 attori che interpretano 3 personag-gi di un mondo molto lontano: Marco Polo, l’Imperatore Kublai, l’ Istitutrice di palazzo e la Prin-cipessa Cocacin (scelta tra il pubblico). La scenografia è creata anche da un proiettore che invia delle immagi-ni digitali su una tela in fondo al palcosceni-co,dove,per dare l’idea di un ambiente esotico e so-prattutto orientale,appaiono delle parole e dei simboli nella lingua cinese. La storia racconta tutte le famosis-sime avventure di Marco Polo, che dopo moltissimi anni vuole tornare a Venezia (la sua città nata-le).L’Imperatore Kublai permetterà però a Marco Polo di tornare solo se riuscirà a convincere la principessa Cocacin a lasciare il giardino dove è cresciuta per spo-sare l’Imperatore della Persia e andare a vivere al di là del mondo. Il dialogo tra Marco Polo e Cocacin è la parte centrale dello spettacolo. Se lei accetterà di se-

guirlo, convinta dai suoi racconti, lui potrà tor-nare a rivedere la sua città. All’ inizio lui è sicuro di farcela subito con la bambina, ma lei gli farà capire che deve conquistare la sua fiducia. Marco Polo co-mincia allora a narrare la partenza da Venezia: i viag-gi, per mare, le guerre e i deserti ci portano a visitare altri due giardini: in alto sulla montagna il giardino degli assassini e nella foresta quello dell’ immortalità. Ad interpretare la principessa-bambina ad un certo punto viene chiamata una bimba dal pubblico. Impor-tante è però il messaggio che vuole mandare l’ autore. Infatti è una fiaba dedicata ai bambini e alle difficoltà che incontrano per diventare grandi. Dalla domanda: “la principessa riuscirà a trovare la forza di lasciare i suoi giochi e incontrare lo sguardo della tigre bianca?” nascono i problemi dei ragazzi di oggi che indossano vestiti fabbricati in Cina, giocano e vanno a scuola con ragazzi di ogni nazionalità, ma uscire dalle loro case e dalla protezione dei genitori sembra loro un’impresa impossibile. Uno spettacolo che racchiude una parte storica e una morale.

Classe 2° D

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Ciao ragazzi! Eccomi tornata con il notiziario sportivo dell’istituto. Tra le notizie del giorno volevo soffermarmi sulla vittoria della finale provinciale, proprio così, le ragazze che rappresentano il nostro istituto hanno vinto il 17 aprile la finale valevole per i Giochi Sportivi Studenteschi di calcio a 5 femminile diventando campionesse provinciali ! La partita si è tenuta presso il nostro istituto contro le ragazze di Ostra Vetere. Il match è stato combattuto solo nella parte iniziale, dopo di che le nostre campionesse hanno preso il sopravvento vincendo per 6 a 2. La squadra era formata da Moscoloni Elena, Sabbatini Letizia, Benedetta Memoli, Monica Gigante, Eleonora Coppari, Martina Cultrera,Giuliana Emily Mosca,Elena Napoletano e Eleonora Vignoni . Nei lori occhi erano ben visibili tutti gli stati d’animo possibili ma uno prevaleva su tutti gli altri: la gioia, gioia che scaturisce dall’ averci creduto fino in fondo dall’aver giocato tutte unite, di aver sempre avuto un pubblico che le incitasse e per ultimo ma non per importanza la gioia di aver vinto! Una vittoria che a mio avviso meritavano perché hanno sempre fatto gioco di squadra e quando si subiva un goal non se la prendevano con una compagna perché si perde e si vince assieme. Voglio dare il giusto merito anche alle due “portiere” che hanno svolto nel migliore dei modi il loro compito subendo pochi goal. Dopo la vittoria le nostre ragazze sono state premiate con una medaglia a testa e la coppa per la scuola.

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Non per vantarmi delle nostre “maradonete” ma ci terrei a far presente che hanno dimostrato di essere sportive nel senso più vero della parola, infatti hanno applaudito le altre ragazze di vero cuore durante la premiazione. Immancabile è stato l’ urlo liberatorio esploso spontaneo alla consegna della coppa che hanno alzato al cielo al grido di : CAMPIONI CAMPIONI !!!. Un'altra notizia anche questa di un certo spessore è che martedì 6 maggio la squadra si è recata al campo di Torrette per disputare la semifinale regionale. Qui hanno vinto contro una scuola di Pesaro per 10 a 1. La squa-dra era formata da nuove ragazze sia perché molte componenti erano in gita sia perché il professore ha deciso di coinvolgere il maggior numero di ragazze per far sentire ognuna partecipe delle vittorie. Grazie alla vittoria di martedì le ragazze si trovano ora in finale contro le vincenti tra le campionesse di Mace-rata o di Ascoli Piceno. La finale per il titolo di “Campione Regionale” si terrà lunedì 12 maggio al Team Sport alle ore 9.00; la squa-dra vincitrice disputerà di diritto le finali nazionali che si terranno a Frosinone dal 25 al 30 maggio. La squadra verrà modificata nuovamente per,come ho detto prima, dare a tutte la possibilità di giocare. Purtroppo non ci sarà quel bellissimo tifo di sempre, ma già mi immagino che saremo sui banchi durante la lezione di matematica a fare le percentuali sulla vittoria delle nostre beniamine!! ma…

infatti c’è una grossa novità! Una notizia talmente grande che mi sta esplodendo dentro; SIAMO CAMPIO-

NESSE REGIONALI !!!

Mi sono permessa di usare la prima persona plurale perché credo che tutti siano orgogliosi dell’impresa com-piuta dalle nostre ragazze e a modo suo si sente partecipe del successo, sia per aver sofferto con loro, sia per aver gioito con loro, o semplicemente per aver seguito i loro trionfi attraverso il notiziario sportivo d’istituto. Avete capito bene le ragazze hanno vinto la finale regionale contro una scuola di Montegranaro. La squadra ,come già preannunciato, è stata modificata e ad essere presenti erano Emily Mosca, Monica Gigan-te, Letizia Sabbatini, Martina Cultrera, Eleonora Coppari, Elena Moscoloni, Alis Galeazzi e Eleonora Vigno-ni . Le attuali campionesse il giorno della finale sono partite da scuola per poi dirigersi a piedi al campo da gioco. Arrivate al campo inizialmente alcune hanno disputato la partita con il freno a mano tirato in balia della paura di non farcela. La paura si è rivelata inconsistente dopo aver preso coscienza che eravamo tecnicamente supe-riori. Il match si è concluso nei migliori dei modi con una schiacciante vittoria per 6 a 0. Al termine c’è stata la premiazione tutte hanno ricevuto una medaglia e per la scuola una bella coppa. Dopo una fresca doccetta, sono tornate a scuola dove hanno trovato le bidelle che si lamentavano per tutte quel-le percentuali sui banchi da dover pulire!!! Una cosa sicura al 100% è che le ragazze sono brave! Per una volta saranno le campionesse a fare un bell’applauso ai loro tifosi che se lo meritano. Ora il prossimo ostacolo da superare sono le finali nazionali,ma sono sicura che le nostre atlete non ci delude-ranno e se non dovesse andare bene non ci sono problemi: noi rimarremo sempre fieri dei loro successi. Alla prossima ragazzi,con le cronache delle finali nazionali. Emily Mosca 3C 12-05-2008

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Le feste più importanti dell’India sono il DIWALI e lo HOLI. Per la festa di DIWALI si preparano i seguenti piatti :riso condito con jogurt, piadina e dolci. I dolci si chiama-no barfi, cazrela, klakandh e si preparano così: in una grande pentola si versano gradualmente quattro litri di latte, che si fanno riscaldare, dopo un po’ si aggiunge lo zucchero. Dopo aver preparato il cibo si fa la doccia, si indossa un vestito nuovo, poi si mangiano i piatti preparati. Durante questa festa si accendono candele, che poi si mettono davanti alle porte. Anche per la festa di HOLI si preparano i piatti speciali: riso condito con jogurt, piadine, mozzarella, lentic-chie, ceci, fagioli, dolce e frutta. Si indossano vestiti di foggia indiana di colore bianco e si mangiano i piatti preparati. Dopo il pranzo, si dispone su dei piatti, un po’ di farina colorata e poi si mescola all’acqua, l’ impasto così ottenuto viene gettato da ognuno di noi sui vestiti degli altri . Il DIWALI viene celebrato per onorare il dio JAI MATA DI , mentre con HOLI si onora il dio SHRI KRI-SHENE.

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In Tunisia, il mio paese d’origine, si professa la religione mussulmana, la cui festa più importante è il Ramadan che si celebra in onore di Maometto. Per tutto il periodo del Ramadan (trenta giorni) si deve digiunare: si può mangiare soltanto dal tramonto fino all’alba. I cibi che si mangiano durante questa festa sono i seguenti: come primo piatto pane e una minestra tipica tunisi-na, per secondo l’insalata. Gli ingredienti per fare la minestra sono: cinque/sei acciughe, un bicchiere d’acqua, una costa di sedano, un barattolo di pomodoro e, se si vuole, anche della pasta corta da minestra. Il tutto si fa bollire sette/otto minuti. Prima di mangiare dobbiamo recitare un particolare preghiera. Alla fine del Ramadan si festeggia “il mese grande”: si mangia l’agnello con tutta la famiglia e i parenti. Il Ramadan lo possono festeggiare tutti, tranne i bambini fino a sette anni di età. Le persone ammalate posso-no celebrare il Ramadan nei mesi successivi, quando si sono ristabilite.

Islem Salem Classe 1° D

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Quest’anno, su invito del nostro insegnante di tecnologia, abbiamo partecipato ad un concorso promosso da Assovetro nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto con il Ministero della Pubblica Istruzione. L’oggetto del concorso era la redazione di materiali di stampo giornalistico finalizzati a svolgere una indagine sul tema “contenitori in vetro”, e in particolare sui seguenti argomenti: A) utilizzo dei contenitori in vetro; B) qualità chimico-fisiche del contenitore in vetro ed eventuali caratteristiche che lo differenzino dai contenito-ri realizzati con altri materiali; C) la raccolta differenziata dei contenitori in vetro; D) il riciclo del rottame di vetro e il suo ruolo nella tutela dell’ambiente. L’argomento ci è parso subito molto interessante soprattutto perché ci ha permesso di conoscere attraverso in-terviste e inchieste nel nostro quartiere il grado di attenzione e sensibilità della gente comune nei confronti del-la raccolta differenziata. Da un’inchiesta che abbiamo svolto in due supermercati del nostro quartiere, il Q3 di Ancona, è risultato che il vetro viene utilizzato maggiormente per gli oli, vini,liquori,il passato di pomodoro e le conserve. Da parte degli operatori e dei clienti degli stessi, si può notare una convinta adesione al tema del riciclaggio, praticato in alcu-ni casi già da molti anni (15 - 20), ma ciò non esclude alcune perplessità riguardo la qualità del servizio erogato dall’agenzia AnconaAmbiente, preposta alla raccolta differenziata. In questo caso i suggerimenti delle persone intervistate sono mirati ad ottenere un maggiore numero di contenitori specifici per il vetro e una maggiore frequenza nello svuotamento degli stessi. Tutto ciò ci fa ben sperare che questo piccolo campione sia rappre-sentativo di una società avviata verso un utilizzo più intelligente e razionale delle risorse del nostro pianeta e sensibile alla sua tutela affinché esso possa rimanere la Casa dell’uomo, bellissima e unica così come è nata milioni di anni fa. Come ultima esperienza ci siamo cimentati in un lavoro creativo, realizzando un presepe con diverse bottiglie di vetro. Giuseppe e Maria sono stati realizzati sistemando dei teli di diversi colori su delle damigiane di vetro, a Giuseppe abbiamo aggiunto anche un bastone di legno. Gesù è stato creato con un fiasco appoggiato in una cesta e semplicemente ricoperto con paglia e stoffe. I pastori, i re magi , gli angeli e le pecore sono stati realizzati con bottiglie di vetro più piccole ricoperte di stoffe e di lana. Per il cielo è bastato un sem-plice telo blu e stelle di carta. Per noi è stata una bella esperienza perché in questo modo abbiamo imparato a riciclare in modo creativo divertendoci nello stesso tempo a scoprire la versatilità di questo materiale così sem-plice ma così indispensabile: il vetro..

Classe 2° D

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Banca di Ancona - Credito Cooperativo