IL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA'

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presentazione figura professionale

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IL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’

DELL’ETA’ EVOLUTIVA

NELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

A cura del Direttivo Regionale ANUPI Emilia Romagna

Applicazione della legge 251/00 ed affermazione di un ruolo professionale

a favore della salute dell’infanzia

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All’Assessore Regionale alle politiche per la Salute

Agli Assessori Provinciali alla Salute dell’Emilia Romagna

Alle confederazioni sindacali di settore

CGIL CISL e UIL

Alle Associazioni dei familiari dei bambini diversamente abili

Alla Federazione Italiana Superamento Handicap

Alla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Alle Associazioni delle Professioni Sanitarie

Ai Centri specializzati per la salute dell’infanzia

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Chi siamo?

L’ANUPI Associazione Nazionale Unitaria Psicomotricisti Italiani è un’Associazione

professionale fondata nel 1987, presente territorialmente in 14 Regioni Italiane, che attualmente

conta più di mille iscritti, operanti in ambito pubblico e privato.

Nella nostra Regione sono iscritti una settantina di soci, tra i quali la metà lavorano in ambito

sanitario, occupandosi in particolar modo dei bambini che presentano problematiche di tipo

neuropsicologico e neuropsichiatrico e che, attraverso un approccio globale, teso all’attivazione dei

potenziali individuali di sviluppo, operano nell’ottica dell’integrazione delle diverse aree funzionali.

Diversi colleghi operano parallelamente in ambito socio-educativo, attraverso progetti di

prevenzione al disagio e di promozione della salute, all’interno delle scuole e di alcuni servizi

territoriali pubblici e privati.

Il ruolo dell’ANUPI è stato riconosciuto dallo stesso Ministero della Salute come Associazione

maggiormente rappresentativa, a livello nazionale per la Professione Sanitaria dei Terapisti della

Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva ( Decreto Ministeriale 14/04/2005 )

L’ANUPI è presente quale rappresentante di categoria nell’Osservatorio Nazionale delle

Professioni Sanitarie e nella Consulta Regionale delle Professioni Sanitarie dell’Emilia Romagna.

Associazione rappresentativa a livello nazionale per D.M. 14/04/2005 della figura professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (D.M. n. 56/97)

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Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo

professionale del terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

D.M. 17 gennaio 1997, n.56

Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 14 marzo 1997, n. 61

1. 1. È individuata la figura professionale del terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, con il seguente profilo: il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l'équipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell'area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo.

2. Il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, in riferimento alle diagnosi e alle prescrizioni mediche, nell'ambito delle specifiche competenze:

a) adatta gli interventi terapeutici alle peculiari caratteristiche dei pazienti in età evolutiva con quadri clinici multiformi che si modificano nel tempo in relazione alle funzioni emergenti;

b) individua ed elabora, nell'équipe multiprofessionale, il programma di prevenzione, di terapia e riabilitazione volto al superamento del bisogno di salute del bambino con disabilità dello sviluppo;

c) attua interventi terapeutici e riabilitativi nei disturbi percettivo-motori, neurocognitivi e nei disturbi di simbolizzazione e di interazione del bambino fin dalla nascita;

d) attua procedure rivolte all'inserimento dei soggetti portatori di disabilità e di handicap neuro-psicomotorio e cognitivo; collabora all'interno dell'équipe multiprofessionale con gli operatori scolastici per l'attuazione della prevenzione, della diagnosi funzionale e del profilo dinamico-funzionale del piano educativo individualizzato;

e) svolge attività terapeutica per le disabilità neuro-psicomotorie, psicomotorie e neuropsicologiche in età evolutiva utilizzando tecniche specifiche per fascia d'età e per singoli stadi di sviluppo;

f) attua procedure di valutazione dell'interrelazione tra funzioni affettive, funzioni cognitive e funzioni motorie per ogni singolo disturbo neurologico, neuropsicologico e psicopatologico dell'età evolutiva;

g) identifica il bisogno e realizza il bilancio diagnostico e terapeutico tra rappresentazione somatica e vissuto corporeo e tra potenzialità funzionali generali e relazione oggettuale;

h) elabora e realizza il programma terapeutico che utilizza schemi e progetti neuromotori come atti mentali e come strumenti cognitivi e meta-cognitivi; utilizza altresì la dinamica corporea come integrazione delle funzioni mentali e delle relazioni interpersonali;

i) verifica l'adozione di protesi e di ausili rispetto ai compensi neuropsicologici e al rischio psicopatologico;

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l) partecipa alla riabilitazione funzionale in tutte le patologie acute e croniche dell'infanzia;

m) documenta le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata secondo gli obiettivi di recupero funzionale e le caratteristiche proprie delle patologie che si modificano in rapporto allo sviluppo.

3. Il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, svolge attività di studio, di didattica e di ricerca specifica applicata, e di consulenza professionale, nei servizi sanitari e nei luoghi in cui si richiede la sua competenza professionale.

4. Il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all'aggiornamento relativo al proprio profilo professionale.

5. Il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva svolge la sua attività in strutture pubbliche e private, in regime di dipendenza e libero professionale.

2. 1. Il diploma universitario di terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, conseguito ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, abilita all'esercizio della professione.

DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001 1 1 (Pubblicato nel S.O. n. 136 alla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2001

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Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie

(Pubblicato nel S.O. n. 136 alla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2001

“Nell'ambito della professione sanitaria del terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, i

laureati sono operatori sanitari cui competono le attribuzioni previste dal D.M. del Ministero della sanità 17

gennaio 1997, n. 56 e successive modificazioni ed integrazioni; ovvero svolgono, in collaborazione con

l'equipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell'area

pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili,

nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo. I laureati in

terapia della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, in riferimento alle diagnosi e alle prescrizioni mediche,

nell'ambito delle specifiche competenze, adattano gli interventi terapeutici alle peculiari caratteristiche dei

pazienti in età evolutiva con quadri clinici multiformi che si modificano nel tempo in relazione alle funzioni

emergenti; individuano ed elaborano, nell'equipe multiprofessionale, il programma di prevenzione, di terapia

e riabilitazione volto al superamento del bisogno di salute del bambino con disabilità dello sviluppo; attuano

interventi terapeutici e riabilitativi nei disturbi percettivo-motori, neurocognitivi e nei disturbi di

simbolizzazione e di interazione del bambino fin dalla nascita; attuano procedure rivolte all'inserimento dei

soggetti portatori di disabilità e di handicap neuro-psicomotorio e cognitivo; collaborano all'interno

dell'equipe multiprofessionale con gli operatori scolastici per l'attuazione della prevenzione, della diagnosi

funzionale e del profilo dinamico-funzionale del piano educativo individualizzato; svolgono attività

terapeutica per le disabilità neuro-psicomotorie, psicomotorie e neuropsicologiche in età evolutiva

utilizzando tecniche specifiche per fascia d'età e per singoli stadi di sviluppo; attuano procedure di

valutazione dell'interrelazione tra funzioni affettive, funzioni cognitive e funzioni motorie per ogni singolo

disturbo neurologico, neuropsicologico e psicopatologico dell'età evolutiva; identificano il bisogno e

realizzano il bilancio diagnostico e terapeutico tra rappresentazione somatica e vissuto corporeo e tra

potenzialità funzionali generali e relazione oggettuale; elaborano e realizzano il programma terapeutico che

utilizza schemi e progetti neuromotori come atti mentali e come strumenti cognitivi e meta-cognitivi;

utilizzano altresì la dinamica corporea come integrazione delle funzioni mentali e delle relazioni

interpersonali; verificano l'adozione di protersi e di ausili rispetto ai compensi neuropsicologici e al rischio

psicopatologico; partecipano alla riabilitazione funzionale in tutte le patologie acute e croniche dell'infanzia;

documentano le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata secondo gli obiettivi di recupero

funzionale e le caratteristiche proprie delle patologie che si modificano in rapporto allo sviluppo; svolgono

attività di studio, di didattica e di ricerca specifica applicata, e di consulenza professionale, nei servizi

sanitari e nei luoghi in cui si richiede la loro competenza professionale; contribuiscono alla formazione del

personale di supporto e concorrono direttamente all'aggiornamento relativo al loro profilo professionale;

svolgono la loro attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o

libero-professionale....omissis.....”

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Specificità del ruolo professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità

dell’età evolutiva e tipologia dell’utenza in trattamento.

Per meglio precisare la specificità del nostro ruolo professionale ci pare utile avanzare alcune

considerazioni relative alla tipologia dell’utenza attualmente seguita nelle Unità Operative di

Neuropsichiatria infantile avvalendoci, a titolo esemplificativo, dell’esperienza del Polo per i

trattamenti Psicomotori della U. O di N.P.I. di Bologna, attivo dal 1996 con la specifica funzione di

rispondere ai bisogni di salute mentale emergenti nella prima infanzia.2

Il dato più interessante, rispetto all’evoluzione della domanda , riguarda l’affermarsi nel corso degli

anni di una richiesta di intervento specifica rispetto ad una utenza la cui diagnosi principale viene

espressa in massima parte sull’asse 1 del codice diagnostico I.C.D 10 come Disturbo Generalizzato

di Sviluppo (D.G.S.), accanto alla tradizionale utenza con Disturbo emozionale o comportamentale

ad espressione tipicamente psicomotoria (ipercinesia, inibizione) ed alle forme di disturbi specifici

misti e disturbi della funzione motoria. Per quanto riguarda i più piccoli la domanda si riferisce

prevalentemente alle forme che nel codice diagnostico americano 0-3 vengono definite come

Disturbo Multisistemico (D.M.S.) e Disturbo della Regolazione, accanto alle tradizionali forme di

ritardo psicomotorio.

Il progressivo aumento delle segnalazioni relative ad una problematica così seria, non riflette

soltanto la difficile praticabilità di altre soluzioni terapeutiche, ma anche il riconoscimento della

pertinenza dell’approccio psicomotorio nei disturbi precoci di comunicazione, relazione e

organizzazione di personalità.

È ormai acquisito che le classiche distinzioni nosografiche cui corrispondevano rigide indicazioni

terapeutiche, non possono applicarsi ai disturbi di sviluppo, poiché in età precoce ed in sintomi

quali ritardo psicomotorio, ritardo di linguaggio, disturbo emozionale, la difficoltà di costruire

schemi d’azione integrati, di concettualizzare l’azione in parole e d’instaurare relazioni “sé –

oggetto” differenziate, si riverberano patologicamente in modo circolare e rendono inopportuno

intervenire settorialmente. Allo stesso modo è ormai acquisito che interventi integrati, basati sulla

considerazione dello stretto intreccio tra sviluppo funzionale e dinamiche relazionali e sulle

proposte più utili a promuoverlo, possono risultare efficaci in una vasta gamma di disturbi che si

traducono in uno sviluppo disarmonico.

2 L.Benini, G.Bernardi, C.Boni, E.Pollari, M.L.Ribani, L.Zannetti : GIOCARE PER CRESCERE Città della salute Sett-

Ott 1999.

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A questo proposito, anche in ambito psicoterapeutico, autori sensibili all’integrazione delle diverse

pratiche in campo preventivo e clinico, come S. Greenspan3 auspicano che tutti gli interventi

tengano conto della centralità dei processi di strutturazione dell’”io” a partire dall’organizzazione di

un sistema di comunicazione preverbale e prerappresentazionale.

In questa prospettiva evolutivo strutturalista lo sviluppo adeguato di processi quali: l’attenzione

condivisa, il coinvolgimento interattivo, la gestualità intenzionale reciproca e le sequenze

comportamentali del tipo “mezzo-fine”, diventano obiettivo terapeutico specifico, in quanto

indispensabili all’emergenza di processi di comunicazione più differenziati e simbolizzati, ma non

solo, anche elementi centrali, nella formazione di una personalità meglio integrata.

La metodologia psicomotoria, per la sua base epistemologica (integrazione tra psicologia dell’età

evolutiva e psicodinamica, etologia e semiologia) e per il setting che propone, può essere un

approccio privilegiato nell’affrontare difficoltà specifiche di questi livelli precoci di sviluppo,

spesso presenti anche in bambini che possiedono già alcune capacità simboliche, ma sono rigidi,

ripetitivi, disorganizzati o inibiti. La possibilità che offre di servirsi in modo dinamico della varietà

delle espressioni infantili, da quelle senso-motorie a quelle simbolico-immaginative e costruttivo-

grafiche, consente di graduare l’aiuto terapeutico adattandolo anche a stadi precoci e disorganizzati

di sviluppo.

Setting e competenze di tipo psicomotorio, sono utilizzate inoltre in diverse esperienze avanzate di

neuropsichiatria infantile, come quella dell’”Ospedale diurno terapeutico” dell’Università di Roma

“La Sapienza”. La dottoressa Fabrizzi ed i suoi collaboratori, che evidenziano come i disturbi di

sviluppo rappresentino attualmente la vera emergenza neuropsichiatrica, colpendo la popolazione

3 S. Greenspan , Lo sviluppo dell’io, Franco Angeli, 1999, Milano

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infantile in proporzione dieci volte maggiore della patologia fissa, ritengono che il percorso di

recupero, nell’intreccio tra deficit e conflitto tipico di questi disturbi, possa partire solo da proposte

interattive che usino il movimento come organizzatore di esperienze di integrazione

psicosomatica e lo spazio come contenitore ed organizzatore delle comunicazioni preverbali 4.

Poiché in fase precoce l’attività mentale può essere descritta in termini di spazio interno/esterno, è

possibile usare lo spazio come virtuale spazio mentale in cui il bambino può essere aiutato dalle

discontinuità e dalle significazioni proposte dall’adulto a costruirsi la rappresentazione dei propri

confini rispetto all’altro e della propria continuità psichica.

Dimensioni esperienziali concrete vengono così ad assumere il valore di “significanti presimbolici”

sui quali far emergere i primi segnali di coinvolgimento intenzionale.

È a partire da questi, in un contesto di attenzione condivisa, che il terapista della neuro e

psicomotricità svolge la funzione integratrice necessaria selezionando, mantenendo, rilanciando i

segnali che il bambino invia (in modo caotico, frammentato, rigido e/o perseverativo) per ampliare

l’ambito della segnalazione intenzionale e della significazione.

Abbiamo sempre notato che, nei casi di grave disturbo della comunicazione, il contesto

sensomotorio si rivela ideale, perché permette di mediare la presenza dell’adulto in funzione iniziale

di supporto, contenimento, specchio di ricezione dell’attività del bambino e di organizzazione delle

sollecitazioni che ne derivano, orientandole in senso interattivo. E’ inoltre un contesto ideale per

4 F.Piperno, A.Fabrizzi, L’uso dello spazio nei gruppi per bambini in età prescolare: tra riabilitazione e psicoterapia

Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza 1996 vol 63: 413-424.

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affrontare nei giochi di rassicurazione profonda5 (apparire-scomparire, distruggere-ricostruire,

perdere-ritrovare l’equilibrio) paure arcaiche connesse al deficit di integrazione e differenziazione.

Anche nei bambini con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo più gravi osserviamo che, non appena

è possibile instaurare un codice di reciprocità, a partire dai parametri preverbali, è possibile anche

stabilizzare l’attenzione verso sequenze interattive e veder comparire isole di attività

rappresentazionale e parole che fissano il senso dell’interazione. A partire da questo momento è più

facile costruire col bambino sequenze di gioco sempre più articolate, affrontando quelle che

appaiono, sempre più chiaramente, come le principali aree tematico-affettive problematiche (fase

dell’elaborazione e differenziazione rappresentazionale, secondo il modello evolutivo strutturalista).

Nella nostra esperienza il lavoro individuale con un bambino con D.G.S. dura 2-3 anni e viene

gradualmente affiancato, se necessario, dall’intervento logopedico, quando una maggiore

strutturazione del sé permette di lavorare specificamente sugli aspetti linguistici. Il lavoro

individuale porta inoltre spesso all’inserimento del bambino in un’attività psicomotoria di gruppo.

Nei bambini con Disturbi di sviluppo specifici e Disturbi emozionali-comportamentali (spesso

correlati ai primi) questo intervento di gruppo è proposto anche in prima battuta, perché ricco di

possibilità interattive. Va precisato però che occorre una sufficiente organizzazione dell’”io” ed una

conseguente capacità di separarsi dal genitore per permettere ad un bambino di entrare

proficuamente all’interno di un’attività di gruppo. La possibilità della conduzione abbinata tra due

neuropsicomotriciste può permettere di seguire anche bambini molto disturbati sul piano

comportamentale, garantendo la costante gestione del gruppo, accanto alle necessarie risposte

individuali. Il gruppo va a rappresentare in questo modo sia un contenitore che un mediatore della

relazione, nel quale il bambino può graduare la distanza emozionale. Nel gioco di gruppo è più

facile, attraverso la dinamica di identificazioni con i compagni, elaborare aree emozionali

problematiche, giungendo ad un maggiore livello di differenziazione rapppresentazionale ed

integrazione tonico affettiva.

La metodologia psicomotoria, basata sulla conoscenza delle leggi di funzionamento del gioco

infantile, nell’equilibrio tra contenuto, forma ed emozione, mira ad aiutare i bambini, rispetto alle

aree problematiche di ciascuno, ad organizzare un “buon gioco” 6 nella convinzione che esso sia il

contesto specifico, in età precoce, per affrontare ed integrare aspetti evolutisi in modo disarmonico.

Il lavoro di gruppo dura da uno a tre anni, a seconda dell’età dei bambini e del livello di sviluppo.

Nell’esperienza più recente, il lavoro di gruppo si è rivelato utile oltre le aspettative anche per

5 Aucouturier Darrault Empinet, La pratica psicomotoria, Armando, Roma, 1986

6 G.Nicolodi , Ti aiuto a giocare , Edizioni scientifiche, Csifra, Bologna, 2001

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bambini con aspetti disarmonici molto evidenti così come confermano le esperienze illustri di Anna

Fabrizzi (Università La Sapienza –Roma) e di Dora Knauer (Ginevra)

Mentre il percorso dalla diagnosi alla presa in carico è piuttosto lineare nel caso di bambini con

D.G.S. e D.M.S (la terapia psicomotoria individuale viene richiesta come prima indicazione

terapeutica e quella logopedica, se necessaria, inserita successivamente quando il bambino è in

grado di affrontarla), per i numerosi bambini con disturbi di linguaggio (D.S.L.) che seguiamo,

l’intervento psicomotorio è stato finora chiesto in modo piuttosto disomogeneo.

Questi bambini vengono inviati a noi se il disturbo emozionale connesso rende indispensabile

lavorare prima sulla stabilizzazione dell’attenzione ed il coinvolgimento interattivo, oppure quando

sono già seguiti in terapia logopedia, ma difficilmente gestibili per l’assetto emozionale disturbato.

Molti bambini con iniziale diagnosi di D.S.L.ed interventi logopedici in atto o conclusi, vengono

inviati in età 5-6 anni quando il disturbo emozionale e/o comportamentale è già organizzato, per

lavorare in gruppo sugli aspetti disarmonici di integrazione motorio-cognitiva-affettiva. La terapia

psicomotoria viene infatti ritenuta anche nella seconda infanzia, ed in particolar modo a fronte di

situazioni di handicap, un utile strumento per sviluppare una immagine del corpo più integrata ed un

migliore adattamento personale.

Partendo dal presupposto che nei disturbi di sviluppo il nodo centrale su cui riflettere, per avanzare

proposte sempre più precoci e mirate, riguardi innanzitutto l’uniformità di criteri diagnostici, pur

nel rispetto dell’unicità di ciascun bambino, un contributo essenziale che il neuropsicomotricista

svolge all’interno dell’equipe di neuropsichiatria infantile riguarda proprio la possibilità di

intervenire nel momento in cui viene richiesta un’osservazione ai fini di integrazione diagnostica,

mettendo a disposizione un setting ed una competenza utili a rilevare in breve tempo segnali

evolutivi o a mostrare ripetizioni patologiche. Questi aspetti possono contribuire ad orientare i

clinici nella diagnosi differenziale di disturbi complessi e miltifattoriali, come i disturbi dello

spettro autistico o, nei piccolissimi, ad ipotizzare l’evoluzione di un disturbo multisistemico o di

regolazione oppure di un ritardo psicomotorio, forme come è noto spesso di difficile

discriminazione, senza che sia possibile un’osservazione ripetuta nel tempo, che offra al contempo

un trattamento di facilitazione allo sviluppo.

Questi trattamenti osservativi, posti all’interno di in un contesto flessibile, attuati da una figura

specificamente formata per cogliere e facilitare in modo integrato la dimensione evolutiva, offre ai

clinici un prezioso strumento per orientare il bambino e la sua famiglia, verso un percorso

terapeutico in cui integrare le diverse competenze professionali dell’équipe, nei modi e nei tempi

più consoni al singolo caso.

Nell’ottica della collaborazione professionale e dell’arricchimento terapeutico nell’integrazione di

diverse competenze, anche a Bologna sono sta già sperimentate in età precoce (2-3anni), per

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bambini con D.S.L., forme di collaborazione interessanti tra logopediste e psicomotriciste, con la

costituzione di gruppi co-condotti da entrambe le figure.

Il lavoro in questo caso si centra sugli aspetti simbolico-rappresentativi in un contesto ludico e

maggiormente facilitante gli scambi comunicativi. Queste esperienze, sorte in modo sperimentale,

oltre che proporre un contesto riabilitativo più stimolante per i bambini, hanno il vantaggio non

trascurabile di poter rispondere ad un numero maggiore di utenti e rappresentare per le logopediste

uno strumento di formazione sul campo, nella conduzione di gruppi.

La precocità della presa in carico è comunque il nodo che avvertiamo fondamentale qualunque

sia la modalità del nostro intervento: attualmente nel migliore dei casi i bambini ci vengono

segnalati ad un’età che le recenti ricerche del gruppo di Roma La Sapienza definiscono di

“strutturazione del disturbo” (36-48 mesi). Solo alcuni bambini con evidenti problemi di

interazione-comunicazione ci sono stati segnalati in una fase ancora di emergenza del disturbo (24-

30 mesi). Poiché è ampiamente documentata la comorbidità tra disturbi di sviluppo e disturbi

psicopatologici o di apprendimento e la necessità di intervento precoce, la sensazione che proviamo

con i bambini più grandi, è quella di intervenire in una fase in cui le possibilità di armonizzazione

dello sviluppo sono limitate. Allo stesso modo osserviamo che prima interveniamo più veloce è il

recupero del bambino in tutti gli aspetti del disturbo. Con i bambini segnalati prima dei tre anni si

possono infatti realizzare interessanti esperienze di osservazione e/o intervento psicomotorio con

la mamma in sala, per mobilizzare e sostenere le risorse interattive della coppia, in un contesto che

naturalmente favorisce lo scambio ludico e la comunicazione in tutti i suoi aspetti. Proprio per la

potenzialità che la formazione dei Terapisti della neuropsicomotricità possiede nell’osservazione

precoce dei segnali di integrazione disarmonica di aspetti motori, cognitivi e affettivi e nella

mobilizzazione delle risorse evolutive, si ritiene che potrebbero svolgere un ruolo molto importante

anche nella collaborazione con i servizi territoriali per la prima infanzia, dove più facilmente

arrivano segnalazioni precoci di problemi che possono preludere ad un disturbo di sviluppo, quando

non ne siano già sintomo.

In relazione a questo un’ultima considerazione vogliamo sottolineare l’alto indice di gradimento per

la nostra attività che abbiamo quasi sempre riscontrato nei genitori. Essendo la psicomotricità

un’attività meno connotata in senso psicopatologico o deficitario è stato spesso possibile attraverso

l’invio del bambino ad un trattamento psicomotorio, allacciare con le famiglie un rapporto di

alleanza che ha permesso il graduale affidarsi al servizio e lo sviluppo di un intervento vissuto in

termini evolutivi, sia dal bambino che dai suoi genitori.

Dr.ssa Caudia Boni

POLO DI PSICOMOTRICITA’ - U .O. N.P.I Ausl Bologna

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Setting professionale

“L’intervento psicomotorio, ponendo il suo centro di intervento nell’azione del bambino e nello

sviluppo della sue capacità di interazione con la realtà verso una progressiva affermazione di sé

nel gioco, pone una particolare attenzione nella creazione di uno spazio che stimoli

progressivamente lo sviluppo delle sue abilità: da quelle maggiormente sensomotorie,, della prima

infanzia, a quelle gradualmente più rappresentative ed astratte, proprie della seconda infanzia.

La pratica psicomotoria, inserita all’interno di un modello integrato di trattamento e collocata

nelle fasi precoci dello sviluppo, può rappresentare una strategia terapeutica molto efficace in

quanto ha le caratteristiche di privilegiare, con la mediazione del corpo e del suo funzionamento

sensomotorio (sensazioni, tono muscolare, attività motorie) le forme più arcaiche di interazione tra

l’individuo e l’ambiente e di consentire esperienze strutturanti attraverso il piacere sensomotorio in

un contesto in cui il terapista assume una funzione, allo stesso tempo di stimolo, di

accompagnamento e di regolazione.

L’intervento psicomotorio può offrire essenzialmente due contributi:

• in primo luogo può essere inserito nella fase diagnostica con modalità esplorative per

raccogliere, in stretta collaborazione con i genitori e gli insegnanti, gli elementi caratterizzanti

il comportamento del bambino, necessari alla programmazione del trattamento

Lo spazio senso-motorio Luogo di sperimentazione di sé, dei propri confini e delle proprie abilità. Materiali Materassi, pavimento caldo, cuscini, l’interazione concreta con il terapista, per un riconoscimento di sé ed una ricerca dei propri confini Obiettivi: attivazione di un contatto esplorativo con la realtà oggettuale e con l’altro da sé; sviluppo della coordinazione dinamica generale e dell’equilibrio; acquisizione di sicurezza nelle proprie azioni e nel gioco.

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• in secondo luogo per le sue intrinseche e polivalenti caratteristiche educative e terapeutiche,

può agire sul fondo di sicurezza e su tutti i processi percettivo-motori di base, le cui

acquisizioni costituiscono la premessa per i successivi approcci educativi e terapeutici

nel progressivo affidamento all’adulto che sa accogliere, contenere e rassicurare, si apre la

capacità ideativa e gli oggetti si trasformano per far posto alla fantasia. L’adulto diventa partner

di gioco, per permettere al bambino la concretizzazione del proprio mondo immaginario. L’accesso

al gioco simbolico è un passaggio fondamentale verso l’acquisizione di un più ricco mondo

immaginario.”7

7 Dott. Militerni, XXI° Congrsso SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Lo spazio dell’affidamento e della rassicurazione spazio di riconoscimento di sé attraverso il rispecchiamento nell’altro, il rilassamento ed il massaggio. materiali: specchio, materassi, cuscini, coperte, musica rilassante obiettivi: sviluppo della fiducia di base, riconoscimento dell’altro, abbassamento del tono emozionale e posturale.

Lo spazio del gioco simbolico

Dal gioco sensomotorio e dallo sviluppo della coscienza di sé, nasce progressivamente il gioco

di ruolo ed il gioco simbolico, all’interno del quale i bambini portano spontaneamente i propri

vissuti, nell’interazione con gli oggetti e con il terapista

Materiali: bambole, pupazzi, casetta tridimensionale, oggetti per la drammatizzazione, stoffe. Obiettivi: sviluppo di un’interazione sempre più strutturata, sviluppo della comunicazione verbale e della narrazione. Organizzazione temporale.

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Negli interventi con i bambini più grandi, per completare il percorso di apertura alla realtà, vengono

proposte a fine seduta esperienze che stimolino l’attivazione di processi cognitivi più articolati, che

verranno poi approfonditi più compiutamente in altre sedi e con altri operatori (logopedisti,

insegnanti, educatori)

Considerata l’articolazione dell’intervento e la necessità di spazi specificamente attrezzati per la

realizzazione di percorsi personalizzati sui singoli bambini o sul piccolo gruppo, si sottolinea

l’importanza di ambienti dedicati alla terapia psicomotoria, posti all’interno dei Servizi di

Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dei Centri pubblici e privati di Riabilitazione.

Lo spazio della rappresentazione Luogo in cui il bambino lascia le tracce dell’esperienza vissuta, dando forma al proprio pensiero. Materiali Pennarelli, pongo, pittura, fogli di diverse dimensioni. Obiettivi: sviluppo abilità grafiche, sviluppo del simbolo , verso l’acquisizione di codici condivisi,

…… e della lettura Viene realizzato all’interno dei percorsi con i bambini più grandi, per favorire lo sviluppo del linguaggio e l’attenzione agli elementi di realtà Materiali: immagini manipolabili, libri, giochi in scatola. Obiettivi: sviluppo della capacità di osservazione e riflessione, accesso al linguaggio, accompagnamento verso l’intervento logopedico ed educativo.

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LA STRUTTURAZIONE DI UNO SPAZIO PSICOMOTORIO

TERAPEUTICO E RIABILITATIVO

PREREQUISITI Lo spazio psicomotorio deve essere pienamente utilizzato dal bambino per

sperimentare le proprie potenzialità, sia in senso verticale che orizzontale, deve quindi possedere

dei prerequisiti di totale sicurezza ed igiene. Il pavimento è uno degli spazi maggiormente percorsi

dai bambini piccoli, che vi si sdraiano, rotolano, gattonano, si nascondono. Non è consentito

pertanto l’uso delle scarpe ed il pavimento deve essere caldo (linoleum o legno) ed accogliente.

1) SPAZIO RITUALE DI INIZIO E FINE SEDUTA

Luogo in cui inizia l’incontro tra l’adulto ed il bambino, in cui togliere le scarpe, ricordare alcune

regole del gioco, guardarsi negli occhi, prendere i primi accordi.

Luogo in cui scambiare le ultime parole prima di lascirsi

Panchetta o divano dove prepararsi e mettere i calzettini per fare psicomotricità

2) SPAZIO SENSOMOTORIO

Luogo dove sperimentare con pienezza le potenzialità del proprio corpo e della propria persona.

Materassi di diverse dimensioni, per il rotolamento, per la caduta, per il rilassamento.

Cuscini per rendere morbido ed accogliente lo spazio di gioco, per favorire diverse posizioni.

Coperte e stoffe: per sperimentare il contenimento, per trovare rifugio, per nascondersi e farsi

ritrovare, per farsi trascinare sul pavimento.

Cubi ed altre forme grandi in gommapiuma per costruire grandi muri da distruggere, per

costruire un rifugio, una casa, un castello, l’ambientazione delle proprie storie. Oggetti da

trasportare, impilare, ordinare, lanciare, per sentirsi sempre più forti e sicuri.

Cuscini giganti in cui sprofondare durante il rilassamento o farsi trascinare in tutta la stanza.

Oggetti sui quali sperimentare l’equilibrio ed il disequilibrio: un dondolo, una luna, un carretto

con le ruote, delle assi sopraelevate.

Oggetti dentro i quali rifugiarsi e ritrovare i propri confini: una casina, un uovo, un nido

costruito dall’adulto, una grande cesta.

Spazi alti sui quali arrampicarsi e per poi lasciarsi cadere, su morbidi materassi.

Corde per stabilire il contatto con l’altro, farsi tirare, tirare, farsi salvare dopo una caduta.

Stoffe per sperimentare i confini, la superficie del proprio corpo

Palle, pallone, palline per stimolare la comunicazione a distanza o ravvicinata

Tunnel di gommapiuma dentro i quali rotolare o rifugiarsi, per farsi cercare

Cerchi in plastica da far rotolare, da usare come contenitori, da porre a terra, per poi saltare.

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Bastoni con i quali combattere, per dimostrare la propria coordinazione, la propria forza

Un grande specchio a parete (2m di h2/3m di l) per permettere il rispecchiamento nel gioco

SPAZIO SIMBOLICO

Luogo in cui giocare i propri potenziali immaginativi e diventare … un bimbo piccolissimo, un

gattino, un papà, un supereroe!

Gli stessi spazi di prima vengono investiti progressivamente in modo simbolico, divenendo teatro di

avventure significative per la crescita e l’integrazione personale del bambino.

Si possono anche aggiungere, in uno spazio specifico, oggetti per il gioco di ruolo, come

bambolotti, stoffe, valigette di diverso tipo (quella del dottore è la più gettonata!) ed oggetti

tridimensionali (animali e pupazzetti) per realizzare un gioco simbolico di cui il bambino è regista

e l’adulto supporto o interlocutore. Possono esserci delle costruzioni in legno o gommapiuma, per

rappresentare quanto vissuto, per sperimentare le diverse dimensioni (verticalità, orizzontalità …)

SPAZIO DELLA RAPPRESENTAZIONE E DELLA SIMBOLIZZAZIONE

Luogo in cui dar forma alle idee e prendere del tutto distanza dal vissuto

Pongo e plastilina per manipolare e trasformare materiali

Fogli grandi, sui quali disegnare a tutto corpo

Una lavagna bianca dove poter disegnare e cancellare senza preoccupazione di lasciar traccia

Un tavolo dimensionato appositamente per i bambini, su cui lavorare e disegnare

Fogli piccoli per raccogliere le tracce dell’esperienza

Un raccoglitore personale o un cassetto, dove riporre e ritrovare quanto prodotto

Dei giochi per lo sviluppo della manipolazione (contenitori graduati, incastri, anelli etc) e del

pensiero logico

Degli oggetti per lo sviluppo della classificazione

SPAZIO DELLA LETTURA

Luogo in cui sviluppare l’osservazione e l’attenzione,momento di rilassamento finale, di parola

condivisa, di narrazione personale

immagini singole e sequenze di immagini, per abituarsi a dare un nome alle cose, ai fatti, alle

emozioni

libri, per stimolare il riconoscimento di sé all’interno di narrazioni “altre”

giochi in scatola, per esercitare le prime abilità di discriminazione

parole per stimolare le prime curiosità verso la lettura.

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Riferimenti storici e prospettive professionali

Considerato che la nostra presenza è attiva da quasi trent’anni all’interno delle équipes

multidisciplinari di buona parte del territorio nazionale, in una dimensione di piena collaborazione

ed integrazione con le altre figure professionali.

Considerato che, secondo Decreto Presidenziale del 10/11/1999 titolato Progetto Obiettivo

Tutela della Salute Mentale 199/2000, la figura del TNPEE è riconosciuta già dal 1999 all’interno

dei Servizi di salute mentale e di riabilitazione dell’età evolutiva, nell’ambito di unità funzionali

integrate, composte da diverse professionalità con specializzazione specifica per questa fascia

d’età: Neuropsichiatri infantili, Psicologi clinici dell’età evolutiva, Terapisti dell’età evolutiva (

logopedisti, fisioterapisti e neuropsicomotricisti) Assistenti sociali ed Educatori specializzati.

Considerato il riconoscimento del nostro ruolo professionale nel trattamento di alcune

importanti patologie (vedasi linee guida regionali sui Disturbi Pervasivi dello Sviluppo) e più in

genere nell’intervento precoce rivolto ai ritardi ed ai disturbi dello sviluppo.

Considerato che diverse regioni (Lombardia, Veneto, Trentino alto Adige, Marche,

Piemonte, Campania, Puglia, Sicilia ) stanno applicando a pieno la legge 251, compiendo una

graduale regolarizzazione della posizione lavorativa dei nostri colleghi, nella garanzia dei loro

diritti, ma anche accogliendo il bisogno di continuità dell’utenza.

Considerando il lavoro di definizione in atto relativamente all’applicazione della Legge

43/2006 che andrà a precisare ruoli professionali, interventi e spazi di cura rivolti all’infanzia e

all’adolescenza nell’ambito dei Servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Considerando che alcuni psicomotricisti hanno effettuato un percorso di equipollenza

avendone i requisiti, mentre altri hanno conseguito la laurea in Terapista di Neuro e Psicomotricità

dell’età evolutiva (spostandosi in altre regioni) ma molti non hanno ancora effettuato una

conversione del titolo, perché il loro percorso formativo si è svolto prevalentemente in ambito

privato ed operando a tempo pieno non hanno la possibilità di spostarsi per lunghi periodi.

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CON IL PRESENTE DOCUMENTO INTENDIAMO CHIEDERE

1) Che si vada gradualmente a garantire la posizione di quei lavoratori che, operando in ambito

pubblico e privato, forniscono già da anni un intervento psicomotorio qualificato, all’interno delle

Equipes multidisciplinari, pur essendo ancora collocati in un ruolo professionale differente da

quello nel quale realmente operano (collocati come fisioterapisti, logopedisti, o educatori

professionali), dovendo così svolgere funzioni molto diversificate e non essendo poi sostituiti

nell’intervento coi pazienti, in caso di assenza, malattia, maternità o pensionamento.

2) Che venga realizzato anche nella nostra Regione, come in Veneto (Padova), Piemonte (Torino),

Lombardia (Mlano), Lazio e Campania un Corso di laurea per Terapisti della Neuro e

Psicomotricità dell’età evolutiva, per permettere agli operatori che già lavorano sul nostro territorio

di concludere il proprio iter formativo, regolarizzando la propria presenza all’interno delle Aziende

Sanitarie o nei Centri privati e convenzionati, fornendo così modo maggiori garanzie professionali

all’utenza ( Aggiornamenti, Crediti ECM, supervisioni, sperimentazioni)

3) Che si vada all’applicazione dell’art. 2 comma 4 permettendo il riconoscimento dei vecchi

percorsi formativi privati, in modo da vedere riconosciuta la posizione di quei lavoratori che già

operano pienamente in campo pubblico e privato, non disperdendo così un patrimonio professionale

particolarmente utile per un’utenza così importante per la nostra regione.

IL RICONOSCIMENTO DEL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’

DELL’ETA’ EVOLUTIVA

NELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

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Sezione Interregionale Emilia Romagna e Marche Via Massarenti 242, 40138 Bologna tel 3395778027 Sede della Segreteria Sede della Presidenza Via Verona, 5 - 36061 Bassano del Grappa C. so Vittorio Emanuele, 649/bis - 80121 Napoli cell. 339/ 6316818 email: [email protected] tel. e fax 081/ 7616353 email: [email protected]

[email protected]

IL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’

DELL’ETA’ EVOLUTIVA NELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

All’Assessore Regionale alle politiche sanitarie dell’Emilia Romagna

in considerazione del Descreto Presidenziale del 10/11/1999 Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale 199/2000, che precisa il ruolo delle équipes multidisciplinari per la salute dell’età evolutiva in considerazione della legge 251, che riconosce il ruolo specifico delle Professioni Sanitarie per la tutela della salute dei cittadini intendiamo con la presente sostenere la piena applicazione del D.M. 17 gennaio 1997, n.56

che ha istituito la Professione Sanitaria del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva

Operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l'équipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell'area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo.

Figura professionale presente in italia ed in Europa da più di trent’anni, all’interno delle équipes multidisciplinari di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza8. Seguono firmatari ( Associazioni, Ordini professionali, genitori e singoli professionisti) …………….……………………………………………………………………………………………………………… Associazione rappresentativa a livello nazionale per D.M. 14/04/2005 della figura professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (D.M. n. 56/97)

8 Con la denominazione di Psicomotricista, come nel resto d’Europa e nel mondo.

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Associazione rappresentativa a livello nazionale per D.M. 14/04/2005 della figura professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (D.M. n. 56/97) Sezione Interregionale Emilia Romagna e Marche, Coordinamento Dott.ssa Luisa Formenti 3395778027

Dossier stampato in proprio il 19/06/2006