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periodico di idee, informazione e cultura del Collegio Ipasvi di Roma

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesseinfermieristico, previa approvazione del Comitato diRedazione. L’articolo è sotto la responsabilitàdell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare:nome, cognome, qualifica professionale, ente diappartenenza, recapito postale e telefonico. Il conte-nuto non riflette necessariamente le opinioni delComitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere laresponsabilità di un Ente, o quando gli Autori parlanoa suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizza-zione dei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibil-mente con la chiarezza di esposizione. Le bozze ver-ranno corrette in redazione. I lavori non richiesti enon pubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamen-te pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: ilcognome e l’iniziale del nome dell’Autore o dei primidue Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indica-to il nome del primo, seguito da “et al”; il titolo ori-ginale dell’articolo, il titolo del periodico; l’anno dipubblicazione, il numero del volume, il numero dellapagina iniziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’ini-ziale del nome degli Autori, il titolo del libro (even-tualmente il numero del volume e della pagina, se lacitazione si riferisce ad un passo particolare), l’editore,il luogo e l’anno di pubblicazione. Gli Autori che desi-derano la riserva di un certo numero di copie delnumero contenente il loro articolo, devono farnerichiesta esplicita al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitatoal Collegio IPASVI di Roma, Viale Giulio Cesare, 78- 00192 Roma.

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COMITATO DI REDAZIONE

Bertilla Cipolloni, Rodolfo Cotichini, Maurizio Fiorda, Maria Vittoria Pepe, Francesca Premoselli,

Maria Grazia Proietti, Ausilia M.L. Pulimeno, Emanuela Tiozzo, Marco Tosini.

Rivista trimestrale gennaio/marzo 2006Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.

- Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 90del 09/02/1990

FOTO: MARIO ESPOSITO

STAMPA: GEMMAGRAF EDITORE00171 Roma - Via Tor de’ Schiavi, 227Tel. 06 24416888 - Fax 06 24408006e-mail: [email protected]

Finito di stampare: Giugno 2006

Tiratura: 25.000 copie

1 EDITORIALEdi Gennaro Rocco

3 TERAPIA FAMILIARE: IL RUOLO DELL’INFERMIERE PSICHIATRICOdi Paola Ferri, Antonio Giannone

11 L’INFERMIERISTICA NEL PENSIERORIFORMATORE DI CRISTINATRIVULZIO DI BELGIOIOSOdi Anna Maria Zucchi

16 Estratto dalla tesi di laurea in infermieristica: “Prima esperienza di prelievo d’organipresso l’ospedale G.B.Grassi: studio del vissuto raccontatodagli operatori sanitari del centro di rianimazione”di Cinzia Gili

27 UN IMPORTANTE PASSO AVANTI

29 Infermieri in rete

31 A COLLOQUIO CON IL PROFESSORIGNAZIO R. MARINOdi Cristian Vender

36 ADOTTATI DALL’AFRICAdi Andrea Querci

40 2A CONFERENZA DELLA FEDERAZIONE EUROPEA DELLE PROFESSIONIINFERMIERISTICHEdi Alessandro Stievano

44 COMMISSIONI 2006Dati aggiornati al 31 maggio 2006

64 L’avvocato dice...

La svoltache inseguiamo

di Gennaro Rocco

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L ’insediamento di unnuovo Governo significaper gli infermieri italiani

l’avvio di un nuovo ciclo. Finoraperò si è trattato ogni volta diazzerare e riprendere un per-corso di attesa e di speranza.La storia insegna che spesso adogni “cambio della guardia” sifinisce per ricominciare tuttodaccapo: istanze, rivendicazioni, pres-sioni e un difficile lavoro di tessitura dirapporti per riconquistare la posizione.Solo negli ultimi anni, Dio sa conquanta fatica, abbiamo visto concretiz-zarsi alcuni grandi obiettivi profes-sionali che inseguivamo da almeno undecennio. Se non altro sul piano legis-lativo. La figura dell’infermiere si è cosìtrasformata in profondità, come pure ilsuo riconoscimento formale e nor-mativo. Non più una professione ausi-liaria ma intellettuale, dotata di unaformazione di alto livello, di una car-riera apicale, di un’autonomia conside-revole. E su questo non vogliamo piùdiscutere né trattare.Per noi è un capitolo chiuso che neporta con sé uno nuovo, altrettanto im-portante: l’applicazione delle leggi e latrasformazione dei principi così sancitinella realtà operativa, quella che tutti igiorni ci troviamo a dover affrontaresul posto di lavoro. Al nuovo Governodel Paese chiediamo soprattuttoquesto: dare un seguito concreto allenostre conquiste, sapendo che sono in-nanzi tutto le conquiste dei cittadini,del loro diritto ad avere un’assistenza

pronta ed efficace, compe-tente e professionale.Proprio la perfetta coincidenzadei nostri interessi con quellidella società civile ci consentedi porre richieste precise e pe-rentorie a chi assume la guidapolitica del Paese, con il conse-guente diritto-dovere di pro-grammare e decidere. Poche

professioni come la nostra hanno, perruolo sociale e per dimostrata crescita,la prerogativa di fissare i paletti diquanto è dovuto in tema di politica e digestione sanitaria. E allora ecco lenostre richieste, schiette e subito prati-cabili, che giriamo al Governo, al Mi-nistro della Salute e ai suoi Sottose-gretari. A cominciare da un impegno vero perl’applicazione del nuovo quadro nor-mativo d’interesse infermieristico. Vuoldire, ad esempio, dare corso concretoalla Legge 43/2006, approvata all’una-nimità dal Parlamento dopo una lungagestazione e solo sul finire della scorsalegislatura. Una legge che sanciscequella dignità di professione apicale inambito sanitario che abbiamo cercato eguadagnato sul campo, pronti comesempre a rimetterci in gioco, a caricarcidelle competenze per tradurre le inno-vazioni scientifiche e tecnologiche inmodelli organizzativi e assistenzialinuovi, ponendo sempre l’uomo e i suoibisogni complessivi al centro di ogniprestazione.Gli infermieri chiedono quindi dipassare dalla teoria alla pratica realiz-

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zando le nuove condizioni normative. Siattendono cambiamenti importantinella qualità dei servizi resi ai cittadini,soprattutto con l’introduzione dellafigura dell’infermiere esperto clinicoche segna il passaggio dal concetto dispecializzazione a quello di compe-tenza specifica, più ampia, deputataalla gestione della persona nella suaglobalità fisica, psichica, relazionale eaffettiva.Chiediamo che le rinnovate possibilitàdi carriera per tutti gli infermieri cheoperano nell’assistenza diretta (art.6L.43/06) siano rese realmente acces-sibili; che gli attuali Caposala che conse-guono il titolo universitario in Mana-gement siano davvero equiparati allealtre figure dirigenziali sanitarie all’in-terno delle Unità Operative, che la Diri-genza apicale per gli infermieri in pos-sesso del titolo di laurea quinquennaledivenga finalmente realtà.Chiediamo con altrettanta forza condi-zioni di lavoro diverse, che ci con-sentano di operare nella quotidianitàcon ruoli e funzioni proprie dell’infer-miere del terzo millennio. Per questo sirende urgente porre rimedio alla gra-vissima carenza degli organici interpre-tandola come una vera emergenza na-zionale, riportando rapidamente il rap-porto numerico tra infermieri, pazientie medici a quozienti più accettabili epiù vicini agli standard europei. Servono perciò soluzioni strutturali enon più semplici palliativi. E’ quantochiediamo al Ministero e al Governo nelsuo insieme. Riconsiderare la figurastessa dell’infermiere, valorizzarla econferire a questa gli strumenti ope-rativi necessari vuol dire naturalmenteaggiornare le retribuzioni al ruolo ealle nuove responsabilità della profes-sione infermieristica. Serve anche perincentivare i giovani a sceglierla come

soluzione di vita, a sposarne i contenutiumani e la mission, a costruire un modopiù pronto e disponibile a raccogliere leragioni degli altri e di chi soffre in par-ticolare. Accanto a questo, è indispensabile so-stenere i corsi di laurea in infermieri-stica, il vero bacino d’utenza culturaledella professione, la cui crisi svuota difatto le università e impedisce di ga-rantire il naturale turn-over del per-sonale, avvitando così la carenza di in-fermieri in un vortice senza scampo. Chiediamo inoltre di valorizzare almassimo livello i percorsi di specializza-zione, di voler conferire un rinnovatosostegno allo sviluppo della ricerca in-fermieristica. Così come ci aspettiamoche il Governo spinga con decisione erapidità sulla diffusione dell’assistenzaterritoriale e che crei maggiori occa-sioni di sviluppo per la libera profes-sione infermieristica.Quanto a noi infermieri, investiremo iprossimi tre anni nella revisione deiprocessi assistenziali attraverso la rior-ganizzazione del lavoro. Puntiamoquindi ad investire ulteriormente sullaformazione come mezzo per imple-mentare nuovi e più efficaci modelli diassistenza. Il tutto nello sforzo di valo-rizzare sempre più il possesso di titoli distudio specialistici, come si conviene auna professione moderna, fonda-mentale per il futuro della sanità.Ci chiediamo: come il nuovo Governoaffronterà queste istanze? Come equando fornirà le risposte? Quale im-pegno assume oggi per non mandaredeluse, ancora una volta, le nostreattese? Che tipo di futuro c’è in serboper gli infermieri?Attendiamo parole chiare, ma soprat-tutto fatti concreti. Ambedue con ilcrisma della celerità.

TERAPIA FAMILIARE: IL RUOLO

DELL’INFERMIERE PSICHIATRICO

a cura di Paola Ferri*, Antonio Giannone**

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INTRODUZIONE

L ’infermiere psichiatrico, quindi ilprofessionista che ha acquisitoun’esperienza clinica specifica e

una formazione teorica post base all’Uni-versità (Master) è preparato per erogareun’assistenza specialistica qualitativa-mente elevata, rispetto all’infermiere cheha delle conoscenze teoriche e clinicheapprese durante il corso di formazione dibase. Pertanto da questo specialistaclinico in psichiatria ci si aspetta la ca-pacità di svolgere una serie di ruoli tra iquali quello di terapista della famiglia.Oramai è convinzione comune che unamalattia psichiatrica spesso sia non sem-plicemente un fenomeno individuale maanche familiare e che sia opportuno per-tanto che l’infermiere psichiatrico sia pre-parato ad interagire come terapista dellafamiglia.

EVOLUZIONE DEL RUOLO DELL’INFERMIERE PSICHIATRICO

Qualche psichiatra appena venti anni fa siesprimeva in questo modo: “… sembraproprio che l’infermiere psichiatrico abbiaperso, con l’istituzione dei servizi territo-riali (L. 180/78), anche la propria identità:nel nostro servizio questo è un problemaattuale, di cui gli infermieri sono perfetta-mente coscienti, senza riuscire però a ride-finirsi come operatori intermedi tra ilmedico ed il paziente …” e ancora conti-nuando “ …a questo proposito, lo statogiuridico del personale dipendente delleUU.SS.LL., prevedendo una figura poliva-

lente, adatto a tutti i servizi, non sembratenere in gran conto il problema di unaspecifica professionalità dell’infermierepsichiatrico e, se lo riabilita come figuraparamedica, ne accresce, a mio parere,dubbi e crisi di identità”. Quindi sulla scor-ta di quanto affermato nel 1985 inIntroduzione ragionata alla Psi-chiatria di Paolo Curci e Cesare Secchi,edito da EGM di Modena ci permettiamorispettosamente di far presente a questiautori che ciò che loro sostenevanoaveva un fondamento di verità quasiincontrovertibile, ciononostante però sipotrebbero fare oggi degli ovvi appuntia posteriori a queste affermazioni e cioè,nell’ordine:1. la ridefinizione del ruolo infermieri-

stico c’è stata e continua ad esserci,forse però in molti stentano a vederlaperché poco interessati o peggio preoc-cupati (a torto) che questi professionistipossano ridurre il ruolo dello psichiatraintaccando la loro sfera di competenze;

2. che gli infermieri hanno e continuano acercare di costruirsi un ruolo che nonsia intermedio tra il medico e ilpaziente, ma autonomo e comple-mentare a quello del medico, dello psi-cologo e via dicendo;

3. che la figura polivalente dell’infer-miere è già superata nel quotidiano cli-nico già da anni, tanto è vero che illegislatore è stato costretto ad abroga-re il mansionario degli infermieri, inquanto esso rappresentava un ostacologiuridico-legale all’espletamento del-l’attività clinica quotidiana di 320000infermieri italiani e che inoltre la figu-

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ra infermieristica per Legge non puòessere ormai definita paramedica inquanto possiede un corpus di conoscen-ze clinico-scientifiche proprie, così comea un proprio profilo professionale defi-nito dal legislatore, un proprio codicedeontologico, un proprio autonomoCorso di Laurea di I° e II° e via dicendo.E’ vero comunque che siamo paurosa-mente in ritardo nel riconoscere con-trattualmente parlando un nuovo sta-tus giuridico ed economico ai nuoviinfermieri psichiatrici (con cinque annidi Università dopo la maturità quin-quennale).

Per continuare con Curci e Secchi: “… nonè esistito quasi un sapere teorico dell’in-fermiere dell’O.P., ove per sapere teoricosi intende quello che si può scrivere, codi-ficare e divulgare come scientifico: i lorocorsi di preparazione ufficiali consistevanopiù nell’apprendimento pratico accanto aicolleghi già esperti, che nell’insegnamen-to teorico di poche nozioni di provenien-za medica”. Per fortuna le cose non sonopiù così, la formazione teorica e clinicadegli infermieri avviene nelle Università,così come per i medici ed inoltre esiste unacultura infermieristica storicamente rico-nosciuta, così come esiste una ScienzaInfermieristica Generale e Clinicanegli Atenei italiani e stranieri dove gliinsegnamenti impartiti agli infermieri nonsono solamente di provenienza medicama provengono dagli infermieri stessi.Crediamo che non sia un caso se venti annidopo, uno dei due autori del testo citato(Prof. Paolo Curci – Ordinario di Psichiatriapresso l’Università degli Studi di Modenae Reggio Emilia) abbia assieme ad altricattedratici (tra i quali Prof. MarcoRigatelli e Gian Paolo Guaraldi – Direttoredella Scuola di Specializzazione inPsichiatria presso lo stesso Ateneo) e gliscriventi pensato di organizzare unMaster Universitario di I° livello in“Infermieristica in Salute Mentale-Psichiatria post Laurea per Infermieri. Forse tutti assieme psichiatri, infermieripsichiatrici ed altri operatori della salutementale abbiamo avvertito l’esigenza direndere sempre meno vero e attuale lafotografia che il prof. Curci ci dava nel1985 degli infermieri. Questo articoloaffronta la questione se un infermiere psi-chiatrico italiano possa nel nostro Paese

così come avviene negli Stati Unitid’America dal 1950 essere un terapistadella famiglia, come è ampiamente docu-mentato dalla letteratura sia medica, siapsichiatrica di quel Paese. In sintesi se uninfermiere psichiatrico italiano possa con-durre in ambiente ospedaliero ed extrao-spedaliero dei gruppi di psicoterapia.Sembrerebbe di si; forti delle esperienzeprofessionali maturate da 55 anni a que-sta parte dai colleghi americani e non soloe dalla sperimentazione in itinere condot-ta presso l’S.P.D.C. dell’A.S.L. di Modenasotto la guida di un esperto psicoterapeu-ta di lungo corso, quale è il prof. RodolfoPaguni, con il parere favorevole delDirettore del Servizio citato, il prof. PaoloCurci.

LE FAMIGLIE COME AREA DI SPECIALIZZAZIONE PER GLI INFERMIERI

L’interesse per le famiglie ed i dati suisistemi familiari risalgono ai tempi piùantichi. L’educazione per la vita si è sempre verifi-cata nelle famiglie ed è stata consideratauna responsabilità della famiglia. Il dele-gare quelle che in passato erano respon-sabilità della famiglia, quali l’assistenza aimalati, agli anziani e la morte di un mem-bro della famiglia, a diversi professionistiè un evento del secolo scorso.L’identificazione delle famiglie come un’a-rea di specializzazione per gli infermieripsichiatrici è ancora un settore relativa-mente nuovo che comprende l’accerta-mento, l’insegnamento e la terapiaappunto familiare. La terapia della fami-glia, come modalità di trattamento, ènata a metà degli anni cinquanta e daallora è notevolmente proliferata.L’infermieristica psichiatrica è stata unaparte di questa proliferazione, e unaparte dei programmi di insegnamentoattuali comprendono una componente diterapia della famiglia. L’approccio dei Centri Comunitari diSalute Mentale e il Movimento degliInfermieri Psichiatrici Americani versolo sviluppo di capacità come terapisti dellafamiglia si sono verificati contemporanea-mente e erano intercorrelati. I CentriComunitari di Salute Mentale erano inno-vativi, generalmente rispettosi di tutte le

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professionalità, portando così a quellaconfusione di ruoli che continua ad esser-ci anche oggi. Ciò in America ha fornito laspinta ed il sostegno affinché gli specialistidi infermieristica psichiatrica assumesserola loro giusta posizione quali terapistiaddestrati competenti.

DEFINIZIONE DI TERAPIA DELLA FAMIGLIA

La terapia della famiglia è un modo dipensare e di concettualizzare i problemi.Non è un’estensione della teoria psicoana-litica, ma è un punto di vista diverso, unnuovo modo di pensare che è spesso inconflitto con la teoria psicoanalitica.Quest’ultima sostiene che i sintomi e laresistenza a cambiare si accentrano neiprocessi interni dell’individuo, cioè, essihanno a che fare con ciò che è all’internodell’individuo. Questa teoria afferma chela funzione del sintomo è quella di man-tenere un equilibrio intrapsichico. Al con-trario, la “visione familiare” afferma che isintomi di un individuo mantengono l’e-quilibrio del sistema familiare piuttostoche l’equilibrio di forze intrapsichiche.Questo rappresenta una novità nel pen-siero psichiatrico e si è sviluppata moltolentamente fino a pochi anni fa.All’interno del campo della famiglia, nonvi è ancora accordo generale su uno speci-fico campo di conoscenze o su un deter-minato gruppo di tecniche terapeutiche.Tuttavia, tutti i terapisti della famigliacondividono la convinzione che i problemidi un individuo possono essere l’espressio-ne di problemi della famiglia e che vederei membri della famiglia assieme offrenotevoli vantaggi rispetto a vedere imembri della stessa singolarmente. Tutti iterapisti della famiglia vedono la famigliacome l’unità del trattamento. Da questiconcetti di base si sono sviluppati numero-si tipi di interventi terapeutici, ed i terapi-sti della famiglia si avvicinano alle fami-glie in modo differente. Essi si concentra-no su ciò che avviene tra gli individui checostituiscono il sistema familiare piuttostosu ciò che si verifica all’interno degli indi-vidui. Lo scopo principale della terapiadella famiglia è il miglioramento del siste-ma familiare che viene raggiunto assisten-do i membri della stessa a differenziarsil’uno dall’altro pur mantenendo una con-

nessione emotiva. Se si vuole che si verifi-chi un cambiamento, ciascun membrodella famiglia deve assumersi la responsa-bilità di sé, dei propri pensieri e delle pro-prie azioni.

CARATTERISTICHE DELLA FAMIGLIA FUNZIONALE

E’ importante che un infermiere psichiatri-co, prima di concentrasi sulla famiglia e suisuoi membri che hanno difficoltà emotive,conosca quella che è una famiglia sana,ben funzionante. Ackerman ha osservato che i pazienti:“…provengono da famiglie disorientate eche il primo familiare che necessità del-l’assistenza psichiatrica può essere ilmembro del gruppo più o meno malato”.Gli Operatori Psichiatrici devono guardareal di là del paziente psichiatrico e rivolge-re la loro attenzione verso l’intero nucleofamiliare per valutare accuratamente lasituazione completa. Le famiglie ben funzionanti hanno iseguenti processi maturativi:1. adeguata socializzazione e competenza

nello stabilire relazioni personali con glialtri;

2. sviluppo di un senso di identità e diautostima in ciascun membro;

3. opportunità di autoespressione e diautodisciplina;

4. incoraggiamento all’indipendenza eall’autosufficienza;

5. emancipazione di ciascun figlio e con-trollo dei genitori degli appropriatistadi di sviluppo.

Nelle famiglie ben funzionanti gli obietti-vi e gli scopi si raggiungono con il minimodi confusione e di conflitto possibile. Leaspettative del ruolo sono esplicite e chia-ramente definite e i membri della famigliasi aiutano reciprocamente. Le famiglievanno incontro nel tempo a diverse modi-ficazioni e quelle ben funzionanti si adat-tano a questi cambiamenti. Esse sono fles-sibili, si adattano alle diverse condizioni erichieste e sono capaci di cambiare.Avendo presenti questi concetti su quellache è una famiglia ben funzionante lospecialista clinico può valutare le aree pro-blematiche nelle singole famiglie e svilup-pare interventi che aiuteranno la famigliaa riconoscere i propri punti di forza e adaumentare la sua funzionalità

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LA FAMIGLIA COME SISTEMA

Come sistema, la famiglia risente in positi-vo ed in negativo delle singole azioni diuno dei membri della stessa. Un sistema èsemplicemente una serie di elementiintercorrelati che possiede un confine ed ècostituita da una serie di interrelazionipersistenti tra le parti di un tutto. Un siste-ma è maggiore della somma delle sueparti: pertanto la famiglia è maggioredella somma dei suoi singoli componenti.E’ sempre presente una interazione o unmovimento dinamico tra queste parti, etutte le parti sono interdipendenti. Se unmembro della famiglia non funziona cor-rettamente, egli influenza tutti gli altrimembri che costituiscono il sistema fami-liare. Se si verifica un cambiamento all’in-terno di un membro della famiglia, si hauna modificazione dell’intero sistema.Questo è un concetto estremamenteimportante che il terapista deve ricordarequando lavora con le famiglie: se unmembro della famiglia cambia, l’inte-ro sistema familiare cambierà in qual-che modo con lui.Ciascuna famiglia sviluppa dei modi siste-matici di essere tale. Questi comprendonomodi di comunicazione, di risoluzione deiproblemi, di soddisfazione delle necessitàdi affetto e di intimità dei membri dellafamiglia, di risoluzione dei conflitti e ditrattare le perdite ed i cambiamenti e cosìvia. L’osservazione di questi processi èessenziale per l’accertamento della fun-zionalità della famiglia. In ogni sistemafamiliare, i membri si compensano l’unl’altro cioè se un membro della famiglia èsottofunzionante in alcuni settori, unaltro membro provvederà al compensoiperfunzionando in quei settori. I membridella famiglia agiscono tra loro coerente-mente in modi reciproci e specifici. Allafine evolvono in quadri reciproci di intera-zione, e questi diventano prevedibiliall’interno del sistema familiare. Gli stessielementi possono essere parte di più di unsistema. La famiglia è un membro di altrisistemi più grandi ed inoltre possiedediversi sottosistemi. I sistemi funzionano a tutti i livelli di effi-cienza, variando da un funzionamentoottimale ad una disfunzione totale. Lafunzione di qualsiasi sistema dipende inparte dalla funzione dei sistemi più gran-

di e dai suoi sottosistemi. Il nucleo familia-re è una parte del sistema familiare piùgrande ed esteso esistente, ed entrambisono parte di un sistemi ancora più gran-di, quali la scuola, il lavoro, la chiesa, lacomunità sociale, lo stato, ecc. Il concettodei sistemi aperti e chiusi è utile nel consi-derare una famiglia. In realtà non esistealcun sistema completamente aperto ochiuso, ma alcuni sistemi sono più aperti omeno di altri. Una famiglia con un mag-gior grado di apertura è capace di assu-mere un maggior numero di messaggi dalsuo ambiente e può adattarsi a quello cheha percepito, piuttosto di distorcere leinformazioni poiché non è in grado diaccettare un cambiamento. Alcune fami-glie tendono ad escludere o a distorcerequasi tutte le informazioni che provengo-no loro dall’ambiente esterno per evitaredi alterare l’equilibrio del sistema.Quest’ultimo tipo di famiglia e si uno deicasi veramente appartenenti a quella chepossiamo definire un sistema ermetica-mente chiuso, che non si lascia permeareda nulla e nessuno. Avere la conoscenza dibase e la capacità di applicare la teoria deisistemi alle famiglie può essere utile per lospecialista clinico in infermieristica psichia-trica e di salute mentale per considerareun individuo o una famiglia nella sua glo-balità.

LA TEORIA DI BOWEN: UN MODELLO DI TERAPIA DEI SISTEMI FAMILIARI

La teoria dei sistemi familiari, come pre-sentata da Bowen, è costituita da noveconcetti intecorrelati ed interdipendentiche descrivono il funzionamento emotivodi un sistema familiare. Su questa teoriasono stati scritti interi volumi, ma in que-sto breve articolo possono essere presen-tati solamente alcuni concetti. I nove con-cetti principali della Teoria di Bowen sonoil sistema emotivo del nucleo familiare, ladifferenziazione dell’io, il processo diproiezione della famiglia, il processo ditrasmissione multigenerazionale, la posi-zione dei fratelli, l’isolamento emotivonella società e il concetto del soprannatu-rale. Il sistema emotivo del nucleofamiliare viene usato per descrivere imodelli di funzionamento emotivo in unasingola famiglia. Se vi è un’elevata fusione

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tra i membri di un sistema familiare vi èanche una dipendenza e una intensitàemotiva estesa. La fusione è una mesco-lanza di sé con gli altri. Le persone alta-mente fuse non hanno una chiara defini-zione dei propri confini individuali nellestrette relazioni emotive. Quando le fusio-ni o l’indifferenziazione sono elevati, imembri delle famiglie usano principal-mente i seguenti modi per ottenere ladistanza e trattare l’ansia: 1. distanzaemotiva; 2. conflitto coniugale; 3. disfun-zione in uno dei coniugi (fisica, emotivae/o sociale) e trasmissione ai figli, attra-verso il processo di proiezione, a causa delquale le difficoltà dei genitori proiettateai bambini provocheranno spesso successi-vamente dei problemi a distanza agli stes-si. La differenziazione dell’io si riferiscealla capacità dell’individuo di distingueretra pensieri ed emozioni. Si riferisce ancheal grado al quale un individuo può distin-guere se stesso, i propri desideri, le pro-prie necessità e le proprie opinioni daquelle degli altri nel sistema di relazione.Il livello di differenziazione di un indivi-duo può essere visto come un continuum.All’estremità più bassa del continuum visono quelle persone le cui emozioni (sen-timenti) ed il cui intelletto (pensiero) sonocosì fusi che le loro vite sono dominate dailoro sentimenti. All’estremità più alta delcontinuum vi sono quegli individui chesono più differenziati ed il cui funziona-mento intellettuale mantiene un control-lo relativo sui loro sistemi emotivi durantead es. i periodi di stress. Questi individuipiù adattabili e indipendenti dalle emo-zioni che li circondano. Una completa sto-ria familiare, che valuti il sistema neltempo, può fornire informazioni impor-tanti riguardo al livello di differenziazionedell’individuo e della famiglia. L’unitàfondamentale nella famiglia è il trian-golo. Il triangolo rappresenta il più picco-lo sistema di relazione stabile. Durante iperiodi di calma, il triangolo è compostoda una coppia chiusa, rassicurante, e daun estraneo meno rassicurante. Quando latensione è bassa, la posizione di unioneinterna è più desiderabile e ciascuna per-sona nel triangolo si muove per raggiun-gere questa posizione. Durante la crisi è laposizione esterna che diventa più attraen-te per sfuggire ala tensione nella coppia.Pertanto la triangolazione è un tentativo

di ridurre la tensione ed evitare di tratta-re i problemi direttamente all’interno delsistema. La triangolazione può essere defi-nita come il sottoprodotto della reattivitàemotiva in un sistema. Il processo diproiezione della famiglia è un esempiodi triangolo che comporta la trasmissionedel problema ai figli. Il bambino triango-lato tra la coppia di genitori alla finediventa sintomatico ed il suo funziona-mento emotivo alterato. Il processo diproiezione della famiglia si verifica perdiverse generazioni attraverso il processodi trasmissione multigenerazionale.Un individuo impara il modello di proie-zione nella propria famiglia e quindi loimpiega nella famiglia che crea. Questoprocesso, trasmesso attraverso le genera-zioni, porta allo sviluppo di persone menodifferenziate con livelli inferiori di funzio-namento. Il concetto di posizione di fratello,come definita da Toman, dipende dallacombinazione delle caratteristiche deiranghi di sesso e di età di tutte le personeall’interno della famiglia. Il tipo di perso-na che uno sceglie come coniuge, partnero amico sarà determinato dalla costella-zione della famiglia. Si basa sull’idea chela prima famiglia rappresenta il più impor-tante contesto di vita e che è nella fami-glia che i modelli di relazione vengonoappresi ed estesi nelle generazioni. Leposizioni di fratello sono viste come ruoliappresi all’interno della propria famigliache la persona tenderà ad assumere nellesituazioni future esterne alla famiglia.Queste posizioni implicano alcune ten-denze comportamentali, alcuni tratti dellapersonalità ed alcune inclinazioni sociali.Le informazioni sulla posizione del fratel-lo aiutano a sviluppare un quadro com-pleto dell’intero sistema familiare e deimodelli di inteazione. Il concetto di isola-mento emotivo si riferisce ad un elevatogrado di distanza emotiva tra i parteci-panti ad una relazione. La distanza emoti-va, l’opposto di una correlazione persona-persona, esiste quando le principali areedel pensiero e dei sentimenti dei parteci-panti ad una relazione non vengonocomunicate, e la relazione rimane superfi-ciale. Il modello di vita degli isolati vienedeterminato dal modo in cui la personatratta l’attaccamento emotivo non risoltoai propri genitori. Più intenso è l’attacca-

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mento irrisolto, più è basso il livello di dif-ferenziazione della persona coinvolta. Ilconcetto emotivo nella società checomprende si alla regressione che la pro-gressione sociale, ipotizza che i problemiemotivi della società siano analoghi aiproblemi emotivi della famiglia.Suggerisce che i principi che operanoall’interno dei sistemi familiari operanoanche all’interno dei sistemi sociali. Il con-cetto del soprannaturale è presentesolo nella fase precoce di sviluppo. Nutreun’alta considerazione per molti fenome-ni che accadono nel mondo, che non sonoancora capiti e riconosce il loro possibilesignificato per la vita. Tra essi sono com-presi la religione e diversi altri sistemi dicredenze che influenzano fortemente gliindividui e le famiglie. I nove concetti fon-damentali della Teoria di Bowen sonotutti estremamente importanti per il fun-zionamento della famiglia. Questi concet-ti forniscono un modo per descrivere imodelli ed i processi del funzionamentoemotivo in tutte le famiglie. Riteniamoche lo specialista clinico debba possedereuna forte ed importante base teorica,prima di tentare di programmare un inter-vento terapeutico per la famiglia.

APPLICAZIONE DELLA TEORIA DI BOWEN AL PROBLEMA CLINICO DELLA DEPRESSIONE

Gli operatori psichiatrici spesso vedonofamiglie nelle quali vi è un membrodepresso. Queste famiglie vedono la per-sona depressa come “malata” e non pen-sano che hanno giocato un ruolo moltoimportante in quel processo depressivo. Ifamiliari del depresso chiedono di trattareil depresso con una terapia individualesenza saper che la famiglia è l’unità deltrattamento nella depressione. Nessunmembro della famiglia deve essere sceltocome “paziente” , ma invece il membrodepresso della famiglia, va visto come il“portatore dei sintomi” colui cioè cheriflette i disturbi dell’intera famiglia.Questo membro ha appreso il modellodella depressione all’interno della fami-glia ed è per questo che va “curata l’inte-ra famiglia”. La radice della depressione èl’isolamento emotivo, e la persona depres-sa è colpita dalle proprie emozioni. Ladepressione è opprimente e reprime il

pensiero. La persona depressa è sopraffat-ta dai propri sentimenti. Una personadepressa ha il tono dell’umore deflesso esi sente incapace di fare qualsiasi cosa alfine di risolvere i suoi problemi ed è coltainevitabilmente da un senso di disperazio-ne. Il centro della depressione è l’io, chealimenta l’isolamento emotivo e la perso-na depressa si isola dalla gente in un“mondo interiore”. Poiché la persona inquesto mondo interiore tende a sviluppa-re un forte senso di irrealtà, quanto piùuna persona si concentra su se stessa,escludendo gli altri, tanto più i problemi ei sentimenti gli faranno perdere la pro-spettiva di uno sbocco ai suoi problemi,determinando un vero e proprio isola-mento emotivo. La riduzione di questoisolamento spesso diminuisce il senso didepressione. Pertanto è importante che ildepresso venga coinvolto (specialmente alivello familiare) a stare con altre personeanche se il desiderio di chi sta male è quel-lo di restare da solo. Il terapista quindi hail dovere di incoraggiare il depresso a tra-scorrere con una certa regolarità piùtempo con le altre persone, per ridurre ipropri sentimenti di isolamento e didepressione. Bower vede la depressione come unsintomo di disfunzione della famiglia,che è determinato dal livello di differen-ziazione di una persona e dal grado diansia familiare. La sintomatologia delladepressione può essere capita esplorandoi processi familiari e identificando i model-li di comportamento presenti sia nellagenerazione passata che in quella presen-te. Un modo di valutare la famiglia è quel-lo di raccogliere questi dati e di eseguireuna dettagliata anamnesi familiare per-ché questa ci fornisce delle informazionireali sui modelli globali di funzionamentodella famiglia di almeno tre generazioni.E’ un modo per scoprire come il sistema èfunzionato nel tempo e come sta funzio-nando attualmente. E’ importante predi-sporre un diagramma della famiglia cheillustra l’intero sistema famiglia per estesonel tempo. Ciascun membro della famigliadovrebbe acquistare una certa consapevo-lezza del ruolo che svolge nel processofamiliare in atto. E’ essenziale insegnare aimembri motivati della famiglia come isistemi familiari funzionano, così aiutan-doli ad imparare come controllare (e rico-

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noscere) i loro ruoli nelle dinamiche fami-liare. Una volta imparato quanto detto sipuò loro insegnare loro che hanno la pos-sibilità di fare qualcosa di differente e chea seguito di questa/e azione/i di disconti-nuità (rispetto al passato) può verificarsi ilcambiamento atteso. Quindi una voltache i membri motivati raggiungono que-sto obiettivo anche gli altri membri dellafamiglia possono iniziare a lavorare assie-me per risolvere le difficoltà del membrodepresso. E’ utile dire alla famiglia che ladepressione è autolimitante e che dimi-nuendo di intensità non sempre scomparedel tutto. Non è importante quanto graveè la depressione un giorno verrà superata.Questa conoscenza del modo di esprimer-si può essere di conforto per le famigliedurante l’acuzie depressiva. Il terapistadovrà inoltre incoraggiare il membrodepresso a partecipare alle attività, all’e-sercizio fisico ed all’interazione con lealtre persone durante questo difficilemomento, anche se il paziente dovrà for-zare se stesso a fare ciò. La Teoria diBowen descrive la persona depressa comequella che mantiene la posizione adattati-va nella famiglia e quando questa posizio-ne viene mantenuta per un lungo perio-do, la persona perde gradualmente sestessa e ogni sua abilità ad agire è note-volmente alterata. Ora il membro “iper-funzionante” o dominante e il membro“ipofunzionante” o adattativi non sonoentrambi funzionali alla crescita correttadel sistema famiglia. Quando queste posi-zioni diventano modelli stabili di intera-zioni, il processo diventa cronico e la suainversione può essere estremamente diffi-cile. In ogni sistema, le persone si com-pensano tra loro. Se una persona è ipo-funzionante in alcune aree, qualcun altronel sistema la compenserà iperfunzionan-do in quelle aree. In una famiglia depres-sa vi è abitualmente una relazione flut-tuante. Uno o più membri della famigliasono iperfunzionanti esattamente come ilmembro depresso è ipofunzionante. Manmano che gli altri familiari si assumonopiù responsabilità, il membro depresso fameno fino a diventare totalmente disfun-zionale. Lo scopo di lavorare con la fami-glia è quello di insegnare ai membri iper-funzionanti a fare meno in modo che ilmembro depresso o ipofunzionante siassuma più responsabilità e gradualmente

aumenti il suo funzionamento. E’ un erro-re fare “troppo” per qualcuno che èdepresso. Si capisce quindi come siaimportante che il terapista insegni allafamiglia questi principi del sistema.L’insegnamento è una componente fon-damentale del ruolo dello specialistico cli-nico quando lavora con le famiglie. Molterisposte all’interno delle famiglie sono“automatiche”, nel senso che si dannodelle spiegazioni sull’evento morboso chespesso non coincidono con le reali cause; imembri della famiglia sono così viciniemotivamente che non possono ricono-scere queste cause spesso non propria-mente manifeste, tutt’altro! Una personaestranea obiettiva può assistere la fami-glia aiutandola ad identificare i circuitiautomatici e spezzando il ciclo in modoche i membri della famiglia imparinocome operano tra loro. Tale persona puòinoltre assistere i membri della famiglia ascoprire modi per modificare il propriocomportamento se questo è desiderato. E’importante per lo specialista clinico chelavora con le famiglie mantenere una suf-ficiente distanza dal sistema familiare perconservare l’obiettività e per non venireemotivamente coinvolto nella depressio-ne della famiglia. L’infermiere psichiatrico deve essere sen-sibile ai sentimenti dei membri della fami-glia ma essere contestualmente “padro-ne” dei propri. Ai membri della famigliadovrebbe essere insegnato a focalizzarsisugli aspetti positivi e sui successi dellafamiglia invece che sugli aspetti negativie sui fallimenti. Devono essere accentuatele forze e non le debolezze. Gli sforzidello specialista clinico quando lavora conun membro depresso sono rivolti a dimi-nuire l’ansia del sistema, ad aumentare illivello di differenziazione dei membridella famiglia.

CONCLUSIONI

Pensiamo che la fisionomia del modernoinfermiere psichiatrico sia stata stravoltain meglio rispetto al cliché dello stesso diqualche anno fa. L’elevato tasso di scola-rizzazione superiore ed universitaria resti-tuisce alla società civile attuale una figuraancora poco spesa in modo congruo, chepotrebbe rivelarsi un’avanguardia nellalotta ai disturbi psichiatrici e una risorsa

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per l’intera salute mentale. Per dirla conCurci e Secchi: “… gli infermieri psi-chiatrici rappresentano la stragrandemaggioranza degli operatori operantinell’ambito della psichiatria … e se siconsidera che l’essenza del lavoro psi-chiatrico è costituito dal rapportoterapeuta-paziente, va da sé che,nella quasi totalità, questo venivasvolto da infermieri …”. Queste affer-mazioni fatte da dei non infermieri cidanno la misura esatta di quanto questafigura sia importante e non sufficiente-mente e adeguatamente utilizzata dasempre. Nella certezza che il trend stiacambiando per tutta una serie di ragioni,che qui non prendiamo in esame per unaquestione di brevità di esposizione, nonper ultima quella legata alla razionalizza-zione della spesa sanitaria, pensiamo cheancora molto debba essere atto in terminidi alleanze professionali, di proliferazionedi strutture psichiatriche intermedie ope-ranti nel territorio, di inserimento reale enon fittizio dei pazienti psichiatrici nelmondo del lavoro, di riconoscimento pre-coce delle disfunzioni familiari e relativalotta terapeutiche alle stesse.

AUTORI

Dr PAOLA FERRI*Coord. Attività FormativeProfessionalizzanti e DocenteC.d.L. in Infermieristica di ModenaUniversità degli Studi di Modena eReggio Emilia

Dr ANTONIO GIANNONE(**)Infermiere (Azienda Sanitaria Locale diTaranto/1)Docente del Master “Infermieristica inpsichiatria-salute mentale”Università degli Studi di Modena eReggio Emilia

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L’INFERMIERISTICA NEL PENSIERO RIFORMATORE

DI CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO

di Anna Maria Zucchi

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METODOLOGIA DELLA RICERCA

l trattandosi di ricerca riguardante unpersonaggio storico si provvede, inizial-mente, a fornire una descrizione dellarealtà storica, individuata in un periodocircoscritto e definito;

l applicazione dello schema di base, uti-lizzato nella Ricerca Infermieristica, allefasi della ricerca in letteratura; a segui-to dell’individuazione esatta del feno-meno attraverso la specifica definizionedell’argomento: “L’infermieristica nelpensiero riformatore di CristinaTrivulzio di Belgioioso”;

l conduzione della ricerca e della raccol-ta dei dati attraverso l’uso di fonti pri-marie e secondarie quali scritti autogra-fi, documenti, testi, articoli, dipinti e sitiweb;

l eliminazione delle fonti ritenute nonvalide o pertinenti in quanto evidente-mente inficiate da pregiudizi storiogra-fici rispecchianti la morale del periodostorico in cui sono state prodotte;

l selezione delle fonti rilevanti a seguitodi lettura, analisi e verifica, e loro utiliz-zo nella stesura dell’elaborato;

l approccio di tipo qualitativo trattando-si di uno studio di argomento storico,che non prende in esame variabilisuscettibili di analisi parametrica;

l definizione di fenomeni economici alfine di evidenziare diversi aspetti di cuipuò essere suscettibile la ricerca diargomento storico;

l descrizione delle specifiche teorie dei

socialisti utopisti applicate nel suo spe-cifico contesto storico dalla Belgioioso;

l studio ex post facto.

La ricerca effettuata nasce dall’esigenzadi restituire alla Principessa CristinaTrivulzio di Belgioioso (Milano 1808-1871)la dignità di personaggio storico di spicco,che ha vissuto ed operato durante ilRisorgimento italiano, ma che risulta esse-re sostanzialmente misconosciuto dallastoriografia ufficiale. A tal fine vengonoevidenziati gli elementi fondamentali delsuo pensiero che hanno contribuito su

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diversi piani (filosofico, sociale ed assi-stenziale) all’innalzamento delle condi-zioni di vita di ogni individuo.Il personaggio Cristina Trivulzio diBelgioioso in virtù del proprio backgroudculturale e sociale, è consapevole dellapropria autorevolezza e indipendenza,libero ed incredibilmente poliedrico inquanto dotato di ampia cultura. Si trovaspesso posto in contrasto con le istituzionia causa dei propri vasti interessi politici epatriottici che lo hanno costretto a fre-quenti spostamenti, i quali gli hanno per-messo di conoscere, aderire ed essereparte attiva di avanguardie culturali edanticonformiste del periodo. Il suo inte-resse predominante resta, per tutta lavita, la politica e l’indipendenza del suopaese dall’Austria.Per approfondire la conoscenza del perso-naggio Principessa Cristina Trivulzio diBelgioioso ed il ruolo fondamentale daessa ricoperto per quanto riguarda la cul-tura infermieristica, si devono tenere nelgiusto conto gli eventi salienti del periodoin cui visse, iniziando dalla realtà in cui sisono trovati gli Stati italiani in seguito alCongresso di Vienna, fino ad arrivare allaTerza Guerra di Indipendenza el’Occupazione di Roma.Il profilo biografico sottolinea la portatainnovativa delle sue idee e la determina-zione nel perseguirle. Una delle difficoltàriscontrate nella ricerca di documenti èstata la quasi completa assenza di fontiattendibili che la descrivessero come per-sonaggio storico reale trovatosi spesso indifficoltà in quanto precursore di unmodo di essere, di pensare e di agireinammissibile per l’epoca.Si vuole sottolineare l’incisività delle rifor-me da lei apportate in molteplici campi, ela sua notevole apertura culturale. E’necessario, quindi, tenere presenti le cor-renti di pensiero con cui è venuta a con-tatto: dapprima, infatti, le è impartitaun’educazione di stampo illuminista, daFrancesco Ambrosoli già allevo diGiandomenico Romagnoli, mentre inseguito sarà fortemente influenzata dalleidee dei socialisti utopisti apprese a Parigied in particolare dalle teorie del Fourier.Tali, teorie, nella fattispecie, le permette-ranno di attuare, in seguito – nel suo

feudo di Locate – importanti riformesociali ed agrarie, attività cooperativisti-che, financo un primo servizio di assisten-za domiciliare caratterizzato da distribu-zione di medicinali ai meno abbienti.Si è potuto analizzare, nel corso dellericerche, come il miglioramento, in talmodo apportato, abbia comportato que-stioni caratterizzate da un preponderanteaspetto economico, e cioè la creazione diinfrastrutture fisiche, l’implementazionedi istituzioni e la possibilità dei contadinidi accedervi in modo da accrescere la loroqualità di vita, aumentandone infine ilbenessere.Per tentare di comprendere l’incisività ditali riforme, con cognizione di causa, ènecessario tener presenti alcuni modelli diprocessi distributivi a loro volta basati sulfondamentale modello di concorrenzapura e perfetta dalla cui irrealizzazionenella realtà si evince la concettualizzazio-ne dei fenomeni quali fallimenti del mer-cato e beni pubblici nel settore sanitario.Al fine di analizzare la portata delle rifor-me messe in atto dalla Belgioioso bisognaconsiderare la mole delle difficoltà e deiproblemi che ha affrontato, in parte perspirito filantropico, ma soprattutto acausa delle proprie convinzioni fortemen-te equalitariste, e risolto con l’utilizzo difatto esclusivo delle proprie risorse econo-miche, attraverso l’applicazione di alcuniaspetti delle suddette teorie socialiste.L’acuta sensibilità sociale di Cristina si evi-denzia, inoltre, quando nel 1848 raggiun-ge Roma per portare aiuto ai feriti dellaRepubblica Romana, riuscendo ad orga-nizzare in sole 48 ore un primo servizio diambulanze. Qui, visto l’elevato stato didegrado degli ospedali, e la totale assen-za di personale in grado di dare assisten-za, chiede ai Triunviri di creare una CasaCentrale di Assistenza. Questa formularacchiude in sé il paradigma di quelle chesarebbero in seguito diventate le scuoleconvitto. Tale istituzione si sarebbe dovu-ta realizzare, nell’originario progettodella Principessa, presso l’ospedale dellaSanta Trinità dei Pellegrini in Trastevere.Precorrendo i tempi la Belgioioso teorizzaun tirocinio presso un ospedale, ritenutoindispensabile per acquisire esperienza epratica, unitamente ad un insegnamento

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scientifico moderno che oltrepassassequella che era la sfera meramente tecnica.Oltre alla scientificità degli insegnamentila Belgioioso profila un insegnamentoetico e morale impartito nel corso di unospecifico periodo di formazione, nonché ilriconoscimento sociale ed economico tra-mite l’assunzione all’interno dell’ospeda-le; tutto ciò sotto la responsabilità di mae-stre laiche, che fossero in grado di gestireil personale infermieristico, al quale vademandata la totale gestione dell’assi-stenza.Secondo la Principessa alla figura dell’in-fermiera vanno attribuite non soltantofunzioni assistenziali, ma anche funzionisociali ed umanitarie più ampie che com-prendano anche la realizzazione di quellealberghiere; questo aspetto rispecchia lavisione dell’epoca della gentildonna comeospite premuroso e munifico. Le infermie-re, inoltre, devono essere un supplementoall’infermo nelle sue necessità fisiche, maanche in quelle sociali e culturali.Nella visione di Cristina inoltre le infer-miere dovrebbero essere formate in ununico polo, a cui i diversi ospedali possanosuccessivamente attingere in caso dinecessità.A conclusione del presente articolo, sivogliono chiare a posteriori le idee ed ivalori in base a cui Cristina Trivulazio diBelgioioso ha operato, si è del parere chela Principessa di Belgioioso sia stata ecces-sivamente penalizzata per la sua determi-nazione nel raggiungere risultati impor-tanti e ritenuti forse troppo innovatividalle autorità del suo tempo. Tanta avversione ha portato al miscono-scimento di una figura importante delrisorgimento italiano. Si è esposta, già inprecedenza la difficoltà rilevata nellaricerca di fonti che non descrivesseroCristina solo come un personaggio daromanzo; si può, quindi, evincere che lefonti seppur poche e “distorte” esisteva-no. Si afferma, di conseguenza, che il per-sonaggio Cristina Trivulzio di Belgioiosoera troppo “importante”, a causa di tuttele sue attività, per essere completamentecancellato dalla memoria storiografica, edal momento che l’annientamento risul-tava impossibile si preferì che la suamemoria fosse trasmessa si posteri come si

fa con le leggende più che con le figurestoriche.A questo proposito è il caso di soffermar-si e chiedersi perché una personalità, chesembra avere decisamente più luci cheombre, sia stata a tal modo avversatadalla storiografia: è improprio, in questasede, fare un’analisi storica su tale avver-sità. Sembra, però, che i motivi possanosinteticamente essere esposti nella gran-de innovazione apportata in primis dalmodo in cui ha vissuto (attraverso fughe eproclami) e quindi dal suo pensiero (ripor-tato più volte su articoli e libri), nonchédalle sue azioni. E’ ovvio osservare, a talproposito, che durante il risorgimentomolte delle figure importanti sono, a loromodo, rivoluzionarie. Si nota, però, chetali personaggi sono valutati e spesso“mitizzati” proprio in ragione della lorocomponente innovativa e rivoluzionaria.Ci si chiede, quindi, ancora una volta per-ché la memoria della Belgioioso arrivi aiposteri romanzata; perché gli stessi storiciche, da una parte osannano Mazzini (cheera sicuramente inviso alle autorità realied ecclesiastiche del tempo) dall’altrarespingono nel dimenticatoio CristinaTrivulzio di Belgioioso?Una risposta sintetica, e scevra di preteseesaustive, potrebbe essere: perché non“sta bene” che una nobildonna si occupidi politica. Successivamente, infatti, la suastessa figlia, Maria, a causa dell’ingom-brante figura materna, avrà difficoltà neldiventare dama di compagnia dellaRegina Elena.Per comprendere profondamente la figu-ra della Belgioioso è necessario calarsi nel-l’epoca; si è già esposto quanto fosse “dis-dicevole” per una donna pensare, e l’atti-vità intellettuale nell’ottocento, più dioggi, implicava una nascita nobile o quan-tomeno benestante. Ci si trova, quindi, difronte ad una donna dal pensiero indi-pendente, e che non soddisfatta di pensa-re, lo divulga e lo mette in atto, agendoconseguentemente ad esso.Esiste, un ulteriore elemento che scanda-lizza istituzioni e benpensanti dell’epoca:oltre alla componente femminista espo-sta, Cristina si adopera per migliorare lecondizioni di vita (dapprima a Locate, poinella Repubblica Romana) di tutti coloro

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che ne hanno bisogno, il che significa cheaiuta anche i non nobili, i contadini ed isoldati. Vale la pena sottolineare, inoltre, chemigliorare la qualità d vita degli individuiimplica liberarli dal problema dellasopravvivenza, e quindi metterli in gradodi occuparsi anche di altre cose (infattiCristina crea anche scuole ed altre infra-strutture a Locate).Nel presente ambito è importante eviden-ziare che anche la progettazione dellescuole per Infermiere rientra nella visioneinnovativa globale di Cristina Trivulzio diBelgioioso, in modo preponderante sotto,almeno, due aspetti:l L’assistenza ai malati deve essere assicu-

rata da professionisti; tale attività nonviene più, infatti, considerata comemera esplicazione di carità cristiana,bensì diventa professione laica, basatasu conoscenze scientifiche, che in quan-to tale va retribuita.

l La gestione del personale e dell’assi-stenza, in toto, deve essere svolta sol-

tanto dagli stessi infermieri.E’ necessario, però, ribadire che laBelgioioso di fatto, non ha potuto attua-re tale progetto di riforma, né quindi veri-ficarne l’effettiva portata perché essendostata condannata a morte è dovuta fuggi-re all’estero.Un’idea simile è stata portata a compi-mento da Florence Nightingale inInghilterra dieci anni dopo, conferman-do la correttezza delle intuizioni dell’i-taliana.Alla luce di quanto finora esposto si può,forse, affermare che Cristina Trivulzio diBelgioioso passa alla storia come tantealtre donne che, prima di lei, sono usciteprepotentemente dall’ottica del periodoin cui vivevano, perché rivendicavano unruolo attivo nella vita politica e sociale.

AUTORI

Anna Maria Zucchi

Papilloma virus, pronto il vaccino

La Food and Drug Administration,l’Agenzia americana del farmaco, ha auto-rizzato la commercializzazione del primovaccino contro il papilloma virus, respon-sabile del tumore al collo dell'utero.Questa forma di cancro colpisce ogni annooltre 500 mila donne, uccidendone circa

300 mila. Il Gardasil, sviluppato da Sanofi-Pasteur Mda e Merck, costerà 120 dollaria dose negli Stati Uniti e serviranno treiniezioni per ottenere la copertura. Il vacci-no anti papilloma virus sarà messo in ven-dita in Europa dalla Sanofi-Pasteur, che hagià chiesto l'autorizzazione all'Emea,l'Agenzia europea per la valutazione deifarmaci.

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Estratto dalla tesi di laurea in infermieristica:“Prima esperienza di prelievo d’organi presso

l’ospedale G.B.Grassi: studio del vissuto raccontatodagli operatori sanitari del centro di rianimazione”

di Cinzia Gili

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PREMESSA

N ell’Agosto 2002 nell’OspedaleG.B. Grassi di Ostia lido diRoma, presso il quale facevo il

tirocinio clinico, è avvenuto il primoprelievo d’organi a cuore battente. Ciòha suscitato in me la curiosità riguar-dante la conoscenza del vissuto dell’e-quipe multidisciplinare del Centro diRianimazione in quella loro primaesperienza e mi ha spinto ad ela-borare su questo argomento la miatesi di laurea in infermieristica, dis-cussa nella sessione di marzo 2003presso l’Università di Tor Vergata.

METODOLOGIA

Studio descrittivo sull’esperienza del-l’equipe che ha vissuto il prelievod’organi con lo scopo di risponderealle seguenti domande: 1. L’equipe era in possesso di cono-scenze adeguate circa il processo didonazione degli organi?2. Quali emozioni hanno provato du-rante tutto il ricovero della paziente? 3. Che tipo d’implicazioni psicologichehanno subito?La ricerca era volta alla produzione diun contenuto che descrivesse le emo-zioni provate dall’equipe del centro dirianimazione. L’analisi della relazionetra l’esperienza vissuta dall’equipe e leimplicazioni psicologiche subite, èstata effettuata attraverso l’uso di unaintervista strutturata, che è stata som-

ministrata a tutti gli operatori dell’e-quipe del centro rianimazione (12 in-fermieri e 11 medici) fatto salvo quelliche, nel periodo della degenza dellapaziente presa in considerazione,erano in congedo ordinario. La ricerca è stata condotta dal 10 di-cembre 2002 al 7 gennaio 2003, questoarco di tempo è stato necessario perincontrare tutti gli operatori delcentro di rianimazione compatibil-mente con i loro turni di servizio. L’in-tervista è stata effettuata in unastanza dove, messo a proprio agio, l’o-peratore ha avuto la libertà di espri-mersi circa l’evento rispettandonequindi la privacy. E’ stata utilizzatasempre la stessa modalità di condu-zione delle interviste e non vi è statoalcun elemento di disturbo che neabbia caratterizzata la differenza trale stesse. Per condurre l’intervista sonostata adeguatamente formata dalla re-latrice psicologa in relazione alla me-todologia d’approccio da adottare.L’intervista come riportato di seguito,consta di 13 domande, di cui 8 aperte,che indagano in relazione a 4 dimen-sioni: le conoscenze relative all’argo-mento della donazione, la relazioneinstaurata con la paziente e la sua fa-miglia, il lavoro d’equipe, le emozioniprovate durante l’esperienza. Tutte equattro le dimensioni sono state ade-guatamente rappresentate da unnumero proporzionale di domande.

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ANALISI DEI DATI

Le interviste condotte sono relative adun totale di 23 operatori di cui 12 in-fermieri e 11 medici. I dati raccoltisono stati elaborati e sono stati pro-dotti dei grafici in riferimento alle di-mensioni indagate durante l’intervistaquali:- le conoscenze- la relazione umana- il lavoro d’equipe- le emozioni

Per quanto riguarda le“CONOSCENZE”, nel pri-mo grafico, si mette inevidenza che la totalitàdegli operatori sanitariha conoscenze esatte re-lative alle procedure chesi attivano durante ilprocesso di donazioned’organi. Il 25% degli in-fermieri quantifica leproprie conoscenze inmisura buona il 33% inmisura discreta il re-stante 42% pensa di pos-sedere sufficienti cono-scenze. L’ 82% dei mediciriconosce di possedereuna buona preparazione il restante12% riferisce di possedere sufficienticonoscenze delle procedure per il pre-

lievo d’organo. Sempre nell’ambito delle “CONO-SCENZE” si è voluto indagare in rela-zione all’aspetto del “Case Work” e“Metodo Balint”. E’ notevole laquantità di medici e infermieri che ri-sponde di non avere conoscenze inmerito, rappresentati dall’83%, solo il17% di essi risponde positivamente matende poi a precisare di aver nozioni“molto approssimative”, tre rispostepositive sono date dai medici una sola

risposta affermativa in merito è re-lativa agli infermieri .Gli operatori intervistati ritengono

poi, di non aver mai par-tecipato a gruppi di dis-cussione dove si presentail caso e lo si esamina daogni punto di vista.Nella dimensione della“RELAZIONE UMANA”, ilpersonale dell’equipe,compatibilmente ai pro-pri turni di lavoro, rife-risce che è stato a con-tatto con la paziente pertutto il periodo della de-genza (65%). Questo da-to è rappresentato da 8medici su 11 e 7 infer-mieri su 12. Altri opera-tori riferiscono invece diaver avuto una relazione

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caratterizzata da un legame di tempominore (26%) di cui 4 infermieri e 2medici, specificandola con il termine“saltuariamente”; questo dipendeanche dal protocollo di reparto chestabilisce una suddivisione fra gli ope-ratori infermieri della presa in caricodei pazienti. Difatti gli stessi che “sal-tuariamente” si sono occupati dellapaziente oggetto di studio, in realtàsostituivano l’infermiere titolare du-rante i cambi turno, mentre i medici ri-feriscono d’aver svolto altre funzioni

in quei giorni. Un solo infermiere edun solo medico (9%), riferiscono chesono stati a contatto con la paziente“quasi tutto il periodo della degenza”,precisando che nell’ultima fase delladegenza della pazienteerano assenti per motividi congedo ordinario.E’ stato chiesto di de-finire quindi con un ag-gettivo la relazione in-staurata con la degentein corrispondenza allaquantità di tempo de-dicato. Il 78% degli ope-ratori riferiscono chehanno stabilito una buo-na relazione (10/12 infer-mieri e 8/11 medici), so-prattutto grazie allo sta-to vigile ed orientatodella paziente ed anchealla sua giovane età. Il

13% degli operatori risponde che hainstaurato una relazione “sufficiente”(un infermiere e due medici), un ope-ratore medico risponde “discreta” el’unico infermiere dell’equipe che hariferito di essere stato “scostante”,precisa che ha adottato questa linea dicomportamento per difesa personaledalle implicazioni affettive cheavrebbe potuto riceverne.

E’ stato poi chiesto se gli operatori ri-uscivano a descrivere con 4 aggettivi la

relazione instaurata conla paziente. A questa do-manda aperta sono statedate numerose risposteche tendevano quasisempre a definire con gliaggettivi la relazione in-staurata durante le di-verse fasi della degenza.Sono numerose le ri-sposte che rimandano adun vissuto “tecnico”,quali: “impegnativa”,“interessante”, “stimo-lante”e l’aggettivo piùusato è stato quello indi-cante la “professiona-lità”, gli aggettivi uti-

lizzati indubbiamente servono dadifesa dello stress emotivo (8 rispostedate dai medici e 8 dagli infermieri).Altri “aggettivi” riguardano la manife-stazione di affetto verso la paziente e

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sono quelli indicanti la vicinanza con lastessa; per esempio: relazione “sim-patica” e “confidenziale” (11 rispostedate dai medici e 9 dagli infermieri).Emergono soprattutto aggettivi cheesprimono il dolore del personale chene è rimasto emotivamente colpitoquali: “dolorosa”, “traumatica”, “an-gosciante”, “difficile”, “penosa” e“deprimente” si rilevano di questafase della relazione 16 risposte daparte degli infermieri e 7 dei medici(23/59).Sappiamo che gli operatori, per lanatura assistenziale della loro profes-sione, devono sviluppare una relazioneanche con la famiglia dei degenti. Nelnostro caso alla domanda n. 12 re-

lativa alla definizione dellarelazione instaurata con lafamiglia della degente,questa relazione è statavissuta da parte di alcunioperatori e tradotta come“con rapporti scarsi”, poichéil personale non sapevaquale comportamento do-vesse essere assunto in pre-senza di una situazione cosìdrammatica. Anche in que-sta domanda il personale hadato più risposte che ho rag-gruppato in questo modo:emozioni che mettono inluce la scarsità del rapportocon la famiglia, per esem-pio: “breve”, “insufficien-te”, “non c’è stata rela-zione” sono 11 risposte degliinfermieri e 3 dei medici chedefiniscono questa relazionecome breve e superficiale;emozioni che mettono inevidenza un rapporto brevema intenso e partecipe peresempio: “empatica”, “sin-cera”, “comprensiva” “ri-spettosa”, gli operatori rac-contano di tale relazione inmodo positivo, “basata sullafiducia, comprensione e ri-spetto del dolore” infattisono 14 risposte degli infer-mieri e 25 dei medici; ed

emozioni ancora una volta chemettono in luce le sensazioni di doloredell’operatore e la sua impotenza, peresempio: “pietosa”, “angosciante” e“dolorosa” , sono solo 3 le risposte esono relative agli infermieri.Nonostante la relazione con la fa-miglia sia stata di breve durata, questioperatori raccontano il vissuto diquelle emozioni che descrivono lastessa relazione come “intensa” “con-fidenziale” e “amichevole”, anche inpresenza della sensazione di “dolore”e “angoscia” nei confronti della situa-zione così critica

L’aspetto “LAVORO D’EQUIPE” è statoanalizzato dalle domande 5, 6 e 7. Il

2020

giorno in cui è stato effettuato l’accer-tamento di morte cerebrale, a cui hafatto seguito il prelievo degli organi,in riferimento alla pianta organica delreparto si evince come sia numerosa lapresenza del personale medico (7/11) eridotta all’essenziale quella del per-sonale infermieristico (3/12). Gli infer-mieri spiegano che la situazione era aun livello di coinvolgimento tale perloro e che era preferibile non esserepresenti se non per motivi di turno vin-colato. Nonostante l’assenza di proto-colli di reparto specifici per il prelievod’organi, tutti gli operatori presentihanno dimostrato nel proprio ruolo unimpegno notevole per facilitare leoperazioni.

I medici alla domanda n. 6 relativa altipo di funzioni svolte il giorno delprelievo, rispondono che hanno svoltoprevalentemente funzioni organiz-zative e di collaborazione con gli altrispecialisti, sono 6 le risposte su10 datedai medici. Gli infermieri presentierano tre di cui due dovevano pren-dersi cura degli altri pazienti presentinel reparto. Hanno svolto pertanto as-sistenza infermieristica con il conse-guente controllo e mantenimento deiparametri vitali 6 risposte su 9 datedagli infermieri, visto l’impegno del-l’infermiere dedito al processo d’accer-tamento di morte cerebrale gli altri 2infermieri nei momentidi pausa riferiscono d’averfocalizzato la loro atten-zione verso il supporto psi-cologico nei confrontidella famiglia della pa-ziente sono 2 le rispostedelle 9 date dagli infer-mieri, l’altro infermiere ri-ferisce d’aver prestato col-laborazione con gli specia-listi, è 1 sola la rispostadelle 9.

In riferimento all’interoperiodo di degenza dellapaziente, tutti gli ope-ratori alla domanda “seil caso avesse portato a

sviluppare un lavoro d’equipe”, hannorisposto positivamente, evidenziandoche ognuno per le proprie specificheconoscenze e competenze tecniche si èsentito completamente integrato in unbuon lavoro d’equipe.

Le domande 8,9,10 e 13 esplorano le“EMOZIONI” provate durante la de-genza della paziente e dopo il prelievodegli organi.Nella domanda numero 8 è statochiesto agli operatori di provare a ri-pensare a questo vissuto e adesprimere le emozioni correlate. Du-rante la degenza della paziente alcunioperatori riferiscono di aver provato“rabbia” ed “impotenza” sentimentiche testimoniano la partecipazioneemotiva del personale di fronte ad unevento ineluttabile, non controllabile,il cui esito era sicuramente negativo,sono 29 le risposte su 44 di cui 20 ri-cevute dagli infermieri e 9 dai medici.All’inizio della degenza, gli operatorisostengono di aver provato emozionimeno negative quali la “tenerezza” la“speranza” la “solidarietà” (4 risposterelative agli infermieri e 7 ai medici tot11/44), ma poi l’inevitabilità dell’e-vento, ha aumentato, la loro frustra-zione e la loro impotenza; con altre 4risposte (una di un infermiere e tre deimedici) riferiscono: “interesse per lapatologia”, “coinvolgimento routi-

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nario” e “nessuna” emozione provatadurante la degenza della paziente .

Durante l’ultima fase del rapporto conla paziente il personale sanitario avevaormai interiorizzato che la morte era“sicura” e riferisce perciò d’aver volutoporre l’attenzione sull’aspetto della“donazione” riconoscendo, dopo ilprelievo degli organi (domanda n. 9),sentimenti di “contentezza” e “grati-tudine” per questa decisione (13 ri-sposte su 39, di cui 9 degli infermieri e4 dei medici), altri operatoriesprimono “consapevolezza” e “spe-ranza” per il trapianto ed “emozione”per i riceventi gli organi (7 risposte su39, 2 degli infermieri e 5 dei medici),

ma sono presenti molte ri-sposte che riguardano lo“sconforto” e il “dispiacere”riconducibili al sentimento diaffetto sviluppato nei con-fronti della paziente (17 ri-sposte su 39 di cui 9 degli in-fermieri e 8 dei medici), conaltre 2 risposte (di cui una diun infermiere e una di unmedico) ci riportano che nonhanno provato alcuna emo-zione dopo il prelievo degliorgani. Nella stesura e analisidelle risposte sono rimastamolto colpita da un ope-ratore sanitario che hanegato a se stesso di provarealcuna emozione durantetutto il percorso.Le emozioni provate dopo ilprelievo degli organi sostan-zialmente mettono in luce lasperanza per la riuscita deltrapianto, il rispetto per lapaziente e la “gratitudine”per il suo gesto.Nella domanda , riguardante“le attese dopo l’evento”, èrilevabile come la maggiorparte degli operatori non neavesse alcuna (50% delle ri-sposte di cui il 31% relativeagli infermieri ed il 19% re-lative ai medici). Tre rispostedei medici (11,5%) invece,

esprimono la speranza nei confronti diun “trapianto riuscito” e “del poten-ziamento della donazione” spiegandodi voler credere che almeno non siastata “vana” la morte della paziente.Altre 7 risposte pari al 27% del totaledi quelle ricevute(di cui 6 sono riferibiliagli infermieri ed una ad un medico)evidenziano il bisogno di confronto ediscussione circa il loro vissuto ed even-tualmente la possibilità di ricevere unsupporto psicologico, le 3 rimanenti ri-sposte pari all’11,5% (di cui 2 relativeai medici ed una relativa agli infer-mieri) hanno riguardato più l’aspettorelazionale nei confronti della famigliadi cui ne sperano “la soddisfazione”dopo la decisione della donazione.

2222

Alla domanda relativa al “che cosa liavesse più colpiti in tutta la vicenda” ilmassimo delle risposte ricevute 24/34(di cui 15 degli infermieri e 9 deimedici) mettono in risalto “la maturitàdella famiglia e della paziente” per ilconsenso alla donazione.Alcuni infermieri riferiscono di essererimasti colpiti “dagli occhi espressividella ragazza”, “dal suo viso e dal suosorriso” queste risposte ancora una

volta mettono in chiara luce la parteci-pazione emotiva nei confronti delladegente. Altri operatori invece hannomostrato una “schermatura” sen-z’altro a scopo difensivo, desumibiledalle risposte (10/34 dicui 3 date dagli infer-mieri e 7 date dai medici)che indirizzano l’inte-resse verso il “profilotecnico-professionale”nei confronti del casoclinico, quali: “il lavorod’equipe” “l’assenza didifficoltà” “il prelievo inse e per se”.

CONCLUSIONI

Dalla ricerca condottapresso l’Ospedale Grassiè stato rilevato che la re-lazione instaurata dal

personale infermieristico con la fa-miglia della paziente donatrice è ri-sultata difficoltosa e spesso imbaraz-zante per la mancanza di sufficienticompetenze relazionali. L’esperienzavissuta viene riferita con provati senti-menti che esprimono un forte coinvol-gimento emozionale; mentre perquanto riguarda gli altri operatori sa-nitari, essi riferiscono che l’interessesia stato direzionato più verso un

profilo tecnico-scien-tifico del caso clinico edhanno mostrato quindid’aver partecipato all’e-vento numerosi e colla-boranti.Come esperienza per-sonale posso dire d’averricevuto più collabora-zione, alla redazione del-le interviste, da partedegli infermieri che nondei medici, forse perchéhanno sviluppato em-patia nei miei confrontiperché appartenente allaloro stessa categoria pro-fessionale. E’ auspicabileche l’equipe presa inconsiderazione pro-

ponga all’Azienda sanitaria una colla-borazione attiva della figura infermie-ristica nel processo di donazione degliorgani. Come in altre Aziende in Italial’infermiere è collaboratore del Coor-

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dinatore dei Trapianti ed esplica le suecompetenze nella organizzazione e fa-cilitazione dei processi che si devonointegrare tempestivamente durante ilpercorso della donazione. Ultimo Co-ordinamento della donazione d’organiche si è arricchito della figura infer-mieristica è all’Ospedale San Salvatoredell’Aquila (come riporta il giornale“L’Infermiere” della FederazioneCollegi IPASVI di aprile 2004 pag. 15).

E’ motivo di soddisfazione sapere checostantemente l’infermiere lavoraanche per una diversificazione dei pro-cessi assistenziali e quindi per unamaggiore affermazione professionaledella categoria.E’ doveroso specificare che, date le ca-ratteristiche della ricerca, i dati nonsono generalizzabili, ma potrebberorappresentare lo spunto per successivericerche.

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AUTORI

Cinzia GiliC.P.S.I presso l’unità operativa di terapia intensiva U. di R.Dell’Ospedale San Giovanni Battista di Roma

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La Regione Lazio ha inserito in Bilancio 2 milioni di euro per le scuole

UN IMPORTANTE PASSO AVANTI

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Dopo cinque lunghi anni in cui ildestino delle scuole di forma-zione infermieristica è apparso

privo di prospettive, si può tirare unprimo sospiro di sollievo. Un sospiroche, se non restituisce a pieno l’os-sigeno vitale alle scuole, tuttavia lasciaintravedere un quadro mutato degliimpegni e delle risorse da destinare aquesto fondamentale canale di svi-luppo della professione. E’ un primosforzo che apprezziamo e che non deverestare isolato. I 2 milioni di euro che la Regione Lazioha stanziato nel suo ultimo Bilancio diprevisione per finanziare gli istituti diformazione infermieristica costitui-scono una somma ancora insufficientea garantire un adeguato numero diiscrizioni universitarie; stabilisconoperò la riattivazione di un capitolo diBilancio che per tanti anni era inopina-tamente scomparso.Non è stato facile né immediato ot-tenere quei fondi, che se non altropossono scongiurare la drastica ridu-zione dei posti disponibili e, per diversicasi, addirittura la chiusura dei corsi. IlCollegio, con il prezioso supporto dellaFederazione Nazionale IPASVI, si èbattuto con tenacia perché la Regionetornasse a prendersi cura della forma-zione infermieristica di base. In questosenso, il pressing sulle forze politicherappresentate in Consiglio e sullastessa Giunta Regionale è stato grandee costante. Abbiamo incontrato più volte l’As-sessore alla Sanità senza mai perdere

l’occasione per premere sull’attiva-zione del fondo, pur consapevoli delladifficile condizione in cui versa la spesasanitaria nel Lazio. Abbiamo usato laforza dei numeri, sottolineando come ilsaldo annuale del turn-over infermieri-stico nelle strutture sanitarie della Re-gione sia pesantemente negativo, concirca 1.500 infermieri in quiescenza otrasferiti e poco più di 600 studenti checonseguono il titolo che li abilita allaprofessione. Abbiamo chiesto ripetuta-mente che la tendenza fosse invertita,puntando con più decisione sulla pro-mozione della professione tra i giovanie sulla formazione, investendo risorseeconomiche ed energie in tale dire-zione. Con insistenza abbiamo chiestodi scongiurare la chiusura di moltescuole convenzionate con l’università,sia pubbliche che private, rimaste asecco di fondi pubblici per tanti anni.Abbiamo sollecitato l’adeguamentodella quota regionale per ridurre i costiche gravano sugli studenti e nuovi in-centivi allo strumento delle borse distudio per incoraggiare le iscrizioni aicorsi di laurea in Infermieristica.Quello ottenuto è un primo risultatoimportante. La risposta, sebbene nonesaustiva per ordine di grandezza, puòconfortarci nel senso che l’istituzionedel capitolo di Bilancio destinato al so-stegno delle scuole rappresenta co-munque un passo avanti. E’ un precisoimpegno che la Regione assume nelsuo documento economico più impor-tante a lavorare nella direzione ri-chiesta dagli infermieri.

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Scrive l’Assessore Augusto Battaglianella nota che annuncia l’avvenutostanziamento in Bilancio inviata, fra glialtri, ai Direttori della Aziende e delleIstituzioni sanitarie del Lazio, ai Rettoridelle Università, ai Presidi delle Facoltàdi Medicina, ai Direttori e ai Coordi-natori delle sedi di corso di laurea delleprofessioni sanitarie: “La norma, forte-mente voluta da questo Assessorato,restituisce alla formazione delle Profes-sioni Sanitarie il suo valore aggiuntodella ordinaria e fisiologica attività e

funzionalità del Servizio Sanitario Na-zionale e quale risorsa fondamentaleva considerata dai Direttori delleAziende ed Istituzioni Sanitarie che,non solo non dovranno dimettere o ri-dimensionare alcun corso di laureadelle professioni sanitarie già attivato –salvo diversa direttiva regionale – mad’intesa con la Regione, le Università ele rappresentanze sindacali e profes-sionali interessate potranno program-marne altri nei limiti del fabbisognoconcordato”.

Sclerosi multipla, la speranza si chiama vaccino

E’ partita ad aprile negli Stati Uniti partiràuna sperimentazione per valutare l’effica-cia, la sicurezza e la tollerabilità di un vac-cino (denominato Tovaxin) che, potenzial-mente, potrebbe rallentare il decorso dellasclerosi multipla. Lo studio durerà un annoe prevede il coinvolgimento di 150 perso-ne con sclerosi multipla remissiva-remit-tente o caratterizzata da un solo episodio.I pazienti vengono divisi in due gruppi: ilprimo, composto da 100 persone, riceve ilvaccino, mentre al secondo gruppo vienesomministrato un placebo. L’obiettivo deiricercatori è riuscire a trasformare le stes-se cellule del sistema immunitario, chenelle persone con sclerosi multipla aggre-discono la guaina mielinica dei nervi, inun’arma per sconfiggere la malattia. Almomento il vaccino è in sperimentazionein uno studio di fase II negli Usa; in pre-cedenza, in uno studio di fase I, lo stessovaccino era stato somministrato a 15 per-sone con sclerosi multipla con ottimi risul-tati: il tasso di degenerazione della mielinasi era infatti ridotto al 92% dopo l’inocula-

zione. Il vaccino si prepara prelevando dalsangue degli stessi pazienti affetti da scle-rosi multipla alcuni campioni di globulibianchi appartenenti al gruppo dei linfocitiT (responsabili dell’attacco alla proteinabasica della mielina). In laboratorio, i linfo-citi T vengono prima moltiplicati e poimodificati attraverso un ciclo di radiazionie, alla fine, reinserirti con una iniezione neisoggetti da cui erano stati prelevati. Dopol’inoculazione (in tutto simile a quella dialtri vaccini), il sistema immunitario deipazienti riconosce le nuove cellule comedanneggiate, le isola e le elimina, proteg-gendo così la mielina dalla loro azionenociva. La vera novità di questa sperimen-tazione è la tecnica impiegata per creare ilvaccino e per far sì che il sistema immuni-tario non solo elimini i linfociti T modificatiin laboratorio e inoculati nei pazienti, maanche tutti gli altri linfociti T che presenta-no gli stessi antigeni di superficie, respon-sabili dell’attacco alla mielina. Nonostantei primi risultati incoraggianti della speri-mentazione, resta d’obbligo la massimacautela: fino ad oggi, infatti, gli studi suivaccini contro la sclerosi multipla hannodato esiti piuttosto deludenti.

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L’ALTRA FACCIA DELLA RICERCA IN RETE

Una delle cose davvero spettacolari diInternet è proprio la sua continua evoluzione.Possiamo guardarci indietro e rivedere i sitiprecedentemente visitati ed acorgersi chequalcosa probabilmente è cambiato…o forsescoprire che dei siti web ben fatti, o interes-santi, sono addirittura spariti!!! Anche i cosiddetti “motori di ricerca”, come liintendevamo un tempo, oramai hanno cam-biato quasi radicalmente pelle.Questa volta, però, ci accingiamo a segnalaredelle assulute novità, ma nel campo dellaricerca in rete, e in special modo, nel campodella ricerca scientifica, e di come è possibile“piegarle” allo scopo di utilizzarle per la ricer-ca bibliografica in infermieristica.

VIVISIMO: http://vivisimo.com/Ne abbiamo già parlato nei numeri scorsi,trattasi di un motore di ricerca “in clustering”di nuova generazione: permette di visualizza-re il risultato di una <ricerca semplice> in sot-toinsiemi di argomenti; ne parliamo in quan-to il servizio è cambiato. Avevamo preceden-temente segnalato “Clusty”, ma attualmentequesto motore in clustering non permette laricerca selettiva su PUBMED (National Libraryof Medicine) mentre VIVISIMO si, e diretta-mente dal campo della ricerca semplice, senzapassare dalla ricerca avanzata (con un como-do menu a tendina…). E se proprio non sietein vena di infermieristica, potete utilizzarloper cercare prodotti da acquistare diretta-mente su eBay…!!!

GOOGLE SCHOLAR (beta): http://scholar.google.com/

Il celebre motore di ricerca, come di consue-tudine, si lancia nell’impresa nel fornirenuove funzionalità “aggiunte” alle sue ricer-che in rete; vista la sua popolarità, lanciaperiodicamente servizi “a valore aggiunto”,proprio come SCHOLAR. Trattasi di una fun-zione di ricerca selettiva per trovare esclusiva-mente articoli di interesse scientifico in rete.Per essere precisi, SCHOLAR ricerca e trovaqualsiasi repertorio bibliografico: libri, artico-

li, revisioni di letteratura, ecc…e lo fa bene,ma ricordate, il servizio è localizzato in solalingua inglese, ma l’indicizzazione compren-de tutte le lingue. Quindi, anche se l’interfac-cia è in inglese, possiamo cercare e trovareanche repertori in italiano, a patto di inserirele “parole chiavi” in italiano. Il tutto, con lasintassi e le prerogative classiche di pagina-zione di Google!

WINDOWS LIVE (beta) http://www.live.com/Windows Live è la risposta Microsoft per i ser-vizi Google. Trattasi di un sistema integrato diricerche online nella rete internet, che rac-chiude la ricerca nei siti per parole chiave (latradizionale), la ricerca nelle notizie (soprat-tutto nei quotidiani online…) e la ricercascientifica (per l’esattezza, si chiama servizio“academic”). Academic si preoccupa di ricer-care letteratura scientifica di ogni tipo, ancheinfermieristica, dietro immissione delle solite“parole chiavi”. Qui invece, al contrario delcorrispettivo servizio di Google precedente-mente segnalato, funziona tutto al contrario:il sito è localizzato in lingua italiana, ma lericerche di materiale scientifico in italianoproducono risultati scarsissimi. Oltretutto,non è ben chiara la sintassi di interrogazioneper l’inclusione e l’esclusione dei termini (desi-derati e non), mentre in GOOGLE SCHOLAR èben descritta, come in tutti i servizi di Google.Punto di forza di WINDOWS LIVE è una buo-nissima ricerca in lingua inglese di letteraturascientifica, anche infermieristica, e riesce alocalizzare articoli segnalati da editori esterifamosi (è il caso della blackwell publishing,tanto per citare un esempio illustre) e di pro-porre immediatamente un abstract, se dispo-nibile, anche se l’intero articolo è protetto daaccesso riservato nel sito dell’editore.Altra prerogativa, è scegliere un formato diesportazione dell’articolo di nostro interesse:Abstract in testo semplice, BibTeX oppureEndNote

A cura di Fabrizio TallaritaWebmaster del Collegio IPASVI di [email protected]

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ERRATA CORRIGE

Nel n° 4/2005 l’articolo di pag. 11 è stato erroneamente titolato“Analgosedazione in Terapia Intensiva Post-Chirurgia: gestioneinfermieristica del dolore acuto”.Il titolo originale è “I nodi esistenziali nel tempo della malattiainsieme all’unità sofferente”Gli autori dell’articolo sono:ANZELLOTTI Barbara infermiera c/o “Ospedale Lazzaro Spal-lanzani Roma”CACCIATORI Viviana infermiera c/o “Ospedale Lazzaro Spal-lanzani Roma”Ci scusiamo con le autrici per il disguido che si è creato.

Premio infermieristico "Lavinia Castagna"

per il miglioramento della qualità dell' assistenza

infermieristica in area pediatrica

Il premio è organizzato ogni anno dall’A.Ge.(Associazione ItalianaGenitori - Network di Andrea), in collaborazione con l’Associa-zione Ospedali Pediatrici Italiani e si pone l'obiettivo di sostenereiniziative infermieristiche di miglioramento della qualità dellestrutture sanitarie, ospedaliere e territoriali in area pediatrica edi favorire tra gli infermieri la ricerca di innovazioni e l’implemen-tazione delle migliori pratiche assistenziali disponibili in ambitopediatrico.Possono concorrere al premio progetti di miglioramento dell'assi-stenza infermieristica presentati da infermieri o gruppi di infer-mieri operanti in ambito pediatrico. Il premio consisterà nellasomma di Euro 1000. Esso verrà assegnato nell'ambito del Con-vegno “ANDREA ED I SUOI AMICI” che si terrà a Torino presso l’a-zienda Ospedaliera Regina Margherita-Sant’Anna dal 16 al 18 No-vembre 2006. I progetti dovranno pervenire entro il 15 Ottobre2006 al seguente indirizzo: Segreteria del Premio “Lavinia Ca-stagna” presso Dipartimento di Pediatria dell’Università di Fi-renze, Sezione delle Scienze delle Professioni Sanitarie.Ospedale Pediatrico Meyer, Via L. Giordano, 13 - 50132 Firenze.Tel. 055.5662577 - e-mail: [email protected].

A colloquio con il Professor Ignazio R. Marino

Italia-Usa, infermieri diversi

di Cristian Vender

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P rofessore, comevede la professioneinfermieristica in

Italia oggi, dopo i vari rico-noscimenti legislativi chevanno dall’autonomia allaformazione, dalla laureaspecialistica all’affianca-mento di figure di sup-porto come l’operatoresocio sanitario?

La mia visione risente del si-stema in cui attualmente vivo, cioè ilmondo anglosassone: Inghilterra eStati Uniti. La mia visione riflette lacultura di quel mondo che vede l’infer-miere come figura centrale: ci sonomolti più infermieri rispetto ai medici.L’infermiere è la figura centrale ancheal di fuori dell’ospedale, attorno a cuiruota l’intero sistema sanitario. Nelmio ospedale, per esempio, pazienticon infezioni post-operatorie vengonoassistiti a casa con un’assistenza infer-mieristica di alto livello, autonoma,dove è l’infermiere a gestire gli inter-venti. Ogni settimana l’infermiere cheha preso in cura il paziente si occupa difornire una scheda degli interventi ef-fettuati al medico che ha in cura queldeterminato soggetto. Il medico silimita alla prescrizione dei farmaci e alcontrollo della prognosi; addiritturaesistono infermieri specializzati chepossono prescrivere e somministrarefarmaci in completa autonomia e fareprocedure chirurgiche. Nella mia divi-

sione ci sono due infermierispecializzati che gestisconocompletamente il paziente,dalla redazione della cartellaclinica, all’esame obiettivodel malato, fino alle pro-cedure particolari come l’in-troduzione di un cateterevenoso centrale o di un ca-tetere arterioso. ThomasStarzl, il primo chirurgo cheha effettuato un trapianto difegato su uomo, quando en-

trava in rianimazione a visitare un pa-ziente operato, ci diceva che per cono-scere le informazioni sulle condizioni diquel paziente dovevamo parlare primadi tutto con l’infermiere che lo seguiva.Questo modo di fare è molto comunenegli Stati Uniti.

Secondo lei, in Italia, l’infermiere èin grado oggi di gestire l’attivitàassistenziale globale di un utente,in collaborazione con altri profes-sionisti, come succede nei Paesi an-glosassoni?

Io penso sia già possibile. A Palermo,dove abbiamo fondato un centro d’ec-cellenza per i trapianti, ho avuto lapossibilità di far venire con me un certonumero di infermieri statunitensi chemi hanno aiutato nell’assunzione di in-fermieri italiani. Questi ultimi sonostati ben preparati e sono diventatiottimi professionisti, autonomi nellagestione dei pazienti. Quando voglio

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sapere informazioni su un determinatopaziente, così come faccio negli StatiUniti, non chiamo il medico di guardiadella struttura, ma parlo direttamentecon l’infermiere di turno che ha incarico quel paziente. Penso che questosia il modello migliore prima di tuttoper il paziente.

Fino a non molti anni fa il rapportomedico-infermiere è stato im-prontato a una certa sudditanzaprofessionale: il medico indicava lagestione assistenziale pratica delpaziente senza mai essere contrad-detto. L’abolizione del mansio-nario, il riconoscimento di “profes-sione sanitaria” non più “ausi-liaria”, una più elevata formazionenon ha portato però alla piena va-lorizzazione degli infermieri e allaparità di rapporto con i medici.Perché c’è ancora grande difficoltàe diffidenza nell’accettare che sial’infermiere a gestire il nursing, la-sciando al medico i campi della dia-gnostica e della terapia?

Io andrei più avanti. Penso che l’infer-miere abbia gli strumenti e le cono-scenze dei problemi dell’ospedale perfare quello che fanno gli infermieri neiPaesi anglosassoni. Molti di noi, anchecon posizioni apicali, rispondono a di-rezioni infermieristiche con compiti ge-stionali all’interno degli ospedali ame-ricani.Ad esempio, è molto comune che uncompito di vicepresidente delle attivitàcliniche in ospedale, paragonabile inItalia a un direttore sanitario, vengasvolto da un infermiere. Nel mondoamericano, posizioni direttive sono co-munemente svolte da infermieri specia-lizzati nel management e nella ge-stione di una struttura ospedaliera. Ilrapporto di sudditanza dell’infermiereverso il medico è una visione tipica-mente italiana. E anche giapponese.Spero che sia sul viale del tramonto. Inmolti altri Paesi industrializzati questavisione non esiste nel modo più as-soluto. Nella discussione al letto di unpaziente, sono sempre molto prudentee attento sull’indicazione terapeuticaperché se l’infermiere che ha seguito il

paziente ne ha una diversa, devofornire spiegazioni valide per sostenerela mia indicazione, in una discussionetra pari. Nel campo della diagnostica e nella te-rapia è vero che il medico ha unospazio più vasto dell’infermiere, manella gestione del problema assisten-ziale è l’infermiere in piena autonomiaa decidere. Il rapporto tra medico e in-fermiere deve essere di tipo collabo-rativo e non un rapporto basato suordini da eseguire.

Nel suo libro “Credere e Curare”,spiega che negli Stati Uniti il pro-blema principale del sistema sani-tario è il profitto economico a tuttii costi; denuncia inoltre la scarsaconsiderazione degli altri aspettiessenziali di un sistema sanitario.Qui da noi il problema riguarda piùla fatiscenza delle strutture e glistipendi bassi degli operatori. Noncrede che in Italia sia necessario ri-vedere il sistema di gestione del si-stema sanitario, coinvolgendo lefigure sanitarie non mediche, comeha chiesto con forza la presidentedella Federazione IPASVI nel-l’ultimo congresso?

In termini di principi c’è un diverso ap-proccio del mondo statunitense ri-spetto a quello europeo. In Francia,così come in Italia, la sanità è un di-ritto sancito dalla Costituzione che vasempre e comunque garantito. NegliStati Uniti la sanità non è tra i diritticostituzionali ed è più legata ai valoridell’economia che a quelli della solida-rietà. Questo porta ad un sistema nonaperto a tutti, con numerose struttured’eccellenza ma con 45 milioni di abi-tanti senza assicurazione sanitaria. In Italia ci sono disparità enormi nel-l’offerta di assistenza sanitaria; ab-biamo un sistema a macchia di leo-pardo, con regioni che dispongono dicentri d’eccellenza e regioni construtture in perenne crisi. Il discorsodella figura infermieristica all’internodi posizioni apicali esiste già nei Paesianglosassoni. E funziona.

In passato, la sacralità dell’atto

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medico portava a una sorta di ve-nerazione del medico. Sacralità cheoggi va scomparendo, tranne cheper alcuni grandi specialisti che,come afferma nel suo ultimo libro,continuano ad essere adorati equasi “santificati”. A che cosa at-tribuisce la perdita di sacralità del-l’atto medico, la sfiducia semprepiù diffusa nella popolazione?

Nel passato la sacralità dell’attomedico era dovuta a due elementi prin-cipali: non c’era molta separazione trala figura religiosa e il medico e ilmedico amava circondarsi di questoalone di onnipotenza. Spesso ho paura di chi non ha paura.Penso che quando un paziente si affidaad un medico cede a quest’ultimo ilbene più grande che ha: la salute. Af-frontare questa situazione con l’arro-ganza di avere la soluzione a tutti icosti è un approccio errato che dan-neggia il paziente stesso.

In “Credere e Curare” lei denunciala perdita del senso di missione daparte dei medici. Crede che iltermine “missione”, utilizzatospesso anche per la professione in-fermieristica, sia anacronistico?Professioni basate sulla metodo-logia scientifica necessitano di unavocazione?

Di recente ho letto una recensione suquesto tema, scritta da un importantechirurgo italiano, che mi ha moltoturbato perché io alla parola missionenon voglio dare una valenza di tipo re-ligioso. Faccio un esempio: alla Jef-ferson University di Philadelphia,quando mi occupo di selezionare il per-sonale, non vado a vedere il voto diBiologia o di Chimica del partecipante;sono molto più interessato a compren-derne la sua personalità. In pratica, midomando se quella persona saràcapace, dopo una giornata difficile, divedere e valutare una radiografia. E’questo piccolo gesto che identifica lamissione, non intesa come un qualcosadi religioso ma come una determina-zione ad assistere la persona che soffre,uscendo poi dall’ospedale con la con-

vinzione che è stato fatto tutto il pos-sibile per quel paziente. Questo valesia per il medico che per l’infermiere. Oggi c’è sempre di più l’idea di farpassare il turno, di staccare la spina,comportamento corretto per la ge-stione anche di una propria vitaprivata, ma che diventa insopportabilequando, ad esempio, un medico che loha operato non si preoccupa il giornodopo di controllare come sta quel pa-ziente. Questo mi spaventa. Sincera-mente non vorrei essere seguito da unmedico di quel tipo.

Lei insiste sull’importanza del rap-porto interpersonale che si in-staura con il paziente, affermandoche si notano differenze di per-corso molto significative tramedici credenti e non credenti.Questo ha un senso nella medicinae, più in generale, nella scienza?

Ho scritto un libro come si fa per unlavoro scientifico: sono partito daipotesi per arrivare a delle conclusioni.La mia conclusione è che la fede reli-giosa non è assolutamente rilevanteper indicare un bravo o un cattivomedico; credo che la fede sia una cosapersonale che in certe circostanze puòaiutare come può non aiutare. La fedenon influenza i risultati della capacitào dell’incapacità di un professionista.Certamente chi ha fede può porsi mag-giori dubbi di chi non ha fede. Per ilresto credo nel ruolo laico e scientificodella medicina.

Lei ha lavorato a lungo con infer-miere suore. Le rimpiange?

Moltissimo. Con questa affermazionespero di non creare conflitti nel mondolaico infermieristico. Sono cresciuto alPoliclinico Gemelli di Roma e hostupito tutti quando, nel creare ilcentro trapianti di Palermo, tra le con-dizioni stabilite ho inserito una ca-posala suora. Ecco, suor Caterina èstata li con me per tutto il periodo chesono rimasto a Palermo. E’ stata unafigura importante per me, non perchéun laico o una laica non avrebberopotuto fare lo stesso lavoro, ma per la

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disponibilità che aveva questa suora astare lì in quel momento, disponibilitàche non si poteva chiedere a chi avevafamiglia e non poteva dedicare tutto ilsuo tempo alla creazione di quellastruttura.

L’approccio al dolore è indicato inambito internazionale come iltallone d’Achille della sanità ita-liana, in cui resiste una certa rilut-tanza verso l’uso di sostanze anti-dolorifiche utilizzate normalmentein altri Paesi. Qual è il rapporto trala realtà italiana e quella ame-ricana?

In Italia c’è un certo ritardo nell’uso dipotenti antidolorifici rispetto agli StatiUniti. Alcune volte il dolore aiuta afare la diagnosi. In un pronto soccorso,per esempio, un paziente con colica ad-dominale non viene trattato immedia-tamente con morfina perché si an-drebbe a coprire il quadro sintomato-logico che aiuta a fare una diagnosicorretta. Appena fatta la diagnosi, ègravissimo non somministrare morfinaa chi ha dolori insopportabili, cosìcome è gravissimo eseguire esami en-doscopici senza sedazione generale.Altro elemento che sento di dover se-gnalare è che l’Italia non ha una legis-lazione in grado di aiutare il pazienteterminale ad affrontare il passaggiodalla vita alla morte, un paziente che èintubato, tenuto in una rianimazione,magari in dialisi, con alimentazione pa-renterale, ventilato, trattato confarmaci per il mantenimento dellapressione, eccetera. Penso che questotipo di paziente possa essere accompa-gnato verso la morte, magari con som-ministrazioni di morfina per alleviare lesue pene. In altri Paesi questo è pos-sibile.

Credere di poter salvare unapersona e poi vederla morire è unapratica quasi quotidiana per gli in-fermieri che vivono da vicino, per24 ore al giorno, la sofferenza dellapersona malata. Il medico si limitaa visitare il paziente una o duevolte al giorno o ad interviene solonell’atto medico-chirurgico. A

lungo andare, si possono crearebarriere protettive del professio-nista tali da instaurare comporta-menti troppo distaccati, non certod’aiuto per il morente?

Questa è un area in cui, nonostante ilrispetto nei confronti della professioneinfermieristica, talvolta ho dei contrasticon gli infermieri. Conflitti dovuti allamia indole, che pur essendo convintodell’aiuto che bisogna dare al malatomorente, tendo ad arrendermi il piùtardi possibile a differenza dell’infer-miere statunitense che per l’esperienzaavuta nel vedere tanti decessi, a voltemi dice che sarebbe preferibile non ac-canirsi su quel paziente, parlare con lafamiglia per spiegare che ormai non c’ènulla da fare. Nove volte su dieci ha ra-gione l’infermiere perché comunquevive accanto al paziente e conosce lecondizioni cliniche.

In Italia la sanità è orientata a unaspiccata settorializzazione, conprofessionisti sempre più specia-lizzati. C’è il rischio che tanta set-torialità porti a non considerarepiù la persona malata nella suacomplessità umana, fino a consi-derare come malato un organo oun apparato?

Penso che non si debba curare unorgano ma che è necessario prendersicura della persona nel concetto piùampio della parola. Ci sono tantiaspetti del nostro sistema ormonale enervoso che non conosciamo ancora afondo. Rimango convinto che soggetticon problematiche personali in atto(una separazione, la perdita di unfiglio) abbiano più difficoltà a gestirela propria malattia rispetto a pazientiche nel loro insieme si trovano in unmomento sereno della propria vita.Questi aspetti devono essere presi inseria considerazione e il paziente deveessere gestito nella sua completezza.

Che cose si sente di suggerire alCollegio degli infermieri di Roma?

Lo invito a farsi carico di un’altra bat-taglia: chiedere in maniera ferma,

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decisa e irrinunciabile a chi avrà ilpotere di gestire la sanità italiana neiprossimi anni di sottolineare l’impor-tanza dell’infermiere, il suo ruolo fon-damentale nella medicina del futuro enella modernizzazione della sanità diquesto Paese. E’ inaccettabile che l’in-fermiere non partecipi alla gestionedel paziente sia in ospedale sia nel ter-ritorio; il futuro sarà dei piccoliospedali, dotati di super tecnologie dariservare a pazienti che necessitano diquesti mezzi, mentre per i restanti pa-zienti, che non hanno necessità di starein ospedale, la corretta gestione av-

verrà al loro domicilio. E’ importanteanche la rivendicazione di un ruolo piùimportante nella gestione del sistemasanità che l’infermiere, preparato eformato, deve avere.

AUTORI

Ignazio R. Marino Chirurgo Specialista in Trapianti D’Organo. Dirige Centro Trapianti della ThomasJefferson University Philadelphia

Trapianti, L’Italia si rimette in carreggiata

Cresce il numero di trapianti d'organo inItalia, segnando un +10% nei primi quattromesi del 2006 rispetto allo scorso anno: sipassa infatti da 3.177 interventi effettuatinel 2005 a 3.468 del 2006 secondo i dati di

proiezione. A crescere è anche il numerodelle donazioni (22,8 per milione di abitan-ti nei primi mesi del 2006 contro le 21 permilioni di abitanti dello stesso periodo del2005), soprattutto nelle regioni del Sud.Per contro, diminuisce in modo consisten-te (dal 20 al 24%) l'opposizione all'attodella donazione.

1° Congresso nazionale degli infermieri

e delle professioni sanitarie11/12 settembre – Firenze Caserma G. RediRicerca, Formazione ed esercizio professionale degliinfermieri e delle professioni sanitarie in Sanità Militare:Annalisa Silvestro, Gennaro Rocco, Rosaria Alvaro eJulita Sansoni dibatteranno, con gli ufficiali superioridel Ministero della Difesa ed esperti dei settori, le nuoveprospettive dei professionisti militari.

ADOTTATI DALL’AFRICA

di Andrea Querci

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I I settembre 2005 siamo partiti peril Burkina Faso (Ex Alto Volta).Eravamo in dodici, tutti allievi in-

fermieri dell’Università Cattolica delSacro Cuore di Roma, accompagnatidal Prof. Gianfranco Panetta uno deinostri insegnanti, per fare un espe-rienza di assistenza infermieristicanelle zone del terzo mondo.

La volontà di affrontare questoviaggio è nata dalla proposta di PadreJean Baptist, responsabile dei cap-

pellani dell’Ospedale San Giovanni Ad-dolorata di Roma e docente all’Uni-versità Cattolica presso le Suore dellaMisericordia, che ha raccolto da subitoun largo consenso da parte degli al-lievi infermieri.Grazie al Prof. Michetti, responsabiledel corso universitario per infermieri,della Direttrice Suor Bertilla Cipollonie dell’Università stessa, è stato ac-cettato il programma e da lì è nata lamissione. Partiti da Roma e arrivati il giorno se-

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guente a Ouagadougou, la prima im-pressione sulla città è stata di scon-certo, vista le poche luci che rischia-ravano la notte di una capitale chetale non sembrava. Ad accoglierci c’eraPadre Joan Baptist, che ci avrebbeportati con un fuoristrada alla mis-sione dei Padri Camilliani nel centrodella città. Rifocillati e riposati, il giorno seguenteabbiamo affrontato il trasferimentoverso il villaggio di Nanorò a circa 1ora e mezza di strada dalla capitale.Lungo il percorso su strade polverose,abbiamo potuto vedere per la primavolta e dal vivo alcuni aspetti del Paeseche viene ritenuto il secondo piùpovero al mondo: ponteggi in legnopoco rassicuranti, persone che dor-mivano all’aperto in terra, casettefatte con mattoni di argilla, agli in-croci bambini ed adulti che ci por-gevano le loro misere mercanzie. Iltutto nel contesto di un paesaggio, lasavana, suggestivo per la scarsa vege-tazione che in quel periodo dellepiogge appariva tuttavia lussureg-giante. Per arrivare al Centro abbiamo per-corso una strada di circa 80 Km, fruttodi una cooperazione italiana. Arrivatia destinazione ci siamo subito resiconto del grande lavoro che i Padri Ca-milliani hanno svolto e svolgono infavore di quelle popolazioni disagiate.

STRUTTURA E FUNZIONE DEL CENTRO MEDICO CHIRURGICO DI NANORÒLa struttura, il cui responsabile è PadreGilbert è realizzata dai missionari Ca-milliani. E’ suddivisa in piccoli padi-glioni: chirurgia, medicina generale,laboratorio analisi, piccolo servizio diradiologia, maternità, servizio per lacura della malnutrizione, farmacia.Il lavoro viene prevalentemente svoltoda sacerdoti infermieri e da alcuni laiciforniti dallo Stato stesso. E’ presenteun solo chirurgo, il dr. Gino Capponi,un italiano che coopera in quella sededa circa 3 anni.

RUOLO DELL’INFERMIERE:L’infermiere in Burkina Faso svolge unruolo assai diverso da quello che tutti

noi siamo abituati a vedere nei nostripaesi: non solo assiste il paziente intutti i suoi bisogni, ma svolge più chealtro il ruolo del medico: fa diagnosi eterapia. Solo in casi particolari viene ri-chiesta l’opinione di un medico. Sitenga conto che in tutto il Paese c’è unrapporto di medici- popolazione di 1 a34.000.Le malattie principali sono malaria,parassidosi, malnutrizione, infezionirespiratorie, gravi anemie. Spesso èapprossimativa la diagnosi, è approssi-mativa la terapia! Ma c’è grande ne-cessità di smaltire le numerose personeche ogni giorno affollano il centro. Perfare un esempio se il paziente hafebbre e pallore, la diagnosi è quelladi malaria e la terapia sarà a base dichinino per la malaria e di parace-tamolo per la febbre. E per l’anemia?Se non è grave non è importante(queste popolazioni convivono conquesto problema visto che la malaria siripresenta ogni anno come per noi po-trebbe essere uno status influenzale);invece se è “abbastanza grave” e pertale si intende Hb sotto i 4-5 g/dl sisomministrano farmaci come ferro, ovitamina B12 o per chi se lo può per-mettere una trasfusione di sangue(costo 6590f equivalenti a 10 euro e20 giornate di lavoro).

IL PROBLEMA DEL COSTO DELLE MEDICINEIl problema dei costi delle medicine edel ricovero è importante, tanto che lamaggior parte della popolazione nonsi può permettersi questa spesa edarriva al Centro quando la malattia hacausato gravi conseguenze, spesso irre-versibili. Inoltre non è raro che abban-donino il Centro proprio per questomotivo portando a morire i propri con-giunti a casa.Purtroppo il Paese è povero e il go-verno sostiene di non avere i mezzi perprovvedere alle cure della popola-zione. Ogni persona può curarsi solo seha la capacità economica di farlo.Strano a dirsi, ma i pazienti paganotutto: farmaci , siringhe, guanti inlattice, ecc. Alcuni esempi: la degenzacosta 100 f., la cura per la malaria da1500 a 10000f, la clorochina 300f, ibu-

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profene 475f, il metranidazolo 500f (adose) e cosi via.

IL CENTRO DI MALNUTRIZIONEINFANTILEGestito da Suor Andreina e da un as-sistente, può accogliere 30 bambinida 0 a 5 anni.Nel Centro non si dà solo un so-stegno nutrizionale cercando di farriacquisire le forze al bambino, ma siinsegna alle mamme ad utilizzare iprodotti locali arricchiti di eventualiintegratori per il recupero nutri-zionale dei bimbi e di loro stesse. Legravidanze infatti sono multiple eravvicinate e lo stato nutrizionaledelle mamme è anch’esso precario.Una nuova gravidanza costringe lamamma ad anticipare lo svezza-mento.Malnutrizione, diarrea e malassorbi-mento, conducono inevitabilmente almarasma, al kwashiorkor ed alla dis-idratazione. Il percorso è inelut-tabile: 7 bambini su 10 muoiono.

LA CHIRURGIA:Il lavoro del dottor Gino Capponi, chi-rurgo italiano in pensione è inesau-ribile: dai traumi, alle patologie trau-matiche, agli ascessi, alle peritoniti ilchirurgo si adopera ad affrontarequalsiasi tipo di intervento con mezzilimitati. L’anestesista è un infermiere euna suora svolge la parte di ferrista.Saltuariamente dall’Italia per brevi pe-riodi giungono collaboratori. Spesso irisultati sono eccezionali e quei poveripazienti esprimono con la massima ri-conoscenza la loro gratitudine.

LA MATERNITÀ:I parti sono ovviamente numerosi esempre più donne ricorrono all’assistenzain questa struttura. Abbiamo assistito adiversi parti e ci ha colpito il comporta-mento delle puerpere alla fine del parto:si alzano e se ne vanno con le propriegambe a mettersi sdraiate sopra un teloin un angolo con il proprio piccolo. Moltedi loro arrivano a partorire dopo unagiornata di intenso lavoro nei campi.

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LA DEGENZANelle strutture di degenza composteper lo più da stanze a 4 o 6 letti, puoivedere persone adagiate su materassidi dubbia pulizia senza lenzuola né cu-scini, ma solo, e non sempre, coperteda teli. Le mosche fanno da padrone,l’odore acre nell’ambiente e la visionedi quei malati che languono in silen-ziosa sofferenza, ti pervade la mente el’animo. E’ ti rendi conto che è neces-sario agire.

LA POPOLAZIONE Oltre il 50% della popolazione in queivillaggi ha un età inferiore ai 18 anni.L’aspettativa di vita è molto bassa(circa 45 anni); la mortalità infantileraggiunge punte del 70% a secondadei periodi dell’anno. Ma come vive una famiglia tipica?Mancano le normali strutture di unacasa; vivono in capanne o casette fattecon mattoni di argilla (tipica di questezone dell’Africa); l’acqua corrente nonc’è e spesso i pozzi sono distanti, lacorrente elettrica è riservata solo a chiha i generatori e il mangiare scar-seggia.Durante la stagione delle piogge è svi-luppata la coltura del miglio e delsorgo, i mercati sono centri di ritrovo,vendita e baratto; si vende l’inimmagi-nabile: pezzi di stoffa, birra di miglio,vestiti, sale grezzo, batterie, cianfru-saglie di ogni genere, frutta, alimentiecc…; l’importante per loro è riuscire aguadagnare quel tanto che gli per-

metta di mangiare e di sfamare lapropria famiglia.

IL LEBBROSARIOPrima di rientrare in città, lungo lastrada che ci riconduceva alla capitale,abbiamo vissuto un esperienza unica:la visita ad un lebbrosario. In un cortileal centro di un caseggiato ricoperto dauna fatiscente tettoia, missionari siprodigavano a medicare le mutilazionioperate dalla lebbra su persone ema-ciate ed emarginate. Tutto avvenivanello stesso ambiente in cui coesistevaun pullulare disordinato di adulti ebambini. Sembrava un girone in-fernale.

Quello che abbiamo vissuto non lodimenticheremo mai.

Ringrazio per la collaborazione:Prof. Gianfranco PanettaAllievo Marco Montanari

Partecipanti:Andrea QuerciGianfranco PanettaMarco MontinariFrancesca Di CavioSimona SalviStefano GrazianoFrancesca VerdeSimona ed Emilia ChiarlittiEdmond Kazadi MabingaDamiano GrassiMaria Luisa CoppolaMarco Censi

2a Conferenza della FederazioneEuropea delle Professioni

Infermieristiche

di Alessandro Stievano

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S i è svolta a Roma nei giorni 11-12-13 maggio la 2a conferenzadella Federazione Europea delle

Professioni Infermieristiche (Fepi). Neitre giorni di interventi ed importanticontributi, si è vista la partecipazionedei rappresentanti dei principali EntiRegolamentatori (Ordini, Boards) dellaprofessione infermieristica in Europa.Dopo aver introdotto i lavori, la Presi-dente della Fepi e della Fe-derazione Nazionale deiCollegi IPASVI italiani, An-nalisa Silvestro, ha lasciatola parola alla vice-presi-dente Ann Carrigy dell’IrishNursing Board, la quale hamoderato la prima gior-nata. Tra i relatori, è inter-venuto Stefano Zappalà,membro italiano del Parla-mento Europeo, il quale haappena varato una Di-rettiva, la 2005/36, sul rico-noscimento delle quali-fiche professionali delleprofessioni regolamentate,a livello europeo. Tale Di-rettiva unifica i differentiarticolati che esistevanosulla mobilità delle profes-sioni liberali e cerca, nellasua piena applicazione, diadempiere al mandato della libera cir-colazione dei beni economici e dei pro-fessionisti nell’Unione Europea. La Di-rettiva è stata illustrata ed analizzataapprofonditamente anche da AnBaeyens della Commissione Europea –

Mercato Interno Professioni Regola-mentate - e da Rita Baeten dell’Obser-vatoire Social Européen. E’ stato ri-badito che questa Norma assieme aquella in attuale via dibattimentale(Direttiva Servizi) assume un valoreprecipuo per la mobilità e la regola-mentazione dei rapporti di lavoro deiprofessionisti liberali a livello europeo.Nel prosieguo dei lavori Ramunas Kun-

caitis, Direttore del Progetto Grundtvigsull’Educazione degli Adulti alla Com-missione Europea, ha illustrato i pro-grammi di mobilità universitaria e pro-fessionale a cominciare dai famosiErasmus e Leonardo da Vinci, fino ai

Il Presidente dell’Ordine infermieristico spagnolo Máximo González Jurado (il primo da sinistra) modera i lavori

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meno noti ma non meno importantiComenius e, quindi, Grundtvig. Kun-caitis ha stressato il valore dell’appren-dimento per tutta la vita come ga-

ranzia di professionalità ed ha au-spicato una stretta cooperazione trasettori formali ed informali dell’educa-zione. Sono stati illustrati anche alcuni

progetti sulla formazione infermieri-stica a livello europeo come il progettoe-hospital che permette agli infermieridi erogare educazione sanitaria ai pa-

zienti tramite l’e-learning.Nel corso della prima giornata ab-biamo avuto l’atteso intervento diCathy Apple, Direttore Generale del

Consiglio Nazionale degliEnti Regolatori negli USA(NCSBN), il quale haspiegato che la professioneinfermieristica negli StatiUniti è regolamentata dalungo tempo (1903) ed esi-stono circa 60 RegulatoryBoards a livello degli StatiFederali americani che per-seguono un importante at-tività disciplinare e unapromozione delle pratichedi qualità assistenziali, conl’elaborazione di documen-tazione e linee guidabasate sull’evidence basednursing. A conclusione deilavori della prima giornataTheodoros Koutrubas, Di-rettore del gruppo dilavoro sanità del Ceplis

(Comitato sulle Liberali Professioni Sa-nitarie in Europa), ha illustrato le at-tività di tale comitato costituito in senoalla Fepi, enfatizzando la difesa dei di-

ritti dei pazienti nelle curesanitarie e la posizione delCeplis, in particolare degliinfermieri, riguardo le Di-rettive dell’Unione Eu-ropea.

La seconda giornata deilavori ha visto la partecipa-zione dei più importantirappresentanti degli ordiniinfermieristici a livello con-tinentale come la Croazia,la Spagna, la Grecia, la Ro-mania, il Regno Unito, l’Ir-landa e l’Italia che hannoillustrato le caratteristichestrutturali e funzionalidegli ordini nei differentiPaesi, auspicando unamaggiore collaborazione alivello regolamentare e

deontologico tra i membri della Fepi.Durante la seconda giornata, i profes-sionisti intervenuti hanno partecipatoa dei gruppi di lavoro sugli Standard

Gruppo dirigente della Fepi

Una sessione dei lavori

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minimi della pratica, sull’educazione dibase e specialistica e sul potere disci-plinare che hanno gli Ordini a livelloeuropeo. Nella terza giornata sono state di-battute alcune proposte interessantiemerse dai lavori del giorno prece-dente e si è enfatizzata una maggioree più proficua collaborazione pertrovare degli standards comuni di edu-cazione di base e specialistica, nei varisettori clinici da parte di tutti i paesieuropei, al fine di addivenire a regolecomuni per i provvedimenti disciplinariregolamentari e per la certificazione ecomunicazione di tali procedimenti. Alla conclusione dei lavori la Presi-

dente della Fepi AnnalisaSilvestro ringraziando tuttigli infermieri partecipantia nome dei vari paesi del-l’Unione Europea, si èmolto complimentata dellaprogettualità dellaneonata Federazione Eu-ropea delle Professioni In-fermieristiche, voluta for-temente dalla Federazionedei Collegi InfermieristiciItaliani nel 2004 (Ipasvi),che sta riscuotendo unsempre maggior successoed è diventata punto di ri-ferimento istituzionale in-fermieristico per Governi eIstituzioni continentali; contale organizzazione, in-fatti, si stanno creandoprogetti importanti come il

Codice Deontologico infermieristicounico a livello europeo e l’implementa-zione di meccanismi di scambio e rego-lamentazione condivisi, che permette-ranno a più di 25 paesi facenti oraparte della UE, di concretizzare stan-dards di buona pratica assistenziale in-fermieristica per garantire livelli assi-stenziali di qualità ai cittadini, in ogniparte d’Europa.

AUTORI

A cura di Alessandro Stievano

La vice presidente del Collegio Ipasvi di Roma con il Presidente dell’Ordineinfermieristico-ostetrico del Regno Unito

COMMISSIONI 2006Dati aggiornati al 31 maggio 2006

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Relazione con gli iscritti, Consiglieri:relazioni pubbliche Esposito, Napolano, Cotichinie orientamento professionale.

Aggiornamento, formazione Consiglieri:Pulimeno, Tosini, Sr Bertilla, Esposito

Standard Professionali e Consiglieri:Accreditamento dei Professionisti Proietti, Turci,

Pepe, Premoselli

Ricerca Consiglieri:Stievano, Proietti, Tosini

Rapporti internazionali Consiglieri:Tiozzo, Pulimeno, Stievano

Documentazione, biblioteca Consiglieri:e ricerca bibliografica Barbato, Turci, Napolano

Libera Professione Consiglieri:Premoselli, Del Ferraro, Barbato, Fiorda

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COMMISSIONE RELAZIONE CON GLI ISCRITTI, RELAZIONI PUBBLICHE E ORIENTAMENTO PROFESSIONALE

La commissione costituita daEsposito Mario, Napolano Ma-tilde, Cotichini Rodolfo.

Le linee guida stabilite per l’attivitàdelle commissione prevede la defini-zione delle priorità annuali e l’ ado-zione di un programma di lavoro perogni anno del triennio. Il programma dilavoro della Commissione consiste nelladefinizione degli obiettivi da realizzarenel triennio e nella pianificazione di unaserie di attività operative da realizzarenell’anno in corso attraverso la costitu-zione gruppo di lavoro con mandati ascadenza che di volta in volta vengonocostituiti in base ai progetti da porre inessere.Il programma di lavoro per il 2006 ruotaintorno ai cinque obiettivi strategici sta-biliti dalla Commissione all’inizio delmandato :– Referenti del Collegio nei luoghi dilavoro Modalità e strumenti di comunicazionecon gli iscritti (Rivista , televideo , sito in-ternet , new letter – mail – list , cd inte-rattivo, carta dei servizi ecc. )Incontri con gli iscritti : nelle realtà ope-rative – nella sede del CollegioProgetto promozione immagine dell’in-fermiereTorneo calcio a 5 tra tutti i colleghi deinosocomi di Roma e provinciaIl programma comprende una serie diiniziative di carattere prioritario che lacommissione si impegna ad adottareentro la fine dell’anno. Ogni iniziativasarà accompagnata da un coinvolgi-mento di colleghi con competenze speci-fiche che costituirà il gruppo di lavoro .La Commissione vuole implementare ilprogetto di valorizzazione del nostroruolo anche attraverso il coinvolgimentodei mass media,delle istituzioni, met-tendo a fuoco le competenze effettiva-mente acquisite e le nuove responsa-bilità legate alla professionalità dell’in-fermiere nei diversi campi di attivitàospedaliera, territoriale, domiciliare. Atale fine si propone di coinvolgere anchele istituzioni scolastiche per fare cono-

scere nelle varie forme la professionepresso i giovani che scelgono di intra-prenderla, favorendo la possibilità diuno sviluppo futuro sia di carriera cheprofessionale.

La Commissione inoltre vuole valo-rizzare al massimo la figura del refe-rente all’interno delle realtà operative,ha previsto una giornata formativa per:

aggiornare i nuovi referenti sulle at-tività e le responsabilità nei confrontidell’istituzione Collegio e dei colleghi, presentazione di un regolamento chepreveda delle linee guida di comporta-mento uniformate per tutti i referenti.Realizzazione di un sistema di controllo

e verifica degli obiettivi raggiunti e sulrispetto dei criteri di svolgimento dellaattività di referente nella struttura.Per quanto riguarda la realizzazione diqualsiasi iniziativa e qualsivoglia pro-getto in collaborazione con il collegioipasvi ogni lunedì e giovedì due consi-glieri saranno a disposizione nella sededel collegio per accogliere tutte le pro-poste che gli iscritti da soli , in piccoligruppi, come colleghi di unità operativa,come colleghi di un intero ospedale,come colleghi di più ospedali voglionoproporre e vedere realizzato nel triennioPer fornire maggiori opportunità di in-formazione da parte del collegio oltrealle modalità tradizionali ( Rivista , tele-video, referenti, locandine ed opuscoli )è partito un piano di ristrutturazione delsito internet che permetterà di persona-lizzare le informazioni attraverso mail –list e news – letter che in tempo realeaggiorneranno su argomenti di interesseprofessionale tutti coloro che lo desi-derano. ( per es. corsi di formazione, in-contri con le istituzioni, novità formativee legislative ecc. )

COMMISSIONE FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Ausilia M.L. Pulimeno, Mario Esposito,Suor Bertilla Cipolloni, Marco Tosini

Come sappiamo l’impresa, l’azienda, l’i-stituzione, vivono e si sviluppano inforza della loro organizzazione, rappre-sentata dalla presenza di risorse “ancheumane”, dall’impatto che questa ha sul-

Torneo calcio a 5 delCollegio IPASVI di Roma

Il Collegio di Roma organizza un torneo di calcetto tra tutte le squadre

che rappresentano le realtà sanitarie di Roma e provincia. Per ulteriori informazioni ed iscrizione il referente del Collegio

è Carlo Turci contattabile presso il Collegio il lunedi ed il giovedi pomeriggio.

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l’intera collettività. In questa ottica le or-ganizzazioni risultano produttrici dicultura, favoriscono lo scambio di infor-mazioni, l’approfondimento di cono-scenze, la scoperta di nuove occasioni diapprendimento, il conflitto positivo divalori e filosofie. La consapevolezza diquesti elementi, intrinseci ad ogni orga-nizzazione, rende significativo il mo-mento formativo inteso pertanto comeelemento di responsabilità verso la col-lettività. Infatti nelle organizzazioni so-ciali moderne uno dei principali obiettiviè quello di rendere le persone, e in parti-colare i professionisti che ne fannoparte, sempre e costantemente compe-titivi nel loro settore professionale ri-spetto alle richieste di mercato. Esserecompetitivi si traduce spesso nell’amplia-mento delle conoscenze specifiche, nelmiglioramento delle abilità tecniche,nello studio e ricerca di nuovi modelli or-ganizzativi e manageriali. Se questo èpur vero nella stragrande maggioranzadei settori lavorativi e produttivi di unpaese, per l’area sanitaria è senz’altrofondamentale. Il collegio IPASVI di Roma, per l’anno incorso intende programmare una serie dieventi formativi che permettano da unlato di sviluppare programmi formativi diinteresse generale e dall’altro di facilitare icontatti con le realtà operative di Roma eprovincia, incontrando il maggior numerodi iscritti al Collegio di Roma e con le prin-cipali Associazioni infermieristiche.Inoltre ci si prefigge di sviluppare unarete di relazioni tra le varie sedi Universi-tarie che si occupano di formazione in-fermieristica di base e complementare atutti i livelli, per un continuo monito-raggio dei corsi di formazione, contri-buire a sensibilizzare gli organi compe-tenti per implementare percorsi for-mativi universitari in linea al continuoevolversi della professione.Già a partire dalla prima parte dell’anno2006, le iniziative messe in atto dal Col-legio sono tali da favorire la partecipa-zione ad eventi formativi di una certa ri-levanza e non solo nazionale (SANIT2006 – 1700 partecipanti), ed altri eventigià accreditati ECM.Il programma di formazione per l’anno2006 viene ripartito in cinque filoni prin-cipali:

1) Eventi IPASVIIn questo primo filone vengono pro-grammati i corsi itineranti che avrannotematiche con valenza generale e di ap-profondimento dei temi individuati,quindi potrà avere un numero massimodi 100 iscritti e si svolgeranno nelle prin-cipali strutture sanitarie di Roma e pro-vincia con il coinvolgimento dellastruttura che ospita l’evento

2) Corsi MonotematiciL’obiettivo di questi corsi è quello ditrattare argomenti importanti con re-latori esperti della materia in modo dagarantire la qualità del corso e la compe-tente specificità dei temi che verrannotrattati dai relatori. Alcuni temi sono giàstati individuati e riguardano Strumentie metodologie per pianificare l’assi-stenza,la qualità, la gestione e valuta-zione delle risorse umane, la ricerca, lafilosofia del Nursing, la personalizza-zione dell’assistenza, La storia dell’assi-stenza. Questi corsi saranno residenzialinella sede del Collegio.

3) Eventi con altre associazioniIl secondo filone prevede la programma-zione di corsi con tematiche di interessespecifico e verranno trattati in strettacollaborazione con le associazioni di ca-tegoria che di volta in volta verranno in-vitate a collaborare. Già in passatomolte di queste esperienze hanno dimo-strato la qualità del risultato, si trattaora di sviluppare ed intensificare la pro-grammazione di questi corsi chepossono acquisire una impostazionemultidisciplinare

4) Eventi CongressualiIn questo ambito vengono collocati tuttigli eventi a carattere regionale na-zionale ed internazionale che il collegioIPASVI sta organizzando da diversi annicon il coinvolgimento di centinaia di col-leghi di Roma e provincia attraverso con-fronti con scenari e professionisti dimolte realtà italiane ed estere.

5) Eventi patrocinatiIl Consiglio Direttivo sta elaborando unregolamento per definire criteri e mo-dalità ancora più rigidi per concedere ilpatrocinio di eventi . Questo perché

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alcuni organizzatori di eventi patro-cinati in passato, mettendo sulla lo-candina in bella vista il simbolo del col-legio di Roma hanno creato una serie dilamentele nei confronti dello stesso,mentre in realtà l’organizzazione e la se-greteria scientifica non erano curate dal-l’IPASVI di Roma.

COMMISSIONE ACCREDITAMENTO

Il Consiglio Direttivo dell’Ordine IPASVIdi Roma consapevole dell’importanza edella necessità di avvalersi di un Sistemadi Assicurazione della Qualità , ha ri-tenuto opportuno implementare un Si-stema Qualità conforme alle norme UNIEN ISO 9000:2000, ed in particolare:Certificazione da parte di un Ente terzoaccreditato (Sincert) delle attività dell’Ordine IPASVI di Roma per le attività isti-tuzionaliCertificazione da parte di un Ente terzoaccreditato che le attività del Collegio(Ordine) IPASVI di Roma sono svolte con-formemente ad un disciplinare di auto-regolamentazione. LA NORMA ISO 9001 prevede che lastruttura organizzativa svolga le proprieattività secondo quanto ha precedente-mente definito, attraverso documenta-zione scritta. Vi sono dei punti di checkdai quali non si può derogare:attività della direzione;progettazione di nuovi servizi;erogazione di servizi;misurazione e miglioramento.che costituiscono la griglia utilizzata insede di audit per misurare la conformità.Il disciplinare di servizio è un documentoquadro che raccoglie gli impegni che siintendono assumere nei confronti deistakeholders (portatori di interessi):iscritti all’ordine, Organi Istituzionali,Utenti del Sistema Sanitario, Comunità.Per i due progetti messi in campo (certi-ficazione e disciplinare di servizio) l’o-biettivo esplicitato è il raggiungimentodel miglioramento continuo del serviziotenuto conto delle conoscenze e delle ri-sorse disponibili. L’aspetto innovativo èla definizione del quadro organizzativoche lega le singole operazioni in ununico sistema, dotato di auto valuta-zione e di miglioramento continuo, valo-

rizzando il coinvolgimento di tutti glioperatori.Infatti per puntare alla ottimizzazione

dei risultati è essenziale attivare i pro-cessi con i “professionisti”, ovvero pro-cessi nei quali gli operatori possanoidentificarsi per la presenza di valoricondivisi.I risultati attesi sono rappresentatati dal:Migliorare il livello qualitativo e la sod-disfazione dell’utenza.Uniformare i comportamentiPredisporre uno schema organizzativoche pone in grado, tutti gli interlocutori(interni ed esterni), di potersi interfac-ciare con chiarezza con le funzioni indi-viduate definendo le aspettative e misu-randole con i risultati attesi.Acquisizione di visibilità attraverso ilraggiungimento di un target ricono-sciuto a livello nazionale ed interna-zionale.Acquisire gli strumenti “esportabili”(linee guida, protocolli, procedure, istru-zioni di lavoro) di come una struttura diservizi può dotarsi di uno standard orga-nizzativo. Ridurre le non conformità rilevate du-rante i processi di attivitàMigliorare le capacità di controllo e ve-rifica dei processi criticiI due progetti sono divisi in macrofasi erispondono alla metodica del PDCA (pia-nifico, attuo, controllo e riesamino) conl’identificazione delle risorse necessarieall’espletamento di tali attività, nonchéelaborare le procedure ed istruzioni dilavoro che rappresentino i processi, istru-zione e coinvolgimento del personaleper favorire l’attuazione del SistemaQualità, verificare la conformità del Si-stema Qualità alle norme ISO con le Veri-fiche Ispettive Interne, nonché l’attiva-zione di un sistema di monitoraggio dellivello di qualità dei servizi offerti.

I Componenti del Comitato Qualitàsono:– Presidente Ordine– Rappresentante del Consiglio

per la Qualità– I Facilitatori della qualità– Dipendente lavoratore

In particolare le Funzioni del ComitatoQualità sono:

Il nuovo portale web del Collegio IPASVI

Con il nuovo portale del collegio IPASVI di Roma ogni iscritto potrà far parte di una mail – list

ricevere informazioni in tempo reale con le news – letter

avere una casella di posta elettronica e tanto altro ancora…

Progetto di ricerca Near Misses

È in fase di conclusione la ricerca sui Near Misses di cui è già stata presentata

la relazione e i risultati a Sanit 2006.Sulla base dell’analisi tematica elaborata

dal gruppo di ricerca.

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Assegnare gli orientamenti politico –strategici per tutte le attività svolte dal-l’OrdineOsservare ed esaminare gli aspetti piùcritici relativi a ciascun processo.Verificare l’efficienza e l’efficacia deiprocessi rispetto alla politica ed agliobiettivi dell’Oedine.Proporre ed attuare le opportune azionipreventive/correttive.

Le funzioni del Rappresentante del Con-siglio per la Qualità sono:rendere sicuro che sia applicato il Si-stema Qualità, corrispondente allenorme contenute nel Manuale Qualitàdell’Ordineriferire al Presidente ed al Consiglio sul-l’andamento del Sistema Qualità al finedi permettere il riesame ed il migliora-mento del Sistema Qualità applicato

COMMISSIONE RICERCA INFERMIERISTICA

La Commissione Ricerca Infermieristica ècomposta da Maria Grazia Proietti, Ales-sandro Stievano e Marco Tosini ( refe-rente ) si pone vari obiettivi a medio elungo termine sempre in collaborazionecon la Commissione formazione e bi-blioteca.

Nel 2005 i componenti della Commis-sione hanno concluso tra l’altro l’e-norme ricerca infermieri-stica sul “ NEAR MISSES” incollaborazione con nu-merosi ospedali e l’Uni-versità di Toronto (Canada) che ha visto l’epilogofinale nel SANIT 2006 difebbraio scorso che havisto la partecipazione at-tiva, come relatrice del do-cumento, il Preside dell’U-niversità di Nursing di To-ronto, la ProfessoressaDyane Affonso.

Un’altra ricerca impor-tante, in collaborazionecon l’ASP (Agenzia diSanità Pubblica) della Re-gione Lazio, è stata por-

tata a termine dalla Commissione Ri-cerca quella sull’incidenza della LDDnelle Residenze Sanitarie Assistenziali,con la pubblicazione dei dati della ri-cerca stessa in un opuscolo informativo.

Sono stati terminati nel primo semestredel 2005 tutte le iniziative iniziate ed ac-creditate, i risultati sono stati pubblicatisulla nostra rivista.

Le schede di gradimento, completate adogni fine evento, (circa 5.000 schede)sono state analizzate facendone og-getto di studio metodologico, valutandotutte le criticità così da modificare l’ap-proccio alla formazione continua e al-l’organizzazione degli eventi stessi.

In questo triennio, appena iniziato, laCommissione, come già detto, si ponedegli obiettivi a medio e lungo termine,cercando di far partecipare in tutte le ri-cerche più colleghi possibili di numerosiospedali sia di Roma che di provincia,perché crediamo fermamente che soloavendo la collaborazione di colleghi pos-siamo crescere “INSIEME” e di conse-guenza facciamo crescere la nostra pro-fessione.

Infatti il programma consta essenzial-mente di cinque punti qui sotto elencati:

Ricerca sull’incidenza e sulle curedelle LDD nelle strutture ospedaliere

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pubbliche e private della Regione Laziocon maggiore attenzione per le TerapieIntensive e le Unità operative di lungo-degenza poiché crediamo che in questotipo di reparti il problema delle LDD èsempre più attuale e di difficile gestione.

Ricerca sul metodo per valutare lacomplessità assistenziale nelle di-verse unità operative delle strutture no-socomiali di Roma e Provincia, perché ilproblema dell’organico basato sullacomplessità assistenziale in tutte lestrutture è sempre difficile e molte volteprovoca “malessere” e “malumori” tra icolleghi, con questa ricerca vorremmotrovareun metodo “univoco” per la valutazionee la cura.

Produzione di linee guida sul rischioinfortunistico legato agli operatoriprofessionali infermieristici in collabora-zione con l’INAIL prevedendo la sommi-nistrazione di un questionario nellestrutture nosocomiali di Roma e Pro-vincia con particolare attenzione alleSale Operatorie, unità operative di chi-rurgia, Pronto Soccorso, unità operativespecialistiche, poiché riteniamo che il ri-schio infortunistico, sia per le condizionidi lavoro che per “ignoranza” di moltioperatori sia sottovalutato.

Questa Commissione riprendendo l’u-sanza della precedente vuole riper-correre con il medesimo successo l’av-ventura delle “Borse di Studio”; in-fatti nel mese di settembre 2006, laCommissione, pubblicherà un nuovoBando di Concorso ( 3 borse di studio perstudenti e 3 per infermieri da 1.000,00 ?l’una ) per lavori di ricerca infermieri-stica nell’area del nursing con parti-colare attenzione agli aspetti clinico assi-stenziali atti a migliorare la stessa assi-stenza infermieristica. Il bando sarà resopubblico attraverso i canali informatividell’Ordine infermieristico dell’ IPASVI diRoma, sarà aperto ai soli iscritti e aglistudenti infermieri di Roma e provincia.

Novità sicuramente è l’iniziativa, in col-laborazione con la Commissione bi-blioteca e formazione, iniziativa che ri-guarda l’attività formativa sulla metodo-

logia della ricerca per le persone parteci-panti ai progetti organizzati dal CollegioIPASVI di Roma con le conoscenze ap-profondite di programmi di analisi stati-stica ( SPSS ). Riteniamo molto impor-tante la formazione di chi, poi, debbafare della ricerca infermieristica in modoscientifico ed approfondito con la re-lativa lettura dei dati a livello profes-sionale.

COMMISSIONE RAPPORTI INTERNAZIONALI

La Commissione Rapporti Internazionaliè composta da Maria Ausilia Pulimeno,Emanuela Tiozzo e Alessandro Stievano

L’evoluzione a cui si è assistito e parte-cipato in ambito europeo ha reso indi-spensabile la creazione della Commis-sione di Studio “Rapporti Interna-zionali”. Questa nasce dalla necessità dimantenere la rete di rapporti sempre piùampi creata dal Collegio IPASVI di Romaed inoltre per rispondere alle nuove esi-genze: nascita di FEPI (Federazione Eu-ropea professione Infermieristica), emer-genza infermieristica e richieste dilavoro, iscrizioni al Collegio in numerocrescente.

Emerge quindi con forza la assoluta de-finizione di politiche che vadano oltre illivello locale aprendosi ai rapporti di li-vello internazionale.

In questo grande cambiamento, inquesto affacciarsi all’ambito interna-zionale, la Federazione e il CollegioIPASVI di Roma, hanno avuto un ruoloda protagonisti nei processi decisionaliper gli infermieri europei e per la lorocrescita professionale.

La stabilità dell’organizzazione infer-mieristica italiana in Collegi e Federa-zione e soprattutto la nuova credibilitàinternazionale, aumentata negli annianche grazie all’impegno costante e at-tento dei nostri rappresentanti del Col-legio e del nostro presidente, soprat-tutto, permetteranno nel prossimofuturo che l’Italia abbia un ruolo equindi possa partecipare attivamente

Progetti con gli iscritti

I Consiglieri del Collegio IPASVI di Roma ed i colleghi di alcune realtà sanitarie Romane

valutano progetti ed iniziative da realizzare in collaborazione

Commissione Formazione e Aggiornamento

Il programma di formazione per l’anno 2006 viene ripartito in cinque filoni principali:

1) Eventi IPASVI2) Corsi Monotematici

3) Eventi con altre associazioni4) Eventi Congressuali5) Eventi patrocinati

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alla definizione di un modello di svi-luppo dell’infermieristica in Europa.

La nostra osservazione comunque nonpuò fermarsi solo in Europa ma necessa-riamente si estende, come già avviato, inaltri paesi. Importanti esperienze delCollegio IPASVIdi Roma hanno permessodi definire rapporti di collaborazione co-stanti con realtà professionali anched’oltre oceano. Fondamentali si sono ri-levati i viaggi di studio all’estero e gliimportanti risultati derivanti della ri-cerca multicentrica condotta con l’Uni-versità di Toronto.

AREE DI INTERVENTO PRIORITARIE:

CENSIMENTO STRANIERI ISCRITTI;QUESTIONARIO CONOSCITIVO SULLAREALTA’LAVORATIVAAPERTURA DI UNO SPORTELLO CON CA-DENZA MENSILEGRUPPO DI LAVORO CON INFERMIERIPROVENIENTI DA ALTRE NAZIONALITA’PER EVIDENZIARE EVENTUALI CRITICITA’ INDIVIDUAZIONE DI ASSOCIAZIONI IN-TERNAZIONALI E DEFINIZIONE DI CON-TATTI (Relazione con FEPI, altre associa-zioni e infermieri provenienti da altrenazioni)

OBIETTIVI:

Il gruppo ha come obiettivo prioritariodefinire e rafforzare la rete di rapportiinternazionali;

Individuare eventuali criticità e tema-tiche emergenti oggi per l’assistenza in-fermieristica che nascono dall’inseri-mento di unità infermieristiche con for-mazione e programmi di base di altripaesi europei ed internazionali.

Sviluppare rapporti di collaborazionecon le associazioni professionali che sioccupano di infermieristica transcul-turale

Mantenere rapporti con il Ministerodella Salute per il riconoscimento deititoli professionali di infermieri prove-nienti da altri paesi

Sviluppare i rapporti con le istituzioni in-fermieristiche e le associazioni a livelloeuropeo e mondiale anche per mezzo discambi guidati e comunicazioni a tutti ilivelli

implementare la conoscenza sull’infer-mieristica transculturale per promuoverela cultura dell’assistenza individualizzatarispetto alle specificità culturali dell’indi-viduo.

PROGETTI CHE SI INTENDONO REALIZZARE:

Censimento degli infermieri prove-nienti da altre nazionalità iscritti allaProvincia di RomaGruppo di lavoro permanente degli in-fermieri stranieri Iscritti al CollegioIPASVIApertura di uno sportello per gli Infer-mieri stranieri Iscritti al collegio IPASVIDefinizione di un calendario annualePubblicazione del calendario sul sito esulla rivista del CollegioQuestionario/sondaggio (eventualmen-te da proporre come tesi agli studentidel corso di laurea in Infermieristica) ri-volto agli infermieri provenienti daaltre nazioni, da culture altre, percensire e monitorare lo status profes-sionale, le condizioni di lavoro che pre-stano la propria opera a Roma e Pro-vincia.Elaborazione del questionarioInvio del questionario per postaPubblicazione dei dati del Questio-nario/sondaggioLettera informativa rivolta agli infer-mieri extracomunitari per la presenta-zione del gruppo, degli obiettivi Organizzazione di un Convegno su te-matiche riferite all’assistenza infermie-ristica trans/interculturale per pro-muovere ed implementare la cono-scenza su tali temi e per promuovere lacultura dell’assistenza individualizzatarispetto alle specificità culturali dell’in-dividuo.

La commissione per tali obiettivi si av-varrà di infermieri esperti nell’infermie-ristica trans/interculturale e di infermieriprovenienti dalle culture maggiormente

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rappresentate nell’area urbana di Romae Provincia.

COMMISSIONE DOCUMENTAZIONE,BIBLIOTECA E RICERCA

Relazione attività anno 2005 BibliotecaCollegio IPASVI

1. UTENZA

Nell’anno 2005 la Biblioteca è stata fre-quentata da n. 773 utenti per la consul-tazione esercitata solo il giovedì pome-riggio, registrando un incremento del14,8% rispetto all’anno passato (2004,utenti 585), e del 40% dall’inizio del-l’ultimo triennio. L’interrogazione dellabanca dati Cinahl, effettuata il martedìmattina, ha raggiunto il numero di 91utenti rispetto ai 71 dell’anno passato, sirileva così un incremento del 11,4% ri-spetto all’anno precedente e del 21,3%dall’inizio dell’ultimo triennio. I dati annuali confermano la tendenzaestremamente positiva del triennioL’aumentata affluenzadeve essere interpretatacome un gradimentodella nuova struttura, ilrisultato di un processodi fidelizzazione dell’u-tenza.La maggioranza degliutenti è infatti costituitada studenti dei Corsi diLaurea Universitari inScienze Infermieristiche eda studenti dei Masterche frequentano la bi-blioteca nelle diverse fasidella loro formazione, èdato vedere la loro cre-scente capacità di orienta-mento e di utilizzo dellefonti e degli strumenti bi-bliotecari, fino ad una fruizione per l’ag-giornamento personale e per la ricercainfermieristica.Costante è la frequentazione da partedei docenti per l’aggiornamento per-sonale e la ricerca scientifica; è impor-tante rilevare il loro impegno program-matico nell’orientamento degli studentiall’uso delle fonti scientifiche, condu-

cendo, talvolta, intere classi alla consul-tazione in biblioteca. Questo lavoro edu-cativo, assieme alla disponibilità del per-sonale della biblioteca, tesa a soddisfarele diverse necessità informative, produceuna disinvolta utilizzazione da partedegli studenti ed una continuità nel fre-quentare la struttura.Le diverse fasi formative dell’utenzacomportano quindi differenti approccialla ricerca documentaria: prevalentel’utilizzazione di fonti documentarie ita-liane per la compilazione di tesine,contro un ampio accesso alle fonti pri-marie e specialistiche e quindi alla con-sultazione delle riviste straniere, per latesi di fine corso o per la ricerca infer-mieristica; in questo caso l’utente ri-chiede, o gli si raccomanda, la consulta-zione del Cinahl per ottimizzare i tempidi reperimento delle fonti. La lingua in-glese, poco conosciuta da gran partedell’utenza, rappresenta sempre unostacolo oggettivo nella consultazionedella letteratura scientifica sul cartaceoe su internet.Le postazioni informatiche per la navi-

gazione su internet sono utilizzate fre-quentemente ad integrazione di una ri-cerca svolta sul cartaceo, per il reperi-mento di documenti pubblicati sul web,talvolta per svolgere ricerche esclusiva-mente su risorse elettroniche, oppureper individuare la collocazione di fonticartacee non reperite in sede: attraversol’SBN, il Catalogo Italiano dei Periodici

CommissioneDocumentazione,

Biblioteca e Ricerca

Nell’anno 2005 la Biblioteca è stata frequentata da n. 773 utenti

per la consultazione esercitata solo il giovedìpomeriggio, registrando un incremento

del 14,8% rispetto all’anno passato (2004, utenti 585), e del 40% dall’inizio

dell’ultimo triennio.

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ed opac vari. Un numero ridotto diutenti accede alla biblioteca per usareesclusivamente internet.L’utenza ha chiaramente capacità infor-matiche diverse, ha quasi sempre la ne-cessità di essere orientata nella strategiadi ricerca, di essere assistita.

Lo spazio riservato all’orientamento del-l’utenza, per la ricerca bibliografica sumateriale cartaceo, risulta, in parte,meno gravosa: per la disponibilità deicataloghi cartacei in sede e sul sito delCollegio (è importante un accesso au-tonomo, consapevole e critico alle fonti).Parte degli utenti arriva in bibliotecacon richieste precise avendo già valutatoi cataloghi su internet, altri li utilizzanocon attenzione e autonomia in sede, undiscreto numero ritiene di reperire lefonti ‘affidandosi’ alle conoscenze e alleindicazioni del bibliotecario.

2. PATRIMONIO BIBLIOGRAFICO

2.1. Riviste

Nel corso del 2005 la biblioteca ha man-tenuto il proprio patrimonio biblio-grafico per ciò che concerne le rivistestraniere che costituiscono, consideratal’esigua produzione nazionale, stru-mento elettivo di reperimento di infor-mazioni insieme alle ricerche bibliogra-fiche sulle banche dati.

Al 31.12 .2005 erano presenti in bi-blioteca 164 testate di riviste così sud-divise:

70 titoli di riviste straniere in abbona-mento (inglesi - francesi - americane - ca-nadesi);24 titoli di riviste italiane in abbona-mento;70 titoli di riviste italiane ricevute inomaggio e in cambio dai diversi CollegiIpasvi del territorio nazionale (alcunecessate, altre irregolari nelle pubblica-zioni o nelle spedizioni)

Il congruo numero di periodici, in parti-colare quelli stranieri, attribuisce alla bi-blioteca un carattere originale e pecu-liare all’interno del mondo dell’informa-

zione infermieristica italiana, testimo-niato dalle costanti richieste, da parte dibiblioteche biomediche del nord-Italia,di articoli pubblicati su riviste posseduteesclusivamente dalla biblioteca IPASVI.L’accesso ai periodici (titoli, annate pos-sedute, collocazione) è dato da un ca-talogo aggiornato, cartaceo ed online.

2.2 Monografie

Per quanto riguarda l’incremento dellemonografie, la biblioteca ha acquistatoun discreto numero di novità editorialidelle scienze infermieristiche: 49 libri dinursing transculturale, management in-fermieristico, legislazione sanitaria, assi-stenze specialistiche, emergenza, areacritica ed altro, cui si aggiungono diversilibri offerti in omaggio dalle stesse caseeditrici ed un ulteriore incremento di 30titoli (area psichiatrica, chirurgica, dia-gnosi infermieristiche, nuove edizionidei manuali) deliberato a fine anno edora in fase di acquisizione.

2.3 Banche dati

Come accennato la biblioteca è ab-bonata alla banca dati CINAHLNURSING, specifica per le scienze infer-mieristiche. La consultazione si svolgeper appuntamento il martedì mattina,l’affluenza è in crescita. L’utenza si ri-volge alla banca dati per vagliare siste-maticamente la documentazione biblio-grafica relativa ad un particolare argo-mento nel più ampio panorama interna-zionale, confortata dalla concreta possi-bilità di reperire i documenti presso lacollezione dei periodici della stessa bi-blioteca o per reperire documenti sutemi innovativi, poco trattati in ambitoitaliano; è evidentemente assai utile perargomenti di interesse clinico o teorico-scientifico. L’assistenza data nella consultazionedella banca dati è finalizzata, oltre chead ottenere una bibliografia, ad intro-durre lo studente all’uso dell’interfacciaper successive consultazioni autonome;si sollecita la partecipazione dell’utentechiedendo di preparare le parole chiavein inglese che siano espressione degli ar-gomenti che vuole individuare e che,poste in correlazione, individuino una

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selezione adeguata di documenti.

2.4 On line: notizie dal Collegio IPASVI di Roma

Il sito web del Collegio IPASVI di Romarappresenta ormai una realtà entusia-smante. Molti sono i colleghi che gior-nalmente visitano il sito per reperire leinformazioni relative ai corsi di aggior-namento e di formazione, al lavoro deigruppi di ricerca e delle commissioni, perseguire le news sulla professione infer-mieristica e sulla sanità in generale. Il sito è utilizzato dagli iscritti pertrovare dettagliate informazioni ri-guardo le procedure amministrative ed iservizi offerti, è inoltre possibile iscri-versi via e-mail alle iniziative del Col-legio. Aree importanti e sempre più fre-quentate sono quelle dedicate alla Bi-blioteca e alle pubblicazioni del Col-legio, dove la “Collana Arcobaleno” e laRivista “Infermiere Oggi” sono consul-tabili full-text gratuitamente.

3. PROSPETTIVE PER IL FUTURO

I dati annuali, assieme a quelli valutatinella relazione triennale, testimoniano ilraggiungimento di un importanteobiettivo: il consolidamento del rap-porto utenza-biblioteca. Le innovazioni degli ultimi anni: l’am-biente confortevole, l’accesso al patri-monio bibliografico tradizionale ed elet-tronico, l’interazione ami-chevole e l’efficienza nel sod-disfare le richieste dell’u-tenza, mostrano di esserestate gradite ed apprezzate. In una prospettiva generale ilpercorso da intraprendere èincrementare questo rap-porto assecondando le carat-teristiche dell’utenza: valo-rizzando, da un lato, le ri-sorse più richieste dalla ge-neralità, aumentando quindila possibilità di consulta-zione, dall’altro, offrire deglistrumenti didattici per avvici-narla all’uso delle risorseelettroniche, gli obiettivi

della programmazione sono quindi i se-guenti:

Apertura della Biblioteca per duegiornate di consultazione

La Biblioteca – Centro di documenta-zione a far data aprile 2006 sarà a dis-posizione degli iscritti, per la consulta-zione delle riviste e dei libri, oltre che ilgiovedì anche il martedì dalle ore 15.00alle ore 18.00. Il Consiglio Direttivo ha sentito la ne-cessità di ampliare i giorni di consulta-zione della Biblioteca a seguito dellacrescente richiesta da parte dell’utenza,nell’intento di dare massimo accesso alpatrimonio bibliografico specialisticoposseduto..Si ricorda che i cataloghi dei documenti(Libri, Riviste) presenti nella Biblioteca,oltre ad essere disponibili in sede in ver-sione sia cartacea che elettronica, sonoconsultabili sul sito del Collegio in fondoalla pagina. http://www.ipasvi.roma.it/italiano/bi-blioteca/index.aspNel catalogo libri la ricerca può essereeffettuata per autore, per soggetto oper parte del titolo, in quello delle ri-viste deve invece essere inserito il titolo.La visione completa dei cataloghi è pos-sibile lasciando la stringa di ricerca inbianco e premendo il tasto “invio”.

Progetto di Indicizzazione delle Ri-viste Italiane

Commissione Relazione con gli iscritti, relazioni pubbliche

e orientamento professionale

Il programma di lavoro per il 2006 ruota intorno ai cinque obiettivi strategici stabiliti dalla Commissione

all’inizio del mandato:- Referenti del Collegio nei luoghi di lavoro

Modalità e strumenti di comunicazione con gli iscritti (Rivista, televideo, sito internet, new letter, mail, list,

cd interattivo, carta dei servizi ecc. )Incontri con gli iscritti:

nelle realtà operative – nella sede del CollegioProgetto promozione immagine dell’infermiere

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Il complesso progetto di indicizzazionedelle riviste infermieristiche italiane,posto in essere dalla Commissione Bi-blioteca, Documentazione e Ricerca Bi-bliografica, contribuisce a valorizzare ilpatrimonio bibliografico nazionale, in-sostituibile per specifiche aree di ricercalegate alle esperienze nazionali e allaformazione di base degli studenti, ènegli intenti uno strumento per la cre-scita culturale della professione infer-mieristica.Dall’esperienza ormai decennale dellabiblioteca si evince l’urgente necessità dipoter disporre di una banca dati in cuisiano indicizzati gli articoli di sele-zionate riviste italiane di nursing per unefficace e rapida ricerca bibliografica daparte di studenti e ricercatori, la com-missione Biblioteca lavora da tempo perquesto fine.Il progetto, ad oggi, attraverso la colla-

borazione di professionalità diverse: in-formatiche, biblioteconomiche ed infer-mieristiche, ha superato diverse fasi ope-rative; dal progetto di massima si ègiunti alla definizione della struttura(record e campi) del database sul mo-dello del Cinahl; si è scelto un softwarein stile web per l’interfaccia amichevole,di facile apprendimento, finalizzato al-l’accesso on line; aspetto non meno im-portante, si è verificata la sostenibilitàeconomica del progetto stesso (indiciz-zazione annuale di un discreto numerodi periodici), come è noto rispondere aibisogni informativi con un informazionedi qualità, organizzata per interroga-zioni avanzate, ha alti costi come dimo-strato dagli accessi tariffati alle banchedati più note. La Commissione Biblioteca per la pro-grammazione triennale si pone oracome obiettivo prioritario la creazionedel thesauro-soggettario delle scienzeinfermieristiche, cruciale strumento diorganizzazione gerarchica dei recordall’interno della base dati e strumentoprimario per gli indicizzatori. La realiz-zazione del progetto è complessa, lastruttura del thesauro deve infatti ri-flettere la struttura scientifica delladisciplina ed importante sarà riferirsial Cinahl Subjects Headings che tut-tavia non potrà essere meramente tra-dotto.

La redazione del thesauro comporteràpreliminarmente due fasi relative a con-tributi professionali distinti:

Fase 1: la fase iniziale prevede lo studiodella struttura dell’indice del Cinahl daparte di un gruppo di lavoro costituitoda esperti di scienze infermieristiche ebiblioteconomiche (risorse professionaliinterne ed esterne al Collegio). Il gruppodovrà inizialmente elaborare, mu-tuandolo ed adattandolo alla peculiaritàdella cultura e tradizione infermieristicaitaliana, uno schema di indice che verràdefinito come indice dei maggiori de-scrittori che possa essere, almeno inprima battuta, la struttura portantedello specifico sapere infermieristico e acui far riferimento per la fase speri-mentale dell’indicizzazione.

Fase 2: la seconda fase, prevede lo svol-gimento di un corso didattico “L’indiciz-zazione della letteratura scientifica nellescienze infermieristiche” indirizzato atutti gli iscritti interessati. Il corso si arti-colerà, sinteticamente, come segue:introduzione all’indicizzazione e presen-tazione “ dell’Indice dei Maggiori De-scrittori “lettura del documento (unità infor-mativa) e individuazione dei concettitrattati in modo primario, rappresen-tativi del documento stesso, eventual-mente individuazione dei concettitrattati in modo secondario. individuazione del/i descrittore/i – sog-getto all’interno dell’indice dei maggioridescrittori, costruzione della stringa esua applicazione al documento.

Questa fase di sperimentazione didatticae di condivisione del progetto contri-buirà, attraverso l’apporto di esperienzedidattiche e professionali diverse, a de-finire aree semantiche “normalizzate”espressione della disciplina infermieri-stica e pienamente condivise dalla cono-scenza dei potenziali utenti.

Fase 3: approfondimento della fase 1con la costruzione definitiva dell’Indicecomplesso.

Corsi di Formazione “Metodologia estrumenti per la ricerca bibliografica”

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La Commissione, visto il notevole inte-resse suscitato nelle edizioni precedenti,ritiene opportuno riproporre corsi di for-mazione sulla ricerca bibliografica fina-lizzati sia ai crediti formativi sia ad unaformazione introduttiva per gli studentiuniversitari, evidentemente con monteore e livello di approfondimento diversi.Gli obiettivi da perseguire sono i se-guenti:

-fornire le conoscenze di base per un ap-proccio sistematico alla bibliografia inquanto Scienza dell’Informazione, per ilcorretto uso degli strumenti bibliograficidi repertori, banche dati nazionali e in-ternazionali e per redigere in formastandardizzata una corretta ed esaustivabibliografia di ricerca;-sviluppare un atteggiamento di auto –apprendimento continuo attraverso lalettura di pubblicazioni specifiche allaprofessione;-acquisire una capacità di ricerca biblio-grafica utilizzando fonti italiane e stra-niere avvalendosi di strumenti infor-matici e telematici.

COMMISSIONE LIBERA PROFESSIONE

La Commissione composta da NicolaBarbato, Francesca Premoselli, Gian-franco Del Ferraro, Maurizio Fiorda,Laura Sabatino.Gli obiettivi a breve termine si pre-vedono:Consulenza con l’avvocato del Collegioper individuare gli ambiti operativi ri-spetto alla libera professione;Elaborazione di un questionario semi-strutturato costituito da circa 10 items,per instaurare un primo “aggancio” coni professionisti iscritti presso l’ENPAPI edindividuare le esigenze culturali e pro-fessionali degli stessi;Acquisizione delle conoscenze rispetto alprocesso di accreditamento degli infer-mieri che esercitano la libera profes-sione, delle cooperative, delle associa-zioni.

Ruolo della commissione

Osservatorio sulla “libero professione”attraverso:

Anagrafe degli iscritti che esercitano lalibera professione, sia di coloro chesvolgono attività in forma individualeche di coloro che esercitano in forma as-sociata, viene aggiornata ogni sei mesi.

VIGILANZAa) Controllo iscrizione collegio IPASVI

dei professionisti, sia per coloro chesvolgono attività individuale che percoloro che svolgono attività in formaassociata;

b) sulla pubblicità sanitariac) sul rispetto delle tariffe e concorrenza

slealed) sull’esercizio esclusivo della profes-

sionee) sul rispetto delle norme etiche e

deontologiche

CERTIFICAZIONEa) Verifica dell’iscrizione all’albo, b) Verifica all’iscrizione dell’iscrizione

alla Cassa di Previdenzac) Concessione nulla osta alla pubblicità

sanitaria validazione parcelle

CONSULENZAa) Sul significato della libera professioneb) Sugli strumenti della libera profes-

sione –regolamento/tariffarioc) Consulenza tecnico-professionaled) Valutare le possibilità legislative per

lo svolgimento di attività intramoenia

PROGETTIRiattivazione della commissione attra-verso:

1) lo studio di un “modello imprendito-riale” delle associazioni, delle coope-rative o del professionista autonomo-Modalità di accreditamento-Marchio di accreditamento-Procedure ISO

2) l’elaborazione di un questionario dainviare a tutti i professionisti per la rac-colta di informazioni relative alle loroesigenze:

3) l’organizzazione di incontri/giornatestudio in relazione alle esigenze indivi-duate dalla elaborazione dei questionari

Commissione Documentazione,Biblioteca e Ricerca

In questo triennio appena iniziato la Commissione si pone obiettivi a medio

e lungo termine cercando di far partecipare in tutte le ricerche più colleghi sia possibile

delle varie realtà sanitarie di Roma e Provincia.

L'ultima riforma della professione sanitaria infermieristica

Note sulla legge 1 febbraio 2006, n. 43

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Torniamo ancora una volta aparlare di professione sanitaria in-fermieristica. Lo spunto ci viene

offerto dalla riforma operata dalla legge1 febbraio 2006, n.43 (G.U. n.40 del 17febbraio 2006) che rappresenta un im-portante traguardo normativo che con-tribuisce a creare un certo ordine sullostatus giuridico dell’infermiere.Secondo l’art.1, la professione sanitariainfermieristica è quella definita dalla L.251/2000 i cui operatori(ossi gli infer-mieri)”svolgono con autonomia profes-sionale attività dirette alla prevenzione,alla cura e alla salvaguardia della saluteindividuale e collettiva” (art.1, L.251/2000) espletando le funzioni indivi-duate dai profili professionali e dai codicideontologici.Per capire i contenuti della autonomia edella responsabilità della professione è difondamentale importanza leggere e co-noscere il contenuto di questi docu-menti.Mi permetto una breve digressione e ri-cordare a tutti coloro che seguonoquesta rubrica che il profilo profes-sionale, il codice deontologico e le altrenorme istituzionali della professione in-fermieristica sono pubblicati dal CollegioIPASVI di Roma in un piccolo volumettodistribuito gratuitamente agli iscritti chepotranno venirlo a ritirare nei nostriuffici.Tornando all’esame della riforma, l’art. 2elenca i “requisiti” della professione in-fermieristica, ossia quegli elementi (costi-tutivi) senza uno dei quali non si è infer-miere ossia non si acquista il relativo

“status” professionale.Il primo requisito per l’esercizio dellaprofessione è il titolo abilitante che oggiè la laurea universitaria (salva, natural-mente, l’equipollenza sancita ex legedall’art. 4 L. 42/99 – anch’essa contenutanel libello di cui ho detto).Sotto questo profilo non ci sono novitàrilevanti nella nuova legge se non per unaspetto e cioè l’estensione della normasull’obbligo del titolo anche al personaleappartenente alla Polizia di Stato chesvolge le mansioni di infermiere.Questa norma sancisce la fine di una po-derosa querelle tra il Collegio IPASVI diRoma e il Ministero dell’interno che, ino-pinatamente a nostro avviso, avevabandito alcuni concorsi senza richiedere,tra i requisiti di ammissione, il possessodel titolo abilitante e l’obbligo di iscri-zione.Orbene, l’art. 2 stabilisce che “Per il per-sonale addetto al settore sanitario dellaPolizia di Stato, alle medesime condi-zioni, il percorso formativo può esseresvolto presso le stesse strutture della Po-lizia di Stato, individuate con Decreto delMinistro dell’interno di concerto con ilMinistro della salute, che garantisca lacompletezza del percorso formativo.Insomma, nonostante la questione siaancora all’esame del Consiglio di Statosui vecchi casi, il legislatore ha ritenuto diaccogliere l’orientamento del Collegiosecondo cui il possesso del titolo abili-tante l’iscrizione all’albo erano requisitiessenziali per svolgere la professione diinfermiere.L’obbligo di iscrizione all’albo è, ap-

punto, il secondo requisito essenziale persvolgere la professione infermieristica.Ai sensi dell’art. 2, comma 3, “l’iscrizioneall’albo professionale è obbligatoriaanche per i pubblici dipendenti ed è sub-ordinata al conseguimento del titolo uni-versitario abilitante…salvaguardando co-munque il valore abilitante dei titoli giàriconosciuti come tali alla data di entratain vigore della presente legge”.E’ chiaro, quindi, che l’iscrizione all’alboprofessionale tenuto dal Collegio IPASVIè ormai una obbligazione giuridica chederiva direttamente dalla legge ed èestesa a chiunque, in possesso del titoloabilitante, eserciti la professione infer-mieristica a qualsiasi titolo e in qualsiasimodo.La dizione, quindi, è talmente ampia chel’obbligo si estende sia ai liberi professio-nisti, sia ai lavoratori dipendenti pubblicie privati, al personale militare e della Po-lizia di Stato, ma anche a chi svolge laprofessione come volontario o in modooccasionale.L’obbligo si estende, quindi, ai sensi del-l’art. 15 – undicies, d.lgs. 502/92, anche atutti i dipendenti degli ospedali e istitutidi ricovero e cura a carattere scientificoche operano nel Servizio Sanitario Na-zionale, i quali hanno l’obbligo giuridicodi adeguare il proprio ordinamento aquello italiano e che proprio per questo,ad esempio, possono chiedere il trasferi-mento in una struttura pubblica.

Anche in questo caso il legislatore ha re-cepito l’orientamento perseguito dal Col-legio IPASVI di Roma che ha da sempresostenuto l’obbligatorietà dell’iscrizioneall’albo professionale.Ripercorrere, seppur per tratti essenziali,gli orientamenti che si contrapponevanosull’obbligatorietà o meno dell’iscrizionesarebbe ripetitivo e inutile.Mi basta qui sottolineare come la riformain esame dà un nuovo vigore ai Collegi eagli Ordini professionali come enti espo-nenziali degli interessi comuni della cate-goria e come enti che hanno un potere dicontrollo e di produzione di norme vin-colanti nei confronti degli iscritti. Comegià ebbi modo di rilevare, infatti, ilcodice deontologico (che è emanatodalla Federazione dei Collegi IPASVI) rap-presenta un atto contenente un insiemedi norme comportamentali che, ai sensidella L. 251/00 (vedi sopra), è vincolanteper tutti coloro che esercitano la profes-sione infermieristica.In questo contesto si inserisce l’art. 4della legge in commento che delega alGoverno il compimento di una serie diatti tra cui quello di trasformare (final-mente!) “i Collegi professionali esistentiin Ordini professionali”.

AUTORI

Avv. Alessandro Cuggiani

Lesioni cutanee, cellule in spray

Finora l'idea era rimasta confinata in qual-che film di fantascienza, ma lo spray dicellule capaci di riparare la pelle è adessouna realtà che si sta sperimentando inItalia e in altri Paesi europei, sulla scia deirisultati positivi finora ottenuti in Australia,

dove la tecnica è stata messa a punto. Itest italiani, presentati recentemente aRoma nel corso dell’ultimo congressonazionale della Società Italiana diMedicina Estetica, sono in corso pressol'Università di Roma Tor Vergata, a Pisa ea Palermo.

Il Collegio incontra gli iscritti

Il lunedì ed il giovedì pomeriggio i consiglieri del Collegio sono presenti nella sede del Collegio

per incontrare gli iscritti per avere confronti, chiarimenti, informazioni; per presentare proposte,

iniziative, eventi da mettere in cantiere con il Collegio