Periscopio, 15-31 dicembre 2009

8
ANNO XII 182-183 PERISCOPIO PERISCOPIO Università degli Studi di Roma Tor Vergata - Ordine dei Giornalisti del Lazio - Quindicinale del Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica Redazione: Via Ridolfino Venuti, 87 - Roma 00162 - Tel./Fax 06.86391607 - www.periscopio.uniroma2.it La crisi di Dubai Finisce il sogno dell’emirato arabo servizio a pag. 2 Politica e giustizia scontro su processi e toghe servizio a pag. 6 RaiTre, il cambio al vertice è una rivoluzione? servizio a pag. 8 15-31 DICEMBRE 2009 P enny Wong, ministro per l’Ambiente au- straliano, è atterrata a Copenaghen con una speranza: strappare ai po- tenti della ter- ra un accordo per un concreto abbattimento delle emissioni di CO2. Al suo ar- rivo al vertice dell'Onu ha pe- rò trovato i leader di tutto il mondo «pronti a puntarsi il dito l'uno contro l'altro e a scaricarsi le colpe a vicenda». Chissà se una rappresentanza femminile più cospicua al sum- mit avrebbe reso il dibattito più cordiale e collaborativo. In tutto il mondo aumenta, infat- ti, il numero delle donne impe- gnate a combattere in prima li- nea contro i cambiamenti cli- matici. La stessa Penny Wong è tra le promotrici di “Un mi- lione di donne” una campagna ambientalista con un obiettivo ambizioso: diminuire di una tonnellata le emissioni di CO2 in un anno. All’altro capo del mondo una diplomatica filip- pina, Bernaditas de Castro Muller, si batte da anni per l'ambiente. Penny e Bernaditas non sono le uniche donne decise a salva- re il pianeta. La più famosa di tutte è Erin Brockovich, l’ambientalista inter- pretata da Julia Roberts, che ha vinto una dura battaglia legale contro un’azien- da statunitense che aveva contaminato le falde acquifere di una cittadina californiana provocando tumori ai residen- ti. Anche in Italia qualcosa co- mincia a muoversi. A Conne- sio in provincia di Brescia, 92 mamme hanno abolito i pan- nolini usa e getta adottando il kit municipale di pannolini di cotone lavabili. Le donne, infatti, hanno ac- quisito una maggiore sensibili- tà ai problemi dell’ambiente essendo spesso lasciate sole ad occuparsi di tutte quelle scelte determinanti in materia di consumi energetici: dall’acqui- sto degli elettrodomestici alla gestione dei rifiuti. Da anni gli ambientalisti av- vertono che per salvare il pia- neta servono infatti azioni an- che banali come riciclare la carta, evitare gli sprechi d’ac- qua e non lasciare il televisore o altri apparecchi domestici in stand-by. Azioni che giovano all'ambiente e sono alla porta- ta di tutti, uomini compresi. Copenaghen, saranno le donne a salvare il pianeta C ommenti negativi, risposte iro- niche e moniti “presidenziali”. Le risposte alla lettera scritta al fi- glio dal direttore generale della Luiss Pierluigi Celli, non si sono fatte attendere. Il presidente della Libera Università Internazionale degli Studi sociali, Luca Cordero di Montezemolo, ha dichiarato di non essere d’accordo con la lettera di Celli (pubblicata il 30 novembre sul quotidiano La Repubblica) in cui il direttore generale dell'ateneo “ha invitato il figlio ed i giovani a lascia- re l’Italia dopo aver concluso gli studi”. Secondo la concezione “celliana”, nel nostro paese ed in una “società divisa, rissosa, forte- mente individualista” non sarebbe- ro premiati i meritevoli. In una concezione del genere, l’estero è indicato come una delle possibili ancore di salvezza per i giovani ra- gazzi italiani. A sconfessare il “pes- simista e disfattista” Celli ci ha pen- sato prima di Montezemolo anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha au- spicato che l'Italia “cresca di pari passo alle conquiste della civiltà contemporanea più avanzata”.Che di disfattismo si tratti è un pensiero soggettivo. Sta di fatto che la sfidu- cia arriva da una delle personalità più influenti del panorama accade- mico italiano. Tra le persone comu- ni, operai, cittadini e precari, c’è chi è d'accordo con Celli, ma c’è anche chi ritiene responsabile il dirigente universitario di aver contribuito al- la formazione della stessa società malsana che denuncia. E c’è chi integra la lettera rivolta al figlio, denunciando la generazione dei Celli di turno, rea di essere stata tra “le più dannose ed ipocrite che si siano viste negli ultimi 100/200 anni”, ed invitando il “babbo ad andare all’estero per lasciare l’Ita- lia alle giovani generazioni”. I cartelli pubblicitari che ingabbiano l’arte E poi lo chiamano White Christmas. Più che un Bianco Na- tale, quest’anno la festività del 25 dicembre sembra vesti- re tinte black. Decisamente black. A Coccaglio, comune leghista del bresciano, la canzone di Bing Crosby è stata presa in prestito per una vera e propria caccia ai clandestini. 7000 abitanti, 1500 stranieri. A chi non ha il per- messo di soggiorno, viene revocata la residenza. E per fortuna che a Natale si dice che tutti siano più buoni. «Forse è stata in- felice - si è concesso il Sindaco -ma l’operazione scadrà proprio quel giorno lì. Per me il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana e della nostra identità». Auguri. Più in là, il 57,5% degli svizzeri dice sì al divieto di costruzio- ne di nuovi minareti, approvando così l’iniziativa della destra nazional-conservatrice. «Dalla Svizzera giunge un segnale chia- ro - è il commento del Ministro Calderoli -. Sì ai campanili, no ai minareti». Alla faccia delle libertà di culto e dei «diritti inalie- nabili dei migranti», a cui si è appellato in questi giorni anche il Papa. Un Natale alle prese con la crisi economica. E allora la Lega prova la stoccata: cassa integrazione ridotta per gli extracomu- nitari. «Bisogna pensare prima agli italiani», la motivazione del deputato del Carroccio Fugatti. Poi non se ne fa nulla, ma lo schiaffo ai diritti dei lavoratori e all’integrazione è partito. Per non parlare della casa: «affittasi appartamento no animali, no immigrati» è l’annuncio on-line più in voga per il mercato im- mobiliare milanese. Bianco o nero? Babbo, ma di che colore è diventato questo Natale? E i Re Magi, poi, ce l’hanno il per- messo di soggiorno? La lettera di Celli al figlio, un clamoroso autogol Più libri più liberi Roma nascosta Esteri Interni Informazione La Fiera dell’Eur Piccoli editori crescono Natale e razzismo. Aumentano gli episodi di intolleranza di FRANCESCA PINTOR servizio a pag. 3 servizio a pag. 7 di GRETA FILIPPINI Black Christmas Spazio, Alda Merini Spazio spazio io voglio, tanto spazio / per dolcissima muovermi ferita; / voglio spazio per cantare crescere / errare e saltare il fosso / della divina sapienza. Spazio datemi spazio / ch’io lanci un urlo inumano, / quell’urlo di silenzio negli anni / che ho toccato con mano di ALESSANDRO PROIETTI servizi a pagg. 4 e 5

description

Quindicinale del Master in Giornalismo dell'Università di Tor Vergata

Transcript of Periscopio, 15-31 dicembre 2009

Page 1: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

ANNO XII 182-183

PERISCOPIOPERISCOPIOUniversità degli Studi di Roma Tor Vergata - Ordine dei Giornalisti del Lazio - Quindicinale del Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica

Redazione: Via Ridolfino Venuti, 87 - Roma 00162 - Tel./Fax 06.86391607 - www.periscopio.uniroma2.it

La crisi di DubaiFinisce il sognodell’emirato arabo

servizio a pag. 2

Politica e giustiziascontro su processi e toghe

servizio a pag. 6

RaiTre, il cambioal verticeè una rivoluzione?

servizio a pag. 8

15-31 DICEMBRE 2009

Penny Wong, ministroper l’Ambiente au-

straliano, è atterrataa Copenaghen conuna speranza:strappare ai po-tenti della ter-ra un accordoper un concretoabbattimento delleemissioni di CO2. Al suo ar-rivo al vertice dell'Onu ha pe-rò trovato i leader di tutto ilmondo «pronti a puntarsi ildito l'uno contro l'altro e ascaricarsi le colpe a vicenda».Chissà se una rappresentanzafemminile più cospicua al sum-mit avrebbe reso il dibattitopiù cordiale e collaborativo. Intutto il mondo aumenta, infat-ti, il numero delle donne impe-gnate a combattere in prima li-nea contro i cambiamenti cli-matici. La stessa Penny Wongè tra le promotrici di “Un mi-lione di donne” una campagnaambientalista con un obiettivoambizioso: diminuire di unatonnellata le emissioni di CO2in un anno. All’altro capo delmondo una diplomatica filip-pina, Bernaditas de CastroMuller, si batte da anni perl'ambiente. Penny e Bernaditas non sonole uniche donne decise a salva-re il pianeta. La più famosadi tutte è Erin Brockovich,

l’ambientalista inter-pretata da JuliaRoberts, che havinto una durabattaglia legalecontro un’azien-da statunitense

che avevacontaminato

le falde acquiferedi una cittadina californianaprovocando tumori ai residen-ti. Anche in Italia qualcosa co-mincia a muoversi. A Conne-sio in provincia di Brescia, 92mamme hanno abolito i pan-nolini usa e getta adottando ilkit municipale di pannolini dicotone lavabili. Le donne, infatti, hanno ac-quisito una maggiore sensibili-tà ai problemi dell’ambienteessendo spesso lasciate sole adoccuparsi di tutte quelle sceltedeterminanti in materia diconsumi energetici: dall’acqui-sto degli elettrodomestici allagestione dei rifiuti. Da anni gli ambientalisti av-vertono che per salvare il pia-neta servono infatti azioni an-che banali come riciclare lacarta, evitare gli sprechi d’ac-qua e non lasciare il televisoreo altri apparecchi domestici instand-by. Azioni che giovanoall'ambiente e sono alla porta-ta di tutti, uomini compresi.

Copenaghen, sarannole donne

a salvare il pianeta

Commenti negativi, risposte iro-niche e moniti “presidenziali”.

Le risposte alla lettera scritta al fi-glio dal direttore generale dellaLuiss Pierluigi Celli, non si sonofatte attendere. Il presidente dellaLibera Università Internazionaledegli Studi sociali, Luca Cordero diMontezemolo, ha dichiarato di nonessere d’accordo con la lettera diCelli (pubblicata il 30 novembre sulquotidiano La Repubblica) in cui ildirettore generale dell'ateneo “hainvitato il figlio ed i giovani a lascia-re l’Italia dopo aver concluso glistudi”. Secondo la concezione“celliana”, nel nostro paese ed in

una “società divisa, rissosa, forte-mente individualista” non sarebbe-ro premiati i meritevoli. In unaconcezione del genere, l’estero èindicato come una delle possibiliancore di salvezza per i giovani ra-gazzi italiani. A sconfessare il “pes-

simista e disfattista” Celli ci ha pen-sato prima di Montezemolo ancheil presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano, il quale ha au-spicato che l'Italia “cresca di paripasso alle conquiste della civiltàcontemporanea più avanzata”.Che

di disfattismo si tratti è un pensierosoggettivo. Sta di fatto che la sfidu-cia arriva da una delle personalitàpiù influenti del panorama accade-mico italiano. Tra le persone comu-ni, operai, cittadini e precari, c’è chiè d'accordo con Celli, ma c’è anchechi ritiene responsabile il dirigenteuniversitario di aver contribuito al-la formazione della stessa societàmalsana che denuncia. E c’è chiintegra la lettera rivolta al figlio,denunciando la generazione deiCelli di turno, rea di essere statatra “le più dannose ed ipocrite chesi siano viste negli ultimi 100/200anni”, ed invitando il “babbo adandare all’estero per lasciare l’Ita-lia alle giovani generazioni”.

I cartelli pubblicitariche ingabbiano l’arte

Epoi lo chiamano White Christmas. Più che un Bianco Na-tale, quest’anno la festività del 25 dicembre sembra vesti-

re tinte black. Decisamente black.A Coccaglio, comune leghista del bresciano, la canzone di BingCrosby è stata presa in prestito per una vera e propria caccia aiclandestini. 7000 abitanti, 1500 stranieri. A chi non ha il per-messo di soggiorno, viene revocata la residenza. E per fortunache a Natale si dice che tutti siano più buoni. «Forse è stata in-felice - si è concesso il Sindaco -ma l’operazione scadrà proprioquel giorno lì. Per me il Natale non è la festa dell’accoglienza,ma della tradizione cristiana e della nostra identità». Auguri.Più in là, il 57,5% degli svizzeri dice sì al divieto di costruzio-ne di nuovi minareti, approvando così l’iniziativa della destra

nazional-conservatrice. «Dalla Svizzera giunge un segnale chia-ro - è il commento del Ministro Calderoli -. Sì ai campanili, noai minareti». Alla faccia delle libertà di culto e dei «diritti inalie-nabili dei migranti», a cui si è appellato in questi giorni anche ilPapa.Un Natale alle prese con la crisi economica. E allora la Legaprova la stoccata: cassa integrazione ridotta per gli extracomu-nitari. «Bisogna pensare prima agli italiani», la motivazione deldeputato del Carroccio Fugatti. Poi non se ne fa nulla, ma loschiaffo ai diritti dei lavoratori e all’integrazione è partito. Pernon parlare della casa: «affittasi appartamento no animali, noimmigrati» è l’annuncio on-line più in voga per il mercato im-mobiliare milanese. Bianco o nero? Babbo, ma di che colore èdiventato questo Natale? E i Re Magi, poi, ce l’hanno il per-messo di soggiorno?

La lettera di Celli al figlio, un clamoroso autogol

Più libri più liberi

Roma nascosta

Esteri Interni Informazione

La Fiera dell’EurPiccoli editori crescono

Natale e razzismo. Aumentano gli episodi di intolleranza

di FRANCESCA PINTOR

servizio a pag. 3

servizio a pag. 7

di GRETA FILIPPINI

BlackChristmas

Spazio, Alda Merini

Spazio spazio io voglio, tanto spazio / per dolcissima muovermi ferita; / voglio spazio per cantare crescere / errare e saltare il fosso /della divina sapienza. Spazio datemi spazio / ch’io lanci un urlo inumano, / quell’urlo di silenzio negli anni / che ho toccato con mano

di ALESSANDRO PROIETTI

servizi a pagg. 4 e 5

Page 2: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

Dubai: la 'Las Vegas D'Arabia', un pos-to magico tanto quanto finto, dove

isole artificiali spuntano dal mare e pren-dono la forma di palme e mappamondi, letorri svettano fino a toccare il cielo e oltree dove il caldo del deserto nasconde spaziin cui si può trovare persino la neve.Ma lo sviluppo iperbolico e la ricchezza(apparentemente) intoccabili dell'emiratohanno subìto una battuta d'arresto. Nelleultime settimane il Paese ha rischiato il col-lasso. La holding statale Dubai World hachiesto alle banche una moratoria di seimesi, perché è riuscita ad accumulare deb-iti pari a 59 miliardi di dollari. Si è temutoil peggio, i mercati finanziari internazionalihanno tremato e le borse sono crollate.Orala situazione è tornata stabile. Ma i proble-mi dell'emirato rimangono tanti e soprat-tutto costosi.L'agenzia internazionale di rating Moody'sha stimato un debito complessivo di circacento miliardi di dollari. La stessa agenzia,tuttavia, getta acqua sul fuoco e affermache "non c'è alcuna ragione per cui il casoDubai possa dare il via ad una crisi globaledel credito sovrano". Imprenditori ebanchieri che operano in loco sonofiduciosi. Abu Dhabi, ricca capitale degliEmirati arabi è disposta a fare la sua parteper rimettere in piedi la Dubai World. Ma

senza esagerare. Ciò significa che non ver-rà garantita l'intera copertura del debito."Abu Dhabi vedrà dove e quando inter-venire", fanno sapere i funzionari del-l'esecutivo.Già da gennaio i progetti faraonici fi-nanziati dalle grandi banche d'investimen-to avevano iniziato a traballare. Fino alloscoppio della bolla immobiliare. Anche al-lora era previsto un piano di salvataggio daAbu Dhabi di 20 miliardi di dollari, artico-

lato in due fasi. Durante l'estate sono sta-ti sospesi i progetti di altre due isole artifi-ciali, future residenze delle star di Holly-wood. E ancora è stato interrotto il prog-etto per la realizzazione dell'aeroporto piùgrande del mondo, in supporto ad uno giàesistente, secondo in grandezza solo a quel-lo di Pechino. Il risvolto più tragico, però,è la condizione di molti lavoratori e operai,venuti nella terra dell'oro per far fortuna,ma che ora si vedono dare il ben servito.

PERISCOPIO2

Gli Emirati Arabi Uniti so-no una federazione di sta-

ti situata nel sud-est della peni-sola araba. La compongono set-te emirati: Abu Dhabi, Ajman,Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima,Sharja e Umm al-Qaywayn. Pri-ma del 1971, erano noti comegli "Stati della tregua", in riferi-mento alla pace siglata nel XIXsecolo con la Gran Bretagnache ne fece un protettorato delRegno Unito. Il 2 dicembre1971, sei di questi stati istituiro-no un'unione politica denomi-nata Emirati Arabi Uniti, fede-razione alla quale il settimo, Rasal-Khaima, si associò all'iniziodell'anno seguente. I singoliEmirati, secondo la loro Costi-

tuzione, conservano una consi-derevole autonomia politica,giuridica ed economica, e ilConsiglio Federale Nazionalenon è altro che un organo esclu-sivamente consultivo.L'emiro di Abu Dhabi è ancheil presidente dell'Unione, non-ché cugino del sovrano di Du-bai. La rivalità tra i due stata-relli, i principali della federa-zione, è storica: nel 1947 si fe-cero guerra per una disputa suiconfini che si sarebbe risoltasoltanto trent'anni dopo. ConDubai in bancarotta, gli anali-sti non escludono che AbuDhabi possa intervanire acqui-sendo in pratica "pezzi" dell'e-mirato rivale. e.d.e.

La bolla finanziaria ha arrestato lo sviluppo del ricco stato. Pronto un piano di salvataggio da 20 mln

Cina e Stati Uniti: si potrebbe ridur-re alle posizioni di queste due gran-

di potenze tutto quello che i 192 paesipresenti al summit di Copenaghen han-no deciso e decideranno nei dieci giornidi vertice. Sono loro i colossi economi-ci, i più grandi inquinatori di tutto ilmondo; ed è proprio attraverso loro chepassano le decisioni più importanti in te-ma di clima.Barack Obama e Wen Jiabao lo avevano fatto ca-pire al resto del mondo già qualche tempo pri-ma di Copenaghen. Dopo il loro incontro, pare-va svanire ogni possibilità di intesa al vertice. Einvece, il protocollo che dovrebbe rimodernareil protocollo di Kyoto, pare contare sulle adesio-ni di Stati Uniti e Cina."Mai nell'arco di 17 anni di negoziati sul clima

così tanti Paesi si sono formalmente impegnatiad agire", ha affermato Yvo De Boer, il segreta-rio della Convenzione Onu sui cambiamenti cli-matici all'apertura del vertice. Ma sono soprat-tutto le posizioni di Usa e Cina quelle che inte-ressano maggiormente gli scienziati.Gli obiettivi posti da Obama alla vigilia del ver-tice, e che poi difficilmente dovrà anche far ap-

provare in Senato, parlano di una ridu-zione delle emissioni del 17 per centonel 2020, del 30 per cento nel 2025 e del42 per cento nel 2030, ma a partire dal2005 e non dal 1990. Un impegno ri-dotto, quindi, ma pur sempre una pro-posta positiva che i Paesi presenti al ver-tice dovranno considerare. La Cina si èimpegnata a ridurre la propria intensitàcarbonica del 40-45 per cento per il2020. Ma tutto è collegato alla crescitadel Prodotto interno lordo.

Il grande spettacolo mediatico e diplomatico diCopenaghen, quindi, potrebbe per la prima vol-ta trasformarsi anche in un'intesa seria e costrut-tiva per la salvaguardia della terra.Tutto viene deciso in dieci giorni, e poi partiran-no i negoziati per ritoccare asticelle che, per i pae-si più ricchi, appariranno sempre troppo difficilida raggiungere.

Conti in rosso, Dubai si ferma

Copenaghen, il pianeta deve aspettare il 2020

Dubai, è in default. Ma quali sonogli interessi italiani nella Disney-

land esentasse? Il presidente della Con-sob, Lamberto Cardia, rasserena gli an-imi. Al momento non esistono riper-cussioni sul sistema finanziario italiano,a suo dire. Anche il direttore generaledella Banca d'Italia, Fabrizio Sacco-manni, afferma che "l'esposizione ital-iana è molto contenuta, non c'è preoc-cupazione".Forse non c'è preoccupazione sulfronte finanziario, ma per l'economiareale la partnership Italia-Dubai non èda sottovalutare.Investimenti l'Italia ne ha fatti nell'exvillaggio di pescatori di perle. Per laprecisione 93 milioni di euro nel 2008.Per il nostro Paese, inoltre, Dubai rap-presenta il principale mercato di sboc-

co verso il Medio Oriente e NordAfrica. Con una percentuale di exportdel 4,6% il paradiso fiscale rappresentaun partner economico e commercialedi primo piano, tanto che a gennaio èprevisto un viaggio del premier SilvioBerlusconi.Nel 2008 l'interscambio tra l'Italia e gliEmirati Arabi, di cui Dubai fa parte, hatoccato quota 5,7 miliardi di euro. Nel2008 ammonta a 455 milioni di euro ilvalore dell'importazioni da Dubai, inparticolare petrolchimico e metallurgi-co. Mentre le esportazioni dall'Italiariguardano principalmente gioielli,macchine e apparecchi per l'impiego dienergia meccanica, prodotti petroliferiraffinati, aeromobili, mobili.Considerevole il ruolo di Finmeccanica(presente al salone Dubai Airshow2009), che tramite la sua controllata Se-lex Galileo si è aggiudicata un contrat-

to di 83 milioni di euro per la fornitu-ra di sistemi radar.Dubai World, tramite le sue controllate,detiene il 20% del London Stock Ex-change, con riflessi sulla borsa di Mi-lano. La Grecia è uno degli Stati più es-posti e alcuni rumors di mercato soll-evano il problema dei legami dellebanche italiane con i bond greci. Il min-istro greco delle Finanze, George Pa-paconstantinou, ha fatto sapere che "nébanche italiane, né banche di altri Pae-si hanno motivo di preoccuparsi suibond del governo greco".Eppure, Unicredit afferma di avere"un'esposizione non rilevante" suDubai World, mentre Ubi Banca nonne ha, secondo le dichiarazioni deirispettivi portavoce. Pertanto le duebanche spiegano che le loro posizionisono tranquille rispetto alla holdingdell'Emirato arabo.

di CLAUDIA MORETTA

PERISCOPIO

numero 182/183 registrazione del Tribunale di Roma

n. 395/398

Direttore responsabileGuido Alferj

Comitato di direzioneAngelo G. Sabatini (condirettore), Bruno Tucci,Gino Falleri, Filippo Anastasi, Claudio Rizza,

Ignazio Ingrao, Daniele Mastrogiacomo, FedericaSciarelli, Maria Francesca Genco, Franco Rosati

RedazioneMartina Albertazzi, Roberto Anselmi, Aida

Antonelli, Valentina Antonioli, Alessio Aversa,Flora Balestra, Maurizio Biuso, Alessia Candito,

Francesco Colussi, Ilaria Costantini, Maria ChiaraCugusi, Emiliano Dario Esposito, Greta Filippini,Gianluca Galotta, Tiziana Guerrisi, Filomena LaTorre, Giuliana Lucia, Tiziana Migliati, Claudia

Moretta, Arianna Pescini, Francesca Pintor,Alessandro Proietti, Paolo Ribichini,Cristoforo Spinella, Andrea Tornese,

Emilio Fabio Torsello,Sirio Valent, Federica Venezia

Grafica e impaginazione a cura della Redazione

TipografiaGRUPPO COLACRESI &C.Via Tazio Nuvolari, 3 e 16 - 00011 Tivoli Terme (Roma)

Responsabile del trattamento dati(D.Lgs. 30-6 2003, n.196), Guido Alferj

di MARTINA ALBERTAZZI

La storia degli emiratitra rivalità e autonomie

Abu Dhabi, niente crisi“Qui pronti a investire”

L’altra faccia degli Emirati,quella che non mostra i se-

gni della crisi, è Abu Dhabi.Una striscia di terra a cui loscintillare artificiale - e oggi unpo’ appannato - di Dubai stagradualmente cedendo il passo,grazie al fascino di vecchie cer-tezze e nuove liquidità. Comequelle relative al petrolio, in-nanzitutto: lo stato di AbuDhabi possiede oltre il 90%delle riserve petrolifere degliEmirati (3 milioni di bariliestratti al giorno), cioè il 7,4%di quelle mondiali.Abu Dhabi non è solo un polodi attazione per investimenti di

capitali provenienti dall'ester-no, ma anche un attivissimo in-vestitore estero. E della salutedelle sue finanze ne è prova ilfatto che si stia lanciando inun'avventura epocale chiamata"Piano 2030": costruire da quia vent'anni sette città satellitenel golfo che bagna lo stato.Ciascuna dedicata alle passionidegli emiri locali, come le cor-se, la cultura, l'architettura.Unprogetto grandioso che stridecon la tradizionale cautela cheha sempre caratterizzato la gui-da dell'emirato, e che dimostraquanta voglia abbia il paese del-lo sceicco Khalifa al Nahyam diimporre la propria leadershipnella federazione.

di EMILIANO D. ESPOSITO

Partnership, ma l’Italia non è a rischio

Lo sceiccoKhalifa al Nahyam

Il Segretario della Convenzione Onu: «Mai così tanti paesi si sono impegnati ad agire»

di GIULIANA LUCIA

Page 3: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

Non è il Pil a fare grande un paese ma il‘Bil’. Il Benessere Interno Lordo non è

un vero e proprio indicatore economico marende l’idea dello stato di salute della pro-vincia italiana. Il centro Studi Sintesi ha rac-colto le testimonianze di chi vive lontano dal-le grande metropoli. Roma è tra le principa-li vittime della ‘fuga dalla città’. La capitaleperde 74 posizioni. Secondo le ultime stimedel Sunia – sindacato degli inquilini - moltefamiglie lasciano la città afflitta dal caro casaper spostarsi nel cuore della Sabinia. Rieti,Amatrice e Fiano Romano si ingrandisconoa vista d’occhio. I pendolari preferiscono ca-se a buon mercato e qualche ora in più tra lestrade provinciali che bloccati negli ingorghiromani. Lo studio – denominato anche“progetto Sarkozy” – perché ideato daglianalisti del presidente francese prende inconsiderazione otto indicatori assenti nello

studio del Pil. Tra questi la speranza di vita ,la qualità dell’ambiente circostante, il nume-ro di furti e rapine subite e la solidarietà trale persone. Quest’ultima di grande valore perle persone anziane. Il risultato è stato sor-prendente: in testa alla classifica due provin-ce romagnole, Forlì Cesena e Ravenna. A se-guire non c’è traccia di grandi metropoli. Fi-no alla decima posizione ci sono solo pro-vincie del centro est. Ancona, Siena, Asco-li, Pescara e Macerata. Dimentichiamoci,dunque, il nord operoso e benestante. La pri-ma città settentrionale a comparire in classi-fica è Verona, “solo” al 5° posto. Milano siattesta al 37° posto – più che dignitoso- men-tre altre città sprofondano nell’acqua alta deidisservizi, della burocrazia e del traffico. Ge-nova, Torino Roma e Bari crollano oltre la50° posizione mentre Napoli, Palermo Brin-disi sfiorano la 100°. Un’ultima cosa: nonvorremmo offendere nessuno siciliano, manon andate a Siracusa, è il fanalino di coda.

Tornano sul tavolo del sindaco Giovanni Alemannogli studi di fattibilità del sottopasso di Castel San-

t’Angelo. Il progetto esisteva già ed era un’idea dell’exsindaco Francesco Rutelli per la Romadel Giubileo. Un tunnel lungo un chi-lometro e mezzo, dal palazzo dellaCassazione a via della Lungara, ma ilprogetto fu bocciato dalla sovrinten-denza: l’infrastruttura metteva, infatti,a rischio la stabilità di Castel Sant’An-gelo.Il traffico, in questa zona di Roma, pe-rò continua ad impazzare e il sindacovuole togliere gli automobilisti dalleimmobili code.Infatti, bocciata l’idea di Rutelli, il progetto si era ridi-mensionato in un “sottopassino”, che però non è ri-uscito a cambiare la viabilità e a snellire il traffico.Un micro-tunnel che aveva messo Rutelli al centro del-la satira politica televisiva: “. Nella trasmissione “L’Ot-

tavo nano” il Rutelli imitato da Corrado Guzzanti, pren-dendo in prestito la calata e lo stile di Alberto Sordi, lochiamava “il sottopassaggio del grande sindaco” e iro-nizzava su Rutelli che “aveva fatto un grande Giubileoscavando Roma e riempiendo i buchi di pellegrini”.

Il progetto ripescato nell’ archivio delPd scatena anche reazioni politiche.“Chi ha memoria storica ricorda – di-ce Fabrizio Panecaldo, consigliere delPd – la posizione della destra feroce-mente contraria”.“La realizzazione del sottopasso è im-possibile – aveva detto Alemanno nel1996 – Questo fatto era evidente perchiunque avesse un minimo di buon-senso”. E c’è anche un’agenzia ripe-scata dallo staff rutelliano in cui Ale-

manno sosteneva che il tunnel è “un bluff al buio di Ru-telli che si presenta dal ministro dei lavori pubblici conprogetti fumosi privi di adeguati studi di fattibilità”.Sono passati 15 anni e a quanto pare il piano è diven-tato possibile, almeno nei sogni del primo cittadino.

Quindici metri, nemmeno un centi-metro di meno. Il regolamento del

Comune di Roma parla chiaro: tra uncartellone pubblicitario e l’altro ci deveessere spazio a sufficienza Eppure, sen-za dover ricorrere a righelli, ci si può ac-corgere di quanto poco sia rispettataquesta norma.In alcune zone della capitale, come via-le Libia, via Boccea (dove lo scorso me-se sono stati smantellati venti cartelloniabusivi) o viale Tiziano, è una vera in-vasione di facce di politici, promozionitelefoniche, pubblicità pre natalizie cheti invitano a comprare quel profumopiuttosto che quella borsa. Solo in vialeLibia si contano 80 cartelloni in appena650 metri di strada. E non manca la"fantasia" nel chi decide di farsi pubbli-cità per le vie cittadine: colori sgargian-ti, scritte dalla dimensioni cubitali, fotogigantesche o magari anche un semplicefoglio bianco attaccato ad un palo perchi cerca una casa in affitto o si offre perdare ripetizioni di latino, inglese o ma-tematica.Un dramma che colpisce un po' tutte legrandi città del mondo, ma che a Romaincappa in una metropoli che deve con-ciliare le sue esigenze economiche (inmolti rimproverano al sindaco GianniAlemanno di aver aumentato le zone incui poter piazzare cartelloni per "farecassa") con quelle artistiche. In molti ca-si, infatti, questi giganteschi richiamipubblicitari coprono i monumenti. Co-me la Tomba del fornaio Eurisace di

piazza Maggiore, o le Mure severiani inpiazza Albania. Ed anche in questo ca-so i cartelloni sono lì in bella mostra inbarba ai regolamenti comunali che li vo-gliono ad una distanza minima di 50 me-tri dalle opere d'arte. Una stima difficileda completare in modo rigoroso, parladi almeno 60 mila manifesti abusivi. Lacosa certa è che fino a poco tempo fa ilcartellone "selvaggio" era bandito dallacapitale. Basta andare su Google Maps

per rendersene conto. Su Street View, in-fatti, ci sono immagini risalenti al 2008,prima che impazzasse la moda del ma-nifesto pubblicitario ad ogni angolo.Il sogno di una città senza pubblicità ap-pare assai utopistico, anche se a San Pao-lo del Brasile dal 2007 è stato pratica-mente messo al bando qualsiasi megacartellone che inquini visivamente il pa-norama. Per Roma, basterebbe rispetta-re i regolamenti che già esistono.

Fuga da Roma: si vive maleColpa anche del caro-casa

Sottopasso di Castel Sant’AngeloRisolverà il problema traffico?

Nei secoli scorsi il Pontedei Sospiri a Venezia

faceva, appunto, sospirare iprigionieri che l'attraversa-vano, timorosi di vedere perl'ultima volta il mondo ester-no. A distanza di vari seco-li dalla fine della Serenissi-ma, quel ponte continua a ge-nerare sospiri ma di ben al-tra natura: sono quelli deiveneziani e delle migliaia dituristi che hanno visto unodegli scenari più belli delmondo soffocato dalla pub-blicità. Per restaurare la fac-ciata del Rio della Canonicadi Palazzo Ducale, il Co-mune ha infatti pensato divendere megaspazi pubblici-tari adiacenti al ponte. Pron-tamente utilizzati, con buo-na pace del rispetto artistico.In realtà sono un po' tutte lecittà ad essere soffocate, an-che nei punti più rappresen-tativi, dai megacartelloni. AMilano non si è sottratto aquesto fenomeno nemmenouno dei massimi simboli disacralità come il Duomo. Sullato nord dell'imponentechiesa in stile gotico, duran-te il periodo di ristruttura-zione, sono comparse grandipubblicità che hanno suscita-to polemiche anche per le im-

magini raffigurate. In un ca-so, infatti, era comparsa unapubblicità di Madonna, lapopstar che ha simulato sulpalco di un concerto la suacrocifissione. Dopo la can-tante era stata la volta dimodelle "scosciate" e sedu-centi. Nel capoluogo lombar-do è comunque molto diffusala pratica di restaurare sim-boli artistici grazie ai soldiricavati dalla pubblicità: ètoccato alla Colonna delVerziere e ai monumenti aParini e Cattaneo.La visione di palazzi storicio simboli artistici delle città"impacchettati" in megacar-telloni pubblicitari è comuneda Nord a Sud. A Bari, fi-no a pochi mesi fa, sulle fac-ciate in restauro dello storicoe centralissimo teatro Mar-gherita, campeggiavano telipubblicitari dalle dimensioniimponenti: 17 metri di lun-ghezza, 8 di altezza. Ma se pensate di ossigenarela vista andando in monta-gna potreste rimanere delusi.Per esempio sulla statale301 tra Bormio e Livigno,nel cuore della Valtellina, a1600 metri di quota sonospuntate centinaia di pubbli-cità. Dove una volta c'eranofiori, ora ci sono cartelli.

Entro il 2010 il Colosseo tornerà completamente visitabileNella capitale una serie di interventi regalerà un nuovo volto di importanti siti archeologici a cittadini e turisti

Fervono ancora nella Ca-pitale i lavori e gli inter-

venti di restauro dei più im-portanti siti archeologici del-la città. Nel settembre scorsoil commissario straordinario,e direttore generale per l’ar-chitettura e il paesaggio, Ro-berto Cecchi, nelle sue 120pagine di relazione avevaprevisto ben 61 interventi suimonumenti romani, da svol-gere nell’arco di cento giorni.L’area più bisognosa di lavo-ri di restauro era quella del

Colosseo, del Palatino e delForo Romano: il 37% deiprogetti previsti, con più di11 milioni di euro comples-sivi di spesa, infatti sonoimpegnati proprio in questezone.Secondo le previsioni, nelperiodo di Natale l’incre-mento dei visitatori sarà del30-40% e riapriranno entrol’anno l’area della VignaBarberini, la Passeggiata so-pra le Arcate Severiane, vi-cino al Circo Massimo, iltempio di Venere e tutti i si-ti archeologici dell’area

orientale del Palatino.Ma il 2010 dovrà essere an-che un anno decisivo per lachiusura degli interventi alColosseo, dove a breve sa-ranno riaperti settori finoad oggi mai accessibili, co-me ad esempio l’attico, peril quale è stato approvatoun progetto d’intervento da400mila euro per il prossi-mofebbraio.Lo scorso mese è stata ap-provata la proroga di un al-tro anno di commissaria-mento per queste aree ar-cheologiche, oltre a quella

di Ostia, che «ha dato ottimirisultati», come ha precisatoil sottosegretario per i Beni ele Attività culturali, France-sco Giro.«Questa ulteriore riapertura,attesa da oltre mezzo secolo- ha proseguito Giro - seguea pochi giorni di distanzaquella della Vigna Barberini econferma l'eccellente lavorosvolto dal commissario Ro-berto Cecchi che in due me-si, e con una spesa di menodi 200mila euro, ha compiu-to un’operazione perfetta dimessa in sicurezza del sito».

PERISCOPIO 3

La città ingabbiataDa Venezia a Bari

il cartellone impazza

di CLAUDIA MORETTA di GIANLUCA GALOTTA

di MAURIZIO BIUSO

di ALESSIO AVERSA di VALENTINA ANTONIOLI

“Soffocato” il Ponte dei Sospiri

A Roma centinaia di maxi manifesti pubblicitari coprono le opere d’arte

Page 4: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

Quest’anno la fetta più grossa delle tredicesime sarà destinata alle spese p

Minareti: la Chiesacontro il referendum

Probabilmente non sarà un presepe a far tor-nare il sorriso agli aquilani. Infatti, la Nati-

vità si sposta dalla grotta di Betlemme ai luoghipiù importanti del capoluogo abruzzese, rico-struiti come un plastico di Porta a Porta. Nes-suna maceria: un ricordo deibei tempi o forse una speranzaper il futuro. Guido Bertolaso eSilvio Berlusconi come Re Ma-gi, e Barack Obama come pa-storello faranno da cornice allanascita del bambinello. Ma lasituazione è ancora molto diffi-cile.Almeno nessun aquilano tra-scorrerà il Natale nelle tende. A fine novembreanche gli irriducibili dello “Yes, we camp” sonostati spostati negli alberghi. Tuttavia, per le fe-ste, solo 5mila persone potranno alloggiare nel-le nuove case di legno, presentate a tutti gli ita-liani da Berlusconi nella trasmissione di Porta aPorta. Ventimila sono ancora ospiti degli alber-ghi sulla costa, o ospitati nelle caserme, mentrediciottomila hanno scelto di prendere in affittoun’abitazione. All’appello mancano poi 27 milapersone che attualmente non gravano sullo sta-to e che sono presumibilmente ospiti di paren-

ti ed amici. E pensare che fiverno non avrebbe ancora pari per l’ospitalità data ai terremnergatori che, dopo aver attsilenzio per rispetto della sosone che dormono nelle lochiedono giustamente di esse

Il governo, icora elargitozati incentivduttive e comseguenza ciimprenditorno senza lMancano angliere le madel centro e

edifici colpiti dal sisma.Restano ora molti interrogatmane il mistero sui criteri di case costruite prima del sismdute. I comitati dei cittadini htilmente che fossero requismentre sono state comprate cune banche che ora le affittaCivile. I criteri per la definiztoria sono oscuri e c’è chi è pmano sul fuoco che si trattcreare l’ennesimo sistema clie

L’Aquila sotto l’alb

Dall’auspicio al pieno rispet-to del migrante e dei suoi

«diritti fondamentali inalienabi-li», alla presa di distanza nei con-fronti del referendum svizzeroanti - minareti e dell’operazione“Bianco Natale” portata avantidall’amministrazione leghista diCoccaglio (nel Bresciano). Il Pa-pa Benedetto XVI, alla vigilia delnuovo anno, richiama alla tolle-ranza e all’integrazione del “di-verso”, ponendo l’attenzione so-prattutto sui migranti e rifugiatiminorenni, a cui sarà dedicata laGiornata mondiale del migrante,il prossimo 17 gennaio.«Anche Gesù - ha ricordato ilPontefice - da bambino ha vissu-to sulla propria pelle l’esperienzadella migrazione». L’augurio èche si riservi la giusta attenzioneai piccoli migranti, «bisognosi diun ambiente sociale che consen-ta e favorisca il loro sviluppo fi-sico, culturale, spirituale e mora-le».Stesse cose anche «ai figli dei ri-fugiati che chiedono asilo e che -ricorda il Papa - stando alle stati-stiche sono in aumento». Mino-renni, spesso costretti a diventa-re clandestini, a causa «dell’im-possibilità di accedere al paese didestinazione desiderato» - ha ag-giunto Mons. Antonio Maria Ve-gliò, presidente del PontificioConsiglio per la pastorale di mi-granti. Spesso caricati di troppeaspettative, «i genitori pongonotutte le speranze verso il minoreche emigra, e che è pronto a sub-ire ingiustizie e maltrattamenti,pur di ottenere un permesso disoggiorno, una formazione sco-lastica, un lavoro per aiutare lafamiglia».Per la Santa Sede, eventuali com-portamenti di discriminazione,xenofobia e razzismo vanno af-frontati «con politiche in grado

di proteggere i diritti dei rifugiatie degli sfollati». E l’accettazionedell'altro non può che iniziaredalla sfera religiosa.Sull’esito del referendum anti -minareti, il Vaticano, sulla lineadei vescovi svizzeri, ha espressoforte preoccupazione, ritenendo-lo «un duro colpo alla libertà re-ligiosa e all’integrazione». Prero-gativa del cristiano è proprio il ri-fiuto della logica dell’esclusione:«Se uno vuol essere un cattolico- ha sottolineato Mons. Vegliò -deve essere aperto agli altri».D’altronde, proprio a Roma, lamoschea più grande d’Europa èstata costruita con il consensodel Papa.

L’arena dei nuovi razzisti

Nemmeno sotto l’albero del pallo-ne ci saranno regali. Il problema

“razzismo” esplode clamorosamenteanche nei campi di calcio. Ne è unesempio l’ultimo big match di campio-nato, il cosiddetto “Derby d’Italia”, traJuventus e Inter, conclusosi peraltro afavore dei bianconeri.Il bersaglio dei tifosi della “Signora” èlo stesso di tutte le altre tifoserie: il gio-catore nerazzurro Mario Balotelli, a cuii supporters avversari non perdonano ilcomportamento spesso provocatorioche assume e approfittano per legitti-mare i “buh” di stampo razzista a suoindirizzo.Ma gli juventini sono i più accaniti, tan-to che si erano già nella precedente ga-ra contro l’Udinese (“se saltelli muoreBalotelli”, questo il coro), fatto che su-scitò anche l'ira di un loro giocatore,Mohamed Sissoko, anche lui di colore(«È assurdo insultare un giocatore chenon è neanche qui», aveva dichiarato ilcentrocampista maliano). Nemmeno lospeaker dello stadio friulano è riuscito afermare l’ondata d’imbecillità di questipseudo-tifosi. L’assalto al giocatore

meneghino è continuato tre giorni do-po quando la Juve ha affrontato in tra-sferta il Bordeaux per le qualificazioniagli ottavi di Champions League. L’Ue-fa non è rimasta a guardare e ha valuta-to l’ipotesi dell’apertura di un’inchiesta,anche se poi non è stato preso alcunprovvedimento.Ma gli juventini se ne sono infischiati enonostante gli appelli che precedevanoil grande “derby”, lanciati dal presiden-te bianconero, Jean Claude Blanc, e an-che dai parlamentari, il Ministro dellaDifesa, Ignazio La Russa, in testa (di di-chiarata fede interista), hanno prose

guito, a circa un’ora dall’inizio della par-tita, con il loro comportamento anti-sportivo.Le reazioni dell’opinione pubblica nonsono mancate. La più incoraggiante èstata quella degli alunni e del consiglioscolastico del liceo scientifico Redi diArezzo che hanno voluto intitolare laloro scuola per un giorno “Liceo Balo-telli-Sissoko”. «Il nostro vuole essereun messaggio per dire no al razzismonegli stadi - ha spiegato il preside dellascuola, Claudio Santori - La missioneeducativa della scuola può essere svoltaanche con iniziative di questo tipo».Il razzismo, specie nel nostro calcio,non è un fatto isolato, e non rispettanemmeno i propri colori di apparte-nenza: lo sa bene Stefano Okaka Chu-cha, attaccante della Roma, che al suoprimo gol all’Olimpico, nella gara diEuropa League dello scorso primo no-vembre contro il Cska Sofia, si è senti-to indirizzare dei “buh” da qualchegruppo della Curva Sud. Il giocatore,vincitore tra l’altro dello scudetto2004/2005 con la Primavera gialloros-sa, era venuto solo per condividere lasua gioia con quelli che sarebbero do-vuti essere i suoi tifosi.

PERISCOPIO

Condomini a numero chiuso per gli stranieri,controlli dei vigili casa per casa a verificare i

permessi di soggiorno per un Natale “senza irre-golari”. È un assaggio dell’ultima frontiera dellatolleranza zero firmata Lega, la ricetta del Carroc-cio per Natale e per il nuovo anno che gli uominidi Bossi hanno messo a punto in vari comuni delNord scatenando le reazioni di associazioni, leproteste - non sempre vigorose - dell’opposizionee la perplessità dei finiani del Pdl.«Stiamo studiando una proposta per limitare il nu-mero di stranieri in ogni condominio». Per Ales-sandro Montagnoli, sindaco leghista di Oppeano(Verona), la convivenza si regola palazzo per pa-lazzo: «Se si ammucchiano tutti nello stesso postodiventano un problema». Presto detto, la soluzio-ne è nei numeri: non più del 30 % di stranieri inogni stabile.Una ricetta leghista per ogni comune, miracolo deipoteri dei primi cittadini rinvigoriti dal decreto si-curezza. A San Martino dall’Argine (Mantova),dove la percentuale di immigrati è la più bassa del-

la provincia, l’amministrazione le-ghista ha tappez-zato il paese con manifesti chiedendo ai residentidi segnalare gli irregolari.A Coccaglio (Brescia) è partita l’operazione“White Christmas” per ripulire la cittadina daglistranieri irregolari perché «il Natale non è la festadell'accoglienza - spiega l’assessore leghista alla Si-curezza Claudio Abiendi - ma della tradizione cri-stiana, della nostra identità».Casa, tradizioni, lavoro. Religione. La Lega Nordsembra sempre più decisa a disciplinare in tuttol'esistenza di chi non ha passaporto italiano. Entu-siasta per la decisione svizzera di bloccare la co-struzione di minareti nella confederazione ha pro-posto di inserire la croce nella bandiera italiana per«battere l’ideologia massonica e filoislamica». Ha,infine, assestato un ulteriore colpo a un parlamen-

4

di MARIA CHIARA CUGUSI

Ma che razdi TIZIANA GUERRISI

Mutui, bollette e conti da sald

Invece dei regali, la rata del mutuo. Il Natale altempo della crisi farà registrare una diminu-

zione delle spese rispetto allo scorso anno. Que-st’anno sotto l’albero arriverà qualche pacchettoin meno, ma forse un po’ di tranquillità in più:saranno infatti le spese per la casa, i conti da sal-dare e le rate del mutuo ad impegnare la fettapiù grossa dei 39,9 miliardi di euro che finiran-no nelle tasche degli italiani con le tredicesime.Il budget per i regali, invece, sarà di 6,2 miliardi,in calo di 259 milioni rispetto allo scorso anno.I dati forniti da Swg-Confesercenti, quindi, la-sciano immaginare un Natale un po’ sottotono.Nonostante la crisi, gli italiani non rinunciano airegali. Ma se in media ciascuno farà sette regalia testa, le spese saranno molto contenute. Tra lescelte preferite, soprattutto cibo e vino, che co-

stituiranno il30% del totale,seguiti da vesti-ti (21%) e gio-c a t t o l i(17%). Unitaliano sucinque, però,farà i suoiacquisti inmercatini epiccoli nego-zi, e il 9% suinternet: la parola d’or-dine, insomma, resta laricerca di occasioni per ri-sparmiare.Per un aumento delle vendite, icommercianti rischiano di doveraspettare i saldi. Ma non sarà un’attesa lunga: a

Romarr

p

A otto mesi dal terremoto, nesssuno passerà le feste nel

Intolleranza. Dai condomini anti-stranieri all’operazion

di CRISTOFORO SPINELLA

L’attacco del Carroccio:«Questa non è

la festa dell’accoglienza»

Solo in cinquemila sono già entratinelle nuove case

I cori contro Balotelli sono diventati un caso. Ora l’Uefa pensa di interveniredi MAURIZIO BIUSO di PAOLO RIBICHINI

LA NOTIZIA

Manifestazione leghi

Mario Balotelli

Page 5: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

per la casa. Tra saldi anticipati e offerte on line, è caccia all’acquisto low cost

Tra le tante banalità assorti-te del sentire comune vi è

quella, obbiettivamente utopi-ca, da sfoggiare nei rari mo-menti di riflessione: “A Natalesiamo tutti più buoni”. Tale af-fermazione, ammantata dastucchevole nonché inganne-vole melassa, è presto smentitadall'incipit di queste - ciniche? -righe. Caustiche quanto bastada riuscire ad opporsi allo stoi-co atteggiamento di coloroche, a ridosso delle festività, in-dossano la maschera del perbe-nismo a buon mercato.Si prenda allora spunto dalloscintillio impazzito degli ad-dobbi natalizi per compiere ungesto in sana controtendenza:diventare cattivi. Con giudizio.Sembra ci abbiano provato nelbresciano, dove si è pensato,però, ad una campagna di puli-zia etnica da attuare a brevetermine, tra un piatto scara-mantico di lenticchie e un cali-ce di bollicine da vuotare. Ilrazzismo unisce e fortifica ilbranco imbelle. Dunque anchela malvagità, affinché prendaforma e veicoli un messaggioforte, sensato, necessita di es-sere accompagnata da signifi-cativi spicchi di intelligenza.Che qui vengono drammatica-mente a mancare.La programmazione televisiva,poi, è vetrina più che consoli-

data di un antico sogno chiamato denaro: piatta come glischermi di ultima generazioneche diffondono il verbo deiconcorsi a premio nelle casedegli italiani, pronti a raggiun-gere la pace dell’anima attra-verso l’incasso, più o meno co-spicuo, di gettoni d’oro. Quan-ta nostalgia per il vecchio tubocatodico, per le serate in bian-co e nero trascorse attorno alfuoco aspettando la voce diMina, la timida compostezza diCorrado e l’eleganza di un ana-cronistico e dimenticato Erne-sto Calindri; sono solo sospiriper quel mondo “a basso pro-filo” in cui pareva ci si sapesseaccontentare del presente, oggidisintegrato da crasse sgomita-te e smanie di onnipotenza. Adimperare è l’ignoranza più pro-fonda, cratere ributtante di fra-si, atteggiamenti puerili e steri-li.È un Natale piuttosto dimesso,quello che ci si appresta a vive-re. Non tanto sotto il profiloconsumistico, quanto piuttostoper quel senso del pudore -questo sconosciuto - di cui tut-ti hanno sempre sentito parla-re, e che nessuno sembra avermai rintracciato all’orizzonte.Forse perché disperso nel tea-trino di una classe politica sor-da al decoro e all’impegno con-creto, portatrice sana di un dis-facimento morale e culturaledisgraziatamente irreversibile.

ino ad oggi, il go-agato gli albergato-motati. Quegli alb-eso alcuni mesi infferenza delle per-oro strutture, oraere pagati.inoltre, non ha an-o i tanto pubbliciz-vi alle attività pro-mmerciali. Di con-irca il 60% deglii e dipendenti so-lavoro da aprile.nche i soldi per to-acerie dalle stradee per puntellare gli

tivi inquietanti. Ri-assegnazione delle

ma e rimaste inven-hanno chiesto inu-site dal comune ,sottoprezzo da al-

ano alla Protezioneione della gradua-

pronto a mettere lai di un modo perentelare.

bero

PERISCOPIO 5

Quando il presepeera in bianco e nero

to intorpidito chiedendo di fissare a sei mesi la cas-sa integrazione per i lavoratori extracomunitari.«Le risorse sono poche - spiega il deputato leghi-sta Maurizio Fugatti che ne ha fatto un emenda-mento da inserire in Finanziaria - E dobbiamo tu-telare prima gli italiani». Con buona pace degli ar-ticoli 3 e 4 della Costituzione.Le iniziative del Carroccio invocano controlli sulla“regolarità” degli stranieri con la stessa disinvoltu-ra con cui attaccano gli stranieri per le loro appar-tenenze. Razziali, culturali, geografiche, umane.Appartenenze contrapposte, quelle degli altri (glistranieri) e quella italiana non meglio definita.Confini e contenuti restano ambigui, confusi. Sipotrebbe chiedere se l’identità che strenuamentedifendono sia quella leghista o quella italiana finoa ieri denigrata, svilita, offesa dagli uomini del Se-natur che hanno reso un vanto il non appartenereall’Italia salvo poi entrare dalla porta principale neipalazzi di una Roma a lungo detestata.La fedeltà a valori che non hanno mai ammesso diaccettare è la stessa che ora chiedono agli stranieriper paura che possano incrinare la coesione di unPaese a lungo denigrato. Questi stranieri farannobene ad allinearsi in fretta. Il Natale è vicino.

Una guida per i senzatetto su dove mangiare, dormi-re e lavarsi. Il Natale si avvicina e la Comunità di

Sant’Egidio, in collaborazione con la Caritas e gli entipubblici, offre 750 indicazioni “pratiche” per i clocharddella capitale. Stampata in 16mila copie, la guida saràdistribuita in occasione del consueto pranzo di Nataledella comunità fondata da Andrea Riccardi, e nei centrisociali.Il manuale, di 205 pagine e tradotto in più lingue, è l'an-tesignano di differenti guide diffuse in altri Paesi. Dasempre protagonista nel settore della cooperazione, laComunità di Sant’Egidio con la pubblicazione dellanuova guida ha voluto dare un contributo all’Anno eu-ropeo di lotta alla povertà, che cadrà nel 2010.I dati sui senzatetto, forniti dal portavoce Mario Maraz-ziti, sono allarmanti. La capitale ha la maglia nera deglisfratti: 31.111 negli ultimi cinque anni, con una doman-da di alloggio che è aumentata di 5mila case negli ultimiquattro anni .«I poveri assoluti - secondo Marazziti - so-no circa un milione, mentre otto milioni sono i poverirelativi, che consumano meno della metà degli altri ita-liani».All'iniziativa della Comunità di Sant'Egidio si affianca il“Piano freddo”, con durata quadrimestrale, del Comu-ne di Roma, ovvero una serie di iniziative mirate ad ac-cogliere persone in difficoltà e senza fissa dimora.«È bene ricordare - dice l’assessore alle politiche socialiSveva Belviso - che grazie al piano freddo,. attivo dal

primo dicembre, con modalità integrate tra settore sani-tario e sociale, l’amministrazione comunale è in grado diospitare ogni notte, nelle undici strutture messe a dis-posizione, circa seicento persone con un incremento del65% rispetto all’anno scorso. Tuttavia - ha aggiunto -per limitare al massimo il numero dei senzatetto chenon riescono a chiedere aiuto, partirà a breve, con alcollaborazione dei municipi, un’integrazione al pianofreddo, che consentirà un monitoraggio costante e intempo reale di eventuali fragilità che spesso risultanonascoste o di difficile ricognizizione».Il nuovo mondo dei clochard si apre ai nuovi nuclei fa-migliari ed a “padri separati”, che hanno lasciato la casaal genitore affidatario.

za di Natale

di FEDERICA VENEZIA

di ALESSANDRO PROIETTI

dare: la crisi taglia anche i regali ma, per esempio, gli scontiriveranno già dal 2 gennaio,prima anche dell’Epifania.Una scelta che potrebberilanciare gli acquisti dopo

Natale, ma che viene vi-sta con preoccupazionedagli stessi negozianti:«I saldi al 2 gennaiosono una sciagura per

la categoria, al paridi un’emergenza

di qualsiasi al-tro tipo - ac-cusa il pre-

sidente dellaC o n f c o m -mercio capi-

tolina, CesarePambianchi - ep-

pure chi sta nella stanza dei bottoni non riesce aindividuare il bottone giusto».Nei giorni scorsi era stato il Codacons a pro-porre un “Black Saturday” sul modello america-no per far riprendere i consumi: «Il sabato pri-ma di Natale sia una giornata di sconti e vendi-te promozionali, con negozi possibilmenteaperti più delle 13 ore giornaliere attualmenteconsentite», ha suggerito l’associazione dei con-sumatori. Insomma, saldi di un giorno con pro-dotti scontati almeno del 20% per aumentareuna spesa natalizia pro-capite che secondo le sti-me attuali non dovrebbe superare i 200 euro.Gli sconti durante le feste, comunque, non sonouna novità. Al boom di promozioni già presen-ti nei supermercati - oltre il 27% dei prodottinella grande distribuzione - se ne aggiungeran-no altre nei giorni prima di Natale per incenti-vare gli acquisti in vista del cenone. I prezzitroppo bassi, però, possono ingannare, e le as-

sociazioni dei consumatori invitano a fare atten-zione agli sconti eccessivi.La situazione economica non colpirà solo le fe-ste di casa nostra: se gli italiani spenderanno il2,5% in meno dell’anno scorso, la media euro-pea è anche peggiore, con un calo stimato al6,3%. L’indagine “Xmas Survey”, effettuata in18 Paesi, sottolinea anche come sulla ripresaeconomica gli italiani siano oggi meno pessimi-sti, con un calo del 20% di coloro che ritengo-no di aver subito una riduzione del potere d’ac-quisto.Così, nonostante i timori dei commercianti, danoi solo il 37% resisterà alla tentazioni di mette-re i regali sotto l’albero la notte di Natale. Menoche nel resto di Eurolandia, dove più della metàaspetteranno gli sconti, e molto meno che inGermania: tra gli austeri tedeschi, ben il 75%non si farà sedurre dalla ricorrenza e aspetteràprezzi più convenienti per i suoi regali.

lla tendopoli S.Egidio, la festa degli altriDalla comunità di Trastevere una guida per i senzatetto

ne “White Christmas”, la Lega alza il tiro contro i migranti

Fin dall'inizio di dicembre da nord a sud del mondo si incomincia arespirare l’atmosfera del Natale. Nel corso dei secoli si sono diffusi

vari modi di celebrare questa festività, che ha assunto tratti particolari inbase alle radici culturali di ognuno di noi, rivendicando significati diversida quello religioso: come festa legata alla famiglia, ai regali e a Babbo Na-tale. In Germania, per esempio, i festeggiamenti iniziano con 24 giorni di an-ticipo. Secondo tradizione i bambini ricevono in dono i “calendari del-l'Avvento”: quello classico è dotato di 24 finestrelle, sotto le quali si cela-no delle figure nascoste, che vengono scoperte al calar della sera. L’altro calendario è fatto da una ghirlanda di rami di abete con 24 sca-tolette avvolte nella carta colorata, contenenti una piccola sorpresa. Ognianno i bimbi tedeschi scrivono una lettera a Gesù Bambino per chiederglidei regali, per renderle più visibili le ricoprono poi con un strato di colla eci cospargono dello zucchero. Il giorno di Natale sulle tavole dei tedeschisono presenti oca ripiena, carpa, salsicce e fiumi di birra. Uno dei simbo-li natalizi della Germania è proprio il grano. Si usa infatti disseminarlosui tetti affinché anche gli uccelli possano prendere parte alla festa. Ben diverso è l’ estivo natale australiano, caratterizzato da un misto diusanze singolari: si va dalle parate di surf, i grandi piatti di pesce, i bar-becue sulla spiaggia, alle pietanze calde, a Babbo Natale e ai campanelli.Le celebrazioni, presenti su tutto il territorio australiano, sono diverse inbase alla zona: dai canti natalizi nel Domain di Sydney, alla famosa re-gata Sydney-to-Hobart, che attira partecipanti da tutto il mondo.In ognicaso, è proibito pensare al nostro bianco natale, a babbo natale sulla slit-ta, ai camini accesi e alle lucine brillanti, perché il Natale da queste par-ti è rigorosamente sotto il sole.

IL COMMENTO

di FILOMENA LA TORRE

Le tradizioninel mondo

sta

Page 6: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

Berlusconi ha fretta. Boccia-to il lodo Alfano torna l'in-

cubo dei processi. E una rifor-ma costituzionale, indicata dal-la Consulta come unica via peruna norma simile a quella inti-tolata al ministro della Giusti-zia, di tempo ne richiede trop-po. Legge ordinaria allora, perun processo breve che, ridu-cendo i tempi di prescrizione

(ridotti a due an-ni per ogni gradodi giudizio) fa-rebbe decadere iquattro procedi-menti in corso.La riforma dellagiustizia, storicoimpegno del pre-mier, andrebbecomunque avantiattraverso la mo-

difica della Carta.Avaro di commenti sulla boc-ciatura della legge che gliavrebbe garantito l'immunità,Silvio Berlusconi, di fronte allecritiche e agli ostacoli internialla maggioranza sul processobreve, è tornato alla carica. Hachiamato alle armi la sua mag-gioranza contro il tentativo dicerta magistratura di far cadereil governo, delegittimare chi èstato democraticamente elet-to dai cittadini. La questionegiudiziaria non riguarda sololui, ma tutto il suo PdL e ri-chiede quindi unità contro laderiva «eversiva» imboccatada parte della magistraturaper tentare di disarcionare ilgoverno.Davanti ai titoloni dei giorna-li che annunciavano «sfide»,«rese dei conti» e rischi di«guerra civile», il presidentedella Repubblica Giorgio Na-politano ha lanciato l’ultimomonito chiedendo a chi haresponsabilità istituzionali o

esercita il suo ruolo costituzio-nale - governo, magistrati, par-lamentari - di mantenere i ner-vi saldi per pensare all'interessegenerale del Paese. Perché perlui la priorità assoluta sono leriforme costituzionali e perguadagnarle ai cittadini nonbasta il sì della maggioranza,per quanto vasta essa sia.L’ennesimo richiamo, nel tenta-tivo di bloccare la nuova spiraledi polemiche sorte, ancora unavolta, dallo scontro tra politicae giustizia. Perché Berlusconiha fretta e di fronte alle critichedell'Anm e del Csm ripete, contoni sempre più forti, le sue ac-cuse alle 'toghe rosse'.Napolitano ha invitato al ri-spetto, all'ascolto, al confronto,come fa da anni ormai, ognivolta che Berlusconi pone l'ac-celeratore su una riforma dellagiustizia, disposto ad andareavanti anche senza l'appoggiodelle opposizioni.Il Capo dello Stato spera di po-ter contribuire ad aprire la stra-da a riforme organiche dellaCostituzione, di aiutare a far ri-partire quel treno che si è fer-mato tante volte negli ultimianni. Napolitano non si fa illu-sioni, ma non intende rinun-ciare ad esercitare il suo ruolonell'interesse generale. Moniti,appelli, altolà. Prima che unalegge ad personam arrivi sullasua scrivania.

Il capodello Statofrena

PERISCOPIO6

Magistrati nel mirino. Berlusconi attacca ancora le “toghe rosse” e spera nella prescrizione

Berlusconi finora ha subìto16 processi. A metà di-

cembre, quattro sono in pro-cinto di ripartire dopo la boc-ciatura del Lodo Alfano. Ecco-li, in ordine: per corruzionegiudiziaria del testimone DavidMills, per i fondi neri di Media-set sui diritti televisivi (frode fi-scale, falso in bilancio e appro-priazione indebita, ma la Ciriel-li ha anticipato la prescrizionedal 2016 al 2011), per i fondineri Mediatrade (appropriazio-ne indebita), per istigazione al-la corruzione di alcuni senato-ri del centrosinistra. Gli altri 12processi, si sono già conclusi esolo tre hanno visto l'assolu-zione del premier, altri sonocaduti in prescrizione o annul-lati perché il reato non esistepiù, grazie a leggi votate dallostesso Governo Berlusconi.Ma andiamo con ordine.Nel 1990 l’amnistia salvò ilpremier dal processo per falsatestimonianza nell'inchiestasulla loggia massonica P2.Sempre grazie all'amnistia,Berlusconi si salvò anche dal-l’accusa di falso in bilancio perl’acquisto di alcuni terreni diMacherio. La prescrizione hainvece aiutato Berlusconi indue processi: All Iberian1, suifinanziamenti illeciti per 23 mi-liardi di lire sui conti svizzeri di

Bettino Craxi enel procedimen-to relativo allaMondadori chelo vedeva impu-tato per corru-zione giudiziariadel giudice Vitto-rio Metta (adopera degli avvo-cati Fininvest,Previti, Pacifico e Acampora).Proprio questo secondo pro-cesso è tornato poi alla lucedella ribalta grazie al caso delgiudice Raimondo Mesiano,che ha emesso una sentenzache condanna Fininvest al pa-gamento di 750 milioni di eurodi risarcimento nei confrontidella Cir di De Benedetti.La legge del 2001 sul falso inbilancio, invece, ha mandatoall'aria altri processi. Il reato, inparte depenalizzato e in parteridotto a mera sanzione pecu-niaria, con pena e prescrizionedimezzate, ha evitato al pre-mier la condanna nel processoAll Iberian2, quello sui fondineri esteri usati per pagare Cra-xi e gli avvocati Fininvest di cuisopra, oltre che per operazioniFininvest, Standa, Mondadori,Telecinco e Telepiù. Altro pro-cesso prescritto è lo Sme-Ario-sto2, sempre per fondi neriversati ad avvocati Fininvest egiudici. In altri tre processi laprescrizione è stata, invece, di-

mezzata: nel procedimento peri fondi neri per il passaggio delgiocatore Lentini dal Torino alMilan, per i bilanci falsi dellaFininvest negli anni Ottanta eNovanta e per i falsi in bilanciosul consolidato Fininvest per1.500 miliardi di fondi neri su64 società offshore.Insomma, sino ad oggi, il pre-mier Silvio Berlusconi risultaancora incensurato.

Ventotto novembre. Il premier Silvio erlu-sconi, inseguito dal fantasma di un avviso

di garanzia per reati di mafia annunciato a tut-ta pagina dai suoi giornali di famiglia, annun-cia: «Se trovo chi ha fatto le nove serie de ‘LaPiovra’ e chi scrive libri sulla mafia che ci fan-no fare una bella figura, lo strozzo».In un sol colpo, l'autoproclamato “piú amatodagli italiani” mette al muro le centinaia digiornalisti, scrittori sceneggiatori, registi, sog-gettisti, curatori testi, saggisti e autori tv che nelcorso degli ultimi 60 anni di storia repubblica-na con alterne fortune, hanno affrontato l'ar-gomento mafia. Se davvero il premier deci-desse di passare dalle parole ai fatti - come hapiú volte promesso di fare sui piú svariati ar-gomenti - pur dedicando all'annoso compitogran parte delle 20 ore al giorno che giura di la-vorare, non gli basterebbero anni per finire illavoro. Ma Berlusconi, come ci ha piú voltespiegato, è un uomo baciato dalla sorte e anchein questo campo ha chi lo agevola, o lo prece-de. Ndrine e le cosche da tempo si occupanocon zelo di intimidire, minacciare, far sparire,ammazzare chiunque a loro parere parli trop-po o a sproposito: giornalisti, scrittori, giudici.Giudici. Altra categoria finita a piú riprese nel-la personalissima lista nera del presidente Ber-

lusconi. Dalle ostinate toghe di Milano, ree divoler così ostinatamente indagare negli affari -e nei conti in banca - di premier e famiglia, aquelli della Corte Costituzionale, cocciuti epuntigliosi nel rispedire al mittente leggi e lodiconfezionati dalla sua maggioranza, a quelli delCsm, accusati in piú di un'occasione dal pre-mier di voler sovvertire l'ordine costituito, imagistrati - definiti variamente "comunisti",sovversivi", "cancro della democrazia"- in ita-lia come all'estero sono per Berlusconi fonte diinnumerevoli mal di testa.Mal di testa internazionali, come internaziona-li sono i rappresentanti di un'altra categoria cheBerlusconi spedirebbe volentieri sulla gratico-la: i giornalisti. Sono lontani per il premier itempi "dell'editto bulgaro" quando una manobastava a contare le tre spine nel fianco - San-toro, Luttazzi e Biagi - da cancellare dall'etere.Nel corso dell'ultimo anno la lista dei "nemicimediatici" del presidente del Consiglio si è al-lungata a dismisura.Dai cronisti della Repubblica e del gruppoL’Espresso, che con le loro domande sono di-ventati l'incubo personale del premier, a quellidi El Pais, Le Monde e dei seriosi The Econo-mist e Financial Times, passando per il timidoDino Boffo, silurato a colpi di editoriali ten-denziosi del Giornale, e per la direttrice dell'U-nitá, Concita De Gregorio.

Una Piovra da strozzare

«Dichiaro solennemente di non apparte-nere a nessun clan camorristico». Sono

le parole del giuramento che i militanti del Pddovranno recitare nel Circolo di corso VittorioEmanuele a Castellammare di Stabia. Una "di-chiarazione di intenti" precisa il commissariodel partito Paolo Persico, una soluzione percancellare le infiltrazioni mafiose nel circolotravolto dallo scandalo. Così, dopo aver azzera-to gli iscritti, si riparte con il giuramento d’o-nore ispirato dalle parole del capo dello StatoGiorgio Napolitano, del cardinale CrescenzioSepe e di Roberto Saviano.«Serve a farsi coraggio» dice l'ideatore, «unatrovata pubblicitaria - replicano i militanti -buona per avere qualche titolo sui giornali». Inuna terra dove il rischio di infiltrazioni dellemafie nei partiti e nella politica è sempre altis-simo, l'ultimo vaso di Pandora è stato scoper-chiato con la confessione del killer Catello Ro-mano, uno degli assassini del consigliere comu-nale Gino Tommasino. Il ragazzo era iscrittoproprio lì, in corso Vittorio, insieme a familiaridel boss D’Alessandro, ed era stato lanciato al-le primarie dall'ultimo segretario cittadino. Ilmovente dell'esecuzione, 30mila euro dovutialla camorra, ha portato la mobile di Napoli adindagare sui 3mila iscritti al circolo di Castel-lammare, di cui 400 candidati al direttivo. Cifre

impensabili per una frazione così piccola diCampania. Una terra dove il Pd ha stabilito unrecord di tessere, ben 130mila, ma sta perden-do ogni elezione da due anni a questa parte.Chi entra nel sistema politico gonfiando il nu-mero delle adesioni scende a patti con la crimi-nalità organizzata per acquisire potere nei par-titi. Riesce in maniera scorretta a diventare diri-gente di organismi che gestiscono montagne difinanziamenti pubblici, controllano assunzioninelle società miste e nelle agenzie regionali.Difficile controllare un sistema in cui dopo ilvoto di scambio si è diffusa la pratica della tes-sera di scambio.

Autori tv e scrittori antimafia i nuovi nemici del Cavaliere

di EMILIO FABIO TORSELLO

di ANDREA TORNESE

di TIZIANA MIGLIATI di ALESSIA CANDITO

B. vuole il processobreve

In corsoCorruzione dell’avvocato David Mills

Fondi neri Mediaset sui diritti televisiviAppropriazione indebita, filone Mediatrade

Corruzione di alcuni senatori di centrosinistra

Prescritti o annullatiFalsa testimonianza sulla loggia P2;

falso in bilancio per l’acquisto terreni Macherio;All Iberian1; corruzione giudice Vittorio Metta;All Iberian2; Sme-Ariosto2; fondi neri nel calcio;

falso in bilancio per Fininvest anni ‘80 e ‘90

E il Pd giura contro i clan

TUTTE LE VICENDE DEL PREMIER

Succede a Castellammare di Stabia, ma i militanti sono scettici

Sulla giustizia scontro infinito

Page 7: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

PERISCOPIO 7

Leggere, la città delle città. Come ogni annoper quattro giorni Roma è stata invasa dal

mondo dell’editoria.Dal 5 all’8 dicembre il Palazzo dei Congressi haaperto le sue porte a Più libri più Liberi, la Fieranazionale della piccola e media editoria. Un im-mancabile appuntamento arrivato alla sua otta-va edizione. Promotrice dell'evento - comesempre- l’Associazione Italiana Editori.In Italia il 40% dei libri pubblicati è opera di

queste piccole realtà che nonostante la crisi eco-nomica sono riuscite a non abbassare la guar-dia. Un universo in grado di abbracciare temi dinicchia che, nell'epoca di Internet, sono calami-ta per un vastissimo pubblico.A dimostrarlo i numeri della scorsa edizione:più di 50.000 visitatori per un totale di 70.000 li-bri venduti.Numerose le iniziative culturali. Più di 400espositori per raccontare idee, proposte e pro-getti sempre innovativi. Tanti gli eventi. Molti ipersonaggi.Un’affascinante e sterminata libreria senza tem-po per celebrare la sacra unione tra cultura, let-

tura e società in una cornice d’eccezione. ”L’as-se della cultura è un asse portante per questacittà'”, ha spiegato Renato Novelli, presidente

PromoRoma della Camera di Commercio, chequest’anno ha promosso Fellowship Program,l’iniziativa nata per favorire l'incontro fra edito-

ri italiani e internazionali.Scrittori, giornalisti ed esponenti della scena po-litica e culturale hanno colorato la fiera con dis-corsi, dibattiti e riflessioni su temi d’attualità.Questa edizione, infatti, si è distinta per l’atten-zione dedicata alle questioni centrali di questiultimi anni. Dai migranti, alla mafia, dalla liber-tà di stampa all'annosa questione delle intercet-tazioni.Tra gli invitati - solo per fare qualche nome- Mi-lena Gabbanelli, Michele Santoro, Luigi DeMagistris e Tullio De Mauro. Senza dimentica-

re Anna Maria Sciascia che ha regalato alpubblico un ritratto inedito, familiare ed inti-mo di Luigi Pirandello, celebre scrittore sici-liano.Al centro anche iniziative di solidarietà pro-mosse da Medici Senza Frontiere.Per i lettori di EZ Rome, sempre attenti allenuove tecnologie, inoltre, non è mancatol'angolo dedicato agli e-book. Un incontrofelice tra progresso e storia con la possibilitàdi provare in prima persona i nuovi modellidi lettore. Un modo per toccare con manoquello che ci aspetta in un prossimo futuro nelcampo del libro digitale.

Il grande successo dei piccoli

In Italia leggono in pochi, leggono poco e so-prattutto leggono solo pochi autori. Proprio

mentre le italiane lettere ben figurano per qua-lità e quantità sui mercati europei e statunitensi,nel nostro Paese le classifiche non riescono a buttare giù dalla cima laristretta cerchia dei soliti nomi. Percarità, non c’è niente di male se Ca-milleri, Ammaniti, Baricco e pochialtri vendono milioni di copie. Quel-lo che preoccupa è l’assoluta man-canza di varietà nei gusti dei lettori.E dire che la scelta, a livello di pro-duzione, non mancherebbe di certo.Nel 2008 sono stati scritti e stampa-ti 65.000 titoli, 178 al giorno. Titoli che nellamaggior parte dei casi non raggiungono i 1.000esemplari e che nell’84% dei casi, non arrivanoad essere venduti in 500 copie. Fare confronti èdifficile, in un mercato che si basa comunquesu cifre non altissime (i circa 10 milioni di Ca-

milleri sparsi per le librerie domestiche dello sti-vale, sono il risultato, comunque, di una produ-zione che dire florida è dire poco e di un suc-cesso stabile da anni), ma se si scorre la classifi-ca dei best sellers in questi giorni, un discorsosui pochi volti si può comunque fare: Baricco,

Ammaniti, poi il collettivo bologne-se Wu Ming, Erri de Luca e quindiDan Brown. Camilleri è appena sot-to. Autori, questi, che periodicamen-te si contendono il numero 1. La-sciando briciole intorno. Una situa-zione che, per il momento, non paredestinata a cambiare. Colpa di unadistribuzione sempre più in mano al-le grandi case (Feltrinelli e Monda-dori tra tutti) e alla scomparsa di quei

centri di vendita sperimentale che sono stateper anni le piccole librerie. C’è chi invoca inter-net, panacea di ogni forma di autoritarismo (an-che librario). Ma per il momento la rete è soloil luogo dove acquistare a prezzi scontati glistessi quattro volumi.

di FLORA BALESTRA

Ma i soliti noti vendono sempredi ROBERTO ANSELMI

Un libro in zona Corso Vittorio Emanuele? Se lo chiedia un ventenne, ti indicherà senza indugio la Feltrinelli di

Piazza Argentina: un megastore del libro, della musica e del-la cartoleria. Ci trovi tutto, dicono. Se invece lo chiedi ad unquarantenne, meglio ancora un cinquantenne, ti manderà da-vanti a Palazzo Braschi. All’Antica Libreria Croce. Fa effet-to scoprire che questo negozio stagionato, con scaffali vec-chi e scuri, va avanti da 64 anni a conduzione artigianale, re-sistendo alle pressioni della concorrenza. Non è l’unico. ARoma sono diverse le librerie storiche, impegnate in unaguerra di trincea per ritagliarsi uno spazio di sopravvivenza.Nella Libreria Tombolini l’avventore potrebbe trovarsi da-

vanti allo scaffale preferito di Giolitti e Moravia, tra i ro-manzi di viaggio. A via Piè di Marmo, subito dietro Via delGesù, c’è la libreria Cesaretti, che proprio l’anno scorso hafesteggiato il centoventesimo anno di attività. Nei vicoli diRoma vive ancora un microcosmo di botteghe artigiane dellibro, nascoste alle masse e all’industria concorrente dei me-gastore. Si scavano una nicchia, di solito, spesso chiudendo-si nel mondo dell’antiquariato: proprio come a via dei Coro-nari, dove solo pochi intenditori animano un mercato sta-gnante.Le ragioni del declino delle librerie storiche sembrano ovvie.Sono nascoste, piccole, vecchio stile. Il pubblico non le co-nosce, non nota le vetrine e passa oltre. La mancanza di pub-blicità le uccide: d’altronde gli incassi non consentono gran-

di investimenti in visibilità, e il circolo si fa vizioso. Certa-mente, sono cambiate anche le regole del mercato dei libri.La cultura del bestseller sradica la diversificazione cometratto distintivo: i titoli secondari, gli autori dimenticati dal-le editrici di punta, finiscono subito nel dimenticatoio. C’èanche chi accusa Internet e l’abitudine delle nuove genera-zioni verso la “cultura gratuita”, a scapito della qualità. Eanche la fretta, l’incalzante ritmo di vita che rosicchia glispazi per dedicarsi alla ricerca di un libro un po’ meno com-merciale. Ma c’è anche chi, tra i librai storici, riesce a ven-dere. È il caso della Libreria Scarpignato, che a via di Ripet-ta è riuscita a coagulare una claque di appassionati del libro“stagionato”. Chissà se anche altre riusciranno a seguire l’e-sempio.

In tempi di crisi, sembra l’unica a saper andareavanti: l’editoria, la prima industria di conte-

nuti del nostro Paese. Ma non la grande editoria,con i suoi colossi storici. A spingere il settore inavanti, registrando picchi di crescita e di fattura-to, sono gli editori di piccolo calibro. Meglio seromani. È Roma infatti - secondo un’indaginecondotta dall’Associazione Italiana Editori(AIE) - la capitale indiscussa del settore, vantan-do il maggior numero di imprese (600 in tutta laregione).In generale dal 2001 ad oggi, i piccoli e medi edi-tori (dalle 5 alle 50 pubblicazioni l’anno) sonocresciuti da 1.530 a 2.653. I nuovi titoli hanno re-gistrato un aumento dell'1,1%, +8,6% per i tito-li in catalogo e +6,7% di addetti alla piccola e

media editoria Il fatturato annuo è ammontato a369 milioni di euro, con una crescita dello 0,2%rispetto all’anno precedente: in pratica, il 35%del totale del comparto librario.Questa “forza” romana viene tutta dal successoraggiunto dalle case editrici operanti nel territo-rio: Carocci, Baldini Castoldi Dalai, E/O, Don-zelli, Nottetempo, Fanucci, Fandango, Fazi,Giulio Perrone, solo per citare le principali. Loscenario ‘nuovo’ che abita Roma insomma, èuna filiera di piccola e media editoria che ha elet-to la Capitale quale luogo privilegiato di produ-zione e promozione. Per questo iniziative comePiù Libri Più Liberi registrano sempre maggiorafflusso di anno in anno. Senza dubbio sonoeventi in grado di collegare cultura ed economiaper un riuscitissimo scenario nuovo; ma forse c’èdi più, e si tratta del ‘trionfo’ del valore civile dei

libri e della lettura, in una Regione dove è statavarata una legge apposita per sostenere il libro ela piccola e media editoria.Entrando ancor più nello specifico, c’è poi undato che riguarda le imprese che hanno una pro-duzione “regolare e continua”, ossia quegli edi-tori che hanno una presenza organizzata sulmercato (un piano editoriale, una distribuzionein libreria, un catalogo): nel Lazio sono 138 leimprese con queste caratteristiche. Altri dati significativi della crescita nel mercato editorialesi devono, infine, all'aumento del consumo di li-bri che si è registrato solo a Roma negli ultimi

anni e che ha permesso alla Capitale di raggiun-gere Milano, altra storica capitale editoriale, inquesta classifica ideale.Ma il fatturato lombardo è ancora inarrivabile,per ora. Milano giganteggia, eppure le case edi-trici romane hanno dimostrato e dimostranoogni giorno una grande vitalità dal punto di vi-sta delle vendite. Solo per fare alcuni esempi:Muriel Barbery, “L’eleganza del riccio”, quasi 1milione di copie (edizioni e/o), Joe Lansdale“Sotto un cielo cremisi”, 3 edizioni in duemesi (Fanucci), Milena Agus “Mal di pietre”,180.000 copie (Nottetempo), Alessandro Ba-ricco “Questa Storia”, oltre 200.000 copie(Fandango), Barack Obama “La promessaamericana”, 40.000 copie (Donzelli editore),Mercè Rodoreda, “La piazza del Diamante”,30.000 copie (La Nuova Frontiera), RaymondCarver, “Da dove sto chiamando”, 40.000 co-pie (Minimum fax).E’ proprio grazie ai piccoli editori che oggiRoma può essere finalmente considerata lacapitale della piccola e media editoria.

Librerie storiche contro megastore, Davide vs Golia

Torna a Roma la Fiera

dell’editoria

1. Alessandro Baricco Emmaus2. Niccolò Ammaniti Che la festacominci3. Wu Ming Xltai4 . Erri de Luca Il peso della farfalla

La crisi, chi l’ha vista?Nel Lazio il fatturato annuo è di 369 milioni

di SIRIO VALENT

I preferiti

di AIDA ANTONELLI

Quattro giorni. 400 espositori. Tanti eventi.

Molti i personaggi

Nella scorsa edizionepiù di 50.000 visitatori

70.000 libri venduti

Page 8: Periscopio, 15-31 dicembre 2009

«Uno come Ruffini ogni aziendastarebbe attenta a tenerselo

stretto», diceva Giovanni Floris allavigilia dell’avvicendamento di Anto-nio di Bella alla direzione di Rai Tre.Accanto al conduttore di Ballarò sisono schierati con decisione ancheMilena Gabanelli, Serena Dandini, Fa-bio Fazio («perché sostituire qualcunoche funziona?») e altre figure di spic-co della terza rete, decise a far pesarela propria voce per difendere la pol-trona di Paolo Ruffini. E, con essa, lalinea editoriale degli ultimi otto anni.Già, perché la direzione Ruffini è inassoluto una delle più longeve in Rai.Dove i tempi di avvicendamento, nel-la migliore delle ipotesi, si calcolanosu quelli della legislatura. Nella tvpubblica, dalla riforma del 1975 inpoi, la designazione dei direttori di re-te spetta al consiglio di amministra-zione. Che a propria volta è espressio-ne del peso dei partiti presenti in Par-lamento. Piaccia o no, la Rai è appesa,per legge, alle sorti della politica.Tornando ai tempi: per restare a Rai-

tre, soltanto Angelo Guglielmi ha po-tuto contare su un periodo di reggen-za lungo quanto quello di Ruffini. Magli anni che vanno dal 1987 al 1994,vedranno nascere programmi di gran-de successo come Quelli che il Calcio,Samarcanda, Blob, Chi l’ha visto, chefaranno schizzare il canale dal 2 al 10per cento di share. Cioè poco al disotto delle performance medie otte-nute dai Raitre in questi ultimi anni.Una presa di posizione priva dunque

di senso quella della squadra di Raitre?Proprio no, se si considera l’ostilitàpiù volte manifestata dal premier Sil-vio Berlusconi nei confronti delle tra-smissioni Che tempo che fa, Report,Parla con me e Ballarò: «Le attacche-rei volentieri la scarlattina» ha candi-damente ammesso il premier in diret-ta telefonica con Floris.

Ma la rimozione di Ruffini e l’ingres-so dell’ex direttore del tg3 Antonio DiBella, sono difficilmente imputabili aivoleri della maggioranza di governo.Non fosse altro che per il profilo diDi Bella, da sempre in quota del cen-tro - sinistra; ma anche per i tempi incui si è materializzato il suo incarico.Dopo l’arrivo alla guida del notiziariodi Bianca Berlinguer, particolarmentegradita all’ala dalemiana del partito, ladecisione sulla direzione del canale hadovuto attendere il responso delle pri-marie del 14 ottobre. E il nome diPaolo Ruffini era legato a doppio filoa quello di Dario Franceschini.Alla conta finale, nel cda dello scorso26 novembre, soltanto il consigliereNino Rizzo Nervo, ex popolare, si èopposto al cambio di vertice; mentreil secondo consigliere del centro - si-nistra, Giorgio Van Straten, salutavaDi Bella come figura di “tutela” delservizio pubblico. Raitre resterà in-somma la piccola isola felice dell’in-formazione italiana, dove le voci osti-li al governo saranno più che ben ac-cette. Almeno fino alle prossime ele-zioni.

La crisi dei giornali non è mai stata cosi nera. Il30/40% della pubblicità li ha abbandonati da

inizio 2009. I lettori sono sempre più rari e sem-bra che i ragazzi non li considerino proprio, tan-to c’è internet. I dati ufficiosi stimano tra il 10 e il20% in meno le copie vendute nell’ultimo annoper molte testate. Rimane la carità del Governo emolti editori sono con il cappello in mano nellesale d’aspetto a Palazzo Chigi. La discesa dei ti-toli dei gruppi editoriali è da infarto per chi li pos-siede. Nei primi due mesi e mezzo del 2009 Riz-zoli Corriere della Sera ha perso il 43%, Monda-dori il 33% e il Gruppo L’Espresso il 42%. Se siconfrontano i valori minimi e massimi delle azio-ni nel 2008/2009 si può arrivare a prefissi telefo-

nici. Il valore del Gruppo L’Espresso è sceso da3,026 euro a 0,599, quello di RCS da 2,980 a0,499, Mondadori da 5,790 a 2,305. Entro il 2009molti giornali ci lasceranno per sempre. Il proble-ma occupazionale esploderà per i professionistidella carta stampata. Battista, Mauro, Mieli, Gior-dano, Feltri, Belpietro, Romano, Scalfari, Merlo,

Giannini. Cosa faranno? L’età media dei giorna-lista con un contratto indeterminato si attestasui 36 anni. Tutti gli altri sono precari “speran-zosi”. Gli Stati Uniti con 100.000 accessi nelleversioni on line dei quotidiani rendono fino a75.000 dollari all’anno. Negli USA, che precedo-no spesso l’economia mondiale, la pubblicità suigiornali è in calo dal 2004, è una curva che pre-cipita verso lo zero assoluto. Le copie in circola-zione dei giornali sono diminuite dal 1990 inmodo lineare. Il San Francisco Chronicle -40%,

il Los Angeles Times -36.3%, il Washington Post-22,3%, il Chicago Tribune -29,3%. il BostonGlobe - 37,6%.Uno degli obiettivi del V2 day erala fine dei finanziamenti ai giornali. Il referendumè stato respinto da Carnevale, ma finiranno primai giornali dei finanziamenti.

PERISCOPIO8

Rai3, è una rivoluzione?

Editoria, la crisi colpisce vendite e bilanci

Meritocrazia, meritocra-zia. Concetto che in

Italia sempre si sbandiera eassai meno spesso si applica.L’ambiente giornalistico nonfa eccezione, a partire da“mamma Rai”. Molti gli ag-gettivi accostati all’aziendaradiotelevisiva italiana: car-rozzone, corazzata, laborato-rio, e anche utopia lavorativaper chi non ha un parente nelramo o un deputato fra i no-mi della rubrica. Inutile spe-rare nei concorsi: è più fre-quente un’elezionepapale. Certo cisono i contratti atermine con scattodi carriera, maspesso salire digrado non com-prende necessariamente unagavetta regolare.Il nodo centrale della que-stione è uno solo: finché laRai sarà un’azienda statalecon un Consiglio di ammini-strazione legato ai partiti, sidovrà sempre tener contodell’inevitabile rapporto conla politica. Il problema è lostesso da anni. Nel 1995 Al-fio Marchini, consigliere dellaRai di Letizia Moratti, inqua-drava così la situazione sullepagine di “Repubblica”: «Oc-corre mettere l’azienda incondizione di poter esseredomani privatizzata. Ridefi-nendo il ruolo del serviziopubblico e lanciandosi sui

nuovi mercati. Ma può farequesto un consiglio che deverispondere anzitutto ai parti-ti?».A ogni cambiamento di go-verno corrisponde la giran-dola di nomine da parte delCda; l’impressione è quella diuna brutale spartizione di re-ti e telegiornali tra centrode-stra e centrosinistra. Il tutto aprescindere dai meriti lavora-tivi e dai successi ottenuti dadirettori e giornalisti.L’ultimo caso è quello del-l’ormai ex direttore di RaitrePaolo Ruffini, che è stato so-

stituito pochigiorni fa da Anto-nio di Bella. Ruffi-ni ha fatto usciredalla crisi Raitre,dotandola di pro-grammi satirici e

di approfondimento giornali-stico apprezzati da una buo-na fetta di pubblico. Ma l’ariapolitica stava cambiando, piùprecisamente la direzione delPartito Democratico, da quila decisione di voltare pagina.Il consigliere Nino RizzoNervo si è lamentato suigiornali dei rischi che corro-no di continuo l’autonomia eil valore del servizio pubbli-co. «Se la denuncia è fondata- ha commentato il segretariodella Fnsi Franco Siddi - sa-rebbe un colpo alla credibilitàdell'azienda e un ulteriorepasso sulla strada dell'arren-devolezza totale al potere po-litico di turno».

Le polemichesul cambio di direzione

della terza rete.L’“epurazione”

di Ruffini

L’ Unità batte la crisi.Questo non è un slo-

gan, è un dato di fatto. Dagiugno 2008 a luglio 2009 ilquotidiano fondato daGramsci ha visto aumenta-re le vendite del 25%. Undato che sarebbe meglioconsiderare un miracolo,visto i “tempi che corro-no”nel mondo dell’editoriaLe copie vendute in edico-la nel mese di giugno 2009,ha sottolineato la direzio-ne, «sono state 50.134, se aqueste si aggiungono ab-bonamenti e vendite fuori

edicola allora il dato si atte-sta su 50.516 segnando un+2,3%». Risultati sicura-mente lusinghieri per il di-rettore Concita De Grego-rio che il 4 marzo del 2009aveva dovuto affrontareuno spinoso sciopero perdifficoltà economiche in-detto dal Cdr.Non è solo l’Unità a gon-golare per i risultati edito-riali. Il Fatto quotidiano, èstata la rivelazione editoria-le del 2009. Il giornalecreato con i soldi di Anto-nio Padellaro e Marco Tra-

vaglio è stato un successo.Per raggiungere la parità inbilancio le copie da vende-re si sarebbero dovute atte-stare sulle 15mila copie.Ad oggi le copie vendute siattestano sulle 60mila . Ladistribuzione non è nean-che nazionale. Tocca solole principali città italiane.Lo stesso Padellaro ha af-fermato, durante la suapresentazione, che il nuovogiornale si sarebbe rettoprevalentemente sui ricavidelle vendite, e non avreb-be goduto dei finanzia-

menti pubblici. Durante lapresentazione del progettoha spiegato: «Il progettoavrà bisogno di “tastare ilpolso” al mercato prima dipartire - ha tenuto a sotto-lineare il giornalista - percui sarà possibile prenotareuna sottoscrizione. Perquesto la crisi dell’editorianon lo spaventa, perché ilgiornale sarà costruito suuna redazione snella, e sucontenuti diversi e origina-li rispetto a tutti gli altriquotidiani».

Gli strani casi dell’Unità e del Fatto Quotidiano

Quando la politica si impadronisce

del servizio pubblico

Floris, Gabanelli,Dandini e Fazio

dalla parte dell’ex direttore

Lettori disaffezionati e pubblicità in calo: anche i grandi gruppi battono cassa

di ILARIA COSTANTINI

di ARIANNA PESCINI

di ALESSIO AVERSA

In un clima di crisi dei giornali, ogninuova uscita desta curiosità. Dopo il

caso del Fatto Quotidiano e Il Clandesti-no, è la volta di un periodico: il 27 no-vembre è sbarcato in edicola il Punto,settimanale di informazione che si di-chiara “né a destra né a sinistra”. La lineade Il Punto sposa in pieno la base ideo-logica della nuova fondazione Italia Fu-tura, creata dal presidente Fiat Luca Cor-dero di Montezemolo. Il think tank vuolessere «luogo di idee e proposte per il fu-turo dell’Italia»: Montezemolo respingeogni accusa di ambizione politica, smen-tendo chi lo vede indaffarato a costruireun nuovo polo centrista. Sarà. Ma tra ipromotori c’è Angelo Mellone, direttoreeditoriale della fondazione FareFuturo:l’iniziativa di «cultura politica giovanile»voluta ai tempi di An dal presidente del-la Camera Gianfranco Fini, indicato dalPunto come «cura e alternativa al berlu-sconismo». Cosa interessante, l’editricedel settimanale New Time Corp., tra isuoi soci, include anche Montezemolo.Aderisce a IF anche Giuliano da Empoli,Assessore della Cultura di Firenze, con intasca la tessera di “Alleanza per l’Italia” diFrancesco Rutelli. Altro dettaglio. Lamaggioranza degli aderenti provienedalla Luiss di Roma, di cui è direttorePier Luigi Celli. Lo stesso che il 30 no-vembre ha pubblicato sulla Repubbli-ca una commossa lettera al figlio, ab-bandonato «in un Paese immobi-le»…in linea con l’imperativo “Muo-viamoci!” di Montezemolo.

Il nuovo ‘Punto’secondo

Montezemolo

Siddi: “totalearrendevolezza

al potere”

Di Bella alla rete, Berlinguer al Tg nel segno della continuità

di SIRIO VALENT

a.a.

La meritocrazia resta un miraggio