PERIODICO DEL COLLEGIO INFERMIERI PROFESSIONALI ... · Confronto Professionale n. 1/2015 3 COLLEGIO...

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Anno XVIII - N.1/2015 - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004) Art. 1, comma 1 - DCB Ancona - Aut. Trib. di Ancona n. 11/97 del 15/04/97 PERIODICO DEL COLLEGIO INFERMIERI PROFESSIONALI, ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA DI ANCONA NUMERO 1 | 2015 Se vuoi ricevere la tua rivista online comunicacelo all’indirizzo e-mail: [email protected] !!!

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Anno XVIII - N.1/2015 - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004)Art. 1, comma 1 - DCB Ancona - Aut. Trib. di Ancona n. 11/97 del 15/04/97

PERIODICO DEL COLLEGIO INFERMIERI PROFESSIONALI, ASSISTENTI SANITARIVIGILATRICI D’INFANZIA DI ANCONA

NUMERO 1 | 2015

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Confronto Professionale n. 1/2015

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SOMMARIOConfronto Professionale N. 1/2015

COLLEGIO DI ANCONA• Editoriale pag. 3a cura di Rossana Scaramuzzo

• La newsletter di Confronto Professionale pag 4• Gli obiettivi del gruppo pag 5-10ricerca e biblioteca, rivista, web, formazione immagine sociale, valorizzazione della professione • Comunicato stampa dal Coordinamento Regionale pag 11dei Collegi IPASVI delle Marche • La Professione infermieristica e la sua immagine sociale, pag 12 binomio imprescindibilea cura di Silvia Giacomelli

GLI INSERTI DI CONFRONTO PROFESSIONALE• Care sheet cateterismo vescicale: pag 13Infezioni e corretta gestione • “CalendOre” staccabile anno 2016 pag 15-18

AREA SCIENTIFICA• I fattori prognostici e la qualità di vita nel paziente pag 21 post trauma cranico moderato-gravea cura di Filippo Bozzi • Qualità della vita nella persona con scompenso cardiaco pag 21a cura di Lucia Dignani, Andrea ToccaceliSusi Girotti, Milena Giovanna Guarinoni • Counseling e paziente oncologico pag 22a cura di Federica Coracci • La raccomandazione n.15/2013 del ministero della salute pag 22a cura di Tamara Campanelli • Intervento educativo infermieristico nel paziente oncologico pag 23a cura di Federica Orlandoni • Confronto tra indice di complessità assistenziale pag 23 infermieristico e DRG medicoa cura di Sara Occhiodoro • Palliative care and pain management of pediatric patient pag 24a cura di Domenico Lombardi Fortino • Tecnica chirurgica innovativa ruolo dell’infermiere pag 24 di sala nella fase Pre-intraoperatoriaa cura di Mariana Zitti, Giorgia Sansonetti, Socci Martina • Screening Oncologici: pag 25studio osservazionale nella Regione Marche a cura di Antonietta Bonfitto e Rita Fiorentini • Il giardino sensoriale nella cura del paziente con alzheimer pag 25a cura di Mattia Vaccarini • Gestione e trattamento infermieristico pag 26delle polmoniti associate alla ventilazione meccanicaa cura di Paolo Fioretti • Soddisfazione della persona assistita relativa pag 26alle cure infermieristiche ricevutea cura di Maria Antonia Criscuolo, Susi GirottiGilda Pelusi, Rosalia Mercanti

PROFESSIONE OSTETRICA• Editoriale pag 27a cura di Margherita Piermaria • Medicina tropicale e salute internazionale pag 28a cura di Loredana di Blase

Direzione, amministrazione, redazionevia Ruggeri 3/N, 60131 AnconaTel. 071 205516 - Fax 071 2077491

Direttore responsabileDott.ssa Rossana Scaramuzzo

Comitato editorialedel Gruppo Rivista del Collegio IP.AS.VI di AnconaLuca AngelettiLetizia TeseiAntonio TenaceRoberto Canestrale

Progettazione, fotografia e composizione graficaErrebi Grafiche Ripesiwww.graficheripesi.itVia del Lavoro, 23 - Falconara M. (An)

Stampato daErrebi Grafiche Ripesi

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PERIODICO DEL COLLEGIO INFERMIERI PROFESSIONALIASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA DI ANCONA

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Confronto Professionale n. 1/2015

3COLLEGIO DI ANCONA 3

Mi accingo a scrivere il mio primo editoriale con grande emozione e con la consapevolezza di rap-presentare professionisti che, pur fra tante difficoltà, riescono a trovare sempre l’energia per prendersi cura delle persone con grande impegno e responsa-bilità, in un sistema sanitario che risulta essere oggi più che mai in continua evoluzione. Il momento che stiamo vivendo, caratterizzato dai tagli nel settore sanitario, sta causando in primis la richiesta di uno sforzo gravoso a tutti noi infermieri. A fronte di ciò la professione, forte dell’evoluzione delle proprie conoscenze e competenze, è pronta comunque a garantire la sostenibilità del sistema, la sicurezza e la qualità della prestazioni sanitarie offerte ai cittadini. Per questi motivi, il nostro consiglio direttivo nel suo mandato, si è posto sin da subito come obiettivo pri-oritario, quello di contribuire alla valorizzazione della professione attraverso strategie che sono proprie e peculiari del Collegio. In passato troppo spesso, abbiamo infatti assistito a scelte che a fronte del consenso, non hanno preso in considerazione la possibilità di proporre un sistema sanitario che prevedesse nuovi modelli organizzati-vi e soprattutto la valorizzazione di nuove compe-tenze, comunque strategiche al mantenimento del-la qualità dei servizi erogati. Ma ancora più grave, il mutismo di chi a tutti i livelli ci ha rappresentato. Pensiamo per esempio la Delibera n. 735 del 2013 che nel prevedere la riduzione della frammentazione della Rete Ospedaliera la riconversione delle piccole strutture ospedaliere e la riorganizzazione della Rete Territoriale della Emergenza-Urgenza pur avendo l’obiettivo di fronteggiare la doverosa necessità di razionalizzazione delle risorse e fronteggiare la croni-cità delle malattie determinata dall’invecchiamento, ha riproposto comunque vecchi modelli organizza-tivi medicocentrici citando nel suo contenuto meno di 10 volte la parola infermiere. Ciò a differenza di altre regioni che forse con più coraggio e lungimi-ranza, hanno già avviato la sperimentazione di nuo-vi modelli organizzativi attivando unità operative a gestione infermieristica, formalizzando nuove figure come quella dell’infermiere di famiglia o di comunità sul territorio, e dando concreta attuazione alle del-la competenze gestionale e dirigenziali della nostra professione. In virtù di ciò, è stata quindi posta parti-colare attenzione alla costruzione di canali di comu-nicazione con la politica regionale al fine di essere

presenti e protagonisti attivi nelle scelte strategiche che concernono la sanità regionale. In neanche un anno dall’insediamento siamo riusciti, ad organizza-re, insieme agli altri collegi provinciali della regione, un incontro con tutti i candidati alle elezioni regionali allo scopo di ottenere la promessa di essere coin-volti nei tavoli tecnici decisionali. Abbiamo quindi ottenuto un proficuo incontro con il Governatore Luca Ceriscioli, che con la sua estrema disponibilità ha esternato la volontà di lavorare insieme agli infer-mieri, formalizzando tale volontà con un protocollo d’intesa. ll protocollo d’intesa è un documento che ci porterà a definire e a realizzare iniziative finalizzate al raggiungimento di obiettivi comuni, per il miglio-ramento della risposta ai bisogni di salute dei cittadi-ni, tenendo in considerazione in maniera più attenta le potenzialità della nostra professione. Si sono inol-tre susseguiti numerosi incontri con le diverse isti-tuzioni locali al fine di essere presenti capillarmente e dare visibilità ed identità agli infermieri. Contem-poraneamente, nonostante il blocco amministrativo del bilancio che si è protratto fino al mese di giugno, abbiamo portato avanti la sempre più gravosa l’atti-vità istituzionale ordinaria del collegio. Adeguandoci alla normativa vigente, abbiamo attivato la modalità di fatturazione elettronica e prodotto il documento relativo all’amministrazione trasparente. Abbiamo provveduto a rinnovare completamente la struttura informatica del sito web utilizzando il dominio .it uni-formandoci a tutti gli altri collegi provinciali italiani. Sono partiti inoltre diversi eventi formativi gratuiti per gli iscritti, abbiamo prodotto ed inviato la prima newsletter del collegio al fine di inaugurare una nuo-va modalità di dialogo con tutti voi. Abbiamo inoltre, revisionato e sostituito numerosi contratti in essere prima del nostro mandato, al fine di ottimizzare l’uso delle risorse economiche che ci porterà ad una riduzione della quota di iscrizione. Anche se abbiamo poco esperienza, ci siamo mes-si in gioco, con la consapevolezza di aver lavorato sodo e con onestà intellettuale, sapendo comunque che c’è ancora tanto da fare. Abbiamo però tanta voglia di crescere, di apprendere, e di spendere energie per portare gli infermieri ad essere parte at-tiva dei processi di cambiamento. Con l’augurio e la certezza che ciò possa realizzarsi attraverso il contri-buto di ognuno di noi, vi auguro una buona lettura e serene festività!

EDITORIALE

del Presidente Rossana Scaramuzzo

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4 COLLEGIO DI ANCONA4

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5COLLEGIO DI ANCONA

Referente: Letizia TeseiComponenti: Roberto CanestraleSilvia Giacomelli, Ivana Sbaffi, Doriana Ubaldi

BackgroundIl contesto attuale nel quale i professionisti sanitari si trovano ad operare, è caratterizzato da un’evoluzio-ne repentina della medicina, da cambiamenti dello scenario socio- demografico, dalla razionalizzazione ed esiguità delle risorse economiche.In questo complesso scenario, diviene obbligo per i professionisti sanitari e quindi anche per gli infermie-ri, garantire prestazione appropriate.Per rispondere in maniera efficace e qualitativa ai bisogni del cittadino, la conoscenzadegli infermieri, basata sul sapere scientifico, diviene elemento im-prescindibile, utile a sviluppare qualitativamente la propria competenza specifica.Lo stesso Codice Deontologico dell’infermiere all’articolo 11 recita: “L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca. Pro-getta, svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e cura la diffusione dei risultati. È necessario pertanto, a tutti i livelli, impegnarsi nel promuovere ed attuare strategie utili alla diffusione della conoscenza evidencebased, e alla costruzione di ponti tra sapere scientifico e pratica assisten-ziale.

Obiettivo Contribuire al miglioramento della qualità della pra-tica assistenziale diffondendo conoscenze specifiche cliniche, organizzativo-gestionali, educative eviden-cebased, e di elementi base di ricerca infermieristica.

Obiettivi specifici sviluppare le conoscenze di base degli infermieri iscritti al collegio relativamente alle strategie utili a reperire letteratura scientifica all’interno delle principali banche dati

promuovere tra gli infermieri iscritti al collegio l’approccio scientifico per la risoluzione di pro-

blemi assistenziali specifici presenti nei contesti assistenziali

diffondere conoscenze evidencebased aggiorna-te su specifici argomenti di interesse per gli iscritti

Strategie Aprire le attività del gruppo alla collaborazione di

tutti i colllghi iscritti che intendono collaborare alle finalità programmate

Facilitare l’utilizzo delle banche dati da parte degli iscritti costruendo all’interno del sito del collegio una pagina specifica con links per l’accesso ra-pido alle banche dati

Diffondere conoscenze di base sulle strategie di ricerca all’interno delle banche dati attraverso gruppi di lavoro che durante incontri pome-ridiani con cadenza mensile saranno aiutati ad approcciarsi alla ricerca della letteratura all’inter-no della Banca dati (Date di incontri prefissati da pubblicare nel sito)

Diffondere attraverso una newsletter a cadenza-trimestrale diffusa online focus con indicazioni di articoli scientifici da leggere su specifici argo-menti di interesse tra gli iscritti

Promuovere progetti di ricerca attraverso la pubblicazione di bandi di concorsi/premi specifici presenti nel contesto nazionale.

Promuovere l’utilizzo delle risorse disponibili nella biblioteca del collegio (riviste, libri……) dif-fondendo attraverso alerts di interesse sul sito di quanto disponibile presso la sede del collegio.

GRUPPO RICERCAE BIBLIOTECA

“…la convinzione che la condivisione delle informazioni sia un bene positivo di formidabile efficacia, e che sia un dovere etico….”, il nostro impegno è volto a facilitare l’accesso alle informazioni e a costruire ponti tra sapere scientifico e pratica assistenziale

Confronto Professionale n. 1/2015

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6 COLLEGIO DI ANCONA

Referente: Luca AngelettiComponenti: Roberto Canestrale, Rossana Scaramuzzo, Antonio Tenace, Letizia Tesei

BackgroundNon è retorico affermare che, anche come professio-nisti della salute, ci troviamo ad affrontare un perio-do caratterizzato da rapide trasformazioni culturali, socio-economiche che necessariamente impongono una rivisitazione del proprio agire quotidiano.Le nuove tecnologie, terapie e i progressi conoscitivi della scienza rendono necessario continui aggiorna-menti della conoscenza disciplinare che si traduce in una crescita quali-quantitativa della competenza infermieristica.Lo stesso Codice Deontologico dell’infermiere all’ar-ticolo 3 sancisce che l’infermiere fonda il suo opera-to su conoscenze validate ed aggiornate, partecipa alla formazione professionale, promuove ed attiva la ricerca, cura la diffusione dei risultati, al fine di mi-gliorare l’assistenza infermieristica.È per questi motivi che, parallelamente ad altre strategie di diffusione ed ampliamento della cono-scenza, il gruppo rivista, attraverso una rivisitazio-ne e “modernizzazione” del tradizionale periodico “Confronto professionale” si pone come obiettivo quello di facilitare il processo di diffusione, scambio e quindi acquisizione di buone pratiche assistenziali e di risultati della ricerca sul campo da parte degli infermieri iscritti al collegio provinciale.

Obiettivo Realizzare una periodico che contribuisca, nella sua spe-cificità, alla crescita culturale degli infermieri e all’am-pliamento delle conoscenze specifiche disciplinari.

Obiettivi specifici rendere visibili le buone pratiche assistenziali at-traverso la loro pubblicazione

facilitare il confronto tra le diverse esperienze locali diffondere i risultati di esperienze di ricerca sul campo nei diversi ambiti assistenziali

far crescere tra gli infermieri la cultura dello scrivere utilizzare modalità di diffusione del periodico fles-sibili e vicine alle necessità degli iscritti

rendere il periodico uno strumento di supporto alla quotidianità operativa

Strategie creare una linea editoriale rispondente alle speci-ficità degli obiettivi previsti

raccogliere, scegliere ed analizzare gli articoli a di-sposizione per la produzione del periodico “Con-fronto Professionale”

Verificare la fattibiltà di produrre uno poster stac-cabile all’interno della rivista con informazioni utili agli infermieri (percorsi assistenziali, raccomanda-zioni di comportamento, corsi FAD, FAQ,)

Valutare tramite sondaggio diretto l’utilità per gli iscritti della spedizione del periodico via e-mail

Valutare le U.O. di tutti i presidi ospedalieri, strut-ture private, strutture territoriali al fine di spedire copie della rivista calcolandonel’eventuale spesa aggiuntiva

Raccogliere la mailinglist completa degli iscritti al collegio IPASVI di Ancona

Verificarela fattibilità di distribuire a tutti gli iscritti un indirizzo di posta certificata al quale inviare le comunicazioni e la rivista in formato digitale

Fissare come cut-off della dematerializzazione con il 100% degli indirizzi email

GRUPPO RIVISTA

La diffusione delle buone pratiche assistenziali garantisce un’infermieristica non solo tecnicamente avanzata, ma anche consapevole, responsabile ed etica.

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7COLLEGIO DI ANCONA

Referente: Antonio TenaceComponenti: Luca Angeletti, Silvia Giacomelli, Pasquale Palumbo

BackgroundL’attuale sito web www.ipasviancona.com, preceden-temente utilizzato, ha evidenziato in fase di aggior-namento, per alcune linee di attività, problemi legati all’inserimento di contenuti ed immagini riscontran-do il malfunzionamento evidenziando alcune proble-matiche risolvibili previo intervento sul database. Il sito necessita dunque di strumenti adeguati per mi-gliorare la qualità degli utenti. Si ritiene pertanto ne-cessario costruire un vero e proprio portale web ex novo, prendendo come riferimento alcuni aspetti e contenuti dell’attuale sito ma sostanzialmente rinno-vando completamente la struttura informatica, realiz-zando un prodotto integrato per le due componenti internet e intranet Il nuovo portale offrirà contenuti relativi alla struttura organizzativa e all’organigram-ma del Collegio (in modo tale da consentirne un’im-mediata e facile comprensione), ma dovrà essere in grado anche di sviluppare un approccio e un’ar-chitettura informativa in grado di favorire la naviga-zione delle pagine per temi e sezioni specialistiche. Un altro aspetto fondamentale da tener presente è l’estensione del vecchio sito www.ipasviancona.com. Tale estensione non collima con l’IPASVI, in quanto la Federazione Nazionale Collegio Infermieri, ha un identità su base nazionale per cui si ritiene opportu-no utilizzare un estensione prettamente identificativa tipo www.ipasviancona.it, rimanendo legati alle linee guida del sito nazionale del Collegio.

Obiettivo Visibilità del sito su tutti i browser di uso comune (esempio Google Crome, Mozilla, Internet Explo-rer, Safari ecc.)

Identificabilità del sito da parte di tutti i motori di ricerca. Chiaramente sono previsti inserimenti di articoli, mappa, form per contatti e richiesta in-formazioni ecc. .

Portabilità: il sito dovrà essere consultabile con terminali mobili piu recenti (smathphone, tablet, ecc.)

Al fine di raggiungere gli obiettiviprefissati si procederà con:

Costruzione sito web ex novo

Creazione Newsletter

Consultazione rivista del collegio

on line

News ed eventi per gli infermieri

Aggiornamento su ricerca, biblioteca

e formazione

Modulistica on line

Blog e contatti con il Collegio

Università

Albo iscritti

Sezione infermieri e cittadini

GRUPPO WEB

www.ipasviancona.it news, info ed eventi del Collegio Ipasvi Ancona

Confronto Professionale n. 1/2015

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8 COLLEGIO DI ANCONA

Referente: Frascati AnnamariaComponenti: Laura Fiordelmondo, Marisa Galassi, Rosa Stoico, Maria Grazia Zagaglia

La Formazione aiuta a costruire il futuro della Professione; rappresenta il punto di partenza per la nostra reale unione.

GRUPPO FORMAZIONE

BackgroundL’ECM è il processo attraverso il quale il professioni-sta della salute si mantiene aggiornato per risponde-re ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio sanitario e al proprio sviluppo professionale.La formazione continua in medicina comprende l’ac-quisizione di nuove conoscenze, abilità e attitudini utili a una pratica competente ed esperta.I professionisti sanitari hanno l’obbligo deontologico di mettere in pratica le nuove conoscenze e com-petenze per offrire una assistenza qualitativamente utile. Prendersi, quindi, cura dei propri pazienti con competenze aggiornate, senza conflitti di interes-se, in modo da poter essere un buon professionista della sanità. In relazione all’obbligo di acquisizione dei crediti formativi per il professionista sanitario, il gruppo formazione si attiva per la progettazione de-gli eventi formativi.La presentazione di progetti ed idee da realizzare nella realtà lavorativapuò essere illustrata e premiata.

Obiettivo generale Garantire l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori per il professionista sanitario

Obiettivi specificiDescrivere in forma di elenco gli obiettivi specifici (possibilmente con verbo all’infinito) che permet-teranno di raggiungere nel loro insieme l’obiettivo generale

Rilevare il fabbisogno formativo Organizzare Corsi ECM Premiare proposte e progetti Realizzare l’accreditamento del Provider

StrategieDescrivere in elenco le azioni specifiche che permet-teranno il raggiungimento degli obiettivi specifici e quindi dell’obiettivo generale (verbo all’infinito)

Creare una mailing-list degli iscritti Effettuare indagine via mail sul fabbisogno for-mativo

Realizzazione di Corsi ECM Analizzare e premiare progetti Studiare il percorso di accreditamento del provi-der, istituire gruppo di lavoro, valutare risorse e costi, realizzare la procedura di accreditamento, coordinare le varie attività.

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9COLLEGIO DI ANCONA

Diffondere la crescita della professione infermieristica attraverso la crescita della sua immagine, della sua visibilità all’interno del tessuto sociale e nel rapporto con i cittadini.

Referente: Silvia GiacomelliComponenti: Luca Angeletti, Antonio Tenace, Doriana Ubaldi, Laura Fiordelmondo

GRUPPO IMMAGINE SOCIALE

Obiettivi specificiUna professione non vive se non è socialmente vi-sibile. E’ necessario rimuovere anacronistici stereo-tipi, spesso diffuse dai mezzi di comunicazione che rendono la professione stereotipata ed allegata ad immagini negative e generalizzanti. L’immagine con-diziona l’opinione pubblica e gli stessi professionisti, potendo creare perdita di autostima, disagio, per il mancato riconoscimento del ruolo e della funzione dell’infermiere come professionista della salute. E’ necessario discutere e soprattutto chiarire il signifi-cato della nostra immagine con la collettività.

StrategieÈ da ritenersi un argomento che attraversa tutti i gruppi tematici, ed attraverso questi poter compiere quello che il sociologo Goffman chiama “facework” ossia “l’attività dell’immagine”: creare rispetto per la propria immagine, nel nostro caso ovviamente della nostra immagine professionale. E’ necessario confrontarsi sempre di più con la comunità civile,

promuovere l’immagine della professione parteci-pando attivamente ai processi formativi e colturali della comunità. Sarà necessario pendere più contatti attraverso mezzi di comunicazione come tv e quo-tidiani locali, testate online al fine di essere sempre più inseriti nel tessuto comunicativo. Spesso quello che non viene comunicato è come se non esistesse. Sarà necessario riprendere canali comunicativi attra-verso la politica, sia i vertici regionali che i Sindaci ed assesori del tessuto socio sanitario. Essere relatori più autorevoli con i vertici dirigenziali ASUR e tutti i portatori di interesse. Dovremmo interagire in ma-niera sempre più visibile con Università e scuole di ogni ordine e grado, al fine di creare interesse nella nostra professione fin dai bambini e le loro famiglie. Creare canali comunicativi più efficaci anche con gli altri ordini professionali sanitari, in particolar modo l’ordine dei medici al fine di creare anche un apporto alla crescita della nostra immagine attraverso i loro canali comunicativi. Sarà necessario trovare risorse, anche aggiuntive, al fine di poter potenziare sempre più la crescita della nostra immagine sociale.

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10 COLLEGIO DI ANCONA

Le certezze spesso sono fuorvianti, le incertezze costringono alla continua ricerca di conoscenza anche di se stessi.

Referente: Ivana SbaffiComponenti: Hana Cabradkova, Luca Angeletti, Marisa Galassi, Doriana Ubaldi, Letizia Tesei

GRUPPO VALORIZZAZIONEDELLA PROFESSIONE

Obiettivi generali e metodologia

Comprendere i fondamenti della disciplina infer-mieristica applicando le conoscenze scientifiche alla dimensione giuridica e legale dell’assistenza infermieristica al fine di leggere e interpretare fe-nomeni di responsabilità professionale

Metodologia: studio degli aspetti concettuali, me-todologici e pratici e approfondimento attraverso ricerche, in collaborazione con il gruppo ricerca, e lettura di sentenze.

Valorizzare la figura infermieristica nelle sue spe-cificità in particolare in ambito legale e forense

Metodologia: organizzazione e diffusione di corsi di aggiornamento, seminari e workshop in collabora-zione con il gruppo formazione.

Apertura alla cittadinanza rispetto alle problemati-che relative alla professione infermieristica.Vigilare contrastare preservare i cittadini da eventuali abusi della professione. Metodologia: apertura di “sportello”ad orari con-cordati per ascolto dei cittadini, (anche internet nel sito IPASVI) Interventi di informazione ed educazio-ne in ambito comunitario,rispetto alle competenze e alle attività di tipo infermieristico.

Effettuare monitoraggio del rischio clinico e dei fenomeni di tipo giuridico legale inerenti la pro-fessione.

Metodologia: chiedere parere legale e collaborazio-ne ai sindacati.

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Dal Coordinamento Regionale Collegi IPASVI delle Marche Coordinamento dei Collegi IPASVI Regione Marche

COMUNICATO STAMPA GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2015

Nella giornata del 6 Ottobre c.a. il Coordinamento dei Collegi IPASVI Regione Marche, composto dalla Presidente della Provincia di Ascoli Piceno Roberta Corradetti, dalla Presidente della Provincia di An-cona Rossana Scaramuzzo, dalla Presidente della Provincia di Pesaro Laura Biagiotti, dal Presidente della Provincia di Macerata Sandro Scipioni e dal Presidente della Provincia di Fermo Adoriano San-tarelli, ha incontrato il Presidente della Regione, Luca Ceriscioli con delega alla Sanità, come pro-messo dallo stesso al Coordinamento, prima del suo insediamento, che ci si sarebbe rivisti a 100 giorni dalla sua effettiva nomina. È stato un incontro propositivo, ricco di ascolto, di confronto tra le parti, di interesse reciproco, carat-terizzato dalla forte volontà, dimostrata dallo stesso Presidente, a voler collaborare con la professione infermieristica. Lo stesso Presidente ritiene che oramai gli infer-mieri hanno acquisito un ruolo chiave nei processi di riorganizzazione della sanità marchigiana, sia in ambito ospedaliero che in ambito territoriale. Il Coordinamento IPASVI Marche e il Presidente Ceriscioli condividono che, non sia più possibile, rinviare la presenza dei professionisti infermieri al-líinterno di tutti i tavoli tec-nici di ambito sanitario, al fine di collaborare alla ste-sura di percorsi e modelli assistenziali socio- sanitari, Delibere o Leggi Regiona-li che risultino sempre più efficaci ed appropriati a poter sostenere il governo della sanità marchigiana e dare riposte omogenee a tutto il suo territorio. Pertanto, il Presidente Ce-riscioli, esprime e propone la volontà di redigere un protocollo d’intesa tra il Coordinamento dei Col-

legi IPASVI Marche e la Regione, al fine di dare piena istanza alla richiesta degli infermieri di esse-re fattivamente presenti in tutti i tavoli decisionali di ambito sanitario e socio-sanitario. Entrambe le parti ribadiscono che questo è solo l’inizio di una fattiva e proficua collaborazione, che avverrà anche alla presenza del Dott. Fabrizio Volpini, Presidente della IV Commissione Sanità della Regione Marche. Il Coordinamento dei Collegi IPASVI Marche mani-festano al Presidente Ceriscioli la soddisfazione per l’incontro avvenuto e auspicano altresì la sempre più concreta volontà di collaborare fattivamente come professionisti attivi e propositivi. Visto il momento di grave crisi economica, che im-pone e richiede un’inevitabile cambiamento cul-turale e organizzativo da parte di tutti gli attori in campo, in previsione della necessaria riorganizza-zione della sanità regionale, si auspicano sempre più momenti di integrazione e condivisione con la Regione, con le diverse istituzioni sociali e sanitarie, con tutti i professionisti sanitari, con le associazioni di volontariato, con il Terzo settore e con le OO.SS. Del resto come affermava Einstein, “bisogna sfrut-tare i momenti di crisi per compiere cambiamenti e progressi”.

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LA CRESCITA DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA E LA SUA IMMAGINE SOCIALE, BINOMIO IMPRESCINDIBILE

Il sociologo Ervin Goffman parte dal presupposto che ogni uomo vive all’interno di una società e che da questa desideri essere accettato. Proprio a que-sto fine, secondo Goffman, ognuno di noi tenta di mostrare agli altri una Facciata (front) o, detto in altre parole, un’Immagine positiva di sé, costruita attraverso simboli verbali e non verbali che contri-buiscono a formare negli altri una determinata idea di noi, garantendoci il diritto di essere presi in con-siderazione e di essere considerati parte integrante del gruppo sociale nel quale viviamo. E’ importante comprendere che la creazione di questa Immagine, è, per ogni individuo, una necessità psicosociale. Partendo da questo assunto, diviene fondamentale curare la nostra immagine di infermieri con la popo-lazione, rendendola parte attiva nel lungo processo di riconoscimento della professione nella società ita-liana contemporanea. L’immagine sociale dell’infer-miere è decisiva per lo sviluppo della professione, e colui che la legittima è il cittadino. Esistono ancora immagini falsate e stereotipate, propinateci dai mez-zi di comunicazione attraverso articoli e programmi televisivi con messaggi negativi, generalizzanti, che minacciano l’autonomia e la professionalità infer-mieristica. È importante fare giustizia di anacronistici stereotipi che rischiano di allontanare i giovani da questa professione, di condizionare negativamente l’opinione pubblica e di produrre in tutti noi un sen-so di profondo disagio per il mancato riconoscimen-

to del nostro ruolo e della nostra funzione. Un’op-portunità che va promossa e incentivata, è quella di far conoscere la professione infermieristica attra-verso i mass-media, perchè partecipare e intervenire in modo proattivo alla vita mediatica deve essere oggi un imperativo per la professione. Bisogna co-municare il proprio operato visto che, spesso, quello che non viene comunicato è come se non esistesse neppure. Nel Marzo del 2012 la FNC IPASVI lancia online un quesito su quale fosse il fattore che pesa di più sull’immagine sociale dell’infermiere. Si evin-ce ancora il peso lesivo dello stereotipo del passato che relega l’immagine dell’infermiere in aneddoti-che descrizione di soggetti pigri, di scarsa cultura, considerati di possedere una preparazione sempre inferiore al medico. Al secondo posto risulta , inve-ce, quanto sia fondamentale il peso dei mezzi di co-municazione perché capaci di veicolare l’immagine sociale sulla popolazione. Esserne sempre più prota-gonisti permetterà alla professione, che l’immagine che ne verrà veicolata, sarà corretta e veritiera. Con la volontà di sviluppare la consapevolezza del ruolo dell’infermiere nei cittadini, il Collegio IPASVI Anco-na, ha iniziato un percorso di confronto e partecipa-zione con i mezzi di comunicazione locali, stampa, TV, radio ed un confronto sempre più attivo con le Istituzioni politico amministrative locali e regionali, con il mondo dell’Università, al fine di essere sempre più presenti nei momenti decisionali, in tutte quel-le fasi che divengono strategiche per la definizione del complesso sistema salute. Ci attendono sfide e responsabilità sempre più grandi: competenze avanzate, l’infermiere di famiglia, ambulatori infer-mieristici, Dirigenti infermieristici di Unità Operative Complesse, Dirigenti infermieristici di Case della Sa-lute e molto altro, ma la professione se accetterà di cogliere questa sfida potrà essa stessa anche vedere nel tessuto sociale, una considerazione di una nuova e prestigiosa valutazione della sua immagine.

a cura di:Silvia Giacomelli, Infermiera

Foto 1. Risultati sondaggio online lanciato dalla FNC IPASVI 16/03/2012.

Notewww.ipasvi.it Archivio Sondaggi 2012“L’immagine sociale dell’infermiere” Atti del convegno MIB School of Management Trieste 2002“L’immagine sociale” Marco Lancellotti 2010www.ipasviroma.it

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Che cosa sappiamo?

✔ Le infezioni del tratto urinario correlate al cateterismo vescicale rappresentano le infezioni nosocomiali più comuni (30-40% delle infezioni ospedaliere ogni anno).

✔ Fino al 25% dei pazienti ospedalizzati sono sottoposti a cateterismo vescicale: tra questi il 26% di coloro che mantengono il catetere vescicale in situ per 2-10 giorni e che non sono stati trat-tati con terapia antibiotica sistemica sviluppano una batteriuria e il 24% sviluppano un’infezione urinaria sintomatica.

✔ Le infezioni catetere correlate sono causa di aumento delle ospedalizzazioni, della morbidità e mortalità, dei tempi di degenza e dei costi legati all’ospedalizzazioni.

✔ Circa il 4% dei pazienti con infezione catetere correlata sviluppano una batteriemia che è fatale nel 10% dei casi.

✔ Il cateterismo vescicale può essere utilizzato a breve termine o a lungo termine.✔ Il cateterismo a breve termine comprende il cateterismo intermittente, o il posizionamento

temporaneo di un catetere collegato ad una sacca per la raccolta delle urine.✔ Il cateterismo vescicale a lungo termine è utilizzato principalmente per i pazienti incontinenti o

che presentano ritenzione urinaria.✔ I cateteri possono essere di diverso tipo (Foley, Tiemann, Couvelauir…) e di differente mate-

riale (silicone, lattice, teflon…) e possono essere impregnati di antisettico o antibiotico (ad esempio argento).

✔ Gli autori di una revisione sistematica recente Cochrane evidenziano come esistano poche evidenze che consentono la comparazione dei diversi tipi di cateteri vescicali a permanenza.

✔ Le infezioni catetere correlate si verificano quando i batteri arrivano nella vescica. I batteri possono entrare nel tratto urinario in 4 modi:- in seguito ad un iniziale cateterismo, - quando il catetere raggiunge l’uretra, - dall’ascesa degli stessi dalla sacca, al tubo di drenaggio fino al catetere vescicale, - quando la sacca di drenaggio è svuotata in maniera errata.

✔ I fattori di rischio delle infezioni catetere correlate comprendono:- il genere femminile, - l’età superiore a 60 anni,- il cateterismo a lungo termine (il fattore di rischio più importante), - le condizioni di debilitazione fisica,- diabete mellito- malattie neurologiche

✔ L’Escherichia Coli rimane il più comune agente responsabile di infezioni del tratto urinario, ma altri importanti e più pericolosi organismi sono Pseudomonas Aeruginosa, Klebsiella e Candida.

Come agire?

Le strategie per prevenire le infezioni nei pazienti con catetere vescicali includono:

CARE SHEETCATETERISMO VESCICALE: INFEZIONI E CORRETTA GESTIONEa cura di:L. Tesei, R. Canestrale, S. Angeletti, L. Angeletti

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VALUTAZIONE DELLA NECESSITÀ DI CATETERIZZAZIONE

✔ Utilizzare il cateterismo solo nei pazienti per i quali è clinicamente indicato, dopo aver valutato la possibilità di metodi alternativi e averne discusso con il paziente.

✔ Le raccomandazioni fornite da CDC, SHEA-IDSA, NHS considerano le seguenti indicazioni per il posizionamento del catetere vescicale: - perioperatorio in procedure chirurgiche selezionate- monitoraggio urinario nei pazienti critici- gestione della ritenzione urinaria acuta e ostruzione urinaria- pazienti che necessitano di una prolungata immobilizzazione (per esempio trauma instabile

toracico e/o spinale, politraumi come le fratture pelviche - favorire la guarigione delle lesioni da pressione nei pazienti incontinenti- come eccezione, su richiesta del paziente per migliorare il confort nel fine vita

✔ Documentare l’indicazione clinica al cateterismo, data di inserimento, durata prevista, tipo di catetere, sistema di drenaggio, e data prevista per la rimozione.

✔ Valutare e registrare i motivi della cateterizzazione ogni giorno. Rimuovere il catetere quando non è più clinicamente indicato.

✔ Valutare i bisogni del paziente prima della cateterizzazione in termini di:- allergia al lattice;- lunghezza del catetere (standard, genere, pediatrico);- tipo di sacca di raccolta - comfort e dignità.

✔ Selezionare un catetere che minimizzi i traumi uretrali, le irritazioni, il disagio, e sia adatto per la durata prevista di cateterizzazione.

✔ Selezionare il catetere del calibro più piccolo che consenta la fuoriuscita di urina ed utilizzare un palloncino di 10 mL negli adulti (seguire le istruzioni del produttore per cateteri pediatrici). I pazienti urologici possono richiedere dimensioni di calibro e palloncini più grandi.

INSERIMENTO DEL CATETERE

✔ La cateterizzazione è una procedura asettica e dovrebbe essere intrapresa solo da professionisti addestrati e competenti nella procedura.

✔ Utilizzare una corretta procedura di lavaggio delle mani (in linea con le Centers for Disease Control and Prevention e World Health Organisation Guidelines)

✔ Pulire il meato uretrale con soluzione fisiologica sterile prima dell’inserimento del catetere.✔ Inserire il catetere con tecnica asettica e materiale sterile nei settings assistenziali✔ Utilizzare il lubrificante da un contenitore singolo sterile per minimizzare il disagio uretrale,

traumi e rischio di infezione.✔ Assicurarsi che il catetere sia fissato in maniera confortevole

GESTIONE DEL CATETERE

✔ Collegare il catetere vescicale ad un sistema di drenaggio urinario sterile chiuso con una porta per il prelievo di campioni.

✔ Fissare il catetere per prevenire movimenti e trazioni uretrali ✔ Non disconnettere il catetere e il sistema di drenaggio urinario se non clinicamente indicato.✔ Sostituire il catetere vescicale e le sacche di drenaggio quando clinicamente indicato e secon-

do le indicazioni del produttore.✔ Decontaminare le mani e indossare guanti non sterili puliti prima di manipolare il catetere di

ogni paziente.✔ Decontaminare le mani subito dopo la rimozione dei guanti.✔ Utilizzare la porta di campionamento e la tecnica asettica per ottenere un campione di urina

del catetere.✔ Posizionare la sacca di drenaggio urinario al di sotto del livello della vescica su un supporto che

ne impedisca il contatto con il pavimento.✔ Non consentire al la sacca di drenaggio urinario di riempirsi per oltre i tre quarti della sua

capacità.

COLLEGIO DI ANCONA

Confronto Professionale n. 1/2015

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✔ Utilizzare un contenitore pulito per ogni paziente ed evitare il contatto tra il rubinetto del dre-naggio urinario e il contenitore durante lo svuotamento del sacchetto di drenaggio.

✔ Non aggiungere soluzioni antisettico o antimicrobico nelle sacche di drenaggio urinario.✔ Una routinaria igiene personale quotidiana è tutto ciò che è necessario per la pulizia del meato

urinario.

EDUCAZIONE DEL PAZIENTE, FAMILIARE, OPERATORI SANITARI

✔ Non utilizzare soluzioni di lavaggio vescicali per prevenire le infezione associate a cateterismo.✔ Gli operatori sanitari dovrebbero essere formati e competenti nell’uso appropriato, scelta,

inserimento, manutenzione e rimozione di cateteri vescicali.✔ Garantire informazioni a pazienti, familiari e badanti sul perché del cateterismo e il piano di

trattamento per la sostituzione e rimozione. ✔ Alla dimissione, al paziente con catetere vescicale, devono essere fornite informazioni scritte

e dimostrazioni su come:- gestire il sistema catetere e drenaggio;- ridurre al minimo il rischio di infezione del tratto urinario- segni e sintomi di complicanze- ottenere forniture di ausili adatte alle esigenze individuali

INTERVENTI ORGANIZZATIVI

✔ Adottare strategie di miglioramenti qualitativo al fine di sostenere l’uso e la gestione appro-priata del cateterismo vescicale e garantire la tempestiva rimozione.

Queste possono includere:- protocolli per il cateterismo vescicale- uso di ecografia per valutare e gestire la ritenzione urinaria- promemoria per valutare la necessità di cateterismo o la rimozione del catetere- audit e valutazioni di adesione alle raccomandazioni di comportamento fornite dalle linee guida- formazione professionale continua

✔ Nessun paziente con catetere vescicale a permanenza deve essere dimesso o trasferito, senza un piano che documenti:- motivo per il catetere- indicazioni cliniche per continuare cateterismo- data per la rimozione o sostituzione

COME MIGLIORARE?

✔ Conoscere i comportamenti evidence based per prevenire le infezioni correlate al cateterismo vescicale al fine di valutare accuratamente le caratteristiche personali del paziente e i bisogni educativi; condividere le informazioni con i colleghi.

✔ Collaborare con il Centro formazione della tua organizzazione per fornire un costante training relativamente alle indicazioni per il cateterismo vescicale, procedura per l’inserzione del cate-tere e la gestione in sicurezza, prevenire e monitorare le infezioni.

COLLEGIO DI ANCONA

Confronto Professionale n. 1/2015

BIBLIOGRAFIA

1. Loveday HP, Wilson J a., Pratt RJ, Golsorkhi M, Tingle a., Bak a., et al. epic3: National Evidence-Based Guidelines for Preventing Healthcare-Associated Infections in NHS Hospitals in England. J Hosp Infect [Internet]. The Healthcare Infection Society; 2014;86:S1–70. Available from: http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0195670113600122

2. December U, All HI, Improvement H, Guide H, Urinary PC, Infections T. How-to Guide : Prevent Catheter-Associated Urinary Tract Infections. 2011;(December).

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5. Infection UT. Guidelines for the Prevention of Catheter-associated Urinary Tract Infection Guidelines for the Prevention of Catheter - associated Urinary Tract Infection. Health (San Francisco). 2011.

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a cura di:Filippo Bozzi, Infermiere

I FATTORI PROGNOSTICI E LA QUALITÀ DI VITA NEL PAZIENTE POST TRAUMA CRANICO MODERATO-GRAVE: UNO STUDIO DI COORTE RETROSPETTIVA E PROSPETTICA

Abstract

• Introduzione: Il trauma cranico può determinare menomazioni, sia temporali sia permanenti, a livello cognitivo, emotivo e fisico, che possono determinare una disabilità parziale o completa. Una qualità di vita più alta possibile deve essere l’obiettivo dell’equipe assistenziale per far si che il paziente possa essere rein-serito nel contesto lavorativo e nel suo ruolo sociale.• Obiettivo: Analizzare come cambia la qualità di vita dei pazienti con trauma cranico moderato / gra-ve dopo la dimissione dalla rianimazione a distanza di 6 mesi e 1 anno. • Materiali e metodi: Vengono inclusi nello studio tutti i pazienti ricoverati in Rianimazione nell’anno 2012 per trauma cranico moderato / grave. Sono state costituite due coorti somministrando la scala di valutazione sulla qualità di vita (QOLIBRI) a di-stanza di 6 mesi e a un anno dalla dimissione dalla rianimazione. La qualità di vita sarà poi correlata ai dati anamnestici del paziente e al trattamento ospedaliero.

• Risultati: Sono inclusi nello studio 51 pazienti (70 % maschi e 30 % femmine) in totale per l’anno 2012, con un’età media di 54 anni: la coorte che ha un follow up annuale presenta 30 pazienti, mentre l’altra con il fol-low up a 6 mesi, 21 pazienti. In base ai dati analizzati la qualità di vita rimane costante indipendentemente dalla distanza del follow up. Inoltre l’intubazione pre-coce, l’intervento neurochirurgico in prima giornata non cambia la prognosi a distanza del trauma cranico. L’ipertensione e le patologie cardiache non creano differenze statisticamente significative tra le due coor-ti in termini di qualità di vita. Il diabete, invece, risulta una variabile statisticamente significativa (p =0.011) per il peggioramento della prognosi. • Conclusioni: Nei pazienti studiati il trauma cranico ha peggiorato drasticamente la qualità di vita degli stessi, la quale rimane sostanzialmente invariata a sei mesi e a un anno dall’evento traumatico. Il ruolo del diabete risulta tuttora sottostimato.

Parole chiave: Trauma cranico, qualità di vita, fattori prognostici.

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a cura di:Antonietta Bonfitto, InfermieraRita Fiorentini, Docente e Tutor

SCREENING ONCOLOGICI: STUDIO OSSERVAZIONALE NELLA REGIONE MARCHE

Abstract

• Introduzione: Lo studio si propone di analizzare la conoscenza e l’aderenza ai programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore della cervice ute-rina, della mammella e del colon-retto nella Regione Marche. • Materiali e metodi: lo studio è stato condotto som-ministrando un questionario ad un campione rando-mizzato di 100 soggetti, residenti tra la provincia di Ancona e Macerata, con età superiore ai 20 anni, nel mese di Febbraio 2015. I dati ottenuti sono stati ela-borati e confrontati con quelli ricavati dall’indagine Passi 2011-2013, dati regionali e nazionali.• Risultati: il 46% del campione analizzato è costitui-to dalla popolazione maschile, il 54% da quella fem-

minile. Gli uomini risultano meno informati rispetto alle donne. Il 75% delle donne in fascia target, si sot-topone alla mammografia abitualmente ogni 2 anni e il 66% al Pap test. Per quanto riguarda il Sof, que-sto è eseguito dal 59% degli uomini e solamente dal 25% delle donne.• Conclusioni: La maggior parte dei soggetti intervi-stati dichiara di conoscere questi programmi di scre-ening ma molti di loro non aderiscono con costanza e piena consapevolezza, soprattutto in relazione alla diagnosi precoce del cancro al colon retto. I dati rac-colti rimangono in linea con quando riportato da Passi.

Parole chiave: Screening oncologici, aderenza, dia-gnosi precoce.

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Confronto Professionale n. 1/2015

a cura di:Federica Coracci, Infermiera

a cura di:Tamara Campanelli, Infermiera - email: [email protected] Belancini, Infermiera

COUNSELING E PAZIENTE ONCOLOGICO: IL VALORE DELLA RELAZIONE

LA RACCOMANDAZIONE N.15/2013 DEL MINISTERO DELLA SALUTE: INDAGINE SUL TRIAGE EFFETTUATO NEI PRONTO SOCCORSI DELL’AORMN

Abstract

Migliorare la qualità della vita e limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche sono obiettivi fonda-mentali nel trattamento del paziente oncologico. L’as-sistenza psicologica è importante sia per affrontare e gestire i numerosi eventi stressanti a cui il paziente è sottoposto durante l’arco della malattia, sia per il possibile ruolo che fattori di natura emozionale pos-sono avere sul decorso della malattia stessa (Spiegel, 1994). In presenza di malattia, un approccio terapeu-tico che trascura la psiche del malato, può ostacolare l’esito delle cure, peggiorando in alcuni casi la con-dizione attuale o addirittura la prognosi (Carpanelli, Canepa, Bettini, Viale 2002).• Obiettivo: Dimostrare l’utilità di implementare le abilità di counseling all’interno della relazione d’aiuto col paziente oncologico, così da realizzare una cura globale della persona e de-stigmatizzare l’interven-

to terapeutico che vede la disumana separazione tra corpo e mente del paziente.• Materiali e metodi: Ricerca PubMed dei termi-ni counseling, cancer, oncological nurse, help rela-tionship. Selezione degli articoli in lingua inglese con full text incluso. Consultazione di riviste infermieristi-che italiane e libri di Psiconcologia, Neuropsicologia, Counseling ed Infermieristica.• Risultati: Nell’assistenza al malato oncologico e alla sua famiglia, il counseling si rivela uno strumento utile nei casi in cui è necessario fornire informazioni, supporto nei momenti di crisi, orientare alla soluzione di problemi e favorire il processo decisionale. Imple-mentare abilità di counseling nella relazione d’aiuto si configura come l’opportunità data al paziente per maturare la consapevolezza delle proprie scelte e per preservare una buona qualità di vita.

Parole chiave: Counseling, cancro, relazione d’aiuto.

Abstract

La Raccomandazione n.15 del Ministero della Salute 1 vuole incoraggiare l’adozione di appropriate misure organizzative, formative e assistenziali per prevenire l’insorgenza di eventi avversi o minimizzare gli effetti conseguenti ad una non corretta attribuzione del co-dice Triage intra e/o extraospedaliero. La raccoman-dazione in esame recita così “morte o grave danno conseguente a non corretta attribuzione del codice Triage nella Centrale Operativa 118 e/o all’interno del Pronto Soccorso” dove il verificarsi dell’evento indica un malfunzionamento del sistema di valutazione della priorità di accesso alle cure del paziente. In questa fase cosi delicata è possibile incorrere in due tipi di errori: la sovrastima e la sottostima della gravità dei sintomi denunciati dal paziente. La sottostima 2 è

un errore che provoca danni diretti al paziente, a cui viene attribuito un codice di gravità inferiore a quel-lo dovuto con conseguente ritardo nell’accesso alla visita medica; la sovrastima è, invece, un errore che può provocare danni indiretti a molti pazienti. Que-sto lavoro vuole verificare la presenza di criticità nel processo di Triage sia dal punto di vista organizzati-vo-strutturale, che assistenziale e relazionale. A tale scopo è stato somministrato un questionario agli in-fermieri che lavorano nel Pronto Soccorso di Fano e Pesaro (Azienda Ospedali Riuniti Mrche Nord); inoltre si è voluto approfondire se gli infermieri ritengono che l’attuale organizzazione del Pronto Soccorso sia idonea a sostenere in sicurezza l’attività di Triage.

Parole chiave: Triage, sicurezza, requisiti organizzati-vo strutturali.

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Confronto Professionale n. 1/2015

a cura di:Sara Occhiodoro, Infermiera - email: [email protected]

CONFRONTO TRA INDICE DI COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE INFERMIERISTICO E DRG MEDICO IN DUE DISTINTE COORTI DI PAZIENTI

Abstract

• Introduzione: Dall’esigenza di razionalizzare le risor-se nasce la necessità di “misurare” i singoli pazienti ed il peso del loro ricovero per ottimizzare al meglio il flusso delle risorse economiche nelle varie unità operative. Lo strumento per giungere a questo fine è, attualmente, il DRG medico a cui si potrebbe accom-pagnare l’indice di complessità assistenziale infermie-ristico redatto dal Cavaliere.• Obiettivo: Confrontare il metodo di misurazione della complessità assistenziale infermieristica con il ri-sultato ottenuto dalla compilazione del DRG medico. • Materiali e metodi: La popolazione dello studio, suddivisa in due coorti, è composta da cento pazien-ti afferenti al reparto di Clinica Medica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti di Anco-

na”. La prima, coorte A, è rappresentata dai pazienti con malattie autoimmuni, mentre la seconda, coorte B, dai pazienti provenienti dal Pronto Soccorso. Lo strumento usato per raccogliere i dati è la consulta-zione delle cartelle cliniche presente nell’archivio del-la suddetta unità operativa.• Risultati: Concordanza tra la misurazione della complessità assistenziale infermieristica effettuata se-condo il metodo del Cavaliere e la misurazione della complessità del ricovero mediante DRG medico.• Conclusioni: La valutazione multidimensionale in-fermieristica è in grado di riflettere accuratamente la complessità non solo del singolo paziente ma di un’intera tipologia di degenza media all’interno di una struttura operativa medica.

Parole chiave: Nursing, DRG, ICA

Abstract

• Introduzione: La malnutrizione è tra le cause che più spesso condiziona negativamente la qualità di vita del malato oncologico; si pensi che il 20% dei pa-zienti affetti da neoplasia non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione. Questa però può essere prevenuta e in alcuni casi trattata grazie ad un intervento educativo infermie-ristico.• Obiettivo: L’obiettivo dello studio è di verificare se un intervento educativo mirato, produce outcomes positivi in termini di incremento ponderale e miglio-ramento della qualità di vita.• Materiali e metodi: È stato condotto uno studio prospettico in un target di assistiti di età compresa tra 18 e 80 anni, ricoverati in regime di Day-Hospital che presentavano, in seguito al trattamento antitumora-le, difficoltà di alimentazione con conseguente calo poderale.Tali pazienti hanno ricevuto un intervento educati-vo infermieristico attraverso un colloquio interattivo

sull’alimentazione e sono stati valutati a distanza di tempo.Per la valutazione sono stati utilizzati i seguenti stru-menti: opuscolo informativo, performance status: scala ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group), diario pasti giornaliero, assessment nutrizionale: MNA (Mini Nutritional Assessment), valutazione della quali-tà di vita: FACT (Functional Assessment of Cancer Tre-atment), peso corporeo, esami ematici e questionario di gradimento e compliance.• Risultati: L’80% dei pazienti, alla seconda valutazio-ne mostrava già un incremento del peso (da 1 a 4kg); alla terza valutazione la totalità dei pazienti presenta-vano un mantenimento del peso stabile o addirittura incremento di esso.• Conclusioni: Nonostante il limitato numero di pa-zienti, lo studio evidenza come si può prevenire la perdita di peso mettendo in atto un piano di educa-zione terapeutica.

Parole chiave: Malnutrizione, educazione terapeuti-ca, paziente oncologico

a cura di:Federica Orlandoni, Infermiera - email: [email protected] Marcucci InfermieraRossana Berardi, Dottoressa

INTERVENTO EDUCATIVO INFERMIERISTICO NEL PAZIENTE ONCOLOGICO IN TRATTAMENTO ANTITUMORALE CON DIFFICOLTÀ DI ALIMENTAZIONE

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24 COLLEGIO DI ANCONA

Confronto Professionale n. 1/2015

a cura di:Domenico Lombardi Fortino, Infermiere

a cura di:Mariana Zitti, Giorgia Sansonetti, Martina Socci, Infermiere

PALLIATIVE CARE AND PAIN MANAGEMENT OF PEDIATRIC PATIENT: ANALYSIS OF SOME PEDIATRICS ITALIAN HOSPITALS WITH ISTITUTIONAL EXCELLENCE ACCREDITATION

TECNICA CHIRURGICA INNOVATIVA RUOLO DELL’INFERMIERE DI SALA NELLA FASE PRE-INTRAOPERATORIA

Abstract

• Introduzione: La Legge 38/2010 stabilisce gli stan-dard strutturali, tecnologici, dei requisiti organizzati-vi, quantitativi e qualitativi minimi per garantire l’ac-cesso alle cure palliative e terapia del dolore.• Scopo: Verificare le tipologie di servizi offerti, per la gestione del paziente affetto da dolore cronico e che richiede cure palliative a livello territoriale/ospe-daliero e la presenza di percorsi clinici in continuità assistenziale del paziente pediatrico.• Materiali e metodi: Studio osservazionale di tipo descrittivo - Attività di Benchmarching. Analisi di 5

strutture italiane - definite di eccellenza - per la ge-stione del paziente pediatrico.Periodo del progetto: sei mesi, da dicembre 2012 a luglio a 2013.• Conclusioni: Risultati verosimilmente compatibi-li, tranne che per alcune peculiarità, con lo studio pubblicato il 15 marzo 2013 da AGENAS, relativo all’attività delle Unità di cure palliative (UCP) svolta dal 2010 al 2013.

Parole chiave: Fine del ciclo di vita, cure palliative, la morte e il morire, bambini, pediatria e oncologia pediatrica, famiglia e family learning.

Abstract

• Introduzione: ALPPS ”Associating Liver Partition and Portal vein ligation for Staged Hepatectomy”, è una innovativa tecnica chirurgica che consiste nel separare il fegato associato alla legatura del ramo destro della vena porta effettuando un’epatecto-mia in due tempi. Tale tecnica consente di operare tumori del fegato ritenuti un tempo assolutamente inoperabili.• Obiettivo: Scopo del presente studio è descrive-re in modo sequenziale e dettagliato tutte le fasi dell’assistenza infermieristica al paziente sottoposto a procedura ALPPS assistenza sia attivata dagli infer-mieri circolanti che dallo strumentista del.• Materiali e metodi: Dal 2-2005 al 9-2014 sono sta-te eseguite presso il centro di Chirurgia dei Trapianti dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona 553 resezio-ni epatiche. Dal gennaio 2013 al giugno 2014 sono state eseguite 9 procedure ALPPS. • Risultati: Le indicazioni ad intervento chirurgi-co resettivo sono state 3(33%) metastasi da car-cinoma colo-rettale, 3 (33%) tumore di Klatskin,

2 (22%) colangiocarcinoma intraepatico, 1 (11%) epatocarcinoma su fegato non affetto da epato-patia cronica. L’incremento medio del volume FLR(cc) tra i due interventi è stato di 239±88cc corrispondenti al 96±47% (p<0.001). Il tempo medio tra primo e secondo intervento chi-rurgico è risultato di 10,8±2,9 giorni. Globalmente si sono verificate 11 complicanze in 6 pazienti, di cui 5 maggiori al grado III di Dindo-Clavien. Dopo un follow up medio di 9,1±6,7 mesi, la sopravvivenza globale è risultata dell’89% a 3-6-12 mesi.• Conclusioni: La nostra iniziale esperienza di rese-zioni epatiche estese in due tempi con tecnica ALPPS ha evidenziato un’ottima efficacia della procedura. La morbidità è risultata elevata, anche se in linea con i dati di letteratura; ma la mortalità è da ritenersi ac-cettabile in pazienti altrimenti non curabili in maniera oncologicamente radicale.

Parole chiave: ALPPS, FLR, tumori del fegato, ac-cettazione del paziente, strumentario chirurgico.

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Confronto Professionale n. 1/2015

a cura di:Mattia Vaccarini, Infermiere - email: [email protected] Mercuri, Tutor clinico - r5email: [email protected]

IL GIARDINO SENSORIALE NELLA CURA DEL PAZIENTE CON ALZHEIMER

Abstract

• Introduzione: La malattia di Alzheimer è una ma-lattia degenerativa invalidante e viene considerata una delle patologie progressivamente più frequenti nei paesi occidentali a causa dell’ incremento della popolazione anziana. Non esiste farmaco che possa modificare la pro-gnosi di Alzheimer ma esistono delle terapie non farmacologiche di supporto, come il giardino sen-soriale, che aumentano il benessere del paziente ri-ducendo le condizioni di stress e ansia dovute dalla patologia.• Disegno della ricerca: E’ stata condotta una ricerca di tipo compilativo, dopo una attenta revisione della letteratura su studi e riviste scientifiche europee e extraeuropee. • Materiali e metodi: Per la ricerca sono stati utilizza-ti i termini MeSH, come Alzheimer Disease, garden

therapy, sensory garden nella banca dati più popo-lare (PubMed) passando poi ad una sintesi dei lavori scientifici di più rilevante interesse internazionale.• Risultati: Dall’analisi dei diversi studi si evince che il giardino Alzheimer risponde pienamente alle esi-genze del malato riducendo i problemi comporta-mentali, aumentando l’autostima personale e favo-rendo la socializzazione.• Conclusioni: Questo tipo di terapia non farma-cologica è ancora poco conosciuta e poco sfruttata in Italia, l’infermiere quindi in quanto promotore ed educatore della salute deve intervenire per fare di questo mezzo una realtà su cui poter contare, come avviene negli altri paesi.

Parole chiave: Giardino sensoriale, Ortoterapia, Malattia di Alzheimer, Assistenza infermieristica, Cura demenza.

a cura di:Lucia Dignani, Andrea Toccaceli, Susi GirottiMilena Giovanna Guarinoni

QUALITÀ DELLA VITA NELLA PERSONA CON SCOMPENSO CARDIACO: ANALISI CONCETTUALE SECONDO METODO DI RODGERS

Background

Lo Scompenso Cardiaco (SC) è una patologia cronica e progressiva, causa di mortalità e disabilità in tutto il mondo. Poiché è una malattia incurabile, il concetto di qualità della vita (QoL) assume un ruolo di primo piano nella ricerca e nella pratica clinica. Tuttavia, no-nostante la sua rilevanza, il concetto di QoL è spesso ambiguo e in letteratura non esiste un consenso ge-nerale sulla sua definizione.• Obiettivo: esplorare il concetto di qualità della vita nelle persone con Scompenso Cardiaco nel contesto del nursing, attraverso il metodo dell’analisi concet-tuale evoluzionistica.• Materiali e metodi: E’ stata condotta un’analisi con-cettuale con il metodo evoluzionistico di Rodgers. La revisione della letteratura è stata condotta attraverso i database elettronici PubMed, Cinahl e Scopus, dal

2008 al 2012. Gli articoli selezionati sono stati analiz-zati con lo scopo di evidenziare i termini surrogati, gli antecedenti, gli attributi e le conseguenze del concet-to di QoL.• Risultati: Sono stati inclusi nella revisione 54 articoli. Attraverso l’analisi sono stati identificati i termini sur-rogati, gli antecedenti, gli attributi e le conseguenze. La QoL appare un concetto dinamico e multidimen-sionale che evolve con la progressione della patolo-gia e la compromissione dello stato di salute.• Rilevanza per la pratica assistenziale: Questa ana-lisi fornisce una panoramica del concetto di QoL della persona con scompenso cardiaco utile come guida nell’ambito della ricerca e nella pratica clinica.

Parole chiave: Scompenso cardiaco, qualità di vita, nursing.

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Confronto Professionale n. 1/2015

a cura di:Paolo Fioretti, Infermiere

a cura di: Maria Antonia Criscuolo, Susi Girotti, Gilda Pelusi, Rosalia Mercanti

GESTIONE E TRATTAMENTO INFERMIERISTICO DELLE POLMONITI ASSOCIATE ALLA VENTILAZIONE MECCANICA (VAP) IN AREA CRITICA

SODDISFAZIONE DELLA PERSONA ASSISTITA RELATIVA ALLE CURE INFERMIERISTICHE RICEVUTE: PSS E NSNS. STUDIO PILOTA

AbstractLe infezioni ospedaliere acquisite rappresentano ancora oggi una complicanza molto frequente nella degenza ospedaliera. In Italia si può stimare che il 5% - 8% dei pazienti ricoverati contraggono un infe-zione ospedaliera, quindi ogni anno si verificano dai 450.000 ai 700.000 infezioni in pazienti ricoverati in ospedale e di queste si può presupporre che alme-no il 30% sia prevenibile e che queste siano causa dell’1% dei decessi. La polmoniti associate alla ven-tilazione (VAP) rientra nella categoria delle polmoni-ti associata ospedalizzazione (HAP) e viene definita come polmonite associata alla ventilazione meccani-ca che si manifesta 48 – 72 ore dopo l’intubazione en-dotracheale (early VAP con insorgenza < 4 gg e late VAP con insorgenza >4 gg).• Obiettivo: condurre una ricerca bibliografica sulle infezioni associate alla ventilazione meccanica (VAP).In particolare l’attenzione è stata rivolta ai presidi maggiormente consigliati, le principali raccoman-dazioni di comportamento, e gli outcomes negativi dell’assistenza.• Materiali e metodi: E’ tale scopo è stata reperi-

ta la letteratura scientifica attraverso la banca dati Medline, la consultazione di testi cartacei e la revisio-ne della letteratura pubblicata dalle principali società scientifiche.• Risultati: La revisione della letteratura reperita evi-denzia come l’assistenza infermieristica giochi un ruo-lo molto importante sia nella prevenzione delle VAP sia nell’assistenza e la cura della patologia in atto. Questo perché l’infermiere esegue svariate mano-vre sul paziente che se non eseguite con i materiali adeguati e con le migliori tecniche conosciute fanno aumentare notevolmente il rischio di insorgenza delle VAP. In seguito a questa ricerca si è visto che elementi come l’educazione, la ricerca e la formazione, gioca-no un ruolo fondamentale nella prevenzione alle VAP. L’utilizzo di moduli di auto-apprendimento e la con-sultazione delle linee guida più aggiornate da parte del personale, sulla cura dei pazienti a rischio di VAP può diminuire il tasso dell’insorgenza di questa pol-monite, il numero dei giorni di ventilazione meccani-ca ed il costo della malattia.

Parole Chiave: Polmoniti, Ventilazione Meccanica, Prevenzione

Abstract• Introduzione: La soddisfazione della persona assi-stita per le cure infermieristiche ricevute, rappresenta un nursing sensitive outcome determinante per una positiva interazione del paziente con i servizi sanitari. L’obiettivo di questo studio osservazionale è di valu-tare la soddisfazione della persona assistita in relazio-ne all’assistenza infermieristica ricevuta, confrontan-do due strumenti validati, in due Dipartimenti pilota, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Ri-uniti” di Ancona. • Materiali e metodi: Sono state somministrate a 15 pazienti in dimissione nella giornata indice, la Patient Satisfation Scale (PSS), formata da 11 item, che inda-ga tre aree, e la Newcastle Satisfactionwith Nursing Scales (NSNS), formata da 49 domande, divise in tre sezioni. I risultati sono stati analizzati mediante stati-

stica descrittiva. • Risultati: Con entrambi gli strumenti il livello di soddisfazione è risultato medio-alto (PSS: media=3.6 su 4, DS=0.5), (NSNS: media=4.2 su 5, DS=0.8); tut-tavia la NSNS ha permesso di individuare esperienze positive rispetto agli ambiti relazione e informazione (media=6.1 su 7), e supporto affettivo (media=6.2 su 7), ed esperienze negative rispetto ai tempi dell’assi-stenza (media=3.7 su 7). • Conclusioni: Il presente studio ha evidenziato le differenze in termini di accuratezza dei dati rilevati e di facilità di utilizzo da parte degli utenti tra i due stru-menti, condotto su ampia scala permetterà di indivi-duare lo strumento che meglio si adatta alle necessità di monitoraggio aziendale.

Parole chiave: Soddisfazione della persona assistita, assistenza infermieristica, esiti assistenziali

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Care colleghe./i ,

siamo all’inizio di un nuovo mandato del Consiglio Direttivo del Collegio per il triennio 2014-2017. Colgo quindi l’occasione per ringraziare tutte le colleghe che si sono recate numerose a votare e le consigliere uscenti per il loro contributo e per le occasioni di confronto che abbiamo condiviso. Sono convinta che analogo sostegno e condivisione caratterizzeranno le iniziative che porteremo avanti con le componenti del Consiglio nuove elette. Continueremo a tutelare la qualità della formazione delle ostetriche tenendo in considerazione anche i suggerimenti che le colleghe interessate ci hanno inviato via PEC rispondendo ad un questionario conoscitivo .Le competenze acquisite rappresenta-no il capitale umano su cui si fonda il futuro della professione per incidere in modo efficace sulla tute-la della salute della e mamma e del bambino.La morte della piccola Nicole avvenuta a Catania recentemente, ha suscitato particolare emozio-ne nell’opinione pubblica scatenando innumerevoli polemiche sulla sicurezza dei Punti Nascita. Senza entrare nel merito, questa situazione riporta il ricordo ad analoghi fatti accaduti ,sempre in Sicilia nell’estate del 2010, che causarono la morte di altri neonati. A seguito di questi accadimenti, migliorare l’efficacia e l’efficienza degli interventi sanitari dei Punti Nascita fu l’obbiettivo dell’Accordo Stato Regioni licenziato nel dicembre del 2010 che ne prevedeva il loro riordino .Le linee di indirizzo fissa-vano dieci punti di intervento uno dei quali prevede-va la razionalizzazione/riduzione di quelli con meno di 500 parti l’anno.L’indagine eseguita nel 2011 dalla Commissione Parlamentare d’ Inchiesta fornì una classificazio-ne secondo dei raggruppamenti (cluster) che permisero di dividere tutti i Punti Nascita tenen-do in considerazione non solo il numero dei parti/anno, ma comprendendo anche il numero dei letti accreditati, dei medici in organico,delle ostetriche in organico, del numero dei parti /mese. Il dato più eclatante che emerse individuò la mancanza della doppia guardia ostetrica in almeno metà delle strut-ture. In alcune non era presente neanche la guardia ostetrica in H 24. Non crediamo che le risultanze di questa inchiesta abbiano prodotto dei risultati tan-gibili e , distanza di cinque anni, sicuramente ben poco è stato recepito dell’ Accordo Stato Regioni,

soprattutto è stato disatteso il punto che avrebbe dovuto produrre linee guida per il trasporto in utero (Stam)e disciplinare il trasporto d’emergenza n eonatale in sicurezza (Sten).Il 7 febbraio si è tenuta ad Ancona presso la Loggia dei Mercanti la cerimonia di consegna all’Asur Area Vasta 2 Distretto n.7 Ancona del certificato di riconoscimento di “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno “ da parte dell’OMS –UNICEF. Questo importante riconoscimento è stato raggiunto con il contributo di tutti gli operatori sanitari ,professionali,amministrativi del Distretto n.7 di Ancona , ma sicuramente insostituibile e determi-nante è stato quello apportato dalle ostetriche. Sono loro che danno continuità al percorso di sostegno e di implementazione dell’allattamento al seno ini-ziato nella Regione Marche nel 2006 con il ricono-scimento Unicef attribuito all’Ospedale di Osimo quale undicesimo Ospedale facente parte delle rete degli “ Ospedali Amici dei Bambini”.Queste strut-ture accolgono nel miglior modo possibile i neonati garantendo loro la possibilità di essere alimentati al seno in maniera esclusiva sin dalla nascita, riuscendo ad avere poi, con la Comunità Amica, la possibilità di poter usufruire di un percorso dedicato garan-tendo inoltre lo sviluppo delle capacità genitoriali delle nuove famiglie ed il miglioramento della qua-lità dell’assistenza a loro dedicata.La recente diffusione del tanto temuto virus Ebola rende quanto mai attuale il contenuto dell’articolo della collega De Biase Loredana che ha arricchito la sua formazione post base frequentando a Brescia un corso di Perfezionamento in Medicina tropicale e Salute internazionale.Buona lettura

EDITORIALEMargherita Piermaria Presidente Collegio Ostetriche Ancona

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AbstractQuello in cui viviamo è un contesto multiculturale in cui le differenze etniche costituiscono una vera e propria possibilità di arricchimento. Da questa riflessione na-sce un sentimento di curiosità verso il resto del mondo e la voglia di partecipare attivamente alle politiche di sanità globale. Il sogno nel cassetto: partire, andare in missione, essere utile per il prossimo e tornare a casa con un bagaglio stracolmo di esperienze professionali ed umane, di emozioni indelebili.

Parole chiaveCorso di Perfezionamento – Paesi in Via di Sviluppo – Immigrazione

Tre anni di passione crescente per il mondo affascinan-te e magico dell’ostetricia uniti all’interesse per la mul-tietnicità hanno condotto me ed altri 25 operatori sani-tari all’Università degli Studi di Brescia: due ostetriche, 13 infermieri, un infermiere pediatrico, 9 medici ed un farmacista. Un gran bel gruppo ricco di idee, aperto al dialogo, al confronto, critico, professionale, divertente.Si tratta del Corso di Perfezionamento in Medicina Tro-picale e Salute Internazionale della durata trimestrale (3 febbraio – 29 aprile 2014) che affronta temi di rilevan-te spessore quali Salute, Sviluppo e Globalizzazione, l’organizzazione dei Sistemi Sanitari nei Paesi a risorse limitate, gli attori e le politiche della Cooperazione In-ternazionale, Diritto Internazionale Umanitario e molto altro: dalla Salute Materno-Infantile alla Medicina delle Crisi Umanitarie, da quella delle Migrazioni alla Paras-sitologia Clinica.Insegnanti da nomi eccelsi si sono susseguiti di giorno in giorno: il Prof. Francesco Castelli, primario dell’Unità Operativa Malattie Infettive degli Spedali Civili nonché presidente del Corso, accompagnato dal suo brac-cio destro Prof. Silvio Caligaris e a seguire i Professori G.Pacileo, G.Maciocco, E.Missoni, C.V.Resti, C.Frizzi, L.Tomasoni, P.Morganti, R.Peruzzi, F.Schumacher… Molti altri ancora con curricula eccezionali.Ciò che ha accomunato i partecipanti del Corso è stata la sete di sapienza, il voler allargare i propri orizzonti in una prospettiva globale, la voglia di spingersi oltre i confini culturali e far di più. I docenti, assolutamente motivati sono stati ben oltre l’altezza delle aspettative ed hanno fornito un continuo bombardamento di input ad ampliare la mappa concettuale dei discenti, ad ado-perarsi per migliorare.Viene fornita un’adeguata preparazione per affrontare e gestire un’emergenza da catastrofe, per operare in contesti bellici, contenere un’epidemia, evitare l’insor-gere di violenze sessuali o per lo meno tentare di con-

tenere le drammatiche conseguenze, stilare programmi rapidi, efficaci ed efficienti di vaccinazione nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). Hanno suscitato grande interes-se le lezioni di approfondimento clinico sulle patologie di rilevanza nelle Low Income Countries (LIC – paesi a basso reddito): tubercolosi, HIV, malaria, colera, paras-siti e filarie, le febbri emorragiche tra cui la tanto temu-ta Ebola. Ebbene, appena prima della comparsa dei casi di epidemia in Guinea (marzo 2014), il tema Ebola è stato affrontato a Brescia con Luis Encinas, coordi-natore di missioni per conto di Medici Senza Frontiere (MSF): niente vaccino né cure conosciute, con sintomi simili a quelli della malaria e del colera, che rendono difficile la diagnosi e lasciano poche speranze di vita. La chiave di risoluzione sta nelle misure di contenimento attuate dagli operatori sanitari. “A diffondersi in Gui-nea è il ceppo Zaire del virus dell’Ebola: il più aggres-sivo e mortale. Uccide più di 9 pazienti su 10” - Michel Van Herp, un epidemiologo di Medici Senza Frontiere.Inoltre è stato discusso l’enorme problema della caren-za di acqua potabile con tutte le patologie annesse. A seguire, la malnutrizione: carenza di qualità/quantità di cibo associata a diarrea da acqua contaminata. Sono stati forniti gli strumenti per poter distinguere lo Stun-ted dal Marasmus e dal Kwashiorkor valutando la pre-senza di edemi declivi bilaterali e deprimibili, utilizzan-do il MUAC (Mid Upper Arm Circumference) centime-tro per la misurazione della circonferenza del bicipite. È emerso il confronto sui dati della mortalità materna: lo 0,01% nelle HIC (high income countries: paesi ad alto reddito) si scontra con il 4,2% nelle LIC. Dati signi-ficativi, l’intervento delle ostetriche è richiesto perché indispensabile. È stato incredibile scoprire di quanto tale percentuale sia diminuita nel Sud-Est Asiatico tra gli anni 60 e l’inizio degli anni 90 a seguito di interven-ti di incremento nell’assunzione di ostetriche. In Thai-landia la Maternal Mortality Ratio da 400/100.000 nati vivi ora si avvicina allo 0/100.000. Lo stesso vale per la Malaysia e lo Sri Lanka dopo aver assunto circa 26 mila ostetriche.Sono stati forniti suggerimenti e metodi al fine di com-battere la povertà dei sistemi sanitari nazionali: capire quali sono i programmi adottati, inserirvisi e modificare alcuni punti se necessario, istruire e formare gente loca-le rendendola autonoma per poter lasciare la comunità indipendente e spostarsi verso la prossima. Si tratta di agire nell’ottica di diffondere il sapere, elargire pratiche di Primary Health Care ossia puntare sull’educazione, sulle cure primarie piuttosto che sugli interventi di alta specializzazione medica.Tra i continui stimoli ricevuti, oltre l’approccio di pra-tica clinica, sono molti gli elementi di riflessione circa la prospettiva antropologica e interculturale legati alla

a cura di:Loredana Di Biase, Ostetrica

MEDICINA TROPICALEE SALUTE INTERNAZIONALE

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salute, nonché al parto e alla gravidanza. Da qui nasce l’obiettivo di rafforzare quel bagaglio di conoscenze meno tecniche e più umanistiche che rende l’operato-re sanitario non solo “colui che cura” ma colui che “si prende cura di” e di esplorare le implicazioni sociali e antropologiche che si legano ad esempio al rituale del parto, o ai determinanti di malattia:

Discorso di un lavoratore a un medicoBertolt Brecht, 1938

“Noi lo sappiamo che cos’è che ci ammala!Quando veniamo da teci strappiamo di dosso i nostri cencie tu ascolti qua e là sul nostro corpo nudo.Sulla causa della nostra malattiaun solo sguardo ai nostri cenci tidirebbe di più. Una stessa causa fa a pezzii nostri corpi e i nostri abiti,non dice nulla di diverso.” Fare diagnosi e prescrivere la terapia servono alla ri-mozione del sintomo che ha condotto il paziente da noi. In tal modo viene rimossa la punta dell’iceberg. Per andare più a fondo e Curare si dovrebbe dare un solo sguardo ai nostri cenci: dare importanza al conte-sto sociale, culturale, all’individualità. Un chiaro esem-pio di diagnosi e terapia obiettivamente esatti, ma dai risultati falliti: sudorazione notturna, tosse, febbre? Test per TBC positivo: diagnosi fatta. Terapia prescritta e somministrata direttamente di volta in volta secondo la DOT (directly observed therapy). Pur di non rinunciare alla minima quota di indennizzo, la sig.ra X sputa segre-tamente ogni singola compressa fornitale. Occidentali, clinici, oggettivi, cresciuti imparando pa-radigmi, ecco cosa ci caratterizza. Il corso ha voluto mettere in discussione i nostri dogmi, aprirci al confron-to con altri popoli, farci vedere non il paziente, ma la Persona che abbiamo difronte. Un lavoro che ci spinge ad accantonare la Verità unica per lasciar spazio al Re-lativismo: esistono differenti modi di concepire la vita, di intendere quello stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia. Per scoprirlo sarebbe ideale toccare con mano, vivere la diversità e quindi viaggiare, intraprendere un inso-lito viaggio attraverso le culture in giro per il mondo alla ricerca di luoghi, tradizioni e persone ognuna di-versa dall’altra, dalle pratiche delle levatrici indigene per incontrare approcci differenti al modello altamente medicalizzato della prospettiva biomedica occidentale. Viaggiare dalla Siberia al Giappone, dall’India al Mes-sico, dagli Stati Uniti al Vietnam, dal Brasile all’Africa, scoprire nuove terre per arricchirsi e per dare il proprio contributo: un continuo scambio di saperi. Spostarsi di terra in terra all’insegna della necessità, dare il proprio contributo ad un paese inginocchiato dai conflitti, da catastrofi naturali, dalla povertà. Un’ulteriore nota insegnante è stata la Dr.ssa Stella Egi-di, responsabile medico di Medici Senza Frontiere. Il desiderio di far parte delle loro missioni, di collaborare con i loro team è tanto grande almeno quanto lo è la selezione che applicano. Per partire servono requisiti specifici: il titolo, anni di esperienza recente in deter-

minate unità operative, conoscenza ottima di inglese e/o francese, esperienza in formazione e supervisione, magari anche una precedente significativa esperienza lavorativa nei PVS. Insomma, la volontà di fare, di met-tersi in gioco, di lavorare a denti stretti non è sufficiente per poter superare lo scoglio del rigido sbarramento. Selezione obiettiva, ardua, responsabile. Delusione. O forse no. Sicuramente l’incredibile entusiasmo è stato smorzato, ma queste sono le regole. Esistono altre as-sociazioni , altre ONG (Organizzazioni Non Governa-tive ONLUS che concentrano la loro attività nella co-operazione allo sviluppo e che sono riconosciute dal Ministero degli esteri ed inserite in una specifica lista). Poi, andando a leggere i requisiti, ci si accorge che viene richiesta l’esperienza di due/tre anni nel settore sanitario pubblico, di nuovo. Altre selezioni obiettive, ardue, responsabili.Le Organizzazioni dimostrano serietà, il che è certa-mente apprezzabile. Il problema sorge nel momento in cui il mondo del lavoro a livello nazionale si blocca: gio-vani con laurea alla mano e zaino in spalla migrano di città in città per partecipare ad ogni concorso/avviso. La strada è dura, la concorrenza spietata e la speranza infinita. Il tempo scorre inesorabile e la cooperazione internazionale sembra rimanere un miraggio.Per ora tutto ciò rimane il sogno nel cassetto, nel men-tre si può tenere allenato lo spirito multiculturale nel contesto nazionale: “Nei primi 4 mesi del 2014 c’è stato un aumento del 823% di arrivi di migranti verso l’Italia rispetto allo stesso periodo del 2013” - Gil Arias Fernandes, vicedirettore di Frontex, l’agenzia europea che si occupa del pattugliamento delle frontiere della UE, presentando il rapporto relativo agli anni passa-ti. Da gennaio ad aprile 2014 si sono registrati 25650 arrivi in Sicilia e 660 in Puglia e Calabria. “Sappiamo anche - ha aggiunto - che ci sono numerosi migranti sulle coste libiche che stanno cercando possibilità per partire”. Nello specifico, la percentuale di donne par-torienti nelle nostre strutture ospedaliere è sempre più elevata (nel 2005 il 13,8% dei parti in Italia riguardava le donne straniere, con l’innalzamento della percentuale al 20% al centro-nord). Donne provenienti da contesti differenti (per esempio da contesti rurali in cui il parto in casa è ancora la norma) o portatrici di modelli com-portamentali diversi dai nostri (relazioni di genere, det-tami religiosi, valori morali ecc.) si rivolgono ai nostri servizi sanitari.

Figura 1: Il ruolo degli operatori sanitari nella gestione di casi di Ebola

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Nel rapporto con un paziente migrante gli edifici cultu-rali potrebbero non essere condivisi ed incutere paura. Facendo riferimento al mondo dell’ostetricia, è recen-temente riapparso nella nostra cultura l’atto di invitare il papà ad entrare in sala parto. Proporre ciò agli uomini che provengono da paesi islamici, dove la gravidanza e il parto sono “affari da donne”, viene considerato trau-matizzante. Dunque il loro rifiuto non dovrebbe venire connotato dall’operatore sanitario in modo negativo, come disinteresse dell’uomo nei confronti della moglie e del figlio. Un altro esempio riguarda l’ecografia: la gravidanza per le islamiche è un periodo molto delica-to in cui il feto deve essere protetto da influenze mali-gne esterne.La protezione va nel senso di nascondere, mentre con l’ecografia si tende a guardare dentro, a scoprire il feto, quindi ad esporlo a rischi. Quando l’ecografista pone gli occhi sul monitor, spesso le donne maghrebine per paura (non per disinteresse) volgono i loro sguardi altro-ve. Spesso si ha l’impressione che la diversità di valori costituisca un ostacolo e che, quindi, non sia possibile trovare un linguaggio comune (relativismo culturale) o, peggio, che la cultura “dominante” debba imporre i propri valori alla cultura “minoritaria” (etnocentrismo-imperialismo culturale).In ambito etico, è possibile il dialogo se si cerca un Va-lore dei valori, comune a tutti. Questo super Valore è la dignità umana, che per ognuno di noi è necessa-riamente “culturalmente inserita” (non esiste un essere umano a-culturale). Presa nota di tale Verità, l’ostetrica, come qualsiasi altro operatore sanitario, deve adope-rarsi nella logica del “pensare e saper ascoltare”. Tale apertura mentale deve applicarsi in ogni contesto rela-

zionale: dalla missione organizzata all’estero, al servizio entro i propri confini nazionali.

“Le abitudini e credenze di un popolo sono elementi di un complesso sistema culturale che l’operatore sani-tario farebbe bene a capire prima di diffondervi nuove abitudini e idee.”

Paul, Benjamin D., 1955

ConclusioniIl clinico deve saper cogliere che l’altro è portatore di elementi culturali che hanno una loro logica e possono essere capiti, deve abituarsi a leggere ed essere consa-pevole delle proprie reazioni davanti all’alterità cultura-le, deve riconoscere la non Verità Assoluta della propria cultura. Io, con gli altri 25 membri del corso di perfezionamento in Medicina Tropicale e Salute Internazionale a.a. 2014 e con chissà quante altre persone al momento scono-sciute, sono pronta a mettermi in gioco, sono pronta a spiccare il volo. Le condizioni di selezione e la possibi-lità di rispondere positivamente a tutti i requisiti pon-gono serie difficoltà al raggiungimento concreto di tale sogno. La situazione italiana in questo determinato periodo, è ben noto ormai, rende ogni impresa più ardua. Il rag-giungimento di un qualsiasi obiettivo è segnato da una faticosa scalata. Dunque occorre rimboccarsi le mani-che e sperare in un occhio di riguardo della dea ben-data della Fortuna. Continua inesorabile la rincorsa al desiderio di volare per conoscere, per confrontare, per fare, per sostenere, per aiutare, per crescere…

Bibliografia

1. Figura 1: Encinas L. Operations Coordinator Médecins Sans Frontières – OCBa (2014) Care of patient and po-pulation during VHF outbreaks Marburg, Università di Brescia;

2. Benjamin D. Paul (1955) Health, Culture, and Communi-ty: Case Studies of Public Reaction to Health Programs, New York: Russel Sage Foundation;

3. Dr. Carotenuto M. (Capo Sezione Nazional e Missioni Umanitarie del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta - CISOM) (2014) Elementi di diritto Internazio-nale umanitario Università degli studi di Brescia: Specia-lization course in Tropical Medicine;

4. Dr.ssa Egidi S. (2014) Le 10 priorità nelle situazioni di emergenza;

5. Fanti E. (2014) Che cos’è la malnutrizione? Università degli studi di Brescia: Specialization course in Tropical Medicine;

6. Dr. Frizzi C. (2014) Primary Health Care Università degli studi di Brescia: Specialization course in Tropical Medi-cine;

7. Medici Senza Frontiere (01/04/2014) Comunicato stam-pa Guinea - Epidemia di Ebola senza precedenti: MSF

si mobilita http://www.medicisenzafrontiere.it/notizie/comunicato-stampa/guinea-epidemia-di-ebola-senza-precedenti-msf-si-mobilita ;

8. Dr.ssa Morganti P. (2014) Mortalità materna – Mortalità materna dal 1960in malaysia thailandia e sri lanka, Uni-versità degli studi di Brescia;

9. Repubblica.it, (14/05/2014) Cronaca Immigrazione, Frontex: Nei primi 4 mesi del 2014 +823% arrivi http://www.repubblica.it/cronaca/2014/05/14/news/immigra-zione_frontex_nei_primi_4_mesi_del_2014_823_arri-vi-86113009/ ;

10. Prof. Resti C. (2014a) Quali attori nella cooperazione sanitaria internazionale? Università degli studi di Bre-scia: Specialization course in Tropical Medicine;

11. Prof. Resti C. (2014b) Health Determinants Università degli studi di Brescia: Specialization course in Tropical Medicine;

12. Rondi L. (2014) Water quality & health aspects in Burki-na Faso - Dottorato di Ricerca in Metodologie e tecni-che appropriate nella cooperazione internazionale allo sviluppo – Università degli studi di Brescia: Specializa-tion course in Tropical Medicine.

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REQUISITI DI PUBBLICAZIONESi invitano tutti i colleghi iscritti al Collegio IPASVI di Ancona e non ad inviare articoli a scopo divulgativo tramite la rivista “Confronto Professionale”. Prima della pubblicazione gli scritti verranno vagliati dalla commissione del Gruppo rivista del collegio stesso. Verranno accettati anche estratti di tesi e tesi commutate in articoli secondo i parametri qui sotto riportati. Confronto Professionale è una rivista professionale dedicata agli Infermieri iscritti nel Collegio provinciale IPASVI di Ancona e a tutti i professionisti della salute. Per gli Autori che intendono pubblicare articoli, si indicano le seguenti norme redazionali:

AutoriOgni Autore deve indicare il proprio nome, cognome, qualifica, azienda ed unità operativa dove esercitaattività lavorativa. Necessario inoltre fornire:• la dichiarazione dell’autore all’uso dei dati in base alle disposizioni vigenti in tema di riservatezzadei dati personali. .Lgs 196/’03• un indirizzo e-mail• una dichiarazione scritta attestante che il lavoro presentato è originale, inedito, oppure che è giàstato sottoposto all’attenzione di altre riviste.La responsabilità dei contenuti è esclusivamente degli Autori.

ArticoliGli articoli presentati devono essere strutturati come segue:

Titolo : essenziale ed il più breve possibile, evitando se possibile i titoli secondariAutori: cognome, nome specificando la sede lavorativaAbstract: breve riassunto di massimo 300 parole:• Introduzione • Materiali e metodi • Risultati e Discussione • Conclusioni• Parole chiave (indicare tre parole chiave per ogni articolo)

Bibliografia di riferimentoTabelle, grafici e figureLa parte grafica deve integrare e chiarire il testo e deve essere limitata all’essenziale. Tabelle, graficie fotografie devono essere richiamate nel testo, numerate progressivamente ed accompagnate dabreve didascalia.

Referenze bibliograficheLe referenze bibliografiche devono essere redatte secondo le norme riportate dall’Harvard Style(http://www.icmje.org ). Nella bibliografia devono essere elencati, in ordine alfabetico, tutti iriferimenti bibliografici ed altra letteratura consultata sull’argomento.

Invio degli articoliI contributi proposti devono essere presentati all’attenzione del Comitato di Redazione del CollegioIPASVI. L’invio può essere effettuato in formato digitale all’indirizzo e-mail: [email protected] o [email protected] o indirizzo PEC [email protected]

Accettazione e pubblicazioneGli Autori devono dichiarare che l’articolo presentato è originale, inedito, oppure che è già statosottoposto all’attenzione di altre riviste. Gli Autori sono responsabili del contenuto del contributo.Il Comitato di redazione si riserva di valutare e/o far valutare gli articoli ricevuti ed eventualmente di richiedere modifiche agli Autori. Il Comitato di redazione non è responsabile dell’utilizzo improprio delle informazioni contenute, nonchè delle opinioni e giudizi espressi dagli Autori.

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