PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO · John Stuart Mill, La servitù delle donne,...

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Come è consuetudine questo articolo viene scritto per ultimo, quando ormai tutto il giornale è composto e tutti scalpita- no per chiudere e andare in stampa. Ma il ritardo questa volta giunge opportuno perché permette di fare una riflessione sui fatti di cronaca accaduti agli inizi di maggio. Non è abitudine del nostro pe- riodico occuparsi di cronaca “nera” - come si dice in gergo giornalistico - tuttavia l’ec- cezione si rende necessaria perché la vastità del fenomeno droga in vallata è venuta alla luce con un’azione giudiziaria che ha rivelato fatti e personaggi di un mondo di cui un po’ tut- ti sospettavamo l’esistenza ma che nessuno pensava di tali dimensioni. Inutile sprecare parole di cir- costanza; dichiararsi scanda- lizzati serve a nulla. Serve invece uno scatto di coscienza civica da parte di tutti. Serve mettere in atto una stra- tegia dell’attenzione verso i giovani, perché la prevenzione è innanzitutto ascolto e capacità di dire le parole giuste al momento giusto: in famiglia, a scuola, nell’ambiente di lavoro, nei luoghi di ritrovo dei giovani. Ci vuole il coraggio di far capire fino in fondo le conseguenze di certi comportamenti a rischio. Serve investire nel sociale con convinzione, con continuità... Serve recuperare una dimen- sione di comunità, valorizzando la rete dell’associazionismo nello sport, nel tempo libero, nella cultura, nel volontariato. In questo contesto anche la Pro Valdagno può giocare un ruolo attivo e prezioso. Organizzare delle manife- stazioni significa innanzitutto promuovere forme di aggre- n.2 marzo/aprile 2007 - Anno LI - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 Bimestrale edito da : Associazione ProValdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956 Pubblicità inferiore al 70% - Stampa Litografia F.lli Danzo snc - 36073 Cornedo, via Monte Ortigara, 83 - Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Spedizione in abbonamento postale Comma 20/b Art.2 L.662/96 - Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia. Taxe percue (Tassa riscossa) all’Ufficio Postale di Vicenza - Italy E 2,00 PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO fondato nel 1956 241 FONDIARIA SAI DIVISIONE FONDIARIA Agenzia Generale di Valdagno Via S. Clemente, 10/12 36078 VALDAGNO (VI) divisione FONDIARIA e-mail: [email protected] Le donne si devono battere per ottenere spazio nella sfera pubblica e gli uomini, per parte loro, si devono battere per farsi spazio nella sfera privata. Tel. 0445 409735 - 409933 - Fax 0445 406097 DONNE E POLITICA: DUE MONDI SEPARATI? Le “montagnole” di Recoaro Terme, un territorio ricco di fascino paesaggistico e naturalistico, unoe spettacolo che si rinnova ad ogni stagione... una passeggiata fatta in un momento particolare, camminando tra le nuvole dei ciliegi in fiore, ripresi in questa foto vicino un vecchio casolare, quasi un simbolo di un equilibrio tra le opere della natura e quelle - discrete - dell’uomo. (servizio pag.4) Il tunnel Valdagno- Schio: uno strumento per rilanciare l’inte- grazione territoriale. Quando nel luglio del 1999 venne aperto al traffico le attese e le speranze erano molte, forse troppe. Dieci anni di lavori avevano fatto di questa opera viaria quasi un simbolo del nuovo millennio, la realiz- zazione di un sogno cullato dai valdagnesi fin dalla metà del- l ’800. Il tunnel Valdagno Schio ritorna ora d’attualità con la notizia dell’acquisto da parte dei due Comuni e della Provincia di Vicenza, ad un prezzo vera- mente di realizzo: 17 milioni di euro a fronte degli 80 di costruzione. Il primo concreto risultato sarà l’abbassamento del prezzo del biglietto di transito, ridando fiato alla mobilità lungo una direttrice che immette sulla zona pede- montana, ricca di industrie e di traffici commerciali. Si chiude quindi una stagione di incer- tezze e di timori, innescati nell’estate di sei anni fa con una eclatante presa di posizione della società che gestiva il traforo che, in buona sostanza, diceva ai comuni: i transiti effettivi annui sono notevol- mente inferiori a quelli previsti e le prospettive di guadagni non solo nell’immediato ma nel medio-lungo periodo sono praticamente nulle. Laddove l’imprenditoria dichiarava chiuso il proprio ruolo dove- vano subentrare le pubbliche istituzioni secondo una logica non più imprenditoriale ma di promozione del territorio. Il traforo ritorna quindi in mano ai Comuni che lo hanno voluto come fattore di integrazione territoriale, con l’apporto deter- minante della Provincia che ha funzioni specifiche in merito alla viabilità intercomunale. Chiuso un capitolo se ne apre un altro che parla delle sfide future che questa struttura può aiutare ad affrontare, ripartendo da quella idea di integrazione che è stata alla base - ormai più di vent’anni fa - di questa rea- La sera del 29 marzo scorso, a Palazzo Festari, la Commissione per le Pari Opportunità del Comune di Valdagno ha invitato la politologa Alisa Del Re, per un incontro dal titolo “LE DONNE E LA POLITICA: UNA RISORSA O UN PROBLEMA?”. Elena Chemello, presidente della Commissione Pari Op- portunità, ha presentato la relatrice, docente di Politica e Integrazione europea all’Uni- versità di Padova, che si è subito lanciata nel vivo del tema, proponendo i dati delle donne in politica in Italia, e con- frontandoli con quelli dei mag- giori Paesi europei. Dati che sono sconfortanti, e pongono il nostro Paese come fanalino di coda per il numero di donne nelle posizioni del potere politico ed ammini- strativo. Pure con l’applicazione delle “quote”, la politica ita- liana, dai livelli parlamentari a quelli degli Enti locali, rimane appannaggio per oltre il 90% della parte maschile. Per fare un piccolo esempio, nel consi- glio regionale del Veneto ci sono attualmente 47 uomini e 6 don- ne. Per rappresentanza delle donne nelle posizioni decisio- nali della politica, l’Italia si colloca al 60° posto nel mondo, tra Uzbekistan e Mauritius, mol- to sotto Afganistan e Vietnam... Ciò è desolante, in un Paese europeo tra i più progrediti, culla della civiltà. Le donne, precisa la Del Re, non sono un gruppo sociale, come ad esempio gli avvocati, i medici, i ciclisti, gli insegnanti, i pittori o i musicisti, ma una delle due parti in cui è strutturata biologicamente la nostra specie. La parità, quindi, dovrebbe costituire una sorta di naturale tendenza, in tutti i campi della vita sociale, una tendenza “primigenia” che il lungo cam- mino di civiltà dovrebbe ormai aver maturato come un’evi- denza, senza bisogno di ulteriori argomentazioni. Invece, perfino la lingua italiana dimostra apertamente che la diversità, anzi, la subordi- nazione, la “minorità”, delle donne, è un fatto ancora lungi dall’essere superato. Manca il sostantivo femminile di termini come: “presidente”, “ministro”, “medico”, “avvocato”, “asses- sore”, oppure vengono utilizzati dei buffi termini sostitutivi. Lo stato canadese francofono del Quebec ha regolato qualche anno fa con apposita legi- slazione la declinazione al femminile di tutti i nomi di professioni e situazioni esistenziali che prima non l’avevano. Un modo pragmatico, e forse ingenuo, per “prendere di petto” la situazione. Creare le parole per far esistere concretamente

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Come è consuetudine questoarticolo viene scritto per ultimo,quando ormai tutto il giornaleè composto e tutti scalpita-no per chiudere e andare instampa. Ma il ritardo questavolta giunge opportuno perchépermette di fare una riflessionesui fatti di cronaca accaduti agliinizi di maggio.Non è abitudine del nostro pe-riodico occuparsi di cronaca“nera” - come si dice in gergogiornalistico - tuttavia l’ec-cezione si rende necessariaperché la vastità del fenomenodroga in vallata è venuta allaluce con un’azione giudiziariache ha rivelato fatti e personaggidi un mondo di cui un po’ tut-ti sospettavamo l’esistenza mache nessuno pensava di talidimensioni.Inutile sprecare parole di cir-costanza; dichiararsi scanda-lizzati serve a nulla.Serve invece uno scatto dicoscienza civica da parte di tutti.Serve mettere in atto una stra-tegia dell’attenzione verso igiovani, perché la prevenzioneè innanzitutto ascolto e capacitàdi dire le parole giuste almomento giusto: in famiglia, ascuola, nell’ambiente di lavoro,nei luoghi di ritrovo dei giovani.Ci vuole il coraggio di far capirefino in fondo le conseguenze dicerti comportamenti a rischio.Serve investire nel sociale conconvinzione, con continuità...Serve recuperare una dimen-sione di comunità, valorizzandola rete dell’associazionismo nellosport, nel tempo libero, nellacultura, nel volontariato.In questo contesto anche la ProValdagno può giocare un ruoloattivo e prezioso.Organizzare delle manife-stazioni significa innanzituttopromuovere forme di aggre-

n.2 marzo/aprile 2007 - Anno LI - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190Bimestrale edito da : Associazione ProValdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956Pubblicità inferiore al 70% - Stampa Litografia F.lli Danzo snc - 36073 Cornedo, via Monte Ortigara, 83 - Direttore Responsabile:Gianni Luigi Spagnolo - Spedizione in abbonamento postale Comma 20/b Art.2 L.662/96 - Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia.

Taxe percue (Tassa riscossa) all’Ufficio Postale di Vicenza - Italy E 2,00

PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO

fondato nel 1956

241

FONDIARIA SAID I V I S I O N E F O N D I A R I A

Agenzia Generale di ValdagnoVia S. Clemente, 10/1236078 VALDAGNO (VI)

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Le donne si devono battere per ottenere spazio nella sfera pubblica e gliuomini, per parte loro, si devono battere per farsi spazio nella sfera privata.

Tel. 0445 409735 - 409933 - Fax 0445 406097

DONNE E POLITICA: DUE MONDI SEPARATI?

Le “montagnole” di Recoaro Terme, un territorio ricco di fascino paesaggistico e naturalistico, unoe spettacolo che si rinnova adogni stagione... una passeggiata fatta in un momento particolare, camminando tra le nuvole dei ciliegi in fiore, ripresi in questa fotovicino un vecchio casolare, quasi un simbolo di un equilibrio tra le opere della natura e quelle - discrete - dell’uomo. (servizio pag.4)

Il tunnel Valdagno-Schio: uno strumentoper rilanciare l’inte-grazione territoriale.

Quando nel luglio del 1999venne aperto al traffico le attese e le speranze erano molte, forsetroppe. Dieci anni di lavoriavevano fatto di questa operaviaria quasi un simbolo delnuovo millennio, la realiz-zazione di un sogno cullato daivaldagnesi fin dalla metà del-l ’800.Il tunnel Valdagno Schio ritornaora d’attualità con la notiziadell’acquisto da parte dei dueComuni e della Provincia diVicenza, ad un prezzo vera-mente di realizzo: 17 milioni dieuro a fronte degli 80 dicostruzione. Il primo concretorisultato sarà l’abbassamentodel prezzo del biglietto ditransito, ridando fiato allamobilità lungo una direttriceche immette sulla zona pede-montana, ricca di industrie e ditraffici commerciali. Si chiudequindi una stagione di incer-tezze e di timori, innescatinell’estate di sei anni fa con unaeclatante presa di posizionedella società che gestiva iltraforo che, in buona sostanza,diceva ai comuni: i transitieffettivi annui sono notevol-mente inferiori a quelli previstie le prospettive di guadagninon solo nell’immediato ma nelmedio-lungo periodo sonopraticamente nulle. Laddovel’imprenditoria dichiaravachiuso il proprio ruolo dove-vano subentrare le pubblicheistituzioni secondo una logicanon più imprenditoriale ma dipromozione del territorio. Iltraforo ritorna quindi in manoai Comuni che lo hanno volutocome fattore di integrazioneterritoriale, con l’apporto deter-minante della Provincia che hafunzioni specifiche in meritoalla viabilità intercomunale.Chiuso un capitolo se ne apreun altro che parla delle sfidefuture che questa struttura puòaiutare ad affrontare, ripartendoda quella idea di integrazioneche è stata alla base - ormai piùdi vent’anni fa - di questa rea-

La sera del 29 marzo scorso, aPalazzo Festari, la Commissioneper le Pari Opportunità delComune di Valdagno ha invitatola politologa Alisa Del Re, perun incontro dal titolo “LEDONNE E LA POLITICA: UNARISORSA O UN PROBLEMA?”.Elena Chemello, presidentedella Commissione Pari Op-portunità, ha presentato larelatrice, docente di Politica eIntegrazione europea all’Uni-versità di Padova, che si è subitolanciata nel vivo del tema,proponendo i dati delle donnein politica in Italia, e con-frontandoli con quelli dei mag-giori Paesi europei.Dati che sono sconfortanti, epongono il nostro Paese comefanalino di coda per il numerodi donne nelle posizioni delpotere politico ed ammini-strativo. Pure con l’applicazionedelle “quote”, la politica ita-liana, dai livelli parlamentari a

quelli degli Enti locali, rimaneappannaggio per oltre il 90%della parte maschile. Per fareun piccolo esempio, nel consi-glio regionale del Veneto ci sonoattualmente 47 uomini e 6 don-ne. Per rappresentanza delledonne nelle posizioni decisio-nali della politica, l’Italia sicolloca al 60° posto nel mondo,tra Uzbekistan e Mauritius, mol-to sotto Afganistan e Vietnam...Ciò è desolante, in un Paeseeuropeo tra i più progrediti, culladella civiltà.Le donne, precisa la Del Re,non sono un gruppo sociale,come ad esempio gli avvocati,i medici, i ciclisti, gli insegnanti,i pittori o i musicisti, ma unadelle due parti in cui è strutturatabiologicamente la nostra specie.La parità, quindi, dovrebbecostituire una sorta di naturaletendenza, in tutti i campi dellavita sociale, una tendenza“primigenia” che il lungo cam-

mino di civiltà dovrebbe ormaiaver maturato come un’evi-denza, senza bisogno di ulterioriargomentazioni.Invece, perfino la lingua italianadimostra apertamente che ladiversità, anzi, la subordi-nazione, la “minorità”, delledonne, è un fatto ancora lungidall’essere superato. Manca ilsostantivo femminile di terminicome: “presidente”, “ministro”,“medico”, “avvocato”, “asses-sore”, oppure vengono utilizzatidei buffi termini sostitutivi.Lo stato canadese francofonodel Quebec ha regolato qualcheanno fa con apposita legi-slazione la declinazione alfemminile di tutti i nomi diprofess ioni e s i tuazioniesistenziali che prima nonl’avevano.Un modo pragmatico, e forseingenuo, per “prendere di petto”la situazione. Creare le paroleper far esistere concretamente

il nostro campanile - marzo/aprile 20072

IL PUNTO - continua dalla prima pag.

(continua dalla prima pag. “Donne e politica...”)

Paolo CentomoPresidente Pro Valdagno

Gianna Dalle Rive

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Quand’anche tutte le donnefossero spose, quand’an-che tutte esser dovesseroschiave, non sarebbe mennecessario di dare a questeschiave una professionelegale; poiché sappiamotroppo bene qual prote-zione possono gli schiaviaspettarsi, quando le leggison fatte dai padroni.

John Stuart Mill, La servitùdelle donne, 1869.

condizioni prima mal rico-nosciute, come la professoressaDel Re auspica accada ancheda noi. A questo proposito, hacitato il “Salve Regina”, pre-ghiera composta probabilmenteda San Bernardo di Chiaravallealla metà del 12° secolo, dovesi implora direttamente laMadonna come “avvocatanostra”. La parola “avvocata”,quindi, esiste. Come esiste laparola “ministra”, che compareanche in una delle odi diFoscolo.Tornando allo specifico politico,Alisa Del Re sostiene che le“quote” sono efficaci, e che neipartiti, nei governi, nelle arenedecisionali che le accettano,esse raggiungono lo scopo diun vero miglioramento demo-cratico. Sono uno strumentoutile per raggiungere l’obiettivoparitario, ed esistono, con variemodalità, in 98 Paesi al mondo.Un obiettivo, quello paritario,la cui legittimità, come si è dettosopra, è nativa, costituente efondamentale: le donne sidevono battere per ottenerespazio nella sfera pubblica, egli uomini, per parte loro, sidevono battere per ottenerespazio nella sfera privata.Entrambi i sessi infatti hanno imedesimi diritti e dignità, edevono poter vivere armoni-camente entrambe le dimen-sioni esistenziali: intimità esocialità. La Dichiarazioned’indipendenza americana del1776, uno dei più suggestivicapisaldi della civiltà, proclamail diritto alla ricerca della felicità:è evidente che per conseguiretale obiettivo, ogni individuodeve raggiungere equilibrio,sostanza, gioia di vivere, gra-tificazione delle proprie fatichee integrazione sociale, sia chesia femmina sia che sia maschio.La Del Re sostiene, come fon-damento di una politica final-mente anche al femminile, cheentrambi i generi hanno legit-timamente autorità nel definireuna visione del mondo e delvivere insieme, nel delineare lanuova immagine simbolica delledonne e degli uomini nellasocietà.

Tale autorità deve anzituttotrovare espressione nel numerodi donne in politica, finora asso-lutamente non congrua: indemocrazia decide il numero,e quindi la qualità della demo-crazia è fondamentalmente“quantità”, numero. Ma la DelRe non si nasconde che questoobiettivo paritario, che definisce“rivoluzionario”, va costruitonel tempo. Per esempio, bisognatrovare un’uscita, un’alternativaonorevole, ai tanti maschi chehanno fatto della politica unassoluto, un impegno totaliz-

zante, e che dovranno lasciarespazio all’ingresso, all’inizio“protetto”, e garantito dalle“quote”, di donne nei posti dicomando.La parlamentare MariangelaGritta Grainer, presente allaserata, nel suo intervento hasostenuto che le quote do-vrebbero essere direttamentedel 50%. Almeno per una volta- “una tantum” : si dovrebbepuntare ad una sostanzialeparità di uomini e donne inpolitica.Questo permetterebbe unmassiccio rinnovamento di tut-to il panorama umano dellapolitica, e probabilmente sa-rebbe il vero propulsore di uncambiamento sociale epocale.Chiaramente, il solo ingresso diun gran numero di donne neiposti chiave del governo dellasocietà non garantisce in sémiglioramenti, né si può ipo-tizzare in astratto se ve ne sa-rebbero veramente, ma almenole leve del comando sarebberoin mano ad una compagine cherispecchierebbe più autenti-camente la realtà del viveresociale, e quindi più “demo-cratica”. La professoressa DelRe ha citato la vivace senatriceLidia Menapace, che a propositodella presenza delle donne inpolitica, afferma che “E’ unavergogna elemosinare undiritto”: l’applicazione di unprincipio come la parità richiededi rimettere in questione ilfunzionamento sociale, di con-dividere ogni responsabilità, diimmaginare una società co-gestita dai due generi, perché,è evidente, occorrono due puntidi vista per rilevare posizioneed esatto aspetto di quanto cisi presenta davanti, occorronodue orecchi per localizzare lafonte di un suono, occorronomaschi e femmine per costituirela società umana, e per go-vernarla.Per finire, le Presidenti delleCommissioni Pari OpportunitàProvinciale, di Valdagno e diSchio, hanno accolto laproposta di Alisa Del Re disottoporre ai sindaci dellaprovincia di Vicenza undocumento, proposto dallaCorte europea per la parità,che contiene importanti di-chiarazioni rispetto al modusoperandi delle Amministrazionilocali rispetto a tutte le situazioniin cui alcuni comportamentipossono facilitare più di altri ilconseguimento di quellarivoluzione civile che è la paritàdei sessi nella società umana.

gazione, favorire quella so-cializzazione che è alla base diogni convivenza civile.Questa è la convinzione chesostiene quanti dedicano tem-po e fatica alle attività dellaPro; convinzione - sono certo -condivisa da soci e simpa-tizzanti, sulla scia di una tra-dizione ormai più che cen-tenaria di cui tutti dobbiamoessere orgogliosi.

lizzazione. Con la riduzione delcosto di transito e, in pro-spettiva, magari abolito (comeavviene in molte zone d’Italia)si può e si devono rilanciare leiniziative per creare una grandearea “altovicentino” con serviziveramente integrati per la sa-nità, la scuola e la formazioneprofessionale, la cultura e lospettacolo, lo sport e il tempolibero. Il mondo dell’econo-mia e del lavoro rispondono adinamiche che non possonoessere governate a livello diamministrazioni locali, ma sonotuttavia sensibili alle condizionistrutturali del territorio, allaqualità complessiva della vita,al livello di efficienza dei servizi.In altre parole, lo sviluppo diun’area è legato anche a strut-ture di grande rilevanza stra-tegica, quale è appunto il tunnelValdagno Schio.A patto che se ne sappia sfrut-tare fino a fondo, con coeren-za e lungimiranza, tutte lepotenzialità.

(continua dalla prima pag. “Tunnel...”)

Gianni L. Spagnolo

Con gli occhi della mente ti guardo distesa sul letto: i capellileggermente scarmigliati dai lunghi giorni di degenza, quei capelli,ormai ingrigiti, che non avevo più visto da quando tu diciottenne,(terza di cinque fratelli di cui ero primogenito) avevi preso i VotiEcclesiastici e il Velo che li teneva raccolti e nascosti e da Gemmaeri diventata suor Bertilla. Il tempo è scandito dal lento, silenziososuccedersi delle gocce della fleboclisi, l'ago infilato sul dorso dellamano è contornato da macchie bluastre; ad un fianco del letto,coperto in parte dal candido copriletto, un sacchetto di plasticasi riempie pian piano di liquido rossastro che il tuo corpo secernee non riesce più a smaltire per via naturale. Il volto emaciatocomincia a gonfiarsi per effetto collaterale dei farmaci, gli occhipesti e macilenti che non conoscono riposo, si aprono a faticaquando senti qualche rumore o qualche presenza delle Sorelle oMadri che vengono a trovarti dalle varie scuole materne ove avevitrascorso la vita "operativa". Come rivedo i tuoi occhi ridenti,limpidi, verginali, quando venivi a trovarci nelle rare visite in qualche week - end che avevi libero;e come risento le tue parole semplici e profonde che testimoniavano la tue fede genuina, quasiinfantile, intangibile dalle allettanti lusinghe del mondo esterno, sempre rivolte al fine ultimo dellavita, all'eternità .....La grave malattia che ti ha colpita appena sessantenne è ormai diffusa in tutto il corpo: "Le mie ossaconsumate sono diventate fragili, come di vetro"; e il busto che ti sorreggeva giace ora, negletto, inun angolo della camera: non lo indosserai più mai. In una parete, in alto, è installato un ripetitoreradiofonico, come in tutte le altre camere che si affacciano sul lungo corridoio in fondo al quale sitrova la cappella: trasmette in sordina le preghiere e i canti che ivi le suore intonano nelle varie oredella giornata secondo la regola del loro Ordine così che anche le degenti possono parteciparvi.Il tuo respiro è un continuo rantolo difficoltoso, spossante; il liquido che ha invaso i polmonilentamente sale diventando sempre più greve e insopportabile: respingi con un gesto la mascherinadell' ossigeno che ti procura un senso di soffocamento. Infine, quasi a premiarti per lunghe sofferenzesopportate, ti sei addormentata serenamente, senza traumi dell'estrema ora, definitivamente!Ora giaci distesa nella bara, tra fiori e candidi veli, attorniata da Madri e Consorelle che recitanopreci: il tuo volto è tornato miracolosamente intatto. la pelle cerea è liscia, come di adolescente, labocca accenna un lieve, impercettibile sorriso, gli occhi chiusi, rivolti all'interiorità dello spirito.Sono distesi, cancellate le prove delle lunghe sofferenze patite, finalmente riposano in pace."E' ben giusto che al termine della mia povera vita il Signore mi visiti con tribolazioni particolarmenteaffliggenti. Ecco, sono pronta, purché il Signore che me le invia mi conceda la forza di sostenerlecon calma, dolcezza e dignità. Mi sento tranquilla e contenta della mia situazione. Mi conforta ilpensiero che le anime che ho amato e che amo, sono tutte “di là” che mi attendono e che preganoper me. Affido alla misericordia del Signore quello che ho fatto di male o meno bene affidandomitotalmente alla sua volontà”. Cara Gemma. cara dolce sorella, grazie della tua testimonianza di vita,di quello che sei stata per noi, di quello che ci hai donato con le tue parole e soprattutto col tuoesempio.Ora da lassù ricordati di noi. Non ti dimenticheremo mai.

In memoria di suor Bertilla Dal Lago

CON GLI OCCHI DELLA MENTE

tuo fratello Francesco

Costituita una commissione comunale

LA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE DEI VALDAGNESIUna “Commissione progetti”, all’interno del Consiglio comunaledi Valdagno, provvederà alla stesura di linee d’azione dicooperazione internazionale, con l’obiettivo specifico di raccoglierefondi per i bambini africani, nelle zone dove operano i missionarie i volontari valdagnesi: padre Antonio Guiotto, in Sierra Leone,i collaboratori del compianto Vittorio Bicego, Guinea Bissau.Così è stato deciso alla fine del 2006 dal Consiglio chesull’argomento ha trovato unanime consenso dei gruppi politici,rinviando tuttavia il nodo della donazione finanziaria, anche percercare di coinvolgere direttamente tutta la cittadinanza.Il fatto rimane comunque importante perché rappresenta un puntodi riferimento istituzionale per tutte quelle iniziative che miranoa sostenere l’azione preziosa di quanti lavorano per lo sviluppodelle aree più svantaggiate del mondo.L’importante che ai proclami e alle parole, seguano, in tempirapidi, i fatti...

LE STAGIONI DI GINO SOLDA’

il nostro campanile - marzo/aprile 2007 3

Adriano Tomba

Una mostra dedicata a Gino Soldà alla 55° edizione del Trentofilmfestival

DDADA

LETTERE IN REDAZIONE

ferenza e l’affetto dovuti ad ungrande, una stella fissa nel fir-mamento alpinistico. Mi piacepensare particolarmente alnostro incontro al RifugioVazzoler in Civetta - erano glianni sessanta - e c’era ancheGeorges Livanos con la moglieSonia. Sono perle preziose nelmio scrigno dei ricordi.”Oltre alla testimonianza soprariportata di Armando Aste, ilgrande alpinista roveretanoautore di grandiose scalatedolomitiche, soprattutto inMarmolada, e che fu il primoripetitore italiano, insieme adaltri cinque alpinisti della pa-rete Nord dell’Eiger (1962), lamostra comprende anche letest imonianze di CesareMaestri, Mario Rigoni Stern edella indimenticabile AnnettaStenico Dalsass scomparsa unpaio d’anni fa.E poi ci sono le fotografie dellePiccole Dolomiti, di Lake Placid,del Sassolungo, della Marmo-lada e del K2; cronologiestoriche, documenti, citazioni,libri, manifesti, materiale al-pinistico utilizzato da Soldà.Un mix essenziale, ma ricco,suggestivo, stimolante, cheriporta il rimirante indietro neltempo, ma ben dentro la storia:la storia del grande alpinismodolomitico degli anni trenta delsecolo scorso; la storia dell’Italiadall’avvento del fascismo all’8settembre 1943; dall’inizio dellaguerra di liberazione al secondodopoguerra e all’epopea del K2.La mostra sarà successivamenteproposta presso le Fonti Centralidi Recoaro Terme dal 21 luglioal 23 settembre; a Valdagno,Galleria dei Nani di PalazzoFestari, dal 20 ottobre all’11novembre 2007.

Il diavolo esiste... anche nellafotocomposizione. Intendiamoci,non vogliamo imbarcarci in grandi e rispettabilissimi temi, quanto piùsemplicemente rendere conto deldisguido che si è verificato nellapr ima pagina del numeroprecedente. L’articolo di AdrianoTomba sul centenario di Gino Soldàè stato ”massacrato” da un diavoloburlone che si è inserito almomento di trasferire il testo dallafotocomposizione alla pellicola distampa: sono saltati accenti, verbi,congiunzioni... Problemi ditranscodifica, dicono gli esperti;una volta si chiamavano “refusi”,con il vantaggio che le righe - fusenel piombo - non cambiavano“spontaneamente” al momentodella stampa.... Ce ne scusiamocon l’autore e con i lettori.

Egregio direttore,

sia detto con la massima stimaverso tutto e tutti, con la massi-ma discrezione possibile, conla più profonda considerazionedel caso ma, se Mario Bortolami,il pittore più amato dai valda-gnesi, oggetto di un colle-zionismo che lo accasa indiffe-rentemente tra Schifano e Burriquanto tra puzzle di vedute diVenezia e fiori secchi di Cam-pogrosso, non è un naif, allora,capperi, non è vero che la nuovaedilizia cittadina si materializzaprevalentemente nei villaggimignon giallo-arancioni (epartivamo dal grande progettoarchitettonico della Città So-ciale); non è vero che si è de-dicata una piazza a GaetanoMarzotto con un archetto mo-destino modestino (e partivamodall’avanguardia ingegneristicadei grandi archi a reggere la salapensile della fabbrica che cisuggerivano quantomeno unarco più grande di quello diSaint Louis che ricorda latrasvolata atlantica di Lindbergh;un arco che unisse per davve-ro la Valdagno antica con laValdagno nuova); e non ènemmeno vero che la facciatadel Rivoli di Santomaso è statadistrutta (questo mi solleva assai,perché evitiamo imbarazzan-tissime prossimità con altridistruttori d’arte); come non èvero che la donazione Mene-guzzo sia stata rifiutata (e infattioggi non è al Mart di Roveretonella collezione VAF-Stiftung,nei musei di Aschaffenburg eGelsenkirchen, a Torino alMuseo Miaao in San FilippoNeri). Infine non è nemmenovero che il romanzo post-moderno di Domenico Fran-ceschi è stato completamen-te ignorato. Oh, che bella no-tizia, Bortolami, il pittore piùamato della città, non è un naif,ergo nemmeno Valdagno è naif.Che gran bella notizia!

Cordialmente, Luigi Borgo.

Una lettera insolita, caro Luigi,la tua. Ironica e provocatoria alpunto giusto per buttare sultappeto una serie di problemi,di paragoni storici tra la Val-dagno d’oggi e quelle di unpassato più o meno recente.Condivido la preoccupazioneper la scarsa attenzione talvoltariservata ai nostri concittadiniimpegnati nella cultura, nell’arte(da non dimenticare anche ilmondo della scienza, dellatecnica e dell’imprenditoria).Tuttavia, oltre alla meritoriaopera svolta dal Gruppo StoricoValle dell’Agno, vorrei ricorda-re che qualcosa anche il nostroperiodico cerca di fare pre-sentando testi inediti e do-cumentazione.Sarebbe bello riprendere unavecchia idea: istituire unpubblico riconoscimento, unpremio cittadino, una pub-blicazione di personaggi il-lustri... (come fanno Schio eBassano, tanto per citare dueesempi). Assolvendo in questoad un dovere civico,saldandodebiti - vecchi e nuovi - con lanostra storia.Apriamo un dibattito, lanciamodelle proposte...

GLS

CALASTORIACONCORSO BIENNlALE DI POESIA

11ª Edizione - Anno 2007

BENIA CALASTORIA

Bepi De Marzi

Per informazioni tel. in ore serali al n. 0445 406562o inviare e-mail a: [email protected]

REGOLAMENTO1) Il concorso è riservato a poeti residenti in Italia.

2) Il concorso si articola nelle seguenti sezioni:Sez. A: ADULTI IN LINGUA ITALIANASez. B: ADULTI NEI DIALETTI DEL TRIVENETO (veneto,

trentino e friulano)Sez. C: GIOVANI (da 14 a 25 anni) che accoglie composizioni

sia in italiano che in dialetto.

3) Per tutte le sezioni il tema è libero; ogni partecipante potràpresentare due composizioni per sezione che non dovrannosuperare i 60 versi ciascuna. Su tutte le poesie va indicata lasezione per la quale si concorre.Gli elaborati potranno essere anche editi, ma non premiati osegnalati in altri concorsi.

4) Il poeta che partecipa alle sezioni A e B sarà premiato solo inuna delle due e non in entrambe.

5) Le composizioni vanno spedite entro il 20 giugno 2007 (datatimbro postale) tramite raccomandata o posta prioritaria alseguente indirizzo:

12) La cerimonia di premiazione si terrà a Valdagno sabato 6ottobre 2007 alle ore 20,30 presso la sala Soster diPalazzo Festari in Corso Italia 63.

.................................

Segreteria Premio di Poesia CalastoriaCasella Postale 216 - 36078 valdagno (VI)

E’ il titolo della mostra promossadalla Città di Valdagno, dalComune di Recoaro Terme,dalla Comunità Montana “Agno-Chiampo”, dal Club AlpinoItaliano, in collaborazione conil Trentofilmfestival, allestitanell’ambito della 21a edizionedella Rassegna Internazionaledell’Editoria di Montagna(Trento dal 24 Aprile al 6Maggio 2007). Nella foto infondo pagina l’autore dellamostra, Adriano Tomba, conil direttore artistico del Tren-tofilmfestival Maurizio Nichettiall’inaugurazione della 21a

edizione di Montagnalibri,rassegna internazionale del-l’editoria di montagna - Trento,24/04/007.

“Nel suo bellissimo libro Scalatenelle Alpi Giusto Gervasutti,dove parla dello Sperone dellaWalker alle Jorasses, mette aconfronto vari alpinisti del-l’epoca e riferendosi a RiccardoCassin dice che Comici e Soldàsono certamente più brillanti dilui, ma Cassin deve esseregiudicato con l’elenco allamano e allora non teme nessunconfronto. Bene. Ma qui voglioparlare di Gino Soldà e dicoche oltre alla brillantezza ancheper lui l’elenco alla mano nonfa difetto, anche se il suo ca-polavoro, per vari motivi, ri-mane la SO della Marmolada.Già dal tempo della miainiziazione, per aver letto esentito parlare, ho imparato aconsiderare Gino Soldà comeuno dei mostri sacri dell’al-pinismo in senso assoluto. Coltrascorrere del tempo ho avutomodo di conoscerlo perso-nalmente e di parlare con luicon tutta l’ammirazione, la de-

il nostro campanile -marzo/aprile 20074

Viale Trento, 4 - 36078 Valdagno (VICENZA)Tel. 0445 406020 (3 linee r.a.) - Fax 0445 408242

E-mail: [email protected] www.valledellagnoviaggi.it

srl

Una serena passeggiata sulle Montagnoleper godersi la primavera.

Una meta facile e alla portatadi ciascun camminatore,particolarmente attraente inquesto periodo di meravigliosefioriture, con prati e boschicome arazzi, può essere il“Sentiero dei grandi alberi”,sull’altopiano delle Montagnole,fino alla dorsale del MonteRove, da dove si può rag-giungere anche il rifugio CesareBattisti al Colle della Gazza,tutto in territorio di RecoaroTerme.

Partendo da Recoaro Mille odalla località Casare Asnicar, ilpercorso si snoda in un pa-norama piacevolissimo, convedute del gruppo del Carega,del Sengio Alto, del Pasubio edel Novegno.Il percorso completo si snodatra i pascoli, suggestivi boschie sequenze di alti ciliegi, co-steggiando le malghe per untotale di circa 15 chilometri,con leggeri saliscendi, e richiedecirca quattro ore.La quota massima raggiunta èsui 1.100 metri s.l.m., con undislivello di circa 300 m.Dalle Casare Asnicar si prendela stradina, a sinistra, per malgaOfra-Morando. Superata lamalga, ben ristrutturata e conservizio di agriturismo, siprosegue lungamente sulbell'altopiano seguendo lastrada sterrata che, nel periodoinvernale, costituisce anche unapista per lo sci di fondo. Sitoccano la malga Sebe, l’in-fossatura dell’Anghebe, la giàcitata malga Morando, le duemalghe denominate Podeme,malga Raute, malga Pace emalga Rove.

Da qui si può salire al collettodel Monte Rove, dal quale siscorge il rifugio Cesare Battisti,che si può raggiungere in unaventina di minuti.Lungo il percorso dei GrandiAlberi sono presenti una ventinadi pannelli didattici con in-teressanti descrizioni di questiautentici monumenti vegetali,tutti ultracentenari, princi-palmente faggi, ma anche tigli(in effetti il più grande e vecchiodei patriarchi vegetali è proprioil tiglio - ormai morente - dimalga Sebe) e sorbi montani.I faggi sono gli ultimi superstitidell’originaria foresta chericopriva tutta la montagnarecoarese, abbattuta sia per farspazio ai pascoli, sia perottenere legname da carbone e

da lavoro.I tigli e i ciliegi, presenti in numero notevole nei pressi delle malghe,erano alberi “amici”, apprezzati per attirare e nutrire le api e gliuccelli, che fornivano miele e un po’ di carne ai pastori.Un mondo suggestivo e perduto, dove ogni piccola risorsa eraimportante, e in armonia con l’ecosistema di cui ora, tolto lostrappo della cava dell’Anghebe, possiamo ancora godere edapprezzare la struggente bellezza.

ANTONIO TOMBA. UN EMIGRANTE VALDAGNESEALLA CONQUISTA DELL’ARGENTINA

Un libro di Giorgio TrivelliNovità in Libreria

La vita di questo valdagnese di fine ottocento sembra fatta appostaper diventare un romanzo. Le caratteristiche ci sono tutte: lo spiritodi avventura, i grandi viaggi, il successo imprenditoriale partendodal poco di un lavoro umile e infaticabile, la fine prematura in uncontesto naturale tragico e solenne, l’oceano. La vicenda umanae imprenditoriale di Antonio Tomba 'da Valdagno' è simile percerti versi a quella di molti altri emigrati, veneti e non, che nellaseconda metà dell'Ottocento partirono alla volta delle Americhecon la speranza di fare fortuna.

Ma la sua storia è senz'altro una storia diversa, per essersi ritro-vato, dopo infinite peripezie, famoso e «milionario» in virtù delproprio ingegno e di una straordinaria capacità di lavoro, per aversaputo rimanere coerente fino all'ultimo con gli ideali laici, libertarie democratici che lo avevano ispirato fin dall' età giovanile, einfine per la tragica morte che a causa di un tumore devastante locolse a soli cinquant'anni sul piroscafo diretto in Italia, con ilcadavere calato nel silenzio della notte nelle nere acque del-l'oceano. A Mendoza e in Argentina, dove il 're del vino' negliultimi anni del secolo XIX aveva costruito una delle aziendevitivinicole più grandi del mondo, Antonio Tomba vive ancor ogginella memoria di molte istituzioni nate grazie alla sua generosaprodigalità. A Valdagno, l'amata terra natale che ne conserva, nelcimitero cittadino, il cuore espiantato prima della sepoltura inmare, la sua vita avventurosa, segnata dal coraggio e dall'intelligenzadi un vero self-made man, meritava di essere doverosamentestudiata, conosciuta e apprezzata. Il libro di Trivelli, ne ripercorrele tappe con grande rigore documentario e con informazioni piùche aggiornate: dalla giovinezza movimentata (prese parte almovimento garibaldino) all’approdo in Argentina dove rapidamentefonda una grande impresa vinicola, dai suoi ritorni in patria al suoultimo desiderio - irrealizzato - di poter morire a Valdagno. Lepagine del libro scorrono veloci, gradevoli, attente al dettaglio eal particolare storico. Un libro quindi che restituisce a Valdagnoil profilo di un concittadino illustre che occupa ora un postod’onore nella storia cittadina.

La nicchia con il monumento a Tomba presso il cimiterodi Valdagno. Al centro l’urna contenente il suo cuore.

Antonio Tomba, al centro, seduto nell’ufficio dell’aziendacon i suoi collaboratori.

Gianni Caichiolo

CINQUAZZERONon va d’accordo con la gram-matica il cinquazzero in testa aqueste righe ma è così che“suona” quando al bar si chiedel’aperitivo composto di un buonvino bianco ed una spruzzatadi rosso Bitter, risultato, un rosatogradevole invito a pranzo chenella nostra Città da 66 anni faparte di un “rito” che alle volteprecede pranzo o cena.

La sua nascita risale al lunedì22 Aprile del 1940 il giornodopo che allo stadio Mussolini,ora Stadio dei Fiori, Il Marzottocalcio sconfisse il Vicenzaappunto per cinque gol a zero.Le due squadre militavano inuno dei due gironi del cam-pionato nazionale di serie C edil Vicenza aveva spesso la megliosulla squadra di Valdagno cheda provinciale forse soffriva diun certo complesso di inferioritànei confronti del più celebratosquadrone metropolitano, cor-re l’obbligo ricordare che icomponenti la squadra diValdagno percepivano solo ipremi partita, la loro professionela svolgevano con diverse man-sioni all’interno dello Stabi-limento Lane Marzotto, unpomeriggio l ibero per lapartitella, esercizi ginnici la seradopo il lavoro.

La rivalità era forte e i Derbymolto sentiti da tifosi e calciatorie per i sostenitori dei coloriBiancorossi il “complesso” eraquello di superiorità neiconfronti dei rivali Biancocelestiche a loro volta soffrivano lasupponenza Vicentina, quel-l’essere guardati dall’alto albasso e gli sfottò, del restoreciproci durante i Derby.D’altra parte risultati di solitodavano ragione ai colori diVicenza e così soffrendo biso-gnava accettare la risposta delcampo, ma... quella domenicapomeriggio del 21 di Aprile1940gli atleti Valdagnesi infilaronoper ben cinque volte il pallonenella porta Vicentina.

Incredibile battere il Vicenza per5-0, raccontano le cronache deltripudio, della grande emozionee gioia dei Valdagnesi ap-passionati di calcio per lostraordinario risultato, ma an-che del profondo scoramento edelusione degli oltre millesostenitori Biancorossi che sierano portati a Valdagno condue treni speciali per sostenerela propria squadra con la quasicertezza di una vittoria.

Ed ecco allora “l’invenzione”;

chissà a chi sarà balenata l’ideadel miscelare il vino bianco conil rosso Bitter e battezzare poiil prodotto con il nome diCINQUAZZERO, e chissà seconsapevolmente o no i coloriche rappresentano la bandieradel Vicenza Calcio venivanobevuti con grande gioia per ilpalato ma anche, forse, con unsott’inteso, Io il Vicenza me lobevo....Questo il breve ricordo diun’esaltante e gioiosa giornatadi sport in provincia vissuta 66anni fa a Valdagno, trascorsa traentusiasmo e delusione degliappassionati sostenitori delledue fazioni fra vigorosi incita-menti alla propria squadra edoscure minacce al poveroarbitro che poi finivano li intribuna quando al novantesimoil triplice fischio firmava ilrisultato.Il CINQUAZZERO fra non moltocompirà settant’anni ma aValdagno lo si continua adassaporare e dai più non ci sipuò aspettare ne conoscano ilmotivo e l’origine della suastrana denominazione; gli atletidel l ’ impresa hanno tutt iintrapreso il “Viaggio” ma aglioramai pochi che erano sulletribune quel 21 di Aprile siaccende ancora lo sguardo nelr icordare quel la magicaDomenica di Aprile.

Certo crediamo anche unariflessione suggerisca questarapida cronaca d’altri tempi,l’avvicinare cioé il tifo sopradescritto a quello dei nostrigiorni, con le cariche di poliziaa disperdere dei vandalimascherati da tifosi e tutto quelcontorno di violenza cheaccompagna la manifestazio-ne sportiva che dovrebbeaccendere i vincitori e l’ac-cettare l’insuccesso per glisconfitti, indubbiamente unrisultato negativo non è statogradito mai da nessuno innessun tempo, ma se giusto,accettarlo è civile . Così non ènostra intenzione dare giudizio soluzioni al cambiare cosìprofondo nel sostenere i propricolori sportivi.

A noi non resta che la nostalgiadei tempi quando il massimoscherno per l’avversario sconfittostava nel berselo con i coloridella sua squadra in un deliziosobicchiere di vino Bianco conuna spruzzata di Rosso Bitter,un freschissimo, profumatoCINQUAZZERO.

La squadra: (da sin.) Zanvettor, Xausa, Anzolin, Bonino allenatore, Guarnieri, Girolami,Brunello, Mascotto, Polita, Pernigo, Mestroni e Ros

Presentiamo la squadra del “Marzotto” che ha partecipato al Campionato ItalianoDivisione Nazionale Serie C - stagione 1936/37 - classificandosi al 4° posto.

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UNA PITTURA DEVOTA, RIVELATA, RELIGIOSA

Una mostra bella,intensa per emozionitrasmesse, partecipata- duemila visitatori.La rassegna retro-spettiva dedicata allapittura di Mario Bor-tolami (1924 - 2001)nella galleria civica divilla Valle ha riscossol’attenzione e l’entu-siasmo soprattutto deivaldagnesi che hannovoluto rendere omag-gio ad un personaggioche ha caratterizzatoper molti anni la vitasociale e culturale diValdagno. Personalitàcomplessa, quella diMario ma che sotto ilfare dimesso e riservatocoltivava una interioritàpopolata da sogni, da

grandi narrazioni epiche, da momenti lirici. Tutto questo è testimoniato dai suoi quadri che mantengono,a distanza di anni, una freschezza e una capacità comunicativa veramente particolari.“Che spettacolo! - ha annotato un visitatore nel libro delle firme - Ti ricordi Mario, quando chiusonel tuo bugigattolo, con le tele ammonticchiate... quello era il tuo paradiso, dove sognavi e creavi ituoi capolavori che riscaldano ancor oggi il cuore con il fuoco dei tuoi caminetti...Ciao Mario sei grande nella tua semplicità”.

GRAZIE MARIO!

Una mostra di Lorenzo Lovo

Un titolo suggestivo quello della mostra che Monselice ha recentemente dedicato a Lovo; un titoloche nel cartoncino invito viene spiegato.

DevotaAl culto dell’immagine come al culto della Madonna, perché l’immagine è per l’artista quello chela Madonna è per il cattolico.

RivelataAl mito infantile della campagna nei favolosi anni cinquanta, quando la campagna era il grembomaterno tra cielo e terra.

ReligiosaNei riti visionari e trasfigurati di una fantasia contemplativa classico- romantica e di un’anima mistico-popolare.

Il mondo di Lorenzo Lovo è segnato da unmarchio inconfondibile. E’ un mondo not-turno, lunare, solitario, sepolto, e vien rie-sumato dalla memoria con un'operazioneinsieme archeologica (ci dice che cosafummo) e poetica (non è un dato della storia,è un prodotto della fantasia). Questi contadinilarghi e pesanti, dalla faccia vasta e gonfiacome una polenta, queste case come guscio croste forati o sbrecciati da finestre comebuchi o crepi, questi cavalli ben piantati,solidi, immensi, questi pipistrelli più da saganordica che da campagna veneta, questedonne sfatte, queste strade ghiaiose, chesmottano come fiumi di terra, in cui la ghiaiasomiglia a bolle d'aria sulla corrente d'acqua,tutto questo paesaggio appare compatto euniforme, amalgamato nelle sue componenti,amato (lo denota l'insistenza e la ripetitività)e odiato (lo denota la carica di deformazione).C'é un complicato groviglio di sentimentiche collega l'autore alle sue opere, e nonmi pare che questo groviglio sia chiaro a luistesso. Non mi interesserebbe se fosse ilsolito veneto che dipinge la campagna venetaperché non sono interessanti i discorsiregionali. Ma Lovo è qualcosa di profon-damente diverso, e dietro le sue figure umaneci si può vedere certa figurazione mittel-europea (Cecoslovacca in particolare) cheha una tradizione nel campo dei fumetti edei pupazzi.Ecco, proprio perché il mondo contadinoacquista un significato non solo locale néregionale ma riferito a una intera civiltàproprio per questo la pittura così detta naive(ma quanto intuitiva!) di Lorenzo Lovosignificativa. Quel mondo contadino è im-mobile per eccellenza, e in quella mancanzadi storia il rito occupa uno spazio ingigantito:quello che vien fuori è lo stesso mon-do arcaico di figurazioni fabulose e di ritiscaduti ma nello stesso tempo immortali: ilmondo da cui tutti veniamo.(Ferdinando Camon, nel catalogo della mostranella galleria civica di Valdagno -1990)

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Lotta politica e avvento del fascismoLa situazione sociale a Valdagnonel 1920Come fu vissuto a Valdagnoquesto tormentato periodo?Il sindaco Natale GaetanoMarzotto, come molti altri, eramolto preoccupato per unapossibile rivoluzione socialista. I timori del sindaco nascevanoanche dal fatto che nel gennaiodel 1920 gli operai valdagnesiavevano scioperato controVittorio Emanuele Marzottoperché questi aveva tentato diintrodurre nel reparto tessiturala lavorazione a due telai peraddetto. Da ricordare che quasimetà dei "tessari" era formatada donne, che erano 163 mentrei maschi erano 208. La prontareazione operaia convinse V. E.Marzotto a desistere, almenoper il momento. Ma la situa-zione rimaneva tesa al puntoche alla fine di marzo il sindacoscrisse al prefetto di Vicenza:

Dato l'attuale movimento ope-raio, fatto riflesso al momentopolitico e alla possibilità disconvolgimenti interni cui ilpartito socialista pare vogliaprepararsi, allo scopo di pre-venire quei disordini chescoppiati potrebbero prenderegrande proporzione dato il grannumero di operai qui esistente,lo scrivente interessa V.S. ILL divoler disporre che in questocentro, ove vi è una comodaCaserma militare, sia solle-citamente mandato in distac-camento una compagnia disoldati che sarà opportunissimaanche in caso di bisogno per lavallata intera.

Il prefetto gli rispose il giornodopo, 1° aprile, dimostrandosipiù cauto e realistico del sin-daco, nonostante descrivesseuna situazione provinciale benpiù grave di quella che apparivavista solo da Valdagno:

Altri Comuni della Provincia sit rovano ne l le ident ichecondizioni di Valdagno quantoa possibilità di agitazioni edisordini nei momenti criticiche attraversiamo, perciò per illimitato quantitativo di forzadisponibile e dovendo prov-vedere al mantenimento del-l'ordine pubblico in tutta laProvincia, non è possibile l'inviocostì di un distaccamentopermanente di truppa.Ad ogni modo non mancheròdi provvedere quando si mani-festerà l'assoluto bisogno.

In aprile, a Valdagno, ci furononuove proteste operaie perl'introduzione del turno di notte(il mercato interno e interna-zionale tirava) ma questa voltalo sciopero non fu compatto eil suo fallimento indebolì glioperai valdagnesi che rimaseroai margini della grande stagionedegli scioperi che interessaronol'Italia del nord nell'estate au-tunno del 1920, come ricordatopiù sopra.

La competizione popolari-socialisti nel 1920Questo non significa che la vitapolitica valdagnese nel 1920non fosse vivace. Dopo il grande

che gliela restituì a stretto girodi posta: nulla osta da parte deicarabinieri, ma vedesse l’au-torità politica se concedere omeno il permesso al Comizio.Il permesso fu concesso.I cattolici risposero il 25 lugliocon una conferenza dell'avv.Giuseppe Zampieri, ex capitanodel regio esercito e segretariopolitico provinciale del PPI, daltitolo: Libertà della scuola eintegrità della famiglia. Ne davanotizia don Carlo Soga, cap-pellano di S. Clemente (e dal1922 parroco di Cerealto).

Le elezioni amministrative del26 settembre 1920Ormai si era giunti a ridossodelle elezioni amministrativeche erano state spostate asettembre a causa del ricordatocambio di governo nel giugno1920. A Valdagno si pre-sentarono tre partiti: i popolari,i socialisti e i liberali. Il climadoveva essere incandescente seil sindaco arrivò a proibireperfino la tradizionale pro-cessione in onore della Santacroce che cadeva il 19 set-tembre, proprio la domenicaprecedente le elezioni. Ilsindaco, come sempre, temevaincidenti con i socialisti che perquella domenica avevanoorganizzato tutta una serie dicomizi. Mons. Dante Pepatodovette prenderne atto e la pro-cessione non si fece.

I popolari avevano come ca-polista e candidato sindacol'ing. Girolamo Dalle Ore cheera stato il candidato sindacodi Vittorio Emanuele Marzottonel 1914 ed era poi diventatosindaco a Trissino.Le elezioni furono ancora unavolta disastrose per i liberali,che a Valdagno, su 2.525 votivalidi, presero appena 131 voti,pur avendo in lista il sindacouscente Natale Gaetano Mar-zotto. Fu invece il trionfo deipopolari che ottennero 1.486voti e portarono in consiglio 24consiglieri su trenta, lasciandoi restanti sei consiglieri ai so-cialisti (903 voti) e nessuno ailiberali.(Gli aventi diritto al voto erano3.586 su di una popolazione dipoco meno di 11.000 abitanti).Il successo dei popolari fu com-pletato dall'elezione di quattroconsiglieri provinciali eletti nelcollegio che andavada Recoaro a Trissino:ing. Girolamo DalleOre, prof. AdolfoCrosara, on. Fran-cesco Curti e ing.Giuseppe Zenere).A fronte dei 5.093voti presi dal DalleOre nel collegio dellavalle dell'Agno, fan-no pensare queipochi voti, appena615, presi dal fratellodi Vittorio Emanuele,l'ing. AlessandroMarzotto, presen-tatosi con i liberali.Evidentemente oVittorio Emanueleaveva scelto di ap-poggiare il cognato,mandando il fratello

incontro a sicura sconfitta,oppure l'intera zona gli erasfuggita completamente dimano.Alla proclamazione dei risultatii popolari esultarono e orga-nizzarono subito un grandecorteo che attraversò le vie delpaese nel pomeriggio di lunedì27 settembre.Per non essere da meno, isocialisti ne organizzaronosubito dopo un altro con tantodi fanfara in testa. Giunti inpiazza, issarono la bandierarossa sul balcone del comunee un loro rappresentante tenneun comizio.Quindi il corteo si sciolse senzaincidenti. Ma il sindaco uscente,sempre preoccupato, pregòancora una volta il prefetto dimandare adeguati rinforzi allacaserma dei carabinieri data la"seria animosità" esistente trapopolari e socialisti.

Il nuovo consiglio comunaleSubito dopo le elezioni, DalleOre incontrò il socialistaGiovanni Tirondola, a cuipropose una politica di col-laborazione popolari-socialisti.Il 30 settembre l'assemblea delPsi valdagnese discusse la pro-posta e la respinse deliberando"di non impegnare in alcunmodo i propri rappresentantiper quanto riguarda l'Ammi-nistrazione comunale e dimantenere la propria lineaintransigente esplicando ilmandato come minoranza dicontrollo e di propulsione, senzapatteggiamenti e transazioniincompatibili con i deliberatidel PSI".Anche a livello locale, dunque,il Psi manteneva quella linea diintransigente chiusura neiconfronti degli altri partiti checaratterizzava la sua politicamassimalista a livello nazionale.Per quanto riguarda il controllodell'operato dell'Amministra-zione i socialisti comincia-rono già il 9 ottobre, primaseduta del nuovo consiglio, afare opposizione dura.Infatti furono loro, questa volta,a sollevare il problema dell'ine-leggibilità del l'ing. Dalle Oree di altri tre consiglieri, per lestesse ragioni per le quali ilDalle Ore si era dimesso nel1914. La maggioranza, però,respinse l'eccezione socialista,in considerazione del fatto che

di Maurizio Dal Lago

Dalle Ore, memore di quantoera avvenuto sei anni prima,aveva provveduto a cederel'impresa elettrica al figlioGiuseppe prima delle elezioni.Superata l'obiezione del Psi, ilDalle Ore, prima di essereeletto, tenne un lungo discorsoin cui rinnovò ufficialmentel'invito alla collaborazione:Penso che nella vita ammi-nistrativa non sia necessarioacuire i dissidi politici e vichiedo: siete disposti, egregicolleghi, per il bene comune adarvi la mano, a collaborarenell'amministrazione del Comu-ne e, senza rinunzie ai vostriideali politici, accordarvi in tuttiquei postulati che nella nostramodesta cerchia possono essereelaborati e realizzati? Io sareiorgoglioso di dare tutta l'operamia a tal fine; io sarei felice cheil mio nome fosse simbolo dipace, di concordia, di azioneper la prosperità del nostroComune.Poi continuò con accenti forte-mente paternalistici:Potrei fin d'ora assicurarvi che,una volta eletto a questo posto,non avrei a cuore gli interessi dialcun partito, ma solo quellidella Comunità; tutti fratelli edio il vostro padre - non sonoforse il più vecchio, per averediritto a questo nome? A Trissinomi chiamano "il papà". Perchénon potrei meritarmi questonome anche a Valdagno?E, ormai identificatosi nella partedel "papà" più che in quella disindaco, aggiunse:Ai sei consiglieri della minoranzaio direi: "Voi siete i figli minori,i più vivaci - sarete i beniami-ni se vi conterrete bene. Io sovedere dietro di Voi altri 900che mi guardano diffidenti. Nonesito dir loro: abbiate pazienza,abbiate fiducia in me.A quelli della maggioranza, chesono i figli più vecchi - piùgiudiziosi - poiché hanno piùesperienza della vita - dirò loro:appoggiatemi, seguitemi, dob-biamo fare il cammino assiemecogli altri, dobbiamo tenereunita la famiglia, nell'interessecomune.

Ma nonostante tali richiami ilclima rimase molto teso e loprova quanto avvenne tre mesidopo, nella seduta del 30dicembre 1920.

Valdagno dal 1919 al 1923 (seconda puntata)

successo alle elezioni politichedel novembre del 1919 i popo-lari e i socialisti si preparavanoalle elezioni amministrativepreviste in un primo tempo peril mese di giugno. Il 21 gennaiola sezione socialista di Valdagnoorganizzò un comizio sul tema:"Verso nuove forme di organiz-zazione operaia"; oratori l'ono-revole Domenico Marchioroed Ernesto Schiavello.Il 25 aprile ci fu l'inaugurazionedella bandiera della sezionesocialista valdagnese conl'arrivo di delegazioni pro-vinciali e comizio in piazza,come informava il segretarioGiovanni Tirondola. Il comiziofu tenuto dall'on. DomenicoPiccoli e da Walter Volpe. Altrocomizio, naturalmente, il primomaggio, tenuto dall'on. PrimoBonato. Il 22 dello stesso mesel'on. Marchioro ed ErnestoSchiavello tennero una con-ferenza al circolo operaio sultema: "Consigli di fabbrica". Laorganizzò la Fiot, Federazio-ne Italiana Operai Tessili.Il 9 giugno altra conferenza sultema: Socialismo e Organiz-zazione di classe. Relatore V.Flecchia.Il 18 giugno, sempre al Circolooperaio, tornava l'on. Marchioroper una conferenza dal titolo:"Chi non lavora non mangia".Due giorni prima la sezione delPartito popolare di Valdagno,tramite l'ing. Giuseppe Zenere,annunciava per il 27 giugno unpubblico comizio in piazzaVittorio Emanuele, in occasionedell'inaugurazione delle ban-diere del PPI e del Sindacatotessile (SIT) di Valdagno e diNovale. Sarebbero arrivate de-legazioni popolari dall'interaprovincia. Dopo la benedizionedelle bandiere nella chiesaarcipretale, ci sarebbe stato ilcomizio, tenuto dall'on. PaoloCappa, quindi il pranzo socialee per finire il concerto dellabanda di Arzignano. Si sarebbecantato per la prima volta "avoce di popolo" con accompa-gnamento della banda l'Innopopolare "Valdagno" musicatoespressamente per la circo-stanza.

Il sindaco Natale Gaetano Mar-zotto, sempre molto preoc-cupato, chiese al prefetto chela stazione dei reali carabinierivenisse per quel giorno "con-venientemente rinforzata"dal momento che "il comiziopotrebbe essere disturbato dalPartito socialista".In luglio era la volta della se-zione del Psi di Piana.Fioravante Urbani annunciavaper domenica 11 un comiziodal titolo: L'ora che volge.Oratori Ottorino Volpe e OresteMigani.Il 24 luglio, poi, la Camera dellavoro, succursale di Valdagnoe Arzignano, organizzò uncomizio che era molto polemicofin dal titolo: "Il concordatolaniero e il tradimento delle"organizzazioni bianche"(oratori Renato Reda e OttorinoVolpe). La cosa preoccupònuovamente il sindaco chepassò la patata bollente almaresciallo dei carabinieri

(segue nel prossimo numero)

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il nostro campanile - marzo/aprile 2007 7

1932 : VALENTINO BRUNIIL SOLITARIO CICLISTA AFRICANOL’incredibile impresa di un recoarese sconfitto nel lavoro, ma primo italiano vittorioso

sul Kilimangiaro... forzatamente “turista per caso”.

Chi si arrampicasse in autolungo la tortuosa strada checollega Recoaro alla frazionedi Rovegliana, verrebbe colpitoda una targa in marmo appostasulla facciata di un’umile casa

della contrada Tezze Bruni. Cosìsi legge; “A Valente Bruni. Lavittoriosa conquista della piùalta cima del Kibo Kilimangiaromt. 6100, le sia di auspicio alfelice coronamento della suaardua impresa. (firmato)Mongardi. Himo Moshi 29Settembre 1932”.Cogliere il nesso tra la contradanominata, il 1932, il Kili-mangiaro ed il nome di unuomo qualunque, sarebbeimpresa inimmaginabile, unpuzzle rompicapo da abban-donare dopo i primi tentativi diuna logica configurazione. Maqualcosa di umanamentegrande è veramente accadutonel 1932, un evento storicoanomalo dentro una favolaimpossibile da concepire ancheper il più fantasioso dei ro-manzieri.Se non fosse per un diario e deitimbri vistati, alcune strane fotoingiallite dal tempo e ritagli digiornale dell’epoca che lotestimoniano, nessuno crede-rebbe ad un viaggio di Gullivereffettuato in bicicletta attraversol’Africa Nera.

Il merito di questa impresaumana e sportiva di per séallucinante, va all’alloramuratore Valentino Bruni(1901-1977) che, per necessitàdi lavoro, decise di trovarel’Amerika nel cuore del con-tinente africano. In poche paroleValente decise di emigrare inAfrica, “far soldi”, per poiritornare in contrada da padreammirato e uomo rispettato. Macome comunemente dice il notoproverbio, “tra il dire e il farec’é di mezzo il mare”! E cosìfu: mare all’andata comeclandestino imbarcato a Napoli,un mare di giungla-savana-deserto al ritorno, tra marceforzate e lunghe pedalate inambienti inospitali.Proprio così, pur di ritornare acasa disoccupato ma a testaalta, Valente attraversò tre quartidel continente africano inbicicletta!Dai ritagli di giornale del 1932conservati nel suo diario orarestaurato, si legge che all’iniziodel suo viaggio, il recoarese eradiretto al porto di Dar Er Salaam(oggi Tanzania, allora Tan-ganika); qui si accorse che le37 sterline che aveva non sa-

rebbero bastate come cauzioned’ingresso, per cui optò diandare a Beira, una città più asud lungo la costa delMozanbico portoghese. Partitoda Recoaro il 3/12/1930, arri-vò a destinazione il 15 gennaio1931 senza avere però il per-messo di soggiorno.In prossimità del porto di Beira,perciò, pur non sapendonuotare, si buttò in mare perraggiungere la costa! Valentecominciò allora una vitalavorativa all’insegna dellaclandestinità e della precarietà.Ben presto, pur regolarizzandola sua posizione, si accorse cheil supposto Eldorado si stavatrasformando in una lotta per lasopravvivenza, un incubo dacui doveva uscire!Così, stanco di quell’inferno, il

regalarono una classica bici-cletta Bianchi, una carta topo-grafica e qualche spicciolo: incambio avrebbe dovuto renderel’impresa “fascisticamente”ineccepibile.Probabilmente già alla partenza,da buon cacciatore “sfegatato”,aveva con sé la mitica doppietta!(nessuna fonte vivente ci dicese l’arma era stata acquistata inAfrica o era partita con lui... daRecoaro). A rapide tappe, lungopiste polverose, raggiunse lecittadine di Bowa, Kasungu(14/6), Mzimba, Livingstonia(21/6), Karonga, tutte localitàquasi parallele al grande lagoNyassa

“Ho avuto delle punture senzanumero durante il viaggio: sonostate tante che non possoricordarne il numero”.

Poi fu la volta di Karonga, Tukujain Tanganica (ora Tanzania)“...140 miglia di savana, foreste,e bestie feroci d’ogni genere. Alconfine tra Nyassiland eTanganika quegli indigeni silamentarono con lui per il fattoche un leopardo disturbava ilvillaggio e predava il bestiame”.Valente lo abbatté insieme adun giovane leone.

Nel mese di luglio il recoareseproseguì per la zona monta-gnosa toccando a nord primala città di Mokambambo, poiIringa (1600 mt.slm). L’11agosto fu a Dar Er Salaam:probabilmente in treno si diressedi nuovo all’interno versoDodoma (1135mt.slm) e poiverso le città di Kondoa, Singida,Babati, Arusha (18 agosto-1380mt.slm) sempre nell’alloraTanganika.

“Qui si trovano dei lavoratoriitaliani addetti alla costruzioneferroviaria e lo accolgonofraternamente”.Il 4 settembre 1932 Valenteentrò nel Protettorato delKenya, al British PassportControl Office.

(segue nel prossimo numero)

di Riccardo Furiassi

24 maggio 1932, come gli alpinisul Piave, decise di ripartire apiedi verso il fiume del ritorno.“Il Regio agente Consolared’Italia in Beira. Visto di par-tenza datato 20 maggio ‘32”.Nel suo zaino pieno di co-raggiosa pazzia infilò la famigliacon i 4 figli, la Patria, l’onore ela dignità di un’apparentesconfitta di vita.In una tasca laterale si nascoseanche la manzoniana Prov-videnza: non so se Lui se neaccorse, ma alla fine del viaggiocomprese che sicuramenteQualcuno lo aveva protetto daifantasmi notturni delle savanee dagli angeli della morte di-

spersi negli angoli più bui dellagiungla. Così dopo un sologiorno di cammino, un italianochissà perché in loco, gli scrisseparadossalmente sul diarioquesta cartolina. “Con auguri,buon viaggio e che possa rag-giungere felicemente la suafamiglia”.Infatti la caratteristica del diariodi Valente non fu tanto quelladi scrivere qualcosa di suopugno, ma di far scrivere “aglialtri” una nota, un commentocon la data dell’incontro (initaliano o in lingua), e i luoghidove essi avvenivano, comeambasciate, Hotel, “Store”(casolin), missioni, Case delFascio!Timbri e firme... che unite allefoto non lasciano dubbisul l ’autent ic i tà del suoavventuroso viaggio!

Dalla capitale Beira, con pochelire offerte dagli italianiresidenti, Valente partì a piedie il 3 giugno ‘32, presso lalocalità di Murraca sul fiumeZambesi, attraversò la frontieratra il Mozanbico e il Nyas-siland. Dopo poco meno di unasettimana di cammino giunseal Fascio italiano della città diZomba (8/6/32), una cittadinapoco più a nord della piùconosciuta Blantyre, semprenel Nyassiland (oggi Malawi).A Zomba le Camicie Nere,commosse da tale coraggio, gli

Quindi proseguì per le città diKajado, Ngong e Nairobi dovearrivò sicuramente il 13settembre, come attestò il ducaTelesio di Toritto, Regio Consoledel Fascio Italiano che “vistoarrivare con bicicletta Bianchitipo S. bis n 274410”.Autograferanno il suo diariofascisti originari di Trento eTricesimo (UD).

Osservando i timbri, le date egli autografi sul diario, sembrache Valente tornò indietro alconfine tra Kenya e Tanzania, epiù precisamente sotto le faldedel vulcano spento Kilimangiaro(Tanzania, scoperto dal religiosotedesco J. Rebmann nel 1848),dove si trovano ancor oggi lecittadine di Himo, e la piùgrande Moshi (810mt.slm)distante 28 km. dalla prece-dente. Valente, come attestanoi timbri, sostò per alcuni giornial Mawenzi Hotel. Poi il recoa-rese fu ospitato dall’italianoMongardi (nome riportato nellatarga a Tezze Bruni), sicura-mente un professionista, forseingegnere, che si trovava lì conaltre due famiglie di conna-zionali.A questo punto, con il sussidiodegli italiani presenti, Valentesalì in vetta al Kibo-Kili-mangiaro, la più alta pro-paggine del vulcano spento (mt.5895- allora era misurato per6100 metri.Gli altri due picchi più bassidel Kilimangiaro sono loMawenzi e lo Shira). Congrande sorpresa ho scopertoche la prima ascensioneufficiale italiana è stata asse-gnata all’ing. Pietro Ghiglionenel 1937!Con queste testimonianzeineccepibili, come vedremo, laprima vera salita dovrebbeessere attribuita al ...muratorerecoarese Valentino Bruni!

Ma ecco la cronaca della im-presa.

(fine della prima puntata)

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Una indimenticabile stagione ha consacrato il team biancoceleste come l’autentica rivelazione della A1. L’avvio il 30 settembre 2006 nel triangolare amichevole di Breganze al qualepartecipano oltre ai padroni di casa anche il Gemata Trissino. L’Eco.El. si aggiudica in quell’occasione il primo trofeo stagionale. La regular season prende il via il 14 ottobre 2006 conderby spigoloso al Lido contro la neopromossa Zichele Bassano: risolvono la questione (6-4) le triplette di Nicolia e Gomez. Un assaggio del peso determinante che avrebbero avuto i duegauchos nel seguito del campionato. Il girone di andata, dopo alterne vicende, si chiude al Lido contro l’Infoplus: derby di fuoco che finisce con i giallorossi vincenti (5-3). Bilancio andata: Eco.El. finisce quinta con 24 punti frutto di 5 vittorie in casa e 3 fuori, nessun pareggio, 2 sconfitte in casa e 3 fuori. Rendimento in casa 71%, fuori 50%. 27 i gol fatti in casa, 20 fuori;24 i gol subiti in casa, 29 fuori. 6 gennaio 2007: via con il girone di ritorno e tappa in casa dello Zichele per un derby insidioso, ma la Eco.El. dimostra di avere fatto esperienza e di esserematurata, vince per 7-5 e sale al quarto posto. Ed è al quarto posto che chiuda una stagione veramente esaltante. Bilancio finale: Eco.El. 55 punti, un record. Nel ritorno i biancocelestihanno ottenuto 5 vittorie in casa e 5 in trasferta. Di pareggi solo 1(in casa con Follonica (5-5). Nessuna sconfitta in casa, soltanto 2 fuori. Fra le pareti di casa Eco.El. ha registrato unrendimento dell’89%, fuori del 71%. In tema di gol fatti 45 in casa e 37 fuori. Quanto a gol subiti 16 in casa e 30 in trasferta. Non mancano i riconoscimenti di eccellenza. “L”Eco.El. èl’autentica novità per l’alta classifica - così ha detto Cesare Baiardi, consigliere Fihp e commentatore tecnico di RaiSportSat -. Sta facendo cose che erano difficili da prevedere. Ha messoin fila risultati che erano poco pronosticabili, vedi il pari imposto al Follonica e, prima, la sonante vittoria sul CGC. Evidentemente sono i frutti del lavoro del tecnico Alberto Lodi, che èriuscito a trovare il giusto equilibrio fra le forze a disposizione. Tutto a beneficio di un potenziale di gran rispetto”.LA SQUADRAAgli ordini del neo tecnico Alberto Lodi e del preparatore atletico Lorenzo Pieropan ci sono Jesus Hernandez, i portieri Vallortigara e Ventra, Mattia Cocco, il capitano Pietro Pranovi,Matteo Pace e i giovani aggregati Davide Piroli e Maicol Cavedon; due neo acquisti argentini, campioni del mondo under 20: Gonzalo Gomez , Carlos Nicolia.Presidente: Dino Repele, Vice Presidente: Paolo Centomo.