Periodico on-line della scuola secondaria di primo grado … · 2014-02-28 · Caro diario, sai,...
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Colle..ghiamoci
Periodico on-line della scuola
secondaria di primo grado
“Mastai”,
Istituto Colle La Salle
Numero di dicembre-gennaio, anno
scolastico 2013-14, sul Laboratorio di
Scrittura: “Racconti…sotto l’Albero”
1 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
sommario
pag. 2 Editoriale, prof. A. Carucci
pag. 4 Oh Natale, C. Budini
pag. 5 Kevin e il suo Natale, E. Argenti
pag. 6 Mimmo e il Signore in Rosso, E. Cedrini
pag. 9 Il primo aiutante di Babbo Natale, F. Fasciani
pag. 11 Il Regalo di Natale più bello, S. Fettucciari
pag. 13 Era una buia Notte di Natale, D. Floridi
pag. 15 La Vecchia del Presepe, M. Migali
pag. 16 Bubi Bu e lo Spirito del natale, G. Santecchia
pag. 20 Natale alle porte, A. Valente
pag. 21 I Regali che vorrei, F. Venturini
pag. 23 I Furti di Babbo Natale, S. Ferrandino
pag. 24 C’era una volta il Pianeta Terra, F. Cipriani
pag. 27 Basta, mi licenzio! A. Bartolotta
pag. 30 Un cuore di plastica, L. Di Cesare
2 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
editoriale
“C'è la luna sui tetti, c'è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica, tra due giorni è Natale
ci scommetto dal freddo che fa…
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai:
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e, se dormi, che dormi e che sogni che fai?”
Così recitano i versi del testo di una canzone “natalizia” scritta da un noto cantautore nostrano il
quale, fin da adolescente, ha saputo raccontare con maestria le esperienze di vita proprie ed altrui
a partire dal suo originale punto di vista.
E’ proprio quella dote speciale tipica dell’adolescenza, preziosa mistura di coraggio, incoscienza e
fantasia, che spinge il ragazzo a raccontare e, attraverso la narrazione, a raccontarsi.
Il Natale, festa intrisa di magiche e favolose atmosfere ed intensi momenti di spiritualità
cristiana, rappresenta una dimensione privilegiata per l’adolescente che si accinge a scrivere una
storia. Il ragazzo, così apparentemente chiuso in sé stesso, dietro il velo della scrittura osa esporsi
esternando coraggiosamente all’adulto la propria visione del mondo ricca di sogni, speranze,
emozioni e, non ultimo, sentimenti di fede.
Cari genitori, se troverete la pazienza di “ascoltare” con gli occhi verrete a conoscenza di un
Babbo Natale impotente di fronte all’avanzare delle nuove tecnologie o, al contrario, di alcuni
intraprendenti Santa Claus che tentano di convincere della propria esistenza bambini altrettanto
disincantati. D’un tratto vedrete materializzarsi un presepe vivente moderno all’interno di un
quadro esposto nel salone di una mostra d’arte contemporanea. Potrete scoprire l’incipit di un
passo di Vangelo tra le pagine del libro della nonna che racconta al nipotino “antiche storie vere”.
Infine leggerete di un vecchietto dal cuore di plastica che impara ad amare grazie all’affetto di
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una bambina. Se non sarete ancora sazi, potrete viaggiare nello spazio alla scoperta di mondi
paralleli, nei quali trionfa il bene sul male, o attraversare regni incantati abitati da strane
principesse che ricevono la cessazione di ogni guerra quale regalo di compleanno e così via.
Tali sono i frutti di un innato estro creativo sul quale l’insegnante interviene con costanza,
pazienza e delicatezza fornendo agli alunni gli strumenti del mestiere nel tentativo di conferire al
testo quella degna veste formale volta ad illuminarne il messaggio.
Siamo lieti di presentare i lavori dei Vostri, e non per questo meno Nostri, piccoli scrittori in erba.
Buona lettura!
Prof.ssa Alessandra Carucci
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Oh Natale
h Natale, sempre desiderato e tanto atteso da tutti.
Sei arrivato finalmente, dopo un anno di impaziente attesa.
Riversi sul mondo un’onda di gioia e pura serenità
come mai nessuno ha provato durante l’anno.
Le nuvole grigie che offuscano le nostre menti
la tua dolce brezza spazza via.
Infondi forza e speranza ad ognuno.
L’oppresso sorride, credendo in un futuro migliore,
unisci gli innamorati che non aspettano un momento migliore per dichiararsi,
stringi in un dolce abbraccio le famiglie.
Ogni uomo, ogni essere vivente che popola questa terra è vittima della tua splendida magia.
Accendi, come un incanto, nei cuori di ognuno una calda fiammella.
La fiamma della gioia e della speranza, dei sogni e della bontà.
La fiamma che scioglie le impurità dei nostri animi come neve al sole,
che illumina il mondo intero di calda luce,
che tiene per mano tutti gli uomini in un girotondo,
i quali solamente questa notte si riconoscono fratelli, parte di un’unica entità.
Possiamo tutti ricominciare dall’inizio dei tempi, quando il male non esisteva ancora sulla terra.
Queste fiamme sono rivolte a te O Cristo,
che questa notte, tempo fa, nascesti Salvatore,
beato, in questa povera terra che prima della tua venuta vagava nel buio e senza meta,
la rendesti fertile con i germogli della tua bontà e donasti agli uomini una ragione per cui vivere:
l’amore.
Carlotta Budini III A
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Kevin e il suo Natale
ecchia, sporca e rotta… è così la mia casa che, a dirla tutta, non è una vera e propria
abitazione, si tratta di una roulotte. Mi viene da piangere pensando che i miei genitori,
Hanna e David, non possano permettersi neanche una piccolo tetto sulla nostra testa. Caro diario,
sai, qui non si respira un’aria di felicità ma solo di odio verso il mondo; per me non è così. I miei
genitori credono che il Natale sia una festa insignificante; considerano dicembre il più brutto tra i
mesi a causa del freddo ma io quest’anno voglio far sì che cambino idea!” Kevin scriveva queste
parole sul suo diario che aveva trovato un volta nel bel mezzo della strada. Il ragazzo prese
sciarpa e cappello e si diresse verso il negozio più grande della città a comprare l’albero di Natale
con gli unici risparmi dei suoi genitori. Al ritorno di Kevin i genitori erano già a casa, esausti a
causa dell’intera giornata di lavoro. Kevin decise di fare loro una bella sorpresa ed iniziò a
costruire l’albero proprio davanti alla roulotte; una volta che ebbe terminato di decorarlo chiamò i
genitori sperando di vedere finalmente sui loro visi quel sorriso che non appariva da tempo.
Purtroppo non fu così; i genitori non riuscirono a sopportare il fatto che i guadagni accumulati
con la fatica di duri mesi di lavoro fosse stata sprecata interamente nell’acquisto di un albero e lo
rimproverarono duramente. Kevin fuggì in lacrime nel parco. Accovacciato sotto un albero vide in
lontananza avvicinarsi un uomo anziano con una folta barba bianca che si sedette accanto a lui e
disse sussurrando: “Cos’è che ti tormenta? Un brutto pensiero? Sai che a Natale non si piange?
Non voglio vedere neanche una lacrimuccia scendere dalle guance tenere dei bambini!” Kevin:
“Salve! Mi chiamo Kevin! So che a Natale non si piange ma con i miei genitori è completamente
impossibile; loro non mi dedicano mai un momento, non giocano mai con me e per questo io soffro.
Vorrei semplicemente una famiglia che al mattino si alza con un bel sorriso e la sera torna a letto
con lo stesso con il quale si era svegliata!” “Caro ragazzo, torna a casa e vedrai che domani tutto si
sarà risolto e passerai un Natale felice. Buonanotte!” Kevin tornò a casa con gli occhi lucidi
quando Hanna e David già dormivano. Il giorno seguente Kevin si risvegliò con le urla dei
genitori che litigavano; non fece in tempo ad alzarsi che Hanna aveva già preparato le valigie ed
era scappata. Passavano i giorni e la neve aumentava; non si avevano notizie della mamma. Kevin
ogni giorno usciva con il gelo per cercare di incontrarla o almeno avere notizie su di lei ma niente;
il risultato fu solo una pericolosa broncopolmonite. Inoltre il papà, preoccupato per la moglie e
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costretto ad accudire il piccolo, fu costretto ad abbandonare il suo lavoro da falegname. Arrivò il
giorno di Natale ed una bella sorpresa aspettava la famiglia. Infatti accadde l’inverosimile.
L’intero vicinato si riunì attorno alla roulotte per aiutare Kevin; i vicini, che già da diverso tempo
raccoglievano dei soldi nella parrocchia, donarono la lauta colletta al ragazzo! Tutto si sistemò per
il meglio Kevin con il tempo guarì grazie alle cure mediche adeguate; la mamma tornò nella nuova
abitazione ed infine il papà riprese il suo lavoro. Insieme passarono un buon Natale e finalmente
Kevin diventò un bambino felice che si alzava con un sorriso e si riaddormentava con le coccole dei
genitori!
Buon Natale
Erika Argenti 2 A
Mimmo E Il Signore In Rosso
‘era una volta Mimmo, un bambino che non credeva a Babbo Natale. Un giorno a
casa sua si svolgevano i preparativi per la grande festa del giorno di Natale. Sua madre
si avvicinò a lui e gli disse: “Tesoro, è ora che tu scriva la lettera da inviare a Babbo Natale. Scrivi
cosa desideri e la notte di Natale sotto l’albero troverai ciò che desideri; sarà personalmente Babbo
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Natale a portarti i doni”. Il bimbo non gli credette e, infuriato e piangente, uscì fuori dalla casa
per andare a rifugiarsi nel suo giardino; si avvicinò ad una porta che fino a quel momento non
aveva notato e l’ aprì; entrò in un legnaia e notò qualcosa di strano. Vide dei fiocchi di neve, il che
gli risultò molto strano visto che fino a quel momento non era ancora nevicato. Decise di spostare
qualche legno per vedere cosa ci fosse dietro ma non fece in tempo che si ritrovò davanti un luogo
completamente diverso; era tutto innevato e a lui non sembrava affatto il suo giardino. Decise di
voltarsi per vedere da dove fosse venuto ma trovò soltanto una grande distesa di neve. Il ragazzo
percorse qualche metro ma poi cadde a causa della neve troppo alta; subito dopo sentì un rumore,
si voltò e vide una grande slitta trainata da sei imponenti renne e guidata da un grande e grosso
signore molto anziano dalla lunga barba bianca ed interamente vestito di rosso e bianco. La slitta
si fermò e l’anziano signore scese; si avvicinò al bambino e gli chiese:”Tutto bene ragazzo?” E lui
rispose: ”Sì, grazie. Si tratta di una semplice caduta”. Il signore lo fece salire sulla slitta e lo
condusse verso un villaggio caratterizzato da tante piccole abitazioni dai tetti rossi ed innevati. Il
fumo argentato usciva dai comignoli e i lampioni emettevano luci dorate; dietro tutto ciò si
scorgeva una grande casa di colore rosso e verde che era seguita da un grande edificio che sembrava
una fabbrica. Sulla sua facciata di quello era posta una grande insegna sulla quale si poteva
leggere: “FABBRICA DI SANTA CLAUS”. Mimmo era incredulo e spaventato, l’anziano
signore fece accomodare il bambino nel suo salotto e gli preparò una tazza di cioccolato caldo; i
due si sedettero davanti al camino acceso e Mimmo chiese al signore: ”Chi sei tu?” E quello: “Sono
Santa Claus, hai mai sentito parlare di me? Forse nel tuo paese sono conosciuto con il nome di
Babbo Natale. Ora ti trovi nella mia casa. A proposito, benvenuto! Spero che la trovi
accogliente.” Mimmo, ancora scettico rispose: “Non è vero, non è possibile… Babbo Natale non
esiste! Questo è tutto un sogno.” Aprì e chiuse gli occhi più di una volta per accertarsi che non
stesse sognando e immaginando. Ma… niente. Mimmo era ancora lì e vedeva ancora Santa Claus
e la sua casa. Babbo Natale non rimase particolarmente sorpreso dalla sua risposta e gli
disse:”Vieni con me, ti faccio vedere una cosa.” Il bambino lo seguì e uscirono dalla casa. I due
percorsero un breve tratto a piedi e si trovarono davanti alla fabbrica che il bambino aveva visto
prima di entrare nella grande abitazione. Alcuni piccoli omini aprirono il portone dell’edificio e
Babbo Natale disse: “Questa è la mia fabbrica dove i miei fedeli aiutanti, gli elfi, producono i
giocattoli per portare i doni ai bambini di tutto il mondo. Ora voglio farti una domanda. Perché
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non credi in me?” E Mimmo rispose: “Perché lo scorso anno mia madre mi disse che mio padre era
partito per un lungo viaggio per andare in un posto migliore. Così a Natale chiesi di far tornare
mio padre. Aspettai ma lui non tornò.” Santa Claus con le lacrime agli occhi rispose: “Beh, vedi
Mimmo, ci sono cose che non possiamo ottenere pur desiderandole più di qualsiasi oggetto o
giocattolo. Ogni cosa in questo mondo prima o poi se ne andrà e non tornerà più; l’unica cosa che
possiamo fare è credere nell’amore perché questo è ciò che conta più di qualsiasi altra cosa. Quindi
ti consiglio di continuare a volere bene a tuo padre e a fare come se lui fosse ancora qui con te
perché lui non se ne è andato veramente ma è sempre accanto a te e ti guiderà per il resto della tua
vita.” Posando una mano sul cuore di Mimmo Babbo Natale continuò: “Qui dentro, nel tuo
cuore.” Negli occhi del bambino traspariva un senso di accordo e consapevolezza anche lui si
mostrava ancora diffidente nei confronti del signore in rosso. Gli domandò: “Perché ci sono
bambini al mondo ai quali tu non porti i giocattoli?” E lui: “Io porto ciò che i bambini mi
chiedono; ti posso assicurare che qualcuno mi chiede pane, acqua e fuoco per scaldarsi. Sai, non
tutti sono nelle condizioni di poter avere una casa o cibo. Esistono bambini che mi chiedono
soprattutto amore e speranza, beni che nemmeno alcune delle persone più ricche di questo mondo
possiedono. E tu Mimmo, tu li possiedi? Dimmi cosa desideri per Natale!” Mimmo, fiero e
consapevole di ciò che gli aveva detto Babbo Natale, rispose: “Vorrei essere capace di donare tanto
amore, avere tanta serenità nel cuore e credere in ciò che mi hai raccontato.” Babbo Natale annuì,
contento della risposta di Mimmo; gli fece una carezza e lo fece salire sulla slitta trainata dalle
renne. Attraversarono boschi innevati e scintillanti; c’erano cristalli di ghiaccio ovunque, alci e
cervi che si rincorrevano tra gli abeti, aquilotti che volteggiavano nel cielo. Mimmo rideva, gli
sembrava tutto più bello. L’uomo lo fece scendere dove l’aveva trovato; i due si salutarono e
Mimmo si ritrovò nella legnaia e rientrò in casa. Sembrava che non fosse passato nemmeno un
minuto da quando era uscito. Sorridente andò dalla mamma e le disse: “Voglio scrivere la mia
lettera a Babbo Natale.” La mamma lo guardò sorpresa e non disse nulla ma quando Mimmo andò
a letto lei lesse la lettera: “Caro Signore in Rosso, ti ringrazio perché con te ho compreso che ciò che
ci rende felici non sono i doni materiali ma quello che riusciamo ad offrire col nostro cuore”.
Elena Cedrini III A
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Il Primo Aiutante Di Babbo Natale
ome tutti gli anni Babbo Natale prepara i suoi elfi per la vigilia. Tornando dal giro
per ritirare le letterine, durante una fitta nevicata, si schianta con la slitta su una
montagna e la metà delle renne si rompe una zampa. A quel punto esce a comprare
una slitta a motore per non ritardare i preparativi. Babbo Natale acquista la slitta ed esce a fare
un giro per provarla. Tutto sembra andare per il meglio quando ad un tratto il nostro caro Santa
spinge il pulsante di emergenza per il sedile eiettabile con la sua grande pancia e viene sparato
fuori dalla sua autovettura. Babbo Natale fa appena in tempo a prendere il sacco vuoto dei regali
che è riposto sul retro della slitta per usarlo come paracadute. Mentre scende appeso al sacco vede
la slitta scomparire nella nebbia. Triste torna a casa a piedi e racconta agli elfi l’accaduto.
Da quel momento inizia una caccia sfrenata alla slitta.
Gli elfi aprono la Babbo-Caverna dotata dei computer di ultima generazione per rintracciare la
slitta. Si inizia a cercare sui monti del Tibet, sull'Himalaya e sulle Alpi finché si accende una spia
rossa che ne indica la posizione. Babbo Natale parte per recuperarla.
Arrivato sulle montagne indicate dal segnale Santa inizia a cercare e ad un certo punto avverte un
rumore. Si avvicina per ascoltare meglio e nota una casetta sperduta nel nulla abitata da
un’allegra famiglia composta da due genitori e due figli. Il padre è un boscaiolo che, a causa della
sua vita faticosa, ha cresciuto il figlio fuori dal mondo delle favole. Il suo nome è Brian ed è un
bambino di 8 anni che non crede nella magia. Sua sorella Emily, invece, crede moltissimo nella
magia ed ha sempre desiderato incontrare Babbo Natale. In quel momento Babbo Natale si rende
conto di aver sbagliato computer; infatti, ha usato il “regala un sorriso” anziché il “cerca-slitta”.
Ora Babbo ha una missione in più e cioè quella di far sì che Brian creda nella magia. Così decide di
farsi aiutare dal bambino a trovare la slitta e, grazie all’aiuto della piccola Emily, lo convince a
partire con lui. In questo viaggio Brian vive intense emozioni che lo portano nuovamente a credere
in Santa Claus e nella magia. Cominciano a cercare nelle giungle più fitte e lì vengono attaccati da
un ghepardo a strisce giallo nere. Santa usa la sua magia e trasforma il ghepardo in un bel micio
azzurro come il cielo davanti agli occhi stupiti del bambino. All'inizio Brian pensa sia
un’allucinazione; tuttavia durante il viaggio Santa ricorre spesso a questi incantesimi inducendo
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Brian a credere un po’ di più nella magia. Alla fine il bambino si rende conto che Babbo Natale
non è solo un vecchio svalvolato con barba e capelli scompigliati ma un vero e proprio santo dei
bambini. Da quel momento il viaggio si rivela più rilassante e spensierato. I due visitano molti
paesi del Nord Europa tra cui la Danimarca e la Norvegia. In Danimarca Santa e Kevin
incontrano due ragazzi e si fanno accompagnare in giro per la città a cercare la slitta ma senza
successo.
Il giorno seguente si spostano sulle montagne della Norvegia tutte ricoperte da una nebbia così
fitta da impedire la vista e i due cominciano a chiedersi:
“Sai dove andare?” e Santa “No ma questo posto mi è familiare; stammi vicino!”
“Ma come torniamo indietro se non troviamo la slitta?” e ancora Santa gli risponde “Non so, spero
solo di aver preso il giusto sentiero.”
Brian è sempre più triste perché le loro ricerche non danno frutti allora Babbo Natale lo mette nel
suo sacco dei giocattoli senza fondo. E’ un sacco magico delle dimensioni di una mano ma che
all’interno può contenere qualsiasi cosa. Brian trova al suo interno giochi e caramelle che gli fanno
tornare il buon umore.
Arrivano ai piedi della montagna più alta della Norvegia, il Galdhopiggen. Cominciano la scalata
e a metà strada una forte folata di vento fa scivolare via dalle mani di Babbo Natale il sacco dei
giocattoli nel quale era Brian.
Fortunatamente una renna incuriosita, che li sta seguendo, afferra il sacchetto con la bocca e lo
riporta a Babbo Natale. Santa decide di chiamare la renna Fortunella e di portarla sempre con sé
così da avere anche un’ottima guida sulla montagna.
Arrivati sulla vetta del Galdhopiggen, Babbo Natale fa uscire Brian dal sacco; i tre iniziano a
cercare insieme. Dopo ore di ricerca i nostri amici trovano la slitta del Babbo in una grotta in
parte nascosta dalla neve. Santa riporta a casa Brian e il bambino riabbraccia la famiglia. Il
Natale è salvo ed il ragazzo si è affezionato così tanto a Babbo Natale che decide di aiutarlo per
il resto dei suoi Natali. Brian, ottenuto il permesso dei genitori, riparte insieme a Babbo e
Fortunella per andare ad abitare nella casa degli elfi in modo da portare a termine i preparativi del
Natale.
In quell’anno si nomina il primo aiutante di Babbo Natale.
Federico Fasciani II A
11 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
Il Regalo Di Natale Piu’ Bello
iccioli d’Oro era la figlia del re ed aveva compiuto 12 anni il 12 dicembre.
Ormai cominciava a essere grande e a farsi domande su cosa ci fosse oltre il cancello del
suo castello visto che non lo aveva mai oltrepassato. Il re non rispondeva mai alle sue domande
allora Riccioli d’Oro si rivolgeva alla sua governante Giusy nonché sua unica amica. Giusy
rispondeva sempre in maniera evasiva che non c’era niente di bello “fuori” che valesse la pena di
essere visto. Riccioli D’Oro non amava dire bugie o fuggire ma quella notte lo fece. Dopo cena la
ragazza disse al padre che sarebbe andata in camera a dormire; entrò nella sua stanza e prese uno
zainetto con lo stretto indispensabile; si trattava di un po’ di cibo, di acqua e di una torcia. La
sua stanza si trovava al secondo piano così prese tante lenzuola che legò alle estremità per calarsi
dalla finestra. Attraversò il fitto bosco che circondava il castello e finalmente arrivò al cancello
che oltrepassò.
Il re entrò in camera della figlia per augurarle la buona notte ma lei non c’era; sul suo letto trovò
una lettera: “ Caro padre, per il Natale voglio solo una cosa: essere una ragazza normale! Ho
deciso di avventurarmi al di là del cancello. Non preoccuparti, ti voglio bene. Riccioli d’Oro.”
12 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
Il re disperato scoppiò in lacrime ma ordinò immediatamente alle sue guardie di cercarla ovunque.
Le tre guardie più fidate erano accompagnate dai loro fedelissimi cani da caccia: Ringhio, Cuore di
Fuoco, Occhio di Falco e Briciola, il Dobermann di Riccioli d’Oro.
I tre cani non riuscirono a trovarla. Solo Briciola, che aveva preso un’altra direzione non appena
usciti dal cancello, la trovò e proseguì con Ricciolo d’Oro.
Riccioli d’Oro era sorpresa, terrorizzata e stordita da ciò che vedeva. Le persone piangevano e si
disperavano; ovunque c’era distruzione e sangue. Camminando tra le macerie incontrò un gruppo
di bambini della sua stessa età ai quali chiese di spiegarle cosa fosse successo e perché fossero da
soli. I bambini stupiti le risposero: “Ma non sai che c’è la guerra?” – Riccioli d’Oro chiese: “La
guerra? Che cos’è?” I bambini risposero: “La guerra è causata dalle persone che si odiano, si
uccidono e distruggono ogni cosa!”.
Riccioli d’Oro invitò i bambini a seguirla al castello perchè il padre, sicuramente, avrebbe potuto
fare qualcosa.
Briciola scortò tutti al castello. Riccioli d’Oro raccontò tutto al padre e soprattutto gli chiese
perché non le avesse mai spiegato che cosa succedesse oltre il cancello. Il re le rispose che lo aveva
fatto solo per proteggerla. Riccioli d’Oro disse al padre che il regalo più bello che lui potesse farle
per quel Natale sarebbe stato quello di far cessare ogni guerra!
Così il re ordinò l’immediata fine della guerra.
I bambini, Riccioli d’Oro, il re e tutti poterono festeggiare il Natale in pace e serenità.
Così vissero tutti felici e contenti.
Sofia Fettucciari II A
13 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
Era una buia notte di Natale…
ra una buia notte di Natale ed una nonna se ne stava accanto al fuoco con un grande
libro illustrato a raccontare ai suoi quattro nipoti un’antica storia vera. Nel frattempo la
neve cadeva fitta coprendo i tetti delle case. La gente se ne stava chiusa nelle proprie abitazioni al
caldo vicino alla stufa e festeggiando gioiosamente la Notte di Natale con deliziosi dolcetti e
regali. Solamente due persone sconosciute e un asinello camminavano per le strade fredde e
silenziose del piccolo borgo.
Erano una giovane donna e un anziano signore dalla lunga barba. La donna camminava
lentamente e, vestita di abiti leggeri inadatti a quella notte gelida, si era quindi coperta con un
vecchio mantello un po’ logoro mentre l'uomo indossava un lungo cappotto malandato;
condivideva il loro cammino un vecchio asinello un po’ spelacchiato. I due poveretti bussarono alla
porta di una casa.
Una vecchia signora elegante aprì l'uscio, e vedendoli così malconci, urlò: " Andate via, vagabondi!
Vi sembra questo il momento di disturbare la quiete della gente per bene?”
Essi proseguirono il loro cammino fino ad arrivare ad un altro edificio; bussarono ed un signore
aprì loro la porta.
“Che cosa volete?” disse l'uomo bruscamente.
14 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
“Le vorremmo chiedere se gentilmente ci potesse offrire un posto per trascorrere la notte al caldo.
Mia moglie è molto stanca, siamo affamati e qui fuori si gela.
“Non ho posto per voi e se sto qua fuori ancora un po’con la porta aperta il calore della stufa si
disperde!” Poi diede un colpo all'uscio e lo fece sbattere violentemente.
La coppia bussò a tante altre porte ma il risultato era sempre lo stesso; la gente rifiutava di
ospitarli.
Erano troppo occupati a pensare al Natale oppure a loro stessi e ai loro regali.
Camminando faticosamente si avviarono fuori del paese; il silenzio era interrotto soltanto dal
suono ritmico degli zoccoli dell'asinello. I loro abiti erano sempre più fradici e i loro piedi erano
doloranti per il gran freddo; fu a quel punto che videro una casetta isolata proprio ai margini
dell'abitato.
La luce fioca che proveniva da laggiù li guidò. Giunti vicino alla casa guardarono attraverso i
vetri appannati. Videro una nonna che raccontava a quattro attenti bambini una storia scritta su
un grande libro; l'uomo e la donna si guardarono e sorrisero. La nonna in quell'istante lesse: “…
Perché non c'era posto per loro nell'albergo” “Avevano bussato a molte porte?” domandò Giacomo,
il più grande dei suoi nipoti. In quell'istante si udì un lieve ticchettio provenire dalla finestra;
erano le due persone che bussavano alla finestra; a quel punto la nonna si alzò e aprì la porta e i
due la pregarono: “Per favore, signora, potrebbe ospitarci per una notte? Qui fuori fa tanto freddo
e non abbiamo niente da mangiare, la prego!” l’anziana signora ci pensò su un poco e rispose loro
“Bisogna sempre aiutare il prossimo! Non è forse questo lo spirito natalizio?” ad un certo punto
una luce misteriosa illuminò la casa e si sentì una voce che disse: “Signora, lei è stata la prima a
comprendere lo spirito del Natale; tutti dovrebbero prendere esempio da lei” Ad un certo punto la
luce cominciò a espandersi e, dopo aver ricoperto tutto il mondo, sparì; da quel giorno tutti
divennero più gentili e felici.
Daniele Floridi II A
15 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
La vecchia del presepe
uella mattina la mostra avrebbe aperto molto presto… beh, naturale, dato che quella
sera in ogni casa ci sarebbe stato il cenone natalizio! Il bambino che camminava per
strada non poteva permettersi di festeggiare. La sua famiglia aveva deciso di mandarlo alla mostra
d’arte per distrarlo un po’ così che potessero parlare liberamente dei loro problemi e del triste
futuro che li aspettava. Il bambino ne era a perfettamente a conoscenza, anche se loro cercavano
di nascondere la triste realtà; tuttavia egli decise di accontentarli. Del resto un po’ di distrazione
gli avrebbe fatto bene; quella mattina camminava a passi felpati nella bianca neve fresca caduta
la sera prima a grandi fiocchi.
Arrivato davanti ad un cancello chiese un timido:
“Permesso?” nessuno rispose.
Il ragazzo decise allora di scavalcare il cancello tanto a Natale chi se ne sarebbe accorto?
Passò davanti ad una stanzetta con una parete vetrata dalla quale si poteva osservare il
guardiano il quale sonnecchiava beatamente. Da questa stanzetta si apriva un corridoio ben poco
illuminato e dal soffitto cadevano i resti della neve sciolta sul tetto.
Il bambino passò davanti ad una gran quantità di quadri ma nessuno lo attirò finché, arrivato a
metà corridoio, egli vide un quadro grande ed alto e composto da vignette poste l’una sopra l’altra.
Il bambino cominciò ad osservarlo: la prima vignetta raffigurava una vecchietta che prendeva le
sue vesti più preziose da un baule ed usciva dalla porta della sua piccola capanna. La signora
saliva nella seconda vignetta nella quale delle ragazze la spingevano a ballare con loro. La
vecchietta sembrava frastornata. Nella vignetta seguente lei dava da mangiare ad una piccola e
rosea bimba: “L’avranno abbandonata?” si chiese il bimbo ma continuò ad osservare il quadro. Più
su c’era una donna che guardava allo specchio il suo vestito più bello, tutto pizzo e balze, e
scendeva proprio davanti alla vecchia la quale indossava una veste che, in confronto a quella della
donna, sembrava uno straccio stropicciato.
La vecchia continuò il suo cammino e ad un certo punto intravide un malato nel suo letto e sua
moglie che faceva il bucato mentre cinque bambini le tiravano la veste per un qualche capriccio. La
donna aveva gli occhi gonfi e rossi e la nonna, presa dalla compassione, decise di entrare; cambiò
16 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
l’acqua nel bicchiere del malato, vestì i bimbi e li fece uscire. “Ecco perché piangevano!” osservò di
nuovo il bimbo:”Volevano uscire!”. La vecchia salutò la donna e continuò a salire.
Ad un certo punto apparve una casa che risultava quasi abbandonata alla natura circostante. La
vecchia sembrava attratta da quella casa; entrò ed all’interno c’era un bimbo avvolto in poche
fasce che piangeva.
La nonna lo lavò, lo rivestì di fasce pulite e lo mise accanto alla donna che dormiva in un piccolo
letto. Ad un tratto la donna sdraiata aprì gli occhi e guardò la nonnina con occhi stanchi ma
riconoscenti.
La vecchietta la coprì, si sedette vicino al suo letto e si addormentò.
Nell’ultima vignetta la vecchietta appariva addormentata e sorridente mentre sopra una
montagna tutti festeggiavano la nascita del Bambino Gesù e una cometa solcava il cielo. “Sarà
felice la vecchietta al suo risveglio?” pensava il bambino e questo pensiero lo tormentava.
Intanto era giunta l’ora di chiusura della mostra: il bambino si accorse solo allora di quanta gente
fosse passata in quella giornata. Il guardiano lo sgridò: “Muoviti tu!” e lo fece uscire.
Per strada il bambino giunse ad una conclusione: “Certo, la vecchia ha speso tanta fatica per
arrivare fin lassù e, anche se non è riuscita a festeggiare il Natale come previsto, si è addormentata
con il sorriso!”.
Aver aiutato quelle persone aveva fatto bene all’anima della vecchietta che, anche se non aveva
visto il Bambino Gesù, gli era stata più vicino di chiunque altro in quel Natale.
Ora il bambino va per strada verso la sua casa, povero ma felice.
Mirea Migali II A
Bubi Bu e lo Spirito del Natale
‘ la Vigilia di Natale e tutti si preparano a festeggiare. Tutti tranne Bubi Bu, ultimo
degli orsetti Bu, rimasto solo nella fabbrica di giocattoli poiché i bambini ormai non li
richiedono più in quanto attirati solo dai giochi tecnologici. Bubi Bu è un orsetto dalla
pelliccia grigio chiaro, il naso rosa, le orecchie grandi, una macchia bianca intorno ad un occhio ed
un grande pancione sul quale i bambini possono appoggiare la guancia per godersi la morbidezza
della pelliccia folta e calda. Bubi Bu è tristissimo e si chiede dove sia finito lo Spirito del Natale!
17 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
A fargli riscoprire la magia di questa festività, però, ci pensano Gaddo e Tina, due elfi di Babbo
Natale che con uno stratagemma lo rapiscono, lo riducono in formato tascabile grazie all’uso di
una polverina e lo conducono in un viaggio fantastico fino al Polo Nord all’interno del Palazzo di
Ghiaccio di Babbo Natale.
Qui l’orsetto viene accompagnato nel laboratorio dei trolls dove, con infinita pazienza, quegli
esseri buffi dal naso lungo e dall’aspetto goffo impacchettano tutti i regali di Natale costruiti
dagli gnomi. I trolls elaborano delle confezioni meravigliose con carte variopinte, nastri, coccarde
dai mille colori; ognuna ha il suo biglietto di auguri su cui è scritto il nome di un bambino. In quel
momento anche Bubi Bu vorrebbe tanto essere confezionato in un pacco sul quale siano scritti una
destinazione ed il nome di un bambino. Lui ed altri pochi giocattoli sfortunati invece rimarranno
lì…Intanto Frisia, una piccola troll dagli occhi tondi, intenerita dalla sua tristezza, lo prende per
mano e comincia a raccontargli come è il Natale nel mondo; questo non si festeggia dappertutto
allo stesso modo perché ogni Paese ha le sue tradizioni. C’è chi addobba abeti, chi piccole palme,
chi organizza una bella fiaccolata sugli sci e chi fa un tuffo in mare o in piscina; c’è chi spara i
fuochi d’artificio e chi rompe una grossa pentola colma di ghiottonerie. Bubi Bu sembra riprendersi
dalla sua tristezza e vuole che Frisia gli racconti quello che sa sul Natale nel mondo.
Frisia inizia il suo racconto:
NATALE NEI PAESI DEL NORD
Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia sono Paesi dell’Europa del Nord. Qui le feste di Natale
coincidono con il periodo più freddo dell’anno quando tutto il paesaggio è coperto di neve e di
ghiaccio. L’atmosfera del Natale inizia ad essere avvertita con l’inizio dell’Avvento, ovverosia
quattro settimane prima del 25 dicembre. In molte case si pone una coroncina con quattro candele,
che vengono accese, una dopo l’altra, durante le quattro domeniche prima di Natale. Molti
bambini hanno un calendario dell’Avvento con tante finestrelle da aprire giorno dopo giorno e che
nascondono al loro interno piccole sorprese come dolcetti o cioccolatini. Nelle case si beve vino
caldo e per le strade si organizzano allegri e festosi mercatini di Natale. Il 6 dicembre si festeggia
San Nicola, che porta ai bambini cioccolatini, pane speziato ed altre golosità. Il 13 dicembre si
festeggia Santa Lucia. La figlia maggiore di ciascuna famiglia indossa il costume della piccola
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Santa Lucia che consiste in una lunga tunica bianca ed una cintura rossa. La bambina pone sulla
testa una corona di candele accese e porta in mano un vassoio pieno di biscotti e dolcetti. Le
fanciulle bussano alle porte cantando e offrono alle famiglie auguri, sorrisi, dolcetti e pasticcini. Il
tradizionale pranzo di Natale varia di stato in stato. In Danimarca, ad esempio, si mangia
l’anatra arrosto con contorno di cavoli e patate caramellate; questo pasto è seguito da un dessert
tipico, il riso alle mandorle, nel quale viene nascosta una grossa mandorla intera. Chi la trova, di
solito il piccino della famiglia, riceve un bel regalo. A volte la notte del 24 dicembre i bambini si
vestono di rosso e indossano cappelli a punta come tanti folletti e aspettano Juleman, ovverosia
Babbo Natale, che lascerà loro i doni sotto l’albero. La sera di Natale si balla e si canta tutti
insieme intorno all’albero prendendosi per mano e facendo allegri girotondi; poi si aprono i regali.
In Finlandia i bambini amano molto Rudolph, la renna preferita da Babbo Natale, della quale
eseguono svariati ritratti. Rudolph è una renna speciale ed ha un grosso naso rosso che brilla nella
notte.
NATALE IN MESSICO ED IN ARGENTINA
In questi Paesi il Natale coincide con la bella stagione e le giornate più calde dell’anno. Le
tradizioni di Natale sono simili a quelle di altri Paesi nel mondo; ad esempio si costruiscono i
presepi e si prepara l’albero, anche se, non essendoci molti abeti a disposizione, si addobbano altre
piante; si tratta di piccole palme da giardino oppure alberini di plastica. La settimana di Natale
in Messico si celebra con processioni dette “posades”, che rievocano il viaggio di Giuseppe e Maria
in cerca di un posto dove far nascere Gesù. Durante queste processioni i bambini più piccoli
bussano alle porte delle case e chiedono un riparo per Maria e Giuseppe. Durante il pranzo o la
cena di Natale una tradizione messicana è quella di rompere la “pentolaccia” o piñata; si tratta di
una grossa pentola di cartapesta piena di frutta, canditi e dolci. Questo è un gesto di buon augurio
per l’anno nuovo che porterà belle sorprese a tutti. In Argentina il giorno più importante è la
Vigilia di Natale. In tale occasione si riunisce tutta la famiglia per gustare l’asado, la carne alla
brace, brindando con lo spumante.
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NATALE IN AUSTRALIA
Anche in Australia il 25 dicembre coincide con l’estate ed il gran caldo. Le vacanze di Natale per
molti sono vere e proprie vacanze al mare! Allo scoccare della mezzanotte di Natale è tradizione
festeggiare tuffandosi in mare per difendersi dall’afa. Qui Babbo Natale con il suo carico di doni
non arriva sulla slitta guidata dalle renne bensì a cavallo di un surf sulle onde dell’oceano! La
cena di Natale, che comprende il tacchino arrosto, il prosciutto, il maiale e dolci di tutti i tipi,
viene consumata spesso in riva al mare vicino a grandi falò e ascoltando allegra musica.
Bubi Bu, pur affascinato dai racconti meravigliosi ed esotici di Frisia, vedendo arrivare Babbo
Natale la interrompe per poter parlare con lui. Era tanto tempo che aspettava questo momento!
Tra l’altro non sapeva quale notizia straordinaria lo aspettasse; infatti Babbo Natale, colpito
dalla tristezza e dalla commozione di Bubi, aveva ritrovato la letterina smarrita di Giovanni, un
bambino dolce e sensibile che, consapevole di aver detto qualche piccola bugia, non rimase male del
fatto di aver ricevuto per il Natale precedente il gioco degli scacchi quando invece aveva richiesto
un morbido orsetto Bu. Babbo Natale, per rimediare al suo piccolo errore e per far felice Bubi Bu,
comunicò a quest’ultimo di avergli trovato casa e famiglia! Bubi Bu non stava più nella pelliccia
per la contentezza e riempì Babbo Natale di domande sulla sua destinazione, impaziente di
raggiungere il piccolo Giovanni. Bubi felicissimo salì sulla slitta dei giocattoli non senza aver
prima salutato con le lacrime agli occhi ed abbracciato Gaddo, Tina e Frisia, i suoi migliori amici
che gli fecero trascorrere la Vigilia di Natale più bella della sua vita!
Questo racconto ci permette di comprendere che bisogna tenere in vita le proprie tradizioni e che è
necessario mantenere un cuore puro e sincero. Solo così si potranno vivere feste meravigliose e sarà
possibile essere davvero felici.
Buon Natale a tutti!
Giulia Santecchia II A
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Natale Era Alle Porte
Roma 22 Dicembre
rano le dieci di mattina e la sveglia suonò; mi strofinai gli occhi e infilai la vestaglia.
Natale era alle porte. Infreddolita scostai la tenda per vedere che tempo facesse: poche
goccioline grondavano dalla serranda; era piovuto ma adesso il cielo era roseo e prometteva neve.
Dopo essermi cambiata presi un cappello di lana, un paio di guanti e uscii. Le strade diffondevano
allegria: ogni balcone era contornato da lucine colorate e dalle finestre si intravedevano i numerosi
alberi di Natale. I negozi erano pieni di gente alle prese con gli ultimi regali natalizi ed alcuni
bambini passeggiavano allegri con cappellini di Natale; le porte erano decorate con ghirlande e
insegne che auguravano un felice Natale. C’ero anch’io che vagavo spensierata per le strade della
mia città; girato l’angolo diedi uno sguardo al parchetto che affiancava una chiesa. Era ricco di
felicità. I ragazzi passeggiavano mano nella mano mentre i bambini si rincorrevano per poi
riposarsi di tanto in tanto su una panchina. Davanti alla chiesa, proprio come folletti, giovani
ragazzi e ragazze vestiti di rosso intonavano dolci melodie natalizie che risuonavano per l’intera
piazzetta. Di tanto in tanto qualche passante si chinava sul piattino delle offerte per donare degli
spiccioli ai giovani cantanti. Mi fermai in una pasticceria per fare colazione e chiesi una fetta di
pandoro; la proprietaria con molta abilità decorò la fetta con dello zucchero a velo che scendeva
come fosse neve. Soddisfatta della colazione ripresi a camminare e qualcosa mi sfiorò il viso
dolcemente per due o tre volte; erano fiocchi di neve che scendevano lieti e soavi sui volti dei
passanti. Avanzai con passo svelto lungo una viuzza acciottolata piuttosto stretta e silenziosa;
21 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
nel frattempo avevo sollevato il bavero del cappotto e lo tenevo stretto con la mano destra per
ripararmi dal vento pungente e gelido. Velocemente rientrai a casa.
Roma, 24 dicembre
La vigilia di Natale era arrivata. Ogni anno non aspettavo altro che quel 24 Dicembre; era bello
passeggiare ed avvertire nell’aria il bene, la dolcezza e l’amore che ognuno di noi porta con sé...
Passeggiavo di via in via; le casette nere addossate al monte sembravano disegnate su di un
cartone bianco e la chiesa, circondata da alberi carichi di neve e di ghiaccioli, appariva come uno di
quei fantastici edifici che disegnano le nuvole. Tutt’intorno era quiete: gli abitanti sembravano
sepolti sotto la neve. La notte scendeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano
una dopo l'altra come punti d'oro luminosi; io mi trovavo sulla porta della chiesa aspettando le
ultime parole del sacerdote per poi tornare a casa. Attraversai per l’ultima volta la piazza
osservando le poche persone rimaste che si erano soffermate a contemplare incantate il grande
albero di Natale svettante al centro dell’ampio piazzale. Sicuramente qualcuno nella confusione si
ricordava di un bambino nato in una capanna alla luce di una stella cometa.
Alice Valente 3A
22 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
I regali che vorrei
uest’anno per Natale non voglio i soliti regali perché ho pensato che ci sono bambini
nel mondo che non hanno mai avuto la gioia di conoscere veramente la magia del
Natale e non hanno mai ricevuto un regalo. Quando vengo a conoscenza delle notizie
sui paesi poveri penso alla mia enorme fortuna. Molti a Natale non considerano la triste
condizione di quelle persone che non hanno niente da mangiare, che non possiedono neanche una
casa e che considerano già una festa stare in pace insieme alla loro famiglia. Allora vorrei che
quest’anno fossero loro a ricevere dei doni.
Nei paesi in cui c’è la guerra le persone trascorrono il Natale con la minaccia delle bombe o
piangendo i propri defunti. Io molto spesso mi chiedo perché si debba arrivare alla guerra anche se
finora non ho trovato una risposta; per questo motivo chiedo alla magia del Natale di aiutare
questi sfortunati donando loro la pace. Io vorrei che il Natale fosse più gioioso anche per i bambini
che vivono nelle regioni di guerra. Quanto vorrei donare loro un po’ di pace! Almeno per il Natale
bisognerebbe sospendere la guerra.
Cara Magia Natalizia, se non vuoi allontanarti troppo, sappi che anche in Italia c’è bisogno del
tuo aiuto. Non tutte le famiglie sono fortunate! Molti vivono per strada e avrebbero bisogno di
una coperta, di un po’ di cibo e d’acqua; purtroppo da circa un anno in Italia c’è la crisi e molte
persone si sono ritrovate senza casa o senza lavoro; addirittura molti bambini non possiedono più
alcun giocattolo.
Ultimamente in Sardegna molte persone sono rimaste senza casa, senza cibo, senza terreno da
coltivare a causa di una terribile alluvione. Molti sardi passeranno il Natale a togliere il fango nei
campi e nelle strade e a cercare di sistemare le case rovinate. Per loro questo momento è molto
difficile; hanno bisogno di un aiuto e purtroppo le donazioni non sono sufficienti. Quindi io
desidero che il governo impegni molte più forze per superare questa emergenza.
Qualche tempo fa si è verificata un’altra catastrofe. Sono morti molti africani emigrati dalla loro
patria per raggiungere Lampedusa. Queste persone che consideravano la loro piccola isola
un’ancora di salvezza ora non ci sono più; d’altro canto i sopravvissuti hanno perso la loro
famiglia, i loro amici, le loro speranze, le loro parole. Si è pensato addirittura di negare loro la
sepoltura perché stranieri. Io sono convinta che non si può lasciarli soli; tutti dovremmo ricordare
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che loro hanno sfidato la morte pur di conquistare quello che noi abbiamo normalmente. Io chiedo
solo di donare loro un po’ di comprensione, di amore, delle parole di conforto, delle tombe su cui
pregare ma soprattutto, il sorriso che queste persone hanno perso sulle barche e quello che avevano
quando hanno scattato una foto ricordo per la loro famiglia prima di partire; ti prego aiutali a
superare tutti i traumi vissuti e non solo quelli di Lampedusa.
Quest’anno ho guardato oltre me stessa e ho visto le persone che soffrono intorno a me; per questo
io chiedo di portare felicità a tutti. Tuttavia la felicità non può esistere senza la parola “pace”.
La Pace aiuta a superare ogni ostacolo e difficoltà perché la Pace racchiude in sè Libertà, Amore e
Felicità.
Flavia Venturini 2A
I Furti di Babbo Natale
’era una volta Babbo Natale che doveva portare i regali a tutti i bambini del
mondo, ma un giorno gli accadde un imprevisto. Coloro che avevano chiesto degli
oggetti giocattolo, ricevettero i corrispondenti oggetti veri; così chi aveva chiesto,
per esempio, un trapano, si ritrovò un trapano vero, chi aveva chiesto una pistola si ritrovò con
un’arma pericolosa, per non parlare di chi aveva chiesto un orsacchiotto…
Che cosa era successo a Babbo Natale? Che cosa aveva combinato? Perché era confuso? La
questione era tutta da approfondire.
Babbo Natale, anziché far fabbricare i giocattoli, aveva rubato nei negozi e nelle case tutti gli
oggetti veri per usarli a Natale!!!! Addirittura rubò anche il materiale scolastico alla classe 2B
dell’Istituto Colle la Salle di Roma.
Perché lo aveva fatto?
Al Polo Nord la fabbrica era in crisi, c’erano manifestazioni e assemblee. Gli elfi, che fino ad
allora si erano dimostrati fedeli collaboratori di Babbo Natale, erano ormai in cassa integrazione,
perché Babbo Natale non guadagnava più abbastanza. Inoltre, purtroppo, non riusciva più a
sentire lo spirito natalizio, perché ormai videogiochi e smartphone erano il principale oggetto del
desiderio dei bambini. Provò quindi a cercare un altro lavoro, ma i risultati furono scarsi, perciò
rinunciò. Pentendosi di quello che aveva fatto, cioè dei furti, restituì tutti gli oggetti rubati, che
furono così spediti per posta, ma non volle ridare subito il magico Natale.
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Nel frattempo, la classe 2B, che non poteva accettare il furto né la fine del Natale, organizzò
urgentemente un campo scuola al Polo Nord.
Dopo un lunghissimo e faticoso viaggio, quando arrivarono cercarono subito di convincere Babbo
Natale a riportare il magico e bellissimo Natale, ma lui era ormai troppo deluso e non gli
importava più nulla. Spiegò loro il perché e che cosa fosse successo: confessò che dovette
riprendersi il Natale, perché la slitta era guasta, e che poteva ritornare a volare solo se i bambini
credevano in lui. Allora tutta la classe gli disse: “Questo non è un buon motivo per togliere il
magico Natale!” Ma lui rispose che i videogiochi gli avevano tolto ogni potere, gli avevano spento
lo spirito natalizio. Allora la 2B tornò velocemente a Roma e i ragazzi si recarono nel grande
piazzale della scuola, poi una ragazzina della classe si alzò davanti a tutti e disse:
“Ascoltatemi attentamente: adesso non c’è più lo spirito natalizio. Non vedete che gli abeti, le luci
e i presepi sono scomparsi? Sono rimasti solo centri
commerciali e pubblicità” Poi aggiunse: “Ora chiudete gli
occhi e pensate al vostro vecchio magico Natale, come
quando eravate piccoli.” Allora tutti chiusero gli occhi e
ricordarono il loro vecchio Natale quando le cose
elettroniche non esistevano, quando si giocava insieme
alla famiglia e agli amici. Ricominciarono a credere nello
spirito natalizio e quando riaprirono gli occhi, ritrovarono
tutte le cose magiche del Natale. Contemporaneamente al Polo Nord Babbo Natale riprese forza e
potere, in cinque minuti portò a tutti dei nuovi giochi che gli elfi erano tornati a costruire e,
quando i bambini si risvegliarono, trovarono i veri regali che desideravano da tanto tempo.
Sofia Ferrandino II B
25 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
C'era una volta il Natale sul pianeta Terra…
a gente si riversava nei negozi per comprare i regali. Le città erano piene di luci e di
colori natalizi così come le case erano addobbate con alberi e presepi.
Tuttavia il Natale si svolgeva sempre allo stesso modo; si sperava in un
cambiamento del mondo e si facevano buoni propositi per l'anno nuovo.
Passato il Natale tutto rimaneva identico all’anno precedente. La gente tornava a lavorare, i
bambini rientravano a scuola e si ritiravano le illuminazioni. Soprattutto i problemi, che si
sperava di risolvere, rimanevano tali.
Sulla Terra regnava l'indifferenza; si combattevano guerre senza senso e dominava il razzismo tra
i popoli. Infine i soldi rappresentavano il bene più importante.
Molta gente che viveva in zone sperdute del pianeta come l'Africa non aveva di che nutrirsi. I
bambini non andavano a scuola ma lavoravano senza sosta.
Al contrario su un altro pianeta che si chiamava Arret tutto era diverso.
Gli abitanti non si scambiavano regali e non addobbavano le città di luci ma si riunivano in
gruppi intorno ad un falò raccontando delle storie. Alcune di queste erano tristi, altre belle.
Quelle tristi raccontavano il nostro modo di vivere il Natale mentre quelle belle riguardavano il
loro modo di viverlo.
Ad Arret gli anziani si rallegravano delle belle azioni compiute dai giovani durante l'anno e si
limitavano a complimentarsi senza doni materiali.
Diversamente i vecchietti della terra facevano notare solamente gli errori ai ragazzi
paradossalmente non negando loro i regali.
Ad Arret non si compravano oggetti da regalare; questi si costruivano, si dipingevano e si
decoravano.
Ad Arret non si utilizzavano centrali nucleari; l'energia era fornita dalla natura e dal sole ed era
un pianeta senza inquinamento basato sul rispetto della natura. Nessuna specie era a rischio di
estinzione perché gli animali erano amati e rispettati.
Tuttavia un tempo Arret era stato un pianeta come il nostro.
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C'erano popolazioni che vivevano in condizioni inaccettabili. I bambini erano costretti a lavorare
e non potevano né giocare né andare a scuola. Il cibo era scarso così come l’acqua che doveva essere
raccolta in un pozzo distante chilometri dal loro paese.
Altri bambini avevano grandi privilegi: giocattoli elettronici, libri da leggere, scuole di ogni genere,
vestiti di marca e molto cibo.
Tale diseguaglianza sociale risultava inaccettabile. Molti politici cercarono di risolvere questo
problema creando associazioni internazionali a difesa dei bambini. Purtroppo questo
provvedimento non bastò.
Allora la gente si riunì; anche quelli più fortunati decisero di fare qualcosa per gli altri ed ognuno
mise a disposizione ciò che aveva. Alcuni aprirono le loro case ed altri offrirono aiuti finanziari.
Tanti adottarono i bambini poveri. Grazie al contributo dell’intero pianeta, ogni ingiustizia ebbe
fine perché gli abitanti di Arret, pregando e unendo le risorse disponibili, fecero del Natale una
festa concretamente capace di combattere le ingiustizie e raggiungere traguardi giudicati
impossibili.
Inoltre a forza di raccontare storie e cantare canzoni si formò una potente scia luminosa di colore
giallo intenso che illuminò l’intero pianeta.
Si formò una pioggerellina sottile che si posò sulle teste, sulle mani e sulle vesti dei più sfortunati
donando loro la forza di combattere e di vincere le avversità.
Oggi su Arret non si scambiano i regali; al contrario si prega e ci si riunisce per trovare insieme il
modo di rendere l'universo un posto migliore.
Finalmente un giorno anche il pianeta Terra cambiò.
Un esploratore terrestre riuscì a visitare Arret e scoprì le meraviglie di questo popolo; iniziò a
vivere con loro, lesse i loro libri, intervistò la gente, prese appunti, studiò la loro storia e comprese
la semplicità del pianeta.
Poi un giorno l’esploratore decise di tornare sulla Terra perché voleva sperimentare nel proprio
pianeta quello che aveva scoperto; infine l’uomo pubblicò un libro che raccontava la storia di
Eureka. La gente rimase sorpresa e incuriosita e comprese che un cambiamento era possibile; così
anche nelle scuole si iniziò a studiare la storia di Arret. Tutti i giovani vollero che il pianeta
diventasse come Arret e cercarono di convincere anche gli anziani.
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Dopo anni di tentativi raggiunsero il traguardo. All’improvviso la gente migliorò e con essa la
mentalità. Tutto accadde proprio durante il giorno di Natale….
Ci vorrà un po’ di tempo prima che la terra possa raggiungere le condizioni di Arret perché non
tutti sono così sensibili. Purtroppo siamo concentrati verso di noi e non verso gli altri.
Ma verrà il giorno in cui la terra sarà migliore e avverrà proprio nel giorno di Natale.
Federico Cipriani II A
Basta, io mi licenzio!
arissima moglie,
sono tuo marito Alfred, conosciuto dai bambini come “Babbo Natale”.
Come ogni anno si avvicina il tanto atteso giorno della vigilia tuttavia, a differenza
degli anni precedenti, i bambini non chiedono più bambole di pezza, trenini o macchinine. Non so
cosa sia successo ma tutti vogliono telefonini, tablet ed una certa PS non so cosa. Io e gli elfi non
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sappiamo più cosa inventarci; persino la nostra nipotina di quattro anni mi ha chiesto di
fabbricarle un computer. Io non ho la minima idea di cosa siano tutti questi oggetti così gettonati.
Che fine hanno fatto i bimbi che chiedevano bambolotti e pupazzetti? Sebbene le pretese di queste
nuove generazioni mi sembrino assurde devo continuare a lavorare sperando di riuscire a
soddisfare le richieste dei ragazzi moderni. Il 24 dicembre è arrivato; slitta e renne sono pronte e i
regali sono confezionati a dovere. Da alcuni anni ormai consegno personalmente i doni e non mi
sarei mai aspettato reazioni esagerate manifestate da alcuni bambini. Ad esempio nella settecento
venticinquesima casa che ho visitato un bambino di nome Tim aveva chiesto un computer con
monitor a schermo piatto. Io ho tentato in ogni modo di riprodurre quello strano arnese ma
evidentemente non mi è riuscito alla perfezione. Una volta scartato il regalo il bambino è
scoppiato in lacrime; è corso subito da me tirandomi la barba ed esclamando con tono insoddisfatto
ed arrabbiato: “Volevo un computer a schermo piatto e me ne
ritrovo uno normale. Sei soltanto un inutile vecchio!” In seguito
a quella scenata subita da un infante ho preso una decisione:
cambio lavoro e mi trasferisco. La mattina di Natale ho
annunciato la notizia agli elfi che tra le lacrime e i singhiozzi
hanno accettato la mia scelta ringraziandomi del duro lavoro
svolto in questi anni. Dopo di ciò ho preso una grossa forbice e…
zac! La mia lunga barba bianca è sparita. Ho preso della tinta
per capelli e dopo 5 minuti sono diventato un’altra persona. Ho detto addio al vecchio Babbo
Natale e buongiorno al giovane Alfred.
Per prima cosa sono andato in aeroporto ed ho preso un volo per Miami; i miei amici mi hanno
detto che lì ci si diverte un mondo. Una volta arrivato mi sono recato alla spiaggia più vicina e mi
sono sdraiato su un lettino in riva al mare. Non sono abituato a tali temperature quindi mi sono
procurato una brutta ustione; il colore della mia pelle era identico a quello delle palline rosse
appesa al mio albero! Al di là di questi inevitabili inconvenienti durante il mio soggiorno a Miami
ho riflettuto: “Se io non sono più Babbo Natale chi sarà il mio successore?” Immediatamente ho
cercato di mettermi in contatto con Fredric, il capo degli elfi, e lui mi ha informato che il nuovo
“Babbo” era di gran lunga superiore a me e che era adorato dai bambini; inoltre gli elfi adoravano
come un Dio quel nuovo Babbo Natale che conosceva alla perfezione i giochi elettronici più amati
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dai giovanissimi. A quel punto ho compreso che non avrei mai potuto lasciarmi superare da quel
signore ed ho iniziato ad informarmi sugli astrusi aggeggi elettronici girando per svariati negozi
della città. Quando mi sono ritenuto abbastanza pronto ho lasciato ricrescere la barba ed i capelli
bianchi ed ho acquistato un tablet. Ho preso l’aereo e sono tornato al Polo Nord ma gli elfi mi
hanno trattato come se avessi la peste! Pensa che addirittura Fredric non mi ha rivolto la parola
se non per suggerirmi dolcemente “Fuori dalla fabbrica!”. Non mi sarei mai aspettato di ricevere
un simile trattamento pertanto mi sono recato dal nuovo boss per tentare di riavere indietro il mio
amato lavoro. Quello spregevole essere, anziché ricevermi, ha chiamato Buon e Natale, le sue due
guardie del corpo, che mi hanno sbattuto fuori. Cara moglie, tu mi conosci e sai che non mi arrendo
facilmente soprattutto quando si tratta del mio lavoro quindi ho raggiunto il negozio di palline di
Natale più vicino per acquistarne più o meno un centinaio. Il mio intento era quello di entrare
furtivamente nella fabbrica, colpire il boss con i proiettili-palline e prendere il suo posto. Lo so, è
crudele ma avrei fatto di tutto per tornare in possesso del mio onorato titolo. Il giorno seguente
sono andato nello studio dell’impostore ma lui, non so come, aveva intuito i miei piani ed era
scappato a gambe levate lasciando un biglietto indirizzato agli elfi: “Cari elfi, il mio lavoro in
fabbrica è durato poco. Ho capito quanto il vostro capo tenga al suo lavoro e a voi; pensate che ha
30 Colle…ghiamoci, numero di dicembre-gennaio a.s. 2013-2014
tentato di uccidermi! Io non sono ancora pronto per questo importante incarico quindi vi chiedo di
riassumere il vecchio capo. Cordiali saluti, B.N.”
Proprio mentre terminavo di leggere il messaggio è entrato Fredric che, dispiaciuto per l’accaduto,
mi ha riaffidato l’incarico. In questi giorni sono al settimo cielo e cerco di modernizzarmi sempre
più.
Carissimi saluti da tuo marito alias Babbo Natale Alfred.
Arianna Bartolotta II A
Un Cuore di Plastica
sistono molti tipi di famiglie. Chi ha due papà ed una mamma; chi ha dei nonni che
balbettano e che quando t’incontrano ti raccontano dei loro tempi. Chi ha degli zii
che, ogni volta che la famiglia si riunisce, iniziano a parlare di politica mentre
mangiano dei formaggi puzzolenti. D’altro canto è altrettanto vero che non tutti
hanno una famiglia.
Tutto iniziò nella cameretta di Jane quando chiese a suo nonno di raccontargli una storia prima di
andare a dormire. Jane: “Nonno! Nonno! Dai, non te ne andare; raccontami una storia!” Il nonno
rispose: “Jane.. dai… lo sai che domani è Natale dobbiamo alzarci presto per scartare i regali
anche se mi piacerebbe…” Jane senza esitare esclamò: “Dai ti prego, ti prego nonno!” Il nonno,
intenerito dal visetto dolce della bimba, disse: “Va bene ma solo una storia… dopo subito a letto!”
Jane, curiosissima di sapere la storia, rispose: “Sì, non ti preoccupare! Devi fidarti della tua cara
nipotina!” il nonno ridendo replicò: “Sì sì, mi fido però adesso fammi raccontare.” Jane si sdraiò e
il nonno iniziò… C’ era una volta un anziano signore molto scorbutico ed antipatico che odiava
ogni persona felice. Questo suo atteggiamento aveva una spiegazione. Il suo nome era Jack; lui
aveva perso sua moglie a causa di una malattia che a quei tempi era incurabile. Sua moglie si
chiamava Sharon. Era un donna gentilissima. Amava i bambini e ogni Natale andava a donare
giocattoli agli orfanelli. Jack e Sharon si amavano moltissimo e, quando sua moglie se ne andò, nel
suo cuore qualcosa si ruppe. Qualche settimana dopo la morte di sua moglie, il 25 dicembre si
scoprì che il signor Jack aveva un problema di circolazione al cuore. Gli tolsero il suo cuore e gliene
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trapiantarono uno di plastica. Per lui c’erano pochissime speranze ma quasi per miracolo
l’intervento riuscì. Secondo i medici era stata la povera anima di sua moglie a salvarlo. La notizia
fece il giro della città e tutti erano felici per il signor Jack. Tuttavia lui non era entusiasta, anzi
desiderava morire per rivedere Sharon. A Partire da quell’ intervento Jack divenne cattivo e
antipatico da uomo umile e gentile che era. In fondo non si può amare con un pezzo di plastica al
posto del cuore. Al di là di ciò Jack si comportava così a causa della morte della moglie e perciò la
sua mente era tormentata ogni singolo istante da quell’ incubo terribile. Tutti sanno che un anima
tormentata è un’ anima in cerca di qualcosa. Molte volte Jack aveva pensato di suicidarsi ma non
ne era convinto. Si chiedeva: ‘Ci sarà un motivo per cui mi sono salvato da quell’ intervento!’
Probabilmente era sua moglie che gli chiedeva di rimanere in vita ma perché?
Era la settimana precedente a quella del giorno di Natale quando qualcuno bussò alla porta. Jack
Si alzo ed andò ad aprire. Erano dei suoi amici che gli chiesero se avesse voluto passare la sera di
natale con loro come di consueto. Lui si dimostrò arrogante e con tono molto serioso rispose loro
che per lui quelle serate insieme erano sempre state delle grandi scocciature e che neanche se lo
avessero pagato sarebbe andato. Gli amici risposero che non lo riconoscevano più; erano
preoccupati ma anche abbastanza arrabbiati a causa di quel suo comportamento che era divenuto
abitudinario. Pertanto i signori, delusi del loro caro amico, se ne andarono senza aggiungere altro.
Il giorno successivo alla porta bussò una bimba che chiese con un tono di voce triste: ‘Avete un
misero pezzo di pane per favore?’ Jack, osservandola con attenzione, notò che la bambina
assomigliava molto alla cara Sharon. I suoi capelli avevano un colore biondo quasi oro con dei
piccoli boccoli che le scendevano lungo la schiena; i suoi occhi, grandi ed azzurri, erano messi in
risalto da un taglio da cerbiatto. Il suo piccolo corpicino ricordava quello di una bambola. Jack
non riuscì a dirle di no e, visto che la bambina si trovava in pessime condizioni, le chiese di
accomodarsi per bere un bicchiere di latte caldo. La povera bambina, così sorpresa dal carattere
dell’ uomo che in città aveva una bruttissima reputazione, esclamò: ‘Ne è sicuro?’ il signore
rispose: ‘Visto che te l’ho chiesto è scelta tua.’ La bambina senza esitare entrò curiosando per il
grande salone. Nel frattempo Jack preparava il latte. Dopo un breve giro per la casa la piccola
ritornò in salone e si sedette sul comodo divano. Poco dopo arrivò il signor Jack con la tazza di
latte e si sedette sulla poltrona a fianco al divano; lei iniziò a sorseggiare il suo bicchiere di latte e
gli chiese il suo nome. Jack Tom Sebastian” rispose lui. La bambina inizio a ridere sotto ai baffi e
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Jack le disse in modo simpatico: ‘Ridi proprio come lei!’ e la bimba rispose: ‘Come chi?’ ma lui
divagò: ‘lascia stare… è una lunga storia … piuttosto, qual è il tuo nome?’ e la bambina
sorridendo rispose: ‘Caroline ma tutti mi chiamano Carol’ Jack ebbe un flash back! Sua moglie
voleva chiamare la loro bambina Carol e ricordò proprio il momento in cui glielo disse. Erano in
camera da letto pronti per dormire. Al signor Jack uscì qualche lacrima e perciò la bimba
domandò: ‘Cosa c’è? Non si sente bene?’ e Jack rispose: ‘No, avevo una cosa nell’occhio!’. La
bimba ribadì: ‘Cosa se qui non c’è vento?’ Jack rispose: ‘Un ricordo… o no… volevo dire…’ E
Caroline disse: ‘Non si preoccupi… so cosa significa perdere qualcuno o qualcosa che ci è caro!’. Il
signor Jack esclamò: ‘Come fai a saperlo! sei solo una bambina!’. Lei iniziò a piangere. Jack
sentendosi in colpa le disse: ‘Mi spiace, scusa… se vuoi puoi dirmi cosa è successo?!’ Carol rispose:
‘Ho perso la mia mamma e il mio papà a causa della guerra. Ero rimasta sola con mia sorella ma
poi morì anche lei.’ Jack dispiaciuto disse: ‘Dai, non piangere… lo sai che ho scoperto perché hai
le lacrime salate!!’ e Caroline asciugandosi gli occhi rispose: ‘Perché?’ e Jack guardandola le
confessò: ‘Perché in degli occhi azzurri così belli ci può essere solo il mare!’. La bambina era felice
di aver trovato un nuovo amico mentre il cuore di plastica del signor Jack iniziò a battere forte;
Jack aveva trovato finalmente qualcuno che gli voleva bene. La bambina rimase nella grande casa
di Jack a dormire e ogni giorno lui e la bimba andavano in città con lo slittino e rimanevano a
giocare per ore ed ore mentre il tempo passava. Finalmente Jack era tornato il gentiluomo che era
un tempo ed il giorno prima della vigilia si scusò con tutti i suoi cari. Proprio il giorno di Natale,
quando lui si svegliò con la piccola Caroline proprio come faceva ogni Natale con la sua cara
moglie, i due amici felici andarono all’ orfanotrofio a donare regali a tutti i bambini. La sera di
Natale Jack si presentò alla festicciola dei suoi amici si scusò con loro che lo perdonarono e lo
accolsero a braccia aperte. Tutti chiedevano chi fosse la bimba e Jack rispose: ‘E’ mia figlia!’
Di notte Jack sognò sua moglie che gli diceva: ‘Hai imparato la lezione!’ e a quel punto capì che
nel mondo ci sono sempre due anime gemelle che insieme possono superare gli ostacoli più difficili.
Jack allora pensò: ‘Non posso essere così duro se in fondo quella bimba mi vuole così bene.’”
“Jane, Jane stai dormendo??” Jane sbadigliando disse: “No, non sto dormendo; non ho sonno!” il
nonno si alzò e le rimboccò le coperte e disse: “ Notte piccola” e la nipotina parlando nel sonno:
“Notte Jack” il nonno spense la luce e chiuse la porta. Il giorno dopo il nonno e la nipotina si
recarono in chiesa e lì Jane conobbe una bimba di nome Carol. Jane correndo andò dal nonno e gli