PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ...

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Anno XV Spedizione in A.P.70% - DC /DCI 01/00 - M Bergamo PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALI 35 Dicembre 2015

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Anno XV

Spedizione in A.P.70% - DC /DCI01/00 -M Bergamo

PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALI

35Dicembre 2015

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iLmELogrAnoPeriodico Economico e Culturale

delle Comunità Locali

Anno XV - n.35Dicembre 2015

‘‘,,Nella collezione

della BancaLuca Alinari

Luca Alinari, Firenze, 1943.Autodidatta, esordisce nel 1968

con la sua prima esposizione perso-nale presso la Galleria Inquadraturedi Firenze. Durante gli anni Settantaavvia una serrata ricerca sul liberoaccostamento di oggetti e figure al-l’interno di atmosfere fantastiche esospese, sulla suggestione delle ri-cerche Neodada e della Pop Art. Inquesti anni sperimenta diverse tecni-che pittoriche, nelle quali coniugacolori fluorescenti, decalcomania,collage, trasposizioni fotografiche.

Tra il 1972 e il 1973 espone nel-le principali gallerie private di Firen-ze, presentato dal poeta e amico Al-fonso Gatto. Nel corso degli anni Ot-tanta ottiene i primi riconoscimentiufficiali con la partecipazione allaBiennale di Venezia nel 1982 e allaXI Quadriennale romana nel 1985.

Si afferma sulla scena artisticanazionale nel 1993, in occasionedella mostra antologica allestitapresso Palazzo Reale di Milano dovepresenta un importante nucleo diopere che ripercorre il suo interopercorso artistico. Concludono que-sta rassegna i paesaggi fantastici del-la maturità, caratterizzati da una cro-mia vivace e brillante e da una tecni-ca pittorica di grande originalità checombina stesure materiche a raffina-te campiture di colore levigato e tra-sparente. A Firenze nel CorridoioVasariano degli Uffizi, dal 1999 èesposto, acquistato dal Museo stes-so, il suo Autoritratto. Nel 2009espone una personale di 45 opere alBeijin Today Art Museum di Pechi-no, al Centro per l'Arte Contempora-nea SunShine di Shanghai ed al Mu-seo di Arte Contemporanea di KunShan, città satellite di Shanghai.

Nel 2011 a Città di Castello

in cOPErtinA:L’ArtEIn copertina:Luca AlinariIncontro, 1994 (particolare)Tecnica mista e acrilico su tela, 27x 33,5 cm

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‘‘Il bail-in e la bancadi relazione

Note a margine sugli impatti dell’Unione Bancaria Europea

espone una personale intitolata “Ge-lo”. Il nome trova ispirazione da unacitazione dello scrittore Franz Kafkache Alinari parafrasa così: “Un qua-dro è un’ascia per spaccare il geloche è dentro di noi”. Alinari alla stre-gua dello scrittore, attribuisce ilcompito del disgelo alle sue ultimeopere, che rispetto a quelle degli an-ni Sessanta e Settanta si colorano delvigore del rosso, quasi a voler desta-re chiunque le osservi, perché siaconsapevole di ciò che il mondo stavivendo: il gelo. Sempre nel 2011 hadisegnato il logo dei Mondiali di Ci-clismo 2013, per la prima volta congare in Toscana. Il logo, nella spie-gazione dell'Autore, nelle linee es-senziali di una bicicletta, con il tela-io che diventa l’orlo di una collina,

32 DOVE C'È CULTURA C'È VITA UN PERIODICO PER INFORMARE E COMUNICARE

La direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) introduce in tutti i Paesi europei regole armonizzate per preveniree gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento. Essa attribuisce alle Autorità di risoluzione (per l’Italia la Bancad’Italia) poteri e strumenti per pianificare la gestione delle crisi, intervenire per tempo e gestire al meglio la fase di “risoluzio-ne”. L’Italia ha recentemente ultimato l’iter di recepimento attraverso due decreti legislativi - il 180 e il 181/2015 - pubblicatinella Gazzetta Ufficiale del 16 novembre. La normativa, assai complessa, vede come prima novità qualificante l’introduzione delmeccanismo del bail-in (letteralmente “salvataggio interno”) e cioè il meccanismo sulla cui base, nelle situazioni di crisi: 1) sisacrificano gli interessi dei “proprietari della banca”, ossia degli azionisti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni; 2)si interviene su alcune categorie di creditori, le cui attività possono essere trasformate in azioni e/o ridotte nel valore, nel caso incui l’azzeramento del valore delle azioni non risulti sufficiente a coprire le perdite. Sono esclusi dall’ambito di applicazione i de-positi protetti dal sistema di garanzia dei depositi, cioè quelli di importo fino a 100mila euro.

Se immaginiamo l’evoluzione normativa come un pendolo, constatiamo come l’oscillazione di andata, iniziata, a partire dal-la “foresta pietrificata”, con il T.U.B. del ’93 che sanciva il carattere pienamente e liberamente imprenditoriale della banca,debba ritenersi completata con l’inizio dell’oscillazione di ritorno verso un regime imprenditoriale “specifico”.

Sulla carta, il bail-in corre il rischio di sconvolgere il tradizionale modello di “banca delle relazioni” e impone la nuova“banca delle regole”.

La relazione tra persone e la conoscenza reciproca delle situazioni hanno costituito il perno storico delle scelte degli italiani,sia sul mercato del risparmio sia su quello del credito. In particolare le BCC hanno fatto della vicinanza territoriale uno dei pun-ti di forza strategici. Ora si constata che la logica della “banca delle regole” imposta dalle norme europee vuole interdire gli spa-zi relazionali locali, forte della convinzione che l’impatto delle tecnologie riduca sempre di più le asimmetrie informative e or-ganizzative, a tutto favore dei clienti finali. Basta osservare il mercato dei mutui e la rapida crescita dei supermarket finanziarion line per capire come il rischio della spersonalizzazione non risparmi certo l’industria bancaria. Tutto ciò crea la necessità diforti riflessioni alla nostra Banca, ai suoi Soci e ai suoi Clienti e all’intero Credito Cooperativo.

Noi siamo convinti che una banca moderna ed efficiente oggi non debba chiedere ai clienti una cambiale in bianco di fi-ducia ma, viceversa, un supplemento di sano scetticismo per essere misurata, verificata, comparata. Questo modello, che pa-radossalmente scarica la banca da responsabilità eccedenti quelle legali e di mercato, sta però in piedi solo: a) se il clienteha ben capito che, d’ora in poi, la sua miglior tutela starà nella sua consapevolezza; b) se tale consapevolezza il cliente è ingrado di raggiungerla. Ma è questa la realtà italiana? Nel concreto, l’italiano medio, la persona tipo del nostro territorio, èpreparato ad affrontare tale responsabilità?

La nostra BCC ha allora tre doveri strategici: 1) essere una casa di vetro per permettere di essere valutata dal numero piùlargo possibile di Soci e Clienti i quali debbono capire che appoggiandosi ad essa non corrono rischi; 2) continuare a pro-porre prodotti che minimizzino il rischio dei sottoscrittori; 3) farsi carico di una forte azione educativa per favorire il rag-giungimento del più alto livello possibile di consapevolezza della sua gente. Quali investimenti, materiali e immateriali, deb-bano essere affrontati per il raggiungimento di tali obiettivi sarà argomento di prossime decisioni da parte del nostro Consi-glio di Amministrazione e dei nostri vertici operativi.

Più in generale, la BRRD costringe - finalmente - il Credito Cooperativo a rivedere l’intera politica delle “Garanzie”. Te-nuto conto che: a) gli interventi preventivi del Fondo di Garanzia dei Depositanti vengono incredibilmente considerati dal-l’Europa aiuti di Stato; b) alle BCC viene chiesto un contributo a perdere per la costituzione sia del Fondo di risoluzione del-le crisi - che mai interverrà per salvare le “piccole” BCC - che del Fondo di garanzia dei depositanti (la nostra BCC nel 2015è chiamata a versare a questi due Fondi il rispettabile contributo complessivo di un milione e centomila euro!) sembra inevi-tabile che per poter attuare interventi preventivi il Credito Cooperativo debba costituire un Fondo privatistico volontario, ti-po quel Fondo di Garanzia Istituzionale che la leadership della categoria aveva oculatamente lanciato nel Convegno di Par-ma senza riuscire a ottenere il consenso di molte BCC.

Nel contempo, proprio in forza del recepimento della BRRD, l'Autorità di risoluzione nazionale (la Banca d'Italia) ha gesti-to il salvataggio di quattro banche italiane di media dimensione (Popolare dell'Etruria, CaRiFe, CariChieti e Banca Marche).Il salvataggio, interamente a carico del sistema bancario, costerà 3,6 miliardi di euro. Il contributo che a tale scopo verrà chie-sto alla nostra Banca è presumibile possa aggirarsi sul milione di euro. Si è in tal modo evitata l'applicazione del bail-in.

racchiude un profilo rinascimentale,un accenno di paesaggio italiano congli immancabili cipressi, ma anche larazionalità della linea e della nuovaprospettiva umanistica.

Il premio Nobel Josè Saramagoha definito le creature dell’opera diAlinari come “galassie sospese nellospazio”. Tutto sembra sospeso, bloc-cato in un attimo irripetibile: ognicoppia vive all’interno di una pro-pria, separata, bolla di esistenza sen-za possibilità (o desiderio?) di comu-nicazione con ciò che la circonda.Una serie di immagini speculari gio-cate sulla crudeltà del “doppio”: im-mergersi nell’altro non per esperirlo,ma per avere una continua prova del-la propria esistenza. L’Alter come le-gittimazione dell’Ego.

Il PresidenteBATTISTA DE PAOLI

In questo numero:

In Copertina: l'Arte2 Nella collezione della Banca

Luca Alinari

L'Editoriale3 Il bail-in e la banca di relazione

Spazio Soci4 Momenti insieme5 BCC dell'Oglio e del Serio5 In ricordo di Luciano Goisis6 Quinto Forum Nazionale

Giovani Soci BCC7 I semi del futuro

L'Argomento8 Unione Bancaria Europea

Il Territorio18 Cassa Rurale di Mornico al Serio20 Homo sum, sono un Uomo24 Piccolo Parallelo, grande cultura28 Scanzo, patria del Moscato34 #PDF15, Festival Digitale

della Franciacorta36 Voci dal territorio37 MicroEditoria 201538 I Conti di Calepio, appunti di storia41 Mario Pozzoni, tra Sacro e Profano42 Il fiume Oglio nella storia44 Il mondo visto con gli occhi di Rubini45 La chiesa della Santissima Trinità46 Salviamo la Rocca di Romano!48 Alle radici dello sviluppo industriale

bergamasco

La mia Banca50 JobTrainer Campus56 Tirocinio in BCC57 Da Internet ai Social Network58 La BCC ai microfoni di "Teletutto"59 BCC Lease amplia il raggio d'azione

Punto Macro60 Punto Macro

Punti di vista64 Il valore della resilienza

La Biblioteca66 Enciclica "Laudato si'"

Dicti Studiosi72 Album di parole

Note a margine74 Rabindranath Tagore

Artista fra i più impegnati e poliedrici della contemporaneità italiana,Luca Alinari si è distinto nel corso della sua carriera grazie ad un sin-golare segno personale, muovendosi abilmente nell’ambito di diverserealtà artistiche: dalla pittura alla scenografia fino alla passione per lascrittura e per la letteratura.

Alessandra Pinchera - Critica dʼarte

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‘‘,,Dicembre 2015 - Marzo 2016

MOMENTI INSIEMEGli appuntamenti socioculturali della BCC

La BCC ha organizzato, per il periodo dicembre 2015-marzo 2016, tre momenti di interesse so-cioculturale: la visita guidata alla “nuova” Accademia Carrara di Bergamo, la visita guidataalla mostra “Malevic” nelle sale della GAMEC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea diBergamo, la seconda edizione del corso “L’ABC del Vino”.

Cooperazione è anche Partecipazione

[email protected]

BCC IN PRIMO PIANOCOOPERAZIONE È ANCHE PARTECIPAZIONE4 5

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Nello scorso mese di settembre èscomparso Luciano Goisis.

Il ragionier Goisis fu chiamato nel1977 a presiedere il Collegio sindaca-le della Cassa Rurale ed Artigiana diCovo su segnalazione dell’allora pre-sidente Battista Oleotti. Ricoprì la ca-rica per sedici anni fino alla fusionecon la Cassa Rurale ed Artigiana diCalcio che ebbe luogo nel 1993, vigi-lando, con una passione e una profes-sionalità che andavano oltre l’ordina-rio, sul regolare andamento della So-cietà e raccogliendo per questo la ri-conoscenza dei membri del Consiglioe della base sociale.

L’ultimo contatto con la Banca eb-be luogo nel 2007 in occasione delcinquantenario di fondazione dellaCassa Rurale di Covo (v. foto a lato),quando partecipò alla cerimonia di ce-lebrazione sereno e sorridente, consa-pevole di aver recitato con coscienzaun ruolo da protagonista.

La vita ha riservato a Lucianograndi soddisfazioni, in primis una

‘‘,,Bergamo, 15 settembre 2015

In ricordo di Luciano Goisis

‘‘ ,,BCC dell'Oglio e del SerioDopo la firma dell'atto di fusione, avviati i processi

di integrazione e di consolidamento

splendida famiglia, ma anche tribola-zioni e dolori cocenti. In tutti i casiegli ha accolto i segni della Provvi-denza col sostegno di una Fede radi-cata, frutto anche della sua storia fa-

miliare ed ambientale.Il Presidente non ha mancato di

portare alla signora Gabriella e allafamiglia i sentimenti di cordoglio ditutta la Banca.

Visita guidata mostra “Malevic”GAMEC, Bergamo, 19 dicembre 2015La mostra dedicata a Kazimir Ma-levic offre lʼoccasione di conosce-re e comprendere uno degli artistipiù importanti del XX secolo.Il percorso espositivo che si snodanelle sale della GAMEC di Berga-mo si apre con le opere degli esor-di, quando il pittore aderì al Sim-bolismo facendo largo uso di co-lori accessi e tinte sature. Il geniodellʼartista russo si manifestòapertamente nel periodo succes-sivo: nel 1915 Malevic firma, in-sieme al poeta Majakovskij, il Manifesto del suprematismo. Per Malevic, inrottura con la tradizione naturalistica, il fine dellʼarte doveva essere lʼartestessa e non la rappresentazione della realtà. Lʼartista russo, pittore e pen-satore, ha lasciato un segno indelebile nella cultura del Novecento riu-scendo a influenzare anche architetti, designer, scenografi.

2a Edizione corso “L’ABC del Vino”febbraio -marzo 2016Il grande successo che ha riscosso lʼiniziativa realizzata nei primi mesi delcorrente anno ha spinto la BCC a proporre ai Soci e ai Clienti una nuova edi-zione del corso “LʼABC del Vino”. Stesso taglio (corso base), stesso luogo(sala formazione della sede legale di Calcio), stesso docente (il sommelierAndrea Alpi) e stessa impostazione (cinque serate, dedicate sia agli aspettiteorici che ai momenti della degustazione). Il corso si svolgerà nelle seguen-ti date: 2 -9-16-23 febbraio e 1 marzo 2016.

Visita guidata Accademia Carrara di Bergamo9 gennaio 2016

Nel 2015, dopo lunghisette anni, lʼAccademiaCarrara ha finalmente ria-perto. Secondo gli espertipiù accreditati, la pinaco-teca bergamasca rientraa pieno titolo tra le piùgrandi pinacoteche dʼIta-lia, come Brera: è unaraccolta comunale che ha

una dimensione assolutamente nazionale. Per il noto critico dʼarte Vit-torio Sgarbi “L’Accademia Carrara è una meraviglia che ospita tantemeraviglie, più di quelle che ricordavo. L’ho trovata arricchita rispettoalla quantità di opere esposte, che sono state finalmente sottratte aidepositi in cui giacevano”. Di primaria importanza gli artisti autori del-le opere esposte nelle sale della pinacoteca: Mantegna, Raffaello,Botticelli, Bellini, Moroni, Lotto, Pisanello e tanti altri.

Il 24 giugno scorso davanti al notaiodott. Elio Luosi ha avuto luogo la firmadell’atto di fusione per incorporazionedella BCC di Ghisalba nella nostraBanca che, nell’occasione, ha assuntoil nome di Banca di Credito Cooperati-vo dell’Oglio e del Serio. La fusione èdivenuta operativa il 1° luglio.

Per accogliere i collaboratori pro-venienti da Ghisalba, la sede di Covoè stata in parte riorganizzata, attraver-so una complicata attività di trasferi-menti e traslochi.

Il principale obiettivo del primo se-mestre di vita è stato quello di riallinea-re le professionalità e le competenzedel personale alle esigenze della nuovadimensione. Si è, a tal fine, dato inizioa un oculato rimescolamento delle per-sone di sede e, soprattutto, di filiale col

comprensibile scopo di amalgamare leculture e le buone prassi.

Sono state definite le politiche digestione e di mercato. Prosegue, in-tanto, l’approfondimento delle situa-

zioni specifiche che ci sono derivatedalla Ghisalba, dei soci e dei clienti.

Si ritiene che questa fase non ba-nale di “start up” possa prolungare isuoi effetti per tutto l’esercizio 2016.

Il 24 giugno scorso davanti al notaio dott. Elio Luosi ha avuto luogo la firma dellʼatto di fusione per incorpo-razione della BCC di Ghisalba nella nostra Banca.

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DEL CREDITO COOPERATIVO 7

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Il progetto di autoriforma (v. box) e ilnuovo modello del Credito Cooperati-vo. Non potevano che essere questi itemi sul tappeto dell’annuale convegnostudi della Federazione Lombarda, te-nutosi lo scorso 24 ottobre pressol’Auditorium di Expo Milano 2015.

Oltre 600 rappresentanti delle 37BCC lombarde hanno voluto darsi ap-puntamento nel luogo che, per questo2015, si presenta come la prima arenaglobale di confronto e dialogo.

Diversi gli spunti emersi dai lavoridel convegno - intitolato I semi del fu-turo. Un nuovo modello di sviluppo peril Credito Cooperativo - con indicazio-ni e approfondimenti legati soprattuttoalla delicata fase di riforma che il mo-vimento sta attraversando.

I lavori sono stati aperti dal diretto-re della Federazione, Pietro Galbiati, edalla testimonianza dei rappresentantidella Rete Nazionale dei Giovani Soci,cui sono seguiti gli interventi accorati epuntuali di importanti interlocutori na-zionali ed europei del processo di ri-forma in atto: l’europarlamentare Pa-trizia Toia, il risoluto presidente diConfocooperative, Maurizio Gardini, el’ex Ministro dello Sviluppo Economi-co, Maurizio Lupi.

Numerosi gli interventi che hannocaratterizzato il dibattito: oltre al presi-dente della Holding, Giulio Magagni,sono intervenuti il direttore di Federcas-se, Sergio Gatti, il presidente della Fe-derazione Puglia e Basilicata, Augustodell’Erba, e il professor Piero Cafaro.

Tra gli esponenti delle BCC lom-barde, hanno portato il loro contributoil segretario del Comitato Tecnico deiDirettori, Flavio Motta, e i presidentidelle Casse Rurali di Cantù e di Bina-sco, rispettivamente Angelo Porro eAntonio De Rosi.

I lavori sono stati chiusi molto ef-ficacemente dalle parole del presiden-te Azzi, che nel suo intervento ha ri-cordato come «i ritardi accumulati sulfronte del sistema di garanzie ci co-

FILO DIRETTO COL SISTEMA A RETE6

contro iniziato presso il Padiglionedella Società Civile di Cascina Triul-za all’interno di Milano Expo 2015 èproseguito, tra sabato 19 e domenica20, nell’Auditorium della BCC diCarugate e Inzago.

I gruppi di giovani soci (under 35)promossi dalle BCC italiane sono incostante crescita a partire dal 2011. Sitratta di giovani impegnati al fiancodelle proprie banche di cui sono parteattiva nel mondo dell’impresa e dellavoro, in iniziative e progetti di rap-presentanza di interessi generazionalie di contributo alla socialità dei terri-tori. Una realtà importante e diffusa:sono difatti oggi 144 mila i giovanisoci in Italia (di cui il 32% costituitoda donne); di questi, quasi un centina-io quelli entrati a far parte dei Consi-gli di amministrazione di Banche diCredito Cooperativo e Casse Rurali.

Nel novembre 2014 i giovani socidel Credito Cooperativo hanno for-malmente costituito la “Rete Naziona-le dei Gruppi Giovani Soci delle BCC-

‘‘,,Milano Expo - Carugate, 18 -20 settembre 2015

Quinto Forum Nazionale Giovani Soci BCCL'incontro ha avuto quest'anno per tema QI Giovani - Qualità e Innovazione

‘‘,,Expo Milano 2015, 24 ottobre 2015

I semi del futuroNell’Auditorium di EXPO il convegno studi 2015 della

Federazione Lombarda delle BCC

Oltre 200 giovani soci delle Banchedi Credito Cooperativo e Casse Rura-li (appartenenti a 50 delle 81 associa-zioni presenti a livello territoriale inaltrettante BCC in tutta Italia) si so-no ritrovati dal 18 al 20 settembrescorso a Milano per il Quinto Forumnazionale dei Giovani Soci del Cre-dito Cooperativo.

Il Forum, organizzato da Feder-casse in collaborazione con la Fede-razione Lombarda delle Banche diCredito Cooperativo, ha avuto que-st’anno per tema QI Giovani - Quali-tà e Innovazione, declinato sotto ilprofilo della qualità e dei tempi di vi-ta, della formazione, del lavoro. L’in-

"Noi donne e uomini, cittadinidi questo pianeta, soci coope-ratori di banche mutualistiche,ci impegniamo a difendere ladiversità dei nostri territori edelle nostre cooperative".

Dalla "Carta di Milano dei GiovaniSoci BCC"

CR”(v. diagramma di flusso). La reteprevede una Consulta Giovani Sociformata da 100 giovani, un Comitatodi Coordinamento composto da 10rappresentanti e 3 portavoce nazionali.La prima assemblea della Consulta siè svolta nel pomeriggio di sabato 19settembre, con la presentazione delleLinee Guida Strategiche di ciascunaCommissione.

Alla tre giorni di lavori, che sonostati aperti dal presidente di Federcas-se Alessandro Azzi, sono intervenuti -tra gli altri - Luigino Bruni (docentedi Storia del pensiero economicoall’Università LUMSA di Roma), An-gelo Carnemolla di Accademia BCC,Antonio Organtini, direttore del-l’IPAB Sant’Alessio di Roma.

Il Forum è stato anche occasioneper presentare alcune esperienze italia-ne di innovazione nate o sviluppatesicon il contributo del Credito Cooperati-vo: la piattaforma di crowdfunding ter-ritoriale Ginger (http://www.ideagin-ger.it/index.html), realizzata grazie alfinanziamento di Emilbanca BCC e la“app” per il trasferimento di denaro at-traverso smartphone “Satispay”, fruttodi una start-up partecipata dalla BCCAlpi Marittime (Carrù, Cuneo) e da Ic-crea Banca (http://cisiamobcc.it/sto-rie/lapp-italiana-che-rivoluziona-i-pa-gamenti/). Presentata anche la nuova

“app” dei giovani soci del Credito Coo-perativo, che permetterà di mettere inrete attività commerciali e professiona-li dei Giovani Soci e le eventuali offer-te di sconti e convenzioni.

Nell’ambito del Forum sono statiinfine premiati i vincitori del “PremioAlfredo Ferri” promosso dalla CassaRurale di Treviglio e al quale i giova-ni soci del Credito Cooperativo han-no partecipato presentando un pro-prio tutorial amatoriale dal tema: #io-cooperazione - La cooperazione rac-contata da me.

I lavori del Forum si sono conclu-si con l’intervento del direttore gene-rale della Federazione Italiana delleBCC, Sergio Gatti.

RETE NAZIONALEGRUPPI GIOVANI SOCI

CONSULTA NAZIONALEOrgano di controllo della Rete.Contribuisce alla condivisione

delle "buone pratiche"

COMITATO DI COORDINAMENTOOrgano di indirizzo della Rete.

Delinea gli orientamenti strategici

3 Portavoce

4 CommissioniFare Rete

Fare FuturoFormazione

Comunicazione

LE COMMISSIONI DEI GIOVANI SOCI BCC

Fare RetePer aumentare il numero dei Gruppi dei Giovani Soci e migliorare

la sinergia degli esistenti.

Fare FuturoPer incrementare l'occupazione giovanile in tutte le sue forme tramite

l'individuazione di servizi e prodotti innovativi.

Formazione Per favorire il percorso di consapevolezza identitaria e professionale

dei giovani soci e preparare la nuova governance del Credito Cooperativo.

Comunicazione Per integrare strumenti di comunicazione tradizionali e innovativi.

La Riforma del Credito CooperativoI contenuti della proposta di Federcasse

Lʼobiettivo principale del lavoro della Federazione Nazionale delle Banche diCredito Cooperativo / Casse Rurali - Federcasse è stato quello di formulare pro-poste utili a proseguire e rafforzare, con regole adeguate al nuovo contesto del-lʼUnione Bancaria, lʼesperienza inimitabile della cooperazione mutualistica dicredito. Il 12 marzo 2015 il Consiglio Nazionale di Federcasse, unendo tre richieste prin-cipali delle Autorità e tre obiettivi propri, deliberava allʼunanimità le sei linee-gui-da della riforma. Lʼ8 giugno 2015 il Consiglio deliberava a larghissima maggio-ranza i contenuti della proposta di autoriforma, presentati alle Autorità, riassun-ti nei seguenti dieci punti:

1. Il Socio della BCC al centro.2. La BCC integrata in un Gruppo.3. La previsione di garanzie in solido tra le BCC e la Capogruppo.4. Il contratto di coesione e lʼautonomia modulata delle BCC.5. Lʼassetto e la governance della Capogruppo.6. Lʼapertura a capitali esterni e lʼindipendenza del Credito Cooperativo.7. La dimensione territoriale.8. I requisiti qualitativi e dimensionali del Gruppo.9. Lʼunità del sistema BCC e le specificità delle Raiffeisen.

10. Le funzioni di garanzia e verifica finalità mutualistiche a componenteassociativa.

stringono oggi a saltare la fase stori-ca della coesione e a costruire unaforma di integrazione, che dev’essereinevitabilmente originale, obbligato-riamente conforme alle normative,necessariamente e velocemente effica-ce». «Quella che abbiamo davanti» -

ha concluso - «è una sfida industriale,ma anche culturale: noi, come Expo,intendiamo proseguire e crescere nel-la nostra missione di “nutrire” i terri-tori, nella specifica vocazione di“banche di comunità” custodi dei ter-ritori in cui operiamo».

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DI UNIONE BANCARIA EUROPEA 9DALLA CRISI FINANZIARIA AL PROGETTO8

OO‘‘,,UNIONE BANCARIA EUROPEA

In primo piano, le nuove istituzioni e regole di vigilanza e di gestione delle crisi bancarie

1. Dalla crisi finanziaria alprogetto di Unione BancariaEuropea

2. I tre pilastri e gli obiettividell’Unione Bancaria

3. Il Codice Unico sui servizifinanziari

4. Il primo pilastro dell’UnioneBancaria: il Meccanismo diVigilanza Unico

5. Il secondo pilastrodell’Unione Bancaria:dalle Autorità di risoluzionenazionali al MeccanismoUnico di Risoluzione dellecrisi

6. Il terzo pilastro dell’UnioneBancaria: lo Schema unicodi garanzia dei depositi

7. Il paracadute pubblicodi ultima istanza:il Meccanismo Europeodi Stabilità

8. L’impatto delle nuove regoledi vigilanza e di gestionedelle crisi bancarie sulSistema del CreditoCooperativo italiano

Dalla crisi finanziaria alprogetto di Unione BancariaEuropeaLa validità delle regole e dell’archi-tettura istituzionale della supervisio-ne bancaria e della gestione delle cri-si bancarie a livello europeo è statamessa a dura prova dalla crisi finan-ziaria del periodo 2007-2009, origi-natasi negli Stati Uniti con la crisi deimutui subprime e successivamentediffusasi in Europa, in conseguenzadella forte interconnessione dei siste-mi finanziari.

Le numerose insolvenze bancarieverificatesi hanno messo in evidenza,fra gli altri, due fenomeni:1) le gravi lacune nella regolamenta-zione e supervisione del settore finan-ziario;2) le rilevanti deficienze e disomoge-neità negli assetti istituzionali e nellostrumentario disponibile per il tratta-mento di situazioni patologiche.

In quasi tutti i Paesi, le crisi dibanche aventi rilevanza sistemica, perla preoccupazione delle rilevantiesternalità negative che ne potesseroconseguire sui molteplici “portatori diinteressi”, sono state risolte, frequen-temente, col ricorso a interventi pub-blici di salvataggio (bail-outs), attri-buendo sostanzialmente il costo delleinsolvenze a carico dei contribuenti.Si è affermato il principio che le ban-che troppo grandi (o troppo comples-se e interconnesse) non possono falli-re (too big to fail), principio mai for-malmente espresso, secondo un ap-proccio sino ad allora sempre pratica-to dalle Autorità per non dare certezzaagli investitori circa l’intervento stata-le di salvataggio e ridurre in tal modola portata dell’”azzardo morale”.

Gli interventi statali hanno impat-tato in modo consistente sui bilancipubblici. Nei Paesi più deboli caratte-rizzati da significativi debiti/deficitpubblici, hanno contribuito a genera-

1.

UNIONE BANCARIA EUROPEA

Pilastri

Autorità

MECCANISMODI VIGILANZA UNICO

Single Supervisory Mechanism(SSM)

BANCA CENTRALE EUROPEASingle Supervisory Board

(SSB)

SISTEMA CENTRALIZZATODI GESTIONE DELLE CRISISingle Resolution Mechanism

(SRM)

SCHEMA UNICO DIGARANZIA DEI DEPOSITIDeposit Guarantee Scheme

(DGS)

AUTORITÀ NAZIONALIDI VIGILANZA

FONDI DI GARANZIADEPOSITANTI NAZIONALI

FONDI DI GARANZIADEPOSITANTI SETTORIALI

AUTORITÀ NAZIONALIDI RISOLUZIONE

AUTORITÀ UNICA EUROPEASingle Resolution Board

(SRB)

FONDO UNICO EUROPEODI RISOLUZIONEResolution Fund

re il circolo vizioso fra rischio banca-rio e rischio sovrano.

Gli Organi comunitari sono statiindotti a intervenire più volte per in-dividuare soluzioni istituzionali e re-gole sempre più efficaci dalla neces-sità di colmare le carenze e inefficien-ze emerse nel corso della crisi finan-ziaria.

Gli interventi sono stati acceleratinegli ultimi tempi, sfociando in unnuovo quadro normativo (procedure estrumenti) per la gestione delle crisibancarie. Tali interventi si inserisco-no nel contesto del più ampio proget-to di Unione Bancaria (BankingUnion), progetto caratterizzato dallacentralizzazione in capo ad autoritàeuropee delle decisioni, in collabora-zione con le autorità di risoluzione

nazionali, e dall’applicazione di uninsieme unico di norme UE.

I tre pilastri e gli obiettividell’Unione BancariaL’Unione Bancaria, disegno normati-vo-istituzionale di ampio respiro, rap-presenta la risposta strutturale allecomplesse problematiche sollevatedalla crisi finanziaria, con particolareriferimento ai delicati meccanismi chehanno legato la crisi dei debiti sovranialle crisi bancarie. Essa rappresentaelemento fondamentale del processodi unificazione economica e finanzia-ria dell’Area dell’euro.

Il progetto di Unione Bancaria siregge su tre pilastri:1) il Meccanismo di Vigilanza Unico

(Single Supervisory Mechanism -SSM) nell’Area dell’euro, affidatoalla Banca Centrale Europea e alleautorità di vigilanza nazionali;

2) un sistema centralizzato di gestionedelle crisi (Single Resolution Mecha-nism - SRM);

3) uno schema unico di garanzia dei de-positi (Deposit Guarantee Scheme -DGS).

L’Unione Bancaria si propone una plu-ralità di obiettivi:• rompere il circolo vizioso tra rischio

sovrano e rischio bancario. Tale circo-lo ha operato in due direzioni: 1) dairischi bancari verso il rischio sovrano,in quanto i problemi insorti nel settorebancario hanno inciso negativamentesul bilancio pubblico, attraverso i sal-vataggi bancari realizzati col ricorso aifondi pubblici; 2) dai rischi sovrani airischi bancari, in quanto i problemi dibilancio di alcuni Paesi (deficit e debi-to elevati) hanno determinato effettinegativi sui bilanci bancari a motivodella riduzione del valore dei titolipubblici in portafoglio e della maggio-re onerosità dell’approvvigionamentodi fondi sui mercati;

• attenuare la frammentazione del mer-cato bancario in Europa, date le ac-

centuate differenze nelle condizioni diaccesso ai mercati finanziari da partedei sistemi bancari nazionali, che hacostituito nel corso della crisi un fatto-re di ostacolo all’efficacia della politi-ca monetaria;

• adeguare l’assetto e le regole della su-pervisione bancaria ai rilevanti cam-biamenti nei sistemi bancari, caratte-rizzati dallo sviluppo di intermediariaventi dimensioni e operatività pan -europea, in modo da superare i sistemidi vigilanza su base nazionale e la ten-denza al ricorso a “misure di delimita-zione” in presenza di situazioni di dif-ficoltà. L’obiettivo, quindi, è di stabili-re un sistema di controlli comuni, con-divisi nell’architettura e nei metodi.Inoltre, il nuovo assetto mira a unifor-mare il livello territoriale a cui fa rife-rimento la responsabilità per la super-visione con quella per la risoluzionedelle crisi;

• facilitare la comparazione fra banche esistemi bancari dei differenti Paesi.

In ultima analisi, l’Unione Bancaria as-sume un ruolo fondamentale nel raffor-zare il mercato unico e nel perseguireuna effettiva Unione Monetaria Euro-pea, creando così le condizioni per co-gliere pienamente i benefici del mercato

unico in termini di efficienza, concor-renza, minore costo dell’intermediazio-ne e diversificazione del rischio. A taleobiettivo concorre, altresì, il Meccani-smo di Stabilità Europea (EuropeanStability Mechanism - ESM), avente lafinalità di ricapitalizzare direttamente leBanche dopo l’entrata in vigore delMeccanismo di Vigilanza Unico, oltreche indirettamente mediante finanzia-menti agli Stati membri.

Il Codice Unico sui servizifinanziariUn assetto istituzionale più efficace, ba-sato sull’accentramento dei meccanismidecisionali, non è, da solo, sufficientead assicurare una effettiva Unione Ban-caria, se non accompagnato da un cor-pus comune di regole, il Codice Unicosui servizi finanziari (single rulebook),ossia un sistema di regole armonizzatoper tutte le banche aderenti.

Il Codice Unico è stato definito co-me un corpus unico di testi legislativi edi normativa secondaria di attuazionedisciplinante il settore finanziario, cheassume cruciale importanza allo scopodi evitare vuoti e carenze nella regola-

La parola a...Mario DRAGHI

Presidente Banca Centrale Europea

LʼUnione Bancaria significa tre cose.Significa un unico quadro di vigilanza che minimizza in modo uniforme il peri-colo che una banca dellʼArea euro prenda rischi eccessivi e finisca per fallire.Significa un quadro unico di risoluzione, in modo che se una banca diventa in-solvente, possa essere liquidata nello stesso modo, con uso limitato di denarodei contribuenti, a prescindere da dove si trova la banca o dalla forza fiscale delsuo governo.E significa un sistema di garanzia dei depositi che garantisce i depositanti conla stessa garanzia che i loro depositi sono al sicuro, indipendentemente dallagiurisdizione.

2. 3.

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DI UNIONE BANCARIA EUROPEA 11

vo assetto il costo per lo svolgimentodella funzione di vigilanza è posto a ca-rico delle banche vigilate.

Nella BCE vengono quindi a con-fluire poteri di politica monetaria e divigilanza prudenziale, con implicazioniin termini di indipendenza nell’eserci-zio delle due funzioni.

Alla BCE sono, altresì, attribuiticompiti e strumenti in materia di vigi-lanza macro -prudenziale (art. 5), anchein sostituzione delle autorità nazionali,col potere di imporre requisiti patrimo-niali per il settore bancario più stringen-ti rispetto a quelli previsti a livello na-zionale (riserva di capitale anticiclica omisure più rigorose miranti a fronteg-giare rischi sistemici).

L’articolazione dei poteri e dellecompetenze di vigilanza all’interno delMeccanismo di Vigilanza Unico, non-ché la definizione di procedure e termi-ni per lo svolgimento dell’attività, sonodemandate a un regolamento quadro en-trato in vigore il 15 maggio 2014. LaBCE ha assunto le funzioni di vigilanzaa novembre 2014.

Lo schema operativo delle funzionidi vigilanza prevede:- la vigilanza diretta da parte della BCE,

assistita dalle Autorità di vigilanza na-zionali, sulle banche e sui gruppi ban-cari più grandi (more significantbanks). La significatività delle banchee dei gruppi bancari è valutata sullabase dei seguenti criteri: le dimensio-ni; l’importanza per l’economia dellaUE o degli Stati membri partecipanti;

la rilevanza dell’attività cross -border.La vigilanza accentrata della BCE ri-guarda 120 gruppi bancari, corrispon-denti a circa 1.200 soggetti vigilati,che rappresentano l’85% degli attividel sistema bancario dell’Eurozona;

- la vigilanza decentralizzata alle auto-rità di vigilanza nazionali sulle banchepiù piccole (less significant banks; cir-ca 3.700 banche nell’Area dell’euro),sulla base di linee guida indicate dallaBCE.

Il secondo pilastro dell’UnioneBancaria: dalle Autorità di risolu-zione nazionali al MeccanismoUnico di Risoluzione delle crisiLa disciplina europea di gestione dellecrisi è contenuta nella Direttiva2014 /59/UE sul risanamento e la riso-luzione delle banche (Bank Recoveryand Resolution Directive - BRRD), pre-sentata alla Commissione Europea il 6giugno 2012 e pubblicata nella Gazzet-ta Ufficiale dell’Unione Europea il 12giugno 2014. La Direttiva è entrata invigore dal 1° gennaio 2015, a eccezionedella parte relativa al bail-in che saràoperativa dal 1° gennaio 2016.

Oltre alla definizione di un nuovo si-stema di regole e strumenti per il tratta-mento delle crisi bancarie, la BRRD sta-bilisce che a livello nazionale la gestio-ne delle risoluzioni bancarie sia affidataa una Autorità di risoluzione (ResolutionAuthority), un’autorità pubblica ammi-nistrativa indipendente individuata dagli

Stati membri, già esistente o di nuovaistituzione, nell’ambito della discrezio-nalità nazionale, in coerenza con l’asset-to istituzionale interno (banca centrale,autorità di vigilanza finanziaria, ministe-ro delle finanze, speciale autorità costi-tuita ad hoc). Detta autorità deve essereabilitata ad applicare gli strumenti e aesercitare i poteri di risoluzione previstidalla Direttiva. Nel nostro Paese, le fun-zioni di risoluzione sono state affidatealla Banca d’Italia.

La BRRD dà alle Autorità di risolu-zione poteri e strumenti per:

1. pianificare la gestione delle crisi;

2. intervenire per tempo, prima dellacompleta manifestazione della crisi;

3. gestire al meglio la fase di ”risoluzio-ne”. Per il finanziamento delle misu-re di risoluzione è prevista la creazio-ne di fondi alimentati da contributiversati dagli intermediari.

Già durante la fase di normale ope-ratività della banca, le Autorità di riso-luzione dovranno preparare piani di ri-soluzione che individuino le strategie ele azioni da intraprendere in caso di cri-si; potranno intervenire con poteri assaiestesi già in questa fase, per creare lecondizioni che facilitino l’applicazionedegli strumenti di risoluzione, cioè mi-gliorare la resolvability delle singolebanche.

Sarà compito delle Autorità di su-pervisione approvare i piani di risana-mento predisposti dagli intermediari,dove vengono indicate le misure da at-

DALLA CRISI FINANZIARIA AL PROGETTO10

mentazione, garantendo, nel contem-po, pari condizioni per le banche e unpiù efficace funzionamento del merca-to unico.

Le principali componenti del Codi-ce Unico sono costituite:• da una più robusta disciplina dei re-

quisiti prudenziali (Capital Require-ment Regulatory - CRR e Capital Re-quirement Directive IV - CRD IV chehanno recepito a livello europeo ladisciplina di Basilea 3);

• dall’introduzione di strumenti armo-nizzati di risoluzione delle crisi ban-carie (Banking Recovery and Resolu-tion Directive - BRRD);

• da un rafforzamento degli schemi digaranzia dei depositi (modifica dellaDeposit Guarantee Scheme Directive- DGSD).

Nell’impostazione strategica dellegislatore europeo, il rafforzamentodella regolamentazione prudenzialemira a ridurre la probabilità che le cri-si si verifichino, mentre le nuove rego-le in tema di gestione delle crisi sonovolte a ridurre l’impatto sistemico del-le insolvenze e a minimizzare i costidella crisi per i “portatori di interessi”.L’obiettivo ultimo è quello di dar vitaa un sistema bancario più resistente,trasparente ed efficiente.

La normativa primaria (regolamen-ti e direttive) assegna un ruolo centra-

La banca britannica Northern Rock, quinto istituto di credito del Regno Unito, una banca specializzata nel mercato dei mutui immobiliari, a metà del 2007 è entratain una crisi repentina e incontrollabile che ha costretto il Governo di Londra a un intervento rapido e deciso, anticipando in pratica tutta una serie di manovre suc-cessive attuate da diversi Paesi del mondo.

UNIONE BANCARIA EUROPEA

Obiettivi

Rottura circolo viziosotra rischio sovranoe rischio bancario

Adeguamento dell'assettoe delle regole della

supervisione bancariaai rilevanti cambiamenti

nei sistemi bancari

Facilitazione dellacomparazione tra banche

e sistemi bancaridei differenti Paesi

Attenuazione frammentazionedel mercato bancario

in Europa

le all’European Banking Authority(EBA) nella costruzione del CodiceUnico sui servizi finanziari nel settorebancario.

Il primo pilastro dell’UnioneBancaria: il Meccanismo di Vigi-lanza UnicoCon la crisi finanziaria del 2007-2009vengono pienamente alla luce i difettie le debolezze della regolamentazioneprudenziale e della vigilanza a livelloeuropeo; da lì partono le iniziative perun processo di cambiamento che assu-me una portata inimmaginabile solopochi anni prima.

Per grandi linee, è possibile indivi-duare tre fasi nello sviluppo della re-golamentazione e della supervisionebancaria:

- la prima fase: la riforma delle proce-dure di regolamentazione (il sistemaLamfalussy, introdotto nel 2001) ela logica della collaborazione e delcoordinamento nella supervisionebancaria;

- la seconda tappa: il rafforzamentodella cooperazione internazionale ela creazione di organismi di vigilanzaeuropei secondo il progetto De Laro-sière, progetto elaborato nel 2009;

- il punto di arrivo: l’accentramentodelle funzioni di vigilanza (il Mec-

canismo di Vigilanza Unico).Il Meccanismo di Vigilanza Unico èstato introdotto nell’ordinamento euro-peo attraverso il Regolamenton.1024 /2013 del 15 ottobre 2013. Sitratta di una realizzazione istituzionaledi rilevante portata che segna il passag-gio dai tradizionali principi di collabo-razione e coordinamento tra le autoritànazionali a una logica di accentramen-to delle funzioni di vigilanza tra i Pae-si membri aderenti all’Area dell’euro.

Il Meccanismo consiste, quindi,nell’affidamento della responsabilitàdella supervisione bancaria sulle ban-che dei Paesi dell’Area dell’euro allaBanca Centrale Europea, in collabora-zione con le autorità di vigilanza na-zionali. Esso non ha responsabilitàgiuridica; i poteri e le decisioni di vi-gilanza sono imputati alla BCE e alleAutorità di vigilanza nazionali. Il cri-terio generale di riparto per le decisio-ni micro-prudenziali, per le sanzioni eper gli interventi si riferisce alla signi-ficatività o meno della banca. Nel nuo-

4.

MECCANISMODI VIGILANZA UNICO

I tre obiettividel legislatore europeo

1. Contribuire a spezzare il lega-me negativo tra fragilità di alcu-ni sistemi bancari e rischio deldebito sovrano degli Stati mem-bri dellʼUE.

2. Risolvere il cosiddetto financialtrilemma (incompatibilità, in unmercato finanziario integrato, trastabilità finanziaria, integrazionefinanziaria e politiche di supervi-sione nazionali sulle banche).

3. Assicurare stabilità al sistemabancario europeo attraverso unavigilanza macro-prudenziale a li-vello centralizzato che comportisicurezza di investitori e mercati.

Il Meccanismo di Vigilanza Unico prevede la vigilanza diretta della Banca Centrale Europea, assistita dalle Autorità di vigilanza nazionali, sulle banche e sui gruppi ban-cari più grandi (more significant banks).

OO

5.

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DI UNIONE BANCARIA EUROPEA 13DALLA CRISI FINANZIARIA AL PROGETTO12

OOMECCANISMO UNICO DI RISOLUZIONE DELLE CRISI

Condizioni attivazione - Poteri Autorità

MISURE ALTERNATIVE DI NATURA PRIVATA(ES. AUMENTI DI CAPITALE)

NON CONSENTONO DI EVITARE IN TEMPIRAGIONEVOLI IL DISSESTO DELLA BANCA

TRASFERIMENTOTEMPORANEO

ATTIVITÀ E PASSIVITÀA UN'ENTITÀ COSTITUITA

E GESTITA DALLE AUTORITÀPER PROSEGUIMENTO

FUNZIONI PIÙ IMPORTANTI,IN VISTA SUCCESSIVA

VENDITA SUL MERCATO

TRASFERIMENTOATTIVITÀ DETERIORATE

A UN VEICOLOPER LIQUIDAZIONE

IN TEMPI RAGIONEVOLI

APPLICAZIONE BAIL-IN(SVALUTAZIONE AZIONI

E CREDITI OCONVERSIONE IN AZIONI)

Condizioni attivazione risoluzione

BANCA IN DISSESTOO A RISCHIO DI DISSESTO

VENDITA PARTEATTIVITÀ A UN PRIVATO

LA LIQUIDAZIONE ORDINARIANON CONSENTIREBBE DI:

- SALVAGUARDARE STABILITÀ SISTEMICA;

- PROTEGGERE DEPOSITANTI E CLIENTI;

- ASSICURARE CONTINUITÀ DEI SERVIZIFINANZIARI ESSENZIALI

Poteri Autorità di risoluzione

tuare ai primi segni di deterioramentodelle condizioni della banca. LaBRRD mette, inoltre, a disposizionedelle Autorità di supervisione stru-menti di intervento tempestivo, che in-tegrano le tradizionali misure pruden-ziali, che sono graduati in funzionedella problematicità dell’intermedia-rio: nei casi più gravi, si potrà disporrela rimozione dell’intero organo di am-ministrazione e dell’alta dirigenza e,se ciò non bastasse, nominare uno opiù amministratori temporanei.

Sottoporre una banca a risoluzionesignifica avviare un processo di ristrut-turazione gestito da autorità indipen-denti - le autorità di risoluzione - che,attraverso l’utilizzo di tecniche e poteriofferti ora dalla BRRD, mira a evitareinterruzioni nella prestazione di serviziessenziali offerti dalla banca (ad esem-pio, i depositi e i servizi di pagamento),a ripristinare condizioni di sostenibilitàeconomica della parte sana della bancae a liquidare le parti restanti.

L’alternativa alla risoluzione è laliquidazione. In particolare, in Italia,

continuerà a poter essere applicata laliquidazione coatta amministrativa di-sciplinata dal Testo Unico Bancario,quale procedura speciale per le banchee gli altri intermediari finanziari, sosti-tutiva del fallimento applicabile alleimprese di diritto comune.

Le Autorità di risoluzione possonosottoporre una banca a risoluzione seritengono soddisfatte tutte le seguenticondizioni:a) la banca è in dissesto o a rischio di

dissesto (ad esempio, quando, acausa di perdite, l’intermediario ab-

bia azzerato o ridotto in modo signi-ficativo il proprio capitale);

b) non si ritiene che misure alternativedi natura privata (quali aumenti dicapitale) o di vigilanza consentanodi evitare in tempi ragionevoli il dis-sesto dell’intermediario;

c) sottoporre la banca alla liquidazioneordinaria non permetterebbe di salva-guardare la stabilità sistemica, di pro-teggere depositanti e clienti, di assicu-rare la continuità dei servizi finanzia-ri essenziali e, quindi, la risoluzione ènecessaria nell’interesse pubblico.

MECCANISMO UNICO DI RISOLUZIONE DELLE CRISII quattro obiettivi del legislatore europeo

1. Attenuare il problema dellʼ”azzardo morale” e del too big to fail, cioè consentire che anche le banche di grandi dimensio-ni, se necessario, falliscano, seppur in modo ordinato.

2. Far predisporre a tutte le banche dellʼEurozona il proprio Piano di risanamento (recovery) e il proprio Piano di liquidazio-ne (resolution) in modo da poter prevenire o affrontare in modo ordinato un eventuale stato di crisi.

3. Passare dal salvataggio delle banche in crisi mediante risorse pubbliche (bail-out) al salvataggio mediante attribuzionedelle perdite a soci, creditori e depositanti per la parte eccedente la quota garantita, ovvero oltre i 100mila euro (bail-in).

4. Ridurre quanto più possibile il rischio sistemico e lʼeffetto contagio.

Oltre alla definizione di un nuovo sistema di regole e strumenti per il trattamento delle crisi bancarie, la BRRD stabilisce che a livello nazionale la gestione delle risolu-zioni bancarie sia affidata a una Autorità di risoluzione, unʼautorità pubblica amministrativa indipendente individuata dagli Stati membri, già esistente o di nuova istitu-zione. Nel nostro Paese, le funzioni di risoluzione sono state affidate alla Banca dʼItalia.

convertirli in azioni per assorbire leperdite e ricapitalizzare la banca indifficoltà o una nuova entità che necontinui le funzioni essenziali.

L’intervento pubblico è previsto sol-tanto in circostanze straordinarie perevitare che la crisi di un intermediarioabbia gravi ripercussioni sul funziona-mento del sistema bancario nel suocomplesso. L’attivazione dell’interventopubblico, come ad esempio la naziona-lizzazione temporanea, richiede, co-munque, che i costi della crisi siano ri-partiti con gli azionisti e i creditori at-traverso l’applicazione di un bail-in al-meno pari all’8% del totale del passivo.

In conclusione, il Meccanismo Uni-co di Risoluzione è responsabile dellagestione accentrata delle crisi bancarienell’Area dell’euro e rappresenta unacomponente essenziale dell’UnioneBancaria, quale complemento del mec-canismo di vigilanza unico nell’Areadell’euro.

Il Meccanismo Unico di Risoluzio-ne è un sistema articolato che si compo-ne delle Autorità di Risoluzione nazio-nali e di una Autorità accentrata, il Co-mitato Unico di Risoluzione, cui parte-cipano rappresentanti delle Autorità dirisoluzione nazionali e alcuni membripermanenti.

Per le banche maggiori dell’Areadell’euro sarà il Comitato a individuare- ex ante, attraverso piani di risoluzione- le modalità con cui la crisi può essereaffrontata e a decidere, quando la crisi simanifesti, come gestirla in concreto,

adottando un programma di risoluzione.Spetterà poi alle autorità di risoluzionenazionali dare attuazione al programma.Il programma dovrà inoltre essere sotto-posto alla Commissione Europea e, inalcuni casi, anche al Consiglio. Questaripartizione di compiti varrà anche perle banche minori, qualora per la gestio-ne della loro crisi sia necessario l’inter-vento del Fondo di Risoluzione Unico.Negli altri casi, le Autorità di risoluzio-ne nazionali conserveranno la responsa-bilità di pianificare e gestire le crisi.

Il terzo pilastro dell’UnioneBancaria: lo Schema unico digaranzia dei depositiI sistemi di garanzia dei depositi banca-ri svolgono un ruolo cruciale nella ge-stione delle crisi bancarie, in quanto incaso di insolvenza di una banca essihanno la funzione di intervenire per ilrimborso dei depositanti, soggetti checostituiscono la componente più debolenell’ambito delle varie categorie di cre-ditori, non disponendo i medesimi deglistrumenti informativi che consentano divalutare la solidità dell’intermediariocui affidano i propri risparmi (risparmioinconsapevole). Il rimborso dei deposi-tanti non è senza limiti, ma avviene finoa un ammontare predefinito (ammonta-re garantito), secondo le previsioni dilegge o la regolamentazione volontariastabilita dagli stessi sistemi di garanzia.

In Italia operano due sistemi di ga-ranzia dei depositi:

- il Fondo Interbancario di tutela dei de-positi, cui aderiscono tutte le bancheitaliane;

- il Fondo dei Depositanti del CreditoCooperativo, cui partecipano le Ban-che di Credito Cooperativo.

I due schemi di garanzia furono costi-tuiti su base volontaria dal sistema ban-cario italiano ben prima che la creazio-ne di sistemi di garanzia dei depositifosse prevista in via obbligatoria dallanormativa comunitaria.

La direttiva europea 94/19/Ce segnaun punto di svolta nella regolamentazio-ne dell’istituto, sancendo l’obbligatorie-tà della partecipazione delle banche aisistemi di garanzia dei depositi di guisache detta partecipazione venga a confi-gurarsi come un requisito per lo svolgi-mento dell’attività bancaria. La direttivamira anche ad armonizzare gli aspettifondamentali di funzionamento dei si-stemi nazionali, secondo un approcciocoerente coi generali principi di armo-nizzazione minima e di mutuo ricono-scimento tipici della regolamentazionebancaria europea di quegli anni.

La tecnica legislativa adottata, in se-de riformatrice, è stata quella di interve-nire sul testo originario della direttiva94/19/Ce, con l’obiettivo di procedere aun’armonizzazione quanto più ampiapossibile di tutti gli aspetti allora lascia-ti alla discrezionalità degli Stati. Il testofinale della direttiva è stato approvatonella riunione plenaria del Parlamentoeuropeo del 15 aprile 2014. Il processodi recepimento negli ordinamenti nazio-

6.

Le autorità di risoluzione potranno:- vendere una parte dell’attività a un

acquirente privato;- trasferire temporaneamente le attivi-

tà e passività a un’entità (bridgebank) costituita e gestita dalle auto-rità per proseguire le funzioni piùimportanti, in vista di una successi-va vendita sul mercato;

- trasferire le attività deteriorate a unveicolo (bad bank) che ne gestiscala liquidazione in tempi ragionevoli;

- applicare il bail-in (v. box pagg. 14 -15), ossia svalutare azioni e crediti o

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DI UNIONE BANCARIA EUROPEA 15DALLA CRISI FINANZIARIA AL PROGETTO14

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Bail-in come funziona

banca in normalità dissesto nuova banca

0

2,5

5

7,5

10

attività capitale passività ammissibili passività escluse perdite

IL BAIL-IN (SALVATAGGIO INTERNO) IN PRIMO PIANOChe cosa è il bail - in?Il bail-in è uno strumento che consente alle Autorità di risoluzione di disporre, al ricorrere delle condizioni di risoluzione, la riduzione del valore delle azioni e dialcuni crediti o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a ripristinare unʼadeguata capitalizzazione ea mantenere la fiducia del mercato.Gli azionisti e i creditori non potranno in nessun caso subire perdite maggiori di quelle che sopporterebbero in caso di liquidazione della banca secondo le pro-cedure ordinarie.

Come funziona il bail - in?Il grafico che segue illustra in modo semplificato il funzionamento del bail-in.

Nella situazione iniziale a sinistra (banca in situazione di normalità), la Banca dispone, dal lato del passivo, di capitale, di passività che possono esseresottoposte a bail- in (passività ammissibili) e di passività escluse dal bail- in, come i depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositanti.Nella fase di dissesto, a seguito di perdite, il valore delle attività si riduce e il capitale è azzerato. Nella fase finale (risoluzione o nuova banca), lʼAutorità di-spone il bail-in che permette di ricostituire il capitale attraverso la conversione di parte delle passività ammissibili in azioni.Il bail-in pertanto consente alla banca di continuare ad operare e a offrire i servizi finanziari ritenuti essenziali per la collettività; dato che le risorse finanziarieper la stabilizzazione provengono da azionisti e creditori, non comporta costi per i contribuenti.

Quali sono le passività escluse dal bail- in?Sono completamente esclusi dallʼambito di applicazione e non possono quindi essere né svalutati né convertiti in capitale:- i depositi protetti dal Sistema di Garanzia dei Depositi, cioè quelli di importo fino a 100 mila euro;- le passività garantite inclusi i covered bonds e altri strumenti garantiti;- le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i

titoli detenuti in un conto apposito;- le passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infra-gruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni;- le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni;- i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare.Le passività non espressamente escluse possono essere sottoposte a bail-in. Tuttavia, in circostanze eccezionali, quando lʼapplicazione dello strumentocomporti, ad esempio, un rischio per la stabilità finanziaria o comprometta la continuità di funzioni essenziali, le Autorità possono discrezionalmente esclu-dere ulteriori passività; tali esclusioni sono soggette a limiti e condizioni e devono essere approvate dalla Commissione Europea.Le perdite non assorbite dai creditori esclusi in via discrezionale possono essere trasferite al Fondo di Risoluzione che può intervenire nella misura massimadel 5% del totale del passivo, a condizione che sia stato applicato un bail-in minimo pari allʼ8% delle passività totali.

Cosa rischiano i risparmiatori in caso di bail - in?Il bail- in si applica seguendo una gerarchia la cui logica prevede che chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostenga prima degli altri le eventua-li perdite o la conversione in azioni (v. grafico). Solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si passa alla categoria successiva.In primo luogo, si sacrificano gli interessi dei “proprietari” della banca, ossia degli azionisti esistenti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni.

In secondo luogo, si interviene su alcune categorie di creditori, le cui attività possono essere trasformate in azioni - al fine diricapitalizzare la banca - e/o ridotte nel valore, nel caso in cui lʼazzeramento del valore delle azioni non risulti sufficiente acoprire le perdite.Ad esempio, in caso di bail-in, chi possiede unʼobbligazione bancaria potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (in tut-to o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (cioè piùrischiosi) si sono rivelate insufficienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la banca, e sempre che lʼAutorità non decida diescludere tali crediti in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria.Lʼordine di priorità per il bail-in è il seguente:- gli azionisti;- i detentori di altri titoli di capitale;- gli altri creditori subordinati;- i creditori chirografari;- le persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per lʼimporto eccedente i 100 mila euro;- il Fondo di Garanzia dei Depositi, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti protetti.Il legislatore europeo ha adottato il cosiddetto “approccio legale”, per cui queste misure devono potersi applicare anche aglistrumenti già emessi e già oggi in possesso degli investitori.È, dunque, necessario che gli investitori facciano estrema attenzione ai rischi di alcune tipologie di investimento, in partico-lare al momento della sottoscrizione.Alla clientela al dettaglio che intende sottoscrivere titoli della banca dovrebbero essere offerti innanzitutto certificati di depo-sito coperti dal Fondo di Garanzia in luogo delle obbligazioni, soggette a bail-in.Allo stesso tempo, le banche dovranno riservare gli strumenti di debito diversi dai depositi agli investitori più esperti, soprat-tutto quando si tratta di strumenti subordinati, ossia quelli che sopportano le perdite subito dopo gli azionisti.Di tutto questo le banche dovranno dare comunicazione tempestiva alla loro clientela; lʼinformazione andrà fornita, con estre-mo dettaglio, al momento del collocamento di titoli di nuova emissione.

Che cosa rischiano i depositanti?I depositi fino a 100 mila euro, cioè quelli protetti dal Fondo di Garanzia dei Depositi, sono espressamente esclusi dal bail-in. Questa protezione riguarda, ad esempio, le somme detenute sul conto corrente o in un libretto di deposito e i certificatidi deposito coperti dal Fondo di Garanzia; non riguarda, invece, altre forme di impiego del risparmio quali le obbligazioniemesse dalle banche.Anche per la parte eccedente i 100 mila euro, i depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese ricevono untrattamento preferenziale.In particolare, essi sopporterebbero un sacrificio solo nel caso in cui il bail- in di tutti gli strumenti con un grado di prote-zione minore nella gerarchia fallimentare non fosse sufficiente a coprire le perdite e a ripristinare un livello adeguato dicapitale.I depositi al dettaglio eccedenti i 100 mila euro possono inoltre essere esclusi dal bail-in in via discrezionale, al fine di evi-tare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria a condizione che il bail-in sia stato applicato ad almeno lʼ8% deltotale delle passività.

Da quando sarà applicabile il bail - in?In Italia la completa applicazione del bail-in è prevista solo a partire dal 2016; tuttavia, la svalutazione o la conversione del-le azioni e dei crediti subordinati, fra cui gli strumenti di capitale, sarà applicabile già da questʼanno, quando essa sia ne-cessaria per evitare un dissesto.

• Azioni e strumenti di capitale

• Obbligazioni e altre passività ammissibili

• Depositi > 100.000 euro di persone fisiche e PMI

• Titoli subordinati

Strumenti soggettie gerarchia del bail-in

Principali strumentiesclusi dal bail-in

• Depositi fino a 100.000 euro

• Passività garantite(es.: covered bond)

• Debiti verso dipendenti,fisco, enti previdenziali,fornitori

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DI UNIONE BANCARIA EUROPEA 17DALLA CRISI FINANZIARIA AL PROGETTO16

OOSISTEMA CENTRALIZZATO DI GESTIONE DELLE CRISI

PIANO DI RISANAMENTOStruttura

Descrizione strutturadi governance

della banca

Descrizione processodi costruzione del

Piano di risanamento

Mappa lineedi business

Mappa funzionicritiche

Menù delle opzionidi risanamento

Analisi robustezzae impatti

Struttura dimonitoraggioe preallarme

Piano dicomunicazione

Descrizione scenaridi stress assunti

nel Piano

Scenari stresssistemico e scenario

idiosincratico

Capitale Qualità attivi Liquidità Redditività

Indicatori SoglieIndicatori Soglie Indicatori Soglie Indicatori Soglie

ampia articolazione di natura mista, exante ed ex post, tale da dar vita a unvero e proprio “meccanismo” di finan-ziamento dei sistemi di garanzia, allastessa stregua del meccanismo di fi-nanziamento della risoluzione.

Il paracadute pubblico diultima istanza: il MeccanismoEuropeo di StabilitàI tre pilastri appena illustrati hanno leloro fondamenta nel meccanismo diemergenza di ultima istanza dell’Unio-

ne Europea: il Meccanismo Europeodi Stabilità (European Stability Me-chanism - ESM).

La decisione di creare l’ESM è sta-ta assunta dal Consiglio europeo a di-cembre 2010. I Paesi dell’Eurozonahanno sottoscritto il relativo trattato in-tergovernativo di istituzione del mec-canismo il 2 febbraio 2012. L’ESM èstato reso operativo l’8 ottobre 2012 aseguito della sottoscrizione del trattatoda parte degli allora 17 Paesi dell’Eu-rozona.

Si tratta di un fondo finanziato con

SCHEMA UNICO DI GARANZIA DEI DEPOSITII tre obiettivi del legislatore europeo

1. Garantire in tutti i Paesi dellʼEurozona il pronto rimborso dei depositi fino a 100mila euro entro 7 giorni.

2. Stabilizzare il mercato e gli investitori.

3. Approntare una misura specifica di sicurezza per i depositanti, considerata lacategoria più sensibile dei risparmiatori.

7.

8.

risorse pubbliche dagli Stati membridell’UE e con una dotazione di circa700 miliardi di euro.

Può intervenire qualora le risorsemesse a disposizione dall’industria ban-caria europea per le attività del Fondo diGaranzia dei Depositi e del Fondo di li-quidazione delle banche in crisi non do-vessero essere sufficienti a impedireshock sistemici ed effetti contagio.

L’impatto delle nuove regoledi vigilanza e di gestione delle cri-si bancarie sul Sistema del Credi-to Cooperativo italianoLe Banche di Credito Cooperativo, in-serite tra quelle considerate “less signi-ficant” sotto il profilo del rischio, conti-nueranno a essere sotto la supervisionedella Banca d’Italia ma con un raccordofunzionale, molto stretto, con la BancaCentrale Europea.

Il Credito Cooperativo italiano hagià maturato al proprio interno negli an-ni - e grazie a strumenti spesso innova-tivi (Fondo Centrale di Garanzia, Fondodi Garanzia dei Depositanti, Fondo diGaranzia degli Obbligazionisti) - un“know how” e una cultura molto forte in

tema di prevenzione, una cultura basatasulla “rete” e sulla solidarietà di siste-ma, che adesso potrà tornare molto uti-le. In ogni caso, il Credito Cooperativosarà chiamato a un ulteriore sforzo pro-gettuale e organizzativo basato sull’esi-genza di definire nuovi schemi di inter-vento durante le diverse fasi della crisiche chiamino in causa i diversi attori aquesto deputati (Fondo di Garanzia deiDepositanti, Federazioni Locali, BancaSviluppo ecc.); a compiere una analisiattenta del nuovo quadro di riferimentoper gli interventi possibili del Fondo diGaranzia dei Depositanti; ad avviareuna riflessione profonda sulla utilità dischemi di tipo volontaristico nel nuovocontesto. Al riguardo, occorre tener pre-sente che la direttiva DGS, che discipli-

na l’azione degli Schemi di garanzia deidepositi, prevede, per questi, limiti piùstringenti in merito alle risorse impiega-te (anche per evitare che gli interventi alivello nazionale possano essere consi-derati “aiuti di Stato”).

Prevenire e intervenire razionalmen-te a livello di movimento costa moltomeno che dover gestire un dissesto. Po-sto che, nella seconda malaugurata ipo-tesi, entrano in gioco elementi chiavecome la reputazione e il danno direttoall’economia del territorio, forse in mi-sura maggiore che per le grandi banche.

A cura di:- Carlo Aglioni

Ufficio Soci e Studi

- Daniele FrosioUfficio Controllo Integrato dei Rischi

UNIONE BANCARIA EUROPEAArchitettura

Pilastri

MECCANISMODI VIGILANZA UNICO

Single Supervisory Mechanism(SSM)

MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀEuropean Stability Mechanism

(ESM)

SISTEMA CENTRALIZZATODI GESTIONE DELLE CRISISingle Resolution Mechanism

(SRM)

Gestione crisi

SCHEMA UNICO DIGARANZIA DEI DEPOSITIDeposit Guarantee Scheme

(DGS)

Vigilanza Rimborso depositanti

Paracadute pubblico di ultima istanza

nali ha dovuto concludersi entro un an-no dall’entrata in vigore della direttiva(3 luglio 2015).

La direttiva mira a:- semplificare e armonizzare la portata

della copertura e le previsioni riguar-danti il rimborso dei depositanti;

- ridurre ulteriormente il termine per ilrimborso dei depositanti;

- migliorare l’accesso dei sistemi digaranzia alle informazioni riguardan-ti le banche partecipanti;

- rendere più solidi e credibili i sistemiattraverso un più adeguato e armo-nizzato finanziamento dei medesimi;

- stabilire un modello di finanziamen-to basato su un approccio misto (exante ed ex post), incluso il finanzia-mento reciproco fra i sistemi;

- introdurre un sistema di contribuzio-ne delle banche ai sistemi di garanziabasato sul rischio;

- disciplinare l’utilizzo dei fondi di ga-ranzia per finalità diverse dal rimbor-so dei depositanti, quali ad esempiogli interventi per operazioni di ri-strutturazione di una banca;

- introdurre meccanismi di collabora-zione tra i sistemi di garanzia ope-ranti in Paesi diversi allo scopo diagevolare il rimborso dei depositantinel caso di insolvenza di una bancaoperante cross-border.

La nuova direttiva conferma la tute-la per depositante e non per deposito,nonché il livello di protezione fino a 100mila euro. Il termine per il rimborso deidepositanti è ulteriormente ridotto a 7giorni lavorativi in un arco temporale di10 anni (fino al 31 dicembre 2023).

Il sistema di finanziamento previ-sto dalla direttiva è molto più comples-so dello schema non armonizzato, cherimette ai singoli Paesi la scelta di or-ganizzare i propri sistemi di garanziasulla base di sistemi di finanziamentosia ex ante, basati sulla costituzione diun fondo immediatamente disponibileper interventi, sia ex post, utilizzabili“su chiamata” al momento dei singoliinterventi. Il nuovo schema, infatti,non può qualificarsi semplicementecome un sistema ex ante, ma al contra-rio, si contraddistingue per la sua più

La parola a...Alessandro AZZI

Presidente Federazione Italiana Banche di Credito Cooperativo

L’anno scorso, intravvedevamo chiaramente il fatto che l’Unione Ban-caria ci avrebbe posto sfide cruciali di tipo culturale, politico e, infine,di natura squisitamente strategica. Ci chiedevamo: come interpretarela banca di territorio nello spazio dell’Unione Bancaria, aiutando e, sedel caso, inducendo anche le Autorità a considerare - nei processi divigilanza, di prevenzione e gestione delle crisi - la prospettiva dellabanca di territorio sotto forma di società di persone e non solo da quel-la della società di capitali, magari quotata in borsa? E ancora: quantola banca “differente” per finalità imprenditoriale, modello di business,forma giuridica e altro ancora potrà in realtà continuare a rimaneredavvero differente sotto l’occhio e il trattamento di autorità uniche(BCE e SRB) nate, fra le altre cose, per applicare regole armonizzatee curare i mali endemici del sistema bancario dell’Unione?Oggi, a recepimento della BRRD nel nostro Ordinamento vicino alla con-clusione e alla vigilia della completa operatività del secondo pilastro del-l’Unione Bancaria, il quadro regolamentare appare ancora più nitido. [...]Nel nuovo quadro in cui opereremo, se, da una parte, il costo della li-

cenza bancaria - cioè le condizioni d’ingresso e di mantenimento nel mercato - tenderanno ad essere sempre più gravose (li-mitando le c.d. new entry come, ad esempio, avviene già negli Stati Uniti), dall’altra parte la disciplina introdotta dalla BRRD e,ancora di più nel contesto del Meccanismo Unico per le Risoluzioni (SRM), tenderà ad agevolare, aumentandone il flusso, leuscite - ordinate - dal mercato. Estremizzando - ma neanche troppo - si può dire che resteranno sul mercato solo le bancheche, con le proprie forze, se lo meriteranno.Non occorre la palla di vetro per intravvedere cambiamenti significativi nella struttura industriale del sistema. La disciplina in-trodotta dalla BRRD porta con sé nuovi elementi di pressione sulle banche medio-piccole che, per lo più, sono anche a vo-cazione territoriale. Per queste, il rischio è che in caso di crisi venga preferita la liquidazione - anche se non necessariamenteatomistica - rispetto alla risoluzione. E poiché il tasso d’ingresso nel mercato di nuovi soggetti con analoghe dimensioni emodello di business potrebbe non compensare il tasso di uscita, il livello di concentrazione del sistema potrebbe risultare ul-teriormente incrementato.

Dalla Relazione introduttiva Seminario nazionale “Prevenire le crisi bancarie nell’era della Vigilanza Unica e della BRRD”.Roma, 8 ottobre 2015

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 19IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E18

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OOAppunti di storia della cooperazione di credito

CASSA RURALE DI MORNICO AL SERIOLa breve storia del piccolo istituto di credito di Mornico: dalla fondazione (1896) alla liquidazione (1917)

In un breve arco di tempo, nel periodo1893-1903, venne fondato in provinciadi Bergamo un significativo numero diCasse Rurali, fra le quali le seguenti:• Cassa Rurale di Martinengo (1893);• Cassa Rurale di Grumello del Monte

(1893);• Cassa Rurale di Romano di Lombar-

dia (1894);• Cassa Rurale di Palosco (1894);• Cassa Rurale di Seriate (1895);• Cassa Rurale di Cividate al Piano

(1896);• Cassa Rurale di Mornico al Serio

(1896);• Cassa Rurale di Fara Olivana (1896);• Cassa Rurale di Villongo S.Alessan-

dro (1897);• Cassa Rurale di Calcio (1903).

Proponiamo ai lettori de Il Melo-grano la breve storia della Cassa Rura-le di Mornico, paese nel quale la no-stra BCC è operativa con un propriosportello da oltre vent’anni.

La ricostruzione storica si basa suquanto scritto da Riccardo Caproni,Giovanni Brembilla e Tarcisio Mari-no Caffi nel volume “Mornico al Se-rio - Storia di un popolo e della suaidentità”, volume pubblicato nel 1999grazie al sostegno finanziario dellanostra BCC.

Il testo riguardante l’illustrazionedella storia della predetta Cassa Ruralesi apre con la descrizione del contesto,in particolare del mondo rurale. Lecondizioni di vita dei contadini berga-maschi peggiorarono sensibilmente ne-

gli ultimi decenni dell’Ottocento, inol-tre l’assenza di istituti di credito nonfece altro che accentuare il disagio del-le classi meno abbienti. Fu in questifrangenti che il cattolicesimo socialesentì l’esigenza di creare propri istitutidi credito. Nacque così nel 1891 labanca Piccolo Credito Bergamasco cheaprì gli sportelli il 2 gennaio 1892: “Loscopo prefissato era quello di estenderei benefici del credito alle società di mu-tuo soccorso, ai proprietari, ai commer-cianti, ai professionisti, agli agricoltori,agli operai e, tra l’altro, di concorrerealla conservazione e allo sviluppo del-la piccola proprietà. Soci della bancaerano o singole persone o associazionicattoliche che designavano un loro fi-duciario” (Fiorendi, L’azione sociale).Direttamente legata alla fondazionedella banca fu la creazione delle casserurali con lo scopo di migliorare la

mo del 6%, mentre, sempre nel 1897,nelle 64 casse rurali bergamasche, nonsi registrava alcuna perdita.

La Cassa Rurale di Mornico, cin-quantesima nell’ordine di apertura trale casse della provincia di Bergamo,venne fondata il 6 dicembre 1896.L’atto di costituzione fu redatto dal no-taio Francesco Nosari di Fontanella inuna sala del palazzo Alessandri (oraproprietà Biasca) al n. 37 della Contra-da dei Nobili. Erano presenti come te-stimoni all’atto i signori Battista Va-vassori, cuoco, e Francesco Bani, con-tadino, entrambi di Mornico; nellastessa sala erano riuniti anche i socifondatori: il parroco Don G. BattistaBolis, Don Angelo Alborghetti, i nobi-li Lodovico e Rodolfo Alessandri,Giacomo Badoni, Luigi Badoni, Bor-tolo Cattaneo, Emilio Chiari, LuigiChiari, Giuseppe Deretti, Federico

condizione morale ed economica deisoci attraverso il credito.

La Cassa Rurale si basava sulla cor-responsabilità e fiducia reciproche inquanto i soci appartenevano alla mede-sima parrocchia: un ruolo fondamenta-le era rivestito dal sacerdote che avevail compito di fondare la cassa e seguir-ne l’andamento. “L’attività delle casserurali ebbe un largo successo grazie al-la scelta strategica del movimento cat-tolico bergamasco che aveva costituitola banca prima delle Casse Rurali e nonviceversa come avvenne in parecchieregioni d’Italia” (Fiorendi, L’azionesociale). Tra il 1893 e il 1897 furonoaperte nella provincia di Bergamo ben64 casse rurali che, al 30 giugno 1897,annoveravano 3.618 soci e avevano ef-fettuato 5.888 prestiti per un totale di£.1.206.566; l’interesse sul prestito va-riava da un minimo del 5% a un massi-

Gambarini, Bortolo Lomboni, PaoloLomboni, Don G. Battista Mangini, Se-rafino Rota, Luigi Pedroni.

Tutti i summenzionati soci costituiro-no una “società cooperativa in nome col-lettivo sotto la denominazione Cassa Ru-rale di Prestiti di Mornico al Serio”; sco-po dell’istituzione era quello di voler “mi-gliorare le condizioni morali e materialidei suoi soci, fornendo loro il denaro a ciònecessario nei modi determinati dallo Sta-tuto”. All’atto notarile era infatti allegatolo Statuto della Società sottoscritto da tut-ti i soci fondatori. Nei giorni seguenti ilperiodico bergamasco Il Campanone diBergamo pubblicava la notizia della fon-dazione della nuova Cassa Rurale.

Dopo sei mesi di attività, il 30 giugno1897, la Cassa Rurale contava già 44 so-ci; aveva emesso 5 libretti di risparmioper complessive £.3.610 di depositi; ave-va ricevuto 16 domande di prestito e neaveva accettate 14 per una somma totaledi £. 3.550 (le due domande respinte chie-devano un prestito di £.1.240). L’interes-se sul prestito era del 6%, mentre la dura-ta media era di 6 mesi. Il bilancio del-l’esercizio finanziario 1897 chiudeva con£.20.446 di Entrate e altrettante di Spesa.

La Cassa funzionò per vent’anniesatti; chiuse infatti i battenti alla finedell’anno 1916. Il 30 marzo 1917 l’as-semblea dei soci, riunitasi nella casaparrocchiale, deliberava la messa in li-quidazione dell’istituto dopo aver ap-provato il bilancio del 1916 ed aver no-minato il liquidatore. Il verbale nonmenziona in modo esplicito le causeche portarono alla chiusura della Cas-

sa; accenna solamente a un deficit cau-sato “da mancanza di galantomini-smo” da parte di alcuni soci. Evidente-mente i primi anni di guerra avevanocreato gravi problemi economici inmolte famiglie e anche tra i soci c’erachi non riusciva più a far fronte agliimpegni nei confronti della banca. Pre-vedendo che la guerra sarebbe conti-nuata ancora a lungo con conseguenzeeconomiche imprevedibili, i responsa-bili della società pensarono bene di li-quidarla fintanto che c’era la possibili-tà di chiudere i conti senza arrecare ec-cessivi danni ai soci.

Dopo la guerra, altri istituti di credi-to, nati direttamente o indirettamentescaturiti dal cattolicesimo sociale del-l’Ottocento, aprirono le loro filiali a

Mornico: nel 1922, dopo aver assorbitola Cassa Rurale, aprì uno sportello laBanca mutua popolare agricola di Pa-lazzolo sull’Oglio che nel 1984 si fusecon la Banca Popolare di Brescia; men-tre il 1° gennaio 1994 è la volta dellaCassa Rurale ed Artigiana di Calcio e diCovo, oggi Banca di Credito Cooperati-vo dell’Oglio e del Serio.

Le condizioni di vita dei contadini bergamaschi peggiorarono sensibilmente negli ultimi decenni dell'Ottocento. L'assenza di istituti di credito non fece altro che ac-centuare il disagio delle classi meno abbienti. Fu in questo difficile contesto che il cattolicesimo sociale bergamasco sentì l'esigenza di creare propri istituti di cre-dito, la banca Piccolo Credito Bergamasco e le Casse Rurali.

La "Cassa Rurale di Prestiti di Mornico al Serio - Società Cooperativa in nome collettivo" fu costituita, alla presenza del notaio Francesco Nosari di Fontanella, in unasala del palazzo Alessandri (ora proprietà Biasca, nella foto) al numero 37 della Contrada dei Nobili.

Il bilancio della "Cassa Rurale di Prestiti di Mornico al Serio" dell'esercizio 1897.

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‘‘Ogni generazione deve con-tinuamente richiamare alla memo-ria il proprio passato attraverso unrinnovato sforzo di comprensionee di interpretazione, per non di-menticarlo e per non perdere lasostanza della sua stessa esi-stenza storica.

Karl Löwith Filosofo tedesco (1897-1973)

‘‘Le Casse Rurali rimediavanoad un intenso malore, la deficienzadi credito; combattevano una terri-bile malattia, l'usura; aiutavano l'ini-ziativa privata; concorrevano allatranquillità sociale.

Don Luigi Cerutti Il Campanone di Bergamo, 29 aprile 1894

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 21IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E20

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Bergamo, novembre 2015 - aprile 2016

Homo sum, sono un UomoHa preso il via il Ciclo di Conferenze 2015-2016 di Noesis - Libera Associazione

per la diffusione e lo studio delle discipline filosofiche

Per la presentazione del Ciclo diConferenze 2015 -2016 di Noe-sis, diamo spazio alle riflessionidel Presidente della stessa Asso-ciazione culturale, professor Gio-van Battista Paninforni.

Un giorno vive l’uomo, da millenni dimillenni si genera l’Umanità. Espe-rienza assoluta che ha permesso al-l’uomo di farsi coscienza della propriastoria traducendola nel tempo con isuoi miti, simboli e verità: signoredell’Eden, prole di dei per gli Elleni,figliolanza divina per i Cristiani.

Nel Medioevo emerge “la forzarinnovatrice e civilizzatrice del cri-stianesimo, che unì i vari popoli incontrasto e ne foggiò in manieraomogenea la cultura europea”. (R. S.Lopez, CH. Dawson). Soltanto unosguardo alla cultura comune ci puòfar sognare ancora oggi un rinasci-mento europeo.

Nel Quattro e Cinquecento si av-valora l’attività umana, si cerca quasiil divino nel mondo e nell’uomo, conle sue capacità creative e libertà discelta. Nei secoli successivi valga sututti l’ammonimento universale diKant, degno sempre d’essere richia-mato, con due imperativi etici: “Agisciin modo da considerare l’umanità, sianella tua persona, sia nella persona diogni altro, sempre come scopo, maicome semplice mezzo”. “La legge mo-rale dentro di noi e il cielo stellato so-pra di noi”. È l’eco proveniente dal-l’antichità classica: “Il vero filosofo ècolui che ama Dio”. (Cicerone, De of-ficiis II, 4,8).

E si raggiunge il vertice dell’aspi-razione umana nel monito dantesco:“... fatti non foste a vivere come bru-ti, ma per seguire virtute e canoscen-za”. Il folle volo di Ulisse spiega l’iti-nerario di chi alla ricerca dei segretidell’universo, è morto senza com-prendere l’insieme: scienza e morale,perché privo dell’appoggio divino. Èuna meditazione sulla grandezza emiseria dell’uomo. “Per Dante, Boe-zio e Aristotele il sapiente sarà ancheun modello di virtù”. (Mauro Bonaz-zi). Ecco il punto: oggi assistiamo auna degenerazione che s’incurva albasso, al volgare. Emerge pertantol’urgenza del comportamento moraledell’uomo e in particolare del filoso-fo, a rischio di emettere torrenti di pa-role improduttive.

Questa esigenza umana di seguiree ampliare gli aleteìs logoi, discorsidi verità antichi, viene frenata ai no-stri giorni dal “postmoderno”, chevuole scrollarsi il gravame dei secoli,gettando nel cestino quanto di solidosi era costruito. Insomma: “Il passatoè una nazione straniera”, per dirlacon L. P. Hartley. Cui si oppone CarloBordoni affermando: “Si sono lascia-te le sponde solide dei valori e deipunti di riferimento, ma è stato subi-to chiaro come fosse illusoria quella

liberazione del passato”. L’attenzione e l’indagine sull’uo-

mo sono il fulcro della rassegna filo-sofica di Noesis, un mezzo qualifica-to per oltrepassare il sapere comune.Abbiamo lavorato con impegno peroffrire gli strumenti di profondità eampiezza culturali. Il ritrovarsi ognimartedì ha una doppia valenza: un in-contro di umanità sociale e un ap-prendimento specifico filosofico, peraccrescere il nostro tempo, “perché itempi siamo noi, come siamo noi co-

sì sono i tempi”. (Agostino, Sermo-nes, 80,8).

Sebbene con innovazioni, abbia-mo mantenuto la tipologia e il profilodegli anni precedenti, perché chi di-mentica come ha incominciato, non sacome finire.

Siamo infine consapevoli che neldesiderio di sapere esprimiamo la no-stra natura più profonda e che la vitafelice è la realizzazione delle nostrepotenzialità. Così almeno è per Ari-stotele.

CICLO DI CONFERENZE2015-2016ANNO XXIII

Programma incontri

Date Temi Relatori

10 novembre 2015 Homo sum, quia liber Mario De Caro

17 novembre 2015 Il postumano: un nuovo paradigma Giovanni Leghissaper l’umanità del XXI secolo

24 novembre 2015 Umanesimo digitale: oltre le maschere Adriano Pessinadell’identità

1 dicembre 2015 Alle origini del genere umano. Umberto CuriSul mito di Prometeo

15 dicembre 2015 "Ecce homo”, gloria di un’umanità ferita Mons. Patrizio RotaScalabrino

12 gennaio 2016 Nessuno è infelice se non per colpa propria Armando Massarenti

19 gennaio 2016 Identità e diversità nelle metamorfosi Mauro Cerutidi Europa

26 gennaio 2016 Magnum miraculum est homo. Marco PellegriniSpunti dal Rinascimento

2 febbraio 2016 L’animale politico Gianluca Briguglia

12 febbraio 2016 L’Umanesimo di Dante Thomas Persico

16 febbraio 2016 Più in alto della realtà, alla ricerca Vincenzo Costadell’Uomo. Heidegger, Sarte, Patocka

23 febbraio 2016 Il dramma dell’Umanesimo Massimo Cacciari

1 marzo 2016 L’Uomo, un segno Rocco Ronchi

8 marzo 2016 L’uomo quale praxis? Fabio Minazzi

15 marzo 2016 Vivere la distanza. Marcello GhilardiL’uomo alla luce dell’alterità

22 marzo 2016 Homo ridens et homo ridiculus: Andrea Tagliapietrail riso è il proprio dell’Uomo

5 aprile 2016 Nessuna immagine mi è estranea: Rolando Belliniil godimento dell’arte

12 aprile 2016 Meditazioni conoscitive Nicla Vassallo

19 aprile 2016 L’Uomo, l’animale, l’automa Carlo Sini

28 aprile 2016 In Gesù, donne e uomini nuovi Padre Ermes Ronchi

L'INTERVISTAGiovan Battista PANINFORNI

Fondatore e Presidente di “Noesis - Libera Associazione per la diffusione e lo studio delle discipline filosofiche”

Professor Paninforni, ci può raccontare la straordinaria avventuradi “Noesis - Libera Associazione per la diffusione e lo studio del-le discipline filosofiche”?Una storia ormai lunga, nata nel 1992 in un’aula dell’Istituto TecnicoCommerciale “Vittorio Emanuele II” di Bergamo, ove invitavo i miei stu-denti a scoprire e conoscere, dialogando con loro, i pensatori della filo-sofia, che facessero da sfondo agli autori della nostra Letteratura ita-liana. L’abbinamento di filosofia e letteratura entusiasmava sempre piùal punto che decisi di dedicare alla filosofia un appuntamento fisso,ogni settimana, della durata di un’ora. Ma volevo che l’esperimentouscisse dall’aula, che tante persone potessero partecipare, che l’inizia-tiva fosse conosciuta! Pertanto, un foglio di quaderno, appeso nei cor-ridoi, non dissimile dagli annunci privati: “Vendesi motorino”, informava:“Corso di filosofia, martedì ore 20”. Notizia vaga, voce di corridoio. Gliinizi sono sempre difficili. Se però la proposta ha significato, vince la co-stanza, la ricerca, l’adattabilità, la possibilità. Ha successo chi ci crede.Il programma comprendeva un ciclo di tre anni, che avrebbe coperto itre grandi periodi del pensiero filosofico: la Filosofia Classica, sempre affascinante; la Filosofia Medioevale, culmine del-l’espressione spirituale dell’Europa; la Filosofia Moderna e Contemporanea, laboratorio di sperimentazione e scoperta. Cosìè avvenuto e il Corso fluiva nel suo divenire per i primi anni con un solo docente, il sottoscritto, puntuale ogni martedì alle 20.Così quell’intuizione, un po’ azzardata se vogliamo, di portare la speculazione filosofica in un istituto per ragionieri è progre-dita rafforzandosi sempre più, con temi sempre più liberi, speculari della società.Agli interni si sono aggiunti uditori esterni, come pure i primi collaboratori, un po’ cercati e un po’ casuali, nostri concittadini.Quindi chiamai relatori dalle nostre facoltà di Bergamo, poi i Sacchi e Reale della Cattolica, Severino del Vita e Salute del SanRaffaele, i Sini, i Giorello e gli Zecchi della Statale di Milano, Cacciari e Galimberti di Venezia; ed altri docenti delle facoltà diTorino, Pavia, Verona. Insomma un elenco comprendente i migliori docenti delle Università dell’Italia del Nord.Era la filosofia che lasciava le aule dell’Università per ritornare come dire in piazza e dialogare con tutti, ponendo forti con-cetti con discorsi piani e verbo comprensibile.Col passare degli anni i convenuti crescevano di numero, l’Aula Magna del Vittorio Emanuele si rendeva insufficiente. Pertan-to abbiamo pensato provvisoriamente a nuove sedi, come il Teatro alle Grazie, lo Spazio Viterbi, e negli anni successivi an-che l’Auditorium del Liceo scientifico Mascheroni e il Centro Congressi Giovanni XXIII.Il 21 maggio 2004 abbiamo costituito “Noesis - Libera Associazione per la diffusione e lo studio delle discipline filosofiche”.

Noesis, ci può spiegare il senso e il significato di questo nome?Da gnòsis che significa conoscenza passiamo alla conoscenza di mezzo (dianoia, cioè matematica e scienza), quindi a Noe-

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 23IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E22

OOsis, conoscenza ultima, che in modo dialettico, da idea in idea, giunge alla mas-

sima intuizione: idea di Bene. Ecco perché, con un po’ di presunzione, ho datoquesto nome alla nostra Associazione.

Secondo Antonio Gramsci “bisogna distruggere il pregiudizio molto diffu-so che la filosofia sia un alcunché di molto difficile per il fatto che essa èl’attività intellettuale propria di una determinata categoria di scienziatispecialisti o di filosofi professionisti e sistematici. Occorre poter dimo-strare preliminarmente che tutti gli uomini sono filosofi”. Condivide que-sta riflessione di Gramsci?Tutto è filosofia se uso la ragione non la percezione o i sentimenti. Anche allac-ciarsi le scarpe è filosofia in quanto compio un’azione coerente che, con téchne(tecnica), raggiunge lo scopo di stringere il piede e camminare. Progetto - rea-lizzazione - scopo o fine. Ma capisci che siamo al piano terra.

La sophia, cioè sapienza, è in seno solo a Dio o agli dei per gli antichi. L’ignoran-za appartiene a chi è privo del tutto di sapere. La filo-sofia appartiene a chi aspi-ra al sapere, è una posizione intermedia tra il non sapere e la tensione al sapere,ma ciò che trova sfugge al sapere e rilancia oltre. L’uomo comune si aggrappa al-la molteplicità delle cose e va errabondo tra esse, mentre il filosofo è colui che savedere l’insieme e “sa cogliere la molteplicità abbracciandola nellʼunità”, come afferma Platone, il quale aggiunge: “chi sa vedere lʼinsieme è filosofo, chi no no”.

Non si può separare la filosofia dalla storia della filosofia. Secondo Lei perché è opportuno conoscere i tratti essenziali della filosofia antica, …Non ci può essere pensiero senza l’uomo e l’uomo è il frutto del suo tempo, con le proprie conoscenze, sensibilità e suggestioni ambientali.

Per il semplice motivo che gli antichi hanno posto le colonne del sapere filosofico, i fondamenti. E noi contemporanei siano nani appoggiati sulle loro spalle.

… della filosofia cristiana, …Non dimentichiamo che la filosofia greca è passata attraverso le categorie di quella romana e cristiana: da S. Agostino, Boezio e su su nei secoli fino alla grande sinte-si di S. Tommaso. La filosofia medioevale, la Scolastica, ha avuto il pregio di sviscerare, analizzare tutta la Filosofia nel suo complesso. Ricordiamo la tecnica della Lec-tio e della Disputatio. È un metodo impressionante, logico, dialettico, che oggi con facilità oscurerebbe e porrebbe in ridicolo le nostre chiacchiere.

… della filosofia moderna …La Filosofia moderna che parte dal 1400 fino all’Ottocento (dall’Umanesimo a Kant che muore nel 1804), poi spesso fanno periodizzazioni ulteriori. Essa ha il pregio diintrodurre la razionalità, la scienza, la politica, nuova visione dell’universo, con Machiavelli, Giordano Bruno, Galilei, Cartesio. L’empirismo inglese, la storia con Vico ecc.Ma queste sono tutte derivazioni dell’antica filosofia. L’essenza della filosofia è poi metafisica, contemplazione delle idee e infine l’Idea di Bene, che genera l’essere, mail Bene sta al di sopra dell’essere ed è ingenerato.

… e della filosofia contemporanea?Dall’Idealismo nasce la sinistra e la destra. La sinistra genera il Socialismo e poi il materialismo storico dialettico.

A fine Ottocento entra poi la Psicanalisi che è un forte contributo scientifico, pur con erranze varie ma certo è importante nel ‘900.

La parte del leone la fanno Husserl con la Fenomenologia e Heidegger con l’Esistenzialismo. Certo è difficile accettare nell’opera di Heidegger il concetto che “vivereper la morte” è il senso autentico della vita, come a dire che tutto l’uomo è in funzione della morte e la morte più importante della vita. Per me la vita è il massimo benenel tempo, che mi permette un’esperienza unica ed è appunto preziosa perché si realizza dalla nascita alla morte. La morte è un evento insignificante nel tempo. Si di-ceva appunto che quando c’è la morte non ci sono io e viceversa. Ma sapere che la morte pone fine ed è limitatezza, questo non annulla la grandezza e la dignità uma-na, anzi è consapevolezza.

Nell’opinione comune le materie umanistiche sono molto sottovalutate. Cosa risponderebbe a coloro che vantano la superiorità della cultura scientifica?È il bambino che non voleva scrivere i pensierini, che inducevano a riflessione sulle proprie azioni. Ora è diventato adulto e continua questo rifiuto. Altro conto è inclina-zione per le materie tecnico-scientifiche, che sono indispensabili nella vita economica e pratica. Ma senza l’apporto delle materie umanistiche che significa sensibilità,emozione, capacità critico-razionale, conoscenza e comprensione degli eventi storici e del contesto attuale, l’uomo non comprende se stesso ed è cosa tra le cose.

Qual è secondo Lei il ruolo della filosofia in un contesto ormai completamente dominato e condizionato dall’economia?La filosofia insegna che l’economia è un mezzo e non il fine. Che non è tutto ma una parte da usare con le pinze.

Quali libri di filosofia sono stati determinanti nella Sua formazione, e consiglierebbe di leggere?Il mio maestro Michele Federico Sciacca dell’Università di Genova mi disse che i testi migliori sono le opere dei filosofi. Quindiho letto tutte le opere maggiori di Platone, Aristotele, Plotino, S. Agostino, Massimo il Confessore (Ambigua), Anselmo d’Aosta,Duns Scoto, S. Tommaso, Vico, Pascal, Bergson, Maritain, Camus ecc. Ma tanti ne ho tralasciati e dimenticati.

L’ideale, o la tesi, che rappresenta la Sua passione?Quella che non si pone confini: sono fatto di terra ma guardo le stelle.

L’ideale, o la tesi, che detesta con tutte le Sue forze?Detesto chi ha una sola idea e disprezza tutte le altre.

Dall’alto della Sua pluriennale esperienza di docente e di divulgatore della filosofia, ritiene che il pensiero sia ancora vi-vo oggi? Oppure anche il pensiero è stato travolto dal “diluvio informazionale” che caratterizza il nostro tempo?Il nostro tempo, caratterizzato dall’informazione teatrale, rischia la superficialità. La filosofia è la tavola di salvezza dello spiritoumano.

Quale consiglio darebbe a un giovane in procinto di avvicinarsi al mondo della filosofia?Deve soddisfare la propria curiosità indagando di persona tutte le tesi.

Lei ha avuto modo di incontrare e di colloquiare coi più grandi esponenti della cultura filosofica italiana. Qual è stato ilpensatore che più l’ha colpita? Per quale motivo?Scegliere un unico pensatore mi è difficile, dirò piuttosto dell’atteggiamento mentale. Mi piacciono quelle persone che propongonoe non impongono, che porgono e non lanciano, che rispettano in ogni caso l’uomo perché ognuno è un capolavoro e un mistero.

La bella avventura di "Noesis - Libera Associazione per lo studio e la diffusione delle discipline filosofiche"prese avvio, nel lontano 1992, in una sala dell'Istituto Tecnico Commerciale "Vittorio Emanuele II" di Bergamo.

Gli incontri culturali proposti da "Noesis" hanno visto la partecipazione dei più grandi esponenti della cultura filosofica italiana, da Massimo Cacciari a Umberto Galimberti.

Nel corso degli incontri proposti da "Noesis", tra gli altri, hanno preso la parola anche Emanuele Severino e Salvatore Veca.

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 25IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E24

“Piccolo Parallelo” è una compagniateatrale fondata nel 1981 a Bolognada Enzo G. Cecchi, drammaturgo,regista e attore, e da Gian MarcoZappalaglio, attore e direttore artisti-co. Dal 1999 ha sede a Romanengoin provincia di Cremona, unico grup-po teatrale professionista della pro-vincia riconosciuto dalla RegioneLombardia.

La sigla “Piccolo Parallelo Cec-chi - Zappalaglio” più che una compa-gnia teatrale identifica un progetto ar-tistico che ha come attività principalela produzione e distribuzione dei pro-pri spettacoli. Oltre all’attività di pro-duzione la compagnia organizza ma-nifestazioni culturali, eventi teatrali einiziative didattiche, atti a divulgare evalorizzare tutto quanto concerne ilTeatro d’Arte Contemporaneo. Met-tendo in campo idee ed esperienze tro-va nel radicamento sul territorio ilpunto più alto di elaborazione del-l’idea di Teatro Pubblico contribuendocon questo alla crescita del bene co-mune. Per questa finalità ritiene fon-damentale un rapporto col territorio,con le sue Istituzioni, con le sue istan-ze culturali.

“Piccolo Parallelo” in 33 anni di at-tività (1981-2014) ha prodotto 45 spet-

tacoli, la maggior parte scritti e direttida Enzo Cecchi e rappresentati in 200città in Italia e all’estero fra cui SanPietroburgo (Russia), Londra, Stoccol-ma, Malta, Amburgo, Monaco, Colo-nia, Lubiana, Amsterdam, L’Aia, Mon-treal (Canada), Vienna e Salonicco.

Da più di 30 anni quello di Cecchie Zappalaglio è un modo di lavorare econcepire un teatro d’arte che fa del-l’organizzazione di eventi culturali lanaturale estensione dell’arte scenica.Frutto di questa idea oltre ai 45 spetta-coli prodotti, sono quattro le “impre-se” che Cecchi-Zappalaglio hanno rea-lizzato o sono ancora in essere:• “Teatro G.Galilei” di Romanengo (Cr);• la manifestazione “Odissea - Festival

della Valle dell’Oglio”; • la stagione teatrale itinerante “Teatri

di Pianura”;• il Festival “Masi In…Visibili” (Valle

di Cembra, Trentino).Dal 2005 “Piccolo Parallelo Cec-

chi -Zappalaglio” è impegnato in unprogetto pluriennale lungo il fiumeOglio, nel cuore della Lombardia, chepone l’ambiente e le tecniche teatralial centro di una riflessione sul rappor-to teatro e natura. Un progetto plu-riennale che incrociando altre discipli-ne come psicologia, sociologia e an-

‘‘,,Piccolo Parallelo, grande culturaDa oltre 30 anni la piccola compagnia teatrale rappresenta un autentico laboratorio

culturale a beneficio delle comunità locali

OO

Il "Respiro del Fiume" lungo le sponde dell'Oglio. Il "Respiro del Fiume" è un'esperienza sensoriale e non uno spettacolo. È un'intuizione di Enzo Cecchi nata dalla necessità di immergersi totalmente nella natura. Una"vaganza" notturna sulle rive e dentro il fiume alla quale si partecipa seguendo una precisa ritualità. Come l'invito ai partecipanti a bruciare un proprio indumento all'inizio del percorso o la consegna all'acqua di un fiorein ricordo delle persone amate.

tropologia ha portato alla creazione diiniziative particolari come gli “eventivaganti notturni”, “Il Respiro del Fiu-me” (dal 2006 al 2015), e gli spettaco-li “Meditazioni verso Eva nascente”(2008), “Il Poema di Gilgamesh” (dal2009 al 20012).

Significativi i premi ricevuti:• 1987 - Premio “Narni Opera Prima”

con lo spettacolo “Martèn delle on-de”. Testo, scena e regia di EnzoG.Cecchi;

• 1993 - Segnalazione “Premio Ric-cione - A.T.E.R. per il Teatro” col te-sto teatrale “Il giardino delle arancee degli angeli che piangono” di EnzoG. Cecchi;

• 1994 - Premio di Produzione “Riccio-

Le colonne della compagnia teatrale "Piccolo Parallelo": Enzo G. Cecchi (drammaturgo, regista e attore) eGian Marco Zappalaglio (attore e direttore artistico).

ne - A.T.E.R. per il Teatro” per il pro-getto scenico e la regia dello spettacolo“Il giardino delle arance e degli angeliche piangono” di Enzo G. Cecchi;

• 1994 - segnalazione “Premio Dram-maturgia In/Finita” di Urbino con lariscrittura di Marco Zappalaglio dellospettacolo “Il mio Mishima”;

• 1996 - “Premio Vetrine E.T.I.” con lospettacolo “Caravaggio... i furori”.Testo, regia luci e scelte musicali diEnzo G. Cecchi.

L'INTERVISTAGian Marco ZAPPALAGLIO

Direttore artistico e attore della compagnia teatrale“Piccolo Parallelo”

Gian Marco, ci potresti raccontare qualcosa di te, qualcosa delletue origini e del tuo percorso di vita? Com’è nata la tua passioneper il teatro?Devo al “magico e temibile” 1977 il mio avvicinamento al Teatro. Il CUT(Centro Universitario Teatrale) di Bergamo fu un incontro che deside-ravo da tempo. La sede di Piazza Cittadella in Città Alta divenne in po-co tempo la mia meta abituale per due, tre sere la settimana e poi imolti sabato e domenica. La passione che ho incontrato in quell’am-biente è stata un imprinting straordinario e incancellabile. Amavo il tea-tro al di fuori del normale. Di giorno in fabbrica e la sera in sala prove,così per tre anni. Ma la doppia vita mi stava stretta. Così dopo dieci an-ni di lavoro in fabbrica sono partito per Bologna. E con Enzo Cecchinacque un indissolubile percorso artistico: “Piccolo Parallelo”. E poi leotto ore quotidiane di training, la partecipazione al primo seminario Europeo di Teatro Kabuki, il Teatro di Strada, gli studi sullavoce con un allievo di Demetrio Stratos, per anni la sede nel manicomio di Imola, le discussioni feroci con i docenti del DAMS...e la voglia di assorbire tutto e tutto tradire. Per cercare un teatro che ci appartenesse fino in fondo. Non a caso il primo spetta-colo che ci segnalò all’attenzione del grande pubblico “La mia terra bruciata di sale” parlava del suicidio di un operaio disoccu-pato (era l’inizio degli anni ’80). Portavamo la realtà a Teatro ribaltando sia l’ascetismo, sia l’estetismo imperversante nei grup-pi teatrali di allora. Senza appartenere a nessuna “tendenza”. E alcuni organizzatori ci rifiutarono i teatri. Il nostro Teatro è sem-pre stato carnalità e bisogno di comunicazione. Cosa mai deve essere il Teatro se non luogo di disvelamento della realtà, del-le molte realtà? E dopo il suicidio del disoccupato ci fu Jean Genet con il suo scandaloso “Diario del ladro”, e di nuovo nel-l’ambiente profumo di eresia. I critici Giuseppe Bartolucci, Franco Quadri e poche persone capirono il nostro percorso e ci di-fesero. E finalmente “Martèn”, la saga dei tre fratelli contadini che tanta fortuna ci portò in Italia e all’estero. Fu quel testo, echeg-giante di preziosismi dialettali, che fece nascere l’etichetta di “Teatro della Memoria”. E noi ne siamo stati gli antesignani. For-tunatamente portammo altrove la nostra ricerca e devo a Enzo Cecchi scrittore, regista e drammaturgo la grande capacità dieludere le etichette e di andare oltre. Un artista con le sue opere dovrebbe sempre stare altrove, in un luogo irraggiungibile del-l’immaginario. Per far questo però dovrebbe sempre vivere la stessa quotidianità delle persone comuni. Non mi è mai, non ci èmai interessato un discorso sulla memoria se non come pretesto, come arma per capire il presente. I nostri spettacoli sonosempre stati la sintesi di questa idea. Per esempio con “Caravaggio... i furori” ci siamo misurati con il dialetto bergamasco. Il no-stro “Caravaggio” però non parla bergamasco perché ha la malinconia della sua terra. Il mio bergamasco è la lingua violenta diun mondo chiuso, la lingua rozza e carnale di un mondo “che espelle in silenzio le parti infette”, senza nessun romanticismo disorta. Ma il “Caravaggio” è anche la sintesi di una affinata tecnica attorale, un personale lavoro sul corpo dell'attore. Le postu-re caravaggesche con la loro finta naturalezza sintetizzano un lavoro che altrimenti apparirebbe puro estetismo.

Ci potresti raccontare qualcosa anche di Enzo Cecchi? Com’è nato il vostro sodalizio?Enzo Cecchi oltre a essere una persona di grande umanità è un grande e sensibile drammaturgo. Conservo una lettera che

“Odissea - Festival della Valle dell’Oglio”(dal 2001 e tuttora in essere)

La manifestazione giunta nel 2015 alla quindicesima edizione è uno deiFestival più conosciuti della Lombardia e coinvolge i comuni rivieraschi delfiume Oglio per più di cento chilometri, arrivando a essere il Festival piùesteso della Lombardia. Il progetto da sempre è sostenuto dalla RegioneLombardia, da numerosi Comuni fra le quattro province bagnate dallʼOglio(Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova) e da due Parchi Naturali (ParcoOglio Nord, Parco Oglio Sud). È un progetto che tramite il teatro, la musi-ca e la letteratura evidenzia e valorizza le particolarità di questa parte del-la Lombardia. Odissea è pensata per rivedere o riscoprire la bellezza deiluoghi e dei paesaggi: piazze, rocche e castelli, parchi, cascine e boschi,rive del fiume in una pianura apparentemente calma e uguale, divisa eunita da quellʼantico scorrere di acque del fiume Oglio. Col “Festival Odis-sea” questo territorio da quindici anni è al centro di un progetto culturaleche oltre a richiamare un pubblico curioso e itinerante offre opportunitàanche a chi pratica un turismo culturale e ambientale.

Enzo G. Cecchi.

Isab

ella

Di P

ietro

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 27IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E26

OOPasolini gli scrisse in risposta a un romanzo che gli aveva inviato in cui lo spin-

geva ad andar oltre l'ovvio e cercare la verità nelle cose. Occorre dire che questiconsigli sono stati preziosi. La maggior parte dei 45 spettacoli prodotti da “Picco-lo Parallelo” sono opera sua, sua è la grande capacità visionaria e il coraggio diandare oltre l'ovvio. Sua è la capacità di mettere la quotidianità negli spettacoli acominciare da “La mia terra bruciata di Sale” che parlava del suicidio di un di-soccupato, passando dall'universo maschile di Jean Genet, attraverso la sagacontadina di “Marten”, dalla trilogia su Dostoevskij, passando da “Caravaggio”, fi-no ad arrivare all'ultimo “scandaloso” “Gerundia Felix”, la dolorosa radiografia diun mondo che si confronta con lo straniero. Senza dimenticare le “perdite” nellanatura con “Il poema di Gilgamesh” itinerante lungo l'Oglio e le vaganze notturnede “Il Respiro del Fiume”. Enzo sa guardare in quegli scarti di mondo di solito la-sciato ai margini, in quelle schegge che riflettono la complessità delle cose. Ha lacapacità di mettersi in ascolto, più con il cuore che con l'udito, e di trasmettercicon i suoi testi ciò che a volte non vorremmo sentire. È la stessa capacità chehanno tutti i grandi autori di Teatro.

Il progetto artistico “Piccolo Parallelo” muove i primi passi a Bologna al-l’inizio degli anni Ottanta. Ci potresti descrivere lo “spirito del tempo” diquegli anni?Nella Bologna negli anni '70 l'apertura del DAMS (Disciplina Arti Musica Spetta-colo) richiamava giovani da tutta Italia e dall'Europa. E Bologna era anche unadelle città in cui in quegli anni era stato attivo un fortissimo movimento di conte-stazione sociale. Da Bologna passavano il Living Theatre, Patty Smith, LindsayKemp e poi Pina Baush, le prime compagnie di spettacoli di danza Butoh che ar-rivavano dal Giappone e tanti altri artisti che hanno rinnovato la scena teatrale emusicale internazionale. Per cui si poteva tranquillamente partecipare a una ma-nifestazione in Piazza Maggiore circondati dai blindati della Polizia e due ore do-po partecipare ad uno stage di danza alla Galleria d'Arte Moderna. E tutto quelche avveniva aveva in sé questa “cifra” di contestazione al sistema ma anche diavvenimento artistico. E negli anni '80 era come se le idee nate in quei '70 pocoa poco cercassero una loro sedimentazione, i propri luoghi per esprimersi piena-mente. Tutto ciò creava una fucina esplosiva sia in campo artistico che sociale diidee, iniziative, luoghi di aggregazione. È la Bologna raccontata così bene con ef-ficacia dai romanzi di Pier Vittorio Tondelli.Intrisi di questo clima così scrivevamo nel 1981 nel manifesto di fondazione di “Piccolo Parallelo”: “Generazione ferita la nostra, nella mente e nel cuore. Nella mente peraver creduto in troppe rivoluzioni, nel cuore per aver investito su queste ipotesi di vita, scariche d'affetto e nuovi rapporti d'amore finalmente pronunciati. Ci siamo lasciatifiorire sulle palpebre sguardi nuovi per cercar corpi segretamente sognati e dalle nostre labbra parole di fuoco che bruciano ancora la gola. L'esperienza comune frantu-mandosi ci ha resi estranei: nuove ginocchia si sono piegate davanti alla croce, fra api e architetti le distanze si sono fatte più lontane, nuovi luoghi del sapere ricevonocorpi in toni grigi e rari blu, troppe galere si sono riempite accorciando la distanza fra la vita e la morte; mai così tanti corpi sfregiati in tempo di pace... Da qui ripartiamo,da questa memoria, concependola come "grado zero" da cui iniziare a riprogettare un futuro. Se ogni corpo ha un suo luogo, il nostro luogo è il Teatro che ci vedrà con-sumare idee ed energie e ci sta scoprendo carichi di diversità. È una strada la nostra che si sta delineando fra la passione d'agire e il cuore freddo della necessità. Ci at-trezzeremo meglio per percorrerla ridistribuendo le sensibilità e aiutando il corpo a munirsi di più viste per meglio coglier le complessità del mondo e le nuove differenzefra noi e gli altri… Inventeremo storie desuete in cui esplorare gli inganni, i soprusi e i suicidi non sempre detti. Daremo corpo alle nostre visioni organizzandole in unmondo possibile in cui specchiarci non più sfigurati e nuovamente vitali... La parola nascerà dall'esigenza di rompere il silenzio contro chi preferirebbe un Teatro sua-dente… Ci vorrà tempo per tutto ciò ma questo tempo ci vedrà viaggiatori disincantati e partecipanti adatti”.

Più che una dichiarazione poetica di una compagnia teatrale, quasi un “manifesto politico”. Letto ora questo documento ha in sé l'ingenuità della giovinezza e la forza diuna scelta artistica precisa.

Com’è stato il passaggio da un contesto complesso, dinamico e creativo come quello bolognese a un ambiente meno “effervescente” come quello della Bas-sa Pianura lombarda?La Bassa Pianura lombarda non offriva certo “l'effervescenza” bolognese. Ma come una grande mamma Bologna tende a soffocare i propri figli e a fine anni '80 sentiva-mo questa pressione. La possibilità di far vivere uno spazio teatrale come ci era stato offerto dal Comune di Romanengo era molto allettante. In provincia di Cremona esi-steva allora solo il Teatro Ponchielli, un tempio del Teatro di tradizione e della Lirica. Romanengo si poneva come una sorta di “corpo estraneo” con un pubblico tutto dacreare, una programmazione da inventare e tutto l'entusiasmo che porta con sé una scelta del genere. Dalla nostra avevamo tante idee e un progetto condiviso dal Co-mune con fondi provinciali e regionali. Siamo stati come dicevo un corpo estraneo che per più di 25 anni ha offerto stagioni che potevamo trovare solo nelle grandi città.

Le nostre creazioni artistiche hanno inevitabilmente risentito di questo trasferimento. Qui nella Bassa è nato il nostro “Caravaggio... i furori” che in vent'anni di tournéeabbiamo portato in 200 città. Sono nati tanti progetti e spettacoli ispirati dai luoghi come “Contadini, Servi Famei”, “Il Poema di Gilgamesh”, “Gerundia Felix” fino al “Re-spiro del Fiume”. E poi le 25 stagioni del Teatro Galilei di Romanengo, le 6 edizioni della Stagione “Teatri di Pianura”, le 15 edizioni del “Festival della Valle dell'Oglio”. In-somma 25 anni di vita.

A tuo parere, quale potrebbe essere, oggi, la funzione del teatro? Può effettivamente rappresentare, stimolando la riflessione individuale e collettiva, un vali-do argine per il contenimento del “diluvio informazionale” che ci sta travolgendo?Il Teatro è rimasto uno dei pochi luoghi dove avviene un incontro fra le persone non mediato da tecnologie. Quello del Teatro è un tempo sospeso che una piccola co-munità di individui che non si conoscono decidono di condividere. Quindi un incontro che non avviene a caso ma è cercato e voluto. E lo spettatore dice all'attore: “ec-comi sono qui per te, ora dimmi”. E l'attore si svela. E quel che avviene in scena è un punto di vista preciso sul mondo che l'artista propone a questa comunità. Scegliefra i mille gesti, parole, musiche possibili quelle che han senso solo in quel preciso momento. In questo senso è un rapporto diretto e direi onesto.

“Teatri di pianura”(dal 1999 e tuttora in essere)

Giunta nel 2014 alla sesta edizione è una Stagione teatrale itinerante. In que-sti sei anni ha coinvolto 30 comuni fra le province di Bergamo, Brescia e Cre-mona. La sesta Stagione 2014/2015 ha compreso 21 spettacoli per adulti, bam-bini e famiglie. Ha avuto una grande svolta spostando il fulcro della sua pro-grammazione da Romanengo a Calcio. Alla Stagione hanno aderito i Comuni diCalcio, Orzinuovi, Soncino, Romanengo, Rudiano e Ostiano.

Cosa intendi per Teatro di qualità? Questo genere di teatro richiede allo spettatore una certa preparazione culturale?Quando parlo di Teatro di qualità intendo come prima cosa la consapevolezza del proprio mestiere. E qui entrano in gioco diver-se sfere: una sfera più istintiva cioè l’impatto emotivo che uno spettacolo ha sullo spettatore. E una seconda sfera, di tipo intel-lettuale, che opera sui codici linguistici, il testo, le luci, le musiche, le coreografie, la regia… A mio avviso la consapevolezza cheun artista ha di tutto questo fa o meno un'opera di qualità. E, condizione determinante, la capacità dell'attore di portare il suo cuo-re, la sua sensibilità all'interno di tutto questo. Per venire alla seconda domanda, non penso occorra una particolare preparazio-ne, disponibilità sì. È implicito che conoscendone i codici comprendo meglio l'opera, ma penso che la cosa indispensabile sia ladisponibilità a lasciarsi coinvolgere, a guardare con occhi sinceri: ho visto contadini emozionarsi davanti a una danzatrice india-na pur non conoscendo affatto i codici della danza Orissi.

Scorrendo i programmi delle molteplici e diversificate rassegne culturali proposte nel corso degli anni da “Piccolo Pa-rallelo”, prende forma la parola “contaminazione”. Condividi questa “visione”?Ritengo che la contaminazione sia il processo tramite il quale si evolve l'umanità. Èun processo continuo di cui non abbiamo sempre coscienza perché l'uomo ha unapercezione riduttiva del tempo, legata cioè alla durata della propria vita. Su tempi piùlunghi questo è assolutamente verificabile. È un processo continuo che agisce in tut-ti i campi, artistico, sociale, culturale, gastronomico che procede per rallentamenti eaccelerazioni. Così il teatro si unisce alla musica, ai video, alla danza creando operenuove e originali. Le culture contagiano i corpi: piercing e tatuaggi erano segni distin-tivi della rivolta punk, ora, dopo quarant'anni, non c'è adolescente che non sfoggi untribale o un anellino ai lobi. Nel linguaggio, anche dialettale, usiamo quotidianamentetermini di derivazione spagnola, francese, inglese. In campo artistico tutto ciò è mol-to più evidente perché il teatro, l'opera d'arte per sua natura, comprime il tempo e loreinventa. Ma è sempre stato così. L'emblema di Venezia è rappresentato da un leo-ne alato che regge un libro. Era l'Africa che arrivava in Europa attraverso la raffigura-zione simbolica dell'Evangelista San Marco.Di contro il concetto di purezza penso appartenga di più a certe mitologie fondativeche nel tentativo di realizzarsi han creato disastri epocali.

Come nasce l’idea di affiancare al nome “Odissea” la qualificazione “Festival del-la Valle dell’Oglio”? Come nasce, inoltre, la meravigliosa idea di lanciare l’insolitainiziativa “Il Respiro del Fiume”?ODISSEA è un festival itinerante di teatro, musica, incontri che si svolge da 15 anni frale 4 province bagnate dall'Oglio: Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova È un viaggionon solo in senso letterale, come un viaggio del corpo, ma anche un viaggio metafori-co alla scoperta di nuove culture, musiche, idee eccetera.La definizione “Valle dell'Oglio” è stata usata per la prima volta da noi per definire ilterritorio interprovinciale bagnato dal Fiume. Territorio “fluviale”, unito dall’antica sto-ria dell'Oglio il cui corso ha determinato la geografia, la natura, la vita e quindi an-che le singolari affinità di questi paesi e di migliaia di persone che hanno operato evissuto in questa grande zona, il cuore della Lombardia potremmo dire. Un territoriopulsante di una arteria ancora viva eppure, allora, 15 anni fa quando è nata Odissea,quasi dimenticata, un’arteria che divide, separa e nel contempo unisce. Odissea èstata quindi pensata per rivedere o riscoprire la bellezza di luoghi e dei paesaggi: lePiazze, le Rocche e Castelli, parchi, cascine e boschi, rive del fiume. Con Odisseaquesto territorio da quindici anni è al centro di un progetto culturale che, oltre a ri-chiamare un pubblico curioso e itinerante, offre opportunità anche a chi pratica unturismo culturale e ambientale: serate di teatro, musica e momenti di riflessione pub-blica con seminari, laboratori, conferenze, vaganze notturne e tante altre occasioni.“Il Respiro del Fiume” è un’esperienza sensoriale e non uno spettacolo. È una intui-zione di Enzo nata dalla necessità di immergersi totalmente nella natura, meglio la-sciando ai sensi la “narrazione” di ciò che vedono, sentono. Una “vaganza” notturnasulle rive e dentro il fiume alla quale si partecipa seguendo una precisa ritualità. Co-me l'invito ai partecipanti a bruciare un proprio indumento all'inizio del percorso o laconsegna all'acqua di un fiore in ricordo delle persone amate. Vivere il fiume di gior-no è un fatto comune a molti: la luce che rimbalza sull’acqua, i colori, la vegetazio-ne, il canto degli uccelli, i rumori di lontane attività contadine… Di notte no. Il buiorende tutto pura forma, l’olfatto si fa più sensibile e il respiro delle acque è il suonopiù potente della notte.L’animale umano affina i cinque sensi e percepisce nuove e impreviste sensazioni.Così per chi conosce il fiume questa “esperienza vagante” diventa un modo per ri-scoprirlo, per chi non lo conosce un’esperienza sensoriale in luoghi affascinanti emisteriosi. L'esperienza nata originariamente sul fiume Oglio in provincia di Berga-mo, Brescia e Cremona, è stata poi presentata sul fiume Serio (in provincia di Ber-gamo e Cremona), sul fiume Adda (in provincia di Lecco), sul fiume Ameno (in pro-vincia di Novara), sul Seveso nel Parco Nord di Milano, sul fiume Albegna (in pro-vincia di Grosseto).

“Teatro G.Galilei”di Romanengo (Cr)(dal 1987 al 2014)

Dal 1988 punto di riferimentodella regione per quel pubblicoche cerca un Teatro di qualità,lontano dai circuiti commercialima vivo e attento alla nuovadrammaturgia e ai giovani artisti,di questa particolarità ne fa unpunto di forza e di identità. Co-nosciuto in tutta Italia per la suaparticolare programmazione, nei26 anni di attività ha ospitato o“scoperto” grandi attori comeMoni Ovadia, Marco Paolini, LeoDe Berardinis, Marisa Fabbri,Laura Curino, Marco Baliani,Ascanio Celestini, Sandro Lom-bardi, David Riondino, PaoloHendel, Mario Pirovano, Bustric,Lella Costa, Piera degli Esposti,Franco Branciaroli, AlessandroFullin, Bebo Storti, Jacopo Fo,Lucia Vasini, Lucilla Giagnoni,Giulina Musso ecc. Ha ospitatograndi esponenti della culturacome lo scrittore Aldo Busi, il fi-losofo Gianni Vattimo, la giorna-lista Natalia Aspesi, il critico tea-trale Valeria Ottolenghi. Non dimeno ha ospitato grandi artisti emusicisti di fama internazionalecome Fabrizio Bosso, Sissy Ata-nassova (Bulgaria), SainkoNamchilak (Tuva), Borte Duo(Mongolia), Yung Che Llamo (Ti-bet), Yumiko Yoshioka (Giappo-ne), Tadashi Endo (Giappone),Atsusho Takenouci (Giappone),Thania Kabarova (Russia), Tea-tro de Los Andes (Bolivia).

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 29

La Commissione per la valorizzazionedella storia e della cultura di Scanzo-rosciateNasce nel 2009, per volontà dell’allo-ra sindaco Alborghetti. Riunisce gliesperti storici del comune e un gruppodi volontari desiderosi di approfondirela conoscenza del territorio. Si è occu-pata dell’organizzazione di serate diapprofondimento sul territorio, dicamminate guidate durante la Festadel Moscato, della realizzazione del-l’opuscolo “Le vie della storia e del-l’arte” e dei relativi pannelli informa-tivi posti lungo le vie. La Commissio-ne è stata mantenuta dalla nuova Am-ministrazione e nel 2015 si è dedicataall’organizzazione di corsi gratuiti peraccompagnatori locali sul territorio diScanzorosciate. Il gruppo sta inoltrelavorando per realizzare un’area desti-nata a raccogliere documenti e foto-grafie riguardanti Scanzorosciate e lasua storia.Il Distretto dell’Attrattività GATE

Nel novembre 2014, nasce GATE(Green Attractivity Territory for EX-PO). Composto da 31 Comuni situatinella parte orientale della provincia diBergamo, con capofila il Comune diSeriate. Per Scanzorosciate è allo stu-dio un progetto ambizioso per l’istitu-zione di un “Museo del Vino” con loscopo di “…raccontare la storia delMoscato di Scanzo, della produzionevitivinicola e della società contadinadel passato con metodi di narrazioneinnovativi ed esperienziali...”.

Il Distretto vanta partner quali:• Provincia di Bergamo;• Camera di Commercio;

• Sistema Turistico delle Orobie Ber-gamasche;

• Ascom Bergamo;• Confesercenti Bergamo;• Associazione Strada del Moscato di

Scanzo e dei sapori scanzesi;• Consorzio Moscato di Scanzo;• Consorzio Valcalepio

e altre collaborazioni con Coldiretti,Confartigianato, Confindustria, SAC-BO, Oriocenter eccetera.

I riferimenti statistici relativi al Di-stretto sono i seguenti:• popolazione: 210mila persone;• 20 alberghi;• 50 B&B;• 337.200 mq di superfici di vendita

(piccola, media e grande distribu-zione);

• 1.680 esercizi di vicinato;• 240 ristoranti;• 454 bar.

Il prodotto“Moscato di Scanzo”

Prodotto nel comune bergamasco diScanzorosciate, sulle prime pendicicollinari delle Alpi Orobie, il Moscatodi Scanzo Docg è un vino rosso passi-to di antica origine ottenuto dalla pi-giatura di grappoli ben maturi e pre-ventivamente sottoposti ad appassi-mento.

La Docg Moscato di Scanzo si ca-ratterizza per essere la più piccolad'Italia: • la zona di produzione è limitata al so-

lo comune di Scanzorosciate (BG);• i produttori sono 23, di cui 20 ade-

renti al Consorzio di Tutela Moscatodi Scanzo;

• la superficie a vigneto non supera i31 ettari;

• la produzione vinicola è di poco supe-

IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E28

1. Premessa2. Gli Enti e le Associazioni

del territorio3. Il prodotto“Moscato di Scanzo”4. Storia e Territorio5. Eventi 2015 in evidenza

PremessaAnche per coloro che non hannogrande familiarità col territorio diScanzorosciate e con il suo “vino”,questa breve introduzione offre l’oc-casione per una profonda riflessionesul tema dei valori da sempre in gio-co nella relazione che persiste fra Ter-ra e Uomo.

Solo dalla passione, dal coraggioe dalla perseveranza nascono le gran-di imprese, come solo nel rispettodella Natura e delle sue leggi, si potràgodere a lungo dei buoni frutti di cuiella sa essere tanto generosa.

Sono questi gli elementi fondantie i punti di riferimento per coloro checon tanta passione si prendono dasempre cura di questo piccolo angolodi mondo.

È proprio qui che i valori dellaTradizione, della Cooperazione e del-la Condivisione sono radicati e ri-mangono, oggi come ieri, elementiineludibili che sapranno garantire aquesto territorio un futuro di sempremaggiore prosperità.

A questa gente, e a chi la sostiene,vanno il riconoscimento e il merito disaper produrre ancora oggi un vinounico, il “Moscato Passito”.

Per chi ancora non conoscessequesti luoghi e il vino qui prodotto,questo testo valga quale invito a pro-grammare una visita in loco, pregu-stando il sapore intenso di un sorsodel pregiato Moscato di Scanzo.

Gli Enti e le Associazionidel territorio

Il Consorzio di Tutela Moscato diScanzoDi seguito, le tappe più significativeche hanno contraddistinto oltre untrentennio di impegni condivisi daicomponenti l’attuale Consorzio diTutela, già Associazione ProduttoriMoscato di Scanzo, facendo meritare

OO‘‘,,Scanzo, patria del Moscato

Bontà e Bellezza: un Vino e un Territorio d’eccezione

1.

2.

Il "Moscato di Scanzo" è prodotto nel comune bergamasco di Scanzorosciate, sulle prime pendici collinari delle Alpi Orobie.

I curatori dell'articolo: Pietro Bariselli (studente Uni-versità degli Studi di Milano - Corso di Laurea in Viti-coltura ed Enologia); Mariangelo Bariselli (collabora-tore della BCC).

alla locale produzione di vino l’am-bito riconoscimento qualitativo oltreche l’attribuzione del marchio di tu-tela Docg:• inizio anni ‘70: nasce l’Associazio-

ne Produttori Moscato di Scanzo;• 1993: a seguito del riconoscimen-

to della Doc "Moscato di Scanzo oScanzo Passito" come sottozonadel Valcalepio nasce il Consorziodi Tutela;

• 2002: con decreto ministeriale vieneistituita la nuova denominazione“Moscato di Scanzo Doc o ScanzoDoc”, non legata al Valcalepio;

• 2009: il Ministero alle PoliticheAgricole attribuisce al Moscato diScanzo la Denominazione di Ori-gine Controllata e Garantita(Docg), la prima e unica Docg diBergamo e la quinta della RegioneLombardia.

Tuttora il Consorzio Tutela Mo-scato di Scanzo prosegue nel suo im-pegno orientato alla continua valo-rizzazione, divulgazione e promozio-ne di una produzione dalle spiccatecaratteristiche.

Il Comune di ScanzorosciateNegli ultimi 10 anni l’Amministra-zione Comunale ha dedicato partico-lare attenzione alla promozione delterritorio e all’avvicinamento dei cit-tadini di Scanzorosciate, e non solo,al Moscato di Scanzo. Anche graziea queste attività, Scanzorosciate èentrato a far parte del circuito nazio-nale Città del Vino.

Un breve riepilogo cronologicodelle varie iniziative comunali:• dal 2004 il Comune si fa promoto-

re della nascita di un’aggregazionedi produttori vitivinicoli, ristorato-ri e albergatori, che porta nel 2006alla nascita dell’associazione Stra-da del Moscato di Scanzo e dei sa-pori scanzesi;

• nel 2009 nasce la Commissioneper la valorizzazione della storia edella cultura di Scanzorosciate;

• nel 2014 viene istituito l’Assessora-to alla Promozione del Territorio.

L’Associazione Strada del Moscatodi Scanzo e dei sapori scanzesiNata nel 2006, l’Associazione nonha fini di lucro e persegue l’obiettivodi creare e gestire percorsi enoga-stronomici all’interno del territoriodel comune di Scanzorosciate e, co-munque, nel contesto della produzio-ne del Moscato di Scanzo Docg.L’Associazione ha lo scopo di valo-rizzare il patrimonio rappresentatodai prodotti tipici del comune diScanzorosciate e del Moscato in par-ticolar modo, di promuovere il turi-smo enogastronomico e le risorsestorico-culturali del territorio. Pos-sono far parte dell’Associazione:produttori vitivinicoli, altri produtto-ri agricoli, enoteche, botteghe di pro-dotti tipici, agriturismi, ristoratori,albergatori, musei della vite o etno-grafici, imprese artigiane e commer-ciali ecc. Il sindaco è da statuto ilpresidente dell’associazione; il pre-sidente del Consorzio in carica ne èil vicepresidente. All'inizio del mese di ottobre, il Moscato è pronto: è il momento della vendemmia.

3.

Page 16: PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ …static.publisher.iccrea.bcc.it/archivio/393/111362.pdf · colori fluorescenti, decalcomania, collage, trasposizioni fotografiche.

PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 31

vasca dove termina il processo di fer-mentazione: da questo punto il mostosi può già ritenere vino. Dalle buccetorchiate, invece, le distillerie ricavanola grappa.

Prima di essere messo in bottiglia ilMoscato di Scanzo dovrà restare nellevasche almeno 2 anni a ‘invecchiare’,per poi proseguire l’invecchiamento inbottiglia, la cui forma è identica per tut-ti i produttori, per favorire, in tal modo,l’individuazione del Moscato di Scanzofra le molte altre bottiglie di vino.Le caratteristiche organolettiche e ladegustazione

Per descrivere un vino bisogna usa-re almeno 3 dei nostri 5 sensi:• vista: il Moscato di Scanzo è di co-

lore rosso rubino carico e assume,dopo alcuni anni di invecchiamento,riflessi color ambra;

• olfatto: profuma di frutta matura espezie;

• gusto: il gusto del Moscato ricordaquello dei frutti di bosco e della va-niglia, della confettura di prugne e difrutti rossi.

Ciascun vino ha dei piatti con cuiva particolarmente d’accordo. Esistonoinfatti abbinamenti ideali: piatti che ciconsentono di apprezzare al meglio lecaratteristiche del vino e, viceversa, vi-ni che ci fanno gustare nel migliore deimodi i piatti che abbiamo davanti.

Il Moscato di Scanzo si abbinamolto bene con biscotti e torte a basedi frutta secca e mais, come i cantucci-ni e la torta sbrisolona, e col cioccola-to fondente.

Molto buono anche con alcuni for-maggi erborinati come lo Strachitunt,il Moscato di Scanzo va benissimo an-che bevuto da solo, come ‘vino da me-ditazione’.

Storia e TerritorioScanzorosciate

Adagiato alla sinistra del Serio, or-mai allo sbocco nella pianura, Scanzo-rosciate dista appena sette chilometri daBergamo.

Più che un comune, si configuraquasi come un comprensorio ammini-strativo, tanti sono i nuclei abitati chene fanno parte.

Innanzitutto Scanzo, la sede muni-cipale, delimitato a ovest dalla roggiaBorgognona; quindi Rosciate, che sitrova più a est; poi Negrone, Tribulinae Gavarno, che punteggiano la fasciacollinare che si allunga a oriente, fa-mosa per la bellezza dei luoghi, ma an-che per l’altissima qualità della produ-zione enologica.

Grande il patrimonio artistico e ar-

IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E30

riore alle 60mila bottiglie all'anno. La storiaLa storia del Moscato di Scanzo ini-zia tra il 1200 e il 1300, quando leprime piante di uva di moscato, al-l’epoca solo bianco, arrivarono in Ita-lia da paesi lontani.

Accadde allora che le piante dimoscato bianco incontrarono le pian-te di uva nera che crescevano a Scan-zorosciate, dando origine a una nuovapianta che regalava un’uva nera, dol-ce e profumata, come l’uva del mo-scato bianco… Era nata la pianta delMoscato di Scanzo.

Il suo vino era talmente buono eprezioso che, alla fine del 1300, quan-do i Guelfi e i Ghibellini si combatte-vano anche in queste zone, le botti-celle di moscato (all’epoca chiamato‘moscatello’) venivano spesso rubatecome bottino di guerra.

Per mancanza di testimonianzescritte, non è noto quale fosse a quel-l’epoca il metodo di produzione, an-che se è però dato per certo che allafine del 1700 il Moscato di Scanzofosse già un vino dolce e passito e chele sue uve, come ancora oggi, venis-sero lasciate appassire prima di esse-re pigiate.

La storia del Moscato si tinge atratti anche di leggenda… Si narra in-fatti che il pittore e architetto Quaren-ghi, che possedeva dei terreni a Ro-sciate, abbia donato delle botti di Mo-scato alla zarina Caterina di Russianel corso di uno dei suoi viaggi. Si di-ce anche che il Moscato, in quegli an-ni, fosse quotato alla Borsa di Londracome uno dei vini più cari e preziosi.La vigna

Per ottenere un vino prezioso come ilMoscato di Scanzo, si inizia nei cam-pi, nelle numerose vigne che si trova-no sulle colline, dove i produttori siprendono cura delle piante di vite finda quando sono solo delle semplici‘barbatelle’, piantate in primavera, inun terreno particolare oltre che fortu-nato, caratterizzato da elevata pen-denza e buona esposizione al sole, do-

ve la stessa roccia (Sass de Luna), dicui è ricco, lo rende speciale.

Infatti, finché questa pietra restacoperta dalla terra risulta essere mol-to dura e resistente, quando inveceviene esposta al sole si sgretola, finoa diventare polvere, terreno ideale perfar crescer le pregiate piante di Mo-scato di Scanzo.

Passano almeno 3 - 4 anni primache le nuove piantine possano inizia-re a produrre uva. In seguito, la pian-ta della vite continuerà a richiederemolte cure in tutti i periodi dell’anno: • in inverno, viene effettuata la pota-

tura secca, che prevede il taglio deirami di troppo, per aiutare la piantaa produrre nel modo migliore;

• ad aprile, iniziano a spuntare le pri-me foglioline della nuova vegeta-zione e a giugno si esegue una nuo-va potatura, la potatura verde;

• a metà giugno, iniziano a vedersi ifiori che, nel giro di poche settima-ne, si trasformeranno in piccoligrappoli;

• a fine luglio - inizio agosto, i grap-poli, ormai formati, iniziano aprendere colore e le foglie di trop-po che si trovano attorno ai grappo-li vengono eliminate, in modo che iraggi del sole ne assicurino la ne-cessaria maturazione;

• nei mesi caldi, vengono effettuati i‘trattamenti’, innaffiando le piantecon prodotti naturali, rame e zolfo,diluiti in acqua, per proteggerle da-gli attacchi di malattie e funghi.

All’inizio del mese di ottobre, fi-nalmente, il Moscato è pronto: è ilmomento della vendemmia, durantela quale i grappoli vengono raccolti amano e messi in piccole cassette, fa-cendo attenzione a non schiacciare gliacini ed eliminando dal grappoloquelli rotti o acerbi. La cantinaDopo la vendemmia, il viaggio deigrappoli di Moscato prosegue in dueluoghi molto speciali: il locale di ap-passimento e la cantina.

Il locale di appassimento è una

stanza in cui i grappoli vengono la-sciati ad appassire per almeno 21giorni. I grappoli possono restare nel-le cassette nelle quali sono stati rac-colti, oppure essere trasferiti su gran-di telai di legno o metallo con un fon-do di rete, chiamati ‘graticci’.

Durante l’appassimento è moltoimportante che i grappoli siano ben di-stanziati fra di loro in modo da lasciarpassare l’aria tra gli acini, controllatimolto spesso e rigirati, per far appassi-re l’uva in modo uniforme. I locali diappassimento sono diversi da aziendaad azienda: in passato erano i solai o iportici delle cascine, dove l’aria circo-lava in maniera naturale, con il rischioperò che giornate di pioggia e nebbiarovinassero l’uva. Oggi, molti locali diappassimento sono dotati di deumidifi-catori e ventilatori; in alcuni casi sitratta di vere e proprie camere condi-zionate in cui la temperatura e l’umidi-tà sono controllate.

Dopo l’appassimento, gli zucche-ri, i sapori e i profumi dell’uva si con-centrano negli acini, che non sono piùtondi e gonfi come appena raccoltima un po’ grinzosi, come l’uvetta; ilsucco d’uva che ne uscirà sarà perciòpoco e molto prezioso.

Terminato l’appassimento, i grap-

poli di Moscato vengono messi in unamacchina chiamata ‘pigiadiraspatrice’che separa gli acini dalla parte verdedel grappolo (che si chiama ‘raspo’) econtemporaneamente li pigia, facendouscire il succo. Questo succo, chiama-to mosto, le bucce e i semini dell’uva,vengono raccolti in grandi contenitorid’acciaio, che si trovano nelle cantinedi tutti i produttori di Moscato diScanzo. All’interno di questi conteni-tori, detti ‘vasche’, inizia un procedi-mento molto importante chiamato‘fermentazione’ che dura circa unasettimana, nel corso della quale so-stanze naturali chiamate ‘lieviti’ tra-sformano una parte dello zuccherocontenuto nel succo d’uva in alcol.

Contemporaneamente, il succo sisepara dalle bucce e dai semini cheiniziano a galleggiare formando un‘cappello’ sopra il liquido, cappelloche di tanto in tanto va rotto tenendo-lo bagnato col succo, in modo da evi-tare che si formino delle muffe. Lebucce nel frattempo conferiscono co-lore al succo.

Terminata la fermentazione, ilcontenuto delle vasche va travasatonel torchio, dove le bucce vengonospremute per fare uscire tutto il suc-co, che viene messo di nuovo in una

OO

chitettonico di Scanzorosciate, che ri-manda anche all’epoca romana.

Scanzo, infatti, fa derivare il suonome dal gentilizio latino Scantius, di-ventato poi Scanze. Patrizia anchel’origine di Rosciate, anch’esso di ori-

gine romana: si suppone che provengada Roscius, ossia dal nome di una gensromana, di cui è rimasto celebre so-prattutto Quintus Roscius di Lavunio,famoso attore dei suoi tempi e amicointimo di Cicerone.

Anche nel Medioevo i nuclei cheoggi vi si riferiscono erano al centrodegli interessi storici: fortificazioni ecastelli erano presenti sia a Scanzo chea Rosciate, a testimonianza delle fun-zioni militari dei due centri, situati inuna posizione strategica, a guardia del-la città di Bergamo, nella sua porzioneorientale.

Qualificante la storia di Scanzoro-sciate anche sotto la dominazione dellaRepubblica Serenissima di Venezia,che significò un lungo periodo di pacee di prosperità.

Monumenti e Patrimonio Artistico: lechiese

Cinque parrocchie per cinque chiese,tutte interessanti sotto l’aspetto cultu-rale e artistico:• San Pietro Apostolo di Scanzo: la

vecchia parrocchiale di Scanzo distile rococò risale al 1750 e fu co-struita sulle preesistenti strutture cherisalgono al decimo secolo su pro-getto di Gian Battista Caniana; alsuo interno sono presenti diversi di-pinti preziosi e sculture, affreschi diVincenzo e Angelo Orelli (fine Set-tecento). Rilevanti anche la statuafantoniana della Madonna del Rosa-rio e una pala del Salmeggia; La Docg Moscato di Scanzo si caratterizza per essere la più piccola d'Italia: la zona di produzione è limitata al solo comune di Scanzorosciate; i produttori sono 23; la superficie a vigneto non supera i 31 ettari; la produzio-

ne vinicola è di poco superiore alle 60mila bottiglie all'anno.L'attuale campanile, in stile gotico, della chiesa SanPietro Apostolo di Scanzo.

Per il celebre critico enogastronomico e noto volto televisivo Edoardo Raspelli "il Moscato di Scanzo è un gio-iellino, un vino con una grande struttura, equilibrio, forza ed eleganza".

CuriositàSIMONE DA SCANZO E ALBERICO DA ROSCIATE

Le bottiglie di Moscato di Scanzo sul collo hanno un bollino sul quale sono ritrattidue importanti personaggi storici:

• Simone da Scanzo (a sinistra): il suo nomeera Simone Scarpano da Scanzo. Fu uncondottiero che a metà del 1400 dife-se la rocca della Bastia dai tentatividei Visconti di Milano di imposses-sarsi dei territori di Scanzo, Roscia-te, Villa di Serio e Pedrengo. La cadu-ta della roccaforte del monte Bastiaavrebbe comportato il passaggio dei quattrocomuni sotto la dominazione dei Visconti, ma Simo-ne difese la rocca e fu per questo onorato ufficialmente dalla Repubblica di Ve-nezia per il valore dimostrato nella difesa della Bastia di Scanzo;

• Alberico da Rosciate (a destra): nato a Rosciate in una famiglia di giudici e giu-risti alla fine del 1200, Alberico divenne a sua volta un giurista (un esperto di leg-gi). Laureatosi allʼUniversità di Padova si trasferì a Roma, dove lavorò come di-plomatico per lo Stato Pontificio. È noto soprattutto per i suoi viaggi ad Avigno-ne, in Francia, dove incontrò Papa Benedetto XII che convinse a revocare la sco-munica lanciata nel 1329 sulla città di Bergamo, colpevole di essersi schierata afavore dell'Antipapa Niccolò V, eletto tramite l'influenza dell'imperatore Ludovicoil Bavaro.

Il bollino con Simone e Alberico rappresenta il Consorzio di Tutela Moscato diScanzo.

4.

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 33IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E32

• S. Maria Assunta di Rosciate: chie-sa ottocentesca con dipinti di G.B.Epis, M. Cesareo, G.P. Lavagna; trale sculture ricordiamo la statua raffi-gurante il Cristo (XVIII sec.) el’Addolorata della bottega dei Sanz;

• San Pantaleone di Negrone (sec.XIII): ampliata nel secolo XV, lachiesa è stata recentemente restau-rata negli anni 1979 -1980, lavoriche hanno ridato al complesso l’an-tico splendore; all’interno sonopresenti dipinti del XVII secolononché opere di Francesco Zucco,del Tapino (Annunciata del 1613) edel figlio di Francesco Salmeggia.Interessanti sei tele secentescheispirate ai miracoli di San Pantaleo-ne di autore ignoto. All’esterno so-no belli da ammirare il portico el’antica torre;

• San Giovanni di San Giovanni neiboschi (Tribulina): antica chiesadel sec. XVI collocata alla Tribuli-na, collina di Scanzorosciate, è de-corata con affreschi del ‘500; con-serva al suo interno due preziose te-le antiche: una Pietà del Cinque-cento attribuita a Luca Cambiaso euna pala del Seicento (Madonnacon Bambino e tre angioletti) diCarlo Ceresa. Ampliata sul finiredell’Ottocento per anni funse daparrocchiale;

• SS. Trinità di Gavarno Vescovado(sec. XIX): la località è così chia-mata perché un tempo era residen-za estiva dei Vescovi di Bergamo.All’interno troviamo dipinti di A.Cifrondi. Nella cappella di famigliadel piccolo cimitero diGavarno è

stato sepolto uno dei più celebri di-rettori d’orchestra del secolo scor-so, Victor de Sabata, deceduto neldicembre 1967.

Anche per questo Scanzorosciate valeun’escursione, per scoprire, in un am-biente gradevole, dai toni squisita-mente collinari, uno dei tesori urbanidell’hinterland di Bergamo.

Fiore all’occhiello, innanzitutto, èla sua posizione. Il paese, infatti, siapre in un anfiteatro col-

linare di sicura bellezza: da una partela pianura, quale platea naturale; dal-l’altra i contrafforti rocciosi del monteMisma, che anticipa l’asta del torrenteCherio e della Val Cavallina. Ai mar-gini, il fiume Serio marca l’entrata inun territorio collinare di effetto pae-saggistico.

Qui, in un groviglio di dorsali mo-reniche che costituiscono le cosiddette“colline orientali” di Bergamo, si apreuna sorta di “angolo di Toscana” nellaprovincia bergamasca: un insieme di

dossi e conche più o menoampie, che, con la lo-

ro rigoglio-

sa natura e le pregiate colture vinicole,rappresentano un unicum veramentesuggestivo e dalle valenze romantiche.

Un polmone verde di grande spes-sore naturalistico, fra piccole dorsali evallette, fra brevi strappi e lunghe di-scese, fra cascinali e villette, che han-no consentito a molti cittadini di ab-bandonare il vicino capoluogo, per im-mergersi nella quiete di questi posti si-lenziosi e ben assolati.

Eventi 2015 in evidenza10a edizione Festa del Moscato diScanzo: Festa da record...

La Festa del Moscato di Scanzo edei sapori scanzesi, occasione per Scan-zorosciate per riunirsi e festeggiare lapropria eccellenza territoriale, momen-to culmine di un lungo percorso, porta-to avanti dal Comune di Scanzorosciatecon l’obiettivo di stringere stretti lega-mi tra territorio e proposte enogastrono-miche, culturali e artistiche.

Dal 3 al 6 settembre 2015 si è te-nuta la 10a Festa del Moscato di Scan-zo e dei sapori scanzesi, edizione cheha registrato un boom di visitatori,raggiungendo il record di 40mila pre-senze, il 33 per cento in più rispetto al2014.

… e tanto altro in programma, unapassione che dura tutto l’anno.

Proposte, progetti ed iniziative vol-ti a valorizzare le eccellenze del terri-torio (secondo semestre 2015):• Salotto del moscato - enoteca con-

sortile: è la nuova sede del Moscatodi Scanzo che trova dimora nella

OOAziende associate

Di seguito, vengono elencate le aziende che a vario titolo partecipano e animano ledue principali realtà associative di Scanzorosciate nellʼambito della promozione delterritorio:- (C) socio Consorzio Tutela Moscato di Scanzo;- (A) socio Associazione Strada del Moscato di Scanzo e dei sapori scanzesi.

Per ulteriori dettagli sarà possibile fare riferimento alla sitografia dedicata (v. box).

Molte altre realtà private e associative non richiamate in questa sezione sarebberostate ugualmente meritevoli di menzione, per il fattivo contributo al successo delprodotto, del territorio e delle iniziative in esso promosse.

La Berlèndesa (C) (A) Biava (C) (A) Cascina del Francés (C) (A)Azienda Agricola Azienda Agricola Agriturismo

Il Castelletto (A) Cerri (C) (A) Il Cipresso (C) (A)Azienda Agricola Agriturismo Azienda Agricola

La Corona (C) (A) Daldossi (C) (A) De Toma (C) (A)Azienda Agricola Azienda Agricola Azienda Agricola

Elio Valle (A) La Fejoia (C) (A) Magri (C) (A)Azienda Agricola Azienda Agricola Azienda Agricola

Martellini (A) Lucchetti Ippolita (C) (A) Palamini (A)Apicoltura Azienda Agricola Azienda Agricola

Pagnoncelli Folcieri (C) (A) La Rodola (C) (A) Beretta Donatella (C)Azienda Agricola Azienda Agricola Azienda Agricola

Tallarini (C) Vismara G. (A) Nuova Casealpi (A)Azienda Agricola Apicoltura e Olivocoltura Azienda Agricola

biologica

La Brugherata (A) The Flower Garden (A) Birolini (C) Azienda Agricola Bed & Breakfast Azienda Agricola

Callioni (C) Lecchi (C) Madaschi (C)Azienda Agricola Azienda Agricola Azienda Agricola

Ronco della Fola (C) Ristorante Negrone (A) Al Vecchio Tagliere (A)Società Agricola Ristorante Ristorante

Bontà del Grano (A) Castello del Vescovado (A) Cibolab (A)Forno Ristorante Pizzeria Officine Creative

Gastronomiche

La Collinetta (A) Gelateria Mimosa (A) Il Giardinetto (A)Ristorante Pizzeria Gelateria Albergo Ristorante Pizzeria

Hotel San Rocco (A) La Casa del Parco (A) La Pentola dei Sogni (A)Albergo Casa Vacanze Bed & Breakfast

Taverna Babalé (A) Tenuta Serradesca (A)Ristorante Bed & Breakfast

Chiesa di San Pantaleone Martire in Negrone. L'interno è caratterizzato da 3 opere notevoli, due di Francesco Zucco, le pale dell'altare dei Santi e dell'altare maggio-re e l'opera più pregevole della parrocchia, l'altare dell'Annunciazione di Enea Salmeggia (1613).

villa Galimberti al civico 36 /38 divia F. M. Colleoni, nel cuore del cen-tro storico di Scanzo. Un salottoesclusivo dove potersi immergerenella cultura del vino;

• Teatro in cantina: il 19 settembre haavuto inizio la prima edizione di“Sorseggiare cultura” con 4 appunta-menti, nei sabati tra settembre e di-cembre, per vivere in modo diverso lecantine di Scanzorosciate. Quattro se-rate dedicate al teatro, in location in-time e speciali;

• Ottobre letterario: dal 2 ottobre si èdato corso alla seconda edizione del-l’Ottobre letterario, organizzata dalComune di Scanzorosciate: 4 venerdìper una rassegna di autori e di libriche parlano di vino;

• Mercato agricolo: sabato 7 novembre2015, presso la Piazza della Costitu-zione, il “Mercato Agricolo di Scan-zorosciate”, un evento organizzato daCibolab - Officine Creative Gastrono-miche, che ha ospitato in loco i pro-duttori del territorio con i loro pro-dotti bio e a km zero;

• Mercatini di Natale: domenica 6,martedì 8 e domenica 13 dicembre lepiazze e le vie del centro storico diScanzo si sono animate con tantiespositori di prodotti tipici e artigia-nali; nell’aria le note dei canti natali-zi e molte iniziative di solidarietà.

A cura di:• Mariangelo Bariselli

BCC - Ufficio Controllo Integrato dei Rischi

• Pietro BariselliStudente Università degli Studi di MilanoCorso di laurea in Viticoltura ed Enologia

Veduta dall'alto dell'azienda agricola "La Brugherata".

Sitografia• Comune di Scanzorosciate (BG):

www.comune.scanzorosciate.bg.it

• Consorzio di Tutela Moscato diScanzo: www.consorziomoscatodiscanzo.it

5.

strada del Moscato di Scanzoe dei sapori scanzesi

• Strada del Moscato di Scanzo edei sapori scanzesi: www.stradamoscatodiscanzo.it

Page 18: PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ …static.publisher.iccrea.bcc.it/archivio/393/111362.pdf · colori fluorescenti, decalcomania, collage, trasposizioni fotografiche.

MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 35OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO34

‘‘,,Palazzolo sull'Oglio, 25 - 27 settembre 2015

#PDF15, Festival Digitale della FranciacortaAnche quest’anno l’evento promosso dalla Fondazione Galignani ha esplorato il mondo dell’innovazione digitale

cario Ovest Bresciano. Nella seratadella stessa giornata ha avuto luogo uninteressante dialogo tra il prof. BrunoLamborghini, presidente dell’AICA,“Associazione Italiana di Informatica eCalcolo Automatico”, e il team del“Palazzolo Digital Hub”. Tema del

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Il digitale? Il digitale è il nuovo lievitoper un ulteriore sviluppo della mani-fattura. È il crocevia di industria e ser-vizi. La porta di accesso al futuro delcapitalismo. Questo vale in tutto ilmondo. E vale tanto più in Italia.

Questa breve riflessione di unesponente di alto livello di una dellepiù importanti società di consulenza alivello mondiale, basterebbe a inqua-drare la valenza innovativa del “Palaz-zolo Digital Festival”, evento di tregiorni la cui 4a edizione si è svolta aPalazzolo nello scorso mese di settem-bre. Tre giornate in cui sono state con-centrate le seguenti sessioni:1. Cambiare il mondo un bit alla volta;2. Internet delle cose, l’evoluzione del-

la rete;3. Il mondo della sharing economy;4. Viaggi nel “Palazzolo Digital Hub”.

La prima sessione, che si è svoltanella seconda metà della giornata del25 settembre, ha dato spazio a un wor-kshop gratuito sull’uso di Wikipedia,enciclopedia on line a contenuto libe-ro. L’evento è stato organizzato in col-laborazione con la Biblioteca CivicaG.U. Lanfranchi e il Sistema Bibliote-

confronto: le nuove opportunità tecno-logiche possono portare cambiamentosolo se lo vogliamo e ne siamo capaci.Nel corso del dibattito sono emerse sti-molanti riflessioni sul futuro di giova-ni, imprese e nuove tecnologie.

Nella giornata di sabato 26 settem-bre, si sono svolte due sessioni. La pri-ma suddivisa nei seguenti spazi:• Forever connected? Macchine intelli-

genti, oggetti, persone, sistemi stra-dali, linee di produzione di fabbrica,reti di trasmissione di energia elettri-ca, uffici, case, negozi, veicoli: lanuova vita collegata in Rete attraver-so l’Internet delle cose (relatore Ste-fano Saladino, Digital Strategist);

• Industrial Internet of Things (DigitalAssets). La rivoluzione digitale hagià pervaso le nostre abitudini quoti-diane, ma nel mondo industriale - inparticolare nei settori capital intensi-ve - molte evoluzioni sono ancora incorso, verso la completa integrazionefra Information Technology e Opera-tions Technology (relatore FaustoTorri, Accenture);

• The Digital Manufacturing Revolu-tion. Presentazione, da parte del prof.Massimo Zanardini, di una ricercadell’Università di Brescia sui se-guenti temi: quali sono le reali (e po-tenziali) applicazioni che l’Internetdelle cose potrà abilitare? Quali iprincipali limiti che devono ancoraessere superati per renderla davveroappannaggio di tutte le imprese?Quanto è impiegata dalle impreseitaliane e con quali obiettivi?

• L’Internet of Things al servizio del-l’industria: i sistemi di localizzazio-ne in tempo reale (RTLS) e le sensornetwork per la fabbrica intelligente ela sicurezza sul lavoro. Le nuove tec-nologie offrono la possibilità di trac-ciare in tempo reale la posizione diprodotti, mezzi, veicoli e persone insvariati ambiti, quali il manifatturie-ro e il logistico (relatore Stefano Sa-rasso, Ubiquicom).

La seconda sessione si è svolta neltardo pomeriggio ed è stata intera-mente dedicata al tema della sharingeconomy. La giornalista e scrittrice

IN PRIMO PIANO

Alberto Vezzoli, direttore organizzativo del “Palazzolo Digital Festival” e amministratore di “PDH srl Impresa Sociale”, è statonominato, nel mese di dicembre dello scorso anno, Digital Champion di Palazzolo sullʼOglio. Il Digital Champion è una caricaistituita dallʼUnione Europea nel 2012 e rappresenta un ambasciatore dellʼinnovazione.Ogni Paese dellʼUnione ha un Digital Champion col compito di rendere i propri cittadini “digitali”. In linea con la raccomandazione dellʼUnione Europea di declinare la carica andando sul territorio, lʼItalia ha deciso di nominarediversi Digital Champions anche a livello locale.I Digital Champions italiani hanno tre obiettivi: 1) devono essere una sorta di help desk per gli amministratori pubblici sui temidel digitale; 2) devono muoversi come difensori del cittadino in caso di assenza di banda larga, WIFI e altri diritti negati; 3) de-vono promuovere, anche col ricorso al crowfunding, progetti di alfabetizzazione digitale, dai bambini ai nonni.

Alberto Vezzoli, Digital Champion di Palazzolo sull'Oglio, in occasione della presentazione della 4a edizione del "Palazzolo Digital Festival".

Gea Scancarello, autrice del noto libro“Mi fido di te” edito da Chiarelettere,ha parlato diffusamente di sharing eco-nomy: un fenomeno da governare chepotrebbe fornire un’insperata viad’uscita dalla stagnazione, economica eumana. Gea Scancarello è stata affian-cata nella trattazione dell’interessantetema dal prof. Adriano Solidoro del-l’Università degli studi di Milano Bi-cocca. Entrambi hanno messo in evi-denza che l’economia dello scambio èancora un fenomeno emergente e quin-di non facilmente definibile. Una mag-giore comprensione di essa può avveni-re solo tenendo conto del punto di vistadi tutti gli attori coinvolti. La sessionesi è conclusa con la presentazione diuna start up innovativa del territoriovincitrice del bando start up per ExpoLombardia, un progetto basato sullasharing economy che mette in contattoi proprietari di animali domestici, conreciproco scambio di servizi (relatoreGiuseppe Maremonti, Baucoin).

L’ultima giornata del PDF 2015 è sta-ta interamente dedicata a un viaggio allascoperta del “Palazzolo Digital Hub”,viaggio che ha toccato le seguenti tappe:• Alla scoperta del coding: i ragazzi

della scuola media M.L. King hanno

presentato alcuni lavori realizzati du-rante il corso sperimentale di pro-grammazione “Tutti pazzi per il co-ding” (relatori Gian Paolo Ghilardi,direttore “Palazzolo Digital Acade-my”, con Fabio Mazza e Marco Vez-zoli, tutor del corso);

• Nuove attività PDH: presentazionedei nuovi corsi della “Palazzolo Digi-tal Academy” e dei nuovi corsi diprogrammazione previsti dal PDHper i ragazzi delle scuole medie E.Fermi e M. L. King di Palazzolo sul-l’Oglio (relatori Luca Frettoli e GianPaolo Ghilardi);

• La mano robotica di Michelangelo:presentazione del progetto di Miche-langelo Pasinetti, giovane maker, cheha realizzato una protesi robotica in-novativa, con caratteristiche biomec-caniche molto simili a quelle di un ar-to originario, in collaborazione col te-am dell’HUB LAB. La presentazioneè stata un’occasione per avvicinarsi,curiosare e toccare con mano il mo-dello robotico e gli strumenti utilizza-ti nel laboratorio: computer, schede“miniarduino”, sensori e stampanti 3D(relatori Michelangelo Pasinetti, Da-niele Gamba e Nicola Vezzoli).

Anche quest’anno, la BCC non ha man-

cato di contribuire concretamente allariuscita del Palazzolo Digital Festival,autentica fucina di saperi che si proponedi diffondere nei nostri territori la cultu-ra digitale.

Sala gremita al "Palazzolo Digital Festival", evento promosso dalla Fondazione G. A. Galignani e realizzato dal team del "Palazzolo Digital Hub". 

Michelangelo Pasinetti, giovane maker, nel corso dell'illustrazione dei vari prototipi della sua mano robotica.

Un momento del partecipatissimo workshop su comeconoscere e usare Wikipedia al "Palazzolo Digital Fe-stival" con Dario Crespi di Wikimedia Italia e Terre del-l'Ovest.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALIOBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO

Calcio

VOCI DAL TERRITORIOInauguriamo una nuova sezione de Il Melograno, sezione riservata alle mille forme

in cui può essere espressa la creatività delle persone che abitano il nostro territorio (*)

‘‘,,Chiari, 6 -7-8 novembre 2015

MicroEditoria 2015Nutrire la mente, nutrire la gente: questo è stato

lo slogan della 13a edizione della Rassegna

In questa prima esperienza mettiamo in primo piano la Poesia dando spazio, a mo’ di presentazione, adalcune illuminanti riflessioni di Franco Loi, uno dei maggiori poeti italiani viventi: “La poesia è un mo-vimento che attraversa l’uomo. Il mezzo che usa è la parola. Fondamentale è lo stupore che il poeta pro-va di fronte alla propria espressione. Il poeta non sa quello che scrive. Si parla tanto delle funzioni del-la poesia, ma la poesia non ha le funzioni che le si attribuiscono - ideologiche, pratiche eccetera - lapoesia ha una funzione forte e importante: rivelare l’essere, e rivelare il rapporto che l’essere ha con ilmondo, con gli altri. Perché i Greci chiamavano la poesia il «fare»? Perché è proprio un fare: è un ope-rare su se stessi. Non solo si disvela il nostro essere, ma approfondisce il rapporto fra la nostra coscienzae il nostro essere. La poesia è un cammino, una strada, sulla quale occorre pazienza e perseveranza. Illavoro sulla poesia è un lavoro sacrosanto, importantissimo, un lavoro che ogni uomo dovrebbe fare,perché - senza accorgersene - ogni uomo un poco muore”.

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Essenza

Come lo Scultore sa che nellaMateria è rinchiusa la Forma,il Pittore sa che nel Coloreè rinchiusa la Luce,

come il Musico sa che nel Suonoè rinchiusa la Melodia,il Poeta sa che nella Parolaè rinchiuso il Senso.

Così il Saggio sa che nella Vitaè rinchiuso il Tempo. Anch'egli, tolto l’Eccesso,trova l’Essenza.

Solo nel sogno

Solo all'alba potrai direch'è la fine del sonno,del tuo dormire,a volte leggeroma spesso fatale.

Sol desto saprai spiegares'era un incubo,quel tuo sognare,tal volta gioiosoma anche ferale.

Passione e tormentosenso nel senso,volere è potere,amore è goderedolore è soffrire.

Senza ripososino al Risveglio,vivere come dormire,sogno nel sognodi sonno in sonno.

Continua a sognare...

L'AUTORE

Presente

Barcollo su una linea invisibilein disequilibrio costante,un piede nel già e l'altronel non ancora.

Vivo confusamenteun presente inesistente,in gran parte passatoe per il resto ignoto.

Resto schiavo dei cattivi maestrie del nulla persistente,viandante solitario,scopritore dell'indomito divenire.

Mariangelo Bariselli1965, Calcio, bancario

Tu sei il Poeta

Cerca il buio e scoprirai le stelle,rammenterai ciò che hai nascosto alla memoria,ti emozionerai per quel che hai celato ai sentimentie soffrirai le pene che hai negato al cuore.

Evocherai immagini note ed userai parole prestate,senza paura e senza regole.

Sublime è il silenzio per chi sa ascoltare,ed ecco il Poeta, a suo modo, nel suo tempo.

(*) La riproduzione delle "opere"(poesie, brevi racconti, fotografie,dipinti, sculture ecc.) dovrà esse-re inviata all'indirizzo [email protected], con l'indi-cazione del nome, anno di nasci-ta, residenza e professione del-l'autore. La decisione in merito al-la successiva pubblicazione diquanto ricevuto è di esclusivacompetenza del Comitato di Re-dazione de "Il Melograno".

Digli che l'ami

Voglia che per ogni tramonto,per ogni risveglio,sappia dirti cose nuove.

Chiederò perdono per ognibattito, ogni respiro, ogni tuopensiero perduto.

Stringimi forte e ascolta il sensodel silenzio che leggero ci avvolge.

L'eterno attimo di anime soleche fan parlare il cuore,ed è per sempre Amore.

La 13a edizione della rassegna"MicroEditoria" è stata dedicata adAldo Manuzio. Manuzio (1462 -1515) è stato un editore, tipografoe umanista italiano. È ritenuto ilmaggior tipografo del suo tempo eil primo editore in senso moderno.Introdusse numerose innovazionidestinate a segnare la storia dellatipografia fino ai nostri giorni. Rap-presenta l'emblema del ruolo del-l'editore: colui che pensa e proget-ta la pubblicazione di libri e pen-sieri all'interno di un progetto am-pio di cultura, che non può esseregenerico ma è legato strettamenteal messaggio che l'editore vuol da-re con le sue pubblicazioni.

Nello scorso mese di novembre si èsvolta a Chiari la 13a edizione dellaRassegna della MicroEditoria italiana.

Tre giorni di cultura a tuttocampo in un incantevole scenario, laVilla Mazzotti Biancinelli, sfarzosa di-mora del conte ideatore della famosagara automobilistica Mille Miglia.

La storia della Rassegna inizia nel2003. L’idea dell’evento clarense nascequando il Comune di Orzinuovi, limitro-fo a Chiari, decide di non dare seguitoallo svolgimento di una rassegna edito-riale molto apprezzata dai piccoli editori- che in quel modo potevano farsi cono-scere sul territorio bresciano - predili-gendo alle iniziative di carattere cultura-le, altre forme di eventi, più legati allapromozione turistica e del tempo libero.

Fu poi Angelo Mena, titolare dellacasa editrice GAM e già tra gli editoriche partecipavano alle iniziative delComune di Orzinuovi, a intuire e a so-stenere che ci fosse bisogno, anche nel-la zona di Brescia, di avere uno spa-zio/vetrina dedicato ai piccoli editori.

Sullo stimolo di quella indicazione,sempre nel 2003, vennero fatti sondag-gi e interviste presso i piccoli editori,che esponevano alla rassegna orceana,che testimoniarono il reale interesseper una manifestazione dedicata a va-lorizzare la loro produzione.

Alla luce dei risultati l’Associazio-ne Culturale L’Impronta e il Comunedi Chiari approvarono la proposta e af-fidarono ad Angelo e Daniela Mena ilcoordinamento dell’organizzazionedell’evento. Da allora la Rassegna è di-ventata un imperdibile appuntamentocon le piccole e piccolissime case edi-trici italiane e i loro autori, gli ospiti il-lustri, gli eventi culturali, i dibattiti e ilaboratori per i bambini. In particolare,dal 2011 essa è tra le tre fiere di setto-re dedicata alla piccola e media edito-ria più importanti insieme a PisabookFestival (Pisa) e a Più libri più liberi(Roma) ed è la manifestazione piùgrande della Lombardia.

La Rassegna rappresenta un mixideale improntato, da un lato, alla cul-tura e all’arte; dall’altro, allo svago eall’intrattenimento. Essa è attualmenteorganizzata dall’Associazione Cultura-le L’Impronta, in collaborazione colComune di Chiari e il patrocinio dellaProvincia di Brescia, della RegioneLombardia, della Consigliera provin-ciale di Parità e del Ministero del La-voro e delle Politiche Sociali -Direzio-ne Provinciale del Lavoro di Brescia.

Il successo crescente della manife-stazione sta a testimoniare la validitàdell’offerta culturale. Negli anni laRassegna è cresciuta diventando unodei più noti appuntamenti nazionalidell’editoria italiana.

Tra gli ospiti illustri che hanno par-tecipato alle passate edizioni si ricorda-no Alda Merini, madrina della primaedizione, Corrado Augias, ArnoldoFoà, Raniero La Valle, Gillo e PieroDorfles, Riccardo Chiaberge, Jack Hir-schman, Morando Morandini, MauroPagani,Vittorio Messori, Sergio Rizzo,Rocco Tanica, Toni Capuozzo, EnzoDe Caro, Vivian Lamarque, Omar Pe-drini, Lidia Menapace, Michela Mur-gia, Nando Dalla Chiesa, Isabella Bos-si Fedrigotti, Dacia Maraini, Anna Vin-ci, Gherardo Colombo, Roberto Ferrari,Vincenzo Venuto, Stefano Boeri, Ar-mando Milani, Cesare Trebeschi.

La 13a edizione è stata caratterizza-ta da un denso programma di oltre 80eventi che si sono susseguiti senza so-sta. Anche per questa edizione la Ras-segna è stata aperta dal convegno deiBibliotecari della Rete BibliotecariaBresciana, che quest’anno ha propostoil tema “Nutrire le giovani menti, la let-tura e i giovani adulti”. Tema di grandeattualità, se è vero, come è vero, che frale sfide che le biblioteche affrontanocome presidio della lettura, quella direndere interessanti i libri agli adole-scenti è di certo fra le più impegnative.

Tra gli ospiti illustri della primagiornata della Rassegna, Massimo

Bray, direttore della Treccani e già mi-nistro per i Beni e le Attività culturalidel Governo Letta. Nelle giornate se-guenti è stata la volta del medico-scrit-tore Andrea Vitali, con le sue storieambientate sul Lago di Como, di Ro-berto Piumini con “La fame di Luigi-no”, “poesia” per adulti e bambini, diCarlo Giuseppe Gabardini, “Olmo” diCamera Cafè, conduttore su Radio 24di “Si può fare”. Al termine della Ras-segna, intervista al noto cabarettistaRaul Cremona.

CuriositàALDO MANUZIO

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 39OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO38

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Castelli Calepio

I Conti di Calepio, appunti di storiaLa BCC ha contribuito alla pubblicazione di un volume che ricostruisce i molti ramidi una casata che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita della nostra provincia

L’autore del volume, Angelo Bonan-drini, è stato spinto a intraprendereuna difficilissima ricerca storica sullanobile stirpe dei Calepio esclusiva-mente dal desiderio di conoscerel’ascendenza dei Conti di Calepio,vissuti nel comune di Palosco fin dalsecolo XV.

L’Autore ha ritenuto indispensabile,come primo passo, ricostruire le gene-razioni dei molti rami discendenti daGisalberto, primo Conte del Comitatodi Bergamo, nato circa nell’anno 890 emorto circa nel 959, avo dei Conti diMartinengo e dei Conti di Calepio.L’operazione ha dato il via all’elabora-zione dell’Atlante genealogico dei

Conti di Calepio, inserito nell’ultimasezione del volume. L’Atlante com-prende ben 32 tavole riunite in un gran-de foglio, che ricostruisce l’intera ge-nealogia dei Conti di Calepio. Con par-ticolare riferimento a questo lavoro diricostruzione, Giulio Orazio Bravi, giàdirettore della Biblioteca Civica di Ber-gamo, nella Prefazione del volume af-ferma: “Ho trovato veramente straordi-nario l’Atlante genealogico. È un esem-pio eccezionale di erudizione genealo-gica e un modello di perizia grafica perla chiarezza e l’ordine sistematico deidati forniti. Posso assicurare che nonesiste per nessun’altra casata berga-masca un albero genealogico così benfatto, strutturato, completo”.

Il lavoro svolto dall’Autore è statomolto complesso per il semplice mo-tivo che le araldiche, generalmente,contengono solo nomi maschili. Inesse, infatti, sono esclusi i nomi fem-minili, compresi quelli delle mogli.La mancanza dei nomi femminiliostacola la ricerca e la ricostruzionedi ogni singola famiglia. Le maggioridifficoltà che l’Autore ha incontratonella ricerca si sono verificate duran-te la consultazione di documenti ante-cedenti il XVI secolo. Tutto diventòpiù facile per lui sfogliando gli archi-vi parrocchiali istituiti dopo il Conci-lio di Trento.

“Calepio” o “Caleppio”? Per risol-vere il dilemma, l’Autore ha svolto ri-cerche molto approfondite. Nei mano-scritti depositati, negli archivi parroc-chiali, nei rogiti, nelle polizze il co-gnome Calepio è frequentemente scrit-to con la doppia “p”. Per questa di-scordanza l’Autore ha creduto oppor-tuno chiarire l’anzidetta consonanzadel termine. Risultato: mentre le prin-cipali famiglie, con molta difficoltà,riuscirono a mantenere il loro cogno-me scritto con una sola “p”, ai cadettifu più difficile.

L’opera di Angelo Bonandrini, lacui stesura ha richiesto un duro lavorodurato ben 9 anni, è altamente merito-ria, non solo per gli anzidetti motivi,ma, soprattutto, perché consente di ab-bracciare, in un unico testo, i molti ra-mi della casata dei Calepio, casata cheha avuto un ruolo fondamentale nellavita istituzionale, politica, economica,culturale e religiosa della terra berga-masca.

Il volume, realizzato dalla “Fon-dazione Conti Calepio” (v. box), è ilfrutto di un lavoro straordinario, ve-ramente eccezionale. La BCC, difronte a tale immane impegno, benvolentieri non si è sottratta alla pro-posta di contribuire alla pubblicazio-ne dell’apprezzabile opera di AngeloBonandrini.

Un momento della presentazione del volume "I Conti di Calepio. Appunti di storia". In primo piano l'esposizione della tavola, molto estesa, raffigurante la prima parte dell'"Atlante genealogico dei Conti di Calepio". A de-stra, l'autore del volume, Angelo Bonandrini.

La Valle Calepio

Dal monte Creo, le cui pendici ter-minano nel Sebino formando, nellasua estremità discendente verso illago, quello spettacolare speronedetto Punta della Preda comune-mente chiamato Orrido, inizia la Val-le Calepio. Essa prende il nome del-l'antico borgo chiamato Calepio, untempo capoluogo della valle mede-sima, dove in epoca imperiale esi-steva un ponte sul fiume Oglio pre-sidiato dalle milizie romane.Parzanica è il primo comune che leappartiene. Scendendo lungo il la-go d'Iseo e il fiume Oglio, dopo cir-ca 30 chilometri, sulla sponda sini-stra del fiume Cherio in territorio diPalosco, termina la bellissima e ri-gogliosa valle. Incastonata nellaconca del lago e del fiume Oglio, lavalle ha clima mite e ventilato, fa-vorito dalla brezza del lago e dallecolline che la circondano. Il terrenoè ideale per la coltivazione della vi-te. La coltura della vite è dunqueuna delle attività più antiche e rile-vanti di questo territorio. Lungo le scoscese colline moreni-che si possono ammirare ampi pa-norami e piccoli borghi dall'aspettomedioevale.

CuriositàAMBROGIO DA CALEPIO DETTO “CALEPINO”

Il più grande letterato discendente dalla famiglia dei Conti di Calepio fu Ambro-gio, alias Giacomo “Jacopo”. Giacomo nacque a Bergamo intorno allʼanno 1440.Dopo varie peregrinazioni, nel corso delle quali soggiornò a Milano, Mantova,Cremona e Brescia, Giacomo ritornò a Cremona per essere ordinato sacerdotecol nome di fra Ambrogio.Nel 1466 entrò nel convento di SantʼAgostino in Bergamo, dove rimase tutta lavita. Dal quel momento Ambrogio si dedicò alla preghiera, agli studi classici e al-la traduzione di testi greci e latini.Per la particolare competenza teologica e classica, i suoi superiori volevanoadottarlo come predicatore, ma poiché non si sentiva adatto a ciò, egli si dedicòagli studi teologici.Come tutti gli studiosi, anche Ambrogio trovò grande difficoltà nella lettura e tra-duzione di antichi testi di autori greci e latini. Le difficoltà dʼapprendimento eranocondizionate dalla mancanza di lessici e di vocaboli già trasposti che avrebbero fa-cilitato la lettura delle antiche scritture. Tradurre dal greco al latino e da questo alvolgare, lingua che si affermava sempre più, era impegnativo e difficile.Ambrogio incominciò a raccogliere i più comuni lemmi ed espressioni in fogli cheteneva con sé. Gli appunti si rivelarono di grande utilità per trovare velocemen-te voci scordate e insolite. Egli proseguì a tradurre vocaboli e frasi meno comu-ni fino a quando meditò lʼidea di lavorare alla composizione di un dizionario.Ebbe la straordinaria intuizione e lʼingegno di creare un dizionario, raccogliendoin ordine alfabetico locuzioni latine, arricchendole con spiegazioni, eccezioni,esempi e indicazioni riguardanti lʼetimologia, la grafia e la fonetica.A poco a poco Ambrogio realizzò il primo fondamentale dizionario ricco di particolari, che nessuno fino a quel momento era riusci-to a rendere concreto: Dictionarium detto “Calepino”, nome che ancora oggi portano i lessici di lingua latina.Fra Ambrogio lavorò alla grandiosa opera per più di ventʼanni. Sembra, infatti, che lʼidea gli venne nellʼanno 1487. Riuscì a rac-cogliere più di 20mila voci, dalle più antiche alle contemporanee, concentrando tutte le discipline: storia, matematica, lettere, bio-logia, farmacopea, astronomia, religione eccetera.Ebbe la singolare intuizione di mettere in ordine alfabetico non solo la prima lettera del vocabolo ma anche le successive tre,qualche volta anche la quarta dello stesso termine, rendendo più leggibile il dizionario.A quei tempi i libri dotati di elenco organizzato in ordine alfabetico erano rari. Per giunta, nellʼordinare le voci, era consuetudine di-sporre in elenco alfabetico soltanto la prima lettera. Lʼindice così articolato rendeva la lettura assai difficile: i vocaboli che iniziavanocon la lettera a, esempio “abaco”, si potevano trovare scritti ovunque, addirittura nellʼultima posizione della rubrica, dopo “azzurro”.Il successo del dizionario continuò ad affermarsi fino alla fine del Settecento, quando furono stampati nuovi lessici più moderni.Con l'età avanzata la facoltà visiva di Ambrogio si fece sempre più fievole fino a che divenne cieco. Nel lavoro e nelle incombenzequotidiane fu affiancato e assistito da un giovane confratello che lo aiutava nella lettura, nella scrittura e nei compiti quotidiani.Il Dictionarium Calepino fu preceduto da altri lessici che però non suscitarono interesse. Ancorché sono stati stampati altri vo-cabolari prima del Calepino, i precedenti glossari erano circoscritti e limitati strutturalmente. Mentre il dizionario Calepino supe-rò ogni aspettativa. Fu accolto con grande entusiasmo dagli studiosi e dagli editori, tanto che fu subito copiato e stampato con

il nome dell'autore, Calepino, da decinedi stampatori italiani e europei. Ebbe unimmediato eco a livello europeo. Ambro-gio non fu solo elogiato ma ancheaspramente criticato e sbeffeggiato.Il giorno della morte di Ambrogio è dub-bio come lo è la data di nascita. DonatoCalvi (La scena letteraria, p.35) fa risa-lire la morte di Ambrogio al 30 novembre1511, mentre Giovanni Gabriele da Mar-tinengo la pone al 31 gennaio 1510.Ambrogio è ricordato da un busto di ter-racotta che probabilmente servì da mo-dello allo scultore Gaetano Monti da Ra-venna (1776-1847) per realizzare il bustodi marmo di Carrara che ritrae il Calepi-no. Le rappresentazioni sono espostenella Civica Biblioteca Angelo Mai di Ber-gamo. Un secondo busto di marmo, co-pia dell'originale, fu donato dalla Contes-sa Marianna Calepio all'Ateneo di Scien-ze, Lettere, Arti di Bergamo.

Angelo Bonandrini“I Conti di Calepio. Appunti di storia”

Busto marmoreo raffigurante Giacomo Co. di Calepio, fraAmbrogio "Calepino" (Civica Biblioteca A. Mai di Bergamo).

A sinistra, frontespizio del dizionario Calepino, edizione 1523. L'edizione fu stampata da Sextilivm Avrelivm Ro-hossellvm Lucii. Una cornice xilografica, rappresentante Apollo con satiri circondato dalle nove muse dell'ico-nografia antica, racchiude al centro il titolo, il nome dell'autore e del tipografo, formando il bellissimo frontespizio.I seni delle tre grazie poste nella parte inferiore della cornice sono imbrattati da una macchia di inchiostro. Pro-babilmente la macchia fu posta intenzionalmente da uno dei proprietari per nascondere le nudità delle tre gra-zie. A destra, frontespizio del dizionario Calepino del 1647. L'edizione, due volumi, fu impressa a Lione.Il dizionario fu realizzato in otto lingue: latino, ebraico, greco, francese, italiano, tedesco, spagnolo e inglese.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 4140 OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO

OOCASTELLI CALEPIO IN PRIMO PIANO

I luoghi della memoria: il Castello dei Conti CalepioSabato 24 ottobre 2015 il Castello dei Conti Calepio, dopo il completo restauro con-servativo, si è presentato in tutto il suo splendore.Un soleggiato pomeriggio e lʼimbrunire hanno reso il paesaggio del borgo e il Castel-lo in tutta la sua imponenza molto suggestivi.Presenti alla cerimonia tutti i consiglieri della “Fondazione Conti Calepio”, sindaci, vi-cesindaci e alcuni consiglieri dei paesi destinatari del lascito testamentario del Con-te Trussardo dei Conti Calepio nel 1841, della moglie Contessa Pirola Luigia Cale-pio nel 1849 e del fratello Conte Galeazzo nel 1868. Presenti anche diversi espo-nenti politici, autorità locali, rappresentanti di molte associazioni del territorio e alcu-ni discendenti (contessa Lucia Caleppio e conte Francesco Martinelli Caleppio). I lavori di restauro hanno riguardato tutta la struttura esterna del tetto, le facciate, icontrafforti, le torri di cinta, le recinzioni, il restauro di serramenti e infissi, pavimen-tazioni interne, stucchi e affreschi e cosa importante la realizzazione di servizi igie-nici interni ed esterni. Sono stati riposti e ambientati tutti i mobili e gli oggetti del tempo rimasti. Purtroppo, in passato molti sono stati trafugati da “ignoti”. Il Castello e gli spazi esterni saranno concessi a Comuni, enti, associazioni, aziende e privati per iniziative culturali di interesse pubblico, mostre temporanee, confe-renze, riunioni di rappresentanza e ricorrenze. Il Castello, inserito nel borgo medievale del paese di Calepio, è situato in unʼottima posizione panoramica sulla valle del fiume Oglio, una scalinata permette di scen-dere a valle in un romantico e suggestivo percorso. Si possono ammirare stanze con decorazioni e affreschi di Luigi Deleidi (detto Il Nebbia) e carte cinesi, un porti-cato a colonne, decorazioni di alta qualità in stile rococò e neoclassico risalenti rispettivamente al XVIII e al XIX secolo, alcuni stucchi attribuibili a Muzio Camuzio egli affreschi di Carloni. Al centro del cortile inoltre fa bella mostra di sé la statua del fondatore Trussardo da Calepio.Suggestivo è poter ammirare lʼoggettistica scolastica lasciata dalle Suore di Carità che hanno gestito il Castello dal 1849, Ospizio Calepio così si chiamava, istituen-do un orfanatrofio nonché una scuola femminile per lʼeducazione a essere brave donne. Per visite e informazioni: tel. 035.4425692

La solidarietà in azione: la Fondazione Conti CalepioIl volume “I Conti di Calepio. Appunti di storia” di Angelo Bonandrini è stato pubblicato dalla “Fondazione Conti Ca-lepio” di Castelli Calepio.La gestione della Fondazione fa capo al Consiglio dʼAmministrazione, composto da dodici membri nominati daiComuni della Valle Calepio (Adrara San Rocco, Adrara S. Martino, Castelli Calepio, Chiuduno, Credaro, ForestoSparso, Gandosso, Sarnico, Viadanica e Villongo).La Fondazione non ha fini di lucro: il Presidente e gli altri membri del Consiglio dʼamministrazione non percepi-scono alcun tipo di riconoscimento economico. Essa si finanzia alienando il patrimonio immobiliare (edifici rurali eterreni) e ricevendo esigui proventi sugli affitti di terreni agricoli. È fondamentale il sostegno delle istituzioni terri-toriali, delle fondazioni, associazioni ed enti nonché dei privati per dare continuità ai servizi offerti.Le attività della Fondazione nel sociale sono varie. Il fiore allʼocchiello è il “Centro polivalente Conti Calepio” cheaccoglie circa 50 ospiti. Lʼopera è stata totalmente realizzata dalla Fondazione nel 2009.Il Centro ha come finalità il benessere globale della persona disabile e il miglioramento della sua qualità di vita at-traverso il servizio residenziale e diurno. Esso si pone come struttura di appoggio e sollievo alla famiglia offrendo spazi educativi, riabilitativi, assistenziali, ricreativi, fa-vorendo lʼintegrazione sociale degli utenti nel territorio di appartenenza: si va dallʼappuntamento in biblioteca alla piscina, dalla spesa al centro commerciale agli even-ti sportivi, dalle sagre di paese (col contributo determinante degli Alpini) fino alla gita al mare, la più ambita di tutte.La struttura di nuova realizzazione è ubicata in via Leopardi, nella zona residenziale nord di Castelli Calepio. In essa lavorano diversi educatori oltre a figure me-diche specializzate (psicologo e fisioterapisti) e alcuni consulenti (fisiatra, cardiologo e neurologo). È inoltre attivo da tre anni un gruppo di ascolto, dedicato ai ge-nitori, che viene seguito da uno psicanalista: i parenti si riuniscono e possono parlare liberamente di alcune tematiche importanti legate alla disabilità, in primis lepreoccupazioni relative al futuro dei propri figli, seguite dalle dinamiche non sempre facili allʼinterno della famiglia e infine il rapporto tra sessualità e handicap.

Cinzia Romolo, presidente della Fondazione Conti Calepio.

In alto, veduta esterna del Castello dei Conti Calepio; a sinistra, i Sindaci presenti alla cerimonia svoltasi nello scorso mese di ottobre per la presentazione dei lavori di restauro del Castello; a destra, una saladel Castello splendidamente decorata e affrescata.

‘‘,,Romano di Lombardia, 14 novembre 2015 - 10 gennaio 2016

Mario Pozzoni, tra Sacro e ProfanoUna mostra per celebrare il grande artista romanese, a dieci anni dalla sua scomparsa

L’Amministrazione Comunale e ilM.A.C.S. Museo d’Arte e Cultura Sa-cra di Romano di Lombardia hannovoluto celebrare, a dieci anni dallascomparsa, il percorso artistico di ungrande romanese protagonista del No-vecento bergamasco: Mario Pozzoni.

Due grandi tematiche, due impor-tanti sedi espositive: l’opera profana,allestita da Enrico Redolfi presso la Sa-la del Consiglio del Palazzo della Ra-gione e l’opera sacra, allestita da BrunoCassinelli nelle sale del M.A.C.S.

La distinzione tra opera sacra eprofana è meramente formale, perchénella visione dell’artista le due temati-che si intrecciano in un’unica lettura,se è vero, come è vero, che l’Uomo è ilsoggetto cardine delle opere nelle duesezioni: l’Uomo in senso assoluto, pro-iettato nella realtà del nostro tempo,oppure nel tempo assai più lontano del-la Vita e della Passione di Cristo.

La mostra mette in risalto tutta ladimensione figurativa dell’artista: gra-fica, pittorica e scultorea, nonché l’im-portante apporto storiografico che Ma-

Profilo biografico

Mario Pozzoni è nato a Romano di Lombardia nel 1935. Si è diplomato presso lʼIstituto dʼArte “A. Venturi” di Modena e haottenuto a Milano lʼabilitazione allʼinsegnamento di Disegno, Pittura, Storia dellʼArte. È deceduto nel 2005.Ha tenuto mostre collettive a Dalmine (Grafica 1965) e presso la Sala Esposizioni “Incontri dʼArte” di Caravaggio (1983).Ha tenuto mostre personali presso:

- Mario Pozzoni. Sala della Rocca di Romano di Lombardia (1984);

- Mario Pozzoni. Sala della Comunità di Ardesio (1985);

- Mario Pozzoni. Galleria “Hatria” di Bergamo (1989);

- Rinaldo Pigola - Mario Pozzoni. Centro Sociale “Biolcheria” di Covo (1989);

- Mario Pozzoni. Grafica - Scultura. Sala Parrocchiale in via Colleoni di Romano di Lombardia (1997);

- Mario Pozzoni. Il piccolo quadro. Antologica. Sala Parrocchiale in via Colleoni di Romano di Lombardia (1998);

- Mario Pozzoni. Pittura, Scultura e Grafica. Sala Espositiva “Virgilio Carbonari” a Seriate (1999);

- Mario Pozzoni. Il cammino della memoria. Sala Parrocchiale in via Colleoni di Romano di Lombardia (2002);

- Mario Pozzoni. Antologia delle forme. Un cammino dal figurativo all’astratto. Castello della Rocca Viscontea a Romano di Lom-bardia (15.12.2007 - 13.1.2008);

- Mario Pozzoni. A due passi dall’anima. Palazzo dei Muratori a Romano di Lombardia (21.12.2013 - 6.1.2014).

Riconoscimento artistico conferito a Mario Pozzoni, artista finalista del 6° Festival Internazionale dellʼArte di Roma, presso la“Galleria LʼAgostiniana” (16.12.2014).

rio Pozzoni, insieme a Bruno Cassinel-li e Antonio Maltempi, ha reso alla Cit-tà di Romano di Lombardia.

La BCC ha offerto il proprio con-tributo alla riuscita dell’evento cultura-le, sostenendo la realizzazione del ca-talogo della mostra, corredato da una

ricca documentazione storico - fotogra-fica curata da Bruno Cassinelli, Tarci-sio Tironi e coordinata da Mirko Rossi.

L’inaugurazione dell’evento espo-sitivo è avvenuta sabato 14 novembre2015, presso la Sala del Consiglio delPalazzo della Ragione di Romano.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 43

fino a quando nel 1311 l’imperatoreEnrico VII la assediò, la sconfisse e laprivò delle prerogative sul fiume. Ilsuccessore di Enrico, Ludovico il Ba-varo, assegnò nel 1329 quegli stessiprivilegi alla città di Cremona: Ludovi-co fu infine scomunicato e i sudditisvincolati da ogni obbligo di obbedien-za nei suoi confronti. Tuttavia già nel1411 Cremona rientrò in possesso deitanto sospirati privilegi. Si crearonocosì le condizioni che portarono alloscontro per il controllo delle acque del-l’Oglio: la tensione, anzi, salì ulterior-mente quando Cremona, nel 1337, co-minciò lo scavo di quello che sarebbediventato il suo primo naviglio civico.La bocca del naviglio venne scavata traCalcio e Cividate.

Durante il Quattrocento, secolo nelquale il consolidarsi degli stati regio-nali avrebbe potuto portare a una solu-zione della questione, si ottenne inveceil risultato di radicalizzarla. Con la pa-ce di Lodi del 1454 Venezia e Milanoscelsero l’Oglio come uno degli ele-menti geografici lungo cui far correre ilconfine di stato. Il fiume fu allora for-malmente reputato di dominio cremo-nese, ma un’apposita clausola permisea molti privati bresciani di esercitarediritti in materia di acque e di solleva-re con il tempo numerose obiezioni ditipo giurisdizionale. A inizio Cinque-cento Cremona si rese protagonista diun secondo colpo di mano: sfruttandoun momento in cui, a seguito di notiepisodi bellici, i francesi dominavanoin Italia settentrionale, la città si fecericonoscere il diritto di scavare un se-condo naviglio, il Pallavicino (che haorigine un po’ più a sud del Civico, traCalcio e Pumenengo), scavalcando leobiezioni e gli interessi di Brescia. Fuin questo periodo che la tensione giun-se ai massimi livelli e i due centri pa-dani rischiarono in più occasioni di ve-nire allo scontro diretto.

Furono Domenico Bollani, influen-te politico e vescovo di spicco al Con-cilio di Trento, e Giovanni Anguissola,nobile dai numerosi agganci politici siaa Milano sia a Venezia, a guidare versouna possibile riconciliazione: nel 1559venne raggiunto un importante com-promesso sull’uso delle acque del-l’Oglio, che prendeva atto dell’esisten-za dei due navigli cremonesi e dellastratificazione di usi e consuetudini chesi erano consolidati nel corso del tem-po. Anche questo accordo tuttavia di-ventò presto lettera morta e la lotta perle risorse idriche riprese con veemenza.

Lo scoppio della peste manzonia-na, falcidiando la popolazione, diedeun serio contraccolpo ai fabbisogni ali-mentari lombardi e arrestò la sete di

acque delle campagne cremonesi e bre-sciane: la città di Cremona, in realtà,non si riprese mai definitivamente daquesto duro colpo e ciò pose le basi peruna radicale revisione degli assetti dipotere lungo il corso del fiume. In que-sto frangente si acuì peraltro la batta-glia tra gli stessi sudditi veneziani, conla famiglia Calepio, bergamasca, che sifece promotrice di diverse azioni con-tro il comune di Brescia, per tentare distrappare qualche derivazione di canaliverso il territorio orobico.

Con l’ingresso dello Stato di Mila-no, e quindi di Cremona, in orbita au-striaca la questione del dominio del-l’Oglio tornò in auge: in particolar mo-do divenne un tassello di quella vera epropria stagione dei trattati confinariche dominò l’Europa attorno alla metàdel Settecento. Il trattato di Vaprio del1754 tentò nuovamente di mettere ordi-ne su canali, diritti, ponti e porti lungoil fiume: l’Oglio venne definito «comu-ne» tra i due domini e si tentò di poten-ziarne la navigazione mediante una fa-raonica opera di rettifilazione, che nonfu mai realizzata per l’opposizione stri-

sciante del Senato di Milano (agguerri-tissimo oppositore fu Gabriele Verri,padre del più famoso Pietro) e di alcunirappresentanti del governo austriaco.

Alla fine del XVIII secolo Milanofu promotrice di un imponente pianoper il riattamento delle strade terrestri,mentre cadevano in disuso o fallivano iprogetti per rinvigorire l’utilizzo dellevie d’acqua e dei navigli: ciò era sinto-matico della crisi cui stava andando in-contro il commercio fluviale, che stavaper lasciare spazio a nuovi itinerari enuove forme di scambio. Le armate na-poleoniche tolsero a più riprese al-l’Oglio quella natura di fiume di confi-ne, che ne aveva fatto per secoli unazona di incontro e di scontro tra diver-se entità statuali. Si chiudeva cosìun’epoca in cui il nostro fiume avevacostituito, come è stato scritto, unafondamentale discontinuità padana e siapriva l’era della gestione consorzialedelle sue acque.

Fabrizio CostantiniDottore ricerca in Storia EconomicaCalcio

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO42

‘‘,,Il fiume Oglio nella storiaL’Oglio in età medievale e moderna: un fiume conteso tra Brescia e Cremona

Il Nilo: fiume africano di oltre 6.500chilometri, sinuoso protettore di unadelle più antiche civiltà del mondo,quella egizia. Le esondazioni e i cana-li estratti dal suo corso rendevanofruttifere le assolate pianure nordafri-cane, consentendo ai sudditi dei fa-raoni di praticare un’agricoltura rela-tivamente avanzata, incentrata sullaproduzione di grano e orzo. Cosa sa-pessero degli egiziani i governantidella Serenissima richiederebbe forseuno studio a sé: quel che è certo è cheil podestà di Brescia Francesco Ta-gliapietra, nella sua relazione di fineincarico del 1567, paragonò l’Oglio -non senza un briciolo di esagerazione- al più lungo dei fiumi del mondo,dato che allo stesso modo rendeva fer-tili e adatte alla coltivazione dei ce-reali le pianure del distretto che erastato chiamato a governare. Due anniprima il collega bergamasco LorenzoDonato aveva invece scritto che «que-sto fiume de Ogio [è] di tanta impor-tantia al territorio bresciano, ch’io hosentito dire a principali gentilhominide quella Magnifica Città che per su-stentare le sue raggion torrebonosempre da se stessi a fare una guerraet spendervi uno o due milioni d’oro».Perché bergamaschi e bresciani si di-mostravano così attenti alle questionirelative al fiume Oglio? E quali eranole «ragioni» che li avrebbero portati adifendere i loro diritti impegnando co-spicue somme di denaro e, forse, per-fino gli eserciti di Venezia?

Per rispondere a queste domandebisogna capire anzitutto cosa costi-tuisse il fiume per gli uomini di Anti-co Regime. Il corso d’acqua per moltisecoli ha rappresentato sia un’inesau-ribile fonte di ricchezza sia un perico-lo da cui tenersi il più possibile allalarga, soprattutto in caso di alluvioni.Potersi servire delle acque dell’Ogliosignificava in primo luogo poterestrarre canali e rogge per agevolare lecoltivazioni della pianura. La placida

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discesa del fiume forniva certamenteenergia per alimentare filatoi e mulini,le cui vestigia segnano, spesso ancoraoggi, il paesaggio o la toponomasticalocale: più a monte, in val Camonica,la maggiore velocità della correntepermetteva di impiantare segherie omagli per la lavorazione del ferro. Piùdifficile per noi contemporanei imma-ginare il fiume come una sorta di pri-mitiva autostrada o ferrovia: tuttavia,quando le strade non erano agevoli esicure come quelle odierne e inun’epoca in cui i mezzi di locomozio-ne avevano una velocità molto limita-ta, navigare un corso d’acqua rappre-sentava spesso la soluzione più econo-mica e più efficace per trasportare uo-mini e merci. Le vie di trasporto flu-viali erano percorse sia a favore dicorrente sia in direzione opposta, gra-zie al traino animale: con poco perso-

nale quindi si riuscivano a spostaremolte e pesanti merci, soprattutto iprodotti agricoli e il materiale edile.

La portata del fiume Oglio nonconsentiva una navigazione sicura pertutto il periodo dell’anno: l’unico trat-to sempre percorribile era quello avalle di Pontevico, mentre per agevo-lare i commerci di altre importanti co-munità - Sarnico, Palazzolo, Soncino- solo nell’ultimo quarto del XVIII se-colo a Milano o Venezia si studiaronoprogetti appositi, peraltro mai realiz-zati appieno. L’Oglio e il Po permet-tevano il collegamento delle econo-mie di Bergamo e di Brescia con laSerenissima: verso la Laguna viaggia-vano lino, riso e prodotti caseari,mentre a portarsi sulle sponde a noipiù vicine erano i prodotti di cui Ve-nezia era tradizionale mediatrice tral’Oriente e l’Europa, come spezie, es-

senze e coloranti di vario genere. Ilsale, prodotto molto richiesto, venivainvece fatto transitare lungo l’Adige,ma aveva in Palazzolo un importantesnodo di transito verso il Bergamasco.

Assicurarsi il dominio sulle acquee sulla navigazione dell’Oglio rappre-sentava perciò per la Lombardia vene-ta una questione fondamentale: tutta-via - e qui emerge un aspetto che ren-deva il fiume Oglio un fiume “perico-loso” - questo dominio non fu certoné incontrastato né tantomeno pacifi-co. L’origine della questione dell’ege-monia e del controllo sul nostro fiumenacque ormai quasi un millennio fa:era il 1037 quando l’imperatore Cor-rado II concedeva al vescovo di Bre-scia il diritto di disporre a suo piaci-mento delle acque dell’Oglio. Questodiritto passò poi nelle mani del Co-mune di Brescia, di tradizione guelfa,

Un'immagine aerea di una presa dal fiume Oglio nel territorio di Calcio. Già nel XV secolo gran parte della pianura bergamasca, bresciana e cremonese era ir-rigata e coltivata grazie a canali artificiali.

Il territorio della Calciana lambito dal fiume Oglio (carta del XVIII secolo - Arch. Stato di Parma).

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 45OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO44

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coglieva il visitatore mostrando le cit-tà visitate dal Tenore e fungendo dadiaframma tra l’ingresso e la mostravera e propria.

A chiusura del percorso, sul retrodel pannello, sono state collocate leriproduzioni di una stampa di Berga-mo e di una lettera che Rubini al-l’apice del successo scrisse al padre.Con quelle parole di affetto nei con-fronti della famiglia e della terra ber-gamasca da lui tanto amata, si è vo-luto celebrare il forte legame e ricor-dare che, in un certo senso, Rubinivive ancora, non più con il canto manelle tante opere sociali che nel cor-so di oltre un secolo e mezzo sonodiventate importanti istituzioni.

Giovan Battista Rubini rappre-senta un patrimonio culturale che de-ve tornare ad appartenere alla Comu-nità, e del quale la Comunità deve ri-prendere a farsi pregio, come due se-coli fa, della Sua presenza, si pregia-vano le corti d'Europa.

Arch. Roberto Bano

Romano di Lombardia, 12 settembre -11 ottobre 2015

Il mondo visto con gli occhi di RubiniNei mesi scorsi si è tenuta una pregevole mostra in cui è stata esposta la notevole

collezione di stampe appartenute al celebre tenore romanese Giovan Battista Rubini

Dal dodici settembre all’undici di ot-tobre, presso la Rocca di Romano diLombardia, si è tenuta la mostra “Ilmondo visto con gli occhi di Rubini”.

Nella mostra è stata esposta alpubblico la notevole collezione distampe appartenute al celebre tenoreromanese Giovan Battista Rubini,raccolte durante i viaggi e in occasio-ne dei molti concerti tenuti nelle piùgrandi città e capitali d’Europa nellaprima metà dell’800.

Le stampe, grazie al sostanziosocontributo del “Lions Club Romanodi Lombardia BBO”, sono tornate al-la loro bellezza originaria in seguitoad un lavoro di restauro; la mostra,curata ed allestita dagli architetti Ro-berto Bano ed Ezio Forcella, è statarealizzata per la precisa volontà daparte della Fondazione Opere PieRiunite Giovan Battista Rubini dicondividere con la cittadinanza un ta-le repertorio, e per celebrare una vol-ta di più la grandezza del personaggiodescrivendolo attraverso le immaginidei luoghi visitati e di quelli in cui siè esibito.

Giovan Battista Rubini nacque aRomano nel 1794. Nella Bergamascavisse gli anni dell’infanzia e partì an-cora giovane e con pochi mezzi, guida-to dalla passione per la musica e dallavolontà di affermare il suo talento.

Divenne un grande interprete, siesibì nei più importanti teatri d’Euro-pa spostandosi da Milano, a Napoli,Roma, poi a Vienna, Parigi, Londra,Edimburgo, a Madrid e infine a Pie-troburgo e Mosca.

Dappertutto raccolse innumerevolisuccessi e riconoscimenti mai tributatiad un tenore precedentemente: ovunqueottenne grandissima ammirazione, con-seguì titoli e raccolse preziosi omaggi disovrani, di personaggi di spicco e, nonultimo, di intere popolazioni.

La fama che lo precedeva ha la-sciato una eco che si è riverberata perdecenni da un confine all’altro del-

l’Europa, e non solo.Di sicuro, sia per le grandissime

qualità artistiche, che per le manife-stazioni di stima, di affetto e di devo-zione che lo hanno accompagnanodurante le esibizioni e nei luoghi visi-tati, l’artista ha rappresentato una“star” ante litteram, vivendo anticipa-tamente quei caratteri di fenomeni so-ciali e culturali che si sarebbero mani-festati soltanto nel Novecento.

Grazie a grandi doti canore e ca-pacità imprenditoriale, seppe costrui-re la sua fortuna, anche economica,non lesinando mai però esibizioni abeneficio di poveri e disagiati. Granparte delle ricchezze accumulate sonostate donate dall’artista a persone bi-sognose o prive di mezzi, sotto formadi lasciti diretti o istituzioni dedite al-l’istruzione e alla cultura.

L’idea dei progettisti alla base del-l’allestimento della mostra è stataquella di riproporre il “cammino” del-l’artista per mezzo di un percorso diandata e ritorno: dalla Romano in cuinacque a quella in cui ritornò dopo il

ritiro dalle scene e nella quale trascor-se gli ultimi anni di vita.

Un racconto per immagini che haillustrato l’ampio raggio degli sposta-menti e letto un aspetto del personag-gio rievocandone la grandezza, permezzo di stampe integrate da testi chenon si limitavano alla descrizione del-le immagini, ma che narravano episo-di significativi della vita del Maestro,accennando anche tutte le difficoltàdel viaggio nell’Ottocento.

La forma dei dieci espositori, ap-positamente realizzati per l’occasio-ne, ricordava, anche nel colore bian-co, la leggerezza di un foglio che, in-vece di essere compilato con penta-grammi e note musicali, funge da sup-porto alle stampe. La disposizione deisupporti convogliava lo sguardo versol’immagine del tenore, posta al centrodi una parete rossa, fulcro dell’esposi-zione, ricalcando l’originaria disposi-zione che gli stessi avevano nella salada pranzo di Palazzo Rubini.

Un pannello verticale di circa 2,5m di altezza ed ancorato al soffitto ac-

‘‘Meglio conosciuta come chiesa di san-t'Alberto, si staglia sulla riva sinistradell'Oglio in posizione sopraelevata,visibile dalla tangenziale verso Bre-scia: è di buona architettura, sempre ri-masta senza una paternità riconosciuta.Le molte ricerche fatte mi consentonofinalmente di ritenerla con certezzaopera dell'architetto bergamasco GianBattista Caniana, autore di altre opere anoi vicine (Parrocchiali di Grumello,Telgate, Romano Lombardo, Sulzano,palazzo Rotignis a Carobbio degli An-geli): venne edificata nel 1738 sul sedi-me della proprietà di Durante Duranti.Lo prova il portale tuttora esistente invia Matteotti, inserito nell'alto muro direcinzione, che è sormontato daglistessi pinnacoli floreali posti alla som-mità della chiesa: esso costituiva l'ac-cesso a tutta la proprietà Duranti che siestendeva lungo il terrazzamento sulfiume "verso Pontoglio per 450 piò".Portale, accessori e facciata della chie-sa richiamano anche l'architettura dellavilla Calini-Duranti a Ingussano (Coc-caglio), pure dotata di pinnacoli e diuna scenografica scala d'accesso, ele-mento architettonico frequentementeimpiegato dal Caniana. L'avvento dellatangenziale del 1960 ha modificatol'assetto viario circostante: la primitivasalita verso Pontoglio adiacente allaroggia venne soppressa ed incorporatanella proprietà privata confinante, cheha poi realizzato su tale sedime unaportineria, adiacente al sagrato, con unnuovo accesso pedonale. Esso ha an-nullato la prima parte della scalinatad'accesso alla chiesa che ha leso l'ori-ginario effetto scenografico dal bassodella bella facciata della chiesa postaalla sommità.

L'edificio è anche testimonianzastorica dell'affermazione della bor-ghesia sulla nobiltà, essendo stato an-che il suo uso espressione significati-va della società del tempo, cui si ri-fanno anche le manifestazioni popola-ri dopo i recenti fatti di Parigi. La

,,chiesa, infatti, nata all'insegna dei fa-sti del '700, divenne, successivamente,l'emblema del dissidio sociale deltempo: ospitò spesso gli autori deimoti palazzolesi connessi alla rivolu-zione francese che incrinarono la po-tenza delle famiglie nobili, sicché pa-lazzo e chiesa finirono, con successivipassaggi di proprietà, in possesso allefamiglie Lantieri, Sufflico, Marzoli ePannella, tra alterne vicende, fino aigiorni nostri. Da alcuni anni la fami-glia Pannella ha ceduto la proprietà edora la chiesa rientra nel patrimonioparrocchiale. Nel tempo essa ha subi-to varie vicissitudini che ne hanno in-ficiato le funzioni religiose al punto diessere stata un potenziale Lazzarettoalla fine del '700 ed un granaio dopola fine del'800: riprese nel 1924 la suafunzione religiosa con grande festa econcorso di popolo. All'interno si tro-va l'altare principale del 1783, di ma-teriali e linee sobrie, che lo fanno at-tribuire più ad Angelo Orlandi che aDomenico Corbarelli, autore invece dialcuni altari intarsiati della nostra par-rocchiale, pure di quel periodo; dietro,la pala della Trinità del pittore localeColombo, autore di opere anche nellechiese di Siviano e di Carzano a Mon-tisola. Di pregio sulle pareti dell'absi-de gli affreschi del pittore Carlo Anto-nio Carloni, legato al Tiepolo ed auto-re di numerose opere pittoriche aVienna, Praga oltre che nel comasco,nel bresciano e nella bergamasca: inbuono stato, essi conferiscono parti-colare dignità artistica all'edificio, as-similandolo alle molte altre chiese odimore affrescate dall'artista. Qui letre opere rappresentano S.Francescodi Paola ed il re Luigi IX, il martiriodei santi Fermo e Rustico e la decolla-zione di S.Caterina. Sempre nell'absi-de, a destra, un quadro di altro autorecon la Madonna in trono tra i SS.Fran-cesco di Paola e d'Assisi. Sobrio mapiacevole l'apparato decorativo dellavolta della chiesa, come pure quello

della sagrestia. Dal giardino circo-stante lo sguardo del visitatore spaziasu Mura con lo sfondo delle Orobie:sarebbe opportuno inserire anche que-sta chiesa nel percorso turistico chegià valorizza da tempo il patrimonioartistico palazzolese, come pure ospi-tare concerti nel periodo estivo, inmodo da valorizzare questo "tesoroartistico" purtroppo sempre inaccessi-bile, tranne il 7 agosto. Ancora forte èla devozione con cui i fedeli frequen-tano la chiesa, in occasione della festadi S.Alberto, patrono dei febbricitanti:bevono ed asportano acqua benedetta.Più coreografica la narrazione di Vin-cenzo Rosa del 1798 laddove descrivel'esposizione della statua di S.Alberto"in una nicchia sotto il portico dellachiesa con uno zampillo ai piedi di ac-qua derivante da un grande mastelloposto nella stanza superiore": nessundevoto si sarebbe ritenuto risparmiatodalla febbre se non avesse bevuto unsorso di quell'acqua benedetta. Ritotuttora d'attualità a fronte dei nuovivirus in grado di generare epidemiecome nel passato!

Palazzolo sull'Oglio

La chiesa della Santissima TrinitàArte e Fede fra popolo e nobiltà

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Arch. Gianmarco Pedrali

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 47OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO46

‘‘,,Romano di Lombardia

Salviamo la Rocca di Romano!L’Associazione culturale ICONEMA lancia la campagna di raccolta fondi “Adotta un mattone”

L’Associazione ICONEMA è un’asso-ciazione culturale senza scopo di lucroche si è costituita alla fine del mese diaprile 2015. I soci fondatori sono:Emiliano Bellini, architetto e tesorieredell’Associazione; Alessandra Barte-selli, guida turistica; Gianandrea Bre-no, studente; Barbara Cappelletti, in-segnante; Silvia Carmianti, architetto estorico dell'arte e presidente dell’As-sociazione; Antonio Gamba, responsa-bile tecnico; Nicoletta Lamera, ristora-trice e vicepresidente dell’Associazio-ne; Agnese Lepre, storico dell'arte;Silvia Rapizza, operatrice Ciessevi(Centro Servizi per il Volontariato).L’Associazione ICONEMA intendeoccuparsi di cultura a 360° in quanto lefinalità educative, formative e didatti-che proprie - appunto - del fare Cultu-ra si devono attuare a diversi livelli ein diversi contesti. Ecco che alloraICONEMA si occupa di arte, di foto-grafia, di scuola, di problematiche so-ciali ecc…. Ecco che nel logo - ideatodal designer Mirko Rossi - compare unelemento che cambia colore a secondadell’ambito di appartenenza dei variprogetti. E questo logo incarna perfet-tamente il concetto di ICONEMA: gliiconemi, termine che fu tanto caro alcompianto docente del Politecnico diMilano Eugenio Turri, che si occupavadi paesaggio, sono tutte quelle presen-

ze che formano la complessità, l’ecce-zionalità e l’immagine del nostro pae-saggio e che - se li andiamo a togliere- provochiamo lo smantellamento delpaesaggio stesso, la perdita della no-stra sostanza: l’Italia non è fatta solodai noti, straordinari, importantissimie studiatissimi beni che attirano i turi-sti da tutto il mondo, l’Italia è fatta an-che dagli iconemi che la rendono uni-ca: la stradina di campagna con la san-tella, la cascina, quel che resta di unafornace, un albero secolare, un fonta-nile ecc…. Quello straordinario pae-saggio che nei secoli scorsi aveva datoorigine al Grand Tour portando artisti,letterati, poeti da tutto il mondo a visi-tare “il bel Paese”. Non dimentichia-moci, inoltre, che l’Italia è stata il pri-mo Paese al mondo a dotarsi di leggiper la Tutela del Paesaggio. Metafori-camente, dunque, ogni cosa di cui civogliamo occupare come Associazio-ne rappresenta un iconema, un piccoloelemento che fa parte della grandecomplessità della Cultura.

Si è dunque convinti che solo fa-cendo conoscere, capire e dunque ap-prezzare e amare i nostri beni e il no-stro territorio, i cittadini potranno riap-propriarsi della propria storia e dellapropria identità, così da poterla anchecondividere in quell’auspicato scam-bio culturale che dalla notte dei tempi

è linfa vitale della creatività umana. In quest’ottica ICONEMA ha eletto

la Rocca di Romano quale monumentosimbolo dell’Associazione, poiché ri-tiene che questo edificio stia vivendoun momento molto delicato della pro-pria esistenza: per tutti la Rocca è l’ele-mento identificativo della città, tuttiprovano una sorta di affetto per questapresenza che siamo però pericolosa-mente abituati a vedere. Ma pochi co-noscono davvero questo edificio: moltepersone non sono mai entrate nella cor-te, molte altre non sono mai salite nellesale, altre ancora vi sono state per l’ul-tima volta quando nella Rocca era col-locata la Biblioteca Comunale... Eccoperché “pericolosamente abituati a ve-derla”: perché diamo per scontata la suapresenza, ma la salute della Rocca èfortemente in pericolo, tanto che se nonsi interviene in tempi brevi si rischiadavvero che questo nostro bellissimobene, ricchissimo di storia - la nostrastoria - vada irrimediabilmente com-promesso. Per questo è fondamentaleuna presa di coscienza dello stato di fat-to e necessario il conseguente rinnamo-ramento dell’edificio da parte dei suoicittadini. Se la Rocca versa in uno statoconservativo critico è dovuto all’abban-dono di almeno due secoli da parte ditutti, non solo delle Amministrazioniche si sono succedute, ma anche di tut-

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LA ROCCA

Il castello si presenta maestoso nella sua forma quadrilatera, con quattro torri angolari di epoche diverse, due delle quali (di oc-cidente e settentrione) sporgevano originariamente oltre le mura fin dentro il fossato. Il circuito esterno consente di ammirare ilformidabile schema difensivo dellʼedificio. Era circondato da un profondo e ampio fossato, colmo dʼacqua di risorgiva interna:non poteva in alcun modo essere prosciugato dai nemici. Ora, a seguito dellʼabbassamento delle acque sotterranee, il fossatoè tenuto a prato perenne dal quale emergono, lungo i lati di settentrione e di occidente, i verdi e alti terrapieni (terragli) addos-sati alle murature esterne nel sec. XVI a protezione dai terribili colpi di artiglieria pesante da campagna affermatisi in quegli an-ni negli eserciti.Lʼingresso è sul lato di oriente; allʼesterno del ponte levatoio anticamente si sviluppava il complesso sistema difensivo della por-ta settentrionale del borgo (porta Bergamo) con la sua pusterla, il rivellino, la torre e il ponte levatoio. Guardando lʼingresso, al-la sinistra si ammira la torre più antica, edificata nel secolo XIII in epoca comunale, e alla destra lʼalta torre trecentesca, edifi-cata dai Visconti e modificata dal condottiero Bartolomeo Colleoni con lʼaggiunta alla sommità di beccatelli e piombatoi. Una ter-za torre si eleva nellʼangolo sud-ovest, anchʼessa viscontea di epoca trecentesca, modificata nel secolo successivo con lʼag-giunta dei piombatoi e dei beccatelli; accanto aggetta un interessante cubicolo igienico aereo dʼemergenza per i mercenari im-pegnati lungo il cammino di ronda. Le merlature sono del cosiddetto tipo ghibellino, ossia a coda di rondine. Oltre la torre versoil fossato esterno, sono visibili le merlature del primitivo castello inglobate nel soprastante loggiato quattrocentesco. Da questaantica struttura si potevano contrattaccare a sorpresa gli assedianti attraverso una stretta porta alta sopra il fossato; era la pon-tesella del soccorso protetta da ponte levatoio. La quarta torre - architettonicamente più modesta - fu edificata nel secolo XVII sopra un precedente torrione.Appena allʼinterno dellʼingresso, a sinistra, è visibile lʼantica porta della prigione di emergenza. Indi si entra nella quadrata Cor-te Grande, pavimentata in acciottolato. Un ballatoio cinquecentesco in pietra avvolge su tre lati la corte; sopra ad esso si apro-no alcune finestre quattrocentesche trilobate di epoca colleonesca, e un grande affresco con il leone alato di San Marco. Alladestra una vasca dʼacqua sostituisce lʼantico pozzo dʼacqua sorgiva. Dietro il pozzo, ora mascherata da muratura, è la piccolaCorte della Cancelleria Veneta o della Prigione. Il profondo fossato che occupava tutta la superficie della corte, impediva ai pri-gionieri la fuga. Le celle erano nella torre, ove il Colleoni rinchiudeva le spie e i sicari infedeli; nellʼanno 1473 Ambrogio Visma-ra, sicario sforzesco, fu trucidato e i brani del corpo furono appesi ai merli della torre.Al piano terreno i locali erano adibiti a deposito dʼarmi, cantine, stalle. I locali dʼabitazione erano al primo piano; nellʼala est (so-pra lʼingresso), il corpo di guardia e i dormitori dei soldati; la loro cucina e la sala da pranzo erano al piano sottostante. Nellʼalasud i locali di rappresentanza con la sala grande o sala de rocca, con soffitto ligneo quattrocentesco e fregi decorativi ad affre-sco. Nellʼangolo sud-est, allʼinterno della torre antica (molto interessante nella sua architettura tardo-gotica a slanciate costolo-nature) è lʼantica cappella del castello, la cui pala dʼaltare è attualmente conservata nella chiesa parrocchiale. Sala grande ecappella ospitano le sale espositive del Museo Memoria della Comunità di Romano di Lombardia che raccoglie i documenti re-lativi alle vicissitudini belliche dei Caduti, dei Combattenti e Reduci romanesi.Lʼala occidentale del castello era riser-vata ad alloggio per il Castellano. Neiprimi due secoli questi ambienti eranoestremamente sobri; fu Bartolomeo Col-leoni che, alla metà del quattrocento,diede mano ad abbellimenti al fine direndere la residenza degna di accoglie-re provvisoriamente la sua famiglia.La bellissima loggia esterna in lato sud-ovest fu ornata con decorazioni florealidal Podestà Veneto Andrea Malipierotra il 1484 e il 1487.

Fonte: Itinerari tra arte e storia del bor-go di Romano, a cura di Bruno Cassi-nelli e Maria Cristina Rodeschini, Comu-ne di Romano di Lombardia, 1999.

materiali, possa indicare le linee guidadell’auspicabile intervento che - per laprima volta nella storia - prenderebbe inconsiderazione l’edificio nella sua com-pletezza e complessità, sulla base di ipo-tesi di riuso e nuove destinazioni cheICONEMA sta mettendo a fuoco in untavolo di lavoro aperto a tutti e coordina-to dagli storici dell’arte del gruppo. Lasomma che sarà raccolta negli anni, non-ché il rilievo e il progetto di restauro e dinuove destinazioni d’uso saranno regala-ti alla città in quanto senza un progettonon è possibile partecipare ai bandi re-gionali, nazionali o della Comunità Eu-

ropea che sono fondamentali per poterintervenire concretamente. A tal proposi-to, i casi di Pagazzano e di Padernello,che l’Associazione ha interpellato a illu-strare l’iter virtuoso intrapreso per il re-cupero dei due castelli, risultano emble-matici e ci nutrono di speranza.

La speranza è anche che da oggi sipossa guardare la Rocca con quella pie-tas di matrice romana cui non possiamosottrarci: gli antichi romani definivanopietas quell’insieme straordinariamentepotente di rispetto, amore ma soprattut-to dovere morale. Con questo doveremorale dobbiamo cominciare a occu-

ti i cittadini, come detto poc’anzi. Cer-tamente, alcuni interventi avventati de-gli ultimi 50 anni hanno aggravato la si-tuazione, ma a ICONEMA non interes-sa chi, perché o come: a ICONEMA in-teressa che ora si agisca e lo si facciacon competenza e sensibilità. Per que-sto l’Associazione intende agire su duefronti paralleli: da un lato il lancio del-la campagna di raccolta fondi “Adottaun mattone” che intende sensibilizzarela cittadinanza rendendola partecipe at-tivamente al recupero dell’edificio, dal-l’altro lo studio di un progetto di re-stauro conservativo che, partendo dalrilievo architettonico e dall’analisi dei

parci di questo straordinario manufatto. Il rilievo fotografico dello stato attua-

le è stato realizzato da Michela Pani, fo-tografa amatoriale amica dell’Associa-zione, che con coraggio si è letteralmen-te arrampicata nelle parti non fruibili del-la Rocca per realizzare il reportage.

Le informazioni per “adottare unmattone” saranno disponibili sul sito del-l'Associazione a partire da gennaio 2016:www.associazioneiconema.org.

Silvia CarminatiArchitetto e storico dell'artePresidente dell'Associazione ICONEMA

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 49

Dapprima la dotazione in proprietà dicapi di bestiame, poi la diffusione del-la gelsibachicoltura, garantirono l’es-senziale integrazione al basso redditomezzadrile e contribuirono ad una so-stanziale evoluzione del settore. L’eco-nomia contadina si “monetizzava” conuna gestione diretta da parte dei mez-zadri sia dei capitali rivenienti dalle at-tività complementari (di allevamentodel bestiame e di produzione di bachida seta) sia dei rapporti con la proprie-tà terriera data la scarsa presenza inBergamasca della figura del fattore,deputato a rappresentare gli interessidella proprietà nei rapporti con i mez-zadri e gli affittuari. L’attività del mez-zadro comportò, pertanto, il progressi-vo sviluppo di atteggiamenti mercanti-li i quali contribuirono a farne un pic-colo imprenditore, archetipo di quellamicro-imprenditorialità che fu in se-guito protagonista del decollo indu-striale bergamasco, una volta realizza-tasi un’adeguata evoluzione del settorecreditizio.

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO48

‘‘,,ALLE RADICI DELLO SVILUPPOINDUSTRIALE BERGAMASCO

Il territorio alle origini del carattere polivalente e policentrico dell’economica bergamasca

PremessaProseguiamo il viaggio intrapreso nelnumero precedente alla scoperta delleradici dello sviluppo economico inBergamasca. In questa seconda tappaprotagonista è l’agricoltura ma non so-lo e, soprattutto, non in quanto costi-tuisce il settore “primario” in cui qual-siasi sviluppo economico affonda leproprie radici, bensì per la specificaevoluzione che essa ha avuto nella no-stra provincia. Una trasformazioneche, spinta dalle condizioni particolar-mente dure cui furono costretti i mez-zadri bergamaschi, forgiò la successi-va imprenditoria bergamasca che sep-pe rapidamente imporsi sui mercatinazionali ed internazionali.

2a tappa: l’agricoltura manifattu-riera, humus dell’imprenditorialitàbergamasca.Nonostante e proprio per le avversecondizioni geofisiche che resero laproduzione agricola per lungo tempoinsufficiente al fabbisogno della po-polazione bergamasca, il settore pri-mario assunse un ruolo decisivo nella

definizione delle premesse al decolloeconomico ed industriale della pro-vincia bergamasca. Il passaggio si-gnificativo si verificò nell’ultimoscorcio del secolo XVII quando perl’agricoltura bergamasca si delineòun nuovo ciclo di lungo periodo cheraggiunse il suo apice nella primametà dell’Ottocento per poi declinarelentamente nella seconda metà di talesecolo. Protagoniste di questo ciclodi lungo periodo furono due colture,il gelso e il granoturco, che, già pre-senti da alcuni decenni sul territoriobergamasco, si espansero progressi-vamente negli spazi della stretta fa-scia pianeggiante posta a Sud dellecolline e a Nord del Fosso Bergama-sco, confine che per molti secoli as-segnò le ricche terre meridionali, og-gi comprese nei confini amministrati-vi della nostra provincia, al Ducato diMilano. Due colture che venivano dalontano ma che nei due secoli succes-sivi avrebbero colonizzato il territo-rio bergamasco a scapito della vite(sostituita dal gelso) e delle altre pro-duzioni cerealicole (sostituite dal piùredditizio granoturco). Il granoturco,arrivato a Venezia dalla Turchia, in-vestì il suolo e, grazie alle sue resestraordinarie, si diffuse rapidamente ascapito dei cereali minori. Il frumen-

to (utilizzato per produrre “il pane deiricchi”) ed il miglio (con il quale siproduceva “il pane dei poveri”) ave-vano in quel periodo rese di circa 4/5quintali per ettaro di cui 1,2 quintalida destinare alla semina successivamentre il granoturco garantiva una re-sa di circa 12 quintali per ettaro. Lasua diffusione ridusse progressiva-mente la cronica insufficienza dellaproduzione bergamasca di cerealitanto che a metà dell’Ottocento riuscìa coprirne l’intero fabbisogno. Anchela produzione vinicola (qualitativa-mente pessima) subì una drastica ri-duzione considerato che nel corso del‘500 era pari a tre volte il fabbisognolocale mentre a fine ‘700 si limitavaad esso. Questo avvenne a favore delgelso che, arrivato dal Peloponneso,legò la sua rapida espansione alla suacaratteristica di coltura di soprassuo-lo compatibile con il granoturco. Lasua importanza era legata alla fogliache costituisce l’unico alimento deibachi da seta il cui allevamento si dif-fuse rapidamente in Bergamasca dal-l’inizio del ‘700. L’agricoltura fu sot-toposta, conseguentemente, ad unaprofonda trasformazione: da un latola diffusione di un doppio sfruttamen-to del terreno: il suolo con il grano edil soprassuolo con il gelso; dall’altro

lato lo sviluppo di una nuova attivitàmanifatturiera: l’allevamento del ba-co da seta. Una simbiosi tra agricol-tura e manifattura che non costituiva,peraltro, un’assoluta novità in Berga-masca dove aveva già plasmato da al-cuni secoli e con successo l’econo-mia della Val Gandino, una specificae circoscritta realtà in cui all’alleva-mento ovino si affiancò la produzionedei panni lana. Vale la pena ricordareal riguardo che il settore laniero erapresente in Bassa Val Seriana già dalXII secolo e l’abilità sviluppata in

OO

L’AUTORE

Giancarlo Beltrame

Docente a contratto presso lʼUni-versità degli Studi di Bergamo -Dipartimento di Scienze aziendali,economiche e metodi quantitativi.

Famiglia di contadini di Calcio in una fotografia dei primi anni del '900.Prima pagina de L'Eco di Bergamo dell'11 aprile 1919. Il giornale forniva ampia illustrazione delle trattative in corso per la soluzione della questione agraria nella Ber-gamasca.

Val Gandino nella produzione dei pan-ni lana superò i confini nazionali arri-vando nelle principali corti europeedove il suo apprezzamento fu sancitocon il riconoscimento di un vero e pro-prio marchio di qualità ante litteram: il“pannum bergomense”. Tale attivitàraggiunse la sua massima espansionenel Seicento con Gandino divenuto ilmaggiore centro laniero bergamasco.Nel Settecento tale simbiosi si diffusealla fascia collinare e a quella pianeg-giante sino agli imbocchi delle valli, alpunto da divenire un carattere premi-nente dell’economia bergamasca. Pro-tagonista divenne la gelsibachicolturache assunse giocoforza un fondamen-tale ruolo mercantile quale significati-va fonte di integrazione dello scarsoreddito agricolo dei contadini/mezza-dri e quale importante opportunità perle rendite fondiarie da quel momentoreinvestite nelle attività di trattura e fi-latura della seta. A questo processo diradicale trasformazione contribuìun’altra peculiarità, in questo caso ne-gativa, dell’agricoltura in Bergamasca:la diffusione del contratto mezzadrile.L’estrema parcellizzazione dei posse-dimenti, volutamente realizzata daiproprietari fondiari al fine di contenerei danni della grandine in questo modoripartiti su più proprietà dislocate inluoghi diversi, era adatta alla condu-zione familiare. L’assenza di un robu-sto ceto contadino dotato di adeguaticapitali, sia in scorte vive e morte siain denaro per l’anticipo dell’affitto, el’interesse dei proprietari fondiari allosviluppo delle colture arboree quali lavite e, in seguito, il gelso, poco graditeagli affittuari a causa degli elevati costiiniziali di impianto, ostacolavano la

stipula e la diffusione dei contrattid’affitto a vantaggio del contratto dimezzadria. Con esso il mezzadro nonanticipava nulla ed il proprietarioprovvedeva anche all’abitazione perl’intera famiglia. Il prezzo pagato perquesto iniziale beneficio era pesante emodulato sia in termini economici siain termini di vincoli generazionali nel-la conduzione del fondo: il mezzadrodoveva consegnare annualmente il50% del raccolto al proprietario delfondo, mentre l’abbandono del fondoda parte di un membro della famigliaera subordinato all’autorizzazione delproprietario del fondo stesso. Condi-zioni particolarmente gravose che ilcontratto mezzadrile bergamasco ren-deva ancor più penalizzanti preveden-do una decurtazione aggiuntiva del giàbasso reddito agricolo. La condizionedi precarietà in cui era costretta l’inte-ra famiglia rese in tal modo indispen-sabile al mezzadro sviluppare attivitàcomplementari che permettessero l’af-francamento almeno dall’indigenza.

CuriositàLA PRODUZIONE E IL

COMMERCIO DELLA SETA

La seta ha avuto unʼimportanzafondamentale per lʼeconomia deiComuni italiani nel Medioevo.Dal XII secolo lʼItalia divenne ilmaggior produttore di seta in Euro-pa e molte città comunali fondaro-no la loro ricchezza sulla produzio-ne e sul commercio della preziosafibra. Di questa attività rimangonoancora oggi numerose testimo-nianze, ad esempio nella topono-mastica. La seta è una fibra tessiledi origine animale, essendo secre-ta dal Bombyx mori, il “bombice delgelso”, comunemente detto bacoda seta. Lʼallevamento del baco daseta viene chiamato bachicoltura osericoltura, dallʼaggettivo latino se-ricus “di seta”, derivato a sua voltada Seres, nome di un popolo del-lʼAsia famoso nellʼantichità per laproduzione della seta. Lʼalleva-mento del baco da seta risale aitempi più antichi; nei libri di Confu-cio si trovano le prime notizie sul-lʼallevamento del baco da seta nelCeleste Impero. Secondo unʼanti-ca tradizione, fu lʼimperatrice Si-Lin-Shi la prima ad insegnare lʼartedi allevare il filugello (baco da seta)e di dipanare il bozzolo.

Fase dell'allevamento dei bachi da seta: la distribuzione delle foglie di gelso. L'allevamento dei filugelli avevaluogo all'interno delle abitazioni contadine.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 51OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO50

‘‘,,Castelletto di Brenzone (VR), 16 -18 ottobre 2015

JobTrainer CampusSul Lago di Garda, 3 giorni con diversi momenti di alta formazione per 21 giovani del nostro territorio

Il Progetto della BCC “QUI LAVO-RO” ha l’obiettivo di avvicinare i gio-vani al mondo del lavoro. Come am-piamente illustrato nel precedente nu-mero de Il Melograno, esso poggia suiseguenti pilastri:• incentivazione dei tirocini;• realizzazione di iniziative formative;• promozione dell’imprenditoria gio-

vanile.Negli ultimi mesi, il Gruppo di La-

voro che ha in carico la progettazione ela gestione delle varie attività previstedall’anzidetto Progetto si è dedicato, inparticolare, all’avvio e allo sviluppodelle varie iniziative previste dai primidue pilastri: incentivazione dei tirocinie attuazione di iniziative formative.

L’attività riguardante l’incentiva-zione dei tirocini è un’attività comples-sa che, allo stato attuale, è ancora incorso di svolgimento. Essa ha incontra-to un successo quasi inaspettato, sia dallato delle imprese, che hanno offerto 90posizioni lavorative/formative, sia dallato dei giovani, che hanno inviato alla

BCC ben 607 curricula. Nel prossimonumero de Il Melograno forniremo am-pie informazioni in merito a questa ini-ziativa che ha come principale obiettivoil coinvolgimento dei giovani nelle atti-vità produttive delle imprese locali.

In questa sede, invece, vogliamo da-re spazio alle attività previste dal secon-do pilastro del Progetto, attività che so-no culminate nello svolgimento del co-siddetto JobTrainer Campus (JTC), ini-ziativa curata da una delle migliori so-cietà di consulenza nel campo della for-mazione aziendale, la Motylab di Tren-to. Con questa iniziativa la BCC ha of-ferto a 21 ragazzi del nostro territoriol’opportunità, a fronte di un loro contri-buto economico pressoché simbolico,di beneficiare di 3 giornate (16-17-18ottobre 2015) di alta formazione, in uncontesto di indubbia bellezza, il Lago diGarda. Partecipando a diversi momenti,molto impegnativi, i giovani, di etàcompresa tra i 19 e i 30 anni, hannoavuto la possibilità di abbinare le no-zioni teoriche e applicative apprese ne-

Il JTC, sapientemente coordinato ediretto da Marco Parolini e AdalbertoGeradini, si è focalizzato, in particola-re, sullo sviluppo della risorsadell’”imprenditività”, dimostrando, intal modo, di essere perfettamente alli-neato con quanto affermato recente-mente dal professor Max Bergami,uno studioso della Bologna BusinessSchool: “Non ci sarà crescita in Italiasenza una generazione che spostil’ago della bilancia a favore di unanuova ondata di imprenditorialità, inuna situazione in cui gli ostacoli rap-presentati dalle rigidità strutturali eda un ambiente spesso sfavorevole, so-no controbilanciati dalla disponibilitàdi competenze e tecnologie, nonché dauna certa voglia di riscatto. Ebbeneuna diversa mentalità, più propensaalla sfida e al rischio, potrebbe diffon-dere un atteggiamento positivo. È uningrediente fondamentale, sia comesensibilità collettiva, sia come disposi-zione individuale per avviare una nuo-va fase in cui il seme dell’imprendito-rialità possa attecchire e proliferare”.Con l’iniziativa JTC la BCC ha intesorichiamare l’attenzione delle nuovegenerazioni sull’ineludibile necessitàdi apprendere e sviluppare nuove com-petenze e capacità, in vista soprattuttodel rilancio dei nostri territori.

gli studi con le attitudini e le competen-ze trasversali che sono distintive nel la-voro, nella professione, nel manage-ment o nello start up d’impresa: sicu-rezza di sé e chiarezza dei propri obiet-tivi, abilità di leadership e team wor-king, capacità comunicative da far vale-re in ogni relazione e colloquio, creati-vità, imprendività e problem solving.

I ragazzi del JobTrainer Campus organizzato dalla BCC. In prima fila, il direttore del Campus Marco Parolini (terzo da sinistra), il coordinatore del Campus Adal-berto Geradini (quarto da sinistra) e il tutor della BCC Fulvio Zanchetti (terzo da destra).

Obiettivi

JobTrainer Campus

VALORIZZAZIONE RISORSE PERSONALIFiducia in sé - ImprenditivitàDeterminazione - Resilienza

Creatività

APPRENDIMENTO NUOVE COMPETENZELavoro in gruppo - Organizzazione

Capacità decisionali - Capacità di ascoltoLeadership - Problem solving - Comunicazione

Dalla lezione esperenziale (Henry: talento e competenze) in aula...

... alla lezione Outdoor Management Training© sul Lago di Garda.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 53OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO52

La parola a...I ragazzi del “JobTrainer Campus”

JobTrainer Campus: una bussola per il futuro

Vi chiederete cosa spinge ventisei giovani, fra i diciotto e i ventinove anni, a svegliarsi alle cinque del mattino diun venerdì di ottobre e recarsi con lo zaino in spalla sulla sponda veronese del Lago di Garda, assolutamenteignari di ciò che li attende.

Curiosità, spirito d' intraprendenza, voglia di mettersi in gioco, desiderio di accettare una sfida, caratteristicheche a noi giovani non mancano mai.

Carichi e desiderosi di conoscere abbiamo affrontato passo dopo passo quest’esperienza misteriosa, ma allostesso tempo favolosa, del JobTrainer.

Tre giorni di condivisione, di lavoro fisico e mentale, di riflessione su se stessi, tre giorni in cui, tra attività in-door e outdoor, ci siamo messi in gioco e abbiamo cercato di applicare le nostre capacità al meglio.

Il JobTrainer ci ha permesso di sperimentare al massimo il concetto di lavorare in gruppo, un concetto che amolti sembrerà banale, ma che in realtà si rivela essere fondamentale nell’odierno mondo del lavoro.

Il gruppo per noi è stato un mettersi completamente a disposizione degli altri, un mezzo per esprimere le no-stre attitudini e capacità relazionali, dalla leadership all’ascolto e al sostegno degli altri, ma soprattutto ognuno ha avuto la possibilità di ricevere dei feedback, delle va-lutazioni da parte degli altri membri del gruppo stesso e tutto ciò ci ha posto nelle condizioni di poter riflettere su noi stessi e sui nostri comportamenti, su come ci ve-dono gli altri, sicuramente uno dei modi più proficui per la crescita personale.

Lavorare in gruppo ha significato anche uscire dalla nostra comfort zone, da quel nostro mondo di ovatta che ci fa star bene, provando a gettarci in mezzo a un maresconosciuto di avventure. Sicuramente l’uscire dal proprio bozzolo è una delle scelte più difficili da mettere in atto, ma il gruppo, come una grande madre che ti sa met-tere a tuo agio, è in grado di spingerti fuori da quella fortezza di fili di seta per farti prendere il volo.

Tutto ciò è stato finalizzato a darci una scossa, a riflettere su quello che è l’obiettivo singolo di ognuno, su quel focus sul quale dobbiamo concentrare le nostre forze,su quella meta verso la quale dobbiamo correre senza mai stancarci, perché il sogno non resti nel cassetto, ma diventi realtà, dando forma al mondo.

Da tutto questo sistema, basato sulle relazioni e sull’analisi personale, è nata una rete, una rete forte che si nutre di amicizie, ma che col tempo diverrà pronta per esse-re gettata nel grande oceano del mondo del lavoro, resistente e fitta per ottenere, con le capacità di tutti noi ragazzi del JobTrainer della BCC dell’Oglio e del Serio, unapesca proficua e vincente non solo per noi stessi, ma per tutta la comunità della nostra Banca di Credito Cooperativo che ha saputo credere e investire nei suoi giovani.

Pietro Bariselli - Chiara Brignoli - Fabrizio Costantini - Marco Forlani - Alberto Gatti - Daniele Stucchi - Giordano Valcarenghi

Chiara Brignoli.

Pietro Bariselli.

Alberto Gatti. Daniele Stucchi. Giordano Valcarenghi.

Fabrizio Costantini. Marco Forlani.

Cos’è JobTrainer? Innanzitutto un modo per conoscere se stessi: sono tante le cose di me che ignoravo o davo per scontate. Il lavoro di gruppo, le discussioni in aula e leesperienze che ho vissuto hanno cambiato radicalmente la visione che ho di me stesso. Il fatto di essere chiamati a osservarci a vicenda, nelle situazioni più diverse, ciha permesso di capire come gli altri ci vedono e che cosa pensino di noi. Sotto qualche aspetto, inevitabilmente, ciò che crediamo di essere diverge dall’opinione che glialtri hanno di noi. Accorgersene e cercarne le ragioni è un passo enorme per provare a migliorarsi: se non ci si conosce è difficile capire cosa si voglia davvero.

L’organizzazione del corso è stata impeccabile: in tre giorni siamo riusciti a svolgere tante attività. Si alternavano momenti in aula a momenti all’aria aperta. In aula non cisi limitava ad affrontare argomenti teorici, ma li si metteva in pratica: abbiamo parlato in pubblico e abbiamo simulato colloqui di lavoro. Ognuna di queste attività venivaanalizzata dettagliatamente e, a volte, ripresa con una telecamera: osservarsi dall’esterno mentre si fa qualcosa permette di vedersi come ti vedono gli altri. Si cercava, in-sieme ai tutor, di capire quali fossero gli aspetti da migliorare e quali quelli da valorizzare. Abbiamo anche preparato delle interviste a personalità di spicco del mondo azien-

dale e dell’imprenditoria, interviste che abbiamo avuto modo di compiererealmente. Avere la possibilità di conoscere e di fare domande a personeben inserite nel mondo del lavoro è stato un ottimo modo per avvicinarsi,e provare a capire, le dinamiche che potrebbero aspettarci in futuro. Alleattività in aula, come detto, venivano alternate quelle all’aria aperta. Par-ticolare importanza era data al lavoro di gruppo: ci sono stati consegnati,ad esempio, una serie di materiali e ci è stato chiesto di provare, insieme,a costruire una zattera con cui attraversare un tratto di lago. Ce l’abbia-mo fatta ed è stato davvero entusiasmante. Un’altra esperienza moltobella è stata l’uscita in barca a vela. Da ogni attività si imparava qualco-sa, su se stessi e sugli altri. Molto interessante, a proposito, era lo scam-bio di feedback che si svolgeva al termine di ogni esperienza: tornati inaula ci venivano consegnati dei foglietti sui quali scrivere le qualità carat-terizzanti dei compagni con cui avevamo lavorato. Ognuno poi riceveva, epoteva leggere, tutti i feedback che lo riguardavano. Era stimolante vedere le differenze tra le qualità che pensavamo di avere equelle che, invece, gli altri vedevano in noi. Scoprirsi sotto nuove prospettive non può che migliorare e arricchire. Torno da que-st’esperienza pieno di entusiasmo, tre giorni non possono cambiare tutto ma sono bastati a cambiare tante cose. Mi conoscomeglio, sono riuscito a focalizzare degli obbiettivi e mi sento in grado di affrontare un colloquio di lavoro. Ci hanno chiesto di im-maginare dove saremo tra dieci anni, di sicuro il futuro non mi spaventa.

Riccardo Rovatti

JobTrainer è un Campus orientativo che vuole farti capire chi tu sia innanzitutto come persona (limiti, attitudini, percezioni). Per ca-pire chi e ciò che ti circonda. Capacità di analisi della situazione, consapevolezza che le qualità che non hai non sono causa di di-spiacere, ma di miglioramento o di accettazione che sono proprie di altri, perché in fondo anche tu le hai. JobTrainer è ottimizza-re, massimizzare; è finalizzare energie al massimo, anziché disperderle.

Emilio Conti

Ho capito che devo credere di più nei miei sogni e nel poterli realizzare in futuro. E prima di tirarmi indietro nelle cose devo pro-varci. Ho sviluppato capacità di uscire dalla mia comfort zone, una maggiore coscienza di me e fiducia negli altri. JobTrainer è unCampus che ti permette di conoscerti meglio e di sviluppare e capire al meglio come rapportarsi, collaborare e comunicare con glialtri. Col JobTrainer Campus la BCC ha consentito a noi giovani di imparare anche attraverso alcune attività all'aperto. Inoltre conquesto strumento la BCC ci ha fatto capire che il suo investimento nei giovani è reale.

Valentina Bertulini

Mi fa piacere osservare l'approccio non convenzionale che è stato utilizzato per strutturare il Campus. Molto stimolanti i lavori digruppo, in particolare le attività outdoor ma soprattutto la possibilità di rifletterci immediatamente dopo; penso che permetta al pro-tagonista dell'esperienza di poterla apprezzare al 100% e di poter trarre ottimi insegnamenti.

Elena Gorini

Riccardo Rovatti.

Insegnare a essere capi di se stessi

Nel nuovo mondo, che per taluni aspetti ricorda quello medievale e quello rinascimentale, caratterizzati anch'essi da inven-tività molto intense e diffuse, emerge la necessità universale dei Soft Skills, che riguardano le doti orizzontali, assai più dif-ficilmente definibili dei Hard Skills, che sono competenze verticali, quali le specializzazioni e le tecniche. Infatti le abilità softdiscendono dai tratti della personalità e dai valori degli individui. In un certo senso, tutti devono avere ormai la capacità el'ardire propria un tempo solo dei dirigenti. È la fine del mondo spaccato e gerarchico. In questa prospettiva ciò che il lavo-ratore ha studiato risulta meno importante del tipo di persona che egli è: cioè se ha iniziative, se conquista la fiducia dei clien-ti, se è capace di cavarsela da solo senza qualcuno che risolva i problemi e se sa sfruttare occasioni favorevoli improvvise,che esigono il saper improvvisare. I Soft Skills sono: Etica del lavoro - Capacità di risolvere i problemi - Sapere prendere ledecisioni - Capacità di interagire con gli altri - Capacità di comunicare - Avere passione - Costruire fiducia - Saper speri-mentare e rischiare - Avere senso critico - Avere immaginazione - Avere flessibilità - Avere senso del tempo.

Andrea Carandini - Il Sole 24 Ore del 5 luglio 2015

Emilio Conti. Valentina Bertulini. Elena Gorini.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 55OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO54

Fulvio ZANCHETTITutor BCC del JobTrainer Campus

Il feedback del Tutor della BCC

Nuova consapevolezza delle mie potenzialità, del ruolo che potrei avere all'interno della mia azienda. Scoperta dei li-miti e degli errori in fase di colloquio da recuperare.Capacità di indirizzare persone all'interno del gruppo verso un dato risultato, capacità collaborative, fiducia nei com-pagni del team.Corso che, attraverso esperienze di lavoro in gruppo e successivi approfondimenti, aiuta i partecipanti ad analizzarele loro capacità relazionali, la consapevolezza di se stessi e a individuare e affrontare momenti per individuare limitied errori in fase relazionale.Iniziativa da replicare assolutamente con altri giovani.

La parola a...Marco PAROLINI

Direttore del JobTrainer Campus

Adalberto GERADINIResponsabile scientifico del JobTrainer Campus

Dopo aver potuto contribuire alla nascita del Progetto QUI LAVORO, è stato un piacere essere chiamato ad approntare la prima edizione del JobTrainer, il Campus de-dicato in esclusiva ai giovani talenti del territorio della BCC dell’Oglio e del Serio.Dal lavoro dipendente al lavoro intraprendente. Le caratteristiche dei candidati

Con il Comitato scientifico ho selezionato 21 candidature delle circa 40 pervenute tramite l’apposita domanda motivazionale. Si è delineato un gruppo di giovani talentimolto eterogeneo composto da studenti, lavoratori e neoimprenditori, molti dei quali cittadini attivi impegnati in iniziative associative culturali e sociali in favore della co-munità. L’età media molto bassa, 21 anni, ci testimonia di giovani che intendono acquisire presto un approccio moderno e “intraprendente” al lavoro. Infatti laddove lascuola e l’università sostengono un importante sviluppo di saperi tecnici e specialistici, JobTrainer Campus intende invece fornire molti strumenti esclusivi ed evoluti perdisegnare il proprio progetto o sogno professionale e per gestire se stessi nel quadro dei grandi cambiamenti in corso, in particolare nella fase di transizione scuola la-voro o nell’avvio d’impresa. Il tutto attraverso un campus intensivo di 3 giorni. L’importanza di fare buon marketing di se stessi ed evidenziare i propri tratti distintivi. Alcuni risultati

Come ha insegnato la testimonial Clara Martelli “È importante quanto conosci le tue capacità ma altrettanto come sai comunicarle: e non saperlo fare equivale a nonpotersi giocare neppure la prima occasione”. Questo JobTrainer Campus ci ha sorpreso perché i partecipanti si sono rivelati decisamente più performanti di come sierano presentati nel test di ammissione: durante il Campus abbiamo apprezzato giovani con significative capacità manageriali in particolare nella gestione del tempo,nel lavoro di gruppo e nel problem solving. Questo dovrebbe farci riflettere sull’importanza di sapersi presentare e fare buon marketing di se stessi, soprattutto oggi,con le poche occasioni di lavoro disponibili.Regata avventurosa o crociera a cinque stelle?

Un altro aspetto significativo è stata l’attitudine a uscire dalla propria comfort zone che questo gruppo JobTrainer ha testimoniato in più occasioni ma in particolare du-rante la prova di regata in barca a vela: pur con condizioni meteo avverse tutti i partecipanti hanno voluto concludere e nessuno si è tirato indietro. Questo è significa-tivo di giovani capaci di accettare le nuove sfide, ma anche “resilienti” per portarle a termine. I mestieri del futuro saranno infatti più simili a una avventurosa naviga-zione ricca di imprevisti da risolvere in prima persona - timone alla mano - piuttosto che a un comodo e passivo passaggio in traghetto dove la direzione è stabilita apriori da qualcun altro.Mentalità positiva e contagiosa. Dopo il JobTrainer: quali ritorni e vantaggi per il territorio?

Nella sessione finale Jump almeno il 50% dei partecipanti ha disegnato un piano di azione che contempla l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali sul territorio. E peresperienza, il pensiero “intraprendente” è positivo e quindi sarà capace di contagiare altri giovani. Possiamo quindi affermare che favorire l’emersione di giovani talen-ti, come sta facendo la BCC dell’Oglio e del Serio con iniziative qualificate, consente di mettere in rete idee, innovazione e nuova progettualità sul proprio territorio. Unvalore significativo in un momento storico spesso caratterizzato dalla passività o da una situazione in cui molti giovani talenti fuggono altrove.

Marco Parolini, direttore del JobTrainer Campus. Adalberto Geradini, responsabile scientifico del JobTrainer Campus.

Dall'album fotografico del "JobTrainer Campus"

Ludovico, Riccardo, Elena e Pietro intervistano gli imprenditori trentini Luca e Clara nel corso della sessione “Osservare il mondo che cambia”.

Il lavoro in team: dalla costruzione della zattera alla "navigazione" sulle acque del Lago di Garda.

Pronti? Via! Tutti in barca a vela sulle acque del lago per sperimentare l'uscita dalla comfort zone.

Dalle lezioni teoriche e "pratiche" ai piacevoli momenti della convivialità in un delizioso ristorante del porticciolo di Castelletto di Brenzone.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 57

Grazie all’enorme diffusione di Internete dei comodissimi moderni device(smartphone e tablet) oggi siamo ingrado di condividere tutto quello chevogliamo (e con chi vogliamo), attra-verso l’uso di particolari siti web chia-mati social network.

Si stima che quotidianamente oltre

l’80% della popolazione si ritrova on-li-ne, sia per lavoro che per hobby, gene-rando una mole immensa di conversa-zioni su qualsiasi argomento; questosemplice dato esprime l’incredibile po-tenzialità che hanno i social nel pro-muovere eventi, prodotti e servizi rag-giungendo un pubblico sempre più va-sto e abituato a interagire tenendo sem-pre sotto controllo il proprio profilo e lapropria reputazione.

Ma cosa sono, a cosa servono e comesi usano esattamente i social network?

Per dare una risposta a queste sem-plici ma interessanti domande la BCC haorganizzato un Seminario sul Web Mar-keting e sul Social Media Marketing.

L’incontro, che si è tenuto il giorno11 novembre alle ore 20 davanti a unfolto pubblico presso la Sala Multime-diale della filiale di Romano Centro, èstato aperto dal vicepresidente dellaBCC, dott. Roberto Ottoboni, con unpiacevole excursus sui Social, per poiessere sviluppato dai professionisti diNOE Formazione di Bergamo.

Il Seminario, aperto a tutti i Soci ei Clienti della BCC, era rivolto priori-tariamente alle realtà più ricettive delnostro territorio, in particolare a picco-li imprenditori, professionisti, freelan-ce, studenti universitari e neo-laureatiche hanno la necessità di saperne di piùe migliorare quello che da soli hanno

già iniziato a fare. Durante la serata sono state affron-

tate le tematiche legate ai diversi sociale alle opportunità che il Web Marketinge i Social Network offrono a Imprese eProfessionisti per raggiungere i propriobiettivi di business, evidenziando van-taggi, insidie e prospettive di questo fe-nomeno, che non è una moda, che haprofondamente cambiato le nostre for-me di comunicazione.

Grazie ai preziosi interventi dei pre-senti, inoltre, sono stati raccolti utilispunti, riflessioni e suggerimenti da eper il territorio.

Dall’analisi dei questionari compi-lati dai partecipanti è emerso un genera-le forte interesse ad approfondire tali te-matiche.

La serata si è conclusa con un pia-cevole buffet offerto dalla BCC a tutti ipresenti.

Luca DolciUfficio Marketing

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO56

‘‘,,TIROCINIO IN BCCNella scorsa estate, la BCC ha dato la possibilità a un giovane studente universitario di conoscere molto da vicino

le principali attività e i più importanti processi operativi di un’impresa bancaria

Finanziamento, spread fra tassi d’inte-resse, indebitamento, conto corrente,tutti concetti che la teoria e i corsi uni-versitari mi hanno spiegato molto bene;concetti che bene o male qualsiasi inve-stitore più o meno informato ne è a co-noscenza. Ma, nel concreto, di cosa stia-mo parlando? Come posso osservaretutti questi concetti espressi nella realtà?

Per rispondere, almeno parzial-mente, a queste domande ho avuto lapossibilità di passare circa tre mesi al-l’interno di una BCC, la “nostra” BCC.

La teoria universitaria e la letteratu-ra spesso tendono a mitizzare l’attivitàbancaria, a renderla un oggetto distantedalla realtà, poco vicina alle esigenzedelle famiglie e delle imprese; attivitàlegata e vincolata alle esigenze degliStati sovrani e degli “interessi partico-lari”. Troppo spesso, anche recente-mente, abbiamo potuto osservare talkshow e politici di ogni colore impegna-ti in una gara nel sostenere come l’atti-vità degli istituti di credito sia stata fi-nalizzata unicamente al salvataggio diStati fortemente indebitati e colpiti dauna crisi-finanziaria nata oltreoceano.

Non è assolutamente solo questo,l'attività bancaria è anche altro.

Durante il mio stage ho potuto os-servare la Banca nel suo complesso,osservandone i diversi processi opera-tivi e i diversi uffici che compongono

l’ossatura della Banca, ossatura chesolo al termine è costituita dalle Filia-li, la parte che più è conosciuta dai di-versi clienti.

Una delle principali attività che hoeffettuato è stata l’elaborazione diun’analisi sul Sistema del CreditoCooperativo della regione Lombardia,basandomi sui fascicoli di bilancio del2014. Col supporto dell’Ufficio Soci eStudi ho analizzato i bilanci delle di-verse BCC, osservandone le scelteoperative e gestionali effettuate. L’ela-borato mi ha consentito di avere unospaccato sull’attività delle Banche diCredito Cooperativo, le quali hannouna struttura (anche e soprattutto di bi-lancio) differente rispetto al resto delSistema Bancario. Dai dati di bilancioe dagli indici è possibile analizzare co-me la crisi che ha colpito l’Eurozonaabbia inciso, e non poco, sull’attività ditutti gli istituti di credito; si è osserva-to un generale aumento della rischiosi-tà in capo ai crediti e una diminuzionedei risultati reddituali.

Il core-business dell’attività ban-caria, in particolare in una struttura ditipo cooperativo, è l’attività di creditoa famiglie e imprese. Le strutture ditipo cooperativo sostengono una natu-ra del credito come rapporto (stretto)tra creditore e debitore, OTH (Origi-nate to Hold). Ovvero credito conces-so e mantenuto a bilancio per un pe-riodo di tempo generalmente lungo. Ilrapporto che si viene a creare tra laBanca e i diversi clienti è riassuntodall’attività dell’Ufficio Crediti. Buo-na parte del mio stage è stata all’in-terno di questo Ufficio. Tutte le ri-chieste di finanziamento delle diversefiliali vengono analizzate e valutate inquesto ufficio, si decide e si valutabuona parte del futuro dell’istituto;quotidianamente si possono osservarele più disparate richieste, dalla richie-sta di un mutuo prima-casa all’im-prenditore che ha necessità di liquidi-tà per nuovi investimenti. In questo

ufficio ho potuto osservare come il te-ma dell’analisi del “merito di credito”sia un processo caratterizzato da di-versi steps operativi; ogni soggetto(privato o azienda) è sottoposto a uniter che oggettivamente analizza la ri-spettiva struttura reddituale e patrimo-niale. La peculiarità e il punto di for-za di questo istituto è una accurataanalisi di tutto il credito da concederee concesso negli anni passati. Il credi-to concesso oggi da una banca influi-sce direttamente sull’operatività futu-ra della stessa, è chiaro che avere unastruttura attenta e rigorosa è sicura-mente un punto di forza.

Tra le diverse attività che ho potu-to osservare vi è anche quella dellastesura del Prospetto di Base, curatodall’Ufficio Finanza. Il Prospetto è undocumento richiesto dalla Bancad’Italia e da CONSOB a ogni istitutodi credito in merito all’emissione distrumenti di debito. In esso sono indi-cate tutte le informazioni dell’istitutodi credito (bilancio, organi societariecc.) e gli strumenti finanziari che labanca intende emettere. L’emissione èvincolata quindi a un giudizio cheviene espresso da CONSOB in rela-zione ai documenti inoltrati.

Queste sono state le principali atti-vità che ho potuto osservare, volevo pe-rò concludere ringraziando tutte le per-sone con le quali ho condiviso que-

Col supporto dell'Ufficio Soci e Studi della BCC, iltirocinante Elia Stucchi ha effettuato un'analisi ap-profondita dei bilanci 2014 di tutte le BCC della re-gione Lombardia.

st’esperienza. In particolare volevo rin-graziare la Direzione, la Vicedirezione,l’Ufficio Soci e Studi e tutti i “ragazzi”dell’Ufficio Crediti, professionisti di-sponibili e notevolmente preparati. Il futuro del mondo bancario è incertoe sottoposto a significativi cambia-menti; sono sicuro che grazie allacooperazione e alla mutualità il per-corso delle nostre Comunità potrà es-sere meno difficoltoso.

Elia StucchiStudente Msc Discipline Economiche e Sociali,Università [email protected]

BANCA DI CREDITO COOPERATIVODELL'OGLIO E DEL SERIO

Elia Stucchi (tirocinante) - Ufficio Soci e StudiAgosto 2015

IL CREDITO COOPERATIVOIN LOMBARDIA

Bilanci Esercizio 2014

***Analisi profili gestionali

SCUOLA E IMPRESA, INSIEME

I cambiamenti nell'impresa del futuro interesseranno i processi produttivi,l'organizzazione del lavoro e soprattutto le competenze delle persone chesaranno chiamate ad adottarli. Non possiamo affrontare la "grande tra-sformazione" in atto a livello globale a compartimenti stagni; abbiamo bi-sogno di fare sistema, di stringere forti alleanze e quella tra il mondo pro-duttivo e il mondo educativo è certamente strategica. Scuola e impresa, in-sieme, si rafforzano vicendevolmente e la loro forza è la forza dei giovanidi questo Paese. I nostri ragazzi devono affidarsi sempre più a un sistemaeducativo aperto e moderno, che li aiuti a riscoprire il gusto di lavorare edi entrare in contatto fin da subito con il mondo del lavoro e delle imprese.

Fabio Storchi - Il Sole 24 Ore del 13 ottobre 2015

‘‘,,Romano di Lombardia, 11 novembre 2015

Da Internet ai Social NetworkNella Sala Multimediale della filiale di Romano Centro, stimolante seminario

sul Web Marketing e sul Social Media Marketing

Alcuni momenti del seminario sul Web Marketing e sul Social Media Marketing. A sinistra, la relatrice Paola Toini, consulente web e social media marketing.

‘‘Dopo il Web 1.0, una secondarivoluzione si è avuta nei primi anni diquesto millennio con la nascita del co-siddetto web di 2a generazione che,fra le tante novità, ha favorito la diffu-sione dei social network. Facebook èsicuramente il social network più po-polare e utilizzato al mondo.

‘‘

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 59

BCC Lease continua la sua evoluzionee si afferma come punto di riferimentoper il Credito Cooperativo nel segmen-to dello small business: l’obiettivo èquello di rendere un servizio semprepiù completo alle BCC e ai loro clien-ti. Ma non solo. Sul fronte vendor, og-gi BCC Lease offre la locazione opera-tiva, la locazione finanziaria fino a100mila euro e alcuni piccoli finanzia-menti finalizzati fino a 25mila euro. Illeasing finanziario sopra i 100mila eu-ro e i mutui, invece, restano in capo aIccrea BancaImpresa.

BCC Lease ha dimostrato in questianni efficienza e qualità del servizionello small business. Oggi si intende in-crementare la presenza anche su forni-tori di alcuni beni di importo più signi-ficativo in settori e mercati adiacenti aquelli già coperti, complice anche lariorganizzazione di Iccrea BancaImpre-sa che intende attribuire all’area vendoruna posizione importante e per alcuniversi strategica.

Novità non di poco conto se si pen-sa che BCC Lease continua a essere im-pegnata anche nel fornire alle impresetutte le soluzioni per l’auto aziendale e ibeni strumentali di piccolo taglio (fino a50mila euro).

Evolve in questo senso anche il por-tale Smatik (www.smatik.bcc.it) a sup-porto delle banche per la preparazionedi preventivi. Il sito è uno strumentosemplice e veloce a supporto della retedi vendita e ha l’obiettivo di ridurre itempi che intercorrono dalla generazio-ne del preventivo alla delibera della pra-tica, tenendo la BCC costantemente in-formata sull’andamento del proprio por-tafoglio.

Dal 20 luglio scorso Smatik è onli-ne con una nuova veste. Non si tratta so-lamente di un restyling grafico. Da sem-plice piattaforma per l’auto, Smatik di-venta il portale unico di gestione pertutto lo small ticket nella fase di relazio-ne con il cliente. L’obiettivo è quello direndere più semplice e immediata la ri-

sposta per il cliente in fase di prepara-zione preventivo e fornire un serviziorapido e completo. Semplicità, imme-diatezza nella navigazione e velocità diesecuzione sono il motore del nuovoSmatik, che oltre a dare alla rete com-merciale la possibilità di preparare unpreventivo anche direttamente nella se-de del cliente o in BCC, offre una mo-dulistica sintetica ed efficace per snelli-re i tempi e velocizzare la chiusura delcontratto. SmatikCon Smatik, la BCC può consultare inqualsiasi momento lo stato di avanza-mento della pratica oltre che avvisare ilcliente delle promozioni in corso. Ilventaglio di prodotti offerti si trova sul-

la sinistra e, a seconda del prodottoscelto, l’operatività della pratica sarà incapo a BCC Lease o a Iccrea BancaIm-presa.

OperativitàBCC Lease:• Leasing auto• Noleggio• Leasing strumentale < 50.000 euroIccrea BancaImpresa:• Leasing strumentale >50.000 euro • Targato pesante

L’offerta di noleggio auto è comple-ta di tutti i servizi grazie alla partner-ship con Car Server (v. box).

Luca DolciUfficio Marketing

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO58

‘‘,,Chiari, 8 novembre 2015

La BCC ai microfoni di “Teletutto”In primo piano, sull’emittente bresciana, il Progetto BCC “QUI LAVORO”

‘‘,,Prodotti & Servizi

BCC Lease amplia il raggio d’azioneNuovi supporti alla rete commerciale della BCC

zotti di Chiari, l’amministratore arch.Gloria Barbera e il collaboratore dott.Fulvio Zanchetti sono stati intervistatida una giornalista dell’emittente bre-sciana “Teletutto”.

L’amministratore Barbera ha illu-strato, a grandi linee, le finalità delpredetto Progetto, focalizzando i se-guenti obiettivi perseguiti dalla BCC:1) dare concretezza ai contenuti del-l’articolo 2 dello Statuto sociale, conspecifico riferimento ai passaggi in cuivengono delineati i temi della “coesio-ne sociale”, della “crescita responsabi-le e sostenibile del territorio”,dell’”orientamento sociale” e della

TELETUTTO - BRESCIA

"Per i bresciani, tra i bresciani,con i bresciani". Questa è lamission di Teletutto. Prima emittente locale di Brescia e provincia, Teletutto ha conquistato sulcampo il primato dell'informazione locale. Il marchio della brescianità è ciòche la contraddistingue: la televisione che da sempre è al servizio di tuttoil territorio bresciano.Non solo news ma anche sport, cultura e dirette speciali caratterizzano ilsuo palinsesto.

IL LAVORO E I GIOVANI

La nostra società, politica ed economica, non è all’altezza dei suoi giovani. Il termine “lavoro” assume un’urgenza particolare egrave quando l’accostiamo a un’altra parola chiave della nostra società: “giovani”. Il lavoro dice a noi stessi e agli altri chi siamo,non solo che cosa facciamo, con le ambivalenze che ciò comporta. In una cultura dove i luoghi identitari tradizionali sono in crisi(comunità, famiglia, appartenenze), il lavoro resta tra i pochi linguaggi sociali per raccontare il nostro posto al mondo e la nostraidentità. Ciò è vero sempre, addirittura anche quando si è in pensione, ma vale soprattutto, e in modo speciale, per un giovane.Ma chi oggi osserva il mondo dei giovani scopre una grande sofferenza persino su questo terreno identitario. È molto triste ve-dere tanti laureati che, a distanza di dieci anni dalla laurea, fanno una gran fatica a dire ad amici e parenti, e a se stessi, qualisiano il proprio lavoro e le proprie competenze, quale sia, con un’espressione oggi non a caso desueta, il proprio mestiere.La società tradizionale era stata capace di creare una sua etica del lavoro basata sui mestieri, che ha costruito e sorretto la no-stra civiltà per secoli. Il mestiere è il grande tema che va posto al centro del dibattito sul lavoro, senza guardare nostalgicamenteindietro in cerca di antichi mestieri da salvare, ma con la consapevolezza che senza mestieri, antichi, nuovi e nuovissimi, nonc’è sviluppo né economico né civile.

Luigino Bruni - Fondati sul lavoro, Vita e Pensiero, 2014

“costruzione del bene comune”; 2) fa-vorire il progressivo avvicinamento deigiovani al mondo del lavoro mediantemolteplici iniziative che spaziano dal-l’offerta di incentivi alle imprese fina-lizzati all’attivazione di tirocini extra-curriculari a beneficio dei giovani di-soccupati, alla organizzazione di attivi-tà nel campo dell’alta formazione (perfavorire l’apprendimento dei cosiddet-ti Soft Skills), alla promozione dell’im-prenditorialità giovanile.

Il collaboratore Zanchetti ha ap-profondito, invece, la tematica riguar-dante l’incentivazione dei tirocini ex-tracurriculari, fornendo, al riguardo,utili informazioni relative alle varie at-tività poste in essere nei mesi scorsidalla BCC nei comuni di Calcio, Co-

vo, Romano di Lombardia e Chiari, at-tività che hanno visto il coinvolgimen-to di un significativo numero di impre-se e di giovani.

L’intervista ai due esponenti dellaBCC è stata preceduta dall’interventodel dott. Alessandro Bellini, coordina-tore del “Tavolo per le Politiche Gio-vanili dell’Ambito Territoriale OglioOvest” (TPG), il quale, tra le altre co-se, non ha mancato di rimarcare l’im-pegno profuso dalla BCC per favorirela realizzazione dei molteplici obiettiviperseguiti dal TPG per sostenere lacrescita dei giovani del territorio, gio-vani che si trovano a vivere in un mon-do sempre più caratterizzato dallacomplessità, dall’incertezza e dallaprecarietà.

Nell’ambito degli eventi previsti all’in-terno della 13a Rassegna “MicroEdito-ria” di Chiari, è stata offerta alla BCCl’opportunità di presentare a una plateaallargata il progetto “QUI LAVORO”.

Domenica 8 novembre, davanti al-la scalinata della stupenda Villa Maz-

I momenti dell'intervista di Teletutto - Brescia a Gloria Barbera e a Fulvio Zanchetti.

Le BCC in Car ServerIccrea BancaImpresa cresce in Car Server. Dopo due anni dal suo ingresso,la banca corporate del Credito Cooperativo (che fa parte del gruppo bancarioIccrea) raddoppia l'impegno finanziario salendo a 10 milioni di euro e portan-do al 20% la propria quota di partecipazione nella società emiliana, la primaa capitale interamente italiano specializzata nel noleggio di flotte aziendali.L'aumento di capitale ha consentito a Car Server nuovi, importanti investi-menti: il parco macchine a disposizione delle aziende clienti è salito a oltre 28mila veicoli, imprimendo un'accelerazione alla crescita di Car Server, che ne-gli ultimi anni ha fatto registrare fatturati in costante aumento.  

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 61

ria del nostro Paese. Viene così di fattoabbandonata la linea d’azione, ancorapresente in Francia e Germania, che ve-de il pubblico partecipare attivamente al-le imprese specializzate in settori a mon-te della filiera della produzione così dacontribuire alla produttività delle impre-se private. Si incentivano così anche leimprese nazionali private a cedere quoteconsistenti del proprio capitale alle cor-poration straniere. Non solo, si rischia direndere il Paese eccessivamente dipen-dente dai flussi di capitali degli investi-tori stranieri, che troppo spesso sono ca-ratterizzati da un’alta volatilità. Inoltre -a seguito delle tendenze alla de-specia-lizzazione che sembrano caratterizzare ilriassetto della produzione che le cessio-ni dei segmenti industriali a maggior va-lore aggiunto producono - non si agiscesull’impiego delle alte competenze cheil nostro sistema della pubblica istruzio-ne continua nonostante tutto a realizzaree che trovano invece un’occupazione al-l’estero (sono i tristemente famosi cer-velli in fuga).

Sono queste le critiche che in modoquasi ossessivo ha sollevato LucianoGallino nelle sue pubblicazioni più re-centi. Si leggano per esempio alcunipassaggi molto significativi dell’ultimo

libro che il prof. Gallino è riuscito a da-re alle stampe poco prima di lasciarci, Ildenaro, il debito e la doppia crisi spie-gati ai nostri nipoti (Einaudi, ottobre2015): «Il patrimonio industriale italia-no, già compromesso dalle privatizza-zioni degli anni Novanta e dall’assenzadi politiche appropriate, viene abbando-nato a se stesso, facile preda delle mul-tinazionali di altri Paesi. [...] Ma legrandi imprese che passano in mano amultinazionali straniere non pongonosoltanto l’incognita dell’insediamentopiù o meno permanente, ovvero dell’in-terrogativo se resteranno qui oppure la-sceranno il nostro Paese e quando.L’immagine internazionale di un Paese,dalla quale dipende se nel consesso del-le nazioni la sua voce viene ascoltata ono nelle questioni che contano, quali ilmodo di affrontare la crisi europea, di-pende a sua volta da quello che sa pro-durre, e come».4. Per ciò che concerne i dati sulla fidu-cia di famiglie e imprese è bene cono-scere di cosa si tratti. Sono due diversiindici, costruiti in modo composito (idati sono liberamente scaricabili al se-guente link http://dati.istat.it/#). Descri-viamo innanzitutto l’indice relativo allostato di fiducia delle imprese: a partire

dal mese di giugno 2012, l’Istat diffondel’indicatore composito del clima di fidu-cia delle imprese italiane denominato Ie-si (Istat economic sentiment indicator).

Viene elaborato aggregando i saldi ri-feriti a diversi settori: i giudizi sulla do-manda in generale, le attese sulla produ-zione e i giudizi sulle giacenze di prodot-ti finiti (settore manifatturiero), i giudizisugli ordini e le attese sull’occupazione(costruzioni), i giudizi, le attese sugli or-dini e sull’economia in generale (servizidi mercato), e i giudizi sulle vendite, le at-tese sulle vendite e i giudizi sulle giacen-ze (commercio al dettaglio). Le serie ini-ziali (11 in totale) sono destagionalizzatee standardizzate. La loro sintesi è ottenu-ta con media ponderata, utilizzando comepesi le quote calcolate sul valore aggiun-to di competenza di ciascun settore. Alloscopo di ottenere il peso da attribuire aisingoli saldi, gli aggregati di valore ag-giunto elaborati per ogni settore sono sta-ti divisi per il numero di variabili rien-tranti nel computo di ciascun clima di fi-ducia. I pesi utilizzati per la sintesi delleserie prodotte si riferiscono al valore ag-giunto al costo dei fattori relativo all'anno2012. Le serie storiche precedenti sonoinvece pesate con analoghi pesi riferiti al-l'anno 2005. Ciò comporta anche che un

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO60

sta tornando la fiducia nelle famiglie enelle imprese. E la fiducia sostiene lacrescita e il lavoro.

Due gruppi di osservazioni appaio-no opportune. Innanzitutto le paroledel ministro (boost to investment, taxcuts, structural reforms) sono attente aricalcare le espressioni che si ritrovanonelle richieste che le istituzioni euro-pee hanno rivolto al nostro Paese. Insecondo luogo i dati cui il ministro siriferisce sono stime della fiducia di fa-miglie e imprese: qualcosa dunque didifficilmente afferrabile.

2. Il 5 agosto 2011 è la data in cui vie-ne inviata all’allora presidente del Con-siglio Silvio Berlusconi una lettera in-consueta a firma del governatore BCEuscente, Jean Claude Trichet, e del go-vernatore BCE entrante, Mario Draghi.Conviene riportare, molto sintetica-mente, il cuore di quel messaggio:«Nell'attuale situazione, riteniamo es-senziali le seguenti misure: 1) Vediamol'esigenza di misure significative peraccrescere il potenziale di crescita.[...] Le sfide principali sono l'aumento

della concorrenza, particolarmentenei servizi, il miglioramento della qua-lità dei servizi pubblici e il ridisegnodi sistemi regolatori e fiscali che sianopiù adatti a sostenere la competitivitàdelle imprese e l'efficienza del mercatodel lavoro. [...]; 2) Il Governo ha l'esi-genza di assumere misure immediate edecise per assicurare la sostenibilitàdelle finanze pubbliche. [...]

Il ministro Padoan ci tiene pertantoa precisare innanzitutto che le finanzepubbliche sono sotto controllo, e chequesto risultato è stato ottenuto pro-prio attraverso le riforme del mercatodel lavoro, il controllo dei salari dellapubblica amministrazione e le priva-tizzazioni. Stando ai dati ciò che haavuto al momento un impatto estrema-mente significativo sulle finanze pub-bliche sono proprio le privatizzazioni:il 30 ottobre 2015 il Governo ha infat-ti raggiunto l’obiettivo di incassi dallecessioni di partecipazioni indicato nel-l’ultimo Documento di Economia e Fi-nanza: lo 0,4% del PIL, pari a circa 6,5miliardi: con l'immissione sul mercato

C

PIL e principali componenti della domanda (1)(dati trimestrali; indici: 2007=100)

Fonte: elaborazioni Banca d’Italia su dati Istat.(1) Quantità a prezzi concatenati; dati destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 65

70

75

80

85

90

95

100

105

65

70

75

80

85

90

95

100

105

PIL esportazioni consumi delle famiglie investimenti fissi lordi

Prodotto interno lordo

Investimenti fissi lordi

Spesa per consumi delle

famiglie residenti e ISP (1)

Spesa per consumi delle

Amministrazioni pubbliche

Domanda nazionale (2)

Esportazioni di beni e servizi

Importazioni di beni e servizi

2011 0,6 -1,9 0,0 -1,8 -0,6 5,2 0,5

2012 -2,8 -9,3 -3,9 -1,4 -5,7 2,3 -8,1

2013 -1,7 -6,6 -2,7 -0,3 -2,7 0,8 -2,5

2014 -0,4 -3,5 0,4 -0,7 -0,6 3,1 2,9

2014 III Trim. 0,0 -0,9 0,1 0,6 0,1 0,6 1,3

IV Trim. 0,0 0,2 0,1 0,5 -0,4 1,9 0,7

2015 I Trim. 0,4 1,2 -0,1 0,0 0,8 0,7 2,1

II Trim. 0,3 -0,4 0,4 -0,4 0,5 1,0 1,8

PIL, domanda nazionale, commercio con l'estero(quantità a prezzi concatenati; variazioni percentuali sul periodo precedente;

dati trimestrali destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi)

Fonte: Istat.

(2) Include la variazione delle scorte e oggetti di valore.(1) Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

‘‘,,2° semestre 2015

PUNTO MACROL’andamento dell’economia italiana nel contesto dell’area dell’Euro

L’AUTORE

Stefano Lucarelli

Marsciano (PG), 1975.Assistant Professor in Internatio-nal Monetary Economics, Masterin Economics and Global Mar-kets, Università di Bergamo.

1. In questi mesi i policy maker italianihanno rilasciato dichiarazioni ottimisti-che sulle previsioni dell’economia ita-liana relative al prossimo biennio. Inparticolare il ministro dell’EconomiaPier Carlo Padoan ha rilasciato una vi-deo intervista pubblicata su you tube loscorso 10 novembre (https: //www.you-tube.com/watch?v=TMPC2h3E2B4).In un ottimo inglese, l’ex vice segreta-rio dell’OCSE che in gioventù era sta-to conquistato dal pensiero critico del-l’economista polacco Michael Kaleckiha annunciato che “Italy is exiting thecrisis” poiché le riforme strutturalistanno dando frutti. Ecco in sintesi lesue parole: le finanze pubbliche sonosotto controllo, il debito inizierà ascendere dal 2016 grazie a una mag-giore crescita e a un avanzo primarioche ha continuato a essere positivo per23 anni, tranne il 2009, e anche questorafforzerà la crescita e la creazione diposti di lavoro, elementi che si raffor-zano reciprocamente. L'Italia stauscendo dalla crisi. Grazie all'ampiastrategia di crescita attuata dal governo

di azioni di Poste Italiane pari al34,7% del capitale è stato realizzato unintroito pari a circa 3,1 miliardi. A feb-braio 2015 è stato ceduto a diversebanche un pacchetto di azioni pari al5,74% del capitale di Enel con un in-troito pari a 2,2 miliardi. Tra le opera-zioni concluse, assimilabili alle priva-tizzazioni e il cui gettito viene utilizza-to per la riduzione del debito pubblico,vi è il rimborso di parte dei cosiddettiMonti bond da parte del Monte dei Pa-schi di Siena, pari a circa 1,1 miliardi.Ulteriori 200 milioni sono giunti al Te-soro dal dividendo straordinario rico-nosciuto dall'Enav per esubero di capi-tale, che ha di fatto portato a una ridu-zione del valore della partecipazionein Enav a seguito della distribuzionedel dividendo straordinario.

3. È lecito esprimere delle perplessitàsul modello di sviluppo che viene a de-linearsi a seguito di iniziative di politi-ca economica che contribuiscono a in-debolire le strategie di politica indu-striale che tradizionalmente hanno so-stenuto la crescita economica nella sto-

Il 5 agosto 2011 viene inviata all'allora presidente del Consiglio Silvio Ber-lusconi una lettera inconsueta a firma del presidente BCE uscente, JeanClaude Trichet, e del presidente BCE entrante, Mario Draghi.Il cuore di quel messaggio era il seguente: "Nell'attuale situazione, ritenia-mo essenziali le seguenti misure: 1) Vediamo l'esigenza di misure siginifi-cative per accrescere il potenziale di crescita. Le sfide principali sono l'au-mento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento del-la qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali chesiano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza delmercato del lavoro; 2) Il Governo ha l'esigenza di assumere misure imme-diate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche".

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 63

mesi). In dettaglio l’indagine compren-de domande mensili sui seguenti aspet-ti: giudizi e attese sulla situazione eco-nomica dell’Italia; attese sulla disoccu-pazione; giudizi e attese sulla situazioneeconomica della famiglia; giudizi sulbilancio familiare; giudizi e attese sul-l’andamento dei prezzi; opportunità at-tuale e futura di risparmio; opportunitàattuale e intenzioni future di acquisto dibeni durevoli. Trimestralmente (a gen-naio, aprile, luglio e ottobre) sono rile-vate anche le intenzioni di acquisto diun’autovettura, le intenzioni di acquistoe le spese per manutenzione straordina-ria dell’abitazione.

In particolare le intenzioni di nonacquistare un’autovettura, un’abitazio-ne o di non ricorrere alla manutenzionestraordinaria dell’abitazione appaionopiuttosto stabili. Anzi, se si confrontanoi dati relativi al quarto trimestre del2013 e del 2014, si registra un piccoloaumento nella mancata intenzione al-l’acquisto di un’autovettura (da 83,7 a84,3) e nella mancata intenzione di so-stenere spese per la manutenzione stra-ordinaria dell’abitazione (da 74,2 a 77).

5. Circa lo stato di fiducia che caratte-rizza l’Italia, si possono trarre delle in-dicazioni interessanti guardando ad altridati, meno eterei. Come messo in lucedall’OECD skills outlook 2015, resopubblico nello scorso maggio, l’Italia èl’ultimo Paese dell’area OCSE se siguarda all’occupazione giovanile, 18 -24 anni, (52,8% contro un valore medioal 73,7%). Aumentano anche i NEET, igiovani inattivi che cioè non lavorano,né frequentano scuole, università o cor-si di formazione, che sono arrivati al26,1% degli under 30, con un incremen-to di 5 punti percentuali rispetto al2008. Se è vero che nel luglio 2015l’ISTAT ha registrato un calo della di-soccupazione giovanile in Italia rispetto

al mese di giugno (da 43% a 40,5%), èpur vero che la tendenza messa in lucedall’OCSE viene confermata anche dal-l’ISTAT: si aggrava infatti la situazionedei giovani inattivi che sono aumentatidello 0,5% rispetto a giugno e del 2% ri-spetto al luglio 2014.

Da segnalare anche il Rapporto Gio-vani - Mobilità per studio e lavoro pre-sentato lo scorso settembre, frutto di unaricerca che ha visto collaborare l’IstitutoGiuseppe Toniolo con l’Università Cat-tolica, con il sostegno finanziario dellaFondazione Cariplo e di Intesa San Pao-lo: ben il 61% degli intervistati (il cam-pione è formato da 1.000 giovani tra i 18e i 32 anni) si dichiara pronto a cercarelavoro all’estero. Per il 44% del campio-ne le opportunità professionali in Italiasono peggiori rispetto alla media deglialtri Paesi sviluppati. Il 48,2% esprimeuna bassa fiducia nella possibilità cheentro tre anni le opportunità professiona-li in Italia possano migliorare.

C’è di più: dall’inizio dell’anno iprestiti bancari sono scesi in Italia del-lo 0,5%, nonostante sia di poco aumen-tata la domanda di prestiti da parte diimprese e famiglie. Per consolidare ladebole ripresa, è indispensabile che an-che l’offerta di credito per consumo einvestimenti torni ad avere valori “nor-mali”. È estremamente significativoche i 1.000 miliardi delle operazioniTLTRO (Targeted long term refinan-cing operation) messe in campo duevolte dalla BCE (600 miliardi a fine2011- inizio 2012 e 400 nel 2014, dicui 100 alle banche italiane), prima delquantitative easing da 60 miliardi almese, che consistevano in prestiti mi-rati al settore non finanziario, si sianorisolti in un insuccesso: le banche se nesono servite per sistemare le perditedei loro bilanci. Si tratta di un compor-tamento dovuto in parte alle pressioni

della vigilanza bancaria europea cheimpone di rafforzare i patrimoni, inparte all’ampliamento dei crediti insofferenza (pari a circa 190 miliardinel caso italiano). Le aspettative del si-stema creditizio sono sotto certi aspet-ti quelle più importanti per consolidarela ripresa dell’intero sistema economi-co: in Italia le banche attendono, pro-babilmente, che il ministro Padoanconvinca le istituzioni di Bruxelles adaccettare il varo di una società che riti-ri tutti i crediti anomali in circolazionecosì da aiutare tutti gli istituti di credi-to in difficoltà a depurarsi dalle perditederivanti dalle sofferenze. È ciò che nellinguaggio tecnico si chiama bad bank.Il 5 novembre scorso Marco Ferrandosu Il Sole 24 ORE ha scritto che il Mi-nistero dell’Economia, insieme a Ban-ca d'Italia e Cdp, ha individuato in Me-diobanca e Jp Morgan, insieme a Bo-ston Consulting, gli advisor per lamessa a punto del piano definitivo, chepotrebbe vedere in Sace il soggettochiamato a prestare le garanzie neces-sarie. L'ultima parola, comunque, spet-terà alla Commissione europea, chia-mata a esprimersi sull'eventuale pre-senza di aiuti di Stato.

6. Luciano Gallino conclude il suo ulti-mo libro con parole che ci ricordano co-me dalle crisi non si esce mai ricorrendosolo all’ingegneria finanziaria: ideali co-me uguaglianza, solidarietà, partecipa-zione democratica potrebbero ridaresenso all’UE.

È triste constatare come questi con-cetti si intravedano appena nelle paroleutilizzate dagli uomini politici europeinell’arco di tempo che va dal terribile at-tentato terroristico del 13 novembrescorso sino alla richiesta avanzata dalpresidente Hollande affinché tutta l’UE,e non solo la Francia, attacchi la Siriaper distruggere Daesh.

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO62

(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi e punti percentuali)Inflazione al consumo in Italia e contributi delle sue componenti (1)

Fonte: elaborazioni Banca d’Italia su dati Eurostat.(1) Indice armonizzato dei prezzi al consumo. La componente di fondo comprende i beni non alimentarie non energetici e i servizi; la componente volatile include i prodotti alimentari e i beni energetici.

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 '15-1

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componente di fondo componenti volatili totale C

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, stime mensili provvisorie.

Occupati e tasso disoccupazione(dati mensili destagionalizzati; milioni di persone e valori percentuali)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 20156

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occupati (scala di sinistra) tasso di disoccupazione (scala di destra)

confronto fra i valori precedenti la crisie quelli odierni non è immediatamentedisponibile e presuppone una ri-calibra-zione delle serie. L’Istat rende disponi-bili i dati che consentono una compara-zione per il periodo che va dal gennaio2010 al luglio 2015. In effetti i valoripassano da 100,5 (gennaio 2010) a 98,5(novembre 2010), per poi risalire a 102

(dicembre 2010) e infine crollare a par-tire dal maggio 2011 fino a 77,2 nelmaggio 2012. Il punto di minimo è rag-giunto nell’aprile del 2013 (75,5). Sitorna a 98,4 solo nel luglio 2014, per poiassistere ad un nuovo crollo che si fermaa settembre dello stesso anno (90,1). Dalì in poi l’indice sale sino a portarsi a107,5 nel luglio 2015.

Tuttavia si tratta di un indice chetende a sottostimare le caratteristichepiù significative delle aspettative delleimprese, cioè quelle caratteristiche checonducono effettivamente a una varia-zione delle variabili macroeconomichefondamentali. Si pensi soprattutto alfatto che le informazioni relative al-l’occupazione sono esplicitamente rile-

vate solo per ciò che concerne il setto-re delle costruzioni.

Per ciò che concerne il clima di fi-ducia dei consumatori, l’indagine vie-ne svolta mensilmente dal 1982 su uncampione rappresentativo della popo-lazione adulta italiana. La rilevazioneè effettuata attraverso interviste telefo-niche su un campione casuale, di nu-merosità pari a circa 2mila unità, pro-porzionale all’universo della popola-zione italiana adulta, stratificato per ri-partizione geografica e ampiezza deicomuni di residenza. La lista utilizzataè costituita dall’elenco degli abbonatitelefonici. Il questionario per l’intervi-sta telefonica comprende, oltre ad al-cune informazioni strutturali e sui red-diti familiari, domande di tipo preva-lentemente qualitativo, caratterizzateda tre o cinque modalità ordinali di ri-sposta (ad es. molto in aumento, in au-mento, stazionario, in diminuzione,molto in diminuzione), relative alla si-tuazione economica dell’Italia e aquella personale dell’intervistato. Leopinioni sono richieste nella forma digiudizi riguardanti il recente passato (iprecedenti dodici mesi) oppure nellaforma di attese sull’evoluzione futuraa breve termine (nei successivi dodici

NOTE A MARGINE SULL'EVOLUZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE ITALIANOIl patrimonio industriale italiano, già compromesso dalle privatizzazioni degli anni Novanta e dall’assenza di politiche appro-priate, viene abbandonato a se stesso, facile preda delle multinazionali di altri Paesi. In meno di tre anni - cioè sotto i governiMonti, Letta e Renzi - passano sotto il controllo di corporations straniere Alitalia (Etihad, Emirati Arabi Uniti), la Telecom (Telco,spagnola), la Indesit (Whirlpool, americana), l’Ansaldo Breda, quella che costruisce i Frecciarossa (Hitachi, giapponese), la Pi-relli (CheChina, cinese), più centinaia di imprese minori con marchi di alto prestigio. Quanto alla Fiat, era già diventata ameri-cana per conto suo, cambiando addirittura nome (da Fiat a Fca), senza che i governi italiani, susseguitisi nel periodo muoves-sero un dito - come in tutti gli altri casi. [...] L’importante, dicono, è che la produzione resti nel Paese, secondo quanto assicu-rano gli acquirenti d’Oltralpe. Per intanto questo non è sempre vero. Si vedano i casi dell’americana Alcoa, che produceva la-minati di alluminio a Portovesme in Sardegna e a Fusina (Venezia) e ha chiuso ambedue gli impianti nel 2014; della svedese

Electrolux (elettrodomestici) che acquisì a suo tempo la Rex, la Zanussi e la Zoppas e nel 2014 ha minacciato di delocalizzare le produzioni italiane in Polonia sei dipendenti non accettavano riduzioni di pause, di permessi e di giorni di ferie; della Acciai Speciali Terni (Ast), di lontane origini Iri-Finsider, privatizzata nei primianni Novanta, acquisita dalla tedesca Thyssen-Krupp che per dieci anni lascia lavorare il gruppo dirigente italiano, specializzato nella produzione di acciai di altis-sima qualità, quale l’acciaio magnetico. In quel periodo la Ast va assai bene. Ma nel 2003 i tedeschi assumono la direzione diretta dell’azienda, riducono la produ-zione a un solo prodotto di media qualità - l’acciaio inossidabile - a favore di quelli fabbricati da altri loro stabilimenti in Francia e Germania e i conti cominciano apeggiorare. Nel 2014 prospettano di licenziare un quarto dei lavoratori, chiudere un forno e ridurre la produzione. Dopo cinque mesi di trattative, scioperi e la pro-posta di diversi piani industriali, la Ast - ossia la sua direzione tedesca - rinuncia ai tagli di produzione e di personale e riprende a lavorare ai livelli di inizio 2014 -ma gli acciai di qualità super restano dove sono emigrati [...]. Ma le grandi imprese che passano in mano a multinazionali straniere non pongono soltanto l’incognitadell’insediamento più o meno permanente, ovvero dell’interrogativo se resteranno qui oppure lasceranno il nostro Paese e quando. L’immagine internazionale di unPaese, dalla quale dipende se nel consesso delle nazioni la sua voce viene ascoltata o no nelle questioni che contano, quali il modo di affrontare la crisi europea,dipende a sua volta da quello che sa produrre, e come.»Luciano GallinoIl denaro, il debito e la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti (Einaudi, ottobre 2015)

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 65

il controllo e che inevitabilmente ac-cadono. Senza avversità non c'è resi-lienza, e non ci sono opportunità.

• B di Beliefs, le nostre credenze, l’in-sieme delle convinzioni che abbiamomaturato nel corso della nostra vitache determinano la nostra percezionedella realtà.

• C di Consequences, le nostre reazioniemotive e fisiche agli eventi, date dal-la dialettica tra le avversità e il nostromodo di essere.

• D di Discussion, cioè la nostra capaci-tà di mettere in discussione le nostrereazioni irrazionali, iniziando a ri-prendere il controllo della nostra vita.Quando la motocicletta sbanda, si puòanche riprendere, non dobbiamo per

forza uscire fuori strada. • E di Effects, a differenza delle reazio-

ni (Consequences), gli effetti derivanodalla messa in discussione delle nostrecredenze.

Detto questo, guardiamoci benedalla sindrome di Mosè, citata recente-mente da Didier Pieux, direttore del-l’Istituto francese di terapia cognitiva aLione: il rifiuto del reale al punto diesigere che una strada cittadina intasa-ta dal traffico ci si aprisse davanti comeil Mar Rosso per permetterci di uscirerapidamente dall'ingorgo. La resilienzaè una caratteristica chiave dei vincenti.Il pragmatismo pure. L’impossibile èper definizione impossibile. [email protected]

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO64

Il termine resi-lienza derivadal latino “re-silire”, cioèr i m b a l z a r e ,proprio comefa una pallalanciata controun muro. Ri-chiama ancheil verbo latino"salio", cioè ri-

salire, proprio come dopo aver scuffia-to in piana navigazione. Dando un'ac-cezione moderna al termine, la resi-lienza è la capacità di adattarsi al cam-biamento e di cavalcarlo, quindi la ca-pacità di far fronte in maniera positivaad eventi traumatici, sfruttando le op-portunità che la vita offre, che spessosi nascondono dietro una facciata dinegatività.

Non posso immaginare un concetto

più prezioso in un periodo di crisi comequesto, in cui però si comincia a vederela luce in fondo al tunnel (speriamo chenon sia il treno che si sta avvicinando).

In un periodo instabile come quel-lo contemporaneo, sono le persone re-silienti quelle che avranno più chancedi successo, quelle che, immerse incircostanze avverse, riescono nono-stante tutto e contro ogni previsione afronteggiare efficacemente le avversitàe a raggiungere mete importanti.

Cosa c’è di buono in quello che stasuccedendo? Qual è il miglior significa-to che posso attribuire a quanto sta ac-cadendo? "Che una sola verità non c'è, ègià una verità", cantava Lucio Dalla.

Non c'è alternativa per un individuo cosìcome per una azienda in un momento ditempesta come quello odierno. La socie-tà d'oggi sfortunatamente è debole, pro-prio perché ha un mito sbagliato del suc-cesso e del tutto-subito. La società dellasoddisfazione immediata genera fragilitànell’essere umano, che diventa sempremeno capace in genere di sopportare lefrustrazioni. Da qui droga, alcolismo,frodi, violenza, suicidi. Forse è un'anali-si estrema, ma non è errata.

Apprendere la resilienza è possibile.Diversi sono i metodi, uno dei quali è ilcosiddetto ABCDE:• A di Adversity, cioè le difficoltà che

possiamo incontrare nella nostra vita,gli eventi negativi su cui non abbiamo

Chi riesce a vedere l'opportunità dietrola sfida, è proprio lui che riuscirà a sfrut-tare l'opportunità stessa. Vedere è il pri-mo passo verso il comprendere.

Non va confusa la resilienza con laforza di volontà, che è ciò che ti per-mette di perseguire i tuoi obiettivi concostanza e determinazione, quellaspinta che ti fa alzare ogni giorno alle6 del mattino per andare a correrequando ti vuoi rimettere in forma; laforza di volontà è quella cosa che tipermette di non procrastinare quelloche invece va fatto oggi.

La resilienza, invece, è quella qua-lità che ti permette di perseguire i tuoiobiettivi nonostante i continui “no”, lesfide, i contrattempi, le porte in faccia."Non fa male, Rocky! Non fa male!".Rialzarsi, imparare dai fallimenti (atti-tudine molto americana e poco italia-na), essendo confidenti nel fatto cheprima o poi il successo arriva.

Abraham Maslow, grande studiosodi organizzazione e di gestione delle ri-sorse umane, insegna che "lo stress è ingrado di annientare le persone se questesono fin dall’inizio troppo deboli pertollerare l’ansia e le difficoltà; altrimen-ti, se sono già sufficientemente forti daaffrontare le avversità a viso aperto, es-se le supereranno e si ritroveranno raf-forzate, temprate e ancora più forti”.“Become like water, my friend”, dicevaBruce Lee (Sii come acqua, amicomio). Adattarsi alla situazione, model-larsi, piegarsi a volte, ma mai spezzarsi.

‘‘,,Punti di Vista

IL VALORE DELLA RESILIENZAViviamo in tempi in cui è necessario possedere, anche in campo economico, una capacità

di fondamentale importanza, la resilienza

ALEX ZANARDI, ESEMPIO ECCELLENTE DI RESILIENZA

Una persona che ho avuto la fortuna di conoscere e che rappresenta l'esempio perfetto di cosa sia la resi-lienza è Alex Zanardi. Dopo aver intrapreso fin da bambino la carriera del pilota muovendo dalla formula CARTa delle categorie minori, Alex ha passato diversi anni in Formula 1, da cui è uscito demotivato per via dei suc-cessi relativamente magri, per tornare a gareggiare nel 2001 nella formula CART. Fin dall'inizio del campio-nato, però, si evidenziarono diversi problemi, tra cui le difficoltà di Zanardi nel trovare un buon assetto per lequalifiche e l'inesperienza del team. Dopo diverse avversità, Zanardi si presentò all'appuntamento europeo delLausitzring motivato. Le qualifiche non vennero disputate a seguito di un violento acquazzone e la griglia fudeterminata in base alla posizione in campionato. Nonostante partisse ventiduesimo riuscì a recuperare posi-zione su posizione, portandosi al primo posto. A tredici giri dalla fine, dopo aver compiuto la sua ultima sosta,uscendo dai box Zanardi perse improvvisamente il controllo della vettura (pare per la presenza di acqua e oliosulla traiettoria di uscita) che, dopo un testacoda, si mise di traverso lungo la pista, mentre sulla stessa lineasopraggiungeva ad alta velocità Alex Tagliani. L'impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì perpendi-colarmente la vettura del pilota bolognese all'altezza del muso, dove erano alloggiate le gambe, spezzando indue la Reynard Honda. Lo schianto aveva provocato, di fatto, l'istantanea amputazione di entrambi gli arti in-feriori. Dopo aver ricevuto l'estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, Alex venne caricatosull'elicottero e condotto all'ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa tre giorni e do-ve gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio sinistro, irrimediabilmente compromesso. Dopo sei settima-ne di ricovero e una quindicina di operazioni subite, Zanardi poté lasciare l'ospedale per cominciare il processodi riabilitazione. La maggior parte di noi sarebbe uscita annientata psicologicamente da questo episodio. AlexZanardi, nel giro di alcuni mesi, riuscì nuovamente a camminare e, nel dicembre dello stesso anno, si presentòalla premiazione dei Caschi d'oro promossa dalla rivista Autosprint, in cui si alzò in piedi dalla sedia a rotelle, suscitando una grande emozione tra i presenti. Za-nardi decise poi di riavvicinarsi al mondo delle corse, gareggiando ancora ad alti livelli. Non solo: ora Zanardi è campione di paraciclismo e conduttore televisivo.E comunque, quando venne a dare la sua testimonianza durante una lezione di un master dove ero studente, Zanardi si presentò alla guida del suo SUV.

‘‘‘‘Le difficoltà rafforzano la men-

te, così come il lavoro irrobustisceil corpo.

SENECA

La resilienza come fattore di successo nel mondo del lavoro

Il concetto di resilienza, come già illustrato, è molto evocativo e si presta ad essere applicato in tan-ti contesti diversi. Nel campo degli studi sociali e organizzativi molti ricercatori hanno sviluppato mo-delli e teorie che analizzano la resilienza dal punto di vista delle organizzazioni, cercando di capir-ne le determinanti e lʼimpatto sulle probabilità di crescita e successo.Allo stesso modo, la resilienza è stata analizzata a livello del singolo lavoratore. Lʼattuale mondodel lavoro, sempre più flessibile, destrutturato e “precario”, e sempre più lontano dalle tradizionali“burocrazie” regimentate e deterministiche del passato, ci pone tutti di fronte a cambiamenti e sfi-de continue. A molti di noi viene chiesto di lavorare in team, con persone diverse che cambiano ve-locemente, di affrontare temi e situazioni sempre diversi e di dover apprendere con rapidità le co-noscenze e competenze necessarie, di dover spesso cambiare azienda o ruolo o addirittura geo-grafia. In aggiunta, esistono sempre più vincoli e limitazioni, ad esempio in termini di tempo da de-dicare alle attività, sempre di meno, e di risorse disponibili, economiche e materiali. In tale conte-sto le persone con migliori probabilità di successo sono quelle resilienti, in grado di gestire lʼincer-

tezza che deriva da queste sfide.Senza dubbio la resilienza è una caratteristica innata di alcune persone, mentre altre fanno più fatica ad adattarsi in conte-sti incerti. Cionondimeno, tutti noi possiamo migliorare la nostra attitudine alla resilienza. Ad esempio, gli psicologi RobertBrooks e Sam Goldstein forniscono una guida in 10 punti su come apprendere e migliorare la propria resilienza:Sviluppare una visione e darsi degli obiettivi, per dare un senso a ciò che stiamo facendo.Concentrarsi sui fattori che possiamo controllare, così da essere in grado di prevedere e accettare che alcune cose acca-dono in modo indipendente da noi, focalizzando le nostre energie su ciò che possiamo controllare al meglio.Considerare il cambiamento come un’opportunità, anche di migliorarsi e crescere, invece di avere paura del nuovo.Credere in se stessi, apprezzando le proprie capacità e caratteristiche, e financo i limiti che ognuno ha.Essere ottimisti, cercando di intravedere sempre una via dʼuscita, anche nelle situazioni più problematiche.Sviluppare un network di persone pronte a supportarti, su cui contare nei momenti negativi, pronti a ricambiare il favorequando necessario.Essere flessibili e pronti ad adattarsi, così da non essere impreparati di fronte alle situazioni nuove ed essere pronti ad ac-cantonare vecchi usi e consuetudini.Analizzare i problemi per trovare soluzioni realistiche, definendo così un piano e degli obiettivi che saranno la base per lamotivazione a passare attraverso le situazioni di stress.Sviluppare un adeguato senso dell’umorismo, per essere in grado di sdrammatizzare e alleviare lo stress di situazioni com-plicate, e generare intorno a sé un ambiente più rilassato.Condurre uno stile di vita sano, per aiutare il corpo e la mente a gestire lo stress in modo adeguato.Questi consigli, raccolti osservando i comportamenti tipici di persone che sono passate attraverso situazioni lavorative com-plesse e ne sono uscite in modo positivo, possono aiutare ciascuno di noi a sviluppare una migliore attitudine ad affrontaresituazione complesse e stressanti.Sebbene possano sembrare consigliun poʼ banali e scontati, rappresenta-no tuttavia degli spunti che possonoaiutarci a riflettere e navigare in modopiù sereno attraverso i tempi correnti,sia nel mondo del lavoro sia, più in ge-nerale, nelle nostre vite quotidiane,troppo spesso piene di brutte notizie efonti di tensione.

[email protected]

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‘‘,,radigma tecnocratico”, dice il Papa,che domina il mondo, è basato su unamenzogna, quella della disponibilitàinfinita dei beni del pianeta e delle in-finite possibilità di rigenerazione chela tecnica ci offre. Ma il consumismosfrenato, e la continua ricerca dell’in-novazione tecnologica volta solo al-l’ottenimento di un profitto immedia-to, non danno la felicità. Anzi, spiegail Papa, si delinea un panorama deso-lante in cui “la permanente novità deiprodotti si unisce ad una pesante noia.Non rassegniamoci a questo e non ri-nunciamo a farci domande sui fini esul senso di ogni cosa. Diversamente,legittimeremo solo lo stato di fatto edavremo bisogno di più surrogati persopportare il vuoto”.

Tuttavia, tra i mali del mondoodierno, la tecnocrazia fine a se stessaè in buona compagnia: va a braccettocon l’antropocentrismo deviato, chenon si rende conto che l’uomo è partedi un tutto, con il relativismo pratico,per cui tutto diventa irrilevante se nonserve ai propri interessi immediati econ la globalizzazione dell’indifferen-za che fa sì che l’uomo delle societàbenestanti non veda o non voglia vede-

re come siamo tutti parti della stessafamiglia umana, e che pertanto i dram-mi della parte più povera del mondocoinvolgono direttamente anche noi.

Tutti questi fattori fanno sì chel’uomo si comporti come se fosse ilpadrone dell’universo, mentre invecedeve esserne solo l’amministratore, re-sponsabile e custode di un dono pre-zioso che gli è stato fatto da Dio.

Anche noi attori del mondo econo-mico dobbiamo sentirci chiamati incausa in maniera diretta: a proposito

PAPA FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE"LAUDATO SI'", LA PRIMA ENCICLICA SOCIALE DI

ENCICLICA "LAUDATO SI'"Alcune note a margine dello splendido testo di papa Francesco dedicato alla “cura della casa comune”

O

percorso per certi versi sorprendente,che sarebbe certamente riduttivo pre-tendere di riassumere in questa sede.

Vorrei fare, a questo proposito, uninvito: leggiamo il documento del Pa-pa, vinciamo la pigrizia! Mai come inquesta occasione la lettera è rivolta aciascuno di noi, credenti e non, e la po-sta in gioco riguarda davvero tutti.

Qualcuno l’ha definita una encicli-ca ecologista, la prima enciclica verde.Ma leggendola, ci si accorge che c’èmolto di più. Certo, può sembrare piut-tosto singolare leggere della preoccu-pazione del Santo Padre per la tuteladella biodiversità nel bacino fluvialedel Congo, per la scomparsa di alcuneforme di plancton o per il declino del-le barriere coralline. Ma - e il Papa loargomenta a mio avviso con una logi-ca inoppugnabile - tutto è correlato: seè vero che l’uomo è la causa primadella crisi ecologica, allora, necessa-riamente, la questione “ecologica” di-venta una questione “antropologica”.

Ecco allora che il degrado ambien-tale non è altro che uno dei sintomi deimali del mondo di oggi, e va di paripasso con l’ansia, la perdita del sensodella vita e del vivere insieme. Il “pa-

Luca GUERRINIBCC - Ufficio Sviluppo Organizzativo

Non lasciatevi ingannare dal titolo.Quello che il Papa ha voluto esprimere,con la lettera enciclica “Laudato si' ”,non è tanto un canto di lode, quanto unvero e proprio grido di allarme.

La casa comune, questo nostromondo creato da Dio e da Lui affidatoalle cure dell’uomo, è in pericolo.

Per usare le parole del Santo Padre:“se lo sguardo percorre le regioni delnostro pianeta, ci si accorge subito chel’umanità ha deluso l’attesa divina”.

Quali le cause? Quali le soluzioni?L’enciclica si sviluppa attraverso un

“Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provoca milioni di morti pre-mature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare e per riscaldarsi. A questo si aggiunge l'inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto,dai fumi dell'industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all'acidificazione del suolo e dell'acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. [...] C'è da considerare anche l'inqui-namento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. [...] Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasfor-mano velocemente in spazzatura". ("Laudato si' ", Capitolo I, 20 -21-22)

della crisi finanziaria in atto, il Papa nonrisparmia critiche al modo in cui a volteil salvataggio delle grandi banche siaavvenuto “facendo pagare il prezzo allapopolazione, senza la ferma decisionedi rivedere e riformare l’intero siste-ma”. Come mondo del Credito Coope-rativo non possiamo che trovarci in sin-tonia con questo pensiero, specialmenteladdove si afferma la necessità “che leimprese funzionino adeguatamente, chele piccole e medie imprese si sviluppinoe creino occupazione”. E come non es-sere d’accordo col Santo Padre quandoafferma che, anche nella difesa del-l’ecosistema, a fare la differenza posso-no essere il fare cooperativa e il locali-smo: “È lì infatti che possono nascereuna maggiore responsabilità, un fortesenso comunitario, una speciale capa-cità di cura e una creatività più genero-sa, un profondo amore per la propriaterra, come pure il pensare a quello chesi lascia ai figli ed ai nipoti”.

Attenzione all’economia reale e alterritorio, solidarietà, cooperazione, lo-calismo: in fondo i temi toccati dal Papasono quelli che da anni sono i principiispiratori della Carta dei Valori del Cre-dito Cooperativo. A noi per primi ilcompito e la responsabilità di esseredavvero coerenti con tali principi.

Non mancano poi i richiami ai “gran-di” del mondo, a chi ha la responsabilitàpolitica delle nazioni, ed è chiamato aporsi obiettivi coraggiosi e di lungo pe-riodo, volti a salvaguardare il bene co-mune e non solo quello del proprio elet-torato di riferimento. Ma nell’enciclicaabbondano anche suggerimenti per vive-

re una “ecologia della vita quotidiana”,che non si traduce solo nel fare la raccol-ta differenziata, ma nell’adottare uno sti-le di vita sobrio, nel promuovere una cul-tura della vita condivisa e aperta al ri-spetto di quanto ci circonda.

Insomma, davvero questo documen-to può essere fonte di ispirazione e pro-fonda riflessione non solo per chi avràla forte responsabilità di adottare, con leproprie decisioni, le giuste contromisu-re per salvaguardare il futuro dell’am-biente, ma anche per ciascuno di noi.Con un augurio di fondo: “che le nostrelotte e la nostra preoccupazione non citolgano la gioia della speranza”, perché“nel cuore di questo mondo rimanesempre presente il Signore della vitache ci ama tanto”.

Daniele FROSIOBCC - Ufficio Controllo dei Rischi

come quello dell’Esposizione universa-le, ovvero il tema delle scelte di vita e direlazione sia con l’ambiente che con tut-ti gli esseri che lo abitano.

È il tema della “sostenibilità”. Il concetto di sostenibilità non è riferi-

to, nel testo dell’enciclica, esclusivamenteai fattori ambientali, bensì ai molteplicicontesti che abbracciano l’operato del-l’uomo quale essere senziente che, attra-verso la propria capacità di decisione e diazione, è colui che è chiamato a governa-re le risorse disponibili nel rispetto totaledel creato del quale è parte integrante.

Nel mezzo del turbinio di informa-zioni che ogni giorno i media, avvalen-dosi di molteplici canali, ci rovescianoaddosso saturando le nostre menti e in-fluenzandoci con digressioni e sbanda-menti che ci distraggono intimamentedai nostri percorsi di vita e di crescitaspirituale abituali, manifestare interessealla lettura dell’enciclica è partito dallospunto della curiosità per aspetti attinen-ti alla mia professione.

Una curiosità nata dal bisogno di ca-pire se ciò che i mezzi di comunicazioneriferivano sinteticamente come l’”affon-do di Francesco sulle banche salvate perle quali hanno pagato i popoli” fosse ve-ramente un attacco così forte e perento-rio tale da lasciare una immagine negati-va rispetto a tutto il sistema finanziarionel suo complesso, oppure fosse un in-tervento argomentato in modo più arti-colato e pacato coi debiti distinguo.

È tutto il sistema finanziario nel suocomplesso che deve essere consideratocon accezione negativa nello svolgimen-to della propria mission al servizio del-

L’ultima lettera enciclica di Papa Fran-cesco è dedicata a un tema sul quale l’in-tera umanità è stata stimolata a riflettere,in particolare quest’anno, in più contesti

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PAPA FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE 69"LAUDATO SI'", LA PRIMA ENCICLICA SOCIALE DI68

l’economia reale, oppure sono solo icomportamenti opportunistici deviantidi alcuni ispirati dai risultati di brevetermine e dal profitto a tutti i costi nonrispettosi della sostenibilità a lungo ter-mine, che sono stati stigmatizzati insenso negativo nelle riflessioni delPontefice?

Così ho iniziato la lettura alla ricer-ca di questi passaggi che sarebbero sta-ti trattati ben oltre le prime pagine del-la lettera e confermati poi, secondo lemie aspettative, una volta individuati.

Nel frattempo mi sono imbattutoin alcuni paragrafi che mi hanno aiu-tato a riflettere su ciò che nella miamente si era sviluppato proprio nelmentre andavo alla ricerca di ciò cheera di mio interesse a proposito dellefiumane incontrollate di informazionisintetizzanti che ogni giorno ci rag-giungono da ogni dove.

Pertanto il filo conduttore gradual-mente è diventato un altro anche se for-temente connesso con le mie originariemotivazioni alla lettura.

In particolare sono stato molto col-pito dai contenuti del Capitolo IV “De-terioramento della qualità della vitaumana e degradazione sociale”.

I passaggi dei paragrafi 46 e 47, ri-presi poi in molti altri punti dell’enci-clica, hanno, da soli, iniziato a fornireuna risposta al mio bisogno di ricerca.

Alcuni punti specifici mi hanno fat-to riflettere in quanto credo possanoavere un immediato riscontro, in modocontinuativo e invasivo, nella realtàquotidiana di ciascuno di noi.

La parte che segue è tratta fedel-mente dal testo dell’enciclica e ritengopossa, da sola, costituire un valido mo-mento di riflessione non solo per i piùgiovani che da sempre hanno un rap-

porto così stretto coi canali tecnologi-ci, ma anche per coloro, i cosiddettigiovani di mezza età e oltre, che aven-do vissuto un’epoca precedente privadi ciò che vorrei chiamare l’ “onnipre-sente filtro mediatico” sono in grado dicomprendere in modo “esperienziale”il valore profondo delle parole del Pa-pa.

“A questo punto si aggiungono ledinamiche dei media e del mondo digi-tale, che, quando diventano onnipre-senti, non favoriscono lo sviluppo diuna capacità di vivere con sapienza, dipensare in profondità di amare con ge-nerosità. I grandi sapienti del passato,in questo contesto, correrebbero il ri-schio di vedere soffocata la loro sa-pienza in mezzo al rumore dispersivodell’informazione. Questo ci richiedeuno sforzo affinché tali mezzi si tradu-cano in un nuovo sviluppo culturaledell’umanità e non in un deterioramen-to della sua ricchezza più profonda. Lavera sapienza, frutto della riflessione,del dialogo e dell’incontro generosofra le persone, non si acquisisce conuna mera accumulazione di dati che fi-nisce per saturare e confondere, in unaspecie di inquinamento mentale. Nellostesso tempo, le relazioni reali con glialtri, con tutte le sfide che implicano,tendono ad essere sostituite da un tipodi comunicazione mediata da internet.Ciò permette di selezionare o elimina-re le relazioni secondo il nostro arbi-trio, e così si genera spesso un nuovotipo di emozioni artificiali che hanno ache vedere più con dispositivi e scher-mi che con le persone e la natura. Imezzi attuali permettono che comuni-chiamo tra noi e che condividiamo co-noscenze e affetti. Tuttavia, a volte an-che ci impediscono di prendere contat-

O

to diretto con l’angoscia, con il tremo-re, con la gioia dell’altro e con la com-plessità della sua esperienza persona-le. Per questo non dovrebbe stupire ilfatto che insieme all’opprimente offer-ta di questi prodotti, vada crescendouna profonda e malinconica insoddi-sfazione nelle relazioni interpersonali,o un dannoso isolamento”.

Credo che, ai nostri fini, il passag-gio chiave sia costituito dal nuovo con-cetto di “inquinamento mentale”. È unconcetto inusuale, ma che consente diandare oltre le canoniche forme di in-quinamento a noi conosciute. Potrebbeessere una forma di inquinamento piùsubdola in quanto non agisce su qual-cosa di fisico, di concreto, di immedia-tamente visibile, ma sull’essere imma-teriale, lo spirito degli esseri umani in-ducendoli, attraverso la saturazione in-formazionale sempre considerata lecitaperché diffusa in rete e nella semprepiù frequente inconsapevolezza circala sua attendibilità, al caos informativocon grave contaminazione rispetto apercorsi esistenziali nitidi e definitisempre più messi in discussione afronte di infiniti e mutevoli punti di vi-sta differenziati fra loro.

Ciò potrebbe essere all’origine dipiccoli o grandi dubbi esistenziali chepotrebbero mettere in forse non solo lescelte già effettuate, ma anche quelleancora non fatte, e, come una sommadi forze contrastanti di senso non sem-pre definito, potrebbe addirittura con-durre a non maturare alcuna scelta rite-nendolo il comportamento ottimalenell’incertezza delle infinite alternativepossibili.

In breve questo inquinamento po-trebbe minare alla base la facoltà pro-pria del senziente umano: la capacità di

scegliere conducendo all’immobilismoe producendo, nel lungo termine, l’in-capacità di una società di evolvere coldeteriore risultato di un avvitamentosenza fine.

È pur vero che “non decidere” è asua volta una scelta. Ma questa è unasemplice illusione.

Una non scelta significa non met-tersi in gioco, non rischiare e costitui-sce una mancata partecipazione proat-tiva al mondo reale e conduce all’egoi-stico individualismo super partes e al-la “solitudine reale”, mascherata, spes-so, da una grande e spasmodica cele-brazione verso il mondo per mezzo an-che delle informazioni personali pub-blicizzate che quasi sempre costitui-scono una maschera, in positivo o innegativo, del vissuto e delle emozioni,poiché già frutto di una scelta di con-divisione che è sempre parziale rispet-to al vivere reale in tutte le sue sfac-cettature.

Questo potrebbe portare all’apaticaa-decisione e al lasciarsi andare trasci-nati dagli eventi che intorno a noi deli-neano un mondo senza confini e globa-lizzato nel quale inevitabilmente e illu-soriamente “siamo” per mezzo di tuttociò di cui sappiamo discorrere su di es-so grazie a tutte le informazioni pu-shing immagazzinate nella nostra men-te, senza viverlo, molto spesso, nem-meno localmente. Un mondo nel qualesi finisce per essere spettatori esternisenza essere fautori di un reale contri-buto che ne definisca i tratti, lasciandosempre di più ad altri questo ruolo, ti-morosi di poter affermare realmente ilproprio io perché non si è compreso,nel carnevalesco tsunami di disparateopinioni e informazioni, quale sia lastrada più confacente da intraprendere.

SAN FRANCESCO D'ASSISI

Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioiae autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non so-no cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed eraamato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con sem-plicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sonoinseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.

La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio del-le scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una per-sona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sualode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e “li invitava a lodare e ama-re Iddio, come esseri dotati di ragione” (Tommaso da Celano, Vita prima di San Francesco). La sua reazione era molto più che unapprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di af-fetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. [...]

Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il lin-guaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore,del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, senoi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’au-sterità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della re-altà un mero oggetto di uso e di dominio. (Introdu-zione, 10,11)

Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tut-to ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio diadorare il Signore per tutte le sue creature e insie-me ad esse, come appare nel bellissimo cantico disan Francesco d’Assisi:

“Laudato sie, mi’ Signore,cum tucte le tue creature,spetialmente messor lo frate sole,lo qual è iorno, et allumini noi per lui.Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:de te, Altissimo, porta significatione.Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate ventoet per aere et nubilo et sereno et onne tempo,per lo quale a le tue creature dài sustentamento.Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,per lo quale ennallumini la nocte:ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte”.

(Capitolo secondo, IV, 87)

Prendere una strada costituisce un ri-schio, ma il rischio più grande sta nellaindecisione indotta da un martellante di-luvio di informazioni e opinioni nonsempre attendibili e non sempre ricchedi profondo significato.

Chi rimarrà alla fine a delineare ladirezione della storia intesa come vitavissuta e non semplicemente narrata sequesta, a tendere, non sarà più reale perognuno di noi? Forse la virtualizzazionesociale, che ci rende attori e spettatori altempo stesso, è essa stessa la storia diquesto tempo?

Il rischio è concreto ed è enorme. Lopossiamo provare ogni giorno su noistessi per mezzo delle innumerevoli in-formazioni tweet a ciclo continuo rice-vute minuto per minuto sui nostri devi-

ce, che ci fanno essere, solo virtualmen-te, cittadini di un mondo ormai globaliz-zato del quale finiamo per non essereparte attiva e costruttiva.

Credo siano ancora le parole del Pa-pa ad aiutarci a essere consapevoli e acercare di governare questo fenomeno.Si legge infatti al paragrafo 147: “L’ec-cesso di stimoli mette alla prova i nostritentativi di sviluppare un’identità inte-grata e felice”.

In questo senso la sfida che gli esseriumani e in particolare le generazioni piùgiovani dovranno saper affrontare consi-ste proprio nello sviluppare un’adeguatacapacità di discernimento.

Ciò al fine di evitare di trasformaregli effetti di un eccesso di informazioninell’incapacità di sviluppare un proprio

sentiero di crescita individuale. In tuttociò non dovrà mancare l’impegno co-stante del sistema educativo allargato atutti i livelli a partire da quello familiarein un compito ancora più gravoso rispet-to al passato.

In conclusione, dopo aver riletto imiei pensieri, ritengo di non aver foca-lizzato le attenzioni sul tema centrale deltesto papale che pare essere quello del-l’ambiente nel senso più tradizionale deltermine.

Ma ogni testo, come una canzone, èin grado di scatenare emozioni forti e fi-nisce per lasciare un segno profondo permezzo di alcune sue parti spingendo lanostra riflessione sui temi che sperimen-tiamo o abbiamo sperimentato personal-mente nelle nostre vite di tutti i giorni.

I progressi della tecnologia, che abbassa i costi di trasmissione, permettono un bombardamento di messaggi attraverso moltissimi canali. Crescono lo scambio e lʼelaborazione, si perdono pero orientamento e prospettiva storica.

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PAPA FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE 71"LAUDATO SI'", LA PRIMA ENCICLICA SOCIALE DI70

O

L'ENCICLICA VISTA DA...ALCUNE PAROLE-CHIAVE DELL’ENCICLICA

Stefano ZamagniEconomista

Quello di Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’” non è un allarme, ma un accorato invito a riconsiderare ifondamenti del modello di economia di mercato oggi in auge. È dunque un invito ad uscire dalla “notte del pen-siero” nella quale l’attuale passaggio d’epoca ci forza a rimanere. I mercati non sono tutti eguali, perché sonoil precipitato di progetti culturali e politici. C’è un mercato che riduce le diseguaglianze ed uno che invece le falievitare. Il primo si chiama civile, perché dilata gli spazi della civitas mirando ad includere virtualmente tutti; il

secondo è il mercato incivile, perché tende ad escludere e rigenerare le “periferie esistenziali ”. Nella fase attuale del capitalismo fi-nanziario è diventato egemone il secondo tipo di mercato, e i risultati sono sotto i nostri occhi: aumentano le diseguaglianze socialiin una misura ignota ai secoli precedenti; la democrazia è soggiogata alle esigenze del profitto, il degrado ambientale avanza a rit-mi non più sostenibili. A questa situazione, non a realtà ipotetiche, il Papa richiama l’attenzione di tutti, credenti e non credenti.

Alessandro AzziPresidente della Federazione Italianadelle Banche di Credito Cooperativo

Il 18 giugno Papa Francesco ha presentato in Vaticano l’Enciclica - “ Laudato siʼ -Sulla cura della casa comune”- dedicata alla tutela del creato, alla difesa dell’ambiente, alla promozione di una “conversione ecologica” che toc-chi tutti gli ambiti dell’agire umano: economico, sociale, relazionale. Tra i tanti spunti di riflessione (Papa France-sco ricorda, tra l’altro, come, con la crisi finanziaria, si sia persa occasione per sviluppare una nuova economia,

più attenta ai principi etici) ne cito uno, che interroga ciascuno di noi: “Quando siamo capaci di superare lʼindividualismo si può effet-tivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società”. Ancora una volta Papa Ber-goglio ci dà lo spunto per riflettere su ciò che siamo come sistema e, soprattutto, sulle nostre azioni finalizzate - come dice il sottoti-tolo del Documento - alla cura della casa comune.

Mauro MagattiSociologo

La ragione della paralisi istituzionale di cui oggi soffriamo, sostiene papa Francesco, è il frutto di quella attitudinetipicamente moderna a non voler impiegare l’intero spettro delle capacità umane nell’organizzare la vita insieme.Se si parte da un’idea di vita neutra e asettica si arriverà a costruire un mondo neutro e asettico, iperfunzionale edisumano. Capace, alla fine, di distruggere quella vita che pretende di conoscere e dominare, ma che in realtà di-mentica. Ecco dunque dove arriva la provocazione di Francesco, che con questa enciclica si pone sulla scia dei

suoi grandi predecessori, pronunciando una parola sulla questione più profonda del nostro tempo: l’idea che ha alimentato la cre-scita degli ultimi secoli - quella secondo cui il semplice perseguimento dell’interesse individuale e la nostra capacità tecnica sonosufficienti per creare ricchezza collettiva - si rivela sempre più inadeguata. Al punto in cui siamo, è necessario un cambio di passo.

Vito MancusoTeologo

Già l’accoppiata di titolo e sottotitolo della nuova enciclica di Bergoglio e molto significativa: " Laudato siʼ. Sulla curadella casa comune". Vi compaiono tre concetti decisivi della complessiva interpretazione bergogliana del cristiane-simo come servizio e difesa dell’uomo: 1) la lode, ovvero la dimensione contemplativa, assolutamente essenzialeper la spiritualità gesuita; 2) la cura, la prassi volta al bene e alla giustizia, tratto peculiare della teologia della libe-razione sudamericana; 3) la casa comune, ovvero il bene comune e la dimensione comunitaria della vita umana, che

è sempre vita di un singolo all’interno di un popolo. Precisamente per questa terza dimensione il papa scrive che con il suo scritto egli nonsi rivolge solo agli uomini di Chiesa e ai cattolici, com’è tradizione per il genere letterario dell’enciclica, ma a tutti gli esseri umani: «Mi pro-pongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune».Francesco tiene a ricordare che la sua particolare attenzione all’ecologia non è una novità per il papato, in quanto tutti i suoi immedia-ti predecessori l’avevano coltivata prima di lui. E in effetti leggendo il suo scritto e impossibile non riscontrare forti debiti intellettuali ver-so Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI, entrambi citatissimi (23 volte il primo, 21 il secondo). Si ha però anche una sensa-zione di autentica novità per almeno tre motivi: 1) per lo stile semplice e immediato che ricorda da vicino quell’acqua di cui il papa scri-ve che «ci vivifica e ci ristora»; 2) per l’attenzione prestata a contributi che solitamente non costituiscono le fonti del magistero papale,come per esempio le opere di altri leader religiosi tra cui il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, e le analisi di scienziati, di sociolo-gi, di economisti; 3) per la forza sorprendentemente “laica” degli argomenti e dell’argomentazione. Nell’enciclica infatti ricorrono termi-ni quali inquinamento, cambiamenti climatici, rifiuti, cultura dello scarto, questione dell’acqua (qui il papa spende parole fortissime con-tro ogni progetto di privatizzazione delle risorse idriche), perdita di biodiversità, deterioramento della qualità della vita, degradazione so-ciale, iniquità planetaria, ogm, per un dettato complessivo che soprattutto nella prima parte non ha proprio nulla di ciò che tradizional-mente si intende per religioso. L’enciclica e molto lunga, quasi 200 pagine per 246 paragrafi, e una sua analisi adeguata richiede tem-po e riflessione. Da quanto emerge però a una prima veloce lettura credo che il concetto decisivo sia quello di “ecologia integrale”,espressione che ricorre otto volte nel documento e costituisce il titolo del quarto capitolo. Integrale significa in grado di abbracciare tut-te le componenti della vita umana, la quale va riscattata dalla progressiva sottomissione alla tecnologia che nel suo legame con la fi-nanza «pretende di essere l’unica soluzione dei problemi», ma, scrive il papa, «di fatto non e in grado di vedere il mistero delle molte-plici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri». Un grande insegnamento al proposi-to e l’interconnessione di tutte le cose su cui il papa ritorna più volte (“ tutto e intimamente relazionato”), al fine di comprendere, per fa-re solo un esempio, che il surriscaldamento del pianeta provoca la migrazione di animali e di vegetali e quindi l’impoverimento di de-terminati territori e di coloro che li abitano, i quali a loro volta si trovano costretti a emigrare. Così l’ecologia, da mera preoccupazioneper l’ambiente naturale, mostra di essere al contempo cura dell’umanità nel segno ancora una volta dell’ecologia integrale.

CASA COMUNELa sfida urgente di proteggere la nostracasa comune comprende la preoccupa-zione di unire tutta la famiglia umana nel-la ricerca di uno sviluppo sostenibile e in-tegrale, poiché sappiamo che le cosepossono cambiare. Il Creatore non ci ab-bandona, non fa mai marcia indietro nelsuo progetto di amore, non si pente diaverci creato. L’umanità ha ancora la ca-pacità di collaborare per costruire la no-stra casa comune. Desidero esprimerericonoscenza, incoraggiare e ringraziaretutti coloro che, nei più svariati settori del-l’attività umana, stanno lavorando per ga-rantire la protezione della casa che con-dividiamo. Meritano una gratitudine spe-ciale quanti lottano con vigore per risol-vere le drammatiche conseguenze deldegrado ambientale nella vita dei più po-veri del mondo. I giovani esigono da noiun cambiamento. Essi si domandano co-m’è possibile che si pretenda di costruireun futuro migliore senza pensare alla cri-si ambientale e alle sofferenze degliesclusi. (Introduzione, 13)

BIODIVERSITÀQuando si analizza l'impatto ambientaledi qualche iniziativa economica, si è soli-ti considerare gli effetti sul suolo, sull'ac-qua e sull'aria, ma non sempre si includeuno studio attento sulla biodiversità, co-me se la perdita di alcune specie o digruppi animali o vegetali fosse qualcosadi poco rilevante. (Capitolo primo, III, 35)

DEGRADO SOCIALETra le componenti sociali del cambia-mento globale si includono gli effetti oc-cupazionali di alcune innovazioni tecno-logiche, l’esclusione sociale, la disugua-glianza nella disponibilità e nel consumodell’energia e di altri servizi, la frammen-tazione sociale, l’aumento della violenzae il sorgere di nuove forme di aggressivi-tà sociale, il narcotraffico e il consumocrescente di droghe fra i più giovani, laperdita di identità. Sono segni, tra gli altri,che mostrano come la crescita degli ulti-mi due secoli non ha significato in tutti isuoi aspetti un vero progresso integrale e

un miglioramento della qualità della vita.Alcuni di questi segni sono allo stessotempo sintomi di un vero degrado sociale,di una silenziosa rottura dei legami di in-tegrazione e di comunione sociale. (Capi-tolo primo, IV, 46)

REGOLA D’OROOggi, credenti e non credenti sono d’ac-cordo sul fatto che la terra è essenzial-mente una eredità comune, i cui frutti de-vono andare a beneficio di tutti. Per i cre-denti questo diventa una questione di fe-deltà al Creatore, perché Dio ha creato ilmondo per tutti. Di conseguenza, ogni ap-proccio ecologico deve integrare una pro-spettiva sociale che tenga conto dei dirit-ti fondamentali dei più svantaggiati. Il prin-cipio della subordinazione della proprietàprivata alla destinazione universale deibeni e, perciò, il diritto universale al lorouso, è una “regola d’oro” del comporta-mento sociale, e il “primo principio di tut-to l’ordinamento etico-sociale” (GiovanniPaolo II, Lett. Enc. Laborem exercens, 14settembre 1981). La tradizione cristiananon ha mai riconosciuto come assoluto ointoccabile il diritto alla proprietà privata, eha messo in risalto la funzione sociale diqualunque forma di proprietà privata. (Ca-pitolo secondo, V, 93)

PERDITA SENSO DELLA TOTALITÀLa specializzazione propria della tecnolo-gia implica una notevole difficoltà ad ave-re uno sguardo d’insieme. La frammenta-zione del sapere assolve la propria fun-zione nel momento di ottenere applica-zioni concrete, ma spesso conduce aperdere il senso della totalità, delle rela-zioni che esistono tra le cose, dell’oriz-zonte ampio, senso che diventa irrilevan-te. Questo stesso fatto implica di indivi-duare vie adeguate per risolvere i proble-mi più complessi del mondo attuale, so-prattutto quelli dell’ambiente e dei poveri,che non si possono affrontare a partire daun solo punto di vista o da un solo tipo diinteressi. Una scienza che pretenda di of-frire soluzioni alle grandi questioni, do-vrebbe necessariamente tener conto ditutto ciò che la conoscenza ha prodottonelle altre aree del sapere, comprese lafilosofia e l’etica sociale. Ma questo è unmodo di agire difficile da portare avantioggi. Perciò non si possono nemmeno ri-conoscere dei veri orizzonti etici di riferi-mento. La vita diventa un abbandonarsialle circostanze condizionate dalla tecni-ca, intesa come la principale risorsa perinterpretare l’esistenza. Nella realtà con-creta che ci interpella, appaiono diversisintomi che mostrano l’errore, come il de-grado ambientale, l’ansia, la perdita delsenso della vita e del vivere insieme. Si

dimostra così ancora una volta che “la re-altà è superiore all’idea” (Esort. Ap. Evan-gelii gaudium, 24 novembre 2013). (Capi-tolo terzo, II, 110)

RIVOLUZIONE CULTURALECiò che sta accadendo ci pone di fronteall’urgenza di procedere in una coraggio-sa rivoluzione culturale. La scienza e latecnologia non sono neutrali, ma posso-no implicare dall’inizio alla fine di un pro-cesso diverse intenzioni e possibilità, epossono configurarsi in vari modi. Nessu-no vuole tornare all’epoca delle caverne,però è indispensabile rallentare la marciaper guardare la realtà in un altro modo,raccogliere gli sviluppi positivi e sosteni-bili, e al tempo stesso recuperare i valorie i grandi fini distrutti da una sfrenatezzamegalomane. (Capitolo terzo, II, 114)

LAVOROSiamo chiamati al lavoro fin dalla nostracreazione. Non si deve cercare di sosti-tuire sempre più il lavoro umano con ilprogresso tecnologico: così facendol’umanità danneggerebbe se stessa. Il la-voro è una necessità, è parte del sensodella vita su questa terra, via di matura-zione, di sviluppo umano e di realizzazio-ne personale. In questo senso, aiutare ipoveri con il denaro dev’essere sempreun rimedio provvisorio per fare fronte adelle emergenze. Il vero obiettivo dovreb-be sempre essere di consentire loro unavita degna mediante il lavoro. Tuttavial’orientamento dell’economia ha favoritoun tipo di progresso tecnologico finalizza-to a ridurre i costi di produzione in ragio-ne della diminuzione dei posti di lavoro,che vengono sostituiti dalle macchine. Èun ulteriore modo in cui l’azione dell’es-sere umano può volgersi contro se stes-so. La riduzione dei posti di lavoro “ha an-che un impatto negativo sul piano econo-mico, attraverso la progressiva erosionedel “capitale sociale”, ossia di quell’insie-me di relazioni di fiducia, di affidabilità, dirispetto delle regole, indispensabili adogni convivenza civile” (Benedetto XVI,Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giugno2009). In definitiva “i costi umani sonosempre anche costi economici e le di-sfunzioni economiche comportano sem-pre anche costi umani” (Benedetto XVI,Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giugno2009). Rinunciare ad investire sulle per-sone per ottenere un maggior profitto im-mediato è un pessimo affare per la socie-tà. (Capitolo terzo, III, 128)

GRANDEZZA POLITICALa grandezza politica si mostra quando,in momenti difficili, si opera sulla base digrandi principi e pensando al bene comu-

ne a lungo termine. Il potere politico famolta fatica ad accogliere questo doverein un progetto di Nazione. (Capitolo quin-to, II, 178)

FAMIGLIANella famiglia si coltivano le prime abitu-dini di amore e cura per la vita, come peresempio l’uso corretto delle cose, l’ordinee la pulizia, il rispetto per l’ecosistema lo-cale e la protezione di tutte le creature. Lafamiglia è il luogo della formazione inte-grale, dove si dispiegano i diversi aspetti,intimamente relazionati tra loro, della ma-turazione personale. Nella famiglia si im-para a chiedere permesso senza prepo-tenza, a dire “grazie” come espressionedi sentito apprezzamento per le cose chericeviamo, a dominare l’aggressività ol’avidità, e a chiedere scusa quando fac-ciamo qualcosa di male. Questi piccoligesti di sincera cortesia aiutano a co-struire una cultura della vita condivisa edel rispetto per quanto ci circonda. (Capi-tolo sesto, II, 213)

SOBRIETÀLa sobrietà, vissuta con libertà e consa-pevolezza, è liberante. Non è meno vita,non è bassa intensità, ma tutto il contra-rio. Infatti quelli che gustano di più e vivo-no meglio ogni momento sono coloro chesmettono di beccare qua e là, cercandosempre quello che non hanno, e speri-mentano ciò che significa apprezzareogni persona e ogni cosa, imparano a fa-miliarizzare con le realtà più semplici e nesanno godere. In questo modo riescono aridurre i bisogni insoddisfatti e diminui-scono la stanchezza e l’ansia. Si puòaver bisogno di poco e vivere molto, so-prattutto quando si è capaci di dare spa-zio ad altri piaceri e si trova soddisfazionenegli incontri fraterni, nel servizio, nelmettere a frutto i propri carismi, nella mu-sica e nell’arte, nel contatto con la natura,nella preghiera. La felicità richiede di sa-per limitare alcune necessità che ci stor-discono, restando così disponibili per lemolteplici possibilità che offre la vita. (Ca-pitolo sesto, II, 223)

UMILTÀLa scomparsa dell’umiltà, in un essereumano eccessivamente entusiasmatodalla possibilità di dominare tutto senzaalcun limite, può solo finire col nuocerealla società e all’ambiente. Non è facilematurare questa sana umiltà e una felicesobrietà se diventiamo autonomi, seescludiamo dalla nostra vita Dio e il no-stro io ne occupa il posto, se crediamoche sia la nostra soggettività a determi-nare ciò che è bene e ciò che è male. (Ca-pitolo sesto, II, 224)

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DEL CREDITO COOPERATIVO 7372

‘‘,,ALBUM DI PAROLEAlla ricerca delle origini delle parole

FILOSOFIALa filosofia, alla lettera, l'"amare (phi-léo) la sapienza (sophía)", è stata dasempre riconosciuta fra le massime at-tività dell'intelletto umano.

Non è certo questa la sede né è ilcaso di cercare di comprimere la storiadelle origini della filosofia in questospazio. Ma, certamente, è interessantenotare come lo scopo della filosofia(termine che in latino, con bel calcoetimologico, verrà reso come sapien-tiae studium, "amore appassionato perla sapienza") sia stato ben presto indi-viduato, volendo essere estremamentesintetici, come duplice: da una parte, lafilosofia come strumento razionale pereccellenza, di cui devono essere imbe-vuti coloro che sono alla guida delloStato, a partire dall'utopia della Re-pubblica platonica; dall'altro, soprat-tutto in età Ellenistica, una volta deca-duta l'esperienza a un tempo esaltantee problematica della pólis, e subentra-to all'homo politicus l'homo oeconomi-cus, la filosofia, nelle sue diverse scuo-le, diventa lo strumento per eccellenzaatto a garantire la felicità agli uomini,ormai diventati sudditi di un sovrano enon più soggetti politici attivi nella di-mensione della città-stato, archiviatadall'intervento di Filippo II di Macedo-nia e poi del figlio Alessandro Magno.

Il più famoso dei dialoghi di Plato-ne, la Repubblica, è interamente dedica-to al problema dello Stato, e cioè è tesoa dimostrare come dovrebbe esserestrutturato uno Stato per essere giusto.Fu scritto dopo l'esperienza del primoviaggio di Platone a Siracusa, e quindinel periodo di fondazione dell'Accade-mia, la scuola platonica che fu una del-le istituzioni culturali di più lungo corsodel mondo antico (questa quasi millena-ria esperienza venne conclusa per ordi-ne di Giustiniano nella prima metà delVI secolo d.C.), e si presenta in forma didialogo; fra i dialoganti, Socrate (le cuitesi rappresentano, di fatto, il pensierodel Platone maturo) e Glaucone e Adi-

MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALIOBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO

Salvatore Emblema, Terra colorata su tela di juta.

Silvia Stucchi (socia BCC)Docente di Lingua latina presso l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Milano

Salvatore Emblema, Terra colorata su tela di juta.

manto, questi ultimi fratelli di Platonestesso. Il dialogo presenta, impellente,la necessità di unire politica e filosofia.Come scrive Platone: "A meno che (...) ifilosofi non regnino negli stati o coloroche oggi sono detti re e signori non fac-ciano genuina e valida filosofia, e non siriuniscano nella stessa persona la po-tenza politica e la filosofia e non sia ne-cessariamente chiusa la via alle moltenature di coloro che attualmente muo-vono a una sola delle due, non ci puòessere, caro Glaucone, una tregua deimali per gli stati e, credo, nemmeno peril genere umano; né mai prima questacostituzione, che abbiamo ora esposta aparole, nascerà per una possibile realiz-zazione e vedrà la luce del sole" (Re-pubblica, 473 d). Uno dei compiti fon-damentali dello stato sarà allora quellodi preparare i filosofi-governanti, e solodalla loro buona e retta formazione di-penderà, a sua volta, il buon funziona-mento dello Stato: come si vede, il com-pito non è solo politico ma politica ecultura sono qui inscindibilmente unite.L'utopia platonica, del resto, prende lemosse da un'amara esperienza autobio-grafica, quella raccontata nella LetteraVII. Nulla della vocazione filosofica diPlatone si può infatti comprendere alnetto dell'originaria vocazione politicadi questo filosofo. Buon ateniese, e di-scepolo di Socrate, in gioventù Platonefu ardentemente desideroso di parteci-pare alla vita politica, ma il modo in cuiera governata la sua città, negli anni tur-bolenti e tragici che videro la conclusio-ne della Guerra del Peloponneso, l'asce-sa al potere dei Trenta Tiranni, il pro-cesso e la condanna di Socrate, gli im-pedì di realizzare questo progetto. Ma ifatti di cui fu testimone lo convinserodella necessità della filosofia come con-dizione del buon governo. La LetteraVII, che si presenta come scritta da Pla-tone agli amici di Dione di Siracusa perspiegare la sua concezione dei rapportifra politica e filosofia, è anche, e soprat-tutto, il diario di un'amara disillusione,

che porterà il grande filosofo a costruirel'imponente edificio intellettuale dellaRepubblica: "Quando ero giovane, ioebbi un'esperienza simile a quella dimolti altri: pensavo di dedicarmi allavita politica, non appena fossi divenutopadrone di me stesso. Or mi avvenneche questo capitasse allora alla città: ilgoverno, attaccato da molti, passò in al-tre mani, e cinquantun cittadini diven-nero i reggitori dello stato. Undici furo-no posti a capo del centro urbano, diecia capo del Pireo, tutti con l'incarico disovraintendere al mercato e di occupar-si dell'amministrazione, e, sopra costo-ro, trenta magistrati con pieni poteri.Tra costoro erano alcuni miei familiarie conoscenti, che subito mi invitarono aprender parte alla vita pubblica, comead attività degna di me (si ricordi comeCrizia, uno dei più influenti fra i TrentaTiranni, fosse zio di Platone). Io crede-vo veramente - e non c'è niente di stra-no, giovane come ero - che avrebberopurificata la città dall'ingiustizia, traen-dola a un viver giusto, e perciò stavo a

osservare attentamente che cosa avreb-bero fatto. M'accorsi così che in pocotempo fecero apparire oro il governoprecedente: tra l'altro, un giorno man-darono, insieme con alcuni altri, Socra-te, un mio amico più vecchio di me, unuomo ch'io non esito a dire il più giustodel suo tempo, ad arrestare un cittadinoper farlo morire, cercando in questomodo di farlo loro complice, volesse ono; ma egli non obbedì, preferendo cor-rere qualunque rischio che farsi compli-ce di empi misfatti. Io allora, vedendotutto questo, e ancora altri simili gravimisfatti, fui preso da sdegno e mi ritras-si dai mali di quel tempo. Poco dopocadde il governo dei Trenta e fu abbat-tuto quel regime. E di nuovo mi prese,sia pure meno intenso, il desiderio didedicarmi alla vita politica. Anche allo-ra, in quello sconvolgimento, accadderomolte cose da affliggersene (...) Se nonche accadde poi che alcuni potenti in-tentarono un processo a quel mio ami-co, a Socrate, accusandolo di un delittonefandissimo, il più alieno dall'animo

suo: lo accusarono di empietà, e fu con-dannato, e lo uccisero, lui che non avevavoluto partecipare all'empio arresto di unamico degli esuli d'allora, quando essipativano fuori dalla patria (...). Vedendoquesto e osservando gli uomini che allo-ra si dedicavano alla vita politica, e leleggi e i costumi, quanto più li esaminavoed avanzavo nell'età, tanto più mi sem-brava che fosse difficile partecipare al-l'amministrazione dello stato, restandoonesto (...) finché alla fine m'accorsi chetutte le città erano mal governate, perchéle loro leggi non potevano essere sanatesenza una meravigliosa preparazionecongiunta a una buona fortuna, e fui co-stretto a dire che solo la retta filosofiarende possibile vedere la giustizia negliaffari pubblici e in quelli privati (...)".

L'utopia di un filosofo al governopoté essere realizzata solo secoli dopo, aRoma, con Marco Aurelio, imperatore(161-180 d. C.) educato e formato nellafilosofia stoica, e che, tuttavia, pur contutta la sua profondità di riflessione, te-stimoniata dai Pensieri, fu, paradossal-mente, impegnato per gran parte del suoregno in campagne belliche.

In età ellenistica, però, nel cuore del-la riflessione delle diverse scuole filoso-fiche vi fu non la connessione fra politi-ca e filosofia, ma l'etica, legata al pro-blema del raggiungimento della felicità.Essa, poi, poteva venire diversamentedeclinata, per esempio come apátheia,"indifferenza alle passioni", per viverekatà phýsin, ovvero katà lógon, "secon-do natura", ovvero "secondo ragione",nella concezione degli Stoici, oppurecome atarassia, una volta identificata lafelicità, nel piacere, l'hedoné, secondogli Epicurei. L'etica, a partire dalla ri-flessione aristotelica, con la sua idea delgiusto mezzo, da definirsi di volta involta in base alla situazione concreta ealla contingenza, diviene il cuore dellafilosofia, e logica e fisica, le altre duebranche della riflessione filosofica, ven-gono intese come propedeutiche ad es-sa, e paragonate, per esempio, al guscioe all'albume dell'uovo - laddove l'etica è,metaforicamente, rappresentata daltuorlo - oppure al muro che cinge il frut-teto, alle piante da frutto, mentre i dol-cissimi frutti sarebbero metafora deivantaggi garantiti dall'etica.

Il messaggio di liberazione dell'uo-mo dalla schiavitù delle passioni, dei bi-sogni fisici, della paura degli dèi, deldestino, del fato, delle malattie e dellamorte viene sviluppato in massimo gra-do dalla scuola Epicurea, l'unica che nelsuo cenacolo, il képos, il "giardino",ammettesse, tratto modernissimo per ilIV sec. a. C., uomini e donne, liberi eschiavi. E liberatore dell'umanità op-pressa delle paure, in primis dalla para-

lizzante superstizione relativa al divino,è Epicuro così come verrà celebrato daLucrezio nel De rerum natura (metà delI sec. a.C.), che, diffondendo in esame-tri il messaggio epicureo, presenta ilfondatore della scuola filosofica comeun eroe liberatore, al pari dei grandi per-sonaggi del mito che liberarono l'uma-nità dai mostri:"Mentre la vita umana giaceva sullaterra, / turpe spettacolo, oppressa dalgrave peso della religione, / che mo-strava il suo capo dalle regini celesticon orribile / aspetto incombendo dal-l'alto sugli uomini, / per primo un uomodi Grecia ardì sollevare gli occhi / mor-tali a sfidarla, e per primo drizzarlesicontro: / non lo domarono le leggendedegli dèi, né i fulmini, né il minaccioso/ brontolio del cielo; anzi, tanto più nestimolarono / il fiero volere dell'animo,così che volle / infrangere per primo leporte sbarrate dell'universo" (De rerumnatura, 1, 62-71, trad. di L. Canali).Filosofia come guida per la politica, fi-losofia come breviario e guida per la fe-licità, rivalutazione, specialmente negliultimi decenni, dell'etica aristotelica:sono tutti temi ancora di stringente at-tualità, che animano il dibattito cultura-le; mai come oggi, nella nostra societàliquida e complessa, fioriscono iniziati-ve di divulgazione filosofica, semprecoronate da grande interesse di pubbli-co. Addirittura, già diffuse anche in Ita-lia, la figura del "terapista filosofico" ela pratica del counseling filosofico sonodestinate a diffondersi sempre più: co-me recita un best-seller internazionaledi Lou Marinoff (docente di filosofia alCity College di New York), Platone èmeglio del Prozac (Piemme, Milano

2007, trad. di F. Saba Sardi, tit. orig.Plato, no Prozac!). E, interessante an-notazione, la grande crisi che ha toccatoin forma strutturale il nostro sistemaeconomico e produttivo negli ultimi an-ni, non ha spento l'interesse per formedi studio all'apparenza astratte, come lafilosofia, anzi: queste facoltà universita-rie hanno inspiegabilmente tenuto, qua-si che la filosofia e la cultura siano rico-nosciute come "beni rifugio", unicheisole stabili in un panorama caratteriz-zato da mutamenti fin troppo veloci eradicali. Eppure, una certa vox populivede sempre la filosofia, e, in generale,la cultura e il tempo ad esse dedicatocome il rifugio di cervelli balzani, dipersone con la testa fra le nuvole, e, ul-tima analisi, come sicura garanzia difallimento nella lotta per l'affermazionepersonale, professionale e sociale: nihilsub sole novi del resto, dato che così la-mentava, quasi sette secoli fa, ancheFrancesco Petrarca (RVF VII):

La gola e ’l sonno et l’otiose piume, hanno del mondo ogni vertù sbandita, ond’è dal corso suo quasi smarritanostra natura vinta dal costume;

et è sì spento ogni benigno lumedel ciel, per cui s’informa humana vita,che per cosa mirabile s’additachi vòl far d’Elicona nascer fiume.

Qual vaghezza di lauro, qual di mirto?Povera et nuda vai philosophia, dice la turba al vil guadagno intesa.

Pochi compagni avrai per l’altra via:tanto ti prego più, gentile spirto,non lassar la magnanima tua impresa.

Salvatore Emblema, Terra colorata su tela di juta.

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La Bancadi Credito Cooperativodell'Oglio e del Serio

augura un sereno Natale e un feliceAnno Nuovo

ALBANO SANT'ALESSANDRO - BERGAMO - BOLGARE - CALCIO - CAVERNAGO - CHIARICHIUDUNO - CIVIDATE AL PIANO - COCCAGLIO - CORTENUOVA - COVO

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PUMENENGO - ROMANO DI LOMBARDIA (Cappuccini)ROMANO DI LOMBARDIA (Centro) - ROVATO - SCANZOROSCIATE - SERIATE - VILLONGO

DOVE C'È CULTURA C'È VITA74

O

,,Pensieri diVersi

Rabindranath Tagore

Poeta, prosatore, dram-maturgo e filosofo india-no di lingua bengalese,nacque il 6 maggio del1861 a Calcutta da unafamiglia appartenente auna elevata aristocraziache svolse un ruolo im-portante nella vita cultu-rale, artistica, religiosa epolitica del Bengala.Mentre Gandhi, con la di-sobbedienza civile, organizzò il nazionalismo indiano sinoa ricacciare in mare gli inglesi, Tagore si impegnò a creareuna “nuova India”, moderna e indipendente; egli si propo-neva di conciliare la cultura occidentale con quella orien-tale: era un profondo conoscitore della lingua inglese, etradusse lui stesso le sue opere in inglese.Figlio di un ricco bramino, studiò nel Regno Unito dove an-glicizzò il proprio cognome (Thakhur).Tornato in patria, egli si dedicò allʼamministrazione dellesue terre e a ogni forma dʼarte.In liriche destinate al canto, che egli stesso musicò e tra-dusse in inglese, in lavori teatrali ricchi dʼintermezzi lirici, inromanzi, in novelle, memorie, saggi e conferenze Tagoreaffermò il proprio amore per la natura e per Dio, le proprieaspirazioni di fratellanza umana, la propria passione, lʼat-trattiva della fanciullezza.Tagore cantò il divino immanente nella natura, richiaman-dosi alla tradizione filosofico-religiosa dellʼIndia: egli è ilpoeta del panteismo upanisadico.Esercitò un enorme fascino anche sul mondo occidentale,che lo premiò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913.Creò una scuola dʼarte e di vita che portò avanti fino alla fi-ne della sua vita.

Non abbandonarti

Non abbandonarti, tienti stretto,e vincerai.Vedo che la notte se ne va:coraggio, non aver paura.Guarda, sul fronte dell’orientedi tra l’intrico della foresta si è levata la stella del mattino.Coraggio, non aver paura.

Son figli della notte, che del buio battono le stradela disperazione, la pigrizia, il dubbio:sono fuori d’ogni certezza, non son figlidell’aurora.Corri, vieni fuori;guarda, leva lo sguardo in alto,il cielo s’è fatto chiaro.Coraggio, non aver paura.

Sono un viandante

Sono un viandante, nessuno mi fermerà.

Illusione sono le gioie e i dolori.

Senza casa sempre camminerò; la zavorra che mi trae in basso cadrà dispersa in terra.

Sono un viandante.

Per la strada canto a piena voce, a cuore aperto, libero dalle catene dei desideri; attraverso il bene e il male camminerò tra gli uomini.

Sono un viandante.

Svanirà ogni fatica.

Un canto sconosciuto dal cielo lontano mi chiama; una soave voce di flauto mattina e sera incanta l'Anima.

Sono un viandante un mattino sono uscito ch'era ancor buoio.

Sono un viandante ancor prima del canto degli uccelli.

Sopra l'oscurità, immobile vegliava una pupilla.

Sono un viandante.

Una sera arriverò dove brillano nuove stelle, dove olezza un nuovo profumo; dove due occhi sempre mi guardano dolcemente.

Se tu non parli

Se tu non parliriempirò il mio cuore del tuo silenzioe lo sopporterò.Resterò qui fermo ad aspettare come la nottenella sua veglia stellatacon il capo chino a terrapaziente.

Ma arriverà il mattinole ombre della notte svaniranno e la tua vocein rivoli dorati inonderà il cielo.Allora le tue parolenel cantoprenderanno alida tutti i miei nidi di uccellie le tue melodiespunteranno come fiorisu tutti gli alberi della mia foresta.

LA MIA BANCA 75

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Periodico Economico e Culturaledelle Comunità Locali

AnnoXV - n.35Dicembre 2015

Registrazione al Tribunale di Bergamo

n.12 del 12 Febbraio 2000

EditoreBanca di Credito Cooperativo

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Direttore responsabileBattista De Paoli

RedazioneCarlo Aglioni - Virginio Barni

Cesare Bonacina - Dario ConsolandiStellina Galli - Massimo Portesi

Ilario Zonca

Hanno collaborato a questo numeroRoberto Bano - Mariangelo BariselliPietro Bariselli - Giancarlo Beltrame Riccardo Caproni - Silvia Carminati

Fabrizio Costantini - Luca Dolci Daniele Frosio - Adalberto Geradini

Luca Guerrini - Stefano Lucarelli Matteo Morici - Daniele Moscato

Giovan Battista PaninforniMarco Parolini - Gianmarco Pedrali

Cinzia Romolo - Mirko RossiMatteo Servidati - Elia Stucchi

Silvia Stucchi - Fulvio ZanchettiGian Marco Zappalaglio

FotografieRoberto Bano - Isabella Di Pietro

Claudia Locati - Michela PaniMirko Rossi - Giorgia Vezzoli

Ilario Zonca

Grafica e impaginazioneDaniela Corna - Studio Zonca

StampaPress R3 - Almenno S.B. (BG)

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L'archivio dei numeri de "Il Melograno"è disponibile in versione elettronica sul sito

www.bccoglioeserio.it (sezione "Il Melograno").

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