PERIZIA DI VALUTAZIONE DEL PROGETTO EDIPOWER · Progetto di ampliamento della Centrale...

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COMUNI DI BORDANO, CAVAZZO CARNICO, TRASAGHIS E VERZEGNIS BIM TAGLIAMENTO, COMUNITA' MONTANA DELLA CARNIA, COMUNITA' MONTANA DEL GEMONESE, CANAL DEL FERRO E VAL CANALE Progetto di ampliamento della Centrale idroelettrica di Somplago PERIZIA DI VALUTAZIONE DEL PROGETTO EDIPOWER 28 GENNAIO 2011 ing. Franco Garzon

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COMUNI DI BORDANO, CAVAZZO CARNICO, TRASAGHIS E VERZEGNIS

BIM TAGLIAMENTO, COMUNITA' MONTANA DELLA CARNIA, COMUNITA'

MONTANA DEL GEMONESE, CANAL DEL FERRO E VAL CANALE

Progetto di ampliamento della Centrale idroelettrica di Somplago

PERIZIA DI VALUTAZIONE DEL PROGETTO EDIPOWER

28 GENNAIO 2011 ing. Franco Garzon

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1 Premessa .................................................................................................................. 1

2 Stabilità dei versanti ................................................................................................. 2

2.1 Stabilità dei versanti e della Diga dell’Ambiesta .................................................. 2

2.1.1 Stabilità versanti e Diga Ambiesta per Edipower .......................................... 2

2.1.2 Stabilità versanti e Diga Ambiesta per i Comitati.......................................... 4

2.1.3 Stabilità versanti e Diga Ambiesta - analisi .................................................. 5

2.2 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo ........................................................... 8

2.2.1 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo per Edipower................................ 8

2.2.2 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo per i Comitati ............................... 8

2.2.3 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo - analisi........................................ 8

2.3 Stabilità dei versanti dei laghi e della Diga Ambiesta - sintesi........................... 10

3 Aree di stoccaggio dello smarino ............................................................................. 12

3.1 Aree di stoccaggio dello smarino per Edipower.................................................. 12

3.2 Aree di stoccaggio dello smarino per i Comitati................................................. 12

3.3 Aree di stoccaggio dello smarino - analisi ......................................................... 13

3.4 Aree di stoccaggio dello smarino - sintesi.......................................................... 14

4 Impatto sulle sorgenti ............................................................................................. 15

4.1 Impatto sulle sorgenti per Edipower ................................................................. 15

4.2 Impatto sulle sorgenti per i Comitati................................................................. 15

4.3 Impatto sulle sorgenti - analisi ......................................................................... 15

4.4 Impatto sulle sorgenti - sintesi ......................................................................... 17

5 Sedimenti e torbidità............................................................................................... 18

5.1 Sedimenti e torbidità per Edipower................................................................... 18

5.2 Sedimenti e torbidità per i Comitati .................................................................. 18

5.3 Sedimenti e torbidità - analisi........................................................................... 19

5.3.1 Volumi idrici e di sedimento nei due laghi .................................................. 19

5.3.2 Modalità dell’apporto dei sedimenti ai due laghi ......................................... 27

5.3.3 Tempo previsto per l’interrimento completo dei laghi.................................. 32

5.3.4 Previsioni sulla torbidità del Lago di Cavazzo col nuovo impianto............... 33

5.3.5 Monitoraggio e misure di mitigazione per la torbidità ................................. 35

5.4 Sedimenti e torbidità - sintesi........................................................................... 36

6 Gestione idroelettrica dei laghi Cavazzo ed Ambiesta .............................................. 38

6.1 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta per Edipower ........................ 38

6.2 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta per i Comitati ....................... 39

6.3 Gestione idroelettrica dei laghi Cavazzo ed Ambiesta - analisi........................... 40

6.4 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta - sintesi ................................ 52

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7 Impatto energetico globale dell’impianto ................................................................. 54

7.1 Impatto energetico globale per Edipower........................................................... 54

7.2 Impatto energetico globale per i Comitati.......................................................... 54

7.3 Impatto energetico globale - analisi................................................................... 55

7.4 Impatto energetico globale – sintesi .................................................................. 62

8 Variazioni di temperatura nei laghi ......................................................................... 63

8.1 Variazioni di temperatura nei laghi per Edipower ............................................. 63

8.2 Variazioni di temperatura nei laghi per i Comitati............................................. 64

8.3 Variazioni di temperatura nei laghi – analisi..................................................... 65

8.4 Variazioni di temperatura nei laghi – sintesi ..................................................... 69

9 Variazioni dell’habitat lacustre................................................................................ 72

9.1 Variazioni dell’habitat lacustre per Edipower .................................................... 72

9.2 Variazioni dell’habitat lacustre per i Comitati ................................................... 72

9.3 Variazioni dell’habitat lacustre – analisi e sintesi.............................................. 74

10 Vegetazione nella zona di cantiere........................................................................ 76

10.1 Vegetazione nella zona di cantiere per Edipower ............................................ 76

10.2 Vegetazione nella zona di cantiere per i Comitati ........................................... 76

10.3 Vegetazione nella zona di cantiere – analisi e sintesi...................................... 76

11 Sintesi e conclusioni............................................................................................ 77

11.1 Impatti principali........................................................................................... 77

11.2 Misure monitoraggio e di mitigazione ............................................................ 78

11.3 Misure di compensazione .............................................................................. 79

12 Bibliografia .......................................................................................................... 80

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1 Premessa

Il Progetto di potenziamento della Centrale idroelettrica di Somplago presentato da

Edipower risulta molto approssimativo; il corrispondente Studio d’impatto ambientale è

addirittura banale in maniera imbarazzante, perché non contiene né monitoraggi né ana-

lisi ambientali serie (non dice quasi nulla dello stato dei laghi, del bilancio energetico,

idraulico e dei sedimenti, non analizza i costi e benefici, non applica analisi idrauliche ed

ambientali approfondite ecc.).

Ad esempio, progetto e SIA descrivono in modo semplicistico e contraddittorio per-

sino la fondamentale gestione dei volumi idrici e dell’energia prodotta, tant’è che, leggen-

doli, si può prevedere che il Lago di Cavazzo potrebbe effettivamente avere escursioni di

livello anche di 2,5 m, con conseguenze micidiali per la salute del lago stesso.

Era quindi inevitabile che ci fossero proteste, e che Comitati e liberi professionisti

elaborassero relazioni contrarie al progetto che presentavano scenari di devastazione,

intollerabili per il territorio.

Per fortuna, in questo marasma di ipotesi (banalmente tranquillizzanti quelle di E-

dipower ed invece apocalittiche quelle dei Comitati) i Comuni interessati vincolarono

l'approvazione del progetto ad una serie di prescrizioni (tipo 1 m di massima escursione

nel Lago di Cavazzo e 9 m all'Ambiesta ecc.), confidando giustamente che i tecnici esperti

della Regione e del Ministero avrebbero poi saputo renderle più approfondite ed incisive.

Difatti, a settembre 2010 il Ministero dell’Ambiente, col fattivo contributo della

Regione, ha espresso un parere molto approfondito ed articolato col quale, oltre a rece-

pire in gran parte le legittime richieste dei Comuni, obbliga Edipower a fare finalmente

chiarezza sul progetto per rendere gli impatti più compatibili con l’ambiente.

Inoltre, il parere del Ministero prevede misure ottimali di monitoraggio di tutti i

parametri ambientali e, qualora tali parametri risultassero significativamente modifica-

ti, richiede che Edipower corra ai ripari, bloccando nel frattempo l’attività dell’impianto;

con tale parere, quindi, molte delle legittime osservazioni dei Comitati diventano oggi su-

perate ed inutilmente allarmistiche.

Il presente studio ha lo scopo di dare delle risposte ai Comuni rivieraschi, che ten-

gano conto sia del Progetto Edipower, sia delle osservazioni dei Comitati e sia del parere

del Ministero dell’Ambiente, in merito ai reali impatti attesi col nuovo impianto, se

siano indispensabili modifiche al progetto per ridurli, descrivendo quale sia il migliore

monitoraggio per essi e quali siano i provvedimenti da prendere per garantire uno svilup-

po sostenibile del territorio compatibile con l’opera, in modo che la ricaduta sia nel com-

plesso positiva.

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2 Stabilità dei versanti

2.1 Stabilità dei versanti e della Diga dell’Ambiesta

2.1.1 Stabilità versanti e Diga Ambiesta per Edipower

Le sponde del Bacino dell’Ambiesta sono caratterizzate da depositi quaternari, con

origine e spessore variabili su tutti i versanti, in maggior parte costituiti da materiali

grossolani e solo localmente con presenza di frazione fine.

Tabella 2.1: campionamento del materiale costituente le sponde del Bacino dell’Ambiesta (Edipower).

Le rive non presentano fenomeni di dissesto significativi, se non per qualche evento fra-

noso circoscritto che interessa terreni sciolti e casi locali di crollo di massi dalle pareti. Si

considerano pertanto i volumi coinvolti di entità modesta, tali da non comportare perico-

lo per l’invaso.

Attraverso simulazione numerica è stato analizzato il fenomeno del rapid-draw-down,

cioè il processo di rapido abbassamento del livello del bacino. Si sono simulati 30 cicli di

svaso e invaso e si è visto che lo spostamento dei punti di controllo si è verificato nei

primi 3-5 cicli, stabilizzandosi in seguito con deformazioni in campo elastico.

I risultati hanno evidenziato quindi condizioni di stabilità anche in condizioni di svaso

rapido.

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Figura 2,1: spostamento dei punti di controllo nel corso dei cicli di invaso e svaso (Edipower).

Figura 2.2: fenomeno di erosione superficiale lungo la sponda destra (Edipower).

Per quanto riguarda la Diga dell’Ambiesta, il progetto Edipower non prende in conside-

razione alcun problema sulla sua stabilità e capacità di tenuta.

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2.1.2 Stabilità versanti e Diga Ambiesta per i Comitati

Di questo argomento, di gran lunga più significativa è l’approfondita analisi esposta

nella relazione Cella-Tosoni [1], secondo cui sul Bacino dell’Ambiesta si possono verifica-

re dei dissesti significativi, sia in fase di invaso che in fase di svaso.

Nella fase di invaso possono instaurarsi fenomeni di aumento di peso specifico per

imbibizione, incremento dei processi di dissoluzione per carsismo, erosione meccanica e

saturazione dei terreni fini con fluidificazione.

Nella fase di svaso invece ci possono essere dei dissesti a causa del rapido svuota-

mento del bacino ( con un aumento delle sovrappressioni interstiziali che causano la di-

minuzione della resistenza al taglio dei terreni) ed a causa della mancanza di spinta idro-

statica sulle sponde. Inoltre possono verificarsi dei fenomeni di dissesto sulle sponde a

valle del corpo diga, per effetto delle rapide variazioni di pressione sul manufatto (con

possibile ampliamento della fessure presenti nel corpo diga).

Per quanto riguarda la Diga dell’Ambiesta, le relazioni Cella-Tosoni [1] e Frànzil [2]

considerano che le fessurazioni presenti nel corpo diga saranno soggette ad amplificazio-

ni a causa dell’aumento della frequenza e dell’entità delle sollecitazioni sul corpo diga.

Figura 2.3: immagine fessurazioni in sponda sinistra nella diga dell’Ambiesta (Cella Tosoni [1]).

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Figura 2.4: immagine fessurazioni in sponda destra nella diga dell’Ambiesta (Cella Tosoni [1]).

2.1.3 Stabilità versanti e Diga Ambiesta - analisi

Il campionamento per la classificazione dei litotipi è stato svolto dal progetto per i

terreni dei depositi sciolti presenti presso le sponde del Bacino dell’Ambiesta. Le analisi

di laboratorio hanno permesso di stabilire la classe granulometrica, la permeabilità e la

resistenza al taglio attraverso l’utilizzo di relazioni empiriche. Il modello numerico per la

simulazione per il fenomeno del rapid-draw-down e stato tarato attraverso i parametri di

laboratorio calcolati.

Le valutazioni svolte da Edipower possono considerarsi sufficientemente approfon-

dite. Le frane presenti evidenziate da Cella-Tosoni [1] esistono ma si possono classificare

come aree di scivolamento e zone di distacco puntuali.

Dall’analisi delle foto e dai sopralluoghi, risulta che il volume che le caratterizza è

dell’ordine dei 10÷100 mc, con una frequenza di eventi di scivolamento stimabile in me-

dia di 2÷3 eventi ogni anno lungo le sponde (con un massimo ipotizzabile di 1000

mc/anno): questa quantità, confrontata con la capacità utile del Bacino dell’Ambiesta,

pari a 3.600.000 mc oppure con gli apporti di sedimento dalla presa (vedasi Cap. 5) risul-

ta di importanza limitata per la sicurezza e la funzionalità del bacino artificiale.

Anche le eventuali onde generate da tali scivolamenti di terre e rocce sarebbero rela-

tivamente contenute, rappresentando un rischio potenziale solo per qualche escursioni-

sta che casualmente si trovasse nei pressi proprio in quel momento (il lago non è fre-

quentatissimo dai turisti), ma non per la diga ed il bacino nel loro complesso.

Comunque, al fine di monitorare la morfologia del bacino e la consistenza di tali

smottamenti localizzati, risulta necessario eseguire sin da subito e con cadenza dieci an-

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ni una batimetria completa del lago dell’Ambiesta e delle sue sponde, sino a 5 m sopra la

quota di massimo invaso, corredata da una documentazione fotografica accurata di tutte

le sponde stesse; tali rilievi risultano utili anche ad Edipower per la gestione

dell’impianto per avere sotto controllo l’interramento complessivo del bacino.

Una copia della batimetria ed una della documentazione fotografica saranno messe

a disposizione sia dei Servizi preposti alla sicurezza idrogeologica della Regione Friuli,

che dei tre Comuni interessati.

Per quanto riguarda i timori per un presunto ampliamento delle fessure nel corpo

della Diga dell’Ambiesta e per perdite idriche e rischi conseguenti, il fenomeno può ap-

parire preoccupante alla maggior parte delle persone e dei tecnici con tali opere non sono

avvezzi a trattare; e’ un po’ come preoccuparsi perchè la punta di un grattacielo oscilla di

3 metri quando tira vento o perchè al terz’ultimo piano ci sono delle fessure di 6 mm

nell’intonaco.

Il Sottoscritto è stato Responsabile della Sicurezza di 24 dighe del Nord Italia nel

1999-2000, per conto del Servizio Nazionale Dighe italiano, e può garantire alcune cose:

1. le fessure e le infiltrazioni nella diga dell’Ambiesta sono comuni praticamente

a tutte le dighe d’Italia e non solo, e nessuno si sogna di dire che tutte le di-

ghe d’Italia siano a rischio;

2. la Diga dell’Ambiesta, come ogni altra diga d’Italia, è sottoposta allo stretto

controllo del Ministero, che prevede una visita semestrale nel corso della

quale viene verificata, mediante sopralluogo ed analisi della cospicua stru-

mentazione di controllo presente in diga, la condizione di sicurezza dei ma-

nufatti;

3. per ogni diga esiste un protocollo di controllo di sicurezza (Foglio di Condi-

zioni per la Manutenzione e l’Esercizio, che per le 24 dighe di cui sopra furo-

no redatti nel 2000 dal sottoscritto) che prevede ogni giorno verifiche specifi-

che, precise e continue di perdite e dilatazioni, e che in caso di eccesso delle

stesse (quindi quando si è ancora lontanissimi dai problemi di vero rischio di

lesioni) allerta immediatamente sia il Gestore che la Protezione Civile, la qua-

le a sua volta ne informa i Sindaci ecc.

4. Il presunto incremento di sollecitazioni alla diga dovuto all’aumentata escur-

sione giornaliera dei livelli col nuovo impianto, ha in effetti qualche remota

possibilità di dare luogo ad un allentamento della roccia d’imposta; in tal ca-

so, comunque, ben prima di ogni lesione pericolosa, la strumentazione di

controllo esistente darà segno di tale allentamento e quindi, o Edipower met-

terà in sicurezza con infiltrazioni o altro intervento la diga, oppure rinuncerà

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al pompaggio; il tutto comunque avverrà sotto lo stretto controllo di Protezio-

ne Civile ed Enti di controllo vari di cui sopra.

5. Edipower ha inoltre prodotto una relazione estremamente rassicurante in

merito al comportamento statico ed al fenomeno della fessurazione del corpo

diga, (analisi agli elementi finiti, Studio Marcello, Milano [3]).

Quindi, le perplessità sulla stabilità della diga sono legittime e ampliamente docu-

mentate sul piano geologico, ma non trovano nessuna conferma sul piano ingegneristico,

poiché se si considera il comportamento statico e dinamico, nonché le modalità con cui

tali opere vengono progettate e realizzate, si può constatare che la diga dell’Ambiesta pre-

senta problematicità non significative e comuni a qualsiasi diga in Italia e nel mondo,

anche se gestita col pompaggio in progetto.

Comunque, quale ulteriore misura di monitoraggio e controllo, si ritiene necessario

che si aggiunga alla strumentazione esistente (qualora già non ci fosse) un sistema di

canalette per la raccolta di tutte le permeazioni delle fessure in corpo diga e nelle impo-

ste, in grado di convogliarle ad uno stramazzo totalizzatore che ne misuri la portata in

continuo. Il misuratore dovrà essere collegato (come tutte le altre strumentazioni di con-

trollo lo sono già) al Posto di Telecontrollo del Gestore (operativo 24 ore su 24) ed anche

alla Protezione Civile, in modo tale da poter segnalare un eventuale aumento anomalo di

portata permeata.

Figura 2.5: panoramica Lago di Verzegnis (Ambiesta); sullo sfondo, l’opera di presa (gennaio 2011).

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2.2 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo

2.2.1 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo per Edipower

I dissesti sul Lago di Cavazzo sono dovuti a fenomeni puntuali di caduta massi che

non hanno relazione con le oscillazione del livello del lago e non comportano pericolo.

I campionamenti del materiale sulle sponde del lago suggeriscono una presenza ele-

vata di frazione grossolana, con caratteristiche di elevata permeabilità (Tabella seguente).

Tabella 2.2: campionamento del materiale costituente le sponde del Lago di Cavazzo (Edipower).

Anche per il Lago di Cavazzo è stata svolta la simulazione numerica del fenomeno del

rapid-draw-down, il quale ha evidenziato che le pressioni interstiziali si dissipano in

tempi analoghi a quelli dell’abbassamento del lago, non creando problemi di stabilità.

2.2.2 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo per i Comitati

Sul Lago di Cavazzo sono presenti “”crolli diffusi di massi dalle pareti sovrastanti e

buona parte delle sponde è soggetta a erosione, a causa della presenza di una coltre de-

tritica erodibile [1] [2].

Una parte della sponda destra (settore nord-ovest del lago) è caratterizzata da una

falesia rocciosa molto instabile, tanto da richiedere una serie di interventi di contenimen-

to, sopra la strada, già previsti da Edipower.

La continua e rapida variazione dei livelli idrici e l’azione erosiva delle acque posso-

no accelerare l’allentamento locale della roccia ed innescare fenomeni di instabilità su

buona parte del versante.

2.2.3 Stabilità dei versanti del Lago di Cavazzo - analisi

Come per il caso dell’Ambiesta, occorre anche in questo caso chiarire quando una

situazione comporti un rischio reale e significativo perché, se da un lato senz’altro molte

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delle previsioni di alcuni geologi [1] sono corrette, dall’altro si tratta di fenomeni non mol-

to significativi né preoccupanti.

In particolare, si ha che:

1. i “crolli diffusi” succitati sono in realtà né più né meno frequenti ed intensi di

quelli che si possono vedere in qualsiasi versante della Carnia di simili carat-

teristiche geo-morfo-litologiche;

2. gli interventi sulla falesia di Edipower di cui sopra, non hanno nulla a che

vedere né ora né in futuro con la gestione delle acque del Lago di Cavazzo,

ma servono solo per la tutela dei fruitori della strada;

3. gli scivolamenti di piccole porzioni di materiale nel lago presso le sponde è

del tutto normale e comune a qualsiasi lago, artificiale e non, poiché incide

assai di più il moto ondoso che l’abbassamento repentino del livello per dar

luogo a tali fenomeni;

4. i possibili fenomeni d’instabilità delle sponde del lago dovrebbero essere co-

munque molto contenuti poiché, a differenza del Bacino dell’Ambiesta, le e-

scursioni del livello del pelo libero sono circa 10 volte inferiori.

Come per il caso del Lago d’Ambiesta (Paragrafo 3.5.2), anche a Cavazzo questi e-

venti apportano al lago materiale solido in quantità assai trascurabile (1000 mc/anno

stimati) rispetto a quello immesso dall’impianto ed inoltre eventuali conseguenze di tali

piccoli smottamenti rappresentano un rischio assai remoto e poco significativo per cose e

persone.

Per quanto riguarda la linea di battigia, è ovvio che l’escursione giornaliera di 1 m

del livello idrico renderà quasi impossibile la colonizzazione della vegetazione di riva e

quindi si acuirà l’erosione dovuta al lieve moto ondoso naturale del lago; se a ciò si ag-

giunge il problema della maggiore velocità della corrente col nuovo impianto, soprattutto

in prossimità della galleria di presa, il problema dell’erosione può acuirsi, anche se si

ritiene non divenga mai un fenomeno significativo.

Anche in tal senso, si ritiene assai utile realizzare allo sbocco dello scarico della

Centrale un manufatto che prelevi e restituisca al lago le acque ad una quota più profon-

da di quella superficiale, proposto dal presente studio quale misura di contenimento del

fenomeno del probabile raffreddamento delle acque (vedasi il Capitolo 8).

Comunque, per tenere monitorato il fenomeno dell’erosione spondale, si ritiene op-

portuno anche qui, come per l’Ambiesta, eseguire sin da subito e con cadenza ogni dieci

anni un rilievo topo-batimetrico completo del Lago di Cavazzo e delle sue sponde, sino a

5 m sopra la quota di massimo invaso, corredata da una documentazione fotografica ac-

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curata di tutte le sponde stesse; tali rilievi risultano utili anche ad Edipower per la ge-

stione dell’impianto per avere sotto controllo l’interramento complessivo del bacino.

2.3 Stabilità dei versanti dei laghi e della Diga Ambiesta - sintesi

Dai sopralluoghi e dallo studio dei documenti, risulta che eventuali movimenti fra-

nosi o di scivolamento di parti di versante lungo le rive dei due laghi sono poco numerosi

e relativamente di lieve entità (2÷3 gli eventi degni di nota ogni anno con un massimo

totale ipotizzabile di 1000 mc/anno per ciascun lago) se paragonati ai volumi idrici di

vari milioni di metri cubi che caratterizzano i due bacini di Cavazzo e dell’Ambiesta; su

qualsiasi lago delle Alpi si riscontrano gli stessi fenomeni.

Le perplessità sulla stabilità della Diga dell’Ambiesta non trovano nessuna confer-

ma sul piano ingegneristico, poiché se si considera il comportamento statico e dinamico,

nonché le modalità con cui tali opere vengono progettate, realizzate e soprattutto accura-

tamente monitorate, si può constatare che la Diga dell’Ambiesta presenta problematicità

non significative e comuni a qualsiasi diga in Italia e nel mondo, anche se gestita col

pompaggio in progetto.

Comunque, quale ulteriore misura di monitoraggio e controllo, si ritiene necessario

che si aggiunga alla strumentazione esistente (qualora già non ci fosse) un sistema di

canalette per la raccolta di tutte le permeazioni delle fessure in corpo diga e nelle impo-

ste, in grado di convogliarle ad uno stramazzo totalizzatore che ne misuri la portata in

continuo. Il misuratore dovrà essere collegato (come tutte le altre strumentazioni di con-

trollo lo sono già) al Posto di Telecontrollo del Gestore (operativo 24 ore su 24) ed anche

alla Protezione Civile, in modo tale da poter segnalare un eventuale aumento anomalo di

portata permeata.

Per quanto riguarda la linea di battigia del Lago di Cavazzo, è ovvio che l’escursione

giornaliera di 1 m del livello idrico renderà assai difficile la colonizzazione della vegeta-

zione di riva e quindi si acuirà l’erosione che già oggi avviene a causa delle onde del lago;

se a ciò si aggiunge il problema della maggiore velocità della corrente col nuovo impianto,

soprattutto in prossimità della galleria di presa, il problema dell’erosione può acuirsi,

aumentando anche del 50 % il numero e/o le quantità degli episodi di lieve franamento,

anche se si ritiene non divenga mai un fenomeno significativo per il lago.

In tal senso, comunque, si ritiene assai utile realizzare allo sbocco dello scarico del-

la Centrale un manufatto che prelevi e restituisca al lago le acque ad una quota più pro-

fonda di quella superficiale (vedasi il Capitolo 8) in modo da ridurre le turbolenze della

corrente immessa.

Comunque, per tenere monitorato il fenomeno dell’erosione spondale, si ritiene op-

portuno eseguire sin da subito e con cadenza ogni dieci anni un rilievo topo-batimetrico

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completo del Lago di Cavazzo e dell’Ambiesta e delle loro sponde, sino a 5 m sopra la

quota di massimo invaso, corredato da una documentazione fotografica accurata di tutte

le sponde stesse; tali rilievi risultano utili anche ad Edipower per la gestione

dell’impianto per avere sotto controllo l’interramento complessivo del bacino.

Una copia della batimetria ed una della documentazione fotografica saranno messe

a disposizione sia dei Servizi preposti alla sicurezza idrogeologica della Regione Friuli,

che dei tre Comuni interessati.

Figura 2.6: particolare della sponda del Lago di Cavazzo, lato sud (gennaio 2011).

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3 Aree di stoccaggio dello smarino

3.1 Aree di stoccaggio dello smarino per Edipower

Sono state eseguite delle indagini per rilevare il limite di separazione verticale tra lo

smarino esistente e la roccia calcarea sottostante e per stabilire la presenza della falda; i

risultati hanno mostrato dei livelli asciutti fino a 36-40 m dal piano di campagna, con

spessori medi dello smarino presente di 7,25 m.

Sono state effettuate le verifiche di stabilità generali (Janbu semplificato, Bishop

semplificato e Fellenius) e le verifiche di stabilità in condizioni sismiche, in condizioni di

falda assente (uguali alle condizioni di falda reale) e in condizioni di sovraccarico riparti-

to.

Osservando verificati i parametri di stabilità, si afferma che le aree di stoccaggio so-

no in grado di sopportare il carico dello smarino da stoccare. In particolare la zona S1

risulta stabile nel caso in cui vengano realizzati i muri di contenimento previsti dal pro-

getto.

3.2 Aree di stoccaggio dello smarino per i Comitati

Il materiale di riporto esistente nelle aree di stoccaggio è stato riversato senza alcu-

na cernita o compattazione e per questo si ipotizza che esso oggi costituisca una spessa

coltre di materiale instabile.

La tecnica HVSR utilizzata per eseguire le indagini per conto di Edipower, può su-

bire le interferenze dei rumori della centrale e pertanto è possibile un’influenza sui dati

raccolti.

Alcuni valori del margine di sicurezza calcolato per le sezioni nelle aree di accumulo, so-

no troppo prossimi al valore di equilibrio.

I fenomeni franosi possono essere causati dall’inclinazione della roccia in posto, da carat-

teristiche meccaniche scadenti, dal comportamento non lineare del suolo in occasione di

eventi sismici significativi, dal sovraccarico compreso tra 24-47 m di altezza e dalla pre-

senza della falda.

Si ipotizzano inoltre possibili cedimenti dei muri di contenimento dell’accumulo del mate-

riale di scavo e l’innesco di frane per aumento del carico lungo tutto il versante interessa-

to dall’intervento.

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3.3 Aree di stoccaggio dello smarino - analisi

Il rumore ambientale di fondo dovuto alla Centrale può effettivamente aver interferi-

to con le prove HVSR svolte; l’errore indotto, comunque, è stimabile in pochi punti per-

centuali e non dovrebbe inficiarne la veridicità dei risultati.

Inoltre, le verifiche eseguite da Edipower in merito alla stabilità del deposito, hanno

considerato un angolo di attrito del materiale pari a 30÷38°; il valore massimo stimato

per materiali di risulta da scavo di gallerie con fresa è pari a 35° e quindi il valore mas-

simo adottato nelle verifiche risulta troppo elevato, riducendo ulteriormente i coefficienti

di sicurezza delle verifiche di stabilità eseguite, che comunque rimangono sempre positi-

ve.

Il deposito esistente e quello futuro sono collocati, però, in una zona a monte

dell’impianto della centrale di Somplago, tanto che un eventuale frana di materiale po-

trebbe interessare solamente parte delle opere della Centrale e della relativa sottostazio-

ne.

Siccome è evidente che non è nell’interesse della società Edipower avere un deposi-

to di smarino instabile a ridosso dei propri manufatti si presume che essa adotti ogni

precauzione per non subire danni e, comunque, nel caso di un improbabile frana sarà

loro interesse ed onere ripristinare le condizioni di stabilità dello smarino.

Comunque, nel Parere del Ministero (D.M. 570 09/09/2010 [4]) la Commissione

Tecnica VIA nei punti 5 e 6 prevede la redazione di due specifici Progetti, uno per il riuti-

lizzo delle terre e rocce da scavo ed uno degli interventi di rinaturalizzazione delle aree di

cantiere, per i quali si auspica che Edipower approfondisca le tematiche sulla stabilità

dei depositi di cui sopra, se non per la propria sicurezza almeno per superare le verifiche

del Ministero e della Regione Friuli (vedasi in [4] anche i punti 1.a ed 1.b delle prescrizio-

ni della Regione), a cui tali progetti saranno da sottoporre.

Ancora, nel parere [4] la Commissione VIA al punto 13 prevede anche uno specifico

Piano di monitoraggio della stabilità dei versanti.

A parte il richiedere che i dati del monitoraggio dei versanti di cui sopra vengano

aggiunti a quelli del monitoraggio della Diga dell’Ambiesta (paragrafo 2.1.3), in linea ge-

nerale, si rimette al Gestore l’attività di ottimizzare tale sistemazione dello smarino, pro-

gettandola in maniera più accurata, e monitorandola nel migliore dei modi sotto il con-

trollo di Ministero e Regione come richiesto nel parere [4], e si ritiene quindi non preoc-

cupante tale tematica per il territorio ed i Comuni interessati.

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3.4 Aree di stoccaggio dello smarino - sintesi

Il rischio che comporta un’eventuale instabilità del deposito del materiale di scavo

non mette in pericolo altri manufatti se non quelli a servizio della Centrale di Som-

plago; è curioso immaginare ch Edipower non lo realizzi al meglio, mettendo a ri-

schio l’efficienza del proprio impianto.

Il Parere del Ministero obbliga Edipower ad eseguire un progetto esecutivo dello

stoccaggio assai più accurato di quello lacunoso sinora presentato, oltre ad eseguire

prove geotecniche preventive e monitoraggi che garantiranno comunque perfetta-

mente la stabilità del rilevato di stoccaggio.

Il problema quindi risulta non significativo né preoccupante; si ritiene opportuno

che i dati del monitoraggio possano essere visibili anche dai tecnici dei Comuni in-

teressati, analogamente ai dati essenziali dei monitoraggi della Diga dell’Ambiesta

visti nel precedente capitolo.

Figura 3.1: ingresso Centrale di Somplago e sovrastante area stoccaggio dello smarino (gennaio 2011).

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4 Impatto sulle sorgenti

4.1 Impatto sulle sorgenti per Edipower

L’area soggetta allo scavo della galleria di progetto è caratterizzata da acquiferi pro-

fondi con permeabilità per fratturazione e carsismo. Non esiste una vera e propria falda

ma piuttosto delle zone di saturazione e la circolazione idrica sotterranea presenta aspet-

ti complicati a causa di vie preferenziali di flusso, carsismo e fratturazione delle rocce.

Le uniche sorgenti vicino alla galleria sono le sorgenti CRETIS collocate a 350 m di di-

stanza ed 80 m più in alto della quota della galleria.

Per il futuro sono previste indagini e rilevamenti preliminari con lo scopo di implementa-

re un modello 3D per la simulazione della circolazione idrica. Una volta ottenuto e tarato

il modello, si procederà con la simulazione dello scavo della galleria e nel caso di interfe-

renza galleria-sorgenti, si progetteranno degli interventi per minimizzarne gli effetti.

4.2 Impatto sulle sorgenti per i Comitati

Secondo la relazione Cella-Tosoni [1], la zona relativa allo scavo della galleria è dif-

fusamente interessata a fenomeni carsici e le sorgenti sono alimentate da una falda ac-

quifera profonda che circola nelle fratture delle rocce del monte Faeit. Lo scavo della gal-

leria recherebbe sicuro danno alla circolazione sotterranea con la possibilità di interrom-

pere una complessa rete di fratture interconnesse, con sicura interferenza per le impor-

tanti sorgenti idropotabili del rio Vaat.

È inoltre stata testimoniata la scomparsa di due sorgenti a seguito dello scavo della

prima galleria. Un altro problema potrebbe essere quello dell’inquinamento della falda

acquifera a causa degli additivi utilizzati durante lo scavo, con sicuro inquinamento

dell’intero bacino ipogeo.

La costruzione del solettone in cemento armato per l’attraversamento del torrente

Faeit, può provocare il blocco definitivo del flusso della falda di subalveo a seguito di i-

niezioni impermeabilizzanti. Inoltre esiste la possibilità di inquinamento delle acque del

rio con conseguenze per l’allevamento ittico a valle.

4.3 Impatto sulle sorgenti - analisi

Innanzitutto occorre sfatare la preoccupazione di impatti devastanti dovuto ai mezzi

di scavo della nuova galleria di adduzione, ed in particolare della fresa; per esperienza

diretta dello scrivente, purché non venga utilizzata una fresa TBM del tipo EPB, che uti-

lizza tensioattivi per rimaneggiare il materiale del fronte di scavo, non ci si devono atten-

dere immissioni di sostanze inquinanti nel circuito idrico sotterraneo.

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Inoltre, le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente [4] prevedono che:

1. si predisponga un apposito Piano di gestione e monitoraggio di tutte le acque

di cantiere, con tutta una serie di prescrizioni sull’utilizzo e lo smaltimento

delle acque onde evitare fonti d’inquinamento;

2. si realizzi un modello matematico tridimensionale della falda in grado di cui

lo simulare la circolazione idrica sotterranea; in merito a questo, però, non ci

si può aspettare rilevazioni molto attendibili perché, come giustamente rile-

vano Cella-Tosoni [1], o si spendono milioni di euro in indagini geognostiche

a tappeto, oppure ci si accontenta di fornire solo indicazioni di massima sui

possibili impatti, dato che bastano un condotto carsico di collegamento o

qualche cavità sotterranea a sovvertire ogni previsione;

3. si effettui un continuo e preciso monitoraggio delle sorgenti esistenti, verifi-

candone ogni parametro.

Non si può escludere a priori che dai monitoraggi emerga un impatto sulle sorgenti,

non tanto come inquinamento ma come portate d’acqua disponibili, perché la galleria

può richiamare a sé le acque sotterranee, sottraendole al circuito che alimenta le sorgenti

stesse.

In tal caso, un rimedio possibile è di predisporre nella nuova galleria una sistema di

raccolta delle acque ipogee, probabilmente potabili, che saranno intercettate e di accu-

mularle in serbatoi da dove, mediante pompaggio in tubazioni poste nella galleria stessa,

riportarle in quota; da qui, sarà possibile riconsegnarle alle sorgenti mediante tubazioni

apposite sotterranee messe in opera con la tecnologia del microtunneling, che permette di

eseguire perforazioni di piccolo diametro lunghe sino ad 1 km.

Comunque, in linea generale è assai più probabile che impatti su larga scala non ce

ne saranno; le uniche sorgenti potenzialmente a rischio appaiono le Cretis, che alimen-

tano l’acquedotto di alcune frazioni, per le quali comunque si ritiene possibile

l’alimentazione artificiale di cui sopra in caso di problemi.

Per quanto riguarda la realizzazione del solettone in calcestruzzo per sottopassare il

rio Faeit, è probabile che avvenga un parziale arresto con risalita della falda a monte, ma

è altrettanto probabile una sua ricarica a valle, date le caratteristiche granulometriche

del materiale di subalveo, e non si prevedono problemi significativi.

Per estrema sicurezza, onde evitare comunque che si verifichino col cantiere o ad

opere realizzate conseguenze sull’allevamento ittico di valle, si ritiene necessario predi-

sporre un monitoraggio in continuo delle acque del rio in corrispondenza alla presa

dell’allevamento ittico, con l’immediata interruzione dei lavori o dell’esercizio in caso di

rilevamento di solidi sospesi in eccesso e la realizzazione di un impianto di filtrazione,

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oltre al pagamento di eventuali danni. Comunque, si considera altresì basso il pericolo di

inquinamento, poiché i materiali utilizzati sono inerti (boiacca, calcestruzzo).

Quindi, in estrema sintesi, al di là degli scenari apocalittici e fuorvianti dei Comita-

ti, un impatto negativo sulle sorgenti e sulle acque superficiali è possibile e va pertanto

monitorato continuamente prendendo ogni precauzione, come dettagliatamente indicato

dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Friuli [4] che ne avranno il controllo; eventua-

li impatti che si possano verificare risultano comunque rimediabili con opportune tecno-

logie di ripristino, tra cui quelle sopra descritte.

4.4 Impatto sulle sorgenti - sintesi

Al di là degli scenari apocalittici e fuorvianti dei Comitati, un impatto negativo sulle

sorgenti e sulle acque superficiali è possibile e va pertanto monitorato continuamente

prendendo ogni precauzione, come dettagliatamente indicato dal Ministero dell’Ambiente

e dalla Regione Friuli [4], enti ai quali Edipower dovrà fare riferimento.

I macchinari e le tecnologie utilizzati, inoltre, dovranno essere a bassissime emis-

sioni che potrebbero inquiare le falde, come imposto dal parere del Ministero.

Onde evitare che si verifichino col cantiere o ad opere realizzate conseguenze

sull’allevamento ittico di valle dell’attraversamento del rio Faeit, si ritiene necessario pre-

disporre un monitoraggio in continuo delle acque del rio in corrispondenza alla presa,

con l’immediata interruzione dei lavori o dell’esercizio in caso di rilevamento di solidi so-

spesi in eccesso e la realizzazione di un impianto di filtrazione, oltre al pagamento di e-

ventuali danni.

Per il resto, il Parere del Ministero pone già sufficienti controlli, studi e monitoraggi

a garanzia che il problema delle sorgenti non dovrebbe rilevarsi significativo.

In particolare, si segnala l'opportunità che Edipower per i monitoraggi delle sorgenti

Cretis si avvalga dell'importante collaborazione del Gruppo speleologico di Tolmezzo, che

già oggi con il Comune di Cavazzo Carnico collabora in tal senso.

Eventuali riduzioni di portata alle sorgenti che si possano verificare, risultano co-

munque rimediabili con opportune tecnologie di ripristino, come predisporre nella nuova

galleria di pompaggio un sistema di raccolta delle acque ipogee che saranno intercettate e

di accumularle in serbatoi da dove, mediante pompe, riconsegnarle alle sorgenti median-

te tubazioni sotterranee apposite.

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5 Sedimenti e torbidità

5.1 Sedimenti e torbidità per Edipower

C’è da rilevare innanzitutto che è quasi inammissibile che un progetto come quello

in questione, su un argomento importantissimo come questo, non sia partito da

un’analisi batimetrica dei due laghi, corredata da analisi litologiche e qualitative dei se-

dimenti, senza neppure un tentativo di modellazione idraulica degli effetti degli scarichi.

Comunque sia nel futuro, secondo Edipower, a seguito del potenziamento della

centrale, si avrà un aumento dei solidi in sospensione a causa della bidirezionalità dei

flussi, fino a quando non si sarà instaurato un nuovo regime stazionario. Anche in segui-

to alle condizioni di stazionarietà ci sarà un incremento dei solidi in sospensione a causa

della maggiore velocità della corrente e della maggiore velocità di variazione dei livelli i-

drici.

L’aumento della torbidità favorirà l’assorbimento dell’energia solare con un conseguente

aumento delle temperature del lago. Per quanto riguarda gli effetti sulla fotosintesi si a-

vrà un impatto neutro poiché essa si ridurrà per un minore irraggiamento, ma aumente-

rà per maggior disponibilità di nutrienti.

Un ulteriore aumento di sedimenti nel Lago di Cavazzo si ha e si avrà anche nel futuro in

concomitanza con fenomeni atmosferici intensi o nei periodi invernale-primaverili duran-

te lo scioglimento delle nevi.

5.2 Sedimenti e torbidità per i Comitati

Nella relazione Cella-Tosoni [1] si rileva che una maggiore velocità delle correnti,

assieme alla bidirezionalità dei flussi, aumenterà la quantità di sedimenti in sospensione.

Il materiale fine in sospensione proviene dalle opere di captazione per il Bacino

dell’Ambiesta che raccoglie le acque del bacino dell’alto Tagliamento con una portata so-

lida media di 0,1 kg/mc, con punte di 8 kg/mc durante le piene.

La massa idrica in arrivo dall’Ambiesta provoca una corrente che si propaga sul fondale

del Lago di Cavazzo poiché più fredda e più torbida. Questa corrente causa un flusso di

acque torbide superficiale durante eventi di piena.

L’aumento dei sedimenti provocherà inoltre una accelerazione della velocità di interri-

mento del Lago di Cavazzo, che si trasformerà artificiosamente prima in acquitrino e poi

in palude.

L’ ing. Frànzil [2] è in accordo con quanto sopra e stima che nel Bacino dell’Ambiesta ci

sia un deposito di 1.000.000 mc di fanghi con uno spessore medio di 3 metri, che fini-

ranno entro breve tempo al Lago di Cavazzo.

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5.3 Sedimenti e torbidità - analisi

Data la carenza d’informazioni che il progetto fornisce, per effettuare un’analisi cre-

dibile del problema dei sedimenti, lo studio si è dovuto sviluppare nel seguente modo:

1. viene analizzato lo stato attuale d’interrimento dei due laghi, in funzione di fo-

tografie, dati storici e sopralluoghi;

2. vengono fatte ipotesi sugli apporti solidi dai versanti e dalle prese degli im-

pianti idroelettrici, che siano compatibili con le quantità di materiale effetti-

vamente accumulatosi nei due laghi;

3. vengono fatte delle ipotesi credibili sull’evoluzione di tale apporto solido con la

realizzazione del nuovo impianto;

4. infine, viene analizzato come i nuovi apporti solidi potranno influire sulla tor-

bidità delle acque, in particolare del Lago di Cavazzo.

5.3.1 Volumi idrici e di sedimento nei due laghi

- Lago di Cavazzo

I dati a disposizione per comprendere la variazione delle superfici e dei volumi del

Lago di Cavazzo durante il tempo sono scarsi, tuttavia si è cercato di capire quali tra-

sformazioni esso abbia subito durante i periodo precedente e seguente alla costruzione

della Centrale di Somplago. Inoltre i valori riguardanti le superfici ed i volumi, spesso

non sono correttamente accompagnati ad un valore relativo alla loro quota di riferimento,

causando confusione nel momento in cui si devono eseguire delle comparazioni.

Il Lago di Cavazzo originariamente presentava una superficie di circa 1,75 kmq, relativa

alla quota di sfioro naturale cioè 196,9 m s.m.

In seguito agli interventi di costruzione della centrale, la superficie del lago è stata ridot-

ta, soprattutto a causa dell’abbassamento del livello idrico massimo che di solito oggi

non supera mai la 194,70 m s.m., anche se la concessione permetterebbe al gestore di

arrivare alla 196.9 m s.m.

La diminuzione del tirante idrico ha permesso l’emersione dopo il 1956 di alcune porzioni

di terreni (vedasi Figura 5.1), soprattutto nella zona meridionale del lago dove la profon-

dità era molto bassa; nelle zone emerse a sud del lago, oggi si trova un’ampia area a ver-

de con attrezzature ed infrastrutture ricreative, oltre ad un campo da calcio ed un’area

naturalistica con canneto, mentre a nord vi sono opere accessorie della centrale.

Dalla cartografia IGM, presente sul sito internet della Regione Friuli Venezia e Giulia

(http://www.irdat.regione.fvg.it/Consultatore/GISViewer.jsp), si può ricavare la superfi-

cie relativa alla quota SADE 194,4 m s.m., ottenendo un valore pari a circa 1,19 kmq.

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Figura 5.1: a sinistra le sovrapposizioni delle superfici del Lago di Cavazzo prima e dopo la costruzio-ne della Centrale di Somplago; a destra ortofoto 2006 del lago, ricavata da Google Earth.

Per meglio comprendere quali siano state le variazioni dei volumi e delle superfici del la-

go, si sono confrontati il diagramma dei volumi e delle superfici presente nel progetto

originale della Centrale di Somplago (Figura 5.2), con la batimetria ricavata dallo studio

eseguito da Miccoli e Specchi nel 1977 [5].

Figura 5.2: diagramma dei volumi e delle superfici, come riportato nel progetto originale per la cen-trale di Somplago (1956).

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Figura 5.3: batimetria secondo Miccoli e Specchi (1977) [5].

Se si pongono sullo stesso grafico gli andamenti delle superfici e dei volumi relativi ai due

casi, si può notare immediatamente una sostanziale differenza tra le curve, indicando

una significativa riduzione sia delle superfici che dei volumi tra il 1956 ed il 1977.

0.0 4.0 8.0 12.0 16.0 20.0 24.0

150

155

160

165

170

175

180

185

190

195

200

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2

Volumi in milioni mc

Qu

ota

SA

DE

m s

.l.m

.

Superfici kmq

Superficie batimetria 1977

Superficie progetto 1956

194.4 m s.l.m.

Volume batimetria 1977

Volume progetto 1956

Figura 5.4: confronto tra le condizioni di progetto (1956) e le condizione del 1977.

Se si prende come rifermento la quota di 194,4 m s.m. (linea nera nella Figura 5.4) si può

stimare una differenza di superfici e volumi, come riportata nella tabella seguente:

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1956 1977 Differenza Variazione

percentuale

Superficie (kmq) 1,15 1,13 0,02 1,74 %

Volume (milioni mc) 21,438 18,751 2,687 12,54 %

Tabella 5.1: confronto delle superfici e dei volumi tra gli anni 1956 e 1977 nel Lago di Cavazzo, alla quota di 194,4 m s.m.

Dai valori ottenuti si può affermare che la superficie, alla quota di 194,4 m s.m., risulta

sostanzialmente invariata: una variazione percentuale minore del 2% può essere imputa-

ta ad un errore di misurazione manuale sul diagramma dei volumi e delle superfici e da

imprecisioni nel disegnare le curve di livello della batimetria. Lo stesso non si può dire

dei volume, che risulta diminuito di quasi il 13% rispetto al valore iniziale.

La riduzione si può attribuire al fenomeno di interrimento del lago. I sedimenti portati

dallo scarico della centrale, si sono depositati nelle zone più profonde del lago, modifi-

candone superfici e volumi a parità di quota: questo lo si desume dalla Figura 5.4, dove

la differenza di volume si forma negli strati più profondi, mentre diventa costante con

l’avvicinarsi alla superficie del lago. La differenza di superficie si mostra invece costante

negli strati profondi (dove si riduce a causa del deposito di sedimenti) e tende ad annul-

larsi in prossimità della superficie libera del lago. Un esempio schematico di questo fe-

nomeno è riportato nella Figura seguente:

La centrale di Somplago ha perciò prodotto un apporto di sedimenti di circa 2,7 milioni di

mc dal 1957 al 1977, in 20 anni di esercizio (circa 130.000 mc di sedimenti all’anno).

Se si calcola una previsione proporzionale per capire la quantità di materiale depositato

SCHEMA SEZIONE LAGO 1956 SCHEMA SEZIONE LAGO 1977

Figura 5.5: schematizzazione delle condizioni di una sezione del Lago di Cavazzo nel 1956 e nel 1977.

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nel lago fino ad oggi (2010), risulta un volume d’interrimento pari a 7,1 milioni di mc

sui 21,4 milioni di mc disponibili nel 1956.

Questo significa che il volume attuale del Lago di Cavazzo è pari a 14,32 milioni di mc,

valore molto prossimo a quello riportato nel SIA di 14,4 milioni di mc.

In base a questi dati, con un apporto di sedimenti di circa 130.000 mc ogni anno, si an-

drebbe incontro al totale interrimento del lago in un periodo di circa 110 anni, man-

tenendo le condizioni attuali di produzione della centrale di Somplago.

Senza la centrale esistente, l’interrimento naturale e spontaneo del Lago di Cavazzo sa-

rebbe stato oltre 50 volte più lento (6000 anni per completarsi!).

- Bacino dell’Ambiesta

Per quanto riguarda il Bacino dell’Ambiesta, non si hanno dati relativi a misure ba-

timetriche, si dispone solamente dei valori del volume di invaso (3,885 milioni mc) e del

volume utile di progetto (3,6 milioni mc) e la superficie alla quota di massimo invaso

(0,270 kmq per una quota di 484 m s.m.). La variazione di livello del bacino corrispon-

dente al volume utile è di 29 metri e pertanto si può calcolare per differenza il volume che

rimane nel bacino quando viene a mancare tutto il volume utile: si hanno 0,285 milioni

di mc per una quota pari a 455 m s.m.

Dalla cartografia IGM si può ricavare la superficie riferita alla quota 479,1 m, pari a

0,234 kmq ed attraverso la seguente formula si calcola facilmente il volume compreso tra

questa superficie e la superficie corrispondente al massimo invaso:

dove: �

h = 484-479,1 m s.m.

S1 è la superficie relativa alla quota 484 m s.m.

S2 è la superficie relativa alla quota 479,1 m s.m.

La tabella seguente riporta in sintesi i valori ricavati.

Superficie Volume Quota

kmq milioni mc m s.m.

0,270 3,885 484 Ricavati dai va-lori di progetto 0,285 455

Ricavati dalla cartografia IGM

0,234 2,651 479.1

Tabella 5.2: valori di superficie e volumi ricavati relativi al Bacino dell’Ambiesta.

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Figura 5.6: estratto da cartografia IGM del Bacino dell’Ambiesta (lago di Verzegnis). Il perimetro in rosso mostra la superficie ad una quota pari a 479,1 m s.m.

Con i tre punti ricavati si può ricostruire il diagramma originale dei volumi, attraverso

l’interpolazione mediante curva esponenziale (Figura 5.7).

450

460

470

480

490

0 1 2 3 4

Qu

ota

m s

.l.m

.

Volume milioni mc

Diagramma dei volumi del bacino dell'Ambiesta

valori andamento

Figura 5.7: diagramma dei volumi originali (1956) del Bacino dell’Ambiesta.

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Non avendo a disposizioni scansioni batimetriche del bacino nel corso degli anni, ri-

sulta difficoltoso stabilire quali variazioni abbia potuto subire a causa del sedimento im-

messo. Alcune valutazioni si possono fare però, osservando le immagini relative allo sva-

so del bacino effettuato nel luglio 2002; da esse risulta un interrimento soprattutto nella

zona lontana dal corpo diga, mostrando spessori di sedimento più cospicui subito a valle

dell’immissario fino a qualche centinaia di metri dopo il ponte sul lago. La conformazione

del bacino e soprattutto la sua lunghezza di circa 1,85 km, sono caratteristiche tali da

permettere che la maggior parte dei solidi sedimentabili in arrivo riesca a depositare nei

primi due terzi circa della superficie.

L’ing. Frànzil [2] propone una stima di 1 milione di mc di sedimenti presenti nel Bacino

dell’Ambiesta: questo valore approssima abbastanza bene la situazione attuale.

Dall’analisi delle foto, difatti, lo spessore dei sedimenti risulta tra i 3 ed i 5 m nella parte

più alta, all’aprirsi della forra proveniente dalla immissione a monte dell’impianto, per

poi ridursi ad 1-2 m verso il centro del bacino e l’opera di presa diretta a Cavazzo; facen-

do una media pesata sulle superfici, per i 200.000 mq della parte a monte e 4 m di spes-

sore si avrebbero 800.000 mc di materiale, più altri 150.000 mc di materiale per i 70.000

mq dell’area verso la presa più a valle.

Quindi, è corretto stimare in 1.000.000 mc il materiale in sospensione sedimentato nel

Lago di Verzegnis.

Figura 5.8: vista dal ponte a metà lago verso monte del Bacino dell’Ambiesta. Si possono distinguere chiaramente i sedimenti accumulati (luglio 2002).

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Figura 5.9: vista generale del Bacino dell’Ambiesta. Si constata una riduzione procedendo verso valle (destra) dei sedimenti accumulati (luglio 2002).

Figura 5.10: vista della strettoia di monte del Bacino dell’Ambiesta durante lo svaso in esercizio.

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Alla luce di quanto sopra, tenendo conto della distribuzione verso il basso del materiale

depositato (vedasi la Figura 5.5 precedente), il diagramma quote-volumi del lago allo sta-

to attuale risulta il seguente:

450

455

460

465

470

475

480

485

0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4

qu

ota

m s

.l.m

.

volume milioni mc

Bacino dell'Ambiesta:confronto tra i diagrammi dei volumi

attuale 1956

Figura 5.11: diagramma dei volumi del Bacino dell’Ambiesta che tiene conto della riduzione dell’interrimento nel corso degli anni.

5.3.2 Modalità dell’apporto dei sedimenti ai due laghi

• Generalità

Al fine di capire le entità dei volumi di sedimenti movimentati ed accumulati, occorre

comprendere e distinguere quali sono i fenomeni di trasporto di sedimenti che interven-

gono in questo specifico contesto.

Il trasporto solido di un corso d’acqua naturale può essere suddiviso principalmente

nelle seguenti tipologie:

- trasporto solido di fondo: è costituito dai sedimenti che si muovono sul fondo o a

bassa distanza da questo, come elementi singoli o come movimento generalizzato

di tutti i granuli di ogni dimensione. Quantitativamente è quasi sempre inferiore

rispetto a quello in sospensione, ma rappresenta una frazione molto importante

del trasporto totale perché direttamente connessa alle modificazioni morfologiche

dell’alveo;

- trasporto solido in sospensione: le particelle vengono sollevate dal fondo e vengono

tenute in sospensione dalla turbolenza della corrente, percorrendo tratti più o me-

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no lunghi prima di ritornare al fondo. Il trasporto in sospensione può essere sedi-

mentato nell’alveo stesso in zone o in periodi di minore capacità di trasporto della

corrente. Per la maggior parte dei fiumi costituisce la frazione più importante del

trasporto solido totale;

- wash-load (trasporto per dilavamento): rappresenta una porzione del trasporto in

sospensione e ne coinvolge le particelle con dimensione più fine (diametri inferiori

a 0,05 mm, cioè a partire dal limo) per cui formano dei legami di tipo colloidale

con l’acqua per cui decantano solo in acque perfettamente ferme. Questo tipo di

trasporto ha origine dai versanti durante i periodi piovosi e si muove direttamente

fino alle zone di sedimentazione (quali laghi, zone palustri o mare), senza entrare a

far parte del materiale del letto.

Le acque che arrivano dagli impianti idroelettrici al Bacino dell’Ambiesta sono dovu-

te in parte alle opere di presa sul Tagliamento (10÷20 mc/s) ed in parte allo scarico della

centrale di Ampezzo (25 mc/s). Il materiale grossolano presente nelle acque del Taglia-

mento è intercettato dai dissabbiatori, presenti in prossimità delle opere di presa. Si può

affermare pertanto che il materiale che raggiunge il Bacino dell’Ambiesta è composto so-

lamente dal materiale più fine presente in sospensione e dal wash-load.

Per ottenere una stima delle quantità di sedimenti che finiscono nel Bacino

dell’Ambiesta e nel Lago di Cavazzo, si è fatto riferimento alle concentrazioni di trasporto

solido del Tagliamento misurate dal geologo M. Gortani e riportate nella relazione Cella-

Tosoni [1]. Durante le fasi di piena del fiume è stato riscontrato un trasporto solido pari

a 8 kg/mc; di questa quantità solitamente il 90% è costituita da materiale fine [6] e quin-

di si hanno 7,2 kg/mc di solidi sospesi, parte come wash-load e parte come sospensione

vera e propria.

Il trasporto solido in condizioni di portata media o bassa nel Tagliamento è invece

stato stimato pari a 0,1 kg/mc e può essere considerato materiale trasportato principal-

mente per wash-load.

In condizioni di piena, che sono le più significative per gli apporti solidi ai laghi, la pro-

porzione tra quantità di materiale in sospensione e wash-load è stata valutata basandosi

sui dati relativi al colmo della piena del fiume Adige in data 3 ottobre 1993. Le concen-

trazioni misurate personalmente dal sottoscritto, riguardanti il trasporto della frazione

fine, erano pari a 1,83 kg/mc (45,2% sul totale) per il trasporto in sospensione (granulo-

metria 0,044<d<0,125 mm) e 2,23 kg/mc (54,8% sul totale) per il wash-load (granulome-

tria d<0,044 mm). In base a queste ipotesi, il materiale in arrivo al Bacino dell’Ambiesta

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sarà caratterizzato da 3,26 kg/mc di materiale trasportato in sospensione e 3,94 kg/mc

di materiale trasportato per wash-load.

• Il materiale trasportato per wash-load

Dalle testimonianze raccolte e dai sopralluoghi risulta che, se non vi sono fenomeni

di piena nei bacini dei torrenti sottesi, alla presa dell’Ambiesta entrano acque pulite il cui

materiale finissimo in sospensione (wash-load) non si ferma nel lago, ma prosegue tutto

verso il sottostante Lago di Cavazzo all’apertura dell’impianto.

Difatti, a causa della continua movimentazione a cui sono sottoposte le acque del

Bacino dell’Ambiesta, risulta poco probabile che le particelle più fini (con diametro mino-

re di 0,044 mm) riescano a sedimentare, tanto che queste particelle possono impiegare

anche un mese di tempo per raggiungere il fondo; è invece più verosimile che le particelle

coinvolte nel wash-load riescano a sedimentare quando raggiungono il Lago di Cavazzo,

dove trovano velocità meno elevate e volumi di diluizione maggiori.

A sua volta, nel Lago di Cavazzo, comunque, si può ipotizzare che almeno un 20 %

del wash-load prosegua verso il torrente Leale a valle e che l’80 % abbia tutto il tempo

per sedimentare nel lago stesso.

Per quanto riguarda invece il contributo di wash-load proveniente dalla Centrale di

Ampezzo e dal sovrastante Lago di Sauris (Diga di Lumiei), essendo quest’ultimo assai

esteso (73 milioni di mc), si può ipotizzare che anche in questo caso solo il 20 % raggiun-

ga l’Ambiesta e prosegua per Cavazzo, mentre l’80 % rimanga in quota nel Lago di Sau-

ris.

Come spiegato nel precedente paragrafo, la concentrazione di wash-load durante gli e-

venti di piena è stimabile pari a 3,94 kg/mc, relativa alle opere di presa ad acqua fluente

del bacino del Tagliamento, che forniscono mediamente una portata di 20 mc/s.

Dal Serbatoio di Lumiei, invece, il wash-load durante le piene è stimato pari a 0,79

kg/mc (il 20% di 3,84 kg/mc) con una portata di 25 mc/s per 8 ore di produzione della

Centrale di Ampezzo, centrale che in media funziona 250 giorni all’anno.

Durante la rimanente parte dell’anno in cui i fiumi non sono in piena, si può invece sti-

mare un contributo di 0,1 kg/mc di wash-load per ognuno dei due apporti, Lumiei e Ta-

gliamento.

Il volume totale di wash-load che transita nel Bacino dell’Ambiesta per finire poi diretta-

mente nel Lago di Cavazzo, risulta quindi dell’ordine dei 100.000 mc per ogni anno di

esercizio.

Stimando poi che il 20% di questo se ne fuoriesca dal Lago di Cavazzo e solo l’80% vi se-

dimenti, volume di wash-load che rimane nel Lago di Cavazzo è di circa 80.000 mc ogni

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anno. Quindi il volume per wash-load giunto al Lago di Cavazzo nei 53 anni di esercizio è

di circa 4,3 milioni di mc.

• Il materiale proveniente dai bacini naturali

Nei due laghi afferiscono anche liberamente le acque dei bacini imbriferi naturali

sottesi tramite vari rii immissari, che hanno un loro trasporto solido (incluso quello gros-

solano di fondo); per il Bacino dell’Ambiesta (9 kmq) si può stimare un apporto pari a 200

mc/anno per ogni kmq di superficie del bacino imbrifero; questo valore tiene conto è trat-

to da bibliografia e tiene conto di una erodibilità medio-bassa del bacino imbrifero natu-

rale; risulta un apporto solido naturale di circa 1800 mc/anno, ovvero di quasi 100.000

mc nei 53 anni di esercizio del serbatoio.

A tale apporto occorre aggiungere il materiale da frane e smottamenti lungo le

sponde del Bacino dell’Ambiesta: non rappresenta una quantità molto rilevante e si può

stimare attorno ai 1000 mc per ogni anno di esercizio (vedasi par. 2.1 precedente), per un

totale di 50.000 mc circa dalla costruzione ad oggi.

Quindi, in sintesi, il Bacino dell’Ambiesta ha accumulato dal suo bacino naturale

altri 150.000 mc circa di materiale solido.

Per il Lago di Cavazzo, si può stimare un apporto pari a 100 mc/anno per ogni kmq

di superficie, essendo più fittamente boscato e meno soggetto ad erosione del bacino pre-

cedente; essendo la superficie pari a 21 kmq, si ottiene un apporto medio annuo sempre

di circa 2100 mc, per un totale di circa 110.000 mc nei 53 anni di esercizio dal 1956 ad

oggi.

Per quanto riguarda il materiale da frane e smottamenti lungo le sponde del Lago di

Cavazzo, come spiegato nel paragrafo 2.2 precedente, esso non rappresenta una quantità

molto rilevante e si può stimare anch’esso attorno ai 50000 mc per tutti gli anni di eser-

cizio della centrale.

Quindi, in sintesi, il Lago di Cavazzo ha accumulato dal suo bacino naturale altri

160.000 mc circa di materiale solido.

• Il materiale trasportato in sospensione

Quando nei bacini imbriferi sottesi dalle prese si verificano precipitazioni intense,

anche localizzate, alla presa dell’Ambiesta inizia ad arrivare materiale solido in sospen-

sione; tali eventi possono essere frutto di un temporale, e quindi durare poche ore ed in-

teressare un sottobacino unico, oppure essere generati da una perturbazione diffusa, e

quindi durare anche 3-4 giorni ed interessare il bacino allacciato dall’impianto nel suo

complesso.

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Fatto sta che il materiale in sospensione finisce nelle prese e, a parte la frazione di

sabbie più grosse e ciottoli catturate da sghiaiatori e dissabbiatori, prosegue sino ai La-

ghi di Lumiei o dell’Ambiesta.

Qui, a seconda che le Centrali di Ampezzo e di Somplago siano in funzione o meno,

tendono a sedimentare oppure ad infilarsi nelle prese, per essere turbinati e rigettati nel

serbatoio di valle, ovvero il Lago di Verzegnis (Ambiesta) per la Centrale di Ampezzo ed il

Lago di Cavazzo per la Centrale di Somplago.

Evidentemente è un fenomeno complesso, primo perché varia a seconda del funzio-

namento delle centrali e, secondo, perché occorrerebbe un modello matematico tridimen-

sionale e variabile nel tempo dell’idrodinamica dei due laghi (Lumiei ed Ambiesta) per

determinare correttamente il fenomeno della sedimentazione.

In prima battuta, si può fare l’ipotesi che dal Serbatoio di Lumiei di 73 milioni di mc di

trasporto in sospensione ne arrivi pochissimo (solo il 5 %), date le sue dimensioni.

Un’altra ipotesi che si può fare, è che le piene avvengano contemporaneamente su tutto il

bacino e che durino 24 ore in media; inoltre, dai dati statistici delle precipitazioni nella

zona, risulta che eventi meteorici intensi ne avvengono mediamente circa 30 all’anno, nel

bacino del Tagliamento.

Quindi, se si ipotizza una concentrazione durante gli eventi di piena pari a 3,26 kg/mc

dalle opere di presa e una portata liquida continua di 20 mc/s, si ha un apporto di sedi-

menti annuo in sospensione all’Ambiesta pari a circa 65.000 mc.

A questa quantità si deve aggiungere il volume portato al bacino dal Serbatoio di Lumiei,

pari a circa 1.000 mc ogni anno, considerando una portata solida in sospensione di 0,16

kg/mc (cioè il 5% di 3,26 kg/mc) ed una portata liquida pari a 25 mc/s durante 8 ore di

attività della centrale.

In totale il sedimento in sospensione arrivato al Bacino dell’Ambiesta durante tutta la

vita di servizio della centrale risulta quindi pari a circa 3,5 milioni di mc. Se si aggiunge a

questa quantità l’apporto di materiale proveniente dal bacino naturale dell’Ambiesta

(150.000 mc) si ottiene una quantità totale di trasporto solido finito nel lago pari a 3,64

milioni di mc.

Come stabilito nel par. 5.3.1, però, il materiale depositato fino ad oggi nel Bacino

dell’Ambiesta è di circa 1 milione mc; pertanto il sedimento in sospensione che ha rag-

giunto il Lago di Cavazzo nel corso degli anni è stimabile in 2,64 milioni mc, cioè circa il

76% del totale, mentre il 24% di esso è rimasto all’Ambiesta.

Ne risulta che il volume totale di sedimenti depositati nel Lago di Cavazzo durante la vita

di servizio della centrale è di circa 7,1 milioni di mc (134.000 mc/anno), valore che con-

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ferma perfettamente i dati di interrimento (7,1 milioni di mc) citati nel paragrafo 5.3.1

precedente, stimati in base alle batimetrie.

5.3.3 Tempo previsto per l’interrimento completo dei laghi

Come appena visto, si hanno i seguenti dati allo stato odierno:

• Lago di Cavazzo: volume disponibile: 14,4 milioni di mc

• Lago di Cavazzo: wash-load sedimentato ogni anno: 80.800 mc

• Lago di Cavazzo: materiale in sospensione sedimentato ogni anno: 50.000 mc

• Lago di Cavazzo: apporto solido naturale sedimentato ogni anno: 3.100 mc

• Lago di Cavazzo: totale deposito di sedimento medio annuo: 133.900 mc

• Bacino dell’Ambiesta: volume disponibile: 2,6 milioni di mc

• Bacino dell’Ambiesta: materiale in sospensione sedimentato ogni anno: 16.000 mc

• Bacino dell’Ambiesta: apporto solido naturale sedimentato ogni anno: 2.800 mc

• Bacino dell’Ambiesta: totale deposito di sedimento medio annuo: 18.800 mc

Quindi, considerando la situazione attuale con gli impianti esistenti, si avrà che:

• il Lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito;

• il Lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 140 anni.

Con il potenziamento della centrale di Somplago, la portata immessa nel Lago di Cavazzo

passerà dai 66 mc/s attuali ai 111 mc/s (aumento del 68%) ed inoltre si avrà un prelievo

di acque per pompaggio che varierà tra 42-44 mc/s nelle ore notturne.

Queste variazioni di quantità e di direzione delle portate causeranno un maggiore mesco-

lamento dei materiali in sospensione e si avrà di conseguenza un aumento di sedimenti

trasportati nel Lago di Cavazzo.

L’aumento di materiale non sarà causato tanto dal wash-load, che raggiungerà nella sua

totalità il Lago di Cavazzo come nelle condizioni attuali, ma piuttosto dai sedimenti in

sospensione messi in movimento dall’aumento di turbolenza provocato dai maggiori valo-

ri di portata utilizzati.

In pratica, se ora di tutto il materiale in sospensione che finisce nel Bacino dell’Ambiesta

durante le piene, è risultato che il 24% decanta all’interno del bacino mentre il 76% di

tale materiale prosegue per Cavazzo, col nuovo impianto si può ipotizzare che

quest’ultima percentuale aumenti sino ad un valore che solo un accurato modello mate-

matico potrebbe valutare, ma che probabilmente potrebbe salire al 90%.

Ciò significa che con il nuovo impianto si avrà che:

• Lago di Cavazzo: materiale in sospensione sedimentato ogni anno: 60.000 mc

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• Lago di Cavazzo: totale deposito di sedimento medio annuo: 143.900 mc

• Bacino dell’Ambiesta: materiale in sospensione sedimentato ogni anno: 6.000 mc

• Bacino dell’Ambiesta: totale deposito di sedimento medio annuo: 10.800 mc

Quindi, considerando la situazione col potenziamento dell’impianto in progetto, si avrà:

• il Lago di Cavazzo quindi presumibilmente tra 100 anni sarà riempito;

• il Lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 300 anni.

Un altro effetto dovuto al nuovo impianto sarà quello di incrementare l’erosione spondale

nei due laghi, ed in particolare in quello di Cavazzo ma, come spiegato nel capitolo 2, tale

influenza risulta comunque marginale nel bilancio complessivo dei sedimenti , nel quale

l’apporto dalle prese dell’impianto è decisamente preponderante.

Trattasi quindi nel complesso di un impatto poco significativo, essendo la situazione già

critica di suo oggi per gli enormi apporti solidi dalle prese dell’Ambiesta che, comunque,

resteranno nel complesso sempre gli stessi anche col nuovo impianto.

5.3.4 Previsioni sulla torbidità del Lago di Cavazzo col nuovo impianto

Una conseguenza più significativa del maggiore apporto del materiale in sospensione,

potrebbe essere l’espansione del “pennacchio” di acqua torbida formato dai sedimenti

durante gli eventi di piena.

Una testimonianza di questo fenomeno si ha nella documentazione fotografica riportata

in seguito. Nelle condizioni attuali, in seguito al manifestarsi di eventi di piena sul bacino

del Tagliamento (a causa di periodi piovosi), si forma nel Lago di Cavazzo una scia torbi-

da di acqua che va a coprire circa il 40% della superficie del lago.

Figura 5.12: pennacchio torbido formato nel Lago di Cavazzo dopo eventi piovosi abbondanti [6].

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Figura 5.13: pennacchio torbido nel Lago di Cavazzo. L’immagine, del 1998, è stata lievemente alte-rata per evidenziare l’estensione del fenomeno sulla superficie del lago [6].

Come visto nel precedente capitolo, almeno 30 giorni all’anno si verificano condizioni di

piena nei fiumi della regione per cui si ha immissione di acque molto torbide nel Lago di

Cavazzo.

In piena nelle acque che arrivano al Lago di Cavazzo si ha un wash-load di 3,96 mc/s ed

un trasporto in sospensione che, come visto prima, è di 2,5 kg/mc perché è circa il 76%

di quello dell’acqua che arriva all’Ambiesta, che era di 3,26 kg/mc.

Se tale percentuale col nuovo impianto passerà dal 76% al 90%, significa che nell’acqua

ci sarà almeno 0,5 kg/mc di solido trasportato in più in media; ciò potrà causare una

maggiore estensione del pennacchio torbido, fino a coprire anche il 60%, contro il 40%

attuale, della superficie del lago.

La Figura 5.14 mostra come potrebbe espandersi il pennacchio di acqua torbida durante

gli eventi di piena, dopo il potenziamento della Centrale di Somplago.

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Figura 5.14: il colore verde indica l’incremento potenziale del pennacchio di torbida nel Lago di Ca-vazzo, durante gli eventi di piena, dopo il potenziamento della Centrale di Somplago.

Tale fenomeno verrà ad aumentare, inoltre, man mano che nel Lago di Verzegnis i sedi-

menti accumulati nella parte alta del serbatoio saranno così tanti da iniziare a scivolare

sempre più verso valle e la percentuale di materiale in sospensione che giunge a Cavazzo

aumenterà, come spiegato nel precedente paragrafo.

L’effetto della maggiore portata turbinata alla Centrale di Somplago sull’erosione sponda-

le, invece, si ritiene non generi significative immissioni in sospensione di materiale in

quanto le velocità in gioco nel Lago di Cavazzo diventano di pochi cm/s già a qualche

centinaio di metri dall’imbocco della presa sul lato nord del lago, velocità che non sono in

grado a regime (ovvero dopo qualche mese dopo l’entrata in servizio) di erodere quantità

significative di materiale dalle rive.

Questo farà sì che, per ora e per qualche decennio a venire, in condizioni di portate nor-

mali (il 90 % circa dei giorni dell’anno) nella zona sud del Lago di Cavazzo la differenza

tra la torbidità attuale delle acque e quella col nuovo impianto saranno lievi ed apprezza-

bili non ad occhio nudo, ma solo con adeguata strumentazione; nella parte nord, invece

l’impatto sarà apprezzabile.

5.3.5 Monitoraggio e misure di mitigazione per la torbidità

Alla luce dei risultati emersi in merito alle analisi sulle quantità dei sedimenti trasportati

durante il ciclo produttivo della centrale, si rendono necessari alcuni interventi, al fine di

limitarne l’impatto negativo che potrebbero produrre sull’ecosistema del lago.

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Innanzitutto è necessario effettuare, sin da ora e con cadenza decennale, una misura

batimetrica dei Lago di Cavazzo e del Bacino dell’Ambiesta, con lo scopo sia di monitora-

re l’evoluzione volumetrica dei sedimenti apportati, sia di prevedere operazioni di sfan-

gamento periodiche dei laghi.

In particolare, per non stravolgere l’aspetto paesaggistico ed ecosistemico dell’area, si

ritiene necessario che Edipower s’impegni a mantenere una capienza idrica nel Lago

di Cavazzo non inferiore ai 10 milioni di metri cubi.

Per il Lago di Verzegnis (Ambiesta), da cui proviene gran parte dei sedimenti, si ritiene

necessario che Edipower s’impegni a mantenere una capienza idrica non inferiore ad

1,5 milioni di metri cubi, operando lo sfangamento soprattutto nella parte più bassa

del bacino, vicino alla presa.

Inoltre dovrà essere monitorata in continuo la torbidità delle acque del Lago di Cavazzo,

in modo tale da bloccare il funzionamento della centrale qualora la concentrazione di se-

dimenti superi un valore limite, da concordare con l’ARPA come previsto nel parere del

Ministero [4]; si ritiene comunque inutile prevedere un sistema di filtraggio delle acque.

Agli effetti del contenimento della torbidità nel Lago di Cavazzo, per favorire la se-

dimentazione, risulta opportuno ridurre la velocità in ingresso in modo che non si verifi-

chi l’estensione verso sud del “pennacchio” torbido di cui alla Figura 5.14; la modifica

all’opera di presa suggerita da questo studio per contenere le variazioni di temperatura

(Capitolo 8) sarà senz’altro utilissima per mantenere comunque più limpide le acque nel

Lago di Cavazzo.

5.4 Sedimenti e torbidità - sintesi

Si è condotta un’approfondita analisi sul trasporto solido, i cui risultati sono stati con-

fermati sia dalla batimetria e sia dal bilancio dei sedimenti.

A causa dell’impianto esistente, il Lago di Cavazzo si dovrebbe purtroppo interrare com-

pletamente nel giro di circa 110 anni, anziché nei 6000 anni se la natura avesse il suo

normale corso, mentre Verzegnis dovrebbe riempirsi in 140 anni circa.

Col nuovo impianto di pompaggio tale situazione non cambierà di molto (100 anni per

Cavazzo e 300 per Ambiesta), perché alla fin fine il materiale che arriva dalle prese sul

Tagliamento e dal Lago di Sauris non cambierà né in quantità, né in qualità.

A livello di torbidità, però, in prima approssimazione si può ipotizzare che, col nuovo im-

pianto, ulteriori 10.000 mc circa di materiale fine, trasportato in sospensione durante le

piene, finirà ogni anno nel Lago di Cavazzo dal Bacino dell’Ambiesta; ciò comporterà che,

per qualche decina di giorni all’anno, si avrà una torbidità maggiore dell’ordine del 15%

rispetto a quanto avvenga ora.

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Nei periodi non particolarmente piovosi, invece, la differenza rispetto ad oggi sarà minima

e caratterizzata da una lieve maggiore torbidità, circoscritta alla sola zona degli scarichi.

Comunque, visto che il problema dell’interrimento è reale, è grave ed è causato dalla ge-

stione idroelettrica, si ritiene necessario effettuare, sin da ora e con cadenza decennale,

una misura batimetrica dei Lago di Cavazzo e del Bacino dell’Ambiesta, con lo scopo sia

di monitorare l’evoluzione volumetrica dei sedimenti apportati, sia di prevedere operazio-

ni di sfangamento periodiche dei laghi.

In particolare, per non stravolgere l’aspetto paesaggistico ed ecosistemico dell’area, si

ritiene necessario che Edipower s’impegni a mantenere in futuro una capienza idrica

nel Lago di Cavazzo non inferiore ai 10 milioni di metri cubi.

Per il Lago di Verzegnis (Ambiesta), da cui proviene gran parte dei sedimenti, si ritiene

necessario che Edipower s’impegni a mantenere una capienza idrica non inferiore ad

1,5 milioni di metri cubi, operando lo sfangamento soprattutto nella parte più bassa

del bacino, vicino alla presa.

Inoltre dovrà essere monitorata in continuo la torbidità delle acque del Lago di Cavazzo,

in modo tale da bloccare il funzionamento della centrale qualora la concentrazione di se-

dimenti superi un valore limite, da concordare con l’ARPA come previsto nel parere del

Ministero [4]; ]; si ritiene comunque inutile prevedere un sistema di filtraggio delle acque.

Agli effetti del contenimento della torbidità nel Lago di Cavazzo, per favorire la se-

dimentazione, risulta opportuno ridurre la velocità in ingresso in modo che non si verifi-

chi l’estensione verso sud del “pennacchio” torbido che oggi compare regolarmente ad

ogni piena; la modifica all’opera di presa suggerita da questo studio per contenere le va-

riazioni di temperatura (Capitolo 8) sarà senz’altro utilissima per mantenere comunque

più limpide le acque nel Lago di Cavazzo.

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6 Gestione idroelettrica dei laghi Cavazzo ed Ambiesta

6.1 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta per Edipower

Nella Tabella seguente sono riportati i valori della concessione di Edipower per lo sfrut-

tamento idroelettrico del Bacino dell’Ambiesta e del Lago di Cavazzo. Le quote di riferi-

mento sono quote denominate «SADE», in quanto esiste una differenza tra quote SADE e

le quote riportate sulla cartografia dell’Istituto Geografico Militare (IGM) pari a 2,6 m

nell’area di Cavazzo e, per analogia col progetto, si prendono come riferimento solo le

quote SADE per non creare confusione.

Nel Bacino dell’Ambiesta arriva attualmente una portata media giornaliera di 20-24 mc/s

con punte di 30 mc/s (10-20 mc/s dalle prese nel bacino del Tagliamento e 25 mc/s dal-

la Centrale di Ampezzo nelle 8 ore diurne di produzione di punta); inoltre, viene preleva-

ta dal bacino una portata di 66 mc/s, per la durata del ciclo produttivo (8 ore) con

un’oscillazione del livello del bacino pari a 9 metri (tra i 484 e i 475 m s.m.).

Nel futuro saranno prelevati 111 mc/s nelle ore del ciclo produttivo e saranno immessi

per pompaggio 42-44 mc/s durante le ore notturne. Le oscillazioni del livello saranno

mantenute pari a 9 metri.

dati relativi alla con-cessione

dislivello massimo

(m)

quota min

(m s.m.)

quota max

(m s.m.)

volume utile (mc)

Lago di Cavazzo 4 192.9 196.9 4800000

Bacino dell’Ambiesta 29 484 455 3600000

Tabella 6.1: dati relativi alla concessione Edipower per l’utilizzo della centrale idroelettrica di Som-plago.

L’assetto attuale del Lago di Cavazzo prevede una possibile escursione dei livelli i-

drici del lago 192,9 e 196,9 m, pari quindi a 4 m, anche se nel tempo si è instaurata una

consuetudine di esercizio delle opere che porta di norma ad un’escursione del bacino

compresa tra la quota 194,70 m e la quota di 194,10 m (pag. 190 del SIA), generati da

una portata affluente pari a 66 mc/s ed un deflusso minimo (regolato tramite paratoia

nella galleria di collegamento) verso il torrente Leale di 4 mc/s.

Col progetto si prevede un’escursione mediamente oscillante tra le quote SADE

195,4 e 194,4 m s.m. ovvero pari ad 1 m [4]; inoltre, l’assetto futuro prevede di mantene-

re le quote di escursione dei livelli idrici come nell’assetto attuale, a fronte di una portata

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in arrivo di 111 mc/s e di un pompaggio notturno verso il Bacino dell’Ambiesta di 42-44

mc/s.

Non vengono purtroppo fornite, né dal progetto né dal SIA, informazioni precise sulla du-

rata del ciclo produttivo; si dice solo che la produzione futura di progetto dichiarata da

Edipower è pari a 677 GWh.

Edipower s’impegna inoltre a mantenere invariati tutti i vincoli ed i limiti ad oggi pre-

scritti o entrati nell’uso corrente, anche se non si capisce bene cosa s’intenda né se ciò

sia possibile visto che, ad esempio, l’oscillazione media odierna è di soli 0,6 m e ciò ren-

derebbe improduttivo l’investimento della costruzione del nuovo impianto.

6.2 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta per i Comitati

Poiché non si hanno informazioni riguardo ai cicli operativi della centrale né per

l’assetto attuale e né per l’assetto futuro, si ipotizzano dei possibili valori sui volumi uti-

lizzati e sulle ore di funzionamento e si valutano i possibili ritorni economici del poten-

ziamento.

Nella relazione Cella-Tosoni [1], sulla base di una stima dei volumi affluiti e disponibili,

si calcola un ciclo operativo di 5,5 ore al giorno per l’assetto futuro, con una produzione

di 456 GWh, considerando un funzionamento di 300 giorni. La produzione futura di pro-

getto dichiarata da Edipower è pari a 677 GWh: da questo si stabilisce giustamente, co-

me si vedrà poi, che le oscillazioni del Bacino dell’Ambiesta saranno maggiori al fine di

ottenere la produzione dichiarata.

Secondo l’ing. Frànzil [2], il volume giornaliero in entrata è pari a 1,7 milioni di mc (20

mc/s di portata media in 24 ore) e il volume pompato è pari a 1,5 milioni di mc (42 mc/s

per 10 ore di pompaggio). Il volume disponibile per la produzione di energia nel Bacino

dell’Ambiesta è quindi pari a 3,2 milioni di mc, che dovrebbe produrre nel bacino un di-

slivello di 25,6 m.

Entrambe le relazioni di cui sopra hanno però l’handicap di partire da informazioni di

Edipower controverse ed incomplete e, soprattutto, non tengono conto del parere del

Ministero dell’Ambiente e della Regione Friuli [4], che ha fissato in 9 m per l’Ambiesta ed

1 m per Cavazzo l’escursione massima tollerabile nei due laghi, essendo state redatte in

epoca antecedente; pertanto le conclusioni a cui giungono risultano per la maggior parte

non più attendibili, non per colpa dei redattori, che sono comunque dei professionisti

competenti.

Secondo l’Ing. Frànzil [2], riprendendo anche quanto riportato nel SIA, si afferma

che nel tempo si è instaurata una consuetudine di esercizio con una escursione dei livelli

idrici tra 194,7 e 194,1 m s.m., pari a 0,6 m.

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Tabella 6.2: valori di oscillazione del livello del Lago di Cavazzo secondo l’ing. Frànzil [2]. I tre valori si riferiscono rispettivamente alla quota minima, media e massima. Il valore di dh pari a 2,5 m è quel-lo di progetto inizialmente dichiarato da Edipower.

Sempre secondo il medesimo [2] non è tecnicamente possibile mantenere l’attuale con-

suetudine di un’escursione di 0,6 m, a causa dell’aumento della potenza idrica, ed ha

perfettamente ragione, come si vedrà in seguito.

Secondo il parere espresso dall’Ente Tutela della Pesca [8], a causa dei dislivelli (si

parla però di 2,5 m, come era riportato inizialmente nello Studio d’impatto ambientale

del progetto) andrebbero a mancare le fasce sottoriparie allagate, le quali forniscono la

presenza di organismi filtratori e raccoglitori, in grado di rimuovere il materiale organico

particolato fine.

6.3 Gestione idroelettrica dei laghi Cavazzo ed Ambiesta - analisi

Vista la superficialità con cui Edipower ha descritto la gestione dei livelli idrici e

l’importanza che invece questo tema riveste, è stata eseguita un’approfondita analisi di

quale sarà la più probabile gestione degli invasi col nuovo impianto di pompaggio.

Innanzitutto occorre individuare correttamente sia le superfici che i volumi alle varie

profondità sia per il Lago d’Ambiesta che per il Lago di Cavazzo, allo stato attuale, dopo

vari decenni di gestione idroelettrica; in tal senso si vedano i risultati dell’analisi di cui al

precedente Paragrafo 5.3.1.

Per analizzare il futuro regime dei laghi col nuovo impianto, il dato fondamentale è

che il Ministero dell’Ambiente [4], adottando la richiesta delle Regione Friuli, ha fissato

a 9 m la massima oscillazione del livello per il Lago di Verzegnis (Ambiesta) e ad 1 m

la massima oscillazione del pelo libero nel Lago di Cavazzo, con garanzia per

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quest’ultimo di non scendere mai nei fine-settimana e nei giorni festivi al di sotto della

quota 194,70 m s.m.

Inoltre, nel medesimo documento s’impone di non scendere mai nella portata verso

il torrente Leale al di sotto dei 4 mc/s.

Visto che Edipower non l’ha fatto, si cerca ora di valutare un ciclo produttivo verosi-

mile, che sia compatibile con le limitazioni dei livelli idrici e con i volumi di acqua dispo-

nibili appena visti.

Riassumendo quanto visto in precedenza, si può affermare che il volume di invaso

del Bacino dell’Ambiesta si è ridotto di una quantità pari 1 milione di mc, passando

quindi da 3,885 milioni di mc delle condizioni di progetto ai 2,885 milioni di mc attuali

(2,6 milioni di mc se si guarda il solo volume utile). Secondo quanto ipotizzato nel dia-

gramma dei volumi dell’Ambiesta (Figura 5.7Figura 5.11) un dislivello nel bacino pari a 9

metri, è generato da un prelievo di volume di 1,862 milioni di mc.

Nel Lago di Cavazzo il dislivello di 1 metro imposto dal Decreto Ministeriale [4], crea

invece un volume utile pari a 1,205 milioni di mc, secondo le previsioni di calcolo mo-

strate nel Paragrafo 5.3.1.

Nei grafici che seguono si riportano gli attuali più probabili diagrammi che correlano

i volumi idrici con le quote nel Lago di Cavazzo e nel Lago di Verzegnis (Ambiesta) allo

stato odierno, secondo lo studio fatto nel precedente capitolo.

450

455

460

465

470

475

480

485

0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4

qu

ota

m s

.l.m

.

volume milioni mc

Bacino dell'Ambiesta:confronto tra i diagrammi dei volumi

attuale 1956

Figura 6.1: diagramma dei volumi del Bacino dell’Ambiesta nelle condizioni attuali e del 1956.

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155

160

165

170

175

180

185

190

195

200

0 5 10 15 20 25

qu

ota

m s

.l.m

.

volume milioni mc

Lago di Cavazzo:confronto tra i diagrammi dei volumi

attuale 1956

Figura 6.2: diagramma dei volumi del Lago di Cavazzo nelle condizioni attuali e del 1956.

- Ciclo di produzione di un anno favorevole

Si analizza innanzitutto la condizione di operatività della centrale di un anno favorevole,

ovvero molto piovoso, durante il quale si ha una portata media in ingresso al Bacino

dell’Ambiesta pari a 27 mc/s (secondo i dati riportati nel SIA).

Come accennato in precedenza (Paragrafo 5.3.2) la portata in ingresso al bacino è di 10-

20 mc/s, a cui si aggiunge nelle 8 ore di produzione diurne la portata proveniente dalla

Centrale di Ampezzo pari a 25 mc/s: nell’anno favorevole piovoso è lecito pertanto pre-

supporre dei valori di portata in ingresso al bacino di 44 mc/s, per le ore di produzione, e

di 19 mc/s per il rimanente periodo della giornata. Si considera inoltre un ciclo settima-

nale (da lunedì a domenica), in modo da definire in maniera adeguata le varie differenze

di livello provocate dall’attività della centrale.

Il periodo di produzione di energia della centrale lo si può calcolare in funzione del volu-

me massimo utilizzabile del Bacino dell’Ambiesta. Ai 9 metri di dislivello della concessio-

ne corrispondono 1,862 milioni di mc (Figura 6.1) e la portata che riesce provocare que-

sto dislivello è data dalla differenza tra la portata turbinata (111 mc/s) e la portata in

ingresso al bacino (44 mc/s). Con la formula seguente si ottiene la quantità di ore di pro-

duzione della centrale:

( )ore

ore

s

s

mc

mcmil72,7

360044111

862,1produzione ore =

⋅−

=

La media giornaliere della portata entrante nel Bacino dell’Ambiesta è data da:

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43

( )

s

mc

ore

s

mcore

s

mcore

04,2724

1972,7244472,7Q in media =

⋅−+⋅

=

e il valore ricavato si avvicina molto al valore della portata media dell’anno favorevole in-

dicata nel SIA.

Si suppone che all’inizio del periodo di produzione il Lago di Cavazzo si trovi al suo livello

minimo (194,4 m s.m.).

Per calcolare il volume d’acqua che giunge al Lago di Cavazzo attraverso le condotte della

centrale, occorre moltiplicare la portata turbinata (111 mc/s) per le ore di produzione

appena trovate (7,72 mc/s), da cui si ottiene il valore di 3,085 milioni di mc. Nel Lago di

Cavazzo, però, si può fermare solo un volume pari a 1,205 milioni di mc, cioè il volume

utile che causa un dislivello di 1 metro nel lago.

Dalla differenza tra il volume in ingresso al lago nelle ore di produzione ed il volume utile

di invaso, si ottiene il volume uscente dal Lago di Cavazzo nelle ore di produzione:

( ) mcmilmcmilCavazzoout 880,1205,1085,3V =−=

Questo volume viene smaltito dal Lago di Cavazzo attraverso la galleria di scarico, duran-

te le ore di produzione, con una portata media uscente pari a:

s

mc

ore

sore

mcmilCavazzoout 8,67

360072,7

880,1Q =

=

La galleria di scarico del lago è regolata attraverso una paratoia a battente della larghez-

za di 5,5 metri e un altezza massima di 5 metri. La portata che può essere fatta defluire

dalla paratoia può esser calcolata attraverso la seguente formula:

02Q hgACqparatoia ⋅⋅⋅⋅=

dove Cq è il coefficiente di portata e vale:

0

1

1

h

aCCC

ccq ⋅

+

⋅=

Cc è il coefficiente di contrazione della vena a battente (in questo caso varia da 0,61 a

0,69 in funzione del rapporto a/h0), a è l’altezza del battente, h0 il tirante idrico a monte

della paratoia, A l’area del battente e g l’accelerazione di gravità

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Figura 6.3: schema paratoia a battente.

La portata che può attraversare la paratoia in funzione del battente e dei livelli di h0, è

riportata nel grafico seguente, dove al livello massimo del lago (195,4 m s.m.) corrisponde

h0= 7,26 m ed al livello minimo del lago (194,4 m s.m.) corrisponde h0= 6,26 m:

0

50

100

150

200

0 1 2 3 4 5 6

port

ata

(m

c/s)

altezza battente(m)

Curva delle portate della paratoia a battente

Q (con quota lago max) Q (con quota lago min)

Figura 6.4: curva delle portate della paratoia che regola la galleria di scarico del Lago di Cavazzo.

La portata massima che può defluire attraverso la galleria di scarico, può essere calcolata

attraverso la seguente relazione:

3

2

Q diKA fsgalleria ⋅⋅⋅=

dove A indica l’area della galleria, Ks la scabrezza secondo Gauckler-Strickler, if la pen-

denza del fondo e d il diametro. Nella tabella successiva si riporta in sintesi i risultati

ottenuti.

Q (mc/s)

A (mq)

Ks (m1/3/s)

if d

(m) 94,84 25,12 75 0,0016 5,66

Tabella 6.3: portata massima scaricabile e caratteristiche della galleria di scarico.

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Dai risultati ottenuti si evidenzia che la portata massima che può defluire attraverso la

galleria di scarico del Lago di Cavazzo è di circa 95 mc/s e quindi anche la portata calco-

lata uscente, pari a 67,8 mc/s, può correttamente scorrere nella galleria.

Se si considerano ora le 24 ore di un giorno, si può stabilire il volume di acqua che entra

nel Bacino dell’Ambiesta durante le ore non produttive della centrale, dalle prese ad ac-

qua fluente dislocate nel bacino del Tagliamento:

( ) mcmilora

s

s

mcoreprodnonAmbiestain 114,136001972,724V =⋅⋅−=

Il volume trovato è minore del volume utile del Bacino dell’Ambiesta (1,862 milioni mc) e

pertanto il volume mancante per riempire il Bacino dell’Ambiesta e riportarlo alla quota

+9m, in modo che il giorno successivo possa ripartire il ciclo produttivo, deve essere

pompato dal Lago di Cavazzo:

( ) mcmilmcmilpompato 748,0114,1862,1V =−=

Il volume massimo che può essere pompato dal Lago di Cavazzo è dato dal volume utile

del lago (1,205 milioni mc) meno il volume della quantità minima (4 mc/s) che deve co-

munque sempre defluire dalla galleria secondo le prescrizioni [4]:

( ) mcmilore

s

s

mcoredefluito 234,03600472,724Vmin =⋅⋅−=

( ) mcmilmcmilpompaggio 971,0234,0205,1Vmax =−=

Si ottiene che il volume che si deve pompare nel Lago di Ambiesta (Vpompato=0,784 mil.mc)

è minore del volume massimo disponibile per il pompaggio (Vmax pompaggio=0,971 mil.mc); il

volume in eccesso potrà essere facilmente allontanato dalla galleria di scarico, in modo

da avere il minimo livello possibile nel lago al momento della ripresa del ciclo di produ-

zione del giorno successivo.

Ciò significa che, normalmente, la galleria di scarico nelle ore pomeridiane e notturne

scaricherà non solo 4 mc/s nel Leale ma bensì circa 7,2 mc/s.

Se si considera una portata di pompaggio pari a 44 mc/s, si può calcolare il tempo ne-

cessario per mandare l’acqua dal Lago di Cavazzo al Bacino dell’Ambiesta:

ore

ora

s

s

mc

mcmilpompaggioore 72,4

360044

748,0=

=

Con le ipotesi fatte, questo ciclo di produzione può ripetersi giorno dopo giorno, poiché si

ha, per ogni giorno nuovo di produzione, il Bacino dell’Ambiesta pieno.

Si può immaginare che un ciclo così calcolato si ripeta dal lunedì al venerdì, mentre per i

giorni di sabato e domenica si assume che la portata in ingresso al Bacino dell’Ambiesta

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sia di 19 mc/s costanti (cioè si presuppone che la Centrale di Ampezzo non sia in produ-

zione e non porti quindi i suoi 25 mc/s) e non si effettui alcun pompaggio.

Si può ipotizzare che la produzione di energia della Centrale di Somplago smetta alle ore

19.00 del venerdì, per poi riprendere alle ore 12.00 del sabato (ma potrebbe essere qual-

siasi altro orario diurno, il risultato cambierebbe di poco); in questo modo il volume

d’acqua che si può turbinare sarà minore dei giorni feriali e si deve inoltre fare attenzione

che la portata in ingresso all’Ambiesta, durante il sabato e la domenica, riesca a ristabili-

re il livello massimo nel bacino per il ciclo di produzione del lunedì successivo.

Il volume in ingresso fino alle ore 12.00 del sabato sarà dato da:

( )[ ] mcmilore

s

s

mcoresabatoin 163,1360019121924V =⋅⋅+−=

Le ore di produzione nella giornata di sabato saranno:

( )ore

ore

s

s

mc

mcmil51,3

360019111

163,1produzione ore sabato =

⋅−

=

Secondo queste considerazioni la centrale smette di produrre verso le ore 15.30 del saba-

to (3,51 ore dopo le 12.00). Da questo momento la portata in ingresso al Bacino

dell’Ambiesta dovrà essere tale da garantire il massimo invaso all’inizio del ciclo produtti-

vo del lunedì successivo (per esempio alle ore 8.00). Se il volume in ingresso risulta supe-

riore al volume utile, allora si deve turbinare durante la domenica la portata in eccesso:

( )[ ] mcmilora

s

s

mcorelunsab 769,236001982449,1524V 00.830.15in =⋅⋅++−=−

( ) mcmilmcmildomenica 907,0862,1769,2Vturbinato =−=

Il volume che si può turbinare di domenica è equivalente ad un periodo di produzione

domenicale di 2,27 ore.

Nel Lago di Cavazzo le quote potranno essere opportunamente rispettate con una corret-

ta regolazione della paratoia di scarico.

Nella tabella seguente si riportano in sintesi i risultati ottenuti con questa ipotesi:

Tabella 6.4: tabella di sintesi di un ciclo per un anno favorevole.

lunedì-giovedì venerdì sabato domenica

Ore di produzione 7,72 7,72 3,51 2,27

Ore di pompaggio 4,72 0 0 0

Volume turbinato (mil mc) 3,085 3,085 1,402 0,907

Volume pompato (mil mc) 0,748 0 0 0

Portata scaricata in pompaggio dal Lago di Cavazzo (mc/s)

4 0 0 0

Portata scaricata in produzione dal Lago di Cavazzo (mc/s)

67,8 67,8 16 4

Portata scaricata in inattività dal Lago di Cavazzo (mc/s)

6,2 16,6 12,3 7,2

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- Ciclo di produzione di un anno medio

Durante l’anno mediamente piovoso la portata media in ingresso al Bacino dell’Ambiesta

è pari a 20 mc/s (secondo quanto riportato nel SIA).

I valori di portata in ingresso al bacino si possono assumere pari a 38 mc/s, per le ore di

produzione, e di 13 mc/s per il rimanente periodo della giornata. Si considera anche in

questo caso un ciclo settimanale (da lunedì a domenica).

Attraverso queste ipotesi si procede allo stesso modo in cui si è calcolato il ciclo per

l’anno favorevole, evitando di riportare tutti i calcoli, analoghi al caso precedente.

Nella tabella 6.5 si riportano in sintesi i risultati ottenuti:

Tabella 6.5: tabella di sintesi di un ciclo per un anno medio.

Come ci si poteva aspettare, il ciclo relativo all’anno medio è meno produttivo dell’anno

favorevole, a causa della minore quantità d’acqua utilizzabile per la produzione.

Nei giorni feriali le ore produttive non sono costanti come nel ciclo dell’anno favorevole.

Questo è dovuto ad una differenza tra il volume in ingresso al Bacino dell’Ambiesta (nei

periodi di inattività e pompaggio) ed il volume turbinato nel primo giorno di produzione:

( ) mcmilmcmilmancante 116,0754,1961,0831,2V =−−=

Questa differenza si mantiene costante per i giorni feriali della settimana e viene recupe-

rata la domenica quando la centrale è inattiva.

lu

nedì

mart

edì

merc

ole

gio

vedì

ven

erd

ì

sabato

dom

en

ica

Ore di produzione 7,05 6,68 6,72 6,72 6,71 2,25 0

Ore di pompaggio 6,06 6,03 6,03 6,03 0 0 0

Volume turbinato (mil mc)

2,831 2,653 2,685 2,685 2,681 0,899 0

Volume pompato (mil mc)

0,961 0,955 0,956 0,956 0 0 0

Volume in ingresso al Bacino dell’Ambiesta durante sia il pompaggio che il fermo centrale (mil mc)

1,754 1,766 1,765 1,765 0,809 1,018 1,123

Portata scaricata in pompaggio dal Lago di Cavazzo (mc/s)

4 4 4 4 4 4 0

Portata scaricata in produzione dal Lago di Cavazzo (mc/s)

63,5 61 61 61 61 24,1 0

Portata scaricata nel fermo centrale dal Lago di Cavazzo (mc/s)

4 4 4 4 15,3 5 4

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48

Si può notare che anche in questo caso nei fine settimana la portata in ingresso è suffi-

ciente per non utilizzare il pompaggio e garantire il livello di massimo invaso per il lunedì

successivo. Una caratteristica importante di questo ciclo è che nei giorni feriali (da lunedì

a giovedì) viene utilizzato tutto il volume disponibile per il pompaggio.

- Produttività dei cicli operativi

Per conoscere la quantità di energia che la centrale può produrre, occorre innanzitutto

stabilire la potenza erogata dalle turbine. La formula per il calcolo della potenza è la se-

guente:

gQHP gg ⋅⋅⋅= η

dove �g rappresenta il valore del rendimento in generazione, H il salto idraulico, Q la por-

tata turbinata e g l’accelerazione di gravità. La tabella 6.6 sintetizza i valori ricavati:

Pg (MW) �g H (m) Q (mc/s)

259,16 0,85 280 111 Tabella 6.6: potenza erogata in generazione e parametri di calcolo.

Analogamente si può calcolare la potenza dovuta al pompaggio, secondo la relazione se-

guente:

gQHP pp ⋅⋅⋅= η

dove �p rappresenta il valore del rendimento in pompaggio, H il salto idraulico, Q la por-

tata pompata e g l’accelerazione di gravità. La tabella 6.7 sintetizza i valori ricavati:

Pp (MW) �p H (m) Q (mc/s)

103,94 0,86 280 44 Tabella 6.7: potenza in pompaggio e parametri di calcolo.

Prima di stabilire l’effettiva quantità di energia prodotta nei diversi cicli, occorre definire

anche le fasce orarie in cui possono avvenire la produzione o il pompaggio. La tabella

seguente rappresenta la divisione in fasce orarie dei giorni della settimana, in funzione

del costo dell’energia.

Giorni dal lunedì al venerdì sabato domenica

Ore 8.00-19.00

19.00-23.00

23.00-7.00

7.00-8.00

7.00-23.00

23.00-7.00

0.00-24.00

Fascia

oraria F1 F2 F3 F2 F2 F3 F3

Costo ALTO MEDIO BASSO MEDIO MEDIO BASSO BASSO Tabella 6.8: fasce orarie e costo dell’energia.

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Per convenienza economica del produttore, la generazione di energia avverrà durante la

fascia F1 (e marginalmente in F2) quando il costo è medio-alto, mentre si utilizzerà solo

l’energia a basso costo (fascia F3) per il pompaggio.

Nella tabella 6.9 vengono riassunti i dati di produzione per i cicli relativi all’anno favore-

vole ed all’anno medio, suddivisi in base alle giornate di produzione e di consumo

dell’energia.

lunedì-venerdì sabato domenica giorni all'anno 250 52 52

ore medie di produ-zione

7,72 3,51 2,27

ore medie di pompag-gio

3,78 0 0

energia prodotta (GWh/anno)

500,18 47,30 30,59

ANNO FAVO-REVOLE (più piovoso)

energia consumata (GWh/anno)

98,23 0 0

giorni all'anno 250 52 0 ore medie di produ-zione

6,78 2,25 0

ore medie di pompag-gio

4,83 0 0

energia prodotta (GWh/anno) 439,02 30,32 0

ANNO MEDIO (mediamente piovoso)

energia consumata (GWh/anno) 125,59 0 0

Tabella 6.9: dati di produzione e consumo di energia per i cicli ipotizzati.

Nella tabella 6.10 viene suddivisa l’energia in funzione della fascia oraria.

fasce orarie F1 F2 F3 energia prodotta (GWh/anno)

500,18 47,30 30,59 ANNO FAVO-REVOLE (più piovoso) energia consumata

(GWh/anno) 0 0 98,23

energia prodotta (GWh/anno) 439,02 30,32 0

ANNO MEDIO (mediamente piovoso) energia consumata

(GWh/anno) 0 0 125,59 Tabella 6.10: energia suddivisa per fasce orarie.

I dati di produzione ottenuti possono essere confrontati con le previsioni di produzione

fornite da Edipower. Come si può notare dalla tabella 6.11, i valori ricavati con i cicli

dell’anno medio e dell’anno favorevole, presentano delle differenze sostanziali rispetto a

quanto dichiarato da Edipower.

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50

Anno favore-vole (piovoso)

Anno medio

Edipower

Produzione totale energia (GWh/anno)

578,07 469,34 677

Consumo energia per pompaggio (GWh/anno)

98,23 125,59 353

Energia netta prodotta (GWh/anno)

449,25 343,75 324

Tabella 6.11: confronto tra i valori di energia calcolata e i valori dichiarati da Edipower.

Sulla base dei dati presenti tabella precedente si calcolano i ricavi economici possibili,

considerando il costo dell’energia per le diverse fasce orarie. I certificati verdi (CV) sono

applicati solo sull’energia netta prodotta e contribuiscono ad aumentare il guadagno

economico sull’energia prodotta da fonti rinnovabili.

(valori in €/GWh)

sito internet ENEL

( dati 2010)

sito internet TRENTA energia

(dati 2010)

Sito internet Gestore Mercati Energetici

(dati 2008)

prezzo Fascia F1 114 104 110

prezzo Fascia F2 97 94 93

prezzo Fascia F3 76 73 56

certificati verdi 88 84 84

Tabella 6.12: prezzi dell’energia per le diverse fasce orarie secondo alcuni gestori energetici.

(valori in milioni di €) ENEL TRENTA GME

guadagno produzione 63,93 58,70 61,13

costo pompaggio 7,47 7,17 5,50

certificati verdi 39,53 37,74 37,74

ANNO FAVO-REVOLE

guadagno annuo netto con CV 96,00 89,26 93,37

guadagno produzione 52,99 48,51 51,11

costo pompaggio 9,54 9,17 7,03

certificati verdi 30,25 28,88 28,88 ANNO MEDIO

guadagno annuo netto con CV 73,69 68,22 72,95

Tabella 6.13: ricavi annui con l’impianto in progetto, in milioni di euro, relativi all’anno favorevole (molto piovoso) e all’anno medio.

I valori ottenuti sono da confrontare con quelli ricavati secondo le indicazioni fornite da

Edipower. La tabella 6.14 riporta quanto scritto nello Studio d’’impatto ambientale in

merito alla produzione di energia con la configurazione attuale della Centrale di Sompla-

go, dove vengono indicati due diversi valori di produzione di energia collegati a due pe-

riodi diversi, che possono essere indicati come ANNO MEDIO ed ANNO FAVOREVOLE.

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51

Periodo 1996-2006 (anno medio)

Periodo attuale (anno favorevole)

Energia prodotta (GWh/anno) 300 405 Tabella 6.14: valori di produzione attuale di energia dichiarati da Edipower (pag. 80 SIA)

Nella Tabella 6.15 sono esposti gli utili economici corrispondenti alla situazione odierna,

con l’impianto esistente, in relazione ai valori possibili di produzione di energia secondo i

gestori energetici utilizzati finora:

(valori in milioni di €) ENEL TRENTA GME

guadagno produzione 34,20 31,20 33,00

certificati verdi 26,40 25,20 25,20 PERIODO 1996-2006 (anno medio) guadagno annuo con CV 60,60 56,40 58,20

guadagno produzione 46,17 42,12 44,55

certificati verdi 35,64 34,02 34,02 PERIODO ATTUA-LE (anno favorevo-le, molto piovoso) guadagno annuo con CV 81,81 76,14 78,57

Tabella 6.15: confronto dei possibili guadagni con i diversi gestori energetici

La differenza sui guadagni (Tabelle 6.16 e 6.17) tra le condizioni di produzione attuali

(Tabella 6.13) e le condizioni di progetto servono per stabilire i tempi di rientro

dell’investimento.

Il costo totale dei lavori per realizzare il nuovo impianto è indicato nelle integrazioni al

SIA ed è pari a 81,7 milioni di euro.

(valori in milioni di €) ENEL TRENTA GME

PERIODO

1996-2006 Differenza sui guadagni 35,40 32,86 35,17 ANNO FAVO-

REVOLE (molto

piovoso) PERIODO

ATTUALE Differenza sui guadagni 14,19 13,12 14,80

Tabella 6.16: differenza sui ricavi tra le condizioni di progetto e quelle attuali per l’anno favorevole; a titolo solo indicativo nella prima riga, in corsivo, si riporta anche il confronto con l’anno medio.

(valori in milioni di €) ENEL TRENTA GME

PERIODO

1996-2006 Differenza sui guadagni 13,09 11,82 14,75

ANNO MEDIO PERIODO

ATTUALE Differenza sui guadagni -8,12 -7,92 -5,62

Tabella 6.17: differenza sui ricavi tra le condizioni future e quelle attuali per l’anno favorevole; a tito-lo solo indicativo nella seconda riga, in corsivo e in rosso, si riporta anche il confronto con l’anno molto piovoso, denominato “PERIODO ATTUALE” da Edipower.

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52

Nella tabella 6.17 si possono notare dei valori negativi, evidenziati in corsivo, che indi-

cherebbero che col progetto si potrebbe anche ricavare meno soldi rispetto ad oggi, se si

confrontassero i valori dell’anno a piovosità media con il “periodo attuale” indicato dal

SIA; quindi tale ipotesi non è plausibile, e non ci sarebbe stato bisogno di valutarla se

solo il progetto Edipower avesse fornito degli elaborati decentemente approfonditi.

Affinché un investimento riesca ad essere vantaggioso, serve che il suo periodo di rientro

economico sia dell’ordine dei 6-7 anni. Se si confrontasse l’anno favorevole futuro con le

condizioni attuali di maggiore piovosità (tabella 6.18) si potrebbe notare che i valori, cal-

colati in modo sommario dividendo i costi del progetto per gli utili medi annui, rientrano

nel limite dei 6,23 anni.

Il confronto tra l’anno medio futuro e le condizioni attuali (tabella 6.19) determina invece

dei tempi di ritorno poco più lunghi, fino a 6,91 anni.

rientro economico anni 1996-2006 2,31 2,49 2,32 ANNO FAVO-

REVOLE rientro economico STATO ATTUALE 5,76 6,23 5,52

Tabella 6.18: confronto tra i diversi casi di rientro economico per l’anno favorevole (i valori sono e-spressi in anni) ; a titolo solo indicativo nella prima riga, in corsivo, si riporta anche il confronto con l’anno medio.

rientro economico anni 1996-2006 6,24 6,91 5,54 ANNO MEDIO

rientro economico STATO ATTUALE -10,07 -10,31 -14,55 Tabella 6.19: confronto tra i diversi casi di rientro economico per l’anno medio (i valori sono espressi in anni) ; a titolo solo indicativo nella seconda riga, in corsivo e in rosso, si riporta anche il confronto con l’anno molto piovoso, denominato “PERIODO ATTUALE” da Edipower.

6.4 Gestione idroelettrica laghi Cavazzo ed Ambiesta - sintesi

Per analizzare il futuro regime dei laghi col nuovo impianto, il dato fondamentale è

che il Ministero dell’Ambiente [4], adottando la richiesta delle Regione Friuli, ha fissato

a 9 m la massima oscillazione del livello per il Lago di Verzegnis (Ambiesta) e ad 1 m

la massima oscillazione del pelo libero nel Lago di Cavazzo, con garanzia per

quest’ultimo di non scendere mai nei fine-settimana e nei giorni festivi al di sotto della

quota 194,70 m s.m.

Inoltre, nel medesimo documento s’impone di non scendere mai nella portata verso

il torrente Leale al di sotto dei 4 mc/s.

Queste imposizioni invalidano la maggior parte delle previsioni fatte dai Comitati e

dall’Ente Tutela della Pesca, che partivano da dislivelli maggiori, per colpa di Edipower

che nel progetto ha trattato questo importantissimo argomento con scarsa chiarezza.

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Con questi presupposti, lo studio ha eseguito una complicata analisi di quale potrà esse-

re una credibile gestione idroelettrica degli invasi, ottenendo i seguenti risultati, relativi

sia ad un anno medio che ad un anno favorevole e molto piovoso.

Anno molto piovoso

Anno

medio Edipower

Produzione totale energia (GWh/anno)

578 469 677

Consumo energia per pompaggio (GWh/anno)

98 126 353

Energia netta prodotta (GWh/anno)

449 344 324

Tabella 6.20: riepilogo delle quantità di energia in gioco più probabili col nuovo impianto, sia in pro-duzione che in pompaggio, in un anno medio ed in un anno molto piovoso; confronto coi dati forniti da Edipower nel suo Studio d’impatto ambientale.

Dai risultati, parrebbe che i Comitati avessero ragione a sospettare Edipower di provoca-

re nei laghi dislivelli molto maggiori di quelli fissati dal Ministero, visto che tale società si

aspettava una Produzione di 677 GWh che, coi dislivelli bloccati, neppure in un anno

molto piovoso riuscirebbero a produrre (578 GWh sono quelli più probabili – vedasi la

prima riga in alto).

Comunque, con una gestione che segua le imposizioni del Ministero e della Regione Friu-

li, considerando i prezzi medi attuali dell’energia e la corresponsione dei Certificati Verdi

(premio per chi produce energia pulita e rinnovabile, come anche quella idroelettrica),

calcolati solo sulla differenza tra l’energia prodotta totale e quella assorbita dal pompag-

gio, si ottiene infine che Edipower avrà un guadagno medio annuo dell’ordine dei

13 milioni di euro.

Il costo totale dei lavori per realizzare il nuovo impianto è indicato nelle integrazioni al

SIA ed è pari a 81,7 milioni di euro; questo significa che in 6-7 anni Edipower recupere-

rà i soldi investiti, ma significa anche che c’è ampio margine per investire un po’ di più in

studi, in tutela del territorio e nei ripristini ambientali.

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54

7 Impatto energetico globale dell’impianto

7.1 Impatto energetico globale per Edipower

Secondo quanto riportato nel SIA, nelle ore di massima richiesta, l’energia viene prodotta

impiegando tutte le risorse disponibili (anche quelle meno efficienti ed economiche), con

lo scopo di far fronte le esigenze di consumo.

Nelle ore notturne vengono invece mantenute in funzione solo le centrale maggiormente

efficienti. L’efficienza generale del sistema si può migliorare attraverso l’uso di impianti

idroelettrici di pompaggio. Gli impianti di pompaggio richiedono un consumo aggiuntivo

di energia elettrica nelle ore notturne e restituiscono una circa equivalente quantità di

energia nelle ore di punta.

In questo modo gli impianti di pompaggio permettono di incrementare la potenza com-

plessiva erogabile nelle ore di punta. Inoltre riescono a determinare minori impatti am-

bientali del sistema energetico nel suo complesso, poiché riducono la necessità di fare

ricorso alla produzione termoelettrica (ottenuta mediante impianti a bassa efficienza nelle

ore di massima richiesta).

Il tutto appare descritto dal SIA in modo molto sommario, non rendendosi conto che an-

che l’impatto globale sull’effetto serra, ad esempi uno, è argomento molto sentito dalla

popolazione, e non è negoziabile solo a fronte di un vantaggio economico.

7.2 Impatto energetico globale per i Comitati

Nelle considerazioni dei Comitati, l’ing. Frànzil [2], analizzando i dati del progetto per

l’ampliamento della Centrale di Somplago, afferma che il “riciclaggio” (termine con cui

indica il pompaggio di acqua già utilizzata per la produzione di energia) è tecnicamente

non conveniente, poiché per ricavare 1 kWh si deve spendere 1,4 kWh. Secondo il mede-

simo, inoltre il “riciclaggio” rende economicamente solamente perché e finanziato attra-

verso i certificati verdi.

L’ing. Frànzil arriva poi a stimare gli inquinanti prodotti per “bruciare” l’energia necessa-

ria al pompaggio dichiarata nel SIA; i suoi calcoli sono basati su dati dell’ENEA e di Le-

gambiente, relativi alle emissioni inquinanti delle diverse tipologie di centrali elettriche.

Se si utilizzassero centrali a metano si avrebbe il consumo di circa 81 milioni di mc di

gas, con la produzione un totale di circa 162.000 tonnellate all’anno di inquinanti. Se

invece si volesse impiegare centrali a carbone, allora si dovrebbe consumare una quanti-

tà di circa 364.000 tonnellate all’anno di combustibile, con la produzione di circa

337.000 tonnellate all’anno d’inquinanti. Con queste motivazioni si afferma che attraver-

so il pompaggio si utilizzano combustibili che senza pompaggio non servirebbero.

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La relazione dell’ing. Frànzil però trae assai in inganno perché si commettono un paio di

errori piuttosto banali, ovviamente involontari, omettendo che:

• è vero che si consuma molta energia “inquinante” per il pompaggio notturno, ma

si produce anche una grande quantità di energia “pulita” durante il giorno, e tale

energia pulita è tutta energia inquinante risparmiata, di cui nella relazione di

Frànzil non si tiene assolutamente conto;

• ad un tecnico dovrebbe essere noto che l’energia di giorno è prodotta spesso da

fonti energetiche le quali inquinano molto di più di quelle che funzionano di notte

a regime continuo, dalle quali si preleva l’energia per il pompaggio.

Tutto ciò è spiegato nell’analisi che segue.

7.3 Impatto energetico globale - analisi

Per ragionare compiutamente sull’impatto energetico globale dell’impianto di progetto occorre fare

un’analisi complessiva di come siano oggi la produzione, la distribuzione ed il consumo di energia

nel nostro paese.

La seguente tabella1 (il cui andamento rispecchia in buona misura quello del terzo mercoledì di

ciascun mese del 2007, e dal 2007 ad oggi il quadro non è cambiato molto) mostra come tra il

giorno e la notte vi sia una differenza di circa 12 GW nella produzione lorda totale da sistema

termico tradizionale: si passa da un minimo di 32,7 GW nelle prime ore dopo la mezzanotte ad un

massimo di 44,7 GW in corrispondenza del picco pomeridiano della richiesta.

L’analisi della tabella consente di sviluppare inoltre alcune semplici considerazioni:

• la produzione di energia elettrica da fonte termica tradizionale risulta quella predominante in

qualsiasi fascia oraria nelle 24 ore;

• le altre fonti indicate (idrica, geotermica, eolica) forniscono un contributo decisamente

marginale;

• la fonte idrica indicata in tabella, in realtà va suddivisa in “acqua fluente”, con produzione

costante nell’arco della giornata, e “impianti di pompaggio” (in bacino o serbatoio) il cui

contributo in generazione si fa sentire nelle ore diurne e contribuisce a far fronte al deciso

aumento della richiesta;

• il saldo scambi con l’estero (differenza tra l’ultima colonna e la sesta) è sempre positivo,

indice di un acquisto di energia che viene portato a termine durante tutta la giornata.

1 Fonte: TERNA dal sito Internet

http://www.terna.it/default/Home/SISTEMA_ELETTRICO/statistiche/dati_statistici/tabid/418/Default.aspx

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Tabella 7.1: potenza oraria relativa al consumo interno lordo di energia elettrica in Italia nel 3° merco-ledì del mese di dicembre 2007

In merito all’ultimo punto evidenziato, è significativo notare come anche durante le ore notturne,

quando la richiesta di energia è minore, vi sia comunque un acquisto pressoché costante da Paesi

stranieri, nonostante gli impianti esistenti in Italia siano in grado di far fronte alla domanda interna

(dimostrato dal fatto che la produzione diurna è maggiore di quella notturna); ciò può stare ad

indicare che in periodo notturno vi è una maggiore convenienza ad acquistare energia piuttosto che

a produrla: presumibilmente tale energia viene prodotta, nei Paesi esteri, in impianti che non

possono essere fermati, o nemmeno limitati come produzione, durante la notte (ad esempio impianti

nucleari) e i Paesi produttori si trovano, quindi, nella situazione di dover “svendere” l’energia

prodotta, non essendo fisicamente possibile un suo accumulo.

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Figura 7.1: potenza oraria relativa al consumo interno lordo di energia elettrica in Italia nel 3° merco-ledì del mese di dicembre 2007

Soffermando l’attenzione sulla fonte “termica tradizionale” è possibile andare a studiare nel

dettaglio quali siano le tipologie d’impianto raggruppate in questa categoria e presenti ad oggi in

Italia2:

2 Fonte: TERNA dal sito Internet

http://www.terna.it/default/Home/SISTEMA_ELETTRICO/statistiche/dati_statistici/tabid/418/Default.aspx

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Tabella 7.2: produzione lorda di energia termoelettrica tradizionale in Italia e relativi consumo spe-cifici medi nel 2007

Come visibile dalla Tabella 7.2, le fonti principali sono costituite dagli impianti “a vapore a

condensazione” e da quelli “a ciclo combinato” con o senza produzione di calore; l’insieme di

queste tipologie fornisce ben l’87% del totale di energia termoelettrica, con il 13% rimanente da

parte di “turbine a gas” e altre tipologie di produzione.

In merito alle principali tipologie di impianto citate, si sottolinea che si tratta di impianti

caratterizzati da tempi di avviamento piuttosto lunghi (dalle 2 alle 8 ore), non progettati per subire

frequenti arresti e avviamenti ma per sostenere un funzionamento continuo: vengono, quindi,

considerati come degli “impianti di base” da far funzionare per molte ore all’anno (6500-8000

ore/anno), la cui produzione non può, però, essere facilmente regolata, ma che subiscono delle

forzature nel funzionamento in periodo notturno, quando la richiesta di energia è minore ed essi

vengono limitati agendo sia sull’alimentazione in ingresso che sul rendimento del ciclo di

produzione, con conseguente maggior usura delle varie parti costituenti3.

3 Fonte: sito Internet http://www.dsea.unipi.it/Members/pelacchiw/gestelettrici/richiami%20centrali-1.PPT/view del

DIPARTIMENTO DI SISTEMI ELETTRICI E AUTOMAZIONE, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa

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Viceversa, gli impianti “a turbine a gas” (a ciclo aperto, detti turbogas) sono caratterizzati da un

basso numero di ore/anno di utilizzazione (qualche centinaio), tempi di avviamento piuttosto rapidi

(dai 15 ai 30 minuti) e sono, quindi, considerati degli “impianti di riserva” da utilizzarsi

preferibilmente nelle ore di punta della giornata per far fronte ai picchi che si registrano in certe

fasce orarie nella domanda di energia4.

Impianto Tempi avviamento Tempi utilizzazione Funzionamento Rendimento

a vapore a condensazione 6-8 ore 6500-8000 ore/anno il più possibile costante 40-42%

a ciclo combinato 2 ore 6500-8000 ore/anno il più possibile costante 55%

a turbine a gas 15-30 minuti centinaia di ore/anno nelle ore di punta 38%

Tabella 7.3: caratteristiche e rendimenti dei principali tipi di impianti termoelettrici presenti in Italia

La breve descrizione riportata permette di comprendere quale sia la reale suddivisione della

produzione di energia elettrica da fonte termica tradizionale nelle varie fasce orarie della giornata;

in particolare si nota che:

• nel periodo diurno gli impianti di base a funzionamento continuo non sono in grado di far

fronte alla richiesta del mercato e risulta necessario attivare anche gli impianti turbogas per

rispondere ai picchi della richiesta;

• nel periodo notturno gli impianti di base a funzionamento continuo risultano addirittura

sovrabbondanti, visto il calo nella domanda di energia e vista la probabile convenienza

nell’acquisto di energia dall’estero: essi vengono, quindi, limitati nel loro funzionamento,

con conseguente usura e diminuzione (di un paio di punti percentuale) del rendimento del

ciclo di base;

• in periodo notturno gli impianti turbogas vengono fermati, in quanto non necessari, e si

sfrutta quindi al meglio la loro rapidità di avviamento nei momenti di bisogno;

• in prima approssimazione si può considerare che i 44,7 GW richiesti al termoelettrico in ora

di punta nel periodo diurno siano forniti per l’87% dagli impianti di base (38,9 GW) e per il

rimanente 13% dal turbogas (5,8 GW);

• analogamente si può considerare che i 32,7 GW richiesti al termoelettrico nel periodo

notturno siano forniti esclusivamente dagli impianti di base, che vengono pertanto “limitati”

nel loro funzionamento, dal momento che avrebbero potenzialità ben più elevate.

Si analizza ora l’inserimento dell’impianto di progetto (idroelettrico di generazione e pompaggio)

nel panorama di funzionamento descritto.

4 Fonte: sito Internet http://www.dsea.unipi.it/Members/pelacchiw/gestelettrici/richiami%20centrali-1.PPT/view del

DIPARTIMENTO DI SISTEMI ELETTRICI E AUTOMAZIONE, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa

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60

Innanzitutto, i valori di energia prodotta dalle turbine oppure utilizzata per il pompaggio, come

calcolato nel capitolo precedente, risulta:

Anno favore-vole/piovoso

Anno medio

Edipower

Produzione diurna totale di e-nergia (GWh/anno)

587,07 469,34 677

Consumo notturno di energia per pompaggio (GWh/anno)

98,23 125,59 353

Energia netta prodotta (GWh/anno)

449,25 343,75 324

Tabella 7.4: confronto tra i valori di energia calcolata ed i valori dichiarati da Edipower.

Inoltre si hanno i seguenti rendimenti degli impianti:

• rendimento complessivo dell’impianto in pompaggio: 0,86 %

• rendimento complessivo dell’impianto in produzione: 0,85 %

• rendimento complessivo tra pompaggio e produzione: 0,72 %

Si ha che in periodo notturno un aumento nella richiesta di energia non comporta necessariamente

un aumento dei consumi e delle emissioni: infatti, qualsiasi sistema venga fatto funzionare in modo

non rispondente al suo dimensionamento progettuale comporta degli sprechi, delle usure e delle

problematiche che lo discostano notevolmente dal suo rendimento ottimale; anche i sistemi di

abbattimento delle emissioni prodotte, tarati su un certo livello di produzione e di funzionamento

dell’impianto, non possono garantire il livello adeguato di rendimento in caso cambino

sostanzialmente le condizioni di utilizzo del sistema di base.

Inoltre, il lavoro ulteriore al quale gli impianti esistenti sono sottoposti quando vengono riportati a

regime per far fronte alla richiesta diurna comporta certamente una curva di funzionamento al di

fuori degli standard per i quali gli impianti stessi sono stati dimensionati e realizzati.

Non è escluso, inoltre, che a questo leggero aumento nella richiesta dovuto al pompaggio del nuovo

impianto non venga risposto tramite un leggero incremento nell’acquisto dell’energia dall’estero,

dal momento che, come visto dai dati TERNA riportati, pare sia più conveniente in periodo

notturno questa via, piuttosto che la produzione interna nel nostro Paese (o vi siano dei contratti

internazionali che comportano l’acquisto anche di notte, quando non sarebbe strettamente

necessario, di un certo quantitativo di energia).

Per quanto riguarda il periodo diurno, l’aumento rispetto ad oggi della produzione elettrica fornito

dal nuovo impianto di Somplago ricopre, per le ore nelle quali si prevede di turbinare, una frazione

consistente dell’energia elettrica prodotta, allo stato attuale, agli impianti a turbogas; ciò significa

meno emissioni e meno consumi di combustibile in ingresso negli impianti turbogas (solitamente

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gas naturale, metano) e la medesima produzione di energia elettrica da una fonte pulita e

rinnovabile come quella idrica di un bacino naturale.

Si sottolinea, infine, che con questa modifica nel sistema di utilizzo degli impianti esistenti si

verrebbe a far funzionare di meno una categoria di impianti caratterizzata da bassi rendimenti (solo

il 25,5% circa per il rendimento di una centrale a turbogas), mentre si richiederebbe un miglior uso

agli “impianti di base” caratterizzati da rendimenti del 40-42% nel caso di impianti tradizionali (che

in Italia forniscono il 40% dell’energia), ma che arrivano al 55% nei cicli combinati (che forniscono

il 50% dell’energia), a completo beneficio dell’ambiente; in proposito si sottolinea che l’attuale

tendenza è quella di convertire gli impianti a vapore tradizionali (alimentati anche da combustibili

solidi e gasolio) in impianti a ciclo combinato (gas+vapore, alimentati principalmente da gas

naturale), visti i migliori rendimenti e le migliori caratteristiche dal punto di vista dei consumi e

delle emissioni prodotte.

Quindi, il quadro operativo che si prospetta a seguito della realizzazione dell’impianto di Somplago

in progetto è il seguente:

• di notte una o più centrali a ciclo combinato esistenti verrà fatta funzionare ugualmente a

pieno regime (55% di rendimento = combustibile/energia prodotta) per riempire il Bacino

dell’Ambiesta;

• in alternativa, di notte potrà essere acquistata energia in surplus ed a basso prezzo messa a

disposizione dai fornitori esteri europei (energia per lo più di centrali nucleari) oppure potrà

essere sfruttata energia di altro genere non accumulabile, tipo quella eolica;

• di giorno non sarà necessario produrre circa 50 GWh di energia (in un intero anno) mediante

le centrali a turbogas (le quali hanno il 25,5% di rendimento), perché essa sarà fornita dalle

turbine della Centrale di Somplago;

• grazie alla superiorità del rendimento delle centrali a ciclo combinato rispetto a quelle a

turbogas (il 55% contro il 25,5%), pure tenendo conto delle perdite di energia nel sistema

pompe-turbine (72%), si avrà complessivamente un rendimento di quasi il 40%

(0,55x0,72=0,396), il quale è superiore a quello delle centrali a turbogas (25,5%), e quindi

un risparmio sia di combustibile che di emissioni e quant’altro, nel rispetto dei dettami del

protocollo di Kyoto; se anche si considerassero le centrali tradizionali a basso rendimento

(40-42%) si avrebbe un rendimento globale di circa il 30%, maggiore di quelle a turbogas;

• analogamente, si rispetterebbe il protocollo di Kyoto anche se si utilizzasse per il pompaggio

il surplus di energia nucleare proveniente dall’estero, oppure energia eolica o di altra fonte

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pulita ma non accumulabile; in ogni caso, per il nostro territorio si avrebbe un’indiscutibile

discreta riduzione globale delle emissioni nocive.

7.4 Impatto energetico globale – sintesi

Di notte in Europa le centrali termoelettriche e nucleari, ma anche quelle eoliche o ad

acqua fluente, producono più energia di quanta ne serva; tale surplus potrebbe essere

accumulato, ad esempio, producendo in appositi grandi impianti dell’idrogeno liquido,

ma con un rendimento tra energia spesa e riottenuta solo del 20%, oppure pompando

acqua in serbatoi posti in quota, come realizzato anche recentissimamente in Svizzera e

nel Galles.

Il rendimento complessivo di (pompaggio + produzione in turbina) dell’Impianto di

Somplago in progetto è del 72%, ed è quindi assai più alto di quello dell’idrogeno.

L’energia utilizzata per “caricare” d’acqua le gallerie di notte sarà fornita dalle centrali a

ciclo combinato già esistenti in Italia, le quali hanno un rendimento del 55%, che co-

prono già il 50% dell’energia prodotta e che stanno sostituendo quelle termoelettriche

tradizionali, che coprono il 40% della produzione e che hanno rendimenti del 40-42%.

Se si facesse una media in base alla produzione, il rendimento delle centrali termoelettri-

che risulta quindi dell’ordine del 49%; moltiplicando tale valore per il rendimento com-

plessivo del 72% dell’impianto visto prima, risulta che tutta la manovra ha un rendimen-

to globale del 35% circa.

Di giorno la produzione idroelettrica di punta va a sostituire quella “a risposta immedia-

ta” delle centrali a turbogas, che pagano lo scotto di poter essere accese o spente quasi a

piacimento con l’handicap di avere rendimenti medi bassissimi, pari al 25,5%; risulta

evidente che tale rendimento è comunque assai più basso di quello globale dell’Impianto

di Somplago in progetto, che era dell’ordine del 35%.

Pertanto con esso non solo si risparmieranno energia e costi, ma si bruceranno anche

meno combustibili fossili e si limiteranno le emissioni di gas serra in atmosfera, nel ri-

spetto del protocollo di Kyoto.

Considerando una produzione di 50 GWh di energia ogni anno, si avrà un risparmio di

circa 11.000 tonnellate di gasolio, metano, carbone o altro combustibile fossile non

bruciato, con un risparmio anche in termini di emissione di CO2, polveri e quant’altro

che ogni ambientalista serio e coscienzioso non dovrebbe ignorare.

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8 Variazioni di temperatura nei laghi

8.1 Variazioni di temperatura nei laghi per Edipower

Prima dell’entrata in funzione della centrale, il Lago di Cavazzo presentava le caratteristi-

che di un lago dimittico: stratificazione estiva, stratificazione inversa invernale e rimesco-

lamento in primavera ed autunno.

Le condizioni attuali sono tali da classificare il Lago di Cavazzo come monomittico: strati-

ficazione termica estiva e sostanziale omeotermia nel periodo invernale. Dal confronto

con le condizioni attuali emerge che le maggiori differenze di temperature si hanno nei

periodi estivi (come riportato nella Figura 8.5).

Con il potenziamento della centrale il ciclo produttivo determinerà un maggiore miscela-

mento meccanico e termico con conseguenti condizioni di maggiore omeotermia.

Il ciclo produttivo futuro pomperebbe le acque superficiali più calde di Cavazzo

all’Ambiesta , dove entrando nel bacino in profondità, si rimescolerebbero con le acque

più fredde raffreddandosi; il giorno dopo dall’Ambiesta la somma delle portate attuali più

quelle pompate di notte affluirebbero nel Lago di Cavazzo, con una tendenza a ridurne la

stratificazione e a omogeneizzarne la temperatura.

Figura 8.1: Andamento medio mensile della temperatura superficiale dell'acqua negli anni 1893-1897 e 1971-1972 (riportato dal SIA).

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Figura 8.2: Andamento della temperatura dell'aria e dell'acqua nella zona sud-est del Lago di Cavazzo riportata dal SIA (si possono notare temperatura massime attorno ai 17-18 °C).

Le temperature del Bacino dell’Ambiesta si aggirano attorno ai 5 °C nel periodo invernale-

primaverile e attorno ai 10 °C nel periodo estivo-autunnale. L’elevata velocità di ricambio

non consente alle acque in transito di riscaldarsi né permette il fenomeno della stratifica-

zione termica, se non localmente nei pressi del paramento della diga.

La stratificazione si presenta poiché nei pressi del corpo diga le acque hanno perso la

loro turbolenza che hanno all’arrivo ed inoltre il prelievo dell’acqua avviene in profondità.

Con il potenziamento della centrale si prevede un innalzamento delle temperature del

bacino a causa delle acque più calde provenienti dal Lago di Cavazzo.

8.2 Variazioni di temperatura nei laghi per i Comitati

Secondo l’ing. Frànzil [2] il lago è passato da temperature di 18-21 °C ai 15-17 °C attua-

li, dopo l’entrata in funzione della centrale. Si prevede una temperatura di 8-10 °C per il

futuro, tale che il bacino si trasformerà in un lago alpino, rendendo impossibile la balne-

azione, tutte considerazioni in linea di massima condivisibili.

L’autore medesimo prevede che nel Lago di Cavazzo la velocità del ricambio idrico au-

menterà di 2,25 volte e di 3 volte quella di mescolamento; poi esprime la predizione che

nel lago a causa di ciò scompaiano pesci e plancton, che non ha alcun riscontro con la

realtà e crea solo facile allarmismo; probabilmente alla base di ciò vi è che egli ipotizza

2,5 m di escursione massima dei livelli del lago generati dal pompaggio, non sapendo

ancora che la Regione l’avrebbe ridotta ad 1 m.

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Secondo l’ottima ed equilibrata relazione dell’ing. Pillinini [9] prima della costruzione

della centrale le temperature superficiali estive raggiungevano i 26-28 °C, con una mar-

cata stratificazione nei primi 8-10 metri, a causa di un ricambio lento dell’ordine dei 10-

12 mesi. Attualmente il ricambio avviene in 7-15 giorni con temperature in ingresso di

11-12 °C, causando un impoverimento dell’ecosistema lacustre e portando le temperatu-

re superficiali a 17-18 °C (tipiche di un lago di quota). Il sistema immette acque fredde

che s’inabissano per la maggior densità e scarica acque calde superficiali: questo com-

porta la dissipazione dell’energia termica assorbita dal lago.

Poi egli propone di eseguire delle modifiche ad imbocco e sbocco del Lago di Cavazzo per

tutelare i livelli superficiali più caldi del lago, proposta che si ritiene l’unica soluzione

condivisibile e realizzabile per migliorare, anziché peggiorare, le condizioni del lago.

Secondo l’Ente Tutela Pesca del Friuli [8], la diminuzione di temperatura a seguito del-

la costruzione della centrale ha determinato una diminuzione del livello di ricchezza tro-

fica del lago.

Nella relazione Cella-Tosoni [1] viene riportata una misura di temperatura eseguita sul

Bacino dell’Ambiesta, in sponda destra ad ovest della passerella per Pusea, pari a 13,9 °C

alle ore 20.00 del giorno 11 settembre 2010.

8.3 Variazioni di temperatura nei laghi – analisi

In linea di massima, si condivide l’opinione diffusa dai Comitati e dai tecnici che col nuo-

vo impianto la temperatura del Lago di Cavazzo diminuirà ulteriormente tra 2 e 4°C e

si ridurrà le stratificazione termica estiva, con conseguenze gravi sia sulla balneazione

che sull’habitat lacustre.

Si analizza di seguito la situazione, a partire dal Bacino dell’Ambiesta, proponendo anche

degli interventi per far sì che la situazione a Cavazzo, anziché peggiorare, casomai miglio-

ri.

L’Ambiesta attualmente è un bacino di “transito” per l’acqua: ha un tempo d’invaso

dell’ordine delle 50 ore e quindi ha una modulazione giornaliera – settimanale.

Le temperature del lago sono compresi tra 10 e 14 °C nel periodo estivo; il valore di 14 °C

lo si deduce da Cella-Tosoni [1], anche se più probabilmente non si superano frequen-

temente i 12 °C.

Non è pensabile che l’acqua presente nel bacino nei pressi del corpo diga riesca a riscal-

darsi e stratificarsi, poiché i tempi di permanenza sono brevi. Inoltre, la produzione di

energia avviene durante il giorno e quindi l’unico periodo di assenza di correnti a ridosso

del corpo diga sarebbe di notte, con improbabile riscaldamento dell’acqua, casomai av-

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verrà il contrario; forse un’eventuale stratificazione si potrebbe avere nei fine settimana,

quando la centrale è quasi ferma, ma sarebbe comunque di poco conto.

Con il pompaggio in progetto si avrebbe un ulteriore rimescolamento dell’acqua e l’unico

incremento di temperatura potrebbe essere dato dalle acque più calde provenienti dal

Lago di Cavazzo.

Questo significa che ogni intervento sul Bacino dell’Ambiesta, tipo realizzare una “torre di

presa” per prelevare alla quota più alta possibile le acque più calde destinate a Cavazzo e

prelevarle sempre alle quote più alte il giorno successivo, risulterebbe di scarsissimo ef-

fetto; per l'Ambiesta, purtroppo, non si può fare nulla, se non limitare a 9 m l'escur-

sione del livello, come richiesto dal Comue di Verzegis.

Nell’Ambiesta oltre il 60 % delle acque provengono dal sovrastante Lago di Sauris (Diga

di Lumiei) il quale, pur trovandosi a quasi 1000 m di quota, ha un invaso di 73 milioni

di mc ed una profondità di circa 100 m e, quindi, in estate raggiunge in superficie tempe-

rature che arrivano anche a 19 °C; quindi, se si realizzasse una “torre di presa” in tale

lago, si potrebbero prelevare acque assai più calde superficiali che, mescolate

all’Ambiesta con quelle delle prelevate dai corsi d’acqua, potrebbero elevare di 4-5 °C (si-

no a 16-17 °C) le temperature immesse poi nel Lago di Cavazzo.

Il costo di tale torre di presa potrebbe essere dell’ordine dei 1.200.000 euro.

per il lago di Cavazzo, invece, circa 1 milione di mc di acqua ogni giorno verranno "par-

cheggiati" per varie ore nell'Ambiesta dove le temperature dell'aria esterna risultano dai 2

ai 4°C inferiori a causa della quota e dell'orografia; quindi le acque subiranno un raffred-

damento maggiore che se fossero rimaste a Cavazzo.

Inoltre, una volta ridiscese a Cavazzo, il fatto che la portata non sia più di 66 ma di 11

mc/s, fa sì che in proporzione anche il mescolamento tra strati diversi sulla verticale

aumenti in tutto il lago, e quindi l'acqua del fondo sarà un po' meno fredda, mentre quel-

la più calda in superficie invece si raffredderà.

L'effetto di maggiore riscaldamento dovuto all'aumentata presenza di materiale in so-

spensione, citato da Edipower, risulta minimo (per essere di 1°C dovrebbe esserci 10 vol-

te più materiale in sospensione di oggi, ma allora avremmo un acqua più calda ma osce-

na come trasparenza, e non si sa quale delle due ipotesi sia la peggiore...).

Quindi, i sintesi, nei primi 2-3 m di aqcua, lo stato superficiale insomma, quello più den-

so di organismi viventi e balneabile, ci si aspetta con certezza una diminuzione di tempe-

ratura dai 2 ai 4°C; quindi, per risolvere questo significativo problema, come peraltro

suggerito dall’egregio ing. Pillinini [9], si fanno le seguenti considerazioni e proposte:

1. Operando un dragaggio con condotta a pressione (per evitare intorbidimenti) di cir-

ca 300.000 mc di fanghi, nei pressi dello scarico della Centrale di Somplago e del

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canale che porta alla galleria di scarico del lago verso il Riale, si potrebbe creare un

collegamento diretto tra l’area centrale più profonda del lago e gli scarichi; ta-

le operazione ha un costo dell’ordine di 1,8 milioni di euro ma, comunque, rientra

negli interventi di prevenzione dall’interrimento che Edipower dovrebbe eseguire per

evitare la scomparsa entro alcuni decenni del Lago di Cavazzo (vedasi il Capitolo 5).

2. Nella zona di entrambi gli imbocchi occorre realizzare uno schermo, mediante

una palificata o palancolata laterale al canale di cui sopra, che sorregga un setto

trasversale appena sotto il pelo dell'acqua (in prima ipotesi, alto dai 4 ai 6 m e

largo quanto tutta la sezione d'imbocco, ovvero qualche decina di metri), in modo

che preferenzialmente siano le acque più profonde del Lago di Cavazzo ad uscire

verso il Leale oppure ad essere scambiate col Bacino dell’Ambiesta mediante

l’impianto; il costo di tali schermi può essere dell’ordine dei 750.000 euro ciascuno.

3. In alternativa a quanto sopra è possibile porre in opera delle tubazioni a grande dia-

metro sul fondo del lago dal centro più profondo verso gli imbocchi (soluzione pro-

posta anche da Heiz Loffler al Convegno “OBIETTIVO LAGO” del 1987 [10]), che

vada ad innestarsi sotto al setto di cui sopra, con un costo paragonabile, anche se

probabilmente un po’ maggiore, a quello dei canali.

4. Occorre predisporre un apposito Progetto per la tutela delle temperature nel La-

go di Cavazzo, corredato da un modello matematico tridimensionale ben tarato,

che definisca nel dettaglio le attività e gli interventi di cui sopra, in modo da tutelare

la temperatura (e quindi la balneabilità e l’habitat) nel lago, per far sì che con

l’impianto essa con certezza non possa ridursi.

5. Alle attività di cui sopra si sommeranno i monitoraggi e le altre misure previste nel

parere del Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Friuli [4], che saranno da con-

cordare e controllare da parte dell’ARPA ed i cui dati saranno messi anche a dispo-

sizione dei Comuni coinvolti.

Inoltre, la presenza del setto trasversale realizzato di fronte all’imbocco della Centrale di

Somplago avrebbe anche la funzione di smorzare le turbolenze della corrente di scarico,

che aumenterà da 66 a 111 mc/s, di modo che il loro impatto sulle sponde si ridurrà e la

sedimentazione sul fondo dei sedimenti trasportati verrebbe velocizzata, migliorando la

qualità delle acque anche dal punto di vista della stabilità delle sponde e della torbidità.

I costi di tali interventi, che in prima approssimazione di larga massima il sottoscritto ha

stimato in circa 5 milioni di euro, appaiono affrontabili per un progetto che dovrebbe

fruttare ad Edipower circa 15 milioni di euro ogni anno.

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Figura 8.3: imbocco del canale emissario (gennaio 2011).

Figura 8.4: canale emissario e passerella ciclo-pedonale (gennaio 2011).

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Figura 8.5: imbocco della galleria, che porta al torrente Leale, del canale emissario (gennaio 2011).

8.4 Variazioni di temperatura nei laghi – sintesi

In linea di massima, si condivide l’opinione diffusa dai Comitati e dai tecnici che col nuo-

vo impianto la temperatura del Lago di Cavazzo nella sua fascia di 2-3 m più superficiale

diminuirà ulteriormente tra 2 e 4°C e si ridurrà le stratificazione termica estiva, con

conseguenze gravi sia sulla balneazione che sull’habitat lacustre, che in tale fascia ha la

maggior parte degli organismi biologici.

Per evitarlo, sono stati individuati alcuni interventi di possibile realizzazione, per far sì

che con l’impianto la temperatura con certezza non possa ridursi; essi riguardano:

1. la realizzazione di una “torre di presa” presso la Diga di Lumiei, per prelevare solo

le acque superficiali più calde ed inviarle all’Ambiesta e, di qui, a Cavazzo;

2. scavare nel Lago di Cavazzo un ampio canale di collegamento tra l’area centrale

più profonda del lago e gli scarichi, sia verso la centrale che verso l’emissario a

sud; tale operazione rientra negli interventi di prevenzione dall’interrimento che

Edipower dovrebbe eseguire per evitare la scomparsa entro alcuni decenni del La-

go di Cavazzo (vedasi il Capitolo 5); ovviamente, particolare cura andrà posta nello

scavo del canale sotto il viadotto autostradale; in alternativa si potrebbero porre

dei tubi a grande diametro sul fondo del lago.

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3. nella zona di entrambi gli imbocchi occorre realizzare uno schermo largo quanto i

canali di imbocco, con un foro a 4-6 m sotto il pelo libero, collegato col centro del

lago più profondo o con un canale dragato o con tubazioni, in modo che preferen-

zialmente siano solo le acque più profonde e fredde del Lago di Cavazzo ad uscire

verso il Leale oppure ad essere scambiate col Bacino dell’Ambiesta mediante

l’impianto;

4. predisporre un apposito Progetto per la tutela delle temperature nel Lago di Cavaz-

zo, corredato da un modello matematico tridimensionale ben tarato, che definisca

nel dettaglio le attività e gli interventi di cui sopra, in modo da tutelare la tempera-

tura (e quindi la balneabilità e l’habitat) nel lago;

5. alle attività di cui sopra si sommeranno i monitoraggi e le altre misure previste nel

parere del Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Friuli [4], che saranno da con-

cordare e controllare da parte dell’ARPA ed i cui dati saranno messi anche a di-

sposizione dei Comuni coinvolti.

Inoltre, la presenza del setto trasversale realizzato di fronte all’imbocco della Centrale di

Somplago avrebbe anche la funzione di smorzare le turbolenze della corrente di scarico,

di modo che il loro impatto sulle sponde si ridurrà e la sedimentazione sul fondo dei se-

dimenti trasportati verrebbe velocizzata, migliorando la qualità delle acque anche dal

punto di vista della stabilità delle sponde e della torbidità.

I costi di tali interventi sono stimabili dell'ordine dei 5 milioni di euro, e risultano com-

patibili con un progetto che dovrebbe fruttare ad Edipower circa 15 milioni di euro o-

gni anno.

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Figura 8.6: imbocco della galleriadi carico e scarico della Centrale di Somplago (gennaio 2011).

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9 Variazioni dell’habitat lacustre

9.1 Variazioni dell’habitat lacustre per Edipower

Secondo quanto riportato nel SIA, si avrà una alterazione del ciclo dei nutrienti, che sarà

accelerato: la quantità di nutrienti totali in ingresso al sistema non sarà modificato dalle

opere di progetto.

Piuttosto, esse andranno a determinare un maggiore mescolamento delle acque, con mi-

nore stratificazione dei nutrienti; gli andamenti saranno quindi maggiormente simili a

quelli caratteristici di un lago oligotrofico, con scarse variazioni in senso verticale della

concentrazione di ossigeno, pH, CO2 e fosforo.

Il Lago di Cavazzo di troverebbe già oggi in una situazione di scarsa stratificazione ed

oligotrofia. La concentrazione media dei nutrienti tenderà probabilmente ad aumentare,

in relazione al lieve incremento del sedimento in sospensione, e quindi alla maggiore cir-

colazione dei nutrienti ad esso legati.

Il maggiore mescolamento e l’aumento della concentrazione media dei nutrienti agirebbe-

ro in maniera opposta e pertanto non modificherebbero lo stato oligotrofico esistente.

Per quanto riguarda la fauna ittica, Edipower evidenzia che nel periodo successivo

all’entrata in funzione della centrale di Somplago si sono verificati dei cambiamenti nella

popolazione ittiche, con una forte riduzione e declino della fauna ciprinicola.

Sono scomparse specie quali il triotto ed il barbo. Si ritiene che il potenziamento della

centrale non pregiudicherà la continuità degli habitat, pur con una minima variazione dei

parametri qualitativi dell’acqua.

Gli impatti saranno globalmente neutri sulla fauna ittica: ci saranno sia aspetti positivi,

quali il rimescolamento e la lieve differenza di temperatura, sia negativi, quali la minore

stratificazione termica. Si ammette che un aumento di torbidità possa influire sulle ca-

ratteristiche delle aree di deposizione di alcune specie ittiche.

Le alterazioni termiche possono inoltre rendere più difficoltosa la riproduzione e la cresci-

ta di molti invertebrati.

9.2 Variazioni dell’habitat lacustre per i Comitati

Nelle Tabelle seguenti si riportano i parametri fisico-chimici, desunti dalla relazione Cel-

la-Tosoni [1].

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Tabella 9.1: parametri fisico chimici riportati nell’Allegato 1 della relazione Cella-Tosoni [1].

Tabella 9.2: parametri delle acque superficiali del Lago di Cavazzo prelevati a valle della centrale idro-elettrica riportati nell’Allegato 1 della relazione Cella-Tosoni [1].

Secondo l’ing. Frànzil [2], il potenziamento della centrale comporterà aumento del pH

(con inacidimento dell’acqua), aumento di sali, fosfati e nitrati provenienti dal dilavamen-

to continuo della Valle dell’Ambiesta. Aumenteranno le sostanze biologiche in decomposi-

zione, crescerà la quantità di anidride carbonica, di metano, di ammoniaca e diminuirà

l’ossigeno disciolto.

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Secondo l’Ente Tutela Pesca [8], il materiale organico non sarebbe necessariamente più

abbondante rispetto a quello attualmente disponibile, in compenso mancherebbero, a

causa delle oscillazioni di livello troppo rapide, gli organismi in grado di utilizzarlo effica-

cemente ed introdurlo con vantaggio nella rete trofica lacustre.

Inoltre, le variazioni di livello spondale ridurrebbero enormemente la presenza di macro-

benthos ripario, fondamentale nella catena trofica lacuale, anche se l’ente parte dal pre-

supposto che possano avvenire escursioni di livello di 2,5 m, anziché di solo 1 m, come

previsto dal Ministero e dalla Regione Friuli [4].

L’Ente rileva inoltre l’assenza, nello Studio d’impatto ambientale di Edipower, di una mo-

dellizzazione dello stato trofico e delle possibili conseguenze del progetto.

Per quanto riguarda la fauna ittica, sempre secondo il parere dell’Ente Tutela Pesca, le

oscillazioni del livello idrico del Lago di Cavazzo possono sfavorire la deposizione delle

uova e lo sviluppo delle specie ittiche nei loro stadi giovanili, con conseguente depaupe-

ramento delle popolazioni ittiche. Le oscillazioni del livello idrico implicano una riduzione

della disponibilità di habitat riproduttivi e di nursery per le specie legate ad ambienti sot-

toripari. Inoltre non tutte le specie d’invertebrati bentonici sarebbero in grado di soppor-

tare rapide variazioni di livello.

È previsto un ulteriore diminuzione della densità del fitoplancton: i livelli di fitoplancton

nel Lago di Cavazzo sono già talmente bassi da sfavorire la comunità planctonica e le

specie ittiche ad essa legate e quindi un’ulteriore diminuzione comporterebbe conseguen-

ze ancora più gravose.

I cambiamenti della temperatura hanno anche causato la scomparsa di alcune specie

ittiche, di valore ecologico, ma anche commerciale.

Le previsioni dell’Ente Tutela Pesca appaiono ben ponderate ed in buona parte realisti-

che, a differenza di quelle dell’ing. Frànzil [2] il quale, invece, esprime pronostici di vera

catastrofe per plancton e pesci, predicendone la totale scomparsa, senza però fornire una

spiegazione scientifica fondata del perché ciò dovrebbe avvenire.

9.3 Variazioni dell’habitat lacustre – analisi e sintesi

Come evidenziato nei precedenti capitoli; gli effetti principali dovuti al nuovo impianto

saranno:

1. un aumento della torbidità, che sarà però significativo solo nella zona nord del Lago di

Cavazzo;

2. il futuro lento interramento del lago che, per colpa soprattutto dell’impianto esistente,

si compirà nei prossimi 100 anni circa;

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3. il raffreddamento superficiale tra i 2 ed i 4°C ed un ulteriore riduzione della stratifica-

zione termica delle acque del lago, con gravi ripercussioni su tutte le componenti bioti-

che del bacino;

4. una escursione del livello idrico nei giorni feriali pari ad 1 m (sarà molto minore di soli-

to nei w-e) che si verificherà nel corso di 6-7 ore;

5. la quantità dei nutrienti non dovrebbe variare significativamente, anche se la sua di-

stribuzione sarà più omogenea lungo la profondità.

Risulta ovvio prevedere che l’impatto sia grave e che gli interventi di tutela della tempera-

tura visti in precedenza (Cap. 8) siano indispensabili per ridurre buona parte dei proble-

mi e mantenere il lago in condizioni che favoriscano la sopravvivenza anche di quella fau-

na ittica che, abbondante e varia, si trovava nel lago prima della costruzione degli im-

pianti.

L’altro impatto non trascurabile che verrà ad acuirsi è quello dovuto all’escursione del

livello che passerà dagli attuali 0,6 m ad 1 m, con ulteriore impoverimento della fauna

bentonica riparia e dei siti di possibile riproduzione dei pesci.

Quindi, anche se probabilmente il contenuto organico non dovrebbe alterarsi, tuttavia

probabilmente verrebbero a mancare gli organismi in grado di metabolizzarlo; per andare

a fondo al problema, occorrerebbe analizzare:

- la presenza ittica, mediante campionamenti diffusi, riscontri con le esperienze del-

le Associazioni Pescatori locali, indagine sui siti riproduttivi;

- le diverse quantità di nutrienti disponibili nei fanghi del lago (azoto, fosforo) per

capire quale sia il fattore limitante alla crescita degli organismi del lago;

- lo stato trofico del lago, attraverso indici biologici (biomassa algale, diminuzione

specie fitoplanctoniche e bentoniche, produzione e consumo di ossigeno), chimici

(deficit di OD in profondità, rapporto N/P dell’acqua, pH, tipo di sedimento), fisici

(profondità media del lago, trasparenza dell’acqua)

- eventuali apporti organici da reflui.

Tutto ciò è comunque previsto dal Parere del Ministero dell’Ambiente [4] ed in questa se-

de non ci si vuole sostituire all’ARPA del Friuli che ha tecnici esperti ed in grado meglio

del sottoscritto di decidere quale sia l’approccio migliore di analisi e monitoraggi per pre-

servare il Lago di Cavazzo dagli impatti.

Comunque, si ritiene necessario predisporre da parte di Edipower un Piano di ripopola-

mento ittico del lago, concordato con ARPA, coi Comuni e con le Associazioni Pescatori

Locali che, come indicato nello studio di Sergio Paradisi [11], consideri anche

l’immissione periodica, ad esempio, di specie come il Coregone (Lavarello), il Salmerino

ed il Persico, oltre alle specie storicamente presenti come i Ciprinidi.

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10 Vegetazione nella zona di cantiere

10.1 Vegetazione nella zona di cantiere per Edipower

Nella zona di cantiere è prevista la rimozione della vegetazione esistente con lo scopo del-

la realizzazione delle opere. Al termine dei lavori sarà velocizzata la spontanea ripresa

della vegetazione anche con interventi di ingegneria naturalistica. Saranno utilizzati teli

in tessuto non tessuto o materiale organico in grado di trattenere l’umidità (come paglia),

sarà utilizzata l’idrosemina e la messa a dimora in buche con terreno vegetale di riporto

delle piante, con particolare riferimento alla zona di discarica dello smarino. Nella zona di

accumulo dello smarino si otterrà pertanto un effetto di velocizzazione della rinaturaliz-

zazione dell’area.

10.2 Vegetazione nella zona di cantiere per i Comitati

Non si riportano osservazioni in merito.

10.3 Vegetazione nella zona di cantiere – analisi e sintesi

La rinaturalizzazione della zona di deposito dello smarino sembra sia progettata decen-

temente.

Serve porre attenzione all’utilizzo di piante tipiche locali ed all’attecchimento delle stesse;

comunque, le prescrizioni in merito del parere del Ministero [4], ed in particolare la ri-

chiesta della Sovrintendenza di redigere un Progetto di ripristino ambientale, offrono a-

deguate garanzie che la vegetazione venga ripristinata e probabilmente migliorata rispet-

to alla situazione attuale, sia nella zona di stoccaggio che in quella limitrofa al lago.

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11 Sintesi e conclusioni

Il Progetto di Edipower risulta molto lacunoso e superficiale; ciò ha dato origine a forti e

legittimi dubbi sulla sua sostenibilità ambientale.

Il Ministero dell’Ambiente, la Regione Friuli, grazie anche all'intervento dei Comuni inte-

ressati hanno messo però, recentemente, dei vincoli e degli obblighi assai dettagliati e

rigidi al progetto, in modo che il territorio risulta oggi molto più tutelato nel gestire il pro-

blema.

11.1 Impatti principali

Questo studio ha tenuto conto dell’importante e recente parere del Ministero, di cui non

erano al corrente i Comitati, dei quali sono state comunque prese in grande considera-

zione ed aggiornate le considerazioni ed osservazioni fatte sino ad oggi.

Da questo studio sono emersi problemi non rilevanti o comunque risolvibili senza grandi

difficoltà, sia per quanto riguarda la sistemazione del materiale di scavo delle gallerie, sia

per le conseguenze sulle sorgenti e sia per la stabilità delle sponde dei due laghi (Verze-

gnis e Cavazzo) e della Diga dell’Ambiesta.

L’accurata analisi sulla gestione dei sedimenti, invece, ha dimostrato che il Lago di Ca-

vazzo entro un secolo rischia l’interrimento completo per colpa dell’impianto già esi-

stente (il nuovo impianto incide poco); col nuovo impianto la torbidità del Lago di Cavaz-

zo aumenterà discretamente, ma solo in occasione delle piene e nella zona nord del lago,

mentre nel complesso la torbidità delle acque non dovrebbe alterarsi significativamente

rispetto alla situazione attuale; risulta quindi inutile un sistema di filtraggio delle acque.

Risulta evidente che questo progetto e le risorse che mette a disposizione, anziché essere

viste come una calamità, come insensatamente fa qualche integralista all'interno dei

Comitati, dovrebbe essere invece vista come un'occasione unica per salvare i due laghi

dall'interrimento.

Dai risultati dell’analisi della gestione idroelettrica, parrebbe che i Comitati avessero ra-

gione invece a sospettare Edipower di provocare nei laghi dislivelli molto maggiori di

quelli opportunamente fissati dal Ministero al massimo in 1 m a Cavazzo e 9 m

all’Ambiesta; comunque, anche con tali limiti, Edipower riuscirà comunque a ricavare un

utile medio annuo dell’ordine dei 13.000.000 €, a fronte di un investimento comples-

sivo di circa 81,7 milioni di euro.

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L’impatto principale per il Lago di Cavazzo risulta di gran lunga la sicura riduzione tra 2

e 4°C della temperatura da maggio a settembre delle acque più superficiali, con gravi

problemi per la balneabilità e, soprattutto, per l’intero ecosistema del lago.

Per quanto riguarda invece l’impatto globale (emissioni di CO2 ecc.) col nuovo impianto si

avrà un risparmio annuo di oltre 10.000 tonnellate di gasolio, metano, carbone o altro

combustibile fossile non bruciato, grazie al fatto che nel pompaggio notturno sfrutta

l’energia di centrali a ciclo combinato ed alto rendimento (55%), e di giorno va a sostituire

con energia pulita quella prodotta dalle centrali a turbogas, a basso rendimento (25,5%).

11.2 Misure monitoraggio e di mitigazione

Per quanto riguarda i monitoraggi, in questo studio ne vengono indicati solo alcuni rite-

nuti indispensabili (tipo il rilievo periodico delle sponde e del fondo dei due laghi o la tor-

bidità dell’acqua del rio Faeit ecc.), perché saranno senz’altro Ministero e Regione ad im-

porne una serie completa e dettagliata nel corso dell’iter approvativo.

Per quanto riguarda gli interventi di mitigazione, quelli ritenuti indispensabili sono:

1. lo sfangamento periodico di entrambi i laghi, perché in futuro rimanga libero dai

sedimenti almeno metà dell’invaso volume del Lago di Verzegnis ed almeno due

terzi dell’invaso (10 milioni di mc sui 14,3 attuali) del Lago di Cavazzo.

2. la realizzazione di un manufatto al Lago di Sauris che consenta il prelievo in su-

perficie delle acque che, turbinate ad Ampezzo e Somplago, finiscono a Cavazzo;

3. la realizzazione con tubazioni sommerse o lo scavo di canali, di un collegamento

diretto dell’imbocco sia della Centrale di Somplago e sia dello scarico verso il

t. Leale e la parte centrale del lago di Cavazzo, in modo che le acque prelevate e

scaricate nel lago siano sempre in gran parte quelle più profonde, fredde e cariche

di sedimenti;

4. oltre al precedente intervento, in corrispondenza alla presa della centrale, realizza-

re un setto per smorzare la turbolenza della corrente, sedimentare meglio il tra-

sporto solido e ridurre le erosioni spondali;

5. il tutto andrà studiato con modelli matematici ed indagini accurate, in modo da

garantire che la temperatura del Lago di Cavazzo non subisca alcuna ulteriore

diminuzione, obiettivo ritenuto raggiungibile con interventi dal costo complessivo

dell’ordine dei 5.000.000 €.

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