Periodico di informazione Quaderni della Fonte Steineriana ... · Esigenza di un nuovo quadro IL...

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Periodico di informazione dell’Associazione Pedagogica Steineriana Giardino degli Ulivi Scuola La Fonte - Manduria [email protected] - www.scuolawaldorfmanduria.org 4 OTTOBRE 2012 BUON COMPLEANNO SCUOLA di Tino Semeraro I GIORNI DELLA CRISI di Nicola Tito Marin IL FIORE MAGICO Spettacolo di Euritmia MEETING EUROPEO DEI GENITORI DELLE SCUOLE WALDORF di Monica Picchi LA PAGINA DELLA CRONACA GRUPPI GRUPPI GRUPPI dall’incontro dei gruppi di iniziativa del 10 dicembre 2012 numero 1 - 2013 Quaderni della Fonte nuovo

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Periodico di informazione dell’Associazione Pedagogica Steineriana Giardino degli Ulivi

Scuola La Fonte - Manduria

[email protected] - www.scuolawaldorfmanduria.org

4 OttObre 2012buOn cOmpleannO scuOla di Tino Semeraro

I GIOrnI Della crIsI di Nicola Tito Marin

Il FIOre maGIcO Spettacolo di Euritmia

meetInG eurOpeO DeI GenItOrIDelle scuOle WalDOrFdi Monica Picchi

la paGIna Della crOnaca GRUPPI GRUPPI GRUPPIdall’incontro dei gruppi di iniziativa del 10 dicembre 2012

numero 1 - 2013 Quaderni della Fonte

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dicembre 2012

SOMMARIO

3 . 4 Ottobre 2012 Buon compleanno scuola di Tino Semeraro

4 . Rapporto tra Cultura e Pedagogia di Nicola Tito Marin

ECONOMIA - Triarticolazione di Nicola Tito Marin

6 . CONCERTO per il Gemellaggio con la JugendKammerOrchester di Marianna Calò

8 . IL FIORE MAGICO: un miracolo dopo l’altro! di Gabriella Pietrosanto

10. Considerazionisullafiaba del Fiore Magico della maestra Gioia Falk di Valeria Mazza

13 . Storia di un asilo steineriano di Matteo Laudisa

15 . Gennaio 2011 di Chiara Filaferro

17 . MEETING EUROPEO DEI GENITORI DELLE SCUOLE WALDORF di Monica Picchi

20 . Di ferro in ferro di Tino Semeraro

22 . La pagina della cronaca GRUPPI GRUPPI GRUPPI da l’incontro dei gruppi di iniziativa del 10 dicembre 2012

23 . DANZA LENTA - Poesia

Copia gratuita riservata ai sociFinita di stampare a febbraio 2013da Iannuzzi sas - Copertino LE

Numero 1 - 2013

Responsabile: Nicola Tito Marin

Hanno collaborato a questo numero:Nicola Tito Marin, Matteo Laudisa, Tino Semeraro, Gabriella Pietrosanto, Vilma Orlando, Chiara Filaferro, Marianna Calò, Valeria Mazza, Monica Picchi.

Progetto editoriale e impaginazione: Matteo Laudisa .com

Disegno di copertina: Anna Mezzolla

[email protected]

affiliata alla Federazione Italiana

Periodico di informazione dell’Associazione Pedagogica Steineriana Giardino degli Ulivi

Scuola La Fonte - Manduria

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IL CONTRASTO TRA MONDO GLOBALE E STATO NAZIONALE Esigenza di un nuovo quadro sociale di Nicola Tito Marin

MONDO GLOBALE E STATO NAZIONALE Esigenza quadro sociale di Nicola Tito Marin

IL CONTRASTO TRA MONDO E STATO NAZIONALE Esigenza di un nuovo quadro di Nicola Tito Marin

IL CONTRASTO TRA MONDO GLOBALE E STATO NAZIONALE Esigenza di un nuovo quadro sociale di Nicola Tito Marin

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numero 1 - dicembre 2012 Quaderni della Fonte

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dicembre 2012

4 Ottobre 2012Buon compleanno scuola di Tino Semeraro

In questo giorno si celebra il compleanno della scuola, infatti il 4 ottobre del 1993 si inaugurò il primo giardino d’infanzia avviato nella dependan-ce di campagna dell’allora ed attuale Presidente Fernando Lomartire in c.da Pasano in Sava, con una piccola classe di quattro bambini condotti dal-la maestra Liliana. Padrino del battesimo fu l’indi-menticabile ed indimenticato Salvatore Colonna, presidente della scuola steineriana di Oriago, con il quale si instaurò un rapporto di lunga ed inten-sa collaborazione e che ha rappresentato la guida Spirituale della nostra scuola a fianco dell’ispira-tore e primo sostenitore Fernando. A loro e a tutti coloro che hanno operato in questi anni con dedi-zione ed abnegazione per la nascita e lo sviluppo della scuola, l’Associazione “Giardino degli Ulivi” rivolge il più fraterno ringraziamento e i più buoni pensieri.Nella circostanza celebrativa si è inserita la visita di una comitiva di antroposofi provenienti dalla Sviz-zera, Germania e Austria accompagnati dal mae-stro Marcus Shnejder, responsabile della sezione di pedagogia della libera Università della Scienza dello Spirito in Dornach. La visita si è svolta nel-le ore pomeridiane accompagnando i turisti nelle classi. Gli insegnanti si sono resi disponibili per l’accompagnamento garantendo la comunicazione in lingua tedesca e favorendo il miglior agio. La pri-ma impressione della osservazione fisica delle aule ha suscitato grande interesse ed apprezzamento immediatamente manifestato dai convenuti, per cui, con l’animo già “riscaldato” la comitiva è stata accolta al loro ingresso in teatro dal coro dei nostri allievi e insegnanti diretti dalla m.a Marianna con un gioviale canto di benvenuto. L’incontro in teatro è proseguito con una breve esibizione del coro in omaggio ai visitatori. Il maestro Marcus ha proferito parole di apprezzamento e manifestato la sensazio-ne provata di “sentirsi a casa”, infatti molti di essi sono ex insegnanti o ex allievi della scuola Waldorf e l’ambiente e atmosfera trovati a Manduria hanno evocato le esperienze vissute del passato. A nome di tutti ha, inoltre, dichiarato il sentimento di amici-

zia che spontaneamente è scaturito dalla familiare accoglienza.L’incontro è proseguito con il benvenuto espresso da Tino a nome di tutta la scuola, rafforzando il le-game precedentemente espresso dal m.o Marcus con il sentimento di fratellanza nello spirito uniti dal comun denominatore dell’Antroposofia. Tino, sostenuto dalla traduzione in tedesco della m.a Gabriella, ha sinteticamente illustrato la biografia della scuola dalla sua nascita, sviluppo e progetti futuri con in cima alle priorità la ricerca di una nuo-va sede. Era palpabile nei convenuti il sentimen-to di dispiacere per il prevedibile disagio dato da un allontanamento della bella scuola visitata, per il quale diversi partecipanti si informavano sulle pos-sibilità di sostegno futuro.La serata si è conclusa con un ricco buffet di pro-dotti locali allestito con il concorso di alcuni ge-nitori in particolare dei genitori d’asilo ai quali va il più vivo ringraziamento. Per il commiato dagli amici d’oltre frontiera è stato distribuito una bro-chure della scuola insieme ad una piccola perga-mena contenente “il cantico delle Creature” di S. Francesco d’Assisi. L’emozione aveva afferrato i convenuti e l’atmosfera pregna di nobili sentimenti aveva permeato tutti. Infine, dulcis in fundo, con il proverbiale spirito dell’umore degli antroposofi, il maestro Marcus ha “profetizzato” un miracolo di S. Francesco, infatti il cestino, svuotato delle perga-mene del Cantico si è riempito delle donazioni che gli amici svizzeri hanno spontaneamente destinato alla nostra scuola. Importo € 2075.È stata una giornata che ha arricchito i partecipan-ti permeandoli di un beato sentimento che, c’è da crederci, si riverbererà nel tempo.

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“A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Sembra una bestemmia ma non è così, è il Vangelo di Luca (19-26). In effetti l’econo-mia di oggi tende di per sé a questo, a rendere tutto merce, a creare ingiustizie, a seguire solo le “ferree leggi” di mercato; è come un grande meccanismo che trascina tutto con sé come in un vortice obbli-gato: necessità - risposta alle necessità, domanda - offerta, input - output. È tutto concatenato in modo così meccanico e puntuale da non lasciare spazio per domande di base come ad esempio quella più

naturale e tralasciata: “È veramente merce il lavoro umano?”. Questo vortice oggi, se prende con sé, non lascia tregua, stritola l’uomo riducendo sempre più spazi e tempi tra necessità e risposte immediate, toglie il respiro, non permette di riflettere.Proprio per questo, per reagire a questo, la mo-derna “Scienza dello Spirito” identifica accanto all’Economia, alla sua ferrea legge di necessità, al-tre due sfere umane da cui trarre ispirazione ovvero la Libera Cultura e l’Elemento Giuridico autonomo. “Veramente si pensa oggi di vendere il lavoro umano come merce al mercato? È giusto questo? È sensa-to?” Viene da chiedersi. Il lavoro potrebbe, anche solo domani, valere pochissimo a causa della com-petizione mondiale, oggi feroce e senza scrupoli a causa della robotizzazione galoppante. Forse qual-cuno ci guadagnerebbe ma altri, tanti altri, sarebbe-

Rapporto tra Cultura e Pedagogiadi Nicola Tito Marin

Che molto del pensiero di oggi si accentri sul tema dell’economia nessuno può oggi disconoscerlo, anche coloro che per ragioni più alte non vorreb-bero ammetterlo devono oggi, spinti dall’evidenza, riconoscere che è così.Qesto è certamente dovuto anche a tutta una se-rie di falsi pensatori che da circa tre, quattro secoli non parlano d’altro.Il denaro, la disponibilità economica è un problema oggi; e lo sarà sempre più perchè l’assillo economi-co avvolge oramai l’intero pianeta.Nessuno ovviamente o ben pochi ormai ricordano che il pensiero è ragione a se stesso e che come tale ha in se una zona libera dalla quale egli stesso può scegliersi, da vero signore, i temi di cui occu-parsi e come occuparsene.Nessuno sa più o mostra di sapere dove inizia la vera libertà e dove invece essa finisce ed è la ne-cessità a parlare. A questo proposito ricordiamo qui il bell’articolo del nostro amico Mimmo Massa-ro sul Sistema Monetario e il Signoraggio Bancario ( articolo pubblicato sul n° 2 di Koiné). Vorremmo però ora almeno sottolineare l’idea principale della riflessione steineriana, idea mai presa in conside-

razione dalla cultura ufficiale (almeno fino ad oggi). Ovvero la necessità di arrivare a separare una buo-na volta il lavoro dal salario (dal denaro di remune-razione) e questo in forza del fatto che le due cose appartengono a due ambienti sociali diversi (ambi-to del Diritto - il denaro; ambito dell’Economia - il lavoro). Questa idea, mai apprezzata fino in fondo e intorno a cui ruotano da due secoli (dalla Rivoluzio-ne Francese) le idee incomplete dei pensatori (con gravi danni sociali) non è in effetti facilmente com-prensibile se non alla luce di una effettiva e chiara triarticolazione sociale come quella presentata a suo tempo (1913-14) da R. Steiner alle autorità ger-maniche e austriache. Il rifiuto di considerazione di tale idea vivente ha portato a due guerre mondiali e a infinite lotte sociali e salariali. Fosse mai ora di cambiare?

ro invece più poveri, bisognosi di denaro e quindi ancor più in competizione. Si arriverebbe sempre più a una guerra tra poveri a un “neoschiavismo”. “È questo che si vuole? Non credo proprio! Non sareb-be più logico invece e saggio separare una buona volta salario e lavoro come da più di un secolo qual-cuno propone? Separarli giuridicamente? Esempio: presto la mia opera presso una associazione o so-cietà per un periodo come autista, per un periodo come insegnante, per un periodo come cuoco, poi mi ammalo e l’associazione, a prescindere da ore lavorative e persino da risultato immediato, ricono-scendo la mia opera sociale - fraternamente - mi da di che vivere.Questo oggi è possibile ma non ci si vuole pensare.Succederà comunque, se si continuerà a seguire solo l’Economia o meglio il pensiero economico mo-derno (ben diverso se si guarda da quello del passa-to) che inevitabilmente si finirà o per essere sfruttati fino all’osso o per diventare dei chiusi e insensibili egoisti, e comunque si cadrà in un processo di im-poverimento e imbarbarimento della società. “A chi ha sarà dato, a chi non ha…”“A chi non ha cosa?” “A chi non ha lo Spirito” ri-sponde la scienza dello Spirito; senza di quello, sen-za spirito libero infatti non si può operare bene, si finisce solo per indurire la realtà. (come è nella para-bola dei talenti di Luca). Oggi si sente una profonda ingiustizia in questo mondo solo economico, mec-canicamente economico che emargina i più deboli e arricchisce a dismisura i furbi, gli informati, i ben organizzati. Sembra proprio avverarsi quanto cini-camente previsto da alcuni teorici dell’ottocento: la selezione naturale. In effetti questo nostro di oggi è un mondo economico senza Spirito, un mondo che dovrà cessare di essere tale ma che cesserà di fatto solo quando accanto all’Economia si inizierà a vedere e a considerare, da parte di molti, le altre due sfere che concernono l’uomo: la Cultura Umana Libera e l’Elemento Giuridico autonomo e a consi-derarle distinte l’una dall’altra, provenienti da diversi impulsi di base. Che sono infatti queste due altre sfere? Non sono certo (se non proprio in parte) frutto dell’Economia, come sosteneva Marx “sovrastruttu-re economiche”. Non sono questo così come l’Eco-nomia stessa non è a sua volta frutto della Cultura e

dell’ Elemento Giuridico (se non in parte).L’Economia dipende sì da fattori esterni, ma essi sono “in primis” da un lato le risorse naturali, da un altro lato i talenti che l’uomo applica ad esse (talenti che l’uomo stesso sviluppa a parte nella cultura) e dai capitali (risparmi) che egli impiega.In realtà mentre l’Economia con la E maiuscola è la sfera dove l’uomo si adopera per produrre beni per tutti, per far lavorare tutti, per far utilizzare a ognuno i rispettivi talenti al meglio, utilizzando risorse appar-tenenti di fondo a tutti, e che danno frutti da distri-buire a tutti.La Cultura è invece la sfera dove l’uomo, più che produrre, mira a formarsi, a sviluppare sanamente con le necessarie forze i propri talenti. Esistono da sempre uomini che pur di formarsi come sentono giusto secondo coscienza, rinunciano a posizioni economiche vantaggiose.L’elemento giuridico infine è la sfera dove l’uomo mira invece essenzialmente alla giustizia, all’ugua-glianza di fondo da cui scaturiscono i giusti diritti e doveri per tutti; è una sfera dove impulsi prettamen-te umani non vogliono farsi condizionare da econo-mia e nemmeno da cultura corrente.Tre sfere quindi, tre direzioni da cui giungono impul-si diversi, ispirazioni diverse e tutte importanti; tre sfere che oggi bisogna iniziare a distinguere anche socialmente, secondo i loro principi diversi, affinchè cessino di intralciarsi a vicenda e possano, oggi coscientemente,collaborare tra loro.L’economia se ben si guarda deve basarsi su un sottofondo di fraternità, di comprensione fraterna per operare. Due o più si devono mettere insieme coi loro talenti per creare un’impresa (e questo viene prima della competizione, della concorrenza).- La Cultura deve basarsi su un sottofondo di libertà per essere originale .- L’elemento giuridico deve basarsi su una vera, sentita uguaglianza di fondo tra gli uomini per es-sere veramente giusta e condivisa. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo basato su concorrenza e libero mercato deve cessare (il mercato non è libero per niente oggi, è indotto). Perché lo sfruttamento cessi ci vuole spirito, spirito vivo che indichi coerentemen-te quale sia la via da prendere, se si vuol restare uo-mini e essere uomini all’altezza dei tempi.

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In occasione dell’incontro tra la scuola musica-le Jugend Kammer Orchester Birseck-Dorneck (Svizzera) e il nostro coro avvenuta il 10 ottobre a Uggiano, in qualità di maestra, mi è stato chiesto

di raccontare ricordi ed impressioni sulla giornata trascorsa con i nostri amici svizzeri.Più che parole, mi è venuto in mente un quadro che riportasse tutte le sfumature dei colori delle mie e

nostre emozioni.Paura, ansia, curiosità, gioia e tanto ancora...

Scorgo sguardistanchi ed assonnatiin un caotico labirintodi cose, sedie, suoni e incomprese parole.Due mondi, due culturesi fondano in un attimosenza avere il tempo per un’accurata mescitadi colori e sensazioni.

Si parla, si ascolta e si provaalla ricerca di un suono o di un sentireche accomuni di entrambi i modi di percepire.poi solo il tempo di un respiro,tutti noi pronti,innanzi agli occhi di un pubblico stupitoindossiamo tutti lo stesso vestito,ora non vi è più quella distinzionela mescita è riuscita, siamo tutti un sol colore.Sullo sfondo bianco di un coro d’occasionesplendono i suoni di un orchestra d’eccezione.Ed al tocco di una mano celestialestrumenti e voci felici di cantare.È la musica la mano maestrache fa di tutti i mondiuna sola orchestra.

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Quaderni della Fonte numero 1 - 201398

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A un anno dalla rappresentazione teatrale del Fiore Magico, fiaba russa realizzata totalmente per mez-zo dell’Euritmia, con la pertecipazione di bambini, ragazzi della nostra scuola, sorge in noi un senti-mento di incredulità e meraviglia, unito a una pro-fonda gratitudine per ogni forma di contributo rice-vuto per la miglior riuscita del progetto.Era la prima volta che nella nostra regione si rap-presentava una fiaba con l’Euritmia, cioè per mez-zo di un’arte di movimento ancora sconosciuta al grande pubblico italiano, arte nata nel 1912 per opera di Rudolf Steiner, in cui il gesto, espressione di un silenzio e un ascolto profondo dell’anima, di-venta parola, colore, musica.L’occasione era data dalla ricorrenza dei primi cen-to anni di questa nuova arte, per festeggiare i quali un sogno, che da tempo accarezzavo, prendeva forma e diventava progetto: fare una rappresenta-zione euritmica con tutta la scuola.Il progetto sembrava nato sotto gli auspici di una buona stella e come una scintilla accendeva di entusiasmo i cuori delle persone a cui veniva co-municato. Così ci è arrivato il sostegno dei maestri di Euritmia Gioia Falk per la regia e Johannes Falk

quale interprete professionista. Essi, venendo a periodi dalla Svizzera, ci hanno arricchito della loro calorosa presenza e della loro notevole esperienza artistica. Così è venuta subito la prima donazione. Così siamo partiti, fiduciosi che il resto sarebbe ar-rivato strada facendo.Ogni fiaba che si rispetti ha necessariamente le sue prove. Allo stesso modo la nostra avventura, a ben guardare una fiaba essa stessa, ci ha posto di fronte a difficoltà che ci hanno fortemente messo alla prova. Come il protagonista del Fiore Magico tuttavia, sentivamo una forza più grande della ra-gione che ci sosteneva e alimentava in noi fiducia e coraggio.Ed ecco a Gennaio, a tre settimane dalla data pre-vista e improrogabile per la rappresentazione, pro-prio quando temevamo di non farcela, ecco acca-dere un miracolo dopo l’altro.Nuove donazioni entrano e vengono a colmare il vuoto e la delusione di aiuti istituzionali promessi e non mantenuti. Gran parte delle stoffe per i costumi ci viene gene-rosamente donata, così come ci viene offerto, per interessamento di uno dei nostri genitori, il bel tea-

tro comunale di Carosino, paese non lontano dalla nostra scuola di Manduria.Artisti con la loro musica e la loro voce recitante, insegnanti, genitori, amici, oltre che la stessa am-ministrazione della nostra Associazione Pedagogi-ca, tutti si coinvolgono al massimo in uno slancio di entusiastica generosità.Finalmente il 23 Gennaio si va in scena.Tutto si volge meravigliosamente. L’eccitazione che regna dietro le quinte è altissima, ma sulla sce-na lascia il posto ad una padronanza e natralezza inaspettate. Alunni piccoli e grandi, genitori e pro-fessionisti, in tutto 45 persone, sono sulla scena finale, in uno sfolgorio di luci, movimenti e di suoni.I bambini vivono un’esperienza del tutto nuova:

l’Euritmia come arte scenica, con i suoi colori, i suoi veli fluttuanti, il suo fascino, la sua energia.Dopo le ultime parole del recitatore regna ancora qualche secondo di silenzio, poi ecco venire l’ap-plauso scrosciante di un puibblico attento e par-tecipe, che ora può manifestare così tutto il suo entusiasmo.

Estratto da un articolo pubblicato sul periodico svizzero-tedesco AUFTAKT dalla maestra Gabriella, eurotmista della scuola.

IL FIORE MAGICO:un miracolo dopo l’altro!di Gabriella Pietrosanto

Quaderni della Fonte numero 1 - 20131110

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La Fiaba è un materiale remoto, fatto di immagini archetipiche, che ci possono però, offrire un’imma-gine di ciò di cui abbiamo bisogno nella vita. Alcu-ne hanno carattere profetico, ci parlano di qualco-sa di futuro, che però sembra stia prendendo vita oggi, adesso.Prima sembrava che la cultura considerasse la fia-ba come qualcosa di lontano dalla realtà, anche le scuole hanno preferito rivolgersi ai bambini in ma-niera realistica.Ma negli ultimi anni c’è stata una rivalutazione della fiaba. La vita sta diventando sempre più comples-sa e proprio la fiaba ci porta incontro un mondo molto complesso.È interessante notare come oggi si usi la fiaba an-che a fini terapeutici. Esiste addirittura chi racconta fiabe per professione. La fiaba è dunque tornata ad “abitare” il mondo degli adulti e quindi anche quello dei bambini. FIABA RUSSA: IL FIORE MAGICO (a un breve riassunto della fiaba, è seguita l’analisi)Nella fiaba esistono diversi livelli e diversi perso-

naggi. C’è un “Principe del Ghiaccio” che vorrebbe imporre la sua volontà al mondo con la forza; Aku-lina, una fanciulla dotata di grande forza interiore e Aljoscha, un giovane che deve invece provare la sua forza (sono figure differenti, ma rappresentano diverse sfaccettature compresenti in ciascun es-sere umano). C’è anche l’immagine del calore (as-sociata all’estate, al sole) e del freddo (associata all’inverno, al ghiaccio) cose che vivono in noi nella nostra coscenza come forze.La fiaba ci mostra cosa accade quando queste due polarità (freddezza e calore interiore) invece di es-sere complementari e “collaborare”, si “scontrano” invadendo l’una il territorio dell’altra.Analizzando in particolare i personaggi sopra men-zionati, vediamo innanzitutto la figura del Principe del Ghiaccio, profondamente diverso da Akulina e desideroso di unirsi a lei, talmente posseduto da questa brama che potrebbe soddisfarla in qualsiasi maniera: a lui basta possederla, è indifferente se viva o morta. Lui conosce il mondo senza portarlo nella sua interiorità, senza partecipazione, conosce

dall’esterno; la sua è una conoscenza fredda.In opposizione alla terra del ghiaccio c’è il calore della casa, della famiglia in cui vive il giovane Aljo-scha. Ma la coscienza del giovane non è desta, per cui quando non ha davanti ai suoi occhi la soffe-

renza, dimentica. È interessante notare come tanto il giovane Aljoscha, quanto la bella Akulina sono profondamente legati e ben inseriti in forze della natura, in forze del passato, l’uno perché affiancato dalla figura della madre, l’altra da quella del sag-gio padre. Il risveglio della coscienza di Aljoscha avviene solo attraverso una percezione: lui vede la sofferenza dei nani, degli uccelli, dei pesci e solo quando si trova di fronte la loro condizione prova compassione.Quando il Principe “soffia il mortale alito di fred-do sul volto della fanciulla” lo fa perché sa che in un ambiente freddo l’amore non si può espande-re e crede che la sua maledizione sarà eterna. La compassione sarà, però, il sentimento capace di modificare la situazione. Grazie alla capacità che possiede Aljoscha di percepire le diverse realtà, di entrare cioè in contatto con uomini, terra, cielo e acqua, può cominciare a unirsi a tutte le realtà che lo circondano. Ma la compassione non basta, serve anche il coraggio che all’inizio Aljoscha non possiede.Aljoscha dovrà compiere un lungo viaggio prima di arrivare alla torre, e durante il viaggio dovrà vede-re il malessere in cui vivono gli esseri umani e la

Considerazionisullafiabadel Fiore Magico della maestra Gioia Falkdi Valeria Mazza

Quaderni della Fonte numero 1 - 20131312

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crescente compassione provata nei loro confronti allargherà sempre di più la sua coscienza. Attraverso le prove che deve affrontare si manife-sterà anche quel coraggio che in principio mancava. Nel momento in cui dovrà affrontare i tre animali gli sembrerà di confrontarsi con qualcosa che va oltre l’umano, ma in realtà dovrà fronteggiare forze che esistono in ogni essere umano. Grazie alla sua capacità di percezione riuscirà a cogliere subito le qualità dei tre animali e a trovare il modo diretto per affrontarli. Finalmente arriverà anche il momento in cui potrà recuperare il fiore magico e riportarlo nel prato in cui potrà fiorire e crescere continuamente. Prima che venisse colto esso era stato piantato da Dio nel posto a lui destinato, adesso dovrà essere il giovane a trovare il posto giusto per ripiantarlo e farlo tornare a fiorire.Il tema ricorrente in questa fiaba è:- come si può entrare in contatto con quello che ci viene incontro mettendoci in ascolto? - La fiaba parla proprio di questa separazione attuale oggi: abbiamo conquistato un grande sapere, raggiun-to grandi traguardi sul piano della conoscenza, ma non ci sentiamo più uniti, in comunione con gli altri esseri e con la natura. In quanto uomini della nostra epoca abbiamo grandi problemi con la terra, la na-tura, l’acqua e siamo incapaci di risolverli Questa fiaba ci offre una chiave importante, ovvero - una volta che intraprendiamo un cammino, muovendo dalla compassione, gli aiuti ci vengono incontro - Mettersi in ascolto della natura e degli altri vuol dire riuscire a sentire ciò di cui gli altri hanno bisogno.L’Euritmia, la nuova arte in cui è espressa, offre la possibilità al bambino, al bambino che è anche in noi, di partecipare al mondo che lo circonda in modo non astratto, ma entrando nella qualità del personaggio, “sentendo quello che sentono l’orso, l’uccello , il lupo, il pesce…”. Tutto questo attra-verso l’Euritmia diventa esperienza artistica diretta(come la Fiaba, l’Euritmia si assume il compito di prendere per mano le anime dei bambini per aiutarli ad incarnarsi su questa terra dove hanno scelto di venire ad abitare).

Nel momento in cui il fiore viene riportato nella ter-ra il Principe del ghiaccio viene relegato nel suo Regno, ma non sarà mai scongiurata la possibilità che egli ne attraversi nuovamente i confini. Se il Principe è riuscito la prima volta a prendere il fiore, a invadere il “territorio del calore”, è stato perché già qui non esisteva un più stretto rapporto, una profonda commossa comunione con le forze del-la natura (all’inizio della fiaba si legge infatti che gli abitanti “avevano anche un pessimo carattere, brontolavano continuamente ed erano l’un l’altro scortesi…. ne sapevano più sorridere…”). L’eterna verità della lotta tra il bene e il male fra il caldo e il freddo, forze che devono restare. Viene riproposto artisticamente in questa fiaba tramite l’Euritmia (100° anniversario della nascita) qualcosa di importante per la coscenza degli uo-mini in modo che essa non abbia ad assopirsi nella quotidianità.

Appunti di Valeria Mazza presi durante l’incontro conferenza con l’euritmista Gioia Falk regista e consulente artistica della fiaba.

Storia di una asilo steinerianodi Matteo Laudisa

Un giorno mentre cercavamo una soluzione per i nostri bambini, fino a quel momento senza via di uscita, abbiamo incontrato una persona che inse-gnava alla scuola steineriana…e ci siamo chiesti: che cosa è la scuola steineriana?....siamo andati a visitare la scuola di Manduria e abbiamo parlato con i maestri che ci hanno illustrato ampiamente cosa è e cosa si fa in una scuola steineriana….Dal quel giorno è finita la preoccupazione per l’e-ducazione scolastica dei nostri figli…ci siamo in-namorati di questa pedagogia e abbiamo iscritto i bambini alla scuola La Fonte di Manduria.Proprio in quel periodo stavamo costruendo casa a Copertino e ci siamo chiesti come sarebbe stato fare anche noi una scuola steineriana (per il baci-no di Lecce)….e per nostro figlio Tommaso (il più piccolo)…e abbiamo deciso: mettiamoci in gioco e facciamola!!! Allora in un men che non si dica ab-biamo progettato la scuola….io e l’attuale maestra Roberta, ci siamo messi di impegno per progettare al meglio e costruire la scuola…..abbiamo radunato

una serie di amici e carpentieri più o meno improv-visati e, in circa 3 mesi di lavoro, è sorto l’edificio in legno (cercando di rispettare i parametri e della bio-edilizia) per ospitare la scuola…..e a settembre del 2009 abbiamo aperto il germoglio, asilo ad in-dirizzo steineriano. Questo primo anno lo abbiamo gestito con l’Associazione Salento Waldorf di Lec-ce con grande impegno e sacrificio. Dopo un anno

di lavoro, per svariati motivi e problemi, qualcosa è cambiato…praticamente tutto! Dopo vari tentativi di accordo fra genitori, ammini-stratori ed insegnanti c’è stata una vera e propria scissione e il cambiamento è cominciato verso la fine dell’anno scolastico….. Così nell’estate del 2010 nasce l’associazione Naturare e il Giardino d’Infanzia cambia nome; il girotondo. Questa nuova veste accoglie diversi genitori en-tusiasti di condividere un così bello e affascinan-te progetto….l’associazione che organizza feste, conferenze ed iniziative culturali; vicine alla peda-gogia e all’antroposofia; e la scuola…piccolo pa-radiso per i bambini. Nel frattempo Roberta aveva iniziato il seminario a Manduria e si è trovata a fare la maestra…anche se non era proprio il suo pro-getto di vita! Due anni di duro lavoro con il supporto di soci e geni-tori….per un progetto al quale crediamo, amiamo…. e abitiamo…dove i bambini sono il centro del pro-getto…

Quaderni della Fonte numero 1 - 20131514

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Il lavoro e le esperienze nella scuoletta di Coperti-no non hanno mai smesso di aumentare; ci siamo sicuramente arricchiti di tante cose, esperienze; e non sono mancate anche quelle negative, ma an-che queste ci hanno fatto crescere.Un giorno dopo l’altro, però, segnali ci avvisava-no di problemi sempre più grandi; diversi avveni-menti, nell’ultimo anno, ci hanno portato alla con-sapevolezza che la scuola dovesse avere una sua autonomia, identità e una sede fuori dalla nostra gestione…e dalla nostra proprietà. Anche se con la collaborazione di tutti, i problemi alla fine li abbia-mo dovuti risolvere da soli…Allora, senza perderci d’animo, abbiamo riunito tutti e messo al centro la nostra consapevolezza. Proprio perché i tempi erano maturi c’è stato qual-

cuno che già aveva, e ha messo a disposizione, la sede alternativa per l’asilo……ed è nata cosi l’Associazione pedagogica steineriana Genitori dell’asilo il Girotondo di Collemeto con i genitori al centro, insieme ai bambini…una vera e propria auto-gestione. Io mi sono tirato indietro uscendo di scena, ma è rimasta la Maestra Roberta ad accompagnare ge-nitori e bambini….maestra-amministratrice…una bella responsabilità!

Buona fortuna al girotondo e a tutti i bambini.

www.naturarre.comwww.ilgirotondowaldorf.org

Co-housing

Gennaio 2011di Chiara Filaferro

No, non sono così fusa da aver sbagliato anno, stavo proprio pensando a due anni fa, a gennaio, tanto per cominciare. Eh sì, perché dopo aver tanto tergiversato a lungo prima di decidere, proprio due anni fa a gennaio, ho iniziato a portare la mia picco-lina di tre anni all’asilo “Il girotondo”. E voi direte: “E che cosa c’è di tanto speciale?”. Beh, per spie-garvelo devo raccontarvi un po’ come sono andate le cose….

Era una mattina di inizio gennaio, mi sono vestita per andare al lavoro e ho preparato la piccola, poi siamo salite in macchina e siamo andate fino a Co-pertino. La macchina l’ho parcheggiata fuori, l’asilo è in campagna ed essendo gennaio c’era fango. Percorro a piedi mano nella mano con mia figlia i 500 metri dalla strada all’ingresso della casetta di legno dove sono ospitati i bambini. Fa freddo, ma l’aria in campagna è piacevole e ti lascia addos-so quel non so che di frizzante, specie a me, che so che poi resterò cinque ore chiusa in un ufficio. Sulla porta della scuola ci accoglie Roberta, la ma-

estra. Entriamo a scuola, l’ambiente è accogliente, tutto in legno, sembra proprio di stare in una casa delle fate. Sono richieste le ciabattine per l’interno dell’asilo e mentre parliamo le metto alla piccola. Chiedo quando devo pagare e con molta calma la maestra mi spiega che lo farò nel momento in cui

sarò convinta di portare lì la bimba, senza fretta. Saluto bimba e maestra e vado al lavoro, strana-mente serena. La scommessa è lanciata, portare la mia bimba in un posto dove i suoi polmoni pos-sano finalmente stare bene e non farla ricoverare ogni due mesi e dove la sua anima possa trovare il giusto equilibrio.

Sono passati poco meno di due anni, ma questo lasso di tempo mi è sembrato lungo una vita, per-ché dopo quel primo giorno, così speciale, ne sono venuti tanti e tanti altri, ho conosciuto persone che mi hanno cambiato la vita, altre mamme e papà, altre persone che gravitano attorno al piccolo asilo e al mondo Wladorf. Già perché Naturare, l’asso-ciazione nata intorno all’asilo non è solo questo, è anche un momento di incontro e crescita individua-le, non per niente i fondatori l’hanno definita “Asso-ciazione culturale di promozione sociale”. In questi due anni sono cambiate tante cose nel-la mia vita, mia figlia finalmente ha imparato a re-spirare e da un anno siamo liberi dalla bombola d’ossigeno e dalle corse in ospedale. E anch’io piano, piano sto imparando a respirare, parteci-pando attivamente alla vita associativa, agli eventi di un’associazione, che è anche una famiglia, un altro modo di intendere la socialità e lo stare in-sieme per ideali comuni. Al centro del terreno che ospita l’asilo ho visto sorgere il forno, che d’estate

Quaderni della Fonte numero 1 - 20131716

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ci consente di mangiare pizze bio insieme a quanti vogliono sostenere il progetto e durante tutto l’an-no sforna pane e pucce.A giugno di quest’anno abbiamo dovuto, per vari motivi organizzativi, lasciare la meravigliosa e ma-gica sede di Naturare per spostare l’asilo. Noi genitori ci siamo finalmente sentiti più coinvolti e parte fondante di questa esperienza e abbiamo deciso di creare un’associazione, che sostenes-

se dall’interno l’asilo. Dire che la scelta di quella mattina di gennaio di due anni fa mi ha cambia-to la vita non rende l’idea, perché non è stato un semplice cambiamento, ma una vera rivoluzione: oggi l’impegno della mia famiglia nella scuola stei-neriana è totalizzante, ma incredibilmente riesce a darci sempre molto di più di quanto noi non sacrifi-chiamo, in termini di crescita personale e sociale. Il nostro piccolo asilo per me è davvero una palestra di vita e di costruzione di una nuova socialità, con-tinuiamo ad inciampare, ma non per questo perdia-mo la speranza di imparare a camminare solidi su questa strada!!!

MEETING EUROPEO DEI GENITORI DELLE SCUOLE WALDORFFirenze, 12-14-ottobre 2012

Quello che segue, è un breve resoconto di quan-to è avvenuto in occasione del convegno annuale dell’ International Network of Steiner Waldorf Pa-rents (detto anche INSWaP), che si è tenuto a Fi-renze dal 12 al 14 ottobre 2012. Il convegno si è svolto presso l’ Istituto Gould, la foresteria Valdese di Firenze, dove molti ospiti han-no anche alloggiato.

L’ INSWaP esiste dal 2006 e ogni anno si riunisce in un paese europeo diverso. Lo scopo del meeting annuale, è quello di creare un collegamento fra i genitori delle scuole Waldorf dei paesi europei, per condividere le loro esperienze e supportare l’azione delle associazioni nazionali, attraverso la scambio di informazioni e la creazio-ne di un movimento vasto e ramificato, che lavora per ottenere in tutti paesi il diritto alla libera scelta, finanziata dallo Stato, del tipo di scuola per i propri figli. A partire da quest’anno e per garantire una continuità, il network si è dato una struttura , costi-tuita da un gruppo di cinque genitori, che rappre-sentano il riferimento per tutta quella che è l’attività di comunicazione e scambio fra genitori, a livello europeo: Hilde Lengali (Norvegia), Gitte Lassen

(Islanda), Mariam Francq (Francia), Anita Legzdina, (Littonia), e Monica Picchi per l’Italia. Al meeting di Firenze erano presenti più di 60 ge-nitori provenienti da diversi paesi europei: Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia, Lettonia, Inghilterra, Francia, Germania, Svizzera, Austria e naturalmen-te, Italia. Alcuni dei genitori erano venuti in rappre-sentanza delle rispettive associazioni nazionali, al-tri a titolo personale. Gli italiani provenivano da Torino, Milano, Treviso, Conegliano Veneto, Padova, Bologna, Latina, Lec-ce e naturalmente, Firenze.Oltre ai genitori, c’erano anche alcune figure che da anni si interessano a tempo pieno della pedago-gia di Steiner: Margerida Ecastle e Karin Chapman della Federazione Italiana delle Scuola Waldorf, e Christopher Clouder, presidente del Consiglio Eu-ropeo dell’educazione Steiner Waldorf (ECSWE), che a Bruxelles lavora a livello internazionale nel campo dell’ educazione. Clouder nel suo intervento “Waldorf’s place in the education revolution”, ha citato risultati di ricerche fatte fuori del contesto Waldorf, che dimostrano come gli obbiettivi della pedagogia steineriana, corrispondono alle qualità cercate anche in altri contesti. A supporto di questa affermazione, ha ri-portato i risultati di una indagine fra imprenditori, che alla domanda su quali erano le qualità, che i collaboratori dovevano portare, hanno risposto: creatività, responsabilità e capacità di lavorare in team. Negli interventi e nelle conferenze sono emersi anche altri argomenti molto importanti.Uno di questi è stato sicuramente, il ruolo dei geni-tori non solo all’interno della scuola, ma anche nel-la promozione all’esterno e a livello politico, dove rappresentano una vera e propria forza, da far va-lere nei confronti delle amministrazioni scolastiche e a livello governativo. Per questo è emerso an-cora una volta l’importanza della presenza in ogni paese, di una struttura organizzata di genitori, che consapevoli di essere fruitori di un servizio cha ha un grande valore, chiedono di far valere i propri di-ritti di cittadini italiani/europei, che vogliono essere

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liberi di scegliere il tipo di istruzione per i loro figli .La rete di genitori inoltre, si può confrontare ai di-versi livelli, da quelli locali fino al nazionale, e forni-re un supporto prezioso nei momenti di bisogno e una fonte di scambio di esperienze e aiuto.Un altro argomento molto sentito, e che è stato trattato nell’ambito del meeting, è quello delle ini-ziative promosse dai genitori per portare fuori dalla scuola la pedagogia, e attirare e incuriosire nuove persone, genitori e non, per promuovere e far co-noscere la scuola e la pedagogia. Queste iniziati-ve che a volte prendono la forma di veri e propri eventi, hanno il compito di creare un contatto fra le scuole e il mondo esterno e possono essere di diverso tipo: eventi olistici organizzati nei locali della scuola, corsi per fare sapone/feltro, corsi di pittura a “spugnatura”, ecc…. Tutte questi tentati-vi di coinvolgimento di persone nuove, hanno alla

base da una parte la necessità di fornire un sup-porto economico alle scuole e dall’altra quella di dare l’opportunità a tutti i genitori, di conoscere la pedagogia Waldorf, perché “ci sono tanti bambini che vogliono venire alla scuola Waldorf, bisogna dare la possibilità ai loro genitori, di trovarci!…”.Altro tema importante è stato l’accoglienza dei ge-nitori nuovi. Anche qui le esperienze sono tante: conferenze “obbligatorie”, lettere periodiche dal-la scuola alle famiglie per i primi anni, “mentoring” da parte di famiglie che sono da anni nella scuola nei confronti di quelle appena affacciate…. Ci sono tante possibilità e a seconda delle circostanze e della mentalità, ogni realtà deve trovare quella che le corrisponde di più. Oltre all’interesse per i temi trattati, non è secondario ricordare che il meeting è stato un’occasione per incontri e visite, molto belle e interessanti: fra questi momenti va sicura-

www.waldorfparents.net

mente annoverata l’accoglienza dell’assessore alla pubblica istruzione del comune di Firenze Rosa Di Giorgi, in Palazzo Vecchio, e la visita illustrata del Salone dei Cinquecento; la visita di Palazzo Gondi e della sua splendida terrazza, con vista notturna su tutti i monumenti più belli della città: Palazzo Vecchio, Cupola del Brunelleschi, Santa Croce, San Miniato al Monte, La Badia, ecc…Il meeting è stata anche l’occasione per la presen-tazione del progetto della nuova scuola: i parte-cipanti sono stati portati a Pozzolatico e accom-pagnati in un rapido giro, durante il quale Chiara Bonechi, una esperta della storia del posto, ha rac-contato la storia di Villa de Larderelle e delle fami-glie che la hanno abitata. Più tardi Roberto Calosi in qualità di Presidente della Associazione Waldorf di Firenze, dopo una breve storia della scuola di Firenze, ha presentato il progetto della nuova sede di Pozzolatico, mentre Giannozzo Pucci, ha illu-strato le linee fondamentali del progetto nel quale si collocheranno la nuova scuola, il liceo e le altre attività, tutte finalizzate alla formazione attraverso l’arte e la manualità.La serata si è conclusa con una “Cena rinascimen-tale”, a Villa “La Sfacciata”, che per l’occasione era stata messa a disposizione, con un menù speciale preparato da due mamme e da Giacomo (grande aiutante!), e servito ai tavoli da un gruppo di bam-bini della nostra scuola, i quali, istruiti da Simone (un babbo padrone del mestiere), hanno dato prova di grande professionalità e hanno dato alla sera-ta, una freschezza altrimenti irraggiungibile. Grandi complimenti da tutti i presenti, per la qualità dei piatti preparati e del servizio!

La cosa che è rimasta più impressa a noi che era-vamo presenti è stata però un’altra: il senso imme-diato di riconoscersi, e di appartenenza, la condi-visione di idee, ideali e voglia di poter dare ai nostri figli l’opportunità di vivere queste esperienze di vita. La consapevolezza che facciamo parte di una comunità molto più grande, trasmette un grande senso di forza e serenità; non importa se un bam-bino è in una scuola di Riga o Avignone: inizierà la giornata con il saluto del mattino e con i ritmi, avrà sempre gli acquerelli per dipingere e poi svolgerà tutte quelle attività che tutti conosciamo, al di là delle differenze di lingua e di cultura.A margine del meeting, i genitori italiani presenti al convegno, si sono ritrovati e hanno deciso di dar corso al processo per la fondazione della Associa-zione Italiana dei genitori Waldorf, con il proposito di concluderlo, nell’ambito del prossimo Waldorf Italia dell’ Aprile 2013. Chi fosse interessato, può mettersi in contatto con Monica o Stefanie per avere informazioni in merito o contribuire attraver-so anche la sua partecipazione.Chi fosse interessato invece, ad avere informazioni sul lavoro che viene svolto dal Consiglio Europeo per L’Educazione Steiner Waldorf, può trovare sul sito dell’ECSWE (www.ecswe.org), molto materiale bibliografico, e tanti link molto interessanti.Il prossimo meeting europeo dei genitori 2013, si terra’ a Riga, in Lettonia: siete tutti invitati!

Contatti:Stefanie Fuchs [email protected] Picchi [email protected]

Quaderni della Fonte numero 1 - 20132120

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Di “ferro” in “ferro”di Tino Semeraro

Se minimamente ci si attiva interiormente e si su-pera il limite di una superficiale valutazione e si approfondisce la disamina dell’intervento del ferro sulla città di Taranto, facilmente emergeranno gli aspetti negativi rispetto ai modesti vantaggi.Negli anni 60 una politica imperniata sull’assisten-zialismo e il clientelismo, oltre che responsabil-mente miope (se non cieca) rispetto agli effetti, non remotissimi, di un intervento ciclopico sulla natura, dava il via alla realizzazione a Taranto del più gran-de centro siderurgico d’Europa.L’opera comportò, in partenza, l’esproprio di centi-naia di ettari di terreni coltivati a oliveti e vigneti (le piante simbolo di Puglia). Si proseguì con l’estir-pazione delle piante per far posto a macchine, ca-pannoni e impianti fino ad allora estranei al luogo. L’opera di estirpazione fisica delle piante provocò l’impoverimento e poi l’inquinamento dell’elemen-to vivente dei luoghi, provocò inoltre l’automatica “estirpazione” dei pugliesi ed in particolare del po-polo Tarantino, da quell’humus morale, culturale e di tradizione con la terra che aveva rappresentato per millenni il substrato sul quale avevano potuto svilupparsi le varie civiltà (i Messapi, la Magna Gre-cia, l’lmpero Romano, il Regno di Napoli, il Regno d’ltalia, la Repubblica).Il brusco inserimento dell’”homo tarantinum” in una dimensione industriale gli confuse non poco le idee; fu come una ubriacatura. Infatti egli si inebriò immediatamente dell’effimero e fittizio benessere economico che gli derivava da quella esperien-za… E, considerato che la terra esigeva sacrifici fisici ben diversi da quelli apparentemente agevo-li della nuova realtà, non poteva essere altrimenti. Pertanto, godere di una tranquillità economica pro-messa dalla cultura industriale rispetto alla preca-rietà dell’organizzazione agricola, o sperimentare il mondo del lavoro industriale più organizzato dal punto di vista tecnologico rispetto alla conduzione familiare dell’agricoltura comportò un esodo dalla campagna ed un abbandono della propria cultura e tradizione.Fu abbracciato il “nuovo” senza la maturata predi-

sposizione interiore a contenerlo, provocando così una confusione ed uno smarrimento i cui effetti non tardarono ad evidenziarsi. Infatti, se da un lato il “posto fisso” permetteva l’esperienza del consu-mo (tipico del materialismo capitalista) e di con-seguenza un insperato, fino ad allora, benessere economico, dall’altro si inaridiva oltre che l’humus vivente, tutto un mondo di valori quali la famiglia (spesso l’esaltazione del benessere è stata causa di sgretolamenti familiari), l’amicizia (l’arrivismo a status sociali ne ha banalizzato la sua antica sa-cralità), la moralità (sovente ispirata dalla chiesa in una miscela di timore di Dio e paura della critica, ma comunque positiva rispetto all’assenza totale di morale), ecc. Questi valori, con i quali il cittadino del sud in particolare procedeva con orgoglio, hanno perso via via il loro spessore fino ad esaurirsi.L’insediamento del “ferro” nell’area tarantina ha demolito quel bagaglio culturale, storico e di tradi-zione in cambio del benessere perseguito. Obiet-tivamente occorre riconoscere che l’intervento dell’acciaio a Taranto ha sollevato la gente da una diffusa povertà, ha ridotto drasticamente l’emigra-zione, ha dato a tanti la possibilità di unire il pranzo con la cena. Questo fino ad un certo punto…. fino al punto in cui l’acciaio ha “tirato”. In seguito, le miopi politiche programmatiche prive di salvaguar-dia sanitaria unitamente ad una scellerata incapa-cità manageriale e soprattutto ad una corruzione dilagante che dilapidava enormi contributi pubblici, hanno prodotto da un lato un inquinamento inac-cettabile, da un altro lato la caduta verticale della competitività dell’acciaio italiano con una lenta e irreversibile perdita di migliaia di posti di lavoro. Ne è conseguito l’effetto di ridimensionare e limitare radicalmente lo status vivendi e la qualità della vita della provincia jonica ( analisi di Lega Ambiente 2001: nella classifica delle città meno vivibili, Ta-ranto è al secondo posto dopo Cagliari; SOLE 24 ore: analisi sulla vivibilità delle 107 province italia-ne, da molti anni Taranto si piazza nelle ultime po-sizioni per raggiungere il triste primato dell’ultimo

posto nel 2012 ).La generazione che ha vissuto queste esperienze ha dovuto subire dalla tecnologia e dalla civiltà in-dustriale, prima il saccheggio del tesoro culturale e ambientale, e in seguito l’abbandono e il degrado in una lenta agonia, annaspando in una crisi eco-nomica e ambientale, per la quale non si riesce a scorgere bagliori di ottimistica speranza.Negli ultimi trenta anni la nostra Puglia ha subito un poderoso attacco dalle forze ostacolatrici che, ad oggi, si deve riconoscere conclusosi con una sconfitta.Col “ferro” siamo stati ingannati; col “ferro” hanno azzoppato il nostro fiero incedere, ci hanno feral-mente tramortiti. Il ferro, comunque, è nel nostro destino, compenetra il nostro organismo, si ma-nifesta prepotentemente nella nostra natura ap-parendo fin nel colore rosso della nostra terra di Puglia.Umoristicamente (ma non troppo) qualche buon-tempone ha accomunato al ferro, (nel senso di du-rezza) anche la sensibilità e la confidenza del po-polo tarantino con la cultura e l’arte. Ma al ferro è stata paragonata anche la forza di volontà che ha consentito, finora, di non soccombere definiti-vamente agli attacchi citati. ln questo particolare momento occorre, infatti, un altro elemento che ci permetta una ripresa in chiave di evoluzione indivi-duale e sociale. Questo elemento è il CORAGGIO quale strumento di consapevolezza e presa di co-scienza dello stato della realtà.La tradizione indica in Michele la figura ispiratrice del coraggio, l’Arcangelo con la spada (di ferro) che tiene a bada il drago (le forze dell’ostacolo). E i pu-gliesi hanno diversi spunti di riflessione e di para-gone con la qualità Micheliana, a cominciare dalla sua apparizione su Monte S. Angelo. Monte S. An-gelo stessa è sorta come civiltà e si è sviluppata intorno al celebre santuario dell’Arcangelo Michele. In esso,secondo la tradizione, apparve l’Arcangelo in una caverna del Gargano sul finire del V secolo (490-92-93). Il santuario racchiude importanti mo-numenti di storia, arte e fede. Per questo è stato

definito dallo studioso Bertaux “il monumento più misterioso dell’Italia Meridionale”. La sostanza ferrosa, rappresentativa del nostro tempo, si è in effetti, nel recente passato, impregnata di mate-rialismo sconvolgendo la nostra cultura, la nostra tradizione, affondandoci in uno smarrimento ed in una confusione senza fine. I tempi attuali stes-si sembrano imporre oggi una presa di coscienza che può essere raggiunta solo grazie al coraggio, al coraggio di affrontare con forza, tenacia e de-terminazione l’apatia e l’indifferenza ormai diffusa nell’uomo. Noi sappiamo che il “coraggio” è legato al “ferro”, contenuto nel nostro sangue,e ad esso dobbiamo rifarci quindi per trovare il coraggio e la forza di invertire la rotta di quest’uomo che oggi si è abbandonato alla prigionia di un esangue pensie-ro, ad una aridità di sentimenti, ad una pigrizia della volontà unica. In effetti è lo squilibrio delle tre quali-tà delI’anima, pensare—sentire—volere, che causa la malattia nell’uomo. ARMONIA potrà instaurarsi oggi solo svincolandosi dalla trappola dei mass — media, della pubblicità, dei luoghi comuni ecc. (che producono morti pensieri preconfezionati solo col-tivando con energia buoni sentimenti e ampliando la capacità di gioire ed anche di soffrire; tirandosi fuori, per forza interiore, dal pantano tecnologico che ha attanagliato la volontà dell’uomo). Educandosi ad un chiaro pensare, ad un sano sentire e ad un fermo volere, noi crediamo che si potrà portare armonia e forze guaritrici nell’anima dell’uomo malato. Per farlo, in questo particolare momento storico, essendo noi all’inizio del terzo millennio,( ed ogni periodo a cavallo di un millennio è sempre stato teatro di sconvolgimenti) occorre molto coraggio. Michele, secondo la tradizione rin-novata da Rudolf Steiner, è la figura ispiratrice del coraggio, il portatore del ferro spirituale, colui che con la spada affronta e contrasta il male. Gratitudine dobbiamo al “ferro materiale” che ci fa oggi sperimentare “il male”... ma solo ispirandoci al “ferro spirituale” potremo riprendere un cammino evolutivo interrotto.

Quaderni della Fonte numero 1 - 20132322

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La pagina della cronaca... GRUPPI GRUPPI GRUPPI dall’ incontro dei gruppi di iniziativa del 10 dicembre 2012

Per poter agire in modo scorrevole una associazione ha bisogno di suddividere in gruppi le sue forze la-sciando scegliere a ognuno dei gruppi il suo compi-to specifico. All’interno del gruppo, in effetti, ognuno finisce per trovare il suo posto, la sua dimensione, il suo valore e l’associazione deve poter fare esprime-re ogni gruppo. È importante poi che ogni gruppo abbia il suo o i suoi rappresentanti e che questi si coordinino tra di loro di tanto in tanto come pure è importante che ogni gruppo trovi al suo interno la sua modalità di dialogo, di scambio e di lavoro.Se questo avviene succede poi che nelle assem-blee generali si finisce per parlare di cose concrete, essenziali, si snellisce l’agire, si sviluppa il coraggio dell’iniziativa. Lo si è visto nell’ultima festa “li novi cosi”, festa dell’Immacolata, dove rappresentanti di più gruppi (culturale, eventi e feste e manutenzione) hanno potuto collaborare. Si è visto là ha cosa può portare una bella collaborazione.Certo la rosa dei gruppi deve poter contemplare tut-te le esigenze dell’associazione così che ogni tema possa essere liberamente dibattuto, pensato, trat-tato e …ripreso se necessario. Non ci possono ne ci devono essere tabù pregiudiziali. Persino i rego-lamenti sociali devono poter esser messi in discus-sione liberamente. Ne bisogna temere di perdere forma: metterli in discussione non vuol dire auto-maticamente annullarli ma semplicemente “monito-rarli”, viverli interiormente e magari perfezionarli con calma. L’accusa all’Amministrazione di voler deci-dere ogni cosa dall’alto va sfatata e solo l’estrema trasparenza dei gruppi potrà onestamente respin-gere tale sospetto. Certo a volte si è dovuto deci-dere in fretta qualcosa, si può anche aver estremiz-zato qualcosa o forse sbagliato ma proprio perché non c’erano gruppi. In realtà anche il “decidere” di per sé, il “chi” decide, il “cosa” si decide ”il quan-do e il come” si deve poter riprendere, volendo, se qualcuno, realmente operativo, ne sente l’esigenza ma questo deve poter trovare il suo giusto spazio, modo, e luogo nell’ambito di un insieme ordinato e fraterno. Attualmente esistono presso la nostra as-sociazione i seguenti gruppi:

Gruppo di studio di Antroposofia– referente – Maestro Nicola Tito MarinGruppo di studio di Pedagogia – referente – Maestra Anna MiliziaGruppo Culturale – referente – Nicola Tito Marin, Tino Semeraro, Mar-chetti, Matteo LaudisaGruppo Bazar – referente – Wanda GuidaGruppo Eventi e Feste – referente – Marilena IuncoGruppo Manutenzione – referente – Tino Semeraro

Esiste poi un GRUPPO di base o di iniziativa che si propone di far nascere nuovi gruppi, referente Mat-teo Laudisa. Altri gruppi proposti dal gruppo iniziativa sono:Gruppo Nuova Sede e affiancamento al CDA che dovrebbe comprendere in se anche un gruppo Re-visione Regolamento soci.Naturalmente per fondare gruppi si aspetta l’opera e la iniziativa dei singoli soci stessi perché in pochi non si può certo fare tutto; si aspetta l’azione di soci costruttivi, non solo teorici o che si nascondono dietro l’alibi: “ non mi lasciano fare nulla”. In effetti in una associazione tutto va costruito insieme, nel fare anche le stesse basi e naturalmente ci sono “processi” in cui bisogna pur entrare ( e non solo in superficie) per poter discernere con cognizione di causa ma nello Spirito della Associazione, ad oggi, non c’è alcuna vera preclusione per chi vuol darsi realmente da fare. Ci sono discussioni sul come, sul quando, sul chi, sul dove e sul cosa viene prima, è vero! Ma vivaddio questo fa parte della vita, del dialogo vivente.Non bisogna prendersela ma pensare che esse sono occasioni per costruirsi una personalità com-pleta, socialmente realistica e utile sulla terra.A tal proposito si segnala anche la presente rivista (Koiné) quale mezzo per poter scambiare idee e pensieri in maniera più accurata.

DANZA LENTAPoesia

Questa poesia è stata scritta da una adolescente malata di cancro con la preghiera di farla girare. Il medico pediatra che la segue (Prof. Alessandro Cicognani di cui potete avere informazioni con-tattando la redazione) ha bisogno di conoscere il numero di quanti la leggono per poter ricevere fi-nanziamenti.Nella poesia c’è come un invito a considerare il grande bene della “percezione” che spesso nella fretta odierna, nel meccanico agire noi tutti trascu-riamo perdendone il meravoglioso tesoro.

DANZA LENTA

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?O ascoltato il rumore della pioggiaquando cade a terra?

O seguito mai lo svolazzareirregolare di una farfalla?O osservato il sole allosvanire della notte?

Faresti meglio a rallentare.Non danzare così veloce.Il tempo è breve.La musica non durerà.

Percorri ogni giorno in volo?Quando dici “Come stai”?ascolti la risposta?

Quando la giornata è finitati stendi sul tuo lettocon centinaia di questioni successiveche ti passano per la testa?

Faresti megli a rallentare.Non danzare così veloceil tempo è breve.La musica non durerà.

Hai mai detto a tuo figlio,

“lo faremo domani?”Senza notare nella fretta, il suo dispiacere?

Mai perso il contatto,con una buona amiciziache poi finita perchétu non avevi mai avuto tempodi chiamare e dire “Ciao”?

Faresti meglio a rallentare.Non danzare così veloce.Il tempo è breve.La musica non durerà.

Quabdo corri così veloceper giungere da qualche parteti perdi la metà del piacere di andarci.

Quando ti preoccupi e corri tuttoil giorno, come un regalo mai aperto...gettato via.

La vita non è una corsa.Prendila piano.Ascolta la musica.

ANDARE DAL DENTISTAPER CURARE MENTE E CORPOSe avete qualche problema emotivo a chi vi rivolgete? A un amico? A uno psicologo? In alcuni casi fate bene ma in altri potreste avere bisogno di un dentista un po’ speciale, un “dentosofo” per l’esattezza.Dentosofo, un nome, questo, che può suonare strano ma che altri non è che un dentista esperto nella “lettura” dei denti. Ovviamente, con questa non predice il futuro, ma può conoscere bene il nostro passato. È nei denti, infatti, che pare siano “scritti” tutti i traumi di mente e corpo.Sono molte le domande a cui si cerca di dare risposta. Per esempio, perché ci sono persone che hanno la predisposizione ad avere la carie sempre e solo in alcuni denti, anziché altri; perché ad alcune persone i denti non escono, o crescono accavallati, per mancanza di spazio?Queste sono tutte risposte a cui il dentosofo saprebbe dare una risposta personalizzata, di caso in caso.Ma per aiutarvi a risolvere il problema non vi fa sdraiare sul classico lettino da psicologo e neppure vi farà indossare l’antiestetico apparecchio dentale che tutti ben conosciamo.Il dentosofo agisce sulla mente e sul nostro corpo - due parti costantemente collegate - con estrema delicatezza; dandoci modo di riallineare i nostri denti e allo stesso tempo risolvere i nostri conflitti interiori.In che modo? Con un semplice ausilio, detto “attivatore”.Niente di fisso o invasivo come potrebbe suggerire un dentista tradizionale, ma più semplicemente

un morbido apparecchio di caucciù che prende tutte e due le arcate dentarie, e che deve essere utilizzato solo la notte e un paio di ore durante il giorno. Quando si ha l’attivatore in bocca ci si deve rilassare, dedicando del tempo a noi stessi e dando modo al nostro organismo di auto-guarirsi. Si, perché stiamo parlando di una vera e propria autoterapia che dà risultati incredibili, addirittura nelle persone adulte. Migliora la respirazione, la masticazione, la deglutizione, la fonazione, riallinea i denti e la mandibola.

I costi sono nettamente inferiori agli apparecchi tradizionali e, secondo Montaud(autore del volume “denti e salute” terra nuova edizioni), con risultati migliori.Con il vantaggio che oltre ai denti migliora anche la psiche. I cambiamenti a livello psicologico sarebbero significativi; in molti casi si evidenzia persino una modifica del proprio modo di scrivere - in particolare nei bambini - un miglioramento dell’attenzione e una riduzione dell’iperattività mentale.

Luigi Emilio RicciDr. In Medicina e Chirurgia

Dr. In Odontoiatria e Protesi DentariaOmeopatia e Medicina Funzionale

Dentosofia

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