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comunità PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINO VESCOVO CORPUS DOMINI Prima del tempo prima ancora che la terra cominciasse a vivere il Verbo era presso Dio. Venne nel mondo e per non abbandonarci in questo viaggio ci lasciò tutto se stesso come pane. Verbum caro factum est Verbum panis factum est. Qui spezzi ancora il pane in mezzo a noi e chiunque mangerà non avrà più fame. Qui vive la tua chiesa intorno a te dove ognuno troverà la sua vera casa. Verbum caro factum est Verbum panis factum est. maggio 2016 Varcare la Porta Santa non è solo gesto compiuto per ottenere l’indulgenza del Giubileo. È un segno dinamico: la Porta Santa evidenzia il cammino spirituale e l’ingresso di affidamento al Padre della misericor- dia e di conversione del cuore per essere misericordiosi come il Padre. Alla Porta Santa si arriva mediante un altro segno: il pellegrinaggio. A ricordare che la vita è un pellegrinaggio e che l’uomo è pellegrino sulla terra, in cammino con e verso il Signore insieme con tutti i fratelli.

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comunità

PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINO VESCOVO

CORPUS DOMINI

Prima del tempoprima ancora che la terra

cominciasse a vivereil Verbo era presso Dio.

Venne nel mondoe per non abbandonarci

in questo viaggio ci lasciòtutto se stesso come pane.

Verbum caro factum estVerbum panis factum est.

Qui spezzi ancora il pane in mezzo a noi

e chiunque mangerà non avrà più fame.

Qui vive la tua chiesa intorno a te

dove ognuno troverà la sua vera casa.

Verbum caro factum estVerbum panis factum est.

maggio 2016

Varcare la Porta Santa non è solo gesto compiuto per ottenere l’indulgenza del Giubileo. È un segno dinamico: la Porta Santa evidenziail cammino spirituale e l’ingresso di affidamento al Padre della misericor-dia e di conversione del cuore per essere misericordiosi come il Padre. Alla Porta Santa si arriva mediante un altro segno: il pellegrinaggio. A ricordare che la vita è un pellegrinaggio e che l’uomo è pellegrino sulla terra, in cammino con e verso il Signore insieme con tutti i fratelli.

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COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 185 - MAGGIO 2016

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Vita di Comunità

• Giovedì 26 - Festa del Corpus Domini:dalle ore 8 alle 20 - Adorazione eucaristicaore 21 processione verso l’oratorio

benedizione

• Martedì 31:ore 20,45 preghiera nel cortile

della Casa di Riposo

Celebrazionedel Battesimo- domenica 12 giugno

alle ore 11,30- domenica 3 luglio

alle ore 11,30- domenica 18 settembre

alle ore 16,00

Chiesa inImotorre• dalla domenica 5 giu-

gno alla domenica 4 set-tembre non si celebra laS. Messa delle ore 9,30

• durante l’estate si cele-bra la sera del 14 luglioore 20,45 e il 15 ago-sto, festa dell’Assuntaalla ore 9,30

Conclusione del mese mariano

Proposta di una settimana di spiritualità a Re (Novara)

a cura del Centro Volontaridella sofferenzada domenica 19 a sabato 25 giugno

Iscrizioni entro il 10 giugno tel. 035.341141 - 329.1037571

Giornata in Monastero

sabato 11 e domenica 12 giugno Comunità delle Suore ClarisseEremo dei S. Pietro e Paolo in Bienno (Brescia)Informazioni e iscrizione in ufficio parrocchiale

Famiglia adotta famigliaIl progetto, operativo or-mai da diversi anni, conti-nua e viene tenuto attivodalla generosità di tanti.La solidarietà va incontro asituazioni di difficoltà e tie-ne accesa la fiducia nellavita. Chi vuol parteciparepuò rivolgersi in ufficioparrocchiale o a uno deisacerdoti.

Ammalati e anziani

Liturgiain estate• da lunedì 6 giugno si

celebra alle ore 7,30 ealle ore 17al sabato alle ore 7,30 ealle ore 18,30 (festiva)

• al martedì dal 7 giugno si celebra anche alle ore 20,45 allacappella del cimitero

• al giovedì dal 9 giugno si celebra anche alle ore 20,45alternando la Ronchella e S. Martino vecchio

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a corretta e com-pleta informazioneaiuta a conoscerecon obiettività le si-

tuazioni e i fatti, a valutarli conanimo sereno e aperto, ad abitarliin modo opportuno e costruttivo,a fare scelte ponderate e saggequand’anche ci siano criticità eproblemi. Lo diciamo stavolta aproposito della questione dei ‘ri-chiedenti asilo’ (il termine ‘profugo’ è qui di per sé im-proprio). Tutti siamo direttamente o indirettamente coin-volti in tale questione che rivela un passaggio storico chenon ha più i connotati della emergenza, ma quelli di un fe-nomeno che ci accompagnerà per diversi anni. Non sap-piamo neppure se mai un giorno ci sarà una controten-denza o una tendenza diversa. Teniamo in conto che sem-pre, nel corso dei secoli, ci sono state migrazioni e sposta-menti di gruppi e di popoli per le motivazioni più diverse.(Pure noi, a modo nostro, siamo discendenti di popolazio-ni scese dal nord a ‘invadere’ il territorio italiano). La ter-ra si muove in tutti i sensi, non solo su se stessa e attornoal sole! Da noi, della questione dei richiedenti asilo, si èparlato proprio per il desiderio di una miglior conoscenzae informazione, nel Convegno dei Gruppi Caritas di tuttoil vicariato tenuto nello scorso ottobre; l’argomento è sta-to presentato e approfondito nei suoi vari e complessiaspetti in incontri proposti dalla Caritas a livello provin-ciale; il Consiglio pastorale diocesano vi ha dedicato dueabbondanti sessioni, per giungere anche a concrete e sen-sate determinazioni da offrire alle parrocchie, perché sipossano muovere con oculatezza e allo stesso tempo condisponibilità.

In ogni occasione si è cercato di chiarire chi sono i ri-chiedenti asilo, da dove vengono, i motivi che li spingonoa lasciare la loro terra, che cosa vanno cercando, dopoviaggi e traversate da incubo e spesso da tragedia. Cosache nessuno farebbe a cuor leggero e senza impellenti mo-tivi. Si è cercato di far percepire che non si è di fronte sem-plicemente a dei “numeri”, più o meno consistenti, ma apersone, a volti, a storie di umanità.

Di fronte a tali umane storie di emigrazione si è eviden-ziata la necessità di una accoglienza diffusa sul territoriodei vari comuni e della varie regioni, in attesa di una rispo-sta alla richiesta di asilo da parte dell’autorità competente.Risposta che potrà essere positiva o negativa, a seconda del-le situazioni personali e del paese di provenienza.

Accoglienza diffusa che permette la presenza sul terri-torio e in ogni paese di non più di 1 (uno) “richiedente asi-lo’” ogni 1.000 abitanti, in modo da rendere possibile, piùagevole e controllabile tale presenza. Questo in doverosacontrotendenza con quanto a volte è accaduto con la con-centrazione sul territorio di un numero eccessivo e con-temporaneo di persone.

Accoglienza diffusa e generosa con l’intento anche pe-dagogico di rendere diffusa, e non respinta o contrastata,la capacità e la volontà di accogliere. In nome di valoriumani che chiedono di riconoscere la dignità e le attese di

persone che portano storie fatico-se e a volte drammi pesanti, da-vanti ai quali nessuno può volge-re altrove lo sguardo, se non chi èindifferente o marcato da egoi-smo. Più ancora in nome deigrandi ed esigenti motivi evange-lici che chiamano a rendere evi-dente, e non solo parziale o chiac-chierato, l’impegno alle opere dimisericordia e di carità. Per la di-

chiarata fede nel Padre di ciascuno e di tutti, che invochia-mo, sulla parola di Gesù Cristo e ad ampio raggio, comePadre “nostro”. E non semplicemente come Padre “dei no-stri” o di chi ci è più facile o comodo accogliere e amare.La vera religione non consiste forse nel dividere il panecon l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tet-to, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli oc-chi da quelli della tua carne e della tua casa? Allora la tualuce sorgerà come l’aurora! (Isaia 50, 7).

Accoglienza diffusa e aperta. Che guarda in faccia lanon agevole realtà che certo va ‘governata’ nel possibile.Che non tace le difficoltà, i problemi e gli interrogativi, cheandrebbero affrontati soprattutto nelle sedi governativeopportune, nazionali e sovranazionali, per non lasciare al-lo sbando le istituzioni locali e i gruppi di solidarietà. Equesto sì va chiesto con forza per non cadere in ingenuitào superficialità anche nel fare il bene.

Accoglienza diffusa, e anche questo va ribadito conchiarezza di fronte a interpretazioni facilone e interessate,che resta diffusa appunto nel comprendere o ricompren-dere la disponibilità a venire incontro e a prendersi curacon non minore cuore e operosità delle fatiche di personee famiglie del territorio. Le “nostre”, come qualcuno amadire. Perché accoglienza diffusa non è arretramento, ma al-largamento; non è chiudere un occhio per aprire l’altro, matenerli ben aperti tutt’e due su ogni realtà di bisogno. Con-solidate o nuove, radicate o emergenti.

Nel caso in esame bene ha detto il direttore della Caritasdiocesana quando parlava di affido. Prendere in consegna,come si fa in una famiglia affidataria, con lo stesso cuore,con la stessa logica, con lo stesso scopo. Per riconsegnareil più presto possibile e nel migliore dei modi a una vita piùdignitosa e nel frattempo aiutata nel crescere, nelle relazio-ni, nella responsabilità, nel chiedere e nel dare, nel rispet-tare. Nelle famiglie accade per una persona, nella societàcivile e comunitaria, per più persone. Dove lo si è fatto, sen-za pregiudizi e con spirito costruttivo e nella collaborazio-ne, i frutti non sono mancati. Per chi ha dato e per chi ha ri-cevuto. Per chi ha accolto e per chi è stato accolto.

Nota finale stonata: la questione della “sicurezza”, chesta a cuore a tutti e che qualcuno applica all’accoglienzadi cui si sta parlando per scoraggiarla: è da leggere e orien-tare in ben altra direzione. I “ladri” e “delinquenti” chevanno perseguiti e messi alla porta o nella condizione dinon nuocere, sono da cercare tra altri gruppi, ben noti! Lestatistiche e l’esperienza quotidiana la dimostrano. Quin-di occhio allo strabismo e al far di ogni erba un fascio.

Buona accoglienza... diffusa, a 360 gradi!

L ACCOGLIENZA DIFFUSA

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"Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parolauscita dalla bocca di Dio". (Matteo 4,4)

nche stavolta siamo costretti a parlaredi misura. Perché anche per quanto ri-guarda il cibo, ci può essere un approc-cio buono e uno cattivo. Nutrirsi è l’at-

to essenziale per vivere, tanto che Dio creò tutte lecreature, quindi anche l’uomo e la donna, dopoaver predisposto per loro un giardino pieno di al-beri e di erbe capaci di produrre frutti. Ed è propriosulla questione del nutrimento che Dio dà il suoprimo ordine ad Adamo e Eva: tutto possono man-giare, di quello che cresce sulla terra. Tutto, manon il frutto di un albero. Un solo tipo di frutto vie-tato, tra una moltitudine di frutti permessi, e per-fetti. E proprio sulla scelta di quel frutto (la mela,il malum) nasce il primo peccato, che toglie armo-nia tra gli uomini e il loro Dio.

Nutrirsi, mangiare, è cosa essenziale per la vitastessa. E ovviamente è un bene, non un male. Di-

venta un male, uno dei vizi capitali, nel momentoin cui il cibo si trasforma da mezzo per vivere nel-lo scopo della vita, o quasi. Il peccato di gola è ildesiderio, spesso sfrenato, di mangiare molto piùdel necessario, è desiderio smodato di cibi e be-vande; ed è aggravato dal fatto che ogni volta cheuna persona mangia più del dovuto – e quindi spre-ca – toglie risorse a chi soffre per mancanza di ci-bo. Si deve mangiare per vivere, non vivere permangiare.

Per san Tommaso il peccato di gola è la bramacontinua e disordinata di cibi e bevande semprepiù raffinati e ricercati, da mangiare da ingordi, ein quantità esorbitanti. Attenzione, però: cercarepietanze raffinate e ben curate non è un male, per-ché suscita gioia e allegria, in famiglia e con gliamici. Non dimentichiamo che Gesù, parlando delsuo Regno, lo paragona ad un banchetto ricco di ci-bo, nel quale egli stesso servirà gli invitati. Diven-ta sbagliato quando ci si riduce schiavi di questa ri-cerca spasmodica di cibi sempre più raffinati, e di

locali sempre più alla moda, peruna ricerca fine a se stessa. Nonper godere del cibo con gli amici,ma per soddisfare la propria in-gordigia. Col rischio di non riu-scire più a mangiare cibi sempli-ci o poveri, o addirittura a di-sprezzarli. Diventa sbagliato an-che quando non si riesce più adavere un rapporto sereno col cibo,e si finisce per passare dal suo ec-cesso al suo rifiuto, situazioni pa-tologiche, entrambe. Sia nellaBibbia che in particolare nel Van-gelo il cibo è citato molto spesso:pensiamo alla manna, che Diomandava dal cielo per sfamare ilsuo popolo, chiedendo però di

■ Rubrica a cura di Rosella Ferrari

MANGIARE PER VIVERE

Parlare di peccati nell’anno dedicato alla Misericordia. Per una specie di ripasso che parte dal cate-chismo studiato da bambini e arriva a un modo rivisitato di intendere il peccato. In quest’epoca com-plessa che spesso pare ammettere ogni cosa, ma che ha ancora tanto bisogno di regole chiare, di con-cetti basilari, capaci di dare ordine alla vita. Delle persone e di ogni organismo sociale.

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non prenderne in eccesso, di non conservarla: e chilo faceva si trovava il cibo in più reso immangiabi-le. La giusta quantità, ma anche la fiducia in un Dioche se promette mantiene. Perfino satana usa il ci-bo, sfrutta la fame di Gesù, durante il periodo pas-sato nel deserto, per tentarlo: lo sfida a trasforma-re le pietre in pane, per poter placare la fame. Mala risposta di Gesù è chiara: “non di solo pane vi-ve l’uomo…”. Però poi Gesù si preoccupa della fa-me delle persone che si erano radunate per ascol-tarlo, e usa pochi pani e pochi pesci per sfamare“una moltitudine”; e il cibo avanzato viene raccol-to in ceste, e siamo sicurissimi che verrà riutilizza-to e non sprecato.

La Chiesa ha sempre proposto la moderazione,aiutandoci ad essere padroni consapevoli anche delnostro stomaco. Anche se per molti oggi è anacro-nistico, il “magro”, cioè l’astensione dalla carneogni venerdì, era un aiuto per la moderazione, co-sì come il digiuno dell’inizio della quaresima e delvenerdì santo (come anche di ogni venerdì di qua-resima), aiutavano anche la mente a staccarsi dal-la quotidianità e dai suoi “riti” per elevare la men-te al periodo prezioso che si stava vivendo.

Arrivo ora al tema che sicuramente ciascuno divoi ha intuito, già dalla lettura del titolo. Perchéquale cibo è più prezioso e importante, per ognicredente, di un pezzo di pane – spezzato e condi-viso – e di un sorso di vino? Per salvarci, per con-sentirci di godere della vita eterna, Gesù ha sceltodi nutrirci, col suo Corpo e col suo Sangue offerti,e noi ancora oggi perpetuiamo questa comunione(lo stare insieme, condividendo il cibo) ad ognimessa. Nessuno si sognerebbe di chiedere più par-ticole, perché ciascuno di noi sa perfettamente chequel cibo d’amore basta per ogni nostra esigenza.Come l’acqua che Gesù offrì alla samaritana, ga-rantendole che dopo averne bevuto non avrebbeavuto più sete.

Il cibo preparato con attenzione e amore e offer-to sulla tavola è dono. Come è dono gratuito del Pa-dre ogni alimento che la terra produce. Per questoprima di ogni pasto bisognerebbe rivolgere una pre-ghiera di ringraziamento. Per questo ciascuno do-vrebbe attivarsi per fare in modo che ogni persona,sulla terra, ogni fratello, possa avere il nutrimentoper vivere. Per questo nulla di quanto è cibo do-vrebbe essere sprecato. “Gesù scese dall’asinelloper raccogliere da terra un pezzo di pane” ci dice-vano un tempo. E questa immagine aiutava a nonlasciare nel piatto nulla, a non sprecare nulla.

E allora, perché spesso, troppo spesso, noi ricer-chiamo, quasi con desiderio famelico, molto più diquel “pane quotidiano” che Gesù ci ha insegnato achiedere al Padre? Chiedere e accogliere il paneche serve per un giorno, consapevoli che il giornodopo sarà la stessa cosa. Senza accumulare, perché

COMUNITÀ TORRE BOLDONE

Redazione: Parrocchia di S. Martino vescovopiazza della Chiesa, 2 - 24020 Torre Boldone (BG)

Conto Corrente Postale: 16345241Direttore responsabile: Paolo Aresi

Autoriz. Tribunale di Bergamo n. 34 del 10 ottobre 1998Composizione e stampa: Intergrafica Srl

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TELEFONI UTILIUfficio parrocchiale 035 34 04 46“...ti ascolto” 334 3244798don Leone Lussana, parroco 035 34 00 26don Giuseppe Castellani 035 34 23 11don Angelo Scotti, oratorio 035 34 10 50don Tarcisio Cornolti 035 34 13 40

Informazioni: www.parrocchiaditorreboldone.it

Di questo numero si sono stampate 1.850 copie.

il pane potrebbe trasformarsi in qualcosa di im-mangiabile. Chiedere solo il pane quotidiano, enon di più, per iniziare un percorso capace - secondiviso - di fare in modo che ogni persona pos-sa averlo, che nessuno ne sia privo. Perché Dio hadato la terra e i suoi frutti per tutti gli uomini, nonsolo per alcuni. Così potrebbe forse finire lo scan-dalo di chi deve mettersi a dieta per dimagrire, ma-gari utilizzando metodi irrispettosi del propriocorpo e del bisogno altrui, mentre altri muoionoogni giorno di fame. Condividere, fare comunio-ne, sentendosi liberi e sicuri come gli uccelli delcielo e i fiori del campo.

Jean Marie Pirot (1926 - ….) meglio notocon lo pseudonimo di Arcabas, ci regala an-cora una volta un’immagine parlante, che sispiega da sola. I due discepoli in viaggio ver-so Emmaus vengono avvicinati da un uomoche cammina accanto a loro e che, di frontealla loro delusione e al loro dolore per lamorte di Gesù, spiega loro i passi delle scrit-ture che riguardano questo evento. Arrivatiad Emmaus, l’uomo prosegue il suo cammi-no, ma i due lo richiamano : “resta con noi,perché si fa sera”. Al momento della cena,l’uomo, Gesù, ripete il gesto del pane spezza-to e condiviso, e uno dei due – quello con dueocchi – lo riconosce subito. Arcabas circondaGesù col suo oro che sa di Paradiso, e dise-gna dietro il suo capo anche il Padre e lo Spi-rito. Ma subito dopo Gesù scompare, la-sciando nel cuore dei suoi amici una profon-da nostalgia. Ma anche quel pane e quel vi-no, che ci accompagnano e ci nutrono di sal-vezza, oggi e sempre.

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NEWS DAI GRUPPI

TEMPO DI RISONANZE

ciascuno e dei gruppi di appartenenza con animosereno e disponibile. E' una occasione che ci stia-mo dando da diversi anni, sempre ospiti dai PadriDehoniani in Albino. Una riflessione introduttivaha portato a rivisitare la nostra pastorale al di là desingoli impegni, perché emerga il soggetto unita-rio che è la Chiesa particolare che vive sul territo-rio, resa comunità educante con quello che è e conquello che fa.. Una comunità cristiana che educaall’incontro con Cristo si preoccupa innanzitutto dioffrire alla gente concrete possibilità di fare espe-rienza di Dio e del suo mistero, dentro il vissutopersonale e comunitario. Prima delle attività e deivari servizi cultuali e caritativi, considera l’impor-tanza delle relazioni con ogni persona, che devesentirsi accolta, ascoltata, accompagnata ad incon-trare il volto mite e umile di Cristo. Promuove lavocazione ministeriale di ogni suo membro, aper-ta a riconoscere i doni, sollecita e aiuta a crescerenella santità e nel servizio sul piano della graziaprima ancora che sulle cose da fare. Sa aprire var-chi di alleanze educative e di collaborazione con lealtre realtà sociali e culturali del territorio, ricono-scendo la sua frontiera missionaria come esigenzaprima e assoluta. Alla luce di queste annotazioniofferte dal parroco, i partecipanti si sono suddivisiin 7 gruppi di dieci persone circa ciascuno per unadialogo che ha consentito di mettere a fuoco sia legratificazioni di un servizio condiviso, sia le fati-che che proprio questo inevitabilmente comporta.

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COMUNITÀ TORRE BOLDONE ● N. 185 - MAGGIO 2016

■ di Loretta Crema

DIALOGO IN COMUNITÀ

Magari non ce ne accorgiamo sempre, magaritante situazioni ci passano accanto, ci sfiorano, maspesso, inconsapevolmente presi dalle nostre piùche giustificate occupazioni (o tante volte anchepreoccupazioni) non vi prestiamo attenzione. Ep-pure c’è tutto un campo di servizio che gira attor-no a noi: i catechisti continuano ad accompagnarei nostri ragazzi, l’oratorio si sta attivando con uncerto bel ritmo per avviare la macchina del Cre, glisportelli del Ti ascolto sono sempre attivi ed ope-ranti, i furgoni del pellegrinaggio solidale partonoper la Bosnia... e si potrebbe continuare lungo ilsentiero delle decine di gruppi operanti nei variambiti che esprimono la missione della parrocchia.Tante persone che si legano il grembiule in vita perdare una mano, per fare come Gesù ci ha detto difare, ponendosi al suo seguito. Ogni tanto, però,occorre tirare le fila di tanta operatività, fermarsiper fare il punto, raccontarsi e riprogettare, perchétutto sia il più possibile rispondente ai bisogni, per-ché diventi testimonianza coraggiosa e fedele del-la Chiesa. I membri del Consiglio pastorale par-rocchiale e i Coordinatori dei vari ambiti e gruppisono stati invitati ad un momento di revisione sa-bato 14 maggio scorso per ritrovarsi al di fuori del-l’ambito di operatività in modo da valutare la si-tuazione della parrocchia con maggiore obiettivitàe nello stesso tempo a guardare dentro il vissuto di

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Come anche la ricchezza e ampiezza di tale impe-gno insieme con gli evidenti limiti e le inevitabilicriticità. Prossimità, accoglienza, presenza, donodelle proprie capacità, del proprio tempo, significaassumere come stile di vita il messaggio evangeli-co che chiede di prenderci cura dei fratelli. Curache comporta conoscenza delle realtà, capacità dileggere i cambiamenti epocali e tenere il passo conle esigenze che mutano velocemente soprattuttonelle giovani generazioni, tenere il cuore apertoper essere capaci di gettare ponti, anziché crearesiepi. Nella vita personale, nella conduzione deigruppi, nella storia di tutta la comunità. Essere di-sponibili ad accogliere ed abbracciare i pensieri ele azioni degli altri, per creare sinergie positive, fa-cendo spazio ad nuove presenze, sollecitando e ac-compagnando in una partecipazione più allargata econdivisa. Nella consapevolezza che non si operaper il bene di un’azienda bensì per portare tutti al-la Verità, per la ricerca del bene comune non certoper la gratificazione personale. Ne deriva l’impor-tanza della formazione spirituale e culturale conti-nua, del confronto costante, personale e di gruppo,con la Parola che sola indica il percorso, l’aggior-namento anche attraverso le nuove tecnologie, l’at-tenzione ai cambiamenti sociali ed umani sul terri-torio, il monitoraggio dei bisogni e la ricerca, do-ve possibile, delle risposte. Ancora la creazione direti di collaborazione trasversali ai gruppi, un’in-terazione e un dialogo che può giovare alla buonariuscita dei progetti, la capacità di reinventarsi erinnovarsi all’interno dei gruppi stessi per rispon-dere meglio alle nuove esigenze, per una testimo-nianza più trasparente ed efficace. La ricerca e lasollecitazione di nuove forze operative, la capacitàdi far crescere le nuove generazioni fornendo mo-tivazioni e competenze, trasmettendo speranza ebuona testimonianza. La necessità di un’interazio-ne, un confronto, un dialogo con i preti della par-rocchia, perché la corresponsabilità dei laici, nelsegno dell’unità, consenta loro di svolgere più op-portunamente la loro missione.

IL BUON PASTORE

Da anni ormai nella nostra parrocchia è operan-te il gruppo del Buon Pastore che nei periodi di Av-vento e Quaresima, per un paio d’ore la domenicamattina raccoglie i bimbi da tre a sei anni, per unprimo approccio alla vita spirituale. E’ un’espe-rienza che ha da sempre dato i suoi frutti ed un ri-torno positivo, sia per i bimbi che per le famiglie,

che in questo modo hanno la possibilità di parteci-pare alla celebrazione eucaristica in modo più tran-quillo e spiritualmente disponibile. Nel tempo èmaturata tra questi genitori l’esigenza di confron-tarsi, tra di loro e con un referente che li potessesupportare. Esprimendo il loro plauso per questospazio/tempo che la comunità offre alla formazio-ne e cura dei più piccoli, hanno manifestato la con-sapevolezza che il loro cammino educativo e spi-rituale è bello ma molto impegnativo, chiama incausa direttamente i genitori e risulta più affronta-bile se condiviso all’interno di una comunità.Aiutati da una sintesi del Catechismo dei bambinie sul quale si sono confrontati, hanno sottolineatol’importanza dei piccoli gesti, della partecipazioneai riti comunitari e familiari fin da piccoli, per crea-re un substrato fertile alla prosecuzione del cam-mino, semplificando ma non banalizzando gesti epensieri. Dare importanza alla preghiera in fami-glia o all’educazione religiosa nella scuola vieneritenuto un punto cardine nella vita dei piccoli,perché la sensazione diffusa è che il sentire reli-gioso non è più scontato e che questi piccoli cre-sceranno in una società dove essere cristiani dovràessere una scelta esplicita e consapevole. Questigenitori si sentono di fornire loro le parole, i gesti,la sensibilità, che in questa società non si acquisi-scono più per osmosi. Certi che comunque l’in-contro con Dio sarà personale e unico per ciascu-no di loro. Le risposte a tutte le domande e le os-servazioni sollevate, le tacitazioni di perplessità otimori, non possono essere univoche, ciascuno, so-prattutto per quanto riguarda l’educazione deibimbi, deve trovare ambiti di soluzione all’internodel proprio vissuto familiare, confrontandosi con ilmessaggio evangelico ed accogliendo le testimo-nianze e le sollecitazioni che la comunità offre.

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Carissima Daniela e gruppo missionario di TorreBoldone,

vi giunga il nostro grazie per la vostra iniziativa a fa-vore dei poveri in Perù. Vi raccontiamo qualcosa dellamissione: da un anno in Candelaria abbiamo un parro-co, si chiama Padre Baudelio, ha 73 anni, è un padremolto buono e paziente, quello che ci voleva per la no-stra gente, gente umile, povera, che in lui incontra unPadre che gli rivela il volto di Dio, un Dio ricco di mi-sericordia e tenerezza, un Dio che accoglie e ogni gior-no ci dona la possibilità di camminare con speranza. Lefamiglie che compongono la nostra parrocchia sono ingenere emigrate dalla Sierra alta del Perù, scese versola costa nella speranza di trovare migliori possibilità divita. In realtà questa speranza per i più resta delusa acausa della scarsità di lavoro. C’è chi trova lavoro nelcampo, ma sono pochi e questo tipo di lavoro è sotto-pagato. Lo sfruttamento è molto forte! Le ore di lavorosono tante e le condizioni a cui sono sottoposti uominie donne non sono per nulla favorevoli. Inoltrel´alimentazione é scarsa. Altri uomini lavorano negli al-levamenti di polli, altri sono occupati nel servizio di tra-sporto con taxi e pulmini malridotti. L’acqua non giun-ge ancora in tutte le case e noné potabile. Non esistono fo-gnature. Una buona parte del-le abitazioni é costruita inesteras (canne di bambù ta-gliate a strisce e intrecciate),materiale inadeguato a ripa-rare dalla forte umidità quasicostante, dal sole e dal freddo.

Questo spiega il perché di tante malattie polmonari, difrequenti episodi di denutrizione infantile a causa diuna alimentazione povera. Questa é un po’ la situazio-ne della parrocchia dove siamo inserite come Suore del-le Poverelle.

Voi rendete possibile la provvidenza di Dio per situa-zioni che accompagniamo: Carlos ha 6 anni ed é por-tatore di spina bifida con una famiglia umile e povera;la famiglia della piccola Angelina che ha 10 anni, mane dimostra 6 e a scuola non la accettano non essendo-ci una diagnosi medica che indichi la sua disabilità; poiToni che é cieco, Pol di 30 anni che a causa di una ca-duta é su una sedia a rotelle. Così vorremmo inserire inun Centro di manualità una giovane che ha 18 anni e nedimostra per permetterle di imparare taglio e cucito, co-sì che possa imparare un mestiere e vivere con dignità.Il vostro aiuto arriva ai poveri più poveri che non han-no voce, e spesso vivono nascosti nelle case.

Lo stare in missione ci aiuta a vivere l´essenziale, im-pariamo spesso dai poveri a vivere la vita come dono, ariconoscere che tutto quello che riceviamo è grazia.Nella certezza che il Signore vi benedice e che la vostragenerosità regala speranza ai più poveri vi auguriamo

che lo Spirito del Risorto portinelle vostre case il dono dellapace e gioia. Vi portiamo nellanostra preghiera affidandocialla vostra.

Sr. Tiziana e Sr. Miriam La Candelaria- Apdo Postal 69

CHANCAY LIMA (PERÚ)

L’Azienda Socio Sanitaria Territoriale garanti-sce all’interno dell’ospedale di Alzano l’assisten-za religiosa, avvalendosi di personale accreditatodalla Diocesi di Bergamo. La Cappellania ospe-daliera è l’insieme delle persone - sacerdoti, reli-giosi e laici - che si occupano della cura spiritua-le delle persone in ospedale: ammalati, parenti,dipendenti. Si incentra sulla relazione di aiuto,sulla preghiera con le persone e per le personesofferenti, sulla celebrazione dei sacramenti, sul-l’ascolto e sul dialogo. Pur essendo di ispirazionecristiana, è rivolta a persone di qualunque con-vinzione religiosa. Non ha fini di proselitismo,ma si prefigge di aiutare le persone ad affrontare

Cappellania dell’ospedale di Alzanonel modo migliore i momenti difficili della vita. Èdoveroso chiamare il cappellano, tramite il perso-nale sanitario o la portineria dell’ospedale, per as-sistere i malati più gravi in qualunque ora delgiorno, o anche della notte. I parenti che si sento-no in disagio a parlare ai loro cari delle cose del-la fede in un momento critico, non devono ri-mandare la richiesta, cre dendo così di fare il be-ne del congiunto. Gli operatori della Cappellaniagirano già normalmente tutte le settimane nei di-versi reparti, a completa disposizione della perso-na che desideri assistenza spirituale. Si ricordache qualunque “intervento” è e deve restare total-mente gratuito.

CALENDARIO E CANDELARIA

Da qualche anno il Gruppo parrocchiale di animazione missionaria prepara, stampa e distribuisce un ca-lendario che, in spirito solidale, offre sostegno alla speranza di persone e famiglie in vari luoghi del mon-do. Spaziando dall’Africa all’America Latina. Offrendo immagini e spunti di saggezza umana ed evan-gelica. Presentiamo una lettera giunta da una comunità di suore in Perù.

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NOTA BENE

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Offriamo a tutti queste considerazioni di una mamma. Ha scelto, con un buon accordo in famiglia,di partecipare con continuità alla vita della nostra comunità, pur non essendo residente a Torre. So-no riflessioni preziose che raccogliamo con gratitudine per una sempre più opportuna e fruttuosa pa-storale della famiglia in questi nostri tempi. (La redazione).

orrei condividere con voi alcuni pensieriche frullano in testa, riguardo all’ambitoFamiglia. Quest’anno abbiamo partecipa-to agli incontri d’avvento sul Sinodo, in cuisi evidenziava l’importanza di coinvolgere

la famiglia nel suo insieme in percorsi di pastorale fami-liare. Abbiamo poi partecipato ai ritiri in preparazionealla prima comunione di Alessandro, riflettendo sul no-stro percorso di fede, sul nostro fondamentale ruolo diaccompagnatori, nei... 60 passi dal Battesimo alla Co-munione con il Signore (la distanza tra il battistero, al-l’ingresso della chiesa, e l’altare, cuore della chiesa, im-magine plastica del sentiero educativo del cristiano). Miha colpito la preghiera dei fedeli letta durante la messadi prima comunione da una componente del gruppo bat-tesimi; segno di continuità tra i due sacramenti e di unacomunità che cerca di accom-pagnare le famiglie.60 passi sono tanti... come puòuna parrocchia aiutare la cop-pia in questo compito?È difficile trovare “formule” peraccompagnare le famiglie configli piccoli, perché i piccoli so-no graziosissimi, ma anchegrandi “elementi di disturbo”durante le messe, gli incontri dipreghiera o gli incontri formati-vi. Quando i genitori sono coin-volti in incontri in parrocchia, scatta sempre la proble-matica di trovare nonni o zii disponibili a fare serviziodi baby-sitteraggio, che nei weekend sono spesso impe-gnati. Noi con quattro figli, siamo riusciti a parteciparesolo ad un incontro su tre come coppia, gli altri alter-nandoci. Anche le messe purtroppo le viviamo spesso al-ternandoci, per poter gestire i piccoli a casa... alla lun-ga questo pesa molto, perché la coppia ha proprio bi-sogno di vivere momenti di spiritualità. A volte portiamoi bimbi piccoli a messa, ma con l’ansia che stiano buo-ni, perché altrimenti bisogna subito uscire (sperando chenon piova o non faccia troppo freddo). Nella nostra cul-tura i bambini non devono disturbare i fedeli presenti. Avolte ci si sente davvero osservati al primo mugugno daivicini di banco. Alcuni missionari in Africa invece mi han-no raccontato che lì ogni mamma porta i bambini a mes-sa, perché i versi dei bambini sono considerati la più bel-la preghiera a Dio. Un primo passo per accompagnarela coppia sarebbe rendere possibile la partecipazionealla messa di tutta la famiglia. Magari suggerire alle fa-miglie con bimbi piccoli di sedersi dalla parte della sa-grestia, per potervisi eventualmente rifugiare in caso di

necessità (pianto o versi del bambino). Ieri in fondo aduna chiesa ho trovato un foglietto con scritto: “Ogni do-menica, ad ogni s. Messa, le porte della Chiesa sonospalancate per accogliere tutte le famiglie e tutti i bam-bini che vorranno partecipare”... forse basta solo qual-che piccolo accorgimento per far sentire le famiglie conbimbi piccoli più accolte... ed aiutare gli altri fedeli adessere un pò più accoglienti. La catechesi del Buon Pa-store (3-6 anni) ed i percorsi di catechesi per i ragazzisono molto validi; i nostri bimbi hanno sempre parteci-pato con grande entusiasmo. Sono percorsi che in alcu-ne giornate coinvolgono anche i genitori e fornisconospunti di riflessione. Sono incontri formativi, che si af-fiancano alle numerose iniziative formative organizzatein parrocchia. Spesso le famiglie giovani non partecipa-no a queste ultime, perché i ritmi familiari sono davvero

molto intensi e uscire la sera ri-sulta impegnativo... soprattuttoquando si ha la certezza che lanotte sarà "disturbata" dal pic-colino di casa (dirsi “buonanot-te” è proprio un bell’augurio chesi realizza raramete... più reali-stico dirsi “buonriposino, ci rive-diamo tra qualche ora”).Molto sentito e partecipato è an-che l’incontro di preghiera pergli angeli custodi... i bimbi sonomolto coinvolti e felici tornano a

casa con il loro angioletto tra le mani. Forse bisogne-rebbe pensare ad un “tempo di condivisione” per le gio-vani famiglie (con figli in età prescolare, 0-6 anni), infor-male, spontaneo, in cui le famiglie possano conoscersi econfrontarsi. Una specie di “spazio gioco”, ma conun’impronta cristiana: cantare insieme accompagnati dauna chitarra, leggere con i bimbi libricini religiosi (tipoquelli che si trovano alla libreria buonastampa o dellesuore paoline), disegnare, colorare, giochi semplici, unamerenda. Affiancati da qualche volontario dell’ambitofamiglia che accoglie, ascolta, accompagna, sostiene,incoraggia. Aiutare le giovani famiglie a sentirsi coin-volte in percorsi adatti alle loro esigenze. È stata molto bella l’idea di regalare ad ogni bambinodella prima comunione un mini-abbonamento al Gior-nalino, con un bel messaggio del parroco... la parroc-chia entra in casa della famiglia in festa! È stata una gra-dita sorpresa per tutti noi.... Grazie!Siamo molto felici di camminare nella vostra, e nostra,parrocchia come famiglia!Un affettuoso saluto a tutti voi

Marilina C.

LA FAMIGLIA AL CENTRO

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APRILE

■ La sera di mercoledì 13 si riuniscono i gruppi dellʼAmbito Cari-tas. Dopo una breve e orante riflessione, si fa una valutazione del-le iniziative del tempo quaresimale con ritorni positivi. Si accolgonoannotazioni sul servizio dei vari gruppi e si mettono in conto le pro-poste del prossimo periodo: pellegrinaggio vicariale degli operatoria Villa di Serio, pellegrinaggio con le Comunità di accoglienza.

■ Nel mattino di venerdì 15 si tiene la Lectio divina mensile. Untempo di sosta attorno alla Parola di Dio che ci aiuta adapprofondirne il significato e il messaggio in un clima di preghie-ra. Don Carlo conduce con la consueta competenza e passione.

■ Si sposano nel mattino di sabato 16 Rota Simone e Premo-li Federica. Insieme con i familiari e gli invitati una folla di ami-ci che accompagnano nel canto la liturgia, una rappresentanzadi amici di Haiti e un bel gruppo di preti concelebranti. Presiededon Loran Tomasoni, vicerettore in Seminario che raccoglielʼaugurio di tutta la comunità.

■ Veramente ben partecipato domenica 17 il pellegrinaggio giu-bilare in Cattedrale, proposto dalle parrocchie del nostro vicariatocon due soste di riflessione in Cittadella e al Battistero del Duomo,il passaggio della Porta santa e la celebrazione della s. Messapresieduta dal vicario locale don Leone e concelebrata da diversisacerdoti. Cammino, misericordia, indulgenza, comunione e...grande soddisfazione nelle diverse centinaia di persone presenti.

■ Si riuniscono lunedì 18 i rappresentanti dei vari gruppi del-lʼAmbito Famiglia. Insieme con le considerazioni sulle varieattività e iniziative, tiene banco la riflessione sul come viene, onon viene, oggi trasmessa la fede nelle nostre famiglie e quindisul servizio svolto dalla parrocchia in occasione del battesimoper una consapevolezza dei genitori, dellʼaccompagnamentodei bambini nel cammino di educazione alla fede e alla vita cri-stiana, nel percorso in preparazione al matrimonio. Una situa-zione diversificata nelle case e a volte problematica. Pur contestimonianze davvero belle e incoraggianti.

■ Martedì 19 si trova il gruppo dei Ministri straordinari dellaComunione, che portano lʼEucarestia nelle case ad ammalatie anziani. Un servizio prezioso e forse da valorizzare di più daparte di alcune persone e famiglie. Si crea anche un gruppostabile con donne, uomini e suore che aiutino il prete nelladistribuzione della Comunione durante le s. messe festive.Ministri... occasionali ma con incarico non ballerino.

■ Nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 si riuniscono le coppie cheprestano il loro servizio in occasione della richiesta del battesi-mo, visitando le famiglie e aiutandole in una scelta consapevole ecapace di un cammino di educazione alla fede. Compito entusia-smante, anche atteso ormai nelle case, ma che trova le più dispa-rate situazioni. Tra queste quella di genitori che chiedono il sacra-mento per il figlio e, pur potendo, non celebrano il sacramento (delmatrimonio) per loro. Una contraddizione evidente!

■ La sera dello stesso mercoledì 20, e questo la dice lunga sul-lʼabbondanza di ambiti e gruppi di animazione e servizio nellanostra parrocchia, si tiene lʼincontro dellʼAmbito Missione. Unbreve tempo di preghiera e riflessione sulla missionarietà e sul-la animazione missionaria. Si ricordano i vari missionari in atti-vità nel mondo, si accoglie la notizia del prossimo arrivo dipadre Lazzarini e di padre Tirloni e si condividono le impressio-

ni di quanti hanno partecipato al Convegno diocesano. Ci sisofferma ancora su come aiutare gli immigrati cattolici a sentir-si a casa nella comunità, con un opportuno coinvolgimento.

■ Venerdì 22 si ripropone la giornata mensile della Adorazio-ne eucaristica. Dalle 8 alle 21 cʼè un bellʼandirivieni nella chie-sa: persone che sostano in silenziosa preghiera e affidano alSignore familiari e conoscenti, il cammino della chiesa e il biso-gno di pace nelle famiglie e nel mondo. Si chiude con un tempodi adorazione comunitaria, animata dal Gruppo Famiglia.

■ Muore venerdì 22 Madaschi Gisella vedova Merigo di anni 82.Nata a Scanzorosciate, aveva abitato a Bergamo, ora ospite del-la casa di Riposo a Torre. Sabato 23 muore Signori Andrea dianni 83. Originario di Albino risiedeva in via Giuseppe Verdi 16.Molte persone si sono unite ai familiari nelle liturgie di suffragio.

■ Il tempo fattosi clemente ha consentito un bel momento difesta con le famiglie dei bambini battezzati nel corso del 2015 einvitati domenica 24 per la Liturgia del sale. Ormai una tradi-zione che vede raccolti in chiesa i piccoli con i loro familiari perun gesto che vuole significare e invocare la saggezza nel vive-re e la capacità di dare sapore alla vita, nello spirito del vange-lo. In oratorio si tiene una abbondante merenda e il lancio dipalloncini colorati porta al cielo lʼaugurio di cose belle. Prepara-no e curano con impegno alcuni operatori dellʼAmbito Famiglia.

■ Nel mattino di martedì 26 muore Giudici Battista di anni 86. Eranato a Torre e vi ha abitato in via Torquato Tasso 32. Nel primo pome-riggio di mercoledì 27 muore Vavassori Margherita vedova Curnisdi anni 92. Nata a Torre risiedeva in via Torquato Tasso 32. Ci siamoraccolti in tanti a celebrare con i familiari nelle preghiere di suffragio.

■ Si riuniscono giovedì 28 i rappresentanti dei gruppi dellʼAm-bito Cultura e Comunicazione. Un settore che a modo loro leparrocchie hanno sempre curato nel corso dei tempi (cinema,teatro, buonastampa...) e che diventa sempre più importantenelle scelte pastorali. Si valutano le iniziative degli ultimi mesi esi vanno a proporre modalità diverse e proposte opportune perla formazione e la informazione nella comunità cristiana. In unmondo che sta ancora vedendo profondi cambiamenti di tecno-logie e di modi nel comunicare.

■ La sera di venerdì 29 si ritrovano alcune giovani coppie chehanno vissuto il percorso in preparazione al matrimonio concoloro che li hanno accompagnati. Si prospetta di costituire ungruppo che si incontri periodicamente per continuare nella cor-dialità e nella riflessione su argomenti di vita di coppia e difamiglia. Già un altro gruppo si sta trovando da due anni conampia soddisfazione. Magari qualche coppia giovane di sposivorrà proporsi per sostenere tutto questo impegno pastorale!

■ La pastorale dei malati. Uno degli ambiti più delicati e indi-spensabili nellʼimpegno pastorale di una parrocchia. Insiemecon i preti vi si dedicano diverse persone e con varie modalità.Si incontrano sabato 30 per rivisitare volti ed esigenze di coloroche sono stati segnalati e che chiedono presenza, sostegno eaccompagnamento spirituale. Si verifica anche il modo di poterfar visita in ospedali e cliniche, là dove i familiari si preoccupanodi comunicare degenze e attese. Cosa che spesso non accade.Con rimostranze poi al rientro, del tipo: non è venuto nessuno atrovarmi! E nei casi di morte, con persone di cui si chiede il fune-rale senza che abbiano avuto un minimo di assistenza religiosain casa o negli ospedali. Magari dopo mesi e mesi di malattia!

IL NOSTRODIARIO TEMPI DI SPERANZA

E DI CROCE NELLE CASE, DI CELEBRAZIONE

E DI VITA NELLA COMUNITÀ.

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E PER REGALO UN GREMBIULE

Maggio è il mese dei fiori, il mese degli anniversari dimatrimonio, il mese di Maria, ma soprattutto è il mesedelle Prime comunioni, uno degli eventi che segnanola vita di un cristiano e lo rendono partecipe di uno

dei momenti cardine della nostra fede: la mensa del Signore,che rinnova il suo sacrificio ogni domenica. E allora è importante riscoprir-

si bambini nel meravigliarsi di fronte a un tale dono che ci viene continuamente offer-to e che, a volte, sembra quasi scontato: ma un dono rimane, qualcosa che viene fattocon immenso amore e cura, a mostrare che, anche quando ce ne dimentichiamo oquando non lo vogliamo, c’è sempre qualcuno che ci invita alla sua tavola e che, perusare uno slogan del Cre dello scorso anno, ci nutre “non di solo pane”.

Da cristiani, se ci viene chiesto qual è il sim-bolo della nostra fede, per prima cosa rispon-diamo la croce. La croce che è il segno del sa-crificio più grande, del dono definitivo, dell’a-more sconfinato di Dio per gli uomini. Ma cosasarebbe la crocifissione senza glieventi che l’hanno preceduta, antici-pata e spiegata? Se ci pensiamo be-ne è la mensa il luogo in cui Gesù inmodo manifesto incarna il suo esse-re dono gratuito per tutti, il mo-mento in cui è più facile, per noima non per gli apostoli, capire chequello che gli succederà deve ac-cadere, non solo perché così èstato scritto, ma perché quellospezzare il pane e condividere ilvino è il momento della comu-nione massima tra Dio e gli uo-mini, tra un padre e i suoi figli.La crocifissione è il termine diun percorso, il completamen-to di un progetto di vita donata:ma, come ogni percorso, anche questo nonavrebbe senso senza considerare le tappe chelo hanno preceduto. Dimenticare il percorsofatto vanifica il significato e il valore dei gestiche, per quanto belli e profondi, perdono il lo-ro fondamento e la loro ragione. La mensa, cuo-re della nostra fede e cuore della nostra chiesa,

introduce al dono della croce, che dall’alto lasovrasta e la custodisce: il nostro sguardo pun-ta verso l’alto, ma il nostro essere cristiani nonchiama immediatamente al sacrificio estremo,chiama alla realizzazione, nella nostra vita

quotidiana, di quel progetto d’amore che Dioha per noi, di quel servizioverso gli altri che Gesù ha in-carnato, attraverso gesti sem-plici ma fatti con sentimento,nelle situazioni che ogni giornoci si presentano.Viene da pensare, durante que-sto mese in cui accompagniamo ibambini alla Prima comunione,al fatto che è difficile spiegare aun bambino cos’è la comunione:sarà perché da adulti abbiamoun’altra prospettiva, un altro baga-glio di conoscenze, un altro vissuto,e pensiamo che dei “piccoli” nonpossano capire eventi così speciali eallo stesso tempo così carichi di si-gnificato. Eppure, spesso, i bambini

sono quelli che riescono a cogliere immediata-mente il senso di una cosa, vedendone l’aspet-to più semplice e scontato ma anche arrivando,sorprendentemente, al nocciolo di questionimolto più complicate. A loro non servono legrandi dispute teologiche, basta entrare nel lo-

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ro mondo, nel loro modo di vedere le cose e dicapirle, in semplicità ma senza dimenticare laprofondità dei contenuti. E allora rivediamo,insieme a loro e alle loro catechiste, il percor-so che li ha portati fino alla prima comunione,durante tutto l’anno di catechismo.

METTERSI IN CAMMINO

Il primo passo, come in ogni cosa, è partire: mapartire per dove? Quest’anno, per il percorsodei bambini verso la prima comunione, le ca-techiste hanno proposto un viaggio virtuale, daTorre Boldone a Gerusalemme, sui passi di Ge-sù. Un percorso che, come ricorda don Leone,ricalca il cammino di ogni cristiano nelle no-stre chiese: dall’ingresso si vede subito il Bat-tistero, ricordo della scelta che ci è stata affi-data dai nostri genitori, poi ci sono quei 50-60passi (i genitori dei bambini stanno ancora di-battendo quanti siano) che portano fino al cuo-re pulsante della chiesa, la Mensa, l'Altare,dove ogni domenica ribadiamo la nostra sceltalibera di fare comunione con Dio. E allora, pri-ma di partire, bisogna preparare la valigia! Macosa metterci? Come sempre i bambini hannofantasia da vendere: c’è chi porterebbe con sé

mamma e papà, chi la playstation, chi vorreb-be l’allegria e chi i vigili del fuoco (non si samai!), chi il Natale chi il panettiere, chi il sin-daco e chi la gelateria preferita. Perché ognu-no di noi ha le sue priorità e, ammettiamolo,nel fare le valigie per partire per un viaggiocerchiamo sempre di infilarci il mondo, a co-sto di doverci sedere sulla valigia per riuscirea chiuderla! Non importa, all’inizio, capire setutto sia veramente utile: basta avere un po’ ditutto, per ogni evenienza.

PER LE VIE DEL MONDO E DELLA VITA

Bene! A questo punto, fatte le valigie, si parte!Il percorso scelto per i bambini è stato pensa-to davvero con grande cura, tenendo a menteche è più facile comprendere questioni com-plicate se queste ci vengono presentate sotto lagiusta luce. Allora da Torre Boldone la primatappa obbligata è Betlemme, il luogo dove lavicenda terrena di Gesù ha avuto inizio, per poipassare ai momenti cardine della sua vita e delsuo agire in mezzo alla gente: Cana (il suo pri-mo miracolo ma anche la prima volta che lo ve-diamo seduto a una tavola), il lago di Tiberia-de, i luoghi dei miracoli, Gerusalemme e infi-ne Emmaus. E ad ogni tappa, la Parola fa dasfondo e da commento, per non dimenticareche il nostro camminare, da cristiani, ha sem-pre un fondamento saldo e imprescindibile,che è allo stesso tempo la ragione del nostroagire e il fine della nostra “avventura” terrena.La messa, ricordano le catechiste, l’ha costrui-ta Gesù con la sua vita, nella sua vita, passodopo passo, spiegandola ai poveri discepoliche non hanno capito subito tutto, ma che han-no saputo fidarsi e affidarsi ai suoi insegna-menti. I bambini hanno così scoperto che Ge-sù non ha inventato qualcosa di totalmenteestraneo alla nostra vita quotidiana: Gesù hafatto della vita quotidiana la messa. Effettiva-mente, pensandoci, la messa non è altro che uninvito a cena, come ce ne vengono fatti da ami-ci e parenti, rinnovato ogni domenica. Ogni ge-sto che facciamo durante la messa è il calco deigesti che facciamo quotidianamente. Veniamoinvitati e ci presentiamo alla casa del nostroospite: prima di entrare ci puliamo le scarpe(non vorremmo mai sporcare il pavimento pu-lito!) e poi ci sediamo, perché sarebbe strano eun po’ maleducato rimanere in piedi sulla por-ta. Parliamo e ascoltiamo quello che gli altrihanno da raccontare, ci chiariamo se abbiamo

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questioni molto importanti soprattutto per illoro essere parte di un grande gruppo, di unacomunità. In un’occasione, per esempio, ognibambino ha portato all’altare un fiore, diver-so per ciascuno come tutti noi siamo diversi,per poi formare un mazzo di fiori che proprionella sua diversità trova la sua bellezza.Un’altra volta, sulle note della canzone Servi-re per regnare, ai bambini è stato regalato ungrembiule, cucito dalle suore e dalle ragazzedella comunità Mantello, a simboleggiare l’i-nizio del servizio da cristiani ma anche la ne-cessità di essere sempre al servizio degli al-tri, nelle situazioni di vita quotidiana: ilgrembiule, non a caso, spesso lo portano lemamme nel fare i mestieri di casa! L’invito,usando il titolo del Cre del 2000, è “diventa-re buoni come il pane”, quel Pane per cui Dioentra in comunione con noi e noi con Lui. Macon quale Dio vogliamo fare la comunione?Se la risposta è “con il Dio dell’Amore”, ilDio che ama e perdona, allora anche noi sia-mo chiamati a fare lo stesso nella nostra vita,che è specchio di quello in cui crediamo. Eognuno, per quello che può dare, può portarequalcosa a Dio. Avete notato la bella tovagliache in queste settimane campeggia sull’alta-re? È il risultato di un dono, dei regali che ipiccoli comunicandi hanno portato a Gesù,scritti su un singolo pezzo di stoffa che poi haformato quella variopinta tovaglia: amore,amicizia, famiglia, cuore, fatica, allegria. So-no doni semplici ma grandi: sono la testimo-nianza di quanto questi bambini siano picco-li fuori ma spesso grandi dentro, grandi so-prattutto nella loro generosità senza fine che

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litigato, perché non è bello sedersi a tavola ar-rabbiati; portiamo un regalo, che è sempre gra-dito, e poi ci mettiamo a tavola. Allora per pri-ma cosa ringraziamo chi ha preparato il cibo,che ha speso tempo e fatica per fare qualcosadi buono per tutti, e poi condividiamo quelloche troviamo sulla mensa. Quando abbiamo fi-nito, aiutiamo a sistemare, sparecchiamo emettiamo a posto, per poi salutarci e tornare acasa. Questo è il racconto di un normale invitoa cena, ma non è forse anche quello che fac-ciamo tutte le domeniche a messa? Entriamodalla porta della chiesa, ci “laviamo” le mani eil cuore, chiediamo perdono e poi ascoltiamo laParola di Dio, portiamo i nostri doni all’altare epoi mangiamo il Pane che ci viene offerto. Ibambini che si apprestano a festeggiare la Pri-ma comunione stanno facendo questo cammi-no, che per la prima volta chiede loro di sce-gliere: se il battesimo è una scelta di altri checi viene affidata, la comunione è una scelta chenoi rinnoviamo ogni settimana, accettando dipartecipare al grande banchetto di tutti i cri-stiani. È come passare, usando una bella esemplice metafora, dal tavolo dei bambini al ta-volo degli adulti.

ALL’INTERNO DELLA COMUNITA’

La prima comunione è il primo ingresso deibambini nella vita della comunità, nel mondodei “grandi”. Anche in questo passaggio lecatechiste hanno riposto molta attenzione: iritiri che sono stati fatti, sempre seguendo ilfilo conduttore che ha caratterizzato tuttol’anno, hanno messo i bambini di fronte a

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si esprime in propositi belli e ingesti spontanei. Forze frescheper la comunità che è chiamataa guardare alla semplicità e al-la spontaneità con cui questipiccoli vivono la loro fede.

CURANDO I GESTI E I MOMENTI

Più volte, nel parlare con loro, lecatechiste hanno ribadito che èstato fondamentale riuscire a ve-nire incontro alla curiosità dei bambini, so-prattutto per quello che succede durante lamessa, per i gesti e le parole che la formano.Con attenzione e interesse, i bambini hannoascoltato le spiegazioni sui luoghi della chiesae sui momenti della messa, ma un fatto li ha unpo’ spaventati: come si fa a prendere la parti-cola? Non ridete, la prima volta che abbiamofatto la comunione l’abbiamo pensato tutti: laprendo in mano, ma se mi cade? La mangio su-bito o aspetto? Sono domande che fanno sorri-dere, perché mostrano quanto effettivamentequesti bambini si stiano impegnando a capireil perché dei gesti che compiono durante la ce-lebrazione. Come prendere la particola… Laspiegazione ricalca quella che, ormai quindicianni fa, le mie catechiste hanno dato a me:quando si va a prendere la particola, metti latua mano sinistra sopra la destra, forma comeun nido per accogliere. È una spiegazione mol-to bella, che ci aiuta a ricordare che, come ilpane che mangiamo è stato donato con amore,anche noi, con lo stesso amore, dobbiamoprendercene cura e farci dono.

PAROLE PER TUTTI

Nel farmi raccontare questo percorso, mi hacolpito molto una poesia-racconto che è stataconsegnata ai bambini proprio all’inizio del-l’anno: una bellissima metafora della Creazio-ne e dell’Incarnazione di Gesù, scritta con pa-role semplici ma molto evocative, che riesconoa trasmettere messaggi importanti senza usareun linguaggio incomprensibile. Penso che siaun bel modo di concludere questo racconto,con la speranza che l’Amore di cui parla lapoesia possa sempre essere presente nei nostricuori e popolare le nostre giornate.

Beatrice Agazzi

C’era una volta l’AmoreL’Amore abitava in una casapavimentata di stelle e adornata di sole.Un giorno l’Amore pensò a una cosa più bella.Che strana idea quella dell’Amore!E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carnee nella carne ispirò la vita e, nella vita,impresse l’immagine della sua somiglianza.E la chiamò uomo!E dentro l’uomo, nel suo cuore, l’Amore costruì la sua casa:piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l’Amore.E l’amore andò ad abitare nel cuore dell’uomoe ci entrò tutto là dentro,perché il cuore dell’uomo è fatto di infinito.Ma un giorno… l’uomo ebbe invidia dell’Amore.Voleva impossessarsi della casa dell’Amore,la voleva soltanto e tutta per sé,voleva per sé la felicità dell’Amorecome se l’Amore potesse vivere da solo.E l’Amore fu scacciato dal cuore dell’uomo.L’uomo allora cominciò a riempire il suo cuore,lo riempì di tutte le ricchezze della terra,ma era ancora vuoto.L’uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte,ma era sempre affamatoe restava con il cuore terribilmente vuoto.Un giorno l’uomo… decise di condividere il cuorecon tutte le creature della terra.L’Amore venne a saperlo …Si rivestì di carne e venne anche luia ricevere il cuore dell’uomo.Ma l’uomo riconobbe l’Amore e lo inchiodò sulla croce.E continuò a sudare per procurarsi il cibo.L’Amore allora ebbe un’idea:si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso.Quando l’uomo affamato lo mangiò,l’Amore ritornò nella sua casa … nel cuore dell’uomo.E il cuore dell’uomo fu riempito di vita,perché la vita è Amore.

(poeta brasiliano)

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MAGGIO

■ Nelle domeniche 1 e 8 maggio si celebrano le s. messe perla Prima Comunione. Emozionati ragazzi e genitori dentroliturgie ben preparate e celebrate con raccoglimento. Un graziea chi ha accompagnato nel cammino catechistico e a chi hapreparato in modo solenne ed elegante la chiesa ad accoglierequesto momento forte di comunità.

■ Nella sera di lunedì 2 sono convocati gli animatori del CentroRicreativo Estivo. Sono 140 i giovani e gli adolescenti chesaranno coadiuvati anche da un bel gruppo di genitori nei varilaboratori e nella pulizia degli ambienti. Con don Angelo registadi una iniziativa che va a raccogliere circa 500 ragazzi delleelementari e delle medie. Un percorso che vuole inserirsi nelcammino educativo dellʼoratorio.

■ Ritorna la ormai tradizionale proposta dei pellegrinaggi apiedi del mese di maggio. Si inizia la sera di martedì 3. Questainiziativa si inserisce nellʼAnno della misericordia conducendo,in preghiera e riflessione, presso realtà significative come lacasa Circondariale e la Casa di Riposo a Bergamo, la Comu-nità per i ragazzi a Sorisole. Partecipa un bel gruppo di 80 - 100persone.

■ Nella sera dei giovedì di maggio, a partire dal 5, ci si reca inpreghiera presso la chiesa della Ronchella e di s. Martino vec-chio. Momento di sosta e di respiro spirituale nella certezzadello sguardo materno della Madonna e intercedendo per lenecessità di persone e famiglie e per coloro che celebrano inquesto periodo i sacramenti pasquali.

■ Nella notte di giovedì 5 muore Biolghini Iole vedova Feb-brari di anni 93. Originaria di Villa Carcina (Brescia) abitava invia Simone Elia 13. Nel mattino di sabato 7 muore CattaneoAntonio di anni 88. Nato a Costa Monticelli risiedeva in viaMartinella 21. Li abbiamo accompagnati in preghiera con ifamiliari nel loro cammino verso lʼeternità buona.

■ Convocati i genitori per la presentazione del Cre venerdì 6.Per le note operative e organizzative, ma soprattutto per condi-videre il valore e i contenuti di questa proposta che la parroc-chia offre nel periodo estivo. E dove gli adulti sono invitati asvolgere qualche servizio, per interessamento e buona testi-monianza e in condivisione dellʼimpegno di adolescenti e gio-vani. Il Cre non vuole essere un tempo in cui ʻʼsfà balà lʼorso",come diceva il buon Marcello.

■ Nella sera di venerdì 6 si incontrano le coppie che hannoaccompagnato il cammino in preparazione al matrimonio.Per una puntuale verifica, alla luce anche delle considerazionidi coloro che vi hanno partecipato e che hanno manifestatogratitudine, apprezzamento e soddisfazione. Si valuta anchegià come predisporre per il prossimo percorso del gennaio2017, tenendo anche conto di quanto il Papa ha scritto nellarecente Esortazione postsinodale sulla famiglia.

■ Nelle liturgia vespertina di domenica 8 viene celebrato ilsacramento della Cresima per un gruppo di giovani. Presiededon Leone, delegato del Vescovo per questa celebrazione. Altermine di un percorso di preparazione tenuto in vicariato dalparroco di Nese don Angelo Oldrati.

■ La paura fa... 90! Sarà anche vero, ma si rischia di non muo-versi più dalla sedia di casa. Comunque un buon gruppo di per-sone la sera di lunedì 9 si incontra con Daniele Rocchetti perpreparare per bene il prossimo pellegrinaggio in Terra Santa.Gesto di fede e di grande intensità spirituale e gesto di vicinan-za alle piccole comunità cristiane che là vivono.

■ Nel mattino di martedì 10 muore Santinelli Carolina in Lus-sana di anni 72. Nata a Torre vi abitava in via Rinada 33. La

ricordiamo anche per il suo servizio in parrocchia. Venerdì 13muore Guerini Mario di anni 78, originario di Longuelo in città,risiedeva in via Brigata Lupi 10. Abbiamo pregato in tanti nelleliturgie di suffragio.

■ Un incontro ormai entrato nella tradizione e che questʼannoha visto una novità: si trovano sabato 14 nella casa dei PadriDehoniani ad Albino i Coordinatori dei vari ambiti e gruppidella parrocchia; stavolta insieme con i membri del Consigliopastorale. Un rivisitare e un progettare la vita di comunità nellasua missione e nei suoi vari impegni di animazione e di testi-monianza. Mentre il Consiglio è composto da 35 membri iCoordinatori dei gruppi sono più di 40, a dire lʼampiezza e lavitalità del servizio svolto per la comunità!

■ Nel pomeriggio di domenica 15 si celebra la liturgia per ilsacramento del Battesimo. Vengono presentati e accolti nellacomunità cristiana:- Bonomi Giorgia Maria

di Stefano e Bravi Elena, via Alessandro Volta 17- Colleoni Alessandro

di Daniele e La Colla Valentina, via Giosuè Carducci 4- Ferrari Gaia

di Stefano e Canfarelli Laura, via s. Martino vecchio 11- Marcantelli Mattia

di Fabio e Suraci Marta, via Sorgente Massa 11- Marcantelli Pietro

di Fabio e Suraci Marta, via Sorgente Massa 11- Ravelli Gaia

di Massimo e Mancini Valentina, via Giovanni Pascoli 7- Sonzogni Liam

di Andrea e Mombrini Federica, via Alessandro Volta 10 c- Zucchinali Mattia

di Massimo e Baldis Simona, via Chignola 3 b

■ La sera di lunedì 16 gli operatori dei vari gruppi Caritas delvicariato vivono il loro pellegrinaggio giubilare verso il Santua-rio della Madonna del Buon Consiglio in Villa di Serio. Con par-tecipazione numerosa e raccolta si celebra poi la s. messa,concelebrata da diversi altri sacerdoti delle parrocchie del vica-riato. Una bella occasione per accogliere lʼindulgenza e perriconfortarsi nel servizio di carità e di misericordia.

■ Un pulman, anzi due, carichi di pellegrini che si godono unabella giornata al Santuario di Varallo. Sono 80 le persone che,accompagnate da don Angelo, martedì 17 salgono la collinaarricchita di numerose cappelle che rimandano alla Terra San-ta e fanno rivivere il cammino di Gesù. Si celebra la s. messanella stupenda chiesa in cima al colle.

NEL TACCUINO■ La sera di lunedì 2 maggio, presso la sede in Zanica, iresponsabili della Banca di Credito Cooperativo Bergama-sca e Orobica, che ha uno sportello anche a Torre Boldo-ne, hanno presentato la iniziativa ʻBanco Alimentareʼ asostegno di Enti e Gruppi che vengono in soccorso a Fami-glie in difficoltà economiche. Al nostro Centro “...ti ascolto”sono stati assegnati ben 4.000 euro da impiegare in buonialimentari. Facendo così seguito a quanto già fatto neglianni precedenti. Nella stessa serata don Claudio Visconti,direttore della Caritas diocesana ha presentato, in modoobiettivo e concreto, la situazione dei richiedenti asilo.

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ndrea Gallo nasce a Campo Ligure il 18luglio 1928 e nel 1944, a 16 anni, segueil fratello Dino, che comandava una for-mazione partigiana. Il suo nome di bat-

taglia sarà “Nan”, diminutivo di “nasan”, che in ge-novese significa “nasone”, soprannome datogli ascuola per via del suo naso prominente.

Nel 1948 entra a Varazze nel noviziatodei salesiani di Giovanni Bosco, prose-guendo poi a Roma gli studi liceali e inun’università pontificia quelli filosofici.Nel 1953 chiede di partire per le missioni eviene inviato a San Paolo, in Brasile, dovestudierà teologia. Tornato in Italia nel 1954completerà gli studi teologici ad Ivrea. Il1° luglio 1959 è ordinato sacerdote. Circaun anno dopo viene inviato come cappel-lano sulla nave scuola “Garaventa”, notoriformatorio per minori.

Vi rimarrà tre anni e cercherà di sosti-tuire i metodi repressivi di quell’istitutocon una pedagogia basata sulla fiducia esulla libertà, che permetterà ai ragazzi diuscire ogni tanto, di andare al cinema e divivere momenti comuni di piccola auto-gestione. Tre anni dopo viene spostato adaltro incarico e nel 1964 decide di abbandonare i sa-lesiani e di chiedere l’incardinazione nell’Arcidio-cesi di Genova. Il cardinale Giuseppe Siri, arcive-scovo di quella città, accoglierà la sua domanda; poilo invierà a Capraia, allora sotto la giurisdizione ge-novese (oggi è sotto quella di Livorno), per svolger-vi la mansione di cappellano del carcere. Qualchetempo dopo rinuncia all’incarico e viene accolto dalsuo amico don Federico Rebora, parroco di San Be-nedetto al Porto. Alcuni mesi dopo don Gallo, conl’immancabile sigaro toscano perennemente acceso,detterà un documento programmatico intitolato Congli ultimi, che inizia con queste parole: “Dal 1975,in Genova, a poca distanza dalla stazione Principe,c’è una porta aperta. Fa parte integrante del multi-colore angiporto. E’ la Comunità di San Benedettoal Porto”.

Il messaggio è una severa denuncia contro i pote-ri forti: la politica che fa leggi repressive troppo du-re (che portano al carcere), senza distinguere tra i va-ri tipi di droghe (leggere e non); l’economia che,grazie al proibizionismo, realizza profitti colossali;

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e la medicina che – in una società come la nostra do-ve c’è la convinzione che tutto si risolva grazie allachimica, all’utilizzo di una “pasticca” (legale o noche sia, come i sonniferi e gli antidepressivi) – ap-profitta di questa diceria. Le diversificate struttureche fanno parte dell’associazione Comunità di San

Benedetto al Porto con presidente Domenico

Mirabile (che vive a San-to Domingo) sono: la canonica; le Comunità Ago-stinis di via Buozzi a Genova e Val Berrino a Pon-zone (Alessandria); le cascine: Canepa a Mignane-go (Genova); Mandela a Visone (Alessandria); SanNicolao a Bergamasco (Alessandria) e l’Osteria Ma-rinara “A Lanterna” di Genova, che all’epoca ha giàpiù di 30 anni. C’è inoltre la cooperativa sociale “LaLanterna”, che comprende la libreria e il banco pro-mozionale di salita Santa Caterina; il banco di libridi Sestri Ponente e il negozio-bottega “Ciacchi” divia Posta Vecchia, mentre in via Buozzi c’è il nego-zietto di “cianfru”. A Genova è stata inaugurata lacasa di quartiere nel ghetto “Ghettup”. Infine a Ber-gamasco, dove c’è la cascina San Nicolao, è sorta lacooperativa “Il pane e le rose”, nella quale lavorano12 persone che si occupano di facchinaggio, manu-tenzione edile, pulizie e traslochi.

Nel corso degli anni seguenti don Gallo si impe-gnerà sempre più per la pace e per il recupero degliemarginati, chiedendo anche la legalizzazione delledroghe leggere, assieme ai suoi grandi amici Vasco

A■ Rubrica a cura di Rodolfo De Bona

LA STRADA COME PARROCCHIA

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Rossi e Piero Pelù. Nel febbraio 2007 partecipa al-l’annuale Festival “No Dal Molin” di Vicenza, che daanni si opponeva alla costruzione di una nuova basemilitare USA nel proprio territorio. Il 10 maggio2009 acquisterà assieme ad altre 540 persone il ter-reno dove sorge il “Presidio Permanente No Dal Mo-lin” per la difesa ad oltranza di quelle terre. Nel 2012prende parte al film di Nicola di Francescantonio“Una canzone per il paradiso” con Gino Paoli, filmdedicato alla canzone d’autore genovese, che donGallo amava molto.

L’8 dicembre 2012, dopo la messa per il 42° anni-versario della Comunità di San Benedetto al Porto,Don Gallo sceglie di intonare assieme ai fedeli il po-polare canto della Resistenza Bella ciao, sventolan-do un drappo rosso. Sergio Gibellini, videomaker disua fiducia, filma l’avvenimento e lo pubblica suYouTube dove, nel giro di un mese, sarà visualizza-to da oltre 200.000 persone.

Nel marzo 2013 celebra una messa in memoriadello scomparso presidente del Venezuela HugoChàvez, definendolo “un grande statista sudamerica-no nella fede cattolica e una grande forza per trova-re la via della liberazione”, capace di unire varie cul-ture nella lotta al capitalismo a difesa del suo Paese.Il 22 maggio 2013, aggravatesi le condizioni del suocuore generoso e da sempre impegnato in mille bat-taglie, muore a Genova nella sede della comunità diSan Benedetto al Porto, a 85 anni.

Sarà sepolto nel cimitero di Campo Ligure, paesed’origine suo e dei suoi genitori. In occasione dellaprima festa dell’Immacolata senza don Gallo, donLuigi Ciotti, bellunese trasferitosi da ragazzo a Tori-no con la famiglia, al quale l’arcivescovo di Torinocardinal Michele Pellegrino (che ha sempre preferi-to essere chiamato “padre Pellegrino”) subito dopoaverlo ordinato sacerdote aveva detto: “come parroc-chia ti assegno la strada”, ha intonato Bella ciao aSan Benedetto al Porto assieme a tutti i fedeli pre-senti ed ha poi preso la parola in ricordo del suo ami-co di sempre: “Cari amici, voglio dire “ciao” a donAndrea. Ci mancherai tanto. Ci mancheranno la tuasimpatia, il tuo entusiasmo, la tua passione. Mi man-cheranno anche le nostre discussioni, quelle diffe-renze di vedute che nonhanno impedito a te, uo-mo di mare, e a me, uo-mo di montagna, di con-tinuare a sentire una for-te affinità. Come se ilmare e la montagna, leloro altezze e le loroprofondità fossero soloun diverso sguardo sulmedesimo orizzonte, undiverso modo d’impe-gnare la vita per la di-gnità e i diritti di tutti.

Ciao, seminatore di

speranza! Con don Andrea ci siamo incontrati sullastrada, oltre quarant’anni fa.

E lasciatemi ricordare al riguardo anche don Fe-derico Rebora, Andrea ne sarebbe felice. Don Fede-rico che, la prima volta che venni a San Benedetto,dormiva nel suo ufficio perché la stanza da letto l’a-veva lasciata a una ragazza della Comunità.

Grazie anche a te, don Federico! Con don Andreaci siamo dunque incontrati sulla strada, che ci ha in-segnato a guardarci dentro, a non avere paura dellenostre contraddizioni, delle nostre ambiguità, dei no-stri limiti. E se incontrate qualcuno che ha capito tut-to, a nome di don Andrea e mio salutatelo, ma poi,per favore, cambiate strada.

È la strada che ci ha aiutato a mettere al centro lapersona, la sua originalità. È la strada che ci ha inse-gnato che ogni persona è vita, è storia, e che la di-versità – sale delle nostre esistenze – mai deve di-ventare avversità.

Le storie sono tutte diverse ed ogni storia corri-sponde a un nome, a un volto.

Nessuna storia è mai deriva irreversibile, al con-trario è sempre porta aperta sul possibile. E don An-drea non ha temuto di sporcarsi le mani, di aprire do-vunque porte e spiragli di libertà. Amava citare donTonino Bello, che raccontando la storia di Bartolo –una vita ai margini, una scatola di cartone come let-to – diceva che “in quell’uomo ci sono frammenti disantità, perché Dio si prende cura di Bartolo, e queicartoni sono come un ostensorio”. Quante volte hosentito ripetere la storia di Bartolo anche da don An-drea, che per tutta la vita ha cercato Dio, eccome sel’ha cercato!

E l’ha trovato nei tanti Bartolo di San Benedetto.Sono i poveri, gli ultimi, a propiziare l’incontro conDio, a indicarcene la strada. Grazie, Andrea, per itratti di cammino percorsi insieme, quando abbia-mo dato vita al Coordinamento Nazionale Comu-nità di Accoglienza (Cnca) e alla Lega Italiana perla lotta contro l’Aids (Lila) ed oggi a Libera (chesostiene il coordinamento dei beni confiscati allemafie). Grazie per le porte che hai aperto e che hailasciato aperte. E per quel sogno condiviso di unaChiesa che accoglie – con la porta aperta per chiun-

que e che chiunque puòsospingere – ti ringrazioper aver testimoniatouna comunità cristianacapace di proclamaresenza esitazione la di-gnità inviolabile dellapersona umana”.

Il 18 luglio 2014 èstata intitolata a don An-drea Gallo la piazza piùgrande dell’area geno-vese del Ghetto di Prè,tra via dei Lomellini evia delle Fontane.

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uca è un giovane uomo del nostro paese,a cui, direbbe la scienza con il suo lin-guaggio rigorosamente oggettivo, la vitaha dato una marcia in meno. Quando eraalle medie, una ventina di anni fa, ricor-

do che con la mano non lo si poteva neppure sfiora-re e pochissime erano le parole che ripeteva mecca-nicamente, sempre e solo quelle, sommessa canzo-ne di un mondo misterioso tutto chiuso in se stesso.Quel ragazzo si è trasformato in un uomo, ma neglianni il passaggio non è stato solo fisico: Luca orasorride, articola piccole frasi, in chiesa accompagnai canti con movimenti giustamente ritmati, scambiail segno della pace. Stamattina mi avviavo all’Euca-restia nella Cappella del Cimitero, durante una mes-sa, e passandogli a fianco l’ho sfiorato con un salu-to. Egli mi ha preso la mano, ha intrecciato le sue di-ta con le mie, mi ha sorriso e insieme a me si è ac-costato all’altare e ne è ritornato, per sedersi ancorafra i suoi genitori, preziosi angeli custodi.Al termine della celebrazione ci siamo seduti in unafila di sedie ormai vuote: io su una, alla mia destraLuca su un’altra. Alla mia sinistra però si è accomo-dato silenziosamente un altro Luca, quello che abitanel primo e ha in custodia tutte le potenzialità piùbelle che il Signore dà ad ogni uomo: anche a Luca.Ed ha cominciato a parlare.In questi anni ho compiuto un bel cammino, ho in-granato qualche marcia in più. Nel mio mondo si-lenzioso e chiuso ho scoperto qualche finestra, l’ho

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aperta e ora respiro aria fresca. Come ho fatto? Da lìmi provenivano voci esterne costanti, piene di affet-to e di dedizione: quelle dei miei cari genitori, primadi tutto, e quelle di qualcun altro che come loro nonsi è mai stancato di ascoltare il mio silenzio, di de-cifrare i miei gesti. Ad ogni ammalato bisognerebberapportarsi così, mettendosi in ascolto di lui, perchésolo così si possono poi attivare canali di comunica-zione adeguati. Sia chi visita un infermo, sia chi sene prende cura dovrebbe partire libero da sicurezzee teorie rigide. Potrà avere qualche successo, potràanche compiacersi superficialmente della sua buonaazione, ma non giungerà al cuore del problema: l’in-contro con una persona e con la sua dignità, l’incon-tro con un essere irripetibile. Avrà curato una ma-lattia, non un ammalato.Questo vale sia per i professionisti – medici, infer-mieri e altri –, sia per i numerosi volontari, sia per fa-miliari e amici, la cui buona volontà spesso devescontrarsi con situazioni difficili, per le quali nonsempre il sostegno sociale è adeguato. Si percepisce,ti assicuro, la differenza fra il medico che ti guardachiamandoti per nome e quello che ti parla non al-zando neppure gli occhi dalla cartella clinica. La ca-rezza di una volontaria dona un ristoro diverso se èfatta con amore oppure per abitudine. Impensato è ilvalore dell’ostinata fiducia di qualche mamma difronte a diagnosi implacabili. Sono queste le forzeche a volte dentro noi ammalati producono piccoli,inspiegabili miracoli. Per tutto ciò sostengo cheognuno nella sua vita dovrebbe “incontrarsi” con unammalato, e non solo curarlo o subirlo. E l’incontroè sempre una sorpresa. Quando vai al capezzale di unammalato grave, prima di tutto ti spaventi; poi, se haicuore aperto, vi senti smuovere qualcosa e riconoscila voce della compassione; a cui subito dopo si ag-giunge una tenerezza di gesti e di parole che non pen-savi di avere. E preghi per lui. E ringrazi per quelloche è stato risparmiato a te, e ridimensioni la portatadei tuoi acciacchi. Perché la tua vita sta arricchendo-si di valori umani profondi, e il conforto che credevidi portare sta ricadendo su di te. Ammalato e sano,dono reciproco. Dono finalmente compreso di paro-le alte: “Ero malato e mi avete visitato…”.Le benedizioni di Dio non passano solo dall’acquasanta; vengono anche da capezzali e carrozzelle, al-tari diversi, e a volte per raggiungerci, ha scrittoqualcuno, rompono anche i vetri.

L

■ di Anna Zenoni

VISITARE GLI INFERMI

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BUON COMPLEANNO AVIS E AIDOUN BUON SORRISO A TEATRO

UNA CASA PER TUTTI: VILLA MIA

a cura di Beatrice A.- Alberta D. - Luciano T. - Renato T.

Domenica 10 aprile ha avuto luogo la celebrazionedel 45° Anniversario di fondazione dell'Avis di Tor-

re Boldone. Nata da un'intuizione di un gruppo di ami-ci nel 1971 capeggiati da Zaccaria Bonomi, la sezioneha visto una costante crescita degli associati fino allametà degli anni novanta, per poi avere un calo dovutoalle nuove normative di sicurezzaoggi irrinunciabili. Essa è comun-que parte attiva sul territorio conmolteplici attività di sensibilizzazio-ne, sia impegnate che di diverti-mento. Alla data attuale risultanopassati attraverso la sezione Aviscirca 1300 nostri compaesani; ov-viamente vogliamo continuare sullastrada intrapresa cercando conti-nuamente persone disposte a do-nare un poʼ del loro sangue. Questo mese ci vede festeggiareanche i 40 anni di fondazione dellasezione Aido di Torre Boldone, checon i suoi associati è giunta a que-sto importante traguardo. Lʼasso-ciazione da anni è presente nel no-

stro paese in diverse attività e momenti dellʼanno, perricordare lʼimportanza del dono di sé per gli altri, perchi è in difficoltà e vive situazioni di malattia grave.Con lʼaugurio di molti altri anni di “servizio” e di pre-senza nella comunità, rinnoviamo le congratulazioniper questo felice traguardo.

Il Gruppo Teatro 2000 di Torre Boldone, ci cui è re-sponsabile Raffaele Tintori, come ogni anno ha or-

ganizzato la 13ª Rassegna della Solidarietà di Tea-tro Dialettale. Nelle serate di sabato 16, 23, 30 apri-le e 7 maggio hanno presentato le loro commedie leCompagnie Dialettali di Sotto il Monte, Trescore e diTorre Boldone, con la Commedia in 3 atti "So cheamò!" di Antonella Zucchini, regia di Raffaele Tinto-ri. La solidarietà quest'anno si è rivolta all'opera dimisericordi 'visitare i carcerati', raccogliendo fondi afavore dei volontari e delle attività del Carcere di viaGleno. Il pubblico ha partecipato numeroso anche aquesta rassegna.

Villa MIA è la comunità che si prende cura delle per-sone adulte portatrici di disabilità fisica e/o intellet-

tiva-relazionale rispondendo al loro bisogno abitativoe residenziale. Queste persone vengono accolte inuna struttura appositamente attrezzata in grado di ga-rantire loro una vita piena e il più possibile autonoma,in un contesto familiare e socializzante. A Torre Bol-done la Comunità Villa MIA ha sede in via Fienile,1 neilocali dellʼex Croce Rossa. La nuova gestione è attivadal 2012 e attualmente annota la presenza di 10 ospi-ti che sono seguiti e diretti, giorno e notte, da una equi-pe di due educatori e cinque assistenti. Gli ospiti ven-gono giornalmente impegnati in diverse attività e mol-teplici laboratori sia internamente alla struttura, adesempio collaborando nei lavori del giardino, dellʼorto,delle serre, della cucina, sia esternamente, come farebelle passeggiate con il locale Gruppo di Cammino,effettuare lavori di assemblaggio presso la Comunitàil Mantello o collaborare con i vari gruppi di volonta-riato esistenti in paese. Lʼinserimento in comunità dipersone con difficoltà di deambulazione o addiritturasu sedia a rotelle rende necessario oggi lʼacquisto diun automezzo adeguato, munito di pedana, in sostitu-zione dellʼattuale privo del sollevatore e oramai troppovecchio. Per questo motivo è in atto un progetto diraccolta fondi denominato libera-mente in movimen-to. Chi volesse contribuire può contattare direttamen-te la Comunità (035 4124328) e fare passaparola aparenti, amici e conoscenti.

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CROCE ROSSA ALLA SCUOLA MATERNAFESTA ALLA SCUOLA PALAZZOLO

Nella mattinata di martedì 5 aprile, alla Scuola del-l'Infanzia statale “Bruno Munari” di Torre Boldone,

si è svolto con i Volontari della Croce Rossa Italiana,sede di Alzano Lombardo, un incontro di informazio-ne, dimostrativo del primo soccorso, per i piccoli allie-vi frequentanti la scuola. Varie volte il suono della si-rena, dallʼautolettiga, è riecheggiato nellʼaria dellaRonchella, forse allarmando un poʼ il vicinato, ma pre-sto è stato ben compreso il significato di quella spe-ciale “presenza”. Lʼincontro con i piccoli amici è avve-nuto, divisi in vari gruppi, dapprima spiegando loro ilcontenuto dello zaino in dotazione al 118, a cui è se-

guita una semplice dimostrazione pratica, per conclu-dersi poi con una breve visita allʼinterno dellʼambulan-za, allo scopo di far superare al bambino lʼeventualetrauma del primo impatto con il mezzo di soccorso.Grande gioia sul volto dei bambini, appassionatisi aquesta particolare “avventura”: alcuni preoccupati, al-tri incuriositi, ma per tutti, unʼesperienza positiva e digrande valenza educativa. Un particolare ringrazia-mento alla Croce Rossa di Alzano Lombardo e ai suoivolontari, che generosamente si sono resi disponibilinellʼambito del progetto educativo nella scuola mater-na della nostra comunità.

Appuntamento fisso da molti anni, lo spettacolo tea-trale tenuto dai bambini della scuola Palazzolo

questa volta ha avuto un tema importante e molto at-tuale, le emozioni. “Dillo con la voce” è il titolo dellarappresentazione teatrale che è stata messa in sce-na, intorno a un albero ormai senza vita e senza emo-

zioni a cui, con il passare delle stagioni, i bambini han-no ridato vita. Per ricordarci sempre dellʼimportanza diesprimere le nostre emozioni, di tirarle fuori nei mo-menti giusti senza mai reprimerle. Come sempre com-plimenti a tutti i bambini e alle loro maestre per unospettacolo bello ed “emozionante”!

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PELLEGRINAGGIO IN CATTEDRALE

LITURGIA DEL SALE

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CRESIMA DEI GIOVANI

PRIMA COMUNIONE

Sofia Lecce Valota Luca

Battezzati nel 2015

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Beati voi, invitati!

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Di generazione in generazione

Ciò che abbiamo udito e conosciutoe i nostri padri ci hanno raccontato,

non lo terremo nascosto ai nostri figli;diremo alla generazione futura

le meraviglie che il Signore ha compiuto.(dal Salmo 77)

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