Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio ... corpo al... · salvaguardando la...

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Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma N°4 EDITORIALE Cambio di rotta e barra dritta FOCUS I risultati delle elezioni per il rinnovo del Consiglio direttivo LA RICERCA Indagine sull’immagine e il riconoscimento sociale dell’infermiere ISTITUZIONI Emergenza sanitaria nella Valle del Sacco Anno XVIII - N. 4 - ottobre/dicembre 2008 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

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Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma

N°4

EDITORIALECambio di rottae barra dritta

FOCUSI risultati delle elezioniper il rinnovodel Consiglio direttivo

LA RICERCAIndagine sull’immaginee il riconoscimentosociale dell’infermiere

ISTITUZIONIEmergenza sanitarianella Valle del Sacco

Anno XVIII - N. 4 - ottobre/dicembre 2008 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

Il corpo al centro della relazionetra infermiere e pazientedi Barbara Bertagni

L’Io è anzitutto un’entità corporea (…)derivato da sensazioni corporee, soprat-tutto dalle sensazioni provenienti dallasuperficie del corpo.

Sigmund Freud

Non è imparziale vedere un sorriso comeuna contrazione dello sfintere orale.

Maurice Merleau Ponty

Il rapporto di ciascuno di noi con il mondosi costruisce infatti attraverso il corpo, lacui dimensione fondamentale è data dal-l’esperienza vissuta attraverso la perce-zione. Il corpo è anteriore ed irriducibilealla contrapposizione tra soggetto e og-getto, siamo soggettività incarnate checostruiscono la propria identità quotidia-namente nelle relazioni e nelle perce-zioni che ci arrivano dai cinque sensi. Lepercezioni sensoriali sono, dunque, alcentro dell’affettività e questa è amplifi-cata nei momenti d grande debolezza efragilità come accade nel caso della ma-lattia. Le modalità con le quali l’infer-miere gestisce la relazione corporea pos-sono migliorare il rapporto con il pazientesalvaguardando la dignità di chi soffre etrasmettendo calore, fiducia, protezione.Lo sguardo gioca un ruolo fondamentaleall’interno delle relazioni interpersonali:è attraverso lo sguardo che accettiamo orifiutiamo di entrare in relazione, è attra-verso lo sguardo che esprimiamo i nostrisentimenti rispetto una persona o unasituazione. L’infermiere posa il suosguardo sul corpo del malato: è innanzi-tutto uno sguardo clinico che analizza,classifica, esamina. Ma non sempre è

facile guardare, ad esempio quando losguardo del malato cerca con gli occhi losguardo dell’infermiere per riuscire a leg-gervi la gravità della sua malattia, un’an-ticipazione della prossima morte, un se-gnale di disgusto… .Oppure quando il male assume aspettiche danno ribrezzo: un’infermiera raccon-tava “avevo paura ogni volta che mi tro-vavo di fronte alla sua ferita e cercavo diguardarlo negli occhi, senza girare la te-sta, perché avevo paura che guardare laferita avrebbe rivelato il mio disgusto eche lui avrebbe potuto interpretarlo comerifiuto nei suoi confronti”.E’ importante imparare a gestire il propriosguardo, in modo che possa trasmettererassicurazione, vicinanza e presenza, at-traverso un contatto visivo costante,caldo, non invasivo. Per fare questo l’in-fermiere deve innanzitutto riuscire a ge-stire le proprie emozioni: non evitare losguardo del paziente e accompagnare ilproprio sguardo con una mimica che co-munichi apertura e disponibilità.L’olfatto ha un’importanza primaria neldeterminare le nostre simpatie ed antipa-tie, nell’accompagnare i nostri statid’animo e le nostre emozioni più intense.

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La professione di infermiere richiede unacontinua interazione con il corpo del ma-lato: un corpo ferito, a volte deformato,sofferente, decomposto.Ogni azione assistenziale, ogni gesto dicura instaura un contatto intimo con ilcorpo e questo espone sia il paziente chel’infermiere ad un impatto sensoriale edemozionale intenso.Il corpo del paziente non è un semplice“oggetto” sul quale mettere in atto pra-tiche assistenziali, terapeutiche e riabili-tative, ma un “soggetto incarnato”, caricodi esperienze, vissuti e aspettative. Nellarelazione tra infermiere e paziente en-trano in gioco l’affettività, l’imbarazzo,l’intimità, l’angoscia, il pudore, la ses-sualità, le dimensioni più profonde e la-tenti del proprio essere donne e uomini.In alcuni casi i pazienti si sentono trattaticome persone che, pur malate, manten-gono la loro identità e la loro storia divita. In altri casi, l’esperienza è opposta:il paziente si sente trattato come un og-getto da pulire o da curare, un pezzo dicarne senza identità.E’ una questione di tecnica impiegata, dimodalità relazionale o, più in generale, dicompetenza professionale?E’ importante imparare ad avere consa-pevolezza del significato dei propri gestied apprendere a comunicare meglio at-traverso la relazione a livello corporeo enon verbale, per non correre il rischio dioggettivare il malato identificandolo conla sua malattia.

All’odore non si può sfuggire, nel lavoro in-fermieristico sono molti gli odori fastidiosie, a volte, nauseabondi: medicamenti, pus,sangue, feci, urina. Fare una medicazioneo la pulizia a un malato con una parte delcorpo in decomposizione è un’esperienzamolto difficile, ogni professionista trovanegli anni le proprie strategie per affron-tare la situazione: utilizzando la masche-rina, trattenendo il fiato… ma con l’espe-rienza ci si rende anche conto che moltimeccanismi di evitamento mettono unabarriera tra l’infermiere e il malato.Come gestire tutte queste sensazioni?Tenendo costantemente conto del fattoche ogni gesto quotidiano dell’infermiereè un gesto di cura, non solo del corpo ma-lato, ma anche della persona nella suaglobalità psico-fisica. Al di là dei movi-menti funzionali, è possibile attivare unagrande gamma di movimenti espressivi edi conforto. Apprendere a comunicareattraverso canali non verbali e ci-nestesici è una grande risorsa perchi è impegnato in ruoli di cura.La comunicazione non verbale (CNV)comprende tutto quanto comunichiamoattraverso il corpo e la gestione del corponello spazio. Fin da neonati comuni-chiamo le nostre emozioni e le nostresensazioni spontaneamente ed involonta-riamente attraverso il corpo, la comunica-

zione verbale subentra solo successiva-mente con l’acquisizione del linguaggiovolontario e razionale.La CNV esprime soprattutto le emozioni egli stati d’animo, partecipa alla presenta-zione di sé, completa, sostiene, modifica oaddirittura sostituisce il discorso verbale.Le modalità mimico-espressive, vocali,gestuali e posturali sono importanti indi-catori dello stato d’animo e delle emo-zioni di chi abbiamo davanti e, inoltre, deltipo di relazione che si stabilisce con lui:nel determinare lo stato d’animo e gli at-teggiamenti dei nostri interlocutori, in-fatti, le parole incidono per il 7%, mentrela voce e la gestualità rilevano, rispetti-vamente, per il 38% e per il 55%.La formazione alla competenza relazio-nale procede innanzitutto attraversoun’esplorazione di se stessi, per impararea conoscere come ci muoviamo nello spa-zio, come gestiamo le distanze interper-sonali, come veniamo percepiti al di làdelle nostre intenzioni.“Non si può non comunicare”: tutto ècomunicazione, il modo di vestirsi, lascelta di truccarsi o no, il modo in cui ci siavvicina o ci si allonta dal proprio interlo-cutore, il tono della voce o la lunghezzadei silenzi, la delicatezza o l’impeto deimovimenti… Tutto questo comunica qual-cosa di sè, delle proprie intenzioni, dei

propri sentimenti, ma comunica anche lastima e l’interesse che nutriamo nei con-fronti della persona con la quale in questomomento ci troviamo in relazione.Entrare in una stanza parlando a vocealta con un collega, sbattendo rumorosa-mente i flaconcini dei farmaci è già unmodo di comunicare e di negare atten-zione ai pazienti che si hanno di fronte bi-sognosi di tranquillità e di rispetto per illoro spazio di vita attuale.Volenti o nolenti, comunichiamo con ilcorpo, con il nostro corpo di infermieri inuniforme, contrapposto al corpo in pi-giama del paziente, con il nostro stare inpiedi di fronte a persone coricate, spessoimmobilizzate e abbruttite dalla malattia.In tale situazione un tono di voce più alto,una frase più secca, un movimento piùbrusco assumono immediatamente unpeso maggiore.Nel fare un’iniezione, nel medicare unalesione, nell’occuparci delle cure igieni-che possiamo inviare messaggi di vici-nanza o di distanza, di disponibilità o dichiusura. E’ la nostra consapevolezza dinoi e delle nostre modalità di gestionedella relazione e del contatto che puòtrasformare un semplice gesto di cura inun momento di consolazione e rassicura-zione nel quale può essere restituita di-gnità ed identità alla persona.

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Nella relazione di cura è importante man-tenere una giusta distanza, un tono divoce caldo, una mimica “amica”, ma an-che sviluppare le modalità del contatto fi-sico. Aptonomia è la scienza dell’affetti-vità espressa attraverso il contatto,sviluppata soprattutto in ambito oncolo-gico con i malati terminali, al fine di as-sicurare non solo la cura, ma anche l’at-tenzione ai bisogni affettivi.Si parla di terapie di contatto facendoriferimento a tutte quelle tecniche di curapsico-tattili che, attraverso un tattodolce, rispettoso, rassicurante e caldocomunicano empatia e confermano al pa-ziente che si ha cura di lui. Evitando ge-sti frettolosi e sbrigativi che - pur com-prensibili all’interno di un quadro dove iltempo è risorsa scarsa e gli organici sonosempre più ridotti - possono essere per-cepite come freddi, minacciosi ed umi-lianti e rendere il malato spettatore pas-

sivo di se stesso e del suo corpo ferito.Attraverso il contatto fisico è possibiletrasmettere calore ed energia positiva: lacomunicazione attraverso il contatto è laforma di comunicazione più remota, vis-suta e sperimentata da ciascuno nellaprimissima infanzia.Il tatto è il senso alla base della perce-zione sensoriale ed è anche il primo a svi-lupparsi. Toccando un paziente non neconsideriamo il corpo ma la corporeitàanimata con sensazioni, sentimenti edemozioni. Incontriamo quella persona, nericonosciamo il valore e ne accogliamo ibisogni.In particolare, nelle persone allettate siacuiscono le capacità percettive e perciòè importante la qualità del tempo che sidedica loro: un tempo anche limitato, matranquillo, avvolgente come una secondapelle, che li proteggerà dall’angosciacome una presenza materna.

E’ essenziale, tuttavia, che si riesca a“condividere” senza “essere travolti”. Af-finché la relazione sia sana, bisogna ri-spettare una giusta distanza dall’altro;questo obiettivo si può raggiungere sola-mente prendendo coscienza del propriorapporto con la sofferenza e la malattia,delle proprie difese e delle proprie paure,e concedendosi di esprimere e condivi-dere le proprie emozioni. Ricordandosiche non si può toccare senza essere toc-cati, né guardare senza essere guardati eche attraverso la percezione costruiamola relazione con l’altro, ma anche la no-stra identità e noi stessi.

AUTORE:Barbara Bertagni, psicologa clinica ed antro-pologa. Si occupa di coaching e formazionesu tematiche legate alla comunicazione ealla relazione.

BIBLIOGRAFIA

Bonacini F, Marzi A Il tocco come cura, 2005, RICP n.4De Hennezel M, La morte amica, 1998, Rizzoli, MilanoGalimberti U, Il corpo, 1983, Feltrinelli, MilanoMarsaglia C, Galizio M, I gesti della cura. Oltre le mani, Workshop presso Hospice Casa Madonna dell’Uliveto, aprile 2002Mercadier C, Le travail émotionnel des soignants à l’hôpital, 2002, Seli Arslan, ParisMerleau Ponty M, Il visibile e l’invisibile, 1969, Fabbri, MilanoNanetti F, La comunicazione trascurata, 1996, Armando Editore, RomaRézette S, Psychologie clinique en soins infermiers, 2008, Masson, Issy-les-MoulineauxRoutasalo P, Isola A The right to touch and be touched. Nursing. Ethics 1996; 2 : 165-76. 11Zannini L, Il corpo-paziente, 2004, Franco Angeli, Milano

ERRATA CORRIGE

Si comunica a tutti i lettori di “Infermiere Oggi” che l’articolo presente sul numero 3 della rivista (“L’autostima nella personaportatrice di stomia intestinale”) è stato pubblicato in una versione non aggiornata e condivisa con gli autori. Inoltre, tra gliautori del progetto originale non compare la professoressa Rosaria Alvaro, come erroneamente scritto, ma la professoressa PaolaPierantognetti, il professore Francesco Pallone e il professore Paolo Girardi. La redazione si scusa con i lettori e con i diretti in-teressati per il disagio causato e si impegna a mettere in atto tutte le azioni correttive alle procedure in atto per migliorare laqualità della rivista a tutela dei lettori e degli autori.

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